BANCA flala giugno 2016 sh PERIODICO D’INFORMAZIONE …

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giugno 2016 BANCA f la la sh PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA BANCA DI PIACENZA - n. 4, giugno 2016, ANNO XXX (n. 165) IL PRESIDENTE LUCIANO GOBBI INTERVISTATO DA ADNKRONOS SULL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO I l consolidamento del sistema bancario italiano, sollecitato dal governo e dalle autorità di vigilanza, rischia di favorire la formazione di un sistema oligo- polistico. In cui non c’è più spazio per gli istituti di credito più pic- coli, quelli che sono riusciti a mantenersi efficienti ma vicini al territorio di riferimento. A in- dicare il pericolo – scrive l’a- genzia di stampa Adnkronos –è il presidente della Banca di Pia- cenza, Luciano Gobbi, alla guida di un istituto cooperativo che lo scorso anno ha registrato un in- dice di solidità patrimoniale Cet 1 Ratio del 18,3%, tra i più elevati del sistema, e un aumento degli impieghi dell’1% su base annua, a quota 1,72 miliardi di euro, con i prestiti ad aziende e privati aumentati del 26% e le nuove erogazioni di mutui per la prima casa del 34%. “Il consolidamento del sistema non dovrebbe favorire un sistema oligopolistico”, avverte Gobbi, intervistato dall’agenzia. “Analisti ed economisti dicono che l’Italia ha bisogno di gruppi bancari importanti per servire meglio le necessità del Paese. Io non condivido totalmente il con- cetto che grande è bello e che piccolo non lo è”, spiega. E anche se fra un anno gli istituti di cre- dito, con le integrazioni fra le ex popolari e fra le Bcc, saranno di meno, “le ‘banche boutique’ ben gestite continueranno ad operare con successo. Sono convinto che il modello di una banca territo- riale, efficiente in un territorio prospero, sia ancora valido”. Con la nuova ondata di aggre- gazioni c’è poi anche il rischio di ripetere quanto successo nell’ul- timo decennio, quando, con l’in- tegrazione di banche italiane molto diverse fra loro, si sono in alcuni casi provocati squilibri malsani che sono emersi solo nell’ultimo anno, provocando e che hanno richiesto interventi sistemici. Per fortuna, però, sottolinea Gobbi, “l’attuale contesto è totalmente diverso: nel caso della fusione Bpm-Banco Popolare, la Bce, pri- ma di dare il proprio assenso, ha esaminato in dettaglio ogni aspetto operativo”. In ogni caso Banca di Piacenza si terrà fuori dal ballo del con- solidamento. “Il nostro piano strategico per il prossimo triennio non prevede operazioni di ag- gregazione di alcun tipo”, spiega Gobbi. “La nostra indipendenza è garantita da una solidità patri- moniale tra le più alte del sistema e da buoni risultati economici”. Nel 2015 la banca piacentina ha registrato un utile netto di 12,4 milioni di euro, in aumento del 21,6% sull’anno precedente, con il patrimonio netto a quota 299 milioni dopo la distribuzione del dividendo. “Proseguiremo nello sviluppo delle nostre competenze professionali, migliorando la qua- lità del nostro capitale umano, investendo notevolmente nel mi- glioramento della rete e delle tecnologie informatiche e am- pliando la gamma dei servizi a più alto valore aggiunto”. Ma nell’attuale contesto di tassi di interesse ai minimi storici an- che l’operatività per le banche più virtuose è messa a dura pro- va. Nel 2015 il margine di inte- resse di Banca di Piacenza è sceso da 49 milioni a 43 milioni e il margine di intermediazione è diminuito a 101 milioni. “Stiamo certamente vivendo in un con- testo senza precedenti: con i tassi ai minimi storici, la pressione sui margini è molto forte. Nei conti economici di diverse ban- che le commissioni per servizi superano il margine di interesse. L’incremento dei margini può avvenire principalmente a fronte di servizi a più alto valore ag- giunto”, sottolinea il presidente della banca piacentina. Per fronteggiare questa situa- zione la strategia della Banca di Piacenza si basa su “questi car- dini: bassi costi di struttura, mi- glioramento continuo nella for- mazione del personale e nella gestione dei servizi tecnologici, maggiore simbiosi con la clien- tela e la base sociale, rigoroso esercizio dell’erogazione del cre- dito, abbinato a una ampia di- versificazione dei rischi”, dice Gobbi. Aiuta il fatto di essere radicati “in una delle zone più prospere e laboriose del mondo occiden- tale”, con l’economia dei territori di insediamento della Banca di Piacenza che nel 2015 è cresciuta dell’1,2% contro il +0,8% del Pil italiano. “Dal nostro osservatorio non vediamo aziende che la- mentano una stretta creditizia. In generale, credo che gli stru- menti messi in atto dalla Bce produrranno, negli anni, gli effetti desiderati in termini di ripresa dell’attività creditizia”. E la Banca di Piacenza potrebbe far ricorso ai nuovi T-Ltro an- nunciati dall’istituto di Francoforte, dopo che nel 2015 la banca ha partecipato a due operazioni di rifinanziamento a lungo termine della Bce per un totale di 95,4 milioni, portando i finanziamenti SEGUE IN ULTIMA SEGUE IN ULTIMA 80º ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DELLA BANCA DI PIACENZA CONCERTO ESEGUITO DALL’ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA DIRETTA DAL MAESTRO F ABRIZIO DORSI GIOVEDÌ 23 GIUGNO 2016 ORE 21 CORTILE DI P ALAZZO F ARNESE (IN CASO DI MALTEMPO IL CONCERTO SI TERRÀ AL TEATRO MUNICIPALE) 80 ANNI A PRESIDIO DEL TERRITORIO C elebriamo l’anniversario di costituzione della Banca. In 80 anni, passo dopo passo, s’è fatta una realtà distinta in campo nazionale, con una pa- trimonializzazione che le è in- vidiata anche dalle banche che non fanno credito. 80 anni a presidio del territorio, contro realtà che vanno e vengono. Es- serne soci è per i piacentini un segno distintivo. Anche quest’anno la Banca continua a crescere, è la co- stante di sempre. Rispetto al- l’anno scorso, sono cresciuti i conti, sono cresciuti i soci, è cresciuta la raccolta, sono cre- sciuti gli impieghi, i mutui (pri- ma casa e non), l’indice di pa- trimonializzazione (ora del 18,6 a fronte del 7 di legge). La Banca è nata “per motivi ideali che si compendiano nell’amore della propria città e nel desiderio di rinascere ad una economia bancaria locale che nel passato aveva dato lu- stro alla nostra terra”: così – testualmente – scrivevano gli amministratori dell’Istituto nel c.s.f.

