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Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAIDO Lombardia -ONLUS

Anno XV n. 135 - marzo 2005

Editore: Consiglio Regionale AIDO Lombardia -ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 e-mail: [email protected]

Direttore EditorialeLeonida Pozzi

Direttore ResponsabileLeonio Callioni

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Dott. Giuseppe RemuzziDirettore

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Redazione esternaLaura SpositoCristina Grande

Redazione tecnicaBergamo fax 035 4534652 e-mail: [email protected] Seminati

Segreteria e Amministrazione24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345e-mail: [email protected]/C postale 36074276Ester MilaniLaura Cavalleri

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CPZ - Costa di Mezzate BG

Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90

Sommario1

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EditorialeI prossimi quattro anni di vitadell’Aido illustrati dal PresidenteVincenzo Passarelli

La Lombardia incontrail Presidente nazionaleVincenzo Passarelli

IntervisteI trapianti nell’impegnodell’assessore Borsani

Rapporto medico/pazienteTestimonianze

Il fumo di tabaccoUn costo individualee di tutta la collettività

Il curryGiallo salutare

La sezione di Bresciaa sostegno di Prevenzione Oggi

Notizie dalle Sezioni

Aido NewsCristiano Martininuovo presidente del NITp

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«PERCORSO DI LUCE» ©

foto di Giuseppe Pellegrini - Mantova

“Una inquadratura precisa e ristretta enfatizza gli elementi,freschi e puri, di un corso d’acqua.I riflessi diventano gli elementiessenziali che esprimono una lineadi percorso ideale verso valle.Ancora e sempre, la luce disegnasogni incantati tra lo scintillio delle ultime nevi.”.

I prossimi quattro anni di vita dell’Aido illustrati dal Presidente Vincenzo Passarelli

L’incontro di inizio febbraio con il presidente nazionale dott. Vincenzo Passarelliaveva lo scopo di illustrare ai dirigenti Aido della Lombardia le linee program-matiche, ideali e operative, dell’Associazione per i prossimi quattro anni di vita.

Ed è stato un incontro estremamente positivo, basato sulla cordialità ma anche sulla con-cretezza. Con il suo linguaggio diretto e preciso, il presidente Passarelli ha spiegato qualisono i percorsi sui quali si muoverà l’Associazione e quali sono gli strumenti attraverso iquali arrivare agli ambiziosi obiettivi che tutti insieme ci siamo posti.Tanto più importante è risultata questa riunione se teniamo conto che la Lombardia, con isuoi 322 mila iscritti, è una delle realtà più numerose e umanamente più ricche nel contestonazionale dell’Associazione. Dopo l’ampia dissertazione del presidente ha quindi avutoluogo un dibattito molto articolato e vivacizzato dalla partecipazione dei numerosi diri-genti intervenuti all’incontro, in rappresentanza della quasi totalità delle Sezioni provin-ciali lombarde. Come ho avuto modo di affermare nell’ambito della mia breve introduzio-ne dei lavori, mi auguro fortemente che l’Associazione sappia mantenere coesione e unitànel difficile ma entusiasmante compito che ci attende. Se sapremo stare compatti sapremocentrare tutti gli obiettivi che ragionevolmente e consapevolmente ci siamo dati.Che una sincera condivisione dei progetti porti a risultati positivi è dimostrato da un’espe-rienza che tocca direttamente anche la nostra rivista. Mi riferisco all’iniziativa presa dallaSezione di Brescia che ha sostenuto con forza la diffusione di “Prevenzione Oggi” con unacampagna capillare e la diffusione fra i propri associati di ben quattromila copie dellanostra rivista. Un comportamento per certi aspetti esemplare che contribuisce a diffondere,insieme con il periodico, una corretta cultura della donazione. Una cultura che è figlia dellaserietà scientifica degli articoli e della affidabilità delle interviste. Se “Prevenzione Oggi”è così apprezzata anche da medici e ricercatori (come dimostra l’esempio degli SpedaliCivili di Brescia, che ne hanno chiesto mille copie) vuol dire che la nostra direzione è quel-la giusta e come Direttore editoriale sono orgoglioso di questi risultati. Mi spiace invece cheancora oggi, nonostante tutto, ci siano dirigenti di Sezioni che non collaborano e non favo-riscono la diffusione della testata che peraltro (è bene ricordarlo) è di proprietà del Consiglioregionale dell’Aido, quindi patrimonio dell’Associazione nella regione lombarda.Sempre in questo numero della rivista i nostri affezionati lettori troveranno pubblicata unabreve intervista all’assessore regionale alla Sanità, Carlo Borsani, dal quale sono venutealcune chiare indicazioni sui motivi per i quali in Lombardia prelievi e trapianti non sianoai livelli che potrebbero essere raggiunti se tutti nel settore sanitario collaborassero.Un’intervista dunque che diventa un documento interessante per tutti coloro che abbiano acuore la diffusione della cultura della donazione e della chirurgia dei trapianti e che si stia-no chiedendo quali siano gli ostacoli sul percorso della solidarietà e quali possano essere irimedi per rimuoverli affinché la scelta della donazione diventi scelta di civiltà condivisadal maggior numero di persone possibile.

Leonida Pozzi

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“La nostra presenza è la testimo-nianza più concreta del sostegnoal presidente Vincenzo Passarelli,

che è qui proprio per incontrare tutte lerealtà provinciali dell’Aido lombarda. Unsostegno che è insieme dimostrazione diaffetto e di condivisione degli ideali associa-tivi. Siamo alleati nella comune battaglia allasofferenza del prossimo e per una sempre piùdiffusa cultura della solidarietà e della dona-zione”.Così il presidente regionale cav. LeonidaPozzi sabato 5 febbraio, dando inizio ai lavo-ri del convegno presso la Casa del Giovane,nella bellissima Sala Angeli, ha accolto eofferto il benvenuto dell’Aido lombarda alneopresidente nazionale Passarelli (eletto

dopo l’Assemblea nazionale dello scorso2004). Nel corso del suo intervento il presi-dente Pozzi ha sottolineato comel’Associazione stia continuamente crescendo,ottenendo risultati e conquistando traguardisempre più prestigiosi con l’unica finalitàdella solidarietà e della fratellanza fra le per-sone. “Nello spirito di appartenenza che cicontraddistingue - ha aggiunto il cav. Pozzi -dobbiamo garantire il massimo sostegno alpresidente Passarelli che rappresenta la lineaoperativa e ideale scelta da tuttal’Associazione. Che la Lombardia sia presen-te nella nuova Presidenza con il vice presi-dente dott. Poidomani è importante, nesiamo orgogliosi, ma la nostra spinta propul-siva non sarebbe di nulla inferiore anche se

La Lombardia incontra il Presidente nazionale

Vincenzo Passarelli

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n u o v aPresidenza guida-ta da Passarelli”.Prima di passare la paro-la al presidente nazionale,Pozzi ha chiamato una per una lediverse delegazioni provinciali, pre-senti con un buon numero di dirigenti adesclusione della sola Sezione di Como cheinvece era assente per improvvise difficoltà apartecipare.Prendendo la parola, il presidente Passarelliha ringraziato Pozzi per l’accoglienza e tuttii dirigenti presenti per l’impegno dimostra-to. Avvalendosi di slides proiettate nell’am-pia e accogliente sala degli Angeli, Passarelliha poi illustrato, approfondendo ogni punto,le componenti fondamentali dello Statuto.Ha ricordato che l’Aido - AssociazioneItaliana per la Donazione di Organi, Tessutie Cellule è una Organizzazione NonLucrativa di Utilità Sociale (Onlus), con sedelegale a Bergamo ed è costituita tra i cittadi-ni favorevoli alla donazione volontaria, postmortem, anonima e gratuita di organi, tessu-

non avessimo questi incarichi. Ringrazio, anome di tutta la Lombardia, l’amicoVincenzo per aver accettato il nostro invito eper tutto quello che ci dirà questa mattinanell’espletamento del suo mandato di rap-presentante e guida dell’Aido nazionale. Ilpresidente ci parlerà fra l’altro dello Statuto,carta fondamentale per tutti noi che l’abbia-mo pensata e proposta con un lungo ma pro-ficuo lavoro di condivisione e di approfndi-mento. Ricordo infatti che all’incontro diquesta mattina ci sono anche esponenti dellaCommissione che si prese l’onore e l’onere dipredisporre la bozza del testo dello Statuto;bozza che poi, senza grandi variazioni, venneapprovata dall’Assemblea. Un testo chequindi dimostra già nel suo cammino origi-nario di essere il risultato di una sostanzialeconvergenza sui valori più profondi e impor-tanti della nostra attività, che dà significatoal nostro essere insieme”.Pozzi ha poi ricordato quanto sia importantel’incontro periodico con le realtà regionali eprovinciali. “Incontri - ha detto - che nondevono essere solo di lavoro ma anche diconfronto sui valori e sulle scelte di fondo.Dobbiamo conoscerci per imparare ad indi-viduare e valorizzare tutto quello che dibuono ognuno di noi può portare alla causadell’Associazione. Per questo mi auguro chela scelta di incontrare le realtà locali diventiuna costante del modo di operare della

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scopo di tra-pianto terapeutico.

Lo Statuto recita poi letteral-mente: “È una organizzazione apartitica,aconfessionale, interetnica, senza scopo dilucro, fondata sul lavoro volontario. Essaopera nel settore socio-sanitario ed ha l’e-sclusivo perseguimento di finalità di solida-rietà sociale”. Le finalità dell’Associazionesono sintetizzate in tre punti: 1. promuovere, in base al principio della soli-darietà sociale, la cultura della donazione diorgani, tessuti e cellule;2. promuovere la conoscenza di stili di vitaatti a prevenire l’insorgere di patologie chepossano richiedere come terapia il trapiantodi organi;3. provvedere, per quanto di competenza,alla raccolta di dichiarazioni di volontà favo-revoli alla donazione di organi, tessuti e cel-lule post mortem.Per quanto attiene alle attività, previste nel-l’art. 3, il Presidente ha ribadito la loroimportanza per il raggiungimento delle fina-lità associative, attraverso la promozione dicampagne di sensibilizzazione e informazio-ne, i rapporti con Istituzioni, Enti eAssociazioni, la promozione di momenti for-mativi e di sostegno alla ricerca scientificaattraverso la propria Fondazione.

Le regole che devono essere applicate neiconfronti dei Soci, delle strutture, delleAssemblee e dei Consigli direttivi debbonopossedere un modo di applicazione comune eriferibile a tutti, così da essere uniformi,

meglio gestibili e con identico riscontrosu tutto il territorio nazionale.

