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C’è sempre qualcosa da fare

La Compagnia Enter, che seguiamo da anni, si evolve. Evolve il suo linguaggio interpretativo, come contemporaneamentecresce, perché crede in un lavoro di gruppo, di coesione, di condivisione. A confronto con i tanti monologhi che si interfaccianoa questo tipo di rappresentazioni, continua a distinguersi per la divulgazione dei temi sociali

Al Teatro Tordinona di Roma “El – Che Guevara, l’uomo dietro la leggenda”, dal testo di Edgardo De Habich, si presentacome una perla nell’oceano delle proposte capitoline, in occasione dei 50 anni dalla sua morte. In collaborazione conl’Accademia Teatro Senza Tempo, dal 16 al 19 novembre, è stato possibile riappropriarsi di un tempo antico, passato.

La regia di Luca Milesi si svolge su più piani narrativi. Lascia infatti al sacerdote e al Colonnello Santana, interpretati dalleenergiche Maria Concetta Liotta e Serena Renzi, raccontare il personaggio Che, detto El. Nei panni del medico che voleva

EL – CHE GUEVARA, L’UOMO DIETRO LA LEGGENDA

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girare il mondo in motocicletta e fermarsi dove si sarebbe sentito più utile, vi èuno straordinario e somigliante Antonio Nobili.

Mentre la narrazione è affidata a due attrici che in scena sono due brillantiuomini, sullo sfondo si svolgono le azioni, contemporaneamente. Al contrario,alcune scene immobili riescono perfettamente ad infondere un senso suggestivoall’insieme.

Ad affiancare Nobili ci sono Alberto Albertino, Francesco Sotgiu,Ilario Crudetti e Stefano Di Giulio nei ruoli dei soldati, mentre Eleonora Zepponi, oltre a calarsi nella parte della moglie delfamoso rivoluzionario argentino, intona canti in spagnolo grazie ad una superba performance.

Uno spettacolo un po’ impegnativo, ma in cui nulla è lasciato al caso. La linearità è unelemento distinguibile e gli attori mantengono profondità espressive e vocali ben impostate,versatili e sicure, mentre il tappeto sonoro vanta si scelte musicali valide.

Si parla in prima persona del protagonista. Confrontarlo a Don Chisciotte–Sancho èsinonimo del “giusto combattente”, che dal lebbrosario passa alla rivoluzione unendosi allasua gente per i propri diritti, ideali e aspirazioni. Un personaggio quindi visionario, il quale percinque anni fu Ministro di Stato, ma che alla fine si dimette per la sua Rivoluzione,abbandonando famiglia e amici.

Eroe? Guerrigliero? Una morte affrontata con orgoglio e senza paura. Ci si chiede se sia paceo leggenda, ricercando la verità attraverso le due visioni: quella del sacerdote e del soldato.Quasi cinematografico si passa con disinvoltura dalle penombre fotografiche ai primi pianie ai secondi senza mai stancare la visione dello spettatore. Il gioco di luce varia: dal bianco

alle sfumature del blu e del rosso il tutto si uniforma con eleganza.

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I cambi d’abito avvengono direttamente sul palco: delle stampelle appese alle pareti sono pronte all’uso, unendosi agliessenziali elementi di scena e ai colori dei costumi neri e verde militare, dove l’unica nota colarata è la cintura rossa delvestito di Maria, la moglie del Combattente.

Una pièce che avevamo avuto il piacere di vedere tanto tempo fa: ora più matura e ricca. Consigliamo però al gruppo benamalgamato di misurarsi e osare, quindi sperimentarsi con altre ambientazioni narrative e donare così agli astanti prodottisempre migliori, innovativi e professionali.

Annalisa Civitelli

Foto: Manuela Giuliano

Teatro Tordinona

dal 16 al 19 novembre

El – Che Guevara, l’uomo dietro la leggenda

testo Edgardo De Habich

traduzione Naila Marganella

adattamento e regia Luca Milesi

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con Antonio Nobili nel ruolo del Che

con Maria Concetta Liotta, Serena Renzi, Alberto Albertino, Francesco Sotgiu, Ilario Crudetti, Stefano Di Giulio ed Eleonora Zepponi

Crediti Scene e Costumi Compagnia Enter

in collaborazione con Accademia Teatro Senza Tempo

Quest’ opera di https://brainstormingculturale.wordpress.com/è concesso in licenza sotto la Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported

Based on a work at brainstormingculturale.wordpress.com

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El 'Che' Guevara: l'uomo dietro la leggenda

