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Edito da Communitas – www.communitasbs.it Non ho conosciuto e visto all'opera Giovanni Pasquini Sindaco, avevo in- fatti solo quattordici anni quando ha ultimato i suoi mandati, ed ho cono- sciuto poco anche il maestro e l'uomo. Posso però dire con sincerità e sicurezza che il Sindaco Pasquini era ben voluto e sopratutto stimato da tutti, anche dalla parte politica contraria e dalla quale provengo. Per molti anni, dopo l'inizio del mio impegno nel Consiglio Comunale nel 1975 nella sezione del Partito Comunista, che storicamente si opponeva a Borgo San Giacomo come in tutta Italia alla Democrazia Cristiana, ho sentito parlare del Sindaco democristiano Pasquini con rispetto e ricono- scimento del suo operato e anche della sua bontà personale. Mi piace sottolineare questo aspetto per evidenziare il fatto che quando si opera con impegno, buona fede e onestà, il riconoscimento viene da tutti. Spesso purtroppo è un riconoscimento e un apprezzamento che dura un attimo e si disperde nel tempo. Anche per questo ho accolto positivamente e con interesse la proposta di dedicare a lui, nel ricordo e nell'opera di amministratore, una nuova im- portante via nella Zona Industriale, e di intitolare all'uomo di cultura e maestro la Biblioteca Comunale. E dovere dell'Amministrazione Comunale ricordare chi nella nostra co- munità si è prodigato nella cultura e nell'insegnamento ed è inoltre basilare garantire il diritto allo studio e all'informazione. Perciò in questi anni si è dato forte incentivo a tutte le attività culturali e alla realizzazione della biblioteca, impegnando risorse economiche ed umane. Del Pasquini uomo ho un ricordo di persona schiva, semplice, abituata probabilmente a parlare poco e a fare tanto. Dedicargli la Biblioteca Comunale è stata una forma di riconoscimento e di rispetto per lui ma anche per la sua famiglia alla quale, inevitabilmente, avrà sottratto molto del suo tempo per dedicarlo per quindici anni alla Co- munità. Un abbraccio pertanto alla sua persona e alla sua famiglia. Giuseppe Lama Sindaco di Borgo San Giacomo anno II Mensile gratuito di informazione locale – n° 9 OTTOBRE 2006 Editoriale - Personaggi della Bassa Giovanni Pasquini, maestro e sindaco In questo numero pag. 3 VILLACHIARA BORGO SAN GIACOMO • Il luogo più caro Nove progetti per un nuovo territorio • Ermetya, il castello e i primi frutti pag. 4 BARGNANO/ORZIVECCHI MAIRANO - POMPIANO La Parola e la Memoria Sotto il portico • IV Novembre a Gerolanuova pag. 5 BARBARIGA - DELLO Mezzo secolo al servizio di Dio e del prossimo Dello, a scuola di primo soccorso Sagra del chiodino pag. 6/7 ORZINUOVI Coniolo: Poste a singhiozzo Primi dieci anni del Centro Diurno Jacopo Galli vince il Premio Chiara Mostra di terrecotte Lettere al Direttore pag. 8/9 SPECIALE Giovanni Pasquini pag. 13 AMBIENTE Il pioppo nero Fiume rosso Grest in Romania pag. 14 LOGRATO - MACLODIO - QUINZANO Qui si fermò Napoleone Lavori in corso per la rievocazione della battaglia Giovanni Azzini in Nazionale

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pag. 14 LOGRATO - MACLODIO - QUINZANO • Qui si fermò Napoleone • Lavori in corso per la rievocazione della battaglia • Giovanni Azzini in Nazionale pag. 13 AMBIENTE • Il pioppo nero • Fiume rosso • Grest in Romania BARBARIGA - DELLO • Mezzo secolo al servizio di Dio e del prossimo • Dello, a scuola di primo soccorso • Sagra del chiodino VILLACHIARA BORGO SAN GIACOMO • Il luogo più caro • Nove progetti per un nuovo territorio • Ermetya, il castello e i primi frutti

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Edito da Communitas – www.communitasbs.it

Non ho conosciuto e visto all'opera Giovanni Pasquini Sindaco, avevo in-fatti solo quattordici anni quando ha ultimato i suoi mandati, ed ho cono-sciuto poco anche il maestro e l'uomo.Posso però dire con sincerità e sicurezza che il Sindaco Pasquini era benvoluto e sopratutto stimato da tutti, anche dalla parte politica contraria edalla quale provengo.Per molti anni, dopo l'inizio del mio impegno nel Consiglio Comunale nel

1975 nella sezione del Partito Comunista, che storicamente si opponevaa Borgo San Giacomo come in tutta Italia alla Democrazia Cristiana, hosentito parlare del Sindaco democristiano Pasquini con rispetto e ricono-scimento del suo operato e anche della sua bontà personale.Mi piace sottolineare questo aspetto per evidenziare il fatto che quando siopera con impegno, buona fede e onestà, il riconoscimento viene da tutti.Spesso purtroppo è un riconoscimento e un apprezzamento che dura unattimo e si disperde nel tempo.Anche per questo ho accolto positivamente e con interesse la proposta didedicare a lui, nel ricordo e nell'opera di amministratore, una nuova im-portante via nella Zona Industriale, e di intitolare all'uomo di cultura emaestro la Biblioteca Comunale.E dovere dell'Amministrazione Comunale ricordare chi nella nostra co-munità si è prodigato nella cultura e nell'insegnamento ed è inoltrebasilare garantire il diritto allo studio e all'informazione. Perciò in questianni si è dato forte incentivo a tutte le attività culturali e alla realizzazionedella biblioteca, impegnando risorse economiche ed umane.Del Pasquini uomo ho un ricordo di persona schiva, semplice, abituataprobabilmente a parlare poco e a fare tanto.Dedicargli la Biblioteca Comunale è stata una forma di riconoscimento edi rispetto per lui ma anche per la sua famiglia alla quale, inevitabilmente,avrà sottratto molto del suo tempo per dedicarlo per quindici anni alla Co-munità. Un abbraccio pertanto alla sua persona e alla sua famiglia.

Giuseppe LamaSindaco di Borgo San Giacomo

anno II Mensile gratuito di informazione locale – n° 9 OTTOBRE 2006

Editoriale - Personaggi della Bassa

Giovanni Pasquini, maestro e sindacoIn questo numero

pag. 3 VILLACHIARABORGO SAN GIACOMO• Il luogo più caro• Nove progetti per un nuovo territorio• Ermetya, il castello e i primi frutti

pag. 4 BARGNANO/ORZIVECCHIMAIRANO - POMPIANO• La Parola e la Memoria• Sotto il portico• IV Novembre a Gerolanuova

pag. 5 BARBARIGA - DELLO• Mezzo secolo al servizio di Dio e delprossimo• Dello, a scuola di primo soccorso• Sagra del chiodino

pag. 6/7 ORZINUOVI• Coniolo: Poste a singhiozzo• Primi dieci anni del Centro Diurno• Jacopo Galli vince il Premio Chiara• Mostra di terrecotte• Lettere al Direttore

pag. 8/9 SPECIALE• Giovanni Pasquini

pag. 13 AMBIENTE• Il pioppo nero• Fiume rosso• Grest in Romania

pag. 14 LOGRATO - MACLODIO - QUINZANO• Qui si fermò Napoleone• Lavori in corso per la rievocazione dellabattaglia • Giovanni Azzini in Nazionale

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2OTTOBRE 2006

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VILLACHIARA - BORGO SAN GIACOMO | 3OTTOBRE 2006

Ritorniamo a scrivere del Castello di Padernello. Èdoveroso dopo le attività svolte nell'ultimo periodo;finiti i primi lavori di restauro, da cantiere è dive-nuto officina di idee e luogo d'incontro per chi de-sidera approfondire il territorio e la cultura.Uno degli eventi più importanti è stato la realizza-zione del primo Festival della Letteratura del Mi-stero: Ermetya.

Evento promosso e voluto dalla Fondazione Ca-stello di Padernello, a cura della società Forterrea,con il sostegno della Fondazione Comunità Bre-sciana, delle cinque Banche di Credito Cooperati-vo bresciane impegnate nella rinascita del castel-lo, Fondazione Dominato Leonense e Cento Terre,e con il patrocinio del Comune di Borgo San Gia-como e della Provincia di Brescia.La manifestazione è durata tre giorni coinvolgen-do numerose case editrici specializzate nella lette-ratura del mistero, le quali esponevano in modopermanente le loro pubblicazioni in una sala delmaniero.Per tutta la giornata, nella maestosa e di nuovoutilizzabile Sala d'Oro, numerosi scrittori hannopresentato i loro libri ad un pubblico attento e in-curiosito dalla nuova iniziativa.Non poteva non essere "La Vera Storia della Da-ma Bianca", scritto da Gian Mario Andrico ed edi-to dalla Compagnia della Stampa, il primo volumepresentato al pubblico. L'autore è di casa al ma-niero ma soprattutto la Dama Bianca, antica leg-genda legata proprio al castello di Padernello.L'organizzazione degli eventi permette, oltre allepresentazione dei libri e dei loro autori, pure lapossibilità di passare poi qualche minuto con loro,bevendo un caffè o sorseggiando un aperitivo.

Il fascino del mistero e dei fantasmi sappiamo checolpisce e attira i bambini, ecco infatti organizzatiper loro dei momenti di ricreazione e merenda,sempre condita di spettri e segreti.Per tutti, oltre al tema del festival, la letteratura,c'è stata la possibilità d'incontrarsi con l'arte figu-rativa, pittura e fotografia, sempre di autori sensi-bili alla ricerca delle emozioni più nascoste. Tutte

le serate sono state dedicate a eventi teatrali emusicali: è ritornato a Padernello il processo a Ga-lileo di Giacomo Andrico, "Gente di Terra" di Gia-como Bailetti, un viaggio nel passato più recente egià dimenticato del nostro territorio e infine "IlFantasma dell'Opera" un musical appassionanteportato in scena dal Gruppo Caronte.Il festival è stato anche motivo per incontri e dibat-titi su ciò che si considera misterioso e fuori dallanormale esperienza sensoriale e chi invece in mo-do scientifico e rigoroso smaschera e spiega ciòche alcuni vogliono far passare come fenomeniparanormali, era infatti ospite alla tavola rotondaMarco Morocutti, del Cicap, che si propone ap-punto di affrontare in modo critico l'indagine diquesti fenomeni.Il Festival ha richiamato migliaia di lettori, appas-sionati e ricercatori animando le sale del manieroper tutta le tre giornate. Soddisfatto il presidentedella Fondazione Castello di Padernello, IgnazioParini:"Sono contento della riuscita di questoevento, fortemente voluto dalla Fondazione, chelega al fascino antico del castello la valenza cultu-rale della letteratura dedicata al mistero. Un viag-gio nel tem po, toccando le corde più antiche del-l'animo umano, quelle che ancora si sorprendonoe ammettono la possibilità che si realizzi qualcosa

di impossibile, una bella metafora di ciò che staavvenendo in questo angolo di pianura" concludesorridendo.Ha perfettamente ragione a pensare in questomodo. In questi mesi di lavoro, si è visto come ilCastello di Padernello sia diventato un punto d'in-contro di molte realtà culturali, artistiche del no-stro territorio. Non c'è giorno che qualcuno chiami

per incontrarsi tra le mura del maniero e offrire lesue competenze artistiche, umane, tecniche perrealizzare il progetto della Fondazione. Ci si chie-de se questa non sia appunto uno degli ultimi mi-steriosi regali, ricordava Gian Mario Andrico, che laDama Bianca ci abbia lasciato.Ermetya, il Festival della Letteratura del Mistero, siconclude lasciando proseguire le numerose atti-vità della Fondazione, finite le ultime repliche de"Galileo Galilei, un processo" a ottobre il percorsoteatrale ci presenta ancora un grande personag-gio del passato "Caravaggio... i furori" lo spettaco-lo di Enzo G. Cecchi, interpretato da Marco Zappa-laglio, dopo il successo internazionale e il touritaliano approda a Padernello grazie al Piccolo Pa-rallelo di Romanengo. Un Caravaggio sanguigno edelirante racconta la sua vita movimentata, lanciale sue maledizioni. Si attende per dicembre l'inau-gurazione delle biblioteche del castello, che racco-glieranno la biblioteca mediateca della bassa, giàospitata in Padernello dagli "Amici del Castello".Anche questo si spera sarà motivo d'incontro e discambio per tutti quelli che amano la storia, il ter-ritorio e ciò che il passato ci ha lasciato per far sìche noi lo lasciamo ad altri.

Gianluca Bono

Borgo San Giacomo

Ermetya: il castello e i primi fruttiA tutte le ore del giorno. Anche piùvolte al giorno. Al mattino presto. Amezza mattina, dopo aver fatto laspesa. Prima del pranzo. Al pomerig-gio. Al ritorno dal lavoro, prima di tor-nare a casa. In estate, anche la sera,dopo la cena, fino al calar del sole,quando scende il buio e si accendo-no tutte le lucine fioche delle lampa-de. Il cancello d'ingresso del cimiteroè sempre aperto. Non ci sono orariprestabiliti per l'ingresso e l'uscita. Èun via vai incessante, continuo, di-screto, riguardoso, sommesso, rac-colto. Da soli. In coppia. In gruppocon amici e conoscenti. Con i figli.Accompagnando i genitori anziani.Con i parenti che sono venuti appo-sta da lontano. A piedi. A volte spin-gendo un passeggino. In bicicletta.Con l'automobile. Facendo un segnodi croce prima di entrare. Per faresemplicemente una breve visita aipropri cari. Per controllare se i fiorihanno acqua a sufficienza. Se il tem-porale improvviso non ha rovesciato ilvaso. Oppure per vedere dove hannomesso l'ultimo morto, per sapere achi è vicino. O per portare i nuovi fio-ri, per pulire la tomba, per recitarequalche preghiera sottovoce, per ri-cordare. O per fare il giro completo,con calma, camminando adagio edosservando le fotografie sui loculi,leggendo nomi e date di nascita, do-mandando informazioni, richiamandoalla memoria episodi lontani nel tem-po, sprofondando nei ricordi, nelleinevitabili riflessioni sulla condizionedella vita umana… Anche le messecelebrate al cimitero vedono sempreuna grande partecipazione. In questoperiodo poi, nelle vicinanze della ri-correnza dei morti, le visite sono an-cora più numerose. Capita spesso dirincontrare persone che non si vede-vano da anni. Le tombe sono un tri-pudio di fiori. Un'intera comunità ren-de onore ai propri cari, ravviva lamemoria del passato, rinsalda le pro-prie radici.Questo sincero sentimento di attac-camento al cimitero è stato recepito

dalle varie amministrazioni comunaliche si sono succedute nel corso deidecenni, le quali, ad ogni amplia-mento che si rendeva necessario,hanno sempre cercato di ingentilirlo.Il cimitero, costruito nel 1810, in se-guito alle disposizioni napoleoniche,lungo la strada che da Villachiaraconduce a Villagana, originariamen-te, era composto da un solo campoquadrato, quello vicino alla cappelladei conti Martinengo.Nel 1923 venne ampliato con l'ag-giunta di un nuovo campo sul latonord e fu costruita la cappella dellafamiglia Provezza, simile a quella esi-stente sull'altro lato dei Martinengo.Nel 1949, quando la popolazione diVillachiara raggiunse il massimo sto-rico sfiorando i 2400 abitanti, il cimi-tero venne raddoppiato verso ovest,portando i campi a quattro in tutto. Sidemolì la vecchia cappella, e si co-struì una nuova chiesetta, affiancatadalle camere mortuarie, e da due alidi loculi. Successivamente, sui latinord e sud, vennero edificati nuovi lo-culi e nuove cappelle di famiglia. Ne-gli anni novanta venne ampliato ilparcheggio antistante il cimitero e futracciato il vialetto pedonale che por-ta al camposanto, fu costruito unnuovo blocco di loculi con cappellanel campo posto a sud ovest e furo-no pavimentati i vialetti laterali.Dopo la ricorrenza dei morti inizieran-no nuovi lavori: sul confine del latosud, saranno costruiti un nuovo ma-gazzino ed i servizi igienici.Va ricordato, che anche le diverseproprietà, rendendosi interpreti dellaprofonda considerazione della popo-lazione per il cimitero, i conti Marti-nengo e la famiglia Sangiacomo,hanno sempre donato gratuitamentele aree necessarie ai vari amplia-menti effettuati. Questo radicato sen-timento della comunità è un beneprezioso che va trasmesso alle nuo-ve generazioni. Non vi è futuro senzamemoria.

