Bergamo Salute - 2014 - 5 – settembre/ottobre

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5 numero anno 4 - settembre - ottobre 2014 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE Orzaioli ricorrenti: attenzione ai grassi L'assessore Nadia Ghisalberti Arte e agricoltura, la nostra ricetta per l'Expo Macchie solari addio! Perché il matrimonio fa così paura? Mal di testa, a ognuno la sua terapia Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

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BERGAMO SALUTE - Bimestrale di informazione medico sanitaria e benessere.

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5numero

anno 4 - settembre - ottobre 2014PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Orzaioli ricorrenti: attenzione ai grassi

L'assessore Nadia GhisalbertiArte e agricoltura,

la nostra ricetta per l'Expo

Macchie solari addio!

Perché il matrimonio fa così paura?

Mal di testa, a ognuno la sua terapia

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IN QUESTO NUMEROIl nuovo anno scolastico e lavorativo è cominciato. E così impegni, scadenze, stress. Tutti fattori che possono incidere sulla nostra salute non solo psicologica, ma anche fisica, causando diversi problemi tra cui uno dei più diffusi senza dubbio è il mal di testa. Cosa fare allora? Ve lo spieghiamo nel nostro "speciale mal di testa", con tanti consigli utili e su misura per combattere e prevenire il dolore. E visto che settembre è il mese in cui ci si mette a dieta, ecco qualche trucco per dimagrire un po' più velocemente. Come? Accelerando il metabolismo. Questo e molto altro, nel nuovo numero. Non ci resta, come sempre, che augurarvi buona lettura e buona ripresa!

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

anno 4 - settembre - ottobre 20145numer

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5numero

anno 4 - settembre - ottobre 2014PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Orzaioli ricorrenti: attenzione ai grassi

L'assessore Nadia GhisalbertiArte e agricoltura,

la nostra ricetta per l'Expo

Macchie solari addio!

Perché il matrimonio fa così paura?

Mal di testa, a ognuno la sua terapia

Pos

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alia

ne s

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Sped

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b. P

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L 35

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2004

N.4

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PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE

ITALIANA PER L'EDUCAZIONE

ALIMENTARE

Editoriale 3 Sla: la ricerca deve andare avanti,con o senza secchiate...

ATTUALITà4 Ebola, dobbiamo davvero preoccuparci?

SpEcIALE MAL dI TESTA6 Aiuto, mi scoppia la testa!8 Se a soffrirne sono i più piccoli 10 Donne più soggette

SpEcIALITà A-Z12 Gastroenterologia Più fibre e farine integrali: così previeni la diverticolite14 Oculistica Orzaioli ricorrenti? Evitate i cibi grassi16 Ortopedia Con tacchi alti e punte strette aumenta il rischio di alluce valgo

pERSONAGGIO18 L'assessore Nadia Ghisalberti Arte e agricoltura, la nostra ricetta per l'Expo

IN SALUTE20 Stili di vita

I giardini della salute22 Alimentazione

Dai una "scossa" al metabolismo!

IN ARMONIA24 psicologia Tempi di crisi: addio egoismo, cresce la voglia di altruismo26 coppia Perché il matrimonio fa così paura?

IN FAMIGLIA28 dolce attesa Per un parto più "dolce" prova con le tecniche di rilassamento30 Bambini Adolescenti e internet

RUBRIcHE41 Altre terapie Farmaci galenici43 Guida esami Mal di gola? Cure più mirate con il tampone faringeo Animali44 Il criceto... istruzioni per l'uso STRUTTURE46 Fondazione I.P.S. Card. Gusmini Onlus48 Habilita

IN FORMA50 Fitness Corpo e mente più pronti ed "elastici" con la scherma53 Bellezza Macchie solari addio!

REALTà SALUTE57 Ipasvi59 Every Service Onlus61 Fisioforma63 Centro Medico San Giuseppe

dAL TERRITORIO64 News67 BergamoScienza Dal 3 al 19 ottobre

un'edizione "spaziale"68 Onlus Croce Rossa Italiana71 Malattie rare Associazione A.R.M.R.

Allegato centrale: AMIcI dI BERGAMO SALUTE

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le deputate al controllo dei muscoli. Solitamente i primi sintomi sono debolezza e diffi-coltà di deambulazione, impre-cisione nei movimenti, crampi o piccoli spasmi muscolari. Man mano che avanza, interfe-risce con la capacità di parlare, deglutire, fino a una progressiva atrofia e paralisi di tutti i musco-li del corpo che, negli ultimi sta-di, provoca una morte per sof-focamento. È come se la mente e i pensieri, che non vengono toccati dalla malattia, rimanes-sero imprigionati in un corpo sempre più immobile, come in una gabbia. L'unica speranza arriva dalla ricerca scientifica e in particolare dalla ricerca genetica e sulle cellule stami-nali, due direzioni nelle quali le ricerche in tutto il mondo negli ultimi anni si sono moltiplica-te. Ma servono fondi per por-tarle avanti. La speranza è che, anche quando le docce gelate dell'estate saranno solo un ri-cordo, ci ricorderemo ancora di questi malati. E non solo di loro. Per iformazioni e per donare: www.aisla.it

Elena BuonannoDaniele Gerardi

Doccia gelata sì. Doccia ge-lata no. È stato questo uno dei tormentoni dell'estate

appena trascorsa. Attori, cantan-ti, calciatori, ma anche politici e imprenditori. Sono tanti i per-sonaggi più o meno noti che hanno accettato di rovesciarsi o farsi rovesciare una secchiata di acqua ghiacciata in testa, ri-prendersi e pubblicare il video sul canale web. Tutto per un buona causa: raccogliere fondi per la ricerca sulla Sla (anche se in origine la secchiata era la punizione per chi non donava). È questo infatti l'obiettivo dell'I-ce Bucket Challenge, la sfida delle secchiate di ghiaccio. Una "moda" nata in America (l'ispi-ratore sarebbe stato Pete Frates, giovane atleta ed ex capitano della squadra di baseball del Boston College, colpito dalla Sla) che nel giro di poche set-timane, ha contagiato tutto il mondo, Bergamo compresa. E che non ha mancato di suscita-re anche qualche polemica. C'è chi dice che la beneficenza si fa in silenzio e senza esibirla e che la Sla non è l'unica malat-tia ad aver

bisogno di fondi per la ricerca. Posizioni condivisibili che però non cancellano i meriti che questa iniziativa ha avuto: far incrementare le donazioni e ri-accendere i riflettori su una ma-lattia terribile, anche se, a volte forse il clamore delle secchiate e dei secchiati ha attratto l'at-tenzione della gente più della malattia stessa. Vediamo allora di conoscerla un po' meglio. La Sla in Italia colpisce quasi 1.800 persone ogni anno (in prevalenza fra i 40 e 70). La sua origine non è certa, dipende da una serie di concause probabili tra cui la predisposizione gene-tica, un eccesso di glutammato (principale neurotrasmettitore eccitatorio a livello del sistema nervoso centrale), la carenza di alcuni fattori di crescita neuro-nali e cause ambientali come l'esposizione ad agenti tossici. Ad oggi non esiste una cura, se non terapie che in alcuni casi possono rallentarne, ma non fer-marne, il decorso. Si tratta infatti di una malattia degenerativa, che danneggia progressivamen-te le cellule nervose del cervel-

lo e del midollo s p i n a -

EDITORIALE

Sla: la ricerca deve andare avanti, con o senza secchiate...

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SPECIALE ATTUALITà

Ebola, dobbiamo davvero preoccuparci?a cura di Lucio Buonanno

tro il quale al momento non ci sono vaccini anche se due me-dici americani e un infermiere sono stati salvati con cure però in fase ancora di sperimenta-zione. Ma è una paura fonda-ta? Potrebbe arrivare anche da noi? Il dottor Fabrizio Preglia-sco, virologo del Dipartimento di Scienze Biomediche per la salute dell'Università di Milano invita a non fare del terrorismo psicologico.

è stato uno dei protagoni-sti dell'estate. Giornali, tg, radio, gli hanno dato am-

pio spazio spesso provocando e alimentando la paura dei te-lespettatori e dei lettori. Stiamo parlando del virus Ebola che ha provocato finora migliaia di morti in Africa, tra Guinea, Sierra Leone e Liberia. A creare timori anche in Italia è la viru-lenza di questo virus di cui si sa ancora molto poco e con-

Attenzione sì, allarmismo no«L'importante è un'informazione minuziosa, che non deve però tra-sformarsi in panico, e la ricerca di quelle misure igieniche che pos-sono bloccare la pandemia con l'utilizzo di farmaci idonei. Insom-ma si deve mantenere alta l'atten-zione ma senza allarmare. E fare ciò che è possibile per contenere i danni, anche con uno screening approfondito sul campo, qualora si presentasse un caso sospetto. Bisogna affrontare la recrude-scenza dell'Ebola e di molti altri virus letali come l'Hiv, la Sars, la Tbc, la Malaria, che continuano silenziosamente a diffondersi, te-nendo conto di un mondo che sta cambiando in un equilibrio eco-logico compromesso dai nostri stili di vita. Tra noi e i virus ci sarà comunque sempre una guerra in corso. Oggi siamo preoccupa-ti dall'impennarsi delle malattie infettive. Ma cos'è successo real-mente? è successo che fino agli anni ottanta il mondo occidenta-le era convinto di averle debella-te. Poi però l'Hiv ci ha risvegliato, ci ha tolto le certezze e ci ha ri-cordato che tra noi e i virus c'è sempre una caccia tipo guardie e ladri. Una specie di gioco che stentiamo a capire quando si am-malano troppe persone, magari nostri familiari e amici. Pensiamo alla tubercolosi e alle polemiche che stanno agitando l'Italia. Ac-cusano gli emigranti di portare la malattia. Non è così perché

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virus? «è difficile anche perché il flusso migratorio che abitualmen-te giunge in Italia non arriva dai paesi contagiati. Certo, a bordo di un' imbarcazione potrebbe an-che esserci un ammalato e quindi attivarsi una catena di contagio, ma è un'ipotesi lontana».

In Italia? Rischi minimiRischi per l'Italia quindi non dovrebbero essercene. «Il nostro Paese», come si legge nel sito del Ministero della Salute «ha messo in atto da mesi e raffor-zato le misure per valutare e in-dividuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia da virus Ebola e contenerne la diffusione. Inoltre, il virus ha caratteristiche che in ambiti sa-nitari attrezzati lo rendono con-trollabile, scongiurando il rischio di contagio» aggiunge il dottor Pregliasco.

come si trasmette e quali sono i sintomiMa che cos'è l'Ebola? «è una feb-bre emorragica spesso fatale che colpisce uomini e primati, come scimmie, gorilla, scimpanzé. L'o-rigine non è nota ma i pipistrel-li della frutta sono considerati i probabili ospiti del virus. Si tra-smette negli uomini attraverso lo stretto contatto con sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti» spie-ga il dottor Pregliasco. «In Africa è avvenuta attraverso la mani-polazione degli scimpanzé, goril-la, pipistrelli della frutta, scimmie, antilopi e istrici trovati morti o catturati nella foresta pluviale. Una volta che una persona sia entrata a contatto con un ani-male infetto e abbia contratto l'infezione (attraverso ferite del-

spesso sono le condizioni di vita cui i migranti sono sottoposti a fa-vorire e generare la malattia. Da noi arrivano sani altrimenti non potrebbero sopravvivere all'e-sodo, alla traversata di giorni in mare: è il fatto di essere costretti a vivere come vivevamo noi un secolo fa che li porta a contrar-re l'infezione, in catapecchie e con un'alimentazione povera di proteine e di scarsa qualità». Ma vale lo stesso per l'Ebola oppure con gli sbarchi continui di clan-destini può arrivare anche qui il

LA "ScOpERTA" dEL vIRUSIl virus dell'Ebola, cui è stato dato il nome del fiume che at-traversa la regione africana in cui è stato isolato, è stato sco-perto nel settembre 1976 da un giovane ricercatore belga, peter piot. Fu lui, con due colleghi, a maneggiare i campioni di san-gue prelevati da una suora fiam-minga contagiata dalla febbre emorragica. portò le provette, in aereo, in un termos di plastica in Belgio. durante il viaggio una di queste si ruppe. I tre pensavano che si trattasse di una forma di febbre gialla ma non presero al-cuna precauzione tranne quella di indossare dei guanti di latti-ce e senza coprirsi il volto con una maschera. In laboratorio, non superattrezzato, scopriro-no che si trattata di una nuova, rara infezione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ordinò che i campioni venissero trasfe-riti al centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta, negli Stati Uniti, dove quest'estate sono stati salvati due medici colpiti dall'Ebola. Ma prima di inviare i campioni piot e il suo capo Stefaan pattyn de-cisero di tenerne alcuni in labo-ratorio per fare altre analisi. E fu allora che scoprirono il virus più lungo mai visto prima: un virus a forma di verme.

la pelle, feci, urine, saliva) questa può diffondersi all'interno della comunità». Ma quali sono i sin-tomi tipici? «Febbre, intensa de-bolezza, dolori muscolari, insuffi-cienza renale ed epatica, vomito, diarrea, emorragia. Il periodo di incubazione va dai 2 ai 21 gior-ni. Il paziente diventa contagioso quando comincia a manifestare i sintomi» conclude il professor Pregliasco.

IN ITALIA FA pIù pAURA LA TUBERcOLOSI

Il virus dell'Ebola fa paura, ma sono relativamente scarse le possibilità che arrivi in Italia. Forse, come sostengono gli esperti della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, c'è più da preoccuparsi della Sars e della Tbc. La Sars colpi-sce le vie respiratorie con tosse e difficoltà nella respirazione oltre a febbre alta. Si diffonde per stretto contatto tra uomi-ni, probabilmente attraverso lo starnuto. più preoccupante è la tubercolosi, malattia comunque curabile con terapie che durano dai 6 ai 24 mesi. L'infezione, di-menticata per tanto tempo e ri-emersa negli ultimi anni soprat-tutto tra immigrati, senza tetto, tossicodipendenti, si trasmette per via aerea attraverso i colpi di tosse o starnuti. In Italia, se-condo il Ministero della Salute, l'incidenza della Tbc riguarda 7 ogni 100 mila abitanti, poco più di 4200 casi di malattia. per contro la prevalenza di infezio-ni latenti (tra portatori sani e persone che ignorano di aver contratto la malattia) è pari al 12 per cento di tutta la popola-zione, circa 7 milioni e 200 mila soggetti. Negli ultimi anni sono emersi molti motivi di allarme: nelle grandi città l'incidenza della Tbc è almeno quattro volte superiore alla media nazionale ed è più resistente alle terapie.

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SPECIALE MAL dI TESTA

Aiuto, mi scoppia la testa!A ciascuno il suo: rimedi e cure "su misura" per combattere e prevenire la cefalea, anzi le cefalee a cura di Giulia Sammarco

13 tipologie e circa 150 sottocate-gorie). Senza contare che ognuno di noi ha una soglia del dolore diversa, anche a seconda dei mo-menti della vita».

dottor porta, quali sono i tipi di mal di testa più frequenti?Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra cefalea primaria e secondaria. Nel primo caso il mal di testa è esso stesso la "ma-lattia", nel secondo è il sintomo di patologie sottostanti (traumi cerebrali, infezioni, disturbi va-scolari cranici o cervicali, iper-tensione etc.). Per fortuna, nella maggior parte dei casi si tratta di cefalee primarie, all'interno delle quali le più comuni sono l'emicrania e la cefalea tensiva.

come si distinguono?L'emicrania è caratterizzata da un dolore inteso, in genere uni-

In Italia otto milioni di persone soffrono di mal di testa o per meglio dire cefalea. Un proble-

ma importante soprattutto per il pesante impatto negativo che ha sulla qualità di vita, eppure sotto-valutato. «Troppo spesso, ancora oggi, ci si rassegna a convivere con questo disturbo» osserva il dottor Mauro Porta, neurologo. «Niente di più sbagliato. La cefa-lea oggi può e deve essere curata. Sebbene nella maggior parte dei casi non sia pericolosa, è un pro-blema che può avvelenare la vita individuale, familiare, lavorativa, con costi pesanti, diretti (visite, ri-coveri, terapie) e indiretti (assen-ze dal lavoro, ridotta produttività). La chiave per combatterla? Cono-scere a fondo il "nemico" che si ha davanti. Solo così è possibile mettere a punto una terapia dav-vero mirata per quello specifico mal di testa. Non esiste infatti un solo tipo di cefalea (ce ne sono

Dott. Mauro Porta

Specialista in Neurologia, Resp. Ambulatorio cefalee policlinico San Marco Zingonia e corpore Sano Smart clinic di Stezzano

laterale e pulsante, che peggiora con l'attività fisica ed è associato a nausea, vomito, fonofobia (in-tolleranza ai rumori) e fotofobia (intolleranza alla luce). L'attac-co emicranico può durare dalle 4 alle 72 ore e interessare anche la regione frontale sopra l'oc-chio. Nella forma detta con aura l'attacco è preceduto e accom-pagnato da sintomi neurologici e visivi che si sviluppano in 5-20 minuti e durano di solito meno di un'ora (annebbiamento della vista, piccoli abbagliamenti, dif-ficoltà a parlare etc.). La cefalea tensiva, invece, si manifesta con un dolore localizzato alla nuca e alla fronte di solito bilateral-mente, come una morsa che stringe la testa, con un'intensi-tà lieve-media, in genere senza sintomi d'accompagnamento come nausea e vomito.

Quali sono le cause di queste due forme di mal di testa?Per l'emicrania in molti casi esi-ste una predisposizione fami-liare. Ci sono poi alcuni fattori che scatenano gli attacchi: stress, rilassamento dopo lo stress (mo-tivo per cui spesso si manifesta nel weekend), fattori ormonali

Adriano Merigo

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accertato che si tratta di una cefalea primaria, è utile tenere un "diario del mal di testa" nel quale annotare quando compa-re (ad esempio dopo i pasti, du-rante l'esercizio fisico, prima di un incontro o un esame impor-tante), con quale intensità etc.. Tutto questo serve per inqua-drare meglio il disturbo e quindi impostare la corretta terapia per quel mal di testa, anche in con-siderazione che sia episodico o cronico (cioè quando persiste per almeno 15 giorni al mese). La cura sintomatica dell'emi-crania consiste nel riposo e nell'assunzione, il più tempesti-vamente possibile, di analgesici/antinfiammatori (paracetamo-lo, acido acetilsalicilico, FANS) o antiemicranici più specifici, come i triptani che agiscono su zone particolari del cervello per potenziare l'azione antidolorifi-ca di un neurotrasmettitore chia-mato serotonina (detto anche "ormone della felicità"). La tera-pia preventiva, necessaria quan-do la frequenza, l'intensità e la durata degli attacchi sono tali da indurre a un uso eccessivo di analgesici (vedi box), consiste in particolare nella prescrizione di triptani per cicli di due-tre mesi o di altre classi di farmaci come beta-bloccanti, calcio-antagoni-sti, antiepilettici, antidepressivi, antagonisti serotoninergici, etc..Tra le novità terapeutiche più interessanti, infine, negli ultimi tempi è emerso l'uso della tos-sina botulinica, più conosciuta per il suo impiego in medicina estetica. Si tratta di una neuro-tossina che agisce interrompen-do la comunicazione tra cellula nervosa e cellula muscolare e bloccando il rilascio di acetil-

(mestruazioni, ovulazione, con-traccettivi), insonnia o sonno prolungato, digiuno, alcuni cibi o bevande (cioccolato, formag-gi, insaccati, alcolici etc.), fattori ambientali (variazioni meteoro-logiche, altitudine, esposizione al sole, profumi pungenti, fumo di sigaretta). Nella comparsa della cefalea tensiva, invece, un ruolo importante è giocato dalla contrazione dei muscoli di col-lo e trapezio, in genere dovuta a stress, tensione psicologica e ansia.

come si possono curare?In entrambi i casi, se il problema si presenta con una certa fre-quenza, è opportuno sottoporsi a una serie di esami per esclu-dere che il mal di testa sia cau-sato da altri problemi. Una volta

Le cure del futuro Tra i nuovi strumenti, ancora però in fase di sperimentazione, per

combattere le emicranie croniche ci sono anche un

cerchietto dotato di elettrodi da appoggiare sulla fronte venti minuti al giorno per

quattro mesi e un dispositivo con la forma simile a

un cellulare che emette stimolazioni elettriche

della durata di 90 secondi e si applica appena inizia

l'attacco emicranico.

OccHIO AL "FAI dA TE" E ALL'ABUSO

colpisce circa il 4% degli italiani ed è dovuta al ricorso, frequente e spesso "fai da te", a medici-nali assunti proprio per contra-stare il dolore. È la cefalea da abuso di farmaci, la cui caratte-ristica principale è quella di es-sere pressoché permanente (il sospetto di uso eccessivo è già presente quando si assumono analgesici per più di 2-3 giorni a settimana). Si manifesta soli-tamente in persone che soffrono da tempo di emicrania o cefalea tensiva, con attacchi piuttosto frequenti e intensi, che fanno ri-corso a farmaci contro i sintomi (prima "antidolorifici da banco" e/o antiemicranici di tipo spe-cifico) in dosi sempre maggio-ri. col tempo infatti il corpo si abitua all'effetto antidolorifico e quando questo svanisce il mal di testa torna, spesso più forte, portando così a un circolo vizio-so che rende il problema ancora più difficile da risolvere.

colina, il neurotrasmettitore che porta l'impulso nervoso al mu-scolo. Alla base dell'effetto anti-dolorifico, nel caso dell'emicra-nia, potrebbero esserci diverse spiegazioni, tra cui l'inibizione di un neuromediatore attivo nel-la trasmissione del dolore.

