Booklet - Il Risorgimento a Verona e Nel Veronese

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    Risorgimento a Veronae nel Veronese

    FONDAZIONE FIORONI

    MUSEIE BIBLIOTECA PUBBLICA

    provinciaveronad

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    ASSESSORATO CULTURA, IDENTIT VENETAE BENI AMBIENTALI

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    A cura diAndrea Ferrarese

    FONDAZIONE FIORONI

    MUSEIE BIBLIOTECA PUBBLICA

    provinciaveronad

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    ASSESSORATO CULTURA, IDENTIT VENETAE BENI AMBIENTALI

    IlRisorgimento a Veronae nel VeroneseCoordinamento provinciale per il 150 anniversario dellunit dItalia

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    Coordinamento provinciale

    Comune di BardolinoComune di Verona Comune diCastelnuovo del Garda

    Comune di Pastrengo

    Comune di PeschieraComune di Rivoli Comune di

    SommacampagnaComune di Sona Comune di

    Valeggio sul MincioComune di Villafranca

    Comune di Legnago

    FONDAZIONE FIORONI

    MUSEIE BIBLIOTECA PUBBLICA

    COMFOTER ISTITUTO STORICO

    ARCHITETTURAMILITARE

    CON IL PATROCINIO DELCONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

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    Dalla primavera del 2010 lAssessorato alla Cultura eIdentit Veneta della Provincia di Verona ha promos-so, nellambito del 150 anniversario dellunit dItalia checorre questanno, un progetto di coordinamento tra le prin-cipali realt territoriali veronesi interessate da momenti edepisodi salienti per la storia del Risorgimento a Verona enel Veronese.Fin dai primi incontri e confronti nei mesi che hanno scan-dito lavvicinarsi di Italia 150, emersa con chiarezza lanecessit di dare vita ad una rete di idee tra le ammini-strazioni comunali e gli enti coinvolti nella complessa pro-gettualit dellevento, una rete in grado di promuovere ecoordinare le sinergie culturali ed i programmi dei vari co-muni, per avvicinare il pubblico ai momenti salienti della

    storia risorgimentale.Una storia che nelle date pi significative ha toccato moltevolte il territorio veronese, teatro di epiche battaglie rima-ste fortemente radicate nella memoria collettiva, fulcro diquel Quadrilatero che per decenni costitu la chiave divolta del sistema difensivo del Lombardo-Veneto. forse possibile affermare, senza temere di esagerare, cheuna parte consistente dellintero Risorgimento, quella pret-tamente militare e strategica, sia stata scritta tra le pietredelle fortezze di Verona, di Legnago e di Peschiera, senza di-

    menticare i paesaggi mossi delle colline moreniche, scenariodi combattimenti cruenti e vorticosi passaggi di pi eserciti. quindi in considerazione di questa importante ereditstorica che la Provincia di Verona, attraverso lAssessoratoalla Cultura e Identit Veneta, ha ritenuto doveroso patroci-nare unintensa attivit di organizzazione che ha coinvoltole amministrazioni comunali di Verona, Bardolino, Castel-nuovo del Garda, Legnago, Pastrengo, Peschiera del Gar-da, Rivoli, Sommacampagna, Sona, Valeggio sul Mincio,Villafranca, affiancate e guidate dalla Fondazione Fioroni

    di Legnago, capofila dellintero coordinamento, dal COM-FOTER di Verona (Comando Operativo Forze Terrestri) edallISAM (Istituto Storico Architettura Militare).Alle amministrazioni veronesi e agli enti coinvolti va ilnostro ringraziamento per il loro fondamentale contributoche trova in questa preziosa pubblicazione un primo im-portante tassello, in grado di rendere fruibile la dettagliataprogrammazione di mostre, convegni, rievocazioni stori-che ed itinerari guidati, con cui lintera provincia di Verona

    cercher di interrogarsi sul proprio passato, cercando dicomprendere meglio le vicende risorgimentali che lhannovista protagonista.

    Marco AmbrosiniAssessore allaCultura, Identit Veneta

    e Beni Ambientalidella Provinciadi Verona

    Giovanni MiozziPresidentedella Provinciadi Verona

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    Andrea FerrareseDirettoreFondazione Fioroni

    Luciana BaratellaPresidente

    Fondazione Fioroni

    Al momento della sua istituzione nel 1958, la Fondazio-ne Fioroni raccolse la preziosa eredit di quello che atutti gli effetti fu il primo Museo del Risorgimento sorto inprovincia di Verona. Una raccolta privata frutto di anni dipazienti ricerche, di preziose trouvaille, di recuperi inaspet-

    tati, di passioni forti per la storia della nazione allestitaagli inizi degli anni 30 tra le sale ottocentesche di palazzoFioroni, qualche anno prima che venisse inaugurata nel1938 la pi celebre sezione risorgimentale di Castelvecchio,curata da Antonio Avena.Il Risorgimento fu indubbiamente il primo grande amoredi Maria Fioroni (1877-1970). Ne aveva respirato gli anelitiin una famiglia che tra Milano, Brescia e Legnago avevapartecipato attivamente agli eventi cruciali che avevano

    fatto nascere lItalia: il padre Enrico era stato tra i valorosicombattenti di Bezzecca, il prozio Marino Bevilacqua, in-timo del generale Garibaldi e di Giuseppe Mazzini, avevaretto le sorti di molti dei comitati segreti che contribuironoa tenere unite le fila dei fuoriusciti veneti in Lombardia.Senza alcun dubbio, la storia della Fondazione Fioroni fatuttuno con un Risorgimento che tra le ampie sale dellacasa-museo di Legnago rivive nelle suggestive ambienta-zioni di un passato intriso della quotidianit di una bor-ghesia di provincia del secondo Ottocento.

    quindi con particolare soddisfazione che la Fondazione Fio-roni ha accettato linvito della Provincia di Verona a coordina-re nellambito delle iniziative previste in occasione di Italia150, il gruppo di amministrazioni comunali e di enti che han-no deciso di mettere in comune le loro esperienze culturali eunarticolata programmazione che coprir tutto il 2011.Questa pubblicazione costituisce appunto la prima tappadi un pi ampio progetto di valorizzazione dellereditculturale, storica, museale del Risorgimento a Verona enella sua provincia; un progetto che culminer nel corso

    dellanno con la realizzazione delMuseo diffuso del Risorgi-mento veronese, un web site con multiformi funzionalit ingrado di mappare virtualmente luoghi, eventi, momentie monumenti della memoria risorgimentale veronese at-traverso la realizzazione di schede, di percorsi, di raccoltedi immagini. Il Museo diffuso del Risorgimento veronesesi propone quindi come un motore culturale incentivan-te che, partendo da unimpostazione didattica rigorosa,quanto facilmente accessibile, permetta di sviluppare lepotenzialit culturali del Risorgimento veronese, aprendo-le a nuove prospettive di fruizione, di valorizzazione (adesempio turistica) e di conoscenza territoriale.

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    Il fil rouge di unidea

    Le date, si sa, sono una debolezza dello storico. Dovessimo ridurre il Ri-sorgimento ad una pura e semplice questione cronologica dovremmoaccettare il curioso paradosso di farlo durare nemmeno due anni. Alliniziodellaprile 1859, infatti, la penisola italiana risultava ancora divisa in setteStati principali, sei di questi erano Stati sovrani a tutti gli effetti, mentre ilsettimo, il Lombardo-Veneto, era parte dellimpero austriaco. Alla fine deglianni cinquanta dell800 dunque lItalia ancora non esisteva e lo stivale pre-sentava un assetto politico che non differiva di molto, nelle sue linee essen-

    ziali, da quello dei secoli precedenti. Eppure, il 17 marzo 1861 nemmenodue anni dopo Vittorio Emanuele II veniva proclamato dal nuovo parla-mento re dItalia. Un risultato inaspettato e per nulla scontato, che sorpreseanche molti osservatori stranieri e al raggiungimento del quale continuan-do col paradosso vi concorsero una breve guerra, una spedizione militareclandestina guidata da un condottiero entrato nel mito, una buona attivitdiplomatica e un destino sostanzialmente benevolo.La storia per fatta anche, e forse soprattutto, di interstizi apparentementesecondari che nascondono quasi sempre una realt pi complessa di quellarivelata da poche date. Quelle segnalate poco sopra, come ricordato, rendo-

    no conto pi di un paradosso che non della concretezza delle cose, ovvero oltre a non prendere in considerazione lannessione del Veneto che avverrda l a qualche anno nel 1866 portano ad appiattire il Risorgimento ad unamera successione di battaglie, di spedizioni militari e di decisioni diploma-tiche, perdendo di vista ilfil rouge creato da unidea, quella nazional-patriot-tica, la cui genesi pi lontana pu essere addirittura ritrovata alla fine deldiciottesimo secolo. Ecco perch in questo breve contributo, focalizzato inprevalenza sugli eventi locali e specificatamente veronesi, si scelta, in lineacon le tendenze attuali della storiografia, una datazione ampia dando vitaad un racconto che per quanto sintetico ed intento a fornire delle linee guidaessenziali, prendesse le mosse proprio dalla fine del Settecento; quando cioa causa, o per merito, delle armi francesi e di Napoleone Bonaparte (capace adistanza di due secoli di suscitare ancora entusiasmi e condanne) gli Italianie gli stessi Veronesi conobbero la fine dellancien rgime e poterono sperimen-tare spazi nuovi di partecipazione politica.

    Napoleone: tiranno o liberatore?

    Il 1796 fu un anno importante, non solo per la storia dItalia ma anche perla storia del Veronese. Se fino ad allora gli avvenimenti doltralpe avevano

    infatti acceso gli animi soltanto di alcuni intellettuali traviati dal sogno rivo-

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    IL RISORGIMENTOA VERONAENELVERONESEFEDERICOMELOTTO

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    luzionario, mentre la maggior parte dei veronesi continu a vivere tranquil-la sotto le insegne veneziane, le notizie che cominciarono ad arrivare dalPiemonte e dalla Lombardia che narravano delle grandi vittorie francesi edel mito di Bonaparte, nonch di unarmata vorace e razziatrice, iniziaronoa preoccupare non poco anche i distratti abitanti di Verona. E la loro pre-occupazione aument ancora quando si seppe che Napoleone, dopo aversottoscritto accordi di tregua con i ducati della bassa pianura padana, versola fine del maggio 1796, aveva deciso di iniziare una campagna di insegui-mento degli Austriaci in ritirata dalla Lombardia, attuando cos una pro-gressiva marcia verso il Veronese che in breve lo port ad occupare primala piazzaforte di Peschiera, posta strategicamente nel punto di confluenzadel Garda in Mincio, e poi, il primo di giugno, la stessa Verona con 12.000uomini al seguito.La Repubblica di Venezia, dichiaratasi neutrale, concesse il passaggio delle

    truppe francesi sul suo territorio, permettendo a Napoleone di arrivare nelcapoluogo scaligero senza difficolt alcuna. Giunto nella citt atesina nonsi dimostr peraltro troppo ossequioso nei confronti delle autorit venezia-ne che furono nella sostanza esautorate dal comando militare transalpino.Daltra parte, i Veneziani sapevano bene che a Verona cera un problemapolitico di non poco conto legato alla presenza del conte di Lilla, fratello delghigliottinato re di Francia Luigi XVI e legittimo erede al trono, stabilitosiin citt dal 1794. Egli aveva raccolto accanto a s un nutrito gruppo di anti-rivoluzionari che al momento dellarrivo di Napoleone finirono collessereuna presenza imbarazzante per le autorit della Serenissima. Per non com-

    plicare ulteriormente i rapporti con la Francia, i rappresentanti venezianifurono costretti ad accettare lordine del generale corso e a far sloggiare ilconte altrove.Nel suo complesso la citt scaligera accolse piuttosto freddamente larme,fatta eccezione per quei pochi, ma non trascurabili, giacobini che da quasi undecennio erano presenti in citt e che gravitavano intorno al mondo delle trelogge massoniche; tra di loro troviamo alcuni nobili provinciali, vari espo-nenti del mondo delle libere professioni, medici e avvocati, un certo numerodi ufficiali, alcuni possidenti, intellettuali (come non segnalare il poeta Ippo-lito Pindemonte), insegnanti ed infine anche qualche ecclesiastico.