Novità inserite in merito e all’internodel Consiglio direttivo sono la

Giunta di Presidenza - che per-mette un’immediata e veloce ope-ratività, alla quale viene affidatoil compito di elaborare il pro-gramma e le attività indicate dalConsiglio direttivo stesso -, e la

Conferenza dei Presidenti, sededove vengono elaborate le strategie

e i programmi dell’Associazione.Passando in esame l’art. 24, il presi-

dente Vincenzo Passarelli ha rilevato l’im-portanza che i giuristi nominati nel Collegiodi appello nazionale debbano essere personenon iscritte all’Associazione; fondamentale èinvece la loro professionalità, come esperticonoscitori della legislazione vigente.Poiché il problema delle risorse economicheutilizzabili per le attività è riconosciuto comecomune a tutto il territorio nazionale, il pre-sidente nazionale ha sottolineato l’importan-za della Fondazione come strumento per laraccolta di fondi, tramite donazioni soprat-tutto pubbliche.Passarelli ha poi proposto ai presenti alcuneriflessioni sulla vita dell’Associazione.“L’Aido - ha detto - viene percepita comeAssociazione con grande esperienza nel set-tore dei trapianti. C’è una forte motivazionedei soci che, in base a recenti conteggi, supe-rano il milione di adesioni. Purtroppo nonpossiamo conoscere l’esatto numero degliiscritti poiché non tutte le Regioni hannocomunicato i loro dati. E questo è un aspettocritico assai importante, perché dal numerocomplessivo dei soci effettivi dipendono ilpeso e l’incidenza dell’Associazione nel rap-porto con enti e istituzioni pubbliche. Lafigura dell’associato è centrale poiché è ilfondamento dell’attività Aido. Quindi l’asso-ciato è invitato ad essere sempre più operati-vo nella testimonianza della propria apparte-nenza contribuendo così alla diffusione edall’accoglimento delle finalità statutarie. Ilsocio deve anche essere sollecito nel paga-mento della propria quota perché

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l’Associazione devepotersi muovere sucertezze economi-che”.Riferendosi alle inizia-tive e alle manifesta-zioni promosse ai varilivelli, Passarelli ha riba-dito poi la necessità di unaprogrammazione annuale edi altre verifiche.L’intervento sui contenutidello Statuto si è concluso conl’invito a proporre eventualisegnalazioni su normative ritenutepoco consone o inapplicabili.Il presidente è passato quindi all’illu-strazione del programma quadriennale2004-2008: nella mozione finale dellaAssemblea vengono elencati i vari punti,come l’attuazione dello Statuto, la formazio-ne, l’informazione, il coinvolgimento dei gio-vani, il sostegno alle strutture e tanto altroancora.Vincenzo Passarelli ha sottolineato l’impor-tanza della partecipazione, che deve esserecondivisione e creazione di un programmacostruito da tutti, secondo le proprie diversecompetenze. A tal fine sono state istituiteCommissioni e gruppi di lavoro dei quali cia-scuno può far parte, appunto secondo le indi-viduali aree di competenza. Ha poi elencato idiversi Settori, i singoli responsabili e gliambiti di azione: l’Ufficio di Presidenza,coordinato proprio dal presidente VincenzoPassarelli, si occupa dei rapporti con leRegioni, con le Istituzioni nazionali ed euro-pee e con gli organismi socio-sanitari; l’AreaComunicazione, coordinatore DanieleDamele, sta affrontando particolari difficoltàma non ci sono dubbi che nel futuro sapràrilanciarsi; l’Area Formazione scuola, coor-dinatore Gabriele Olivieri, si preoccuperà diavviare nuovi rapporti con i vari ordini sco-lastici in un quadro di mutamenti generali;l’Area Organizzazione, coordinata daMichele Tuttobene, che si occupa dell’areagiovani e che intende adeguarsi ai linguaggie modi di comunicazione delle nuove genera-zioni, oltre che avvalersi di operatori cheprestano servizio civile; Area segreteria,responsabile Filippo Carboni, che opera sullagestione economica, sul coordinamento trale sedi nazionali di Bergamo e Roma, che

accor-pa tutto ilsettore ammini-strativo e nella quale sievidenzia l’importanza di una bancadati, della necessità del codice fiscale perogni singolo gruppo e la loro informatizza-zione.Accennando al delicato settore della comuni-cazione il presidente nazionale ha riservatouna particolare sottolineatura proprio per“Prevenzione Oggi”, indicato come organo diinformazione associativo ben fatto e assolu-tamente adatto alla diffusione di una corret-ta informazione. Il nuovo Direttivo nazionale, ha proseguitoPassarelli, ha come obiettivo generale quellodi creare una sensibilità sociale efficace edadeguata ed afferma l’importanza della tes-sera del donatore. Per ciò che concerne l’a-spetto dell’opposizione alla donazione, haricordato che in Italia la media nazionale siattesta sul 29%, di fronte invece ad un incre-mento delle donazioni, per cui i trapiantihanno raggiunto quota 3216 unità. Occorrecomunque maggiore informazione e coinvol-gimento della gente e delle istituzioni.Dobbiamo inoltre pensare alla creazione dinuove strutture, particolarmente nel Sud.Concluso così l’intervento del presidentenazionale, il cav. Pozzi ha ripreso la parolaesprimendo grande apprezzamento per la

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relazione così esaustiva del presidente nazio-nale ed aprendo quindi il dibattito con i diri-genti presenti.Numerosi gli interventi, accentrati su diver-si aspetti: dalla richiesta di incentivare leentrate per far fronte anche al costo delmateriale associativo, alle domande pretta-mente tecniche su alcuni punti dello Statuto,al come poter ottenere un maggiore coinvol-gimento e valorizzazione dei giovani, allemodalità per il reperimento di fondi, ai rap-porti con gli associati, con le Istituzioni, agliorgani informativi e pubblicazioni, all’incen-tivazione delle campagne di adesioneall’Aido, alla posizione dell’Associazioneriguardo le cellule staminali, ad esperienzein atto nelle scuole.Vincenzo Passarelli ha risposto a tutti spie-gando che le esperienze realizzate verrannoutilizzate per migliorare l’operatività a livel-lo nazionale, così come sarà importanteentrare a far parte delle Commissioni; tuttidevono collaborare e compito delle Aidoregionali è segnalare i nominativi. Ha quindiribadito che il problema dei fondi a disposi-zione, particolarmente sentito, non è statodimenticato: si rivedranno le suddivisionidelle quote associative, mentre ha ricordatoche i fondi ministeriali devono essere utiliz-zati esclusivamente per le campagne pro-

grammatee concordate.Possibilità esisto-no anche nei rapporticon le Asl locali, alle quali bisogna portareprogetti e chiedere poi finanziamenti.Per l’informazione, ricorda che il periodiconazionale “Arcobaleno” è realizzato graziealla volontarietà di professionisti e che quin-di la sua fattibilità dipende dal loro tempo edisponibilità. Sul tema delle cellule stamina-li ha ricordato che la sperimentazione èancora molto in ritardo e che per ora nonesiste una posizione ufficiale dell’Aido.L’Associazione comunque intende supporta-te la ricerca pur rimanendo vigile sulleforme.Concludendo il suo pregevole intervento ilpresidente nazionale ha ricordato che la“Settimana della donazione” è in programmadall’8 al 15 maggio, e che proprio la domeni-ca 15 maggio sarà definita “Giornata delladonazione”.

Albertina Moretti

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Pur dopo una mattinata intensa,Vincenzo Passarelli, eletto lo scor-so anno Presidente nazionale Aido,

non si sottrae ad alcune domande diapprofondimento.Quali sono le impressioni dopo unprimo periodo di presidenza e come sisente nel nuovo ruolo?“All’interno dell’Associazione operavoda tempo, come addetto al Settorecomunicazione e con altri incarichi,quindi non è per me un mondo comple-tamente nuovo. Sento ora il peso dellamaggiore responsabilità a livello istitu-zionale e come più impegnativo il com-pito di rappresentare concretamentel’Associazione. Avverto attorno a metanta volontà di lavorare, ma occorrefare ancora di più. Nel passato ci siamosostituiti alle Istituzioni: ora il nostrocompito è collaborare, stimolare, contri-buire alla formazione e al controllo.”QQuale impatto nei confronti delle realtàperiferiche?“Esiste in qualche territorio la convinzio-ne che l’Aido abbia terminato il suocompito e quindi non vi sia più motivodi essere: nulla di più sbagliato. Proprioora che le Istituzioni si sono finalmenteriappropriate di spazi che competevanoloro, la nostra azione ed i nostri valorisono più che mai da sostenere e perse-guire: nel campo delle donazioni e deitrapianti molto è stato e sta cambiandoe tutti noi dobbiamo ricominciare subasi nuove, aggiornandoci, continuan-do nell’opera di sensibilizzazione che èsempre stato il nostro cavallo di batta-glia. Per quelle realtà associative perife-riche assenti o non ben funzionanti,dobbiamo muoverci stimolando, incenti-vando, fornendo ogni aiuto possibileper confermare che essere Aido conti-nua ad avere un senso”

Alla domanda di cosa ne pensadell’Aido regioonale lombarda, Passarellirisponde dicendo che “la Lombardia èuna realtà ben conosciuta, consapevo-le, ben organizzata a livello territoriale,una realtà positiva, insomma. Essadimostra una grande vitalità, che spes-so precorre le istanze associative, comel’informatizzazione e la formazione per-manente.”Quali sono le aspettative che ilConsiglio nazionaale dimostra nei con-fronti dell’Aido Lombardia?“Visto che siete così solleciti ed attivi, cisi aspetta il vostro aiuto, reperendo per-sone sicuramente qualificate che entri-no nelle Commissioni nazionali, portan-do esperienza e creatività. Dobbiamoinsieme, sulla base delle nuove espe-rienze, ricostruire l’Associazione, sia neiconfronti dei trapianti che della società”Cosa ne pensa della figura del prof.Cristiano Maartini, un rianimatore chediventa Presidente del NITp?“Trovo che sarà un ottimo elemento diraccordo tra la figura del rianimatore equella del coordinatore”.Sulla situazione del sistema trapiantolo-gico lombardo, il Presidente nazionaleritiene che esso vada incrementato“realizzando le potenzialità che gli sonoin essere. Bisogna inoltre offrire mag-giori motivazioni alla donazione, perfarla sentire un vero atto di solidarietàumana”Si conclude così il dialogo conPassarelli, lo ringraziamo per la disponi-bilità e gli auguriamo un mandato asso-ciativo ricco di collaborazione e di risul-tati positivi, per il bene dell’Aido masoprattutto di chi vive nell’angoscia enella sofferenza.