E contro la cefalea tensiva cosa si può fare? Gli antinfiammatori non ste-roidei (paracetamolo) sono il farmaco di prima scelta per il trattamento sintomatico del do-lore, associati a miorilassanti, che agiscono direttamente sulle con-tratture della muscolatura di col-lo e trapezio, e nelle forme più gravi a infiltrazioni di anestetici e cortisonici nei cosiddetti trigger point (siti di iperirritabilità). Per prevenire, invece, oltre a farma-ci miorilassanti, assunti a cicli di un paio di mesi, e antidepressivi, si sono rivelati efficaci approcci complementari che agiscono sulle contratture muscolari o aiu-tano a prevenire le condizioni di stress e ansia che le favoriscono, come il biofeedback, cicli di mas-sofisioterapia, agopuntura e trai-ning autogeno.

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SPECIALE MAL dI TESTA

Se a soffrirne sono i più piccoli a cura di Elena Buonanno

frequenti sono però anche le ce-falee secondarie, ovvero sintomo di altri problemi e patologie solo raramente gravi».

dottoressa Salvoni, la cefalea tensiva e l'emicrania si manifestano con caratteristiche diverse nei bambini?La cefalea tensiva si presenta in modo simile agli adulti, con do-lore diffuso, persistente, general-mente non forte, ma continuo. A differenza che negli adulti può durare anche pochi minuti (nei bambini molto piccoli non è in-frequente che sia di brevissima durata). L'emicrania, come negli adulti, si manifesta con un dolo-re spesso pulsante, localizzato a un lato della testa, e il più delle volte si accompagna a nausea e/o vomito, ipersensibilità alla luce e ai rumori. Nel bambino in età scolare, però, la crisi ha in ge-

Il mal di testa non risparmia nemmeno i più piccoli. Anzi, è un disturbo molto frequente

in età pediatrica. «I bambini e i ragazzi che presentano cefalea in maniera episodica, ma con frequenza non trascurabile, sono molti, fino al 20% della popolazio-ne in età evolutiva» spiega la dot-toressa Laura Salvoni, neuropsi-chiatra. Una volta si pensava che nei più piccoli fosse sempre spia di tumori o infezioni cerebrali. Oggi invece si sa che, proprio come gli adulti, anche bambini e adolescenti possono soffrire di emicrania e cefalea tensiva, due forme di mal di testa primarie (cioè non dovute ad altre malat-tie) non gravi, ma che condizio-nano negativamente la quotidia-nità e il rendimento scolastico. «La più diffusa è senza dubbio la cefalea tensiva spesso associata a eventi stressanti (compiti in classe, gare sportive etc.). Molto

nere una durata minore rispet-to all'adulto e all'adolescente (meno di un'ora contro le due ore fino a due-tre giorni).

Si dice che la routine sia amica di chi soffre di mal di testa. vale anche per i più piccoli? Assolutamente sì. La regolarità, senza dubbio, contribuisce a ostacolare l'insorgenza dell'e-micrania e della cefalea in ge-nerale. Il sonno, in particolare, gioca un ruolo cruciale: la man-canza o al contrario un eccesso così come una cattiva qualità o una durata inadeguata del son-no, possono scatenare l'attacco emicranico. Un bambino in età scolare, in media, dovrebbe dor-mire circa dieci ore a notte.

che ruolo ha, invece, l'alimentazione?Sicuramente l'alimentazione può avere un ruolo significa-tivo nella comparsa dell'emi-crania anche nei bambini. È noto da tempo che esista una connessione fra l'ingestione di alcuni cibi e la comparsa della crisi emicranica (già Ippocrate più di 2000 anni fa sottolinea-va questa relazione!). Alcune sostanze, come la tiramina, di cui sono ricchi il cioccolato, i formaggi stagionati, le salsicce, alcuni frutti come la banana, sono correlate con l'insorgenza di cefalea. Anche i nitriti pre-senti in particolare nella carne affumicata e nei salumi posso-no favorire l'attacco emicrani-co così come il glutammato di

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Dott.ssa Laura saLvoni

direttore Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza A.O. papa Giovanni XXIII Bergamo

(meningo-encefaliti) e a tu-mori cerebrali (piuttosto rari in età pediatrica e comunque raramente hanno come unico sintomo il mal di testa).

Quando il mal di testa deve preoccupare i genitori? Quali sono i campanelli d'allarme? Ci sono alcune situazioni che devono essere attentamente considerate: un cambiamento improvviso delle caratteristiche dei sintomi dolorosi in un bam-bino che già periodicamente soffre di cefalea o emicrania; la comparsa di dolore notturno soprattutto se accompagnato da vomito al risveglio senza appa-rente altra causa; la comparsa di dolore o l'intensificazione dello stesso in corso di attività sporti-va; ogni altro sintomo, oltre al do-lore, che accompagni o preceda stabilmente il dolore stesso. La cefalea è, come abbiamo detto, molto frequente in età pediatri-ca e nella maggior parte dei casi si presenta in modo episodico, ma è bene che il pediatra cu-rante sia informato dell'evento per indirizzare il genitore verso l'adeguata terapia o l'eventuale approfondimento clinico e/o strumentale.

che farmaci si possono dare?Contro il dolore i farmaci di prima scelta sono gli analgesici più comunemente utilizzati nel bambino (paracetamolo), a do-saggio adeguato e assunti all'i-nizio dell'attacco. In generale comunque è consigliabile inter-pellare il proprio pediatra sia per il tipo di farmaco sia per la mo-dalità e tempi di somministra-

zione, soprattutto se il problema è ricorrente o cronico (per più di 15 giorni al mese). Sia l'abuso sia l'uso improprio del farmaco (ad esempio a dosaggio troppo basso non adeguato all'età e al peso del bambino) possono es-sere dannosi e/o inefficaci.

possono essere utili pratiche alternative e/o rilassanti?Soprattutto in caso di cefalea tensiva le tecniche di rilassa-mento possono fornire un vali-do aiuto anche per i bambini. Lo yoga, ad esempio, permette una maggior consapevolezza del proprio corpo e quindi ne favorisce il controllo. Non biso-gna dimenticare, infatti, che più piccolo è il bambino più tende a esprimere il proprio disagio e le proprie sofferenze attraverso il corpo.

I FATTORI ScATENANTI NELL'INFANZIA E AdOLEScENZAI fattori scatenanti dell'emicra-nia nei bambini e nei ragazzi, sono simili a quelli degli adulti (stress, insonnia o sonno pro-lungato, digiuno, alcuni cibi o bevande, fattori ambientali come variazioni meteorologi-che, altitudine, esposizione al sole, profumi pungenti, fumo di sigaretta passivo etc.). A questi, negli adolescenti, si aggiungono le modificazioni ormonali che si accompagnano al passaggio alla pubertà che migliorano il problema nei maschi, mentre lo peggiorano nelle femmine.

ATTENZIONE AI cHEwING GUM!Masticare chewing gum per più di un'ora al giorno può causare mal testa. A dirlo è un recente studio dell'Università di Tel Aviv (Israele) pubblicato sulla rivista scientifica internazionale pe-diatric Neurology. L'ipotesi più accreditata è che questo effetto sia dovuto a uno stress ecces-sivo dell'articolazione temporo-mandibolare, ovvero l'articola-zione che collega la mandibola al cranio, causato dall'atto del masticare a lungo.

sodio. Infine anche l'istamina, il cui rilascio è facilitato da ali-menti come crostacei e pomo-dori, può scatenare l'emicrania. Questo non significa che questi cibi debbano essere vietati per sempre al bambino che soffre di mal di testa: è utile però un'at-tenta conoscenza delle proprie abitudini e dell'eventuale nesso tra alcuni cibi e l'insorgenza del dolore (utile anche per i piccoli tenere un diario del mal di testa per segnare queste e altre in-formazioni su tempi e modi di comparsa del dolore). In genere dopo un periodo di privazione della sostanza incriminata è possibile reintrodurla gradual-mente nella dieta.

Le cefalee cosiddette secondarie, invece, da cosa dipendono?Sono il sintomo di disturbi quali traumi dovuti a cadute o piccoli infortuni alla testa, patologie dentarie e mandibo-lari, deficit visivi, sinusiti e più in generale infezioni delle vie aeree (riniti, faringiti), fino a patologie infiammatorie gravi

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10 Bergamo Salute

Dott.ssa PaoLa MerLo

Responsabile U.O. Neurologia di Humanitas Gavazzeni Bergamo, Centro Cefalee SISC accreditato Società Italiana Studio Cefalee

EMIcRANIA dA cIcLO? pROvA cON IL MAGNESIO

L'emicrania perimestruale o mestruale è una cefalea che col-pisce le donne in età fertile in vicinanza alla mestruazione. per la diagnosi deve essere presen-te una regolarità di comparsa (la cefalea si deve manifestare al-meno per 2-3 cicli mestruali con-secutivi). Il periodo di comparsa è un altro parametro cruciale (le crisi si manifestano in genere nei due giorni prima dell'inizio del ciclo o nei due giorni suc-cessivi). Le crisi mestruali sono generalmente le più intense e le più lunghe. A volte è necessario intervenire con una mini-profi-lassi o profilassi temporizzata sul ciclo per avere una riduzione soprattutto dell'intensità e du-rata, oppure si può ricorrere a farmaci sintomatici specifici. In alcuni casi, o comunque in as-sociazione agli altri trattamenti citati, è utile l'integrazione con sali di magnesio. Alcune pazien-ti solo con il magnesio riescono a gestire perfettamente la crisi mestruale.

SPECIALE

delle fluttuazioni ormonali che caratterizzano il ciclo riprodutti-vo delle donne. «La percentuale di uomini che hanno rivelato di aver sofferto di mal di testa alme-no una volta nel corso dell'ulti-mo anno va dal 50% all'80%, ma per le donne questa percen-tuale cresce e oscilla tra il 70% e il 90%» conferma la dottoressa Paola Merlo, neurologa. «E que-sto vale per la cefalea tensiva ma soprattutto per l'emicrania che colpisce circa il 17% delle donne contro il 5% degli uomini».

dottoressa Merlo, ma quali sono i motivi di questa maggior incidenza nelle donne?Per quanto riguarda l'emicrania, la maggior incidenza nel genere femminile è legata innanzitutto a fattori ormonali. Prova ne è che prevale nel sesso femmini-le con massima incidenza negli anni attivi dal punto di vista or-monale e riproduttivo. Il ruolo svolto dalle fluttuazioni ormo-nali mensili (ciclo mestruale) sul dolore emicranico, però, pre-senta ancora oggi aspetti con-troversi. In circa il 60-70% dei casi le crisi emicraniche sono scatenate dalla mestruazione (fase in cui si verifica un brusco calo degli estrogeni). Le inter-ferenze neuroendocrine a essa correlate sono in grado di modi-ficarne la presentazione clinica e la storia naturale. L'alterazione di alcuni neurotrasmettitori, in

Il mal di testa? È donna. Anzi lo diventa negli anni. Nel periodo della prima infanzia maschi

e femmine sono ugualmente afflitti dal mal di testa, anche se i maschi iniziano a soffrirne prima. Tutto però cambia con l'arrivo della prima mestruazio-ne (menarca) che porta con sé i primi fenomeni di mal di testa, soprattutto emicrania, diffusi. Da quel momento in poi diven-ta un disturbo principalmente femminile risentendo anche

particolare la serotonina, gioca-no un ruolo cruciale sull'aspet-to ormonale. Nel 7/14% dei casi si tratta di crisi esclusivamen-te "perimestruali" (vedi box). Spesso il primo attacco coinci-de con la prima mestruazione e tende a migliorare con la gra-vidanza, grazie alla cessazione delle fluttuazioni ormonali di questo periodo. È importante ricordare che i contraccettivi orali possono aumentare la fre-quenza e l'intensità delle crisi, dato supportato dal fatto che circa il 50% delle donne svilup-pa il primo attacco in corso di trattamento anticoncezionale. Al contrario, con l'avvicinarsi della menopausa o subito dopo, l'emicrania può scomparire o ri-dursi di frequenza in circa due terzi delle pazienti.

MAL dI TESTA

donne più soggetteUn problema in rosa per colpa degli ormoni a cura di Elena Buonanno

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Bergamo Salute 11

a causa della comparsa di altre patologie, avere forme di cefa-lee cosiddette secondarie (ad esempio l'ipertensione e altre patologie cerebrovascolari).

In cosa consiste la cura?L'approccio terapeutico deve individuare innanzitutto i fatto-ri scatenanti e/o aggravanti gli attacchi per identificare un'i-donea terapia sintomatica e/o di profilassi. Non devono esse-re tralasciate, poi, alcune condi-zioni patologiche che possono essere frequentemente associa-te in particolare alla cefalea di tipo emicranico, ad esempio disordini cerebro-cardio-vasco-lari, disturbi psichiatrici, feno-meni allergici e disturbi funzio-nali del tratto gastroenterico. Fattori psicologici, ormonali, alimentari, ambientali o, più in generale, la privazione o l'ec-cesso di sonno, l'ipoglicemia, la febbre, il fumo etc. possono rappresentare veri e propri trig-ger dell'attacco emicranico.Rapidità di azione, efficacia sui sintomi principali, semplicità e flessibilità del dosaggio oltre a una buona tollerabilità, rappre-sentano le caratteristiche idea-li per un farmaco sintomatico. In generale si fa riferimento a farmaci cosiddetti "specifici"

(come i triptani) che agiscono selettivamente sul dolore emi-cranico e a farmaci "aspecifici" (analgesici e antinfiammatori non steroidei FANS) che agi-scono sul dolore in generale. In presenza di più episodi mensili diventa necessario impostare, insieme al proprio neurologo, un trattamento preventivo o di profilassi (scegliendo tra classi di farmaci diverse a seconda delle caratteristiche del mal di testa e della paziente) che può essere effettuato per perio-di anche prolungati e ripetuto nel corso della vita. Anche la sospensione della pillola an-ticoncezionale, in alcuni casi, può aiutare a migliorare il pro-blema. Durante la gravidanza, fase in cui in genere si è meno soggette a mal di testa, ogni tipo di farmaco risulterebbe controindicato se non l'utilizzo del paracetamolo. Tuttavia può accadere che si presenti per la prima volta una cefalea di tipo emicranico con aura (for-ma che rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare). In tal caso si deve valutare la fre-quenza degli episodi, l'intensità e sotto stretto controllo medico (ginecologico e neurologico) intervenire con i farmaci abi-tuali per curare l'attacco.

pIù A RIScHIO ANcHE pER LA cEFALEA TENSIvA

Anche la cefalea tensiva, che si caratterizza per la comparsa di un dolore gravativo, di entità lieve-moderata, a localizzazio-ne fronto-temporale (il dolore è come un cerchio o un casco e spesso risulta dalla tensio-ne, oltre che dalla contrazione dei muscoli del capo, anche da quelli cervicali, in particolare i muscoli trapezio e lo sterno-cleidomastoideo), è più diffusa tra le donne. Molteplici le mo-tivazioni da ricercare in una maggiore "vulnerabilità" del-le donne a tensione emotiva, stress, affaticamento mentale, a cui si aggiungono posture scor-rette e protratte del capo e del collo. Tutte queste condizioni, traducendosi in contratture dei muscoli del collo e del trapezio, non solo possono agire come fattori scatenanti e aggravanti, ma possono anche contribuire alla genesi e soprattutto alla cronicizzazione. La cura? Non solo farmaci analgesici contro il dolore e miorilassanti. per bene-fici più a lungo termine possono essere utili massaggi decontrat-turanti, correzione della postura e tecniche di rilassamento, ri-medi questi adottabili anche in gravidanza.

Ma quindi con la menopausa si può dire addio al mal di testa?Non del tutto. Ogni età ha un suo rischio e la cefalea accom-pagna ogni passaggio della vita riproduttiva della donna per così dire predisposta (l'emicra-nia ha una forte componente di predisposizione familiare). E questo vale anche per la menopausa. Se infatti, nell'età giovanile è più facile soffrire di forme primarie, come emi-crania e cefalea tensiva, con il passare degli anni e dopo la menopausa è più facile, a volte

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12 Bergamo Salute

SPECIALITÀ A-Z GASTROENTEROLOGIA

La chiamano anche "ap-pendicite sinistra", per-ché si manifesta con un

dolore addominale localizzato a sinistra, sotto l'ombelico. È la diverticolite, ovvero l'infiamma-zione dei diverticoli, piccole "sacche" nel rivestimento del colon che si rigonfiano verso l'esterno, un problema sempre più frequente non solo tra le persone di una certa età. La pri-ma prevenzione? Modificare la dieta aumentando il consumo di fibre e acqua e regolarizzare l'intestino.

diverticoli: sacchettini che "escono" dalla parete del colonI diverticoli del colon sono pic-cole e medie erniazioni ("fuo-riuscite"), a forma di sacchetto, della mucosa e sottomucosa del colon che progressivamen-te si gonfiano sporgendo verso l'esterno. Per rendere l'idea, l'im-magine più vicina a questo pro-cesso è quella di una camera d'aria di una bicicletta che fuo-riesce dal copertone lesionato formando un piccolo pallonci-

no. Si stima che il 50% delle per-sone (percentuale in costante aumento) sopra i 50 anni, nei Paesi occidentali, abbia nel co-lon questi "sacchettini" e quindi abbia quella che in termini me-dici si chiama diverticolosi, una condizione clinica, non una patologia, che però può compli-carsi dando origine alla diver-ticolite, cioè l'infiammazione acuta dei diverticoli (in alcuni casi è dovuta al fatto che al loro interno entrano residui alimen-tari, come residui vegetali non digeribili, semi, bucce di frutta o verdura, oppure coproliti, for-mazioni di feci piccole e dure come sassolini).

Attenzione alla stitichezzaOggi si sa per certo che una die-ta in cui si è ridotto il consumo di fibre grezze (integrali e non raffinate) a favore di farine raf-finate (bianche), può favorire il cedimento localizzato del-la parte del colon e quindi la comparsa, dopo i 45/50 anni, di diverticoli. Questa teoria è avva-lorata dal fatto che nei Paesi co-siddetti in via di sviluppo, in cui

le fibre grezze vengono consu-mate regolarmente, il problema della diverticolosi è nettamente ridotto. Anche la stipsi è un'altra causa che favorisce la divertico-losi per aumento della pressio-ne all'interno del colon.

I sintomi, dal gonfiore addominale al dolore acutoMolte persone con la divertico-losi non hanno alcun sintomo, se si escludono flatulenza e gonfiore addominale (sintomi peraltro comuni ad altri proble-mi come l'intestino irritabile o semplice stitichezza). Se però i diverticoli si infiammano com-pare un improvviso dolore a si-nistra nella parte bassa dell'ad-dome (fossa iliaca) con nausea, febbre, vomito, raramente san-guinamento rettale. Quest'ulti-

più fibre e farine integrali: così previeni la diverticolite correggere la dieta è il primo passo per prevenire questa condizione sempre più frequente e le sue complicazionia cura di Andrea Balducci

Dott. anDrea BaLDucci

Specialista in malattie dell'Apparato digerente, di Bergamo

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le fibre, oltre a ridurre il rischio di diverticolite, può aiutare an-che ad alleviare i sintomi della diverticolosi, qualora presenti. Via libera quindi a farine inte-grali e ricche di fibre (kamut, farro, avena, crusca etc.), frutta e verdura (tranne quelle ricche di semi) e acqua, almeno 1 litro e mezzo al giorno.

qualche giorno, associata a una terapia antibiotica fino a che i sintomi non scompaiono. Se la cura medica, però, non dà gli effetti sperati diventa necessa-rio intervenire chirurgicamen-te con l'asportazione del tratto intestinale interessato. Oggi la tecnica più innovativa è la chi-rurgia laparoscopica, efficace e meno pesante per il paziente.

…fibre e acqua per prevenirliIn caso di episodi frequenti di diverticolite è consigliabile se-guire un trattamento preventivo con una profilassi antibiotica mensile (per circa 7 giorni al mese) e un'adeguata dieta con mucillagini o fibre solubili (si trovano in farmacia) per man-tenere la regolarità intestinale. Un aumento della quantità del-

mo sintomo può mascherare anche la presenza di un tumo-re del retto-sigma (tratto finale del colon) e necessita sempre di una valutazione con colon-scopia o radiografia del colon (clisma opaco o in casi rari co-lonscopia virtuale e raggi X). In una piccolissima percentuale di casi, se l'infiammazione si ag-grava, si può verificare l'ascesso del diverticolo che può evolve-re in perforazione, un'evenienza rara ma pericolosa.

"Riposo intestinale" e antibiotici nella fase acuta…La cura della diverticolite con-siste nel "riposo intestinale", ov-vero nella sospensione dell'in-troduzione di cibo e in una dieta liquida (brodo, spremute di frutta purché filtrate etc.) per

UN AIUTO dALLA vITAMINA d?OItre a frutta e verdura, alcuni studi suggeriscono di incremen-tare il consumo di vitamina d per prevenire la diverticolite. Questa vitamina, contenuta nelle uova, in alcuni tipi di pesce (salmone, sardine, pesce spada) e nei lat-ticini, infatti aiuterebbe a man-tenere l'equilibrio intestinale e della mucosa. Inoltre avrebbe un ruolo come mediatore dell'in-fiammazione intestinale.

