Bollettino CMSI

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4 – 2010 SVIZZERA ITALIANA E MISSIONE BOLLETTINO INFORMATIVO TRIMESTRALE DEGLI ORGANISMI MISSIONARI E DI missio- Svizzera

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Ottobre-Dicembre 2010

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4 – 2010

SVIZZERA ITALIANAE MISSIONE

BOLLETTINO INFORMATIVO TRIMESTRALEDEGLI ORGANISMI MISSIONARI E DI missio-Svizzera

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Invocazione2

APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

Gennaio– Intenzione missionaria: i cristiani possano raggiungere la piena unità, testimoniando a tutto il genere umano la paternità universale di Dio.– Intenzione generale: le ricchezze del creato siano preservate, valorizza-te e rese disponibili a tutti, come dono prezioso di Dio agli uomini.

Febbraio– Intenzione missionaria: in quei territori di missione dove più urgente è la lotta contro le malattie, le comunità cristiane sappiano testimoniare la presenza di Cristo accanto ai sofferenti.– Intenzione generale: la famiglia sia da tutti rispettata nella sua identità e sia riconosciuto il suo insostituibile contributo in favore dell’intera società.

Marzo– Intenzione missionaria: lo Spirito Santo dia luce e forza alle comunità cristiane e ai fedeli perseguitati o discriminati a causa del Vangelo in tante regioni del mondo.– Intenzione generale: le nazioni dell’America Latina possano camminare nella fedeltà al Vangelo e progredire nella giustizia sociale e nella pace.

Andiamo fino a Betlemme

Andiamo fino a Betlemme, come i pastori.L’importante è muoversi.

E se invece di un Dio glorioso,ci imbattiamo nella fragilità di un bambino,

non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.Il volto spaurito degli oppressi,

la solitudine degli infelici,l’amarezza di tutti gli uomini della Terra,

sono il luogo dove Egli continuaa vivere in clandestinità.

A noi il compito di cercarlo.Mettiamoci in cammino senza paura.

(don Tonino Bello)

SOMMARIO

Invocazione 2

Editoriale 3Emigrato, ricercato, perseguitatoè speranza per i poveridi Mauro Clerici

Ottobre missionario 4- Il piccolo Togo al centro diuna coinvolgente GMMdi Margherita Morandi- Proposte per un cammino 5missionariodi Rosalba Bianchetto

Progetti diocesani- ... perché mi hai abbandonato? 6di don Lorenzo Bronz - Un progetto giovane che 11cerca di autogestirsidi don Angelo Treccani

Inserto Azione natalizia 7Guardare oltre la povertàdi fra’ Martino Dotta

Lettere dalle Missioni 12Nyaatha e la forza di condividere di Romano Eggenschwiler

Notizie CMSI 13

Botteghe del mondo 14Gioielli tra cielo e terradi Françoise Gehring

Attività CMSI 15Campo estivodi Nadia Holenstein

IMPRESSUM

Organo ufficiale della Conferenza Missio-naria della Svizzera italiana

Gruppo di redazioneAugusto Anzini, Chiara Gerosa, Carlo Carbonetti, fra Martino Dotta, Romano Eggenschwiler, Margherita Morandi

Credito fotograficoLe fotografie che non provengono dall’ar-chivio CMSI-Missio, sono gratuitamente messe a disposizione da autori vari.In copertina: un gruppo di ragazze/i porta il pasto agli anziani abbandonati in Venezuela, foto di Marzio Fattorini. StampaLa Buona Stampa - Pregassona

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3Editoriale

«Mentre Giuseppe e Maria si trovava-no in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro in al-bergo.» (Lc 2,6).Così inizia la vita terrena di Gesù, come il figlio di un qualunque ope-raio, nella povertà, lontano dalle luci della ribalta. Era stato atteso per secoli, ma ha scelto di venire nel mondo senza nessun grande se-gno premonitore. Tanto è vero che l’evangelista afferma che per loro non fu trovato un posto più digni-toso che una stalla.Ma se gli uomini non l’hanno ac-colto in modo migliore, Dio è però presente nel compimento della sua promessa, annunciata dai profeti. Ci sono i cori degli angeli e i pasto-ri allibiti all’annuncio che subito si mettono in cammino, pieni di gio-ia. Si avverte un clima di mistero, il mistero di Dio che interviene nella storia.Nonostante tutto questo, noi oggi continuiamo ad essere paralizzati dalla paura. Non ci rendiamo conto che è esplosa la gioia di Dio, che la sua pace ci inonda. Continuiamo a chiederci perché Dio non è nato in una casa, tra le luci, nella sua terra e perché l’avvenimento più importan-te della storia è passato inosserva-to agli occhi dei grandi del tempo. La notizia si diffonde rapidamente. La risposta dei poveri non tarda a

questo Natale lo abolirei con tutti i suoi connessi. Invece, credo fer-mamente che Natale è la pienezza del tempo. Dio Padre si distacca dal suo Figlio per mandarlo a dare un senso al tempo vuoto degli uomini. Gesù lascia la sua eternità ed entra nel nostro tempo e ne scandisce il ritmo perché è tempo che l’uomo ri-entri nell’eternità di Dio.Il natale-favola è comodo perché non tocca nessuno. Il Natale-miste-ro incute timore. Vorrei che questo non si consumas-se solo secondo il calendario, sen-za Dio. Gesù incurante della nostra passività e del nostro egoismo, tor-na puntuale all’appuntamento con la storia.Per questo, per me il Gesù che ar-riva è un extracomunitario perché palestinese di Nazaret, un emigrato in Egitto perché perseguitato poli-tico e religioso, un ebreo di nascita e ricercato per essere eliminato, è un povero che si mette dalla parte dei poveri, è un laico che va contro-corrente perché frequenta stranieri, lebbrosi, prostitute, è un assetato che chiede acqua agli sconosciuti. Lo aspetto così perché so che vuo-le da me che sia pronto a compro-mettermi per il diritto di chiunque subisce un sopruso o non vede rico-nosciuto un suo diritto. Aspettatelo con me. Siate sobri e gioiosi della gioia che libera il canto. Non me la sento di augurarvi un Natale diverso da questo.

