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Bollettino dell’Ordine Martinista n. 67 Solstizio d’Inverno 2017 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri dell’Ordine Martinista Stampato in proprio

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Bollettino dell’Ordine Martinista n. 67 Solstizio d’Inverno 2017

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri dell’Ordine Martinista

Stampato in proprio

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ORDINE MARTINISTAORDINE MARTINISTA

2Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48100 Ravenna

SOMMARIOSOMMARIO

ARTURUS - S:::I:::I::: S:::G:::M::: - E’ SEMPRE POSSIBILE CAMMINARE COME SE FOSSE UN NUOVO PRIMO GIORNO - pag.3

JOHANNES - S:::I:::I::: - DELLA MAESTRIA - pag.8

ATHANASIUS - A:::I::: - SIAMO VIANDANTI SILENZIOSI - pag.10

HASIDD - S:::I:::I::: - DAL METODO ALLA NECESSITÀ DEL DISTACCO - pag.11

MORGON - I:::I::: - VOLONTÀ, CONCENTRAZIONE E SILENZIO - pag.13

AKASHA - I:::I::: - LA PAURA - pag.14

OBEN - S:::I::: - SEGNO, CONTATTO, PAROLA, NUMERO: IL NUMERO QUATTRO - IMPORTANZA IN AMBITO MARTINISTA - pag.20

MOSE’ - S:::I:::I::: - LA TRIPLICE E QUADRUPLICE COSTI-TUZIONE DELL’UOMO - pag.23

MENKAURA - S:::I:::I::: - FINALMENTE ARRIVA IL REMAKE DI APOCALYPSE NOW! - pag.27

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E’sempre possibile

camminare come se fosse un

nuovo primo giorno

ARTURUS S:::I:::I:::S:::G:::M:::

A seguito di un’esigenza di spiritualità, da parte dei

cosiddetti postulanti, un modo fra i tanti di immagi-nare in prima istanza, una struttura iniziatica, potreb-be essere quello di ipotizzare genericamente un ambi-to ove ogni evento psichico complesso, secondo l’im-maginazione odierna più comune, derivi da elementipsichici semplici, i quali siano "associati" fra di loroe trovino corrispondenza con un numero di ripetizionipropedeutiche alla memorizzazione di parole e digesti, con una semantica ascrivibile al contesto socia-le e culturale della persona (il postulante), la quale infunzione di possibili, conseguenti reminiscenze (ocome accade purtroppo più spesso, di fantasie mutua-te da diversi altri ambienti), supponga di scoprireun'associazione fra loro, che potrebbe essere identifi-cata come “conoscenza”.Quindi diviene “normale” dedurre, da parte di questisoggetti, che una struttura iniziatica sia più semplice-mente un'associazione simile a tante altre, costituitada un insieme di persone fisiche legate dal persegui-mento di uno scopo comune e composito (per lo piùsociale e culturale, ma in diversi casi anche con col-legamenti di altro tipo), dal momento che la modalitàspontanea d’organizzazione di più persone in gruppio collettività per il raggiungimento di un traguardocondiviso è da sempre un fenomeno primordiale; tral’altro è analogo e convergente con le predisposizioniistintive di tante altre specie animali esistenti.La finalità associativa dà vita dunque allo scopocomune cui tenderebbero le attività di tutti ipartecipanti. È questo l'elemento fondamenta-le di un'associazione, precisando la ragione

essenziale del suo nascere, il legame che uni-sce le varie attività dei singoli, e poi la causadell'estinzione nel momento del raggiungi-

mento dei traguardi che l’associazione si è fissata (maquesto livello finale viene spesso obliato, come se sisupponesse già una sorta d’impossibilità di conquistadegli obiettivi che, al contrario, se raggiunti, determi-nerebbero il termine di ogni motivazione esistenzialedella struttura stessa).Mutuando l’esperienza da altre abitudini collettive,sarà poi normale immaginare possibili contributi per-sonali (a seconda della provenienza, ognuno ipotizze-rà cose anche molto diverse tra loro) che potrebberoessere apportati per il raggiungimento dello scopocomune. Contemporaneamente, si concepirà un'organizzazio-ne per lo più di tipo piramidale (fissata dagli accordidegli associati: statuti e regolamenti), e vari organirappresentativi, responsabili dei compiti ripartiti tra isoggetti aggregati.L’ordine Martinista, però, è una struttura solo blanda-mente associativa, seppur configurata in modo gerar-chico ed aristocratico con un Sovrano al vertice. Non potrebbe evitare di organizzarsi in qualchemodo, dal momento che esiste comunque in un con-testo umano, per cui necessita di un minimo di regolecomportamentali e gestionali.D'altronde le sue finalità con tendenze indubbiamentespirituali, sono ben specificate anche a livello statuta-rio. Ovvero: L’Ordine Martinista – filiazione LouisClaude de Saint Martin, sugli insegnamenti e sullatrasmissione iniziatica di Martines de Pasqually esulle dottrine di Jacob Bohme, si prefigge lo scopo dioperare sull’individuo al fine di reintegrarlo in queipoteri e in quegli stati di coscienza che sono proprid’ogni cammino iniziatico. Afferma ed effettua la trasmissione iniziatica direttada Maestro ad allievo, trasmissione adatta a risve-gliare le possibilità latenti in ciascun Uomo di desi-derio.L’Uomo di desiderio è colui che ha intuito la natura

divina insita nella forma umana e vuolestudiare le vie per rendere cosciente taleintuizione intraprendendo il sentiero della

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reintegrazione per liberarsi dal condiziona-mento e dal determinismo della caducitàumana.Ritenendo che colui che riceve la trasmissione inizia-tica, se Uomo di desiderio (maschio o femmina), siain grado di elevarsi al di sopra delle esigenze dellamateria e di penetrare nei mondi sottili, l’OrdineMartinista accetta uomini e donne di qualunquecredo o di qualunque razza purché rispondano adeterminate condizioni.Quindi, quegli obiettivi hanno ben poco a che vederecon le esigenze sociali, materiali, ma sono bensìrivolti al superamento, da parte di ogni singolo sog-getto, di ciò che impedisce la percezione ed un con-tatto con ciò che non è materia, in direzione dell’ema-nazione luminosa dello Spirito Divino.Secondo un punto di vista tra quelli kabbalistici, sipotrebbe sintetizzare tutto ciò nel concetto per cuil’intuizione della mente, la comprensione del cuore,in rapporti amorevoli e tra loro interattivi, potrebberoconsentire la progressiva conoscenza e conseguente-mente un probabile percorso di risalita dell’anima diognuno, dal livello più basso della creazione a quellipiù elevati, sempre più vicini a Dio.Purtroppo nei tempi moderni, soprattutto a causa diuna strana forma d’ignoranza storica e culturale, pro-babilmente provocata dall’esistenza di tante fontiforse ormai deviate e devianti, non risulta semprechiaro il perché qualcuno sostenga di volersi avvici-nare al Martinismo ed all’Ordine Martinista.In tal modo, si può assistere al generale bizzarro nondocumentarsi quasi affatto su cosa possa essere e suquali siano gli Ordini in linea diretta e veramenteregolare (aspetto questo da non sottovalutare mai, pertanti ovvi motivi di cui si è fatto cenno più volte ) conl’unica struttura originaria, fondata nel 1891 da Papuse da altri Fratelli (provenienti oltre che dalle catene ditrasmissione di Saint Martin, anche da molteplici, dif-ferenti, percorsi iniziatici) e ad ignorare il vero perchési voglia bussare alle loro porte. Ne consegue chequalcuno non troverà poi anomalo aver bussato adaltre strutture oggettivamente “strane”, commettendoprobabilmente un grossolano errore di cui non sem-

pre ci si renderà conto, per tutta una serie diragioni, per lo più connesse alle “debolezzeumane”.

Si ritorna così al solito problema per un percorsoIniziatico Tradizionale. Ovvero sulla qualità del desi-derio interiore di coloro che vengono accolti.Quello del “desiderio luminoso” non è un argomentofacile da affrontare ed ancor di più da descrivere, per-ché il suo manifestarsi nella mente è costituito dacaratteristiche uniche per ogni soggetto che ne facciaesperienza. E’ probabilmente una risonanza spiritua-le, un anelito luminoso ed amorevole che sorge dal-l’anima e che predispone la mente ad intuire una scin-tilla di Sapienza riguardante ciò che esiste oltre lastruttura spazio-temporale della materia, a cui sitende per dirigersi verso un’origine impossibile daconcepire, ma che in molti provoca una sensazionesimile ad una sorta di struggente ricordo che però nonsi riesce a mettere a fuoco.In effetti, anche se per qualche istante d’illuminazio-ne Sapienziale, magari a seguito di una delle medita-zioni strutturate previste, oppure durante le cerimonie“operative” dei diversi gradi, si dovesse contemplarequalche cosa derivata da ciò che esiste oltre la materiaed il tempo, è necessario tenere presente che unasimile emanazione verrebbe Accolta e Compresa,adattandola alla particolare forma mentale di ognisingolo soggetto che però per riuscirci, utilizzerebbeinevitabilmente solo le forme derivate dalle esperien-ze sensoriali già esperite nella materia stessa, inter-rompendo per forza qualsiasi contatto con ciò che siemani da oltre i “veli/involucri”, ma procurando con-seguenze sugli stessi involucri e su ciò che contengo-no, a seguito delle nuove conoscenze.Credo che nella qualità del desiderio sempre collega-to allo stato dell’essere, possa trovarsi la possibilità diriattivare sempre più o meno sistematicamente, quelcontatto con il flusso luminoso percepito dall’intui-zione. Così si ritorna anche a considerare il desiderio comeil motore della volontà, senza la quale probabilmente,in nessun livello, si mette in movimento qualsiasicosa per trasformarsi in azione concreta.

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Credo anche che l’interazione luminosa trascintille intuitive e comprensione decodifi-cante delle stesse possa consentire quellaConoscenza che permetterebbe di camminare (ognu-no con la propria velocità e con i possibili inciampi)su un percorso di risalita verso Luce, e forse di riusci-re a bussare alla porta di quella “Increata”.Il desiderio di ritorno verso la Luce, in funzione diqueste esperienze, potrebbe arricchirsi anche dellaconsapevolezza “intuitiva” riguardante la personalepiccolezza, rispetto all’incommensurabile ed incon-cepibile potenza dell’immanenza creatrice e di quan-to i probabilmente infiniti livelli esistenziali dellacreazione, collocati oltre alla materia che percepiamocon l’apparato sensoriale, siano enormemente gran-diosi e popolati di quella miriade d’intermediari dicui si fa cenno anche nelle visioni dei mistici, dei pro-feti, ecc. Quindi, non sarebbe affatto strano provareun sano timore per tutto ciò, dal momento che forse lascintilla di conoscenza potrebbe far finalmente com-prendere che, al contrario di quanto si potrebbe sup-porre egoisticamente e superbamente, quasi nulla giraattorno ai condizionamenti di qualsiasi minuscolosingolo soggetto, ma bensì per lo più accade il contra-rio. Se si riesce a comprendere tutto ciò, non ci simeraviglierà nello scoprire che un appartenenteall’Ordine diviene sempre più “sconosciuto” per iprofani, mano a mano che prosegue correttamente sulsuo cammino, soprattutto poi, se riesce a realizzare“stabilmente” qualche contatto con ciò che non è solomateria, avendone concreti, oggettivi, riscontri.In tal modo, non è casuale che si lasci solo al SovranoGran Maestro l’onere di manifestarsi pubblicamente,cercando d’evitare per tutti gli altri il pericolo dicadere in quelle abitudini salottiere dove in funzionedelle consuetudini, delle competizioni sociali, qual-cuno che ben poco abbia compreso, per sancire unrango superiore agli altri, dispiega piume culturali,accademiche, oltre che finanziarie, lasciando intende-re magari di essere addirittura dotato di chissà qualifacoltà straordinarie (atteggiamento sciocco da unlato e contemporaneamente pericoloso, se c’è vera-mente qualcuno che osserva da oltre il livello mate-riale).

In effetti, se in funzione del proprio correttoincedere, si dovessero manifestare, comeprevisto tra gli effetti collaterali, anche alcuni

particolari “carismi”, allora a maggior ragione si sce-glierà coscientemente e consapevolmente l’utilizza-zione della maschera (simbolo straordinario, tra ipochissimi previsti dall’Ordine), apprezzandone unadelle preziose ed indispensabili funzioni. Sarà forse possibile anche intuire, in relazione a tuttociò, che il metodo sviluppato all’interno della struttu-ra è decisamente composito. Esiste, infatti, una parteprioritaria, di base, assolutamente ineludibile, comu-ne per tutti, che riguarda la preparazione psicofisica(quindi anche l’importantissimo e continuo allena-mento alla capacità di concentrarsi per periodi pro-gressivamente sempre più lunghi, senza un supportoemotivo e passionale), gli argomenti delle meditazio-ni (modulati rigidamente in una precisa successione)e le operazioni teurgiche, diverse in ogni grado carat-terizzato come già accennato, da un limitatissimonumero di simboli. Oltre a questa parte, ogni Iniziatore, in funzione dellepersonali “specializzazioni”, mutuate comunque soloda riscontri esperienziali, può approfondire con i pro-pri adepti alcune materie, però, senza dimenticaremai di mantenere come assolutamente prioritarie, lebasi portanti del metodo (non si prende neppure inconsiderazione l’ipotesi di docenti talmente maldestrida indirizzare chi aveva bussato per camminare nellamartinista, su quelle di altre vie, perchè non hannocompreso la propria); quindi, ad esempio, sono esplo-rabili: Alchimia, Astrologia, Kabbalah, ecc. cosìcome suggerite dagli stessi vademecum per gli studicollaterali. Non si dovrà mai trattare di una formazione nozioni-stica, ma bensì di un’indagine interiore e pratica ditecniche, di lasciti tradizionali particolari, funzionalia riuscire a conoscersi ed a comprendere sempremeglio come poter trasformare la propria personalitàper renderla adatta a proiettarsi almeno intuitivamen-te oltre i limiti spazio-temporali della materia; risulte-rà evidente che nessuno sarà chiamato a fare “compi-tini culturali”, e neppure cose in forma meramente

scolastica, ma bensì a tentare ben altro.

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Sarà bene ribadirlo, perché a differenza dialtre vie, le materie e le letture suggerite sonosolo un corollario al metodo, al fine di trovareanalogie e convergenze nel fiume di informazioni checi sono state lasciate nei secoli da chi ci ha preceduto,utilizzando forme apparentemente anche molto diffe-renti, perchè consone ai tempi ed ai luoghi in cui èvissuto, seppur ugualmente influenzato dallo SpiritoDivino da cui ha scelto di essere guidato, mettendosiconsapevolmente al suo servizio. Quindi, chi riusciràa percorrere un po' di strada sulla verticale, con dire-zione verso l’alto, tenendo ben presenti le necessarieattese funzionali a sperimentare nella quotidianitàquanto indispensabile per consentire le trasformazio-ni interiori, potrà intuire perché i nostri momenti teur-gici vadano esperiti soprattutto personalmente da solie poi, a seconda dei gradi, nelle riunioni collettive enelle catene operative, dirette dal proprio Iniziatorenei confronti del quale non va mai rivolto alcun attodi fede in ciò che dice o propone, se non per il temponecessario a sperimentarlo personalmente.Per tale motivo, deve sempre creare perplessità edallarme chi si nasconde dietro atteggiamenti misterio-ri, enunciazioni auliche contenenti citazioni scopiaz-zate più o meno maldestramente da particolari ambiticulturali di nicchia, per nascondere, forse, di non averesperito correttamente e “concretamente” quanto pre-visto nel grado della struttura di cui si esibiscono iparamenti, ma per i quali però, si pretente di riceverecomunque consensi ed onori da coloro che purtroppoignorando (anche per loro indubbie responsabilità) lebasi di quegli sproloqui, si lasciano condurre indeambulazioni oggettivamente inutili e spesso pur-troppo anche deviate. Inoltre, con buona pace dellebramosie di qualcuno che magari si diletta anche dialterare il programma degli insegnamenti martinisti,occorrerà ricordare che in assenza soprattutto di “sta-tus” (ovvero delle facoltà spirituali non comuni esi-stenti sin dalla nascita, ma poi spesso potenziate dalleiniziazioni “regolari”, e dalle riuscite rigenerazioni,purificazioni spirituali), quindi di volontà, di concen-trazione, di studio, ecc., nessuna teurgia (semplice ocomplicata) seppur eseguita perfettamente, avrà maiparticolare effetto.