    Il resto della citt viveva le contingenze e le novit politiche in manieradiversa. Ben 5.000 nobili si affrettarono a lasciare Verona per rifugiarsi incampagna, cos come racconta laristocratico Girolamo de Medici nella suacronaca: tutta la cittadinanza che rimase entro le mura dovette invece su-bire i disagi tipici di unoccupazione militare, acuiti dal fatto che larme,per espressa volont del Direttorio, doveva approvvigionarsi inloco di cibo,vestiario, cavalli e carriaggi.Fin da subito si pose peraltro la grave questione di dover reperire gli alloggiper gli ufficiali: si pens cos di usufruire delle case lasciate libere da coloroche erano scappati, ma queste ben presto si dimostrarono insufficienti. Lostesso problema si present anche per la dislocazione della truppa che nonconosceva luso delle tende, onde convenne alla meglio ricovrarla in luoghi

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    chiusi. Si dovette anche risolvere la questione del vettovagliamento chesarebbe stato a carico del governo cittadino e quindi dei Veronesi.Pur lasciando sullo sfondo le vicende belliche molto complesse in questimesi, alcuni dati annotati dal de Medici, relativi alla fine del settembre 1796,illustrano bene come la presenza militare pesasse sulle precarie economieciviche: allinterno delle mura vi erano circa 50.000 abitanti pi 14.500francesi, de quali 7.050 alloggiati nelle case, 4.000 negli ospitali e 1.500 sol-dati. Sebbene la maggior parte del contingente napoleonico si fosse con-centrato a Verona, nel territorio esistevano altre due piazzeforti, Peschierae Legnago, che subirono lo stesso processo di militarizzazione del capoluo-go. Di Peschiera gi si detto, mentre Legnago, fortezza posta allestremoconfine meridionale del territorio della Repubblica, lambendo limmensaarea paludosa delle Valli Grandi, si dimostr un punto di snodo importantenel momento in cui il generale, consolidata la posizione veronese, rivolse

    lattenzione verso Mantova. Per attaccare celermente e senza difficolt lacittadina lombarda doveva infatti proteggersi con un entourage difensivoadeguato, occupando la fortezza di Legnago, strategia che mise in atto apartire dalla fine di giugno.

    Il furore di una citt: le Pasque veronesi

    Nella seconda met del 1796 il territorio veronese fu travolto dagli scontribellici. La situazione si normalizz, anche se per breve tempo, soltantodopo la battaglia di Rivoli, avvenuta alla met di gennaio 1797, in seguito allaquale cadde anche Mantova e i Francesi si aprirono la strada per Vienna.I lunghi mesi di guerra e il consolidamento del controllo transalpino sulVeronese trasformarono liniziale diffidenza nei confronti dei napoleonici inostilit diffusa. In poche settimane, fu inoltre evidente che la reapolitik fran-cese, archiviati definitivamente i principi democratici del primo giacobini-smo, puntava ad utilizzare la penisola come terreno di conquista e la rivo-luzione era da considerarsi ormai un momento storico concluso. Dal puntodi vista sociale, come gi accennato, la presenza dei militari transalpini sifece giorno dopo giorno pi pesante da sopportare e ai disagi economici si

    unirono quelli spirituali: larrivo di quella ciurma di ateisti, di barbari, diladroni, e di malnatti come la defin nella sua cronaca Ignazio Menin, unosservatore contemporaneo ai fatti, fieramente antifrancese aveva scon-volto gli equilibri secolari di una comunit arcaica, basata in gran parte suusi sociali, pratiche e consuetudini che il vento rivoluzionario pretendevadi spazzare via.Latteggiamento nei confronti della religione e dei luoghi di culto saccheg-giati e divenuti fonti di bottino o pi in generale la nazionalizzazione dimolti beni ecclesiastici mont nella popolazione veronese un risentimentosfociante in uno dei pi importanti episodi di insorgenza antifrancese diquesto periodo. Le Pasque veronesi scoppiarono il 17 aprile 1797 al gridodi Viva San Marco e si conclusero otto giorni dopo, il 25 aprile, quan-

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    do lesercito francese riconquist il controllo della citt in seguito ad unmartellante cannoneggiamento. In quella settimana Verona dimostr tutto ilproprio furore: loste Valentino Alberti nel suo diario segnalava il massacrodi addirittura 500 francesi. Il gi citato Girolamo de Medici, attento osserva-tore, fermo oppositore dei francesi ma allo stesso tempo sostenitore di una

    societ ordinata e rispettosa delle gerarchie, guard allinsurrezione popola-re con grande sospetto proprio per il diffuso clima di anarchia. Inoltre, conuna buona dose di onest intellettuale, mostr come allinterno del variegatomovimento degli insorti, si evidenziasse una certa confusione negli intenti,peraltro tipica di questi moti popolari dantico regime. Anche a Verona, siverificarono infatti episodi di sciacallaggio: non mancarono quelli che addu-cendo di andare alla ricerca dei Francesi, si introdussero nelle case a portarvia anche quello che de nemici non era.

    La Societ patriottica e la Municipalit democratica

    Un fatto cos grave come le Pasque veronesi non pote-va restare ovviamente impunito ed infatti i Francesirichiesero il pagamento di 40.000 ducati e saccheggiaronoil Monte di Piet. Tuttavia la conseguenza pi rilevantefu la decisione di Napoleone di liquidare la Repubblicaveneta occupando Venezia e di democratizzare il mag-gior consiglio.

    Con un colpo di mano, esautorati i rettori, venne istituitaanche a Verona una municipalit democratica sotto la tutela francese allaquale si affianc unistituzione, la Societ patriottica, del tutto nuova peri Veronesi, figlia in parte della nuova libert francese che avrebbe dovutoavere il compito di coadiuvare quantomeno in termini teorici lattivit deimunicipalisti. Inaugurata il 27 aprile 1797 ebbe la propria sede nel ridottodel Teatro Filarmonico; l si svolgevano le sedute durante le quali venivanoproposte e discusse delle mozioni di interesse generale. Anche se limportan-za reale di questa Societ non fu cos decisiva, ma non del tutto irrilevante,nel concreto del panorama politico bisogna forse sottolinearne almeno la ri-

    levanza simbolica, dal momento che tra i vari argomenti affrontati uno deipi interessanti fu sicuramente quello unitario, concetto ancora avvoltoda una certa nebulosit pur vero ma in ogni caso posto allordine delgiorno e discusso.

    Il grande tradimento

    Le speranze di quanti avevano creduto nella possibilit di dar corso con-cretamente anche in Italia agli ideali della rivoluzione dell89 andarono

    definitivamente deluse il 17 ottobre 1797. Quel giorno avvenne infatti la fir-ma del trattato di Campoformio, il grande tradimento come lo defin Ugo

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    Il Museo del Risorgimento della Fon-

    dazione Fioroni di Legnago costituisceuno degli esempi pi suggestivi e signi-ficativi di casa-museo nel panorama mu-seale del Veneto. Il primo allestimentodellingente collezione di preziosi e uni-ci cimeli risorgimentali, raccolta a par-tire dagli ultimi decenni dellOttocentodalla famiglia Fioroni, risale agli inizidegli anni 20 del Novecento. Il deside-

    rio di rendere fruibili per la comunit le-gnaghese i risultati di un collezionismopaziente e rigoroso, quanto soprattuttola precisa volont di stimolare, con lacreazione di un vero e proprio Museodel Risorgimento, ulteriori acquisizionie donazioni, concretizz nella famigliaFioroni lidea di adibire una porzionedellottocentesco palazzo di Legnago asede espositiva permanente delle pro-

    prie raccolte.Nei due decenni che precedettero il se-condo conflitto mondiale, lallestimentodelle collezioni risorgimentali di casaFioroni attir un vasto interesse e suscitunampia eco nel contesto culturale ve-ronese e veneto, imponendosi fin dagliesordi come una delle aggregazioni piinteressanti per la qualit e per lunici-t dei materiali. Il caratteristico contesto

    espositivo di palazzo Fioroni attir lat-tenzione della stampa dellepoca e deivisitatori, in primo luogo per il ricercatoe peculiare accostamento tra gli ogget-ti museali, gli arredi, le ambientazionidepoca, quanto soprattutto per il sa-piente e continuo incremento delle col-lezioni che Maria Fioroni seppe portareavanti attraverso una capillare rete di

    relazioni con i pi importanti antiquarie connoisseurs del paese. Dal Gazzetti-no al Corriere della Sera, da Verona

    e il Garda alla diffusissima LArena,

    il Museo del Risorgimento di casa Fioro-ni raccolse plausi ed incitamenti, impo-nendosi nel Veneto pre-bellico come unadelle contestualizzazioni museali priva-te pi rappresentative.In seguito allarmistizio dell8 settembre1943, nel timore che limminente conflit-to avrebbe potuto coinvolgere molto davicino Legnago, il museo venne comple-

    tamente smantellato e le raccolte risor-gimentali poste in salvo nella residenzamilanese della famiglia Fioroni: si trattdi una scelta provvidenziale e tempe-stiva, dal momento che palazzo Fioronivenne quasi completamente distrutto nelcorso di una incursione aerea alleata nelsettembre 1944. Al termine dei dolorosieventi bellici, le ultime eredi della fami-glia Fioroni, Gemma e Maria, decisero

    che la ricostruzione del palazzo legna-ghese coincidesse con la sua completatrasformazione in una esposizione per-manente dedicata alla storia di Legnagoe della pianura veronese.Nel nuovo allestimento post-bellico lecollezioni risorgimentali costituirono ilfulcro espositivo della rinata casa-mu-seo, riedificata con pazienza e restau-rata con cura nellintento di recuperarefin nei minimi particolari i pregiati det-tagli dellambientazione caratteristicadi unabitazione borghese del secondoOttocento: dedicai una cura partico-lare ricordava Maria Fioroni nel 1965 al Museo del Risorgimento; ai vecchimobili di casa, altri ne aggiunsi, studiaifotografie, stampe, per creare lambien-te dove vivevano i patrioti, e il salotto

    dove le belle dame ricevevano gli amici,ma dove anche si congiurava, quandolamor di patria non era una vana paro-

    I luoghi del RisorgimentoIl Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni di Legnago

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    la. Se qualche visitatore, entrando nellesale, accenna a Gozzano o alla contessaMaffei, mi sembra di essere riuscita nelmio intento. Tutto autentico, dai mo-bili ai lampadari, e per rompere il meno

    possibile larmonia dellambiente, misono limitata a mettere i cimeli, sotto ve-tro, sui tavoli a muro, mentre su quellirotondi ho affastellato quei graziosi nin-noli che non mancavano mai nei salottiottocenteschi.Dopo la ricostruzione iniziata gi

    nellestate del 1945, il rinnovato Museodel Risorgimento di palazzo Fioroni ven-ne ufficialmente inaugurato nel 1948 dal

    senatore Guido Gonella, allora ministrodella Pubblica Istruzione, con una signi-ficativa mostra allestita per il centenariodei moti che diedero avvio alla grandeepopea del Risorgimento nazionale.Lesposizione di proclami e di cimelistorici di straordinaria importanza e va-lore produsse anche in questa occasioneampi consensi, attirando lattenzione divisitatori illustri, tra i quali, va ricordato,il senatore Umberto Terracini, al tempopresidente dellAssemblea Costituente.