Articolo di: Silvia Mattina

Al Teatro Tordinona, nel pieno centro della capitale, dal 16 al 19 novembre scorsi lacompagnia 'Enter' ha ricordato i cinquant'anni dalla morte del più giovane 'Cavaliere dellarivoluzione' della Storia, riportando in scena lo spettacolo del peruviano Edgardo DeHabich con nuovi attori e piani narrativi differenti. In collaborazione artistica con il'TeatroSenzaTempo', il regista Luca Milesi ha messo in scena una rappresentazione storicada 'manuale' della figura del 'Che'. Dalla scenografia, al ritmo sempre sostenuto della recitazione degliotto attori, lo spettatore s'immerge sin da subito nella vita e nel clima politico di quegli anni così turbolentie si interroga sulla dimensione umana di un volto che, ormai, è diventato una leggenda e un'iconasenza tempo. Mai sopra le righe la corale interpretazione degli attori: Maria Concetta Liotta, SerenaRenzi, Alberto Albertino, Francesco Sotgiu, Ilario Crudetti, Stefano Di Giulio, Eleonora Zepponie, soprattutto, Antonio Nobili nel ruolo di 'El', mostrando al pubblico, con facilità e immediatezza, letappe principali di un viaggio nell'animo di un uomo votato alla rivoluzione. La stessa che 'prenderà lasua vita'. Tutto ha inizio una notte di tempesta, quando un 'ranger' dell'esercito regolare bolivianochiede riparo a un piccolo sacerdote di montagna, che sta scrivendo un libro sul Cristo di Vallegrande: ilsoprannome dato al 'Che' in quei luoghi. Il diavolo e l'acquasanta, l'assassino e l'assolutore: è questo ildualismo giocato tra i due personaggi che hanno il compito di raccontare "i fatti come unica fonte delreale", sostiene il 'ranger'. La ricerca della verità di cronaca è messa più volte in discussione dalla figuradel nipote del sacerdote, che manifesta l'insoddisfatto desiderio di giustizia nei confronti di chi ha uccisouna 'figura-guida' per tanti giovani che, come lui, hanno creduto nel sogno della rivoluzione. Dalla vocee dalla scrittura del prete, gli uomini protagonisti accanto al 'Che' della rivolta cubana prendono vitaattraverso una serie di 'flashback', che pongono i termini della questione sul ricordo di Guevara. Ilregista espone inoltre le ipocrisie, le diffamazioni e le tante chiacchiere su una delle 'figure-chiave' delventesimo secolo, esautorandole di tutta la retorica annessa nell'intento di far emergere, condeterminazione, la lotta per un mondo più giusto. Nelle prime scene del 'Che medico' che parte, ilsacerdote insiste su una delle tipiche associazioni, proposte spesso dai giornali, tra il rivoluzionario e l'eroeromantico del 'Don Chisciotte', che lascia tutto per inseguire il sogno. Le vicende successive raccontano,

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giovedi 30 novembre 2017

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invece, una storia ben diversa, da legare inconfondibilmente e intensamente con la figura del Cristo: illavoro nel 'lebbrosario'; uno straniero in terra altrui; la morte per tradimento. Attorno a questoparagone, lo spettatore viene posto innanzi a diversi interrogativi: semplice fanatismo rivoluzionario o'dovere' di essere umano? Feroce dittatore o martire cristiano del XX secolo? A dissipare tali dubbi,vi sono le azioni da sincero internazionalista di 'El', al quale non interessa veramente vincere larivoluzione, ma essere in prima linea, nonostante l'asma logorante e la consapevolezza di andare incontroal suicidio. "La cosa peggiore che possa accadere a un rivoluzionario è vincere una rivoluzione",scrive il poeta sudamericano Arzubide. L'intenso dialogo tra El e Fidel, interpretato con sensibilità dagliattori Antonio Nobili e Alberto Albertini, sottolinea con efficacia e potenza un momento controversonella storia del rivoluzionario: l'addio a Cuba e l'abbandono della poltrona da ministro dell'Economia,in favore del suo aiuto agli Stati bisognosi del mondo. Non solo un 'Che' pubblico, insomma, mal'Ernesto privato in quanto uomo tormentato e angosciato nella sua scelta di sacrificare la famiglia, allaricerca di un'identità e una missione. In mezzo a tanti uomini, la bravissima Eleonora Zepponi porta inscena lo sguardo commovente della moglie/madre, che non può far altro che accettare la dipartitadell'uomo amato, strappato al proprio destino. La parabola 'cristologica' termina con il corpo distesodopo la fuciliazione sugli altipiani sperduti della Bolivia. Anche nella dipartita, le due figure sonoaccomunate sia da un punto di vista ideale, sia in quello figurativo: l'immolazione delle due giovanevittime incontra la sublimazione visiva in uno dei dipinti più famosi di Andrea Mantegna, il 'Cristomorto', databile tra il 1475-'78. Lo spettacolo merita di essere portato nelle scuole, per il suo impegnonel delineare la purezza degli intenti di un uomo che, con i suoi pensieri e la propria vita, non ha maismesso di opporsi alle ingiustizie. Un messaggio ancora oggi più attuale che mai.

