BIOETICA E RISORSE ALIMENTARI. misura del valore di una persona e condizioneranno ogni valutazione e...

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20/12/2017 1 BIOETICA E RISORSE ALIMENTARI. 1 2 L’alimentazione è un momento fondamentale d’interazione tra l’uomo, l’ambiente e le altre specie viventi. La bioetica deve considerare la condotta alimentare umana indicando principi e valori utili per un appropriato e solidale uso dei beni.

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BIOETICA E RISORSE ALIMENTARI.

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L’alimentazione è un momento fondamentale d’interazione tra l’uomo,

l’ambiente e le altre specie viventi.

La bioetica deve considerare la condotta alimentare umana indicando

principi e valori utili per un appropriato e solidale uso dei beni.

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE PERSONALE. BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE (POLITICHE ALIMENTARI).

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE PERSONALE. 1. Alimentazione e salute: la sana dieta.

2. Il digiuno e l’astinenza.

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1.Alimentazione e salute: la sana dieta.

a) I tempi dell’abbondanza e del sovrappeso.

Il nostro è il tempo dell’abbondanza e della diversità di alimenti, che nei paesi ricchi creano grossi problemi di salute. Oggi c’è il rischio di mangiare troppo e male. Il cibo in sovrappiù affatica o intasa i sistemi di eliminazione, oppure si trasforma in grassi, aprendo così la strada all’obesità, all’arteriosclerosi e alle malattie cardiovascolari.

Moriamo facendo morire

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Fumo, alcol, ipertensione, elevati livelli di colesterolo e obesità causano almeno un terzo delle malattie nei paesi

più industrializzati.

In Europa occidentale e negli USA annualmente circa mezzo milione di persone muore per malattie

correlate all'obesità.

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b) Le diete nel rispetto della deontologia e dell'etica. b1) Troppe volte le persone con problemi nutrizionali cercano di far da sé, seguendo consigli e diete pubblicate da settimanali, mensili, quotidiani e solitamente suggerite da persone non qualificate. È piuttosto il medico nutrizionista specializzato, capace di monitorare l’intero processo di cura, che deve risolvere il problema del singolo individuo affetto da malnutrizione per eccesso o per difetto.

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b2) Ma prima ancora dell’approccio dietologico, è opportuno mettere in evidenza che il modo di rapportarsi col cibo condensa tutta una serie di problemi personali che vanno dal rapporto con se stessi alle relazioni familiari, dagli obiettivi imposti o scelti liberamente alle aspettative degli altri.

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Mangiare o non mangiare, troppo o troppo poco, in maniera ordinata o disordinata sono segnali che vanno decodificati, perché dietro c’è la persona con il suo mondo interiore e la sua vocazione a stare in mezzo agli altri.

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Senza un sistema personale di valori forti e coerenti che costituiscano un “centro” per la persona, diventa oltremodo difficile muoversi in una cultura che dà enorme importanza all’apparenza personale. Conservare la libertà di fronte a modelli di corporeità che sono spesso irraggiungibili e irrealistici, dipende dallo spessore del mondo interiore che ognuno ha saputo costruire.

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Diversamente, dimensioni e forma del corpo, imposte dall’esterno, saranno considerate come la vera misura del valore di una persona e condizioneranno ogni valutazione e scelta. Un’autentica esperienza di fede, poi, costituisce la via privilegiata per un cammino di libertà.

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b3) Non può comunque essere disattesa una corretta educazione alimentare rapportata alla specificità della corporeità di ciascuno, al suo lavoro e ai suoi orari, che si riflette concretamente sul modo in cui si fa la spesa che talvolta contempla tutto eccetto il necessario. Saper muoversi sul mercato con spirito critico è la sfida quotidiana che ognuno trova tra pressioni pubblicitarie ed essenzialità della spesa.

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b4) Da recuperare è sempre, comunque, il giusto rapporto con il cibo nell’ottica di una visione realistica della persona che ha bisogno di tutti gli alimenti come anche di quell’ordinato stile di vita che richiede una regolarità di orari e moderazione nell’assunzione del cibo in un clima sereno di famiglia.

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b5) Adeguata attenzione educativa va pure rivolta alla rimozione di quella pigrizia mentale innanzitutto, e di conseguenza fisica, che la vita odierna comporta, per adulti e non, sia per la facilità e la diffusione dei mezzi di trasporto, sia per la distorsione di uno sport riservato a professionisti e, comunque, da vedere e non esercitare.

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L’educazione alimentare deve incoraggiare la voglia di compiere scelte responsabili,

di assumere stili di vita adeguati e di partecipare attivamente

alla gestione della propria salute.

È necessario favorire una alimentazione equilibrata, correlata ai bisogni

dell’organismo che variano in base all’età, al sesso, all’attività lavorativa e alle

condizioni fisiologiche personali.

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La regolare attività fisica e un comportamento alimentare equilibrato non promuovono solo la salute, ma favoriscono l’autostima,

mentre una dieta sbagliata crea danni alla persona e alla società.