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giugno 2016BANCA flalashPERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA BANCA DI PIACENZA - n. 4, giugno 2016, ANNO XXX (n. 165)

IL PRESIDENTE LUCIANO GOBBI INTERVISTATO DA ADNKRONOSSULL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO

Il consolidamento del sistemabancario italiano, sollecitato

dal governo e dalle autorità divigilanza, rischia di favorire laformazione di un sistema oligo-polistico. In cui non c’è più spazioper gli istituti di credito più pic-coli, quelli che sono riusciti amantenersi efficienti ma vicinial territorio di riferimento. A in-dicare il pericolo – scrive l’a-genzia di stampa Adnkronos – èil presidente della Banca di Pia-cenza, Luciano Gobbi, alla guidadi un istituto cooperativo che loscorso anno ha registrato un in-dice di solidità patrimoniale Cet1 Ratio del 18,3%, tra i più elevatidel sistema, e un aumento degliimpieghi dell’1% su base annua,a quota 1,72 miliardi di euro,con i prestiti ad aziende e privatiaumentati del 26% e le nuoveerogazioni di mutui per la primacasa del 34%. “Il consolidamentodel sistema non dovrebbe favorireun sistema oligopolistico”, avverteGobbi, intervistato dall’agenzia.

“Analisti ed economisti diconoche l’Italia ha bisogno di gruppibancari importanti per serviremeglio le necessità del Paese. Ionon condivido totalmente il con-cetto che grande è bello e chepiccolo non lo è”, spiega. E anchese fra un anno gli istituti di cre-dito, con le integrazioni fra le expopolari e fra le Bcc, saranno dimeno, “le ‘banche boutique’ bengestite continueranno ad operarecon successo. Sono convinto cheil modello di una banca territo-riale, efficiente in un territorioprospero, sia ancora valido”.