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“EL”. Che Guevara, l’uomo dietro la leggenda è, nel soggetto e nell’interpretazione,una vibrante rappresentazione di come e perché Ernesto Che Guevara è entratonell’immaginario collettivo, assurgendo un po’ ovunque a simbolo del riscatto deglioppressi e della lotta per l’eguaglianza e la giustizia.

Questa rappresentazione ripercorre le tappe fondamentali della vita del Che, mainominato espressamente, ma sempre indicato come EL, lui.

In una notte di tempesta, nella casa del curato di un paese vicino al luogo dove “El”trovò la morte, giunge un militare, un ufficiale dei Ranger boliviani. Il nipote delcurato riconosce nell’ufficiale colui che cinque anni prima aveva ordinatol’uccisione di “EL”.

Da qui parte un confronto dialettico vibrante tra il curato, che in “EL” vede un cristoe un ardente, coerente, idealista che paragona al Don Chisciotte, e l’ufficiale, cherappresenta “EL” come un velleitario, un cinico violento che persegue solol’affermazione di sé ed il proprio potere.

Gli alterchi tra il curato e l’ufficiale traggono spunto e, a loro volta, introducono,scene della vita di “EL”, dal colloquio con il padre a cui comunica la sua volontà dipartire a quelli con i compagni in arme e con la moglie e, soprattutto, a quelli conFidel. Da questi colloqui ed anche dai suoi assoli, emergono i valori guida diun’umanità possibile con la purezza donchisciottesca e la pervicacia quasitrascendente: costante, nelle parole del curato, è il richiamo a Cristo (e, d’altronde,l’immagine del Che morto diede luogo all’espressione “Cristo di Vallegrande”). El’opera tutta è la declinazione di questi valori nelle scelte di vita di “EL” fino a quella,che poi gli sarà fatale, di riprendere la “guerrilla” per alimentare il “focorevolucionario” nella sua nazione “latinoamericana”: rinuncia al potere che pure gliera stato conferito a Cuba, rinuncia alla famiglia, che pure aveva trovato a Cuba,per rincorrere un sogno di libertà e giustizia per tutti. Il tono delle voci nei dialoghisi tiene costantemente alto, quasi a volere scolpire le affermazioni nella coscienzadi chi ascolta o a suggerir l’elevazione morale delle idee e dei concetti espressi.Scelta sicuramente originale quella di far recitare il ruolo del curato e dell’ufficiale,di genere maschile nella realtà, a due donne, scelta forse suggerita dalla volontà dinon “imbastardire” il messaggio con l’immediato accostamento buono (il curato) /cattivo (l’ufficiale) positivo/negativo. Buona, ci è sembrata, anche l’interpretazione

il 30 novembre

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di “EL” apparso sempre “sincero” nei suoi princìpi e nella sua visione, mai ingenuo,e sempre cosciente, anche della sua inevitabile fine (fu lui a dire “in qualsiasi luogoci sorprenda la morte in battaglia, che sia la benvenuta”). Così come buona ci èsembrata l’interpretazione degli attori sia nelle scene corali che in quelle piùpropriamente di dialoghi. Una nota particolare merita, infine, la cantante che hafatto sfoggio di una voce capace d’interpretare anche pezzi complessi come quellofinale di Dulce Pontes, la bellissima Canzone del mare.

Note a margine

Il testo è del 1979 ed il suo autore Edgardo de Habich fu ambasciatore a Cuba per ilPerù, proprio a cavallo degli anni ’70-’80 e dovette, peraltro, gestire la crisi deiMarielitos.

Conosceva sicuramente il fenomeno dei “cura villeros”, i sacerdoti di periferiaargentini e da qui si può comprendere il ricorso alla figura del curato, così comeconosceva sicuramente quello che era ormai maturato nella Chiesa dell’AmericaLatina e cioè il tentativo di coniugare il messaggio filosofico del Vangelo, e laconseguente “scelta per i poveri”, con la realtà socio-politica latino-americanamediante l’elaborazione della Teologia della Liberazione. Ultimo elemento daconsiderare è che l’immagine del Che morto nella lavanderia dell’ospedale diVallegrande colpì l’immaginario collettivo per la sua somiglianza con il Cristo mortodel Mantegna, da qui l’espressione Cristo di Vallegrande. Mettendo insieme questielementi si può comprendere anche come, nel testo ed in particolare nelle paroledel curato, vi sia il costante riferimento a Cristo. Non tanto per una sua sostituzionecon il Che ma, più verosimilmente, per suggerire un innalzamento della figura delChe dall’immanente al trascendente, forse un po’ azzardata e, a parere di chi scrive,anche riduttiva ma sicuramente verosimile nell’immaginario collettivo, almenoquello latinoamericano.