Mauro Clerici, presidente CMSI

Emigrato, ricercato, perseguitato è speranza per i poveri

Per farsi conoscere al mondoGesù sceglie gli esclusi, gli emarginati, gli oppressi

e li ricambia di amore infinito:venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi

e io vi ristorerò

venire. I pastori sono pieni di me-raviglia. Dio è sempre sorprenden-te. Dio è sempre incomprensibile. Ma la gioia ha ormai raggiunto gli uomini. Gesù nasce anche oggi. Intanto quel bimbo, occasione di tanto pagano scialo, continua a morire di freddo, di fame, di sete, di malattia, di guerra, di esilio in tutto il mondo. Qualche Gesù non riesce nemmeno a nascere perché l’egoismo umano lo fa morire prima della nascita.Il Natale vuoto e commerciale par-te già a settembre; il Natale sbro-doloso e edulcorato di certe ninne nanne può fare tenerezza. Ma il vero Gesù è concreto e chiede a noi di esserlo altrettanto, guardandoci attorno, cercando di leggere i segni dei tempi che troviamo nella socie-tà: Gesù è venuto inutilmente? Se rispondiamo no, perché allora tan-te chiusure verso il nostro prossi-mo? Se rispondiamo no, perché si devono aprire mense e dormitori? Se rispondiamo no, perché tanti ri-mangono senza lavoro mentre altri si arricchiscono a dismisura? Se a Natale bisogna essere buoni perché lo richiede il galateo, ebbene io

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Insieme per un’Africa nuovaè stato l’invito per un cammino comune

per ritrovare il coraggio e la fiducia di testimoniare in ogni circostanza della vita

la propria gioia di credere

Il piccolo Togo al centro di una coinvolgente GMM

missionario è stata la celebrazione della Messa, presieduta dal nostro vescovo. Egli ha esordito con un sa-luto al capo villaggio di Atakpamé, presente all’incontro. Nell’omelia il vescovo si è soffermato sul signi-ficato dell’episodio evangelico del fariseo e del pubblicano. Il primo, pieno del proprio io, è chiuso verso chi lo circonda; l’altro è l’uomo del tu, che si pone al servizio di chi ha bisogno. «Volete essere uomini e donne dell’io o del tu?» ha chiesto il vescovo rivolgendosi ai presenti, auspicando che la scelta missiona-ria, indirizzata a tutto campo verso il tu, affascini i nostri giovani. Tra i gesti di condivisione concreta è da citare l’offerta, portata all’altare da alcuni bambini, di mattoncini di cartone contenenti piccole somme. Questo gesto simbolico, modesto ma prezioso, continuerà anche in altre occasioni durante l’anno, allo scopo di sensibilizzare i nostri bam-bini a contribuire alla costruzione di un ospedale pediatrico in Togo.

Margherita Morandi

Da sottolineare quello dedicato alla lettura di racconti africani di valo-re simbolico e quello dedicato alla testimonianza proposta da padre Luigi Geranio, missionario ticinese, anziano per età ma dotato di gio-vanile entusiasmo. Egli ha parlato di inculturazione, qui e in Africa, facendo riferimento alle esperienze da lui vissute nei primi anni della sua azione pastorale in Tanzania.È stata pure motivo di riflessione l’esperienza missionaria in Togo di una suora dell’ordine delle Miseri-cordine, riportata da una consorella che opera nella comunità di Giubia-sco.Brevi ma intensi momenti di pre-ghiera comunitaria hanno pure contrassegnato ogni tappa del cammino. Culmine del pomeriggio

«Insieme per un’Africa nuova» è l’invito comparso come didascalia del manifesto che, insieme ad altri ispirati alla vita in Togo, ha fatto da cornice all’ambiente predisposto ad accogliere gli oltre trecento parteci-panti convenuti a Sant’Antonino da tutta la Diocesi per vivere insieme, nel pomeriggio di domenica 24 ot-tobre, la celebrazione della giornata missionaria mondiale (GMM).Tutti hanno avuto l’opportunità di percorrere un cammino comune, rivolgendo la mente e il cuore ver-so il Togo, piccolo lembo di terra dell’Africa occidentale, tanto simile alla Svizzera per estensione geogra-fica. Ad immergere grandi e piccini in quella realtà ha contribuito la presenza della bancarella di Missio che, insieme ai vari oggetti prove-nienti da culture diverse, ha espo-sto la simbolica «Casa tatà», segno della tradizione togolese.A farci conoscere ed amare il Togo sono stati, in modo particolare, i sacerdoti togolesi presenti in Ticino per svolgere tra noi il loro ministe-ro pastorale. A loro è stata affidata l’animazione durante una tappa del percorso che ha avuto luogo lungo le vie del paese. Attraverso musi-che, canti e danze essi hanno fatto vivere il fascino di una cultura afri-cana che si serve di questi semplici mezzi di espressione per manifesta-re l’anima della gente che in modo comunitario partecipa ai momenti lieti e tristi della vita. L’attenzione è stata vivissima anche durante altri momenti di ascolto.