Giuseppe Riccardi

Il luogo più caroVillachiara

La Fondazione Castello di Padernello ha terminato la pri-ma fase operativa per la ricostruzione e la messa in si-curezza del Castello. La seconda fase prevede lo studioe la predisposizione di un progetto di fattibilità da presen-tare alla Soprintendenza dei beni architettonici ed allaRegione Lombardia, per iniziare a predisporre un accor-do di programma per la ristrutturazione del castello ed ilsuo utilizzo come centro di cultura.Poiché i tempi di attuazione di questa seconda fase sa-ranno sicuramente lunghi perché legati ad Enti Istituzio-nali con molta burocrazia, è intenzione della Fondazionecontinuare nell'attività già intrapresa di fare iniziative,spettacoli, convegni.Il vice presidente della Fondazione, Domenico Pedroni, ciricorda che è: "Nel solco della originale filosofia dellaFondazione Castello di Padernello, dove si crede, si pen-sa, che possa bastare la forza delle idee per realizzare unprogetto, per salvare un castello, per realizzare un sogno,per vincere una grande sfida, ecco la ricetta: far partireimmediatamente nove progetti".Nove progetti per un castello da vivere. Nove progetti perfar decollare un territorio. Nove progetti per stimolare ar-te, cultura, turismo, teatro, cinema, libri, per recuperarearchivi, tradizioni e prodotti locali.Nove progetti, ognuno definito nella forma, con un per-

corso base già individuato, con un diretto responsabile,ciascuno con uno specifico fondo di partenza, una baseper iniziare a realizzare idee.Nove progetti, che grazie ad una somma iniziale messaa disposizione alternativamente o da una Banca, o da ungruppo di Banche, o da un Ente, o da privati, permetteràdi disporre di risorse per partire con i progetti medesimi.Non delle somme fine a se stesse, ma somme come unvolano, per far decollare iniziative che debbono possibil-mente fare economia. Ogni progetto si dovrà quindi poiautoreggere, dovrà autosostenersi, dovrà produrre ricavi,per permettere di realizzare altre iniziative: un ciclo so-stanzialmente virtuoso."Un percorso culturale inserito il più possibile in un con-testo economico, perché la grande sfida è questa: dimo-strare che con arte, natura e cultura si può fare econo-mia" ci ricorda Pedroni. La dimostrazione, la più grandein assoluto, che per realizzare i programmi servono gran-de impegno, grande dedizione, grande entusiasmo,grande capacità e sforzi mirati per un obiettivo comune,ma soprattutto il superamento del concetto della sponso-rizzazione fine a sé stessa, con un coinvolgimento diret-to, integrato, dell'Ente che eroga le somme iniziali per fardecollare il progetto, con resoconti economici a dimo-strare la necessità che gli eventi creati debbano produr-

re ricavi per poter effettuare altre iniziative. Un'auto ali-mentazione delle risorse per mantenere la possibilità neltempo di produrre per il territorio e con il territorio.I progetti definiti dalla Fondazione delineano quindi il fu-turo prossimo delle iniziative e dell'utilizzo del maniero. Inove importanti progetti possiamo quindi elencarli in mo-do sintetico: il progetto teatro e del cinema, sviluppo im-portante di queste arti che sempre di più si piegano aivoleri del mercato e non a quelli della qualità artistica edintelletuale.Il progetto arti, quadri e mostre, per realizzare nel castel-lo uno spazio per poter accogliere e organizzare le espo-sizioni d'arte.Il progetto per la riunione e costruzione degli archivi sto-rici, catalogati e disponibili al pubblico.Un progetto atto a sviluppare il turismo, sia locale, siacollegato con i grandi percorsi culturali italiani ed euro-pei. L'organizzazione della biblioteca, mettendo a dispo-

sizione la biblioteca mediateca di Padernello e proponen-do le pubblicazioni più aggiornate sul territorio tramiteuna libreria.Lo sviluppo di un vero e proprio salone del gusto del ter-ritorio, una vetrina sui sapori e ricette locali.Il castello non può dimenticare la sua origine residenzia-le, quindi uno dei progetti sarà appunto quello di rico-struire gli ambienti in sintonia con l'epoca, per un utiliz-zo specificatamente didattico. Infine un progetto in gradodi dare coerenza al territorio e all'ambiente che circon-dano il castello.Progetti che hanno già sviluppato la loro progettualità egià si stanno svolgendo. Non ci resta che aspettare i pri-mi risultati ed usufruire delle risorse che la FondazioneCastello di Padernello offre.

Gianluca Bono

Padernello

Nove progetti per un nuovo territorio

Studio Foto Conti

Studio Foto Conti

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Raggruppate e ordinate sotto un'arcata del portico della vecchia cascina,le angurie e le zucche giganti di Giacomo Cazzoletti, a Mairano, accolgo-no il cliente dello spaccio di frutta e verdura con tutte le più calde tonalitàdei colori dell'estate.Sono frutti enormi (angurie di oltre 70 kg e zucche colossali, la più gros-sa delle quali raggiunge i 220 kg di peso), non destinati all'alimentazione,perché troppo gonfi d'acqua e poveri di sapore, ma cresciuti con ogni cu-ra, per la vivacità di forme e colori, da nonno Giacomo, che fin da bambi-no ha imparato a selezionare i semi delle cucurbitacee per migliorare laproduzione della "milunéra" di famiglia.Ogni anno nonno Giacomo mette da parte i frutti migliori per toglierne i se-

mi da piantare all'inizio della stagione successiva.L'azienda Cazzoletti seleziona i poponi giganti a scopo decorativo e li met-te in mostra come una tipica e coloratissima insegna. Da due anni l'azien-da partecipa alla "sagra della zucca" di Sale Marasino, "non per vincere,ma per promuovere i nostri prodotti", precisano i figli Dario e Ferdinando,che con i nipoti Alberto e Giuseppe sono impegnati nella conduzione del-l'azienda, specializzata nella coltivazione di angurie, meloni, zucche e del-le radici invernali. I semi per la produzione dei poponi destinati alla ven-dita vengono interrati all'inizio di aprile.A fine mese si procede al trapianto dei germogli, prima al caldo, in serra,e dopo un paio di settimane in campo aperto. Le zucche giganti necessi-tano però di cure e attenzioni particolari.Per dare frutti enormi le piantine hanno bisogno di essere nutrite con le-tame ben maturo, oltre che con la normale concimazione chimica, e di ri-cevere acqua ben dosata e al momento giusto. "Di solito le coltiviamo inserra, sotto un telo oscurato con calce, perché, mentre si ingrossano, ifrutti vanno riparati dai raggi diretti del sole - spiega nonno Giacomo -, mapossono essere coltivate anche in campo aperto, avendo l'accortezza ditenere la zucca all'ombra, riparandola sotto un ombrellone e ricoprendolacon paglia".In attesa dei primi geli e del raccolto delle radici, nonno figli e nipoti fan-no il bilancio della stagione di angurie, meloni e zucche."Quest'anno è andata meglio rispetto agli ultimi anni, più piovosi e menocaldi - dicono gli agricoltori -, ma anche questa estate, quando è piovuto,ci sono stati giorni in non raccoglievamo, perché il mercato non assorbi-va. Allora lasciavamo i frutti a marcire nel campo, per sfruttarli poi comeconcime organico".La temperatura e l'acqua sono fondamentali per lo sviluppo dei poponi.Se il caldo favorisce la maturazione ed aumenta la richiesta di angurie emeloni, l'acqua va servita al momento opportuno, con irrigazioni mirate."L'acqua che scende dal cielo e arriva quando vuole, non fa al caso no-stro - continua l'agricoltore -. I nostri sono terreni sabbiosi che assorbonomolta umidità: un veleno per i meloni e soprattutto per angurie e zuccheche hanno un apparato più ampio".

r. c.

4 | ORZIVECCHI – POMPIANO - MAIRANOOTTOBRE 2006

Senza parole, quanto di noi esiste realmente?Han Suyin

Il tre ottobre, il giorno dopo la Festa dei Nonni, a Brescia, presso l'AuditoriumSan Barnaba, si è tenuto un convegno (sponsorizzato dal Comune e dalla Pro-vincia di Brescia) dal titolo … SI PRESERO PER MANO - ESPERIENZE DI IN-CONTRO TRA SCUOLA ED ANZIANI, che ha trattato della necessità di integra-re l'esperienza di vita delle "persone anziane" all'interno delle nostre scuole,in modo da fornire "memoria storica" ai giovani studenti di oggi, senza passa-re necessariamente attraverso i libri, ma solo attraverso le parole della genteche ha fatto la storia.L'Istituto di Istruzione Superiore "V.Dandolo", rappresentato da alcuni docentidella sezione coordinata "Giardino" di Orzivecchi e dalla Dirigenza, ha presen-tato la sua esperienza di lavoro di due anni interi dedicati alla raccolta di datistorici raccontati "in viva voce" da quattordici persone che hanno vissuto la lo-ro giovinezza tra le due guerre, nelle cascine e nei paesi della Bassa.Il lavoro dei docenti e dei ragazzi, circa dodici ore di registrazione video, rea-lizzate sia a scuola che nelle case private, ha permesso il montaggio di un do-cumentario breve, presentato durante il convegno, insieme ad altri lavori crea-ti da numerose altre scuole della provincia.Un secondo documentario, invece, sempre tratto dalle interviste suddette e daltitolo Come eravamo…, è giunto terzo al Concorso Provinciale I GIOVANI E LAMEMORIA, promosso dall'ANPI di Brescia e dal Centro Bresciano dell'Antifa-scismo, mentre il primo posto se l'è aggiudicato Echi di guerra-Sogni di paceprodotto da docenti e ragazzi della sede centrale di Bargnano di Corzano.L'interesse per la storia direttamente raccontata da chi l'ha vissuta, dai nostrinonni-combattenti-partigiani-contadini-disertori-prigionieri-operai-ecc., è sta-to veramente grande.Una buona parte dei nostri studenti è stata colpita e si è commossa alle paro-le pronunciate a volte con le lacrime agli occhi, o con voce tremante, da chicomprende di essere ormai solo uno degli ultimi testimoni di eventi lontani, de-stinati a finire prima o poi nel limbo delle storie dimenticate.La storia parlata, narrata, che entra nelle aule, è diventata quindi il mezzo perincidere con forza le coscienze dei nostri giovani studenti, per rivitalizzare unadisciplina, la storia appunto, che negli ultimi anni ha subito attacchi indecoro-si, revisioni di ogni tipo, tentativi di messa all'angolo.Con i documentari gli insegnanti hanno raggiunto l'obiettivo di far reperire airagazzi le informazioni storiche di longue durée, di ricostruire cioè, attraversole interviste agli attori stessi della Storia, un'epoca ormai lontana, sebbene vi-cina temporalmente, fatta di bisogni e quotidianità diversi dagli odierni.Ora comincia un nuovo anno scolastico, e nuovi progetti si intravedono all'o-rizzonte, che racconteremo ancora su queste pagine…

Giacomo Colossi

La Parola e la MemoriaBargnano - Orzivecchi

Sotto il portico, frutti e colori dell'estateMairano

4 Novembre a GerolanuovaPompiano

Il 4 Novembre è una data molto sentita e partecipata a Gerola.Per comprendere la tradizione dobbiamo partire dal 1795-1798 con la co-struzione della chiesa dei S.Nazario e Celso, voluta dal parroco Don Giu-seppe Martinelli, eretta sulle rovine dell'antica chiesa annessa al Monaste-ro dei Benedettini Cluniacensi venuti da Pontida. Questa chiesa dovevaessere la chiesa del cimitero essendo ormai insufficienti quello della Par-rocchiale e quello del Santuario della Madonna delle Croci.Il progetto e la direzione lavori fu affidato all'abate Antonio Marchetti, l'ar-chitetto bresciano più quotato del tempo. La chiesa rimase,però, incom-piuta perché già si sentivano gli echi della legislazione napoleonica chevietava la sepoltura nei centri abitati (Editto S.Cloud 1804).Passò più di un secolo e,quando dopo la grande guerra, si istituì il 4 No-vembre come festa nazionale, il parroco Don Carlo Rodella suggerì che lachiesa di S. Nazario e Celso, data l'eleganza delle linee architettoniche eil bellissimo pronao neoclassico, fosse adibito a Monumento dei Caduti.Ora, infatti, questa chiesa è conosciuta con questa connotazione.La scritta sopra le colonne "AI NOSTRI MORTI PER L'ITALA GRANDEZZA"è tipica del periodo fascista che abbinava la data del 4 Novembre alla sov-

venzione di fondi per la costituzionedi nuove famiglie.(Ci si sposava il 4Novembre!).Gerola ha continuato a ricordarequesta data con celebrazioni reli-giose e civili e con la costituzionedell'ASSOCIAZIONE COMBATTENTIE REDUCI.Dopo gli anni 50 la ricorrenza del 4Novembre ha riempito il paese ditricolori e canti patriottici: come inquegli anni, ancora oggi il paeselloè svegliato dai canti "del Piave" dif-fusi con un altoparlante e alle fine-stre di ogni casa sono appese lebandiere tricolori distribuite neigiorni precedenti dal gruppo com-battenti.L'Associazione Gerolese è compo-sta ormai in minima parte da com-battenti e reduci ma numerosissimisono i simpatizzanti di ogni età che

solo per gravi motivi perdono gli importanti appuntamenti del 25 Aprile edel 4 Novembre. Nel 1976 quest'ultima data è stata abolita come festanazionale ma a Gerolanuova il ritrovo è fissato per il Sabato, della settima-na in cui cade, al Monumento dei Caduti. Numerosa è la partecipazionedell'intera popolazione alla Celebrazione Eucaristica dove si ricordano i ca-duti di Gerola nelle diverse guerre( nomi e fotografie sono appesi all'in-terno della chiesa).Successivamente un rappresentante dell'Amministrazione Comunale,sempre presente, ricorda il valore civile della ricorrenza. Fino al momentodel suo trasferimento a Pompiano, anche la Scuola Elementare rappresen-tata dagli alunni e dagli insegnanti partecipava al completo alla celebra-zione.Al termine i numerosi "Associati" continuano "il ricordo" in un ristorantedei dintorni.Gerolanuava è un esempio di come la "Memoria" possa restare viva an-che tra le nuove generazioni attraverso tradizioni forti e consolidate.

