Evoluzione dell'occhio

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La teoria darwiniana spiega l’evoluzione mediante la selezione naturale.

le diversità occasionali che i vari individui trasmettono alla loro discendenza si confrontano con i mutevoli e imprevedibili vincoli dell’ambiente.

L’ OCCHIO è il risultato di una convergenza evolutiva di parti diverse in un’unica funzione integrata.

Charles Darwin

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I biologi sono giunti aun quadro evolutivo abbastanza chiaro, perfettamente conforme ai criteri darwiniani.

Analizzando

fossili, specie viventi,

tipi di proteine e geni.

Vediamo le tappe principali dello sviluppo oculare .

Nel regno animale odierno si riscontra un’intera gamma di

sviluppi oculari.

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- Con i primi organismi unicellulari fotosintetici di 2,7 miliardi di anni fa la materia viva inizia a trarre energia dalla luce, ma non si può ancora parlare di informazione visiva.

Alghe verdi-azzurre,organismi primordiali unicellulari e fotosintetici.

- Solo mezzo miliardo di anni fa compare su un verme marino un proto-occhio formato da alcune cellule fotosensibili, appena utili per rilevare il ciclo giorno-notte el’ombra dei predatori.

Anellide marino Platynereis dumerilii. Nella larva di questa creatura ci sono, uno a destra e uno a sinistra, due occhi elementari comprendenti appunto un fotorecettore e una cellula pigmentata.Grazie a questi è in grado di:

-registrare l’intensità dell’illuminazione

-dare informazioni anche sulla direzione della luce incidente.

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-Poi i recettori sprofondano, avvantaggiandosi della protezioneall’interno della superficie corporea

recettori visivi, sono recettori sensoriali (esterocettori, recettori elettromagnetici o fotorecettori) rappresentati dai coni e bastoncelli della retina (che è un'estensione del sistema nervoso centrale), inviano all'encefalo informazioni sull'ambiente esterno.

-Con la contrazione dell’apertura esterna lavisione diviene più selettiva

-Nel frattempo cresce uno strato trasparente proteico che difende la cavità oculare dall’acqua salina.

-Accidentali differenze nel suo spessore hanno una ricaduta sullarifrazione della luce. Ecco che si formano i primi cristallini: permettono allo spiraglio esterno di rimanere abbastanza ampio per garantire la luminosità dell’immagine, pur senza perdere in nitidezza.

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Quando, dopo l’avvento degli anfibi, gli animali escono dall’acqua si trovano a fronteggiare la minore rifrazione dell’aria.

Il cristallino siappiattisce e la cornea sporge, fungendo da elemento ottico addizionale.

Oggi rane, rospi e serpenti regolano la distanza tra cristallino e retina, mentre molti rettili, gli uccelli e i mammiferi agiscono sulla forma del cristallino. Si tratta di altrettanti adattamenti evolutivi prodottisi su una stessa base.

Gli anfibi devono accomodare la vista nel passaggio dall’ambiente liquido a quello secco. Anche la messa a fuoco di oggetti vicini e distanti impone nell’aria unacalibrazione dell’ottica, più critica che in acqua

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CuriositàCuriosità

E gli occhi degli insetti?Essi sono multipli e proiettanoun’immagine a mosaico di un ampissimo campo visivo (le libellule contano in un unico enorme occhio bombato sino a 25000 elementi ottici). I recettori sono formati da cellule rabdomeriche, diverse da quelle ciliari dei vertebrati. Ma la scoperta di unità rabdomeriche negli occhi e ciliari nel cervello di un verme marino arcaico indica che l’origine della visione dei vertebrati e degli insetti è la stessa.

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FINE

Fonti:www.kalidoxa.com/allegati/EvoluzOcchio.pdf www.uaar.it/.../nature-piu-luce-sullevoluzione-dellocchioImmagini da www.google.it/images

Matilde Longhena