Ottobre missionario

Un grazie sincero ai membri del gruppo Missio e a tutti coloro che si sono impegnati per la campagna dell’ottobre missionario.

Un momento del “cammino” durante la giornata a S. Antonino

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La chiesa occidentale ha saputo nei secolivedere e ascoltare, accogliere e dare,

rispondere ai bisogni emergenti nel tempo.Ancora la sua carità continua

umile e nascosta verso i poveri di oggi

Proposte per un cammino missionario

do da parte ciò che è motivo di di-sunione».

Darefrà Martino, parlando dell’esperien-za del “tavolino magico” che in Ticino ha diversi centri, ha messo l’accento sulla realtà di “povertà dei nostri giorni” portando esempi concreti con cui è confrontato quo-tidianamente. Lui sottolinea l’im-portanza di dare aiuti concreti, dare la possibilità di esprimersi, dare si-curezza, ridare dignità alla persona.

FraternitàHo avvertito un grande senso di unione, durante la Veglia a Giubia-sco quando don Angelo ha invitato i Vescovi presenti (mons. Grampa, mons. Togni e mons. Gaglo) ad im-partire insieme la benedizione ai numerosi fedeli che avevano parte-cipato a questo momento conclu-sivo degli appuntamenti serali di ottobre. Rosalba Bianchetto

tanti problemi, ci può insegnare molto.

Vedere«I nostri antenati hanno avuto gli occhi aperti quando 150 anni fa hanno saputo vedere i bisogni del-la nostra gente ed hanno iniziato a promuovere e costruire opere assi-stenziali ed educative», così inizia-va l’esposizione del prof. Gandolla.Si trattava di iniziative individuali, con scarsa collaborazione... Don Angelo Ruspini a conclusione della serata ha invitato ad essere missio-nari nel nostro territorio, a costrui-re amore sulla Terra.

AscoltareDurante la sua esposizione Marghe-rita (portando come esempio la sua attività di giudice di pace) sottoli-nea che «l’ascolto è l’elemento più importante di questo tentativo di mettere assieme le parti che hanno avuto il conflitto. Cercare di porre l’accento su ciò che unisce lascian-

Durante il mese di ottobre abbia-mo sicuramente guardato spesso la locandina contenuta nella cartella d’animazione o esposta agli albi parrocchiali per essere aggiornati sugli incontri previsti, tanto che quell’immagine dell’Africa ci é rima-sta scolpita nella mente e nel cuore. L’itinerario proposto prevedeva le 3 conferenze (il cammino della chie-sa in Togo; l’attività caritativa ed educativa della chiesa in Ticino; la riconciliazione nella nostra realtà) e la Veglia di preghiera (lasciatevi riconciliare con Dio) come impegno per vivere in prima persona il tema del mese missionario: insieme per un’Africa nuova.Condensare in una pagina l’insegna-mento tratto da questi 4 incontri è impossibile tanto erano densi di contenuti, ma permettete che con-divida con voi ciò che, al rientro da ogni serata, mi aveva colpito.

Accoglienza - aperturaI preti togolesi che operano nelle nostre parrocchie, nella serata di apertura, ci hanno fatto partecipi di qualcosa della loro vita e della loro chiesa.La presentazione fantasiosa ci ha permesso di entrare nella loro cul-tura par farci accogliere qualcosa di diverso dal nostro che, seppur con

Ottobre missionario

Benedizione finale alla Veglia missionaria Serata a Presenza Sud

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diversi e anche incompatibili con i nostri.»È importante che in Ciad continui una presenza solidale di chiese, che non segua solo la logica della cre-scita, ma accetti di andare adagio; una presenza di persone che non segua solo la logica dell’interven-to rapido ed efficace, ma accolga il desiderio di normalità, di continu-ità, di rispetto di cui le comunità cristiane hanno bisogno. Per questo credo proprio che ci sia ancora biso-gno di missionari “fidei donum”: per andare adagio ci vuole tempo, per accompagnare la vita dei cristiani che in Ciad ci vivono, ci vuole con-tinuità. In Ciad, le necessità sono più grandi delle risorse; in Svizzera italiana molta gente aiuta genero-samente con quello che ha. Per as-sicurare che questo aiuto non crei dipendenza, ma comunione, occor-rono persone che facciano da ponte.

P.S.: (non c’entra con quello scrit-to sopra): in un incontro vicariale del clero, qualcuno aveva risposto all’animatrice missionaria: ma pre-ti ticinesi che possano partire per il Ciad non ce ne sono, guardate, qui siamo già quasi tutti missionari stranieri!Forse introdurre l’auto prise en char-ge anche da noi?

don Lorenzo Bronz

Ciad un’espressione, interessante ma che può anche fare paura: l’”(auto) prise en charge” della chiesa locale.Il vescovo di Moundou, Joachim Kouraléyo aveva detto al Sinodo: «In Ciad, in questi ultimi anni, gli aiuti delle chiese d’Europa e d’Ame-rica si sono drasticamente ridotti ed abbiamo preso coscienza dell’effet-to perverso della dipendenza.» Kou-raléyo non dice: adesso dobbiamo arrangiarci perché non ci aiutano più. Dice: dobbiamo affrancarci da un rapporto di dipendenza, dobbia-mo prendere in mano la nostra vita cristiana, nelle scelte, nella mobi-litazione delle persone e nell’im-pegno del sostegno economico per poter funzionare, perché è la nostra chiesa, è la nostra vita cristiana.E poi continua: «Per ovviare a que-sta situazione, si è prescritto il ri-medio dell’attivazione delle risorse locali; ma le risorse locali –mezzi, e persone– sono limitate, e per poter far funzionare le opere che cercano di rispondere ai bisogni della po-polazione, dobbiamo rivolgerci ad altri organismi che hanno obiettivi

... perché mi hai abbandonato?