    La disposizione delle sale e degli am-bienti studiata e voluta da Maria Fioroniper il nuovo Museo del Risorgimento ad oggi rimasta volutamente inalterata atestimonianza della sensibilit museale

    di unepoca rispondeva, in primo luo-go, ad un criterio cronologico basato sul-le grandi scansioni storiche dellepopearisorgimentale. Il 1848, il 1859, il mito diGiuseppe Garibaldi costituivano (e costi-tuiscono) alcuni dei fondanti leit-motivesu cui si articola la struttura espositiva

    portante delle raccoltefioroniane, lossaturadi un percorso storicoe didattico volutamen-te pensato per avvol-gere il visitatore inunatmosfera.Uno degli aspetti piinteressanti e indubbia-mente caratteristici delMuseo del Risorgimen-to della Fondazione

    Fioroni (per una super-ficie espositiva di oltre600 mq.) appuntolegato alla voluta con-testualizzazione deglioggetti e dei cimeli at-traverso una complessa

    operazione di ambientazione, concre-tamente ispirata agli stilemi scenograficidel notissimo allestimento creato da An-

    tonio Avena a Castelvecchio, prima degliinterventi scarpiani.Tra le sale risorgimentali di palazzo Fio-roni gli arredi rigorosamente depoca, gliarazzi, i tappeti, i tendaggi, i lampada-ri, contribuiscono nel complesso ad unasorta di mise en scene storica per le colle-zioni vere e proprie, alla creazione ciodi uno sfondo in grado di valorizzare,storicizzandola, la multiforme congeriedei preziosi oggetti esposti. Il percorsoespositivo sviluppato in otto ambienti

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    Legnago, primi anni 30: una suggestiva immagine del primo Museodel Risorgimento di casa Fioroni.

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    contigui risponde, come accennato, aduna peculiare visione della storia nazio-nale e delle sue vicende. Una visione dilunghissimo respiro che individua spe-cificatamente nella campagna dItalia di

    Napoleone Bonaparte levento catalizza-tore del complesso momento risorgimen-tale, scandito di sala in sala attraverso latematizzazione di altrettanti momentifondanti.Nella sala napoleonica, larredamentoin stile primo impero fa da cornice aduna cospicua collezio-ne di stampe originalidedicate al genera-le corso, alle sue piimportanti campagnemilitari e alla famigliaBonaparte; di partico-lare pregio, oltre ai ser-vizi depoca in porcel-lana, la pregiatissimacoperta nuziale appar-tenuta a Maria Luigia

    dAustria duchessa diParma e moglie di Na-poleone.Il corridoio del Risor-gimento introduce aduna sequenza espositi-va con i manifesti e iproclami relativi ad alcuni degli episodisalienti del primo Risorgimento, en

    guise dintroduzione agli ambienti pro-

    spicienti e successivi. Gli esemplari piantichi risalgono alleffimera repubbli-ca emiliana delle Province Unite (1831),culminata con la sentenza di morteemessa da Francesco IV contro CiroMenotti (20 maggio 1831), della quale esposto il rarissimo proclama originale.Si distinguono, per il significativo valorestorico e documentario numerosi bol-lettini straordinari emessi, dal governoprovvisorio della Lombardia durante laprima guerra dindipendenza, lorigina-

    le proclama costitutivo della Repubblicadi Venezia di Daniele Manin (23 marzo1848) e, non da ultimo, la straordinariaraccolta completa di tutti i proclami ededitti a stampa emessi dalla RepubblicaRomana (1848-1849).La sala del 1848 costituisce lambientecentrale della casa-museo di Legnago; as-sieme agli arredi dellepoca, conserva, ineleganti bacheche, numerosi documentie cimeli tra i quali una vasta collezionedi medaglie commemorative, alcune

    cartelle del prestito mazziniano, rarissi-mi oggetti relativi alle cinque giornatemilanesi e una collezione integrale di

    tutte le onorificenze e le decorazioni mi-litari delle campagne risorgimentali. Lepareti, decorate in stile, sono arricchiteda numerose e pregevoli litografie. Airitratti di protagonisti di questo annusmirabilis per la storia italiana ed europeasi accompagnano alcune carte topografi-che coeve che illustrano le strategie mi-litari adottate dallesercito piemontese eaustriaco nelle campagne militari.Di indubbio interesse la collezione diarmi bianche e da fuoco risorgimentali,

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    Legnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni: uno scorciodella sala del 1848.

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    ricca di alcune centinaia di pezzi: fuci-li, baionette, pistole, fiasche da polvere,sciabole e daghe che documentano levo-luzione degli equipaggiamenti dellordi-nanza militare ottocentesca degli eserciti

    coinvolti negli scenari bellici risorgimen-tali, come pure le spesso improvvisatearmi civili adattate dai volontari cheportarono il loro valoroso contributo allastoria del Risorgimento.Lattigua sala Bonomi dedicata allaseconda guerra dindipendenza, arre-

    data con mobili provenienti dal palazzoottocentesco della famiglia legnagheseBonomi: sono esposti importanti docu-

    menti tra i quali alcune lettere autografedi Giuseppe Garibaldi, di Carlo Monta-nari (martire a Belfiore), di Carlo Albertodi Savoia e di Vittorio Emanuele II.Alle pareti trovano spazio decine di lito-grafie, alcune ad opera del celeberrimoillustratore Gustave Dor, dedicate allebattaglie salienti della guerra di Crimea,della seconda guerra dindipendenza edellimpresa dei Mille.La sala dei patrioti introduce allepo-pea degli oltre duecento legnaghesi che

    tra il 1848 e il 1866 presero parte ai fattidarme pi significativi del Risorgimen-to: le numerose stampe e le fotografiecommemorative dellepoca ritraggono ivolontari che condivisero, talvolta fino

    alla morte (come nel caso dei martiridi Belfiore Pier Domenico Frattini e An-gelo Scarsellini, del garibaldino Girola-mo Gilieri morto a Calatafimi), gli idealidi Garibaldi e Mazzini. Dei padri delRisorgimento, oltre a numerosi ritrattifotografici (in alcuni casi accompagna-

    ti da firme autografe),si conservano cimeli diparticolare valore comela maschera funeraria ingesso di Giuseppe Maz-zini, donata al museodallo scultore FoscoloGangeri e alcuni ogget-ti personali appartenutialla marchesa Giusep-pina Raimondi, secondamoglie di Giuseppe Ga-

    ribaldi.Alleroe dei due mon-di dedicata lomonimasala nella quale sono statiricollocati gli arredi origi-nali della stanza dellal-bergo alla Paglia di

    Legnago nella quale il generale dorm il10 marzo 1867. La ricostruzione dellam-biente funge da supporto espositivo

    per alcuni significativi oggetti apparte-nuti al generale uno dei suoi caratte-risticifez, un bastone animato da pas-seggio e donati a Marino Bevilacqua, ilfacoltoso patriota milanese che contribuin modo cospicuo al finanziamento dinumerose imprese militari del Risorgi-mento. Tra le vetrine in stile di questasala spiccano, oltre a tre camicie rosseappartenute ad altrettanti volontari le-gnaghesi, una decina di lettere autografedel generale e un suo ritratto a matita

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    Legnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni: saladella moda femminile.

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    Fondazione Fioroni Musei e Biblioteca pubblicaVia G. Matteotti, 39 Legnago www.fondazione-fioroni.it

    Orari:dal luned al venerd, 9.00-13.00, 15.00-17.30;

    domenica pomeriggio, 15.00-19.00.

    Offerta didattica:visite guidate per gruppi e scolaresche, percorsi tematici e

    laboratori didattici tematici (con particolare attenzione al periodo risorgimentale)per le scuole di ogni ordine e grado

    Per informazioni e prenotazioni si prega di contattare la segreteria didatticaTel. 0442.20052

    [email protected]

    opera del celebre Gerolamo Induno,parexellence uno dei pittori pi significatividel Risorgimento.Completa il percorso espositivo la saladella moda: anche se in parte tema-

    ticamente svincolata dalle raccolte ri-sorgimentali di palazzo Fioroni, questoambiente ne costituisce una indispensa-bile appendice, pensato e predisposto daMaria Fioroni come necessario comple-mento di un racconto della quotidianitdomestica della borghesia legnagheseallinsegna di anelanti aspirazioni, lacui esemplificazione pi evidente in-dubbiamente il tricolore Guarienti,

    cucito in segreto sperando nellarrivoimminente delle truppe italiane nel 1866ed esposto assieme ad altre decine dibandiere depoca nelle sale del Museo.Abiti femminili, corpetti e corsetti, trine,

    gioielli, una straordinaria collezione diutensili per il cucito, ventagli, ombrellida passeggio e quantaltro richiamanovolutamente quel gusto borghese mu-liebre di met Ottocento che fa appuntoda sfondo alle vicende del Risorgimentolegnaghese.

    Andrea FerrareseDirettore Fondazione Fioroni

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    Museodel Risorgimento

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    Foscolo ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis, che decret la cessione di buonaparte del Veneto allAustria, fissando il confine lungo il corso del fiume Adi-ge e stabilendo che sia Verona che Legnago, entrambe tagliate a met dalfiume, diventassero per intero austriache. Del resto nelle due citt lingressodei soldati asburgici, nel gennaio 1798, fu salutato con grandi manifestazio-

    ni di giubilo da una popolazione in buona parte esausta della spogliazioneoperata dai Francesi. Linsediamento dellaquila bicipite comport il ripristi-no nel Veronese di istituzioni che ricalcavano in sostanza quelle dellepocaveneta e cos la Municipalit fu abolita e venne sostituita dal Governo dellaProvveditoria.