Con la nuova ondata di aggre-gazioni c’è poi anche il rischio diripetere quanto successo nell’ul-timo decennio, quando, con l’in-tegrazione di banche italiane moltodiverse fra loro, si sono in alcunicasi provocati squilibri malsaniche sono emersi solo nell’ultimoanno, provocando e che hannorichiesto interventi sistemici. Perfortuna, però, sottolinea Gobbi,“l’attuale contesto è totalmentediverso: nel caso della fusioneBpm-Banco Popolare, la Bce, pri-ma di dare il proprio assenso, haesaminato in dettaglio ogni aspettooperativo”.

In ogni caso Banca di Piacenzasi terrà fuori dal ballo del con-solidamento. “Il nostro pianostrategico per il prossimo triennionon prevede operazioni di ag-gregazione di alcun tipo”, spiegaGobbi. “La nostra indipendenzaè garantita da una solidità patri-moniale tra le più alte del sistema

e da buoni risultati economici”.Nel 2015 la banca piacentina haregistrato un utile netto di 12,4milioni di euro, in aumento del21,6% sull’anno precedente, conil patrimonio netto a quota 299milioni dopo la distribuzione deldividendo. “Proseguiremo nellosviluppo delle nostre competenzeprofessionali, migliorando la qua-lità del nostro capitale umano,investendo notevolmente nel mi-glioramento della rete e delletecnologie informatiche e am-pliando la gamma dei servizi apiù alto valore aggiunto”.

Ma nell’attuale contesto di tassidi interesse ai minimi storici an-che l’operatività per le banchepiù virtuose è messa a dura pro-va. Nel 2015 il margine di inte-resse di Banca di Piacenza èsceso da 49 milioni a 43 milionie il margine di intermediazioneè diminuito a 101 milioni. “Stiamocertamente vivendo in un con-testo senza precedenti: con i tassiai minimi storici, la pressionesui margini è molto forte. Neiconti economici di diverse ban-che le commissioni per servizisuperano il margine di interesse.L’incremento dei margini puòavvenire principalmente a frontedi servizi a più alto valore ag-giunto”, sottolinea il presidentedella banca piacentina.

Per fronteggiare questa situa-zione la strategia della Banca diPiacenza si basa su “questi car-dini: bassi costi di struttura, mi-glioramento continuo nella for-mazione del personale e nellagestione dei servizi tecnologici,maggiore simbiosi con la clien-tela e la base sociale, rigorosoesercizio dell’erogazione del cre-dito, abbinato a una ampia di-versificazione dei rischi”, diceGobbi.

Aiuta il fatto di essere radicati“in una delle zone più prosperee laboriose del mondo occiden-tale”, con l’economia dei territoridi insediamento della Banca diPiacenza che nel 2015 è cresciutadell’1,2% contro il +0,8% del Pilitaliano. “Dal nostro osservatorionon vediamo aziende che la-mentano una stretta creditizia.In generale, credo che gli stru-menti messi in atto dalla Bceprodurranno, negli anni, gli effettidesiderati in termini di ripresadell’attività creditizia”.

E la Banca di Piacenza potrebbefar ricorso ai nuovi T-Ltro an-nunciati dall’istituto di Francoforte,dopo che nel 2015 la banca hapartecipato a due operazioni dirifinanziamento a lungo terminedella Bce per un totale di 95,4milioni, portando i finanziamenti

SEGUE IN ULTIMASEGUE IN ULTIMA

80º ANNIVERSARIO DI FONDAZIONEDELLA BANCA DI PIACENZA

CONCERTOESEGUITO DALL’ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA

DIRETTA DAL MAESTRO FABRIZIO DORSI

GIOVEDÌ 23 GIUGNO 2016 ORE 21

CORTILE DI PALAZZO FARNESE(IN CASO DI MALTEMPO IL CONCERTO SI TERRÀ AL TEATRO MUNICIPALE)

80 ANNIA PRESIDIODEL TERRITORIOCelebriamo l’anniversario di

costituzione della Banca. In80 anni, passo dopo passo, s’èfatta una realtà distinta incampo nazionale, con una pa-trimonializzazione che le è in-vidiata anche dalle banche chenon fanno credito. 80 anni apresidio del territorio, controrealtà che vanno e vengono. Es-serne soci è per i piacentini unsegno distintivo.

Anche quest’anno la Bancacontinua a crescere, è la co-stante di sempre. Rispetto al-l’anno scorso, sono cresciuti iconti, sono cresciuti i soci, ècresciuta la raccolta, sono cre-sciuti gli impieghi, i mutui (pri-ma casa e non), l’indice di pa-trimonializzazione (ora del18,6 a fronte del 7 di legge).