Progetti diocesani

Un bilancio del progetto missionario diocesano?No!

Si potrà fare solo alla fine.Ed a Mbikou non abbiamo ancora finito

(speriamo)!

Portare il vangelo vuol dire por-tare la notizia buona per tutta la persona. Per questo, la parrocchia di Mbikou promuove per esempio l’istruzione (alfabetizzazione in lin-gua, scuola comunitaria), lo svilup-po economico (formazioni agricole, cooperativa di risparmio), il conso-lidamento delle strutture delle co-munità cristiane nei settori e nei villaggi. Anche nell’attività pastora-le, oltre all’impegno della cateche-si regolare, si scoprono nuovi biso-gni di formazione, con le famiglie, i giovani, i responsabili di comunità. Ogni anno che passa verrebbe la vo-glia di accelerare i tempi e i ritmi di lavoro, di moltiplicare le iniziative, di utilizzare gli aiuti che ci arrivano generosi dagli amici dei missionari.Ma.Ci sono anche delle ragioni per ral-lentare. Spesso i ritmi del nord non sono i ritmi del sud. Se vogliamo una crescita che duri e sia sosteni-bile dalla popolazione locale, biso-gna valorizzare le forze presenti, le risorse economiche, naturali, le per-sone. E con le opzioni e gli orienta-menti di una società e di una chiesa che vuole scegliere la sua strada si può interagire, ma con rispetto. Anche a livello di vita pastorale si riscontra la fatica di far entrare nel-la quotidianità e nella regolarità la fede cristiana, le sue scelte, i suoi valori. E spesso l’offerta martellante di stimoli ed iniziative nuove affati-ca le persone e le comunità.Indica un cambiamento di velocità e di orientamento nelle diocesi del Un momento di “auto prise en charge” a Mbikou

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Grazie alla nostra condivisionei missionari possono compiere gesti di carità

che diventano annuncio di salvezzapromozione di vita

e testimonianza dell’amore di Cristo

Guardare oltre la povertà

Azione natalizia

né sono state formulate proposte concrete per affrontarlo in maniera complessiva.

D’altronde, se l’esempio vien dall’al-to, nel contrastare la povertà sul piano internazionale, sono proprio i governi e le Nazioni Unite a non dare seguito agli impegni assunti all’ini-zio del Millennio. Il certo ambizioso progetto di dimezzare entro il 2015 la quantità di poveri nel mondo ha sinora ottenuto ben pochi risultati. E non sarà il pur lodevole aumento dei contributi elvetici all’aiuto allo sviluppo a migliorare la situazione di milioni di bisognosi…

Promuovere i diritti umaniA fronte di tante necessità, i con-tributi versati a favore del lavoro svolto con dedizione dai nostri Mis-sionari può sembrare ben poca cosa. Eppure Gesù loda l’obolo della vedo-va, poiché essa si priva del necessa-rio, mentre i benestanti danno del loro superfluo. La novità evangelica sta nella proporzione e quindi nel giudizio sulla qualità dello sforzo compiuto.Nell’aiutare pensiamo all’importan-za di un progetto globale contro la povertà e partecipiamo alla promo-zione della dignità umana nel suo insieme, come suggerito dalle Chie-se nazionali svizzere con la Com-missione Giustizia e Pace e l’ACAT Svizzera in occasione del 10 dicem-bre (Giornata mondiale dei diritti umani).

fra’ Martino Dotta

e spesso necessita d’integrativi fi-nanziari.

Sia sul piano comunitario che na-zionale sono state proposte inizia-tive comunicative per riconoscere il fenomeno della precarietà nel suo complesso e per elaborare strategie condivise atte a contrastarlo effica-cemente.A causa degli effetti anche per i bi-lanci pubblici della crisi finanziaria mondiale e di altre priorità delle agende politiche, la problematica della povertà e della conseguente esclusione sociale non ha incontra-to la dovuta considerazione. Nem-meno a livello di società civile (cioè di quella parte della nostra società che più spesso tocca con mano, in maniera diretta o indiretta, il peso delle difficoltà economiche e dell’in-tegrazione collettiva) è stata regi-strata una vera presa di coscienza su un problema che coinvolge tutti,

Il senso dell’Azione natalizia, pro-mossa anche quest’anno dalla CMSI a sostegno delle attività pastorali, sociali, educative e sanitarie dei no-stri Missionari, sta nel partecipare a un progetto di crescita collettiva.

Il periodo natalizio è particolar-mente propizio per la raccolta di fondi destinati ad aiutare persone in difficoltà, residenti in Svizzera o all’estero. In quello che sta diven-tando sempre di più un vero e pro-prio mercato della solidarietà non vanno dimenticati i veri destinata-ri: essere umani i cui diritti fonda-mentali sono spesso minacciati da un’esistenza di stenti. Per questo motivo Avvento e Natale sono tem-pi di riflessione, ma pure di proget-tualità.

