bassa_voce_marzo_2005
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BASSAVoceIn questo numero
pag. 3 VILLACHIARA-SAN PAOLO• Volontari a Villachiara• Si può fare di più
pagg. 4-5 ORZINUOVI• Il bar dell’oratorio Jolly cambia gestione• (Nuove) Visioni dal Basso• Arrivederci, don Agostino• Gemellaggio con la Francia al “Cossali”• Nuovo presidente al Parco Oglio Nord
pagg. 6-7 ORZIVECCHI-POMPIANO • Pellegrinaggio alla Pieve• Una serata di solidarietà• A Pompiano… vince la passione!• La Cassa delle Comunità
pagg. 8-9 SPECIALE MEMORIA• l’Associazione Communitas si presenta• Significato del “Giorno della Memoria”• Disegna ciò che vedi
pagg. 10-11 SPAZIOCULTURA• Un punto fisso• Rubrica Poesia• L’ultimo giro di giostra• Quarant’anni di amore supremo
pagg. 12 GLOBALE/LOCALE• Dal locale al globale e… ritorno• Questo mese parliamo di AMBIENTE• i numeri
pagg. 13 QUINZANO• Partito il marchio De.C.O.• Cultura chiama Quinzano…
pagg. 14 LOGRATO • Il Teatro Comunale di Lograto• Accordo Comune-Sindacati• Il gruppo “Donne 8 Marzo”
“BassaVoce” inizia con questo nu-
mero un’avventura che, in fase di
progettazione, ha riscosso il consen-
so e l’entusiasmo di molti cittadini,
uomini e donne, impegnati in diversi
campi di lavoro e di numerosi sinda-
ci ed amministratori dei comuni
compresi nell’ambito distrettuale di
Orzinuovi. Essi hanno apprezzato l’i-
dea di affidare alla carta stampata,
in un mondo globalizzato e dominato
dallo strapotere televisivo, il compito
di proporre con cadenza mensile un
momento di conoscenza e di rifles-
sione su argomenti specifici di que-
sta parte della Bassa bresciana. Una
terra fertile ed ospitale, armonica-
mente disegnata nei secoli dalla na-
tura e dall’operosità dell’uomo. Un
territorio omogeneo, ricco di storia,
di tradizioni, di iniziative e caratteriz-
zato da una solida economia, che
tuttavia negli ultimi decenni ha preso
a cambiare sotto i nostri occhi, con
ritmo sempre più vorticoso, rimanen-
do segnato dal tracciato di nuove ar-
terie stradali, dall’avanzare della ce-
mentificazione e dell’espansione edi-
lizia e cambiando aspetto in seguito
all’introduzione di nuovi sistemi in
agricoltura e nella zootecnia, all’in-
sediamento di nuove attività produt-
tive, all’apertura di cave. Cambia il
paesaggio, cambia l’ambiente e
cambiano le persone, che si devono
adattare a nuove condizioni sociali e
di vita e che spesso sentono minac-
ciati fondamentali diritti, al lavoro, al-
la salute, alla pensione, che molti
pensavano fossero stati acquisiti per
sempre dai nostri padri. Senza pre-
tendere di assurgere al ruolo di gui-
da attiva o di motore delle comunità
locali, ma neppure senza scadere
nel pettegolezzo e nella sterile pole-
mica, questo periodico si propone di
frequentare le piazze dei nostri pae-
si, là dove le differenze si incontrano
e si confrontano, e di raccogliere le
voci della gente, quelle che esprimo-
no soddisfazione o ansia, che rac-
contano progetti o preoccupazioni,
riflettendo volentieri sulle varie te-
matiche in chiave sovracomunale,
grazie ai dati, alle soluzioni e alla
collaborazione che sindaci, assesso-
ri, esperti di settore vorranno fornire.
“BassaVoce” vuole essere strumento
che offre l’opportunità di ragionare
pacatamente, ma in modo serio e
propositivo, sulle risorse e sui pro-
blemi di questa parte di pianura e di
chi la abita, spingendosi qualche vol-
ta oltre i confini dell’ambito orceano
e ricordando che la comunità cui si
rivolge è ormai parte integrante del-
l’Europa. “BassaVoce” intende esse-
re un giornale aperto al contributo di
tutti per la diffusione capillare di no-
tizie, idee, riflessioni, consapevole di
rivolgersi a gruppi sociali omogenei,
che pur raccolti in diverse piazze,
ciascuna all’ombra del proprio cam-
panile, condividono comunque inte-
ressi simili, rafforzati dalla medesima
appartenenza territoriale. Scendendo
nel dettaglio, il giornale è nato dal-
l’esigenza dell’associazione culturale
“Communitas” di dotarsi di uno stru-
mento per diffondere tra i cittadini
della Bassa i suoi principi fondati sui
valori della democrazia, della libertà,
dell’equità sociale, della giustizia e
della pace.
L’idea di un piccolo giornale, sostan-
zialmente gestito dagli stessi utenti,
ha trovato modo di realizzarsi grazie
all’intervento della San Giorgio Edi-
trice, che ha dato la sua piena di-
sponiblità, e alla buona volontà di un
gruppo di collaboratori disinteressati
– che speriamo diventi sempre sem-
pre più numeroso – decisi a soste-
nere l’iniziativa. “BassaVoce” viene,
per ora, stampato in 10.000 copie,
distribuite gratuitamente, mediante il
sistema porta a porta oppure presso
edicole, negozi e supermercati, nei
comuni di Orzinuovi, Orzivecchi,
Pompiano, Maclodio, Lograto, Maira-
no, San Paolo, Quinzano d’Oglio,
Borgo San Giacomo, Villachiara. Ri-
porta brevi cronache o commenti di
fatti relativi ai singoli paesi e dedica
sezioni particolari ad argomenti vari:
cultura, storia locale, musica, sport,
recensioni di libri e di film, racconti,
eventuali lettere dei lettori. In ogni
numero le pagine centrali saranno
riservate a una delle associazioni
che operano sul territorio e ospite-
ranno di volta in volta inchieste, ana-
lisi, riflessioni su problematiche so-
ciali, ambientali, economiche, ammi-
nistrative che coinvolgono tutti i co-
muni dell’ambito distrettuale di Orzi-
nuovi.
Riccardo Caffi
Ascoltiamo il territorio
Copia omaggio Mensile gratuito di informazione locale – n° 1 marzo 2005
Editoriale
2 BASSAVoce
VILLACHIARA-SAN PAOLO | 3BASSAVoce
Primavera scorsa.
Al sabato mattina. Presto. In quattro o cinque, a volte. In sette,
otto, nove, altre. Con badili e carriole. Con martelli pneumatici,
sacchi di cemento e betoniere. C’è da abbattere il vecchio mu-
ro di cinta della scuola dell’infanzia dottor Luigi Mantova di Vil-
lachiara. Bisogna costruire un ingresso nuovo. Con una scalina-
ta più funzionale. Con uno scivolo a fianco. Per abbattere le
barriere architettoniche. Per facilitare l’accesso agli alunni con
difficoltà motorie. Per rendere più bella la scuola dei propri figli.
La scuola fornisce i materiali necessari. Ma c’è da lavorare, so-
do. Per tutto il giorno. A volte anche la domenica mattina, se
serve. Mettendo a disposizione le proprie competenze. Genitori ma anche pensionati. O semplicemente gente che vuole dare una mano. Come volontari.
Gratuitamente. Generosamente. Altrimenti l’opera non si potrebbe realizzare. Dopo alcuni mesi i lavori sono terminati.
La scala in granito. Lo scivolo dolce. L’illuminazione nuova. La facciata ritinteggiata. Nella spazio antistante una fontana ed una statua della Madonna.
Sembra un’altra scuola. Più accogliente. Più ospitale. Più elegante ed armoniosa. Il lavoro è fatto bene. Convince. Persuade. Trascina. L’amministrazione comuna-
le si impegna a sistemare i marciapiedi antistanti la scuola dell’infanzia. Così il lavoro di rifacimento dell’ingresso risalterà ancora di più.
Estate scorsa.
I giardini pubblici di via Brolo necessitano di una manutenzione straordinaria. Un consigliere comunale raccogliendo le proposte dei cittadini di via Brolo organiz-
za una riunione per mettere insieme tutte le indicazioni e raccogliere disponibilità a lavorare per la sistemazione dei giardini. Si delinea un progetto di intervento.
Rimozione di alcuni alberi non autoctoni. Posa di un nuovo impianto di irrigazione a terra. Rifacimento del basamento in cemento per i cassonetti. Rimozione del-
la panchina in pietra che stona con tutto il resto. Piantumazione di nuovi alberi.
L’amministrazione comunale acquista quanto serve. I cittadini volontari del Brolo provvedono alla posa. I giardini del Brolo cambiano volto. Sono più piacevoli.
Ma non basta. Nascono nuove idee per il futuro.
Ci saranno da predisporre delle siepi, delle aiuole, delle panchine in legno e dei nuovi punti luce. Ma anche l’impegno dei volontari a gestire i giardini. Per man-
tenerli sempre rigogliosi e attraenti. Per fare qualcosa insieme. Che vada al di là del verde stesso. Con spirito di sincero interessamento alla cosa pubblica.
Autunno scorso.
Se ne parlava da tempo. Bisognava cercare di fare qualcosa. Negli ultimi anni l’ospedale di Orzinuovi ha perso un reparto dopo l’altro. Le scelte politiche di rior-
ganizzazione del servizio sanitario nazionale hanno spostato a Chiari, Manerbio, Brescia molte delle prestazioni che prima venivano erogate dall’ospedale di Orzi-
nuovi. Ma questi paesi non sono agevolmente raggiungibili da Villachiara per chi non usa l’automobile. Come per gli anziani. Come per le persone che si devono
sottoporre a cure e non possono guidare. Come per chi non ha figli che lo possano aiutare in ciò.
Riunioni informali. Abbozzi di idee. Giri di telefonate. Contatti con altre esperienze. Per decidere cosa fare. Per stabilire come fare. Come partire. Non è facile. Vil-
lachiara è un piccolo paese. Le risorse finanziarie e umane sono quelle che sono. Poi il via.
La costituzione presso un notaio dell’Associazione Volontari Villaclarensi. Associazione Onlus. Associazione senza scopo di lucro. Ancora riunioni. La ricerca di con-
tributi. Al comune. Ai privati. Alla banca. L’acquisto di un’automobile per l’associazione. La presentazione dell’associazione alla popolazione.
L’inizio dell’attività. La raccolta delle prenotazioni dei viaggi per telefono o nella sede dell’associazione. L’effettuazione dei viaggi. All’ospedale di Chiari. All’ospe-
dale di Manerbio. All’ospedale di Brescia.
L’organizzazione dei turni delle presenze in sede per rispondere al telefono. L’organizzazione dei turni degli autisti.
Tanto lavoro. Tante richieste da soddisfare.
Da parte di chi ha bisogno. Da parte di chi non sa a chi rivolgersi. Da parte di chi non ce la fa da solo.
Un grosso impegno per i volontari. Un grande impegno per il futuro. Primavera. Estate. Autunno. Tre stagioni diverse.
Rifacimento dell’ingresso della scuola dell’infanzia. Sistemazione dei giardini di via Brolo. Costituzione dell’Associazione Volontari Villaclarensi.
Tre esperienze molto diverse. Che implicano attività assai diverse. Che partono da motivazioni differenti. Che vedono protagonisti differenti. Per età. Per obiettivi.
Per il tipo di impegno richiesto. Per la durata temporale.
Ma che in comune hanno la generosità. La disponibilità a dedicare tempo per qualcosa che si ritiene giusto. In modo disinteressato. Senza chiedere nulla in cam-
bio. In modo volontario. Secondo la propria sensibilità. Secondo le proprie inclinazioni ed esperienze. Per far qualcosa per il proprio paese. Per essere solidali con
la comunità cui si appartiene. Perché senza solidarietà non esiste comunità. Per stimolare la creazione di nuove opportunità. Per cercare di costruire qualcosa.
Perché altrimenti non si farebbe mai nulla. Perché l’erogazione di fondi ai bilanci dei comuni da parte dello stato, nonostante i proclami sul federalismo, sono so-
stanzialmente e costantemente ridotti ogni anno.
Perché si sente il bisogno di rispondere ad una semplice ma ineludibile domanda. “E io, io, che cosa faccio?”.
Giuseppe Riccardi
Ricevo l’invito a scrivere per questo nuovo giornale con l’auspicio che esso
possa essere o diventare nel tempo non solo un resoconto delle cronache
locali, ma una spazio di approfondimento, di riflessione e di proposta su te-
mi, aspetti e problematiche della vita sociale che interessano la realtà della
nostra Bassa nel suo insieme.
La comunità di San Paolo in queste ultime settimane ha toccato con mano
il dolore acuto per la perdita, a causa di malattie tumorali, di persone in età
ancora giovanile.
È un sentimento comune se dico che il solo pronunciare o scrivere questa
parola mette addosso una sensazione mista di paura ed imbarazzo.
Riesco solo lontanamente ad immaginare quale possa essere lo stato d’a-
nimo di chi in famiglia ne sta facendo o ne ha fatto l’esperienza diretta. Tut-
to diventa molto più difficile e disperato. Il rispetto, la delicatezza e la pre-
ghiera diventano spesso le uniche armi a disposizione per contenere il
dolore.
Conosciamo il tragitto della speranza, sostenuto della sacrosanta fiducia nel-
la medicina e nei medici: gli esami clinici, gli accertamenti, le visite specia-
listiche e, dopo la diagnosi, arriva la terapia.
Non ho dati e numeri ufficiali, ma ho l’impressione che ultimamente, nel no-
stro paese, troppe volte questo tragitto si concluda con un insuccesso e la
scia di dolore è diventata insopportabile.
Che sia arrivato il tempo di rompere i tabù e di guardare in faccia la realtà, per
dirci se almeno il sacrificio di questi concittadini ci ha insegnato qualcosa?
Per discutere della bravura dei medici e dei traguardi della medicina, biso-
gna essere competenti. E io non lo sono. In fondo loro, i medici, continuano
a dirci di stare attenti all’alimentazione, di consumare più verdura e frutta e
meno carne, ci fanno capire che il fumo fa male.
Immagino che con altrettanta perizia gli organi pubblici preposti lavorino per
individuare, eliminare o almeno contenere i fattori che favoriscono l’insor-
genza del male e che in futuro ci forniscano indicazioni sempre più precise.
Tutto ciò può bastare?
Negli ambulatori di un ospedale cittadino sui muri ho visto affisso un poster
che consiglia una colonscopia, dopo i cinquant’anni, per prevenire o diagno-
sticare eventuali tumori. È stata una scoperta casuale!
Se è vero che, se affrontato per tempo, si aumentano le probabilità di cura
e guarigione dal cancro, per migliorare la situazione occorrerà fare qualche
controllo preventivo in più.
Probabilmente un check-up generalizzato è troppo, ma una prevenzione mi-
rata, almeno sulle forme più diffuse e per fascia di età, può essere proponi-
bile. Pensare che a farlo sia la Sanità lombarda è una chimera. Si mangia
l’80% del bilancio regionale (più di 10 mila miliardi di lire l’anno!) e nel ten-
tativo di far quadrare i conti, che non tornano mai, ai medici di base impo-
ne un budget di spesa per gli esami clinici.
Non penso che per un po’ potremo aspettarci più prevenzione: per il mo-
mento dobbiamo arrangiargi.
