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BIODIVERSITÀ ED EVOLUZIONE 2 Odo C ITI-IPIA Leonardo Da Vinci Che cosa significa evoluzione? Per evoluzione si intende una modificazione nel tempo delle caratteristiche fisiche, genetiche e biologiche di una specie. La nostra classe ha effettuato quattro incontri su questo tema, due all’interno della nostra scuola ed altri due nei musei di Paleontologia e Antropologia di Firenze. Prima conferenza a scuola Leggendo Darwin è il titolo della prima conferenza che si è tenuta in Aula Magna il giorno 2 marzo 2006. Si prenderanno in considerazione tre punti: 1. La scienza tra il 1600 e il 1800 2. La scoperta del tempo 3. I fossili Le scienze naturali tra il 1600 e il 1800 Introduzione storica dall’ antichità a Darwin. In questa parte della conferenza ci sono stati illustrati i pensieri dei più grandi scienziati e naturalisti dell’epoca. Fino al 1700 si dava ancora molta importanza al pensiero di Aristotele (IV secolo a.C.) maestro di filosofia e scienze naturali. Egli affermava che il mondo era stato creato in base ad una scala naturale, partendo dalla semplice materia inanimata e salendo dall’ organismo più semplice fin al più complesso, trovando l’uomo e nel gradino più alto, la divinità. John Ray (1627 – 1707) effettuò la prima distinzione tra piante monocotiledoni e dicotiledoni e ne parlò nei tre volumi dell’ Historia plantarum generalis. Carl Von Linnè (1707 – 1778) o Linneo è stato il primo naturalista a suddividere gli esseri viventi in tre regni con le relative sotto–categorie: Regno animale, Regno vegetale e Regno minerale. George Lèopole Chrètien Barone di Cuvier (1769 – 1832), fu un importante paleontologo. Jean Baptiste Monet, cavaliere di Lamarck (1744 – 1829) affermò che: “Gli esseri viventi sono organismi plastici, cioè si modificano a seconda delle abitudini che prendono.Charles Robert Darwin Nipote del famoso medico e scrittore illuminista Erasmus Darwin, Charles iniziò alcuni studi di teologia ad Edimburgo e successivamente quelli di teologia a Cambridge, ma senza esito positivo, infatti non riuscì a terminarli. Darwin aveva sempre avuto la passione per le scienze naturali, finché non riuscì a coronare il suo sogno nel 1831, quando s’imbarcò sul brigantino Beagle in qualità di naturalista. Il suo viaggio durò circa cinque anni, durante i quali Darwin visitò Le isole di Capo Verde, il Brasile, la Patagonia, la FISSISMO E CREAZIONISMO FINALISMO = Tutto ciò che avviene ha uno scopo, un fine superiore. EVOLUZIONISMO = Trasformazione degli organismi Pagina 1 di 12 BIODIVERSITÀ ED EVOLUZIONE

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BIODIVERSITÀ ED EVOLUZIONE 2 Odo C ITI-IPIA Leonardo Da Vinci Che cosa significa evoluzione? Per evoluzione si intende una modificazione nel tempo delle caratteristiche fisiche, genetiche e biologiche di una specie. La nostra classe ha effettuato quattro incontri su questo tema, due all’interno della nostra scuola ed altri due nei musei di Paleontologia e Antropologia di Firenze. Prima conferenza a scuola Leggendo Darwin è il titolo della prima conferenza che si è tenuta in Aula Magna il giorno 2 marzo 2006. Si prenderanno in considerazione tre punti:

1. La scienza tra il 1600 e il 1800 2. La scoperta del tempo 3. I fossili

Le scienze naturali tra il 1600 e il 1800 Introduzione storica dall’ antichità a Darwin.