Infine, de Habich conosceva Castro, i colloqui tra EL e Fidel sono caratterizzati dacostante comprensione reciproca e solidarietà umana a tal punto da prefigurareuna “consanguineità” nella Storia, come due proiezioni diverse ma originanti dallastessa sorgente, patrioti di due patrie di cui una (Cuba, quella di Fidel) dentro l’altra(quella latinoamericana, del Che) ed entrambi, fino alla fine, hanno obbeditoall’imperativo “Patria o muerte!”

dal 24 novembre al 30

novembre

dal 10 novembre al 30

novembre

il 30 novembre

dal 1 novembre al 30

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Martha High, la

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Roma

10 Anni di Dignità

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A Roma per la 14°

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A Ladispoli per

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delle stelle

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CENTRO - TERZA PAGINA • SPETTACOLI

Teatro Tordinona, grande successo per ilsuggestivo spettacolo di “El-Che Guevara” 19 novembre 2017 3 Tempo di lettura

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Maria D'Auria

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di Maria D’Auria

Roma- Teatro Tordinona. A 50 anni dalla scomparsa di Ernesto Guevara, che hasegnato indelebilmente la storia creando “la leggenda del Che”, Luca Milesi rendeomaggio al rivoluzionario più noto dei nostri tempi, adattando con una versioneteatrale il libro di  Edgardo de Habich.  Impresa ardua ma ben riuscita, andata inscena per la prima, giovedì 16 novembre, al Teatro Tordinona di Roma e in replica�no a domenica 19. Giovani e anziani, alcuni nostalgici con basco e borse ra�gurantil’universale volto del Che, a�ollano il piccolo Teatro di via Acquasparta.

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Un’antica cassapanca al centrodella scena. Una musica suggestivache introduce la presenza forte diun uomo, il giovane medicoErnesto Guevara, in un dialogoappassionato con il padre al qualecomunica la sua decisione: partire,andare in giro per il mondo, lì, doveoccorre il suo aiuto. La consegna diun basco per salutare il �glio.L’abbraccio tra i due ed inizia così ilracconto di un uomo che esprime isuoi pensieri, le sue perplessità, i

suoi tormenti. La leggenda è ancora lontana mentre sul palco le parole cedono ilposto alla mimica. L’immobilismo degli attori fungono da coreogra�a all’alternanzadegli altri protagonisti: un prete (interpretato da Maria Concetta Liotta), che incalzacon la lettura dei versetti della Bibbia, e un colonnello (Serena Renzi), giunto inquella parrocchia, si interrogano sul mito del Che: un martire cristiano del XX secoloo solo un uomo buono? Un eroe, un medico o un guerriero spietato? Si sovrapponela similitudine tra il Che-Don Chisciotte e il martirio del Cristo. Il dubbio è forte epermane per tutta la durata del dramma.

Si alternano le scene. Il medico Guevara-Chisciotte tra i lebbrosi, cura i malati senzatemere il contagio come colui che esercita un sacerdozio. Guevara che legge, chescherza con i compagni. Il Che che prepara la rivoluzione e la liberazione dal tiranno.Il Che che supera la debolezza del corpo con risoluta volontà. Lo “straniero” daipolmoni di porcellana soccorre i compagni di avventura. Inizia la rivoluzione. Lastoria anche. Il Che è acclamato come un eroe trionfante, come il Cristo: entrambi

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osannati e amati ma con una Croce nel loro destino. Il Che diventa leggenda, El Chediventa Ministro di Stato, ma sul palco appare sempre l’uomo con i suoi dubbi, conle sue fragilità. Stretto dalla burocrazia e dai Ministeri, l’uomo Guevara so�re, sitormenta, divorato da un incessante dilemma: fare ancora il Ministro o continuaread aiutare? Il suo posto è accanto ai contadini della Sierra con i quali avevacombattuto. Lascia il governo e va incontro al suo appuntamento con la morte.

Il ruolo del Che, magistralmente interpretato da  Antonio Nobili, trasmette fortiemozioni. Una somiglianza �sica dell’attore con la leggenda del Che ne favoriscel’assimilazione del personaggio �no a renderlo quasi reale. Una mimica scandita conritmi sapienti ed armoniosi, conferisce alle scene un tocco di suggestività. Altriinterpreti di questo lavoro impegnativo e ricco di sfaccettature -Maria ConcettaLiotta, Alberto Albertino, Serena Renzi, Francesco Sotgiu,  Ilario Crudetti,  StefanoDi Giulio ed Eleonora Zepponi- hanno arricchito la rappresentazione consegnandolaad un successo inevitabile.

GALLERIA FOTO

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ADVERTISEMENTHOME I DUE OBOLI - TEATRO E SPETTACOLO MITO, LUCE E RIVOLUZIONE: “EL” AL TEATRO TORDINONA DIROMA

Mito, luce e rivoluzione: “El” al TeatroTordinona di Roma

DI FLAVIA CATALDI | 21 NOVEMBRE 2017 | Commenti

Breaking News: GIORGIO METTA | Tra scienza e arte 4 giorni ago

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Con David Foster WallaceVerso occidente

Cominciamo dalla fine: dieci minuti di applausi al termine dellarappresentazione danno la misura di El – Che Guevara l’uomo dietro laleggenda. Il lavoro di Luca Milesi, regista, e di Antonio Nobili, rendeappieno tutta la passione del romanzo di Edgardo De Habich dal quale ètratto.