Ad ogni modo, a scanso di equivoci, quandoaccenno ad operazioni teurgiche, credo sipossa comprendere che non mi sto affatto

riferendo a “magherie” indirizzate a procacciarsichissà quali poteri o vantaggi personali, per altro cosìcari alle cupide esigenze passionali che dovrebberoessere state esplorate soprattutto durante la primadelle meditazioni strutturate (ma evidentemente noncomprese e meno che mai superate/trasformate).Concludendo provvisoriamente questa breve disserta-zione, colgo l’occasione per ribadire che i metodidelle differenti vie non sono mai uguali tra loro, spes-so sono addirittura assolutamente antitetici, anche seagli occhi di un profano (ma anche di un iniziato “dis-tratto”) potrebbero apparire molto simili (l’esempiopiù semplice potrebbe riguardare l’oggettiva ed indi-scutibile differenza tra una via di un qualsiasiOrdine/Rito Massonico e quella Martinista). Saràopportuno fare molta attenzione, soprattutto se qual-cuno, supponendo di avere forza e forma mentale ido-nee, intraprende più percorsi contemporaneamente.Nella più superficiale delle ipotesi, quando il corpo ela mente non sono adatti ad una tale impresa (glieventuali traumi psicofisici subiti, ma anche l’età, setroppo giovani o troppo anziani, e poi la consistenzadelle energie personali, non sono le sole motivazionida tenere presenti), si corre il rischio reale, concreto,di non riuscire a concentrarsi senza il supporto di sti-moli emotivi (ignorando così o non riuscendo a met-tere in pratica quel primo ineludibile suggerimentoformativo, che seppur sottovalutato da molti, si elar-gisce subito al neofita associato), quindi di confon-dersi e di camminare “male” su tutti, limitandosi adimmergersi in una cacofonia informativa e culturalecostellata da una miriade di storie e di simbolismi,alla fine oggettivamente inutili, se il fine era quello dirigenerarsi spiritualmente per provare ad accedere aquei livelli che si auspicava di conoscere almenointuitivamente (di solito poi, c’è da considerare che lacomparazione tra analogie è possibile, forse, solo percoloro che hanno completato “bene e correttamente”il cammino in una o più vie, spesso con riferimentiegregorici oggettivamente differenti. Quindi gli inse-

gnamenti sono da tenere mentalmente ben

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separati con molta prudenza, per tutto iltempo che sarà necessario).Non riuscendoci, si potrà comunque sempreconstatare, se lo si vorrà veramente, di aver commes-so qualche errore e forse di provocare ulteriore con-fusione oltre che nella propria, anche nella mente dialtri soggetti. Come metodo generale per cercare di comprenderesoprattutto sé stessi, è necessario fermarsi e dialogarecon la propria coscienza, per capire in silenzio cosa sistia veramente facendo. Per questo e per altro, saràsufficiente verificare consapevolmente se, ad esem-pio, nei personali pensieri, parole, azioni, le quantitàdi superbia, megalomania, egoismo, ignavia, collera,invidia, falsità, meschinerie, emotività esagerata, bra-mosie cupide e/o competitive, edonismo, intolleranzaesasperata, ecc. sono ancora ben evidenti nel rapportocon le azioni e reazioni quotidiane, spesso caratteriz-zate da una sorta di nuova, incontenibile, frenesiarivolta solo ad esigenze materiali. In tal caso, si sapràanche di aver percorso poca strada su quella previstadal metodo del nostro Ordine ed anche negli altriregolari a prescindere dal tempo passato e dai gradi“formali” acquisiti (sulla questione della regolaritàdelle strutture martiniste in particolare, delle soluzio-ni di continuità spirituale, della qualità delle origini,della metodologia formativa di ogni ambito, saràforse necessario riprendere in esame alcune questioni,se sarà utile per fare chiarezza nell’incredibile confu-sione odierna dove anche coloro che sono in buonafede, spesso prendono lucciole per lanterne; ad ognimodo, lo riproporrò in altra occasione). Però chi lo vorrà, potrà sempre provare a ricomincia-re umilmente ogni cosa da capo, come se fosse unnuovo primo giorno, magari amettendo prima di tuttocon sé stesso di aver commesso errori e poi, proiet-tandosi verso l’esterno, qualora gli avvenimenti con-seguenti alle azioni compiute lo impongano, sarà utiletra i primi, giusti atti tendenzialmente “riparatori”,chiedere almeno scusa a coloro a cui si potrebbeeventualmente aver procurato qualche danno a causadei personali sbagli. Attenzione però, è sempre possibile che anche in que-sti casi, come descritto nei nostri vademe-

cum, una forma di folle megalomania oscurariprenda il sopravvento, inducendo il sogget-to che per forse un attimo aveva intuito di

aver commesso varie nefandezze, a difendersi dallapersonale presa di coscienza di sé e delle azioni brut-te, malvage, intraprese (magari spaventato soprattuttoper il proprio orgoglio, dal possibile “costo” deglieventuali atti riparatori), trincerandosi nuovamentenella torre di meschine menzogne (prima di ogni cosarivolte a convincere sé stesso) che continuerà ad uti-lizzare, in modo ipocrita, come strumento di difesa edoffesa nei confronti di chiunque, sotenendo perversa-mente il proprio egoistico punto di vista, provandomagari a dismostrare assurdamente che ciò che èoggettivamente sporco va interpretato come pulito,che ciò che è malvagio e procura danni, dolore, è infondo buono, che le responsabilità di ogni azione per-sonale, aggressiva e malvagia sono sempre da impu-tare agli altri, ecc. E’ una possibilità affatto rara chetutto ciò possa accadere. Non a caso è contemplataanche in vari passaggi biblici ed avangelici in cui sicitano situazioni (assolutamente valide anche peroggi) dove coloro che si sono lasciati avvilupparedall’oscurità si troveranno ad udire ma non ad ascol-tare, a vedere ma non a capire.In effetti, la soluzione complessiva per quanto sianecessario rettificare, apparirebbe semplice in teoria,quindi anche fattibile, ma solo per chi vorrà veramen-te acoltare e capire. Però sappiamo che per qualcuno,proprio a causa di quelle tenebrose passioni ancoracosì vive, forse non sarà immediatamente facileriuscire metterla in pratica. Comunque potrà/dovràsempre provare e riprovare di “arrendersi nuovamen-te” alla propria coscienza, cercando, in particolarepiena luce, di voler veramente bene a sé stesso conti-nuando a tenere presente che nessuno ha a disposizio-ne un tempo materiale infinito e che magari oltre lamateria, ci sono coloro che stanno solo aspettandoche tutti noi siamo finalmente pronti a raggiun-gerli.

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Della maestria

JOHANNES S:::I:::I:::

“.... i nostri lavori non hanno mai fine......"

Ecco perché è vano cercare di comunicare a chi nonsarebbe assolutamente in grado dì comprenderle. Percontro, a livelli paralleli si assurge alla comunicabili-tà occulta tra gli Iniziati e gli Eletti per merito degliaiuti che ci pervengono dagli Angeli delle arti.Giunti idealmente ove ogni dire è poco a parlare displendori spirituali e di pace in letizia. Diciamocelopure: a questo livello di Conoscenza, ammettendo diaverla raggiunta, si vanno aprendo dalle prospettiveincognite senza limiti. Scompaiono gli ostacoli e si assottigliano i diaframmiche separano le cose concrete da quelle astratte, ossiadalle concretezze razionali dalle concertazioni psico-gene. Si schiudono concettuali aspetti dì bellezzapura e di armonia ineffabilmente variabile. Lo "spleen", la consuetudine madre della noia ed ogniforma di riflessi condizionati sono cose che nonhanno più senso alcuno. Pace in letizia e beatitudinesi fondono nella indescrivibile gioia di sentirsi libratinello spazio-tempo-moto che sono dimensioni indis-solubili e coeve nell'unità per cui tutto esiste nel Tuttoquale realtà comprendente anche ciò che incompren-sibilmente la mente umana osa definire illusione.Allo stadio di beatitudine (si suppone) gli Eletti vigiungono quando sono ormai consumate le umaneprerogative inerti e passive del corpo e anni-date negli istinti; fatto tesoro delle esperienzevolontariamente e liberamente scelte in statodi serena attesa dei relativi benefici effettilasciati dalle cause ormai consunte ed esauri-

te, spetta al merito la ricompensa consistentenella liberazione finale.Se la prospezione della meta, da raggiungere

- come ipotizzata- e se in essa vi si ravvisano già iprimi riflessi di verità, il pensiero si proietta sull’in-terrogativo: Perché viviamo? Una fra le tante suppo-ste risposte potrebbe derivare dall'ipotesi nei cui ter-mini insufficientemente formulati si colloca nellasimbolica visione ideale ancora limitata sulla metà daraggiungere? La risposta potrebbe dipendere dall'ipo-tesi nei cui termini il pensiero si focalizza sulla visio-ne ideale della meta da raggiungere ? Se per avventu-ra la risposta fosse almeno un concetto razionale for-mulabile sulla verità che ci attende, saremmo giàcompensati al mille per uno per lo sforzo nell'attende-re serenamente gli eventi che così ci compenserebbe-ro qualitativamente durante le alterne fasi dell'attesa.Qualche possibile indugio e di riposo su qualche pia-nerottolo di pausa torna anche utile per raggiustare ilritmo del respiro che si approssima a quello dell'infi-nito aperto sul divenire.Coloro che per acquisita saggezza seppero attendere,ma anche affrettarsi, cogliendo a tempo le occasionipropizie, devono ancora compiere il doveroso compi-to di aiutare il prossimo a progredire superando le dif-ficoltà costituite da quelle cose che purtroppo sidimenticano troppo facilmente.Per “serena attesa” non s'intende l'attesa statica o pas-siva, ma il riposo mentale del moto dilatato e tempo eatteggiamento differenziato dell'individuale comples-so veicolare sulle aspirazioni ideali e senso coscientee discernimento polarizzato sulla presenza per cui cisi pone in grado di misurare le proprie forze e possi-bilità nel pronto richiamo.Nella Sua infinita bontà l'Iddio della Creazione e conl'espansione del principio cristico, irradia di Se ilcuore dell'uomo. Non ipotizza la misura del tempo né nello spazio poi-

ché si realizza nel moto.La divina instaurazione della Redenzioneper opera del Santo Pleroma viene ad essereriassorbita nella beatifica luce della libera-zione finale.

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Occorre tuttavia tener presente che pochi omolti possono smarrire per sempre il Sentieroche ci riconduce verso la casa del Padre.Smarrimento che equivarrebbe alla seconda morte.Ma su questo punto per spirito di carità si preferiscetacere.Nello svolgimento di questo modesto excursus “sul-l'esercizio della maestria" ci si è accorti che - para-dossalmente - si è passati dall'analisi alla “Sintesi lni-ziatica”.

SINTESI INIZIATICA

Oh tu che liberamenteHai scelto di avviartiSul Sentiero della Conoscenza,Ti sei veramente chiestoChe cosa vai cercando?

Intanto apprendi dalla Parolail cui potere è luce e motoChe in armonia sono i simboliVelati dalle origini arcane.

E sono le insegnedi vita luminosa in cuiAnche l'aura del Maestrobrilla come stella fiammeggiante.

Lo incontrerai quandofra un dì o mille annila sua fiamma avvolgerà

Nel suo fulgore l’anima tuaFinalmente monda.

Soltanto allora affronteraila Grande Prova e già lontanoDa sculture effigi e coseE libero dal dubbio.

Il Grande Passo varcheraiE sull'erto tuo sentieroSolitario, ma ricco di speranzaTu stesso sarai luce e mentorePer guidare coloro che sapranno intendere dove sei diretto.

JOHANNES S:::I:::I:::

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Siamo viandanti

silenziosi

ATHANASIUS A:::I:::

Ma la nostra ombra cos’altro è se non la proiezione

speculare della nostra degradata materia scaturentedalla Luce Divina su di essa aggettante? Ma è neces-sario ricevere la Luce affinché la parte nascosta, maessenziale e consustanziale, si manifesti. Tale richia-mo, nei miei momenti di meditazione rispetto alnostro essere, mi ha fatto pensare a quanto sia già pre-sente in noi l’immortalità.Leggevo, a tal proposito, il Filosofo Incognito nellaparte in cui, ribaltando l’angolo prospettico così comesi fa quando si guarda alla propria ombra, ha afferma-to che <<Così dunque, se il mondo in cui non siamo,infine se ciò che chiamiamo l’altro mondo, ha in tuttii generi, la proprietà su questo, è veramente questomondo, ovvero il mondo in cui siamo, che è l’altromondo, poiché ha avanti a sé un termine di paragonedi cui è la differenza; e ciò che chiamiamo l’altromondo, essendo uno ovvero il primo, conduce neces-sariamente con se stesso tutti i suoi rapporti, e non puòessere che un archetipo e non un altro mondo.>>.Ho inteso costruire e svolgere un parallelo tra lanostra ombra e la nostra parte materiale, corporea e daciò, seguendo il principio esposto da Saint-Martin,ritenere che viviamo in una dimensione distorta, pianadi vizi e difetti essendo questo mondo solo la parte chenasconde che cela la preziosità dell’archetipo di baseche è dato dal mondo del puro Spirito.Lo studio della Kabbalah, il suo percorso attraverso leSephirot, ci riporta al momento della partenza,all’Aleph, al Keter, all’archetipo primario laddove laluce piena è la rimozione di ogni egoismo.Quindi, l’immortalità è ritorno, riconciliazione, rige-nerazione a cui lo Spirito puro tende per riconquistarelo stato primario della perfezione.Ma è tutto così concatenato….. Non si cerca, allora, laTrascendenza poiché essa è, in rapporto

osmotico e di scambio, nell’immanenza dellaCreazione. L’uomo di spirito è così la provadell’esistenza di Dio, ma anche la prova della

presenza di Dio verso cui ci incamminiamo.Credo che, già per il fatto stesso di averla intrapresa,la nostra Ricerca non sia vana e, forse, non siamo nep-pure dei ricercatori, ma dei viaggiatori sulla via delritorno alla nostra Casa ed è in questo che risiede l’im-mortalità a cui aneliamo.Siamo, piuttosto, dei camminatori, dei viandanti, deipellegrini che, sulla via silenziosa della nostra anima,tendiamo di evolverci per affrancarci dalla condizionein cui siamo caduti. Mi piace molto questa immagineche ci vede proiettati in un percorso, seguendo un sen-tiero che, per quanto arduo e complicato, ci condurràalla nostra prima Dimora.Questo nostro è il viaggio dell’Anima che, secondo lavisione Cabalistica, ci riconosce come frammenti diLuce sparsi dal nostro Creatore nella corporeità nostraprigione. Tuttavia, in questo viaggio bisogna sapereleggere gli eventi, riconoscere le strade.Nei miei studi ho letto che il nostro desiderio rinvieneproprio dall’avere avuto conoscenza della BeatitudineDivina: siamo una parte di Dio e, allontanatici a segui-to della caduta nella materia, tutta la nostra vita altronon è se non il cammino verso il ricongiungimento.Non so se il Due che diventa uno e l’uno che diventaTre di cui spesso si parli sia proprio questo ricongiun-gimento.Una vera Riconciliazione ed un Ritorno attraverso laSpiritualità dove tanto più lo Spirito diviene bramosodi Luce quanto più si avvicina e ritorna all’Origine.Anche in questo si incontra lo studio della Kabala cheinduce a credere che si possa transitare progressiva-mente dal Malkut alla Corona del Keter quanto più sidesidera la Luce.Ed effettivamente cosa altro si può chiedere se non lasoddisfazione di se stessi attraverso la soddisfazionedel Padre (anche qui la sintesi del Due conl’Uno).E’ questo ciò a cui aspiriamo ed in questo sitrova l’essenza pura dell’Uomo: l’immortalitàdella Luce.

ATHANASIUS A:::I:::

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Dal metodo alla necessità

del distacco

HASID S:::I:::I:::

L’iniziato Martinista, divenuto “uomo di deside-

rio” acquista la consapevolezza che la conoscenzanon sta nelle lettere e nei libri ma dentro se stesso eche il cielo e la terra con tutto ciò che vi abita e Diocompreso,stanno nell’uomo.Acquisita questa consapevolezza deve affrontarenecessariamente l’acquisizione del distacco che potràottenere praticando la via cardiaca suggerita dal V:::M::: L. C. di Saint Martin. Praticando tale via bisognafar sì, che il Cristo Gesù, il Riparatore, scenda nelprofondo del cuore per vincere la tigre. E’ necessarioche il Signor Gesù Cristo ed il cuore del Martinista“uomo di desiderio” divengano una sola cosa. Ciòconsente la trasmutatio. Virgilio infatti suggerisce aDante che per ottenere questo: “a te convien teneraltro viaggio se vuoi campar d’esto loco selvaggio”.Per trasmutare ci vuole bontà e misericordia, il corag-gio di abbandonare la realtà contingente per inoltrarsinel loco selvaggio inesplorato e, camminando di sta-zione in stazione, la trasmutatio traccia un percorsoche aspira a rientrare in se stesso per ricongiungersicon la propria origine; compimento che gli consentedi realizzare lo spazio ermetico necessario per diveni-re in esso pellegrino ed esploratore. La nuova visioneottenuta dalla trasmutatio darà il frutto miracolosodell’accordarsi di forze tra loro normalmentediscorde. A questo punto, l’introvabile, l’oc-culto e l’irragiungibile diventano pegno dibenessere ed eterna felicità abolendo il veloche noi stessi, a nostra insaputa, avevamo

posto tra noi e noi. Lo stesso percorso, ancorprima, è stato compiuto dai grandi Maestriinfatti L. C. di Saint Martin, per essere aiuta-

to, si rivolgeva a Dio, con la seguente preghiera: “sor-gente eterna di tutto ciò che è, Tu che invii ai preva-ricatori gli spiriti di errore e di tenebre che li separanodal tuo amore, invia a colui che Ti cerca uno spirito diverità che lo avvicini a te per sempre. Che il fuoco diquesto spirito consumi in me le più piccole tracce delvecchio uomo e che dopo averlo consumato faccianascere da questo ammasso di ceneri un nuovo uomo,sul quale la tua mano sacra non disdegni di versarepiù l’unzione santa. Che sia questo il termine dei lun-ghi travagli della penitenza, e che la tua vita univer-salmente una, trasformi tutto il mio essere nell’unitàdella Tua immagine, il mio cuore nell’unità del tuoamore”... L’uomo è quaggiù soltanto per guadagnarsila propria salvezza, e non per smarrirsi nelle illusionisfuggenti della materia, egli sa che inesorabilmente lacurva della vita lo conduce alla morte dove aldilà diquesta c’è l’ignoto inesorabile.L’angoscia del tempo che passa, la prospettiva e lapaura della morte fisica e della malattia diventanoparti integranti della vita. Per coloro che hanno sceltoun metodo e sono in cammino, avranno avuto unarisposta all’angoscia esistenziale.Mediante l’insegnamento, magari utopistico, di unarealizzazione spirituale. Per poter ottenere il contattocon Dio, il vero discepolo realizzato è un essere“pacificato”. Egli sa che dopo il parto della nascitaqui sulla terra, ci deve essere un secondo parto chegli darà la nascita ad una nuova vita, così che, ilnostro destino è quello di partorire noi stessi. Il“Martinista” per divenire “uomo di desiderio” devecredere che, nonostante tutto Dio ha voluto dargli lapossibilità della salvezza. Anche per chi non crede al“miracolo” della buona novella. Il miracolo si puòcompiere lo stesso. Appare strano, che un periodo

ricco di progresso tecnologico venga iden-tificato come l’epoca dell’angoscia. Eppuresono state scritte parecchie pagine sui sen-tieri e sui metodi per scegliere quello piùcongeniale. Resta il fatto che l’uomo mo-

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derno è alla disperata ricerca della propriaanima anche se dubita di possederne una.L’antico precetto “conosci te stesso” è impe-rativo. Appare evidente che la struttura psicofisicadell’uomo non è tale da reggere la vita che si ponecostantemente fra l’ignoto e l’annientamento. Difronte a tale situazione rimane una porta aperta.Quella del “distacco”. E rivivere il messaggio della“mistica”.L’uomo di desiderio deve: imboccando il “sentiero”prendere coscienza che, l’individualismo, l’egocen-trismo, e la concezione secondo cui gli uomini sareb-bero degli esseri isolati dove ognuno persegue i pro-pri interessi per fini egoistici: è sbagliata. Deve capireche una simile concezione così concepita, crea soffe-renza e distruzione. Deve capire che la via d’uscitasta proprio nella mistica e nel distacco.Appare assurdo continuare a pensare all’uomo comea una realtà autonoma separata da tutto il resto.Proprio i grandi mistici insegnano a guardare all’uo-mo essenzialmente interconnesso con tutto ciò che locirconda e ancora insegnano a sentire questa inter-connessione poiché sentendola si può creare il distac-co e con esso andare oltre l’io. Ricollegandoci alla nostra vera essenza e recuperan-do una visione unitaria, si è affini all’esperienzadell’unità dell’anima con Dio. Badando bene, che l’u-nità con Dio non è un concetto astratto ma un’espe-rienza che deve avvenire in noi stessi nella nostraparte più intima. Mediante il distacco, l’anima si libera da tutto ciòche è superfluo e contingente. Liberandosi, nel suoprofondo, crea lo spazio per accogliere Dio. Da ciò si evince che il distacco è superiore, sia all’a-more che alla stessa umiltà poiché questi mantengonosempre un rapporto stretto con tutte le creature e lospingono a sottomettersi ad esse o per amore o pereccesso di umiltà.Col distacco, non si ama e non si odia, non siè né sopra e né sotto. Il distacco non vuole néeguaglianza e né sottomissione. Lascia tuttofuori e tutte le cose restano intoccate. L’uomo di desiderio deve permanere in se

stesso ma insensibile ad emozioni e turba-menti. Restando fuori da tutto ciò che è terreno l’uo-

mo di desiderio si avvia verso la reintegrazione.L’annullamento di se è apertura all’essenza Divina.