    In principio fu lidea

    Come noto, n il Direttorio francese n Napoleone con-cepirono mai lidea di unificare la penisola in ununica

    compagine statuale. Ci nonostante innegabile che lat-tivit politica dei proto-patrioti italiani, seppur control-lata e moderata dai Francesi, riusc, soprattutto durante laprima dominazione, a concepire lidea di una progressivaunit regionale. La Repubblica Cispadana prima e la Cisal-pina poi rappresentarono un enorme passo in avanti per le

    speranze di chi aveva salutato Napoleone come un liberatore, speranze poiampiamente disattese dalla decisione di firmare il trattato di Campoformio,

    sacrificando cos buona parte del Veneto. Nello specifico anche in seno allaMunicipalit democratica veronese matur lentamente una duplice consa-pevolezza istituzionale. Da una parte si cap che il nuovo assetto politicoscaligero non poteva esistere come unit singola, e dallaltra fu percepito daigovernanti il bisogno di attuare relazioni con le altre municipalit. Questenuove sensibilit politiche sono comprovate dallo svolgersi tra il maggio eil novembre 1797 di ben tre congressi ai quali parteciparono i rappresentantidi varie citt del nord, un dato che aiuta a comprendere il fermento culturalein atto in quel periodo.Il trattato di Campoformio sembrava apparentemente aver risolto i nodi

    pi spinosi della politica estera nel Veneto di Austria e Francia anche se inrealt aveva scontentato entrambe. Allinizio del 1799 gli Asburgici eranoriusciti ad organizzarsi dal punto di vista militare concludendo una seriedi alleanze in funzione antifrancese e aprendo un fronte in Italia assieme algenerale russo Suwarow, approfittando del fatto che Napoleone si trovavain quel momento in Egitto. Le ostilit iniziarono nel veronese il 25 marzo daparte dei Francesi che attaccarono gli Austriaci in direzione di Bussolengo,Verona e Legnago; inizialmente le sorti del conflitto sembrarono arridere aitransalpini ma gi il 30 marzo gli Austriaci furono in grado di sferrare unacontroffensiva supportata dai Russi che port alla capitolazione delle armatefrancesi un po ovunque in Italia. Alla fine del 1799 i Francesi mantenevanosoltanto la citt di Genova.

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    La seconda dominazione francese

    La conclusione della campagna dEgitto con la conse-guente nomina di Napoleone a primo console permi-se alla Francia di riorganizzare lesercito. Il generale conal seguito una nuova arme torn a valicare le Alpi attra-verso il Gran San Bernardo nel maggio 1800. Una voltarientrato in Italia ottenne quasi subito unimportante vit-toria sugli Austriaci nella battaglia di Marengo, mentreunaltra battaglia, quella di Hohenlinden, permise a Na-

    poleone di entrare in Lombardia e in Veneto, costringendo gli Austriaci allar-mistizio di Treviso e successivamente alla pace di Lunville nel febbraio 1801.Questultimo trattato riconferm le linee essenziali fissate con Campormiostabilendo che il confine tra la rinata Repubblica Cisalpina e lAustria dove-

    va tornare ad essere lAdige; tuttavia le nuove deliberazioni previdero unanovit rilevante per il territorio veronese dal momento che questa volta ilconfine avrebbe letteralmente tagliato in due Verona e Legnago, determi-nando un danno economico e civile enorme per le due cittadine e privandola pianura veneta dellAdige nella sua funzione di importante via di comu-nicazione. Lunville divent operativo solo a partire dal 7 aprile quando gliAustriaci entrarono in Verona da porta Vescovo, occupando la parte sinistradella citt e ripristinando il Governo della Provveditoria. La parte destra delcapoluogo scaligero entr invece a far parte della Cisalpina e nello specificodel Dipartimento del Mincio.

    Fin da subito i Francesi si trovarono ad affrontare il problema dellemigra-zione clandestina di molti veronesi verso i territori austriaci dove lesazio-ne fiscale era pi bassa. Le autorit napoleoniche cercarono quindi di daremaggior impulso al debole sistema industriale senza per ottenere risultatisoddisfacenti data lelevata tassazione e la perdita delle tratte commercialiverso i mercati del nord. Si impegnarono poi per risolvere il problema del-la corretta valutazione del censo, quello della revisione dei beni nazionalied infine quello delle acque, soprattutto nella pianura veronese. Un cennomerita anche la riorganizzazione del sistema giudiziario. Nel febbraio 1803 iVeronesi ottennero perlomeno di vedersi concessa lautonomia da Mantova

    con listituzione del Circondario dellAdige il cui territorio venne diviso inundici distretti.La divisione del capoluogo determin anche una frattura nel clero veronese.In particolare lallora vescovo Gian Andrea Avogadro da sempre ostile aiFrancesi che lo avevano pure inquisito dopo lepisodio delle Pasque vero-nesi decise di lasciare la parte francese della citt per ritirarsi in quella au-striaca, spostandovi anche il seminario diocesano. Lordinario, che si dimet-ter nel 1807, prese sede a Monteforte, e la chiesa dei Santi Nazaro e Celsodivenne cattedrale ad interim della Verona austriaca. Alla destra dellAdige

    rimase, con il capitolo dei canonici, il vicario Gualfardo Ridolfi, probabil-mente pi ben visto dalle autorit transalpine.Lavvenimento politico pi rilevante dopo la pace di Lunville fu certamente

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    quello rappresentato dai Comizi di Lione ai quali parteciparono circa cin-quecento italiani e quattordici veronesi. Le novit decretate dai Comizi fu-rono molte cominciando dal cambio di nome della Repubblica Cisalpina chedivenne Italiana, ottenne una costituzione ed ebbe Napoleone stesso presi-dente. Dal punto di vista amministrativo importanti poteri vennero conferiti

    al prefetto che controllava anche lattivit dei consigli comunali, venne poiesteso a tutto il veronese un corpus legislativo che port progressivamentealla fine dei numerosi privilegi goduti dal clero, dal patriziato e da molticomuni (si pensi alla vendita di numerosi beni che da secoli erano possedutidalle comunit del territorio veronese).Le scelte di ridefinizione amministrativa plasmarono anche un nuovo asset-to ecclesiastico della citt e del territorio con la soppressione delle corpora-zioni religiose e la centralizzazione parrocchiale con cura danime. Mutaronoanche gli assetti delle istituzioni culturali della citt con la realizzazione di

    nuove politiche scolastiche e lapplicazione della normativa francese sullarealizzazione dei licei.La divisione politica del Veronese ebbe termine in seguito alla pace diPresburgo, firmata nel dicembre 1805, che stabil nuovi assetti territorialidopo le importanti vittorie francesi ad Ulma e ad Austerlitz. Tutto il Vene-to fu incorporato al Regno dItalia, nuova compagine statuale creata dallaRepubblica italiana proprio in quellanno. In realt, le truppe del generaleMassena cacciarono gli Austriaci da Verona gi nellottobre 1805 ma la riu-nificazione della citt venne sancita con un decreto solo nel marzo 1806: leex provincie austriache furono trasformate in dipartimenti, conservandone

    in confini, mentre la parte veronese oltre il fiume venne aggregata al Dipar-timento dellAdige.Nel 1806, dopo la sconfitta di Trafalgar, una Francia non pi in grado di con-trastare il dominio inglese sui mari, decise di colpire la Gran Bretagna conun blocco continentale che avrebbe dovuto piegarne il commercio marittimo.Gli effetti sulleconomia inglese per furono negativi solo in parte, mentrene risentirono gravemente le relazioni commerciali del Regno dItalia, coin-volgendo anche il Veronese, dal quale partivano prodotti tradizionalmentediretti ai mercati americani e inglesi.Limposizione della fastidiosa leva obbligatoria, lelevata pressione fiscale

    per far fronte alle continue guerre e le ricorrenti requisizioni militari porta-rono nuovamente i veronesi ad insorgere contro gli occupanti Francesi. Nelcorso del 1809 londa delle insurrezioni che avvennero in altre provincie siestese al Dipartimento dellAdige. Le rivolte ebbero quale obiettivo principa-le lassalto dei municipi e lincendio delle liste di leva oppure degli incarta-menti dellintendente di finanza, tutti episodi sedati dallesercito francese.Nel corso del 1813 and formandosi la sesta coalizione antinapoleonica chedopo alcune iniziali sconfitte riport, nellottobre, una vittoria schiacciante aLipsia. Con lesercito francese in rotta, gli Austriaci coordinarono unopera-zione per invadere il Regno dItalia e calare nel Veronese dove il vicer Euge-nio Napoleone fu costretto a capitolare nel febbraio 1814 lasciando Verona inmano alle truppe asburgiche.

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    Pochissime sono le citt italiane che

    possono vantare il cospicuo primatoche Villafranca ha avuto durante il pe-riodo del Risorgimento sia per la sua po-sizione geografica a ridosso della lineadel Mincio e quasi al centro della grandestrada postale che univa Verona a Man-tova, due delle maggiori citt del Qua-drilatero, che per gli importanti ospitiche si sono avvicendati tra le sue case, le

    sue strade, i suoi caff, i suoi alberghi.Nel 1848 Villafranca fu sede del quartie-re generale piemontese, sistemato pres-so lalbergo Il Sole che ospit nellesue stanze Carlo Alberto re di Sardegnae suo figlio Vittorio Emanuele, futuro redItalia, mentre dalla torretta di palaz-zo Gandini Morelli Bugna poi Bottagisio,in via Pace, il generale toscano Cesare deLaugier, leroe di Curtatone e Montana-

    ra, assisteva impotente alla sconfitta deisuoi ad opera degli austriaci a Custozail 27 luglio.Nel 1859, Villafranca fu sede del quar-tiere generale austriaco e vi dimor lim-peratore Francesco Giuseppe nei giorniche precedettero la sanguinosa battagliadi Solferino e San Martino del 24 giugno.L11 luglio successivo lincontro tra gliimperatori Francesco Giuseppe dAu-stria e Napoleone III di Francia, avvenu-to nello storico palazzo di via Pace, posefine alla seconda guerra per lIndipen-denza nazionale. Lincontro, passato allastoria come la pace di Villafranca, fu ilpreludio allunit dItalia.Il 24 giugno 1866, durante la terza guer-ra di indipendenza, davanti alla citt sisistemarono le truppe italiane che com-

    prendevano anche la 16

    a

    divisione difanteria al comando del principe Umber-to di Savoia. Attaccata dalla cavalleria

    imperiale la fanteria italiana si dispose

    in quadrato di battaglione. In uno diquesti, il IV del 49 reggimento della bri-gata Parma, si rifugi il principe Umber-to futuro re dItalia durante una furiosacarica della cavalleria austriaca la quale,a prezzo di pesanti perdite, non riusca rompere e a mettere in fuga la fante-ria italiana. A ricordo dellepisodio, neipressi dello stesso luogo, un monumen-

    to vi fu innalzato negli anni successivi.Questi gli avvenimenti, sempre vivi nel-la memoria collettiva della comunitvillafranchese, che portarono negli annisuccessivi alla costituzione di un museodestinato a raccogliere e a tramandare letestimonianze di quellimportante perio-do della nostra storia nazionale.Lidea di costituire a Villafranca unmuseo del Risorgimento risale alla fine

    degli anni Cinquanta quando lammi-nistrazione comunale del tempo curlallestimento, presso la casa del Tratta-to, di una mostra di stampe, manifestie cimeli storici avuta in prestito da uncollezionista di Cavriana. Il 1959, pri-mo centenario dello storico incontro trai due imperatori Francesco Giuseppe IdAustria e Napoleone III di Francia, ri-svegli linteresse per questo importante

    periodo storico e si prospett loccasioneche anche Villafranca potesse vantare unproprio museo.Su proposta del sindaco Giovanni Mar-chi si progett di rendere permanentelesposizione allestita acquistandoneil materiale dal proprietario. Acquisitalanno successivo la collezione fu siste-mata, in qualche modo, in alcuni locali

    attigui alla sala del Trattato, nello sto-rico palazzo di via Pace di propriet del-la famiglia Bottagisio. Per molti anni non

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    I luoghi del RisorgimentoVillafranca di Verona e il suo Museo del Risorgimento

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    si pens, per mancanza di locali idoneie ristrettezze di bilancio, di istituire unmuseo vero e proprio. Il materiale rimasea palazzo Bottagisio fino al 1981 quando,in occasione della prima mostra-mercato

    dellantiquariato, fu imballato e ripostoin alcuni locali del municipio.Pass ancora qualche anno prima che lestampe e laltro materiale cartaceo fos-

    sero, a cura della Commissione museoe mostre della locale biblioteca, ripulite,restaurate, catalogate ed esposte al pub-blico in una mostra tenutasi nellinverno1986/1987. Poi fu la volta della radicalepulizia e catalogazione delle armi e dei ci-meli anchessi esposti al pubblico in unamostra tenutasi nellinverno successivo.Contemporaneamente lamministrazio-ne comunale, con unapposita delibera,

    destin a museo la restaurata cantoriadella chiesetta del Cristo adiacente alcastello scaligero e provvide allacquistodi vetrine e bacheche per una razionaleesposizione dei reperti.