In questa parte della conferenza ci sono stati illustrati i pensieri dei più grandi scienziati e naturalisti dell’epoca. Fino al 1700 si dava ancora molta importanza al pensiero di Aristotele (IV secolo a.C.) maestro di filosofia e scienze naturali. Egli affermava che il mondo era stato creato in base ad una scala naturale, partendo dalla semplice materia inanimata e salendo dall’ organismo più semplice fin al più complesso, trovando l’uomo e nel gradino più alto, la divinità. John Ray (1627 – 1707) effettuò la prima distinzione tra piante monocotiledoni e dicotiledoni e ne parlò nei tre volumi dell’ Historia plantarum generalis. Carl Von Linnè (1707 – 1778) o Linneo è stato il primo naturalista a suddividere gli esseri viventi in tre regni con le relative sotto–categorie: Regno animale, Regno vegetale e Regno minerale. George Lèopole Chrètien Barone di Cuvier (1769 – 1832), fu un importante paleontologo. Jean Baptiste Monet, cavaliere di Lamarck (1744 – 1829) affermò che: “Gli esseri viventi sono organismi plastici, cioè si modificano a seconda delle abitudini che prendono.” Charles Robert Darwin Nipote del famoso medico e scrittore illuminista Erasmus Darwin, Charles iniziò alcuni studi di teologia ad Edimburgo e successivamente quelli di teologia a Cambridge, ma senza esito positivo, infatti non riuscì a terminarli.

Darwin aveva sempre avuto la passione per le scienze naturali, finché non riuscì a coronare il suo sogno nel 1831, quando s’imbarcò sul brigantino Beagle in qualità di naturalista. Il suo viaggio durò circa cinque anni, durante i quali Darwin visitò Le isole di Capo Verde, il Brasile, la Patagonia, la

FISSISMO E CREAZIONISMO FINALISMO = Tutto ciò che avviene ha uno scopo, un fine superiore. EVOLUZIONISMO = Trasformazione degli organismi

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Terra del Fuoco, le coste del Cile e del Perù e molte isole dell'Oceano Pacifico, tra cui le Galápagos. Durante questo viaggio ebbe modo di effettuare numerose osservazioni sulla geologia, la fauna e la flora, che gli offrirono prezioso materiale per affrontare il problema dell'origine delle specie. Le sue teorie sull’evoluzione della specie infatti derivavano dalle sue osservazioni sugli organismi e gli ambienti nei quali vivevano. Darwin notò che esisteva una sorta di parallelismo tra il variare dell’ambiente e delle forme di vita che vivono al suo interno. Le isole Galapagos infatti, pur essendo vicine l'una all'altra, con clima e condizioni fisiche quasi identici, presentano ciascuna differenze ben visibili in uno stesso gruppo animale che le abita. Tutti questi dati non potevano spiegare il principio di creazione di ogni singola specie, ma potevano invece essere interpretati ammettendo il principio che le forme animali si fossero prodotte attraverso un antenato comune. Darwin teorizzò che in natura dovesse avvenire una selezione naturale e che gli individui con caratteristiche migliori, più adattabili, potessero sopravvivere e trasmettere queste caratteristiche ai figli. La scoperta del tempo Alcuni secoli fa gli scienziati si interrogavano chiedendosi quanti avesse il nostro pianeta e facevano ricerche per scoprirlo. Fino al XVII secolo si prendeva come punto di riferimento la Bibbia ed interpretando le informazioni che l’antico testamento lasciava, i paleontologi elaborarono alcune teorie sull’età approssimativa del pianeta Terra. Il primo che fece questo fu S. Barnaba, che nel I secolo dopo Cristo, disse che la Terra era molto giovane: 6000 anni. Anche John Lightfoot (1602 – 1675) effettuò questi calcoli e nel 1647 affermò che il nostro pianeta doveva esser stato creato nel 3928 a.C. L’arcivescovo di Armagh, James Ussher, collocava l’origine del mondo nell’anno 4004 a. C., nel pomeriggio del 22 Ottobre 4004 a.C. e il Diluvio Universale nell'anno 2349 a.C.. L’arcivescovo Ussher era arrivato a queste conclusioni attraverso lo studio comparato degli antichi calendari, cui aveva collaborato lo stesso Isaac Newton. George Louis Leclerc, conte di Buffon (1707 – 1778) pubblicò nel 1778 “Epoch of nature”; la sua ipotesi era che la Terra e l’intero sistema solare si fossero formati a causa di un’enorme collisione tra il Sole e una cometa gigantesca, ma la sua teoria non fu accolta molto bene, in quanto ritenuta inverosimile. Hermann von Helmoltz (1821 – 1894) affermò addirittura che il nostro pianeta ha un’età approssimativa tra i 20 e i 40 milioni di anni, basandosi sull’energia irradiata dal Sole. Nel 1898 il fisico inglese William Thomson (1824-1907) meglio conosciuto come Lord Kelvin fa risalire a più di 20 e meno di 40 milioni di anni fa:“molto più prossima a 20 che a 40" . Ma la scoperta del fenomeno della radioattività naturale, ovvero del decadimento di specie atomiche instabili esistenti in natura, permette di stabilire l'età del nostro pianeta con una notevole precisione e oggi possiamo attribuire alla Terra un’età di circa 4,65 miliardi di anni .