Sul nostro territorio è presente un associazione che opera proprio nella pre-
venzione oncologica, facendo quello che la sanità pubblica non svolge: visite
specialistiche mirate e check-up, oltre ad esami ed accertamenti accurati.
Alcuni amici me ne hanno parlato molto bene. Si tratta della Cooperativa
Raphaël fondata da don Pierino Ferrari.
Può essere utile sapere che c’è.
Agostino Gandelli
Volontaria Villachiara
Si può fare di più
Editore: Communitas - Associazione Culturale
Sede in Orzinuovi,via L. Van Beethoven n. 6
sito associazione: www.communitasbs.ite-mail associazione: [email protected] giornale: www.communitasbs.it/bassavocee-mail giornale: [email protected]
Autorizzazione del Tribunale di Brescian. 7/2005 del 28/02/05
Direttore Respoonsabile: Riccardo Caffi
Redazione: Carla Baronchelli, Stefania Biatta,Mauro Cinquetti, Fulvio Cominotti, Giorgio Ferrari,Agostino Gandelli, Valerio Gardoni, Angelo Zucchi
Coordinamento editoriale e progetto graficoSan Giorgio Editrice srl Unipersonale, GenovaSalita del Prione, 25/116123 Genovawww.sangiorgioeditrice.it - [email protected]
Stampa MASTERGRAPH S.P.A - via Livraghi, 21- 20126 MILANO
In distribuzione gratuita in 10.000 copie a:Orzinuovi, Villachiara, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano,Borgo San Giacomo, San Paolo, Lograto
BASSAVoce
4 | ORZINUOVI BASSAVoce
Sabato 21 gennaio 2005 ha esordito
come nuovo gestore del bar dell’ora-
torio “Jolly” un giovane che fino a
quel momento di mestiere faceva il
saldatore e che, fino a tre settimane
prima, non si sarebbe mai aspettato
di affrontare questo lavoro. Ha poco
più che vent’anni il ragazzo, ma ha
già le idee chiare su quelli che sono i
suoi obiettivi: riportare il bar dell’ora-
torio ai fasti antichi e provare una
nuova esperienza all’interno del va-
riegato mondo del lavoro.
Quali sono le motivazioni che hanno
portato al cambio di gestione dopo
due anni?
Di preciso non lo so. Posso pensare
che siano dovute al fatto che ai pre-
cedenti gestori non piaceva più gesti-
re il bar dell’oratorio perché non si
trovavano bene o, forse, dopo la na-
scita del loro bambino, la gestione del
bar era divenuta troppo impegnativa.
Hai iniziato questa esperienza per
una tua scelta o sei stato contattato
da terzi?
La parrocchia mi ha fatto questa pro-
posta e io poi ho deciso.
Hai accettato immediatamentee?
No, ci ho pensato molto, circa tre set-
timane, perché prima lavoravo come
saldatore e, accettando questa pro-
posta, non sapevo cosa mi aspetta-
va. Avrei trovato un ambiente nuovo
anche se, comunque, pensavo che
questo lavoro mi sarebbe piaciuto.
In altri paesi anche il volontariato
contribuisce alla gestione del bar: è
così anche qui o è tutto a tuo carico?
Per adesso è tutto a mio carico. Più
avanti potremo prendere in conside-
razione la possibilità della collabora-
zione da parte di persone di buona
volontà. Per ora mi arrangio da solo.
Sappiamo che hai già una certa
esperienza in questo settore: quali
cambiamenti hai apportato rispetto
alla gestione precedente?
Grandissimi cambiamenti non ne ho
fatti, ho però cambiato la disposizio-
ne delle sale; i videogiochi sono stati
portati sullo stesso piano del bar; la
sala sottostante il bar è stata adibita
a feste per compleanni e ricorrenze
varie e alla visione delle partite. Il re-
sto è rimasto com’era.
Che obiettivi ti sei preposto con que-
sti cambiiamenti?
I miei obiettivi principali sono quelli di
avere una clientela formata per lo più
da ragazzi e cercare di far tornare il
bar dell’oratorio quello di un tempo e
cioè un posto di ritrovo per i giovani
e un punto di riferimento per la co-
munità.
Ci puoi raccontare come è andata la
serata d’esordio?
All’inizio della serata abbiamo fatto
un piccolo rinfresco, poi abbiamo da-
to il via alla musica dal vivo e al ka-
raoke che sono proseguiti fino a tar-
da notte. Ho cercato di dare ai
ragazzi ciò che loro piace: musica e
un ambiente accogliente.
Come ti sono sembrate queste priime
settimane al bar dell’oratorio?
Belle, lunghe e impegnative. È dura,
ma già dopo due settimane le prime
soddisfazioni si notavano.
Cosa ti aspetti da questa esperienza?
Bella domanda! Spero, come ho det-
to prima, di creare un posto acco-
gliente per i ragazzi, molto frequenta-
to come era prima e che questa
occupazione mi porti in un mondo del
lavoro diverso da quello che ho cono-
sciuto finora…
Manuel Merigo
Studente Ipaa Giardino – Orzivecchi
Ti hanno salutato, nel rispetto di do-
verose convenienze e con varie ma-
nifestazioni di affetto, il parroco, i
confratelli, le consorelle, le cariche
pubbliche, il Consiglio Pastorale,
quelli della Caritas, quelli di Dialogo,
i tanti studenti dell’Istituto di via Mi-
lano, le anime buone di Ovanengo e
di Orzinuovi e, sicuramente, molti
altri, di cui solo tu, don Agostino, sai
l’amicizia, e, allora, perchè ancora
un addio?
“La brevità, gran pregio!” canta Ro-
dolfo, nel primo atto della Bohème,
e mai sentenza fu così condivisibile,
per cui: ciao don Ago’ e grazie per
le tue tante messe prime, per i tanti
nostri defunti accompagnati al cam-
posanto, per le liturgie alla casa di
riposo, anzi, a Villa Giardino; grazie
per i fidanzati cha hai preparato a
condividere con cristiana pazienza,
non solo i piaceri dell’alcova, ma le
non sempre gioiose fatiche della vita
in comune; grazie per i tanti giovani,
che tra un tema e una parafrasi, hai
avvicinato alle cose vere della vita;
grazie per i tanti argomenti di cui
hai trattato, con cristiano impegno e
oggettivo sguardo, su Dialogo; gra-
zie per le omelie brevi e piene di po-
chi, ma profondi e, soprattutto, pra-
ticabili consigli; grazie per il tuo ita-
liano, colorito da pennellate di ver-
nacolo bergamasco, corretto, a vol-
te, fino al fastidio, dove i congiuntivi
hanno ancora un senso e gli anaco-
luti non allignano (bello allignare,
vero?); grazie per le mille cose buo-
ne e belle che ci hai lasciato di cui
non so o non ricordo; ed infine, an-
che se non è affatto merito tuo, gra-
zie per essere nato nel 1945: siamo
arrivati in questo mondo portando la
pace, io, te e pochi altri.
Nessun augurio, non ce n’è biso-
gno; hai con te un Amico di quelli
tosti.
Timoteo Motta
Orzinuovi
Il bar dell’oratorio Jolly cambia gestione
Arrivederci, don Agostino
Meno di un anno fa (21 marzo/12 aprile) la Rocca di San Giorgio ospitava “Vi-
sioni dal basso”, un intervento/evento complesso, quasi una campagna ar-
cheologica, che si poneva l’obbiettivo di “disegnare” un’idea di provincia, par-
tendo dalla realtà di Orceania, svelandola, raccontandola, mettendone a nudo
amori e odi, potenzialità e limiti, movimenti e stagnazioni, per dimostrare co-
munque che non si era in una palude di tedio e nulla, ma in luogo, anzi nel
Luogo, in costante trasformazione. Si scelse allora di far parlare principalmen-
te gli artisti, i poeti, gli scrittori, i musicisti e i musicanti, le categorie insomma
che più di altre sanno suscitare visioni e dar loro una forma. Si trattava di su-
scitare, per propagazione, interesse e voglia di fare, anche e soprattutto fuori
dai canali classici del “fare” artistico e culturale.
Attraverso percorsi invero carsici il progetto ha continuato a svilupparsi, apren-
dosi strade nuove o sinora poco sperimentate. Se nel 2004 si trattava dì “ca-
pire” come si definivano, attraverso i propri artisti, le visioni della comunità, in
questo inizio del 2005 si cerca di definire nuove forme e nuovi luoghi in cui le
visioni degli artisti possono manifestarsi.
Nel 2004 la Rocca di San Giorgio restaurata offriva spazi ampi e sfarzosi, ed
ampio e sfarzoso era stato l’evento.
Nel 2005 meglio ci si addice la riflessione e spazi fisici contenuti ben più ci
aiutano, come ben ci aiuta la scoperta di quella sorta di meta-spazio che ci
dona l’informatica e che tentiamo di esplorare con un sito intemet costruito al-
lo scopo.
Ecco quindi le “Nuove” Visioni dal Basso. Una serie di “micro-mostre” ospi-
tate dalle vetrine della Libreria Livraga, accompagnate dalla contempora-
nea edizione di “segnalibro” che riprodurranno di volta in volta le opere de-
gli autori esposti. Le vetrine, per una volta, ospiteranno bellezza, offerta
gratis et amore dei alla attenzione di chi vorrà vederla o solo guardarla.
E i segnalibri sosterranno l’opera di conoscenza del lavoro di artisti di va-
glia ma spesso negletti e meglio segneranno il progredire del lettore nei
percorsi dei libri letti.
La continuità di un’immagine del territorio che si vuole intreccio di linguaggi
differenti, un insieme di individui che condividono le loro potenziali capacità in-
tellettive, linguistiche, affettive, relazionali, comunicative, nel quotidiano.
Il primo appuntamento, dal 19 febbraio, è con la mostra delle opere di Sergio
Magli, alla Libreria Livraga, con un incontro aperto a tutti coloro che dell’arti-
sta e dell’arte si sentono amici.
Per saperne di più:
LIVRAGA LIBRI
via Zanardelli, 5 – Orzinuovi
www.visionidalbasso.it
(Nuove) Visioni dal Basso
ORZINUOVI | 5BASSAVoce
Sergio Franza, Assessore ai La-
vori Pubblici del Comune di Pa-
losco, è il nuovo presidente del
Parco Regionale Oglio Nord.
Franza, componente del Consi-
glio di Amministrazione uscen-
te, succede a Vigilio Bettinsoli,
ex commissario e primo presi-
dente del Parco.
Nell’ultima assemblea è stato
eletto anche il nuovo Cda, composto, secondo gli ac-
cordi assunti un anno fa in occasione della costituzio-
ne del Consorzio, da un rappresentante del territorio
della riva bergamasca dell’Oglio, due della sponda cre-
monese, tre di quella bresciana. Sono risultati eletti:
per il territorio di Bergamo, Giovanni Paparo (Credaro),
Giuseppe Colombi (Soncino) e Pier Giorgio Elidoro
(Corte de’ Frati), consiglieri uscenti, per Cremona; per
la territorialità bresciana, Luigi Ferrari (Roccafranca,
consigliere uscente), Sergio Lancini (Palazzolo), Adria-
no Orleri (Orzinuovi).
Riportiamo una sintesi della Relazione previsionale
e programmatica 2005
Le strutture del Parco
La Sede amministrativa, presso la Rocca di Orzinuovi,
ospita la Presidenza, il Consiglio di Amministrazione, la
Direzione, l’Ufficio tecnico e la Segreteria.
Mancano attualmente spazi atti ad ospitare una sala
riunioni e un Centro di Accoglienza del Parco, alla cui
realizzazione risulta particolarmente interessato il
“mondo scolastico”, come dimostra la partecipazione di
ben 13 classi della locale Scuola Media al bando del lo-
go del Parco.
Il Centro educativo-culturale è attualmente ospitato in
una parte del Palazzo Municipale di Soncino, ma è già
stata appaltata la ristrutturazione della vecchia Filanda
adiacente alla Rocca dove, a lavori ultimati, verranno
spostati gli uffici del Parco.
Il Complesso Mulino di Basso di Torre Pallavicina, dona-
to al Parco dal Consorzio Irriguo Cremonese ed in corso
di ristrutturazione, è destinato ad accogliere le Guardie
Ecologiche Volontarie, il Centro Naturalistico-Forestale e
la Foresteria.
È prevista anche la realizzazione un Centro di Documen-
tazione sull’Archeologia Industriale dell’Oglio presso l’a-
rea ex Cementeria di Palazzoloo sull’Oglio e, sempre in
questo Comune si sta definendo il progetto di riqualifi-
cazione di una grande area spondale di circa 90.000 mq
da destinare a Parco fluviale periurbano.
Gli ambiti di intervento
Piano Territoriale di Coordinamento
Si è già insediato ed ha effettuato un esame prelimina-
re il gruppo di lavoro che dovrà valutare la proposta di
Piano Territoriale di Coordinnamento
Risorse Naturali
In questo fondamentale settore di attività il Parco, per il
2005, punta ad un obiettivo di grande prestigio, quello
di promuovere la realizzazione di una Grande Foresta di
Pianura.
Educazione Ambientale
Il Parco Oglio Nord avrà un ruolo di spicco in seno alla
Rassegna Expo Scuolambiente 2005 che si svolgerà a
Chiari nel mese di maggio.
Promozione Culturale
Il primo e più lusinghiero obiettivo del 2005 è quello di
promuovere in seno al Parco la realizzazione di un Com-
prensorio Naturalistico-Culturale.
Verrà inoltre realizzato un volume dal titolo “Fra terra e
fiume: l’Oglio e le sue vite”.
Per quanto riguarda la fruizione, in primavera verrà av-
viato il progetto CicloParco, un programma di ciclovisite
organizzate lungo alcuni itinerari turistici, culturali ed
ambientali.
Si è inoltre avanzata la proposta di organizzare in partner-
ship con l’Ente Parco, la 1ª Rassegna Enogastronomica del
Parco Oglio Noord e, sempre nel corso del 2005, si svolgerà
nel territorio bergamasco del Parco Oglio Nord la 3ª Confe-
renza delle Aree Protette Bergamasche.
Sarà inoltre proposta l’istituzione del Premio Sora che
annualmente verrà conferito a chi si è particolarmente
impegnato e distinto nella causa dell’ambiente.
Vigilanza Ecologica
30 Guardie Ecologiche Volontarie hanno ricevuto la divi-
sa ed il primo automezzo in dotazione. Il 12/3/2005 si
svolgerà a Soncino un corso di aggiornamento aperto a
tutte le GEV della Regione Lombardia.
Infrastrutture e Interventi Fluviali
Nel 2005 il Parco inizierà ad occuparsi, per quanto di
sua competenza, di gestione sostenibile delle acque.
Attività Estrattiva
È stata definita la convenzione di un’altra cava, prevista dal
Piano provinciale di Cremona entrato in vigore prima del PTC.
Per il futuro non sarà più possibile aprire nuove cave nella
prima fascia di tutela, mentre sarà possibile farlo nella secon-
da fascia ma soltanto con il parere favorevole del Parco.
Gemellaggio con la Franciaal “Cossali”
Nuovo presidente al Parco Oglio Nord
Un gruppo di studenti dell’Istituto Superiore orceano ha
ricambiato l’ospitalità francese
Dopo una settimana, si è definitivamente conclusa (al-
meno ufficialmente parlando) l’esperienza dello scambio
culturale alla quale tredici di noi studenti dell’istituto d’i-
struzione superiore “Grazio Cossali” (accompagnati dalle
professoresse Anni e Capelli, responsabili del progetto)
hanno potuto partecipare assieme ad altrettanti alunni
del liceo di Notre-Dame-des-Aydes di Blois (città nel cen-
tro della Francia).