La Banca è nata “per motiviideali che si compendianonell’amore della propria città enel desiderio di rinascere aduna economia bancaria localeche nel passato aveva dato lu-stro alla nostra terra”: così –testualmente – scrivevano gliamministratori dell’Istituto nel

c.s.f.

BANCA fflalasshh2 giugno 2016

NUOVOINDICE DI SOLIDITÀ CET1

18,6 %*(7% di legge)

Sempre più alto*dato al 31.3.2016

ALL’EX QUESTORE GERMANÀLA MEDAGLIA D’ORO AL VALOR CIVILEFesteggiamento in Banca

Calogero Germanà, già que-store di Piacenza, è stato in-

signito della medaglia d’oro alvalor civile.

Lo ha comunicato il Capo diGabinetto del ministro Alfanoal Presidente esecutivo dellaBanca di Piacenza CorradoSforza Fogliani.

L’onorificenza concessa aldottor Germanà è la massimaonorificenza al Valor civile pre-vista dal nostro ordinamento.Nel 2015 ne sono state conces-se cinque in tutto (meno diquelle di Cavaliere del Lavoro,che sono 25 massimo). Le me-daglie d’oro concesse dal 1800al 2016 sono state 892.

La legge prevede che la fina-lità della concessione dell’ono-rificenza in questione sia quel-la di premiare “atti di eccezio-nale coraggio, che manifestanopreclara virtù civica” e “segna-larne gli autori come degni dipubblico onore”.

Festeggeremo il dott. Ger-manà in Banca (Sala Panini)mercoledì 29 giugno alle 18,dopo un intervento di AlbertoLembo – il maggior araldistaitaliano – sul tema “Le onori-ficenze nello stato italiano”.

ALLA NOSTRA BANCAI DEPOSITIDEL TRIBUNALE

Il Tribunale di Piacenza ha de-signato il nostro Istituto quale

unico gestore dei depositi delleprocedute esecutive e concor-suali con rapporto aperto dal 1°giugno e fino al 31.12. 2018.

Ringraziamo della riconfer-mata fiducia.

I cancellieri, curatori, com-missari e liquidatori interessatialla gestione dei depositi possonorivolgersi, per le loro incom-benze d’istituto, ad uno specialenucleo operativo costituito pres-so la Sede centrale della Banca.In particolare, potranno chiederedel dott. Michele Regè (tel.0523.542373) o del sig. FrancoZamboni (tel. 0523.542376)

‘L S’È MISS A TICCLetteralmente: si è messo

sotto il tetto. Si dice, so-prattutto, di una persona (ma-schile) che ha sposato unadonna benestante. Per dire:s’è messo al sicuro. In sensoun po’ spregiativo, equivalea “l’ha taccà sù ‘l cappél” (let-teralmente: ha attaccato al-l’attaccapanni il cappello).

MODI DI DIRE DEL NOSTRO DIALETTO

L’UNICO “ESONERATO”DAL NOSTRO DISTINTIVO

Emilio Serri, lo storico nostrocollaboratore: per i piacen-

tini, è la Banca stessa. È l’unicoufficialmente “esonerato” –proprio per questo – dal porta-re il distintivo dell’Istituto (colnoto “merlo” di Palazzo Goti-co). “Esonerato” per questo,ma anche perché – come la fotomostra – Emilio porta semprel’inseparabile distintivo da excarabiniere (uno stile, un por-tamento, un comportamento).

La mia Bancala conosco

Conosco tutti

SO DI POTERCICONTARE

RENZO ARBOREDESCRIVE PIACENZANew York, Miami, Caracas,

Parigi, Londra, Pechino,Rio de Janeiro, Buenos Aires,Chicago, Sidney, Montreal,Malta sono alcune delle nu-merose città del pianeta chehanno conosciuto in questiultimi anni il genio di RenzoArbore e dell’Orchestra Ita-liana.

Ultimamente l’artista po-liedrico si è esibito presso ilTeatro Politeama di Piacenzae ha incantato il pubblico ditutte le età che gremiva lasala con i suoi accenti di mu-sicista internazionale che, dal-la canzone napoletana, giungeai ritmi del nord Africa, aljazz, al blues, allo swing, inuna multiforme fantasia dimelodie: mandolini scatenati,percussioni inquietanti, sullosfondo di vedute di paesaggi,luoghi di città, cieli stellati.