Accanto all’impegno personale, è indispensabile promuovere a livello

politico una adeguata cultura alimentare, un’etica del marketing, una capillare prevenzione sanitaria.

Chi sceglie una dieta vegetariana deve informarsi accuratamente per introitare il necessario nutrimento.

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE PERSONALE. 1. Alimentazione e salute: la sana dieta.

>2. Il digiuno e l’astinenza.

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2. Il digiuno e l’astinenza. Digiuno e astinenza non sono forme di disprezzo del corpo, ma strumenti per rinvigorire lo spirito, rendendolo capace di esaltare, nel sincero dono di sé, la stessa corporeità della persona.

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a) In particolare, per il cristiano l’astinenza non nasce dal rifiuto di alcuni cibi come se fossero cattivi (limitazione della libertà che è propria di altre religioni): il cristiano accoglie l’insegnamento di Gesù, per il quale non esistono né cibi proibiti né osservanze di semplice purità legale: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo» (Mc 7,15).

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b) La proposta del digiuno, che ritroviamo in ogni esperienza religiosa, può costituire un’occasione straordinaria per quel processo di ridimensionamento del cibo a favore del recupero della dimensione interiore e spirituale, dell’atteggiamento di sano equilibrio di fronte ai beni come ricerca dell’essenziale, dell’austerità, del risparmio, dell’attenzione agli altri, come via per uscire dall’angusto ripiegamento su se stessi attraverso il dono di quel che si è risparmiato, la solidarietà, la partecipazione, la spesa solidale.

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE PERSONALE. >BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE (POLITICHE ALIMENTARI).

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE (POLITICHE ALIMENTARI). 1.Introduzione. 2.Le cause della fame. 3.Modelli etici nelle politiche alimentari. 4.Domande etiche. 5.Conclusione: oltre le politiche alimentari.

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Introduzione: due idee per cominciare. 1. La fame e la malnutrizione non sono inevitabili: manca la volontà politica di scongiurarle. La fame e la malnutrizione diffusa non sono cose nuove nella storia dell'umanità. L'elemento nuovo è la convinzione sempre più profonda che le carestie e la fame non sono affatto inevitabili.

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La capacità tecnica di nutrire la famiglia umana in crescita esiste, anche se le strutture politiche ed economiche e la volontà politica per far fronte a questo problema sono inadeguate o del tutto assenti.

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Creare questa volontà politica è il tema etico centrale nella pianificazione e nell'attuazione di una politica alimentare che sia in grado di rispondere alle esigenze del mondo.

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2. Debolezza dei tentativi del passato incentrati più sull’aumento di produzione che sull’equa distribuzione La persistenza di una diffusa fame e malnutrizione mette in risalto le debolezze dei tentativi fatti in passato di migliorare il sistema alimentare internazionale, tentativi incentrati principalmente sull'aumento produttivo anziché sul superamento delle forze sociali, politiche ed economiche che mantengono la gente affamata.

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L'aumento di produzione degli alimentari è certamente un obiettivo importante, ma la distribuzione è almeno altrettanto essenziale, visto lo squilibrio esistente tra domanda e offerta.

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE (POLITICHE ALIMENTARI). 1.Introduzione. 2.>Le cause della fame. 3.Modelli etici nelle politiche alimentari. 4.Domande etiche. 5.Conclusione: oltre le politiche alimentari.

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2) Le cause della fame. 1.2. Guardando alle risorse. 2.2. Guardando ai comportamenti.

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2.1. Guardando alle risorse … Scarsità di terra. Crescente minaccia alle riserve d’acqua. Problema energetico. Degrado ambientale. Carenza o non idoneità delle tecnologie. Ricerca inadeguata. Condizioni atmosferiche imprevedibili.

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1. Scarsità di terra. Sulla Terra viene coltivato meno di mezzo ettaro di terreno per persona. In senso lato, probabilmente esiste un altro mezzo ettaro disponibile per la coltivazione. Ma mettere l'aratro su queste terre diventa sempre più difficile, normalmente molto costoso e sempre più problematico per la mancanza di infrastrutture agricole, la progressiva perdita di importanti terreni coltivati nel mondo industrializzato a causa dell'erosione, dell'inquinamento e dell'urbanizzazione.

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2. Crescente minaccia alle riserve d'acqua. La scarsità di acqua potrebbe dimostrarsi un ostacolo ancora peggiore della limitatezza o della sparizione dei terreni coltivabili. La disponibilità di acqua dolce per l'agricoltura è già limitata e viene ulteriormente ridotta dall’insabbiamento, dall'inquinamento e dall'eccessivo prelievo dalle falde acquifere in profondità.

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3. Problema energetico. Petrolio, fertilizzanti e pesticidi hanno un prezzo troppo alto per i paesi in via di sviluppo a basso reddito, che non producono petrolio e devono importarlo. Di conseguenza, il costo richiesto per una maggior resa dei raccolti ha superato le capacità di molti piccoli coltivatori del Terzo Mondo e i prezzi dei generi alimentari continuano a salire oltre le possibilità della gente più povera.