    Domenica 19 novembre 1989, con unacerimonia rimasta celebre per concorsodi personalit e di pubblico, anche allapresenza dei consoli austriaco e france-

    se, il Museo del Risor-gimento di Villafrancafu solennemente inau-gurato e l8 dicembresuccessivo ebbe lono-re di essere visitato dalpresidente del SenatoGiovanni Spadolini.Nelle ampie e lumino-se vetrine sono espostearmi, cimeli e stampeappartenenti agli op-posti eserciti che com-batterono le guerreper lindipendenza e

    lunit dItalia. Vi sonoconservati, inoltre,documenti e testimo-nianze dei volontarivillafranchesi che pre-sero parte, tra il 1848 eil 1866, alle patrie bat-taglie: 62 uomini e unadonna, Angela Aprili,vivandiera garibaldi-

    na. E ancora proclamie lettere della polizia

    austriaca, lettere della deputazione co-munale di Villafranca e la dichiarazionedi diserzione dallesercito austriaco diLuigi Prina che con Luigi Zanini fu coni Mille di Garibaldi. Bella e ben conser-vata la camicia rossa e il berretto di unvolontario garibaldino del 1866.Nel corso degli anni lunico e ampio lo-cale adiacente al castello, nonostante ilbuon numero di visitatori soprattutto

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    Villafranca di Verona, Museo del Risorgimento.

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    Palazzo BottagisioVia della Pace, Villafranca di Verona

    Orari:sabato e domenica pomeriggio, 15.00-19.00;

    la seconda domenica di ogni mese, 10.00-12.00.

    Possibilit di visite guidate per gruppi e scolaresche

    Per informazioni e prenotazioni si prega di contattare la Biblioteca Comunale di VillafrancaTel. 045.7092901

    [email protected]

    studenti che lo visitava, metteva in lucelesiguit degli spazi espositivi e moltefurono le richieste per ampliarlo.Nel 2009, in occasione delle celebrazioniper il 150 anniversario della pace di Vil-

    lafranca il museo stato trasferito in trestanze al piano terra della storica Casadel Trattato. ritornato nella sua sede naturale, nelpalazzo dov situata la saletta che nelluglio del 1859 fu sede del convegno deisovrani di due delle maggiori nazioni

    europee. Convegno che mise fine allasanguinosa guerra di quellanno e chelavvenimento rese per sempre celebre.

    Nazario BaronePresidente del Comitato di gestione

    Museo del Risorgimento di Villafrancadi Verona

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    Museodel Risorgimento

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    Austria Felix

    Nellaprile 1814 Napoleone Bonaparte, dopo esserestato attaccato e quindi sconfitto dalle forze dellasesta coalizione, si trov costretto ad abdicare e a pren-dere la via dellesilio allisola dElba. Il primo novembredello stesso anno i principali regnanti europei si riuniro-no a Vienna in un importante congresso internazionaleche avrebbe dovuto ridisegnare lassetto geopolitico delvecchio continente secondo due principi: riaffermare la

    legittimit degli antichi sovrani e delle antiche istituzioni presenti primadella bufera rivoluzionaria e creare un sistema di rapporti in grado diassicurare un equilibrio che scoraggiasse in futuro iniziative come quellanapoleonica.

    Il principio per cos dire legittimista non valse per ovunque, in parti-colare sub una deroga rilevante nel caso della Repubblica di Venezia chevenne sacrificata per lasciar posto ad un nuovo stato, il regno Lombardo-Veneto, compagine satellite dellimpero asburgico con una ristretta auto-nomia politica e amministrativa.Per i Veronesi si tratt dunque semplicemente di cambiare governante an-che se quello nuovo, laquila bicipite, venne accolto ovunque con grandimanifestazioni di entusiasmo da parte della popolazione, gi dimenticadei fasti della gloriosa Repubblica e meno che mai appassionata ai valorinazionali del miglior patriottismo nostrano ma pi semplicemente paga di

    essersi definitivamente liberata degli odiati Francesi.A onor del vero, i nuovi dominanti si presentarono con una serie di bi-glietti da visita piuttosto accattivanti: ad esempio la riduzione di circaun terzo della tassa personale e di quella sul prezzo del sale, oppure ladilazione sul pagamento dellimposta fondiaria con la possibilit di unafutura diminuzione ed infine leliminazione di ogni dazio sul sorgo im-portato dallestero. Negli anni successivi furono poi previste misure dicarattere straordinario come loccupazione di manodopera nei vari lavo-ri pubblici, in particolare relativi alle fortificazioni delle principali piaz-zeforti che comportarono ad esempio a Verona limpiego di quasi 7.000

    operai con salari mediamente pi elevati rispetto a quelli dei bracciantiagricoli.Di fondamentale importanza fu anche il positivo atteggiamento nei con-fronti della Chiesa cattolica in grande discontinuit con il periodo france-se; il clero riacquis parecchi degli antichi privilegi, molti corpi ecclesiasti-ci furono ricostituiti e molte chiese riaperte.E cos, soddisfatta per il nuovo corso, Verona accolse trionfalmente il feld-maresciallo Heinrich Johann Bellegarde, nuovo governatore, il 12 marzofesteggi il compleanno dellimperatore Francesco I e nellottobre il suo

    onomastico; durante il 1816 invece i festeggiamenti per la visita della cop -pia reale dovettero lasciare il posto al cordoglio per la morte dellimpera-trice Maria Ludovica.

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    Opposizione municipalistica e opposizione patriottica

    Nonostante non si possano riscontrare nel Veronese reali o consistentiforme di opposizione ideologizzata almeno fino alla met degli anniTrenta, pur vero che le pieghe della storia, se indagate adeguatamente, re-stituiscono una realt leggermente pi complessa.Linsediamento degli Austriaci in citt e in provincia non risult infatti deltutto indolore poich le imponenti guarnigioni militari destinate alle mag-giori piazzeforti, e quindi non solo Verona ma anche Peschiera e Legnago,almeno nellimmediato, produssero conseguenze non del tutto diverse daquelle del passato. Peraltro, parte della nobilt veronese, che si era oppostaindifferentemente tanto alle ingerenze veneziane quanto a quelle francesi,diffid anche delle promesse austriache: un rappresentante importante diquesta corrente di pensiero fu il nobile Francesco Cavazzocca Mazzanti il

    quale nelle sue memorie scrisse in termini eloquenti: requisizioni di ogninatura hanno flagellato sinora questo povero territorio. Le campagne vuotedi tutto per la lunga generale stazione di truppe [] Paesani bastonati e spa-ventati []. La citt in disperazione.Nei mesi successivi, secondo i rapporti informativi di polizia, ogni categoriasociale nel Veronese aveva di che lamentarsi: le classi popolari rifiutavano adesempio il provvedimento della leva obbligatoria imposta dagli Asburgici apartire dal 1815, la nobilt lamentava leccessiva tassazione e il fatto di esseretenuta in scarsa considerazione dai nuovi sovrani che spesso dimenticavanoi privilegi e le prerogative dellaristocrazia veronese. Del clero erano invece

    gli Austriaci ad essere diffidenti, in linea con la loro tradizione politica di giu-risdizionalismo e di controllo delle istituzioni ecclesiastiche, considerandolotroppo poco austriacante ed eccessivamente legato al pontefice romano.Unopposizione ideologicamente pi strutturata, a Verona come altrove, bi-sogna ricercarla in questi primi anni della Restaurazione negli ambienti degliex funzionari napoleonici e degli ex affiliati alla massoneria, diffusa anche inprovincia, e poi successivamente in seno alla neonata carboneria. A partiregi dal 1814, per colpire soprattutto il loro mercato clandestino delle operea stampa si era andata irrigidendo la censura, alla quale provvedevano duefunzionari particolarmente attenti a tutte quelle pubblicazioni riguardanti il

    periodo francese e la rivoluzione.Per il resto, la vivacit intellettuale della societ veronese fu animata inquesto periodo dallazione patriottica e carbonara di Anna da Schio SeregoAlighieri, di origine vicentina, che nella citt scaligera aveva costruito unarete di frequentazioni che coinvolgeva esponenti del mondo liberale, dellamassoneria e della carboneria; in particolare approfond molto i rapporti, al-meno fino al 1822, con Camillo Ugoni, carbonaro bresciano in contatto con ifederati milanesi. In seguito, al cenacolo di intellettuali scaligeri si un anchePietro Emilei. Il testimone ideale di Anna, morta nel 1829, fu raccolto dalla

    figlia Maria attiva sia a Verona sia, successivamente, a Bologna dove si eratrasferita col marito.Il ristretto ma variegato quadro degli oppositori al principio degli anni 30 si

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    arricch delle prime infiltrazioni mazziniane avvenute nel Veneto gi duran-te il 1831, anno di nascita della Giovine Italia il cui motto, Dio e Popolo,preludeva ad un programma chiaro ed essenziale: unire tutti gli stati Italianiin ununica repubblica indipendente. Anche in questo caso Verona non brillper unintensa attivit clandestina ed infatti i nomi da ricordare si riducono

    a due: Andrea Simeoni, costretto comunque a scegliere la via dellesilio sviz-zero e Giovanni Vincenti, arrestato e mandato allo Spielberg dove mor il 21marzo 1845.

    Un Papa alla guida della rivoluzione?