A.M.

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Nato alcuni mesi dopo la finedella seconda guerra mon-diale (nel settembre del

1945), sposato e padre di tre figli,l’assessore Carlo Borsani è esponentedi una famiglia che da sempre vivela politica come impegno personaleprima ancora che sociale, pagandoneanche un alto prezzo di sofferenze edifficoltà. Consigliere comunale peril Msi a Monza dal 1971, ripete l’e-sperienza dal 1985 al 1990 nelComune di Milano. Esponente dispicco di Alleanza Nazionale,diventa consigliere regionale dellaLombardia nel 1992 e poi viene rie-letto nel 1995 quando viene nomina-to assessore alla Sanità. Del suoimpegno politico amministrativo, ilcurriculum pubblico elenca alcunisuccessi importanti: “Pone le basi perun nuovo modello organizzativo delsistema sanitario ed elabora un’inno-vativa proposta di riordino del ser-vizio lombardo, la legge regionale31 del 1997. Questa legge si caratte-rizza per l’aziendalizzazione deglienti preposti alla gestione delSistema sanitario regionale e per lanetta separazione di funzioni tra Asle Aziende ospedaliere, garantendo alcittadino la totale libertà di sceltadella cura e la piena parificazionedei soggetti erogatori pubblici e pri-vati. Particolarmente significativisono anche il Piano oncologico e lariorganizzazione del 118 e dellarete di emergenza-urgenza”.“Prevenzione Oggi” incontra l’as-

sessore Borsani in un freddo pome-riggio alla vigilia di Natale del2004. In agenda abbiamo alcunedomande scomode sul perché di uncammino dei trapianti che non èall’altezza della RegioneLombardia. L’assessore non solo nonha evitato le risposte più crude, maanzi ha rimarcato con decisione

quelli che a suo parere sono i nodiancora da sciogliere.Pozzi: Stiamo concludendo un2004 con poche luci e tanteombre. Perché il motore dellaLombardia, nell’ambito dei pre-lievi e dei trapianti, sembraimballato e non girare a pienoregime come invece potrebbe e

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I trapianti nell’impegnodell’assessore Borsani

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dovrebbe?Borsani: La Regione fa moltoma si riscontra poca attenzioneda parte degli organismi ospeda-lieri. Il richiamo è esplicitamenterivolto ai direttori generali degliospedali perché collaborino di piùalla diffusione di una cultura delladonazione e alla pratica dei tra-pianti mettendo a disposizione leenormi risorse di cui dispongono.Pozzi: A Bergamo ho partecipa-to oggi, poco prima di partire perquesta intervista, ad una confe-renza stampa nella quale è stataaffrontata la tematica dell’attivitàdi prelievo e trapianto. Voglioinoltre esprimere un sinceroapprezzamento per la campagnadi sensibilizzazione alla donazio-ne che la Regione Lombardia stalanciando in questi giorni.Borsani: Purtroppo mentre laLombardia si sta impegnando almassimo nella promozione deitrapianti d’organi, non c’è altret-tanto impegno dei direttori gene-rali degli ospedali (parlo dellageneralità, salvando solo alcuneeccezioni). Mi sembra che sianopiù sensibili ad altri argomentiche non quello della donazione.Pozzi: È però importante chedagli esponenti più rappresentan-

tivi delle istituzioni pubblichecontinuino ad arrivare segnali disostegno alla donazione d’organi.Ed è così molto importante anchela campagna nazionale già impo-stata per il 2005.Borsani: Detto quello che nonva, posso confermare che ilnostro impegno rimarrà moltoelevato. Ho il dovere di elogiarepubblicamente il prof. Pellegrini,coordinatore regionale ai prelievie ai trapianti, per quello che stafacendo con competenza, sensibi-lità e con la necessaria costanzaper superare tante resistenzeocculte e palesi.Pozzi: Complessivamente, stan-do ai dati in suo possesso, comevaluta l’attività di prelievo e tra-pianto in Lombardia nel 2004?Borsani: Questa è una doman-da che merita una risposta tecni-ca. Giro perciò il quesito al prof.Pellegrini che vi risponderà inmerito. Personalmente ribadiscoil rammarico di non aver trovatoin tanti dirigenti ospedalieri l’en-tusiasmo che in Lombardia hainvece caratterizzato altri livellidi interesse: da quelli politici aquelli del volontariato e dell’asso-ciazionismo. Tutti hanno lavora-to bene e intensamente per favo-

rire prelievi e trapianti. Qualchedirigente di ospedali dovrebberiflettere su questo dato.Pellegrini: La risposta alla suadomanda non può prescindere daquanto appena affermato dall’as-sessore Borsani. Non possiamodirci soddisfatti proprio perchégli investimenti sono stati ingen-ti mentre i risultati, a livelloregionale, non sono stati all’al-tezza delle aspettative. L’incremento delle donazioni edei trapianti, in definitiva, è statoinferiore a quanto poteva esserein considerazione soprattuttodelle grandi potenzialità dellaRegione. La Lombardia oggioccupa un triste decimo posto inItalia nonostante le enormi possi-bilità e il forte impegno profes-sionale ed economico. Vogliamoaugurarci che nel 2005 ci sia unrecupero a seguito della campa-gna promozionale che stiamoavviando. Ottimi risultati possia-mo invece già annunciare perquanto riguarda l’attività di pre-lievo e trapianto di cornee e tes-suti, settori nei quali le liste d’at-tesa sono praticamente inesisten-ti.Pozzi: Purtroppo dobbiamoprendere atto di questa sconfor-P

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Da sinistra: il cav. Leonida Pozzi, presidente regionale dell’Aido, il dott. Carlo Borsani, assessore alla Sanitàdella Regione Lombardia e il prof. Alessandro Pellegrini, coordinatore regionale ai prelievi e trapianti.

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tante realtà, con la Lombardiache si trova molto indietro aregioni come per esempio laToscana o l’Emilia, che presenta-no dati di bilancio nell’ambito deiprelievi e dei trapianti molto piùpositivi.Pellegrini: Noi dobbiamo con-tinuare a lavorare affinché siavalorizzata in termini assoluti lacentralità del malato. Ci sonocoordinatori locali che hannodisponibilità dalle loro direzioni,altri che invece sono ignorati senon addirittura ostacolati. Noidobbiamo intervenire soprattuttolì.Pozzi: Quindi il 2004 si chiudecon un bilancio soddisfacente nelvissuto della gente; negativoinvece per l’assessore Borsani cheaveva aspettative ben più elevate.Pozzi: A fronte di questa situa-zione è forse in vista una revisio-ne della normativa regionale suitrapianti?Pellegrini: La legge 91 del1999 sostituisce e assorbe tutta lanormativa precedente. La delibe-

ra della Giunta regionale del feb-braio 2002 è ancora valida.Basterebbe applicarla bene peravere risultati positivi.Pozzi: Come giudica, in un con-testo di promozione della culturadella donazione, l’iniziativa rivol-ta alle scuole superiori che ven-gono invitate a contattare alcunireparti ospedalieri e in particola-re a visitare la Rianimazione?Pellegrini: È un’iniziativamolto buona perché coniuga allaperfezione l’appello alla prudenzae alla sensibilità con la constata-zione concreta di quanto possanoessere disastrosi alcuni atteggia-menti giovanili. Mi riferisco inparticolare all’abitudine di faredelle notti di fine settimana unospazio senza limiti, con abbon-danti bevute e corse in auto sullestrade. Con l’iniziativa dell’Aido edegli ospedali rivolta alle scuolesi ottengono così molteplici risul-tati e tutti positivi.Pozzi: Ho dati che dimostranocome nelle Università lombardesi tratti poco il tema del prelievo

e del trapianto. Cosa può fare laRegione Lombardia per ovviare aquesto problema?Pellegrini: Qui è più difficileintervenire perché solo ilMinistero ha possibilità di incide-re concretamente. La Regionepotrebbe eventualmente fare datraino culturale, da “opinion lea-der” per stimolare una maggioreattenzione alla medicina e allachirurgia dei trapianti.Pozzi: Forse questi temiandrebbero inseriti nei program-mi scolastici per preparare i gio-vani alle scelte che faranno poi daadulti. Ma intanto, che cosa sipuò fare di concreto nel 2005 perrilanciare i prelievi e i trapianti erecuperare il ritardo accumulato?Pellegrini: Innanzi tutto agirecon forza sui direttori generaliaffinché prendano consapevolez-za della vastità del problema edella inutile sofferenza che vieneinflitta a tante persone in attesadi trapianto. Davvero abbiamotutti bisogno dell’Aido e della suaforza di penetrazione nellacoscienza collettiva perché puòeliminare la freddezza con cuialcune direzioni generali guarda-no le nostre proposte sui trapian-ti. Quella dell’Aido è una ricchez-za morale talmente vasta chesicuramente potrà condizionarel’andamento del settore nel 2005.Bisogna però prendere consape-volezza, tutti insieme, dellanecessità di collaborare fraAssociazione e istituzione pubbli-ca, coinvolgendo poi anche le Asl,le Parrocchie, i Comuni, leScuole...Pozzi: Ci lasciamo con questoreciproco impegno. Noi moltipli-cheremo i nostri sforzi affinché lascelta della donazione di organisia sempre più condivisa e diffusa,così che i trapianti rappresentinoveramente la risposta più efficaceal disperato appello di tanti nostrifratelli sofferenti.