De Habich, ambasciatore del governo peruviano a l’Avana scrisse non tantola storia del leggendario Ernesto, quanto lo spirito che mosse le sue gestacercando di raccontare non l’eroe ma l’uomo e tutto quello che furono i suoirapporti con le persone, con i suoi pazienti, con i suoi companeros.

Questo spirito è stato ripresoalla perfezione da tutta lacompagnia dell’AssociazioneEnter, in collaborazione conTeatro SenzaTempo nellaproduzione, che si adatta,quasi si plasma, ai personaggiche interpreta a cominciaredal El, Antonio Nobili, chestasera ci ha regalato unaperformance che ci fa rivivereErnesto Guevara in tutte lesue sfaccettature: sognatore,

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2duerighe15 ore fa

#Cinema | #Recensione | #Anteprima L'intramontabile romanzo di AgathaChristie rivive nell'adattamento direttoe interpretato da Kenneth Branagh.Siete pronti a saliresull'#OrientExpress insiemeall'investigatore Hercule Poirot? Dadomani al cinema, Assassiniosull'Orient Epress!

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si vuole evidenziarein questo articolo,sia pur brevemente,

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La Festa mobile diHemingway

esempio, avventuriero, mito e leggenda, angelo e demonio.

Il regista sceglie due attrici per interpretarei personaggi narranti della piéce, MariaConcetta Liotta nei panni del parrocoGomez e Serena Renzi in quelli delRanger dell’esercito boliviano ColonnelloSantana, e i loro racconti si intersecano conla vita di El in un susseguirsi di narrazioniche le vedono protagoniste e spettatrici allostesso tempo.

Durante una tempesta il ColonnelloSantana chiede riparo nella parrocchia diPadre Gomez che lo accoglie con generositàma Pedro, nipote del parroco, riconosce in

lui uno degli assassini di El. Inizia qui un confronto tra i due, tra litigi ebevute, che porterà a ripercorrere la vita di El da quando, appena laureato inmedicina, abbandona il suo paese per recarsi nel lazzaretto di un villaggio dimontagna a curare i lebbrosi.

Il prete ed il ranger si scontrano sulle motivazioni che spinsero El a donarsiai malati, ad abbracciare una rivoluzione non sua, ad essere,“rivoluzionario come Cristo”. Il ranger alla fine rifletterà sull’uccisione“senza giusto processo” di colui che, per questo e per la sua esistenza, èrimasto e resterà immortale.

Nel mezzo del racconto si affacciano i protagonisti della storia e le vicende diEl da quando lascia il lazzaretto a quando ricompare due anni dopo davanti aquei giovani folli che sognavano la rivoluzione; dallo sbarco a Cuba dalMessico ai cinque anni trascorsi a fare il ministro di quel governo che avevaaiutato a creare, fino alla morte, e qui ancora il paragone con Cristo, traditoper denaro.

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Filed in: I due Oboli - Teatro e Spettacolo

Antonio Nobili riesce a rendere ancora vivo El: i suoi tormenti, gli scattid’ira, i moti di tenerezza, la tristezza che lo assale sono così sentiti edappassionati che sembra che lui stesso ripercorra, come sua, la leggenda dichi scomparve cinquanta anni fa.

Gli occhi di Maria Concetta Liotta parlano rivelando la fede di un prete e lesue parole quelle di un rivoluzionario cristiano; la dura Serena Renzi, nel suopastrano militare, rivela invece il disagio di una scelta che forse scopresbagliata.

Il cast è di tutto rispetto: un meraviglioso Alberto Albertino, nel ruolo diFidel, Francesco Sotgiu, Ilario Crudetti, Stefano Di Giulio ed EleonoraZepponi rendono il palcoscenico del Tordinona via via un ospedale, unagiungla, una guerriglia, un amore così vividi e credibili tanto da creare nellamente di chi assiste un mondo reale intorno a loro.

Magnifica la regia ed azzeccata la scelta iniziale del brano di Rino Gaetano“Nel letto di Lucia” a fare da contraltare alla purezza di El.

TEATRO TORDINONA DI ROMA – DAL 16 AL 19 NOVEMBRE2017 “EL – CHE GUEVARA, L’UOMO DIETRO LA LEGGENDA DILUCA MILESI – ASSOCIAZIONE CULTURALE ENTER CON LACOLLABORAZIONE ARTISTICA DI TEATROSENZA TEMPO

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1 (ex 1 e 17) | Teatro | Centro StoricoCultura  

“EL – Che Guevara l’uomodietro la leggenda”Di scena al teatro Tordinona, �no al 19 novembre(spettacoli alle 17,30 e alle 21,15)

Anna Candelotti - 19 novembre 2017

Al teatro Tordinona, �no al 19

novembre (spettacoli alle 17,30

e alle 21,15), è di scena “EL –

Che Guevara l’uomo dietro la

leggenda”, del peruviano

Edgardo de Habich, prodotto

dall’Associazione Culturale

Enter in collaborazione con

TeatroSenzaTempo.