HASID S:::I:::I:::

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Volontà, Concentrazione

e Silenzio

MORGON I:::I:::

La volontà è madre della concentrazione, ma figlia

del Silenzio.Spesso mi sono trovato nelle condizioni di averetempo a disposizione per praticare, per esercitarminelle tecniche di ricerca interiore; era presente ancheil desiderio di applicarmi, ma...non facevo nulla,come se tra il desiderio e la sua attuazione ci fosse dimezzo una palude fatta di pigrizia, una pigrizia squi-sitamente intelligente ed abile nel paralizzare le mieforze oppure nel dirottarle in altre direzioni che nullaavevano a che fare con ciò che mi ero prefisso. Ho provato a reagire in tanti modi a questa palude,con violenza ad esempio, imponendomi di fare; oppu-re con dolcezza, cercando di compiere le cose a pic-colissimi passi, lentamente, ma dopo i primi successila "palude" tornava, quasi con un sorriso, ad avvol-germi, lasciandomi preda di uno sconforto terribile.Ad ora l'unico "amico" in grado di darmi man forte inqueste situazioni è stato il silenzio o meglio la ricercadello stesso attraverso l'azione (apparentemente) piùsemplice che possa fare un essere umano, il respiro.Tre, cinque o sette respiri fatti con consapevolezzariescono, alla meno peggio, a silenziare un poco quelgroviglio di emozioni/pensieri disturbanti che forma-no la "palude".In questa infinitesimale sfera di pace laVolontà, quella vera, è libera di agire ovverodi allenarsi e formarsi lo strumento che chia-miamo "concentrazione", come se fosse unconcepimento, una nascita iniziatica di qual-

cosa che potrà poi esplorare il Mondo, siaesterno, ma soprattutto interno; questa esplo-razione dipenderà dalla crescità e dalla quali-

tà della stessa di questo fanciullo o fanciulla, figlio/adella Volontà e nipote del Silenzio.Non sarà però nulla di definitivo, come ogni bambinoha bisogno di disciplina, amore e nutrimento per cre-scere ottimamente, così l'iniziato dovrà avere semprecura dello stato della sua concentrazione, quand'an-che riuscisse ad ottenere grandi risultati dovrà ricor-darsi che questa forza è viva e che quindi può indebo-lirsi e addirittura morire, per questo dovrà protegger-la, accudirla, vestirla ed insegnarle a pregare per poterricevere (progressivamente) gli alimenti superiori,luminosi ed incorruttibili con i quali nutrirsi e cresce-re allo stato dell'arte.

MORGON I:::I:::

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La Paura

AKASHA I:::I:::

La Paura è solo il nostro nemico o anche il nostro

aiutante? Cosa fa la paura nella nostra interiorità, masoprattutto in che modo modifica il nostro agire e ilnostro percepire?Il coraggioso non è coraggioso per assenza di paura,ma perché sa dominare e superare la paura. Ogni eroeha dovuto affrontare delle paure che nei vari raccontiavevano dei volti diversi. Anche i film d’orrore nonfanno altro che giocare con questo fattore, e nemostrano le mille sfaccettature. Ad esempio, la recen-te uscita del Film di Stephen King “IT”, mostra comeil nostro animo sia impegnato con questo lato oscurodelle proprie esperienze. La “cosa” di “IT” rappresen-ta le paure dei singoli individui che incontra, cam-biando la propria forma e divorandoli. Solo col supe-rare delle paure, questo essere si fa sconfiggere.Chiunque abbia dovuto affrontare una sua personalepaura esterna, sa che l’intelletto in quel determinatomomento si spegne; spesso non si reagisce più pen-sando razionalmente con una coerenza logica, siviene divorati dalla paura che si è scatenata in quelmomento. Il senso etimologico della parola pauraderiva dalla radice indoeuropea “Pat- percuotere”;indica la scossa, il tremito che infonde terrore. Il cer-vello è percorso dal terrore. L’unica via che si cerca,è quella d’uscita da quella situazione.Fin quando si tratta di paure esterne a noi, la tematicaè razionalmente abbastanza facile da afferrare. Cisono paure soggettive come quella del buio, o di unanimale come il ragno, mentre esistono paure più“oggettive”, come l’avere paura di essere derubata, secoinvolta in una rapina, o di essere vittima di un inci-dente stradale, se in una situazione di traffico partico-larmente stressante. Nel secondo caso la sensazionedi pericolo o terrore è un senso di allarme che nelmondo materiale aiuta a salvaguardare la propriaincolumità. Il nostro corpo è stato attrezzatocon strumenti che aiutano in questo compito,

non sempre con successo, ma imparando adascoltare il proprio fisico, sia interiore, cheesteriore, questo compito di salvaguardarsi si

mette in pratica con sempre maggiore successo.Cosa succede però quando si è di fronte a delle paureinterne, non ben identificabili? E’ in questi casi chenon è più così palese per noi comprendere, in primische si tratta di una paura, e poi se stiamo cambiandoatteggiamento mentale senza accorgercene. Tuttosuccede nella propria interiorità e non si ha un sema-foro rosso esteriore che ci indichi che sta succedendoveramente qualcosa. In quei momenti per il nostrosviluppo di percezione cosciente si creano i blocchipiù duri da lavoraci poi sopra con il metodo delleindagini interiori, strutturate.Cosa sono queste paure interiori? Forse sono attinentialla preoccupazione di non essere amata, quella diperdere il potere, di essere inferiore ecc. Cosa si è dis-posti a fare per non dover affrontare queste ansie?Magari, dire il falso, ingannare, tradire, nel peggiordei casi. Ma anche aspetti che non appaiono subitonegativi sono corazze che nascondono paure comeper esempio la timidezza che può essere un modo pernon dover affrontare le proprie paure, nello stessomodo che lo è l’arroganza. Una persona che cerca diessere forzatamente e innaturalmente gentile contutti, per paura di non essere amata, sta sfuggendonello stesso modo che utilizza il misantropo che sinasconde dietro la rabbia per paura dal contatto conl’esterno.Si è consci di questi meccanismi? Il proprio agireaffettuoso è empatico, sincero e reale, o nasconde unafobia non riconosciuta?Ci si crea delle corazze, e per lo più non ci si rendeconto di averle indossate. Poi, per mancanza di con-sapevolezza, queste non si fanno così facilmentetogliere. Nella mistica ebraica il concetto di corazzasi trova nel termine di Qelippot, o gusci demoniaci.Questi gusci allontanano l’anima spirituale sempre dipiù dal Divino. Le paure possono essere uno dei mec-canismi con i quali ci si crea dei gusci. Più si creano delle Qelippot nella propria interiorità,più è difficile per l’individuo risalire in alto, tornare a

casa. Iniziare quel lavoro finalizzato ad

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accedere al mondo superiore ipotizzato, adesempio, dalle sue Sephirot così come illu-strate dall’albero kabbalistico, diventa sem-pre meno possibile e comunque più difficile. Laconoscenza di sé stessi, l’analisi della propria interio-rità e dei personali modi di agire sono l’unica possi-bilità per prendere coscienza di questi strati e pertogliergli con un lavoro costante e perseverante.Affrontare il proprio essere e rendersi conto quale siala vera ragione di certe paure e azioni, può creare unacorazza ancora più dura, perché la vergogna è talmen-te forte che diventa inaffrontabile, oppure la stessavergogna può portare al superare ed al trasformarequel nostro lato oscuro, affrontandolo con coraggio.La meditazione contro la paura vede il seguente “inci-pit”: “Neppure il presentimento di una catastrofedeve turbare il Saggio quando il dovere lo chiama,perché Giustizia e Misericordia stanno nelle mani diDio. Chi potrà turbarci se il Maestro cammina connoi?”Nel Vecchio testamento si vede che i profeti quandovengono chiamati dal Signore non sempre esaltano digioia e corrono incontro al loro destino. Rimangono avolte sbigottiti e non sono d’accordo inizialmente. Lastoria di Giona per esempio ci fa chiaramente vedereche era preso dalla paura quando gli venne ordinato diandare a predicare e Ninive. Lui invece di andaredove dovrebbe, va nella direzione opposta, a Tarsis,rischiando con questo suo atteggiamento la morte deimarinai con i quali viaggiava in mare. Naturalmentenon ha senso fuggire dal volere Divino, e lui si ritrovanella pancia di un grande pesce per un periodo ditempo. Questo stato di chiusura nell’oscurità dellapancia del pesce è molto simbolico per un percorsoiniziatico, che può indicare quella fase di Nigredo chesi deve attraversare per poter progredire e avanzarenel proprio percorso, verso l’albedo e verso la fasefinale della Rubedo. Dopo questa fase nella panciadel pesce, Giona va e fa esattamente quello che gli èstato chiesto.Anche Mosè non saltò subito dalla gioia di fronte allarichiesta di guidare fuori dall’Egitto un popolo che luistesso ancora non considerava il suo popolo. I perso-naggi nella Bibbia ai quali venivano affidati

dei compiti, non si percepivano, considerava-no immediatamente adatti, ma nonostante,tutto il Divino sapeva che in loro c’erano

tutte le capacità necessarie per adempiere al dovuto.Così anche nel proprio piccolo, quando ci si vede difronte a compiti apparentemente enormi, bisognaprendere in considerazione che se la Provvidenza ciha messo di fronte a essi, si deve avere anche la fidu-cia, che, nonostante i propri timori, gli ostacoli sonosuperabili e che si hanno le potenzialità per attuareciò che viene richiesto.Con l’aiuto di alcune parole ebraiche e alcuni passag-gi del Vecchio e Nuovo Testamento, ho tentato dicomprendere meglio il concetto di paura e cosa pos-sono implicare per un percorso di reintegrazione conil Divino.La prima parola osservata è Magor ,spavento מגורpaura, che ha la sua radice in Gur גור che vuole dire:avere paura. Un’altra radice di questa parola ha ilsignificato di trasferimento da un luogo in un altrocon tutte le sue varie tappe, quindi dal partire, poi ilviaggio, fino alla dimora nel nuovo luogo. Un'altrosignificato di Magor è pellegrinaggio, dimora (inluogo straniero). La vicinanza di queste due parolepuò indicare come la paura ci devia dalla via, ci fapellegrinare in terre estranee in cui siamo obbligatialla fine di dimorarci; ciò potrebbe suggerire la situa-zione in cui uno abbia perso la via che conduce versol’Altissimo, e che quindi debba dimorare lontano dalDivino. Potremmo prendere in considerazione anchela storia di Kaino, che ha ucciso il fratello forse perinvidia. Quanto è accaduto potrebbe essere vistocome una conseguenza della paura della perditadell’amore Divino, ed a causa di questa paura si èrivoltato contro il fratello. Dopo l’uccisione lui deveperegrinare nelle terre lontane, senza possibilità ditornare. Così anche le nostre paure interiori ci fannoalla fine peregrinare in terre lontane dalla Luce.Una parola che ha le prime due lettere in comune conMagor, è Megillah מגלה che vuol dire rotolo. La Torahè trasmessa in rotoli, la parola divina si svela in essi,per chi vuole e può vedere. Infatti la radice di questaparola Galah -vuol dire scoprire, svelare, manife גלה

stare. Contiene però anche un collegamento

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con la radice precedente Magor, perché vuoldire anche, denudarsi, mostrarsi, scoprirsi,che probabilmente è una delle paure più gran-di che ha l’essere umano. Sembra che uno dei sognisgradevoli più diffusi sia proprio quello di trovarsinudi, indifesi, davanti a un gruppo, come per esempioa scuola davanti alla classe. Per gli insegnamenti,secondo determinati punti di vista, dovremmomostrarci come siamo realmente. Ma questo denudar-si implica anche il fatto di doversi vedere con tutti ipropri difetti, e in questo caso le proprie paure e leloro conseguenze in noi sorgono automaticamente. Amaggior ragione, la vergogna che si prova di fronte atale contesto è una delle paure che come guscio forseinizialmente è quello più difficile da affrontare.Il valore numerico delle due parole Magor e Megillahritrova alla fine un denominatore numerico comune.Magor 249 sommatoria aritmosofica 15 e poi 6, men-tre Megillah 78 porta a sua volta a 15 ed a 6. La sestalettera dell’alfabeto ebraico è la Vaw che potrebbe וindicare il collegamento tra l’alto e il basso, tra ilCielo e la Terra, a causa della sua forma che è unalinea verticale. Mentre una parola come Magor ci puòsuggerire una direzione verso il basso, l’altraMegillah ci può indicare la strada verso l’alto. Lascelta personale viene presa unicamente dal singoloindividuo; nascondersi dietro la propria paura e vaga-re lontano dal Divino, oppure denudarsi e mostrarsicome quello che si è, aspirando al ritorno in alto. Unpotente aiuto ci è stato donato; infatti, studiando laMegillah, molto si svela al cuore che è pronto perascoltare.E’ poi interessante notare che nei Tarocchi l’arcanonumero 15 è collegato alla raffigurazione del diavolo.Anche tramite quella iconografia possiamo vederecome l’essere dominato dalle paure e dalla passiona-lità risulti legato irrimediabilmente al piano terreno,mentre la presa di coscienza e la conoscenza di ciòche caratterizza il lato oscuro e la nostra materialitàpuò aiutarci nel tentativo di ritorno verso l’alto, spo-gliandoci dalle corazze costruite. Lo spogliarsi puòavvenire attraverso la conoscenza, che nellaKabbalah troviamo nella quasi Sephirah Daath ,דעתche ha proprio questo attributo. E’ solo attra-

verso la conoscenza che si arriva contempo-raneamente al livello dell’equilibrio amore-vole ed interattivo tra la comprensione

(Binah e alla sapienza intuitiva (Chokhmah (בינהper poi successivamente ritornare a Kether (חכמה כ תרla corona.La frase della Tavola di Smeraldo riguardante “ciòche è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è inalto è come ciò che è in basso”, applicata in questocaso, può anche indicare che per ritornare al nostrovero essere, bisogna studiare e passare attraverso laconoscenza di sé stessi per poi ritrovare la triade divi-na che è in noi.La simbologia collegata all’Arcano del diavolo puòcosì indicare le catene che in parte noi stessi ci creia-mo, essendo guidati dagli impulsi passionali che cicontrollano. D’altra parte, questo Arcano ci può indi-care come uscire da questo legame. Secondo il Wirth,la raffigurazione contempla un legame con unTriplice Pentagramma, dove il primo più piccolo èl’energia intelligente umana, il secondo rovesciatonero, l’azione magica più oscura, e proprio l’ultimo ilgrande pentagramma è di nuovo rivolto verso l’alto,raffigurante la potenza magica benefica, della quale sipuò disporre domando la bestia che è in sé. Questodominare la bestia, si può però solo fare prendendoconoscenza della sua esistenza, vedendola e affron-tandola. Proprio i lati oscuri possono essere le chiavidi svolta. Per esempio, il truffatore che attraverso lasua abilità di parlare, annebbia la mente delle sue vit-time, può con la stessa capacità, trasformata, lavorareper il bene, indirizzandosi verso l’alto, usando laparola per disperdere la confusione.E’ da considerare che il Satan della bibbia è sempre alservizio del Divino; vediamo nel libro di Giobbe, cheha potuto agire solo attraverso il consensodell’Altissimo. Giobbe riconobbe il Divino, il suovero volto, esclusivamente tramite le prove inflitte daSatan, in modo che alla fine esclamò nel capitolo 42:“5 Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i mieiocchi ti vedono.6 Perciò mi ricredo e ne provo penti-mento sopra polvere e cenere.”Nell’inizio del Bahir viene descritto come il Divino

non sia solo nella luce, ma riempia ogni

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cosa, sia la luce, che l’oscurità. Così cita ilSalmo 139, 12: “Perfino l’oscurità non èoscura per Te. La notte splende come il gior-no – luce e oscurità sono la stessa cosa.”Se Dio riempie ogni cosa, cosa significa per noi l’o-scurità in questo contesto? La parola ebraica peroscurità è Hkoshekh -che oltre all’oscurità e tene חשךbre, ha anche i significati di miseria, tristezza e igno-ranza. Soprattutto l’ignoranza può far capire dove sitrova il nostro limite. Quello che sembra oscuro, lo èperché si trova al di là della personale comprensione.Così anche il versetto 1,5 di Giovanni ha un signifi-cato aggiunto: “la luce splende nelle tenebre, ma letenebre non l’hanno accolta.” Se queste tenebre sonoanche dentro di noi, se siamo noi stessi quelli che nonhanno saputo accogliere la luce? Alla fine il più gran-de ostacolo tra l’individuo e la reintegrazione simostra essere lui stesso, con le tenebre e le corazzeche lui stesso ha creato. Soltanto subendo le prove diSatan, Giobbe è uscito dalla sua oscurità, dalla suaignoranza e ha riconosciuto Dio. Le prove le subisco-no tutti, in quanto si devono rettificare. La scelta poidi alzarsi o di legarsi al basso, ognuno la prende persé stesso attraverso le proprie azioni.Un’altra parola che aiuta a comprendere meglio degliaspetti della paura è: Pakhad paura, terrore. Se si פחדprendono le prime due lettere, si trova la parola Pakhche vuol dire rovina, trappola. Questa parola può פחindicare come le corazze, Qelippot, diventino lanostra trappola e di conseguenza la nostra rovina,essendo esclusi dalle sfere alte, lontano dal Divino.Mentre se inseriamo al centro di quella parola la Tavche è la prima lettera delle parole come preghiera ,תתשובה) pentimento, ritorno al Signore ,(Tefillah תפלה)Teshuva) e rettificazione (תיקון Tikun), troviamo laparola per ‘entrata’ Petakh פתח. Entrata in cosa eattraverso cosa? Attraverso cosa si può trovare già inquesta lettera Tav infilata in mezzo alla rovina, alla תtrappola. Si può dedurre che anche nelle situazionipiù disperate si ha un potente mezzo a disposizione,la preghiera. Anche se lontano dal Divino, in trappolanel mondo materiale, è sempre possibile tornare alDivino, attraverso il pentimento e la rettificazione delproprio essere.