I fossili La parola fossile deriva dal termine latino fodere, a sua volta tradotto dal verbo greco oryssein che significa appunto scavare, prendere dalla terra. Inizialmente si pensava che i fossili fossero solo delle semplici rocce che la natura aveva col tempo modellato dandogli la vaga forma di organismi viventi, poi gli furono attribuiti dei particolari poteri mistici.

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Niels Stensen (1638 – 1686) o Stenone, fu il primo che attribuì ai fossili un’origine animale o vegetale. In seguito furono i geologi a dare una nuova lettura ai fossili e si cominciò a ricostruire la storia della vita sulla Terra.

1. Principio di sovrapposizione (Stenone) 2. Principio di uniformità (Hutton) 3. Principio di attualismo (Lyell)

Seconda conferenza a scuola 7 marzo 2006, in Aula Magna la dottoressa Elisabetta Cioppi curatrice del museo di Paleontologia di Firenze ci parla su “Le prove paleontologiche dell’evoluzione: il ruolo dei fossili “ In questa conferenza si è parlato dell’interpretazione dei fossili:

1. Nell’antichità classica 2. Nel medioevo e nel rinascimento 3. Nel 1800 durante esplosione degli studi paleontologici 4. Oggi 5. Domani?

CREAZIONISMO Principio della creazione (Linneo; Buffon) FISSISMO E CATASTROFISMO Teoria che non ammette né l’evoluzione né la creazione (Cuvier) TRASFORMISMO ED EVOLUZIONISMO Si va dalla semplic ità primordiale alla complessità organizzata (Lamarck; Darwin) INTELLIGENT DESIGN Il creazionismo attuale Al museo di Paleontologia Il giorno 13 marzo 2006 la classe ha visitato il museo di Paleontologia di Firenze e ha avuto il suo piccolo incontro sull’evoluzione nella sala Strozzi. Questa sala, dedicata appunto alla famiglia Strozzi, contiene tutta la loro collezione di resti fossili, donata al museo nel 1910. La collezione è composta da molti resti di piante e di pesci, rinvenuti tutti in Toscana, nella zona del Valdarno. La paleontologia è quella scienza che studia l’evoluzione degli organismi tramite lo studio di reperti fossili, cioè resti di organismi che si sono sedimentati nelle rocce invece di decomporsi. Durante la conferenza, la dottoressa Cioppi ci ha mostrato il cranio di Leptobos etruscus un esemplare risalente a non molte migliaia di anni fa.

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Anche il Leptobos viveva nella nostra zona. Questo reperto è molto importante perché ci mostra che i caratteri fenotipici di una specie, cioè quelli “esterni” che noi possiamo vedere (o determinare), possono variare a seconda del sesso dell’individuo. Questa specie per esempio è caratterizzata dalla presenza di corna nel maschio, mentre la femmina ne è sprovvista. La notevole differenza tra maschio e femmina suscitò grande interesse nel mondo scientifico perché molti attribuivano l’esemplare senza corna ad un’ altra specie distinta, il Leptobos strozzii. Anche Darwin ebbe notizia di quel cranio, e ipotizzò che i due esemplari facessero parte di una sola specie e ne troviamo testimonianza in uno dei capitoli, il 17°, dell’opera ” The descent of man”.