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e“Mi sembra di essere usci-

ta da un incubo”. A par-lare è Piera Pellegrino,

una giovane signora piemontese,reduce insieme alla figlia da una brut-ta avventura durata più di un mese erisoltasi per fortuna felicemente.Lorenza, dieci anni, all’inizio dell’au-tunno scorso, dopo la somministra-zione di un antibiotico per la cura diuna micosi vaginale, inizia improvvi-samente a vomitare. Nel giro di pochigiorni la progressione del vomitoaumenta e la bambina fatica a bere e amangiare. Si decide così, su suggeri-mento della pediatra, di ricoverarlanel vicino ospedale cittadino. Qualcheflebo, alcune supposte di antiacido enessun risultato: Lorenza prosegue a

vomitare e accusa uno strano fastidioalla pancia. I controlli ematici e radio-grafici non evidenziano nulla disospetto e qualche medico comincia adire: “Lasciamola vomitare!”. Qualcunaltro fa anche di peggio, apostrofandola piccola paziente con il titolo di“signorina dei misteri”. Non importase l’ospedale non ha un reparto digastroenterologia e non possonoessere svolti esami mirati. Benché lostato di salute della bambina sia deci-samente precario (Lorenza si alimen-ta solo tramite flebo) nessuno sipreoccupa di trasferirla nella struttu-ra di ricovero di un’altra città dovepossa essere sottoposta a controlli piùspecialistici. Il sospetto di una causapsicologica all’origine del vomito,

Nel precedente numero di“Prevenzione Oggi”, sotto il titolo“Il coraggio di riscoprirsi medici”abbiamo pubblicato la sintesi deilavori del convegno sulla professionemedica, svoltosi a Milano nello scor-so novembre. Un convegno termina-to- come abbiamo avuto modo diillustrare - con un elevato grado disoddisfazione da parte del pubblico:tutti i relatori, ineccepibili nelle loroargomentazioni pur partendo dapunti di vista diversi, hanno portatoun contributo senz’altro meritevoledi attenzione. Ma quante delle osser-vazioni emerse dalla comune rifles-sione sulla difficile “arte della cura”trovano corrispondenza nell’espe-rienza sul campo di medici e pazien-ti? Abbiamo voluto verificarlo pro-vando a raccogliere in proposito, altermine del convegno stesso, due inte-ressanti testimonianze alle qualidiamo spazio in queste pagine.

Quando la disposizioneall’ascolto si rendeindispensabile

Avrei volutoche mia figlia

fosse trattata piùcome personache come caso

clinico“ ”

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esulla base dei pochi dati strumentaliacquisiti, determina le dimissionisenza possibilità di replica e Lorenzatorna a casa. La pediatra di famigliache viene a visitarla concorda con ladiagnosi e invita la bambina a “smet-terla di vomitare” e a non preoccupar-si, in fondo - dice - “è un problema dicrescita”. I giorni però trascorrono(sono passate dal primo episodio giàdue settimane) e la situazione non fache peggiorare. Piera, col tipico intui-to materno, teme si tratti di un pro-blema organico e con risolutezzaprende l’unica decisione possibile:carica in automobile la figlia e dopoun centinaio di chilometri raggiungel’ospedale pediatrico del capoluogo,sperando di arrivare rapidamente allasoluzione. Il reparto, stavolta, sembraessere quello giusto, gastroenterolo-gia, ma perché la verità venga alloscoperto occorreranno altre tre setti-mane. Nel frattempo Lorenza saràdiventata un caso e di quelli difficili,talmente difficili da mettere in crisichi le si accosti. Stremata, oltre chedal vomito, da tutta una serie di inda-gini invasive con risultato negativo,che portano anche a escludere untumore al cervello, Lorenza deve perla seconda volta pagare lo scotto disentirsi definire “una malata immagi-naria”, senza potersi difendere. Ecome a dimostrazione della validitàdel detto che “un buon medico è laprima medicina”, a risolvere la situa-zione è un professionista del repartodi chirurgia, il cui interessamento,sollecitato dai parenti della bambina,si rivelerà provvidenziale per il buonesito della vicenda. All’occhio compe-tente di chi ha già fatto esperienza dicasi analoghi, basta poco per capire.Tastando l’addome di Lorenza nelpunto in cui lamenta un dolore persi-stente, avanza l’ipotesi di una appedi-copatia retrocale. L’esame del traccia-to con il bario evidenzia che effettiva-mente l’appendice è molto alta e loca-lizzata in una zona che potrebbe ren-dere ragione dei disturbi manifestatifino a quel momento dalla piccoladegente. A questo punto il chirurgo

suggerisce l’appendicectomia e, visti idubbi manifestati dai colleghi dellagastroentrologia, se ne assume tuttala responsabilità. Ebbene, l’operazio-ne, avvenuta qualche settimana fa, haconfermato i sospetti e permesso allagiovanissima paziente di tornare acasa in salute e soprattutto di ritrova-re il sorriso. Ma chi potrà mai risar-cirla del danno di non essere stata cre-duta? “Sicuramente adesso ci vorràun lavoro sul versante psicologico - ciracconta la mamma - perché Lorenzaè ancora molto arrabbiata del tratta-mento ricevuto, nonostante la pedia-tra di base le abbia fatto per iscritto lesue scuse. Quattro settimane di ospe-dalizzazione in una fase delicata dellacrescita, quale quella prepuberale, conl’aggravante di sentire che il propriomalessere veniva sottostimato e travi-sato, a dieci anni non si dimenticanotanto in fretta”. Forse, le diciamo, “uncaso difficile” come quello di sua figliaandava a toccare da vicino il senso dilimite dei medici. “Appunto, forsebastava avere l’umiltà di riconoscerlo.Solo un gastroenterologo ha avutol’onestà di ammettere che non riusci-va ad arrivare a una conclusione plau-sibile. Un vero confronto multidisci-plinare teso a una reale ricerca dellecause e non a suffragare interpreta-zioni prive di fondamento avrebbeevitato a Lorenza inutili sofferenzefisiche e morali”. Come a dire che se igastroenterologi si fossero fidatiprima del giudizio del chirurgo ildecorso sarebbe stato decisamentepiù rapido e meno traumatizzante perla bambina”. Sarebbe stato sufficiente- come diceva Balint - sedersi vicino alpaziente e ascoltare? “Sufficiente forseno - risponde la signora Piera - mafondamentale sì. Se Lorenza fossestata ascoltata con attenzione quandoesprimeva i suoi disturbi, indicandocon precisione il punto dell’addomeche le faceva male e se soprattutto fos-sero state accolte le mie parole comeelementi importanti per ricostruire ilvissuto di mia figlia, ci si sarebbeorientati più rapidamente verso ladirezione giusta. Invece, di settimana

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in settimana, mi ritrovavo a fare iconti con medici più preoccupati diconsultare le loro cartelle che di capi-re come si sentiva la bambina, pocodisposti a parlare con lei quando que-sta li sollecitava a una risposta inmerito alla sua guarigione e per di piùpoco sensibili. Tutte le ipotesi diagno-stiche infatti, comprese le più infauste(vedi tumore, anoressia ndr), venivanoespresse in sua presenza, con le con-seguenze che si possono immagina-re”. Ma come, non si diceva al conve-gno che le due doti che si richiedonoai medici sono competenza e disponi-bilità? “Sono d’accordo, peccato cheLorenza le abbia trovate in chirurgia.Quando mia figlia è stata trasferita inquesto reparto in vista dell’interven-to, pur stando ancora male si è senti-ta rinascere: finalmente era trattatacome una persona e non come un casoclinico. La sollecitudine delle infer-miere, le attenzioni del chirurgo, lasicurezza con cui le diceva che dopol’operazione avrebbe smesso di vomi-tare, hanno fatto sentire Lorenzafinalmente sulla strada della guari-gione e soprattutto le hanno restitui-to fiducia in se stessa”. Basta sensi dicolpa provocati dall’accusa di dram-matizzare la situazione, basta fanta-

smi di mali “oscuri” per giuntaautoindotti: il suo disturbo avevaun’origine precisa che qualcuno si erapremurato di scoprire. “Così - dice lasignora - tutto è andato per il meglio”.Ma si capisce che il sollievo di ogginon basta a cancellare la trepidazione,lo sconforto, il senso di impotenza diieri, meno che meno il dispiacere diessersi sentita colpevolizzare dellapresunta ansia della figlia. Quellequattro lunghissime settimane diestenuanti peregrinazioni da un dot-tore all’altro nella ricerca spasmodicadi una verità che stentava ad emerge-re sono ancora tutte lì, dolorosamen-te presenti alla memoria di questamamma che ora ci affida una racco-mandazione: “Vorrei dire ai gastroen-terologi che hanno curato mia figlia difare tesoro dell’accaduto perché adaltri piccoli pazienti possa essere evi-tata la triste esperienza di non esserecreduti. Quando è in gioco la salute diun bambino forse, per un istante,bisognerebbe sospendere ogni giudi-zio e provare a prendere a cuore dav-vero la sua storia, dando credito acoloro che ne sono i primi depositari:i genitori”.

Laura Sposito

L’importanza della condivisione

Secondo la miaesperienza, il

medico non puòaccostarsi al

malato senza laprospettiva ultima

di un comunedestino di bene

“”

“Fughiamo subito ogni equi-voco: la medicina cura e,qualche volta, guarisce”.

Non è un principio astratto: dall’ir-ruente determinazione con cui il Dr.Massimo Montemerlo, cardiologo,parla di questa disciplina si intuiscecon quanta consapevolezza di giudi-zio viva la sua professione. “Il compi-to della medicina - continua con

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edecisione - è in gran parte quello didare risposta a un bisogno di condi-visione. Il paziente chiede innanzi-tutto al medico che sia disposto acondividere la condizione di malattiain cui si trova e di essere accompa-gnato, possibilmente, a risolverla.Questa è la prima, elementare maessenziale richiesta che il curante sisente indirizzare dal malato e chedeve, a mio parere, costituire il puntodi partenza del suo operare”. Ci chiediamo se non si tratti di unribaltamento di prospettiva rispettoa quanto emerso dal convegno e perscoprirlo possiamo solo proseguirenella chiacchierata. “Che poi il tenta-tivo di risposta al bisogno sopramenzionato implichi necessariamen-te quella competenza scientifica equella disponibilità a cui accennava-no i miei illustri colleghi è indubita-bile. Ritenere tuttavia che la sommadi queste “abilità” definisca il fulcrodella professione francamente misembra un po’ limitativo. Lo dimo-stra il fatto che già solamente riusci-re a metterle in atto nel giusto equi-librio può risultare un’impresa dav-vero impegnativa. Pensiamo allarealtà ospedaliera: se la circostanzadi avere a disposizione rispetto alpassato una tecnologia estremamen-te avanzata può aiutare il medico arisolvere brevemente problemi dia-gnostici e terapeutici, ciò ha comeesito una riduzione dei tempi di rico-vero e, di riflesso, un accorciamentodel periodo di rapporto con il biso-gno del malato”. I conti cominciano anon tornare: Luigi Raniero Fassati,uno dei relatori del convegno, nonproponeva, per la massima soddisfa-zione del paziente, una visione dellamedicina ad alto potenziale scientifi-co-tecnologico? “Purtroppo esisteoggi la convinzione che, per i grandirisultati conseguiti (come il progres-sivo allungamento della vita media eil miglioramento della sua qualità),la medicina sia in qualche modoonnipotente, una specie di scienzaesatta e ciò ha indotto la gente a svi-luppare un distorto concetto del