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4. Degrado ambientale. Molti dei paesi più poveri sono esposti a una grave minaccia ecologica, aggravata da un crescente abuso delle risorse agricole, di energia (specialmente legna da ardere) e di alimentazione animale (foraggio e pascolo). In queste regioni la produttività agricola è ridotta e il mondo è sotto la minaccia di perdite ambientali irreversibili.

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I paesi poveri, inoltre, non dispongono delle infrastrutture e delle capacità manageriali necessarie per far fronte alle esigenze di proteggere i sistemi di acqua, aria e foreste che sono alla base del processo di produzione dei generi alimentari.

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5. Carenza o non idoneità delle tecnologie. Il progresso tecnologico ha dato un contributo decisivo al benessere umano e al miglioramento dei sistemi alimentari; ma nonostante ciò il numero di gente che soffre la fame non è diminuito. Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo la tecnologia in agricoltura non è riuscita a tenere il passo con il crescente potere d'acquisto delle élite.

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Mentre il divario tra ricchi e poveri si allarga, il cibo prodotto unicamente con tecnologie ad alto capitale non riuscirà a risolvere il problema della fame nel mondo, perché la gente povera, in numero sempre crescente, non sarà in grado né di utilizzare quelle tecnologie, né di acquistare i loro prodotti.

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L'aumento del reddito con il conseguente aumento del benessere condiziona inoltre la domanda e tende a dirottare la produzione verso prodotti alimentari abitualmente non consumati dai poveri; lo stesso vale per le opportunità di investimenti internazionali.

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È stato inoltre dimostrato che l'applicazione inopportuna di alcune tecnologie molto costose adottate per incrementare la produzione di cibo, particolarmente la meccanizzazione spinta, l'irrigazione e l'uso di prodotti chimici, ha peggiorato le condizioni nutrizionali dei poveri nei paesi in via di sviluppo, deprivandoli sia della loro dieta-base che della loro sussistenza.

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Non si può dare per scontato che la tecnologia agricola ad alto capitale e lo spreco di risorse, che consente a un solo agricoltore degli Stati Uniti di nutrire altre settanta persone, potrà funzionare, economicamente o socialmente, in altri contesti.

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6. Ricerca inadeguata. La ricerca agraria svolta a favore dei paesi in via di sviluppo, indubbiamente ha contribuito in misura significativa all'aumento della produzione di generi alimentari. Tuttavia, la fetta principale di questa ricerca sempre più costosa (per il 90 per cento svolta e mirata alla produzione nella zona temperata settentrionale) è dedicata all'agricoltura commerciale e alla lavorazione e commercializzazione di raccolti per il mercato.

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Solo una parte relativamente piccola dei fondi per la ricerca è spesa per l'agricoltura tropicale (fatta eccezione forse per il riso), per i raccolti di sussistenza (in contrapposto a quelli per l'esportazione), per lo sviluppo di tecniche produttive accessibili ai piccoli coltivatori diretti e ai braccianti agricoli, che dovranno poter produrre di più, se si vuole garantire la sicurezza del cibo.

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7. Condizioni atmosferiche imprevedibili. … Anche se l’imprevedibilità diminuisce in proporzione alla crescita della capacità previsionale; capacità che però, per ora, è più disponibile per i paesi ricchi, che non per i paesi in via di sviluppo.

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2.1. Guardando alle risorse. Scarsità di terra. Crescente minaccia alle riserve d’acqua. Problema energetico. Degrado ambientale. Carenza o non idoneità delle tecnologie. Ricerca inadeguata. Condizioni atmosferiche imprevedibili.

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2) Le cause della fame. 1.2. Guardando alle risorse. >2.2. Guardando ai comportamenti.

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2.2. Guardando ai comportamenti. La fame è concomitante risultanza di: Comportamenti moralmente disdicevoli. Carenze socio-culturali. Aumento della popolazione. Benessere crescente. Strutture sociali e politiche non eque.

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Comportamenti moralmente disdicevoli. Ricerca del denaro, potere e immagine pubblica perseguiti come unico fine; indebolimento del senso di servizio alla comunità ad esclusivo beneficio di individui o di caste, senza dimenticare la considerevole corruzione sotto le più diverse forme e di cui nessun paese può fregiarsi di esserne immune.

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Carenze socio-culturali. I tabù alimentari, lo status sociale e familiare della donna, la mancanza di formazione delle madri alle tecniche dell’alimentazione, l’analfabetismo generalizzato, la precarietà del posto di lavoro o la disoccupazione, sono altrettanti fattori che possono sommarsi e portare alla malnutrizione come pure alla miseria.

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Aumento della popolazione. L'impressionante aumento della popolazione mondiale mette naturalmente in risalto il problema dell'approvvigionamento del cibo necessario: con l'aumento della popolazione deve aumentare anche la disponibilità di cibo. L'aumento della popolazione, tuttavia, non è la causa della fame; al contrario, entrambi (aumento demografico e fame) sono sintomi di povertà.