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SPECIALITÀ A-Z OcULISTIcA

Rossore, senso di peso sull'occhio come se ci fosse un corpo estraneo,

bruciore. Sono questi i sintomi tipici dell'orzaiolo, un'infiam-mazione fastidiosa, oltre che an-tiestetica, delle ghiandole seba-cee alla base delle ciglia che se trascurata può estendersi a tutta la palpebra.

Lo StafilococcoL'orzaiolo è un piccolo ascesso purulento che può compari-re improvvisamente sul bordo della palpebra (esternamente o più raramente internamen-te), in genere in occhi già affetti da blefarite, cioè un'infezione degli orifizi (sbocchi) delle ghiandole di Meibomio. Queste ghiandole, che si trovano lungo tutto il bordo della palpebra, producono, insieme alle ghian-dole sebacee, il sebo palpebra-le, ovvero secrezioni oleose che consentono una buona lubrifi-cazione della congiuntiva e del-la cornea. Quando il materiale derivante da queste secrezioni o dalla desquamazione della pelle (specie se in eccesso) si deposita sul bordo delle palpe-bre, può ostruire gli orifizi del-le ghiandole, favorendo così il

Orzaioli ricorrenti? Evitate i cibi grassi A sorpresa, anche in questo caso, l'alimentazione può giocare un ruolo importante a cura di Carolina Vavassori

pRIMA REGOLA: NON TOccARE• Non toccare l'orzaiolo e non stro-finare gli occhi: può irritare e facili-tare il deposito dei batteri.• Pulire il bordo della palpebra e le ciglia con acqua tiepida.• Applicare impacchi sull'occhio chiuso con tisane a base di malva o di camomilla (per gli amanti dei rimedi naturali).• Non truccare gli occhi né usare lenti a contatto fino a quando l'a-rea non è guarita.• Sostituire il trucco per gli occhi, soprattutto il mascara, almeno ogni sei mesi: i batteri possono "annidarsi" nelle setole e diffon-dersi nel trucco.• Proteggere gli occhi dalla polvere e dall'inquinamento atmosferico.• Limitare il consumo di cibi grassi.

ristagno e quindi l'insorgenza dell'infezione. Quasi sempre il responsabile dell'infezione, che si manifesta con prurito e bruciore con arrossamento cutaneo palpebrale cronico, è lo Staffilococco Aureus, batterio che normalmente "vive" sulla pelle, ma che in alcune condi-zioni può diventare patogeno, ossia portatore di malattie.

Non solo igiene, anche la dieta ha il suo pesoEsistono persone che sono più soggette di altre alla formazione di orzaiolo e/o calazio (altera-zione più profonda delle ghian-dole di Meibomio, ma con la stessa origine). In particolare chi ha dermatite seborroica (cute grassa, con sebo denso e oleoso, capelli "grassi"), problemi di inte-stino irregolare, tendenza alla di-gestione difficile; chi segue una dieta ricca di alimenti "grassi", altamente proteici, consumati in grande quantità (salumi, formag-gi "grassi" etc.) e chi assume al-colici (fattore che può favorire la blefarite). Anche gli adolescenti rappresentano una categoria a rischio. In questa fase della vita infatti è frequente soffrire di pro-blemi di acne, che sono legati a un eccesso di produzione di sebo. Inoltre, in genere, i più gio-vani sono meno attenti all'igiene e pulizia delle palpebre dal sebo che normalmente si deposita sul bordo e che potrebbe ostruire le ghiandole e quindi favorire un'infezione.

Guardare nella bottiglia d'olio? Non lo fa passarePremesso che l'orzaiolo può regredire spontaneamente (in genere nell'arco di una settima-na), la terapia consiste nella pu-lizia del bordo palpebrale e del-le ciglia dai residui furfuracei (piccole desquamazioni delle pelle) palpebrali con acqua tie-pida, per liberare gli orifizi delle ghiandole di Meibomio. In alcu-ni casi per debellare il battere responsabile della patologia sono necessari anche antibio-tici per via orale (tetracicline). L'uso di antibiotici topici in po-mata (derivati della penicillina, fluorchinolonici) e cortisonici, da mettere direttamente sull'or-zaiolo, invece, aiuta ad alleviare i sintomi di prurito, bruciore e

Dott.ssa caroLina vavassori

Specialista in Oftalmologia a Brembate Sopra e Bonate Sopra

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e costante con acqua tiepida delle palpebre, anche usando salviettine detergenti "farma-ceutiche", può aiutare a preve-nire infezioni localizzate com-plicate (orzaiolo e calazio).

ze dei nostri nonni, che suggeriva-

no di mettere sull'orzaiolo dell'albume d'uovo o immergere

l'occhio in una soluzione

oleosa (olio d'oli-va) invece, sono state sfa-

tate: si tratta di semplici rimedi che possono alleviare i sintomi del prurito e dell'arrossamento, ma non hanno nessun potere curativo sulla causa originaria, cioè lo Staffilococco. È impor-tante invece seguire una sana alimentazione, povera di grassi, e curare attentamente la pulizia della pelle del viso, soprattutto quando si soffre di acne e der-matite seborroica. Anche man-tenere una detersione delicata

IL cALAZIO? UN'INFEZIONE pIù pROFONdA

Il calazio, come l'orzaiolo, è ori-ginato da un'infiammazione di una o più ghiandole di Meibomio Mentre l'orzaiolo rappresenta la fase acuta, infiammata e do-lorosa di questo processo, che si risolve nel giro di pochi gior-ni, il calazio costituisce quella cronica, che di solito risulta più fastidiosa che dolorosa. Anche il calazio può regredire spontane-amente, benché in tempi talvolta notevolmente più lunghi rispetto a quelli dell'orzaiolo. Qualora non regredisca, in genere è consiglia-bile l'asportazione chirurgica.

a r r o s -s a m e n t o è consigliato per un periodo limitato (8-10 giorno al massi-mo). In casi particolarmente persistenti e ricorrenti, possono essere consigliabili integratori per bocca a base di Omega-3 e acidi grassi polinsaturi che ren-dono meno denso il sebo pro-dotto dalle ghiandole di Meibo-mio. Questi integratori, perché siano efficaci, devono però essere assunti per un periodo di 60 giorni, a cicli. Le creden-

10 - 20 settembre 2014

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNOSOSTENUTO QUESTA INIZIATIVA!

Assessorato Grandi Infrastrutture Pianificazione Territoriale e Expo

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16 Bergamo Salute

SPECIALITÀ A-Z ORTOpEdIA

Riguarda circa un terzo delle donne e insorge in genere tra i 50 e i 60 anni,

anche se esistono forme gio-vanili. Provoca un dolore che a volte può diventare talmente intenso da non permettere di mettersi le scarpe o camminare. Senza contare che rappresenta anche un problema estetico. È l'alluce valgo, una delle patolo-gie del piede più diffuse. Nelle fasi iniziali, per cercare di dare sollievo e ridurre il dolore, può essere utile utilizzare calzature confortevoli. Se però il proble-ma è ormai tale da causare un dolore costante, l'unica soluzio-

con tacchi alti e punte strette aumenta il rischio di alluce valgo a cura di Alberto Bianchi

ne è l'intervento chirurgico. At-tenzione però: ogni alluce valgo ha la sua evoluzione e la sua morfologia e quindi bisogna scegliere la tecnica più indicata per ogni singolo caso.

Un rigonfiamento simile a una cipollaL'alluce valgo è una progressiva deformità dell'articolazione del primo dito del piede, che si ma-nifesta con una deviazione ver-so l'esterno dell'alluce. Questa deformità modifica la morfolo-gia dell'avampiede, causando un'infiammazione e un tipico rigonfiamento a livello della base dell'alluce, la cosiddetta "cipolla".

L'origine? MultifattorialeLe cause non sono ancora del tutto chiare. Si tratta di una pa-tologia senza dubbio con ori-gine multifattoriale in cui un ruolo importante è giocato dal-la familiarità (che non significa trasmissione genetica ma predi-

sposizione). È una patologia con una prevalenza nel sesso femmi-nile, probabilmente determina-ta dall'abitudine ad indossare scarpe con tacchi molto alti e punte strette che stressano la na-turale posizione dell'avampiede e lo costringono a un sovracca-rico funzionale. L'instabilità del primo metatarsale (il metatarso è la parte dello scheletro del pie-de consistente di cinque ossa lunghe e sottili disposte paralle-lamente), che sia primaria o sia secondaria ad altre patologie, come ad esempio la sindrome pronatoria o piede piatto, l'artri-te reumatoide, o alcune malattie neurologiche etc., è la causa biomeccanica dell'insorgenza della malattia. La prevenzione? Agire sugli unici fattori di rischio cosiddetti modificabili: sceglie-re calzature con un tacco ade-guato (vedi box) e punte como-de e cercare di mantenere sotto controllo le eventuali patologie responsabili della formazione dell'alluce valgo.

UN dOLORE INIZIALMENTE INTERMITTENTE

All'inizio il dolore si manifesta in modo intermittente per poi diventare costante ed esten-dersi magari anche a tutto l'a-vampiede. per una certa fase, infatti, il piede trova una sorta di assestamento che gli permet-te di attenuare il dolore. Quan-do però la deviazione aumenta questo "equilibrio" si modifica di nuovo e ritorna la sintomato-logia dolorosa. I divaricatori tra le dita non solo non servono ma sono anche altamente sconsi-gliati perché favoriscono la de-viazione delle dita laterali. per il controllo del dolore, invece, possono essere efficaci tutori da mettere al mesopiede (simile a quelli che si usano per le dita delle mani quando si soffre ad esempio di sindrome del tunnel carpale) che spingono l'alluce a stare dritto.

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Bergamo Salute 17

Dott. aLBerto Bianchi

Specialista in Ortopedia I.R.c.c.S. Galeazzi Milano, policlinico San Marco Zingonia e corpore Sano Smart clinic Stezzano

pazienza e "allenamento" per un buon recuperoA proposito del post-intervento, è importante sottolineare che i tempi di recupero non sono molto brevi. Si può camminare da subito, ma con una scarpa "speciale" che deve essere in-dossata sempre per un mese. Il recupero deve poi continuare gradualmente con ginnastica di movimento dell'alluce per recuperare l'elasticità e la mo-bilità articolare, e con esercizi di rinforzo della muscolatura della gamba. Le ossa del pie-de sono molto delicate e de-vono sopportare grossi carichi, perciò è necessario che il pie-de, prima di tornare in piena funzione, sia completamente "stabilizzato". In conclusione possiamo dire che oggi il pro-blema dell'alluce valgo può essere risolto con tecniche effi-caci e sicure, purché però ci sia accordo tra medico e paziente e il paziente segua scrupolo-samente le indicazioni per il recupero, senza pretendere di accorciare i tempi.

pressione sulle dita vicine, porti anche quest'ultime a deviarsi. Aspettare troppo tempo, quin-di, può rendere l'intervento più complesso, in quanto non più circoscritto solo all'alluce, con tempi di recupero più lunghi e risultati meno soddisfacen-ti. Oggi il chirurgo ortopedico può scegliere tra molte e diver-se tecniche chirurgiche, molto più evolute e sofisticate rispetto al passato, che permettono di personalizzare l'intervento sul-la base delle caratteristiche ed esigenze del singolo paziente (se si applica la corretta tecnica chirurgica il rischio di ricadute è decisamente minore ma non assente). L'operazione, che si effettua principalmente in day hospital, consiste nell'eliminare un pezzetto della parte mediale dell'osso, tagliare l'osso e traslar-lo (ovvero spostarlo) in modo da riallineare l'articolazione. Spesso, anche in questo ambi-to, si sente parlare di chirurgia minivasiva. In realtà, l'approccio mininvasivo in genere è limita-to a interventi di correzione di alluci valghi con deviazioni mi-nime e non a correggere quadri di disfunzione dell'avampiede.

La terapia, chirurgica e su misuraNon c'è nulla che fermi la ma-lattia. Essendo una patologia progressiva degenerativa, infatti, peggiora inevitabilmente con il passare del tempo, anche se non sempre con andamento costante: può rimanere stabile per anni per poi peggiorare im-provvisamente e in modo non prevedibile. Nel caso in cui sia secondaria al piede piatto è possibile rallentarne l'evoluzio-ne, utilizzando appositi plantari che permettano ai piedi di lavo-rare meglio nel suo complesso. L'unica terapia correttiva però resta quella chirurgica, che si rende necessaria quando l'al-luce valgo diventa doloroso e impedisce le normali attività quotidiane. Intervenire tempe-stivamente è importante per-ché il rischio altrimenti è che l'alluce deviato, esercitando

L'ALTEZZA GIUSTA: MASSIMO 4-5 cENTIMETRI

Il tacco alto certamente contri-buisce a slanciare la figura, ma costringe l'avampiede a carichi di lavoro eccessivi, con la con-seguenza che il peso del cor-po invece di essere distribuito equamente su tutta la pianta si sposta principalmente sulla par-te anteriore del piede. Un tacco alto può essere responsabile di dolori in maniera diffusa sulla parte anteriore del piede acce-lerando il processo di deviazio-ne dell'alluce. L'altezza ideale rimane dai 2 ai 4 cm.

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18 Bergamo Salute

L'Expo 2015 si avvicina. Dal primo maggio al 31 otto-bre Milano sarà la capi-

tale mondiale dell'Esposizione Universale che ha come tema "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita". Il fulcro sarà l'alimenta-zione in tutti i suoi aspetti: nuo-ve tecnologie per la produzione dei cibi, salute, educazione ali-mentare, sostenibilità, solidarie-

tà e collaborazione, cultura e tradizioni, ospitalità e turismo. In pratica un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il mondo. Con Milano è coinvolta tutta la Lombardia. E Bergamo come si sta preparando all'Expo 2015? Ne parliamo con Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultu-ra, Turismo, Tempo libero, Marke-ting territoriale ed Expo.

«Puntiamo soprattutto su alcuni eventi importanti come la ria-pertura dell'Accademia Carrara, la mostra di Palma il Vecchio, Donizetti e la sua musica, Asti-no e le coltivazioni con piante legate all'uomo, Città Alta. Inol-tre creeremo dei percorsi green ciclopedonali come quello dei conventi da Astino a Valmarina. Expo è un'occasione unica per dare alla nostra città un'ancor più importante visibilità interna-zionale, anche se per le varie ini-ziative bisogna fare i conti con i fondi disponibili. Ma anche per mostrare le eccellenze gastro-nomiche bergamasche. Il Tavolo di lavoro al quale partecipano oltre al Comune, la Provincia, la Camera di Commercio, Con-findustria e l'Università, ha già prenotato uno spazio a Expo: porteremo il meglio delle nostre produzioni casearie ed agricole».

Che non sono poche: dal mais spinato, ai salumi, ai formag-gi dop come lo strachitunt o il formai de mut, all'olio, ai vini e via dicendo. All' Expo si affron-teranno tanti nuovi progetti: la scienza per la sicurezza e la qualità alimentare, l'innova-zione nella filiera alimentare, la tecnologia per l'agricoltura e la biodiversità, l'educazione alimentare, la solidarietà e la cooperazione alimentare, l'ali-mentazione per migliorare gli stili di vita, l'alimentazione nel-

"Il L'assessore Nadia Ghisaberti

Arte e agricultura,la nostra ricetta per l'Expoa cura di Lucio Buonanno

PERSONAGGIO

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le culture. Anche nelle scuole, come è già stato fatto l'anno scorso con il concorso "Man-gio locale, penso universale", si parlerà di Expo soprattutto per stimolare la creatività degli alunni sull'importanza di una sana nutrizione e per favorire la conoscenza delle tradizioni alimentari della Bergamasca e sottolineare l'importanza del settore agroalimentare.

Fiore all'occhiello per l'agri-coltura, perfettamente in linea con l'educazione ambientale, proposto per Expo 2015, sono i campi intorno al convento di Astino dove, su progetto dell'Or-to Botanico, sono state messe a dimora oltre trecento specie vegetali dalle quali l'uomo ha tratto nella storia il proprio nu-trimento (orticole come ortaggi e legumi, foraggere, botaniche,

gli spazi della Gamec promossa dall'Università, dalla Fondazio-ne Creberg e dal Comune. Questi due eventi che si affacciano sulla stessa via creeranno un polo cul-turale di straordinaria attrazione con una previsione di 150/180 mila visitatori nel corso del 2015. L'offerta culturale dovrà puntare anche sul nome di Gaetano Do-nizetti con una programmazione speciale delle sue opere più po-polari, con percorsi che tocchino i luoghi donizettiani e interventi musicali diffusi in tutta la città. Saranno numerosi i turisti di-retti a Milano per l'Expo che si fermeranno a dormire a Berga-mo: la città dovrà essere pronta ad accoglierli, anche con orari più estesi per servizi, ristoranti e locali, una città aperta quasi 24 ore e corse ATB serali più fre-quenti. L'Expo deve essere l'oc-casione per un'azione di marke-ting territoriale e di promozione internazionale della città, con la cultura motore di un turismo più consapevole e sostenibile.»

medicinali). Lo spazio, 5 mila metri quadrati, sarà diviso in tre zone: un infopoint all'ingresso, una per attività didattiche e la terza prevede un percorso agi-bile anche ai disabili. Per arri-vare ad Astino ci saranno delle navette che partiranno dal par-cheggio della Croce Rossa in via Broseta. Intanto sono stati affittati altri 23 ettari che preve-dono la produzione di ortaggi biologici e alberi da frutta, viti e luppolo. «Ad Astino ci sarà per l'Expo anche una mostra dedica-ta a Gigi Veronelli, famoso enolo-go e gastronomo, scomparso die-ci anni fa, che farà di Bergamo la capitale enologica. In un proget-to a lungo termine nell'ex-con-vento dovrebbe trovare la sua sede una scuola di alta cucina così come aveva annunciato il Sindaco in campagna elettorale» ci svela l'assessore Ghisalberti. «Gli elementi chiave sono però l'apertura dell'Accademia Carra-ra, dopo sette anni di chiusura, e la mostra di Palma il Vecchio, ne-

TANTE OccASIONI dI LAvORO

Oltre 650 giovani saranno as-sunti per l'Expo 2015, altri 195 come tirocinanti. Se cercate lavoro bisogna candidarsi, in-viando il proprio curriculum al sito www.manpowergroup4ex-po.it, partner ufficiale dell'e-vento. A questi 845 si affian-cheranno circa 4 mila assunti direttamente dalle aziende e dai paesi partecipanti. Altri 9 mila lavoratori vengono impiegati dagli appaltatori nella gestio-ne dell'Esposizione Universale. «L'Expo non va vista solo come un volano per l'economia del nostro paese» ha commentato il commissario Unico dell'esposi-zione Giuseppe Sala «ma è an-che un'importante opportunità di crescita professionale per migliaia di persone». Alla mani-festazione mondiale partecipa-no 147 paesi.

vENTUN MILIIONI dI vISITATORI dA TUTTO IL MONdOLe Esposizioni Universali hanno origini molto lontane: nel 1798 cominciò parigi, ma la prima vera Esposizione è quella di Londra del 1851 con 25 paesi ospiti e 6 milioni di visitatori. dopo l'Inghilterra si susseguirono al-tre manifestazioni, quasi una all'anno, nelle più importanti capitali: parigi, vienna, Melbourne e ancora parigi nel 1889, per celebrare il centenario della rivoluzione francese, che ci ha lasciato la Torre Eiffel costruita appo-sitamente per l'occasione. Nel 1906 fu la volta di Milano con l'Esposizione internazionale del Sempione, che vide la partecipazione di 25 paesi e 10 milioni di visitatori da tutto i mondo. Intanto le manifestazioni si sussegui-vano diventando uno strumento di un paese per lanciare la propria econo-mia. Fino al 1928 quando 31 paesi fondarono il BIE (Bureau International des Expositions) per darsi un regolamento. con la grande esposizione di New York del 1939 inizia una nuova era, sospesa subito per la guerra fino al 1947, ma è a Bruxelles la nuova Expo, nel 1958, con il tema "Bilancio di un mondo per un mondo più umano che diventa strumento di promozione politica, economica e sociale per una crescita globale". L'ultima è stata a Shanghai nel 2010. Ora tocca a Milano, dove sono previsti almeno 21 milioni di visitatori che porteranno benefici economici per almeno 10 mi-liardi di euro. Il biglietto di ingresso costa tra i 22 e 39 euro. Sono previsti sconti per associazioni, parrocchie e per chi prenota già sul sito dell'Expo.