diritto alla salute. Un conto è infattiavere il diritto alle migliori cure pos-sibili, un altro è ritenere di averediritto alla guarigione. Oggi bastaguardarsi intorno per constataresempre più numerosi i pazienti che,ritenendo il medico depositario dicertezze scientificamente provate,pretendono di essere guariti e se laprendono con lui quando ciò non siverifica. In questo modo però si cercasolo di eludere la verità e cioè che lamedicina, pur avendo raggiunto tra-guardi enormi, non è riuscita a scon-figgere la morte”. Ci sembra di capi-re da queste parole che il Dr.Montemerlo alluda a un orizzontepiù grande a cui sarebbe chiamato ilcurante nello svolgimento del suolavoro. “Se partissimo dal concettoche la medicina ha potenzialità illi-mitate allora la morte del malatosarebbe una sconfitta. Illuminante inquesto senso mi sembra possa essereil racconto di una esperienza capita-tami anni orsono. M. era un pazientecardiopatico severo, con altissimeprobabilità di morire. La soluzioneterapeutica, scelta in sinergia conaltri colleghi, riuscì a salvarlo da unacondizione di criticità e a riportarlo alivelli quasi normali di vita.Trascorse dieci anni in precario, sep-pur buono, equilibrio al punto cheogni volta che lo visitavo mi stupivodi come, con un cuore così malanda-to, riuscisse a stare discretamentebene. Improvvisamente un giornoebbe una cistite emorragica che sirivelò essere una neoplasia vescicola-re e nel giro di tre mesi morì. Contutta la fatica fatta per curargli lacardiopatia mi era andato a morire ditutt’altro!! Ironia a parte, non possodire di essere uscito sconfitto da que-sta vicenda perché capisco chenostra pretesa di curanti non deverisiedere nel desiderio fallace disconfiggere la morte, ma in quello difare vivere al meglio i nostri pazien-ti. E io di M. conservo più che ilricordo di un fallimento, quello sem-mai di un malato che per almenodieci anni ha avuto una buona qualità

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di vita”. E come la mettiamo con icasi difficili e il rischio di scaricaresull’assistito la non riuscita? Al rac-conto che gli forniamo della storiadella piccola Lorenza il commento èa dir poco sorprendente. “Posto chebisogna sempre conoscere a fondo idettagli di un caso per dare un giu-dizio, questo episodio può ritenersialtamente educativo. Mi sembrainfatti che possa sposarsi bene conuna famosa frase di Alexis Carrel,Nobel francese della medicina: ‘Pocaosservazione e molto ragionamentoconducono all’errore; molta osserva-zione e poco ragionamento conduco-no alla verità. In questo caso specifi-co può essere che la medicina siastata applicata come una scienza enon come un’arte. Se partissimoinfatti dal presupposto che tuttoquello che possiamo misurare, con-trollare, verificare nel nostro lavorocorrisponde alla verità assoluta, per-deremmo secondo me buona partedei nostri pazienti. Premesso poi cheun caso difficile comporta spesso unadecisione importante che, si sa, nonpuò essere assunta a cuor leggero,l’atteggiamento più corretto resta amio parere quello di valutare fino infondo tutti i fattori, nessuno escluso.Il che significa che prima di dire cheun paziente ha un problema psichico- come è capitato con Lorenza -bisogna essere certi di aver esclu-so qualsiasi altra possibilità. Poil’errore è comunque in agguato,ma tale pericolo non escludeche si debba sempre essereleali fino in fondo con chi si hadi fronte. Occorre cioè trova-re il coraggio di dire tutta laverità, specialmente qualorail paziente debba affrontaredei rischi, ma ancor di piùquello di ammettere di nonavere certezze preconfeziona-te, dicendo semplicemente:“Non so cos’hai, ma cercheròinsieme a te e ai miei colleghiuna risposta”. Ma uno può arri-vare ad ammettere il propriolimite solo a partire dalla certez-

za di un bene che lo comprende e losupera. “Il futuro della medicina -conclude il Dr. Montemerlo - stanella presenza di medici che comuni-chino il senso positivo della vita peraverne fatto loro stessi esperienza.“Non si può - dice infatti il Dr.Giancarlo Cesana, docente diMedicina del lavoro all’Universitàdegli Studi di Milano-Bicocca - esse-re amici degli uomini se non si vivedi amicizia”. La società è cambiata ,sono cambiate le malattie, ma neipazienti il bisogno di trovare unsenso alla sofferenza e qualcuno concui condividerla è rimasto immutato.E allora il medico che voglia real-mente soccorrere al dolore dell’am-malato non può esimersi dall’impli-carsi con lui fino a questo livello esi-stenziale, fino addirittura a rischiarela propria vita. Così facevano i medi-ci e gli infermieri dei primi ospedali,così hanno fatto più recentementecoloro che in Africa e in Asia si sonooccupati di Ebola o di SARS, dimo-strando a tutti che ne vale sempre lapena”.

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Dott. Gaetano Bianchi

Il 10 Gennaio 2005 rappresenta la data fati-dica dalla quale non si può più fumare neiristoranti, bar, caffè, luoghi di lavoro ecc. se

questi non sono dotati di ambienti dedicatiesclusivamente ai fumatori e dotati di efficientiimpianti di ventilazione e purificazione dell’aria.La definitiva approvazione di questa norma hascatenato nei fumatori ed in molti gestori diristoranti e bar una polemica furiosa, volta adottenere una proroga di almeno sei mesi dellaentrata in vigore di tale legge. Ci si dimenticaperaltro che la legge è del 2003 e che il tempodi adeguare le strutture c’era.Ma perché tale severità da parte del Ministerodella Salute?Per meglio comprendere il problema, qui diseguito si accennerà ai presupposti epidemiolo-gici e di costo individuale e sociale che hannoportato a questa imposizione legislativa. Al pro-posito ci si riferirà soprattutto a quanto citato inun editoriale di G. Riccioni e coll. apparso sulGiorn. It. Mal. torac. (57-219-2003).Il tabagismo causa in Italia ogni anno 90.000morti nella popolazione superiore ai 15 anni. In

questo calcolo non sono contemplati i disturbied eventuali decessi legati al cosiddetto tabagi-smo secondario, soprattutto di nati da donnefumatrici, o cresciuti in ambienti familiari in cuipiù persone fumano (fumo passivo).Nei fumatori di ambedue i sessi il rischio dipatologie potenzialmente letali aumenta anchedi 70 volte rispetto ai non fumatori non espostial fumo passivo.La patologia più importante legata al tabagismoè certamente il carcinoma del polmone di tipoepidermoide (90% dei casi), ma anche il carcino-ma delle vie respiratorie (cavo orale, laringe efaringe). Nel forte fumatore il rischio di con-trarre tale patologia può essere di 25 volte mag-giore del non fumatore. Il rischio è ovviamentecollegato alla precocità di inizio al vizio delfumo, al numero di sigarette al giorno, al tipodi sigarette nonché, per alcuni autori, ad unacerta predisposizione individuale genetica.L’uso di tabacco è la principale causa di cancroalla vescica (40-70% di tutti i casi) perchè il rive-stimento epiteliale della vescica è particolar-mente esposto ai danni legati agli idrocarburiaromatici, policiclici, noti cancerogeni che,assorbiti col fumo, attraverso il sangue vengono

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Il fumo di tabacco: un costo individuale

e di tutta la collettività

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eliminati con l’urina e si accumulano quindinella vescica.È ora ben noto che più di 4000 sostanze nocivesono presenti nel fumo di tabacco, tra cui lanicotina (che è responsabile della dipendenza alfumo), gli idrocarburi (responsabili delle patolo-gie tumorali) e il monossido di carbonio che,diminuendo l’ossigeno a disposizione dei tessu-ti, è responsabile dei danni cardiovascolari qualila cardiopatia ischemica (infarto miocardio,angina ecc.), le arteriopatie obliteranti periferi-che ecc.Un ulteriore capitolo di patologie legate all’abi-tudine al fumo di tabacco sono le bronchiti cro-niche: ne soffre il 15% dei fumatori di meno diun pacchetto di sigarette al giorno e ben il 25%di chi fuma due o più pacchetti al dì. Sono, que-ste, patologie croniche di lunga durata, chedanno un costo personale (sofferenza, disturbirespiratori) e sociali (assenze dal lavoro per ria-cutizzazione, invalidità, uso di farmaci, ricoveriospedalieri) elevato. Una giustificazione del fumatore a persistere inquesta abitudine dannosa è che l’inquinamentoatmosferico legato alla circolazione automobili-stica, riscaldamento, fumi industriali ecc. èaltrettanto dannosa alla salute. Non si puònegare questa circostanza. Va però rimarcatoche il fumo di sigaretta porta a diretto contattodei tessuti polmonari e del sangue gli inquinan-ti e, per livelli di inquinamento localmente ele-vati, certamente superiore alla peggior atmosfe-ra cittadina. Infine va considerato che i tossicilegati al tabagismo si sommano a quelli ambien-tali con un effetto di moltiplicazione dell’effettodannoso.Molti autori si sono poi domandati quanto è ilcosto personale e della collettività legato alfumo di tabacco.Tra il costo personale l’acquisto delle sigarette,che varia a secondo del tipo di sigaretta otabacco acquistato, al numero di sigaretteconsumate giornalmente, ma anche almancato guadagno conseguente alleassenze dal lavoro, o alla perdita dellostesso per invalidità o, per la famiglia,alla prematura morte del fumatore.Per i costi che ricadono sulla collettività,sostenuti sia dai fumatori che dai nonfumatori, vengono considerati le spesesanitarie legate alle patologie fumo-corre-late: diagnostiche per le varie patologie, mediche,chirurgiche, farmacologiche ed assistenziali in

genere; le spese per una efficace educazione della popo-lazione a stili di vita più sani e che rientrano nel-l’ampio capitolo della prevenzione primaria esecondaria delle malattie;le spese sostenute dagli enti previdenziali perprecoce invalidità o mortalità;le spese sostenute dagli organi di sicurezza percombattere il contrabbando.Non sono monetizzabili, peraltro, i costi in sof-ferenza sia individuale che familiare sopportatidurante e dopo la comparsa di malattie correla-te al consumo di tabacco.Tenendo conto di quanto sopra, si sono calcola-ti costi enormemente elevati. In uno studio delCentro di ricerche oncologiche dell’UniversitàCattolica di Roma per il periodo 1991-1996 perla sola spesa ospedaliera si è arrivati alla cifra di1.014 miliardi di Euro. Ed è ritenuta ancora unasomma valutata in difetto.Di fronte a questi dati sia sanitari che economi-ci, ci si può domandare come la legge che èentrata in vigore questo gennaio possa esserecontrastata. Forse ci si dovrebbe domandare se la preven-zione così come attuata fino ad oggi abbia avutoun impatto sufficiente sulla informazione e sullaeducazione della nostra popolazione. Certamente è necessario fare di più ed in modopiù efficace, soprattutto nei riguardi dei giovani,che, proprio per la loro giovane età possonoottenere il massimo beneficio dal non iniziare afumare. Ma una informazione non sorretta dacomportamenti conseguenti da parte degliadulti, soprattutto da parte di coloro che rap-presentano un esempio (genitori, insegnanti,medici, campioni dello sport e dello spettacolo)

può non essere sufficiente-mente persuasiva

ed incisiva.