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Nei paesi molto poveri le famiglie tendono ad avere molti figli, perché hanno bisogno di molte nascite per garantire che almeno alcuni bambini sopravvivano per lavorare nei campi, per perpetuare la famiglia e la sua cultura e per assistere gli anziani. Dove lo sviluppo economico prende piede, purché ci sia almeno un minimo di cibo e di reddito, il tasso di crescita della popolazione tende a diminuire, anche se non immediatamente.

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Benessere crescente. Oltre alla pressione puramente quantitativa della massa esercitata dall'aumento demografico, una sollecitazione perfino maggiore deriva dal sovraconsumismo dei benestanti. Le abitudini alimentari dei benestanti esercitano pressioni sulla base delle risorse-globali, in termini assoluti e pro capite, molto maggiori di quelle esercitate dai poveri.

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Dato che la fornitura di cibo nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo colpiti da deficit alimentare può essere aumentata significativamente (almeno nell'immediato futuro) solo attraverso l'importazione, aumentando la domanda nella misura in cui aumenta il benessere, una quota maggiore della loro limitata valuta estera dovrà essere dirottata dai programmi di sviluppo all'acquisto di generi alimentari ricercati dai benestanti in crescita nel paese. In tal modo non solo il progresso economico viene rallentato, ma anche i poveri rimangono nell'incapacità di acquistare i generi alimentari importati più costosi e così perdono il treno del progresso economico in corsa.

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Inoltre, se una parte significativa della crescita economica è attribuibile a esportazioni agricole quali caffè, cacao, frutta e zucchero, lo svantaggio per i poveri è doppio, poiché solo una parte dei guadagni derivanti dalla vendita e dalla lavorazione dei prodotti esportati va a quelli che li producono e li raccolgono sulla terra che non è di loro proprietà, ma che potrebbe essere usata per coltivare prodotti da consumare in loco.

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Strutture sociali e politiche non eque. I problemi del cibo e della fame in ultima analisi possono essere compresi e risolti solo nel contesto più ampio e più fondamentale dello sviluppo. La fame è un sintomo delle sottostanti «malattie» sociali del sottosviluppo e dell'ingiustizia. La gente è affamata perché è povera, e la gente diventa e rimane povera, perché non ha la possibilità di operare altre scelte; se ha tale possibilità, in generale non sceglie leader, strutture e politiche che la rendono o la mantengono povera.

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2.2. Guardando i comportamenti. La fame è concomitante risultanza di: Comportamenti moralmente disdicevoli. Carenze socio-culturali. Aumento della popolazione. Benessere crescente. Strutture sociali e politiche non eque.

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE (POLITICHE ALIMENTARI). 1.Introduzione. 2.Le cause della fame. 3.>Modelli etici nelle politiche alimentari. 4.Domande etiche. 5.Conclusione: oltre le politiche alimentari.

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3. Modelli etici nelle politiche alimentari.

3.1. Crescente consapevolezza del problema della fame nel mondo. 3.2. Concetti relativi a fame nel mondo e politiche alimentari.

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3.1. Crescente consapevolezza del problema della fame nel mondo. a) Fino agli anni ‘70 del secolo scorso la filosofia morale e politica anglo-americana si è preoccupata molto poco di fornire giustificazioni per gli aiuti alla gente denutrita dei paesi esteri.

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b) La crescente consapevolezza del problema della fame nel mondo negli anni '70 e '80, tuttavia, portò ad alcune importanti svolte favorevoli agli interessi dei bisognosi nelle premesse filosofiche, che riguardavano sia i diritti umani che la teoria delle relazioni internazionali.

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- I filosofi cominciarono a contestare le posizioni tradizionali, che non ammettevano il cosiddetto diritto positivo dell'assistenza governativa alle persone bisognose. - I filosofi politici, inoltre, ripudiando le consuete argomentazioni circa i limiti degli obblighi politici, proposero nuove argomentazioni in favore dell'assistenza alle popolazioni afflitte su scala internazionale .

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- Queste iniziative (di pensiero) erano state anticipate nella Chiesa cattolica ●con l'articolazione di una teoria politica cosmopolita basata sulla promozione e la difesa dei diritti umani, ●con l'identificazione del «bene comune universale» quale norma per l'azione politica (Giovanni XXIII, 1963) ●con la definizione del «principio di solidarietà» mediante l'aiuto delle nazioni ricche verso quelle povere (Paolo VI, 1967).

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È così che maturarono nuovi concetti relativamente alla fame nel mondo e alle politiche alimentari.

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3. Modelli etici nelle politiche alimentari.

3.1. Crescente consapevolezza del problema della fame nel mondo. >3.2. Concetti relativi a fame nel mondo e politiche alimentari.

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3.2. I Concetti relativi a fame nel mondo e politiche alimentari sono sostanzialmente 3:

Diritti e doveri in materia di sussistenza. Giustizia e sviluppo globali. Aiuti umanitari.

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3.2. Concetti relativi a fame nel mondo e politiche alimentari. Entro la metà degli anni '90 del secolo scorso i filosofi morali hanno formulato tre concetti riguardanti la fame nel mondo e le politiche alimentari internazionali e precisamente: 1. diritti e doveri in materia di sussistenza, 2. giustizia e sviluppo globali, 3. aiuti umanitari.