La prima lettera della parola Petakh indicaanche la Bocca פה. Nella cultura ebraica latrasmissione orale è altrettanto importante

quanto quella scritta. Tante cose vengono trasmessesolo oralmente e non si trova tutto scritto. Ma qui siriferisce solo alla bocca che non è ancora la parola;alla bocca sono legati vari aspetti, cominciando dalrespiro senza la quale cesseremo di vivere. Così sonoanche legati il suono e il canto. La Torah originaria-mente non veniva letta, ma cantata. E si sa che ilcanto sacro ha avuto sempre un alto valore in tutte leculture. Le scritture in ebraico, si chiamano Mikrache potrebbe voler dire ciò che viene letto. Non מקראsi è scelto di chiamarle ciò che è scritto, perché biso-gna pronunciare, dare voce alle parole, altrimenti sirischia che non prendano vita. Così come la vita delnostro corpo è legata al respiro, così anche la scritturaha bisogno del respiro per prendere vita negli orecchialtrui, e arrivare fino al cuore. Nel Deuteronomio30,14 vediamo questo collegamento al Divino.Quando Mosè dà i comandamenti al suo popolo, dice:“11 Questo comando che oggi ti ordino non è troppoalto per te, né troppo lontano da te. (...) 14 Anzi, que-sta parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e neltuo cuore, perché tu la metta in pratica. L’importanzasta nel collegare cuore e bocca, e in questo modo siritrova il collegamento di pensiero, parola e azione,con l’essenziale collegamento col cuore. “Perché tula metta in pratica!” Sono le azioni che dimostrano lenostre scelte e quelle che determinano la nostra tra-sformazione e rettificazione.Tornando alla parola iniziale di terrore Pakhad,vediamo come si può andare da uno stato cieco e lon-tano dal Divino per avvicinarsi di nuovo alla fonteperduta, partendo dal centro il cuore. Le tre paroleindicate con la Tav, sono una preziosa indicazione, dicui il pentimento e la rettificazione ci fanno ricordarela parola Galah הלג di prima che si trova dentro laMegillah הלגמ. Il mostrarsi, denudarsi avviene daentrambe le direzioni, più ci si mostra e ci si denudadavanti al Signore, più il Divino si rivela anche a noi.Ma la ricerca e volontà deve venire dalla personastessa che si rivolge verso il proprio centro.

Una peculiare similitudine si trova tra le

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due parole paura e terra. La parola Aratz ערצ(terrore), ha le ultime due lettere in comunecon Eretz ed entrambe hanno ,(terra) ארצcome prima lettera una lettera muta che da sola nonha un proprio suono. Perché la terra e la paura sonocosì simili? La terra deve fare paura? Nel Salmo 10,18 è scritto: “Perché sia fatto giustizia all’orfano eall’oppresso, e non incuta più terrore l’uomo fatto diterra.” In questo salmo la parola per terrore è proprioL’uomo fatto di terra non incute .ארצ e la terra ,ערצpiù timore. Questo uomo di terra può essere vistocome contrapposizione all’uomo spirituale che si èavvicinato al Divino e che non gode più della soffe-renza altrui. Ma l’ultima parte del Salmo potrebbeessere tradotta anche nel seguente modo: non incutepiù terrore la terra all’uomo, nel senso che l’uomonon deve più avere paura dalla terra. Ma perché l’uo-mo dovrebbe avere paura dalla terra? Sembrerebbepiù sensata la prima traduzione, ovvero che non sideve aver paura dell’uomo della terra. Ma se si osser-va un altro versetto della bibbia anche la seconda tra-duzione potrebbe avere la sua ragione. In Isaia 55, 9dice: “I miei pensieri e i vostri, il mio modo di agiree il vostro, sono distanti tra loro come il cielo è lon-tano dalla terra.” La terra può fare paura, perchéindica la propria lontananza dal Divino. E’ quandoentri nel Divino, che il proprio essere si trasforma, sireintegra, si è nei cieli. La parola ebraica riguardantei cieli è Shamaim Nel Bahir, le sei Sephirot .שמיםsuperiori alla decima Sephirah Malkuth la) מלכותterra, il nostro mondo materiale), sono comprese inShamaim, e Shamaim è inferiore alla triade superiorecomposta da Binah, Chokhmah e Kether. Questadistinzione fa comprendere quanto può essere distan-te la decima Sephirah Malkut dalle successive sei, equanto lavoro interiore si deve intraprendere perallontanarsi dal basso e salire verso l’alto. In questocaso la terra può fare paura, perché se si è chiusi inessa, intrappolati nelle proprie Qelippot, la salitaverso il Shamaim è un compito molto arduo da intra-prendere per chi è troppo incastrato in Malkuth, laterra. Questa inadeguatezza ed eventuale incapacitàdi salire può anche portare alla negazione del Divino.In Isaia 55 questi uomini della terra si sono

allontanati dal Divino, né ci credono; godononel creare miseria e dolore, e continuano avivere nell'ignoranza relativa ai piani divini,

tutti aspetti compresi nella parola oscurità HkoshekhLa trasformazione comincia da dentro, come si .חשךvede nel versetto di Isaia; quello che è diverso sono ipensieri e i modi di agire, niente di esterno, tutto lega-to alla propria personalità. Salendo, anche essi si tra-sformano.Un altro aspetto della paura, è quello del cambiamen-to, di uno stato che conosciamo e nel quale ci si trovamagari a proprio agio, in sicurezza, ma al quale nonci si deve aggrappare, o di certe condizioni dalle qualinon si riesce ad uscire. Nella parola ebraica Morasi ,מור timore, se si prendono le prime tre lettere ,מוראtrova la radice per mutare, cambiare. La paura, iltimore sono strettamente legati al mutare. E’ da con-siderare che se ci chiudiamo nella paura per nondover cambiare, si ottiene solo il risultato che ciò checirconda il singolo muta lo stesso, e l’unico stagno ècostituito dalla persona rinchiusa nella paura, tornan-do al concetto di trappola. Cambiare, mutare implicaproprio affrontare certe paure e doverle superare. Ilcontrario però, ovvero rimanere fermi mentre il restocambia, sembra molto più inquietante che lavoraresulle proprie paure.Riprendo quello che dice la meditazione contro lapaura: neanche il presentimento di una catastrofedeve turbare il Saggio. Cosa potrebbe significare? IlSalmo 46,3 può chiarire la portata di questo presenti-mento che è legato in questo caso al mutare. La tra-duzione CEI lo riporta così: “Perciò non temiamo setrema la terra e se crollano i monti nel fondo delmare.” Mi permetto una traduzione più vicina alsenso letterale dell’ebraico: Perciò non temeremo nelmutarsi della terra e nel muoversi dei monti nel cuoredei mari.Nel Bahir troviamo che il mare Jam ים indica laTorah, che nel senso Kabbalistico, si riferisce all’in-tero progetto spirituale della creazione. Per chiarireperché questa indicazione può avere un impatto forteed un legame con il concetto di mutare della paura, ènecessario indagare su come è vista la Torah nel

mondo ebraico. In vari studi kabbalistici la

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Torah è diversa, secondo il mondo nel qualesi trova. In quelli di Atsiluth il mondo noncreato, Dio e la Torah sembrerebbero identifi-carsi. La Torah lì è composta di lettere divine, chesono la configurazione della luce divina. Nel corsodella progressiva materializzazione le lettere si com-binano in modi diversi. Successivamente formanoprima nomi divini e poi i suoi attributi e predicati.Solo dopo quello che conosciamo come il peccatooriginario la Torah ottiene la sua forma materiale incorrispondenza a questo peccato. Il rabbino EliyahuKohen Ittamari di Smirne (nato nel 1729) descrive lasua versione in questo modo: “Infatti davanti a luic’era una serie di lettere che non erano congiunte inparole, come accade ora, poiché la disposizione verae propria delle parole doveva avvenire secondo ilmondo e la maniera in cui si sarebbe comportatoquesto mondo inferiore. A causa del peccato diAdamo, Dio ordinò le lettere così da formare davantia sé parole che descrivono la morte e altri oggetti ter-reni. Ma senza il peccato non ci sarebbe neanchestata la morte. Le stesse lettere sarebbero state con-giunte in modo da formare parole che avrebbero nar-rato un’altra storia. E quindi il rotolo della Torahnon contiene nessuna vocale, nessuna interpunzionee nessun accento, per ricordare che la Torah origina-riamente formava un mucchio di lettere non ordina-te.”“Ma l’intento originario di Dio relativamente allaTorah diventerà evidente quando verrà il Messia, cheinghiottirà per sempre la morte, cosicché non ci saràpiù nessuna possibilità di usare quelle cose dellaTorah che hanno a che fare con la morte, l’impuritàe simili. Infatti allora Dio eliminerà la presente com-binazione di lettere che è formata dalle parole dellanostra Torah attuale, e metterà assieme le lettere cosìda formare altre parole, che a loro volta formerannonuove frasi che parleranno di altre parole.” [dallibro: “La Kabbalah e il suo simbolismo” GershomSholem].Se adesso con questa prospettiva si guarda di nuovoil Salmo 46, 3, si comprende meglio l’impatto chepuò avere questo Salmo. La terra Eretz che muta tor-nando nel cuore della Torah. Non si deve tre-

mare neanche di fronte all’idea che l’interomondo, così come lo si conosce, stia permutare. Nel mondo profano spesso si ha già

paura dei piccoli cambiamenti, si soccombe a unasituazione penosa piuttosto che rischiare di dovermodificare lo stile di vita, o il proprio modo di pensa-re. Mentre l’estensione è molto più immensa, la fidu-cia nel Divino e nella Provvidenza deve arrivare a talpunto di non temere neanche la trasformazione totale.E’ da prendere in considerazione che questa trasfor-mazione della terra è anche dentro di noi, la nostrapersonalità. Per tornare al Divino, si deve superareproprio la prima Sephirah Malkuth; già in questostato comincia il mutare della personalità e del pro-prio mondo.Certo la paura è un indicatore che non è da sottovalu-tare, ancora siamo circondati da oscurità dentro èfuori di noi. Non sappiamo nulla o quasi e bisognaancora imparare per conoscere, così la saggezza intui-tiva Chokhma sull’albero kabbalistico, in un percorsoinverso di risalita, viene dopo la conoscenza Daath,la comprensione Binah, e non prima, ed è più vicinaa Kether. La paura può essere una nostra alleata, unsegnale d’allarme, un’indicazione a cosa fare atten-zione, o dove si deve lavorare; non deve però diven-tare l’ostacolo insuperabile, dietro la quale ci sinasconde per proteggere la cupidigia delle nostre pas-sioni.Il comando, i comandamenti ed i precetti divini si tro-vano, come descritto nel Deuteronomio, nel propriocuore e nella propria bocca. In questi c’è questoSaggio di cui parla la meditazione iniziale. Il maestrocammina accanto a noi, perché è stato trovato dentrodi noi.In Isaia 12,2 troviamo la parola di terrore Pakhad פחדche ci indica la porta che si attraversa, se non si pren-de la via giusta. Così ritrovando dentro di noi il mae-stro, le seguenti parole possono risuonare ancora piùforte: “Ecco, Dio è la mia salvezza; io avròfiducia, non avrò timore, perché mia forza emio canto è il Signore; egli è stato la mia sal-vezza.”

AKASHA I:::I:::

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Segno, contatto, parola,

numero: Il Numero Quattro

importanza in ambito

Martinista.

OBEN I:::I:::

Il Martinista è essenzialmente chiamato ad agire e

ad apprendere dall’azione più che dai libri, ma perpotere meglio decodificare ciò che sta facendo ed irelativi effetti prodotti dall’azione rituale nei varipiani, gli vengono suggerite dai Vademecum diversematerie di studio ed approfondimento di possibileausilio nel percorso; tra queste vi è l’Alchimia. Ho notato che tra le varie discipline di studio, collate-rali al nostro metodo, l’Alchimia ribadisce (al pari dialtre scienze in cui ci si accorge approfondendole chegli archetipi degli insegnamenti al di là delle diverseterminologie convergono spesso) che “Uno” è l’unitàdalla quale provengono tutte le cose. Quattro sembre-rebbero gli elementi di cui si compone tutta la mate-ria, Tre è Sale, Zolfo e Mercurio, Due è Rebis , ilvolatile e il fissato, Uno è la Pietra, il sale cubico, ocomunque ciò che è il frutto dei processi in tutte leopere Ermetiche. Da saggi mistici molto antecedenti a Pitagora, il quat-tro era considerato con grande importanza tra i nume-ri divini e fu definito come il quaternario. Appareemblematico il sacro nome indicato dalla misticaebraica Yod-He-Va-He (valore 26=per successivariduzione aritmosofica 2+6=8, ossia 4+4). Quattropotrebbe essere visto come il principio della creazio-ne che si manifesta sul piano materiale con iquattro elementi (fuoco, aria, acqua e terra)dai quali furono create tutte le cose. Sui pianisuperiori questi elementi sono generalmentericonosciuti come forze spirituali. Secondo

diverse tradizioni, sembrerebbe che quandoesse agiscono armoniosamente e all’unisono,una potente forza, sia spirituale, che materia-

le, si generi manifestandosi sui molteplici piani dellacreazione. Ovviamente quando un elemento prevari-casse l’altro e non vi fosse armonia, vi sarebbe dis-funzione e disgregazione. Possiamo osservare che quattro lettere compongono,nella traslitterazione in italiano, il nome sacro e/ol’indicazione generica di varie divinità immaginateed adorate in diversi tempi e località dalla razzaumana. Ad esempio: Isis, Ptah, Apis – Egizi; Assur eNebo–Assiri; Deus –Latini; Odin- Scandinavi; Dieu -Francesi; Gott –Tedeschi; Atma –Indu’; Zeus- Grecied in ebraico abbiamo appunto il tetragrammaton dicui accennato sopra. Alcuni gnostici sostengono cheil triangolo, o il tre è Dio, e che uno è l’uomo e che il4 è il Dio nell’uomo. C’e’ chi ritiene che la frequenza del quattro riverbe-rante nell’indagine interiore, possa agevolare unatransizione della coscienza ad un tasso vibratorio cre-scente ed ascendente e portarci un po’ più in alto,rispetto alla qualità spirituale del punto di partenza.Quattro è generalmente considerato il numero dellaporta dell’iniziazione e ben si adatta anche ai lavoridell’Associato Martinista che dopo l’auspicabilesuperamento della personale esperienza di “nigredo”a tale nuova porta deve arrivare se vuole aspirare adentrare come Iniziato nella sezione esotericadell’Ordine. Se tutto viene fatto e vissuto come dovu-to, la conoscenza e comprensione da tridimensionalesi può anche estendere, magari in forma intuitiva, airegni della quarta dimensione e da qui è possibileosservare, osservarsi e rettificare ciò che ci imprigio-na. Secondo la mia esperienza credo sia assai improbabi-le che si possa effettivamente comprendere prima del-l’iniziazione e di un corretto incedere verso la Luce,

lo stato di decadenza in cui verte l’umanità(quindi noi tutti compresi).Ritengo tuttavia che il Martinista possaavere la possibilità, durante il camminocorretto sul percorso delineato dal nostro

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V.O. di trovarsi a percepire, almeno un poco,cosa effettivamente comporti l’essere decadu-ti dalla condizione originaria e a riflettere sulcaos e dolore causati (in ogni ambito) dalle creazionimentali dell’umanità decaduta. Forse, questi, potrebbe anche arrivare a comprenderele ragioni di chi ritiene che se non si vuole distruggerel’armonia del creato, l’uomo decaduto non possaessere lasciato libero di conoscere più di tanto, némesso in condizione di uscire dalla prigione materialein cui è confinato per i danni che potrebbe arrecare (asé stesso ed agli altri) nel suo tentativo di risalita(sembrerebbe che oltre all’ambito dei livelli spiritua-li, vi siano anche Ordini Umani con tali scopi di guar-diani). Anche Cristo, del resto, ha parlato per parabole poi-ché chi possa intendere intenda e chi non possa inten-dere non intenda e non possa essere salvato. Per quanto ho potuto osservare anche su me stessa, unprofano (ma non solo) non comprende quasi mai cor-rettamente ciò che un iniziato “vero” dice; se capiscequalcosa generalmente lo comprende male e l’even-tuale insegnamento mal acquisito, anziché contribui-re a rialzarlo, generalmente lo fa sprofondare ancorapiù in basso. Del resto sino a che non ci si è spiritualmente rigene-rati credo che non si possa, in ogni ambito, essere cheprigionieri e servi, anche delle nostre passioni. Inquesto senso si esprime anche Paolo (Galati 4:1-7) :- “ora dico che per tutto il tempo che l’erede è mino-renne non è affatto differente dal servo, benché siasignore in tutto, egli è trattenuto in schiavitù tra glielementi del mondo per mezzo della legge, sotto tuto-ri e amministratori” .A questo punto mi viene da pensare che se detti tutorie amministratori fossero o divenissero un po’ tropporigidi e giustizialisti e non amassero l’uomo, non locomprendessero e sopratutto non gradissero che egliriprendesse il suo posto gerarchico, o peggioancora fossero dei prevaricatori, qualipotrebbero essere le reali possibilità di riusci-ta per gli uomini che hanno bisogno di com-prendere la verità per avvicinarsi a Dio, per

amarlo e per compiere la sua volontà? Credoche in primo luogo occorra pregare e chiede-re sempre aiuto a Dio. Ad ogni modo, ritengo

anche, che se l’uomo non si attiva interiormente e nonsi dà personalmente da fare nel suo operare quotidia-no, magari aiutato anche dai suggerimenti insiti inpercorsi come quello del V.O. Martinista, ha benpoche probabilità (se non nessuna) di divenire “mag-giorenne”. Quindi, mentre le porte della risalita spirituale poten-zialmente rimangono aperte, il pregare costantementeil padre (come indicatoci anche da L.C. De SaintMartin nei suoi scritti e con il suo esempio) e il pre-pararsi in modo idoneo per riuscirci, rimane esclusi-vamente a carico di chi vuole varcarle. Anche perquesto noi Martinisti nell’invocare il sorgere del soleche venga a dissipare le notturne ombre e a fare appa-rire la verità ci chiediamo: perché la verità nondovrebbe essere svelata? Perché dovremmo noi rifiu-tarci di fare partecipare al suo influsso l’uomo deside-roso? e pur comprendendo l’esistenza delle motiva-zioni che potrebbero impedirlo, non le riteniamoinsormontabili per ostacolare il giusto desiderio diconoscenza dell’uomo che vuole “reintegrarsi” (ter-mine quest’ultimo usato dal filosofo incognito sopra-citato) ed avvicinarsi a Dio. Siamo comunque benconsapevoli che le regole “divine” esistono e chedevono essere rispettate (in tal senso emblematica è lacolonna della giustizia) prendendo reale possessodelle qualificazioni iniziatiche, cercando (a nostrorischio) la possibile reintegrazione, potremo arrivarenella nostra ricerca a transitare auspicabilmenteanche attraverso la colonna amorevole della “caritas”.Il percorso Martinista come ho scritto anche in altrecircostanze, non è affatto semplice e scontato per chidecide di intraprenderlo, ma nonostante siano passatidiversi anni dalla mia iniziazione a tutt’oggi, credoche valga comunque la pena intraprenderlo per chi

desidera cercare di conoscere la veritàattraverso azioni ed esperienze personali,individuali, per comprendere il senso dellapropria esistenza e della propria possibileevoluzione.