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Il curry profuma e colora ogni pietanza. Questo mix di spezie , ingrediente basedella cucina indiana, diffuso ormai in tutto il mondo, non solo arricchisce ilgusto di primi piatti, carni, pesci e verdure ma sembra essere dotato di virtù

digestive, antiossidanti, antitumorali e anti - Alzheimer.

Il mixIl curry è una miscela di spezie, da non confondersi con le foglie delle pianta dicurry, un albero tropicale, paragonabile all’alloro (Murraya koenigii), che possonoessere presenti o meno tra i suoi ingredienti. Il termine curry sembra derivare daltamil keri e la sua traduzione potrebbe essere bazar o mercato. Le miscele di spezie in India vengono chiamate masala e si preparano di volta, involta con ricette diverse, secondo la zona. In Italia il curry si trova gia’ pronto all’u-so, ma anche in questo caso, le spezie che lo compongono possono essere diverse.Esistono numerosissime ricette di curry, piu’ o meno piccanti. Le spezie che lo com-pongono di solito sono la curcuma , lo zenzero, il cumino, il coriandolo, il carda-momo, il pepe bianco, il peperoncino e la cannella. A questi ingredienti se ne pos-sono aggiungere altri come noce moscata, cipolla, chiodi di garofano, fieno greco ealtri, a seconda del tipo di ricetta.

La curcumaLa curcuma, nota anche come zafferano indiano, è l’ingrediente fondamentale delcurry, responsabile del suo colore.Si ricava dalla radice di una pianta erbacea perenne, seccata e ridotta in polvere.Contiene numerosi principi attivi tra cui, di particolare interesse è la curcumina, lasostanza colorante che ha proprieta’ digestive e protettive per il fegato, in quantostimola la produzione e la secrezione della bile, importante per la digestione.La curcumina potrebbe svolgere un effetto positivo anche nei confronti della fibro-si cistica, una grave malattia genetica che coinvolge diversi organi, in particolare ipolmoni e il pancreas. In una ricerca, realizzata presso la Yale University School of Medicine , la curcu-mina, somministrata a topi malati di fibrosi cistica, avrebbe consentito la remissio-

ne dei sintomi.La curcuma è un potentissimo antiossidante naturale, una sostanza

capace di contrastare gli effetti delle reazioni che avvengono nelnostro organismo in presenza dell’ossigeno (ossidazioni) e che por-tano alla formazione di componenti molto reattivi (i radicali liberi)

coinvolti nello sviluppo dei tumori e dell’invecchiamento.

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Uno studio condotto da ricercatori italiani e statunitensi presentato allaconferenza annuale della American Physiological Society sembra dimo-strare gli effetti positivi della curcuma nei confronti dei disordini neuro-degenerativi legati all’invecchiamento del cervello, quali il cancro el’Alzheimer . I ricercatori, esponendo a varie concentrazioni di curcuma cel-lule nervose prelevate da ratti, hanno rilevato un sostanziale aumento nello svi-luppo di un enzima chiave per la difesa dai meccanismi ossidanti delle cellule cele-brali.

Le altre spezieAnche le altre spezie che compongono il mix di base del curry, vantano numeroseproprietà salutari:

Il cuminoSi ricava dai semi di una pianta della famiglia delle ombrellifere. Ha un profumopenetrante e aiuta a stimolare l’appetito, a facilitare la digestione, a calmare il maldi stomaco di origine nervosa, a combattere alitosi, aerofagia e meteorismo.

Lo zenzeroÈ una radice dal vago sapore di limone o melissa. Si puo’ utilizzare fresco, grattu-giato, ma nel curry si utilizza la polvere. Oltre ad avere un aroma gradevole, sti-mola le funzioni digestive e la medicina cinese e indiana gli riconosce proprietà afro-disiache attribuibili ai principi in esso contenuti. Lo zenzero contiene un olio essen-ziale composto prevalentemente da terpeni, dotato di proprietà toniche, stimolan-ti e anti-invecchiamento. I principi attivi esercitano un’azione rivitalizzante: stimo-lano i centri vasomotori e la funzione cardiaca.

Il coriandoloCome il cumino si ricava dai semi di una ombrellifera. E’ molto aromatico ed è uncomponente fondamentale della cucina indiana. Ha proprieta’ digestive e antidiar-roiche.

Il cardamomoÈ una pianta della famiglia dello zenzero con un aroma caratteristico, caldo e pun-gente. E’ utilizzato per condimenti aromatici, dolci e bevande. Si consiglia con leverdure che, in genere, gonfiano, come i cavoli e i cavolfiori, perche’, grazie alle sueproprieta’ anti-gonfiore, ne diminuisce gli effetti.

La cannellaÈ conosciutissima anche in occidente e si ricava da una corteccia. Ha funzioni dige-stive, antisettiche e combatte l’aerofagia e il meteorismo.

Il pepe biancoÈ diffuso in tutto il mondo. A differenza del pepe nero, si ricava dai frutti maturi edecorticati della pianta e ha un sapore meno pungente. Stimola la digestione e com-batte aerofagia e meteorismo.

Il peperoncinoNel curry si usa il peperoncino secco ottenuto dopo aver fatto seccare e aver pol-verizzato il peperoncino piccante. Il peperoncino migliora la circolazione graziealla sua capacità di dilatare i vasi sanguigni e contribuisce a combattere la pressio-ne alta. Il peperoncino ha anche un’azione disinfettante e contribuisce a combatte-re la moltiplicazione microbica, responsabile della contaminazione dei cibi.

I consigliPer avere un curry piu’ aromatico e profumato e al meglio delle sue qualita’ nutri-zionali, acquistate separatamente le spezie intere e miscelatele voi, pestandole almomento nel mortaio o nel macinino. Se preferite acquistarlo, compratene in pic-cole quantita’, in modo da non doverlo conservare a lungo e riponetelo in un con-tenitore ermetico.

Cristina Grande

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Siamo convinti che la cultura della donazione sisostenga con una buona informazione. Per que-sto abbiamo investito tante risorse umane ed

economiche nella diffusione del nostro periodico,“Prevenzione Oggi”, che è oggi un dignitoso bigliet-to da visita della nostra Associazione in Lombardia:rigoroso, senza fronzoli, con una bella grafica e allaricerca delle notizie che “ridiano speranza” a chi è col-pito dalla malattia. Fra le molte Sezioni che stannosostendo con impegno sincero questo sforzo delConsiglio regionale Aido si è distinta quella diBrescia che, da sempre attenta e collaborativa, con ilnumero di gennaio-febbraio si è resa protagonista diuna iniziativa particolarmente importante. Ha infattiacquistato ben cinquemila copie della visita perdiffonderne quattromila ai propri iscritti con un forterichiamo a sostenere la rivista. Le altre mille copie leha consegnate all’Ospedale di Brescia, oggetto dellalunga intervista pubblicata nel primo numero del2005, e ai tanti medici che hanno partecipato all’in-contro.Nella sua lettera agli iscritti il presidente dellaSezione di Brescia, Lino Lovo, scrive tra l’altro: “Ilnumero delle disponibilità alla donazione sono in con-tinuo e costante aumento. Ciò nonostante la disponi-bilità di organi non soddisfa la richiesta e le liste diattesa si allungano ogni giorno. Tale fenomeno è pre-sente anche nella nostra Provincia, nonostante sia dasempre ai vertici mondiali per numero di donatori. Lecause sono molte, di diversa natura e non possiamospiegarle in poche righe. Con questa iniziativa di

informazione e con altreche adotteremo nelprossimo mese di mag-gio e durante l’anno,vogliamo solo far riflet-tere chi non ha ancoraavuto la possibilità direndersi conto che,quando la vita a noi nonserve più, può esseredata ad altri dandodisposizione per ladonazione degli orga-ni”.“L’allegata copia dellarivista “PrevenzioneOggi” - prosegue la let-tera di Lovo - presenta

varie interviste fatte ai dirigenti dell’Azienda ospeda-liera Spedali Civili di Brescia, dove ogni anno si fannodecine di prelievi e di trapianti e ci aiuta a capire qualeimpegno viene messo in campo ogni qualvolta sieffettua un prelievo o un trapianto di organi. Se daanni la nostra Provincia occupa i primi posti della hit-parade delle donazioni, non è certo per caso, ma per-ché moltissime persone lavorando quotidianamentein silenzio e con grande impegno hanno saputo crea-re nelle coscienze di tutti noi quella cultura della vitache ha aiutato molti a dire “sì” alla donazione degliorgani. A loro e a tutti gli operatori sanitari, che conprofessionalità e amore assicurano a molti ammalatila continuità della vita, gli oltre quarantaduemila socidell’Aido provinciale e l’intera comunità brescianadicono riconoscenti: Grazie”.Chiudendo la sua lettera, il presidente Lovo poi fa unaproposta: “Negli ultimi anni il Consiglio regionaledell’Aido ha adottato uno strumento giornalisticoattraverso il quale poter informare correttamentesulla donazione, il prelievo e il trapianto degli organie per educare a stili di vita che aiutino a prevenirealcune patologie che portano al trapianto, acquisendola proprietà della rivista “Prevenzione Oggi”. Vienestampata con professionalità scientifica, in novenumeri l’anno, ed è inviata direttamente a casa di chiha deciso di divenirne sostenitore. Nella nostra regio-ne sono oltre diecimila le famiglie che costantementela leggono. Con questa iniziativa speriamo di aumen-tarne ancora il numero. La Sezione provinciale diBrescia ringrazia tutti coloro che la vorranno soste-nere e che compilando l’allegato modulo di adesioneall’Aido dicono “sì” alla vita”.C’è poco da aggiungere a quello che ha affermato l’a-mico Lovo, se non un grazie per queste belle parole eper il sostegno concreto che dà a un’iniziativa forte-mente voluta dal Consiglio regionale Aido e dellaquale possiamo oggi andare orgogliosi.Poche parole invece intendo spendere per quei diri-genti che danno indicazioni diverse (e cioè di nonsostenere la rivisita) ai propri iscritti. Ricordo soloche tutta l’Associazione in Lombardia è apertamenteschierata, con atti formali e delibere approvate, per ladiffusione di “Prevenzione Oggi”, e che altrettantounanime è stato finora il riconoscimento - arrivatorecentemente anche dal presidente nazionale dott.Vincenzo Passarelli - sulla rispondenza della rivistastessa a tutte le nostre migliori aspettative.