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Inoltre, le difficoltà nel raggiungere le vittime della fame in situazioni di conflitti civili hanno sollevato due problemi specifici per l'etica politica degli aiuti umanitari: 3.1. il diritto dei donatori di accedere alle popolazioni interessate; 3.2. l'obbligo di «intervento umanitario», 3.3. se necessario con mezzi militari, da parte della comunità internazionale.

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1. Sussistenza: diritti e doveri. Diritti. L'argomentazione per il diritto di sussistenza sostiene che alcuni beni (tra cui il cibo) sono necessari per il godimento di qualsiasi altro diritto e perciò costituiscono uno dei diritti fondamentali: senza la soddisfazione del diritto al cibo l'uomo non è in grado di godere qualsiasi altro diritto che gli compete.

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Un'argomentazione parallela per il diritto ai «bisogni fondamentali» sostiene che la privazione del necessario alla sussistenza compromette il livello minimo di decenza e di dignità al quale l'essere umano ha diritto.

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Sulla base degli stessi principi, alcuni sostengono che l'«eguaglianza relativa» nella vita economica è una condizione per l'eguaglianza politica in democrazia.

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Riassumendo: Il diritto di sussistenza si fonda quindi sul fatto che: - Dalla sussistenza del soggetto dipende il godimento di tutti gli altri diritti. - Senza il necessario per la sussistenza si vive al di sotto della dignità umana. - Se non c’è un’eguaglianza relativa di tipo economico, non ci sarà eguaglianza di tipo politico.

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Doveri. Accanto al diritto alla sussistenza esistono corrispondenti doveri spettanti ai governi e ai cittadini di tutti i paesi. Questi sono: il dovere di non privare; il dovere di prevenire la privazione; e il dovere di aiutare.

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Il dovere di non privare. Il dovere di non privare è una semplice espressione della massima di non maleficenza: «non recar danno».

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In pratica però può essere molto più complesso, comportando impegnative decisioni di politica economica, quali la remissione dei debiti, la correzione o l'eliminazione di programmi di adattamento strutturale (es.: riforme fiscali e budgetarie imposte ai paesi del Terzo Mondo dal Fondo Monetario Internazionale come condizione per accedere al credito) e il passaggio dalla coltivazione di prodotti per l'esportazione all'incoraggiamento dell'agricoltura per il consumo locale.

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Il dovere di prevenire. Il dovere di prevenire la privazione comporta lo sviluppo di istituzioni cooperative atte a prevenire le normali minacce alla sicurezza del cibo, quali cicli di siccità, esaurimento delle falde acquifere e tecniche agricole non idonee. La prevenzione riguarda pure i disastri naturali, quali tempeste catastrofiche, e i sovvertimenti sociali, quali le guerre o la caduta del mercato.

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Il dovere di aiutare. Infine, il dovere di aiutare gli affamati comporta la predisposizione all’assistenza nei casi di emergenza, quando le normali iniziative per combattere la fame non riescono a soddisfare i bisogni delle vittime in occasione di una particolare crisi.

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Riassumendo: I doveri in materia di sussistenza sono pertanto quelli di: non privare. prevenire la privazione. aiutare.

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3.2. Concetti relativi a fame nel mondo e politiche alimentari.

Diritti e doveri in materia di sussistenza. >Giustizia e sviluppo globali. Aiuti umanitari.

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2. Giustizia globale e sviluppo. a) In passato la teoria delle relazioni internazionali presentava seri ostacoli a qualsiasi concezione della giustizia al di fuori dei confini nazionali. Il principio di sovranità attribuiva ai governi una responsabilità limitata alle rispettive popolazioni. In pratica ciò significava che i cittadini erano soggetti dipendenti dai loro leader politici senza possibilità di appellarsi ad altre autorità politiche, quando il loro contratto sociale fondamentale per un minimo di benessere veniva disatteso.

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Dal canto loro, i leader delle nazioni si impegnavano a non intervenire negli affari di altri stati. Gli aiuti potevano essere offerti per motivi umanitari o per interesse politico, ma non esistevano motivazioni sufficienti a sostenere l'obbligo di proteggere genericamente la gente da gravi privazioni o a giustificare interventi, quando i governi non riuscivano a proteggere le rispettive popolazioni dalla fame.

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b) Secondo le teorie politiche fondate sui diritti universali della persona in contrapposizione alla esclusiva sovranità dello stato, la crescente interdipendenza economica delle nazioni mediante comunicazioni, viaggi e varie tecnologie ha stabilito le condizioni per modificare i principi di sovranità e di non intervento nell'interesse della giustizia tra le nazioni.

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Senza cessare di essere cittadini del proprio paese, sostengono queste teorie, uomini e donne sono cittadini della comunità mondiale, soggetti a un codice di giustizia universale. Queste teorie possono contribuire ad alleviare la fame nel mondo promovendo relazioni economiche improntate all'equità su scala mondiale.