La “prima parte” di questo scambio ci ha visto, oltre che
ospiti, anche pionieri: siamo partiti dall’Italia che la mag-
gior parte di noi nemmeno conosceva il ragazzo o la ra-
gazza che l’avrebbe ospitata, ma, come da copione, tut-
to è andato bene e siamo stati trattati nelle famiglie come
dei veri e propri figli.
Dal 13 al 18 febbraio abbiamo invece aperto le nostre
case ai ragazzi che ci avevano ospitato. Durante la loro
permanenza abbiamo toccato con le nostre visite le città
di Brescia, Milano, Venezia e Verona visitandone luoghi e
monumenti più famosi; oltre ad aver potuto visitare an-
che il Teatro Grande, La Scala e La Fenice, il museo di
Santa Giulia (e quindi la mostra “Monet, la Senna e le
Ninfee”), quello della Scala e del Settecento Veneziano
“Ca’ Rezzonico”.
Oltre alle mete ufficialmente previste, noi studenti, la do-
menica pomeriggio, abbiamo fatto visitare ai nostri ami-
ci francesi Soncino (e quindi la Rocca e la Casa degli
Stampatori). Quasi ogni sera abbiamo inoltre coinvolto i
nostri corrispondenti con cene tutti assieme, partite di
pallavolo, film e sì, anche discoteca, in quella che è poi
la normale vita di un adolescente italiano.
I nostri ospiti sembrano aver gradito molto, oltre alle bel-
lezze del nostro paese, anche il nostro stile di vita che er-
roneamente tutti pensano simile a quello dei “nostri cu-
gini” francesi che invece, alla nostra età e in città non di
certo sicure come i nostri paesi, non possono disporre
delle nostre libertà. Hanno per di più dimostrato di gradi-
re molto la nostra scuola, in cui i professori tendono ad
essere più vicini e disponibili verso gli studenti che non
severi e autoritari.
È inutile dire che i nostri amici francesi sarebbero rima-
sti con noi ancora per qualche giorno per assaporare
quella che è l’Italia, intesa come persone (che solevano
definire rumorose ma divertenti), sapori (hanno molto
gradito i piatti che le nostre mamme si sono impegnate
a preparare per tutta la settimana) e bellezze architetto-
niche che hanno lasciato molto meravigliati alcuni di lo-
ro che per la prima volta venivano nel nostro Paese.
Come previsto, però, venerdì 18 hanno dovuto ripartire
non senza le lacrime della maggior parte di loro e delle
più sentimentali di noi. Resta comunque la possibilità che
ci si ritrovi con il proprio corrispondente al di fuori del-
l’ambito scolastico.
Dorina Tagliani
Quarta A Igea
6 | ORZIVECCHI BASSAVoceOrzivecchi, Sala Polifunzionale – Ve-
nerdì 10 dicembre 2004… Una se-
rata di “Suoni e Colori” per Beslan…
Diceva così la locandina d’invito ad
una serata a scopo benefico organiz-
zata dalla Sinistra Giovanile della
Bassa Bresciana Occidentale, il cui
ricavato è stato devoluto all’Unicef
nell’ambito del programma destinato
ad aiutare le famiglie colpite dall’ec-
cidio di Beslan.
Il fatto menzionato non ha bisogno di
molte presentazioni: è l’1 settembre
quando la scuola di Beslan viene
presa in ostaggio da un gruppo di
terroristi ceceni che, a seguito di un
raid delle forze speciali russe, provo-
cano la morte di 330 persone di cui
più di 150 bambini.
Lo scopo della serata e la sua realiz-
zazione meritano una qualche consi-
derazione, trattandosi di un lodevole
tentativo per non dimenticare.
Capita infatti, sempre più spesso,
che la nostra vita frenetica e il ripe-
tersi di episodi di violenza in molte
parti del mondo trasformino queste
crudeltà inaudite in fatti coinvolgenti
emotivamente (forse anche per effet-
to del bombardamento dei mass me-
dia), che diventano sbiaditi e lontani
col passare del tempo. I morti invece
chiedono giustizia, memoria, verità!
E i sopravvissuti urlano la loro rabbia…
La serata di Orzivecchi si è aperta
con la proiezione di fotografie e do-
cumenti che hanno mostrato lo sgo-
mento e la disperazione negli occhi
di molte mamme e lo sguardo inno-
cente di molti bambini smarriti. Attor-
no alle immagini alcuni pannelli rac-
coglievano i disegni dei compagni di
scuola dei bambini uccisi che sem-
bravano urlare con forza che la mor-
te ha colori accesi perché lascia un
segno indelebile nelle menti di coloro
che l’hanno vista passare accanto.
Poi è cominciata la musica… Due
ore di suoni e canzoni in cui Riccar-
do Maffoni ed Enrico Mantovani si
sono alternati, poi uniti, dando il me-
glio di loro stessi. La sala conteneva
solo un centinaio di persone: diciamo
“solo” perché, pur essendo un nu-
mero consistente di questi tempi per
delle esibizioni pubbliche del genere,
tuttavia, visto lo scopo della serata, la
presenza poteva essere decisamente
maggiore!
Nonostante ciò la stanza sembrava
gremita di gente coinvolta dalla mu-
sica, con un Enrico travolgente e
scatenato che ha trascinato l’im-
peccabile Riky in un crescendo di
emozioni.
Pubblico in piedi, a scandire il ritmo
battendo le mani… la passione at-
torno alla musica che ancora una
volta ricorda quanto sia tangibile la
parola “insieme”, quando c’è parteci-
pazione.
Infatti “partecipazione” rappresenta
l’ingrediente indispensabile per ren-
dere viva la memoria e l’identità, per
favorire il nostro essere protagonisti
nella vita anche attraverso semplici
gesti concreti quali un concerto.
Infine un suggerimento… torniamo
ad ascoltare musica dal vivo: dà mol-
to più calore di quanto ci possano
trasmettere le pur sofisticate incisio-
ni ascoltate nei nostri tecnologica-
mente avanzati impianti stereo.
Luisa Paccani
Come ogni anno, il 2 febbraio, gior-
no della Candelora, la comunità di
Orzivecchi torna in devoto pellegri-
naggio presso l’antico Santuario
della Pieve, dedicato a Santa Maria
Assunta, per implorare dalla Ma-
donna “la pace giusta e duratura” e
la protezione per i soldati in guerra.
Sono previsti due momenti di pre-
ghiera: la messa solenne celebrata
al mattino dal parroco don Franco
Cavalli e il rosario del pomeriggio.
La visita annuale alla Pieve intende
adempiere un voto che risale all’an-
no 1915, quando, allo scoppio della
prima guerra, il parroco del tempo,
don Bernardo Anni, affidò alla prote-
zione della Vergine i giovani che
partivano per il fronte, istituendo la
celebrazione, il 2 febbraio di ogni
anno, di questa particolare festa or-
ceana della pace. Don Anni nutriva
una venerazione particolare per la
Madonna della Pieve e durante i
lunghi anni di guerra, del primo e
del secondo conflitto, promosse
ogni mese una processione al San-
tuario, radunando presso l’antica
chiesa le mamme, le spose, le fi-
danzate dei giovani chiamati alle ar-
mi. Il vecchio parroco considerava la
Pieve come la “culla dei fasti par-
rocchiali” e nel 1940 ottenne dal ve-
scovo, monsignor Giacinto Tredici,
che tornasse ad essere assegnata
alla parrocchia di Orzivecchi, dopo
che per secoli, dal lontano 1383,
era stata affidata al diritto della par-
rocchia di Orzinuovi. Fu un grande
regalo per i suoi parrocchiani che
attribuivano alla Madonna della Pie-
ve numerosi interventi miracolosi e
ancora si raccontavano di padre in
figlio di quella volta in cui la statua
della Madonna aveva versato grosse
lacrime perché il Bambin Gesù le
era stato tolto ed era stato portato
nella chiesa di Orzinuovi. Negli ulti-
mi anni la sezione Combattenti e
Reduci di Orzivecchi si è incaricata
direttamente della cura dell’edificio,
che presentava evidenti i segni del
tempo, provvedendo al rifacimento
del tetto, alla sistemazione dell’in-
gresso, alla posa presso il viale di
accesso di una colonna spezzata
che ricorda suor Annelvira Ossoli e
suor Isidora Solari, le due religiose
orceane che hanno dato la vita in
terra di missione, in Africa, per assi-
stere gli ammalati. L’antica Pieve è
ormai diventata per gli ex combat-
tenti il luogo di tutte le celebrazioni
ufficiali di carattere religioso e degli
incontri destinati alla discussione
dei problemi dell’associazione, gui-
data dal dottor Giuseppe Valcamoni-
co. L’ultimo impegno del gruppo è
stata la pubblicazione del libro dello
storico Lino Cominotti, “La Pieve del
Bigollio”, che ricostruisce la mille-
naria storia della chiesa, eretta nel-
la campagna a nord di Orzivecchi ed
alla quale un tempo facevano capo
tutte le comunità dei dintorni. “An-
che quest’anno abbiamo festeggiato
“dolcemente” il voto alla nostra Ma-
donna della Pieve distribuendo lat-
tughe e pasticcini agli anziani ul-
traottantenni, agli ammalati, agli
ospiti della casa di riposo” informa il
presidente Valcamonico. In occasio-
ne della festa del voto infatti mogli e
mamme dei 212 simpatizzanti del-
l’Associazione Combattenti (il grup-
po dei Reduci ancora in vita invece
diventa purtroppo sempre più esi-
guo e resta composto ormai soltan-
to da 16 anziani) preparano, secon-
do i metodi e con gli ingredienti
delle antiche ricette nostrane, i dol-
ci che vengono confezionati in tanti
pacchetti e recapitati dai volontari
nelle case dei nonni e delle nonne.
R. C.
Pellegrinaggio alla Pieve
Amici della Disciplina di OrzivecchiOnlus
PRESENTA
L’amur èl fénés e Le palanche le restaCOMMEDIA DIALETTALE IN TRE ATTI DI MARIA FILIPPINI
Regia e adattamentoTERESINA CHIAPPANI – EMANUELE BELLINI
SABATO 12 MARZO 2005ORE 20,30 – SALA POLIFUNZIONALE
VIA MATTEOTTI N. 33/1 – ORZIVECCHI (BS)
Personaggi & InterpretiEMMA (vedova due volte) Serafina CornacchiariADELAIDE (prima suocera) Resi MagriFILOMENA (seconda suocera) Ines TanghettiLUCIA (la serva) Giusy ChiappaniGIULIA (amica di Emma) Paola MorelliOSVALDO (il dottore) Mario ZilianiCARLO (il portinaio) Oscar CoccoliDON REDENZIO (il parroco) Valter ChiappaniMARCELLO (professore e poeta) Stefano TolottiANGELO (amico di Adelaide) Emanuele BelliniGIOVANNI (amico di Filomena) Diego FedrigoEDOARDO (amministratore beni delle suocere) Morris Gazzoli
INGRESSOofferta libera – fra tutti i presenti sarà estratta una porchetta
SI RINGRAZIALa Banca di Credito Cooperativo di Pompiano e Franciacorta
Il signor Benedetti Franco in collaborazione con Ceramiche EMMEPI Srl – RudianoL’Azienda agricola Valtulini Bartolomeo e figli - Orzivecchi
Manda le tue lettere a:
Una serata di solidarietà
POMPIANO | 7BASSAVoce
Calcio “malato”, schiavo del business, dominato da puri in-
teressi economici…? Forse! Ma non sempre è così. A di-
mostrare che il vecchio calcio “dei valori” esiste ancora, c’è
l’Uso Pompiano, squadra che milita nel girone A di Prima
Categoria. A presentarci questa società decisamente parti-
colare è il Segretario, Paolo Calzoni, attraverso un’intervista
rilasciata ad un giornale specializzato ad inizio stagione e a
noi confermata, con lo stesso entusiasmo in questi giorni.
“Una delle principali caratteristiche dell’Uso Pompiano è,
come dice il nome (la sigla Uso sta per Unione Sportiva
Oratoriale), il suo legame strettissimo con il mondo parroc-
chiale. L’estate scorsa la vecchia società si è sciolta ma,
grazie all’interessamento del sacerdote don Maurizio Finaz-
zi, la squadra ha potuto sopravvivere e alla nuova guida sia-
mo subentrati noi. I vertici societari sono stati completa-
mente rinnovati: la presidenza è stata affidata a Massimo
Bonisoli, il ruolo di direttore sportivo a Giuliano Roncali e la
tesoreria a Serafino Bertuletti… senza dimenticare il ma-
gazziniere/factotum Andrea Boscolo”.
Quali sono gli obiettivi della vostra gestione?
Ciò che sta particolarmente a cuore alla nuova dirigenza è
la valorizzazione dei giovani di Pompiano, una squadra di
calcio può rappresentare un fondamentale punto di aggre-
gazione per i ragazzi, se è gestita in modo corretto. La so-
cietà, pur avendo preso vita da poco, può già vantare un
settore giovanile efficientissimo, una squadra Csi di amato-
ri ed una femminile di calcio a 7…
Sembra un miracolo se teniamo conto del fatto che i nostri
regolamenti non prevedono retribuzioni o rimborsi spese di
alcun genere.
Non pagate i vostri giocatori?
Non è certo una ssituazione comune…
Nello statuto che regolamenta l’Uso Pompiano, un posto di
assoluto rilievo va al carattere assolutamente volontaristico
della società: nessuno, dal presidente, all’allenatore, ai gio-
catori riceve stipendi di alcun genere, ci sorreggono la pas-
sione e la valorizzazione del nostro vivaio.
Giovani a parte, come siete riusciti a convincere gli altri gio-
catori a sposare questo vostro progetto?
Le altre società offrono almeno un rimborso spese…
Abbiamo tesserato calciatori senza contratto che non vede-
vano l’ora di scendere in campo per dimostrare il loro valo-
re e poter strappare, l’anno prossimo, un contratto con
qualche altra squadra. È una sorta di patto reciproco: noi
offriamo una vetrina a giocatori che rischierebbero l’inatti-
vità e questi elementi mettono al nostro servizio la loro
esperienza per aiutare i prodotti del nostro vivaio a matura-
re, così da poter formare, negli anni a venire, l’ossatura del-
la squadra. L’unica figura professionale che percepisce un
compenso è il massaggiatore, a Pompiano non c’è nessu-
no come lui, per cui saremmo stati costretti a cercare altro-
ve e sarebbe stato molto più costoso. Insomma non pa-
ghiamo ma non facciamo nemmeno pagare l’ingresso allo
stadio (all’interno dell’oratorio). L’entrata è sempre gratuita
e, per questo, ogni domenica abbiamo circa 200 persone
che ci seguono con affetto.
Siete inseriti nel caampionato di Prima, una categoria abba-
stanza impegnativa. Non può essere rischioso affrontare
una stagione agonistica con una squadra costruita in que-
sto modo così particolare? Come affronterete laa concorren-
za di squadre che invece non hanno ri-
serve sulle questioni finanziarie e posso-
no vantare budget considerevoli?