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L’aspetto positivo che controbilancia il doloreche si può provare nel percepire la propriaprigione ed il proprio stato di decadenza, stanel fatto che da qui può anche divampare il desideriodi conoscenza (desiderio in qualche misura sicura-mente già presente nell’associato Martinista , oltreche nel semplice postulante), ma che alla luce dellenuove conoscenze (anche di se) progressivamenteacquisite nel percorso credo possa essere finalizzatocorrettamente a volersi rialzare ed affrancare da unasiffatta condizione, possibilmente contribuendo edaiutando anche altri a tentarlo. Nel frattempo, ci si potrebbe accorgere che le illusio-ni effimere della dimensione puramente materialenon interessano più tanto e le relative emozioni pas-sionali (riconosciute e progressivamente comprese,tanto da abbassarne il potere di coinvolgimento) noncondizionano come in passato. Forse alcuni laureatiin medicina leggerebbero tale minore emotività con ilfatto che la corteccia anteriore del nostro cervelloriesce a ricevere prima e meglio, quindi a mediare leemozioni correlate all’attività istintuale della“Amigdala” (c.d. cervello rettiliano presente in ognu-no di noi) . Ossia da individui di Amigdala saremmoper tali medici divenuti individui di Corteccia.Sedare le emozioni per non esserne disturbati credosia molto importante e propedeutico a muoversi cor-rettamente a mezzo del mistero costituito da quellalettera SHIN così importante per i mistici e kabbalistie per le loro visioni della creazione. Si tratterebbe dipercorrere anche i sentieri del fuoco e della giustiziaper risalire (facendo il percorso inverso alla discesa)nel rispetto della legge. Legge che, come buoni avvo-cati di noi stessi e pubblici ministeri di chi ostacola ilprogetto divino, dobbiamo interiormente acquisire econoscere molto bene negli ambiti in cui possiamotrovarci progressivamente a muovere. L’Io superioreè generalmente in grado di unificare a sé tutte le forzein gioco espressioni della sua attività di espe-rienza nell’esistenza incarnata facendoappello alla dimensione interiore. Conosci te stesso e conoscerai l’Universo eDio (così recava un’iscrizione nel tempio di

Delfo). La meditazione e la contemplazione,unitamente al fare quotidiano, possono esse-re per il ricercatore, strumenti indispensabili

per varcare porte aperte verso il mondo sovraumanoche non è statico ma in continua evoluzione.L’evoluzione del resto è la legge della vita. L’unità èla legge di Dio. Il numero è la legge dell’universo, ilquattro la porta della sua comprensione.

OBEN I:::I:::

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La Triplice e

Quadruplice Costituzione

dell’uomo

MOSE’ S:::I:::I:::

A)- L’uomo secondo la Tradizione

La sua costituzione energetica viene indicata, per lopiù come triplice:- Fisica, dipendente dal corpo, dalla forza vitale, dallarazionalità e dalla facoltà di dominare la realtà circo-stante - Animica, connessa ai cinque sensi, ai sentimenti edalle emozioni, alla psiche, alla fantasia e all’immagi-nazione- Spirituale, collegata con l’intelletto, con la capacitàmentale di astrazione e di sintesi e con l’intuizioneOgnuna di queste tre dimensioni energetiche è, difatto, inseparabile dalle altre due … anche se, a volte,le modalità esistenziali di un individuo sembrano per-tinenti maggiormente al piano fisico o a quello animi-co o a quello spirituale, simbolicamente intesi. Una convergenza analogica su queste ipotesi, potrem-mo individuarla anche sulla via massonica. Infatti,anche ove previsti tre gradi simbolici “azzurri” illavoro muratorio si svolge sui tre livelli suddetti; inparticolare si focalizza e si realizza lo stato dicoscienza specifico del “piano fisico” nel I grado, lostato di coscienza particolare del “piano animico” nelII grado e lo stato di coscienza peculiare del “pianospirituale” nel III grado. Non si può passare da unpiano ad un altro se non attraversando il regno dell’o-scurità e della morte ... simbolica. Questa tri-unità formata di spirito, anima e corpo puòessere parzialmente interpretata e spiegata attraversol’esempio di una lampadina a incandescenza. La lam-padina rappresenta la totalità dell'uomo; al suo inter-no sono presenti: l’elettricità, la luce e il filo condut-tore.

Lo spirito è rappresentato dall'elettricità. •L'anima dalla luce e il corpo dal filo con-•duttore.

L'elettricità è la causa della luce, che a sua volta è•l'effetto dell'elettricità, mentre il filo conduttore èl'elemento materiale necessario sia per trasportarel'elettricità e sia per la manifestazione della luce.

L’unione di spirito e corpo produce l'anima, che èesclusiva dell'uomo; lo spirito agisce sull'anima e l'a-nima, a sua volta, si esprime mediante il corpo ilquale è in contatto con il mondo materiale di cui ciconsente di prendere coscienza. L'anima contiene l'intelligenza che coadiuva questostato della nostra esistenza, e include anche le emo-zioni che provengono dai sensi. L'anima partecipadell'Io dell'uomo e della sua personalità dispensando-ci, nelle varie occasioni, la coscienza di noi stessi. Lo spirito è quella parte che ci permette di percepireDio e di comunicare con Lui. Dio abita nello spirito, l'Io risiede nell'anima, i sensialbergano nel corpo. Attraverso lo spirito, l'uomo penetra nel mondo spiri-tuale e nello Spirito di Dio; per mezzo del corpo l'uo-mo si addentra nel mondo materiale, condizionandoloe restandone a sua volta influenzato. L'anima è lopsichismo, il mentale, la psiche dei Greci … Il corpoè proteso verso gli oggetti, l’anima verso i soggetti,cioè verso le persone. L’anima è legata al mondo spi-rituale mediante lo spirito e al mondo materialemediante il corpo. Lo spirito non può agire diretta-mente sul corpo: ha bisogno di un intermediario cheè l'anima, che funge da legame fra i due. Lo spirito può sottomettere il corpo per mezzo dell'a-nima, in modo che possa ubbidire a Dio; così pure ilcorpo, per mezzo dell'anima, può richiamare lo spiri-to all'amore per il mondo… l’anima consente l’in-gresso al mondo psichico e alle realtà intellegibili. Intellegibile vuol dire che si può leggere dall’internoe non solamente con i sensi esteriori; infatti, per vede-re un oggetto, abbiamo bisogno degli occhi e di uncorpo, mentre per vedere l’anima di un altro, cioè percomprendere il suo pensiero, le sue emozioni e i suoisentimenti, ci occorre avere un’anima ... infatti “Solo

il simile vede il simile” secondo un antico

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adagio neoplatonico. L'anima si trova fra Spirito e corpo e rendepossibile la comunicazione e la cooperazionefra i due. Il corpo è lo scudo esteriore dell'anima equesta è l'involucro esteriore dello spirito. Nell'anima si trovano la volontà, l'intelletto e le emo-zioni. In effetti l'anima è il cardine di tutto l'essereumano, perché in essa sorge la volontà umana e ciòci spiega il significato del libero arbitrio dell'uomoche ha la piena libertà e il potere di prendere le suedecisioni ed è quindi in grado di scegliere se abbrac-ciare la volontà dello spirito o, viceversa, se seguirele bramosie del corpo.

B) LA QUADRUPLICE COSTITUZIONE

L’esoterismo classico descrive l’uomo costituito daquattro corpi: fisico, eterico, astrale, causale.

Nella nota metaforadella carrozza (uti-lizzata anche in altripercorsi), la carroz-za rappresenta ilcorpo fisico e dasola non sa doveandare, poi c’è ilcavallo che raffigu-ra il corpo eterico eche fornisce l’ener-gia alla carrozza

consentendole il movimento, ma non sarà il cavallo apoter gestire il percorso e la direzione e la velocità,perché il cavallo seguirebbe soltanto i propri istinti e,magari, passando su un prato si fermerebbe a brucarel’erba ... c’è anche il cocchiere che allude al corpoastrale e che è colui che sa come gestire il cavallo e lacarrozza … ma ancora manca qualcosa ... solo ilviaggiatore, che simboleggia il corpo causale, sa dovevuole andare e comunica le giuste istruzioni al coc-chiere il quale dirige la carrozza e la guida verso lameta. I quattro livelli su menzionati, (fisico-eterico-astrale-causale), possono essere assimilati ai termini dellapsicologia: conscio, subconscio, inconscio e super-

conscio.È necessario cercare di tenere allineati questiquattro corpi, queste quattro strutture della

psiche, per dare la possibilità all’Anima di poter det-tare loro le regole di vita … con la finalità di purifi-care il karma fino a trasformarlo in Dharma, comedirebbe il Buddha. Infatti tutto ciò che accade in que-sta vita ha proprio questo scopo ben preciso … viverei desideri, i rancori, gli amori, le futilità, il senso delpossesso, l’ego ... riuscendo a controllarne la caricaemotiva e a dirigerne l’energia verso finalità etiche emorali …È necessario apprendere l’uso degli strumenti utiliper poter superare i propri limiti ed iniziare a fare laconoscenza di questi quattro corpi cercando di educa-re le varie strutture della psiche a interagire tra loro inmaniera armonica. Ciò già avviene automaticamente, in profondità,senza che noi possiamo accorgercene, bypassando lamente cosciente per sua natura limitante …Probabile struttura e verosimile funzionamento della

Psiche-Anima con una riflessione sull’immagineseguente …

- Corpo fisico

Il corpo fisico è l’elemento manifesto dell’uomo, lasostanza solida, il corpo; ciò che, quando gli viene amancare la forza vitale che rende viva la materia,muore e va in decomposizione. Esso si può assimila-re al Regno minerale;

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- Corpo eterico

È la forza vitale, l’energia costitutiva delcorpo fisico che custodisce attivi e in relazio-ne tra di essi, i vari elementi del corpo. Ogni organodell’organismo è dotato di un corrispondente “doppioeterico” che rimane invisibile, ma è in esso che flui-sce la vita, come avviene nel Regno vegetale.Tuttavia il corpo fisico pervaso solo dall’eterico èdestinato a vivere un’esistenza analoga a quella deivegetali, in totale incoscienza, senza sentimenti esenza percezioni sensoriali … come in quello statoumano di perdita totale della coscienza definito“appunto” stato vegetativo. Il corpo eterico sovrinten-de e governa i meccanismi automatici e gli istinti disopravvivenza, le trasmissioni genetiche, il tempera-mento individuale e istintuale. - Corpo astrale o Corpo Animico o Anima

Il corpo astrale rappresenta la terza parte costitutivadell’essere umano, quella che ci permette di divenirecoscienti di noi stessi e del mondo circostante. Il corpo astrale pervade, vivifica e rende coscienti icorpi eterico e fisico. Esso controlla e coordina leemozioni e le sensazioni ed ha capacità autonome diattivare una risposta in reazione all’arrivo di stimoliesterni e interni. L’astrale presiede all’alternarsi delritmo sonno- veglia e di incoscienza - coscienza.In stato di veglia il corpo astrale resta congiunto agli

altri corpi, mentre durante il sonno, si stacca daglialtri due ed effettua suoi “viaggi/spostamenti” e lacoscienza lo accompagna nel mondo inconscio esoprasensibile. Vengono così azionate due tipi diattenzione, una della veglia che è diretta al mondomanifesto e l’altra dello stato di sogno che è orientataal mondo non manifesto. Il corpo astrale può esserechiamato anche corpo animico in quanto è la sededell’Anima. All’anima vengono attribuite tre tipi diattività, la conoscenza sensibile che comprende lacapacità di fissare in immagini le percezioni fisiche;la comprensione razionale e affettiva di quanto perce-pito e la coscienza della propria esistenza ed essenza,quasi detenesse un centro istintivo, uno affettivo-razionale e uno del pensiero cosciente; il primo centrocollaborerebbe con il fisico, il secondo con l’eterico eil terzo con l’astrale.

- Corpo causale o divino o Sé o Spirito

Infine c’è la quarta componente che è capacedi illuminare le funzioni superiori dell’Ani-

ma e che è rappresentata dall’Io o corpo causale, do-ve risiede la coscienza della propria esistenza insiemealla consapevolezza e alla memoria di sé, alla volon-tà, alla scintilla divina o spirituale, nonché alla cono-scenza universale e alla saggezza e alla possibilità dipoter accedere volontariamente all’inconscio. L’elemento è il Sé, che è la parte spirituale durevoledell’essere umano, mentre l’ego rappresenta solo una“proiezione virtuale del personale senso di importan-za”. Si chiama corpo causale perché da esso sorgonole forze della volontà e le energie causative. Riuscirea prendere coscienza del proprio Sé è massimamenteimportante perché ci permette di operare scelte con-sapevoli in tutto ciò che accade nel nostro piccolocosmo individuale. Su questo piano il “tempo” perdesignificato. In sintesi

Il Corpo con i suoi 5 sensi ci collega al mondo fisi-co, alla realtà sensibile, quantificabile e misurabile: èil mondo soggetto al tempo, allo spazio e al determi-nismo … la sua funzione principale è quella di aper-tura verso la realtà esterna e di fornire e captare sen-sazioni, ma consente pure di intervenire sul mondosensibile. L’anima dà accesso al mondo psichico e alle realtàintelligibili; mentre il corpo è rivolto agli oggetti, l’a-nima si cura dei soggetti e, contrariamente al corpo,non è strettamente dipendente dal tempo e dallo spa-zio; essa ricorda il passato, anticipa l’indomani,immagina e, attraverso il linguaggio, parlato o no,riesce ad agire sulle anime e sulle persone; la scienzapsicologica ci rappresenta l’anima come un sistemadi centri psichici e di facoltà: abbiamo le facoltàcognitive, affettive, istintive … Freud ha descritto unSé, un Io e un Super- io.Il mio rapporto col corpo, essendo questo materialeed io non essendolo, è prima di tutto un rapporto d’e-steriorità ... non un rapporto d’essere ma di avere …infatti si dice: “Ho un corpo”, nessuno dice “sono uncorpo”. Al contrario il rapporto che io ho con l’anima

è un rapporto d’interiorità e d’identità.

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Io sono la mia anima, i miei pensieri, i mieiricordi, la mia intelligenza, la volontà ...Pertanto io sono una realtà biopsichica, unarealtà a due dimensioni, fisica e psichica.il corpo e l’anima sono irriducibili l’uno all’altro e

formano una totalità perfettamente indivisibile …essi sono indispensabili l’uno all’altro. L’anima dà la vita al corpo: lo anima.Lo spirito

L’antropologia ternaria, tripartita o spirituale, sioppone radicalmente a quella duale. l’uomo non silimita alla sua individualità fatta solo di corpo eanima. La scoperta nell’uomo di un terzo livello di realtà,quello dello spirito, fa sì che l’uomo totale non sia piùriducibile alla sua persona biopsichica, costruita sottola pressione dei geni e della società, così come l’atto-re antico non è la sua maschera ... ma cos’è lo spirito? Il grande filosofo indiano Shankara diceva che lo spi-rito è “ciò dinanzi al quale le parole indietreggiano”. Ora, tutti in sostanza dicono dello spirito due cose: “Il corpo è il luogo dell’anima e questa è il luogodello spirito”… “anima e corpo non sono divisibilialla stessa maniera di spirito e anima”… tuttavia essi sono due ordini di realtà perfettamentedistinti. Lo spirito non è una parte dell’anima allostesso modo in cui l’anima non è parte del corpo ...così come le idee non fanno parte della massa cere-brale … lo spirito differisce dal mentale cosìcome il mentale differisce dal corpo … e la

differenza, come sosteneva Pascal, è “ infi-nitamente più infinita” di quanto si possaimmaginare.