Mario Piovani

Alcuni nonni al Giardino

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OTTOBRE 2006BARBARIGA - DELLO | 5

Commossa e fortemente presente, la comunità civile eparrocchiale di Don Fausto Botticini di Barbariga il 3 set-tembre ha voluto ricordare con una cerimonia il 50° anni-versario di vita religiosa di due sue suore: Anita Andeni e

Laurina Conti.Entrambe originarie di Barbariga, figlie rispettivamentedi Francesco Andeni e Maria Pasolini e di GiuseppeConti e Laura Fusari, sono nate la prima nel 1934 e la

seconda nel 1939. Hanno lasciato il loro paese a 19 e22 anni. Il 5 novembre del 1956 sono entrate a far partedell'Istituto delle suore Orsoline a Somasca, nel settem-bre del 1959 hanno compiuto la professione religiosa enel settembre del 1964 hanno emesso i voti perpetuisempre a Somasca. Suor Anita Andeni ha svolto la suamissione religiosa in diverse città e paesi, fra i quali Calol-zio Corte (Bg), Bergamo, Mozzo (Bg), Ponte S. Pietro (Bg),Levate (Bg), Roma, Suello in Brianza. Suor Laurina Conti èstata presente a Calolzio Corte (Bg), Bari, Zogno, Carbo-nia, Ponte S. Pietro (Bg), Cagliari, Chiuro (So). La cerimo-nia è stata concelebrata da Don Giambattisa Francesconi,vice-rettore del corso teologico del seminario vescovile diBrescia, da Don Pietro Manenti, sacerdote collaboratoredella parrocchia di Quinzano, Don Costante Duina, arci-prete a Rudiano e già parroco di Barbariga.Presente anche la rappresentanza istituzionale comunalenella persona di Luigi Tosini, che ha portato alle religiose ilgrazie della comunità civile per l'impegno profuso versogli anziani e gli ammalati.Sull'altare e dall'altare hanno espresso la loro ricono-scenza alle sorelle Caterina e Giuditta Cittadini, fondatricidell'Ordine delle Orsoline di S. Girolamo, per aver potuto

condividere con parenti ed amici la grazia del traguardodel 50° anno di vita religiosa.Ricordando le persone care ormai scomparse, quali Pa-dre Luigi Andeni, martire in Kenia, e Suor Maria France-sca, sorella di clausura nel monastero delle Visitandine diSoresina, la fierezza della propria vita religiosa ha cedutoil passo all'emozione e la voce ha iniziato ad incresparsi.La loro perdita, come pure la mancanza dei genitori disuor Laurina, rappresenta di fatto un vuoto difficile da su-perare, colmabile solo con l'intensa volontà di dedicarsiquotidianamente agli altri, siano essi i bambini della scuo-la materna o gli anziani della Casa di Riposo.Suor Anita Andeni attualmente risiede a Pianico, in pro-vincia di Bergamo, dove opera presso la scuola materna,mentre Suor Laurina Conti da alcuni anni presta serviziopresso la Casa di Riposo di Barbariga.

Vittorina Ferrari

Barbariga

Mezzo secolo al servizio di Dio e del prossimo

A scuola di Primo SoccorsoLa Bassabresciana Soccorso è un'associazione con sedea Dello, ma presente e attiva su tutto il territorio circostan-te per l'emergenza-urgenza. Opera in convenzione conla Centrale Operativa del 118 di Brescia. Svolge la suaattività di volontariato dal giovedì al lunedì mattina. Effettuaattività di trasporto allettati e non e di pazienti in dialisipresso le strutture sanitarie; realizza inoltre il trasferimen-to tra ospedali e l'assistenza sanitaria a manifestazionisportive ed a sagre di paese.

Il Presidente dell'Associazione Antonio Scalvini ha molto acuore le iniziative promosse dal suo gruppo. Una di que-ste è l'organizzazione del 9° corso base di primo soccor-so che si terrà durante il mese di ottobre. L'iniziativa èpatrocinata, dai comuni di Dello, Barbariga, Brandico,Corzano, Longhena, Mairano, Offlaga. Gli incontri, che siterranno presso il Teatro San Giorgio di Dello, hannocome obiettivo principale quello di avvicinare in modosemplice, ma al tempo stesso rigoroso, alle tecniche basi-

lari di primo soccorso. Per la frequenza non è richiestaalcuna esperienza precedente. L'intento è anche quello diformare in maniera semplice tutte le persone che casual-mente si possono trovare in situazioni di emergenza, qualila prestazione di aiuto ad una persona che ha un maloreper strada, l'allertamento dei soccorsi, la trasmissione diindicazioni utili e chiare in caso di presenza ad un inciden-te stradale. Si prevedono una serie di lezioni orientate alriconoscimento ed al trattamento di eventi che richiedonoun'azione di primo soccorso.I nuclei tematici riguarderanno le situazioni di emergenzaed urgenza, il funzionamento del corpo umano, la rianima-zione cardiopolmonare di base con esercitazioni pratiche,le emergenze mediche, pediatriche e ostetrico-ginecologi-

che. Alla fine della frequentazione, i partecipanti sarannoin grado di gestire situazioni quali il malore, lo shock, l'ar-resto cardiorespiratorio, il trattamento di ferite e di frattu-re. Terminati gli incontri di formazione, i partecipantiavranno la possibilità di far parte degli equipaggi che effet-tuano servizi programmati ( dialisi, trasferimento pazienti)e, come soccorritore in formazione, degli equipaggi cheeffettuano servizio di 118.Per qualsiasi altra informazione è possibile consultare ilsito dell'Associazione: www.bassabrescianasoccorso.itoppure chiamare il numero 030-9718772.

Dello

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VVEENNEERRDDII'' 22772200::3300 SSHHUUBBEERRTTIIAADDEE CCOONNCCEERRTTOO DDII MMUUSSIICCHHEE EE CCAANNTTII DDII FFRRAANNZZ SSHHUUBBEERRTTcc//oo SSaannttuuaarriioo llaa FFuurrmmiiggoollaa -- CCoorrttiicceellllee PPiieevvee Castagnata e vin broulè

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DDOOMMEENNIICCAA 229988::0000 DDEETTEERRMMIINNAAZZIIOONNEE TTAASSSSOO CCOOLLEESSTTEERROOLLOO EE DDEEII TTRRIIGGLLIICCEERRIIDDII88::3300 AASSMMAA,, LL''IINNFFOORRMMAAZZIIOONNEE CCHHEE CCUURRAA 0099..4455 IINNAAUUGGUURRAAZZIIOONNEE SSAAGGRRAA:: ssaalluuttoo AAuuttoorriittààMMOOSSTTRRAA MMEERRCCAATTOO:: Fungo chiodino, castagne, zucche, vini, formaggi e prodotti tipici locali.MMUUSSIICCAA IINN PPIIAAZZZZAA CCOONN LLAA BBAANNDDAA CCIIVVIICCAA DDII DDEELLLLOOIIXX RRAADDUUNNOO CCLLUUBB AAUUTTOO SSTTOORRIICCHHEE QQUUIINNZZAANNOO DD//OOVVIIIIII RRAADDUUNNOO MMOOTTOO DD'' EEPPOOCCAA1100..3300 PPRREESSEENNTTAAZZIIOONNEE:: 55 PPRROOGGEETTTTII PPEERR LLEE TTEERRRREE BBAASSSSEEEESSPPOOSSIIZZIIOONNEE EE PPRREEMMIIAAZZIIOONNEE CCOONNCCOORRSSOO ""IILL TTEERRRRIITTOORRIIOO:: ""IIOO LLOO VVEEDDOO CCOOSSII''""SSEECCOONNDDOO VVOOLLOO IINN MMOONNGGOOLLFFIIEERRAA mattino volo libero / pomeriggio volo vincolato1122::3300 ""PPRRAANNZZOO DDEELLLLAA SSOOLLIIDDAARRIIEETTAA''"" c/o "Ristorante il Castello" 1144::4455 SSPPEETTTTAACCOOLLOO DDII MMUUSSIICCAA FFOOLLKK ccoonn iill ggrruuppppoo FF..BB..AA.. 1155::0000 MMUUSSIICCAA LLIIRRIICCAA 1199::4455 SSPPEETTTTAACCOOLLOO PPIIRROOTTEECCNNIICCOOMMUUSSIICCAA CCOOLLOORREE EE MMOOVVIIMMEENNTTOOcc//oo ""CCoorrttiillee LLeeoonnaarrddoo TTaagglliiaannii vviiaa RRoommaa""MMUUSSEEOO DDEELLLLAA LLIIRRIICCAA ""RROOSSIINNAA SSTTOORRCCHHIIOO"" VViiaa DDoonn GGuuiinnddaanniiAATTTTRRAAZZIIOONNII VVAARRIIEE -- iinntteerrvveennttoo ddii aanniimmaazziioonnee ddeell ""PPiiccccoolloo LLaabboorraattoorriioo TT..SS..""

Ottobre 2006 - Sagra del chiodinoDello

Da sinistra suor Anita e suor Laurina

Page 6: bassa_voce_ottobre_2006

Qualcuno lo ha già chiamato "il caso Coniolo" ovveroil cumulo di situazioni negativeche ha comportato nell'ultimo anno un diffuso malcon-tento nella frazione orceana.Non staremo ad elencare tutti questi eventi anche per-ché lo spazio non ci consente di occuparci di ogni singolo argomento, tuttavia tra situa-zioni irrisolte che si trascinanoda molto tempo, incuria della manutenzione ordinariae problemi emersi nel periodo estivo,si avverte un certo clima di insoddisfazione.Ci occuperemo in questo caso dei disservizi emersi re-centemente presso il locale ufficio postale che, seppurdi ridotte dimensioni, ha sempre garantito un fonda-mentale supporto logistico ed economico per la comu-nità.Nei mesi di Luglio, Agosto, Settembre l'ufficio postaleè rimasto aperto solo per due giorni a settimana, conun orario ridimensionato che ha creato molti disagi tragli utenti e in particolare per i titolari di pensioni.

Questi ultimi infatti, recandosi negli orari e nei giornistabiliti per il ritiro della pensione, venivanoinvitati (anche ripetutamente) a ripresentarsi in altrigiorni e in diversi orari sia per il prevedibileintasamento dell'ufficio, sia per la mancanza di dena-ro utilizzato per altri pagamenti.Alcuni di loro si sono trovati a ricevere il dovuto anchedopo una settimana rispetto al previsto

e dopo numerose "visite" presso lo sportello.Episodi del genere (che, ricordiamo, si sono rinnovatiper tutto il periodo estivo) non permettono certamentedi parlare di un servizio efficiente.C'e' da ricordare che i problemi hanno origini più lon-tane nel tempo e più precisamente da quando l'ufficiodi Coniolo è divenuto dipendenza di San Paolo; da al-lora si è riscontrato" un notevole decadimento del ser-vizio"- come scrivono gli utenti nella lettera inviata al-la direzione delle Poste Italiane- aggravata dallalentezza delle operazioni dovuta al malfunzionamentodel terminale che,a causa probabilmente del sovraccarico di operazioni edalla mancanza di linea ADSL (situazione quantomeno singolare alla soglia del2007!), richiede anche 15/ 20 minuti di attesa primache lo stesso riacquisti la normale operatività dopo leripetute cadute di linea.Questa situazione in certi momenti esasperante, haconvinto molti utenti dell'ufficio ( 290 le firme raccolte)

a sottoscrivere una lettera indirizzata alle Poste Italia-ne nella quale si elencano tutti i problemi riscontrati enella quale si sollecita una risposta immediata alle le-gittime richieste dei cittadini.Il timore dei Coniolesi è che questi ripetuti disagi pos-sano essere il preludio ad un ulterioreridimensionamento del servizio postale o, peggio, del-la chiusura dello stesso sportello.Se tuttavia, almeno per ora, quest'ultima possibilitàsembra essere scongiurata, la pesante situazione èstata segnalata prima con numerose telefonate allesedi competenti e ora con questo documento scritto,spedito in raccomandata ad inizio Ottobre, nella spe-ranza che la grave situazione venga ufficialmente a co-noscenza anche agli organi preposti, gli stessi dai qua-li i cittadini di Coniolo esigono ora risposte certe etempestive visto che la pesante situazione si ripetequotidianamente.

Angelo Zucchi

6 | ORZINUOVIOTTOBRE 2006

Rubare libri non è peccato. In un'epoca incui i ladri di ogni specie e classe socialeriescono ad evitare la pena per decorrenzadei termini del reato o per indulto, il PadreEterno concede il perdono ad un romanticoladro di libri e schiude le porte del paradi-so all'accanito lettore. Un furto d'uso(1136 libri), che trova giustificazione con ilbisogno di placare la fame di sapere. Que-sto in sintesi il contenuto del racconto"Confessioni di un ladro di libri" con cui Ja-copo Galli, 21enne studente di Orzinuovi, siè aggiudicato a Varese l'edizione '06 del"Premio Chiara Giovani".Il racconto dello studente orceano è statogiudicato con favore dai 200 lettori checomponevano la giuria popolare del pre-mio. Il giovane scrittore, iscritto al terzo an-no della Facoltà di Architettura, a Parma,ha vinto un impianto mini HI-FI offerto daBernasconi-Trony Varese. Galli aveva par-tecipato per la prima volta due anni fa alpremio varesino (tema del concorso: "Conla musica in testa") ed anche in quella oc-casione il suo racconto era stato apprezza-to e pubblicato. "Quest'anno il tema delconcorso era "Ladro di parole" - spiega ilvincitore -. Ho voluto partecipare di nuovoperché mi diverto a scrivere e mi piace darcorpo alle idee, ai sentimenti e alle imma-

gini che mi nascono dentro".Una passione nata sui banchi di scuola,quando, studente al Liceo Scientifico dell'I-

stituto Cossali di Orzinuovi, Galli collabora-va alla redazione del giornalino scolastico.La notizia dell'assegnazione del premioChiara è stata accolta con grandissimagioia dal giovane autore e da tutta la suafamiglia che ha voluto essere presente allacerimonia di premiazione, ospitata nellesettecentesche sale di Villa Recalcati, a Va-rese.La manifestazione è stata condotta dall'As-sociazione Amici di Piero Chiara, da Bambi

Lazzati, organizzatrice del Premio, e daBetty Colombo, attrice, che ha letto i rac-conti premiati davanti ad un numeroso

pubblico composto da tantissimi giovani etanti genitori.Il Premio Chiara Giovani '06, promossodall'Associazione Amici di Piero Chiara conil patrocinio della Provincia di Varese ed ilsostegno della Regione Lombardia, dellaRepubblica e Cantone del Ticino, della Ca-mera di Commercio di Varese, era riserva-to ai giovani nati tra il 1 gennaio 1981 e il31 dicembre 1991, cittadini italiani e dellaSvizzera italiana. Da tutta Italia e dal Can-

ton Ticino sono pervenuti quest'anno 170racconti, scritti da studenti delle scuole su-periori, da universitari e da lavoratori.

La giuria ha selezionato 28 racconti chesono stati pubblicati in un volume, editodall'associazione Amici di Piero Chiara, daltitolo "Ladro di parole ".Jacopo Galli scrive per hobby, ma intendecoltivare la sua vena narrativa, senza tutta-via tralasciare gli studi, ai quali continua adapplicarsi con costanza per giungere al piùpresto al conseguimento della laurea."Il titolo del racconto che ha raccolto tantifavori tra i giudici (ben 9 punti di differenza

con il secondo classificato) è quasi auto-biografico - commenta la mamma, inse-gnante di Inglese a Orzinuovi -. Certamen-te Jacopo non ha mai rubato libri, ma infamiglia non sappiamo quantificare quantaconoscenza abbia "rubato" dalla grandemole di lettura cui si è sempre dedicato.A sei anni, a casa del nonno - continua lamamma -, leggeva ogni giorno il quotidia-no in ogni sua parte. Da allora ha divoratolibri su libri, a volte iniziandone anche trecontemporaneamente".Jacopo ha frequentato il Liceo scientificoad Orzinuovi, tranne il quarto anno che havissuto lontano da casa e dagli amici, in uncampus studentesco sperduto tra il deser-to e le montagne dell'entroterra california-no, allo scopo di acquisire esperienze e dimigliorare le conoscenze linguistiche, tro-vando il tempo di leggere, leggere, leggeree, quasi certamente, di scrivere."Sappiamo che conserva i fogli dei suoiracconti in bottiglie, che richiude e stappasolo per chi vuol lui" confida la madre.L'ultima bottiglia, "stappata" da Jacopoper il premio Chiara 2006, ha fatto il botto.

r. c.

Poste a singhiozzoConiolo

6° TROFEO CROCE VERDE

Il giorno 1199 nnoovveemmbbrree 22000066, si terrà il 6° Trofeo Croce Verde diOrzinuovi, corsa organizzata in collaborazione con il Gruppo Po-distico Orceano, con partenza dalla Piazza Vittorio Emanuele di

Orzinuovi.