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c) Un altro argomento per la difesa della giustizia globale nelle politiche alimentari sostiene che le risorse naturali sono distribuite in modo casuale e che di conseguenza, per analogia con la proprietà privata, non è giusto considerarle proprietà esclusiva delle nazioni in cui si trovano.

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Dato che le nazioni non hanno fatto niente di moralmente meritevole per queste dotazioni naturali, continua l'argomentazione, di fronte alla fame di massa o ad altre gravi privazioni le nazioni non sono giustificate a mantenere il controllo esclusivo delle risorse o a trarre da esse profitti eccezionali.

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Riassumendo: Secondo le teorie politiche fondate sui diritti universali della persona in contrapposizione alla esclusiva sovranità dello stato, la visione globale della giustizia e dello sviluppo nasce dunque dal fatto che: uomini e donne oltre che cittadini dei propri stati sono anche cittadini della comunità mondiale, soggetti a un codice di giustizia universale. E dal fatto che, essendo le risorse naturali distribuite casualmente, non è giusto considerarle proprietà esclusiva delle nazioni in cui si trovano.

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3.2. Concetti relativi a fame nel mondo e politiche alimentari.

Diritti e doveri in materia di sussistenza. Giustizia e sviluppo globali. > Aiuti umanitari.

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Aiuti umanitari. - Considerazioni generali. - Due problemi specifici legati agli aiuti alimentari.

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3. Aiuti umanitari. Considerazioni generali.

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a) Tradizionalmente, l'umanitarismo inteso come versione laica della virtù cristiana della carità, si regolava secondo due presupposti: 1) la prestazione degli aiuti di emergenza è un'attività eccezionale al di fuori delle normali strutture delle politiche internazionali; 2) gli aiuti in caso di crisi sono un qualcosa di supererogatorio, dettato da motivi di carità o di compassione anziché sentito come un dovere.

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b) La teologia più recente tende ad abbandonare la tradizionale distinzione netta tra giustizia e carità, che rendeva la giustizia obbligatoria e la carità un'azione personale meritoria. La giustizia, invece, che richiede l'istituzione di organismi internazionali equi per risolvere i casi più urgenti degli aiuti di emergenza tra le nazioni, è vista come ispirata dalla carità (Paolo VI, 1967), la quale, a sua volta, è necessaria per attuare la giustizia (Giovanni Paolo II, 1987).

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Gli aiuti umanitari non sono dunque qualcosa di esclusivamente supererogatorio, ma servono per attuare la giustizia.

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Aiuti umanitari. Considerazioni generali. >Due problemi specifici legati agli aiuti alimentari.

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Due problemi specifici legati agli aiuti alimentari. Diritto di accesso. Negli anni '90 del secolo scorso, le organizzazioni volontarie private e gli enti governativi, preoccupati per gli ostacoli di ordine politico sollevati dai governi ospitanti all'offerta di aiuti, hanno auspicato che le attività umanitarie potessero godere di una maggiore immunità.

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Intervento umanitario. Usata per la prima volta per descrivere le iniziative indipendenti delle organizzazioni volontarie nel portare aiuto senza l'autorizzazione del governo locale, l'espressione «intervento umanitario» è stata estesa alle missioni caritatevoli svolte da organizzazioni internazionali (es.: enti delle Nazioni Unite e il Comitato Internazionale della Croce Rossa) e da governi estranei al conflitto, nell'assistenza alle popolazioni civili nelle zone di conflitto armato.

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Infine, in un tentativo che dilatava al massimo il concetto di non-violenza e neutralità delle iniziative di soccorso e si avvicinava al ricorso alla guerra giusta, l'intervento umanitario ha accettato, come in Somalia nel 1992-1993, l'uso della forza da parte di potenze straniere per difendere i convogli e garantire la distribuzione degli aiuti alla popolazione civile a rischio. Ancora una volta è stato così affermato il primato della persona sullo stato.

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Riassumendo: Abbiamo visto il formarsi di nuovi modelli etici nelle politiche alimentari a motivo di una crescente consapevolezza del problema della fame nel mondo.

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Questi nuovi modelli etici sono il risultato dell'articolazione di una teoria politica cosmopolita basata sulla promozione e la difesa dei diritti umani, dell'identificazione del «bene comune universale» quale norma per l'azione politica, della definizione del «principio di solidarietà» in funzione dell'aiuto delle nazioni ricche verso quelle povere con l’annessa elaborazione di nuovi concetti relativi a diritti e doveri in materia di sussistenza, giustizia e sviluppo globali, aiuti umanitari, che pongono il problema del diritto di accesso e dell’intervento umanitario …

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE (POLITICHE ALIMENTARI). 1. Introduzione. 2.Le cause della fame. 3.Modelli etici nelle politiche alimentari. 4.>Domande etiche. 5.Conclusione: oltre le politiche alimentari.