Lo spirito è nell’uomo ciò che non si può definire,essendo proprio partecipazione dell’infinito. Il suo rapporto con l’anima è paragonabile a quello dell’anima con il corpo e il suo modo di manifestarsiè l’amore.

MOSE’ S:::I:::I:::

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“Finalmente arriva il rema-

ke di Apocalypse Now!”Un annunzio dalla “Fatima Productions”

e dal Patriarcato di MoscaUn primo commento: “Sicuramente non ci pia-

cerà come l’originale”

MENKAURA S:::I:::I:::

L’annunzio di Kirill:

“Il patriarca Kirill ha detto nei giorni scorsi in undiscorso pubblico che i segni del Libro dell’Apoca-lisse sono ormai evidenti. Ha anche chiesto ai politi-ci, agli artisti, agli scienziati e ai comuni cittadini diunirsi, per fermare il movimento verso l’abisso:“Stiamo entrando in un periodo critico nello sviluppodella civiltà umana”.Sono parole straordinariamente chiare e dure, certa-mente non usuali sulla bocca della più alta

autorità della Chiesa Ortodossa russa. “Tutti coloroche amano la Patria devono essere insieme perchéstiamo entrando in un periodo critico nella storiadella civiltà umana. Questo può già essere visto aocchio nudo. Bisogna essere ciechi per non notarel’avvicinarsi di momenti che ispirano timore nellastoria, ciò di cui l’apostolo ed evangelista Giovanniparlava nel Libro dell’Apocalisse”.Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha aggiuntoche il momento preciso della fine dei tempi dipendedalle azioni di ciascuno. Ha chiesto al popolo dicapire la responsabilità delle persone per ciò cheriguarda la Russia e l’intera umanità, e di bloccare“il movimento verso l’abisso della fine della storia”.Ha poi sottolineato che molti rappresentanti dell’in-telligentsia della Russia moderna stanno ripetendogli errori commessi dai loro predecessori, che porta-rono il Paese nei rovinosi eventi rivoluzionari del XXsecolo. “Oggi è il momento sbagliato per far oscilla-re la barca delle passioni umane, perché ci sono giàtroppe influenze negative sulla vita spirituale dellepersone”, ha detto Kirill. Il Patriarca ha celebratouna messa nella cattedrale di Mosca, la chiesa del

San Salvatore. Subito dopo il Sinodo della

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(“La vacca sacra” di tale Tom Herck, allestita nella chiesa – ancora consacrata – di Kuttekoven a Looz, in Belgio, nella pienaconsapevolezza del vescovo di Hasselt, mons. Patrick Hoogmartens (la Chiesa belga è molto in auge sotto l’attuale regime)che l’aveva autorizzata e che, poi, travolto dalle proteste di centinaia di cittadini che hanno occupato la chiesa muniti di cartellied armati di corone del rosario, ha diffuso un debole comunicato di disapprovazione della profanazione.)

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Chiesa Ortodossa ha offerto al Patriarca unacopia del copricapo cerimoniale indossatodal patriarca Tikhon, l’uomo che fu eletto aquella carica esattamente un secolo fa.”(Marco Tosatti, La Nuova Bussola Quotidiana 23novembre 2017 http://www.lanuovabq.it/it/il-patriarca-ortodosso-vede-i-segni-dellapocalisse).Per chi non ne fosse a conoscenza, Marco Tosatti rap-presenta uno dei vaticanisti più illustri d’Italia e delmondo. Infatti, oltre alla sua collaborazione ultraven-tennale con il quotidiano “La Stampa”, il suo blogStilum Curiae (tradotto anche in spagnolo ed inglese),che vi invito senz’altro a frequentare assiduamente,viene letto anche all’estero, in quanto rappresenta una voce autorevole nella ricerca di un senso, nella tem-pesta perfetta nella quale naviga la Chiesa di oggi.Ovviamente la notizia dell’intervento del PatriarcaKirill è stata ignorata, o quasi, da tutti i media di regi-me (cioè quasi tutti), anche a livello internazionale,con pochissime eccezioni quale quella rappresentatadal Daily Mail, pubblicazione non certo autorevole edadusa al sensazionalismo ed al gossip più sfrenato. Inaltre parole, l’intervento del Daily Mail risulta piùdannoso che positivo.Ma perché poi, il Corrierone, La Stampa, Repubblica,i vari TG, avrebbero dovuto riportare questo tremen-do monito, che viene dalla figura maggiormente auto-revole tra 250 milioni di fedeli all’Ortodossia?In fondo Kirill è russo e i russi, come tutti sanno, sonodei mostri che vogliono dominare il mondo, semprepronti ad una guerra di aggressione, quindi di loro siparla solo in chiave negativa ed unicamente per ricor-dare le loro recenti atrocità, quali l’annessione violen-ta della povera Crimea.Inoltre Kirill è il cane fedele dell’orco Putin (in altreversioni Putin sarebbe il cane fedele dell’orco Kirill,ma cambia poco) per cui è totalmente delegittimato.I media mainstream globalisti hanno steso una cortinadi silenzio sui nostri fratelli russi, ma più che di silen-zio dovremmo parlare di letame (dall’inglese bulls-hit). Molto ci sarebbe da dire a questo proposito (adesempio come si può conquistare il mondo con unPIL pari a quello dell’India contro quello,

aggregato, di USA, Europa e Giappone ?Anche un intervento cinese non sarebbe suf-ficiente), ma vorrei solo citare il caso del

breve conflitto, già opportunamente dimenticato, traRussia e Georgia.Quando scoppiarono le ostilità, i media mainstreamed i nostri bravi governanti urlarono contro i cattivirussi ed il perfido Putin. Purtroppo, i primi colpi liavevano sparati i Georgiani (la gentile etnia che ciregalò Stalin ed il suo boia Lavrenti Beria), il cui pre-sidente, coccolato da tutti i globalisti, quale nuovasperanza della democrazia in oriente, aveva pensatodi passarla liscia nell’invadere l’Ossezia del Sud, lanotte stessa dell’inaugurazione delle Olimpiadi diPechino, mentre gli occhi del mondo erano puntatialtrove.Il clamore si spense solo dopo diversi giorni dalla dif-fusione delle prime immagini dei villaggi osseti,demoliti dai cannoni dei tanks georgiani, ma conriluttanza. Oggidì questo bel pezzo di fake news giace sotterrato,come pure accade per la simile storia, falsa, relativaai fatti ucraini propinata alle masse, ma la cortina disilenzio su ciò che i Russi hanno da dire al mondo,giusto o sbagliato che sia, resta al suo posto e questocon buona pace di chi accusa gli altri di manipolare leinformazioni.Non sorprende, quindi, che l’intervento di Kirill siapassato quasi completamente inosservato.Torniamo al punto. Non è certo la prima volta che ilPatriarca denunzia i mores correnti in Russia ed inoccidente e le loro conseguenze nefaste, ma questavolta è diverso. Questa volta l’annunzio risulta chiaroe preciso: siamo entrati in un tempo speciale, diffe-rente da quello ordinario; si sono verificati i segnidell’Apocalisse di San Giovanni.Vi prego di non incorrere nel peccato di naïveté pen-sando che quella di Kirill sia stata un’uscita estempo-ranea: questa dichiarazione sarà stata discussa centovolte dai vertici della chiesa ortodossa (e non solo diquella russa); si saranno consultati i santi monaci delMonte Athos (ormai in gran parte russi essi stessi) equelli di altri chiostri; sogni, visioni ed altri segni

saranno stati accuratamente vagliati.

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Un capo religioso della sua levatura nonavrebbe annunziato l’inizio del tempo specia-le, se non vi fossero stati numerosi segni, con-divisi da altri, attestanti che la fine di questo ciclopossa essere vicina (con buona pace di chi ha preso ingiro i Maya perché avrebbero sbagliato di qualcheanno su 700/800).Vorrei ora sgombrare il campo da una facile obiezio-ne.Si potrebbe affermare che la storia abbia conosciutomolteplici situazioni di grave crisi e l’umanità sia èsempre riuscita a superarle. Certo, dal punto di vistadei diretti interessati, queste crisi sono apparse comela fine del mondo, ma era la fine del “loro” mondo,non della civiltà in generale.Esempi fulgidi di ciò furono la caduta dell’ImperoRomano e la distruzione che i mongoli apportarono alCaliffato Abbaside, allora faro di civiltà, una crisi dacui il mondo musulmano, sotto certi aspetti, non èmai uscito del tutto.Perché, quindi, questo tempo sarebbe “speciale”,quale sarebbe la ragione per tutto questo allarmismo?In fondo, anche se la civiltà occidentale, basata suivalori giudaico-cristiani, dovesse collassare, nullaesclude che essa possa essere rimpiazzata da un’altraaltrettanto, o forse ancora più valida e vicina alSignore (e questo è ciò che la propaganda globalistaafferma incessantemente, cioè che i “valori” del glo-balismo siano più universali e più giusti di quelli“divisivi” e non “inclusivi” della cultura occidentale,ritenuta colpevole di ogni sorta di nefandezza controi poveri e gli oppressi).In altre parole, Kirill potrebbe essere accusato di pos-sedere una visione “giudaico-cristiano centrica,” e divoler equiparare la fine del sistema di valori in cuicrede alla fine del mondo senza rendersi conto dicome il mondo sia molto più vasto e variegato di così.Ma chi ha mai affermato che solo la Chiesa sia sottoattacco? Semmai è vero il contrario e cercherò breve-mente di dimostrarlo. Esistono solo due principali (non è questo il luogo peresaminare anche quelle minori come quella deiBahá'í, la quale ritiene anch’essa che il nostro temposia quello finale) rivelazioni evolutive che

soddisfano lo scopo della Creazione, quellagiudaico-cristiana e quella buddista (ad esse-re precisi anche parte dell’Induismo, quella

monoteista, possiede la medesima natura).Entrambe sono basate sulla scintilla divina che distin-gue l’umanità e che è della stessa sostanza dell’EinSof ed entrambe ritengono che la libertà di scelta, illibero arbitrio sia la caratteristica del “divino” che èin noi.L’Islam, la religione che è ancora così attiva e ram-pante, semplicemente non fa parte di questa rivelazio-ne.Non ne fa parte per la sua origine (è sufficienteapprezzare la biografia di Maometto, come gli stessiMusulmani la tramandano e la insegnano), non ne faparte per il suo principale postulato, l’Islam (sotto-missione) appunto e non ne fa parte per la diversaconcezione tra spirito e materia.Nessuna volontà propria, nessun libero arbitrio nellecose di Dio, solo cieca sottomissione.Ciò non equivale a dire che nessun Musulmano abbiala possibilità di connettersi al Creatore. Abramo sentìla voce del Signore in un contesto completamentepagano.Si pensi, ad esempio, al Sufismo che indubbiamentecerca di raggiungere una connessione, ma si pensi,anche alla lunga storia di persecuzione che i Sufihanno patito nei secoli per mano dei loro correligio-nari e che ancora patiscono per mano di correnti qualiquella Wahabita-Salafita, la quale tiene il Sufismo inampio sospetto.I sufi, forza di cambiamento nell’Islam: perché

sono diventati un bersaglio dei terroristi

La strage dei fedeli nella moschea del Sinai, in

Egitto: non è la prima volta che luoghi di culto sufi

sono l’obiettivo di jihadisti e radicali, di Roberto

Tottoli, www.corriere.it 24 novembre 2017

L’assalto terroristico che nel Sinai ha fatto oltre due-cento morti ha scelto una moschea frequentata dasufi. Non è la prima volta che luoghi di culto o tombedi sufi sono l’obiettivo di jihadisti e radicali. Il sufi-smo, la mistica islamica, è stato sovente l’oggetto didiffidenze o di critiche nella storia musulmana, ma

mai come nell’età moderna e contempora-

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nea è stato oggetto di attacchi di tale portata.Eppure la storia dell’Islam è segnata dallareligiosità sufi nella stessa misura della spe-culazione giuridica religiosa o dell’elaborazione dirituali e doveri formali. La fonte di ispirazione è lavita di Maometto con alcuni passi coranici.Non solo leader politico e guerriero, il Profeta halasciato testimonianze di una propria riflessione spi-rituale e di una condotta morigerata e di rinuncia.Nel Corano alcuni passi lasciano arguire contenutiche vanno oltre la lettera della parola sacra e apronoil campo per un’esegesi spirituale. L’Islam degliobblighi religiosi e dell’Onnipotenza assoluta di Diolasciava in fondo uno spazio aperto al desiderio per-sonale di avvicinarsi a Dio e comprenderne il signifi-cato profondo. I primi sufi emersero così, fin dalleprime generazioni, affinando speculazioni intellet-tuali e pratiche concrete di astensione e di eserciziospirituale, in modo non molto diverso dalle omologheesperienze buddiste o cristiane. Accanto ai dottoridella legge e agli esegeti enciclopedici che hannosegnato la storia intellettuale dell’Islam, grandi figu-re di sufi hanno dato corpo al senso spiritualedell’Islam, come al-Hallaj, giustiziato nel X secoloper la sua blasfema proclamazione «Io sono il Vero,ovvero Dio», oppure Ibn al-‘Arabi, nato a Murcia nelXII secolo, che ha lasciato un’opera complessa diinsuperate riflessioni intorno al concetto di Unicitàdell’Essere…Per gli Occidentali europei i rituali e le organizzazio-ni sufi erano pratiche popolari che il progresso dove-va travolgere, oltre che un ostacolo concreto al con-trollo coloniale. Le élite musulmane che a questevisioni si ispirarono pensavano la stessa cosa e vede-vano nei sufi solo arretratezza e irrazionalità. Dal XXsecolo, con la nascita della Fratellanza islamica e delradicalismo, il sufismo è stato oggetto di ulteriori cri-tiche e di attacchi feroci. Il Wahhabismo saudita eanche le varie forme di salafismo la pensano allostesso modo: il sufismo esprime una sensibilità reli-giosa inconciliabile con lo stretto dettato delle tradi-zioni ed è solo frutto di distorsioni e di ricezioni dicredenze e pratiche estranee al puro Islam. E da quiopposizione feroce e anche attacchi alle

celebrazioni sufi dal Marocco al Caucaso,dal Pakistan all’Indonesia, dove l’Islamdelle confraternite ha saputo dialogare con

tradizioni locali e diffondere una visione della fedenon racchiusa nel dato tradizionale. In ogni regionedel mondo islamico sono quindi spesso i musulmaniformati all’Islam salafita e i tradizionalisti i più acce-si nemici giurati delle confraternite tradizionali e delsufismo in ogni sua espressione…Non è, quindi, da questo Islam che ci si possa aspet-tare che mantenga il “patto” con il Creatore, perchéad esso sfugge proprio quale sia lo scopo ultimo dellaCreazione.Lo confermò anche il Cardinale Koch, scandalizzan-do la politically correct accademia di Cambridge… “Noi abbiamo la missione di convertire tutti quantiappartengono a religioni non cristiane. E ciò che èimportante per noi è farlo con una testimonianza cre-dibile e senza alcun proselitismo”. Intervenendo a unconvegno interreligioso ospitato dal Woolf Institutedell’Università di Cambridge, il cardinale svizzeroKurt Koch, attuale presidente del Pontificio consiglioper la Promozione dell’unità dei cristiani, include tracoloro che vanno convertiti anche i musulmani, com-presi i miliziani jihadisti: “Dobbiamo soprattuttoconvertire loro, che usano la violenza”, perché“quando una religione usa la violenza per convertiregli altri questo è un abuso della religione”. Una mis-sione che, però, non si applica a tutti: gli ebrei, infat-ti, sono esclusi dalla missione. “È chiaro – ha spie-gato a tal proposito Koch – che rappresentiamo duereligioni diverse, ma siamo la stessa famiglia.Abbiamo le stesse radici e in questo senso la riconci-liazione tra chiesa e sinagoga, tra ebraismo e cristia-nesimo è una grande sfida per la chiesa”. Richiestodi spiegare meglio il concetto e soprattutto la diffe-renza ben sottolineata nel suo discorso – sì alla con-versione dei musulmani, no a quella degli ebrei – ilporporato scelto da Benedetto XVI per succedere aWalter Kasper e confermato da Francesco ha osser-vato che “molto chiaramente noi possiamo parlare ditre religioni abramitiche ma non possiamo dire che lavisione di Abramo nella tradizione ebraica e cristia-

na e in quella islamica sia la stessa.