A cinquant’anni dalla morte di

Ernesto Guevara de la Serna,

più noto come  El Che, o più semplicemente EL, Luca Milesi

e Antonio Nobili ripropongono lo spettacolo (già

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rappresentato con successo nel 2012 e nel 2013) che

racconta il rivoluzionario, il guerrigliero, il visionario, il

romantico, l’eroe e l’uomo  Che Guevara, “ disposto a dare la

vita per quello in cui crede”. Il simbolo, amato e discusso,

delle lotte contro le dittature, lo sfruttamento, le so�erenze e

la fame di tutti coloro che sentono i loro diritti ignorati e

calpestati, e di tutti coloro che non sono insensibili al grido di

dolore dell’umanità emarginata.

“EL” è un racconto a due voci, due punti di vista, che avviene

durante una notte di tempesta in cui un colonnello

dell’esercito boliviano chiede riparo ad un giovane prete di

montagna. Il colonnello è colui che ha ordinato la fucilazione

del nostro eroe, il sacerdote è colui che ne benedirà la salma.

L’appassionato racconto del sacerdote incomincia con

l’imbarco dei Barbudos sul Gamma, l’imbarcazione che nel

1956 partì dal Messico per portare la Rivoluzione nell’isola di

Cuba.

L’ammirazione che il prete ha del coraggio e della passione

del Che, lo induce ad accomunarlo a Gesù e a Don Chisciotte,

due visionari della storia e della letteratura, che hanno dato

speranze all’umanità maltrattata.

Un appassionato, e appassionante, racconto che i due

(Serena Renzi e Maria Concetta Liotta) sviluppano riscaldati

dai ricordi e dall’acquavite, che va giù come acqua, �no alTOP vs DAJE - I super…

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mattino, quando la tempesta cessa.  Racconti vivi�cati dagli

altri attori del formidabile cast, da Antonio Nobili nel ruolo

del Che,  Alberto Albertino, Francesco Sotgiu, Ilario Crudetti,

Stefano Di Giulio ed Eleonora Zepponi (splendida la sua

voce, ricca di struggenti tonalità nei canti latinoamericani)

che Luca Milesi, regista e direttore artistico della Compagnia

Enter dal 2002, conduce con grande maestria �no alla morte

del nostro eroe. L’incontro con Fidel Castro e della

rivoluzione cubana, il periodo di vita familiare e fuori dalla

rivoluzione, la guerriglia in Bolivia dove EL trova la morte

consegnato al colonnello da un contadino per riscuotere la

taglia, mettono in luce, sempre, la passione nella lotta per

una società più giusta e umana, la sua Dulcinea, per la quale

abbandonerà la famiglia recandosi incontro alla morte in

Bolivia.  La stessa passione che Antonio Nobili mette nella

sua interpretazione, che fa sentire la carica umana di un

personaggio leggendario e romantico,  che scintilla nei suoi

occhi e trasuda dalla sua pelle scuotendo le emozioni dello

spettatore �no ai saluti al pubblico.

In un’epoca in cui i maltrattati, gli emarginati, gli esclusi, i

diseredati, gli a�amati aumentano sognare una società più

solidale fa bene all’anima.

Anna Candelotti

TOP vs DAJE - I super…

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22/5/2018 Il gufo ignorante: EL di Edgardo de Habich nell'adattamento di Luca Milesi (Che Guevara - L'uomo dietro la leggenda)

http://ilgufoignorante.blogspot.it/2017/11/el-di-edgardo-de-habich-nelladattamento.html?spref=tw&m=1 1/4

venerdì 24 novembre 2017

EL di Edgardo de Habich nell'adattamento di Luca Milesi (CheGuevara - L'uomo dietro la leggenda)Quanto tempo è passato da quel giorno d'autunno di un ottobre avanzato, con il cielo già bruno; tra sessioni d'esami, giorni persi in pigrizia, giovanili ciarpami, arrivò la notizia. Ci prese come un pugno, ci gelò di sconforto sapere a brutto grugno: "Che" Guevara era morto.(Francesco Guccini)

Da quel giorno, sono passati cinquant’anni e la figura del Che continua a esseremetafora di una lotta impari, di chi, senza compromessi, vuole realizzare un sogno,un’utopia. Incarna, il Che, l’eroe puro senza paura, che mette a disposizione la suavita per uno scopo tanto nobile quanto improbabile da raggiungere. Eppure ErnestoGuevara qualcosa di concreto lo ha raggiunto: insieme a Castro ha cambiato il corsodella Storia a un paese sfruttato da lobby internazionali, rendendolo la nazione piùscolarizzata dell’America Latina, e con un sistema sanitario impensabile nei paesilimitrofi. Ma il suo sogno non poteva finire dietro una scrivania. Fu così che, salutatiCastro e Cuba, nel tentativo di portare la rivoluzione in Bolivia, andò incontro altradimento e alla morte. Indipendentemente da come si voglia giudicare, dal punto di