Leonida Pozzi

La Sezione di Bresciaa sostegno di «Prevenzione Oggi»

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«Un gesto per la vita» in tourIl 6 dicembre 2001 ha segnato una tappa importante nella vista associativa dellaSezione Pluricomunale Monza Brianza: da un incontro con il direttore generaledell’Asl Milano 3 è nata l’idea, da noi prospettata e fatta propria dal direttore Asldi organizzare con tutti i Comuni della stessa Asl una serie di incontri sulla dona-zione e i trapianti di organi. “Un gesto per la vita” è stato lo slogan scelto per leserate; l’acqua che esce da un annaffiatoio e cade su una gerbera gialla per donar-le la vita l’immagine che ha accompagnato il tour.Gli incontri si sono svolti in due sessioni. La prima da marzo a dicembre 2002;sono stati interessati 36 comuni per un totale di 28 conferrenze. La seconda da set-tembre 2003 ad aprile 2004: sono stati coinvoltialtri 28 Comuni per un totale di 26 conferenze. Inpratica l’iniziativa ha toccato tutti i comuni dell’Aslche sono in totale 64.Il 2 aprile 2004, proprio in coincidenza con la con-clusione del nostro mandato alla guida dellaSezione Pluricomunale Monza Brianza, il tour èstato completato.È difficile trasmettere con uno scritto le sensazio-ni che l’organizzazione di questi incontri e il lorosvolgimento ci hanno lasciato. Però possiamo direche un sentimento ha prevalso su tutte: l’entusia-smo. E l’entusiasmo ci ha certamente fatto supera-re la fatica e resi capaci di affrontare il grande lavo-ro organizzativo, l’impegno economico e qualchepiccola amarezza che naturalmente non è manca-ta, come in tutte le esperienze umane.Durante questo lavoro abbiamo sempre ricordatola frase che il nostro fondatore, Giorgio Brumat, ciaveva rivolto all’ultima Assemblea nazionale allaquale aveva potuto partecipare: “Aumentate l’entu-siasmo: ricordatevi che qualunque discorso, ancheil più bello, il più forbito, se non ha una carica dientusiasmo, di forza di volontà, di desiderio di faresempre di più e meglio, non ottiene risultati”.I protagonisti dell’iniziativa, condotta nella valo-rizzazione delle sinergie, sono stati quattro: l’AslMilano 3, i Comuni, la Sezione pluricomunaleAido Monza Brianza e i Gruppi Aido. Ognuno diquesti “attori” ha avuto il suo ruolo da svolgere,con compiti precisi e tutti l’hanno rispettato. Inqueste stesse pagine presentiamo in modo sinteti-co ma esaustivo le varie fasi dell’organizzazione ela distribuzione dei compiti.Siamo convinti che il nostro lavoro sia stato utile e ci piace pensare che questa ini-ziativa sia stata per tutte le persone coinvolte un’occasione di crescita culturale eumana che va certamente oltre i confini di un semplice dovere. Tutti noi siamostati, insieme, portatori di vita.

E.C.

MonzaBrianza

Notizie dalle Sezioni

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Premiata la presidente AidoMonza EnricaColzaniIl prestigioso Premio “Sperada” èstato attribuito per il 2004 alla presi-dente del Gruppo Aido di Monza,signora Enrica Colzani. La consegnaè avvenuta nello scorso mese didicembre nella Sala Ida della Fiera diMonza, nell’ambito della manifesta-zione organizzata dalla Fiera diMonza con il patrocinio dellaRegione Lombardia-AssessoratoGiovani, Sport e Pari Opportunità.Il premio - che si richiama al nobilevalore dello spillone a raggiera cheun tempo le donne lombarde e brian-

zole usavano per raccogliere i capelli, citato anche dal Manzoni nelladescrizione di Lucia dei “Promessi Sposi” - viene assegnato ognianno a tre donne che si siano distinte per il loro grande impegno neisettori della cultura, della politica, dell’imprenditoria e del sociale.La presidente Colzani è stata premiata per il suo lavoro nell’Aido,dove è presidente del Gruppo comunale di Monza dal 1995, segreta-ria del Direttivo provinciale di Milano dal 1999 e poi dal 2001, vicepresidente della Sezione Pluricomunale Monza-Brianza e consiglie-re regionale Lombardia dal 2001. Inoltre la signora Colzani è impe-gnata nella Casa del Volontariato e nel Centro Servizi delVolontariato della provincia di Milano.

«Concerto della Luce»Il messaggio della donazione portato dalla luce. Questo il risultatodel “Concerto della Luce”, manifestazione organizzata sul finire delloscorso anno dal Gruppo Aido di Legnano (che riunisce anche volon-tari di Cerro Maggiore, San Vittore Olona, Busto Garolfo). Il con-certo, proposto nella chiesa di San Giovanni a Legnano, ha visto pro-tagonisti i “Fisarmonicisti Città di Varese” diretta da Chiara Luoni,con l’impegno di Luigi Luoni, campione del mondo di fisarmonica.Nell’occasione sono stati consegnati riconoscimenti ai direttori delleUnità operative di Rianimazione Danilo Radrizzani, e Oculistica,Giuseppe Trabucchi, dell’Ospedale di Legnano. Il presidentedell’Aido locale, Rino Zanzottera, la vice presidente Maria GraziaCalini Boeri e altri esponenti del direttivo, hanno poi consegnatoriconoscimenti ai coordinatori dei trapianti dott. Mario Seveso, dott.Enrico Liverta, dott.sa Moretti e dott.sa Battaglia. Commovente, nelcorso della riuscita serata, l’accensione delle candele da parte diparenti di donatori e della piccola Francesca, che da poco ha ricevu-to un cuore nuovo. La luce di queste candele è stata attinta dal bra-ciere acceso al centro dell’altare, a simboleggiare la centralità deldono che si fa luce d’amore.

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Il professor Cristiano Martini, direttore delreparto di neurorianimazione dell’ospedaleManzoni, è il nuovo presidente del Nord ItaliaTransplant (NITp), l’organismo che gestisce itrapianti d’organo in Lombardia, Veneto,Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Marche.Martini, che succede a Mario Scalamogna, èstato eletto ieri nel corso della riunione deldirettivo dell’associazione di operatori del pre-lievo e del trapianto tenutasi a Padova. Si tratta del quinto presidente nella storia delNITp: dopo due chirurghi (Malan di Milano eConfortini di Venezia) e due immunologi(Sirchia e Scalamogna Milano), è ora la volta diun rianimatore, quale è Martini. Il NITp, nato nel 1972, è storicamente la primaorganizzazione italiana che si occupa di prelie-vi e di trapianti d’organo. Nella sua area dicompetenza (18 milioni di abitanti) operano 74ospedali di prelievo e 42 unità di trapianto (16di rene, 5 di rene-pancreas, 7 di fegato, 6 dicuore, 2 di cuore-polmoni e 6 di polmoni) loca-lizzate in 15 ospedali.

Egr. SignorProf. Cristiano Martini

Direttore Dipartimento NeurorianimazioneOspedale “A. Manzoni”

Abbiamo appreso con vero piacere della Sua nomi-na a Presidente del NITp.Anche a nome del Consiglio Regionale e dell’Aidolombarda tutta desidero farLe giungere le più vivecongratulazioni e i migliori auspici per il presti-gioso incarico assegnatoLe.

Siamo convinti che sia il meritato riconoscimentodelle Sue doti professionali, organizzative edumane che da sempre, con serietà e perseveranzaLei ha saputo trasfondere nel Suo impegno quoti-diano a beneficio di tanti malati, e anche dei Suoicollaboratori ed allievi che oggi ancora di piùhanno modo di apprezzarLa.Inoltre fa bene al cuore vedere che, nonostante lapoca lungimiranza delle nostre Istituzioni, ilMinistro, con questa nomina, ha saputo “coglierenel segno”.

Caro amico dell’Aido (tutti noi La sentiamo vera-mente così) con tanta simpatia ci senta vicini percondividere con Lei questo momento di gioia e diprofonda soddisfazione personale e professionale.Per quanto le nostre forze siano limitate, Leoffriamo la massima disponibilità ad una collabo-razione sinergica perchè nulla resti intentato, nelrispetto dei ruoli e delle competenze, per far pro-gredire la scienza e la parola al servizio del benecomune.

Grazie per quanto ha fatto finora e grazie perquanto vorrà fare in futuro.