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In questo senso – ha chiosato – abbiamo solocon gli ebrei questa speciale relazione, cheinvece non abbiamo con l’islam”.Matteo Matzuzzi, Il Foglio online, 28 maggio 2016

Vediamo, allora, se anche il Buddismo e l’Ebraismosiano sotto attacco, come lo è la Chiesa.Per quanto attiene al primo, è solo colpa nostra se labarriera contro il Maligno, costituita dal Tibet, siacaduta di fronte al materialismo comunista cinese edabbia cessato, sostanzialmente, di contribuire, con lasua energia, al mantenimento del katèchon, cioè diciò che trattiene ancora le forze del male primadell’Apocalisse, come affermato in 2 Tessalonicesi esu cui tornerò fra poco.Ho avuto l’occasione (e l’onore) di meditare assiemead un buddista che ha per maestro ed amico il consi-gliere spirituale del Dalai Lama e questo è ciò che miha detto.Sono molti anni che il Dalai Lama compie iniziazionidi massa dei suoi fedeli a Kalachakra (ruota deltempo/cicli del tempo), al gennaio 2017 ne aveva ese-guite ben 34 (!) e questo mio conoscente mi confidòche tali iniziazioni erano sentite dal Dalai Lama comenecessarie, in preparazione ad una fine dei tempi.Ciò in quanto il Kalachakra Tantra, testo delBuddismo tibetano risalente al nono secolo, ammoni-sce contro una futura invasione musulmana, contro laquale il re di Shambhala unirà Induisti e Buddisti inun’unica casta mediane l’iniziazione del Kalachakra.Come società unità il popolo di Shambhala sarà ingrado di seguire un re-messia buddista nello sconfig-gere le forze del male e nel creare una nuova etàdell’oro. E cosa abbiamo detto alla Cina quando ini-ziò a perseguitare gli aderenti alla scuola buddista delFalun Gong, unico esempio di rinascita della fiammabuddista nel paese comunista? Nulla, ovviamente.Riassumendo, il “Papa” buddista è in esilio e si pre-para alla fine del tempo, il Tibet non contribuisce piùal katèchon, in Cina i Buddisti sono perseguitati e, perquanto attiene ad India, Giappone e Corea del Sud(non si deve neppure parlare di quella del Nord chesendo alcuni sembrerebbe già saldamente in mano alDemonio), questi ultimi paesi sono preda dello stessorelativismo materialistico che affligge

l’Occidente.Siete, forse, convinti che l’Ebraismo stiameglio? Niente affatto. Per chi conosce le

cose ebraiche, la lotta sviluppatasi negli ultimi annitra gli Ortodossi (in enorme maggioranza in Israele)ed i Riformati (in larga maggioranza negli Stati Uniti)è stata cruenta e terribile, con i primi che consideranoi secondi non più appartenenti alla fede di Mosè, peri cambiamenti che i Riformati hanno apportato allaLegge, sino al punto di costruire una New Age in salsaebraica. I Riformati, dal loro punto di vista, spingono,guarda un po’, per una concezione liquida della Torahe considerano gli Ortodossi come un ostacolo daspazzare via, in quanto portatori di concezioni discri-minatorie ed ingiuste.Non fate errori. Mentre il premier Netanyahu è sem-pre stato vicino ai gruppi ortodossi e ricevette, adesempio, il totale appoggio dell’ultimo Rebbe deiChabad, appoggio che tuttora permane da parte diquasi tutti i principali gruppi Chassidici e religiosi,molti Ebrei giocano “nell’altra squadra” a tutti i livel-li, dai vertici di essa, sino alle frange totalmenteinconsapevoli del reale progetto a cui stanno appor-tando la loro opera e la loro anima.Inoltre, anche la società israeliana soffre della stessasecolarizzazione della nostra, per cui anche in TerraSanta il katèchon si sta indebolendo in modo costantee notevole. Ma vi è di più. Proprio i Chabad, la piùimportante e diffusa delle strutture Chassidiche, allamorte del loro settimo Rebbe, potentissimo spiritual-mente e sicuramente parte del katèchon globale,hanno rinunziato ad eleggerne il successore, poichéciò avrebbe ritardato la venuta del Messia, che per iChassidici è imminente e sarà preceduta dalla appa-rente vittoria del sitra achra, del lato oscuro, propriocome descritto in 2 Tessalonicesi di cui parleremo trapoco. Dobbiamo rammentare che, da secoli, la Kabbalah hapostulato la legge che io definisco dell’entropiasocio-antropologica, parallela a quella fisica, dell’en-tropia che aumenta costantemente nell’universo.Contrariamente a ciò che sembrerebbe evidenziatodal progresso materiale che l’uomo ha conseguito nei

secoli, i Kabbalisti ritengono che ciò sia

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accompagnato da una progressiva decadenzaspirituale, il che renderebbe la nostra genera-zione la peggiore mai comparsa sulla terra,tanto da essere definita “i talloni del Messia” Ikvetade’Meshicha, in quanto i talloni sono considerati laparte peggiore, callosa ed insensibile del corpoumano.Comunque, le previsioni della Kabbalah sui nostritempi meriterebbero un intervento ad hoc, che, forse,affronterò in futuro, almeno per quella parte che puòessere rivelata.Ma anche da parte cattolica numerosi autori hannosottolineato il loro sgomento a fronte della quantitàenorme di rivelazioni Mariane avvenute dal 1830 adoggi.“Questo è il tempo dello scatascio (rovina/scon-

quasso/svelamento)” Padre Pio in numerose occa-

sioni.

Vorrei consigliarvi caldamente, su questo argomentodue libri: il primo è La profezia finale. Lettera a papaFrancesco sulla Chiesa in tempo di guerra, diAntonio Socci ed il secondo è quello che SaverioGaeta ha recentemente pubblicato sotto il titolo di “IlVeggente”.Socci traccia una storia delle principali apparizioniMariane e del messaggio tremendo che costituisce illoro elemento comune, mentre Gaeta ci offre la storiastraordinaria di Bruno Cornacchiola, il veggente delleTre Fontane, che continuò a ricevere visioni e mes-saggi dal 1947 al 2001, il cui contenuto era annotatosu un quadernetto che è in possesso della Chiesa (mala Madonna, per nostra fortuna, gli aveva consigliatodi trarne una copia).Ma noi sembriamo forse ciechi, sordi e muti di fronteai segni divini, tanto da provocare situazioni al limitedel ridicolo.Nigeria, i fedeli vedono il “miracolo del sole” come

a Fatima (www.lastampa.it 22 ottobre 2017 di

Andrea Tornielli)

Oltre 50 mila persone, insieme a tutti i vescovi, hannopartecipato alla preghiera di ri-consacrazione delPaese alla Madonna: il fenomeno della danza solareconsiderato una “conferma”.L'esperienza è stata vissuta a cento anni

esatti da quello ormai famoso avvenuto nelcorso dell'ultima apparizione mariana diFatima, il 13 ottobre 1917, quando una folla

di settantamila persone accorsa alla Cova da Iriadurante un violento acquazzone, subito dopo che i trepastorelli avevano visto la Madonna, assistette al“miracolo del sole”, con l'astro che sembrava avvici-narsi, cambiare colore e danzare in cielo, essendopossibile fissarlo a occhio nudo. Di quel “miracolo”furono testimoni anche diversi non credenti, comel'inviato di un quotidiano dichiaratamente laicista.Ora qualcosa di simile potrebbe essere accaduto aBenin City, in Nigeria, in occasione della ri-consa-crazione del Paese voluta dai vescovi. Nel comunica-re la decisione, i vescovi ricordavano che la Nigeriasta attraversando «un periodo contrassegnato da ten-sioni, agitazioni e un senso generale di disperazionee insoddisfazione». Non mancano problemi istituzio-nali, «casi di applicazione selettiva dello stato didiritto», nonché distribuzione iniqua di risorse, cor-ruzione e impunità. La mattina del 13 ottobre, alla cerimonia di riconsa-crazione, guidata all'arcivescovo di Jos, IgnatiusAyau Kaigama, presidente della Conferenza episco-pale nigeriana, hanno preso parte 53 vescovi insiemea più di mille preti, duemila religiosi e circa 55milafedeli. Dopo la celebrazione, nel pomeriggio, raccon-tano i testimoni, c'è stato un pesante acquazzoneseguito dall'apparire del sole che cambiava colore e“danzava”. «Questo inusuale fenomeno - si legge inuna nota a firma di padre Chris N. Anyanwu, diretto-re delle Comunicazioni sociali dell'episcopato - harallegrato il cuore dei pellegrini presenti alla cele-brazione e molti di loro hanno attestato che ciò chehanno visto ricorda l'esperienza di Fatima nel 1917.Certamente la grande gioia dei partecipanti allavista di questi segni ha mostrato nell'entusiasmodella loro fede che la Nigeria non sarà più la stessa». Le testimonianze sono state riportate sulla paginaFacebook della Conferenza episcopale e questo hafatto pensare a una forma esplicita di riconoscimentodell'evento. In realtà quello spazio web non può esse-re considerato espressione ufficiale dell'episcopato e

non sono previste dichiarazioni in proposi-

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to. I vescovi hanno preso atto del raccontodei fedeli e li hanno visti esultare per l'espe-rienza vissuta. In un tempo in cui dallaNigeria nei circuiti internazionali arrivano soltantonotizie negative - dalla piaga del terrorismo fonda-mentalista di matrice islamista ai rapimenti comequello di cui è stato vittima, con lieto fine, il sacerdo-te italiano Maurizio Pallù - il fenomeno solare a con-clusione del temporale ha attirato l'attenzione sull'at-to di consacrazione a Maria deciso dai vescovi delPaese. Se leggete i pochi articoli su questo evento vi rende-rete conto del tremendo imbarazzo della ConferenzaEpiscopale nigeriana: annunziare il miracolo, ovverotacere per timore delle conseguenze? 55 mila perso-ne, mille preti 53 vescovi…Le foto pubblicate nellapagina Facebook della Conferenza episcopale sonoveramente belle. Tutti con il naso all’insù per guarda-re il coso, sì, insomma la cosa strana, quella cosa lì …In fondo hanno avuto ragione loro nell’esercitaresomma prudenza. Oltre Tevere non è certo il momen-to per queste sciocchezze metafisiche e sul web già sierano scatenati i soliti trolls per sbeffeggiare l’acca-duto.Noi siamo come chi, in procinto di affogare, vogliasalvarsi sollevandosi da solo per la cravatta. Il nostromaterialismo non solo ci condanna al Giudizio, ma ciimpedisce, anche, di vedere il Giudice che sembre-rebbe avvicinarsi con passo potente.Non affronterò, quindi, direttamente il tema dellevarie visioni e profezie riconosciute anche dalla

Chiesa, tranne che per un caso, famosissimo inEcuador, ma quasi sconosciuto in Italia e che lasciarealmente senza parole.Quando la Madonna quattro secoli fa, a Quito,

preannunciò la tremenda crisi della Chiesa del XX

secolo

da La profezia finale. Lettera a papa Fancesco sullaChiesa in tempo di guerra, di Antonio Socci (Rizzoli)...Che proprio il XX secolo – nel quale spiritualmenteancora siamo immersi – sia il tempo delle tenebre, iltempo della grande apostasia profetizzato nellaSacra Scrittura (e riportato nel Catechismo) lo fareb-be pensare pure una straordinaria apparizio-

ne mariana accaduta alcuni secoli fa. Essa ha tutta l’ufficialità dei riconoscimentiecclesiastici eppure – per qualche misteriosa

disposizione della Provvidenza - è rimasta finorapressoché sconosciuta e sta tornando alla luce oggi.Fu la Madonna stessa a chiedere che il suo messag-gio fosse fatto conoscere nel mondo solo nel XX seco-lo.Si tratta delle apparizioni della Madonna a madreMariana Francisca de Jésus Torres y Berriochoa(1563-1635), mistica spagnola che visse e morì, infama di santità, come monaca dell’ImmacolataConcezione a Quito, in Ecuador. Oggi è in corso il processo di beatificazione di MadreMariana, il cui corpo – peraltro – l’8 febbraio 1906fu trovato incorrotto e completo. La Vergine si presentò a lei come «Madonna del BuonSuccesso» e la Chiesa – attraverso i vescovi di Qui-to– ha approvato la venerazione della Vergine conquesto titolo.La devozione ininterrotta del popolo ecuadoregno, da400 anni, ha portato, nel 1991, l’Arcidiocesi di Quito,con il permesso della Santa Sede, a fare l’incorona-zione canonica di Nostra Signora del buon Successocome regina di Quito.Ebbene, la particolarità di queste apparizioni consi-ste proprio nella richiesta della Madonna alla veg-gente, e alle suore del suo convento, di pregare eoffrirsi in olocausto, per gli uomini del XX secolo. Ricostruendo questa storia, che ha al centro MadreMariana, Paola de Lillo spiega che la mistica visseaddirittura due esperienze di pre-morte:«La sua prima morte avvenne nel 1582. In piedi din-nanzi ad un tribunale subì un processo alla fine delquale le fu offerta una scelta: rimanere subito nellagloria celeste o tornare sulla terra e soffrire, comecapro espiatorio, per i peccati del XX secolo. Leiscelse la seconda possibilità. La sua seconda morteavvenne il Venerdì Santo dell’anno 1588 a seguito diun’apparizione in cui le furono mostrati gli orribiliabusi e le eresie che si sarebbero perpetrati nellaChiesa odierna. Si risvegliò due giorni dopo, mattina della domenica

di Pasqua».

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Non è singolare che la Madonna, nei primianni del XVII secolo, chieda a delle animeconsacrate di pregare e immolarsi per gliuomini del XX secolo? Cosa doveva accadere di tantoterribile nel XX secolo? Quali abusi ed eresie sisarebbero dovuti verificare per giustificare un cosìaccorato intervento preventivo del Cielo che non haprecedenti nella storia della Chiesa?È stupefacente, se pensiamo che tutto è avvenutoalcuni secoli orsono, leggere che «saranno i preferitidel Suo Cuore soprattutto coloro che vivranno allafine del XX secolo perché in quel periodo l’inferno siscatenerà e molte anime si perderanno».Marian T. Horvat, studiosa di questo evento, spiegain un’intervista che particolarmente importante èl’apparizione del 2 febbraio 1634 quando «la lucedel santuario si spegne. La Madonna spiega poi, aMadre Mariana, che questo rappresenta la Chiesadel XX secolo, e spiega i cinque significati di quel-l’atto simbolico. Secondo le parole di NostraSignora, la luce che si spegne rappresenta: in primoluogo, la diffusione dell’eresie nei secoli XIX e XXche spegneranno la preziosa luce della fede nell’ani-me. In secondo luogo, la grande catastrofe spiritualenel Convento e, per estensione, di tutta la Chiesa.Terzo, la grande impurità che saturerà l’atmosfera.“Come un mare sporco, inonderà le strade, le piazzeed i posti pubblici con una sorprendente libertà”,disse. “Quasi non ci saranno anime vergini in tutto ilmondo”. In quarto luogo, la corruzione dell’innocen-za dei bambini e la crisi del clero. Quinto, la pigriziae la negligenza dei ricchi che saranno testimoninell’osservare la loro chiesa oppressa, essendo per-seguitata, e il trionfo del demonio, senza impiegare leloro ricchezze per attaccare il male e restaurare lafede».Va detto che nelle rivelazioni che la Madonna dette aMadre Mariana vi erano molte profezie che si sonopuntualmente realizzate in riferimento alla storiadell’Ecuador e alle vicende della Chiesa Cattolica. Per quanto riguarda la storia universale e in partico-lare la Chiesa, nel XX secolo, la Madonna parla dieventi tragici e sanguinosi connessi a una terribilecrisi spirituale.

Questa notte oscura della Chiesa è stata sin-tetizzata, da Paola De Lillo, sotto questevoci: massiccia apostasia nella Chiesa, cor-

ruzione del clero e crisi delle vocazioni, propagarsidi eresie, abbandono delle regole nella vita religiosae colpa dell’autorità ecclesiastica per tale rovina.Naturalmente:«questo apparente trionfo di satana procurerà moltesofferenze ai tanti buoni pastori della Chiesa, allamaggioranza dei bravi sacerdoti e al Vicario diCristo in terra… Il piccolo numero di anime in cui ilculto della fede e della morale saranno mantenutipatiranno una sofferenza crudele e indicibile… Lepoche anime fedeli alla grazia soffriranno in modocrudele e indescrivibile, come un prolungato marti-rio; per questa sofferenza saranno considerate marti-ri».Risulta stranissimo che si parli così tanto, anche suimedia cattolici od addirittura a diretta gestione vati-cana sui dubbi che accompagnano le presunte appari-zioni di Međugorje e non delle certezze che la stessachiesa ha riconosciuto nelle vicende ecuadoriane o,peggio, in quelle giapponesi, così vicine a noi tempo-ralmente:Cosa disse la Santa Vergine a suor Agnese ad

Akita, nella terza ed ultima apparizione (13 otto-

bre 1973)

“Come ti ho detto, se gli uomini non si pentiranno enon miglioreranno sé stessi, il Padre infliggerà unterribile castigo su tutta l’umanità. Sarà un castigopiù grande del Diluvio, tale come non se ne è maivisto prima. Il fuoco cadrà dal cielo e spazzerà viauna grande parte dell’umanità, i buoni come i cattivi,senza risparmiare né preti né fedeli. I sopravvissuti sitroveranno così afflitti che invidieranno i morti. Lesole armi che vi resteranno sono il Rosario e il Segnolasciato da Mio Figlio. Recitate ogni giorno le pre-ghiere del Rosario. Con il Rosario pregate per ilPapa, i vescovi e i preti.L’opera del diavolo si insinuerà anche nella Chiesain una maniera tale che si vedranno cardinali opporsiad altri cardinali, vescovi contro vescovi. I sacerdotiche mi venerano saranno disprezzati e ostacolati dai

loro confratelli…chiese ed altari saccheg-

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giati; la Chiesa sarà piena di coloro cheaccettano compromessi e il Demonio spinge-rà molti sacerdoti e anime consacrate alasciare il servizio del Signore. Il demonio saràimplacabile specialmente contro le anime consacratea Dio. Il pensiero della perdita di tante anime è lacausa della mia tristezza. Se i peccati aumenterannoin numero e gravità, non ci sarà perdono per loro.”E quelle di Kibeho in Ruanda, nel 1981?