L’Uso Pompiano non punta certo a vin-
cere il campionato. Abbiamo deciso di
non ripartire dalla Terza Categoria ma di
valorizzare l’enorme lavoro svolto dalla
precedente presidenza. Il nostro obietti-
vo, ripeto, è quello di far crescere i gio-
vani. Le questioni agonistiche ci interes-
sano fino ad un certo punto. Salvarsi
sarà un miracolo, ma non credo appartenga alla categoria
dell’impossibile, le nostre motivazioni sono tante e possono
appianare eventuali difficoltà tecniche. Non vogliamo, in-
somma, recitare la parte della vittima sacrificale, ma gioca-
re ogni domenica, consci dei nostri limiti dando però sem-
pre il massimo.
Quando i vostri ragazzi avranno fatto esperienza, cosa li
tratterrà ddall’andarsene dall’Uso Pompiano?
Nulla. Se qualcuno dei nostri giovani riceverà un’offerta al-
lettante, e lo dovrà essere anche per la società visto che c’è
un contratto, non lo ostacoleremo e valuteremo il da farsi.
Che rapporto avete con il territorio e con l’Amministrazione
Comuunale?
La nostra articolazione con il territorio è strettissima e non
potrebbe essere altrimenti. Il nostro principale sponsor è
l’Oratorio, che ha pagato l’iscrizione delle varie squadre ai
rispettivi campionati, ma anche il Comune e la Banca di
Credito Cooperativo di Pompiano ci hanno fornito aiuti eco-
nomici.
Questa politica di annullamento dei costi è una vostra pe-
culiarità o sarà vincolante anche per le prossime gestioni?
Fra quattro anni il nostro mandato terminerà ed allora si vo-
terà per rinnovare la società. Se non verremo riconfermati
alla guida dell’Uso Pompiano, la dirigenza che subentrerà
sarà vincolata dallo statuto per cui non sarà possibile cam-
biare il sistema di gestione. Ricordo che i gruppi dirigenzia-
li si alternano ma il vero “padrone” è e rimarrà l’Oratorio.
È sicuramente una bella opportunità educativa per i nume-
rosi bambini e ragazzi di Pompiano, Zurlengo e Gerola che
intraprendono l’avventura del “pallone” nelle squadre dei
Pulcini, Esordienti e Giovanissimi all’interno di un ambiente
di questo tipo.
Ebbene, esiste ancora il calcio “sano”, con la giusta dose di
competizione ma dove prevale il divertimento e, soprattut-
to, la grande passione… A Pompiano sembra proprio di sì!
E FORZA POMPIANO!!!
Stefania Biatta
Sport
A Pompiano…vince la passione! Un volume di Enrico Mirani pubblicato da Mas-
setti Rodella Editori di Roccafranca per ricorda-
re il lungo cammino di una realtà creditizia ai
vertici delle BCC italiane
Riportiamo l’intervento di presentazione del Di-
rettore della BCC Luigi Mensi.
In occasione dell’85° di fondazione abbiamo
ritenuto doveroso richiamare alla memoria al-
cuni fatti e personaggi che hanno contribuito a
fare la storia della Banca di Credito Cooperati-
vo di Pompiano e della Franciacorta. Qualcuno
la potrà giudicare come una forzatura, di solito
certe pubblicazioni vanno in stampa per il cen-
tenario, ma il nostro intento è solo quello di fis-
sare le tappe del nostro percorso prima che sia
troppo tardi. Prima che i ricordi svaniscano e la
freneticità dei tempi moderni non lasci più spa-
zio per parlare di uomini, spesso gente sempli-
ce e comune, che hanno perseguito con insi-
stenza un nobile ideale: garantire alle comunità
locali gli strumenti necessari per affrancarsi
dalla povertà e dalla miseria contribuendo così
a nobilitare il loro lavoro e le loro capacità imprenditoriali.
Un altro motivo che ci ha spinto a pubblicare questo libro è
la consapevolezza che la nostra Banca sta vivendo un im-
portante momento di trasformazione e siamo convinti che
portare alla luce le proprie radici, soprattutto se ancora sa-
ne e robuste nonostante il tempo trascorso, aiuti non solo a
capire il presente ma anche a trovare la giusta rotta di navi-
gazione per il futuro.
Tra i nostri predecessori troviamo alcune personalità che si
sono distinte per capacità, impegno e rettitudine; come non
ricordare il fondatore monsignor Piazza, il presidente Berga-
maschi, rimasto in carica dal 1919 al 1946, Francesco To-
masini, direttore per quasi quarant’anni e poi presidente. Ma
la nostra storia, come quella di tante altre casse rurali, è le-
gata a doppio filo a quella delle comunità locali e a perso-
naggi minori che con il loro entusiasmo hanno contribuito a
diffondere lo spirito mutualistico. Per questo motivo abbiamo
chiesto al giornalista Enrico Mirani di fare qualcosa di più
che non una raccolta di dati statistici tratti dalla documenta-
zione ufficiale, gli abbiamo chiesto di narrare gli avvenimen-
ti che nel bene e nel male hanno condizionato le scelte stra-
tegiche dei personaggi che, tempo per tempo, hanno deciso
le sorti della nostra banca.
Da queste considerazioni è nata l’idea di affrontare la nostra
storia con taglio giornalistico fissando cinque tappe fonda-
mentali: la costituzione della Cassa Rurale (1919), la crisi e
la rinascita (il dopoguerra), il passaggio da cassa assisten-
ziale ad istituto di credito (anni ’60/’70), lo sviluppo territo-
riale (anni ’90), la banca moderna (2002).
Per facilitare il lettore si è pensato di far precedere ogni
capitolo da una breve descrizione dei principali eventi, di
rilievo nazionale ed internazionale, accaduti in quegli anni
in modo da consentire il giusto inquadramento storico dei
fatti narrati. Il racconto vero e proprio si sviluppa come
una cronaca di fatti e avvenimenti che hanno fatto la sto-
ria della nostra banca. Alla fine di ogni capitolo c’è invece
una breve nota di commento che sottolinea gli effetti che
gli episodi narrati hanno prodotto sul nostro modo di fare
banca. In questo senso emergono chiaramente alcuni
passaggi epocali che possono essere così sintetizzati:
“banca-sacrestia” (quella di don Piazza), “banca-uomo”
(quella di Francesco Tomasini), “banca-azienda” (quella
attuale regolata dai Piani Strategici).
Nel libro si è cercato inoltre di porre massima attenzione al-
la cronologia degli eventi cercando, nei limiti del possibile, di
verificare le date indicate e contribuire così anche ad una
certificazione degli avvenimenti locali che in molti casi va
ben oltre le necessità di questo libro.
Così facendo abbiamo cercato di rendere un servizio anche
alle comunità locali contribuendo a chiarire e a precisare il
susseguirsi di alcuni eventi che hanno fatto la loro storia.
Ampio spazio è stato infine dedicato al materiale fotografico,
in molti casi inedito, che ha richiesto un notevole sforzo di ri-
cerca dei documenti ma che ben testimonia dei personaggi
e degli avvenimenti che hanno fatto la storia della nostra
banca. Il nostro passato è scritto in questo libro, il presente
è davanti ai vostri occhi, del nostro futuro ci occuperemo do-
mani, con il solito grande impegno.
L. M.
85 anni del Credito Cooperativo di Pompiano e Franciacorta
La Cassa delle Comunità
VISIONOVABUSINESS SOLUTIONS
SOLUZIONI AVANZATE DI E-BUSINESSwww.visionova.it
ORATORIO S. G. BOSCO U.S.O. POMPIANO
Organizzano 4 serateper Allenatori e Dirigenti Sportivi
Lunedì 24 gennaio, ore 20.30“ALLENATORI E DIRIGENTI EDUCATORI”
Dottoressa GABRI MARINI
Lunedì 21 febbraio, ore 20.30“SPORT IN ORATORIO”
Don FLAVIO RAINERI Consulente C.S.I.
Lunedì 4 aprile, ore 20.30“LO SPORT È UN GIOCO”MARIANGELA TREBESCHI
esperta del mondo dei più piccoli
Lunedì 2 maggio, ore 20.30“TRA VOLONTARIATO E PROFESSIONALITÀ”
MARCO SIMONINI collaboratore dell’ufficio Oratori
Le nuove leve
8 | MEMORIA BASSAVoce
L’associazione Culturale Communitas della bassa bresciana sta nascendo.Un gruppo di Fondatori (dieci) ne ha tracciato il disegno.Costoro si sono riconosciuti intorno ad un’idea:• creare un’Associazione che riesca a mobilitare la nostra gente ed il nostro territorio al fine di realizzare un progetto culturale, sociale ed economico fondato su precisi valori fondamentali: Democrazia, Solidarietà,
Giustizia ed Equità Sociale, Tolleranza e Rispetto dell’Ambiente.Ora siamo fiduciosi che tante altre braccia e tante altre menti, insieme a noi, vogliano contribuire a costruire l’edificio e farlo grande, colorato e bello.Un’aggregazione aperta a tutti coloro che, in definitiva, condividono i valori fondanti della nostra Repubblica, sanciti dalla Costituzione, perché in quei valori noi ci riconosciamo, li riteniamo ancora di grande attualità e,visto il momento storico in cui viviamo, lungimiranti.Dallo Statuto dell’Associazione:
“l’Associazione si propone di elaborare, promuovere, diffondere una cultura politica che sviluppi l’adesione ai valori della Democrazia espressi nei principi fondamen-tali della Costituzione della Repubblica Italiana, rispondendo alle complesse esigenze della società in trasformazione.”
Il progetto prevede che l’Associazione si strutturi in sezioni tematiche specifiche.
In questa prima fase si sono individuati tre settori di intervento:✔ Sezione Storico-culturale
Già attiva attraverso l’organizzazione delle iniziative:• per la Giornata della Memoria• per la ricostruzione storica dei fatti relativi alla vicenda delle foibe • per la celebrazione del 60° Anniversario della Liberazione Tale sezione si occuperà anche di arte, letteratura, fotografia e musica.
✔ Sezione Socio/Politico – Amministrativa
Dovrà occuparsi dei temi legati alla politica ed al Governo del nostro territorio, organizzando dibattiti, svolgendo ricerche tematiche ed analisi economiche e promuovendo convegni e master rivolti agli Amministra-tori Locali.
✔ Sezione Informazione
Si farà carico della pubblicazione del periodico BassaVoce, del sito internet e delle attività concernenti la comunicazione col territorio, la pubblicazione di iniziative, atti dei convegni e ogni altro materiale prodottodall’Associazione.Siamo consapevoli che il progetto è ambizioso.Riteniamo, tuttavia, che sia necessario ed urgente realizzarlo per riempire un vuoto che negli anni ha penalizzato il nostro territorio, rendendolo incapace di esprimere unitariamente quelle esigenze culturali, socia-li ed economiche cui è necessario dare una prospettiva per il futuro, per lo sviluppo delle nostre popolazioni e del nostro territorio.Ci auguriamo che, proprio per la corposità degli obiettivi ambiziosi che ci proponiamo, molti vogliano condividere la nostra strada.Il nucleo dei fondatori è composto da persone provenienti da diverse realtà locali: San Paolo, Orzinuovi, Orzivecchi, Pompiano, Quinzano, Dello, Villachiara, Comezzano, Cizzago e Lograto.È auspicabile che l’elenco dei comuni della Bassa sia, da subito, completato con adesioni da tutti i paesi.Proprio per consentire a tanti di diventare parte fondante dell’Associazione, abbiamo deciso di organizzare una Assemblea Costituente per il giorno 14 marzo presso il Centro Culturale A. Moro di Orzinuovi alle ore20.45 per presentare l’Associazione e raccogliere adesioni.Tanti cuori, tante braccia e tante idee insieme, per coltivare il futuro della Bassa Bresciana Centrale.
La tragedia delle foibeDue serate di approfondimento.Centro Culturale A. Moro – Orzinuovi
Giovedì 24 febbraio 2005, ore 20.45Intervento introduttivo di Bruna FranceschiniProiezione del Documentario della BBC “Fascist Legacy”
Mercoledì 2 marzo 2005, ore 20.45Testimonianza del prof. Gino Bambara
“La guerra italiana in Jugoslavia: dall’occupazione alle foibe”
Il professor Gino Bambara, dalmata di Zara, ha partecipato allaguerra in Jugoslavia dal 1942 all’autunno del 1943 quale ufficialedella divisione di fanteria “Murge”.Dalla fine della guerra è stato dapprima docente di storia e filoso-fia e infine Preside di uno dei più prestigiosi Licei di Brescia.È un esperto di storia dell’area balcanica, tema sul quale ha pub-blicato numerose opere.
Memorie. A 60 anni da…Associazione Culturale “COMMUNITAS” – Oratorio “JOLLY”IIS “G. Cossali” Orzinuovi – IIS “Sacra Famiglia” di SoncinoI.C. “Giovanni XXIII” di Soncino
ORGANIZZANO“Memorie” a sessant’anni dalla libertà, manifestazioni in occasionedei 60 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e a sessant’anni dalla Liberazione e dalla fine della secon-da guerra mondiale.
18 febbraioAula Magna dell’Istituto Sacra Famiglia di SoncinoLezione di Marcello Pezzetti“La Shoah attraverso la propaganda Nazista”, rivolta agli studenti diSoncino
19 marzo Auditorium Istituto Cossali“Dalle leggi razziali all’entrata in guerra”Lezione di storia rivolta a tutti gli studenti delle scuole organizzatrici
29 aprileSala Cinematografica dell’Oratorio Jolly di Orzinuovi, ore 09.30Incontro con Nedo Fiano sopravvissuto al Campo di AuschwitzIniziativa rivolta ai ragazzi delle varie scuole organizzatrici
Uno speciale ringraziamento, per averci aiutato ad organizzare le ma-nifestazioni, lo rivolgiamo a:
• Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano
• Cooperativa “La Nuvola”
• “Serena” Società Cooperativa Sociale ONLUS - Lograto
MEMORIA | 9BASSAVoce
Il valore della Giornata del Ricordo – LA MEMORIA SENZA OSSESSIONEdi Claudio Magris, dal «Corriere della Sera» (10 febbraio 2005)… Dedicare ufficialmente alcune giornate al ricordo delle vittime di genocidi, massacri, guerre e altre delittuose catastrofi non basta, così come non basta portare un fiore una volta all’anno su una tomba, ma è
un gesto simbolico che, se non è svuotato e ridotto a mera convenzione retorica, ha l’autentico valore e significato di esprimere la presa di coscienza di un’intera comunità nazionale e statale.
La proposta di ricordare insieme – ossia di equiparare – tutte le vittime dei diversi totalitarismi e delle violenze perpetrate anche da regimi e governi non totalitari ha destato discussioni e proteste, talora ingiuste
e talora giustificate.
Ingiuste, se si vuole far differenza tra le vittime, come se alcune avessero più diritto di altre di non morire, di non essere assassinate e dimenticate. Le vittime di Auschwitz esigono, individualmente, di essere ri-
cordate altrettanto quanto le vittime dei gulag staliniani, delle foibe titoiste, del lager di Arbe, in Croazia, e di altri in cui noi italiani abbiamo imitato, contro gli slavi, con zelo i nazisti. Se qualcuno vuole escludere
dalla pietas e dal ricordo l’una o l’altra schiera di vittime, ha torto. E non bisogna scordare che crimini li hanno compiuti non solo i regimi tirannici, ma pure quelli democratici, responsabili di ciniche ecatombi nel
passato più lontano e più recente, massacri che – come quelli che anche adesso si svolgono in tanti Paesi, anche non additati quali Stati canaglia e ignorati dalle televisioni – sono tante volte passati e passano
sotto silenzio, perché il grido di quelle vittime non ha la forza di giungere fino a noi, soffocato da un accorto rumore mediatico assordante.