Assenza di strategie mirateIl 2010 è stato proclamato dall’Unione Europea “Anno europeo di lotta contro la povertà e l’esclu-sione sociale”. Anche la Svizzera ha deciso di aderire a tale campagna di sensibilizzazione, con l’intento di valutare le possibilità e le modalità d’intervento per ridurre il numero di persone che vive appena al di so-pra o al di sotto del minimo vitale

don Angelo, la responsabile della casa Hogar e i ragazzi/e accolti

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8Missionari della Svizzera italiana

Marzio Fattorinip. Giusto Crameri

don Sandro Colonna

sr. Maria del Sasso Franscella

don Angelo Treccani

don Jean-luc Farine

Rovelli Gérardp. Fiorenzo Crameri

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9Missionari della Svizzera italiana

suor Maria degli Angeli Albertini

p. Pierluigi Carletti sr. Maria Attilia Grossi

suor Olga Pianezza Luciano Re

p. Antonio Crameri

suor Lucia Rossi

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Gli indirizzi dei nostri missionari

Missionari della Svizzera italiana

Albertini suor Maria degli Angeli (1*) di SementinaSoeurs Carmélites, Lot Ivy 114Ilavinato - Anosipatrana101 ANTANANARIVO (Madagascar)

Carletti padre Pier Luigi (8*) di VerscioKm 10.5Casa don BoscoGUAYAQUIL (Ecuador)

Colonna don Sandro (7*) diocesanoCaixa postal 6Correio CentralPONTA GROSSA - PR (Brasil)

Crameri padre Antonio (2*) di S. Carlo (GR)Parroquia Santa MarianitaAp.do 08.01.10065ESMERALDAS (Ecuador)

Crameri p. Fiorenzo e Giusto (2*) di S. Carlo (GR)Cottolengo Communities P.O. Box 24391NAIROBI (Kenia)

Farine don Jean-Luc (7*) di Muraltoc/o Eveché de DobaB.P. 22 DOBA (Ciad)

Fattorini Marzio (10*) di Balerna Estado GuàricoESPINO (Venezuela)

Franscella suor Maria del Sasso (9*) di LocarnoSan Miguel 2703142 Bovril (Argentina)

Grossi suor Maria Attilia (3*) di MontecarassoHospitale InfectiveGRAMSH (Albania)

Pianezza suor Olga (5*) di SavosaMisionárias Franciscanas del Verbo EncarnadoLaureles, 678Barrio la Teja MONTEVIDEO (Uruguay)

Re Luciano (6*) di SementinaParroquia Santa AnaYAURI/ESPINAR Cuzco (Peru)

Rossi suor Lucia (4*) di Prada (GR)Casa BetaniaApdo Aereo 337POPAYAN (Colombia)

Rovelli Gérard (10*) di BellinzonaMission Catholique de GoréB.P. 61MOUNDOU (Ciad)

Treccani don Angelo (7*) di CurioEstado GuàricoEL SOCORRO 2331 (Venezuela)

Istituti e organismi d‘appartenenza 1. Carmelitane di S. Teresa 2. Congregazione del Cottolengo 3. Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli 4. Suore Agostiniane 5. Missionarie Francescane del Verbo Incarnato 6. Missione Betlemme Immensee 7. Sacerdoti e laici diocesani “Fidei Donum” 8. Salesiani di Don Bosco 9. Suore della Santa Croce di Menzingen10. Missionari laici della Diocesi di Lugano

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Per distinguere un albero buonoda uno cattivo

basta guardare i frutti che produce:in essi è la speranza

del giardiniere che con amore ha curato l’albero

Un progetto giovane che cerca di autogestirsi

perderemmo la libertà di scegliere i collaboratori e decidere sul model-lo educativo da seguire.Abbiamo costituito una fonda-zione: “Caminos Nuevos” che si sta organizzando per raccogliere i fondi necessari al mantenimento dell’opera. In reltá non si tratta di cifre astronomiche. Quest’anno abbiamo preventivato una spesa di 12.000 bolivares al mese, pari a circa 1400.-/1500.- Fr. Io sono sempre sul piede di par-tenza per lasciare tutto in mano a persone del posto. Vedremo quando riuscirò a stacca-re.

don Angelo Treccani

Mi sembra di poter dire che siamo andati sempre migliorando la qua-lita del nostro servizio.Se é vero che l’albero si conosce dai frutti, sembra che abbiamo se-minato bene: gli adolescenti che sono venuti da bambini sono ra-gazzi in gamba e senza nessuna intenzione di andarsene.Un problema non secondario è la questione economica. Abbiamo costruito la casa e l’abbiamo man-tenuta in gran parte con aiuti dal Ticino.Non possiamo contare sull’aiuto del governo, anche se i politici che ci visitano ci promettono appog-gio. Se il governo ci dovesse aiuta-re, abbiamo il dubbio fondato che