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IN SALUTE

Ma quali sono i benefici?Possono essere ottenuti attraver-so un'esperienza di tipo passivo o con un coinvolgimento attivo nel giardino: sedersi semplice-mente su una panchina, fare una passeggiata, fare riabilitazione fi-sica, giardinaggio. Tra i benefici si possono ricordare: la riduzio-ne dello stress in pazienti, fami-liari e staff; la riduzione dei costi

Gli americani lo chiamano Healing Garden (letteral-mente giardino terapeutico

o della salute) e lo praticano da decenni. In Italia sta decollando. A Bergamo è stato uno dei temi centrali della quarta edizione de "I maestri del paesaggio", organiz-zata da Arketipos con il Comune di Bergamo e patrocinata dalla Regione Lombardia, Expo 2015 e da altre associazioni, manife-stazione appena conclusa che ha fatto diventare "verde" con al-beri, prati, fiori, Piazza Vecchia. Ne parliamo con il professor Giulio Senes, direttore del corso di per-fezionamento in Healing Garden e docente alla facoltà di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Univer-sità di Milano che a Bergamo ha tenuto una relazione.

cos'è un "Healing Garden" e su quali principi si basa?Un giardino può essere healing perché è connesso a una strut-tura sanitaria oppure perché in qualche modo aiuta il processo di guarigione o addirittura perché è parte attiva di un vero e proprio processo di cura; oppure può es-sere healing perché è esso stesso un luogo dove si cura. Pren-dendo in prestito la definizione della de-signer di giardini Naomi Sachs, possiamo definire un Hea-ling Garden come uno spazio esterno, ma talvolta anche un'area verde interna, progettato per promuove-re e migliorare la salute e il benes-sere delle persone.

Ma per chi si progetta un "Healing Garden"?In genere per i pazienti di ospe-dali e strutture sanitarie e per gli ospiti delle strutture socio-assi-stenziali: sono persone deboli, che soffrono, e richiedono uno sforzo progettuale "paziente-spe-cifico" che rispetti profondamen-te questa sofferenza. Presentano caratteristiche diversissime per età, patologia e abilità, stato psico-sociale, tempo trascorso nella struttura di cura: si va dal "per sempre" delle RSA, ai giorni/mesi degli ospedali, alle ore nel caso di esami o visite ambulatoriali. È evidente che un giardino per un ospedale pediatrico è diverso da quello per un centro Alzheimer. Ci sono poi familiari e amici dei pazienti o ospiti. Tutti coloro che hanno un proprio caro che sta soffrendo sono coinvolti in que-sta sofferenza: si pensi ai genitori di bambini colpiti dal cancro o ai figli di genitori ricoverati in resi-denze socio-assistenziali, magari affetti da demenze, quale carico psicologico devono sopportare. Infine, i luoghi della salute sono frequentati da medici, infermie-ri che hanno "a che fare" con la malattia e la sofferenza di pazien-ti e ospiti. I livelli di stress a cui sono sottoposti sono elevatissimi. La molteplicità degli utenti poten-ziali degli Healing Garden impli-ca che gli spazi debbano essere progettati in modo differenziato e che si debbano progettare tutti i diversi spazi aperti disponibili.

STILI dI vITA

LE pIANTE AMIcHE dEL BENESSERE

Nella progettazione dell'Healing Garden non viene lasciato nulla al caso, dalla segnaletica ai percorsi anche per chi usa una carrozzina, alle panchine, al movimento del sole, alle zone d'ombra. Anche la scelta degli alberi, preferibilmen-te di alto fusto, dei cespugli e fiori deve essere fatta con attenzione in modo da provocare effetti senso-riali come profumo, colore e suoni come lo scorrere dell'acqua. Non devono mancare le piante profu-mate. E questo vale anche per un Healing Garden domestico. con l'aromaterapia si stimolano infatti i nostri sensi. per esempio i fiori di lillà aiutano alla calma, alla rifles-sione e nello studio. Le rose sono importanti per le donne dalla gravi-danza ai disturbi della menopausa. Nei bambini sembrano invece ave-re influssi positivi per accentuare la creatività. I gelsomini con il loro aroma aiuterebbero la sessualità. Inoltre si possono usare in casa alcune piante che purificano l'a-ria eliminando sostanze tossiche come benzene, anidride solforosa, formaldeide, ammoniaca e che ri-chiedono poca acqua. Tra queste il ficus, l'aloe vera, il crisantemo, l'e-dera, la gerbera e lo spatillo.

I giardini della salute Si chiamano Healing Garden e sono progettati per aiutare mente e corpo a stare meglioa cura di Lucio Buonanno

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delle cure (minore consumo di farmaci e minore permanenza nelle strutture di cura); l'aumen-to dell'autonomia da parte dei pazienti; il miglioramento dell'u-more e della qualità globale della vita. Tuttavia, l'interpreta-zione dei risultati della ricerca è spesso difficile. La domanda su come misurare i benefici degli Healing Gardens rimane ancora aperta e in questo cam-po c'è molto da fare. E questo è un lavoro su cui l'Università si sta impegnando. I motivi per cui il contatto con la natura incrementa il benessere e favo-risce i processi di guarigione si rifanno all'essenza profonda

Pro f. Giu lio Se n e S

docente alla Facoltà di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università di Milano

dell'uomo come "essere viven-te" in perenne stretto rapporto con l'ambiente che lo circonda e con gli altri esseri viventi. A li-vello generale si può affermare che l'evidenza scientifica sugge-risce che l'esposizione alla luce naturale, l'accesso fisico, le viste su elementi naturali (vegetazio-ne, animali, aria fresca, sole e ac-qua) dovrebbero sempre essere incorporate nella progettazione delle strutture di cura.

ci sono piante e fiori per ogni tipo di malattia?Non si può generalizzare. Si può però dire che le diverse specie vegetali (con la loro diversità di

forma, di colore, di tessitura, ma anche con la loro variabilità nel tempo) possono essere uti-lizzate per "incontrare" le spe-cifiche esigenze di determinate persone in particolari condi-zioni. Anche in questo campo, la ricerca scientifica è ancora agli inizi.

Lo si può fare anche in casa per ottenere un maggior benessere?Certamente. Partendo dagli in-teressi specifici (i miei posso-no essere diversi dai suoi), si può creare uno spazio ottima-le per facilitare il contatto con la natura.

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IN SALUTE ALIMENTAZIONE

la somma dell'energia necessa-ria per far avvenire le reazioni basilari per la sopravvivenza (respirazione, circolazione sanguigna, digestione, attività cerebrale, etc.) e rappresenta il 50-70% del dispendio energeti-co giornaliero del corpo uma-no (negli uomini, in genere, è tra 2.000-2.500 calorie, nelle donne tra 1.400-1.800). Il me-tabolismo totale invece è dato dalla somma del metabolismo basale e di quello "extra", cioè dell'energia necessaria per tut-te le altre attività quotidiane che normalmente facciamo ma che non rientrano nel me-tabolismo basale (ad esempio

Peperoncino, mele e pere, the verde, spezie,

agrumi, cibi ricchi di calcio (contenuto anche in vegetali

come semi di sesamo, verdure a foglia verde, semi

di lino, mandorle, quinoa etc.), cibi ricchi di omega3 (pesce, olio di lino, semi di lino, semi di zucca, semi di girasole, noci e anacardi, alghe, aceto per condire): secondo alcune ricerche

questi cibi aiutano ad accelerare il metabolismo.

dai una "scossa" al metabolismo! Accelerarlo è possibile. come? Seguendo alcune regole a tavola e facendo una buona (e costante) dose di attività fisicaa cura di Elena Buonanno

la Hailey Pomroy, dietologa di Hollywood che ha tra le sue se-guaci star del calibro di Jenni-fer Lopez, Reese Whiterspoon e Cher. Ma che cos'è esattamente il metabolismo? Come funzio-na? Cosa possiamo fare per ac-celerarlo? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Chiara Cortiana, biologa nutrizionista.

dottoressa cortiana, che cosa si intende per metabolismo?Il metabolismo è l'insieme del-le reazioni chimiche che av-vengono in un organismo e si divide in catabolismo (reazioni che degradano molecole com-plesse generando energia di-sponibile per il nostro corpo)

e anabolismo (reazioni che creano molecole com-

plesse consumando energia). Un'ulteriore classificazione pre-vede la suddivisione del metabolismo in metabolismo totale e basale. Il metabo-lismo basale è il di-

spendio ener-getico del nostro cor-po quando si trova in condizioni di riposo, vale a dire

Metabolismo. Quante volte l'avete sentito nominare quasi fos-

se una parola "magica" (per chi ha la fortuna di averlo "ve-loce" e di smaltire tutto quello che mangia senza mettere un etto) o al contrario un nemi-co da combattere ("mi basta niente e ingrasso… colpa del metabolismo lento"). Al me-tabolismo, o meglio al "super-metabolismo", è stato anche dedicato di recente un libro, diventato subito un best seller, e una dieta, la dieta del super-metabolismo appunto. A idear-

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studiare, lavorare, camminare, fare attività sportiva etc.).

E cosa vuol dire averlo veloce o lento?La velocità del nostro metabo-lismo indica semplicemente la velocità con cui le reazioni metaboliche estraggono e con-sumano l'energia contenuta nel cibo che ingeriamo. Questa velocità si misura in Kcal (chi-localorie).

Il metabolismo viene spesso citato nell'ambito di diete come elemento chiave per ottenere un rapido calo di peso. Ma è davvero possibile velocizzare il metabolismo? cosa di deve fare?Il metodo migliore, più rapido e più soddisfacente per accelera-re il proprio metabolismo è pra-ticare regolare attività fisica, sia di tipo aerobico sia di tipo ana-erobico. L'attività aerobica fa incrementare il dispendio ener-getico giornaliero del nostro organismo consentendoci di bruciare più energia (e quindi più grassi!) migliorando e acce-lerando il dimagrimento cor-poreo. Gli sport migliori sono quelli di lunga durata come sci di fondo, bicicletta, nuoto, corsa, e l'ideale è man-tenere una bas-sa intensità di a l l e n a m e n t o ( a l l e n a m e n t i non troppo lun-ghi ma praticati con frequenza e co-stanza). L'attività anaero-bica (ad esempio quella che

si fa con i pesi) porta invece a un incremento della massa muscolare e un conseguente aumento del metabolismo ba-sale: i muscoli hanno richieste metaboliche ed energetiche su-periori rispetto al grasso. Questo significa che più aumentiamo i muscoli (o massa magra), più energia consumiamo nell'arco della giornata, indipendente-mente dalla dieta, dallo sport o dal nostro assetto ormonale. Sono sufficienti due sedute ana-erobiche alla settimana, dietro supervisione di un allenatore qualificato, onde evitare strappi o danni muscolari.

E la dieta, può aiutare a svegliarlo?Assolutamente sì! Per mantene-re il nostro metabolismo a una buona velocità basta seguire dei semplici consigli alimentari.• Non saltare mai la colazione: è il pasto fondamentale della giornata e serve per "mettere in moto" l'organismo (meglio se fatta entro mezz'ora da quando ci si alza).• Evitare di lasciare passare

troppo tempo tra un pasto e l'al-tro e consumare cinque pasti al giorno, distribuendo corret-tamente le calorie durante la giornata: 20% a colazione, 5% allo spuntino di metà mattina, 40% a pranzo, 5% alla merenda di metà pomeriggio, 30% a cena.• Mantenere un giusto livello di idratazione e bere almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno, preferi-bilmente lontano dai pasti.• Non escludere completamente i grassi dall'alimentazione: an-che loro hanno una funzione nel metabolismo.• Evitare diete drastiche (con meno di 1.200 calorie al gior-no). Solo apparentemente facili-tano la perdita di peso. In realtà tendono a rallentare il metabo-lismo e facilitano l'immagazzi-namento di ogni "surplus calori-co" derivante da eventuali sgarri

alimentari (molto probabili quando la dieta è eccessi-

vamente restrittiva).• Preferire i carboi-

drati complessi a quelli raffinati: hanno un indice glicemico più basso e prolun-gano il senso di

sazietà.• Preferire le protei-

ne di carni bianche, pesce e legumi (questi

ultimi in abbinamento a cerali integrali).

Dott.ssa chiara cortiana

Biologo Nutrizionista, di Bergamo

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Italiani disperati, egoisti e rin-chiusi in sé per colpa della crisi? Sbagliato. Secondo una

ricerca del Censis è proprio il contrario. Le difficoltà econo-miche di questi ultimi anni non solo non ci hanno resi tutti più aridi e indifferenti, ma, a sor-presa, ci hanno fatto riscoprire l'altruismo e la solidarietà, valo-ri peraltro già molto forti nella nostra realtà bergamasca tradi-zionalmente molto impegnata nel volontariato. I dati parlano chiaro: la voglia di essere altru-isti coinvolge ben il 76% degli italiani, il 40% si dice molto di-sponibile a fare visita agli am-

Elena Tironi e il dottor Simone Algisi, entrambi psicologi. «In realtà, se si analizzano in modo più approfondito, non sono così inspiegabili».

In che senso, dottoressa Tironi?Le situazioni critiche possono servire ad attivare alcuni pro-cessi psicologici e affettivi signi-ficativi: stare in prossimità attiva con la difficoltà, costruire una vicinanza organizzata, anche istituzionalizzata come acca-de nei servizi di volontariato, rappresenta una forma evoluta per fronteggiare le esperienze

malati, più del 36% di dichiara pronto a rendersi disponibile in caso di calamità naturale, per contribuire al bene comune; tra le cose che rendono più felici, dopo la tranquillità personale e familiare, c'è aiutare gli altri. «In effetti questi risultati possono creare un certo stupore. Innanzi-tutto perché si potrebbe pensare che in un periodo di difficoltà economica le persone tendano a occuparsi principalmente dei propri bisogni; in secondo luogo perché poco si allineano con le tendenze della società contem-poranea spesso legate all'indivi-dualismo» dicono la dottoressa

IN ARMONIA pSIcOLOGIA

Tempi di crisi: addio egoismo, cresce la voglia di altruismo a cura di Giulia Sammarco

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Bergamo Salute 25

Dott.ssa eLena tironi

psicologa presso lo Studio Albero di psiche, Seriate

faticose della vita. L'impegno positivo in attività sociali e di volontariato è una modalità attraverso la quale la persona non fugge, non si isola, ma tro-va un modo per stare dentro la quotidianità, per quanto diffici-le che sia. Bisogna anche dire che un periodo caratterizzato da instabilità, come lo scenario attuale, spinge la persona a con-frontarsi con l'essenziale del quotidiano. Oggi accade spesso che ci si senta smarriti, privati di quei riferimenti (come succes-so, guadagno e riconoscimenti personali) che garantivano il proprio equilibrio e la propria autostima. La persona è così costretta a rivedere il proprio quotidiano e a riscoprire la pro-pria natura di essere sociale e relazionale. Ci si rende conto che se è possibile vivere da soli in condizioni di benessere, è molto più difficile affrontare la crisi in solitudine. Alcuni autori parlano addirittura di spinta (o pulsione) sociale come primo carburante di tutto lo sviluppo dell'individuo. L'altro in difficol-tà, per certi aspetti, sono "io" in difficoltà. Non lasciare solo chi ha bisogno, quindi ci "rassicura" sulla nostra sorte nel momento in cui ci dovessimo trovare nel-la stessa situazione. Questo è un esercizio di empatia. L'empatia

alcune distinzioni. Tutti noi ab-biamo bisogno di sentirci pre-ziosi, di avere riconoscimenti del nostro valore, di sentirci un po' speciali. Nelle dovute pro-porzioni questi bisogni sono normali e alimentano le nostre attività, in particolare quelle sociali, e aiutano ad avere la spinta in più per andare oltre. Il problema si verifica quando il sano bisogno di gratificazione diventa esigenza di grandiosità, come se la mia immagine e la stima che ho di me dipendesse-ro esclusivamente dalla gloria e dell'applauso degli altri. In questo modo il rischio è svilup-pare un senso di onnipotenza: sentendosi riconosciuto, grati-ficato, una persona "migliore" e da "ammirare", potrebbero emergere sentimenti di infalli-bilità che portano a non vedere più l'Altro ma a sostituirsi a lui. Questo è l'unico rischio quan-do si fa volontariato. Per il resto la solidarietà è di grande impor-tanza poiché produce positività per il volontario, per il contesto sociale e per chi riceve aiuto: fare del bene produce del bene sia nel dare sia nel ricevere.

è un concetto strano, non imme-diato, sta a cavallo tra i pensieri e le emozioni: in quanto uomo, mi identifico con l'altro e posso sentire dentro di me quello che lui sente. Questo vale sia per la sofferenza sia per le emozioni positive che la nostra solidarie-tà genera. E qui entra in campo un concetto fondamentale, cioè la gratificazione. La gratificazio-ne non è quantificabile, biso-gnerebbe misurare il valore dei sorrisi, dei grazie, degli sguardi di ritorno oltre all'esito dell'atti-vità stessa. Il punto è che questo tipo di gratificazione è interatti-va, relazionale, sociale appunto. È l'azione di ritorno dell'altro, della persona a cui abbiamo offerto il nostro servizio che ci coinvolge. La risposta dell'altro è autonoma e viene nella nostra direzione e agisce a livello de-gli affetti. Forse il sorriso di un bambino o il ringraziamento di un anziano che abbiamo aiuta-to entrano dritti nel cuore e per-mettono di scoprire dimensioni nuove della vita, a volte anche più profonde e forti.

Ma quindi, ci impegniamo nel volontariato per fare bene agli altri o perché ci fa sentire bene, dottor Algisi?Questa è una critica che spesso viene sollevata. È legata all'idea che il volontariato, in alcuni casi, possa non essere gratuito o come si dice "disinteressato" ma risponda solo al bisogno di chi lo fa; bisogno di sentir-si apprezzato, valorizzato, utile e persino di non sentirsi solo. Secondo i critici si tradirebbe il messaggio di autenticità pro-prio del volontariato. Bisogna però, a questo proposito, fare

Dott. siMone aLgisi

psicologo presso lo Studio Albero di psiche, Seriate

cOMpETIZIONE, NO GRAZIEAnche la competizione è in crisi. La collaborazione e la condivi-sione sempre più vengono viste come valori che non danno solo sicurezza, ma garantiscono an-che più sviluppo. E così le ambi-zioni personali, spesso, lasciano il posto ad altri tipi di gratificazione.

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IN ARMONIA cOppIA

Fiori d'arancio? No grazie. O almeno non subito. Sono

sempre meno nel nostro Paese le coppie che de-cidono si convolare a nozze. Meglio la convi-venza. Per anni, decenni, a volte per sempre. "Non cambia nulla, è come se fossimo sposati" si difen-dono i contrari al ma-trimonio. "è una scelta di comodo. Vuol dire che manca la volontà di im-pegnarsi davvero l'uno con l'altra" replicano i tradizionalisti. Quello che è certo è che il matrimonio, da almeno vent'anni, è in crisi. E anche quando ci si decide a pronunciare il fatidico sì, in un caso su quattro finisce con il di-vorzio o la separazione (secon-do recenti dati Istat il matrimo-nio, in Italia, dura in media 16 anni). Ma perché oggi si è così allergici al matrimonio? E può davvero una fede al dito fare la differenza? Ci risponde la dotto-ressa Tiziana Romano, psicolo-ga e psicoterapeuta.

dottoressa Romano, perché oggi fa così paura l'idea di sposarsi? È l'impegno a spaventare o ci sono altri motivi?Il matrimonio rappresenta un'u-nione tra un uomo e una donna, ufficialmente sancita davanti a

frutto di una "società liquida", usando le parole di Bauman, fa-moso sociologo polacco, in cui sono venuti meno i condiziona-menti sociali (per "amore dei figli") e religiosi ( il "vincolo in-dissolubile") legati al matrimo-nio, che garantivano continuità e solidità all'impegno coniugale, a favore di una libertà svincola-ta dall'accoglienza della dipen-denza e della costruzione di legami. Così si è spesso incapaci di attraversare la fase di crisi e di conflitto e si preferisce trovare alternative relazionali che non mettano troppo in discussio-ne la propria persona e da cui ci si possa svincolare in modo più veloce e sbrigativo. In molti casi è questa la motivazione che spinge a scegliere di convivere piuttosto che sposarsi. Esistono,

un ufficiale dello stato civile o un ministro di culto: si tratta di una promessa solenne davanti a Dio e alle persone care di un impegno e di una responsabilità nei confronti del partner e del-la relazione. Un impegno che non poche persone, per diversi motivi, oggi hanno paura ad af-frontare (questa paura ha anche un nome: gamofobia). In parte la colpa è della nostra società che spesso offre modelli che alimentano un atteggiamento superficiale di godimento delle relazioni, mettendo in secon-do piano aspetti legati di più al "desiderio" che comprende la conoscenza interpersonale, l'ammirazione della diversità dell'altro/a, l'attesa e l'impegno reciproco nella relazione. I part-ner di una coppia oggi sono il

perché il matrimonio fa così paura? Sono sempre di più le coppie che scelgono di convivere. per timore dell'impegno, voglia di "libertà" ma anche motivi economicia cura di Viola Compostella

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comunque, anche altre ragioni. Tra queste, ad esempio quella economica: la crisi ha dato il suo contributo perché ha reso il lavoro più precario e instabi-le per cui risulta impegnativo assumersi anche l'onere delle spese di un matrimonio. Inoltre l'eventuale rottura di un matri-monio comporta anche costi economici e legali che spesso le coppie di oggi, più disincantate di fronte al "per sempre", prefe-riscono non rischiare di dover affrontare. Esiste poi anche un aspetto più culturale: il matrimo-nio non viene più visto come un rito di passaggio e quindi ha per-so la sua connotazione solenne di appartenenza reciproca dei partner per la vita e di creazio-ne di un nuovo nucleo familiare. Tra i più giovani, spesso, c'è an-che la paura di non poter vivere alcune esperienze se si è legati a una coppia tradizionale o di dover rinunciare alla seduzione

che li fa sentire vivi. Infine esiste anche un'altra opzione, tipica-mente italiana, e cioè la paura di lasciare la famiglia e tagliare il cordone ombelicale.