Antonio Sebastian Nobili nelle vesti del Che - Immagine Compagnia Enter

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22/5/2018 Il gufo ignorante: EL di Edgardo de Habich nell'adattamento di Luca Milesi (Che Guevara - L'uomo dietro la leggenda)

http://ilgufoignorante.blogspot.it/2017/11/el-di-edgardo-de-habich-nelladattamento.html?spref=tw&m=1 2/4

vista storico e politico, il suo operato, la sua figura resta simbolo di lotta e di ideali, alpunto che a volte, forse impropriamente, è stata al centro di dibattiti anche negliambienti dell’estrema destra, proprio per la sua peculiarità di purezza e coraggio.

Edgardo de Habich scrisse EL nel ’79, mentre era ambasciatore peruviano a Cuba. Lapièce teatrale si propone di dare un’immagine dell’uomo che si cela dietro l’eroe edietro il simbolo, nonché suggerire i dubbi, i tormenti, le ragioni che hannoaccompagnato le sue scelte. Il lavoro si sviluppa su due piani temporali che scorronocontemporaneamente e che continuamente interagiscono tra loro creando così uncontinuum tra azione e ricordo della medesima.

Un semplice prete del dipartimento in cui fu ucciso il Che accoglie nella sua canonica,in una notte di tempesta, un Ranger dell’esercito regolare. Il prete è uno studioso distoria e sta scrivendo un libro sul Che. Il soldato, che si mostra incuriosito dell’attivitàdel prete, si scoprirà poi essere l’assassino del guerrigliero. Sono, questi personaggi, ipoli opposti di un’idea, di un problema politico, di un impegno. Curiosi l’uno dell’altro,e in un’atmosfera che si divide tra rispetto e sospetto, sebbene mitigata da qualchebicchiere di acquavite, i due dissertano sull’operato di El, chiamato semplicementecosì. Nei loro discorsi le figure di Guevara e Castro, in una continua dissolvenzaincrociata, si sovrappongono e si confondono con quelle di Cristo, Don Chisciotte eSancho. Esse rimbalzano tra la follia del sacrificio e la saggezza del buon governo. Edè proprio nell’idea del sacrificio che possiamo riconoscere alcuni tratti dell’Elogio dellafollia di Erasmo da Rotterdam: a Dio sono cari i folli. La follia, donchisciottesca ocristiana che sia, condurrà il nostro eroe al massimo sacrificio, per consegnarlo allastoria con l’aura di mito che conosciamo: Nulla sine tragoedia gloria. Nel corso delladiscussione tra i due, gli episodi più importanti della vita del Comandate si sviluppano,a volte sullo sfondo, altre volte prepotentemente in primo piano. A un livellometatemporale coinvolgono prete e Ranger, entrano nella loro discussione comeschegge di passato, ne guidano dubbi, ipotesi e vaghe certezze.

Stefano Di Giulio-guerrigliero e Alberto Albertini-Castro - Immagine Compagnia Enter

Antonio Sebastian Nobili-Che e Ilario Crudetti-guerrigliero - Immagine Compagnia Enter

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22/5/2018 Il gufo ignorante: EL di Edgardo de Habich nell'adattamento di Luca Milesi (Che Guevara - L'uomo dietro la leggenda)

http://ilgufoignorante.blogspot.it/2017/11/el-di-edgardo-de-habich-nelladattamento.html?spref=tw&m=1 3/4

Il lavoro è stato rappresentato dal 16 al 19 novembre scorso al Teatro Tordinona diRoma. A metterlo in scena la Compagnia Enter per la regia di Luca Milesi, con lacollaborazione artistica di TeatroSenzaTempo. Sul palcoscenico Antonio Nobili, MariaConcetta Liotta, Serena Renzi, Alberto Albertino, Francesco Sotgiu, Ilario Crudetti,Stefano Di Giulio, Eleonora Zepponi. Una compagnia di giovani appassionati che hannofatto percepire, nel piccolo magico spazio del teatro, il senso della tragedia di un uomoe quella di un popolo, il senso di amicizia e di amore che hanno accompagnato grandiideali e, soprattutto, il dolore con cui questi si pagano. Tra i momenti più belli dellospettacolo il dialogo tra Castro-Albertino e un credibilissimo Che-Nobili nel momento incui questi decide di riprendere la lotta armata. Da segnalare anche due bellissimi branidi Fado, inseriti con la funzione di sottolineare i momenti più alti del dramma, emirabilmente eseguiti da Eleonora Zepponi. E infine un plauso alle bravissime MariaConcetta Liotta e Serena Renzi nei panni maschili rispettivamente del prete e delRanger. Se il lavoro dovesse entrare in produzione, come auspicabile, sarebbe belloproporlo a un pubblico di giovani, a cui spesso manca informazione e studio di Storiacontemporanea.© Maurizio Ceccarani 2017