Con stima Le inviamo un cordialissimo saluto.

il Presidente regionaleCav. Leonida Pozzi

Cristiano Martininuovo presidente del NITp

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anni fa il primo trapianto

Prof. Giuseppe Remuzzi, Corriere della Sera

Cinquant’anni fa a Boston il primo trapianto.Sconfisse il rigetto impiantando il rene di un gemello “Questo lavoro descrive il caso di un trapianto di renefra due gemelli. L’intervento ha avuto successo. Lafunzione del rene trapiantato è buona”. Sono le primedue righe di un vecchio articolo su Surgical Forum .L’intervento era stato fatto a Boston, da JosephMurray, il 23 dicembre di 50 anni fa. Da allora di tra-pianti ne sono stati fatti, al mondo, più di un milione,(più di 600.000 di rene). I gemelli erano Richard eRonald Herrick (che fossero identici è stato stabilitocon le impronte digitali, chiedendo aiuto alla polizia).Richard, che aveva una nefrite cronica e senza il renedi Ronald sarebbe morto, col trapianto ebbe una vitanormale per venti anni. Ronald c’è ancora, ha 74 annie sta benissimo. Ci fu una discussione pubblica, i piùerano contrari - a Ronald l’intervento non avrebbeportato alcun vantaggio - così i dottori di Boston ladecisione la presero da soli, con la famiglia Herrick. Da quel giorno ci provarono altri, a Parigi e a Londra.Ma i trapianti andavano male, per via del “rigetto”. Siprovò a irradiare il midollo osseo del ricevente, maera un metodo troppo pericoloso. Il primo farmacoantirigetto - l’azatioprina - arrivò all’inizio degli anniSessanta, ci fu qualche buon risultato, ma la maggiorparte degli ammalati perdeva il rene subito dopo l’in-tervento. Nel ‘72 due farmacologi di Basilea estrasse-ro da un fungo la ciclosporina: “Potrebbe servire peril trapianto”, pensarono, e il farmaco finì nelle mani diRoy Calne, un chirurgo inglese. Il dottor Calne per unpo’ se ne dimenticò, finché un giorno la diede da pro-vare a un suo studente, Alkis Kostakis, che sulleprime non ebbe fortuna: la ciclosporina non si scio-glieva. Una sera che aveva dell’olio (glielo mandavala madre, dalla Grecia) provò con quello. Nell’olio laciclosporina si scioglieva bene e prolungava lasopravvivenza del trapianto di cuore, nel ratto. Nelfrattempo Cris Barnard fece il primo trapianto dicuore a Città del Capo (a dirla tutta, la tecnica l’avevaimparata negli Stati Uniti, arrivò primo perché in SudAfrica non c’era nessuna legge che lo impedisse).L’ammalato visse due settimane soltanto. Se ne fece-ro altri di trapianti di cuore, un po’ in Sud Africa e poia Palo Alto e a Houston, ma i risultati non eranobuoni. Oggi - per merito della ciclosporina - non c’è cardio-chirurgo al mondo che non sia in grado di fare il tra-pianto di cuore con successo. Nel frattempo eranostati fatti anche i trapianti di fegato (a Denver) e poi sicominciarono a fare trapianti di polmone, di pancreas(per i diabetici), e di intestino. Ma c’era e c’è il pro-blema del rigetto. E dei farmaci che, alla lunga, sonotossici. Ma quanto dura un trapianto? C’è chi ha vissuto piùdi 40 anni, in media un organo trapiantato dura 10-12anni. La qualità di vita qualche volta è eccezionale(l’anno scorso Kelly Perkins, 42 anni, che aveva avutoun trapianto di cuore sette anni prima, è arrivata incima al Cervino). Ma certe volte no, anche perché chi

ha fatto un trapianto è esposto a infezioni e al rischiodi avere un tumore. L’ideale sarebbe insegnare all’or-ganismo a riconoscere l’organo trapiantato come sefosse proprio. Negli animali ci si è già riusciti e fra unpo’ si riuscirà anche nell’uomo: allora, per tantemalattie sarà più semplice sostituire un organo cheripararlo. Ma c’è e ci sarà sempre di più negli anni a venire ilproblema della mancanza di organi. Si potrebberousare gli organi degli animali, ma i problemi da supe-rare sono ancora tanti. Forse gli animali più che comefonte di organi da trapiantare potrebbero servire perfarci crescere organi (un fegato umano per esempio)partendo da cellule embrionali. E se si provasse acostruirli in laboratorio, gli organi? Forse la strada giu-sta è proprio questa: già oggi si costruiscono arteriee vene, e si sta provando con la vescica, ma perorgani complessi come il rene o il fegato ci vorràancora molta ricerca. Nel frattempo il dottor Murray, che oggi ha 85 anni, haavuto il premio Nobel, per essere stato il primo a farfunzionare in un uomo il rene di un altro.

essuto cornealericostruito con le staminali

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Gabriella Pellegrini, direttrice del Laboratorio diricerca del Centro regionale del Veneto sulle cellulestaminali epiteliali, riferisce del lavoro che sta por-tando avanti la sua struttura insieme a quella dellaBanca degli occhi di Mestre. “La cornea contieneuna piccola fascia di cellule staminali che separa lazona colorata da quella bianca, e il cui compito e’quello di mantenere vivo ed efficiente l’epitelio rim-piazzando le cellule che muoiono per vari motivi. Incaso di trapianto e’ questa fascia di cellule che rico-pre la cornea donata fino a che l’organismo, chenormalmente non l’accetterebbe, la riconosce comepropria”. Incidenti, ustioni, infezioni, anche un uso scorrettodelle lenti a contatto possono provocare la perdita diqueste cellule, e quando e’ totale, e’ impossibile iltrapianto, perche’ la cornea non verra’ riconosciuta.“Fino a poco tempo fa questi casi non avevano alcu-na speranza di evitare la cecita’ -spiega laPellegrini-. Ma con un progetto reso possibile dallacollaborazione con la Asl 12 di Venezia, la RegioneVeneto e l’Ospedale San Giovanni e Paolo abbiamomesso a punto un metodo sicuro. Basta anche unsolo millimetro di tessuto dove coltivare le staminali,fino a farle crescere a una quantita’ sufficiente. Poi,grazie ad una colla naturale le posizioniamo suentrambi gli occhi, senza necessita’ di punti ne’ diinterventi complessi: il tutto dura meno di un’ora e sifa in anestesia locale. Una volta nell’occhio, le sta-minali continuano a crescere fino a ricostruire perintero il tessuto corneale e a restituire la visione”. Dopo i primi due casi, e’ stato condotto uno studiopiu’ ampio, che ha coinvolto 15 centri in tutto ilPaese, per un totale di 135 pazienti monitorati per 7anni: il successo e’ stato del 70% dei casi trattati.

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Centri di prelievoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo- Ospedale Treviglio Caravaggio- Policlinico S. Marco diZingonia

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia- Ospedale di Chiari

Provincia di Como- A.O. S. Anna di Como- Clinica Valduce di Como

Provincia di Cremona- A.O. Istituti Ospitalieri diCremona- Ospedale Maggiore di Crema

Provincia di Lecco- A.O. “A. Manzoni” di Lecco- Ospedale di Merate

Provincia di Lodi- A.O. della Provincia di Lodi

Provincia di Milano- Città di Milano: Ospedale Ca’Granda Niguarda,Fatebenefratelli, Policlinico,Policlinico ICP, Ospedale L.Sacco, Ospedale S. Carlo,Istituto Besta, Istituto S.Raffaele;- Ospedali di Cernusco SulNaviglio, Desio, Legnano,Melegnano, “San Gerardo” diMonza.

Provincia di Mantova- A.O. “CarloPoma” di Mantova

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia

Provincia di SondrioOspedale “Morelli” di Sondalo

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese- Ospedali di Busto Arsizio,Gallarate, Saronno, Tradate

Centri di trapiantoProvincia di Bergamo- A.O. Ospedali Riuniti diBergamo: cuore, doppio polmo-ne, emifegato, fegato,fegato/rene, pancreas, rene,doppio rene.

Provincia di Brescia- A.O. Spedali Civili Brescia:rene

Provincia di MilanoCittà di Milano:- Ospedale Ca’ GrandaNiguarda: cuore, polmone, dop-pio polmone, emifegato, fegato,pancreas/rene, rene.- Policlinico: polmone, doppiopolmone, emifegato, fegato,rene.- Policlinico ICP: rene- Istituto Nazionale Tumori: emi-fegato, fegato - Istituto S. Raffaele: pancreas,isole, pancreas/rene, rene.

Provincia di Pavia- A.O. Policlinico “San Matteo”di Pavia: cuore, polmone, dop-pio polmone, rene.

Provincia di Varese- A.O. “Macchi” di Varese: rene

La donazionedegli organi

in Lombardiacon loroper ddare più vvalorealla vvita

con loroper ddare più vvalorealla vvita

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C CBergamoSezione - 24125 - Via Borgo Palazzo, 90Presidente: Leonida Pozzi Tel. 035.235326Fax [email protected]

Cremona Sezione - 26100 - Via Aporti 28Presidente: Daniele ZanottiTel./Fax [email protected]

Lecco Sezione - 23900 - C.so Martiri Liberazione, 85Presidente: Vincenzo RennaTel./Fax [email protected]

LodiSezione - 26900 - Via C.Cavour, 73Presidente: Angelo RapelliTel./Fax 0371.426554

Brescia Sezione - 25128 - Via Monte Cengio, 20Presidente: Lino LovoTel./Fax [email protected]

Como Sezione - 22100 - Via C.Battisti, 8Presidente: Mario Salvatore BoscoTel./Fax 031.279877 [email protected]

Aido Consiglio Regionale Lombardia Sede: 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90 Telef. 035.235327 - Fax 035.244345 E-Mail: [email protected]

Aido Nazionale Sede Di Bergamo, 20122 Via Novelli 10/A Telef. 035.222167 - Fax 035.222314 E-Mail: [email protected]

Sede Amministrativa di Roma, 00195 Via S. Pellico 9 Telef. 06.3728139 - Fax 06.37354028 E-Mail: [email protected]

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Bergamo

Sondrio

Melegnano - Melzo

Monza - Brianza

LegnanoMilano

Lecco

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Mantova Sezione - 46100 - Via Frutta, 1Presidente: Antonella Marradi Tel. 0376.223001Fax [email protected]

Legnano Sezione Pluricomunale- 20019 - Settimo Milanese (MI)Via Libertà, 33Presidente: Donata ColomboTel./Fax [email protected]

Melegnano-MelzoSezione Pluricomunale- 20066 - Melzo (Mi)Via De Amicis, 7 Presidente: Felice RivaTel./Fax [email protected]

Monza-BrianzaSezione Pluricomunale - 20052 - Monza (Mi)Via Solferino, 16 Presidente: Lucio D’atriTel.039.3900853Fax [email protected]

MilanoGruppo Speciale- 20158 - Via Livigno 3 - Presidente: Maurizio SardellaTel./Fax [email protected]

Pavia Sezione Presso Policlinico Clinica Oculistica- 27100 - Piazzale Golgi, 2 Presidente: Luigi RiffaldiTel./Fax 0382.503738

Sondrio Sezione- 23100 - Via D. Gianoli, 2/6Presidente: Franca BonviniTel. 0342.511171 (Trasfer. Chiamata)Fax [email protected]

Varese Sezione- 21100 - Via Cairoli, 14Presidente: Roberto BertinelliTel./Fax [email protected]