A proposito di famiglia, quanto pesa l'esempio dei genitori come coppia?I giovani che hanno vissuto tra i genitori situazioni di separazio-ni, divorzi, o famiglie allargate, spesso, pur desiderando forte-mente costruire un rapporto d'a-more per la vita con il/la partner, anche come compensazione e/o risarcimento alle mancanze affettive vissute nella loro storia, temono di rivivere e ripetere gli stessi vissuti e fallimenti dei pro-pri genitori (mancanza di fidu-cia reciproca, di comunicazio-ne, voglia di libertà ed evasione, tradimenti). Così cercano nella convivenza un iniziale compro-messo per sondare l'esperienza della condivisione. In altri casi, meno frequenti, invece, se i geni-tori sono molto legati, si potreb-be avere paura di non riuscire ad avere quel grado di affinità, spesso idealizzata, della coppia genitoriale.

Tanti dicono che sposati o no non cambia nulla nella coppia. È davvero così dal punto di vista psicologico ?Il vincolo del matrimonio ri-spetto alla convivenza è sicura-mente più impegnativo a livello psicologico: se una conviven-za di fronte a una crisi viene sciolta in tempi più rapidi il matrimonio spesso compor-ta maggiori ripensamenti e riflessioni prima di arrivare a una sua conclusione. Rima-

UOMINI O dONNE: cHI LO TEME dI pIù?

La paura di sposarsi (gamofobia) colpisce sia uomini sia donne, anche se tradizionalmente si at-tribuisce più spesso agli uomini, poiché è socialmente accettato che abbiano più libertà nelle rela-zioni. Tuttavia ci sono sempre più donne che non accettano il ruolo tradizionale a cui si sottomette la moglie e per questo boicottano tutte le loro relazioni in maniera inconscia.

ne sempre vero comunque che se due persone decidono di sposarsi o convivere ciò che li dovrebbe legare è il sentimento d'amore che, in entrambi i casi, va coltivato con cura, cogliendo in tempo i cambiamenti e le di-stanze che si possono creare tra i partner senza arrivare a creare quel vuoto e silenzio che im-pediscono poi il ritrovarsi. Per fare durare una coppia sia nel matrimonio sia nella conviven-za non bisogna mai perdere di vista la "forza positiva di questa illusione" iniziale che ha fatto innamorare entrambi i partner. La consapevolezza di un amo-re da entrambe le parti non dovrebbe far temere di credere nell'impegno del matrimonio, pur essendo consapevoli che questo amore dovrà vivere fasi di vicinanza e di distanza emo-tiva nei diversi momenti di una vita insieme. Non esiste l'armo-nia completa in nessuna cop-pia ma ognuno ha potenzialità e limiti che vanno accettati. L'a-more è un sentimento e impe-gno reciproco che per sua natu-ra ha qualcosa d'inafferrabile e di misterioso per cui non è suf-ficiente solo prometterlo ma va riconosciuto e rinnovato nella sua quotidianita. Ed è questa la sua potenza e sorpresa!

Dott.ssa tiziana roMano

psicologa e psicoterapeuta, di Bergamo

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IN FAMIGLIA dOLcE ATTESA

Training autogeno, yoga, pi-lates, ginnastica in acqua, persino canto e danza.

Sono molte le tecniche e le di-scipline che possono favorire un parto più "dolce", aiutando la futura mamma a rilassarsi e controllare meglio le proprie emozioni (e paure), ma anche le proprie reazioni fisiche, sia prima sia durante il travaglio e il parto. «Le tecniche di rilassamen-to apprese in gravidanza favori-scono un travaglio fisiologico in tutte le sue fasi, da quella prodro-mica (fase di preparazione al travaglio che può durare anche diverse ore) a quella dilatante e a quella espulsiva» conferma la dottoressa Chiara Marra, gine-cologa. «Nello specifico, nell'ul-tima fase espulsiva, le capacità acquisite (di concentrazione, di respirazione, di utilizzo mirato della voce, di fiducia in se stesse e di saper fronteggiare lo stress) sono fondamentali per la donna per coordinare le spinte in ma-niera efficace».

Tra le tecniche forse più note c'è il training autogeno. di che cosa si tratta e quali vantaggi può offrire durante il parto?Il training autogeno è una tec-nica di "allenamento" (da qui training) che prevede precisi esercizi di concentrazione e respirazione che determinano modificazioni psico-fisiche ai fini di un profondo rilassamento.

I requisiti essenziali per lo svol-gimento del training autogeno sono: un ambiente tranquillo, al riparo da stimoli e rumori di-sturbanti, un atteggiamento psi-cologico di quiete (per il qua-

le vengono utilizzate formule verbali come "io sono perfetta-mente calma") e costanza nella pratica. È facilmente intuibile quindi che il vantaggio appor-tato durante il travaglio sia una

per un parto più "dolce" prova con le tecniche di rilassamento

a cura di Maria Castellano

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ANcHE IN cASO dI pARTOANALGESIA

Le tecniche di rilassamento pos-sono essere utili anche nel caso in cui si decida per un parto in analgesia. possono infatti gio-vare nella fase prodromica del travaglio, quando non è ancora possibile posizionare l'analgesia epidurale e nella fase espulsiva quando la donna deve spingere per favorire la nascita. Inoltre molte di queste tecniche psico-corporee aiutano una ripresa più veloce dopo il parto.

Dott.ssa chiara Marra

Specialista in Ostetricia e Ginecologia, diplomata in Agopuntura e Medicina Tradizionale cinese, di Bergamo

maggior facilità al rilassamen-to, grazie alla respirazione che può alleviare tensioni localiz-zate (ad esempio al perineo) e grazie "all'allenamento" nello smorzare emozioni e paure le-gate al parto (che rappresenta-no le componenti emotive del dolore). Attualmente, però, solo pochi corsi di preparazione al parto propongono il training autogeno tradizionale. Le cau-se di un minor utilizzo rispetto agli anni passati sono da ricer-carsi nell'affollamento dei corsi (gruppi numerosi danno risul-tati poco fruttuosi, per la diffi-coltà a ottenere un profondo rilassamento ed eventualmente fare delle simulazioni del par-to) e nella necessità di praticare con costanza la tecnica anche a casa tra un incontro e l'altro. Tuttavia, spesso ai corsi di pre-parazione al parto vengono in-segnate altre tecniche di autodi-stensione.

Quali sono quelle più diffuse? Lo yoga, gli esercizi di respira-zione, gli esercizi di vocalizza-zione e il canto, le visualizzazio-ni, lo stretching, la ginnastica in acqua, il Pilates, la danza. Anche le pratiche che potrebbero sem-brare principalmente corporee (stretching, Pilates, etc.), in real-tà, hanno ricadute psicologiche positive durante il travaglio e

il parto. Lo stretching eseguito in gravidanza, ad esempio, non solo aiuta a sostenere meglio il peso del bambino e a evitare il tanto diffuso mal di schiena, ma è fondamentale anche per pren-dere maggiore consapevolezza del proprio corpo, lavorare in sintonia con esso, incontrare ed accettare i propri limiti e riusci-re ad abbandonarsi con fidu-cia alle forze del travaglio. Allo stesso modo corsi di danza, ac-quaticità e yoga in gravidanza possono preparare fisicamente le donne ad affrontare meglio il travaglio sia in termini di resi-stenza sia in termini di flessibili-tà (meno rigidità = meno dolore e agevolazione delle varie fasi del travaglio), ma hanno come obbiettivo anche una maggiore fiducia nelle proprie capacità. Tutti i corsi di preparazione al parto, infine, insegnano la re-spirazione, sia come parte inte-grante dello yoga o del Pilates, sia come tecnica a sé stante. La respirazione infatti permette un profondo stato di rilassamento sia nella sua fase di inspirazione sia di espirazione, coincidente quest'ultima con l'abbandono e l'apertura. L'espirazione può

inoltre trarre forza dall'emissio-ne della voce, che accompagna la donna nel dolore della con-trazione.

Quanto tempo prima del parto bisognerebbe iniziare a praticare queste tecniche?Prima si inizia e meglio è. A ec-cezione del primo trimestre di gravidanza, ogni momento può essere quello giusto. Non devo-no ovviamente sussistere pro-blemi di salute della gestante o del feto, altrimenti è meglio con-sultare prima il proprio medico curante.

Queste tecniche hanno in qualche modo effetti analgesici o influiscono solo sulla percezione del dolore da parte della donna?Ognuno di noi ha livelli di sop-portazione del dolore diversi, e quella del dolore è un'esperien-za soggettiva, non esistono due travagli uguali. Come già accen-nato, una buona preparazione psico-fisica durante la gravidan-za aiuta ad affrontare il parto in modo più sereno. Quando sia-mo spaventate i nostri muscoli si contraggono, la respirazione diventa superficiale e, se la si-tuazione peggiora, possiamo anche perdere il contatto con la realtà. Tutto questo peggiora il dolore e rende difficile il trava-glio. Al contrario, se ci si rilassa e si asseconda il nostro corpo, il dolore si attenua. Le tecniche di rilassamento, seppur non abbia-no effetti analgesici pari a quelli dei farmaci, sono quindi fon-damentali per un buon parto e una buona nascita.

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30 Bergamo Salute

IN FAMIGLIA BAMBINI

Li chiamano nativi digitali. Già perché gli adolescen-ti di oggi sono la genera-

zione che ha conosciuto e usa-to fin dalla nascita (o quasi) le nuove tecnologie. Internet, rete, social network sono il loro "pane quotidiano", strumenti con cui studiano, giocano, si divertono. Mezzi preziosi per entrare in contatto con il mon-do, conoscere, esplorare. «Gli adolescenti e i giovani d'oggi sono nati e cresciuti con la com-pagnia e il supporto delle tecno-logie digitali e delle loro poten-zialità. Come tutti i più giovani di ogni epoca, però, rappresen-tano la fascia più delicata del-la popolazione, quella che più facilmente può cadere nei rischi della "rete"» avverte la dottores-sa Leonella Bugini, psicologa e psicoterapeuta.

dottoressa Bugini, cosa cercano gli adolescenti nel rapporto con la tecnologia internet?L'adolescenza, ovvero la fa-scia d'età tra gli 11-12 anni e i 21-22 anni, è un periodo in cui avviene una vera e propria rivo-luzione che coinvolge il corpo (aumento della potenza fisica e affacciarsi della sessualità) e la mente (che raggiunge la sua piena maturità). A livello psichico è come se ci fosse un balzo tra l'infanzia rassicurante (con le certezze garantite dalla presenza dei genitori) e l'adole-scenza dove regna l'incertezza che gira attorno alla domanda "chi sono?". L'adolescente è in preda a stati d'animo che varia-no in modo tumultuoso, non si capisce più, prova sensazioni di vuoto, solitudine che lo fan-

no sentire straniero a se stesso. Si pone domande sulla vita e la morte, ricerca in maniera spa-smodica una rifondazione dei valori fino ad allora accettati. Spinto dal desiderio di afferma-zione mette in discussione l'au-torità genitoriale, ma allo stesso tempo nei confronti degli adulti ha atteggiamenti ambivalenti: li cerca per avere aprovazione o sapere cosa pensano eppure non sopporta di essere osser-vato e giudicato; ha bisogno di posizioni ferme e decise, ma solo per potersi opporre, e si sente svalutato se qualcuno gli dà consigli. È proprio in questo contesto di "disorientamento" che la rete diventa una spazio appetibile in cui cercare rispo-sta alle proprie domande, racco-gliere tasselli per costruirsi una "nuova" identità, sperimentare

Adolescenti e internet come sfruttare al meglio le nuove tecnologie, social network compresi, senza rischia cura di Viola Compostella

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Dott.ssa LeoneLLa Bugini

psicologa e psicoterapeuta presso porto di Telemaco a Bergamo, Brescia e Treviglio

ciò che va oltre i confini fino ad allora conosciuti. I Social Network, insieme a e-mail, chat, blog, giochi on-line, siti porno-grafici, sms possono così diven-tare un mezzo a metà strada tra le mura domestiche (sicurezza del conosciuto) e il mondo esterno (che attrae e intimori-sce al tempo stesso). Un mezzo non scevro di rischi.

Quali sono in particolare i rischi a cui si espongono i ragazzi?La possibilità di spaziare nel-la galassia di internet pone di fronte a un conflitto: il lato positivo è l'accesso a un'infini-tà di informazioni, l'incentivo alla curiosità, a cercare cose nuove, la possibilità di essere aggiornati in ogni momento su ciò che accade nel mondo; l'a-spetto allarmante è dato dalla possibilità/rischio di falsificare la realtà, sviluppare una dipen-denza ed esercitare o subire un controllo sulla propria vita privata. I rischi, in particolare, ri-guardano la possibilità di essere catturati da un mondo virtuale a discapito della vita vera e di smarrirsi in fantasie che fanno perdere il contatto con la realtà: a volte, stando seduti di fronte allo schermo del computer e prendendo parte a scene virtua-li, si vivono sentimenti intensi scambiati per risposte a espe-rienze reali. Con l'uso dei video-

giochi di supremazia e dominio sull'altro, senza nemici, né rivali in carne e ossa, tutto si svolge a livello fantastico, senza doversi mettere in gioco per davvero, si perde il rapporto vivo, anche corporeo, della comunicazione. Predomina il "simulato", dove il regista può cambiare scena a suo piacimento in modo onni-potente. È un po' come essere sempre vincenti e primi attori: tutto l'opposto di quello che ac-cade nella vita vera.

E quali sono invece i pericoli dei social network?Social network (Facebook, Twitter, Myspace, Google, Linke-dIn, Instagram, Meetup, Skype, Whatsapp etc.) significa rete sociale, ovvero un gruppo di in-dividui uniti da un qualunque tipo di legame: conoscenza, amicizia, rapporti di lavoro, vin-coli familiari, passione per uno sport o un cantante. È noto che nessuna rete sociale può garan-tire rapporti stabili e significativi tra i suoi membri se questi su-perano un certo numero. "Molti amici nessun amico" diceva il filosofo greco Aristotele. I social network però, almeno apparen-temente, permettono di conci-liare due esigenze tipiche dell'a-dolescente in conflitto tra loro: il desiderio di vicinanza e intimità e il bisogno di autonomia e di-stanziamento. Qui si cercano altri ragazzi per non essere soli,

conoscersi, sentirsi più forti, spe-rimentare le nuove capacità ac-quisite e allo stesso tempo, si ha paura dell'intimità vera. In una certa misura tutto questo è nor-male. Il problema è quando i ra-gazzi trascorrono molto tempo a proporre, accettare, rifiutare, rompere "amicizie", "contatti", "scambi" con una quantità enor-me di profili: corrono il rischio che il loro incontro con amici e compagni "veri", in carne e ossa, anziché essere facilitato, venga ostacolato. Il social network può diventare così una sorta di cassa di risonanza che amplifica gli stati d'animo, un dispositivo che occulta la solitudine e la diffi-coltà a costruire legami.Ha collaborato la dottoressa Silvia Anfilocchi, psicologa.

TROppO IN RETE? SALUTE A RIScHIO

Secondo uno studio dell'Osser-vatorio della Società Italiana di pediatria l'eccesso di internet influisce negativamente sugli adolescenti peggiorando anche comportamenti e abitudini non di-rettamente collegati all'uso della rete. Gli adolescenti che navigano in internet per più di 3 ore al gior-no, ad esempio, mangiano peggio, sono più inclini al rischio, fumano e bevono di più, leggono di meno, hanno un rendimento scolastico inferiore, hanno comportamenti sessuali più "adultizzati", prati-cano meno sport e lo fanno con un atteggiamento molto più orientato alla vittoria che al divertimento.

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Di seguito gli amici in evidenzain questo numero Cerca tutti i punti di distribuzione nell'elenco per località

anno 4 - settembre - ottobre 2014

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Bergamo Salute 41

Dosaggi personalizzati. Me-dicinali difficilmente o non più reperibili. Asso-

ciazioni di più principi attivi. Ri-medi naturali. Sono molti i casi in cui, ancora oggi, si deve ricor-rere ai preparati galenici, ovvero medicinali preparati in farma-cia. Come ci spiega il dottor Er-nesto De Amici, farmacista.

dottor de Amici, cosa si intende per galenici?Il farmaco galenico è il medici-nale preparato nel laboratorio di farmacia. Per alcuni è necessaria la prescrizione medica (i cosid-detti magistrali), per altri non è necessaria e si fa quindi riferi-mento alla Farmacopea Ufficia-le per prepararli (officinali). La preparazione di questi farmaci si rivela indispensabile quando, per svariati motivi, l'industria far-maceutica non è in grado di sod-disfare un particolare bisogno.

ci può fare qualche esempio?Si ricorre a un medicinale pre-parato in farmacia quando, ad esempio, il dosaggio deve esse-

ALTRE TERApIE RUBRICHE

Dott. ernesto De aMici

Farmacista, vicepresidente dell'Ordine dei Farmacisti e di Federfarma di Bergamo

re variato nel tempo o stabili-to ad hoc per ogni paziente (i farmaci industriali non sempre permettono questa "persona-lizzazione"); quando si è in presenza di una patologia che richiede un medicinale non prodotto dall'industria, detto anche farmaco orfano (può es-sere orfano perché destinato a malattie rare oppure orfano per dosaggio, come nel caso di an-tiipertensivi da somministrare a lattanti o bimbi molto piccoli); quando si deve ridurre il nu-mero e la frequenza di sommi-nistrazioni, magari associando più principi attivi in un'unica somministrazione, per aumen-tare la compliance (cioè l'ade-sione alla cura); quando vuole variare la forma farmaceutica industriale, ad esempio lo sci-roppo di morfina trasformato in gel per pazienti che non sono in grado di deglutire; quando il pa-ziente è allergico o intollerante a un particolare eccipiente o l'instabilità chimica o fisica di un principio attivo non permet-te al farmaco di venir distribuito e conservato attraverso i norma-li canali industriali.

Ma sono sicuri ed efficaci come quelli "tradizionali"?I farmaci preparati in farmacia sono efficaci e sicuri quanto i farmaci industriali, perché de-vono essere rispettate delle leg-gi ben precise, dette "Norme per la buona preparazione", conte-

nute nella Farmacopea Ufficiale degli Stati membri dell'Unione Europea. Fanno eccezione le preparazioni a base di piante e loro derivati: escludendo le più pericolose, questi farmaci sono di libero allestimento. Con tisane, gocce, sciroppi e capsu-le fitoterapiche la scienza del farmacista galenico può libera-mente esprimersi, adattando e correggendo la formulazione. A questo proposito è bene, però, fare attenzione: è fondamenta-le che sulla confezione di que-sti prodotti compaia il titolo di principio attivo per ogni com-ponente; questo valore permet-te di capire se è un prodotto buono o solo paglia imbustata.

E quali sono i galenici più richiesti?Preparazioni pediatriche (sci-roppi, gocce o cartine), derma-tologiche (creme), o capsule di integratori da affiancare alla dieta personalizzata prescritta dal dietologo.

Farmaci galenici cosa sono e quando servono a cura di Viola Compostella

La dizione "preparato galenico" deriva dal

nome di Galeno, un medico dell'antica Grecia che diffuse

la pratica di comporre i rimedi medicamentosi

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Bergamo Salute 43

GUIdA ESAMI RUBRICHE

La faringite, ovvero il co-mune mal di gola, è uno dei problemi più frequen-

ti della stagione autunnale e invernale e può essere causato da microrganismi diversi, virus e/o batteri. Se l'origine è vira-le bastano antinfiammatori, se però è di origine batterica (e solo in quel caso!) è necessa-rio ricorrere all'antibiotico. Ma come si fa a capire se la "colpa" è di un virus o di un batterio? Non sempre i sintomi sono suf-ficienti. Uno degli strumenti più efficaci per fare chiarezza allo-ra è il tampone faringeo, esame semplice e indolore, finalizzato alla ricerca e identificazione dei germi responsabili della fa-ringite e quindi alla scelta della terapia più corretta a seconda del caso. Approfondiamo l'argo-mento con la dottoressa Laura Strozzieri, otorinolaringoiatra.

dottoressa Strozzieri, ma quando in particolare serve questo esame?Il tampone faringeo viene con-sigliato ed eseguito a tutti i pa-zienti quando si sospetta una

Dott.ssa Laura strozzieri

Specialista in Otorinolaringoiatria presso la clinica castelli di Bergamo

è poi inserito in un apposito contenitore che viene inviato a un laboratorio di analisi che provvede all'esame colturale e all'eventuale antibiogramma. Il contenuto del tampone viene cioè posto in particolari piastre dove si riproducono le condi-zioni ideali per la crescita dei germi presenti nella mucosa faringea. Se i germi sono batteri si procede all'antibiogramma, esame che consiste nel testare e individuare gli antibiotici più idonei per il germe/i responsa-bile della faringite. Solo nel 20% dei casi le infezioni sono di ori-gine batterica.

Ma è doloroso?No, anche se può risultare fasti-dioso per alcuni pazienti per-ché lo strofinamento della pare-te posteriore della faringe può stimolare il vomito, motivo per il quale se ne consiglia infatti l'e-secuzione a digiuno.