Ma l’eguaglianza delle vittime non significa eguaglianza delle cause per cui sono morte. I tedeschi morti nel bestiale bombardamento di Dresda non sono meno degni di memoria e rispetto dei caduti americani e
inglesi, ma ciò non può eliminare, in una conciliazione truffaldina in cui come nella notte tutte le vacche sono nere, la sostanziale differenza tra l’Inghilterra di Churchill e la Germania di Hitler. Le vittime delle foibe
– alcune delle quali, antifascisti militanti, sono cadute per mano di coloro che consideravano amici e alleati nella lotta contro il nazifascismo – non valgono meno delle vittime della Shoah. Ma non si possono sto-
ricamente equiparare le foibe alla Shoah e non solo e non tanto per il divario numerico, ma perché in un caso si è trattato del pianificato progetto di sterminio di un popolo intero e nell’altro di una violenza nazio-
nalista-sociale-ideologica, simile a tanti altri episodi accaduti in analoghe circostanze di guerra e di collasso civile, ma non per questo certo meno orribile o più giustificabile…
Riportiamo solo uno stralcio dell’articolo di Claudio Magris, il cui testo completo, assieme ad altro materiale sul tema delle foibe, è reperibile nel nostro sito: www.communitasbs.it
Segnaliamo anche un interessante dossier all’indirizzo: http://www.romacivica.net/anpiroma/DOSSIER/Dossier1a8.htm
“EE peerr mollttii giioorrnnii,, quuaannddoo l’’aabbiittuuddiinnee deeii giioorrnnii liibbeerrii mi sppiinnggee a ceerrccaarree l’’oorraa suullll’’oorroollooggiioo a poollssoo,, mi app-parree innveecee irrooniccaammenntee ill mioo nuovvoo nomme, ill nuumeroo trraappunntoo inn seeggni azzzuurrrroognoolii sotttoo l’’eepiddeermmidde””..
Primo Levi, Se questo è un uomo, 1945-’47
Per non dimenticare
Giorno della memoria:l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, 27 gennaio 1945
Significatodel “Giorno della Memoria”La storia del genere umano ha conosciuto innumerevoli eccidi e stermini. Quello attuato in Europa nelNovecento contro gli ebrei differisce dagli altri per le sue caratteristiche di radicalità e scientificità. Maiera accaduto, ad esempio, che persone abitanti nell’isola di Rodi o in Norvegia venissero arrestate peressere deportate in un luogo (Auschwitz) appositamente destinato ad assassinarle con modalità tecno-logicamente evolute.Per questo si parla di “unicità” della Shoah; definizione che pertanto costituisce il risultato di una com-parazione storica, e non un pregiudiziale rifiuto di essa.Shoah è un vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione. Esso è sempre più utilizzato per de-finire ciò che accadde agli ebrei d’Europa dalla metà degli anni Trenta al 1945 e in particolar modo nelquadriennio finale, caratterizzato dall’attuazione del progetto di sistematica uccisione dell’intera popo-lazione ebraica.Tale progetto venne deciso e concretizzato dal Terzo Reich nel corso della seconda guerra mondiale;venne attuato con la collaborazione parziale o totale dei governi o dei movimenti politici di altri Stati;venne interrotto dalla vittoria militare dell’Alleanza degli Stati antifascisti e dei movimenti di Resisten-za. Se invece i vincitori fossero stati la Germania nazista, l’Italia fascista, la Francia di Vichy, la Croaziadegli ustascia eccetera, non un solo ebreo sarebbe rimasto in vita nei territori controllati da questi.Ricordarsi di quelle vittime serve a mantenere memoria delle loro esistenze e del perché esse vennerotroncate. E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro.Molti Stati hanno istituito un “giorno della memoria”. L’Italia lo ha fissato al 27 gennaio: la data in cuinel 1945 fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz. In effetti altri ebrei, d’Italia e d’Europa, venne-ro uccisi nelle settimane seguenti.Ma la data della Liberazione di quel campo è stata giudicata più adatta di altre a simboleggiare la Shoahe la sua fine.Ovviamente la Shoah fu un evento storico interrelato con gli altri avvenimenti storici; per questo la leg-ge italiana indica altri gruppi di persone la cui memoria va mantenuta viva: coloro che, a rischio dellapropria vita, combatterono il fascismo e il nazismo e coloro che comunque contrastarono lo sterminioe salvarono delle vite.
LE VITTIME ITALIANE
Nel corso della seconda guerra mondiale circa 40.000 italiani furono strappati dalle loro case dai mili-ti della Repubblica Sociale o dalle truppe tedesche di occupazione e deportati nei Lager che i nazistiavevano allestito in tutta Europa per l’eliminazione fisica di milioni di uomini, di donne e di bambini:ebrei, ma anche oppositori politici, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova. Dei deportati italiani, cir-ca 8.000 furono gli ebrei e circa 30.000 i partigiani, gli antifascisti, i lavoratori, questi ultimi arrestatiin gran parte dopo gli scioperi del marzo 1944. Solo uno su 10 fece ritorno: il 90% finì i suoi giorni an-nientato dalla macchina hitleriana dello sterminio.
Zeichne, was Du siehstDisegna ciò che vedi
“Disegna ciò che vedi” furono le parole di mio padre dopo che gli avevo portato di nascosto, all´inter-no del campo maschile, il disegno di un pupazzo di neve.Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin.Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente infantile. Spinta dalle parole di miopadre mi sentii chiamata, da quel momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidianadel Ghetto. Queste immagini, che mi avrebbero profondamente segnato, hanno posto fine alla mia in-fanzia. Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell’“alloggio delle ragazze” L410, dove avevo un po-sto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevola strada. Tenendo un blocco sulle ginocchia disegnavo dal mio letto tutto quello che vedevo e vivevo.Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili delle baracche. Nel trasporto verso Te-rezin avevo portato con me un blocco da disegno, una cassetta di acquerelli, pastelli e matite colora-te. I colori mi durarono per quasi tre anni. Il prezioso blocco da disegno che avevo portato da casa erafinito presto e in seguito ho usato qualsiasi tipo di carta mi fosse possibile trovare. In questo modo horealizzato quasi 100 disegni.Accanto alle immagini che documentavano la vita quotidiana del Ghetto, annotavo le mie esperienzepersonali. Quando nel 1944 fui deportata ad Auschwitz con mia madre, tre giorni dopo la partenza dimio padre per la stessa meta, lasciai i disegni e il diario in custodia a mio zio, che li nascose e riuscìa salvarli. Subito dopo la Liberazione, nell’estate del 1945, quando i ricordi erano ancora vivissimi nel-la mia mente, ho completato i miei ricordi di Terezin e ho descritto ciò che sperimentai nei Lager suc-cessivi, dove non ebbi più la possibilità di disegnare o scrivere.Non c´è nessuna fotografia relativa a quei giorni, pertanto i disegni ne sono l´unico documento visivo.Spero di avere fornito in questo modo una viva, convincente e durevole testimonianza, che possa con-tribuire a non far cadere il passato nell´oblio e a impedire il ripetersi di qualcosa di simile!
10 | SPAZIO CULTURA BASSAVoceLa premessa ad una rubrica specialistica può essere un qualcosa di superfluo
se si vuole, ma tuttavia necessario per delineare gli orizzonti che tale spazio
dovrà assumere per tutta la durata di quest’avventura editoriale.
L’idea vera (in ogni senso) di “communitas” sbuca allora anche da questo neo-
nato angolo di cultura piccola, piccola nel senso di taglia non di spessore, che
tutti insieme cercheremo di tener vivo. L’ispirazione che ci spinge a credere in
questo progetto è quella appunto di offrire ai comuni lettori, a ogni cittadino di
buona volontà, l’idea che la cultura non sia un qualcosa di lontano, un sapere
nozionistico, difficile da digerire, ma che in realtà sia vicino a noi più di quan-
to si pensi.
Recensioni di libri, cinema, musica, poesie, racconti, racconti a puntate (ma-
gari romanzi d’appendice, i feuilleton) tutto sarà messo al servizio della crea-
zione e dell’informazione; daremo respiro alle iniziative promosse sul nostro
territorio, e nello stesso tempo la possibilità, a chi non ha mai pubblicato al-
cunché, che parte del proprio lavoro venga letto da molte persone: affinché
i nostri desideri non vengano rinchiusi in cantine logore, in solitudine, ma
sfogliati alla luce del sole.
“Vite, Parole”
Apriamo questa rubrica con due poesie di Maria Alloisio, poetessa orceana,
che ci avvicina ad un mondo fatto di piccole cose e di gesti umili, in una sor-
ta di viaggio attraverso la scoperta di un’esistenza sofferta e meravigliosa al-
lo stesso tempo, e la ricerca della natura benigna che riscatti magicamente
l’essere umano dal dolore sottile del vivere quotidiano.
Nel 2003 pubblica la raccolta di versi “Libertà di pelle” in collaborazione con
il circolo poetico “Correnti” di Crema.
Non trattenere il tuo cieloPiccola corporatura minutaalza lo sguardonon trattenere il tuo cielonon scordare il tuo nome,non dimenticare di ammorbidire le buche.Ogni tuo leggero movimentoaccende il colore amaranto dei tetti,ogni tuo soffio lungo la stradinaallarga le labbra del volo del picchio,ogni tuo vangare nelle colle dell’ortoapre la strada dell’ombelico,ogni tuo ballo in mezzo al frumentoamplia le pupille del maschio.
Piccola corporatura minutaalza lo sguardonon trattenere il tuo cielole tue mani falle affluire nel fiume di temperai tuoi occhi depositali nei libri di canti latini i tuoi spazi adornali di profumi di erbe mediche.
Allora il cieloTi solleveràe per magia e forza entrerai nel labirinto della realtà.
Si è addormentato il ventoSento le braccia pesanti,toccano le profondità di interminabili paludi.Il vento non riesce ad alzarlesi spaventa,torna tra i boschi cerca formule magiche.
Le calde parole dietro la stufasi sono stancate di bollire e ribollire,chiamano a voce alta il vento.
Il risveglioGli angeli trovano il ventoimpregnano il suo mantello di oli essenziali,invocano le profondità del lagola leggerezza dei cigniil discorrere dei pini.Da lontano il vento riprende le sue scarpesolleva le mie braccianutre di ninfa il viso stanco.
Un punto fisso
Ero rimasto seduto, sprofondato nella poltroncina di velluto, come quelle
che arredano la platea d’un vecchio teatro, nell’auditorium del conserva-
torio di Brescia affollato da molte persone. Nell’atrio d’ingresso, sopra un
lungo tavolo coperto da un drappo giallo, erano accatastati a piramide i
libri divisi per titolo, ma non m’ero fermato, quei libri li avevo già letti tut-
ti, anche l’ultimo Lettere contro la guerra che di lì a poco lo scrittore Ti-
ziano Terzani, testimone leale della nostra era, avrebbe presentato. Tizia-
no Terzani, giornalista, inviato di guerra, scrittore era venuto di persona a
Brescia a testimoniare la sua convinzione di pace, non una semplice pre-
sa di posizione politica, un modo di porsi, ma una certezza maturata che
emergeva dal suo animo e dall’esperienza vissuta nelle zone di guerra do-
ve se l’era sentita bruciare sulla pelle quella follia d’alienazione umana.
Era stato negli angoli più remoti del mondo come corrispondente di guer-
ra, scrivendo di quei deliri umani, respirando il bruciare della carne in quei
luoghi, tanti, di naufragio dell’umanità; sempre alla ricerca spasmodica
dei perché, delle risposte alle domande scavando nel fondo della coscien-
za d’uomo, trovando pur sempre una lieve speranza di ottimismo, con la
sua perenne voglia di raccontare, di esserci, di testimoniare in diretta dai
buchi neri della sofferenza.
Non si fece attendere, si presentò con un ampio sorriso che increspava il
viso coperto da una folta barba bianca, il collo avvolto da alcune piccole
kata, le sciarpe benedette tibetane di seta, che fluttuavano sull’abito bian-
co che copriva i leggeri candidi pantaloni asiatici quasi sino ai piedi, cal-
zava sandali di cuoio fatti a mano, i capelli raccolti a coda di cavallo gli
conferivano una nuova figura ascetica; se lo avessi incontrato sulle scale
di qualche tempio induista di Calcutta o di Kathmandu, gli avrei allunga-
to una monetina per aggraziarmi la benedizione di un sant’uomo. Era un
Terzani cambiato rispetto alle foto di retro copertina che ero abituato a ve-
dere, un uomo in perfetta forma con eleganti baffi e un vestito bianco di
buon taglio, impeccabile con la valigia in mano, mentre scendeva da un
treno malconcio e si immergeva in una miriade di persone, in quell’uma-
nità irrequieta d’oriente in perenne movimento che affolla qualche remo-
ta stazione dell’Asia.
Era forse un modo per comunicare, per manifestare anche esteriormente
una metamorfosi, lenta ma profonda che prima l’uomo Terzani, poi il gior-
nalista e infine lo scrittore stava intraprendendo. Non un cambiamento,
ma un mutare di visioni, sempre più nuove e ampie che si stagliavano al-
l’orizzonte salendo la montagna della sua vita. Chi lo avrebbe pensato che
quell’uomo dinnanzi a noi che paralizzò l’attenzione per più di due ore
nella sala, era in viaggio! Questa volta dentro se stesso, dentro la malat-
tia. Ricordo che alla fine una persona del pubblico chiese il perché di que-
sto suo vestire e presentarsi da asceta, così diverso dal passato; disse
con calma – “Un giorno le risponderò…”.
La risposta è nel suo ultimo libro Un Altro Giro di Giostra.
“Signor Terzani – inizia il libro – Lei ha il cancro…”. Ne segue il suo pen-
siero – “Nel silenzio rotto solo dal frusciare delle auto sull’asfalto bagna-
to della strada e da quello delle suore sul linoleum del corridoio, mi ven-
ne in mente un’immagine di me che da allora mi accompagna. Mi parve
che tutta la mia vita fosse stata come su una giostra: fin dall’inizio m’era
toccato il cavallo bianco e su quello avevo girato e dondolato a mio pia-
cimento senza che mai, mai qualcuno fosse venuto a chiedermi se avevo
il biglietto. No. Davvero il biglietto non ce l’avevo. Tutta la vita avevo viag-
giato a ufo! Bene: ora passava il controllore, pagavo il dovuto e, se mi an-
dava bene, magari riuscivo anche a fare… un altro giro di giostra”.
La notizia della sua morte mi prende quando mancano poche pagine alla
fine della lettura del libro, dell’ultimo viaggio di Tiziano Terzani… l’ultimo
suo giro di giostra. È un viaggio dentro se stesso, di chi conosce all’im-
provviso d’avere una scadenza, quella che in fin dei conti tutti abbiamo,
ma che esorcizziamo ogni mattino quando ci alziamo con la vana illusio-
ne di essere eterni. Ponendosi gli interrogativi di tutti Terzani va alla spa-
smodica ricerca di una panacea utopica che aggiusti il malanno, cullan-
do l’illusione o accettando il fato sino all’auto-ironia. Questo ultimo libro
è soprattutto un dialogo diretto, senza mezze falsità, con l’altra metà del-
la vita: la morte; emerge una positività crescente che matura nella ricer-
ca di una pace e di una ricchezza interiore e nella consapevolezza che
nulla è eterno.
“Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che nien-
te, mai ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta. E io so-
no particolarmente fortunato perché, ora più che mai, ogni giorno è dav-
vero un altro giro di giostra”.
Quando stamane leggo le ultime righe del libro, Tiziano Terzani ha già fat-
to il suo ultimo “giro di giostra”.
A Tiziano Terzani Emergency, l’associazione che “ricuce” le dolorose feri-
te delle guerre, ha intitolato il terzo ospedale in Afganistan a Lashkar-Gah;
attivo dall’autunno del 2004.
Valerio Gardoni
Il 9 dicembre 1964 Coltrane, sassofonista che già giovanissimo aveva di-
viso palchi e incisioni con personaggi quali Miles Davis e Theolonious
Monk, entrò in studio per realizzare musicalmente ciò che la sua nuova
ispirazione spirituale gli aveva dettato, proseguendo un cammino che da-
gli abissi infernali alimentati da droga e alcol (un classico), l’aveva condot-
to verso la luce dell’ispirazione e della redenzione definitiva.
Non sembrino troppo altisonanti i termini qui usati: per capire a fondo que-
sto disco bisogna tentare di comprendere la rinascita religiosa di Coltrane,
e, oltremodo, l’ambito storico e sociale che hanno portato alla scrittura di
quelle note.
“A love supreme” è, già dal titolo, l’affermazione di uno stato di purezza ri-
conosciuta, legato alla nuova vita dell’artista che si riconciliava con Dio, il
suo Dio personale, facendosi carico contemporaneamente della volontà di
riscatto del popolo afro-americano che ancora subiva discriminazioni poli-
tiche, sociali, umane.
I tempi sembravano pronti per la nuova società predicata in quei giorni da
Martin Luther King e che Coltrane voleva ribadire a modo suo con moda-
lità sonore totalmente nuove.
I musicisti che entrarono con lui in studio (McCoy Tyner, pianoforte, J. Gar-
rison al basso e E. Jones ai tamburi) testimonieranno spesso delle poche
indicazioni che Coltrane fornì sugli accordi da usare e sulle loro variazioni
tonali, gestendo piuttosto la registrazione affidandosi al “sentire” dei mu-
sicisti trascinati a loro volta dal carisma del leader. Ciò che uscì da quelle
poche ore di sessioni era il compimento di tutti percorsi che il jazz tenta-
va di realizzare per poter uscire dalla fase modale che ancora permeava il
periodo be-bop verso le nuove libertà garantite dal free-jazz.
L’andamento irregolare del percorso sonoro, a volte sfrontato e poi subito
quieto, il sound materico e la sovrapposizione degli strumenti alternato al-
l’evanescenza leggera del tema principale, sembravano ricalcare la ricer-
ca di nuovi linguaggi, non facili, non condiscendenti ma capaci di aprire la
nuova via del jazz. Quei suoni che infuocarono anche la nuova coscienza
civile che alimentava le strade americane a metà anni Sessanta.
Gli amanti del jazz, ma non solo, il popolo più aperto del rock’n roll, e gli
ambienti universitari più liberal fecero di quel disco un’icona, il simbolo di
una rivoluzione idealista che stava montando.
Le reazioni della critica, abituata ad un Coltrane più moderato, furono al-
terne e non poche furono le stroncature. “A love supreme” tuttavia non era
solo una composizione jazz, era un canto interiore espresso anche vocal-
mente all’interno del primo brano dal musicista, era un invito ad uno
sguardo superiore, un invito alla riflessione, un’invito all’amore supremo.
Ottimo compendio all’ascolto dell’album è un testo uscito nel 2004 per i
tipi de “Il Saggiatore” titolato “A Love supreme – Storia del capolavoro di
J. Coltrane” a cura di A. Khan, contenente interviste e curiosità che faran-
no capire meglio la genesi creativa del capolavoro.
Angelo Zucchi
L’ultimo giro di giostra
Rubrica Poesia
Storia del capolavoro “A Love supreme” di John Coltrane
Quarant’anni di amore supremo
SPAZIO CULTURA | 11BASSAVoce
Piccole onde accarezzavano la spiaggia, l’odore denso
della salsedine saliva dal mare, si mescolava con il profu-
mo dolce dei fiori e della natura esplosa, rigogliosa dopo il
passaggio annuale dei monsoni. Bilu se ne stava seduta,
sola sull’arena candida, appoggiata a una palma dal tron-
co flesso quasi inginocchiato sull’infinito blu del mare, la
verde chioma riflessa nelle basse acque cristalline della
risacca. I lunghi capelli neri erano stretti a coda di cavallo
da una piccola ghirlanda di fiori rossi, scendevano lisci e
lucenti ad accarezzare le esili spalle sul sari color giallo
ocra ricamato di rosso; sul vestito i capelli sembravano un
fiume in un campo di riso maturo, esaltavano l’acerba bel-
lezza. Era l’unico attimo di vita magica rimasto per Bilu,
tutto suo, si sentiva protetta da quell’attimo, tornava quel
che era, una bambina, in quel momento del giorno in cui
chiudeva via l’inquietudine, la paura, l’orrore e la sua
anima si lasciava cullare dal vento, libera di volare mentre
il profumo del mare le accarezzava il cuore. La settimana
seguente sarebbe arrivato il giorno del suo tredicesimo
compleanno, ma da quando il nonno se ne era andato per
Bilu il sapore della vita era cambiato.
Da quando aveva imparato a camminare, all’ombra stella-
ta di quella palma, Bilu veniva ad aspettare il nonno, corre-
va inciampando, incurante delle grida della madre, scende-
va di gran corsa dalla collina quando il sole inondava il
mondo. Stava seduta con lo sguardo fisso all’orizzonte,
dove il cielo incontra il mare, in attesa che la sagoma della
barca col lungo bilanciere del nonno prendesse forma nel
miraggio ondeggiante della calura. Spinta dalla risacca l’e-
sile barca si insabbiava sulla spiaggia, il nonno col viso bru-
nito dal sole e segnato dalle rughe arrivava sorridente tra le
reti, lo sbattere della piccola vela e il canestro dei pesci. Bilu
correva a riscuotere l’abbraccio come paga per la costante
attesa. Alla spiaggia la piccola e il nonno ci ritornavano
all’ora tarda, quando il sole, dopo aver navigato solcando il
cielo e lottando con le nuvole, se ne tornava a dormire stan-
co in fondo al mare. A quell’ora la calura del giorno dava
respiro, la brezza correva sul mare placido e tutto intorno si
infuocava d’un rosso tramonto. Bilu e il nonno se ne stava-
no lì alla fine del giorno ad ammirare il miracolo dell’eterna
fiaba della vita, ad ascoltare il sussurrare ansimante della
risacca, guardando l’orizzonte purpureo e la linea delle
palme che correva all’infinito sulla spiaggia, respirando
ogni sera, ogni volta come fosse la prima volta il profumo
del paradiso di quel loro piccolo mondo.
- Chissà come sarà il Nirvana, non saprei immaginare
un paradiso più bello di questo ! – esclamava ammirato
il vecchio.
Bilu chiedeva spesso al nonno di raccontarle la storia della
sua nascita e il vecchio paziente non si faceva pregare.
- Sai, Bilu, quella sera che sei nata il mondo era rosso
come adesso, mi ero messo un sarong nuovo, una fascia
gialla ai fianchi, un poco di unguento sui capelli e la mia
pelle era profumata con l’olio di sandalo. Le offerte che la
nonna aveva preparato sulla foglia di banano erano magni-
fiche e abbondanti: petali di rosa, riso, burro e intorno i fiori
rossi e carnosi del bilu-bilu. Prima che il sole tornasse nel
mare ero salito al tempio con le offerte, per ingraziarmi gli
Dei per la tua sorte, volevo che tu fossi bella come il nostro
“paradiso”. Poi tornai sulla spiaggia e quando vidi la luna
salire dal mare e allinearsi con la prima stella lucente all’o-
rizzonte, qualcuno venne di corsa a chiamarmi, tu eri nata,
piccola mia, piangevi, ma eri già bellissima. Ho voluto che
il tuo nome fosse Bilu come i fiori, i bilu-bilu rossi dei
campi prosperosi delle risaie.
Da allora tutte le notti i sogni della piccola Bilu furono illu-
minati dalla luna e dalla stella.
Il vecchio s’era tenuto accanto quella creatura sin dal
primo strillo e ora, nonostante l’età, non aveva mai smes-
so di uscire a pesca in mare perché alla piccola non dove-
va mancare nulla, non doveva soffrire le privazioni che
avevano segnato la misera vita della sua famiglia e del vil-
laggio. Nella saggezza, unico regalo della vecchiaia, sape-
va distinguere con chiarezza il bene dal male, anche dove
e quando il male si traveste da bene. Amava quello strap-
po di paradiso, quell’angolo della grande isola e non aveva
visto di buon occhio la nascita di quelle enormi costruzio-
ni, alte come cento capanne, nate e cresciute con la velo-
cità dei funghi e, forse, con lo stesso veleno. In pochi anni
i palmeti che coronavano quell’angolo di paradiso erano
stati rimossi da macchine infernali, gabbie di cemento che
chiamavano hotel erano stati innalzati più in fretta di quan-
to aveva impiegato lui stesso a costruire la casa-capanna
che ospitava la sua famiglia. Poi una miriade di uomini
dalla pelle colore della carne di pollo aveva invaso la spiag-
gia, stavano per pochi giorni e se ne ritornavano con la
pelle rossa come la carne dei bufali. Il primo del villaggio a
essere attratto dagli invasori fu il padre di Bilu, non ascoltò
le proteste del vecchio, abbandonò il mare per ronzare
come le mosche intorno al nuovo miele, senza pensare alle
api e all’avvertimento del vecchio che gli rammentava che
l’oro affonda mentre i fiori galleggiano. La sfrontata
modernità e il miraggio di facili guadagni strapparono il
padre di Bilu dalla serenità della vita semplice, dal “para-
diso” come lo chiamava il vecchio. Quando Bilu venne al
mondo il padre non c’era, forse stava ronzando intorno a
qualche albergo, a qualche agenzia di affari o stava scom-
mettendo il facile guadagno al combattimento dei galli,
imbottito d’alcol.
Bilu scostò la testa, fece scorrere lo sguardo sulle sagome
degli alberghi che rubavano l’orizzonte, poi guardò il mare
calmo e placido cercando invano la sagoma della piccola
barca del nonno. L’ultima volta, un anno addietro, la vide
arrivare trainata da altri pescatori, il nonno se n’era anda-
to, l’avevano trovato accasciato sulla barca; a Bilu era
rimasto il ricordo del viso sorridente e pacifico del nonno
fra le reti, aveva pensato che anche l’altro paradiso, forse,
era egualmente bello. Passarono pochi giorni dalla matti-
na in cui il fuoco della pira aveva consumato il corpo vuo-
tato dell’animo del vecchio che il padre di Bilu tornò. In
casa ci fu un violento battibecco con la madre, forse suo
padre alzò le mani, ma Bilu non lo seppe, scappò sulla
spiaggia, non era abituata alla violenza, la vita l’aveva
accarezzata con dolcezza come si coglie un fiore di loto,
finché sentì la morsa della mano del padre trascinarla via.
I ricordi si rincorrevano, Bilu respirò profondamente, quasi
sperando che l’aria del mare potesse cauterizzare la ferita
che sanguinava dentro, chiuse gli occhi come volesse
addormentarsi nel suo breve passato, avrebbe voluto lava-
re via, via lo sporco che si sentiva addosso, quell’odore,
quel colore di carne di pollo, quelle strane parole che non
capiva! … Una lacrima scese dagli occhi, trascinando con
sé il colore nero e azzurro che una mano perfida le aveva
disegnato, sembrò scavare un solco sul bellissimo viso da
bambina e si fermò sul rossetto di un rosso esagerato che
ingrandiva oscenamente le sue piccole labbra.
Era successo tutto così in fretta, Bilu era saltata dal para-
diso all’inferno all’improvviso come in un terremoto, un
cataclisma che con un’inaudita violenza l’aveva strappata
dalla favola della fanciullezza per gettarla nella sporcizia.
Era lì seduta il giorno in cui sentì la stretta del padre che,
come un morso crudele, la strappò via, via dall’infanzia.
Poco dopo in una stanza dove c’erano altre bimbe più o
meno della sua età, una donna dai modi sgarbati le aveva
dipinto il volto, infilato un vestito troppo grande che scende-
va da una parte, dall’altra lasciava scoperta una delle sue
esili gambe e si infagottava sul petto. Del dopo ricorda solo
il dolore, il colore della carne di pollo, le risa, la violenza, lo
sporco dentro e le tante facce tutte eguali. Quella notte in
Bilu moriva la bambina, della fanciulla che era in lei non
sarebbe rimasto più nulla; da quella notte Bilu non sognò più
la luna, si era spenta con i sogni di bambina. Quando il
padre la riportava a casa per qualche giorno, Bilu non par-
lava, aveva da tempo smesso di parlare, rifiutava le carezze
della madre; unico rifugio era la spiaggia in quest’ora tarda
del mattino, quando sentiva il modellarsi della sabbia umida
sotto i piedi e il vento di mare sfiorarle il viso ancora mal
truccato, quando si sedeva sotto la palma.
Bilu era lì seduta, all’improvviso aprì gli occhi, trattenne il
fiato, non capiva… Il mare era come scomparso, aveva
abbandonato la spiaggia, provò un’angoscia dentro, la
stessa sensazione di vuoto di quella maledetta prima
notte, le comparve nella mente il volto di quell’uomo stra-
niero, emaciato dall’eccitazione, la bocca ansimante, l’o-
dore dell’alito…
Era la stessa sensazione del prima, poi paralizzata vide il
mare ritornare imponente, ciclopico, scuro…
Un attimo e sentì il suo corpo investito dalla stessa violen-
za terribile di quella prima notte, alle narici tornò l’odore
dell’alito ansimante… La gigantesca onda si prese il suo
corpo all’improvviso, la testa cominciò a roteare col corpo
in un turbine terribile, spaventoso; sentì quella terrificante
sensazione di morte che aveva già provato dentro.
Quando la risacca dello tsunami portò il corpo di Bilu in
fondo al mare, la sua piccola mano stringeva quella del
nonno mentre passeggiavano sulla spiaggia, sul suo volto
i colori del trucco, della violenza erano scomparsi.
- Non temere piccola ora ci sono io, nessuno potrà più farti
del male – La sua anima era tornata bambina, il corpo era
morto con la mostruosa onda; Bilu sorrise, quel corpo era
già morto quella paurosa notte.
Sul mare splendeva la luna allineata alla prima stella
lucente dell’orizzonte.
Nomi, luoghi, riferimenti di questa triste favola sono pura
invenzione della mia fantasia, non così la realtà. In molti,
moltissimi paradisi tropicali il turismo a scopo sessuale
miete più vittime dello tsunami. I bambini e le bambine vio-
lentate dai piaceri perversi offerti dal nostro progresso
sono un numero infinito e incalcolabile; vengono colpiti i
più poveri e indifesi luoghi del sud del mondo che già
devono fare i conti con una natura ostile e molte volte ter-
ribile. Le denunce delle organizzazioni umanitarie impe-
gnate nella difesa dei minori finiscono il più delle volte in
nulla, gettate in mare, trascinate via dall’onda anomala
dell’ipocrisia.