Terminata la breve conferenza, ci siamo spostati nella parte del museo che è accessibile a tutti per vedere altri reperti appartenenti però ai primati. In realtà molti dei reperti che abbiamo osservato non sono in mostra ma sono stati “tirati fuori” apposta per il nostro studio dalle cassettiere del museo

Un piccolo reperto, un frammento di pochi millimetri, appena due piccoli denti, è ciò che vediamo di Branisella boliviana.

Charles Forsyth Major “L’ossario di Olivola”, 1881: Ribadisce la presenza di caratteri sessuali secondari confermati dall’osservazione di forme con corna, maschili, e forme senza, femminili, nel Museo di Firenze e cita il suo colloquio con Darwin a proposito dei crani di Leptobos (Bos) etruscus, non L. strozzii.

C. Darwin, “The descent of man”, 1871, Cap. XVII - Secondary Sexual Characters of Mammals: “Dr. Forsyth Major also informs me that a fossil skull, believed to be that of the female Bos etruscus, has been found in Val d'Arno, which is wholly without horns. (…) From these various facts we may infer as probable that horns of all kinds, even when they are equally developed in the two sexes, were primarily acquired by the male in order to conquer other males, and have been transferred more or less completely to the female.”

I primati presentano le seguenti caratteristiche: 1. Opponibilità del pollice 2. Utilizzo degli arti anteriori per maneggiare ed utilizzare gli oggetti 3. Sviluppo di un sistema digestivo erbivoro, con una conseguente dentatura ridotta 4. Sviluppo dell’encefalo e della corteccia cerebrale 5. Vista più acuta 6. Riduzione del numero dei figli, con un aumento delle cure parentali

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Questa scimmietta fu scoperta in Sud America in Bolivia, dove visse durante il tardo Oligocene. Durante la stagione di ricerca del 1992 – 1993 furono scoperte a Salla, nella zona nordovest della Bolivia, alcuni resti fossili di Branisella boliviana, il più antico esemplare appartenente alle plathyrrine. I nuovi reperti sono due frammenti di mascella e sette di mandibola, niente di tutto ciò era stato mai recuperato in precedenza. Tutti i nuovi reperti precedentemente riportati, incluso il campione di riferimento per la specie, sono stati recuperati nella stessa zona, chiamata anche “Branisella Zone”. La morfologia delle corone dei premolari sia superiori che inferiori ci suggerisce che Branisella boliviana abbia delle affinità con le callitrichine. MORFOLOGIA Branisella boliviana aveva una formula dentale 2:1:3:3 su ambedue le arcate sia superiore che inferiore. I molari hanno delle cuspidi arrotondate, i superiori posseggono un ipocono e sono quadritubercolati. DIETA: Basandosi sui dati lasciati dalla morfologia dei denti è possibile dire che Branisella boliviana fosse una specie frugivora, cioè che mangiasse principalmente frutta. Un altro esemplare di primate:

Oreopithecus bambolii un primate vissuto all’incirca 9 milioni di anni fa.

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Un possibile aspetto di Oreopithecus bambolii La donna di Buia Tornati nella sala Strozzi abbiamo visto due calchi di Homo erectus, uno fatto al momento della scoperta e l’altro e dopo essere stato pulito. Si pensa che questi crani appartengano ad una femmina perché accanto sono state trovate delle ossa di un bacino femminile. Questi calchi ci sono stati mostrati da Lorenzo Rook, il paleontologo che ha partecipato alla scoperta del fossile.La donna di Buia è un reperto molto importante perché essendo quasi integro, fornisce ai paleontologi molte informazioni sulla morfologia di Homo erectus. In particolare si osservano le cavità delle orbite ben definite e la prominenza delle ossa della fronte.

Al museo di Antropologia La quarta lezione si è svolta al museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze. Lì abbiamo visto dei calchi di fossili di australopiteci e di ominidi, raccolti nella sezione di antropologia del museo fin dal 1869. Durante la conferenza abbiamo approfondito le nostre conoscenze sulle caratteristiche principali di ognuna di queste specie. In dettaglio abbiamo osservato:

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4 calchi di Australopithecus africanus; 2 calchi di Australopithecus afarensis; 3 calchi di Australopithecus boisei; 1 calco di Australopithecus robustus; 1 calco di Homo abilis; 2 calchi homo rudolfensis; 3 calchi di Homo erectus; 2 calchi di Homo heidelbergensis; 8 calchi di Homo neandertalensis; 1 calco + 2 crani veri di Homo sapiens sapiens;