Arbore, giacca rosa e pan-talone nero, ha gli occhiali,canta, suona, imbraccia lachitarra, poi siede al pianofor-te, si concede al clarinetto eparla ai piacentini: “Per laprima volta siamo qui tra voiin questa bellissima città, laPrimogenita! Il vostro cibobuonissimo! Le vostre chiese!Le vostre ragazze!” Raccontale avventure amorose, le sueconquiste sulla vecchia Cin-quecento, i suoi viaggi, il pub-blico batte le mani e c’è chisi alza in piedi – come la sot-toscritta – e si mette a ballare.La musica ci entra dentro, nelcuore, nella mente, nelle gam-be. Dal canto delle lavandaiedel Vomero, ai testi di RobertoMurolo, a Renato Carosone,ecco che tutti ci ritroviamo acantare “Maruzzella”, “O Sar-racino” e “O surdato ‘nnamu-rato”, in una commozione chediventa un immenso abbraccioin nome della parola cantata.Renzo Arbore ha visitato Pia-cenza e ci lascia le parole:”dolce il vostro campanile delDuomo! A voi tutti, buona pri-mavera …”.

Maria Giovanna Forlani

BANCA fflalash3giugno 2016

CHI NON CONOSCEI CAVALLI DEL MOCHI?

Antonio Paolucci (che oggiregge i Musei vaticani, dopo

essere stato in Italia anche mi-nistro) ha scritto sull’Osserva-torio romano del 18/19 aprileun articolo nel quale definisceFrancesco Mochi “lo scultoreforse più grande, insieme a Ber-nini, del periodo che i manualichiamano del «barocco»”. E, fral’altro, aggiunge: “Chi non co-nosce i cavalli di bronzo chestanno nella piazza dei Farnesea Piacenza e che in certi giornid’inverno sembrano galoppareverso le nebbie che salgono dalPo?”.

PREMIO AL MERITO, SECONDA EDIZIONESi rinnova anche quest’anno l’appuntamento con il Premio al merito scolastico istituito dalla Banca

di Piacenza.Il Premio, che riconosce valore agli studenti meritevoli per l’impegno profuso e l’eccellenza dei

risultati raggiunti, è un ulteriore passo a favore del mondo giovanile ed è riservato a Soci, figli o ni-poti in linea retta di Soci, persone fisiche, iscritti da almeno sei mesi alla data del bando – 24 maggio2016 – con un possesso di almeno 300 azioni, o con un numero di azioni anche minore, ma non in-feriore a 100 se di età compresa tra 18 e 35 anni.

Per l’assegnazione del Premio al merito, gli studenti devono aver terminato il programma di studicon il massimo dei voti: diploma di maturità con votazione finale di 100, laurea triennale di primolivello o laurea magistrale o specialistica con votazione finale di 110. Per gli studenti diplomati e lau-reati con lode è prevista una maggiorazione.

I premi al merito posti in concorso sono 20. Possono concorrere al Premio gli studenti che hannoconseguito il diploma di maturità nell’anno scolastico 2015-2016 e quelli che hanno conseguito lalaurea nell’anno accademico del periodo citato.

La domanda di partecipazione dovrà pervenire alla Sede della Banca di Piacenza – Ufficio Rela-zioni Soci (Via Mazzini, 20 – 29121 Piacenza) entro e non oltre il 31 gennaio 2017 a mezzo lettera rac-comandata con ricevuta di ritorno, posta elettronica certificata all’indirizzo [email protected] oppure essere consegnata personalmente all’Ufficio Relazioni Soci, cheprovvederà a rilasciarne copia datata e controfirmata per ricevuta.

Il bando del Premio e il modulo di domanda di partecipazione sono a disposizione in tutte le Di-pendenze della Banca, oppure scaricabili dal sito www.bancadipiacenza.it

RISERVATO A SOCI E FAMIGLIARI

UNA PUBBLICAZIONE A RICORDO DEL NOSTRO COMMENDATORE

Alla nostra Banca, era “il Com-mendatore”. Ad essa Luigi

Gatti portò passione, esperienza,amore. Ci è stato portato via il 9febbraio del 2010, quando – no-nostante i suoi 83 anni – vivevaancora quotidianamente, e inpiena forza, la vita della suaazienda e del nostro Istituto, delquale era apprezzato ammini-stratore dal 1972 (ne fu ancheConsigliere delegato).