LLaa ccoorrssaa ssii ssvvoollggeerràà ssuu ttrree ddiissttaannzzee::··55 kkmm (( aammaattoorriiaallee ))··1122 kkmm (( aammaattoorriiaallee))··2211 kkmm (( ccoommppeettiittiivvaa))

Il ritrovo è previsto alle ore 8.00.Le iscrizioni saranno raccolte prima della gara.

Al termine della mattinata avverrà la proclamazione dei vincitori,seguita dalla premiazione.

Il ricavato sarà interamente devoluto allaCCrrooccee VVeerrddee ddii OOrrzziinnuuoovvii

Jacopo Galli vince a Varese il "Premio Chiara Giovani '06"

I primi dieci anni del Centro DiurnoIl Centro Diurno Anziani "Laura Nolli" di Orzinuovi ha tagliato il mese scor-so il traguardo dei primi 10 anni di attività al servizio della terza età. Il 9settembre 1996 nasceva infatti, per iniziativa dell'amministrazione comu-nale, guidata allora dal sindaco Ambrogio Paiardi, l'associazione omonimache si proponeva di garantire, in favore dei pensionati orceani, la gestionedelle ampie stanze situate al pianoterra dell'immobile che la Fondazione"Nolli" aveva realizzato in via S. Martinelli, dietro la casa di riposo, con l'in-tento di dotare Orzinuovi di 23 minialloggi da destinare a persone anzianee in difficoltà economiche."Non potendo i due enti, fondazione e comune, gestire direttamente l'areadestinata alle attività di socializzazione - spiega il presidente GiampaoloFesta -, l'amministrazione comunale, a seguito di accordo con l'ente Nol-li (comodato d'uso gratuito dei locali), creò le condizioni per la nascita diuna associazione di volontari che si assumevano il compito di offrire ser-vizi a carattere integrativo e di sostegno alla vita domestica, assicurandoagli anziani e alle persone fragili la possibilità di continuare a condurre unavita autonoma.I volontari si impegnavano inoltre a promuovere occasioni di socializzazio-ne con l'offerta di attività ricreative, culturali, socio-assistenziali e di au-toformazione, organizzate autonomamente dagli iscritti a beneficio dell'in-tera comunità". All'invito del comune aderirono 12 soci fondatori in

rappresentanza di alcune delle associazioni che erano già operative in Or-zinuovi, vale a dire della Croce Verde, dell'associazione Combattenti e Re-duci, dei volontari della Caritas, della Casa di Riposo, delle organizzazionisindacali dei pensionati Cgil e Cisl, oltre a due operatori del Comune. "At-tualmente i soci aderenti al centro diurno superano i 1.500 - aggiunge ilpresidente - e 106 sono i soci volontari che hanno dato vita a 7 gruppi dilavoro: il gruppo San Giorgio, il gruppo della Cucina, il gruppo di accom-pagnamento e di educazione alla salute, il gruppo turismo, cultura e tem-po libero, il gruppo "scuola badanti", il gruppo baristi ed il gruppo "Amiciin linea". Quest'ultimo gruppo dispone di un call-center e con i 5 automez-zi a sua disposizione effettua più di 2.500 viaggi all'anno per il trasportodi persone bisognose di aiuto e che necessitano di visite ambulatoriali odospedaliere nei centri specializzati di Brescia, della provincia e dell'interaregione Lombardia".Per celebrare il decimo compleanno, il Centro Diurno ha organizzato unconvegno sul tema "Volontariato, istituzioni e cittadini (sussidiarietà ocomplementarietà)", al quale sono intervenuti numerosi operatori del set-tore e che è stato seguito da molti volontari e pensionati.

r. c.

Page 7: bassa_voce_ottobre_2006

ORZINUOVI | 7OTTOBRE 2006

Mostra del Deca a Orzinuovi - Grande successo di pubblicoOrzinuovi

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Grande successo di pubblico alla inaugurazionee nella prima domenica di esposizione della col-lettiva dei soci del Gruppo Deca nella chiesettadei morti di Orzinuovi.La grande navata è stata preparata con gustoma alla rustica, come si addice ad oggetti crea-ti con la semplice terra: gli ampi tavoloni addos-sati alle pareti presentavano le opere posate sucarta ruvida da pacchi che valorizzava maggior-mente sculture, vasi, piatti decorati, piastrelle,vassoi. Originale la presenza di rami di platanocon appese meline selvatiche ed il letto di fogliea coprire parte del pavimento in cotto.

I soci espositori presenti nella collettiva sono 27e sul biglietto, accanto al nome, hanno anchel'indicazione del paese di origine: 14 Soncinesi,7 Orceani, due di Pompiano ed uno per Tigengo,Gallignano, Romanengo, Soresina.

La varietà dei prodotti è davvero notevole. Parti-colarmente interessante l'esposizione del giova-ne artista orceano Fausto Pierani con i pannellia bassorilievo pieni di esseri immaginari e sim-bolici, i vasi dalle forme strane con figure in ri-lievo, le sculture strette e lunghe di personaggidi fantasia, i crocifissi dallo stile antico.Sono comunque state ammirate le opere di tut-ti gli espositori: i vasetti incisi di Alessandra Gof-fi, il vassoietto dai complicati disegni stilizzati diLanfredi Mari, i vasi e contenitori dalle forme edall'aspetto strano di Marino Boscolo, i vassoi di

ceramica finemente decorata di Paolo Viviani, ipersonaggi disneiani di Osanna Donati, il fregioed il bassorilievo di Omobono Moro, le formellee i piccoli busti di Franco Occhio, le figure di fa-te e streghe di Andreina Maccagnola, le ma-schere e le sculture in cotto levigato di StefanoTinelli e Seniga Gloria, le statuette dalle formeappena accennate delle sorelle Giovanna e Lu-ciana Occhio, le opere in cotto naturale o dipin-to Marilin Bertelè, più conosciuta come abile ce-ramista, i busti e le statuine appena sbozzate diFranca Bertulli, i grandi contenitori ed i graziosibusti femminili di Lino Scarabelli, i piattoni conforme e decorazioni rustiche di Giuliana Giulianie le tavolette ed i piattini dipinti con colorazionee gusto raffinato della sorella Rita Giuliani, i vas-soi dipinti con assoluta perfezione di linee e co-lori di Fabrizio Stanga, le moderne forme informidi Piero Manenti, il ripiano di un tavolino in pia-strelle decorato con gusto particolare di LuciaFrassini, le piccole mattonelle realizzate e dipin-te da Laura Margadonna, le graziose statuette diLaura Casotto, il faccione in cotto naturale di Lo-rella Pizzi, i vassoi con immagini di monumentisoncinesi di Alessandro Premoli, il drago porta-ceri color argento di Luisa Spezzini ed i piccolivasetti dai colori vivaci di Pia Fortunato.

A completare la mostra il tavolone di testa con ibusti delle caricature di alcuni dei più vecchi so-ci del Gruppo Deca realizzati da Rita Giuliani el'espositore centrale quale simbolo della colla-

borazione instauratasi nel Gruppo Deca fra Son-cinesi ed orceani, con un omaggio alla città diOrzinuovi con le formelle del leone veneto, del S.Andrea, del Castello e dello Stemma di Orzinuo-vi ed un ricordo di Soncino con le formelle raffi-guranti il castello, lo stemma comunale e laBeata Stefana Quinzani (nata a Orzinuovi e mor-ta a Soncino).

Franco Occhio

L'espositore con l'omaggio a Orzinuovi

Caro DirettoreCaro Direttore,

siamo un gruppo di cittadini che hanno deciso dicostituirsi in comitato di difesa del Campo spor-tivo e di salvaguardia delle caratteristiche stori-co culturali dell'area a Nord della Rocca di S.Giorgio. Riteniamo infatti, in quanto cittadini or-ceani, di dover partecipare all'utile dibattito chedeve crearsi nella nostra comunità e che nonpuò essere circoscritto alla sola rappresentanzapolitico-amministrativa ed alla pur utile commis-sione comunale. I progetti di recupero e utilizzodelle aree citate, partono da un deficit di valuta-zione socio-culturale perché non possono esse-re considerate "dismesse", bensì aree "sussi-diarie" a complessi che hanno svolto un ruolosociale e storico per il nostro Paese. In partico-lare l'area del Campo sportivo non può, sin daora, non prevedere quale futuro assegnare alleScuole Elementari e all'Asilo Garibaldi, costrettein spazi sempre più angusti.

Privare poi le associazioni sportive, sociali e delvolontariato di uno spazio adeguato (lo è statoda sempre) per le loro "feste popolari" e "muti-lare" la tradizionale Fiera di fine agosto di un ul-teriore spazio a disposizione per un eventuale,naturale suo sviluppo, ci pare onestamente il se-gnale di una miopia programmatoria dell'ammi-nistrazione comunale che, a nostro avviso, devein qualche modo esser almeno contestata.Non pensiamo infatti che Orzinuovi necessiti diuna nuova area residenziale e non riteniamo as-solutamente utile per l'economia orceana unanuova zona commerciale che oltretutto si pre-senta con aspetti sovradimensionati e sottrar-rebbe centralità alla p.zza V. Emanuele e al cen-tro storico.La nostra proposta è semplice: riportare il Cam-po sportivo alle dimensioni originali che preve-devano tra l'altro anche una pista per l'attività diatletica (il campo fu infatti ampliato perché,avendo l'Orceana militato nel campionato di C2,

il Comune fu costretto ad intervenire per ade-guarlo agli standard regolamentari). Realizzareun edificio multifunzionale (palestrina, teatrino,sala mensa, laboratori) per le scuole elementarie l'asilo. Ciò consentirebbe di eliminare l'attuale"pallone-palestra" di Via Mazzini e recuperarespazi per un parcheggio che favorirebbe un piùordinato accesso all'Ufficio Postale, all'Asilo ealle Scuole Elementari.La nostra non è una presa di posizione precon-cetta contro le proposte dell'Amministrazionecomunale e non vogliamo affatto essere coinvol-ti nelle diatribe della politica, ma la nostra azio-ne vorremmo fosse considerata una giusta ri-mostranza contro un intervento che riteniamosbagliato.

Comitato Civico per la salvaguardiadell'area del Campo Sportivo

Caro direttore,approfitto delle cortese ospitalità per porre al-l'attenzione dei suoi lettori, e non solo, l'attualesituazione di disagio della scuola orceana, ovve-ro di ccoommee llee ffaammiigglliiee oorrcceeaannee eedd ii lloorroo ffiiggllii ((nneellnnoossttrroo ccaassoo llee ssccuuoollee eelleemmeennttaarrii)) aabbbbiiaannoo ssuubbìì--ttoo iinn qquueesstt''iinniizziioo ddii aannnnoo ssccoollaassttiiccoo llaa mmaannccaann--zzaa ddii oorrggaanniizzzzaazziioonnee ee ddii ppiiaanniiffiiccaazziioonnee ddeellll''aamm--mmiinniissttrraazziioonnee ccoommuunnaallee. Mi riferisco alla recentesistemazione degli alunni, spostati in manierasbrigativa dal secondo edificio elementare (quel-lo di più recente costruzione rispetto alle "stori-che" scuole elementari) presso alcuni spazi del-l'asilo Garibaldi, ed ai disagi causatidall'interruzione vincolata del servizio mensa.E' certo innegabile che, consultando le perizieeseguite sull'edificio, la situazione necessitassedi un intervento, ma la domanda che molti sipongono a questo punto è se questa rapidità edesclusività di analisi non sia volta, oltre che allanaturale preoccupazione per i bambini, anchead aacccceelleerraarree llaa ccoossttrruuzziioonnee eexx nnoovvoo ddii uunn ssee--

ccoonnddoo eeddiiffiicciioo eelleemmeennttaarrii uuttiilliizzzzaannddoo ll''aarreeaa ddeell--ll''eexx tteennnniiss (intenzione testimoniata nei fatti daglistanziamenti economici in bilancio) ssccaarrttaannddoo ddiiffaattttoo llaa ppoossssiibbiilliittàà ddii uussuuffrruuiirree ddeell ccaammppoo ssppoorrttii--vvoo ppeerr ccrreeaarree uunn nnuuoovvoo ppoolloo ssccoollaassttiiccoo; perché,non dimentichiamoci che, molto probabilmenteaanncchhee llee ssccuuoollee mmeeddiiee,, ssee vveenniisssseerroo ssoottttooppoosstteeaa ccaarroottaaggggiioo ddoommaannii mmaattttiinnaa,, pprreesseenntteerreebbbbeerrooggllii sstteessssii eelleemmeennttii ddii ppeerriiccoolloossiittàà,, aannccoorrcchhèè aann--ccoorraattee aa ccrriitteerrii eeddiilliizzii ppiiùù oobbssoolleettii.. NNoonn ssaarreebbbbee ssttaattoo ppiiùù aauussppiiccaabbiillee ee ddii bbuuoonnsseennssoo rraaggiioonnaarree iinnssiieemmee,, ccoonn iill ccoonnttrriibbuuttoo ddeellllaacciittttaaddiinnaannzzaa,, aadd uunnaa rriioorrggaanniizzzzaazziioonnee ccoommpplleess--ssiivvaa ddeeggllii eeddiiffiiccii ssccoollaassttiiccii,, ee llaasscciiaarree ppeerrddeerree uunncceerrttoo ddeecciissiioonniissmmoo aassffiittttiiccoo ddaa ppaarrttee ddeellllaa ggiiuunn--ttaa FFaauussttiinneellllii??Credo che non si possano forzare a colpi dimaggioranza certe scelte strategiche per il pae-se, e ancor meno far calare dall'alto faraoniciprogetti che soddisferebbero solo una parte esi-gua della comunità (considerando le firme rac-colte dal comitato civico). La critica alfine è

sempre la medesima: si percepisce un fare am-ministrativo a passi corti, una politica di breverespiro, un sentimento civico sempre meno cen-trale e la sensazione di uno scollamento tra gliamministratori e le istanze più sentite dai citta-dini. Tutto ciò comporta una susseguirsi notevo-le di carenze; non in ultimo pensiamo all'au-mento delle rette per il servizio micro-nidofornito dagli asili convenzionati col comune, siaGaribaldi che le Canossiane, che si aggira intor-no al 30% , senza che le famiglie siano state av-visate per tempo. Ecco perché ho deciso di scri-vere questa lettera; perchè in qualità diconsigliere comunale parlo anch'io in nome diquelle famiglie e di quei figli che avvertono il di-sagio; perché al fondo, non c'è in gioco solo lascuola, ma il buon vivere dell'intera comunità.Grazie

Consigliere comunaleMichele Scalvenzi

Gruppo Orzinuovi 2000

OOGGNNII MMEESSEEPPUUOOII TTRROOVVAARREE BBAASSSSAAVVOOCCEE

AANNCCHHEE IINN EEDDIICCOOLLAA

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OTTOBRE 20068 | SPECIALE GIOVANNI PASQUINI

Gli anni della formazioneGiovanni Pasquini nasce a Borgo San Giacomo il 22novembre del 1926, giorno dedicato dal calendario aSanta Cecilia , protettrice dei musicisti e, in senso piùesteso, della musica e delle arti. Chi crede agli oro-scopi può vedere in questa data non solo una coinci-denza ma una specie di predestinazione. Certo è cheil protagonista di questi nostri appunti di cronaca e distoria sarà, per tutta la vita, amante della musica,della pittura, di quelle arti insomma che Santa Ceci-lia vuol proteggere ed ispirare. Ma torniamo al 1926,a quel 22 novembre di nebbia e di freddo, lì in unacamera posta sopra l'ex bar Sport, ora in fase di ri-strutturazione, ed allora di proprietà della famiglia.Il padre è Pietro, venditore di stoffe sia in un piccolonegozio sito in via Indipendenza, proprio all'angolocon via Solferino, sia nelle contrade e nelle cascinedella zona. Viaggia con i suoi tessuti, ordinati sapien-temente su un carro trainato da un paziente cavallo.Pietro si è sposato, non giovanissimo, con Francesca