Antonio Sebastian Nobili-Che e Alberto Albertini-Castro - Immagine Compagnia Enter

Il Ranger Serena Renzi e il prete Maria Concetta Liotta - Immagine Compagnia Enter

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Maurizio Ceccarani a 07:23

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Maurizio Ceccarani

Maurizio Ceccarani è nato a Roma, città dove vive e insegna. Si interessa di letteratura, scritturacreativa, saggistica, fotografia e montagna.

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Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte di un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria del ‘900.

Un guerrigliero, un rivoluzionario, secondo alcuni un eroe romantico, secondo altri un personaggio controverso: di certo l’intestatario di un fascicolo scomodo, ingombrante, nonchè il proprietario di un’immagine che ha fatto vendere milioni di t-shirt.

La Compagnia Teatrale Enter, diretta da Luca Milesi, ne ha portato in scena la storia già una volta, nel 2012, rappresentandola sul palcoscenico del Teatro Agorà ’80 secondo l’intreccio immaginato dallo scrittore peruviano Edgardo De Habich e composto verso la fine degli anni ’70. “EL” – così il titolo dell’opera – racconta la notte immaginaria durante la quale un piccolo sacerdote boliviano, interpretato dalla bravissima Maria Concetta Liotta, “confessa” un ranger dell’esercito regolare che anni prima aveva sparato i colpi mortali ad Ernesto “Che” Guevara. Il giovane prete non ha nome e di lui conosciamo solo la profonda ammirazione per il coraggio umano del “Cristo di Vallegrande”: in una notte di tempesta la sua residenza si trasforma nell’unico rifugio possibile per il ranger colto dalla pioggia. Sulle prime il dialogo fra i due coprotagonisti è cortese, formale. E’ la figura del giovane nipote del prete a rompere l’equilibrio: il ragazzo, senza

indugi, riconosce in quello del ranger il volto del reale assassino di “EL”. Così ha inizio e non senza imbarazzo una sorprendente “confessione reciproca” fra il prete e il soldato, ritmata dalla successione dei quadri scenici che rievocano i momenti cruciali della vita di “EL”, interpretato da uno straordinario Antonio Sebastian Nobili.

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La penna di De Habich non tradisce la complessità della vicenda di “EL”: la passione del piccolo sacerdote per il vissuto del giovano medico argentino innamorato della Rivoluzione reca con sé delle riflessioni che investono la letteratura come la morale

religiosa. Nella seconda metà del ‘900 il messaggio cristiano ha assunto nell’America del Sud una valenza sociale di aspirazione alla libertà e il giovane prete narratore ne incarna appieno lo spirito. La storia di “EL” procede per flash che coinvolgono in appassionanti coreografie collettive l’intero cast di interpreti. Il piccolo

prete inanella il suo racconto servendosi all’occorrenza di parallelismi e similitudini con determinati segmenti della vita di Cristo. Ma come ben sappiamo la vita di “EL” è intrecciata a doppio filo con quella di un altro personaggio che ha segnato indelebilmente il ‘900: Fidel Castro. Il sacerdote disegna per il ranger il rapporto fra i due leader rifacendosi più volte proprio al binomio Quijote-Sancho. Se la Rivoluzione è Dulcinea del Toboso chi fra i due deve ancora ambire a giacere al più presto nel suo letto? A trentasei anni “EL” è perfettamente consapevole dei segni di cedimento di un corpo, il suo, profondamente segnato dall’asma. Non ha molto tempo per portare a termine la sua missione, per accendere il focolaio rivoluzionario nel continente bolivariano: immagina gli anni a venire seduto in poltrona da Ministro e li rifuta. Del resto a Lui, a “EL”, può essere concesso ciò che all’Altro è proibito per la responsabilità di Capo dello Stato. L’aria è tesa nell’attimo che segue l’apertura della sua lettera di addio: i loro ruoli stanno per invertirsi in una sorta di parafrasi storica di ciò che avviene nel romanzo di Cervantes. Nel secondo tempo di “quella” storia Quijote era stato fatto prigioniero. Un perfido scherzo lo aveva chiuso in un castello: da lì poteva solo scrivere preziosi consigli a Sancho, il quale, seppur nell’illusione, era finalmente stato nominato Governatore di una terra, l’Isola di Barataria. Nel secondo tempo della “nostra” storia obbligato a rimanere sull’Isola è Quijote, con la sola speranza “di essere saggio come Sancho nell’amministrare Cuba”. Il viaggio alla ricerca di Dulcinea adesso è riservato solo a lui, ad “EL”.