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4. Domande etiche. Siccome la diffusione della fame e della malnutrizione (ossia, il problema cibo) è attribuibile non solo a carenze nella produzione, mancanza di scorte, inadeguatezze tecnologiche e mutazioni climatiche, ma anche alle strutture economiche, sociali e politiche e alle relazioni sociali, i programmi che si interessano solo del cibo, non saranno in grado di risolvere il problema della sicurezza del cibo.

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Gli ostacoli sociopolitici al miglioramento della disponibilità di cibo spesso sono perfino più difficili da superare degli ostacoli tecnologici (fatta eccezione forse per le condizioni atmosferiche), poiché presentano un maggior numero di variabili e sono più restii al cambiamento.

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Nel contesto della teoria politica sulla giustizia sorgono diverse domande circa le politiche alimentari:

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1. L'assegnazione del cibo deve essere dettata principalmente dal mercato?

Se il mercato, come principio organizzativo, è considerato il mezzo più efficiente per garantire più cibo a un maggior numero di persone, l'assegnazione del cibo sarà determinata dalla legge della domanda e dell'offerta. Perciò è necessario decidere se il mercato debba essere regolamentato per far sì che l'assegnazione del cibo rispecchi il bisogno, o a regolarlo sia semplicemente la legge della domanda e dell’offerta. La risposta è ovviamente per la regolamentazione, se le preoccupazioni sono la fame e il costo reale della fame per la società.

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2. Lo stato ha l'obbligo ai nutrire gli affamati? Questa domanda solleva il problema molto più vasto del carattere etico dell'insieme delle politiche sociali. Nutrire gli affamati, ovviamente, non è il solo modo, e neppure il migliore, di andare incontro ai bisogni a lungo termine dei poveri; aiutarli a coltivare o ad acquistare il cibo rappresenterebbe uno sviluppo più autentico.

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3. Gli aiuti alimentari possono essere usati come strumento di politica estera? La risposta etica in questo caso deve essere negativa. La domanda vera è in realtà se il cibo, che è il sostentamento della vita, debba essere trattato alla stregua di qualsiasi altro articolo.

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4. Bisogna limitare gli aiuti alimentari oggi per evitare problemi più seri domani? Alcuni sostengono che gli aiuti alimentari sono controproducenti in quanto incoraggiano le nazioni più povere a rimandare le necessarie riforme al loro sistema di produzione di cibo e fanno sì che la presente generazione possa sopravvivere ed aggiungere altra popolazione da nutrire in futuro: un impegno che rimarrà sempre difficile. Le implicazioni etiche di questa posizione sono ovviamente problematiche.

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5. Conviene incoraggiare i paesi interessati a coltivare generi alimentari per l’esportazione, per far fronte al debito estero? Uno dei risultati dell'attuazione di questa politica in alcuni paesi è stato un maggior degrado della dieta dei poveri, che sono spesso nell'incapacità di coltivare o di acquistare il cibo necessario.

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6. Le società più benestanti hanno l’obbligo i ridurre i consumi? Alcuni sostengono che uno stile di vita più semplice nei paesi ricchi è diventato un imperativo morale, se si vuole favorire una più equa distribuzione delle risorse esistenti nel mondo. Altri rispondono che i cambiamenti nelle abitudini di consumo dei singoli individui avrebbero conseguenze scarse o nulle sulla distribuzione e che nessuno ha diritto a ciò che un altro ha legittimamente guadagnato.

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7. Noi, di questa generazione, abbiamo il diritto di esaurire le risorse naturali per procurarci il cibo? Questa domanda solleva questioni sia di giustizia internazionale («abbiamo il diritto di contrarre debiti con i nostri figli senza il loro consenso?») che di giustizia «creazionale» («abbiamo il diritto i subordinare il resto del creato al nostro interesse e alle nostre comodità?»).

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9. Quali sono le implicazioni etiche della vendita continuativa (spesso sovvenzionata) di armi e di aiuti militari a regimi o ad altri gruppi impegnati in azioni di violenza contro altri stati o contro la loro stessa gente? I conflitti militari hanno reso sempre più difficile alla popolazione affamata di ottenere il cibo necessario, e inoltre le spese militari dirottano le risorse necessarie allo sviluppo. D'altra parte, c'è la questione attinente alla misura in cui i donatori di cibo hanno il diritto di violare la sovranità degli stati allo scopo di portare aiuti umanitari ai bisognosi.

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BIOETICA DELL’ALIMENTAZIONE MONDIALE (POLITICHE ALIMENTARI). 1. Introduzione. 2.Le cause della fame. 3.Modelli etici nelle politiche alimentari. 4.Domande etiche. 5.>Conclusione: oltre le politiche alimentari.

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5. Conclusione: oltre le politiche alimentari. La crisi alimentare, assieme alla crisi ambientale, non potrà essere né discussa intelligentemente né risolta ragionevolmente senza prendere nella dovuta considerazione altri problemi oggetto di politiche pubbliche quali i metodi usati negli affari dalle multinazionali, la filosofia dei prestiti bancari, i programmi che riguardano la popolazione, i piani di sviluppo socioeconomico, commercio e investimenti, valori sociali e priorità.