Paderno che aveva superato l'esame per impiegatapostale e si avviava a diventare un colonna dell'attua-le Cassa Rurale ed Artigiana. L'avevano, all'inizio,chiamata i sacerdoti ad aprire uno sportello nel fab-bricato, ora scomparso, sito sul lato est dell'attualecampo sportivo dell'Oratorio. Per due giorni alla set-timana accoglieva in quella stanza i contadini biso-gnosi di prestito e quelli in grado di depositare qual-che misero risparmio sottratto, con i denti, alla fame.Ecco: da Francesca, a tutti nota fino al 1993, annodella sua scomparsa, come la signora Ceco, e daPietro, nasce Giovanni e un anno e mezzo dopo arri-va Lucia, la sorella che mi ha fornito le notizie sullavita privata del giovane Pasquini.E' proprio lei a dirmi: " Fin da bambino, dimostròquella che sarebbe stata la cifra del suo tempera-mento. Tranquillo, di poche parole, non si sporcavamai. A scuola era bravissimo, comprendeva inprofondità, apprendeva rapidamente... stava semprevicino al maestro quasi a volergli rubare le parole..."I suoi maestri lasciarono in Gianni, e da qui in poi lochiamerò spesso così, i due tratti che lo ispirerannonella sua lunga carriera di educatore e di insegnan-te.Dalla signora Maria Bonetti, che gli fu maestra neiprimi due anni della scuola elementare, assimilò lacalma, la pazienza, quasi la maternità del rapportocon gli alunni. Dal maestro Freddi, che gli fu inse-gnante in III° IV° e V°, apprese la forza fondamenta-le del rigore scientifico.E siamo così giunti agli undici anni di Gianni. Fu pro-prio a questa età che manifestò il suo primo amore,unito ad un indiscusso talento, per la musica ed ilcanto. Debuttò nell'operetta "Nevolina" (Biancanevee i sette nani) e dopo solo tre prove incarnò e cantòla parte del principe che doveva baciare Nevolina, la

sorella Lucia. Ci garantiscono che la cosa più diffici-le, per lui, fu proprio il bacio in pubblico.Cito, volutamente , questo episodio dell'operetta per-ché mi consente di soffermarmi su una delle più vivepassioni di Gianni: la musica.La sua fornita biblioteca testimonia l'ampiezza degliinteressi: dalla classica al jazz, dalla sinfonica a quel-la vocale. Tra i vari generi credo che sia stato proprioil jazz quello che gli rapiva l'anima. In famiglia mi as-sicurano che, appena poté disporre della somma suf-ficiente, si acquistò un giradischi e che il primo discodi jazz gli fu regalato dal padre Pietro che ben prestosi pentì del gesto in quanto, il figlio, gli rifilava nelleorecchie quei suoni di tromba liberi dalle usuali ar-monie.Ma torniamo all'ordine cronologico degli eventi. Dopola scuola elementare Gianni affronta Brescia per glistudi presso l'Istituto Veronica Gambara organizzatoin quattro anni di inferiori e in tre anni di superiori. Vi-ve sei di questi sette anni in pensione, presso unacerta signora Marianna che lo ospita, a pagamentosì, ma con molte attenzioni.Nei momenti liberi dallo studio Gianni frequenta bi-blioteche e librerie e, una volta alla settimana, si re-ca a far visita alla sorella Lucia, pure a Brescia, ma incollegio per frequentare due anni più giù lo stesso or-dine di studi. L'ultimo anno di magistrali, il settimo,viene consumato a Verolanuova perché i bombarda-menti di guerra sulla città consigliano un distacca-mento scolastico più periferico.

Quarant’anni di vita dati alla scuolaSiamo al 1944 e Gianni diviene maestro con voti ec-cellenti. Subito inizia a lavorare nella scuola perché il4 ottobre 1944 prende servizio alle elementari diBorgo San Giacomo: non ha ancora compiuto 18 an-ni! Nell'anno scolastico successivo insegna ad Ac-qualunga per tornare a Borgo San Giacomo nel 1946e nel 1947. E' questo l'anno del concorso di Statoche viene, naturalmente, superato brillantemente enel 1948 e 1949 lavora nella scuola elementare diPompiano. Dal 1950 al 1984 resterà a Borgo SanGiacomo.Quarant'anni di vita dati alla scuola, ai bambini e traquesti anche a me perché fui suo alunno in terza,quarta e quinta.Credo che la figura di Gianni acquisti il primo spes-sore di valore quando diventa "il mastro Pasquini".Anche nella scuola trasferì il suo tratto nobile, affet-tuoso ma fermo. Con lui ebbi modo spesso di parla-re di scuola quando gli divenni collega e nelle lunghesere in cui frequentavo con assiduità la sua casa.Aveva precise idee che cerco di sintetizzare. L' istru-zione deve essere di tutti e per tutti. In forza di que-sto principio cercò sempre di condurre i "fatti cultu-rali" alla portata di ciascuno, nella giusta convinzioneche il livello della classe non può essere regolato su-gli alunni che apprendono con facilità, ma su quelliche abbisognano di maggiori cure ed attenzioni per-

ché più svantaggiati di altri.Da questo assunto derivava un altro sano concettodidattico: non importava la quantità di quaderni riem-piti ma la qualità della comprensione che sottostavaall'abilità esecutiva. Era, in sostanza, il privilegio del-le strutture mentali nei confronti della ripetitività ope-rativa. Quando un alunno ha compreso un meccani-smo logico, quando ha intuito gli schemi strutturali diuna disciplina, può continuare ad apprendere ancheda sé, nella vita.L'intelligenza non é forse la capacità di risolvere si-tuazioni nuove utilizzando nozioni ed abilità e concet-ti acquisiti e sperimentati prima? L'intelligenza non écerto la pedante ripetizione. Ecco, il maestro si èsempre preoccupato di coltivare le intelligenze. Lo fa-ceva con tono educato e sempre prudente. Credoche nessuno possa dire d'averlo sentito gridare. So-no certo che nessuno possa sostenere d'averlo vistomuovere le mani, nemmeno in epoca in cui quandoun bambino riferiva "d'averle prese" a scuola, altrene prendeva a casa.

Ciò non significa che fosse lassista o permissivo.La disciplina in aula era una conseguenza naturale edella qualità del lavoro che veniva proposto agli alun-ni e dell'autorevolezza del maestro. Ho usato di pro-posito il termine "autorevolezza" perché la sua carat-teristica non era l'autoritarismo, sempre deleterio econtroproducente, ma nemmeno l'autorità perchéquesta sconfina spesso con il precedente. Gli alunnipercepivano che il loro maestro dirigeva un'orchestraperché il concerto finale fosse di buona armonia.Il maestro Pasquini fu soprattutto un innovatore sot-to il profilo didattico perché, anche quando i pro-grammi parlavano principalmente di "leggere - scri-vere - far di conto...", diede la giusta valenzaeducativa a discipline spesso trascurate quali l'edu-cazione motoria, quella musicale, quella tecnica equella grafico-pittorica.Ricordo d'aver cantato molto con lui, d'aver anchemolto disegnato e colorato. I risultati che ottenni nel-l'immediato furono spesso deludenti, ma la passioneper la pittura e per la musica, forse, oltre che in fa-miglia, mi è nata lì. Con lui, negli anni 70" ed 80" hoimpostato le prime mostre di pittura e voluto i primiconcerti. Occorrerebbe un lungo settore per parlaredi Pasquini come maestro ed educatore, ma lo spa-zio non lo consente.Voglio concludere questa mini sezione dedicata allapedagogia del maestro con l'elemento più importan-te: dai suoi alunni esigeva sempre la verità ed anchea loro, lui stesso confessava sempre la verità. Inse-gnamento e massima non di poco conto.Ritorniamo agli avvenimenti: Gianni, appena diploma-to si iscrive alla facoltà di Magistero presso l'Univer-sità Cattolica di Milano.Frequenta con impegno e profitto, si appassiona aglistudi classici, specialmente alla storia, ma non si lau-rea. Pare per ripicca verso qualcuno, forse verso unprofessore... gli manca solo un esame che non ha

mai dato.Non sono i pezzi di carta a far la qualità delle perso-ne e Gianni non ha bisogno del dottorato per diven-tare un leader nella comunità gabianese.Sono gli anni del dopoguerra che lo vedono vivaceanimatore del Gruppo Giovani dell'Oratorio. Accantoa don Silvio Zamboni, a cui ora é intitolato il localeteatro parrocchiale, dà idea alla "ghengo" cioé allacombriccola di amici: Giovanni Spinoni, Luigi Bulla,Innocente Spinoni, Carlo Colosio e Abele Spinoni, so-lo per citarne alcuni, e con loro fonda e segue lasquadra di calcio C.F. 3.1. Anche lo sport, quindi, at-trae lo spirito eclettico di Gianni che é pure un aman-te indomito della montagna, tanto che si iscrive allasocietà escursionistica bresciana Ugolino Ugolini e,più tardi, al CAI.

In questi anni non viene meno la passione culturale egrazie a lui e con lui nasce e cresce a Borgo San Gia-como il primo Centro Culturale. Dai dati che mi pas-sa Ruggero Madoglio, cognato del maestro Pasquini,ed allora solo suo amico, sento che l'avvio del CentroCulturale non fu "impegnato" fin da subito. All'inizio,gli amici si riunivano all'Albergo Leon d'Oro, già allo-ra si chiamava così, per ascoltare i notiziari e... lecanzoni, quasi a dare forma alle due grandi passionidel nostro amico: la concretezza dei fatti, della storia,e la musica.

Dall'attenzione alla cronaca nasce il "Gabiano" gior-nale murale umoristico-satirico fondato nel 1954 condirettore Carlo Gorio e collaboratori, oltre a Gianni,Riccardo Roncali, Giovanni Lovisetti, Andrea Ranzeni-go, Ruggero Madoglio ed altri. Il foglio prende di mi-ra accadimenti e figure locali che vengono ritratti conarguzia.Si dice che le "donne della Messa prima" si affrettas-sero, all'uscita di Chiesa, per vedere chi fosse statopreso di bersaglio. La redazione di questi amiconi siriuniva nel locale attiguo al bar di proprietà dellamamma, il già citato "Bar Sport" che, forse proprio daqui, fu chiamato per diversi anni il "Café de la scien-so".

Giovanni Pasquinisindaco per tre legislature

Passo dopo passo arriva il 1956 e per Gianni così re-stio, così introverso, viene il momento dell'impegnocivico.Dopo molte pressioni accetta di entrare a far partedella lista demoscristiana per l'elezione del nuovoConsiglio Comunale. Con lui altri cavalli di razza: Lo-visetti Giovanni, Gorio Giacomo, Scanzi Ester, MagriGiuseppe, Fappani Paolo e fra gli "avversari" sfidanoBassini Domenico, Fagnini Mario, Selleri Santo per ilP.S.I. e Spinoni Battista per il P.C.I. Nella prima sedu-ta di Consiglio del 15 giugno 1956 si eleggono Sin-daco e Giunta: Pasquini diviene Sindaco e lo sarà fi-no al 1970.Noto in giunta, tradizionalmente organo monocoloreed appannaggio della lista vincente, la presenza delsocialista Bassini. Lungimiranza politica? Certezzache nella soluzione dei problemi locali occorra supe-rare gli schieramenti partitici? Non so.Sta difatto che il sindaco Pasquini è un buon sindacoe dal 1955 al 1960 progetta l'asfaltatura delle stra-de interne di tutte le frazioni; costruisce 36 loculi perun impegno di spesa di £ 900.000; asfalta le stradeinterne di Farfengo ed Acqualunga spendendo £9.500.000; acquista l'area per la realizzazione dellastrada, ora via Gabiano, in previsione di edificare lescuole per un impegno di £ 360.000; asfalta via Ro-ma, via Solferino ed altre vie spendendo £6.100.000.Nel 1960 scade il suo mandato, allora di durata qua-driennale. Ogni tanto in Italia si dura sindaco 4 annie poi si ritorna ad esserlo per 5 e poi, di nuovo per 4.E' capitato ancora recentemente.

Giovanni Pasquini 1926 - 1996

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SPECIALE GIOVANNI PASQUINI | 9OTTOBRE 2006

Ma restiamo alla storia e nel 1960 Pasquini é capo-lista, ma tra il 1956 ed il 1960 é cambiata anche lasua vita privata.Il 17 settembre 1959 Gianni si sposa con la maestraBruna Gandaglia, nata a Calvisano ma domiciliata aQuinzano d'Oglio. La incontra in riunioni di lavoro, glié piaciuta, bella signorina davvero, e se la porta in viaFerrari dove la famiglia era venuta ad abitare da po-co. Nel frattempo muore il papà Pietro; é il 1957.Bruna é dolce, mite, ama profondamente il marito,buono nell'intimo, ma di poche parole, forse, in fami-glia, di troppo poche parole, mentre in compagniatiene banco, più che per la quantità dell'eloquio, perl'arguzia della battuta. Due anime? Forse si, forse intutti noi!

Nel 1961 nasce Piero, il primogenito. Gianni é giàsindaco per la seconda volta, si è preso 1903 voti etra i suoi consiglieri si trova un suo grande amico,Luigi Bulla, con Zani Antonio, Fossati Giuseppe, Pao-letti Domenico ed altri che, con questi, scriverannonumerose pagine della vita amministrativa e politicadi Borgo San Giacomo.Scorrendo le delibere di questo secondo giro ammi-nistrativo evidenzio la fognatura in via Cremona e viaBaldassi; l'approvazione del progetto di massima del-l'acquedotto del capoluogo per un impegno di spesadi £ 57.500.000; la realizzazione di opere per averele scuole di avviamento nel comune; la fognatura e lariasfaltatura in numerose vie del capoluogo; l'appro-vazione del progetto e la realizzazione della casermadei Carabinieri; l'acquisto dell'area per l'edificazionedelle scuole e l'approvazione del progetto esecutivoper un totale di £ 68.000.000; l'acquisto di area el'edificazione per le Case dei Contadini in Borgo SanGiacomo e Motella.

Alla fine di questo secondo mandato la famiglia Pa-squini é allietata dalla nascita di Luisa. A Piero cheora ha 4 anni arriva la sorellina.Tra i due ci sarà sempre molta intesa: una compren-sione profonda e mentre Piero frequenta l'ITIS di Cre-ma dove si diplomerà brillantemente, Luisa divieneprima, alunna di suo padre, poi studentessa al Liceo

Classico di Crema e infine si laurea in medicina nel1990, ottiene poi la specializzazione in oculisticaconseguendola con il ch.mo prof. C. Alberto Quaran-ta.

Ma al maestro Pasquini tocca di presiedere una ter-za amministrazione comunale dal 1965 al 1970.Sbaraglia tutti meritandosi 2415 voti e porta in giun-ta Zani Lorenzo Emilio, Lovisetti Giovanni, FossatiGiuseppe, Ferrari Eligio, Taglietti Giulio, RanzenigoVigilio. Questo terzo quinquennio é pure ricco di ope-re di rilievo: trivellazione del pozzo e costruzione delserbatoio dell'acquedotto; affidamento alla Metanife-ra della metanizzazione del capoluogo da realizzarecontemporaneamente all'acquedotto; realizzazione dicase popolari a Farfengo, Motella ed Acqualunga;approvazione del progetto principale e primo stralcioper l'edificazione delle scuole medie e acquisto del-l'area; perimetrazione dei centri abitati; approvazionedel regolamento edilizio con annesso programma difabbricazione.