Valerio Gardoni
Si è spentala luna
Ditemi stelle, se lo sapete, cosa mai sta accadendo all’universo:è l’ira divina o una congiura dellla terra per castigare l’uomo?
Dio mi perdoni, non è l’una né l’altra, ma la natura stessa delle cosee:nel ventre della terra c’è un tumulto
che ne sprigiona e sconvolge il mare ed il vulcano.O Signorre, qual è lo scampo se mare e terra congiurano insieme contro di noi?
…Sia pace a te nel giorno in cui sei venuta meno con la tua bellezza,
sia pace a te quando ritornerai ad essere come un tempo il paradiso.Un saluto da ogni essere umano della terraper ognuno di coloro che sono scomparsi,
di coloro che il lupo ha divorato e i falchi hanno straziato.un saluto per ciascuno di quelli che hanno versato una lacrima
e un’offerta per ricostruirti,non elemosina ma giusto tributo di ogni uomo versoo il suo simile.
Hafiz Ibrahim (versi scritti per il terremoto di Messina del 1908)
12 | GLOBALE/LOCALE BASSAVoce
Cosa ha a che fare il mio essere cittadino di un paese della “Bassa” con grandi
questioni quali l’ambiente, i cambiamenti climatici, la pace, la giustizia sociale,
gli squilibri economici mondiali, le speculazioni finanziarie, il turismo mondiale,
eccetera?
Perché non è fuoriluogo su un giornale locale uno spazio dedicato a temi globali?
Oggi il mondo è fortemente intrecciato, interconnesso, interdipendente.
Siamo un tutt’uno dal quale non possiamo chiamarci fuori.
Ma questo non vuol dire che i problemi assumono una dimensione tale da sfug-
girci completamente di mano.
L’hai presente quello che per far colpo si definirebbe butterfly effect?
Un battito di farfalla in Brasile può provocare un tornado nel Texas.
Lo trovi in diverse versioni (quando una farfalla batte le ali a Tokio, può scatenarsi
un uragano in Florida un mese più tardi – quando una farfalla muove le ali nel Nuo-
vo Messico, un tifone scoppia in Giappone) e magari sarebbe anche interessante
risalire alla versione originaria, ma poco importa.
In tutti i casi sta a significare che anche un dettaglio che inizialmente appare tra-
scurabile, alla lunga può avere effetti importanti, e quindi che anche i nostri gesti
quotidiani possono avere conseguenze di non poco conto, soprattutto se vanno ad
aggiungersi a quelli di molto altri.
Non mi ricordo chi, mettendo a confronto la volontà di cambiare il mondo dei re-
centi movimenti di contestazione e di quelli di sessantottina memoria, suggeriva…
“lasciam perdere gli scontri e cominciamo a controllare gli scontrini” invitando a ri-
flettere sull’importanza di gesti individuali che possono dar vita a significative scel-
te collettive, e sul fatto quindi che “voti quando fai la spesa, fai l’assicurazione, de-
positi in banca, investi i risparmi, fai il pieno alla macchina o decidi dove e come
andare in ferie”.
In una recente assemblea dei comitati contro le centrali a turbogas che si vorreb-
bero insediare nella “Bassa”, un relatore ha ricordato come un sindaco, oltre, o pri-
ma che marciare con la fascia tricolore in una manifestazione per la pace, dovreb-
be emettere ordinanze per il risparmio energetico perché “prima ancora che con il
cancro ai polmoni, il petrolio uccide alimentando la guerra e il terrorismo”.
Ecco, in sintesi, il motivo di queste pagine che cercano di ricondurre al nostro vi-
vere quotidiano questioni che solo apparentemente sono più grandi di noi, facen-
do venir meno il comodo alibi del “tanto non dipende da me”, o “io non ci posso
fare niente” per far riflettere piuttosto sulle responsabilità individuali e collettive ma
anche sulla nostra capacità di incidere su temi solo apparentemente troppi grandi
e troppo lontano da noi.
Giorgio Ferrari
Il Coordinamento itinerante ambientalista – Gruppi Bassa Bresciana Onlus
è stato costituito a Villachiara (BS) nel dicembre del 2001 dopo circa sette
anni di attività spontanea sul territorio, cercando di coordinare l’operato dei
gruppi che facevano riferimento al mondo ambientalista.
Nel corso di questi anni il Coordinamento ha intrapreso solo sporadicamen-
te iniziative autonome, cercando principalmente di unire tutte le forze pre-
senti nel territorio (Legambiente, WWF, Comitati per la salute del territorio),
a supporto dell’iniziativa del singolo gruppo.
Successivamente, avendo aggregato un discreto numero di persone che
avevano a cuore le tematiche ambientali, si è deciso, di concerto con i re-
sponsabili dei vari sodalizi, di dare autonomia operativa e giuridica al Coor-
dinamento creando nel 2001 una Onlus che a dicembre del 2002 ha otte-
nuto l’iscrizione nell’apposita sezione Provinciale del Registro Regionale del
Volontariato.
Il Coordinamento ha sede legale ed operativa presso il Comune di Villachia-
ra, ed abbraccia contestualmente un campo di azione abbastanza vasto,
poiché interviene in Comuni che distano tra di loro anche cinquanta chilo-
metri.
Le finalità principali sono:
• Affiancare i gruppi ambientalisti che si devono costituire, e quelli già co-
stituiti, nelle loro iniziative.
• Attuare interventi di salvaguardia e ripristino ambientale, prevedendo an-
che la ripiantumazione di essenze autoctone.
• Incentivare ed espandere, nei Comuni dove siamo presenti, la raccolta
differenziata dei rifiuti.
• Promuovere iniziative di risparmio energetico sia a livello pubblico che privato.
• Organizzare iniziative di sensibilizzazione ambientale rivolte agli studen-
ti delle scuole locali con visite guidate ai vivai del coordinamento, oppu-
re a Parchi e Riserve naturali.
• Organizzare convegni di approfondimento e confronto su particolari pro-
blematiche ambientali.
Intendiamo realizzare questi progetti, se possibile, in collaborazione con le
Pubbliche Amministrazioni per rendere più proficuo ed incisivo il nostro ed
il loro operato.
In parte ci siamo già riusciti e, con il finanziamento ottenuto dall’Assesso-
rato all’Ambiente della Provincia di Brescia, abbiamo acquistato i mezzi e
le attrezzature necessarie per poter attuare particolari interventi, previa
convenzione con i Comuni della Bassa Bresciana, per essere ancora più
operativi sul territorio.
Sono già state sottoscritte due convenzioni, rispettivamente con i Comuni
di Pralboino e Villachiara, e una terza è stata proposta all’Ente Gestore del
“Parco dello Strone” che la sta vagliando.
La convenzione con il Comune di Pralboino si è chiusa nel 2004, quella con
Villachiara si chiuderà nei primi mesi del 2005 e recentemente ne è stata
siglata una terza con Quinzano d’Oglio.
Siamo altresì in attesa di una risposta da parte del Comune di Ghedi e del-
l’Ente Parco dello Strone.
SITO INTERNET: www.popolis.it/cogabb
Per scrivere e contattarci la e-mail è: [email protected]
Oppure: Coordinamento itinerante ambientalista
Fermoposta c/o Ufficio Postale
25030 VILLACHIARA (BS)
“Glocale”
Dal localeal globale e… ritorno
I NUMERIPiccola sintesi sui cambiamenti climatici• Il clima è un sistema complesso, in continuo muta-mento e riserva sorprese se allontanato dal suo equili-brio attuale.• La temperatura media terrestre è aumentata di circa0,6°C negli ultimi 150 anni, sulle Alpi l’aumento è statomaggiore, pari a 1,1°C.• I ghiacciai alpini hanno perso il 40% della loro super-ficie dal 1850 a oggi.• A causa della combustione di materiali fossili (petrolio,carbone e gas naturale) la concentrazione di CO2 (Anidri-de Carbonica - gas serra) in atmosfera è passata da 280parti per milione in volume (ppmv) all’inizio dell’era indu-striale (circa 1800) alle attuali 370 ppmv. Questo valore
è il più altro mai osservato in ben 420.000 anni: infattil’analisi chimica della carota di ghiaccio estratta in An-tartide a Vostok, mostra che durante questo lungo perio-do, il valore massimo di concentrazione di CO2 fu di 300ppmv.• Un italiano emette ogni anno circa 10.000 kg di CO2,come effetto dei suoi consumi energetici e di materieprime trasformate. Un americano circa 22.000 kg, unnepalese circa 30 kg.• La combustione di un litro di gasolio produce 2.7 kg diCO2
1 litro di benzina produce 2.4 kg di CO2
1 metro cubo di metano produce 1.9 kg di CO2.• Ogni kWh elettrico di origine termica fossile richiede
circa 220 g di petrolio per essere prodotto e libera 0,7kg di CO2
• Il processo di produzione di automobili produce unaquantità di emissioni di CO2 simile a quella rilasciata dal-l’automobile stessa in tutto il periodo della sua vita.• I modelli di simulazione numerica del clima prevedonoentro il 2100 un aumento della temperatura terrestrecompreso tra 2 e 6°C; per effetto della fusione deighiacci e dell’espansione termica delle acque, il livellodegli oceani potrebbe salire di 65 cm.Bibliografia essenziale per un primo orientamento suI si-to della società Meteorologica Italiana: www.nimbus.it
Ognuno di noi può difendere il climarisparmiando energia e riducendo le emissionidi Anidride Carbonica (CO2)
Comincia anche tu a fare una cosa giustaSostituisci le tue lampadine
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Questo mese parliamo di AMBIENTEpresentando
il COORDINAMENTO ITINERANTE AMBIENTALISTAGRUPPI BASSA BRESCIANA o.n.l.u.s.
QUINZANO | 13BASSAVoce
Il “salame cotto” (o “salame da pentola”) di puro suino
ha ottenuto a Quinzano il marchio di tutela comunale
De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine). Dopo
la farina di Castegnato, il farro per San Paolo, i cason-
celli per Barbariga, un nuovo prodotto della tradizione
bresciana si prepara a istituire questa modalità di tu-
tela e valorizzazione.
Il marchio De.C.O. è una forma, seppure embrionale e
a livello comunale, di tutela e valorizzazione dei pro-
dotti tipici di un territorio (in genere agro-alimentari)
che oggi più che mai nell’era della globalizzazione e
degli ipermercati rischiano di andare perduti o di es-
sere contaminati da ingredienti spuri o geneticamente
modificati. I prodotti segnati da questo marchio sono
caratterizzati da standard di qualità alti, garantiti da
un “disciplinare” e da modalità di controllo precise.
Da un anno il Comune di Quinzano, in collaborazione
con i macellai del paese, si era adoperato per valoriz-
zare un prodotto tipico della zona di Quinzano e dei
paesi immediatamente limitrofi: il salame cotto appun-
to, tradizionalmente prodotto e venduto nelle macelle-
rie della Bassa bresciana, in particolare a Quinzano,
da tempo immemorabile cucinato con i piselli (“salàm
e roaiòt”) o con gli spinaci e la polenta.
Cosa presenta di particolare il salame cotto rispetto al
più noto salame crudo “da taglio”? Innanzitutto una
minore stagionatura, inoltre una maggiore quantità di
grasso che garantisce una consistenza morbida e
succosa (“mostosa”) e infine una minore presenza di
spezie per offrire un prodotto dolce al palato.
Lo sforzo dei macellai locali e del Comune di Quinzano
è però anche quello di riscoprire un prodotto il più
possibile genuino, di qualità e che rispetti la tradizione
e la storia delle campagne quinzanesi. A partire dai
primi anni sessanta infatti la grossa diffusione di suino
pesante da ingrasso, di colore bianco-rosa, di grossa
resa e di provenienza nordica (Olanda, Russia…), ha
soppiantato l’allevamento delle razze autoctone italia-
ne e dell’area mediterranea, dal manto tipicamente
nero (più resistente al sole), votato al pascolo e dalla
carne più asciutta e saporita. Proprio per ripristinare
l’autentica tradizione e i sapori di un tempo il “disci-
plinare”, steso da una Commissione apposita nomina-
ta dal Comune, che raccoglie tecnici del settore ed
esponenti del commercio, della cultura e delle attività
produttive, impone che il “salame cotto di Quinzano”
sia ottenuto dalla macellazione di suini da pascolo ti-
pici italiani (si va dalla “cinta senese” alla “mora ro-
magnola” alla “nera di Parma”) al più incrociati, ma
solo di prima generazione, con suini da allevamento
intensivo (Landrace o Lange White).
I suini dovranno essere allevati, per
almeno sei mesi, nel territorio del Co-
mune di Quinzano o al più nei comu-
ni direttamente confinanti e nutriti ri-
gorosamente senza mangimi, ma so-
lo con ortaggi, mais, erba medica, or-
zo, in un’area di almeno 7mq per
ogni capo. La scelta di restringere
territorialmente la possibilità di alle-
vamento è stata dettata anche dall’e-
sigenza di rendere possibili periodici
controlli di qualità sugli allevamenti,
affinché siano rispettate le norme
dettate dal disciplinare.
Un registro particolareggiato moni-
torerà i passaggi dalla nascita al-
l’allevamento e da questo al macel-
lo, fino al prodotto finito che si fregerà di una tipica
fascetta (rigorosamente numerata) con il caratteristico
marchio De.C.O. distribuita dal comune di Quinzano.
Per inaugurare l’iniziativa lo scorso novembre si è te-
nuta la “1a Sagretta del salame cotto e della grepola”
con la presenza dell’Assessore all’Agricoltura, Agritu-
rismo ed Alimentazione della provincia di Brescia Av-
vocato Maristella Gelmini e dell’esperto gastronomico
Riccardo Lagorio.
L’obiettivo è di arrivare a promuovere il “salame cotto
di Quinzano” e con esso le tradizioni della Bassa bre-
sciana a livello nazionale… Si tratta solo di un sogno?
M.C.
Partito il marchio De.C.O.per il “salame cotto di Quinzano”
Si è tenuta a Quinzano la “1a Sagretta del salame cotto e della grepola”
“Cultura chiama Quinzano”. Con questo motto un anno e
mezzo fa circa l’Assessorato alla Cultura e le Commissio-
ni Cultura e Biblioteca del Comune di Quinzano (presiedu-
te da Angelo Guarneri e Rita Scaglia) avevano iniziato il lo-
ro impegno. Dopo un anno di lavoro e di sperimentazione
annunciano ora le iniziative per il 2005 con molte confer-
me e qualche novità…
Sulla scia del 2004 due saranno le manifestazioni portan-
ti: “Libri in concerto” e “Giardini e Delizie”.
Per quanto riguarda “Libri in concerto” si tratta della ripre-
sa di una manifestazione nata qualche anno fa su inizia-
tiva della Biblioteca come “Bancarella del libro” o ora ar-
ricchita e potenziata. Essa è in programma per sabato 28
maggio 2005 a partire dal tardo pomeriggio e per tutta la
serata, coniugando la vendita di libri e la promozione alla
lettura con l’ascolto di musica leggera, blues e da came-
ra in vari punti della piazza Garibaldi. Come lo scorso an-
no è prevista la partecipazione dei commercianti locali
che vorranno predisporre uno stand e offrire degustazioni
di prodotti tipici. Quest’anno si pensa inoltre di arricchire
l’iniziativa con un incontro con l’autore abbinato alla pre-
sentazione di un libro.
“Giardini e Delizie”, dopo il positivo debutto dello scorso
anno, si svolgerà su ben tre giorni l’8 il 9 e il 10 luglio. In
queste giornate fioristi e vivaisti della zona sono invitati a
trasformare in un giardino la piazza principale del paese.