Genere Australopithecus Nel 1925 il paleoantropologo Raymond Dart rinvenne nel sito di Tung, in Sud Africa, un cranio infantile risalente a circa 2 milioni di anni fa e decise di chiamarlo Australopithecus. Questa parola deriva dal latino e significa scimmia del sud (australo=del sud, meridionale / pithecus=scimmia). Oggi questo termine viene utilizzato per classificare quelle specie che sono state trovate in Africa e vivevano tra i 4 ed 1 milione di anni fa. La morfologia dello scheletro e del cranio di questi ominidi li mette in una posizione intermedia tra i generi dei Pongidi, come lo scimpanzè, e quello di Homo. Alle forme gracili appartengono tre specie:

1. Australopithecus anamensis; 2. Australopithecus afarensis; 3. Australopithecus africanus;

Australopithecus anamensis Questo Australopithecus prende il suo nome dalla parola Aman, che significa lago nella lingua del Turkana. Viveva tra i 4.2 e i 3.9 milioni di anni fa ed è la specie di ominide più antica che si conosca. L’anamensis fu scoperto da Mary Leakey nel 1994 vicino al lago Turkana, in Kenya ed è considerato l’ antenato di Australopithecus afarensis vissuto tra i 3.9 e i 3 milioni di anni fa. Sono stati trovati pochi resti di questo esemplare, per lo più nel sito di Kanapoi. Resti fossili di grande importanza sono una mascella quasi integra o quelli di una parte di omero che è stato il primo

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fossile di anamensis mai trovato.

Australopithecus afarensis Come si è già detto in precedenza, questa specie di Australopiteco viveva tra i 3.9 e i 3 mya. La morfologia di questo ominide ha molti punti in comune con quella degli scimpanzè,infatti hanno entrambi la faccia larga con una fronte bassa ed il naso piatto, la mandibola molto grande ha però una forma intermedia tra quella parabolica dell’uomo e quella rettangolare delle scimmie. Questa specie aveva un volume cranico di circa 480 cc, nei maschi potevano arrivare all’altezza di 1.5 metri e ad un peso di 45 chili mentre le femmine, che erano molto più piccole, potevano raggiungere la modesta altezza di 1 metro per 30 chili. Il cambiamento più grande nella sua struttura è il bacino, che consente una locomozione migliore, afarensis infatti aveva già raggiunto un’andatura bipede come dimostrano le famose impronte di Laetoli. Australopithecus afarensis è la specie di ominide che è sopravvissuta più a lungo.

Resti di una mandibola e una mascella Le impronte di Laetoli

Il bambino di Taung Questo particolare reperto fu scoperto nel 1925 in seguito ad una forte esplosione in una caverna di calcare. Questo fossile, comprendente la faccia, una piccola parte del cranio e la mandibola completa fu soprannominato bambino di Taung. Raymond Dart, il paleoantropologo scopritore del fossile, intuì che si trattava di un individuo infantile di all’ incirca cinque anni che apparteneva ad un antenato dell’uomo, ma la sua ipotesi non

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fu ben accolta dal mondo scientifico, perché si attribuiva le origini dell’uomo all’Europa. Il bambino di Taung è il primo reperto di Australopithecus trovato.

Australopithecus africanus

Le forme robuste Alle forme robuste appartengono tre specie:

1. Australopithecus aethiopicus; 2. Australopithecus boisei; 3. Australopithecus robustus;

Australopithecus aethiopicus L’ aethiopicus viene a volte classificato come facente parte del boisei, ma ultimamente si classifica come una specie a se stante e, nella maggior parte delle opinioni, posta alla base della linea evolutiva che porterà alle forme "robuste“. Alcuni studiosi pongono aethiopicus alla base della linea del boisei escludendo il robustus, o addirittura considerano aethiopicus come un ramo secco privo di discendenti. L'ambiente in cui viveva era savana semiarida con piccole foreste. Evidente nel cranio è la cresta sagittale, segno di un potentissimo apparato masticatorio originatosi per consentirgli di nutrirsi di alimenti duri e ricchi di fibre. La struttura generale del cranio è simile all'afarensis, ma aethiopicus è dotato di una potente dentizione: molti studiosi suppongono che afarensis iniziò a nutrirsi di cibi duri in seguito all'inaridimento del clima e diede origine all'aethiopicus. Secono altri, invece questi ha origine da africanus perché i pilastri facciali sono molto simili tra di loro.