    Nonostante questi piccoli segnali di dissenso, o i pi diffusi motti di insod-disfazione descritti finora, un dato di fatto che il sentimento pubblicoveronese negli anni che vanno dal 1814 al 1846 fu abbastanza favorevole agliAustriaci. Come sempre, quando si cerca di valutare la temperatura socia-le di una grande massa di persone che non ha lasciato tracce del propriopensiero difficile affermare se si tratt di silenzioso adattamento o adesioneconvinta al nuovo corso; sta di fatto che in provincia non si registrarono di-sordini o particolari episodi di dissenso nemmeno in concomitanza ai motidel 1820-1821 e, successivamente, a quelli del 1830-1831.Il 1846 per lanno nel quale questa linea di tendenza subisce un arresto im-provviso. Nel giugno venne eletto papa il cardinale Giovanni Maria MastaiFerretti con il nome di Pio IX il quale, come noto, poco tempo dopo attu

    una serie di riforme politiche di ampio respiro in grado di infiammare glianimi dei liberali italiani. Il 16 luglio il nuovo pontefice concedette lamnistiaai detenuti politici e agli esiliati, annunciando anche listituzione di commis-sioni di studio per lintroduzione di riforme istituzionali. Nel marzo 1847attenu la censura sulle pubblicazioni di carattere politico e istitu una Con-sulta di Stato, un importante organismo consultivo, creato nellaprile dellostesso anno.A Verona, cos come in tutta Italia, non furono pochi coloro che accolserolelezione di Pio IX con enorme soddisfazione. Lo storico Raffaele Fasanarinon a caso ebbe modo di scrivere che solo dopo questo evento cominci una

    concorde e collettiva agitazione degli spiriti che accomuna gradualmente li-berali e cattolici, ricchi e poveri, rivoluzionari e moderati. Ladesione ide-ale di alcuni cattolici liberali fu sicuramente il tratto nuovo che si imposealla met degli anni 40 e in questo senso le memorie del sacerdote Leopol-do Stegagnini, che ricevette la notizia dellelezione del nuovo papa mentresi trovava a Venezia, sono un ottimo strumento per intuire il clima di queigiorni: eccoti il telegramma che annuncia la morte di Papa Gregorio XVIscrisse Stegnagnini e, subito dopo, lelezione di Mastai col nome di Pio IX.Era istinto, era presentimento, non so, ma quella nomina dest le pi belle evive speranze: del Mastai si ricordava qualche bel tratto quando gli Austria-ci, occupata la Romagna, si accostavano a Imola. Aveva saputo tenerli fuori,essendo vescovo di essa citt. Bastava perch si proclamasse poco benevolo

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    allo straniero. Per Stegagnini quellelezione aveva scatenato una scintillaelettrica che scosse prima lItalia, poi lEuropa, per non dire tutto il mondocivile.Tra le voci entusiastiche che si levarono a Verona in seguito allelezione di PioIX necessario segnalare almeno quelle dei poeti che composero odi in suoonore e tra questi il conte Pietro Emilei, Vittorio Merighi, Aleardo Aleardi edinfine una donna Caterina Bon Brenzoni che dopo la partenza da Verona diMaria Serego Alighieri aveva raccolto leredit del suo salotto, frequentatofra gli altri dallAleardi e dal Messedaglia. Un accenno meritano anche altreesperienze, come quella di Costantino Canella, nato a Verona ma trasferito-si a Legnago nel 1837 per svolgervi la professione di medico, che nelle suememorie tracci un vivace affresco dellentusiasmo determinato dalle novitintrodotte da Pio IX nel suo Stato: un trasporto diffusosi soprattutto tra i gio-vani che tra il 1847 e il 1848 decisero di intraprendere viaggi nelle principali

    citt delle Legazioni, cosa che fece anche lui, per provare una libert scono-sciuta nel Lombardo-Veneto.

    Verona: la bella addormentata del Lombardo-Veneto

    La primavera dei popoli ebbe lItalia quale indiscussa protagonista ini-ziale. La rivoluzione scoppi a Palermo, contagi pian piano le altre cittdella penisola dove la pressione popolare costrinse i regnanti a concederestatuti e riforme liberali ed infine deflagr nuovamente a Parigi e a Vienna.

    Questultima insurrezione ebbe ripercussioni dirette sul Lombardo-Veneto:approfittando del temporaneo vuoto di potere, in breve tempo insorsero ledue principali citt, Milano e Venezia, seguite poi da tutte le altre.E Verona? Il 1848 veronese sintetizzabile in poche righe: il 18 di marzogiunse da Milano, da dove era fuggito a causa dellinsurrezione popolare, ilvicer Ranieri Giuseppe dAsburgo Lorena che subito prese alloggio allal-bergo Due Torri; nel pomeriggio si radun una folla inneggiante a Pio IX ealla libert che dopo aver manifestato in piazza delle Erbe e in piazza deiSignori si diresse verso lalloggio del vicer; dopo tre ore di dimostrazioneun grosso temporale disperse la folla e annacqu definitivamente la forza

    propulsiva della rivoluzione scaligera.Si molto discusso sul grado di sonnolenza che pervadeva la societ vero-nese e sul moderatismo che contraddistinse gli uomini di ispirazione liberaleche si incaricarono di guidare la folla come cause primarie del venir meno diuna possibile insurrezione a Verona. Di fatto i Veronesi non erano stati pre-parati alla sommossa: erano privi di capi capaci di combattere e in grado diguidarla nellunico frangente nel quale questa avrebbe avuto reali possibilitdi successo, visto lo sbandamento del comando austriaco che in ogni casoriusc a far sempre mantenere alla propria guarnigione un atteggiamentonon aggressivo per evitare che la protesta degenerasse. La mattina del 19venne istituita una commissione civica che fin per per agire in accordo conil comando austriaco, convinta che questultimo avrebbe comunque conces-

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    so maggiori libert. In questo modo il vicer ottenne del tempo imbrigliandole spinte pi rivoluzionarie, che anche a Verona esistevano, grazie allazionemoderata della commissione.Dopo il 20 marzo gli Austriaci ridefinirono le loro strategie e rinforzarono lefortificazioni; il 28 entrava in citt la colonna del generale Costantino DAspre

    in fuga da Padova insorta, dando inizio ad unimponente concentrazione ditruppe nel Quadrilatero che sarebbe terminata il primo aprile con larrivo delfeldmaresciallo Radetzky, questultimo, due giorni dopo scioglieva la guar-dia civica e proclamava lo stato dassedio ponendo definitivamente fine aqualsiasi velleit rivoluzionaria.Parzialmente diverso fu quello che accadde allinterno della fortezza di Le-gnago. Quando giunse la notizia della liberazione di Venezia una commis-sione di cittadini capeggiati dal Manin della bassa Costantino Canella sirec dal comando austriaco e trovandolo completamente in balia degli even-

    ti prese il controllo della citt. Lesperienza legnaghese risult per troppoisolata dalle altre citt insorte con le quali Canella non riusc a creare dei col-legamenti. I patrioti legnaghesi finirono mestamente spazzati via dallarrivodi uno squadrone di cavalleria croato inviato dallo stesso Radetzky che inbreve riport il controllo austriaco nella fortezza e si abbandon alla razziadel vicino paese di Bevilacqua e del suo castello.

    Inizia la guerra

    Mentre Verona scivolava lentamente dentro il pi ferreo controllo asbur-gico Carlo Alberto di Savoia decise di rompere gli indugi e di interveni-re nel Lombardo-Veneto dichiarando guerra allAustria il 23 marzo 1848. Tregiorni dopo entrava trionfante in una Milano gi liberata e incassava anche ilsostegno dei vari regnanti italiani che inviarono contingenti regolari e volon-tari verso il nord per prendere parte a quella che assomigliava sempre pi aduna guerra di liberazione nazionale e per di pi benedetta dal papa. Questostato di cose dur fino al 29 aprile quando proprio Pio IX, ampiamente esor-tato da Vienna, pronunci il grande rifiuto e ritir i suoi militi.Dal punto di vista strettamente militare, anche se la guerra venne dichiarata

    con notevole ritardo, inizi comunque in maniera positiva con una serie divittorie importanti da parte dei Piemontesi. Una volta in prossimit del Min-cio e del Quadrilatero, il comando sabaudo mise a punto un piano dazioneche prevedeva in sostanza lassedio di Peschiera e un non meglio definitocolpo di mano su Verona. Per liberare la cittadina lacustre bisognava perprima assicurarsi la posizione di Pastrengo dove avvenne la famosa carica acavallo dei carabinieri che travolse gli Austriaci. Ben pi rilevante, soprattut-to per i suoi infruttuosi e controversi esiti, fu la vittoriosa battaglia di S. Luciadel 6 maggio, in seguito alla quale Carlo Alberto constatato che dallinternodella fortezza di Verona non arrivava nessun cenno di sommossa e che gliAustriaci non avevano intenzione di uscire per scontrarsi in campo aperto decise di ritirare lesercito e di non forzare lassedio su Verona compromet-

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    tendo di fatto le sorti della guerra e permettendo agli Austriaci di otteneretempo prezioso per riorganizzarsi. A nulla valse poi la presa di Peschieraavvenuta il 30 maggio. Lindecisione militare di Carlo Alberto ebbe un esitoinfelice dal momento che alla fine di luglio gli Asburgici furono in grado disferrare un attacco decisivo contro i Piemontesi che vennero sconfitti a Cu-

    stoza il 22 luglio e ricacciati verso Milano.Il Veronese era stato teatro anche di uno degli episodi di violenza austriacain assoluto tra i pi gravi ed efferati del Risorgimento. La notte tra il 9 e il 10aprile, a guerra in corso, circa 450 volontari italiani approdarono a Cisanodi Bardolino da dove decisero un colpo di mano su di una polveriera postatra Peschiera e Castelnuovo; venuti a sapere che proprio a Castelnuovo siintrattenevano circa cento soldati austriaci intenti a foraggiare, gli Italianipiombarono sul paese e li disarmarono. A quel punto decisero di passare lanotte in paese.

    Quando il comando di Verona venne a conoscenza del fatto invi subito sulposto un notevole numero di soldati al comando del generale Thurn undTaxis col compito di riportare lordine e di punire in maniera esemplare siai patrioti sia i Castelnovesi. Il generale diede carta bianca ai propri soldatiche riconquistarono la cittadina casa per casa e, dopo che i volontari italianifurono fuggiti, si abbandonarono ad azioni di rappresaglia che alla fine la-sciarono sul terreno pi di 40 morti tra i civili.

    La seconda Restaurazione

    Come si visto, il bilancio finale del 1848 veronese non fu per nulla po-sitivo. La rivoluzione si era spenta sul nascere poich aveva solleticatole fantasie soltanto dei pochi patrioti liberali presenti in citt ma non avevaconvinto del tutto la massa popolare che, a differenza delle altre piazze delLombardo-Veneto, non seppe o non volle sollevarsi a tempo debito. E cos,mentre nel resto del nord infuriavano gli eventi, a Verona e in tutto il Quadri-latero gi dallinizio di aprile Radetzky aveva ripreso saldamente il controllomilitare e da l in poi affront la guerra prima con circospezione e poi conunaggressivit risolutiva a Custoza e a Novara.