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Il pianeta è in grado di offrire a ciascuno la relativa razione alimentare. Dal 1950 al 1980, la produzione complessiva delle derrate alimentari nel mondo è raddoppiata e «nel mondo esiste complessivamente sufficiente cibo per tutti». Il fatto che la fame continui nonostante ciò ad esistere, evidenzia la natura strutturale del problema: il problema principale è costituito dalle condizioni di accesso a questo cibo che non sono eque».

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Se la causa della fame è un male morale, al di sopra ed al di là di tutte le cause fisiche, strutturali e culturali, le sfide sono esse pure di natura morale. Queste sfide richiedono una migliore comprensione dei fenomeni, la capacità degli uomini di rendersi reciproco servizio ed anche lo sradicamento di ogni genere di corruzione.

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I principi elaborati a poco a poco dalla dottrina sociale della Chiesa costituiscono una guida preziosa per l’impegno dell’umanità contro la fame. Qualche riferimento esemplificativo ai documenti più recenti:

Benedetto XVI, caritas in veritate, 2009, 27

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«La fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale. Manca, cioè, un assetto di istituzioni economiche in grado sia di garantire un accesso al cibo e all'acqua regolare e adeguato dal punto di vista nutrizionale, sia di fronteggiare le necessità connesse con i bisogni primari e con le emergenze di vere e proprie crisi alimentari, provocate da cause naturali o dall'irresponsabilità politica nazionale e internazionale. Il problema dell'insicurezza alimentare va affrontato in una prospettiva di lungo periodo, eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri mediante investimenti in infrastrutture rurali, in sistemi di irrigazione, in trasporti, in organizzazione dei mercati, in formazione e diffusione di tecniche agricole appropriate, capaci cioè di utilizzare al meglio le risorse umane, naturali e socio-economiche maggiormente accessibili a livello locale, in modo da garantire una loro sostenibilità anche nel lungo periodo».

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Papa Francesco

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Visita alla Sede della FAO in Roma in occasione della

II Conferenza Internazionale sulla Nutrizione

(20 novembre 2014)

Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri; forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. È inoltre doloroso constatare che la lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla “priorità del mercato”, e dalla “preminenza del guadagno”, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, chiede di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina.

Laudato si’

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32. «Anche le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere

l’economia e l’attività commerciale e produttiva troppo legati al risultato

immediato. La perdita di foreste e boschi implica allo stesso tempo la perdita di specie che potrebbero costituire nel

futuro risorse estremamente importanti, non solo per l’alimentazione, ma anche per la cura di malattie e per molteplici

servizi. Le diverse specie contengono geni che possono essere risorse-chiave per

rispondere in futuro a qualche necessità umana o per risolvere qualche problema

ambientale.

40. «Gli oceani non solo contengono la maggior parte dell’acqua del pianeta, ma anche la maggior parte della vasta varietà di esseri viventi […]. La vita nei fiumi, nei laghi, nei mari e negli oceani, che nutre

gran parte della popolazione mondiale, si vede colpita dal prelievo incontrollato

delle risorse ittiche, che provoca diminuzioni drastiche di alcune specie.

Ancora si continua a sviluppare modalità selettive di pesca che scartano gran parte

delle specie raccolte. Sono particolarmente minacciati organismi

marini […] componente molto importante nella catena alimentare marina».

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Laudato si’ sprechi agricoltura

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50. «Sappiamo che si spreca approssimativamente un terzo degli

alimenti che si producono, e «il cibo che si butta via è come se lo si rubasse dalla

mensa del povero».

129. «Vi è una grande varietà di sistemi alimentari agricoli e di piccola scala che

continua a nutrire la maggior parte della popolazione mondiale, utilizzando una

porzione ridotta del territorio e dell’acqua e producendo meno rifiuti, sia in piccoli

appezzamenti agricoli e orti, sia nella caccia e nella raccolta di prodotti

boschivi, sia nella pesca artigianale […]. Le autorità hanno il diritto e la

responsabilità di adottare misure di chiaro e fermo appoggio ai piccoli

produttori e alla diversificazione della produzione».

194. «Molte volte la qualità reale della vita delle persone diminuisce – per il deteriorarsi dell’ambiente, la bassa

qualità dei prodotti alimentari o l’esaurimento di alcune risorse – nel

contesto di una crescita dell’economia».

Expo milano 2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita

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Obiettivi

♦Rafforzare la qualità e la sicurezza alimentare (cibo sufficiente e sano). ♦ Assicurare un’alimentazione di qualità a tutti gli esseri umani debellando carestie e pandemie.

Prevenire le malattie sociali della nostra epoca (obesità, patologie cardiovascolari, tumori, epidemie) valorizzando le pratiche che permettono la soluzione di queste malattie.

Innovare con la ricerca, la tecnologia e l’impresa l’intera filiera alimentare, per migliorare le caratteristiche nutritive dei prodotti, la loro conservazione e distribuzione.

Educare ad una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita in particolare per i bambini, gli adolescenti, i disabili e gli anziani.

Valorizzare la conoscenza delle “tradizioni alimentari” come elementi culturali e etnici.