Mal di gola? cure più mirate con il tampone faringeoAiuta a capire se è causato da un batterio e se quindi serve davvero una terapia antibiotica a cura di Maria Castellano

infezione da streptococco pyo-genes, il batterio più frequente-mente responsabile di faringiti, faringotonsilliti e di complican-ze dal reumatismo articolare alla glomerulonefrite (malattia renale). Questi sintomi sono: malessere generale, febbre più o meno elevata, inappetenza, cefalea, dolori articolari diffusi, sensazione di fastidio e diffi-coltà a deglutire (faringodinia) intensa. Può inoltre essere uti-lizzato per la diagnosi di difte-rite (corynebacterium diphte-riae), candidosi del cavo orale (candida albicans), gonorrea (neisseria gonorrhoeae) e in-fezioni da stafilococco aureus, patologie che presentano sin-tomi molto simili al "normale" mal di gola ma hanno origini di-verse e richiedono quindi cure specifiche.

E come si svolge?L'esame è di semplice esecuzio-ne: si utilizza un bastoncino sot-tile con estremità di cotone (si-mile a un cotton-fiocc lungo), si inserisce nella gola del pazien-te e con movimenti orizzontali, verticali e circolari si strofina delicatamente sulle tonsille e sulla mucosa della parete po-steriore del faringe dove si anni-dano i germi responsabili della faringite avendo cura di evitare il contatto con le altre mucose della cavità orale. Il tampone

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44 Bergamo Salute

RUBRICHE ANIMALI

Il criceto... istruzioni per l'usoEcco quello che dovete sapere prima di adottare questo piccolo roditore a cura di Elena Buonanno

Un cane in casa? Troppo impegnativo. Un gatto? È più indipendente, ma

richiede comunque attenzioni. Ed ecco che, in molti casi, la scelta ricade sul criceto, sempli-ce da gestire e simpatico. Insom-ma l'ideale per le famiglie con bambini che desiderano un ani-maletto da tenere in casa. Ma è davvero così? «Molti genitori scelgono di "adottare" un cri-ceto pensando che sia un buon "compagno" a quattro zampe per i propri figli»osserva Milena Martinelli, medico veterinario. «In realtà non è esattamente così. Se si decide di prendere questo piccolo roditore è indispensabile, per la sua sicurezza e per quella di chi gli sta vicino, conoscere meglio la sua indole, le sue esi-

a darsi alla fuga. Da questo mo-mento la lista dei danni aumen-ta di giorno in giorno: divani che diventano tane perfette e intro-vabili, culminanti a volte in ra-mificati tunnel che farebbero in-vidia agli architetti più bravi, fili di elettrodomestici rosicchiati, porte con spigoli inferiori miste-riosamente arrotondati, dispense depredate curiosamente ai piani bassi e altri inconvenienti meno divertenti che possono portare anche a morte il nostro piccolo amico.

Si può prendere in mano?Il criceto va manipolato con at-tenzione perché spesso e volen-tieri, soprattutto all'inizio, non è molto abituato all'uomo e può mordere infiggendo ferite alle dita molto dolorose. Diretta con-seguenza, solitamente, è la pato-logia nota come "criceto volan-te" con danni inenarrabili per il nostro piccolo amico. Prima di prenderlo in mano bisogna in-staurare con lui un rapporto di fiducia, dandogli il tempo di abi-tuarsi alla nostra voce e al nostro odore. Importante è poi metterlo nel palmo della mano, tenendo l'altra mano sulla sua schiena e assicurandosi che, nel caso l'ani-male tenti il salto, l'altezza della

genze e caratteristiche e rispet-tare alcune regole di base. Sicu-ramente è relativamente facile da gestire ma dal punto di vista dell'interazione non è particolar-mente indicato soprattutto per i bambini più piccoli».

dottoressa Martinelli, cominciamo da dove dovrebbe vivere...Innanzitutto dobbiamo fare una premessa. I tipi di criceto più fa-mosi in vendita nei negozi sono tre: il criceto dorato (Mesocri-cetus Auratus), il criceto russo (Phodopus Sungorus) e il Robo-rovskij (Phodopus Roborovskij). Queste tre specie hanno carat-teristiche simili, così come lo è la loro gestione. Il loro ambiente ideale di vita, innanzitutto per la loro sicurezza, è la gabbia, in metallo o di plastica, che deve rispondere a un requisito fonda-mentale ovvero essere assoluta-mente sicura e a prova di fuga. Le

gabbie di plastica sono decisa-mente più sicure. Se però se ne sceglie una in metallo, bi-sogna accertarsi che le ma-glie siano sufficientemente strette in modo da impedire fughe indesiderate con re-

cuperi spesso difficoltosi e, ahimè, incidenti più o meno gravi. I criceti, so-prattutto i Roborovskij, hanno dimensioni cra-niche molto piccole e, con opportune mano-vre riescono facilmen-

te a superare gli spazi tra una sbarra e l'altra e

Dott.ssa MiLena MartineLLi

Medico veterinario a Leffe

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Ma possono convivere due criceti nella stessa gabbia?Il criceto può essere adottato da solo o in coppia, anche se, que-sta seconda opzione va calibrata per bene. Se si scelgono indivi-dui di sesso opposto si va incon-tro a un aumento esponenziale

e in tempi brevi del numero dei componenti della famiglia. La soluzione, in questo caso, rimane la sterilizzazione. Se si opta in-vece per esemplari dello stesso sesso ci si deve preparare a lotte spesso culminanti nel decesso del più debole.

caduta non sia tale da causare fratture o traumi.

passiamo all'alimentazione. cosa gli si deve dare da mangiare?Il criceto è da considerarsi on-nivoro quindi può mangiare un po' di tutto, tenendo però sem-pre ben presenti le quantità. La base della dieta dev'essere la verdura amara (radicchio Mi-lano, trevigiano, catalogna, ecc) con aggiunta di frutta (special-mente frutti di bosco ricchi di vitamina C), yogurt (una goccia due volte la settimana) pezzetti microscopici di tuorlo d'uovo cotto. Deve essere limitato, inve-ce, l'uso di carboidrati quali bi-scotti, crackers, pane e di grassi come per esempio i semi che si trovano in commercio apposita-mente per criceti.

L'ABc pER UNA GABBIA pERFETTALa gabbia deve essere spaziosa, dotata di una lettiera assorbente sul fondo e di una casetta piena di ovatta (meglio in cotone classico) che funga da nascondiglio e luogo di riposo, posizionata in una stanza con temperatura costante senza correnti d'aria o sbalzi termici. È consigliabile arredarla con giochi appositi, come ad esempio la ruota (di dimensioni adeguate e senza pioli per evitare traumi o fratture) in modo che possa fare un po' di attività fisica, ma anche giochi fatti in casa come per esempio l'interno del rotolo di carta igienica o dello scottex, palline fatte con carta di giornale che i criceti amano rosicchiare. Non bisogna infatti mai dimenticare che sono roditori e hanno bisogno di rosicchiare spesso e volentieri (i denti incisivi continua-no a crescere per tutta la vita; mentre in natura il roditore riuscirebbe da solo a limarsi i denti, in cattività deve essere il padrone a fare in modo che i denti non crescano troppo, perché causerebbero difficoltà a mangiare). All'interno della gabbietta, infine, ci deve essere un contenitore per il cibo e un abbeveratoio a goccia (definito a sifone), preferibile alle ciotole perché più igienico e pratico.

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STRUTTURE FONdAZIONE I.p.S. cARd. GUSMINI ONLUSSTRUTTURE

Riabilitazione generale e geriatrica, hospice per malati terminali, assisten-

za domiciliare. La Fondazione I.P.S. Card. Gusmini Onlus di Vertova, realtà "storica" dell'a-rea della Val Seriana, è oggi in grado di offrire un'assistenza a 360°, rivolta a persone anziane e fragili di tutta la Bergamasca. «La nostra mission è sempre sta-ta quella di andare incontro alle esigenze del territorio. Negli anni abbiamo ampliato i nostri servi-zi tenendo sempre ben presente questo obbiettivo e oggi siamo in grado di offrire un'assistenza completa e di alta qualità» spie-ga il presidente Stefano Testa. Fondazione onlus, senza fini di

La riabilitazione generale e geriatrica«Il reparto di riabilitazione dispo-ne di 20 posti letto ed è rivolto alla cura e al recupero funzio-nale di persone con deficit di movimento o in situazioni di fragilità generale» spiega ancora il dottor Stefano Testa. «Accanto alla residenzialità, la Fondazione offre poi un servizio domiciliare di riabilitazione, convenzionato con il SSN, alle persone che non possono, per problemi fisici, re-carsi presso gli ambulatori. L'ac-cesso avviene tramite richiesta di ricovero del proprio medico o specialista con valutazione fisia-trica che può essere svolta anche presso la Fondazione. Presto atti-veremo anche un settore dedica-to alla riabilitazione ambulato-riale. Sia il ricovero sia il servizio domiciliare/ambulatoriale sono completamente gratuiti». Di re-cente realizzazione la palestra e gli ambulatori offrono, a costi ri-dotti, la possibilità di trattamen-to anche a persone, senza pro-blemi di fragilità ma che hanno necessità riabilitative o di cure fisiche.

Una centro di riferimento per le cure palliativeRealtà di eccellenza, tanto da essere indicata dalla Regione Lombardia fra le due migliori strutture sociosanitarie lombar-de, l'hospice di Vertova è nato per rendere accessibili le cure palliative a un sempre maggior numero di pazienti terminali.

lucro, l'Istituto Polifunzionale Socio Sanitario Card. Gusmini opera esclusivamente per fini di utilità sociale e svolge la propria attività nei settori dell'assistenza sociale, socio-sanitaria e sanita-ria. «In particolare ospita e offre servizi residenziali, semiresiden-ziali e domiciliari per persone anziane in condizioni di non au-tosufficienza, e per altri soggetti, non anziani ma con problemi di fragilità, rispettando i principi fondamentali del Sistema Sanita-rio Nazionale quali l'eguaglian-za, l'imparzialità, la continuità assistenziale, il diritto di scelta, la partecipazione, l'efficienza, l'effi-cacia e la trasparenza» continua il dottor Testa.

Assistenza a 360 gradidagli anziani ai malati terminali, da sempre al fianco di chi ha bisogno a cura di Viola Compostella

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zata dall'ASL di competenza. «Che si tratti di Adi, hospice, ria-bilitazione o altri ambiti, ci ren-de orgogliosi sottolineare che tutti i servizi offerti dalla Fon-dazione sono erogati da perso-

Ampliatosi negli anni, oggi con-ta 12 posti letto. «L'Hospice è un servizio gratuito che si propone di applicare modelli di gestio-ne globale della persona e ha l'obbiettivo di fornire un livello di cura e assistenza adeguato alle specificità della situazione, con particolare attenzione non solo alla cura dei sintomi fisici ma anche degli aspetti psico-logici, spirituali e affettivi, e di offrire un adeguato supporto ai familiari e alle istituzioni del ter-ritorio» continua il Presidente. Per l'accesso è necessaria la ri-chiesta di ricovero del proprio medico o specialista e una va-lutazione di pre-ingresso della Fondazione. L'Unità Operativa Hospice collabora con l'A.D.I., servizio di Assistenza Domici-liare Integrata della Fondazio-ne, erogato in tutto il territorio della Media Valle Seriana e Val Gandino e gratuito, per garanti-re il proseguimento delle cure palliative anche a casa. L'A.D.I., inoltre, consente di ricevere cure attive che permettano al paziente con patologie croni-che-degenerative di continuare a vivere il più possibile a casa propria. I cittadini possono, quindi, usufruire di prestazioni continuative nel tempo presso il loro domicilio o prestazioni occasionali di tipo assistenzia-le (igiene alla persona), infer-mieristiche (cura di lesioni cu-tanee, cateterismo, detersione e medicazione di ferite, prelievi ematochimici, addestramento ai familiari), riabilitative (fisio-terapia) e specialistiche (psico-logo, geriatra, medico palliatore, fisiatra etc.). L'attivazione del servizio è a carico del medico di medicina generale e autoriz-

22 NOvEMBRE E 6 dIcEMBRE 2014: ScREENING GRATUITO pER pROBLEMI dI MEMORIA E/O dEMENZA

presso la Fondazione I.p.S. card. Gusmini Onlus è attivo anche un ambula-torio U.v.A. (Unità di valutazione Alzheimer), autorizzato dall'ASL a redigere i certificati medici specialistici per la richiesta di Invalidità civile e/o di ac-compagnamento e moduli per esenzione, inoltre si effettuano visite mediche specialistiche ai soggetti che presentano disturbi di memoria o un quadro clinico di demenza vera e propria, inviati dal medico di medicina generale o dallo specialista. L'attività si prefigge di attuare una diagnosi precoce e più accurata possibile, di testare nel tempo il decadimento cognitivo, ga-rantendo alla persona una terapia adeguata, fornita gratuitamente, nonché sostenere la famiglia tramite opportune informazioni inerenti la malattia, il decorso clinico, le strategie comportamentali ed assistenziali. All'interno dei servizi offerti c'è l' Alzheimer cafè, un luogo di incontro innovativo in cui le famiglie e le persone malate degenti presso la struttura o residenti nel territorio possono condividere e parlare della malattia in un ambiente rilas-sante sfruttando l'occasione per incontrarsi con professionisti che forni-scono informazioni utili all'accettazione della patologia e alla gestione delle difficoltà che può causare. È prevista inoltre l'attivazione di un percorso di inserimento nelle varie attività terapeutiche non farmacologiche (musico-terapia, arte terapia, stimolazione sensoriale, bambolo-terapia etc.) con la finalità di diminuire le diverse problematiche psico-relazionali e comporta-mentali dei pazienti. In particolare il 22 novembre e il 6 dicembre 2014, in occasione dell'Open day, sarà possibile effettuare gratuitamente una prima valutazione neuropsicologica a persone che presentano disturbi di memoria in una fase ancora iniziale. L'intervista sarà condotta da un neuropsicologo e, se necessario, sarà possibile accedere a gruppi di stimolazione cognitiva.

nale altamente qualificato che ha saputo coniugare l'elevata professionalità a disponibilità e sensibilità grazie all'impegno e alla formazione continua» con-clude il dottor Testa.

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STRUTTURE HABILITASTRUTTURE

Improvvisi problemi d'udito, fi-schi e ronzii nell'orecchio, fino alla diminuzione o scomparsa

istantanea o in poche ore dell'u-dito? Potrebbe trattarsi di quella che i medici chiamano "ipoacu-sia improvvisa", una condizione patologica che interessa l'orec-chio interno o il nervo uditivo. In questi casi un aiuto impor-tante è rappresentato dall'ossi-geno, o per meglio dire dall'os-sigenoterapia iperbarica. Ne parliamo con il dottor Ugo Pani, responsabile del servizio di Me-dicina Iperbarica della Casa di Cura Habilita di Zingonia, strut-tura che a questa patologia ha dedicato un percorso di accet-tazione con canali preferenziali, secondo il criterio della "urgen-za differibile", con tempi di atte-sa ridotti e un trattamento che viene effettuato generalmente entro le 24 ore lavorative suc-cessive alla prima telefonata di richiesta di visita, comprensive dei tempi di effettuazione degli accertamenti (ECG ed RX tora-ce) preliminari all'esecuzione della terapia iperbarica. Inter-venire tempestivamente, infatti,

Ogni variazione volumetrica di qualsiasi componente dell'orga-no dell'udito o di quello dell'e-quilibrio, per infiammazione, edema, congestione, alterazio-ne dello scarico venoso o della sua vascolarizzazione, causa au-mento dei volumi che così en-trano in conflitto con la "scatola ossea" che le contiene determi-nando una sorta di autostrango-lamento con interruzione dell'ir-rorazione sanguigna. Queste alterazioni scatenano anomalie sensoriali immediate come la diminuzione della capacità udi-tiva, lo sviluppo di acufeni (ov-vero disturbi costituiti dalla per-cezione di fischi, ronzii, fruscii non reali) spesso associati a un disturbo degli organi di equili-brio (sindrome vestibolare, con vertigini con nausea e vomito). In presenza di questi sintomi, è opportuno presentarsi senza perdere tempo, pena il rischio di perdita definitiva dell'udito, al Pronto Soccorso di un ospedale

è fondamentale: un'ipoacusia trattata alle prime avvisaglie e correttamente ha molte più possibilità di recupero, diversa-mente si ha la cronicizzazione del deficit uditivo.

dottor pani, come si riconosce questa patologia?La perdita uditiva, che può esse-re mono o bilaterale di tipo neu-rosensoriale, deve essere presen-te da almeno 24 ore, senza causa evidente e con una riduzione dell'udito di almeno 30 Decibel su 3 frequenze consecutive.

Quali possono essere le cause per cui si può perdere improvvisamente l'udito? Le cause di questa patologia sono spesso riconducibili a un'irregolare e alterata pressio-ne delle strutture dell'orecchio interno racchiuse nella compa-gine ossea della base del cranio.

Ipoacusia improvvisa: il ruolo dell'ossigenoterapia iperbaricaa cura di Giulia Sammarco

Info

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ia LE ORIGINILa Medicina Iperbarica nasce dal-la Medicina Subacquea, specialità che si occupa della prevenzione, idoneità all'immersione, diagnosi e trattamento delle malattie cau-sate dalla permanenza dell'essere umano nell'ambiente subacqueo e iperbarico (a pressione maggiore di quella atmosferica).

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Bergamo Salute 49

tiche non solo nei trattamenti di emergenze, nelle quali l'OTI è riconosciuta come terapia sal-vavita, ma anche per trattamen-ti cronici ambulatoriali come complemento terapeutico per patologie infettive, vascolari, or-topediche e internistiche. È una terapia incruenta attuata me-diante respirazione di ossige-no puro in camere iperbariche pressurizzate ad aria, a pressio-ne superiore a quella ambienta-le, in modo da ottenere la pre-senza in ogni cellula del corpo di una maggior quantità di ossi-geno (20 volte superiore al nor-male) che diffonde, a prescin-dere dalla vascolarizzazione nei tessuti dell'organismo, per ottenere un effetto antimicrobi-co selettivo o come stimolo dei processi di guarigione, interrotti o rallentati, nei tessuti ipossi-ci. L'ossigeno iperbarico è un potentissimo farmaco: ha un'a-zione detossificante negli avve-lenamenti da gas (ossido di car-bonio); è un ossidante selettivo in grado di uccidere microbi responsabili di infezioni anche mortali o di mutilazioni radicali. Come ogni farmaco, però, deve essere somministrato seguendo schemi terapeutici specifici per ogni patologia e paziente.

E in che modo agisce nel caso dell'ipoacusia improvvisa?Nel caso di ipoacusia, determina la riduzione volumetrica delle com-ponenti dell'orecchio interno, ovvero ristabi-lisce gli equilibri pres-sori e la circolazione dell'orecchio interno, favorendo l'ossigenazio-

preferibilmente con un reparto di Otorinolaringoiatria, così da poter essere sottoposti alle op-portune indagini diagnostiche (test audiometrici, diagnostica per immagini-RMN, valutazio-ne di idoneità alla esecuzione del trattamento ossiiperbarico) ed effettuare precocemente le opportune e più efficaci tera-pie antinfiammatorie, alle quali sempre più spesso oggi viene as-sociata la terapia con ossigeno iperbarico.

di che tipo di terapia si tratta?L'ossigenoterapia iperbarica (OTI) è una branca della spe-cialità anestesiologico-rianima-toria che negli ultimi decenni ha trovato indicazioni terapeu-

A ZINGONIA UN cENTRO dI RIFERIMENTO pER LA

BERGAMAScAIl Servizio di Medicina Iperbarica della casa di cura Habilita di Zin-gonia, fondato nel 1978, è rico-nosciuto come centro per Master in collaborazione con l'Università di chieti e dall' Università degli Studi di Milano Bicocca. Nell'ul-timo anno la sezione di Medicina Iperbarica, attualmente dotata di quattro impianti iperbarici multiposto con un'area dedicata all'urgenza-emergenza, ha con-tato più di 15.000 trattamenti ambulatoriali programmati e più di 200 trattamenti in emergenza (intossicazioni da gas o da fumi di combustione, gangrene, in-fezioni gravi e subacquei affetti da malattia da decompressio-ne) essendo uno dei pochi cen-tri iperbarici che garantisce le emergenze con una reperibilità di 365 giorni l'anno. Questo ser-vizio è inoltre possibile grazie alla consolidata collaborazione con i Servizi di Anestesia e Riani-mazione dell'Ospedale papa Gio-vanni XXIII di Bergamo e del po-liclinico San Marco di Zingonia.

cOSA cURA L'OSSIGENOTERApIA IpERBARIcA

come da delibera regionale (nr. vI/49305 del 31/03/2000) sono riconosciuti i trattamenti di ossi-genoterapia iperbarica nei casi di: • Embolia gassosa arteriosa • Malattia da decompressione • Intossicazione da CO e da so-stanze solfometaemoglobinizzanti • Gangrena gassosa • Infezioni da flora batterica mista • Gangrena umida delle estremità in diabetici • Sindrome da schiacciamento • Radiocrenosi tissutale • Sordità improvvisa • Osteomielite • Trapianti o lesioni chirurgiche a rischio • Insufficienze vascolari• Fratture a rischio di scarso con-solidamento • Algodistrofie post traumatiche e necrosi asettica • Patologie retiniche

ne e il recupero delle cellule in sofferenza delle strutture neuro-sensoriali in black out, risolven-do così sintomatologicamente la sordità residua. La terapia con ossigeno iperbarico non è applicabile a domicilio, poiché è necessario un trattamento in camera iperbarica presso una struttura dotata di impianti, tec-nologia e competenze per poter-la effettuare in sicurezza.