Ho trascritto solo le opere di più alto profilo socialeper sottolineare, nonostante tutti siano comunqued'accordo, come anche in campo amministrativo lafigura di Pasquini abbia badato a due livelli d'azione:il miglioramento delle condizioni materiali della vitadel cittadino e l'offerta della miglior possibilità di ac-culturamento.Il primo obbiettivo senza il secondo sarebbe grave-mente impoverito ed il secondo, senza l'avvenutoconseguimento del primo, sarebbe improponibile,quanto demagogico.Con il 1970 si chiude l'esperienza pubblica di Pa-squini.L'aver dato molto, associato a qualche amarezza,inevitabile per chi si é esposto per così a lungo, mafrutto di infondato pettegolezzo, farà sì che Gianni sineghi in assoluto a qualsiasi altra forma di collabora-zione politico-amministrativa.

L’uomo di cultura

Inizia qui, fortunatamente, il periodo culturale più fe-condo per lui, per quanti lo hanno conosciuto, per chiha avuto la fortuna di poterlo accostare. Tra il 1970 eil 1990 Gianni é, oltre che insegnante fino al 1984,come già scritto, uomo di cultura. Filatelia, filologia,storia, pittura, fotografia, cinema e musica: a tuttiquesti settori dedica ogni momento della sua esisten-za.Peregrina da un museo all'altro, da un archivio par-rocchiale a quello di Stato. Collabora con diversiscritti alla Civiltà Bresciana e con il compianto prof.Vittorio Tolasi, ricerca e studia. Frequenta artisti di fa-ma: Oscar di Prata, Cottini, Bergomi, Stagnoli. Rivalu-ta e sprona il nostro Giacomo Olini. Fotografa e stam-pa in casa, rigorosamente in bianco e nero.

Porta anche nella scuola questa tecnica artistica enegli anni 70' , all'avvio del tempo pieno, si presentaalla scuola di Manerbio ad offrire la sua disponibilitàall'insegnamento della storia della fotografia e del ci-nema. La Direzione Didattica di allora non ne fa nul-la e Pasquini pensa di indirizzarsi ad altro interesse:il dialetto bresciano.Inizia a percorrere le valli, a visitare i paesi, a registra-re le differenze dei modi di dire di uno stesso voca-bolo. Ogni parola é esaminata a fondo nelle diversedizioni zonali, nell'etimologia, nelle citazioni dei poetilocali.

Ha collezionato, classificandoli su foglietti ora ingial-liti e con la sua scrittura caratteristica, a metà tra ilcorsivo e lo stampato minuscolo, scrivendo con unamatita dal segno, ora sempre più sbiadito, 30.000vocaboli: un dizionario di 1000 pagine.Dopo una difficile malattia, nel 1987 muore Piero.Con l'inizio del calvario del figlio, Gianni acquista an-cor più valore. Mai l'ho sentito imprecare e mai l'hovisto, fosse stato anche solo per un attimo, lontanoda Piero. L'ha accompagnato, insieme a Bruna, aLuisa e alla nonna Francesca, tenendolo per manocon forza e dignità.

La malattia consumava il figlio fino alla morte, il do-lore pietrificava l'anima al mio, al nostro maestro. Inpresenza d'altri non faceva pesare l'angoscia: il do-lore era suo e non degli altri.

La laurea ed il successo professionale di Luisa gli al-leviano l'amarezza, la compagnia sempre discretadella moglie lo sostiene. La mamma, quella fiera ecombattiva "Siurö Cecö" si spegne nel 1993 ed unaltro pezzo di Gianni se ne va.Il silenzio diventa costante, un valore imposto, tantoche parla alla famiglia dei suoi problemi di salute so-lo con grave ritardo, sempre minimizzandoli.Si spegne all'ospedale civile di Brescia il 17 giugnodel 1996, avrebbe compiuto 70 anni a novembre.

Di lui rimangono: la medaglia d'oro conferitagli alla fi-ne dei tre mandati amministrativi, un'altra medagliad'oro che io gli conferii, quand'ero sindaco, per i par-ticolari meriti d'insegnamento; la via che gli é stataintitolata recentemente dall'attuale amministrazionecomunale e l'incompiuto dizionario del dialetto bre-sciano a cui stanno lavorando la figlia Luisa, la sorel-la Lucia ed il cognato Ruggero, ma soprattutto la suatestimonianza di uomo di pensiero e di azione. Pen-siero che non é sbraitare o litigare da uno scrannoqualsiasi o da una cattedra qualsiasi ma é attitudinea maturare in sé valori per offrirli, senza presunzionead altri. Azione che non é fare per smania di pragma-tismo ma é capacità di agire per risolvere i bisogni diuna comunità.

Di lui ora rimarrà anche il nome stampato sulla Bi-blioteca Comunale di Borgo San Giacomo.Sicuramente si starà arrabbiando furiosamente perquanto ho scritto, per l'intitolazione della Biblioteca.A lui, così lontano dalle cronache, potrà risultare unfastidio.A noi invece, a quanti verranno dopo di noi, solo unintento: consegnare alla memoria il ricordo di un uo-mo che, senza clamore, ha lasciato profonda ereditàdi insegnamenti.

Agostino Garda

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10 | COMMUNITASOTTOBRE 2006

in collaborazione con

Museo della Stampa-Casa degli stampatori Soncino

Novembre 2006 - Febbraio 2007Barco di Orzinuovi - Brescia

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Sede del corso: Barco di Orzinuovi (BS)E-mail: [email protected]

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All’atto dell’iscrizione si verseranno10 euro per spese di fotocopie e materiale vario

che sarà distribuito durante il corso.L’iscrizione sarà fatta la sera stessa

dell’inizio del corso.

Vista la natura degli incontri,si raccomanda

una partecipazione costante.

Con il contributo di:

Provincia di Brescia, Assessorato alla Cultura

Comune di Orzinuovi, Assessorato alla Cultura

Gruppo Culturale

SELICHOT

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NYMPHE Fondazione Castello di Padernello Via Cavour 1 - 25022 Padernello di Borgo San Giacomo (Brescia)

RICOSTRUZIONE PARTE CROLLATA CASTELLO DI PADERNELLO

Spesa complessiva per la ricostruzione della parte crollata e messa in sicurezza del mastio e del Castello

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FONDO DI BENEFICIENZA APERTO Con sottoscrizione a quote pari o superiori

ad € 50,00

A tutti i sottoscrittori verrà rilasciata la tessera della Fondazione Nymphe che darà la possibilità di accesso gratuito alla biblioteca ed alle librerie

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Sottoscrizioni con Bonifico sul c/c della Fondazione Castello di Padernello c/c n. 5574 – cin N

presso Cassa Rurale ed Artigiana di Borgo San Giacomo Codice Abi 8393 – Codice Cab 54100

Fondazione Castello di Padernello Il Presidente

Ignazio Parini

ATTIVAZIONE BIBLIOTECA MEDIATECA CASTELLO DI PADERNELLO

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gli incontri con l’autore Previo richiesta alla Fondazione, ai sottoscrittori è riservatala facoltà

di richiedere l’utilizzo di sale del Castello per una giornata.

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SPAZIO CULTURA | 11OTTOBRE 2006

Adolescenza 3 - Lettera di PaoloLessico dell’Educare 8

Di Unico l'unica proprietàLa casa è di chi l'abita, la terra di chi la lavora

Cansù fin de siécle … stornelli libertari … pensate anarcopopolari …proletarie … di poveri marteri, sciorassi esagerati … di figli a bracche pa-droni … a biroloni le bocche cridolente da sfamare … lunari sbarcati a laquello che butta, butta … menù fisso … pepe,pepe,pepe … e ancora pe-pe … pellagre perpetue e scarlattine dame fisse di compagnia delle pri-me … di latte ancora la pelle, rossa sbergetta almeno fino all'età di far le-gna … Padrù di che cosa ? … di cosa è mio … cosa è tuo …cosa è suo… che cosa è di chi ? …Scampare con il culo intignoso per comprare un coppo sulla testa … e poiun altro ancora … un piò e ancora un piò … come le tettole, una casa ti-ra l'altra … un ciapello di terra un altro ciapello … sul solero slargate adecalitri, zerle di solcci … mattina e sera con la furca a sgorlirli … a ri-voltarli … per non farli ammuffire … che bel godere ! … sgnaularsi i sen-timenti, l'anima anche … intrega una vita tutta, autoingognati al zuffo diraspare a manico e mola di tutto di più … tirare avanti di sole in sole conil podetto perennemente sguainato dalla feleppa … sotto a chi tocca ! …e sentirsi sempre più padrù … Sudisfasiù!Venire al mondo con le pesse sul patelotto e alla fine poter dire questo èmio … quello è mio … so padrù ! … scampare da poaretti taccagni perlasciarci le stroppe da sciori …Sudisfasiù !Poero macone !!! … sul benello dell'ultimo sanmartino … l'unica pro-prietà di Unico da cargare ? … il corpo, il cuore, l'anima ! … l'unica ve-ra proprietà di Unico !!! TUTTO il resto ? … non è mio, non è tuo, non èsuo … da sempre … per sempre … è di tutti, anzi del TUTTO !!! … nonsiamo noi proprietari della NATURA !!! … è LEI che possiede noi !!! … …così che la vita sia quello che è … primo non farsela addosso … e maleche vada, la cosa più grave che ci può capitare … ma proprio la più gra-ve, grave … tornare alla madre terra ! … con tutto ciò che è nostro … ilcorpo, il cuore, l'anima ! … come NATURA vuole …

Giuliano Aradori

CinemaVolverAnno 2006 Regia: Pedro AlmodóvarDurata: 120 minutiGenere: drammaticoProduzione: SpagnaInterpreti: Penelope Cruz, CarmenMaura, Lola Dueñas, Blanca Portillo,Yohana Cobo, Chus Lampreave,Leandro Rivera.

Grande Almodóvar, grandissimo: capace di emozionare, di creare im-magini stupefacenti, di raccontare le donne e il loro mondo in manierageniale e passionale. Questo è il suo film capolavoro, assolutamente danon perdere. Volver è un film bello come pochi, solare pur con tinte fo-sche da noir, un inno alla vita anche se parla di morte sin dalla primainquadratura, morte che finisce per essere solo un aspetto della vita.La strepitosa scena d'apertura con le vedove che lucidano le tombe delcimitero ( la carrellata al contrario da destra a sinistra è geniale) fa giàben sperare, poi, superati i primi 10 - 15 minuti di fitti dialoghi tra ca-salinghe "d'altri tempi", che risulteranno duri da reggere per qualchemaschio, si entra nell'incanto di una storia ricca di personaggi concre-ti, di rapporti consanguinei tra donne sull'orlo di una crisi di nervi e del-le strepitose inquadrature della più che mai sensuale e brava Cruz.

Il tema centrale è quello del ritorno (volver significa tornare) che può es-sere interpretato in svariati modi: il ritorno di una madre prima scom-parsa e poi determinata a risolvere importanti questioni lasciate in so-speso, il ritorno di alcuni drammatici eventi che riaccadono a distanza.Madrid. Oggi. Raimunda (Penelope Cruz) è una giovane donna molto at-traente, con figlia adolescente e marito nullafacente. Un donna instan-cabile che sa affrontare qualsiasi problema le si presenta con un'ener-gia e una lucidità incredibili, ma che è anche emotivamente fragile,molto fragile. Può (e deve secondo il copione), infuriarsi e subito dopocrollare come una bambina indifesa. Questa disarmante vulnerabilità èciò che più si ama del suo personaggio, si rimane sconcertati da co-me, in uno stesso piano, occhi asciutti e minacciosi, improvvisamentecomincino a riempirsi di lacrime, lacrime che a volte traboccano dallepalpebre come un fiume in piena, o che, come in alcune sequenze, silimitano a riempire gli occhi senza mai versarsi. Questa fragilità ha ache fare forse col segreto che in silenzio custodisce fin dall'infanzia?La sorella Sole (Lola Duanes), che fa la parrucchiera clandestina, lachiama per dirle che è morta la zia Paula, che abita in un paese dellaMancha spazzato dal Solano, il vento causa diretta dell'elevato indice dipazzia tra gli abitanti del posto e dei numerosi incendi, in uno dei qualihanno perso la vita i genitori delle due sorelle. Raimunda adorava la zia,ma non può andare al funerale perché impegnata nell'occultare il ca-davere del marito che è stato accoltellato dalla figlia , dopo che l'avevaripetutamente molestata. Questa che dovrebbe essere una delle scenedrammaticamente più forti, risulta invece tipica del genere commedia:

c'è il coltellaccio da cucina, il sangue sul pavimento da pulire con lascottex e il mocio vileda, il cadavere da mettere nel freezer per non la-sciar tracce, nemmeno nelle coscienze.Quando Sole torna dal funerale scopre il fantasma della madre Irene(una sublime Carmen Maura ritornata a lavorare con Almodóvar doposedici anni) nel bagagliaio della macchina. Già ne aveva sentito parla-re da Augustina ( Bianca Portillo) la vicina di casa che fino alla morte haassistito la zia Paula, così dopo un primo momento di sconcerto decidedi convivere col fantasma e anzi di farlo lavorare con lei in qualità dishampista russa.A rendere surreale Volver è il fatto che è una storia di sopravvivenza:tutti i personaggi lottano per sopravvivere, persino il fantasma di Ireneche deve parlare per forza con Raimunda, per questa ragione è tornatadall'aldilà e, questa urgenza soprannaturale, è strettamente collegatacol segreto che Raimunda nasconde fin da bambina. Ma Raimunda noncrede ai fantasmi, neanche quando scopre la madre sotto il letto dellasorella… Questa è solo un parte di un storia complicata e semplice,toccante e orribile che riguarda le donne della famiglia di Raimunda, mache è anche " il manifesto femminista esagerato e irreale scritto da unuomo che adora le donne senza amarle, volutamente fuori tempo e per-ciò molto attuale" (Natalia Aspesi). Volver ci regala un Almodóvar in sta-to di grazia, peccato per la Palma d'oro sfuggita anche quest'anno.

Elsa Gualtieri

INCIPIT. Presentiamo la lettera di Paolo, papà di una adolescente cheabbiamo incontrato precedentemente insieme alla lettera dellamamma. Concluderemo questo ciclo sull'adolescenza con una prossi-ma riflessione, nel mese di novembre, sul corpo, l'eros, l'amore neltempo dell'adolescenza

A cura di Antonio Consonni

"Cara Lia, quando ti vedo dibatterti nei tuoi perché e nelle lotte verbalicon la mamma, sento un po' rinascere l'adolescente che sono stato.Quando vedo il tuo corpo crescere e trasformarsi intuisco i tuoi turba-menti e, nascoste dietro ad una frizzante spavalderia, le tue paure dichi diventerai.Diamoci dunque la mano, cara Lia: l'adolescenza rimane una stagioneimportante per presagire la promessa della vita, sperimentare la bellez-za di amare e capire che la vita è 'buona'. Come tutto questo accadràlo scoprirai vivendo, giorno dopo giorno -frammento di eternità- se tuavrai la pazienza di restare in ascolto di te e delle voci del mondo.Che cosa ricordarti della mia adolescenza? Sono un papà molto 'materiale'- tu lo sai!- e le cose belle sono sem-pre legate ai luoghi che abbiamo vissuto e alle sensazioni che sonostati in grado di risvegliare. Quindi ricordando i luoghi dell'adolescenzavorrei immaginare con te le tappe del processo di avvicinamento allavita. I luoghi sono la classe della scuola, la piazza e la discoteca, lacamera.Alla scuola sono legati i ricordi più belli (e più tragici) della mia adole-scenza, sarà così anche per te!Qui incominci a confrontarti con il mondo, impari a conoscere le diver-se sfumature e le contraddizioni della realtà circostante. La classe èstata per me il teatro di quel processo di formazione che in realtà è uncontinuo misurarsi con il problema della responsabilità. Lì, allora in

modo confuso oggi in modo più chiaro, mi ponevo queste domande,:come gestire le mie risorse? come organizzare il tempo? come affron-tare il rapporto con l'altro dentro ad una struttura organizzata e all'in-terno di norme che vanno condivise? Un altro luogo importante è stata la piazza (o il cortile dell'Oratorio o ilviale dello 'struscio'). È stata una palestra in cui il processo di forma-zione prosegue mettendo al centro il problema della libertà: che usofare di me stesso? come mostrarmi all'altro? quale spazio dare all'al-tro? quali scelte fare in rapporto al gruppo? eventualmente come pormidavanti a Dio?Insieme alla piazza ci metto la discoteca che è un palcoscenico sulquale proseguire il rapporto con gli altri attraverso l'esibizione, ma alte-rando le proprie fattezze fino a rendersi irriconoscibili anche per sestessi.È il luogo del mascheramento, dove l'adolescente esplora, spessosenza rendersene conto, il proprio lato nascosto e notturno.Tra tutti i luoghi la camera è stata la porta aperta sul cielo, in cui ilmateriale di pensieri, emozioni, incontri veniva mescolato, rielaborato,distillato per una nuova sintesi. Lì ho imparato a conoscermi meglio ea conoscere meglio te: il modo migliore per fotografare un adolescen-te è proprio quello di osservare la camera da letto. L'insieme di foto-grafie, poster, pupazzi, libri, CD, e oggetti vari mi hanno fatto capiremeglio l'adolescente che è in te.Nella camera, tra i tanti libri mi sono imbattuto in due genitori che sisforzavano di seguire un adolescente che, in controtendenza, avevadetto ai suoi genitori: "Non sapevate che io debbo occuparmi delle cosedel Padre mio?" Ed ho capito che tutti gli adolescenti sono in buonacompagnia! Che ogni adolescenti è figlio di un destino più grande diquello familiare.”