Sabato 28 novembre 1981, verso le 12.35, la sedicen-ne Alphonsine Mumureke si trovava nel refettorioinsieme alle compagne quando, secondo quantoriportato nel suo diario, sentì una voce che la chia-mava: recatasi nel corridoio accanto al refettorio,vide una donna di straordinaria bellezza, vestita dibianco, con le mani giunte.Quando Alphonsine le chiese chi fosse, rispose: "Iosono la Madre del Verbo". Secondo il racconto dellaragazza, la Madonna esortò alla preghiera lei e lesue compagne, prima di scomparire lentamente dopoun quarto d'ora circa. Le compagne di Alphonsinenon le credettero, pensando che fosse stata vittima diun'allucinazione; siccome la prendevano in giro, laragazza chiese alla Madonna di apparire anche adaltre ragazze. La sera del 12 gennaio 1982, Mariaapparve allora alla diciassettenne AnathalieMukamazimpaka, senza che le ragazze del collegiocambiassero opinione; due mesi più tardi, il 2 marzo1982, la Madonna apparve infine anche alla ventu-nenne Marie-Claire Mukangango, che era la piùscettica del gruppo: questo convinse le altre ragazzedella veridicità dei fenomeni.La notizia si diffuse, attirando a Kibeho un numerocrescente di fedeli. Sempre secondo il racconto, il 19agosto 1982 ci fu un'apparizione di otto ore, durantela quale la Madonna mostrò ai veggenti le immaginidei massacri che sarebbero poi avvenuti realmentenel 1994. Maria sarebbe apparsa per invitare nonsolo il popolo ruandese ma l'umanità intera alla con-versione, alla preghiera e al digiuno, oltre all'amoreverso Dio e il prossimo, unico modo per conseguirel'unità e la pace.Nei suoi messaggi la Madonna avrebbe detto fra l'al-tro: "Questo mondo è sull'orlo di una cata-

strofe. Meditate sulle sofferenze di NostroSignore Gesù e sul profondo dolore di SuaMadre. Pregate il Rosario, specialmente i

Misteri Dolorosi, per ricevere la grazia di pentir-vi"..."Sono venuta per preparare la strada a mioFiglio, per il vostro bene, e voi non lo volete capire.Il tempo rimasto è poco e voi siete distratti. Siete dis-tratti dai beni effimeri di questo mondo. Ho vistomolti dei miei figli perdersi e sono venuta per mostra-re la vera strada". A Kibeho è stato creato un santua-rio, intitolato a "Nostra Signora di Kibeho" e "NostraSignora dei Dolori".Il 19 agosto 1982, i ragazzi riferirono di aver avutodelle visioni impressionanti: fiumi di sangue, personeche si uccidevano a vicenda, cadaveri abbandonatisenza che nessuno si curasse di seppellirli e testemozzate…Il 29 giugno 2001 il Vaticano ha reso pubblica lanotizia che il vescovo di Gikongoro, AugustinMisago, nel cui territorio si trova Kibeho, aveva datola sua approvazione definitiva al riconoscimento econseguente devozione delle apparizioni di Kibeho…Una dichiarazione del vescovo di Gikongoro, prepa-rata in accordo con la Congregazione per la Dottrinadella Fede, è stata resa nota in contemporanea, nelmaggio 2003, in Africa e in Vaticano, per ufficializza-re quello che la Chiesa cattolica considera un eventostraordinario.Il 31 maggio 2003, in occasione della consacrazionedel "Santuario di Nostra Signora dei Dolori" edifica-to a Kibeho, alle 10 del mattino, durante la proces-sione verso il nuovo santuario da consacrare, moltihanno testimoniato di aver visto, vicino al sole, unaltro astro più piccolo, con le dimensioni della luna,lucentissimo, che danzava, girando intorno al sole,tra uno sfavillio di mille colori. Il fenomeno sarebbedurato otto minuti e sarebbe stato anche fotografatoe filmato; questo fu interpretato come un “segno” delcielo, al pari di quanto accadde a Fatima il 13 otto-bre 1917.Il povero Patriarca di tutte le Russie non ha fattoalcunché di straordinario…ha solo dato ascolto allaMadonna.

Da ultimo vorrei parlarvi di una fonte es-

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senziale per comprendere l’annunzio di Kirille l’interpretazione che di questa fonte vieneofferta da una voce inaspettata:Tessalonicesi 2 - Capitolo 2 La venuta del Signore

e ciò che la precederà

“[1] Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venutadel Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunionecon lui, [2] di non lasciarvi così facilmente confonde-re e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole,né da qualche lettera fatta passare come nostra,quasi che il giorno del Signore sia imminente. [3]Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infattidovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uo-mo iniquo, il figlio della perdizione, [4] colui che sicontrappone e s'innalza sopra ogni essere che vienedetto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tem-pio di Dio, additando sé stesso come Dio.[5] Non ricordate che, quando ancora ero tra voi,venivo dicendo queste cose? [6] E ora sapete ciò cheimpedisce (tò katèchon) la sua manifestazione, cheavverrà nella sua ora. [7] Il mistero dell'iniquità ègià in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chifinora lo trattiene (ò katèchon). [8] Solo allora saràrivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà conil soffio della sua bocca e lo annienterà all'appariredella sua venuta, l'iniquo, [9] la cui venuta avverrànella potenza di satana, con ogni specie di portenti,di segni e prodigi menzogneri, [10] e con ogni sortadi empio inganno per quelli che vanno in rovina per-ché non hanno accolto l'amore della verità per esseresalvi. [11] E per questo Dio invia loro una potenzad'inganno perché essi credano alla menzogna [12] ecosì siano condannati tutti quelli che non hanno cre-duto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità.”“…Paolo – o chi lo interpreta, o cerca di spiegarne ilpensiero, certo da fedele discepolo – ritorna sull’e-scatologia di 1 Tessalonicesi per ammonire che ilSignore Gesù non verrà prima del compiersi dell’o-pera del suo Avversario (Antikeimenos). Il suo giornodovrà essere preceduto dal pieno dispiegarsi dellaapostasia (discessio), del mistero dell’anomia(mysterium iniquitatis) – al mistero che è l’epifaniadel Cristo segue l’apocalisse, secondo la forza diSatana, dell’Empio, di colui che finge di

essere Dio e come Dio esige di essere onora-to. Il giorno del Signore deve dunque essereatteso, attraversando questo tempo di

immensa devastazione. La fine è decisa. Non c’ènovitas ancora da scoprire. Ma occorre sopportarecon la fermezza del martire l’ultimo assalto dell’anti-co Drago. È la prova che il Signore impone primadella sua vittoria. Tuttavia, appunto, un’altra potenzasembra operare nello spasmo di questo tempo ultimo,sulla cui durata è vano congetturare – una potenzache raffrena l’apocalisse, il disvelarsi perfettodell’Empio. Ma quando colui che la incarna saràtolto di mezzo, allora, nulla restando fra l’Avversarioe il Signore Gesù, verrà finalmente quest’ultimo acondannare tutti coloro che non hanno creduto allasua verità…”(Massimo Cacciari, Il potere che frena, Adelphi

2013)

“Alla vigilia del Conclave Vita.it ha interrogato Ilprofessor Massimo Cacciari (autore del recente "Ilpotere che frena", Adelphi, 212 pagine, 13 euro) sullesfide a cui sarà chiamata il nuovo Pontefice. Primafra tutte «quella di contrastare la vera essenza del-l'anticristo».Professor Cacciari, le pongo una domanda secca e

un po' brutale. La Chiesa "ce la fa"? Ce la fa a

"tenere ancora"?

La forza simbolica della decisione di Ratzinger ciinterroga seriamente su questo punto. La Chiesa si èsempre caratterizzata anche per la sua capacità di"tenere a freno", di arrestare - come si legge in SanPaolo - l'avanzata delle forze anticristiche. Bisognaquindi chiedersi se la decisione di Ratzinger non siauna lucida dichiarazione di impotenza a reggere unafunzione di "potere che frena" Ratzinger dice: conti-nuerò a essere sulla croce, facendo salva la dimen-sione religiosa rimane. Ma la dimensione del potereche frena dove va a finire? Simbolo della Chiesa è,assieme, Croce e katéchon. Il segno di queste dimis-sioni, a saperlo vedere in tutta la sua prospettiva èdunque davvero grandioso.La Chiesa non trattiene più i nemici della Chiesa,così come lo Stato ha dissolto, oramai, le basi stesse

della statualità delegando funzioni sovra-

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ne a apparati tecnocratici dislocati in unaltrove mai ben definito?Potremmo ipotizzare che Ratzinger si dimetteperché non riesce più a contenere le potenze anticri-stiche, all’interno della stessa Chiesa. Come dicevaAgostino, gli anticristi sono in noi…L’irrompere della modernità nella sua forma liquidaha rappresentato senz’altro uno shock. Ricordiamociche il fluido è la dimensione anticristica per eccellen-za. La figura dell’Anticristo, anche nell’Apocalisse, èimprendibile, è incatturabile. Nell’Apocalisse si dice,a un certo punto, che nella Gerusalemme celeste nonci sarà più il mare. La dimensione teologicadell’Anticristico è ben presente nella figura simbolicadel mare, elemento fluido per eccellenza. Non a caso,il Leviatano è un mostro marino. Le potenze anticri-stiche hanno a che fare con la dimensione fluida eaerea, marina e aerea. Pensiamo alle grandi potenze,prima marine, poi aeree. Marine e aeree, quindi noncatturabili. Le potenze anticristiche vincono il"bastione" – che è terreno, è territorio – perché glisfuggono.In che senso?

Oggi, la spersonalizzazione delle figure politiche e,al contempo, l’accresciuta potenza delle figuremarino-aeree come l’informazione, la finanza, lasmaterializzazione dello stesso capitalismo… Sonopotenti immagini anticristiche – in quanto tali, teo-logicamente – e possono essere comprese soltanto inquesta chiave epocale. La Chiesa si trova di fronte,per la prima volta, alla vera essenza dell’anticristo.Prima si era trovata di fronte a degli antagonisti,ovvero a potenze che cercavano di sostituire laChiesa nella propria funzione anche di potere chefrena… Il katéchon derivava anche dalla fede. Ma sevien meno la fede, viene meno anche la speranzasulla Chiesa stessa. Era l’unico modo attraverso ilquale la Chiesa poteva pensare il potere politico, maanche sé stessa come katéchon. L’unica legittimitàdella potenza catecontica derivava dal fatto di dare edarci il tempo per la conversione…”Da “Vita.it” 11 marzo 2013, due mesi dopo la

rinunzia di Benedetto e poco prima dell’elezione

di Francesco”.

Vista la fonte, non propriamente teologica, sirimane ancora vieppiù stupiti dell’analisi delfilosofo veneziano che, con parole diverse da

quelle del Patriarca Kirill, lucidamente identificava,sin dal 2013, la “specialità” del nostro tempo.

CONCLUSIONI

Come un disco rotto invito tutti, me per primo, a rico-noscere almeno la possibilità che noi si viva alla finedi un ciclo e a prepararsi a questa eventualità median-te gli strumenti più efficaci, la meditazione e la pre-ghiera. Suggerirei, inoltre di tentare di distaccarsiprogressivamente dagli aspetti più deteriori dellanostra vita e di fare uno sforzo maggiore nel tentativodi superare le nostre mancanze. So bene che per noi, “i talloni del Messia”, ciò risultaestremamente difficoltoso.Ecco il grande problema! Non ascoltiamo e nonvediamo, perché il nostro contenitore interiore, ilnostro vessel (vaso) spirituale come usavano dire imiei maestri in Eretz, è talmente piccolo da nonriuscire ad afferrare le cose enormi che stanno acca-dendo ed i segni, messaggi, apparizioni già avvenuti.Questo è il significato dell’essere “i talloni delMessia”. Non siamo più in grado di comprendere edanche messi di fronte a fatti precisi, la nostra menterifiuta (non è in grado) di trarre le giuste conclusioni.Il nostro discernimento, il nostro libero arbitrio, ciòche ci unisce a Dio e ci rende a Sua immagine e somi-glianza, sono talmente offuscati da risultare quasiinutili, bombardati come siamo da continui messaggirelativisti che arrivano dai media, dai governanti,dalla Chiesa stessa e che ci isolano, ostruendo lanostra connessione divina.Nei millennials tale fenomeno è ancora più terrifican-te.La causa scatenante dell’Apocalisse è proprio questa,cioè l’impedire che questo New World Order finiscadi consegnare l’umanità all’avversario. Ovviamentepeccare è sempre stato grave ed offensivo agli occhidel Padre e non costituisce certo una novità, ma nel-l’ultimo secolo e nel principio del nostro (i famosi100 anni di dominio del diavolo, secondo le visioni,fra loro molto simili, avute dalla Beata Anna

Katharina Emmerick e da Papa Leone XIII)

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si è raggiunto un livello mai visto prima: oltrea peccare apertamente e con gusto, quasisempre scusati, si è arrivati a voler obliare laconnessione tra Dio e l’uomo, negando, in tal guisa,il fondamento stesso della Creazione.Perché il Padre avrebbe dovuto concedere mano libe-ra al demonio per 100 anni? Il significato spiritualepiù probabile di questa visione e che all’alba delsecondo millennio dalla venuta di Cristo, l’umanità,già non proprio commendevole, sia stata sottopostaad un esame di maturità, per così dire, esame che, intutta evidenza, ci ha trovati impreparati e fortementemancanti.Ma come abbiamo potuto evitare di cogliere l’impor-tanza epocale e spirituale del ritorno del Popolo inTerra Santa? Già questo solo indizio avrebbe dovutofarci ragionare a tutti i livelli (compreso quello deivertici della Chiesa), sulla specialità dei nostri tempi.E le rivelazioni di Fatima allora, che al di là del con-tenuto posseggono un tono chiaramente apocalittico?La realtà risulta essere ben diversa. Ben lungi dall’es-sere stimolato verso una maggiore spiritualità, comele migliorate condizioni di vita avrebbero consentito,l’essere umano medio, quello senza infamia e senzalode, ogni giorno riceve migliaia di messaggi studiatida équipes di psicologi, specialisti di PNL, esperti dimarketing, ingegneri sociali e chi più ne ha più nemetta, che lavorano al soldo di governi, aziende, ban-che, gruppi di pressione per influenzare e controllarele nostre menti; una guerra impari, nuova, orrenda eche nessuno ammette.La cosa peggiore è che il povero cittadino, magarinon proprio attrezzato culturalmente, viene aggreditoda menti di intelligenza superiore che hanno studiatonelle migliori università, per cui, l’unica arma di dife-sa che resta all’individuo comune, risulta quella delcinismo assoluto. Non credere più a niente ed a nes-suno. Neppure al Bene, alla Luce, a Dio stesso.Dai totalitarismi grevi e grossolani del XX secolo, siè passati (in parte anche nella stessa Cina comunista)a forme molto più raffinate di oppressione e controlloe nel mondo occidentale le figure marino-aeree (perdirla con Cacciari) come l’informazione, la finanza,le grandi multinazionali, la Comunità

Europea, con i suoi funzionari senza volto esenza rappresentanza, ogni giorno di piùregolamentano la nostra vita e ci sottraggono

diritti e libertà, ma evitano con cura il confronto e loscontro, per rimanere sullo sfondo allo scopo di nonfornire un bersaglio preciso.E per favore, non attacchiamo con le lagne politicallycorrect create dai globalisti “allora Dio è cattivo per-ché ucciderà anche i bambini!”, “ma così morirannoanche gli innocenti!”In primo luogo l’Ein Sof non è relativista; Egli èl’Assoluto, non deve ragionare come vogliamo noi,infatti risulta vero il contrario, anche se ciò potrebberisultare strano rispetto alla concezione correntedell’uomo quale centro dell’universo, arbitro del benee del male. Inoltre, quasi per tutte le grandi religioni,comprese alcune Chiese protestanti, (e la posizionedel Cattolicesimo sulla questione costituisce unadelle sue più grandi lacune) questa non è la nostraprima esistenza, ma l’ultima di tante reincarnazioni. Icosiddetti innocenti, agli occhi di Dio, si portano die-tro il loro lungo fardello karmico.Inoltre bisogna finirla di utilizzare la Legge come unsupermercato, dove ognuno prende ciò che gli serve,rifiutando il resto. Ciò costituisce il fondamento delrelativismo.Nella Torah (cioè nel Libro che è parte integrantedelle Sacre Scritture anche per i Cristiani) è ben spe-cificato ed in varie occasioni, come esista una respon-sabilità karmica collettiva anche per i popoli, le tribùe le famiglie.In questo tempo “speciale”, bisogna ragionare atten-tamente anche su tali fardelli collettivi, non solamen-te su quelli personali. Se come Italiani abbiamo accet-tato troppo, ovvero siamo stati addirittura conniventi,siamo colpevoli anche noi; se come fedeli non cisiamo opposti a cose ingiuste accadute nella Chiesa,ma abbiamo taciuto, siamo ugualmente da condanna-re. Mi scuso per la triste realtà qui esposta, così lon-tana dalla leggenda relativistica del “non ho colpaneppure quando agisco male”, ma le Regole non le hofatte io…Ma “i talloni del Messia” hanno anche una grande

opportunità, secondo la Kabbalah, di poter

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essere testimoni (che in greco si dice martiri)del crollo di questa immondizia e del trionfodi una nuova era, ove le cose cambieranno inmeglio, l’inizio di un nuovo ciclo che, si spera, sapràtrarre indicazioni dagli errori del passato.Nessuno può essere sicuro di sopravvivere e parteci-pare al Secondo Avvento (ovvero al Primo, per gliEbrei), ma abbiamo il dovere di provarci, se non altroper poter portare i nostri valori ed insegnamenti inuna nuova era che, sospetto, ne avrà fortemente biso-gno.Ora è giunto il momento di prendere una posizio-

ne chiara verso Dio, verso noi stessi e verso il pros-

simo.

A questo proposito, ricordiamoci della Piccola Via diSanta Teresa di Lisieux e reintroduciamo Dio neinostri gesti quotidiani.Proporrei, inoltre, di sostituire il più possibile gli sti-moli che arrivano dai media, con letture di provataspiritualità e, soprattutto, con la lettura dei Salmi(particolarmente il Salmo 91, tralatiziamente attribui-to a Mosè stesso) e la recitazione del Rosario, fra learmi più potenti a nostra disposizione.Ovviamente, per chi si ritenga in sintonia sufficientecon la parte più propriamente ebraica del nostro cam-mino, lo Shema Israel, l’Amidah ed il Be ShemHaShem costituiscono presidi altrettanto efficaci.Suggerisco, per coloro che abbiano un’inclinazioneverso la parte orientale della Cristianità, la recitazio-ne/meditazione del Χριστὸς ἀνέστη (Christos Anesti),il potente tropario pasquale e dell’ἡσυχασμός (esica-smo, ovvero Preghiera del Cuore).Infine, rammentiamoci sempre del nostro percorsotradizionale, delle nostre meditazioni e dei nostri sim-boli ed in particolare del Magen David con iscritta laCroce e proviamo a visualizzarli nella Luce.Ma la cosa più importante è quella di usare mente ecuore in armonia nell’avere fede, tantissima fede, per-ché, credetemi, o credete al Patriarca Kirill, essa saràposta a dura prova.

Una fra le tante profezie: “Nel XIX secoloarriverà un presidente veramente cristiano,un uomo di carattere, al quale Dio nostro

Signore darà la palma del martirio sulla piazza in cuiè posto questo mio convento; egli consacreràl’Ecuador al Sacro Cuore del mio amatissimo Figlioe questa consacrazione manterrà la religione cattoli-ca negli anni successivi, che saranno funesti per laChiesa. In quegli anni la setta maledetta prenderànelle sue mani il potere civile e ci sarà una crudelepersecuzione delle comunità religiose, ma in questoMonastero la vittoria sarà nostra.”Infatti, il presidente Gabriel García Moreno fece taleconsacrazione e, come annunciato dalla Vergine, fuassassinato dalla massoneria, il 6 agosto 1875. Valela pena rammentare che, all’epoca della visione,l’Ecuador era saldamente una colonia spagnola.

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Alla gloria di Grande Architetto dell’Universo

e sotto gli auspici del

Filosofo Incognito nostro Venerato Maestro

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