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è uno degli sport in cui, tra-dizionalmente, gli italiani si distinguono per abilità e

risultati. Lo dimostrano le molte medaglie conquistate ai recenti mondiali di luglio. No, non è il calcio, ma la scherma, disciplina che negli ultimi anni sta riscuo-tendo un crescente successo, attraendo sempre più appassio-nati, affascinati dall'eleganza e astuzia delle stoccate di atleti come Aldo Montano, Valentina Vezzali e Elisa Di Francisca solo per citare i più noti. Cerchiamo allora di conoscerla meglio con l'aiuto di Federico Bortolini, tec-nico della Bergamasca Scherma Creberg. «Oggi la scherma olim-pica prevede tre discipline che prendono il nome dalle armi uti-lizzate: fioretto, sciabola e spada. Ogni duellante, definito "scher-midore", vince il combattimento (in gergo "l'assalto") quando riesce a mettere un determinato numero di punti (le "stoccate") colpendo l'avversario con l'ar-ma secondo modalità specifiche per ciascuna delle tre discipline» spiega l'esperto. «La vittoria non deriva dall'esercizio della pura forza, ma si basa su un accura-to studio dell'avversario volto a coglierne le intenzioni per poter-lo anticipare e indurlo all'errore. Uno dei principi base è che non esiste un'azione che non possa essere superata e neutralizzata dalla sua "contraria". Gli ingre-dienti principali sono, dunque,

intelligenza, creatività, autocon-trollo e gestione delle emozioni, il tutto in un contesto di socialità, disciplina e dialogo con i compa-gni, il maestro e gli istruttori».

A che età si può cominciare?L'insegnamento del fioretto inizia intorno ai 5-6 anni, per sfruttare al meglio la fase di svi-luppo delle capacità coordina-tive e di mobilità articolare che dura fino ai 12-13 anni circa. La maggiore reattività ed efficienza muscolare tipiche della gioven-tù rappresentano, infatti, un va-lore aggiunto per un atleta che vuole praticare con successo la disciplina del fioretto o del-la sciabola. La spada, invece, è sempre stata l'arma "più matu-ra", in cui la componente tatti-co-strategica prevale rispetto a quella atletica, aspetto che la rende accessibile a fasce d'età anche non più giovani.

Quante volte a settimana ci si dovrebbe allenare per avere risultati?Per un atleta non agonista, due allenamenti di un'ora e mez-za a settimana sono sufficien-ti. Normalmente una sessione comprende una prima parte di preparazione atletica a caratte-re generale di circa 30-40 min. durante la quale si eseguono esercizi finalizzati a migliorare forza e coordinamento. Segue poi la fase di allenamento con l'arma, 15-20 min. circa, sotto la supervisione del maestro, in cui ci si esercita su azioni e gesti tecnici. Si passa infine agli assal-ti veri e propri. Fondamentale è il riscaldamento muscolare, che prevede esercizi di ginnastica aerobica e stretching, sia prima di iniziare la preparazione atle-tica sia al termine degli assalti, per ridurre il rischio di infortuni o traumi e conservare l'elastici-tà muscolare.

corpo e mente più pronti ed "elastici" con la schermaUna disciplina in ascesa tutta da scoprire a cura di Alessandra Perullo

IN FORMA FITNESS

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FeDerico BortoLini

Schermidore e tecnico della Bergamasca Scherma creberg

Quali sono i muscoli maggiormente coinvolti in quest'attività?I muscoli degli arti inferiori sono i protagonisti di quest'attività: lo schermidore ha la necessità di mantenersi in costante movi-mento, variando opportunamen-te la distanza dall'avversario a scopo difensivo o offensivo e dev'essere in grado di produr-re cambiamenti di direzione e velocità a ritmi intermittenti e dall'elevata escursione. Uno dei fattori principali è, infatti, il mi-glioramento della cosiddetta "re-sistenza alla forza veloce", una particolare espressione della for-za muscolare caratterizzata da contrazioni muscolari d'intensità elevata e di scarsa durata (pochi secondi), ripetute nel tempo a intervalli irregolari. Di non secon-daria importanza, sono i muscoli

“In provincia di Bergamo, secondo la ASL,

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causate dal gas Radon.”

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che benefici offre?Praticare scherma, indipenden-temente dal fatto di essere atleti agonisti o meno, è una valida ri-sorsa per la crescita individuale dal punto di vista fisico, ma so-prattutto psichico ed emotivo. Dal punto di vista fisico, aiuta a svi-luppare la mobilità articolare e la flessibilità muscolare; le capacità coordinative necessarie alla pro-gettazione, controllo e regolazio-ne dei movimenti; il mantenimen-to dell'equilibrio in condizioni statiche e dinamiche. Dal punto di vista mentale, la scherma sviluppa i processi legati all'attenzione e

alla concentrazione, all'autocon-trollo e alla disciplina in situazio-ni di tensione e d'incertezza.

ci sono controindicazioni? Innanzitutto è necessario che non vi siano problemi a livello dell'apparato cardio-circolato-rio, dal momento che richiede un costante impegno aerobi-co e anaerobico alternato. La scherma è inoltre sconsigliata a chi presenta disturbi articolari a caviglie, ginocchia, polso e spal-le, e a chi soffre di patologie a livello della colonna vertebrale.

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Macchie solari addio! dal peeling al laser, i rimedi contro questo diffuso inestetismo, che compare in genere al ritorno dalle vacanzea cura di Giulia Sammarco

Il sole delle vacanze vi ha la-sciato come ricordo delle fastidiose macchie scure sul

viso o sul décolleté che non ri-uscite a far scomparire o alme-no ad attenuare? Non disperate. Oggi esistono diversi rimedi per eliminarle e restituire alla pel-le un colorito omogeneo. «Per macchie, o per meglio dire di-scromie, si intendono delle aree cutanee in cui si concentra una maggiore quantità di melanina, il pigmento che la pelle, esposta ai raggi solari, produce per pro-teggersi dall'azione dannosa dei raggi stessi, e che dà alla cute il tipico colorito dell'abbronza-tura» spiega la dottoressa Con-cetta Borgh, chirurgo plastico. Queste macchie, che riguarda-

no molto più le donne che gli uomini, possono essere di due tipi: melasma o cloasma che si manifesta come un alone bru-no e diffuso in genere sulla fron-te, ai lati del naso, sulle guance, sopra il labbro superiore, sul mento e sul décolleté e può ri-guardare anche ragazze giovani o incinte; le cosiddette lentigo solari, macchie tondeggianti che di solito compaiono nelle zone che sono state maggior-mente esposte al sole e a scot-tature, come dorso delle mani, décolleté, schiena, in genere più frequenti dopo i cinquant'anni. Finché si è abbronzati le aree in cui la melanina si è concentrata in modo eccessivo non si nota-no, ma quando la tintarella sva-

nisce emerge evidente questa parte più colorata o pigmentata.

Sole ed età ne favoriscono la comparsa«I maggiori responsabili della comparsa delle macchie sono un'esposizione al sole, ripetuta negli anni, che determina un pre-coce invecchiamento della pelle, e il fisiologico invecchiamento cutaneo dovuto all'età» osser-va la dottoressa. «In entrambi i casi si verifica un rallentamento del turnover cellulare, ovvero il processo di ricambio e rinnova-mento delle cellule che permette alla pelle di rigenerarsi continua-mente. Se questo meccanismo rallenta, la pelle non riesce più a eliminare in modo ottimale

BELLEZZA IN FORMA

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54 Bergamo Salute

IN FORMA BELLEZZAl'eccesso di melanina, che quin-di si accumula dando origine alle macchie». Oltre a una pre-disposizione genetica, fattori scatenanti poi possono essere anche l'assunzione di farmaci sensibilizzanti come antibiotici o antinfiammatori, psicofarma-ci, pillola contraccettiva, pro-blemi infiammatori o endocrini, l'uso di profumi o ceretta prima dell'esposizione al sole oppu-re alterazioni ormonali come quelle che avvengono in gravi-danza o menopausa.

Schiarirle è possibile, basta scegliere il rimedio giustoCreme, peeling, laser: a seconda della profondità nella pelle, del tipo di macchia e del tipo di pel-le oggi è possibile scegliere tra trattamenti e soluzioni diverse per schiarirle in modo eviden-te, fino in alcuni casi a cancel-larle. In particolare le macchie sulle mani sono facilmente eli-minabili, con trattamenti adatti

a uomini e donne di tutte le età.Quando le macchie sono superficiali possono essere uti-li pomate con sostanze schia-renti. Alcune, come quelle con vitamina C o l'acido cogico, aiutano a inibire la produzione di melanina, altre, come quelle a base di rucinolo, stimolano i melanofagi, cioè le cellule che "mangiano" la melanina, favo-rendo una più veloce elimina-zione della melanina che si ac-cumula negli strati superficiali della pelle. Attenzione però: per avere risultati bisogna avere co-stanza e applicarle tutti i giorni (meglio se di sera) per mesi. Se invece sono più profonde, può essere necessario un pee-ling chimico (ad esempio con acido salicilico), che esfolia in modo non aggressivo lo strato superiore della pelle, velociz-zando il ricambio delle cellu-le, l'eliminazione degli strati "macchiati" e favorendo com-parsa di una pelle più giovane

e più chiara. Se tutto questo non dovesse funzionare oppu-re se si vogliono ottenere risul-tati in tempi più rapidi si può optare per il laser. «Ne esistono tanti tipi, con azioni differenti. Tra questi, il laser con candela ad alessandrite, con sistema di raffreddamento che aumenta e migliora il comfort del pazien-te, rappresenta una delle tec-nologie più efficaci e sicure per l'eliminazione delle macchie solari e senili: una luce mirata colpisce la macchia eliminan-do la melanina, mentre la cute chiara circostante non viene in nessun modo toccata. Sulla par-te trattata compare una leggera crosticina, che passa nel giro di qualche giorno, svelando una macchia molto più chiara già dalla prima seduta» conclude la dottoressa Borgh.

I cIBI ANTI-MAccHIEL'alimentazione può essere una preziosa alleata anche contro le macchie. In particolare la vita-mina c, contenuta in particolare negli agrumi (arance, mandarini etc.), aiuta a ottenere un colorito più uniforme, regolarizzando la produzione di melanina. Anche la vitamina E, che si trova nella frutta secca o nell'olio di oliva, può essere un'alleata per preve-nire la formazione di macchie: combatte i processi d'invecchia-mento delle cellule, comprese quelle della pelle.

Dott.ssa concetta Borgh

Specialista in Chirurgia Plastica presso il Centro medico M.R. di Gorle

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Bergamo Salute 57

REALTÀ SALUTE

La situazione economica attuale costringe le struttu-re sanitarie a ottimizzare

le scarse risorse disponibili, ri-ducendo il più possibile il perio-do di degenza ospedaliera dei pazienti, e a trattare particolari tipologie di pazienti (riabilita-zione post chirurgica, patologie croniche, anziani etc.) a livello ambulatoriale, garantendo però una rete locale che coordini gli interventi. «Proprio per risponde-re alla necessità di riorganizzare il sistema sanitario centrato sul territorio, come dichiarato nei Pia-ni Sanitari Nazionali e Regionali, la presenza e il coinvolgimento degli infermieri come responsa-bili dell'assistenza rappresenta un punto fondamentale per una risposta puntuale e completa alle necessità della popolazio-ne» sottolinea Dolores Belomet-ti, Tesoriere del Collegio IPASVI Bergamo. «Anche nella nostra Regione, la politica sanitaria si sta dirigendo verso questa nuo-va figura, che potrà contribuire, come dichiarato in più occasioni dal Presidente Maroni, a favorire una "presa in carico integrata a livello territoriale per rispondere ai bisogni delle famiglie, in termi-ni di benessere e condizione di prossimità"». Questo professioni-sta, formato con laurea triennale in infermieristica e master speci-fico ha già dimostrato in altri Pa-esi europei grandi potenzialità e risultati sulla salute delle comu-nità, erogando interventi di assi-stenza preventiva, curativa, riabi-litativa e di sostegno alle diverse In

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L'infermiere di famiglia e di comunitàa cura di Francesca Dogi

necessità a domicilio e sul terri-torio. «L'obbiettivo dell'Infermie-re di Famiglia e di Comunità è di farsi carico dei bisogni di salute che si manifestano lungo l'arco della vita della persona, famiglia o comunità, tenendo conto di tut-to il contesto che fa da cornice all'esistenza degli individui in ca-rico. In questo modo l'infermiere potrà essere in grado di fornire risposte complete ed articolate, in linea con le svariate necessi-tà socio-sanitarie che la famiglia dovesse presentare, esplicando il suo ruolo in stretta collabora-zione con il Medico di Medicina Generale, responsabile della dia-gnosi e prescrizione terapeutica». Ad oggi, nella nostra Regione, le modalità di attivazione e inseri-mento di tale figura sono in via di definizione e sperimentazio-ne, ma presto potrebbe divenire un riferimento come già avvenu-to in altre Regioni (Friuli, Tosca-na etc.). «L'attività si concretizze-rà in diverse aree, permettendo al cittadino e alle famiglie di usu-fruire nel miglior modo possibi-

le dell'offerta socio sanitaria, at-traverso l'integrazione di diversi professionisti della salute che po-tranno attivare, in base alle diver-se competenze, interventi quali: prevenzione primaria, per man-tenere le condizioni di benessere dei componenti della famiglia; prevenzione secondaria, per rico-noscere precocemente l'eventua-le presenza di patologie; preven-zione terziaria, per l'attivazione di un accurato controllo clinico e terapeutico di patologie cronico - degenerative; interventi d'urgen-za o assistenza diretta, per fornire prestazioni di tipo infermieristico, rispondenti a bisogni assisten-ziali sorti in seguito a patologie cronico degenerative, a dimissio-ne ospedaliera etc.» conclude Dolores Belometti.

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Dott. Emilio Bertuletti

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Iscritto all’Albo degli Psicologi dell’Ordine della Regione Lombardia n. 15275

• Senso di vuoto e smarrimento• Disfunzioni sessuali• Eventi di vita traumatici o stressanti• Problematiche nella relazione di coppia• Elaborazione di perdite e lutti• Disturbi correlati a sostanze e correlati a Stress

Psicologo a Bergamo

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Page 61: Bergamo Salute - 2014 - 5 – settembre/ottobre

Bergamo Salute 59

REALTÀ SALUTE

Every Service Onlus nasce allo scopo di essere un momento di supporto e

di integrazione reale alle isti-tuzioni consentendo all'anzia-no di vivere nella propria casa, nella propria famiglia e nel pro-prio giro di amici il più a lungo possibile. «In Eve-ry Service Onlus for-niamo assistenza per mezzo di operatori che ricevono una preparazione mirata e che operano in tutta la Lombardia e nella provincia di Roma. La formazione è la base per fare un'assistenza di qualità! è essenziale che gli operatori che lavorano a contatto diretto con l'anziano all'interno della casa siano co-stantemente formati, preparati e motivati. L'associazione dà un sostegno per gli aspetti più uma-ni e quotidiani legati agli effetti che la malattia genera a danno della persona affetta, ma anche della sua famiglia» spiega Paola Brignoli di Every Service Onlus. E nell'ottica di rimanere sem-pre aggiornati e al passo coi tempi, la Every Service Onlus formerà i suoi operatori anche per poter effettuare la terapia Snoezelen presso i domicili in cui presteranno assistenza. Se non avete mai sentito parlare di Snoezelen sappiate che si tratta di uno speciale program-ma originariamente pensato in In

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L'importanza della formazione sulle nuove terapiea cura di Francesca Dogi

Olanda per le persone con di-sabilità mentali e ora applicato anche ai pazienti con morbo di Alzheimer. Durante la terapia Snoezelen i pazienti ricevono stimoli sensoriali diversi attra-verso luci, profumi, colori, suoni

p e r stimolare il sistema olfattivo, uditivo e gustativo della persona. «In un convegno di formazione sulla terapia Snoezelen, la dottores-sa Ilse Achterberg, terapista oc-cupazionale ad Amsterdam, ha spiegato che lo Snoezelen "è un approccio per trovare un punto d'ingresso nel mondo interno del paziente attraverso la stimo-lazione dei sensi per migliorare la qualità di vita. è un metodo in cui il rilassamento è il cuore dell'attività!". Interessante per noi è stato comprendere che questa metodologia può essere applicata in ogni ambiente… e perché no, presso il domicilio. Il momento del bagno può diven-

tare un momento speciale di relazione e ogni strumento che può servire va utilizzato: musi-ca, aroma terapia, luci, etc.» rac-conta Brignoli. In una situazio-ne dove i canali comunicativi sono stravolti bisogna inventar-

ne di nuovi in fun-zione del benesse-re dell'assistito. «La giornata di forma-zione è stata molto interessante e ci ha caricato di en-tusiasmo! Gli ap-procci psico-sociali hanno un'enorme importanza. Noi

lavoriamo nel campo emozionale e sulle atti-

vità di vita quotidiana con l'obbiettivo di mantenere la

capacità dell'individuo e pre-venire i disturbi del comporta-mento.Il metodo Snoezelen è un modello di intervento che attra-verso la formazione del nostro personale applicheremo all'in-terno del domicilio. Il servizio sarà comunque sempre flessibi-le e terrà conto delle preferenze e dei bisogni del nostro anzia-no» conclude Brignoli.

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Page 63: Bergamo Salute - 2014 - 5 – settembre/ottobre

Bergamo Salute 61

REALTÀ SALUTE

Zainetti troppo pesanti, ore piegati su computer e li-bri. Sono questi alcuni dei

fattori di rischio che, nei bambini (ma anche nei grandi), possono favorire l'insorgenza di posture scorrette. Se trascurate, queste si-tuazioni possono arrivare a cau-sare vere e proprie alterazioni della colonna vertebrale come la scoliosi, problema che oggi colpisce sette bambini su mille ogni anno, e che soprattutto in questo periodo di inizio delle scuole, preoccupa non poco le mamme. Ecco perché la parola chiave è non sottovalutare, ma intervenire tempestivamente e nel modo giusto. «Qualunque sia il grado di deviazione della co-lonna, dal "semplice" paramor-fismo (atteggiamento posturale scorretto protratto nel tempo) al vero dismorfismo (modifica-zione della struttura scheletrica), come la scoliosi, è sempre bene associare a qualsiasi percorso terapeutico (ortesi o intervento) una buona ginnastica correttiva, propriocettiva, posturale, mobiliz-zante in alcuni frangenti e stabi-lizzante in altri» spiega Guerrina Brizzi, fisioterapista, titolare del-In

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pilates e Gyrotonic, una risposta efficace alla scoliosi, anche per i più piccolia cura di Francesca Dogi

lavoro secondo le necessità della muscolatura "accorciata" o "al-lungata". Altro aspetto innovativo del metodo Fisioforma è che tutti gli esercizi sono eseguiti attiva-mente dai ragazzi, che muovono e controllano, in prima persona, gli attrezzi, sotto la guida dell'o-peratore specializzato, che può condurli progressivamente dalla lezione individuale a lezioni con massimo 4 persone. Per rende-re i ragazzi più consapevoli dei loro progressi e degli sforzi fatti, periodicamente si controlla l'an-damento della deviazione della colonna e si stabiliscono insieme i nuovi obbiettivi da raggiungere. Il tutto si completa con gli eserci-zi da svolgersi a casa. Proseguire il lavoro, prima appreso in studio sul macchinario, in un ambiente familiare e personale, crea un continuum che rende i bambini e gli adolescenti più responsabili e amplifica gli effetti benefici del percorso».