Quest’anno, la Banca ha col-laborato con il nuovo giornalead una pubblicazione a lui de-dicata, scritta dal dottor GianlucaCroce e riccamente illustratacon momenti della vita del“Commendatore” e con un par-ticolare capitolo dedicato a “Glianni alla Banca di Piacenza”.

BANCA DI PIACENZAe

A.N.M.I.C. (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) di Piacenza

La Banca di Piacenza, da anni vicina alla sezione piacentina dell’Associazione Nazionale Mutilatie Invalidi Civili ed ai suoi associati – a conferma della costante attenzione e sensibilità sinora

concretamente mostrate – ha concordato con i rappresentanti dell’Associazione (presidente Pro-vinciale Luigi Novelli, segretario Francesco Fornaciari) una nuova agevolazione creditizia sottoforma di “anticipazione dei crediti derivanti dalla concessione della pensione di invalidità”.

Tale facilitazione potrà essere utilizzata da quegli associati che, avendo maturato - da tempo - uncredito per gli assegni di riconosciuta invalidità, sono in attesa dell’erogazione dello stesso da partedell’Ente erogante.

Per informazioni ogni Sportello della Banca e l’Ufficio Sviluppo sono a disposizione.

“STORIA IN RETE”SULLA BANDA PICCOLI

La rivista storica “storia in rete”(titolo esatto), nel suo numero

di maggio pubblica un approfon-dito articolo sulla “banda Piccoli”(dal soprannome di uno dei pro-tagonisti dell’episodio, che vieneperaltro erroneamente definitocome avvenuto nel pavese). Laricostruzione si basa, essenzial-mente, sul documento giudiziarioreso noto qualche tempo fa suqueste colonne.

COME NACQUE IL POP

Come nacque il POP (Pron-tuario ortografico piacenti-

no) edito dalla Banca? Lo scriveAndrea Bergonzi sul n. 11/2016de “L’urtiga” – l’apprezzato pe-riodico diretto da Ippolito Negried edito dalla LIR – in un com-mosso articolo a ricordo di LuigiParaboschi, coordinatore scien-tifico del predetto “quaderno dicultura piacentina”.

BANCA PIACENTINA

L’UNICARIMASTA

UN PUNTOFERMO

DA SEMPRE

BANCA fflalash4 giugno 2016

SEGNALIAMO

Arisi chiamava Clara Strinati“la mia segretaria gratuita”.

È la persona che, a parte i fami-liari e pochi altri devoti amici,ha seguito “il professore” (co-me lei l’ha sempre chiamato etuttora lo chiama) più da vicinodi ogni altra. Che ha costante-mente assistito e costantemen-te aiutato nei suoi studi e nellesue ricerche con la fedeltà e lacontinuità di un civil servant.

Oggi, questa raccolta. È unatto di devozione anzitutto, e unatto prezioso per amici e studio-si (raccoglie tanti articoli del“professore” che, in difetto,sparsi qua e là, sarebbero rima-sti dispersi e praticamente nonrintracciabili).

Quello che Clara Strinati hafatto è, in ispecie, un atto diamore, l’ennesimo. Ma è ancheun dono a tutta la comunità pia-centina: che continua – ben aragione – a considerare il no-stro “maggior storico dell’arte”un faro (e un eccezionale esem-pio) imprescindibile.

Corrado Sforza Foglianipresidente Comitato esecutivo

Banca di Piacenza

La Strinatie Arisi

C’è una bancaa Piacenzache per tutti

è LA BANCA

Amici Veri è su FacebookL’Associazione nazionale Amici Veri è sbarcata su Facebook, con

una pagina dedicata. Tutti gli amici degli animali sono invitati a col-legarsi ad essa e a mettere il classico “Mi piace”.

Tramite il noto social network, poi, chi lo desidera può condividerele foto del proprio animaletto, leggere le ultime notizie dal pianeta “Amici Veri”, suggerire attivitàecc. Insomma, condividere la propria passione con altri in tutta Italia non è mai stato così facile.

Furto di animale d’affezione, proposta un’aggravanteSono oltre 8,5 milioni le famiglie italiane che convivono con un animale domestico e tra queste vi è

un numero crescente che lamenta la sparizione dell’animale da compagnia non riconducibile a smar-rimento o ad allontanamento volontario.