Questi visse tra i 3.5 e i 2.3 milioni di anni fa in Sud Africa, anche se alcuni discutibili reperti ci dicono che si sia spinto fino più ad oriente. Australopithecus africanus fu il primo esemplare di quel genere che fu trovato e fu chiamato così proprio per evidenziare il fatto che le nostre origini devono essere ricercate appunto in Africa. L’ africanus aveva un volume cranico che oscillava attorno ai 430-490 cc, era alto all’incirca 1.5 metri per 40 chilogrammi nei maschi, mentre per le femmine si aveva mediamente un’ altezza di 1.2 metri ed un peso di 30 chilogrammmi.

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Australopithecus boisei Le caratteristiche di questo ominide vengono spesso confrontate con l'altra forma robusta sua contemporanea:

Australopithecus robustus. Rispetto a quest’ultima i lobi frontali sono più larghi, la corteccia parietale risulta più espansa ed il cervelletto è in posizione più alta. La struttura del cranio è costituita in modo da favorire l'inserimento dei muscoli masticatori: La grande cresta sagittale è molto voluminosa come in tutti i parantropi, ma è posizionata nella parte centrale del cranio, invece che anteriormente come per l’aethiopicus. Le caratteristiche di questo ominide vengono spesso confrontate con l'altra forma robusta sua contemporanea: Australopithecus robustus (in passato chiamato Paranthropus robustus) viveva tra i 2.0 e 1.0 milioni di anni fa. Il cranio presenta un volume di circa 530 cc, con una morfologia simile al boisei tanto che alcuni esperti considerano i due come varianti della stessa specie, anche se, al contrario di quello ci fa pensare il nome, robustus era fisicamente più piccolo: 40 chilogrammi per per 1.3 metri per i maschi e 32 chilogrammi per 1.1 metri di altezza per le femmine.

Il genere Homo Gli antropologi attribuiscono la comparsa del genere Homo all’arrivo di Homo habilis. Fino a qualche decennio fa, la linea evolutiva del genere umano era formata dalle specie habilis, erectus, neanderthal e sapiens, ma le recenti scoperte hanno indotto a riconoscere la presenza di più specie appartenute al genere Homo. Specie come Homo rudolfensis, riconosciuto come una forma finale di habilis, o specie come Homo heidelbergensis, attribuito alla forma evoluta europea di Homo erectus, si sarebbero aggiunte ai nostri antenati. Ma come è comparso l’uomo? Le teorie più forti sarebbero due: la prima (Johanson – White) vorrebbe che Homo fosse un discendente di Australopithecus afarensis. la seconda (Clarke – Tobias) ci dice invece che Homo discende da Australopithecus africanus. Recenti scoperte però hanno però portato i paleoantropologi a scartare queste ipotesi.

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Homo habilis Homo habilis è la specie più antica di Homo, infatti viveva tra i 2.4 e 1.5 milioni di anni fa in Kenya, Etiopia, Tanzania e Sud Africa. Era alto 1.3 metri per 37 chilogrammi nei maschi, mentre 1.2 metri per 32 chili nelle femmine ed aveva un volume cranico che oscillava attorno ai 650 cc. Il volto di Homo habilis, sebbene ancora sporgente in avanti, acquistava delle forme più arrotondate e sottili, inoltre la forma cerebrale è più evoluta perché presenta i rigonfiamenti delle parti utilizzate per il linguaggio.