Libri"Mi piaci da morire""Cercasi amore disperatamente"di Federica Bosco - Newton & Compton Editori

Il bisogno di evasione e di divertimento e il tempo dedicato alla letturadurante il periodo estivo mi hanno permesso di conoscere una scrittri-ce italiana emergente. Si tratta di una trentenne fiorentina, Federica Bo-sco, capace di una scrittura originale e di una naturale simpatia che satrasmettere ai personaggi delle sue storie. L'ironia con cui presenta ilsuo primo romanzo "Mi piaci da morire" ha catturato la mia attenzionesin dalle prime battute: "Questo libro è dedicato a tutti coloro che han-no un sogno (o più) e anche a tutti coloro che quando hanno saputo del-

la pubblicazione mi hanno chiesto "Te lo pubblicano o te lo paghi tu?".Incuriosita, mi sono immersa nella lettura di questo romanzo che rac-conta le (dis)avventure di Monica, la protagonista, trentenne cronica-mente single, che colleziona disastri sentimentali e sogna di diventarescrittrice. In compagnia di strani personaggi e buffi colpi di scena sisnoda la storia di un percorso di crescita e di cambiamento, tra pauree desideri, raccontato con leggerezza e semplicità, doti che emergonoanche nell'altro lavoro di Federica, "Cercasi amore disperatamente", unlibro che parla di avventura e sentimenti, di viaggi e di amicizie, alla ri-cerca instancabile dell'amore. Arianna, la protagonista, non rinuncia alsuo sogno d'amore, lo cerca affannosamente non lasciandosi abbatte-re dal dolore e dalle difficoltà che sembrano trascinarla lontana da unavita felice. Ci crede, Arianna, quando ha le lacrime agli occhi perché sisente sola, quando sorride dei suoi difetti e delle intemperanze del suoanimo che vorrebbe restare sempre fanciullo, quando si accorge dellepaure che ostacolano la sua ricerca disperata di un posto nel mondo,

accanto a persone apparentemente migliori di lei in tutto, più fortunate,più libere.Anche se l'elemento femminile è predominante, consiglio la lettura diquesti due libri indistintamente a un pubblico maschile e femminile: gliuni si troveranno catapultati nella realtà della donna, incuriositi dalla suavoglia di vivere e dalla sensibilità esasperata; le donne sapranno iden-tificarsi con l'entusiasmo e la voglia di comunicare il proprio punto di vi-sta. I libri di Federica Bosco si rivolgono soprattutto a quanti non temo-no i cambiamenti e hanno voglia di ritrovare il buonumore. La suascrittura frizzante e originale del resto non è passata inosservata: alcu-ni critici l'hanno già definita la "Bridget Jones all'italiana", e molti laconsiderano un caso editoriale, capace di attirare anche l'interesse delcinema.

Luisa Paccani

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Equo banane altromercato,

buone per chi le consuma,

buone per chi le produceCtm altromercato e il commercio equo vogliono spezzare le catene dei coltivatori di banane, garantendo l'ac-cesso al mercato a banane prodotte secondo criteri sociali, ambientali ed economici più equi.II valore aggiunto di queste banane non è soltanto qualità e gusto ma solidarietà e responsabilità so-ciale. Sono prodotte da piccole realtà cooperative indipendenti, che garantiscono condizioni dignitose di la-voro, sicurezza per la salute e rispetto dei diritti sindacali.o Escludono ogni forma di sfruttamento nelle piantagioni.o Promuovono la partecipazione attiva dei lavoratori al progetto di sviluppo economico e sociale.o I produttori ricevono un prezzo equo, al riparo da speculazioni e compensi fino a tre volte superiori al mer-cato.o Possono contare su contratti stabili e di lunga durata, con finanziamenti anticipati anche in situazioni di an-damento negativo del mercato.o Partecipano a progetti di autosviluppo in campo sociale ed ambientale.o Rispettano l'ambiente. Le piantagioni non si devono espandere a danno di foreste vergini, aree protette,lagune, sorgenti d'acqua.LLee bbaannaannee bbiioollooggiicchhee AAllttrrooMMeerrccaattoo nnoonn aammmmeettttoonnoo ll''iimmppiieeggoo ddii ssoossttaannzzee cchhiimmiicchhee nneellllaa ccoollttiivvaazziioonnee ee nneell--llaa llaavvoorraazziioonnee.. Sono sottoposte a continui controlli , nel rispetto della terra, di chi la lavora e di chi consumai suoi frutti

Utopie in corsoScegliendo queste banane partecipi anche tu alla costruzione di un'economia solidale.IIll pprreezzzzoo mmeeddiioo ddii mmeerrccaattoo iinn EEqquuaaddoorr ppeerr uunn ccaarrttoonnee ddaa 1188 kkgg ddii bbaannaannee èè ddii cciirrccaa 33 ddoollllaarrii,, aaccccaaddee aa vvooll--ttee cchhee uunn ccaarrttoonnee vveennggaa ppaaggaattoo aanncchhee ssoollttaannttoo uunn ddoollllaarroo..

12 | GLOBALE/LOCALEOTTOBRE 2006

Bananescatenate

Mercato e guerra delle banane

La piantagione tradizionale: diritti negatiLa banana non è solo un frutto esotico, ma anche un simbolo di sfrutta-mento. Stati Uniti ed Europa si sono spartiti il mercato in base ai propri in-teressi:i primi commercializzando le "dollar bananas" dell'America Latina, i se-condi quelle delle ex colonie di Francia e Inghilterra in Africa, Carabi e Pa-cifico (ACP) nella così detta "guerra delle banane" che penalizza i produt-tori.Attualmente il commercio delle banane è in mano a grandi multinaziona-li: le prime tre controllanoda sole due terzi del mercato mondiale. Ai produttori locali resta spessonon più del 5% del prezzo finale di una banana.La pratica della coltura intensiva nelle piantagioni ha generato nel tempoper i lavoratori condizioni

di lavoro drammatiche, con paghe molto basse, senza benefici spesso inassenza di diritti sindacali e assistenza medica, con rischi elevati per lasalute, oltre a un progressivo inquinamento ambientale.

CHIQUITA 26% (USA)DOLE 25% (USA)DEL MONTE 15% (USA-Mexico)FYFFES 8% (Irlanda)NOBOA 9% (Ecuador)

Alla Bottega dei Popoli di Orzinuovi arrivi settimanali di banane biologiche e ananas

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AMBIENTE | 13OTTOBRE 2006

Il Pioppo Nero( Pòpulus nìgra L.)Famiglia Salicàceae

DDiiaall..:: àlbera, piòpa

DDEESSCCRRIIZZIIOONNEE: il pioppo nero è un albero alto 22-28 (36) m, con tronconodoso, dritto, ramificato, con corteccia grigio-bruna scuro, screpolata,spessa e costoluta nei tronchi vecchi, profondamente lacerato-fessurata.Sistema radicale fittonante, con radici grosse, ramose, lunghe e profon-de. Rami aperti, robusti, molto ramificati, formanti una chioma largamen-te ovata, più compatta rispetto a quella degli altri pioppi, larga fino a 6-8m. Rametti cilindrici, pubescenti almeno all'apice, con gemme appressa-te, alterne, vischiose, glabre, di colore verde brunastro o rossastre, stret-tamente ovoidi-allungate. Foglie alterne, ovato triangolari (5-7 x 4-6 cm),acuminate, regolarmente dentellate sul margine, ottuse e prive di ghian-dole alla base, con lungo picciolo esile ed appiattito. Pianta dioica con fio-ri che appaiono in marzo-aprile, raccolti in amenti penduli, a maturazione,lunghi fino a 10-15 cm; i maschili con antere rosse, i femminili sono pic-cole capsule verdi, entrambi privi di ghiandole nettarifere; la fecondazio-ne è anemofila (il polline è trasportato dal vento). Nel periodo della fioritu-ra le piante maschili, un pò più precoci, si tingono di rossastro, mentrequelle femminili di un verde tenero o verde-giallastro. I frutti maturano inmaggio. Il pioppo nero cresce rapidamente, si sviluppa fino a 40-50 an-ni, è poco longevo e di rado supera il secolo di vita, sono tuttavia stati se-gnalati individui eccezionali di 150-200 e più anni, con circonferenza delfusto di 6-7 m. In Serbia è tuttora vivo un esemplare di 400 anni con un

diametro di 8 m.E' governato ad alto fusto con turni di 30-50 anni e, molto raramente, acapitozza; un tempo molto più diffuso, ora in gran parte è stato sostituitodai pioppi ibridi. Il legno ha alburno bianco-giallastro e durame chiaro, adanelli poco distinti, leggero, tenero, di scarsa resistenza agli urti, facile la-vorabilità ma di breve durata perchè è soggetto all'attacco di insetti e fun-ghi. I fusti sono spesso irregolari e sinuosi, a sezione non circolare, dallaloro base si ricavano a volte radiche di pregio.E' impiegato per imballaggi, pasta da carta, compensati, tavolame, inter-

ni di mobili e falegnameria minuta, scaffalature, fiammiferi, giocattoli, pa-lettine da gelato (perchè è inodore e insapore). Mediocre combustibile.Cresce spontaneo lungo i fiumi e sui laghi, predilige i terreni freschi eprofondi e quelli periodicamente inondati formando caratteristiche asso-ciazioni con il salice bianco e altre piante igrofile. E' una delle prime pian-te legnose, assieme ad alcune specie di salice, ad insediarsi sulle ghiaiee sulle sabbie in prossimità dei fiumi della nostra Bassa.

DISTRIBUZIONE: il pioppo nero occupa un vasto areale che si estende agran parte dell'Europa centro-meridionale, all'Asia occidentale e all'Africasettentrionale. E' comune in tutte le regioni italiane, dal piano sale sulleAlpi fino a 1200 (1400) m. Diffuso in tutto il territorio fino nell'alta Val Ca-monica, nei luoghi umidi e lungo i fiumi e i corsi d'acqua in genere, e neiboschi ripariali della bassa pianura, frammisto ai pioppi ibridi euroameri-cani. In pianura è largamente diffuso, ma per lo più sostituito dagli ibridieuroamericani, o talora dalla sua cultivar "italica", nota col nome di piop-po cipressino (localmente "àlbera pìna") per il portamento slanciato ecompatto, impiegata come ornamento di strade e viali.

OSSERVAZIONI: il carbone ottenuto con una tecnica particolare dal legnodi pioppo nero è utilizzato in medicina come disinfettante, assorbente eantiputrido in alcune affezioni gastro-intestinali. Le gemme in primaveratrovano impiego nella preparazione dell'unguento populeo, efficace nellacura delle emorroidi e delle scottature.

Eugenio Zanotti

Lungo le rive dei fossi

Un piccolo specchio di acqua stagnante tra i meandri che il corso del fiu-me Oglio disegna nella pianura di Villachiara non può certo paragonarsi al-la purezza delle limpidissime acque del lago di Tovel, in Trentino, incasto-nate tra i monti come un gioiello dalle incredibili tonalità di verde e di blu.Eppure la colorazione intensa assunta l'estate scorsa dall'acqua dello sta-gno (un fenomeno strano e spettacolare, ma allo stesso tempo inquietan-te) ha fatto pensare allo scenario, unico al mondo per intensità di colore eper estensione, dell'arrossamento naturale cui il lago alpino andava sog-getto nei mesi estivi, ogni anno, fino al 1964.I fratelli Paolo e Luciano Zanoni, che da tempo, con passione autentica ecura meticolosa, vanno affidando l'uno alla pagina scritta, l'altro all'obiet-tivo della macchina fotografica, la storia trascorsa e la cronaca quotidianadelle vicende dei personaggi e del territorio villaclarense, durante la con-sueta passeggiata ferragostana lungo gli argini dell'Oglio, a Bompensiero,dove un filo di fiume scorre placido in un ambiente ancora ricco di speciebotaniche e faunistiche tipiche della pianura, hanno notato che qualcosadi vagamente analogo al famoso spettacolo del lago di Tovel si stava veri-ficando in un piccolo stagno sulla riva sinistra dell'Oglio, in località Bucodella Cagna."La superficie dello stagno (quasi 300 mq) aveva assunto un denso colo-re rosso mattone antico o, se si preferisce, concentrato di pomodoro - di-cono i fratelli Zanoni -. Il piccolo specchio d'acqua spiccava al centro del-

la verdeggiante vegetazione palustre che lo circonda, offrendo uno spet-tacolo insolito e straordinariamente colorato".All'origine del fenomeno di colorazione delle acque del lago di Tovel stava

la presenza di un'alga polimorfa, il Glenodinium sanguineum, contenentenel plasma sostanze oleose colorate da pigmenti carotenoidi che la fannoapparire rossa.Nel periodo estivo, a seguito del riscaldamento dell'acqua del lago, le al-ghe risalivano verso la superficie con concentrazioni di 2-3.000 microrga-nismi per centimetro cubo di acqua, creando uno scenario di rara sugge-stione.Dal '64 il fenomeno non si è più ripetuto e, a spiegazione di tale fatto, so-no state avanzate numerose ipotesi, ma gli studiosi non hanno ancora in-dividuato con certezza la causa del mancato arrossamento, dovuto forsealla concomitanza di diversi fattori negativi, quali l'inquinamento o le va-riazioni meteorologiche.Il miracolo di quello che per i turisti e per le pubblicazioni di carattere geo-grafico è rimasto il "lago rosso" parrebbe ripetersi in riva all'Oglio, nel trat-to di pianura, a Bompensiero. "Ma se gli occhi rimangono strabiliati dallavivacità cromatica messa in mostra dalla natura, la mente non presagiscenulla di buono - osservano i fratelli -.Probabilmente siamo in presenza di un fenomeno di eutrofizzazione pro-vocata dalla massa delle alghe in putrefazione. Se così fosse, ne conse-guirebbe la morte dello stagno con la perdita della fauna ittica ed anima-le che in esso trovava finora un habitat biologico favorevole".

b.v.