Il progetto missionario in Vene-zuela sta gradualmente passando in mano ai venezuelani. La par-rocchia di Espino é stata affidata a una giovane congregazione vene-zuelana: le suore Missionarie della Misericordia che si sono prese a carico anche il villaggio di Parma-na sull’Orinoco, dove abbiamo co-struito una casa e un centro par-rocchiale.La signora Thais Boyer ha lasciato la comunità di Parmana per assu-mere la direzione della Casa Hogar Rostros de Cristo a El Socorro. Que-sta casa di accoglienza per bambini e adolescenti in stato di abbando-no ci sta molto a cuore. È un’opera modesta: ospitiamo dieci bambini e siamo in attesa di altri due. Per ora non possiamo accoglierne più di dodici, ma é una testimonianza forte. Basti pensare che nello sta-to Guarico dove si trova El socorro, questa è l’unica casa di accoglien-za per ragazzi della strada, anche se il presidente Ugo Chavez da anni ha promesso che in ogni regione ne sarebbe sorta almeno una. In realtà ci siamo resi conto che non é facile dar vita a un’opera del genere che funzioni. Ossia dove questi bambini e ragazzi ricevano l’attenzione di cui hanno bisogno, l’educazione a cui hanno diritto e dove si trovino così bene da non sentire tanto la mancanza di una vera famiglia.Si tratta di trovare le persone pre-parate e con una forte vocazione al servizio.In questi quattro anni di vita della casa, molti educatori venezuelani e volontari dal Ticino hanno collabo-rato a questo progetto.Da settembre di quest’anno 2010 c’è una nuova equipe formata da Thais Boyer, Mery Díaz e Gabriella Mella di Rancate.

Progetti diocesani

Gabriella Mella con i ragazzi della casa Hogar pronti per andare a scuola

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12Lettere dalle missioni

Nyaatha e la forza di condividere

Da Montevideoin Uruguay suor Olga, dalla quale nel frattempo Mauro Clerici, si è recato in visita, con la sua ultima lettera ci fa sapere che stanno un poco rive-dendo gli obiettivi del loro centro.In esso vengono accolti una sessan-tina di adolescenti che vivono in una situazione di rischio dovuto soprat-tutto alla droga e alla violenza sem-pre piu dilaganti.I costi crescenti a causa dell’infla-zione del personale specializzato, i danni ripetutamente causati alla struttura del centro e i limiti cui è confrontato chi è poco preparato ad affrontare le problematiche che questi ragazzi presentano mettono in forse l’efficacia del progetto ori-ginario.I responsabili sono così indotti a scegliere di occuparsi dei più gio-vani di loro, poveri sì, ma che an-cora vogliono costruire una vita più degna ma che rischiano di venir fa-gocitati nella spirale della violenza o dell’apatia dai piu grandi, che si vantano di avere già varie infrazioni più o meno gravi a loro carico.Solo così i centri di accoglienza se-condo le loro condizioni attuali pos-sono affrontare la sfida di dare alme-no a una piccola parte della gioventù emarginata una formazione secondo valori umano-cristiani.Le autorità invece si limitano a par-cheggiare nei centri i giovani delin-quenti che non possono mandare in carcere.Suor Olga che malgrado i suoi settan-tun anni si sente ancora entusiasta della sua missione e si augura che in questa società sempre più com-plicata, violenta e meno aperta allo spirito evangelico, troviamo la forza di vedere che lo Spirito continua a rinnovare il mondo.Quando legge il nostro bollettino essa si sente parte della sua fami-

glia, volonterosa di annunciare que-sto Regno di Dio con fiducia e spe-ranza pur con tutti i suoi limiti.

Da Bovrilin Argentina suor Maria del Sasso ci scrive che a dispetto dell’età conti-nua fedelmente il suo impegno mis-sionario.Partecipa ad uno dei tre nuovi gruppi biblici sorti in diversi quartieri.Una decina di persone per lo più in età, ma sempre desiderose di vivere meglio il Vangelo, riflettendo sul-le loro esperienze riscattano molte cose della semplice pietà popolare. Suor Maria inoltre prosegue a visita-re, portando la comunione, gli am-malati e gli anziani del quartiere.Le notizie pervenutele col bollettino sul futuro della missione in Ciad la preoccupano e si chiede chi andrà a sostituire i missionari rientranti. A lei ci associamo nell’augurio, a conferma del sentimento sopra espresso da suor Maria, che il nostro Vescovo trovi disponibilità presso clero e laici.

Da Ortigueirain Brasile don Sandro Colonna ci da notizie sull’attività della Casa da Crianca in cui si trova ad operare e che è frequentata da circa duecento allievi soprattutto delle elementa-ri e delle medie, la cui gestione in quell’ambiente rurale non presenta grossi problemi. Per l’anno scolastico entrante gli piacerebbe poter avviare dei corsi qualificanti estremamente necessari, visto che pochi continuano gli studi al liceo. Purtroppo teme di non riu-scire a raccogliere, neppure aprendo-le a tutti i giovani della cittadina, le iscrizioni sufficienti per avere il per-sonale e le sovvenzioni dello stato.Per scuotere l’apatia e la rassegna-zione si chiede se non sia il caso di

organizzare una protesta che attiri l’attenzione su dove finiscano i fondi erogati dalle autorità alfine di soste-nere i progetti di valenza sociale. Don Sandro regolarmente quale fina-le di ogni sua circolare ci propone una riflessione sulle letture della set-timana.Questa volta tocca alla guarigione dei lebbrosi in Luca. Ci si chiede dove sia finito quel senso di ricono-scenza che fin da quando eravamo piccoli sempre ci è stato insegnato. Pure nel Vangelo fra i dieci lebbro-si guariti esso viene manifestato a Gesù solo dal samaritano, uno di un’altra religione.Interroghiamoci pure riguardo al senso morale se sia giusto che l’uo-mo accetti nella sua vita certe cose solo perchè cambiano i tempi.A noi la risposta.

Da VenariaConcludiamo con suor Maria Cristina Massa che dal suo ritiro di Venaria, dopo più di trent’anni di missione in Mozambico, ci segue sempre fedel-mente.Pensate che prima di essere suora trascorse dieci anni nel Mendrisiot-to, da cui ancor oggi riceve corri-spondenza.Quest’anno le suore della Consolata di cui suor Maria Cristina fa parte festeggiano il centenario di fonda-zione in attesa della beatificazione di suor Irene Stefani, missionaria in Mongolia, dove tutti la chiamavano Nyaatha (madre Misericordia).