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lo Studio Fisioforma che da ol-tre 10 anni, associando i principi di stabilità dinamica di "Kinetic Control", all'analisi posturale miofasciale di "Thomas Myers", alle tecniche fisioterapiche pre-senti e passate, e, applicandoli ai macchinari Reformer (usati nel Pilates) e Gyrotonic, ha creato una modalità operativa innovati-va e funzionale. «Il vantaggio che questo metodo offre è quello di differenziare l'attivazione della muscolatura di sostegno dalla muscolatura che mobilizza la co-lonna stessa, aspetto che risulta essere il fattore fondamentale per operare in modo completo e spe-cifico sulla deviazione rachidea». Ma perché proprio Pilates e Gyrotonic? «Perché la combina-zione di queste due metodiche e l'utilizzo dei relativi attrezzi per-mette di raggiungere gli obbietti-vi con una semplicità e rapidità che a corpo libero non è possi-bile: il macchinario conduce e corregge il movimento, permette una corretta autonomia durante l'esecuzione, ma soprattutto può diventare sfidante, incrementan-do resistenze o velocità d'esecu-zione, e permette di modulare il

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da posizioni costrette o da attività ripetitive• Artrosi e Osteoporosi• Fibromialgia• Debolezza pelvica• Rallentamenti e alterazioni psicomotorie generati

da patologie del sistema nervoso centrale• Scoliosi e paramorfismi in età pediatrica

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Bergamo Salute 63

REALTÀ SALUTE

Cure personalizzate, stru-mentazioni di ultima ge-nerazione, tempi di attesa

ridotti, ambiente accogliente. Sono questi i punti di forza del Centro Medico San Giuseppe, centro polispecialistico che ha come mission offrire un servi-zio su misura, di alta qualità e allo stesso tempo tempestivo e facilmente accessibile in modo da soddisfare le esigenze di prevenzione e salute di uomini e donne di tutte le età (bambi-ni compresi), spesso alle prese con mille impegni e poco tem-po a disposizione per prender-si cura di sé. «Presso il nostro centro offriamo la possibilità di sottoporsi a visite e consulenze specialistiche di ogni tipo, dal-la cardiologia alla ginecologia, dalla dermatologia alla geriatria fino alla psicologia per adulti e bambini, solo per citarne alcune» spiega la dottoressa Giuseppina Bresciani, farmacista e socia del Centro. «Questo è possibile grazie a tecniche e strumenta-zioni all'avanguardia, adatte a soddisfare ogni esigenza di tipo medico di ciascun paziente che si rivolge al centro, e alla colla-borazione di medici specialisti ospedalieri di diverse branche e con una solida e vasta esperien-za». Fiori all'occhiello, in parti-colare, sono l'osteopatia e la lo-gopedia, due discipline sempre più apprezzate anche in Italia e riconosciute per la loro impor-tanza e valore terapeutico. «L'o-In

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Un punto di riferimento per la prevenzione e cura di grandi e piccoli a cura d Francesca Dogi

steopatia è una scienza medica che parte da una visione olistica del corpo e, attraverso una tera-pia manuale, risulta efficace in adulti, bambini e persino neona-ti, per prevenire e curare patolo-gie neuro-muscolari-scheletriche e disturbi funzionali degli orga-ni correlati, problematiche della colonna vertebrale, come ernie, dolori articolari, disturbi postu-rali, cervicalgie etc.» osserva il dottor Marco Piccinelli, farmaci-sta e altro socio del Centro. «La logopedia, invece, è un'attività di prevenzione e trattamento ria-bilitativo delle patologie del lin-guaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatri-ca». Da qualche mese, inoltre, il Centro ha attivato un nuovo ser-vizio, il punto prelievi (in regime privato ma a tariffe contenute), pensato per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare a te-nere sotto controllo il proprio stato di salute e a fare preven-

zione. Aperto il sabato mattina, si accede senza prenotazione e i risultati sono disponibili in soli due giorni lavorativi e con-sultabili direttamente on line. «Il punto prelievi si rivolge a tutti i cittadini sani, per i quali un esa-me del sangue all'anno rappre-senta un'indagine di screening utile per monitorare la presenza di eventuali fattori di rischio ad esempio cardiovascolari (co-lesterolo e trigliceridi, livelli di glicemia etc.)». Completano l'of-ferta di prevenzione e cura le indagini ecografiche, sempre a tariffe contenute e con tempi di attesa minimi.

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Page 66: Bergamo Salute - 2014 - 5 – settembre/ottobre

64 Bergamo Salute

Bergamo Salute sponsor di "Stai al passo con la ricerca"è questo lo slogan della camminata non competitiva che si terrà a Verdellino domenica 19 ottobre a

sostegno dell'Associazione Paolo Belli-Lotta alla Leucemia e alle altre Patologie ONLUS. La manifesta-zione, sponsorizzata anche da Bergamo Salute, prevede due percorsi di 8 e 14 chilometri e si snoderà tra piste ciclopedonali, sentieri e strade secondarie. Per chi vuole partecipare l'appuntamento è a partire dal-la 7.30 alle 9 in piazza Martinelli a Verdellino. Ci si può iscrivere direttamente la mattina della camminata. Il contributo previsto è di 2,50 euro senza riconoscimento e 5 con riconoscimento (il riconoscimento è un cotechino cotto Lorenzi).

Ambulatori aperti, anche la sera e nel weekendVisite specialistiche ed esami diagnostici anche di sera o nel week end? Ora è possibile, grazie all'o-

perazione "Ambulatori aperti", voluta e finanziata da Regione Lombardia, che ha preso ufficialmen-te il via a settembre in tutte le strutture pubbliche e private della regione. Grazie a questa innovativa organizzazione dei servizi ambulatoriali, già sperimentata con successo nei mesi scorsi in alcuni ospe-dali pilota, i tempi di attesa si ridurranno e il paziente potrà gestire al meglio la sua giornata lavorativa e familiare, senza dover chiedere permessi e perdere ore di lavoro (la scelta di quali prestazioni erogare di sera e nel week end è a discrezione delle singole strutture sanitarie). Per prenotare ci si può rivolgere al Centro Unico di Prenotazione regionale (numero verde 800.638.638) oppure al Centro Unico di prenotazione e Accettazione (CUP) delle aziende ospedaliere.

DAL TERRITORIO NEwS

XX Giornata del ciclamino, per conoscere meglio la sclerodermiaDomenica 28 settembre 2014 il Gils (Gruppo Ita-

liano per la Lotta alla Sclerodermia) scenderà in più di cento piazze italiane per offrire i ciclamini, il fiore che resiste al freddo, simbolo dell'Associazio-ne. Arrivata alla sua ventesima edizione, la Giornata del Ciclamino permetterà, con un semplice gesto di solidarietà, di sostenere la ricerca scientifica per la lotta alla Sclerodermia, malattia ancora poco cono-sciuta, cronica, autoimmune, invalidante, multiorga-no che colpisce in prevalenza le donne. Inoltre, dal venerdì 26 alla domenica 28, a seconda della loro programmazione, in alcuni ospedali che aderisco-no all'iniziativa, sarà possibile effettuare controlli gratuiti. Per conoscere quali sono le strutture della Bergamasca che partecipano alla Giornata: www.sclerodermia.net oppure 800.080266.

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Anche quest'anno la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) per il mese di ottobre sarà im-pegnata nella Campagna Nazionale Nastro Rosa, dedicata alla prevenzione del tumore al seno. La

Campagna ha come obbiettivo quello di sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull'im-portanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella, informando

il pubblico femminile anche sugli stili di vita correttamente sani da adottare e sui controlli diagnostici da effettuare. Il tumore al seno re-sta il big killer numero uno per il genere femminile. La sua incidenza è in costante crescita, in Italia ogni anno si ammalano più di 41 mila donne. Fortunatamente negli ultimi anni la mortalità per cancro alla mammella è in costante diminuzione. Le nuove tecnologie diagnosti-che di imaging, sempre più precise e sofisticate ci consentono oggi di individuare lesioni in fase iniziale e in questi casi la probabilità di guarigione è di oltre il 90%. In occasione di questa importante cam-pagna di prevenzione, alcune strutture bergamasche offriranno, per tutto il mese, visite senologiche gratuite. Per prenotare è necessario rivolgersi esclusivamente alla Sezione LILT di Bergamo inviando una mail a [email protected] o un fax allo 035 210409 col proprio nome e un recapito telefonico per essere ricontattate, oppure telefo-nando allo 035 242117 dal lunedì al venerdì, dalle 9,00 alle 12,00.

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Bergamo Salute 67

DAL TERRITORIOBERGAMOScIENZA

Ritorna, dopo lo straordi-nario successo del 2013 con quasi 150.000 pre-

senze, BergamoScienza, ma-nifestazione giunta alla XXII edizione, capace di richiama-re premi Nobel e scienziati di fama mondiale in città. Fitto e ricco di eventi il programma di quest'anno tra conferenze, laboratori, open day, mostre, spettacoli e incontri, durante i quali verranno affrontati temi complessi ma con un linguag-gio divulgativo, come è nel DNA della manifestazione che da sempre ha l'obbiettivo di avvi-cinare la scienza a tutti, grandi e piccini, in modo semplice e coinvolgente. Oltre 150 eventi gratuiti indagheranno ambi-ti diversi: medicina, biologia, energia, neuroscienze, chimica, ma anche archeologia, sociolo-gia, scienze naturali, tecnologia, robotica, informatica e ancora matematica, fisica, astrofisica, ingegneria e architettura. E non mancheranno nemme-

to Nave Italia ONLUS, che rac-conterà l'esperienza dei pro-getti di terapia, educazione e ricerca, condotti a bordo di un brigantino con equipaggio mi-litare. BergamoScienza ospiterà inoltre una tavola rotonda su un tema di grandissima attua-lità, ovvero la sperimentazione animale in medicina, alla qua-le parteciperanno il professor Giuseppe Remuzzi dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, il filosofo bioeti-co Massimo Reichlin, membro del Comitato Etico dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffa-ele di Milano, Stefano Cassola, direttore dell'Unità di ricerca di immunologia molecolare e biologia dei linfomi all'IFOM, Massenzio Fornasier, presidente della SIVAL, società italiana ve-terinari animali da laboratorio, Pier Giuseppe Pelicci, direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale dello IEO. Dalla medicina allo spazio, durante la conferenza "Leonardo, mis-sione Luna" sarà presentata, in anteprima assoluta, l'App educativa per le nuove genera-zioni con cui si potrà progetta-re e costruire la nave spaziale per sbarcare sulla luna. Tutte le iniziative sono gratuite e aper-te al pubblico fino a esauri-mento posti. Per il program-ma completo e prenotazioni: www.bergamoscienza.it.

dal 3 al 19 ottobreun'edizione "spaziale" Oltre 150 eventi gratuiti per la XXII edizione della seguitissima manifestazionea cura di Viola Compostella

no appuntamenti di filosofia, cinema e arte. Inaugurerà il Festival, la sera del 3 ottobre, il Premio Nobel per la Medicina 2002 Sydney Brenner, biologo sudafricano che terrà la 2° Levi Montalcini's Lecture in ono-re della grande scienziata, già presidente onorario di Berga-moScienza. Altrettanto atteso Michael S. Brown, biologo e bio-chimico statunitense, Premio Nobel per la Medicina 1985, che parlerà delle sue scoperte sul metabolismo del colestero-lo. Tra gli esperti di medicina in-terverranno Pier Paolo Di Fiore, direttore dell'unità di ricerca "La logistica cellulare nel can-cro" all'IFOM, che parlerà delle cellule staminali dei tumori; Ian Wilson, biologo del gruppo di ricercatori del The Scripps Research Institute, che spieghe-rà come si progettano i vaccini per i virus dell'influenza, dell' HIV e dell'epatite C; Paolo Cor-naglia Ferraris, medico e sag-gista della Fondazione Tender

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68 Bergamo Salute

Prendiamo 50 bambini e mettiamoli davanti a noi. Abbiamo l'equivalente di

circa due classi di prima ele-mentare. Guardiamoli bene poi diciamo loro addio: sono i cin-quanta bambini che ogni anno, solo nel nostro Paese, muoio-no per soffocamento causato da inalazione di corpi estranei con conseguente occlusione delle vie aeree. Secondo i dati dell'ISTAT il 27% delle morti classificate come "accidenta-li", nei bambini da 0 a 4 anni, avviene per soffocamento cau-sato dall'inalazione di un "cor-po estraneo" come palline di

DAL TERRITORIO ONLUS

con le proprie mani, non servo-no attrezzature né competenze specifiche e si possono imparare anche solo guardandole nel vi-deo disponibile al sito della Cro-ce Rossa Italiana (www.cri.it). Da tempo, infatti, la Croce Rossa Italiana ha messo in campo una task force a livello nazionale con l'incarico preciso di informare su queste manovre quante più per-sone possibile, mediante incontri rivolti sia a personale sanitario (medici, infermieri, soccorritori etc.) sia "laico" (maestre, inse-gnanti, allenatori, baby sitter, ge-nitori, bagnini etc.), e di tenere corsi alla popolazione per ad-

gomma, giochi, caramelle e/o cibo. Nelle fasce di età succes-sive la percentuale diminuisce progressivamente, ma rimane tra le più significative. «E pen-sare che nella maggior parte dei casi questi bambini potrebbero essere salvati se venissero loro praticate le manovre di disostru-zione: manovre semplicissime e alla portata di tutti che purtrop-po sono ignote alla quasi tota-lità della popolazione» osserva Arturo Filippetti, referente per le manovre di disostruzione del Comitato Provinciale del-la Croce Rossa di Bergamo. «Si possono attuare semplicemente

Inalazione di corpi estranei e soffocamento: le manovre salva-vita spiegate dalla croce Rossa Italianaa cura di Elena Buonanno

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Bergamo Salute 69

destrare e formare esecutori di manovre di disostruzione o di manovre salvavita pediatriche». Nella Provincia di Bergamo gli istruttori sono una novantina e nel corso dei primi 7 mesi di quest'anno hanno tenuto oltre 100 fra incontri e corsi formativi, divulgando le nozioni su questo argomento a oltre 2500 persone e formando 240 esecutori. «Gli istruttori della CRI sono dispo-nibili a tenere incontri e corsi su tutto il territorio della Provincia in giorni e orari da concordarsi: chiunque può farne richiesta, è sufficiente che trovi il luogo in cui tenere l'incontro (asili, scuo-le, sale comunali, biblioteche, oratori etc.)» continua Filippetti. Ma in cosa consistono queste manovre e quando bisogna at-tuarle? «Spiegarle a parole non è facile. Come accennato è mol-

to più utile guardarle sul filmato o vederle praticare su manichi-ni in uno dei molteplici incontri che la CRI tiene su tutto il terri-torio. Possiamo però dare delle indicazioni sul comportamento da tenere quando un bambino o un lattante comincia a dare segni di sofferenza respiratoria (accentuati colpi di tosse, mani portate alla gola per esempio), ovvero quando ci si trova in pre-senza di quella che viene defini-ta come "ostruzione parziale", situazione in cui c'è qualcosa in gola che dà fastidio ma l'aria può ancora passare anche se con difficoltà. Ebbene, bisogna evitare di fare la cosa che viene istintiva cioè picchiare ripetuta-mente sulla schiena nella spe-ranza di rimuovere l'ostruzione: questo può provocare lo spo-stamento dell'oggetto estraneo

che può così occludere comple-tamente il passaggio dell'aria trasformando l'ostruzione da "parziale" a "totale". Allo stesso modo si deve evitare l'altra azio-ne istintiva, cioè mettere un dito in gola per cercare di rimuovere l'ostruzione: è quasi sicuro che si riuscirà solo a spingerlo an-cora più in giù!». Fino a quando il bambino tossisce, quindi, bi-sogna lasciarlo tossire. La tosse infatti è il rimedio naturale che l'organismo attua per risolvere le ostruzioni alle vie aeree. «Le manovre devono essere iniziate nel momento in cui il bambi-no/lattante smette di tossire o di piangere, senza che si abbia avuta l'espulsione di quanto inalato» conclude Filippetti. Per maggiori informazioni o richie-ste: disostruzionepediatrica @cribergamo.it

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Page 72: Bergamo Salute - 2014 - 5 – settembre/ottobre

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Capelli fragili, secchi, che cadono e non tengono la piega. Sfortunatamente i problemi di capelli non sono più solo un problema maschile. Anche nelle donne e sempre in costante aumento si vedono capigliature diradate e pettinature che coprono spazi vuoti. Un disagio difficile da nascondere che spesso si riflette in uno sguardo triste e insicuro. Rassegnarsi non serve. Un check-up tempestivo può risolvere il problema e riportare il sorriso perduto.

PREVENZIONEForfora, prurito, sebo sono i nemici che danneggiano i nostri capelli aumentandone la caduta. La prevenzione promossa dall’Associazione Tricologica Svenson aiuterà molte persone a conoscere e risolvere i propri problemi di capelli. In questo periodo tutti potranno farsi controllare gratuitamente dai tecnici e sapere se sono ancora in tempo per affrontare una caduta di capelli precoce e come mantenerli folti e rigoliosi. La nostra esperienza ci consente di sapere che, se si interviene in tempo, questo processo può essere controllato in maniera efficace. Già dal primo manifestarsi delle anomalie, quali la pitiriasi (forfora), l’ipersecrezione sebacea (sebora oleosa), l’anomalo proliferare della flora batterica e dei miceti (funghi) presenti sul cuoio capelluto e del conseguente prurito, bisogna intervenire subito per evitare l’assotigliamento dei capelli, il diradamento e la calvizie.

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Al fine di poter valutare le condizioni e le anomalie presenti sul cuoio capelluto e sui capelli è necessario un controllo approfondito durante il quale tutte le persone che ne hanno fatto richiesta saranno informate sulle condizioni dei propri capelli su come prevenire la caduta e rispristinare le condizioni favorevoli alla loro crescita. Il primo nemico da eliminare è rimandare da oggi a domani, con il rischio di diventare sempre più diradati e sentirsi dire dai nostri tecnici che non c’è più niente da fare. Telefonare oggi stesso per fissare un appuntamento presso la sede dell’Associazione Tricologica Svenson Italia a Voi più vicina, è il primo passo per fare qualcosa di serio e concreto per fermare la caduta ed ottenere una presenza estetica migliore.

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Bergamo Salute 71

Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 se-condo l'OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazio-ne (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall'Unione Europea). Con base genetica per l'80-90%, possono in-teressare tutti gli organi e apparati dell'organismo umano. In questo numero parliamo della Sindrome di Sturge-Weber.

A.R.M.R.Insieme contro le malattie rare

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Codice di esenzione. RN0770 Categoria. Malformazioni congenite.Sinonimi. Angiomatosi dei capillari meningei, Facomato-si di Sturge-Weber, Sindrome di Sturge-Kalischer-Weber.Definizione. È una patolo-gia caratterizzata da angioma (o nevo vascolare) del viso e del leptomeningi (macchie vinose), convulsioni, calcifica-zioni intracraniche. Possono associarsi emiparesi e ritardo mentale. Epidemologia. L'incidenza è di circa 1/50.000. Segni e sintomi. L'angioma del viso è presente alla nasci-ta e in genere rimane stabile. Coinvolge costantemente la palpebra e la parete superio-re del viso; in alcuni casi le dimensioni sono tali da inte-

ressare anche la parte inferio-re, la mucosa della bocca e il tronco. Si possono riscontrare buftalmo (ingrossamento del globo oculare) e glaucoma. Le convulsioni insorgono entro il primo anno di vita. In circa la metà dei soggetti si evidenzia ritardo mentale nei primi anni di vita. L'emiparesi è associata alla refrattarietà degli attacchi epilettici e si instaura con una progressione molto lenta.Eziologia. La causa della pa-tologia è tuttora sconosciuta. Test Diagnostici. La diagnosi è elusivamente clinica. Si do-vrebbe porre il sospetto dia-gnostico in ogni bambino por-tatore di emangioma facciale.Terapia. Le convulsioni sono spesso resistenti alla terapia farmacologica, pertanto spesso viene preso in considerazione

l'intervento neuro-chirurgico. Un controllo precoce e ade-guato delle crisi epilettiche può prevenire l'insorgenza dell'e-miparesi e del ritardo mentale. L'angioma può essere trattato con laserterapia. La tonometria oculare con cadenza regolare può evidenziare l'eventuale in-sorgenza di glaucoma.

Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente

Commissione ScientificaARMR

SINdROME dI STURGE-wEBER

DAL TERRITORIOMALATTIE RARE

INcONTRI cON I SOcI E GLI AMIcI dI A.R.M.R.

continua il "circuito Golfistico Fondazione A.R.M.R. 2014 ALdO vALTELLINA". • Mercoledì 15 Ottobre Golf Club Menaggio & Cadenabbi• Mercoledì 15 Ottobre Golf Club Carimate Carimate (Co)• Domenica 19 Ottobre Golf Crema Resort Crema (CR)• Domenica 26 Ottobre Golf Club Villa Paradiso Carnate D'Adda (Mi)• Domenica 26 Ottobre Golf Zoate Milano (MI)domenica 28 settembre campionato Mondiale di mungitura manuale a Lenna c/o Agriturismo Ferdy. posto di ristoro dedicato. Il ricavato sarà devoluto alla Fondazione A.R.M.R.

Maggiori informazioni su www.armr.it

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Direttore EditorialeElena BuonannoDirettore ResponsabileDaniele GerardiRedazioneRosa [email protected] e impaginazioneCatherine Coppens | Mood Creative Designwww.moodcreativedesign.itFotografie e illustrazioniShutterstock, Adriano MerigoStampaGrafiche Mazzucchelli S.p.AVia Cà Bertoncina, 37/39/41 - 24068 Seriate (BG)Casa EditricePro.Ge.Ca. srlViale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG)Tel. 035.201488 - Fax [email protected] - www.bgsalute.itHanno collaboratoLucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco, Alessandra Perullo

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010

Iscr. ROC N°21019

© 2013. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche

se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L'editore si dichiara dispo-

nibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non di-

chiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo

e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Bergamo Salute anno 4 - n°5 - set. - ott. 2014 Comitato Scentifico

Comitato Etico

• Dott. Diego Bonfanti - [email protected]

• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario - [email protected]

• Dott. Rolando Brembilla - [email protected]

• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medico legale - [email protected]

• Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale [email protected]

• Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale [email protected]• Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo [email protected]• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa

[email protected]• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo

[email protected]• Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa

[email protected]• Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico

Medico dello sport - [email protected]• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista

[email protected]• Dott. Antonello Quadri - Oncologo [email protected]• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo

[email protected]• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta

[email protected]• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra

[email protected]• Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e

Riabilitazione [email protected]• Dott. Massimo Tura - Urologo

[email protected]• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

[email protected]

• Dott. Giorgio Locatelli - Presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Bergamo• Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo• Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista• Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra• Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo• Beatrice Mazzoleni - Presidente dell'Ordine

degli Infermieri di Bergamo (IPASVI)

I canali di distribuzione di Bergamo Salute• Abbonamento• Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile consultarla nelle sale d'attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.)• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

Page 75: Bergamo Salute - 2014 - 5 – settembre/ottobre

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