Homo rudolfensis Homo rudolfensis compare tra gli 1.9 e gli 1.8 milioni di anni fa come specie contemporanea ad Homo habilis. Quest’ominide presenta però delle arcate sovraorbitarie più piccole ed una faccia più piana e sottile. Anche se è stato provato che almeno due specie di Homo esistessero in quel periodo, ci sono ancora dei dubbi sul collegare questi fossili alle linee evolutive dello stesso periodo. Il cranio del rudolfensis è molto diverso da quello dell habilis, ma quasi ugualmente distante dall’Homo ergaster che è venuto successivamente sembra per molti aspetti, più facile da dissipare un collegamento diretto da habilis ad ergaster che esclude il rudolfensis. Di sicuro il rudolfensis ha grandi somiglianza con Kenyanthropus platyops, un ominide del quale non si hanno ancora molte informazioni.

Homo ergaster Homo ergaster, comparso circa 2 milioni di anni fa, presenta un aumento significativo sia nell'altezza che nella struttura ossea: i maschi misuravano 1,6 m per 65 Kg, la capienza del cervello è aumentata a 850cc. Il cranio acquista un’arcata sovraorbitale di figura prolungata. I resti fossili ci dicono che ergaster si fosse diffuso dall' Africa nord orientale all’ Asia centrale ed orientale e forse anche in Europa del sud. Compaiono inoltre molte delle caratteristiche sociali e del comportamento delle popolazioni umane, del cacciatore raccoglitore di oggi: lo sfruttamento delle risorse di zone geografiche molto grandi, stabilità di lunga durata nelle procedure di lavorazione della pietra e tutto ciò potrebbe implicare, lo sviluppo di un linguaggio complesso vocale e gestuale.

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Homo erectus Homo erectus rappresenta una specie che conta numerosi documenti fossili trovati in Africa orientale, Medio Oriente ed Asia in un periodo che va da circa 1,7 milioni a 300.000 anni fa. Erectus mostra alcune piccole distinzioni dalle caratteristiche dell’ ergaster, ma se si osservano i crani si nota che resta sempre evidenziata la potenza nella masticazione. La dimensione corporea non è poi tanto differente da quella di ergaster, anche se la capienza del cervello è aumentata gradualmente durante la sua persistenza: da una base di 800cc – 1060 cc al momento della comparsa fino a raggiungere un tetto di 1060cc -1300cc intorno alla sua estinzione. Il rapporto evolutivo fra ergaster ed erectus è poco chiaro: alcuni esperti trattano loro come forme ritardate della stessa specie. È più probabile che quest'ultimo si sia evoluto in Africa da un antenato dell’ ergaster, quindi è migrato dopo la comparsa di questo, in altre parti dell' Africa, del Medio Oriente, in Europa, in Cina ed Asia del sud (fino a Java e Borneo). Sembra da far risalire a lui l'uso del fuoco per la prima volta nel corso dell'evoluzione.

Homo neanderthalensis Homo neanderthalensis è molto giovane ed è l’ultima specie di ominide che si è estinta. Vissuto tra i 250.000 e i 30.000 anni fa l’ uomo di neanderthal era molto adatto ai climi freddi ed era caratterizzato da arti corti, ma molto robusti. I maschi erano alti all’incirca 1.6 metri e pesavano circa 85 chili ed avevano un volume cranico che si aggirava attorno ai 1550cc. Neanderthal presenta una mascella sporgente, mentre ha il naso poco sporto, caratteristica di chi vive in zone a clima freddo, la cassa del cervello è più lunga e più bassa di quella degli esseri umani moderni con un grande rigonfiamento nella parte posteriore, le ossa pesanti sono il segno della presenza di una possente muscolatura masticatoria. Homo neanderthalensis è stato il primo ominide che ci ha lasciato dei chiari segni di una cultura avanzata: esistono molti reperti che provano che questo ominide fosse in grado di costruirsi delle armi ed altri utensili, ma soprattutto sappiamo che utilizzavano già la pratica di seppellire i propri morti, spesso anche con alcuni oggetti, segno che avevano conoscenza di una possibile vita dove la morte. Non si è sicuri che questo Homo si sia incontrato con la nostra specie, né che noi ne siamo i suoi diretti discendenti, ma sono state fatte molte teorie sulla sua scomparsa e la più accreditata è che a causa dei cambiamenti climatici e il ritiro dei ghiacciai abbia danneggiato molto questa specie che era molto specializzata per un clima freddo. Homo sapiens Appunti su Homo sapiens andati perduti!

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