Da LuganoAll’avvicinarsi del Natale salutiamo con la riconoscenza evocata da don Sandro tutte le nostre Nyaatha, in particolare le più fedeli collaboratrici che arricchiscono con le loro espe-rienze questa rubrica.

Romano Eggenschwiler

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13Notizie CMSI

Gran festa a Cruz de Carrasco l’8 dicembre per l’inaugurazione del centro educativo Los Treboles e delle 24 casette in cui vivranno le famiglie che in precedenza occupavano la Villa del Chancho. La notizia è stata ripor-tata da Mauro Clerici, presidente della CMSI e organizzatore dei campi estivi, al rientro di una breve recente visita in Uruguay e Argentina.I giovani partecipanti al campo estivo 2009 avevano dato un‘importante mano per l’inizio dei lavori.Le case sono state assegnate non a sorteggio -come si pensava- sulla base delle ore di lavoro prestate, ma le famiglie si sono accordate in modo democratico tra di loro. Al momento della visita, le case erano in fase di arredamento ed era in fase di ultimazione la fossa settica (nella foto in basso si vedono gli scavi per l’allacciamento).Nel frattempo é già partita un’altra esperienza simile, attorno alla casa delle suore (Crusocial): saranno costruite 14 case. Il lavoro é iniziato e qualche uomo di Los Treboles sta dando una mano.Se sapete qualcuno interessato a dare una mano, finanziariamente o di-rettamente sul posto, si metta in contatto con la segreteria.

Dalle famiglie e dalla fondazione Los Treboles un grandissimo grazie a tutti i ticinesi che hanno reso possibile questo sogno.

APPUNTAMENTI

venerdì 14 gennaio 2011 | ore 20:15Giubiasco - L’Angolo d’Incontro

Ad un anno dal terremoto ad Haiti, serata di commemorazione con te-stimonianze e immagini del campo estivo CMSI ad Haiti.

venerdì 28 gennaio 2011 | ore 20:30Cureglia - Chiesa parrochiale

venerdì 4 febbraio 2011 | ore 20:30Lumino - Chiesa parrocchiale

La cantoria di Giubiasco, diretta da Michele Tamagni offre due concerti con brani inediti di mons. Pierange-lo Sequeri.

giovedì 10 febbraio 2011 | ore 20:30Morbio Inferiore - Oratorio

Serata di aggiornamento sull’impe-gno missionario della nostra diocesi con la presentazione di immagini e la testimonianza di don Lorenzo Bronz.

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Nel Niger famiglie che muoiono d’inediavivono vicino a granai pieni:ma non chiedono elemosina

offrono i loro gioielli carichi di valori ritualifra l’essere umano e il divino

Gioielli tra cielo e terra

i nostri prodotti –aggiunge Hada– stiamo pensando di creare un sito internet con l’aiuto di amici e per-sone a noi vicine».I gioielli dei Tuareg non sono gio-ielli come altri. Non sono solo or-namentali, ma sono carichi di valori rituali. Sono un tramite tra terra e cielo, fra l’essere umano e il divino. È soprattutto il caso della croce di Agadez. Simbolo dei quattro punti cardinali, la croce di Agadez veni-va donata da padre a figlio con la seguente frase rituale: “Figlio mio, ti dono i quattro angoli del mondo, perché non sappiamo dove morire-mo”.

Françoise Gehring

sociologo svizzero Jean Ziegler (in-caricato Speciale delle Nazioni Uni-te per il Diritto all’Alimentazione) non ha esitato a qualificare come “genocidio di massa” .In condizioni di vita estreme, tutto diventa più difficile. «Non abbiamo denaro per comprare l’argento, la materia prima con cui fabbricare i nostri gioielli. Abbiamo bisogno del vostro aiuto». Aiuto, per Hada, si-gnifica opportunità di lavoro e di commercio per la cooperativa Te-Fess, da cui l’Associazione Botteghe del Mondo della Svizzera italiana acquista i gioielli. Gli introiti di Te-Fess vanno a favore dell’intera co-munità, rispettando in questo modo i criteri del commercio equo. Con l’esportazione in Svizzera la coope-rativa riesce ad aprirsi nuovi merca-ti assicurando così un reddito alle famiglie. Individuare nuovi sbocchi commerciali, quando le condizioni di partenza sono punteggiate da grandi difficoltà, non è affatto sem-plice. «Per cercare di espandere la nostra rete fair trade e promuovere

«La nostra cooperativa è in rosso». Non usa giri di parola, Ahmed Hada, responsabile della cooperativa Te-Fess di Agadez, in Niger. In vista al deposito di Sementina dove ha consegnato tutto il bottino della cooperativa –gioielli bellissimi– Hada ha illustrato la situazione drammatica che sta attraversando il Niger, prima arso dalla siccità e ora flagellato dalle piogge. Le orga-nizzazioni non governative parlano di catastrofe umanitaria. «I nostri problemi non sono solo dovuti alla carestia –sottolinea Hada– ma an-che all’aumento dei prezzi degli ali-menti. Sono tante le persone che la morte non risparmierà». A rischio di fame, infatti, sono ben 8 milioni di persone, circa la metà della popo-lazione.L’allarme è stato lanciato persino dalla BBC (la TV pubblica inglese) che, attraverso un’inchiesta, ha alzato il sipario sulla drammatica situazione nel paese africano. Fa-miglie che muoiono d’inedia vivono vicino a granai pieni: la speculazio-ne internazionale ha reso i prezzi inaccessibili. «Potenti speculatori –precisa la BBC– hanno monopoliz-zato il mercato dell’import, forzan-do i prezzi al rialzo». I numeri del disastro sono impressionanti: «Più dell’80% della popolazione –precisa la BBC– è a rischio di insicurezza alimentare. L’indice di malnutrizione acuta è già sopra la soglia d’allarme per poter definire una carestia. La metà dei bambini malnutriti non sopravviverà». Una situazione che il