Durante le serate è prevista la presenza della musica e la
degustazione delle delizie dei gelatai e dei pasticceri loca-
li. Accanto a questi due appuntamenti forti sono previste
altre iniziative.
Innanzitutto l’”Artfestival”, per ora fissato (anche se il pe-
riodo è da confermare) tra il 9 e il 20 maggio. Si tratta di
un festival giunto ormai alla quarta edizione che coinvol-
ge i Centri Socio Educativi (CSE) della Lombardia. La mu-
sica, l’arte, il teatro… tutto quanto viene dal mondo dei
diversamente abili trova espressione in questi 10 giorni.
L’iniziativa, partita qualche anno fa da parte della Coope-
rativa Oasi con sede a Quinzano, diviene da quest’anno
biennale e intende assumere una rilevanza decisamente
più ampia e regionale.
Domenica 22 maggio sarà la volta dei Madonnari e artisti
in piazza in collaborazione con la sezione Avis e con la
presenza e l’esposizione delle opere degli artisti e degli
artigiani locali e della zona.
Sabato 11 giugno è annunciato, come augurio per l’inizio
della stagione estiva, il consueto Concerto d’Estate in
piazza tenuto dalla Banda Musicale di Quinzano diretta
dal maestro Fiorenzo Piozzi.
In giugno è prevista inoltre la rappresentazione di un nuo-
vissimo Musical dal titolo “Acchiappa il Papa!” ideato to-
talmente dalla neonata compagnia teatrale “Quiteamus”
(Quinzano Teatro Musical) fondata dal curato dell’oratorio
don Gigi Moretti con la partecipazione di molti giovani e
adulti. Il tema è top secret anche se i lavori sono a buon
punto… La rappresentazione è prevista per domenica 12
giugno anche per festeggiare il novello sacerdote quinza-
nese don Jordan Coraglia.
Particolarmente significativa sarà poi in autunno la riedi-
zione della “Sagra del salame cotto e della grepola” dopo
che nel 2004 è stato certificato il riconoscimento De.C.O.
(Denominazione Comunale di Origine) per il “salame cot-
to di Quinzano”. L’evento si svolgerà domenica 27 no-
vembre 2005 nel pieno della stagione di macellazione dei
maiali e sarà occasione, come già avvenuto nel 2004, per
la promozione dei vari prodotti tipici della bassa brescia-
na che hanno ottenuto il riconoscimento De.C.O. (oltre al
“salame cotto di Quinzano”, il “farro di San Paolo”, i “ca-
soncelli di Barbariga”…).
Non va inoltre dimenticata l’attività di promozione cultura-
le svolta dalla Biblioteca Comunale supportata da un’atti-
va commissione e dal lavoro quotidiano della dottoressa
Maria Chiara Arcari e della Signora Grazia Tomasoni. Mol-
teplici le iniziative in programma: la visione dei più impor-
tanti musical presso il Teatro Diners di Assago (è prevista
in aprile la rappresentazione di “Pinocchio” dopo il suc-
cesso dello scorso anno), la vista guidata a mostre d’arte,
l’abbonamento per la stagione teatrale del teatro Pon-
chielli di Cremona, la partecipazione alle iniziative dell’A-
rena di Verona e un incontro mensile di promozione alla
lettura, fissato per il primo mercoledì del mese, dal titolo
suggestivo di “Libriamo la mente” per trovarsi insieme in
modo informale, discutere di libri e confrontarsi…
Cultura chiama Quinzano…
Mauro Cinquetti
Il maarchio Dee.C..O.. che caratterizza il “salamee cotto di Quuinzano”
Programmate le iniziative del 2005
Cultura chiama Quinzano…
14 | LOGRATO – BORGO S. GIACOMO BASSAVoceUn po’ di storia
Il Teatro Comunale di Lograto nasce ufficialmente nel
1932. Viene totalmente costruito dagli ex combattenti e
reduci della Grande Guerra, e dalle loro mogli. In quei
tempi, non troppo lontani ma quasi dimenticati, in ogni
paese della Bassa c’era la Compagnia Filodrammatica,
e Lograto non era da meno. Ed erano gli stessi ex com-
battenti e reduci che ne facevano parte, e le loro mogli,
naturalmente. Nei primi anni Cinquanta, quando il cine-
ma si sostituì alle filodrammatiche, il Teatro venne affit-
tato e divenne, appunto, un cinema. Rimase un cinema
fino alla fine degli anni Sessanta poi, quando entrò in
crisi anche il cinema, il povero teatro-cinema divenne
una fabbrica di tapparelle. Alla fine degli anni Ottanta,
però, la fabbrica chiude e lo stabile viene comprato dal
Comune di Lograto per cento milioni. Per più di dieci
anni il teatro-cinema-fabbrica di tapparelle viene utiliz-
zato come magazzino. Alla fine degli anni Novanta, fi-
nalmente, il Comune accede a finanziamenti particolari
a fondo perduto che permettono la rimessa a nuovo
completa del vecchio Teatro Comunale. E così, dopo
cinquant’anni di deriva lenta, il teatro-cinema-fabbrica
di tapparelle-magazzino ridiventa TEATRO. Il cerchio si
chiude.
Inaugurato nel 2003, possiede centocinquanta posti a
sedere, gradinate e ampio palco. È uno dei pochi edifi-
ci di Lograto costruiti in stile Liberty.
Oggi
Per prima cosa ci preme sottolineare le intenzioni del-
l’Amministrazione di Lograto circa il Teatro, visto come
spazio di proposta culturale importante, molto gradita ai
cittadini.
Fino allo scorso anno la proposta teatrale comunale
ruotava intorno alla commedia dialettale, che veniva (e
verrà ancora) portata in scena soprattutto durante la
manifestazione “Estate Aperta”.
Con l’apertura del nuovo spazio culturale l’Amministra-
zione ha voluto aprire le porte a tutti coloro che “fanno
teatro”, e che vivono di esso e per esso.
Alla base di tutto ciò, l’idea di azzardare proposte qua-
litativamente e culturalmente “alte”, per valorizzare al
meglio ciò che di buono è stato realizzato.
Ecco dunque l’adesione a “Pressione Bassa”, rassegna
teatrale itinerante che tocca molte località della pianu-
ra, per portare fuori dalla città spettacoli realizzati da
professionisti e compagnie emergenti, per una rasse-
gna che è giunta quest’anno alla sua decima edizione e
che fa parte della programmazione del CTB, Teatro Sta-
bile di Brescia.
Alla rassegna, che è partita a settembre 2004 e termi-
nerà a marzo 2005, aderiscono quest’anno 12 comuni
e la provincia di Brescia. La direzione artistica è di Ser-
gio Mascherpa.
Sono sette le tappe logratesi, di cui due pomeridiane,
per i ragazzi.
Ma il Teatro è anche utilizzato dalla gente di Lograto.
Vediamo come.
Il rapporto tra il Teatro ed i ragazzi dovrebbe essere in-
centivato, dicono da più parti. E per tale motivo è nata
una collaborazione con la Scuola Elementare locale che
ha portato i ragazzi delle due terze a preparare uno
spettacolo andato in scena prima di Natale.
All’interno del progetto Cover, invece, che coinvolge i
comuni della Fondazione L’Onda Perfetta e che si occu-
pa di giovani e genitorialità, è decollato un programma
di animazione teatrale che coinvolge i ragazzi di alcune
classi della Scuola Media.
Ma anche alcuni anziani del Centro Diurno Ore Serene
sono particolarmente attivi sul fronte teatrale. Il 20 feb-
braio scorso è stato portato in scena un loro spettacolo
comico, che ha riscosso un discreto successo. Prece-
denti loro esibizioni erano state portate in tournée in al-
tri luoghi di aggregazione per anziani della provincia.
Questa attività fa parte di un progetto particolare cura-
to dalla Cooperativa Serena.
Giacomo Colossi
Il Teatro Comunale di Lograto: una risorsa importante per tuttiLograto
Il gruppo “Donne 8 marzo Onlus” opera a Borgo San Gia-
como dal 1996, promuovendo iniziative in campo sociale
ed umanitario, organizzando incontri e dibattiti e collabo-
rando con l’amministrazione comunale e la parrocchia. Lo
presiede Maria Boselli, ex assessore ai servizi sociali, e
conta attualmente sulla partecipazione di 43 donne, desi-
derose di mettere al servizio degli altri la loro creatività.
“Per volare non basta avere le ali, bisogna sbatterle!”.
La massima era uno dei messaggi che l’associazione
aveva affidato alla schiera degli angeli, messaggeri per
antonomasia, confezionati in maniera artigianale e posti in
vendita in occasione delle feste natalizie, in piazza San
Giacomo, davanti alla chiesa e al municipio. L’iniziativa
era destinata a raccogliere fondi per la costruzione di una
casa famiglia per ragazzi privi di genitori a Butare, quar-
tiere di Tumba, in Ruanda, presso la quale opera padre In-
nocent Gakwaya, sacerdote ruandese scampato al geno-
cidio, come gli orfani a cui si dedica con passione, e
conosciuto dalle donne dell’associazione nel settembre
2003, a Roma, dove egli si trovava per motivi di studio.
Ogni inverno le donne dell’8 marzo organizzano la vendi-
ta di articoli prodotti interamente a mano e quest’anno,
essendo rimaste particolarmente colpite dalle parole e dai
ricordi di padre Innocent, che descrivono la condizione dei
sopravvissuti alle pallottole e alla lama del macete (“vivi
nel corpo, morti nell’anima”) ed il bisogno che essi hanno
di dimenticare le violenze subite, hanno deciso di destina-
re il ricavato dell’iniziativa in favore dei ragazzi di cui il sa-
cerdote si prende cura. “Colpite dalla improvvisa scom-
parsa, a soli 30 anni, di Alessandro, un nostro amico, ma-
rito di una nostra associata – dicono le donne dell’8 mar-
zo –, abbiamo pensato che l’unico modo di dare senso al
grande dolore fosse quello di pensare di trasformarlo in
un amore più grande e di regalare a qualcuno la possibi-
lità, che Ale non ha avuto, di costruirsi un futuro”. Insieme
a padre Innocent hanno cominciato a sognare la casa per
i ragazzi e a gettare solide fondamenta al progetto, con-
sapevoli che per un gruppo di donne che ha sede in un
paese di campagna non sarebbe facile racimolare la som-
ma necessaria. “Con l’ambiziosa pretesa di costruire per
quei ragazzi, che escono dall’inferno, un angolo di para-
diso”, hanno dato vita alla “Fabbrica degli Angeli”, una im-
presa che ha occupato un centinaio di persone, con un la-
boratorio aperto ogni lunedì e giovedì sera, presso la sede
di piazza San Giacomo, e con filiali attive ad orario conti-
nuato nelle case delle associate, per la produzione di an-
gioletti confezionati con stoffa, lana, ovatta offerte dalle
aziende di molti paesi della Bassa e tassativamente dipin-
ti a mano. “I nostri angioletti hanno una missione impor-
tante – dicono le donne. Infatti stringono nella manina
messaggi d’amore, scritti a mano, con la convinzione che
ognuno, acquistandolo, possa leggere ciò che l’angelo
vorrebbe dirgli”.
Per l’occasione è arrivato a Borgo anche padre Innocent
Gakwaya, che ha potuto apprezzare di persona i risultati
insperati raggiunti dall’iniziativa delle donne. Per cono-
scere il gruppo ed eventualmente farne parte, telefonare
a Doris Lama, presso il municipio, al n. 030 948140
Il gruppo “Donne 8 Marzo”per i bambini del Ruanda
Borgo
Il comune di Lograto ed i rappresentanti sindacali dei
pensionati iscritti a Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto an-
che per l’anno 2005 l’accordo che definisce gli inter-
venti di assistenza alle aree più deboli della popolazio-
ne e agli anziani in particolare. L’intesa è stata firmata
dal sindaco Giuseppe Magri, dall’assessore ai servizi
sociali, Mariangela Festa, e dai rappresentanti Antonio
Guadrini, Pietro Provezza, Cesarino Pansera, Tarcisio
Bertelli (Spi-Cgil), Santo Lumini, Luigi Quaresmini, Mer-
cede Rapanà (Fnp-Cisl), Tullio Gallo (Uilp-Uil). “Nono-
stante le difficoltà create ai comuni dai tagli ai trasferi-
menti previsti dalla Legge Finanziaria ’05 – sottolinea
Mariangela Festa –, abbiamo accolto le richieste di aiu-
to ai più deboli, avanzate dal sindacato, aumentando
del 2,5% gli investimenti nel settore socio-assistenzia-
le allo scopo di migliorare la qualità del servizio”. Oltre
a sostenere i bisognosi con il servizio pasti a domicilio,
la riduzione o la completa esclusione della tassa rifiuti,
il rimborso fino all’80% delle spese per l’acquisto dei
farmaci, l’erogazione di contributi economici per parti-
colari situazioni, il comune di Lograto garantisce l’aiuto
domestico agli anziani tramite la convenzione con la
Fondazione di partecipazione “Comunità della pianura
bresciana” che gestisce i servizi alla persona nei comu-
ni del distretto n. 8 di Orzinuovi. Nel 2004 è stata pre-
stata assistenza domiciliare a 12 utenti con una spesa
di 38.000 euro. Anche se l’Arci resta il tradizionale e
più frequentato luogo di ritrovo dei pensionati, il comu-
ne ha istituito il Centro Sociale Diurno, aperto tutti i gio-
vedì pomeriggio presso il salone al piano terra del mu-
nicipio, che si propone di offrire nuove occasioni di in-
contro e di socializzazione. L’organizzazione del centro
è affidata al personale della cooperativa Serena, che
prepara con nonni e nonne divertenti commedie in dia-
letto da rappresentare nel teatro comunale e nelle case
di riposo della zona. Questo servizio sarà quanto prima
collegato a quello erogato dal centro diurno integrato
dell’opera pia Morando, che ha da poco iniziato l’atti-
vità. Agli anziani di Lograto viene assegnata la quota
massima, consentita dalla legge, degli alloggi di edilizia
residenziale pubblica, pertanto nessun pensionato si
trova in lista di attesa, anche perché il Comune è dota-
to di un ingente patrimonio (59 appartamenti) da con-
cedere in locazione agevolata. Ad esso la giunta guida-
ta dal sindaco Magri conta di aggiungere altri 6 alloggi,
da assegnare a canone sociale, che potranno essere
recuperati grazie al finanziamento regionale. Gli anziani
che non sono in grado di recarsi autonomamente pres-
so ambulatori, centri di analisi, luoghi di cura possono
fare affidamento sul servizio di trasporto svolto dalla
Associazione Volontari Lograto, cui il Comune concede
un congruo contributo. Per migliorare la percezione di
sicurezza dei logratesi, in particolare degli anziani, e per
un maggior controllo del territorio, il Comune impe-
gnerà i vigili urbani in 70 servizi serali e notturni straor-
dinari ed ha inoltre previsto di incrementare il servizio
di videosorveglianza con due nuove telecamere girevo-
li, posizionate nelle zone più a rischio.
AccordoComune-Sindacati
Lograto
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e-mail: [email protected]
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Orzinuovi (BS)Via Adua 36Tel. 030.99.41.162
APERTO TUTTI I GIORNILunedì: 15.00-19.30dal Martedì al Venerdì:9.00-12.30 15.00-19.30Sabato e Domenica:continuato 9.00-19.30
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