Fiume rossoVillachiara

Iona, così si chiamava quel bambino. Aveva grandi oc-chi azzurri e un sorriso vivace, con cui tentava di na-scondere un'espressione, a volte, troppo malinconica.Un giorno, appena finita la merenda, mi venne incon-tro, indicando il sacco della spazzatura che stavo tra-sportando. Ero convinto di un gesto di cortesia, ma luinon si limitò ad appoggiare il sacco vicino agli altri. Ve-locemente lo aprì e prese dall'interno un pezzo di pa-ne che mangiò in un solo boccone.Rimasi impietrito mentre lo fissavo in questo suo gestoche appariva naturale. Avevo già osservato scene delgenere in televisione, stavolta, però, non potevo rima-nere distante, non coinvolto. Innumerevoli volte ho rivi-sto nella mia mente queste sequenze, non riuscendomai a trovare conclusioni accettabili. Nessun giudizio,niente morale, solo la consapevolezza di essere statoin Romania e di aver conosciuto la sua povertà, le suecontraddizioni.Grazie al parroco di San Paolo, Don Alfredo Savoldi, eai ragazzi del suo oratorio abbiamo potuto partecipare,dal 5 al 20 agosto, a questa esperienza. Eravamo in di-ciannove, di cui sei rappresentanti del nostro grupposocio-culturale Argo Giovani. Tutti alla prima esperien-

za di volontariato internazionale.La località, sede delle attività con i bambini, era Tele-chiu, un piccolo paese di collina nelle vicinanze dellacittà di Oradea, a confine con l'Ungheria. Siamo statiospitati, per circa due settimane, a "Casa Margherita",struttura di accoglienza per bambini orfani o in affido,risultato dell'impegno di molti volontari italiani, in par-ticolare della Onlus di San Paolo, "Famiglie e Solida-rietà".La nostra presenza era legata alla possibilità di orga-nizzare un grest in questo paese. Siamo riusciti a coin-volgere nell'iniziativa, all'incirca, un centinaio tra bam-bini e ragazzi, dai cinque ai diciotto anni. La base deigiochi era un immenso campo appena fuori il centroabitato. Una distesa di pascolo, incolta, dove, di solito,mucche e pecore pascolavano indisturbate.La giornata era divisa in due parti per noi volontari. Lamattina si preparavano i giochi, il pomeriggio dalle duealle sei si svolgeva il grest.Si sono divertiti i ragazzi, bastava poco per farli gioca-re. È stato facile affezionarsi a loro. Chissà, forse, an-che il nostro modo di fare affettuoso e un po' inco-sciente li ha ben impressionati, dati i tanti occhi lucidi

il giorno della partenza.Come Argo Giovani abbiamo lasciato il nostro ricordo.Con i mezzi a disposizione, il cui merito è delle dona-zioni della comunità orceana e del lavaggio macchinepromosso da Don Adriano Bianchi, siamo riusciti a fi-nanziare una parte delle spese sostenute per organiz-zare il grest, a comprare all'incirca tre paia di calze perogni bambino, un paio di ciabattine a chi era sprovvi-sto di calzature, e del materiale di cancelleria per la

scuola locale del paese.Ringraziamo pertanto tutti coloro i quali si sono impe-gnati per aiutarci in questo progetto, che… speriamopossa continuare anche con il prossimo anno.Le foto e altre testimonianze dell'esperienza vissutasono presenti sul nostro sito all'indirizzo www.argogio-vani.it

Alberto Marizzoni

Estate 2006: il grest in RomaniaSan Paolo

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Vi fu un tempo in cui la provinciale 235, la vecchia via romana dal nomeBrixia-Laus Pompeia, era percorsa da eserciti e condottieri che hanno fat-to, nel bene e nel male, la storia d'Italia e d'Europa. Quel tempo, piagatodal sangue di uomini e donne, è passato lasciando tracce di sé sparseovunque, pronte per essere lette da tutti quelli che ne abbiano la volontàed i mezzi.

Questo breve ed irriveren-te racconto, tratto da undocumento storico conte-nuto nel libro LOGRATO -MEMORIE D'ARCHIVIO,scritto da Emilia Provezzae Giovanna Valtulini, si ba-sa su un colloquio real-mente avvenuto l'undici

giugno di molti secoli fa, in un posto che ci è del tutto indifferente.Un undici giugno che potremmo immaginare caldo, afoso, con in lonta-nanza, a est, un temporale in formazione, che brontola, sbuffa, si fa colordel petrolio, ma non si decide ad arrivare.In quel giorno Napoleone I fece venire i sudori freddi al Conte Antonio Ca-lini …- Si metta il cappello quando è in mia presenza, signore. E venga con me- disse l'Imperatore quando raggiunse la porta della città. Non pretende-va molto, solo un po' di rispetto per le gerarchie.- Chi siete voi - disse ancora Napoleone, alzando deliberatamente la vo-ce, perché sentissero tutti.

- Sono il Conte Calini, Signore - disse l'uomo con voce tremante.L'Imperatore si sfregò il mento con le dita della mano destra e poi, pen-sieroso, disse: - Evvi una dama d'onore di questo nome, a Milano. Sietedella stessa famiglia?- No Maestà - si affrettò a dire il Calini - ma ho qualche lontana parente-la con la medesima.Poi Napoleone lo invitò a seguirlo e continuò, con meno impeto stavolta: -Vi sono luoghi di campagna nelle vicinanze di Brescia? - Sì … Maestà - rispose il Conte, dimesso. - Ve ne sono …- Quali sono? - lo incalzò Napoleone.- Montirone …- A chi appartiene?- Alla Damigella Lechi …- Quanto è distante? - Circa sette miglia …- E' dove dunque anderò io. E poi? - chiese Napoleone alzando un po'troppo la voce e facendo sobbalzare il Conte, che faticava a rispondere al-la raffica di domande dell'Imperatore.- Rezzato …- A chi appartiene?- Alla famiglia del Maggior Domo Fenaroli …- Quanto è distante? - Circa cinque miglia …- Su qual strada?- Quella di Verona, mio Signore …- E altri?

Il Conte Antonio Calini, che non aveva fatto l'abitudine a quell'interrogato-rio sgradevole e profondamente ingiusto, pensò bene di giocare la cartavincente. In lontananza, un tuono scosse la terra.- Un altro ve ne è - disse quasi sussurrando, fermandosi, costringendol'Imperatore a fermarsi egli stesso. - Un posto in cui avete avuto la bontàdi dormirvi una notte, la prima volta che la Maestà Vostra venne a Brescia…- A chi appartiene? - sbottò ancora Napoleone.- A me e alla mia famiglia.- Quanto distante e su quale strada? - Nove miglia sulla strada di Orzinuovi, Signore.- Come si chiama? - disse allora il Sovrano guardando il Conte dritto ne-gli occhi.- Lograto - fu la sola parola pronunciata dal Calini, con un sorrisetto bef-fardo che gli attraversava il viso.Napoleone, impassibile, disse semplicemente: - Ah, sì! Ricordo! Bene!Molto Bene! Certo …Poi chiese al Conte di organizzare una festa con la tal signorina di nobilelignaggio che aveva conosciuto in quella circostanza. Il Conte, naturalmen-te, acconsentì.L'acqua, dal cielo, alla fine arrivò, copiosa. Il Conte accompagnò Napoleo-ne in una locanda del centro di Brescia e di fronte ad un ottimo boccale divino rosso tutte le tensioni di qualche istante prima svanirono.

Giacomo Colossi

14 | LOGRATO - QUINZANO - MACLODIOOTTOBRE 2006

Giovanni Azzini: il quinzanese che arrivò in NazionaleForse qualcuno che ha vissuto gli anni '60 e ha nellamemoria il mitico Padova di Nereo Rocco ricorda ilnome di un mediano di qualità: Giovanni Azzini, uomodella nostra bassa che ha avuto l'occasione di indos-sare la maglia azzurra.Nato a Quinzano il 29 agosto 1929, Azzini nel secon-do dopoguerra crebbe e si affermò come centrocam-pista forte e arcigno con la maglia biancoazzurra delBrescia all'inizio degli anni '50. In quegli anni le ron-dinelle navigavano stabilmente in serie B, ma Azziniseppe farsi notare e, pur non giocando in una grandesquadra della massima serie, venne convocato in Na-zionale in occasione delle Olimpiadi di Helsinki nel1952. Giocò una sola partita, a eliminazione diretta, il21 luglio 1952: l'Italia dopo aver eliminato con un so-noro 8-0 gli USA affrontò l'Ungheria schierando unaformazione con Azzini (Ottavio Bugatti, Battista Rota,Guiseppe Corradi, Maino Neri, Giovanni Azzini, Arca-dio Venturi, Amos Mariani, Egisto Pandolfini, France-sco La Rosa, Aredio Gimona en Alberto Fontanesi). Lapartita non andò bene, terminò 3 a 0 per i magiari eper l'Italia l'avventura terminò. Tuttavia Azzini restò alungo uno dei casi abbastanza rari di un giocatore diserie B convocato nella nazionale azzurra.Ma il mediano bassaiolo era ancora giovane e la sua

carriera non era certo finita. Giocò sempre nel Bre-scia fino alla stagione 1954/55, al termine della qua-le venne notato dal grande Nereo Rocco che lo vollecon sé nel suo Padova appena promosso in serie A.Rocco doveva affrontare la massima divisione conuna provinciale e individuò nell'arcigno Azzini l'uomoideale per il suo gioco all'italiana fatto di catenaccio econtropiede. Seppe così tirare fuori il meglio del gio-catore quinzanese. Azzini giocò da titolare nelle sta-gioni 1955/56 (con un ottimo 8° posto finale, nonmale per una neopromossa), 1956/57 (con un 11°posto, salvezza piena) e soprattutto 1957/58. Fu pro-prio in quest'ultima stagione che il Grande Padova diParòn Rocco raggiunse uno strepitoso 3° posto finalecon il contributo costante di Azzini, sempre titolare epunto di riferimento del centrocampo.Ma in questa stagione egli si trovò anche al centro diun caso calcistico che turbò il campionato, nota allecronache sportive come "caso Azzini". La vicenda ri-guardava una partita forse accomodata in una cenatra amici. Faccende che fanno sorridere oggi alla lucedel caso Moggi… La giustizia sportiva stessa ridi-mensionò poi il caso.Tutto cominciò il 30 marzo 1958: all'Appiani di pado-va, dove persino la Juve lanciata verso il tricolore

aveva dovuto accontentarsi di un pari un mese prima,la pericolante Atalanta passò sorprendentemente per3-0. Sei giorni dopo, la Sampdoria, interessata ugual-mente alla lotta per la salvezza, denunciò un illecitosulla partita. Una improvvisa testimone padovana, Sil-veria Marchesini (si scoprirà essere stata una ex-fi-danzata di Azzini forse con qualche desiderio di ven-detta…), rivelò una storia clamorosa: affermò che il24 marzo, lunedì precedente la partita, si erano in-contrati a Brescia, presso un distributore di benzina diVia Piave, il celebre faccendiere del calcio Eugenio"Gegio" Gagiotti, già da tempo colpito da inibizionefederale per aver truccato delle partite, e Bepi Casari,ex portiere di Padova e Atalanta. I due, scambiate po-che parole, raggiunsero poi Azzini al ristorante "TreCamini", alla periferia di Brescia, col quale avrebberopoi combinato la sconfitta degli uomini di casa delPadova. Si aprì così il dibattito presso la "Co-Co" (laCommissione di controllo della Federcalcio).Azzini negò e avanzò il sospetto che la "dama bianco-scudata", già mossa da sentimenti di vendetta neisuoi confronti, avesse intascato una somma di denaroper "aiutare" la propria memoria. La Commissionesentiti i testimoni giudicò la partita combinata e a sta-gione finita (a fine di giugno) arrivò la sentenza: l'Ata-

lanta fu retrocessa ultima e condannata alla B, men-tre Azzini fu squalificato a vita.Non fu invece punito il Padova in quanto la Federcal-cio non ritenne la società coinvolta direttamente nel-l'accaduto.Azzini tuttavia, arcigno come sempre, non si arrese.L'anno successivo ottenne la riapertura dell'inchiesta.Il 3 novembre 1959 fu così che la sentenza vennedecisamente rivista: l'Atalanta fu assolta e reintegratain serie A (peraltro la squadra bergamasca era giàtornata in A sul campo) e Azzini si vide ridotta a dueanni la squalifica (peraltro ormai già quasi scontati).Questo consentirà al giocatore di riprendere la carrie-ra nel Padova nell'estate del 1960, ormai però a finecarriera.Giocatore arcigno, mai arrendevole (anche nelle vi-cende giudiziarie…), instancabile, roccioso, idealeper il gioco fatto di catenaccio e contropiede, fu an-che in questo forse un caratteristico "uomo della bas-sa".Appese le scarpe al chiodo visse poi una vita riserva-ta. Si sposò e visse in provincia di Cremona.Morì nel 1994 a Cremona per un malore improvviso.

R.B.

Quinzano

Napoleone Bonaparte ha dormito quiLograto

La Pro Loco di Maclodio ogni cinque anni organizza la rievocazione stori-ca della battaglia. L'idea nacque nel 1984 con il gemellaggio del paesecon Carmagnola, cittadina piemontese che conferì i natali al più importan-te condottiero che prese parte alla battaglia: Francesco di BartolomeoBussone, detto appunto il Carmagnola. Sulle sue sorti il Manzoni ha scrit-

to la tragedia "Il conte di Carmagnola".Dal 13 al 16 settembre del prossimo anno le feste saranno quindi apertea Maclodio per la VI rievocazione storica e per il V torneo cavalleresco. Ilprogramma prevede: la rappresentazione teatrale di un riadattamento del-la tragedia manzoniana; una cena medievale nei suggestivi cortili di TorreCalini; un mercato delle arti e dei mestieri antichi disseminato per le viedel paese; un accampamento medievale custodito da armati che ripropor-ranno lo scontro avvenuto a Maclodio 580 anni prima; un corteo storicocon più di 300 figuranti in abiti rigorosamente dell'epoca; spettacoli itine-ranti di musici, danzatori, giullari, tamburini, sbandieratori… tutto volto afa rivivere agli spettatori la magia che aleggiava per l'Italia rinascimenta-le.Accanto all'aspetto ludico, la Pro Loco non vuole tacere anche l'aspettoculturale: come da tradizione, le quattro giornate di festa verranno aperteda un convegno volto alla presentazione del libro "La battaglia di Maclo-dio: principi e condottieri", e dalla premiazione del concorso per le scuo-le "Laborando: viaggio nel medioevo attraverso il fare". Il libro è il reso-conto della ricerca storica eseguita da appassionati e docenti universitaririguardo ai capitani di ventura che hanno combattuto a Maclodio nel1427: si parte dall'analisi dei secolari contendenti Filippo Maria Visconti,

Duca di Milano, e Francesco Foscari, doge di Venezia, per arrivare al Car-magnola e ai suoi compagni: Francesco Sforza, Niccolò da Tolentino, An-gelo da Pergola, Gianfrancesco Gonzaga… Lo scopo dell'opera è anchequello di fornire alle scuole un sussidio che metta fuoco uno squarcio distoria medievale che ha interessato il nostro territorio regionale, senza di-sperdersi nell'intero territorio nazionale come fanno per lo più i libri di sto-ria.Già su questo lato si muove il concorso per le scuole, il quale richiedel'impegno all'allestimento di uno spettacolo teatrale, alla produzione dimanufatti, opere d'arte figurativa o ricerche storiche. Tramite la partecipa-zione degli studenti si mira a suscitare interesse per questo nostro perio-do storico. Negli anni la Pro Loco di Maclodio si è munita di un efficientegruppo di figuranti storici e di ballerini di danza antica. Il gruppo storicotra il 25 e il 27 agosto scorsi ha collaborato all'ottima riuscita del "Festi-val del pane e del pesce" maclodiese e si sta adoperando per organizza-re una grande festa per l'ultimo dell'anno.Sempre presi dall'organizzare nuove attività, speriamo che il pubblico ac-corra numeroso agli intrattenimenti da noi proposti.

Davide Alghisi(collaboratore Pro Loco)

Settembre 2007: sesta rievocazione della battaglia Maclodio

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