Botteghe del mondo

Lo scrigno di Hada a SementinaI gioielli dei leggendari “Uomini blu” (riferimento al tipico turban-te color indaco), sono caratte-rizzati da sobrietà e raffinatezza. L’argento viene lavorato per creare collane, bracciali, anelli, orecchi-ni. Vengono realizzati con la tecni-ca della cera persa. Il pezzo viene dapprima modellato in cera e poi avvolto in argilla. Quando questa è asciutta, il modello viene scal-dato nel fuoco e si fa fluire la cera fusa. Nella forma cava ricavata si versa l’argento liquido. Alla fine si stacca l’argilla e il pezzo grezzo è finalmente cesellato. Ogni gioiello è pertanto un pezzo unico. Quel-li che potrete trovare da ora nelle nostre Botteghe del Mondo sono in un certo senso i gioielli di fa-miglia. Alla cooperativa TeFess ora non resta niente. Se non il nostro senso di solidarietà, che tuttavia non basta se non si trasforma in opportunità di lavoro.

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I successi e le grandi conquiste di un campo estivonascono dalla collaborazione diretta

con la popolazioneAd Haiti ci attendono ancora

per tenere accesa la luce disperanza

cale o il salutare le persone che si incontrano per la strada, fa si che Anse-à-Veau possa percepire nuova energia, nuovi stimoli e maggiore sicurezza in se stessa!Inizialmente gli haitiani sono in-timoriti, ci parlano sottovoce e a volte balbettano un francese di po-che parole, dimostrando paura nei nostri confronti. Alcuni di loro, si presentano un po’ ostili, mentre al-tri più spavaldi ci salutano, ridono e ci toccano i capelli incuriositi dal nostro essere così differenti ma tan-to vicini.Entrare in relazione con loro può essere difficile, pertanto quale sarà il canale da utilizzare? Capire i loro ritmi di vita, le loro abitudini e le loro credenze, ci aiuta a costruire una relazione di fiducia.Il semplice essere, senza fare grandi cose, fa nascere importanti espe-rienze di vita. L’essere umili porta scambio e miglioramento da entram-be le parti. Capire i loro bisogni, ca-pire la loro voglia di andarsene via da Haiti o capire la voglia di posse-dere una macchina fotografica, fa si che ci sia un ponte tra due mondi e una speranza per entrambi. La ca-pacità di non giudicare e di saper ascoltare, ci porta a un nuovo pun-to di incontro e di sviluppo; e con essi ritroviamo il semplice ascolto dei loro canti, i quali continuano a riecheggiare nella nostra vita, ora che siamo tornati.

Nadia Holenstein

accorge che l’impulsività non sem-pre porta alle giuste conclusioni e con esse gli obbiettivi di un campo di volontariato cambiano. Le aspet-tative portate dalla Svizzera sono modificate e ci si accorge che le grandi conquiste di questo campo nascono dalla collaborazione diretta con gli haitiani. Al nostro arrivo Père David ci spie-ga che il semplice fatto della no-stra presenza ad Anse-à-Veau avrà sicuramente un beneficio sulla po-polazione. Egli ci dice che la colla-borazione con le persone del posto durante le attività lavorative come la sistemazione della pompa dell’ac-qua, il ripristino della chiesa, la rac-colta rifiuti, i giochi con i bambini nelle strade, la collaborazione con la comunità San Egidio, lo stare tra la gente durante la messa domeni-

Confrontarsi con un nuovo Paese implica un confronto con se stes-si: capire dove si vuole arrivare, ciò che si è e ciò che si desidera fare. Le emozioni sono in continuo cambia-mento, e cercare di dare un senso a tutto ciò che sta succedendo at-torno a noi sembra quasi obbligato-rio, ma dall’altro canto impossibile. L’esperienza ad Anse-à-Veau, ci ha sicuramente messi in discussione e testato i limiti di ognuno di noi. Il gruppo formato da 26 persone è stato in continuo confronto con persone di colore che vivono in un paese dove ristoranti, negozi e at-tività ricreative sono inesistenti, con persone che faticano a trovare il cibo per mangiare giornalmente, confrontate alle varie calamità na-turali, senza lavoro e senza stimoli esterni, le quali hanno vissuto una schiavitù e che continua ad echeg-giare nella loro vita. Il primo impatto con questa realtà è quello di aiuto, cambiare la con-dizione e far capire che le cose pos-sono migliorare se essi pensassero un po’ come noi! Con il passare dei giorni, la pazienza e la calma, ci si

Campo estivo

Attività CMSI

Un momento di animazione ad Haiti

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Haiti 12 gennaio 2010 ore 16:53

La Catastrofe

L’Angolo d’Incontro - GiubiascoVenerdì 14 gennaio 2011 ore 20:15Serata di commemorazione del terremoto

etestimonianze

del campo estivo CMSI ad Haiti