    Se Verona si era arresa senza combattere pur vero che nel resto dItaliale cose non andarono molto meglio per il rissoso movimento nazionale nelquale tutti indistintamente, dai mazziniani ai cattolici liberali, finirono scon-fitti e delusi.LAustria, dopo aver definitivamente piegato il Piemonte e spezzato la re-sistenza di Venezia, ne approfitt per consolidare ulteriormente il propriocontrollo diretto e indiretto sul nord della penisola, anche se fu nel Lombar-do-Veneto che maggiormente si fece sentire il giogo delle armi imperiali conlo stato dassedio imposto fino al 1857. Ai militari venne affidato il compitodi riportare lordine nelle indisciplinate province italiane e per farlo il primopasso doveva essere giocoforza la punizione esemplare di chi aveva tradi-to cospirando o sollevandosi contro laquila bicipite: nel giro di un anno,

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    dallagosto 1848 allagosto 1849 furono eseguite ben 961 impiccagioni e fu-cilazioni e comminate 4.000 condanne al carcere per cause politiche.Radetzky si convinse in quelloccasione, e su questo Vienna era daccordo,che i principali responsabili della rivoluzione, i capi carismatici, apparte-nessero alle lites borghesi e nobiliari e proprio su queste, a scopo punitivo,

    decise di riversare il peso economico del mantenimento dellesercito attra-verso limposizione di nuove tasse speciali. In seguito, dopo aver constatatoche molti patrioti erano fuggiti lasciando il Lombardo-Veneto, si pass allaconfisca dei loro beni e delle loro propriet. Con la sua politica punitivanei confronti dei ceti abbienti il feldmaresciallo ottenne soltanto leffetto diacuire il loro risentimento verso lAustria, senza riuscire mai ad accattivarsicompletamente il mondo contadino in parte colpito dal rinnovo delle listedi leva. Il governo austriaco ricerc consensi anche attraverso uno dei piimportanti interventi di politica territoriale che il Veronese avesse mai co-

    nosciuto, destinato per a partire qualche anno pi tardi, e cio la bonificadelle Valli Grandi alla quale il governo stesso partecip anticipando il 10%della spesa totale.Dal punto di vista militare il Quadrilatero, durante il corso della guerra,dimostr tutta la propria compattezza, malgrado i Piemontesi fossero giuntisenza ostacoli fino alle porte di Verona e questo non poteva non rappresen-tare un segnale dallarme rilevante per lesperto feldmaresciallo austriaco.Fu quindi disposta la riapertura dei cantieri e la ripresa del piano Sholl perla costruzione di un campo trincerato a Verona, con un imponente sistemadi forti esterni che avevano il compito di bloccare lavanzata di un eserci-

    to nemico molto prima che questo arrivasse a distanza di tiro dalla cintamagistrale; allo stesso tempo furono rinforzate le fortezze di Peschiera e diMantova.

    I patrioti si riorganizzano: il Comitato democratico veronese

    Giuseppe Mazzini fu tra i primi a riprendere lattivit cospirativa, dopoil grave fallimento del 48 e della Repubblica romana. Dal suo esilio diLondra aveva istituito un Comitato nazionale in collegamento diretto con

    la Svizzera e da l con il Lombardo-Veneto. Il nuovo comitato mazzinianopromosse un prestito nazionale di 10 milioni di Lire da ottenersi mediantela vendita di cartelle ai vari patrioti sparsi sul territorio italiano.A Verona dopo il 1849 le sparute forze del patriottismo liberale presero ariunirsi intorno alla libreria di Domenico Cesconi in via Leoni, dove si da-vano spesso appuntamento Carlo Montanari, Giulio Faccioli e Aleardo Ale-ardi. Cesconi era in rapporti con Luigi Dottesio, figura emblematica dellaTipografia Elvetica di Capolago (sul lago di Lugano) che pubblic la colla-na dei Documenti della guerra santa dItalia, unorganica raccolta di opere cheavrebbero ricordato ed esaltato leroico biennio 1848-1849 e proprio conlui si incontr nel gennaio e nellagosto 1850.Lopera di Dottesio, fino al suo arresto avvenuto nel gennaio 1851, fu molto

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    LOssario di Custoza conserva le

    spoglie dei soldati morti nelle ce-lebri battaglie del 1848 e del 1866. Ilmonumento fu costruito per volontdel parroco di Custoza don GaetanoPivatelli, che ottenne da Umberto I redItalia e dallimperatore Franz Jose-ph lappoggio a raccogliere insiemele spoglie dei morti austriaci ed ita-liani in pietosa commemorazione e

    in segno di pacificazione tra i popoliuna volta nemici.Come scrive il cavalier Renato Ada-mi, cittadino sommacampagnese conla passione della storia locale, donPivatelli, spronato da un fraternosentimento di piet, sent come unamissione il dovere di raccogliere inmaniera pi decorosa, in un luogopi appropriato, quelle misere spo-

    glie. Pivatelli scrisse perfino al reVittorio Emanuele II, e allimpera-tore Francesco Giuseppe dAustria,affinch si degnassero di concorrereallerezione di un mausoleo, degnodi accogliere i resti mortali di tutti icaduti nelle battaglie di Custoza del1848 e 1866, anche se di popoli diver-si. Scrisse a vari giornali. La propostatrov notevole consenso. Il gior-

    nale lArena inizi una sottoscri-zione. La nascita dellOssariodi Custoza fu molto sentita peril suo alto valore simbolico diunificazione nella compassionee nella memoria per i caduti dientrambi gli schieramenti. Alcu-ne delle personalit pi influentidella cultura veronese parteci-

    parono attivamente al percorsoche port alla costruzione delmonumento. Nel 1875 fu costi-

    tuito un comitato promotore presie-duto da Giulio Camuzzoni, senatoree sindaco di Verona. Membri del co-mitato furono il poeta veronese Ale-ardo Aleardi , il senatore e presiden-te dellAccademia dei Lincei AngeloMessedaglia ed il generale GiuseppeSalvatore Pianell distintosi nella bat-taglia di Custoza del 1866.Il giornale LArena promosse una

    sottoscrizione e fu indetto un concor-so di idee vinto dallarchitetto Gia-como Franco. LOssario fu costruitoin sedici mesi e venne solennemen-te inaugurato il 24 giugno 1879 allapresenza del duca dAosta.Per la sua particolarit di custodireindistintamente le spoglie dei cadu-ti appartenenti ai diversi eserciti chesi scontrarono nelle battaglie risor-

    gimentali, lOssario di Custoza puessere definito un vero e proprio mo-numento europeo. a Custoza chelEuropa, un tempo terra di scontrotra poteri e culture, trov una dellesue prime e pi importanti rappre-sentazioni simboliche di quella unitnella diversit che oggi costituisce ilmotto dellUnione Europea.

    I luoghi del RisorgimentoLOssario di Custoza

    Ossario di Custoza, particolare delliscrizione dedicatoria.

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    importante per ricompattare i patrioti veronesi e per metterli in collegamen-to con gli altri comitati del Lombardo-Veneto e della Svizzera, in un periododi relazioni clandestine piuttosto intense.Come ebbe modo di ricordare il citato Fasanari, con larresto di Luigi Dotte-sio si apre un nuovo periodo per la storia patriottica di Verona, il periodo

    cio degli arresti, delle prigioni e delle condanne. Solo un preludio dunquea quello che accadr nel biennio successivo.Nel corso del 1850 il gruppo veronese che gravitava attorno alla libreria diCesconi and consolidandosi giungendo, verso la fine dellanno, alla co-stituzione del Comitato democratico nel quale primeggiavano le figure diDomenico Cesconi, Giulio Faccioli, Giuseppe Maggi e Carlo Montanari. Ilcomitato veronese rappresentava una costola di quello mantovano, animatoda don Enrico Tazzoli e intimo conoscente di Montanari, e di questo avevaassunto anche gli indirizzi politici generali improntati al mazzinianesimo

    repubblicano.

    Scatta la repressione

    La rete di collegamenti e di relazioni clandestine nel Lombardo-Venetoaveva assunto ormai proporzioni troppo rilevanti per rimanere nasco-sta alla polizia austriaca che dopo 1848 aveva moltiplicato le proprie forzedintelligence sul territorio.Linizio delloperazione che port allo smantellamento dei comitati maz-

    ziniani di Mantova, Verona e Venezia avvenne grazie alla scoperta casualedi una cartella del prestito trovata in casa di Luigi Pesci a Castiglione delleStiviere. Attraverso la confessione di Pesci si arriv a don Tazzoli che tene-va in casa un registro cifrato con i nomi di tutti i contraenti del prestito. Lapolizia austriaca ci mise del tempo per decriptare il registro di don Tazzoliche mantenne a lungo un contegno esemplare durante gli interrogatori. Lostesso non fecero altri fermati e cos, pedina dopo pedina, vennero scopertitutti i principali esponenti dei due comitati tra i quali i veronesi Domeni-co Cesconi, Giulio Faccioli e, successivamente, Carlo Montanari, GiuseppeMaggi e Gerolamo Caliari.Ci volle parecchio tempo perch gli arrestati cedessero ma alla fine si piega-rono e gli Austriaci ottennero le loro confessioni. Il 4 dicembre 1852 vennepubblicata a Mantova la prima sentenza del processo contro dieci imputati.Il legnaghese Angelo Scarsellini che da tempo agiva presso il comitato ve-neziano fu condannato a morte, il veronese Faccioli condannato a dodicianni di carcere.Successivamente venne condannato a morte anche Montanari, mentre Ce-sconi ebbe dodici anni di carcere e Caliari dieci. Lultima sentenza, del 19marzo, condannava a morte il legnaghese Pier Domenico Frattini che datempo viveva a Mantova. Maggi usufru invece del decreto di amnistiache arriv lo stesso 19 marzo poco dopo lesecuzione della condanna diFrattini.

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    Nasce il Regno dItalia

    Le impiccagioni di Mantova rappresentarono unodei momenti pi tragici del dominio austriaco nelLombardo-Veneto e segnarono profondamente lim-maginario popolare. Di ci si rese conto quasi subitoanche lo stesso governo imperiale che a partire dal1856 tent una risposta distensiva. Venne dispostaunamnistia politica e la cessazione del controllo mi-litare esercitato da Radetzky con linvio nel corso del

    1857, in qualit di nuovo vicer, del fratello dellimperatore, larciduca Mas-similiano dAsburgo, uomo moderato e avveduto.Nel frattempo per la grande storia proseguiva il proprio corso fuori dai con-fini veronesi. Una sera di gennaio del 1858 litaliano Felice Orsini, patriota di

    antica data, assieme ad altri tre congiurati lanci alcune bombe allindirizzodel nuovo imperatore di Francia Napoleone III. Poco dopo i quattro bom-baroli vennero arrestati e dal carcere Orsini sped una lettera allimperatorefrancese chiedendogli di farsi carico della triste situazione italiana e dellaliberazione della penisola.Il gesto disperato dei quattro italiani convinse Napoleone III che fosse prefe-ribile guidare il cambiamento nella penisola anzich subirlo. Decise quindidi invitare a Plombieres il primo ministro piemontese Cavour, di accordarsisu di un possibile intervento in Italia contro lAustria, per una ridefinizionedellassetto geopolitico della penisola.

    A questo punto a Cavour, ottenuto lappoggio delle armi francesi, mancavasolo il casus belli che sarebbe arrivato di l a poco tempo quando lAustria,stanca dei continui movimenti di militari, regolari e volontari, in prossimitdel confine invi un ultimatum che Cavour ebbe gioco facile a rifiutare.Le operazioni belliche iniziarono il 29 aprile quando gli Austriaci invaseroil Piemonte, da dove per furono ricacciati indietro dopo larrivo dei primicontingenti francesi. L8 giugno Napoleone III e Vittorio Emanuele II entra-rono vittoriosi a Milano dove il municipio vot lannessione al Piemonte.Il 24 giugno ci furono le due grandi battaglie di S. Martino e Solferino, an -che se di fatto esse rappresentarono varie fasi di un unico grande scontro, ilpi grande dopo quello di Lipsia (parteciparono circa 230.000 uomini), checon il loro carico di morte in grado di impressionare mezza Europa determi-narono le sorti della guerra. abbastanza noto infatti che in seguito a queidue episodi, nei quali gli eserciti Franco-Piemontesi avevano tenuto neiconfronti degli Austriaci, Napoleone III decise unilateralmente di arrivaread un armistizio con lAustria disposto a Villafranca l11 luglio con il quale laLombardia pass al Piemonte.In questa occasione la piazza di Verona non era stata nemmeno sfiorata dal-la guerra, anche se gli abitanti della fortezza udirono il rombo dei cannoni

    in lontananza e videro i carri dei feriti che impietosamente sfilavano versolospedale militare di S. Spirito. Dopo il 24 giugno, prima che si diffondessela notizia dellarmistizio, in molti pensarono che i Franco-Piemontesi avreb-

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    bero tentato lassedio di Verona: ma ovviamente non si vide mai nessun tri-colore allorizzonte.Allinterno del fronte patriottico la delusione per lesito della guerra fu enor-me e venne ulteriormente acuita dalle notizie che cominciarono ad arrivaredalla Sicilia: a partire dalla primavera del 1860, Giuseppe Garibaldi aveva

    dato inizio ad una delle epopee militari pi famose della storia che lo portera realizzare quello che nel nord non era riuscito completamente. La spedizio-ne del generale nizzardo attir fin da subito 24 veronesi che si arruolaronocon lui nel viaggio verso Marsala e che lo seguirono nella conquista del Re-gno delle Due Sicilie fino a giungere a Napoli. Tra laprile 1859 e il novembre1860 - in meno di due anni - la quasi totalit della penisola fu unificata sottola guida, talvolta attiva e talvolta passiva, di Vittorio Emanuele II, proclama-to re del nuovo regno dal parlamento sabaudo il 17 marzo 1861.

    Ultimo atto: il Veneto

    Il nuovo Stato era per nato monco: mancavano infatti il Veneto, dove gran-dissima era stata la delusione per lepilogo della seconda guerra dindipen-denza, e Roma. Per quanto riguarda questultima, il pi deluso continu adessere Garibaldi che era stato opportunamente fermato a Teano dalle truppepiemontesi in un primo momento e che verr di nuovo fermato nel 1862sullAspromonte, questa volta dal regio esercito.A Verona e nellintera provincia, nel periodo compreso tra il 1861 e il 1866 non

    ci furono eventi di grande rilievo, anche se esisteva gi dal 1859 un comitatonazionale in collegamento con il comitato centrale di Torino. In questi anni,a parte il fermento per le gesta garibaldine, levento clou fu probabilmentelinaugurazione del monumento a Dante Alighieri nel sesto centenario dellanascita avvenuta il 14 maggio 1865 e voluta dallAccademia di Agricoltura edalla Societ di Belle Arti per rivendicare la propria italianit.Ancora una volta i patrioti veronesi dovettero confidare in eventi esterni. Nelcorso del 1865 il neonato regno dItalia si inser allinterno delle contese poli-tiche e militari che stavano accompagnando il processo di nascita dello Statotedesco mediante unalleanza con la Prussia in funzione antiaustriaca, dalla

    quale ottenne la promessa del Veneto in caso di vittoria militare. Quando nelgiugno 1866 scoppi la guerra le forze armate italiane impegnate a Custozae nella battaglia navale di Lissa furono in entrambi i casi sconfitte, lasciandoai corpi volontari di Garibaldi il compito di salvare lonore con la vittoria diBezzecca. Tuttavia le sorti generali del conflitto furono decise dalla vittoriaprussiana a Sadowa che costrinse gli Austriaci allarmistizio e a cedere il Ve-neto allItalia, attraverso la mediazione francese cos come era gi avvenutoper la Lombardia.Il 12 agosto venne firmata la tregua tra il governo italiano e quello austriacoma la pace venne siglata solo nellottobre successivo. Dal giorno 6 di quelmese il comando militare di Verona permise la vendita di oggetti tricolori incitt dove non si verificarono particolari tumulti anche se latmosfera ven-

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    ne funestata dalluccisione da parte degli austriaci della giovane CarlottaAschieri.Dopo larrivo del commissario francese che avrebbe dovuto ricevere le piaz-ze del veronese dalle autorit austriache per girarle agli Italiani si fiss perl11 ottobre lingresso delle truppe regie nella fortezza di Legnago e per il 16

    in quella di Verona. Lultimo atto, quello che doveva formalizzare lannessio-ne, sarebbe stato il plebiscito popolare convocato per il 21 ottobre e dal qualeuscirono i seguenti risultati: 88.864 s e 5 no.

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    Coordinamento provinciale degli eventi culturali

    in occasione del 150 anniversario dellunit dItalia

    Mostre

    Conferenze e convegni

    Rievocazioni storiche Itinerari storico-monumentali

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    LAssessore alla Cultura della Provincia di Verona e la Fondazione Fioroni desiderano rin-

    graziare le amministrazioni comunali e gli enti che hanno contribuito alla realizzazione diquesto progetto di coordinamento, mettendo a disposizione i programmi culturali elaboratiin occasione di Italia 150.

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    MostraVenerd 13 maggio 2011ArsenaleIl museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno dItaliaUna mostra a cura dellAssessorato alla Culturae della Direzione Musei e Monumenti del Comune di VeronaDurata: fino a domenica 11 settembre 2011

    Itinerario storico - monumentaleSabato 28 maggio 2011, ore 15.00-19.00Domenica 29 maggio 2011, ore 15.00-19.00I tesori veronesi 2011I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel VeroneseVisita guidata a forte Gisella (Dossobuono)

    Itinerario storico - monumentaleSabato 1 ottobre 2011, ore 15.00-19.00Domenica 2 ottobre 2011, ore 15.00-19.00I tesori veronesi 2011

    I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel VeroneseVisita guidata alla Caserma Dalla Bona (Ospedale Militare Austriaco)e a Palazzo Carli.

    MostraMercoled 5 ottobre 2011, ore 17.30Biblioteca Universitaria Arturo FrinziVivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del QuadrilateroUna mostra a cura della Fondazione Fioroni di LegnagoDurata: fino a luned 31 ottobre 2011Apertura: tutti i giorni (domenica inclusa), dalle ore 8.15 alle ore 23.45

    VeronaComune di Verona

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    I

    l Museo del Risorgimento di Verona,inaugurato a palazzo Forti nel 1938 dal

    ministro Giuseppe Bottai, venne chiusonelle ristrettezze economiche del dopo-guerra. Nel 1953, in occasione del cen-tenario della morte del patriota mazzi-niano Carlo Montanari, la citt partecipad un nuovo taglio del nastro. Ma anchestavolta la durata fu effimera. Il cantieredi restauro del Museo, iniziato nel 1958,lento e faticoso, giunse a termine il 16ottobre 1966, con perfetto tempismo sulgiorno dellanniversario dellannessionedi Verona al Regno dItalia. Lentusiasmodel centenario esaur la sua carica gi neiprimi anni Settanta, quando il Museochiuse definitivamente, per lasciare pro-gressivamente sempre pi spazio allaGalleria dArte Moderna.Il Museo del Risorgimento torna adessonella forma pi misurata e realistica del-

    la mostra per commemorare il 150 annodellunit dItalia. Le raccolte, del resto,si formarono dallorigine con documentiufficiali e cimeli dei reduci locali, ancheper essere reliquie da esibire nelle litur-gie ufficiali della patria. Senza paura diinciampare nella retorica e, considera-ti i tempi, senza il timore delle critichealla retorica del patriottismo. La mostra,dunque, corre consapevolmente qualche

    rischio con lobiettivo di dimostrare ilvalore insostituibile delle collezioni civi-che risorgimentali nel narrare anzituttoun pezzo importante della storia di Ve-rona, che, solo secondariamente, diventastoria del Risorgimento.Lesposizione avr luogo nella sededellex Arsenale austriaco, una delle ar-chitetture militari pi importanti dellacitt asburgica, le cui murature alter-nano il cotto e la pietra come le muramedievali scaligere, in perfetta sintonia

    con la tradizione urbana. Questa sede testimone della citt dellimpero di

    Francesco I e di Francesco Giuseppe, ilperiodo da cui la mostra inizia il suo per-corso. Un itinerario pensato per essere alcontempo didattico e divertente, comeun racconto illustrato, controllato neicontenuti e, tuttavia, didascalico, corre-dato da apparati video, da installazioniaccattivanti, da sequenze fotograficheper accompagnare il visitatore in modopiacevole e sorprendente.La prima sezione giocata sullicona

    della principessa Sissi, Elisabetta Amaliadi Baviera, documentando il suo passag-gio a Verona, quale simbolo della corteasburgica dellimmaginario, dei palazzifestosi e dei valzer. LAustria elegan-te e sontuosa che, forse, la citt respiral tempo del Congresso di Verona nel1822, quando fu ospitato anche lo zar diRussia a Palazzo Canossa. Il contraltare

    Il museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno dItalia

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    alla corte del sogno la citt-fortezza del quadrilatero(Verona, Mantova, Peschie-ra e Legnago), il sistemadifensivo del fedelmare-

    sciallo Radetsky, lAustriaoppressiva e dei controlli.UnAustria dei divieti edel regime, testimoniatada stampe, fotografie,proclami, avvisi, eda armi bianche e dafuoco. Questo voltooppressivo alimentun sentimento antia-sburgico.Il 1848 fu crucialeperch molti veronesisostennero le iniziativedel papa Pio IX, sognandodi essere liberati dalla sua discesa nellacontesa. Personaggi radicati nella storiaveronese, come Aleardo Aleardi, Fran-cesco Betteloni, Caterina Bon Brenzoni

    dedicarono delle poesie al papa comeangelo liberatore. Le memorie di questofervore e della delusione provata quan-do Pio IX non corrispose alle attese, pre-pararono il terreno allimpegno pi laicodi Carlo Montanari e dei suoi compagni.Le fonti in mostra restituiscono la vitadi Montanari, aristocratico e architetto,con i suoi progetti per chiese e palazzi,e la sua adesione coraggiosa alle idee di

    Giuseppe Mazzini, fino alla condanna amorte a Belfiore.Una sezione speciale riguarda limpresadei Mille. I veronesi che simbarcaronocon Giuseppe Garibaldi furono sedici:Alessandro Barbesi, Antonio Bellini,Pietro Fiorentini, Pietro Pirolli e Cesa-re Zoppi di Verona, Gerolamo Barbierida Bussolengo, Giovanni Battist