Il fenomeno, che interessa indistintamente l’intero territorio nazionale, ha indotto la deputata Bram-billa, del Gruppo parlamentare di Forza Italia, da sempre schierata a tutela degli animali, ad intrapren-dere un’iniziativa legislativa con la quale si intende modificare l’articolo 625 del codice penale, articoloche contiene una elencazione di circostanze aggravanti del reato di furto (art. 624 c.p.). Con tale pro-posta, la parlamentare azzurra intende inserire il furto dell’animale d’affezione tra le circostanze ag-gravanti, con la conseguenza di un regime sanzionatorio più severo per chi commette il reato. Si pre-vede, pertanto, che il delitto di furto di animale d’affezione sia sanzionato con la pena della reclusioneda uno a sei anni e della multa da 103 a 1.032 euro.

Le motivazioni che hanno spinto la deputata di Forza Italia a promuovere tale proposta sono da rav-visarsi anche nella volontà di riconoscere gli animali, in linea con quanto previsto dal Trattato sul fun-zionamento dell’Ue, come esseri senzienti e dunque non più res ma soggetti portatori di diritti.

Il gattoParliamo un po’ adesso di un altro pet che sempre più frequentemente si trova nelle nostre case:

sua maestà il gatto. Fin’ora ci siamo soffermati a parlare di quello che fino a poco tempo fa era con-siderato l’animale da compagnia per eccellenza, da sempre amico dell’uomo, il cane. In effetti negliultimi anni si assiste ad una evoluzione del costume sia per le mutate condizioni di vita delle per-sone, che anche ad un adattamento nel tempo del carattere di questo felino. Da sempre è stato con-siderato un animale indipendente per cui poco consono alla vita casalinga, ma negli ultimi 10-15anni sta risalendo la china delle preferenze, competendo con il cane il primato di presenze in casa.Vediamo i vantaggi della scelta di tenere un gatto in casa. E’ una presenza discreta, è indipendenteper le necessità fisiologiche (basta la cassetta con la sabbia in un posto appartato), si può lasciareda solo in casa per parecchio tempo (è un animale tendenzialmente solitario). Gli svantaggi sonoche alcuni devono marcare il territorio per cui graffiano tappeti, divani o tende e questo è uno svan-taggio certo, e caratterialmente possono essere meno affettuosi e giocherelloni del cane. Non ri-tengo però corretto fare paragoni fra i caratteri del cane e del gatto perché si parla di due mondi di-versi. Il cane è stato addomesticato nella preistoria, il gatto ha mantenuto la sua indipendenza nelcorso dei secoli, è un predatore notturno, per cui è chiaro che il carattere è influenzato da questesituazioni di vita completamente diverse. Personalmente penso che sia una bella esperienza di vitaconvivere con un gatto caratterialmente indipendente, perché ci fa capire di più il rispetto che sideve a ciascun essere vivente con cui si vuole instaurare una relazione. Molto importante anchespiegare ai bambini che approcciano un nuovo compagno di giochi, che il gatto ha dei comporta-menti diversi dal cane, per cui se non vuole più giocare va rispettata la sua scelta. In caso contrariosarà il gatto a “spiegare” al bambino che non vuole più giocare nel migliore dei casi allontanandosiquando non vuole più intrattenersi con il bambino nel peggiore dando graffiate per porre fine a ungioco molesto.

Dr Michela Sali, specialista in patologia e clinica degli animali d’affezione. Clinica veterinaria San Francesco San Nicolò PC

Il coniglio di Marlon BrandoQuando il suo coniglio morì Marlon Brando bambino pretese una sepoltura con funerale nel retro

della casa. Poi lo dissotterrò per cinque volte in un giorno.(Sette, 24.12.’15)

Per iscriversi all’Associazione Amici Veri a tutela degli animali domestici, informarsi presso la Confedilizia diPiacenza (via Sant’Antonino, 7 - Tel. 0523 327273 - E-mail: [email protected])

(ADERENTE ALLA CONFEDILIZIA)

PROTEZIONE DELLE OPERAZIONI EFFETTUATE MEDIANTE LA CARTA BANCOMAT

La nostra Banca dispone di un sistema che permette ai clienti di tenere sotto controllo la propriacarta Bancomat ed accorgersi immediatamente di operazioni fraudolente. Così, non si sono re-

gistrati da noi episodi negativi verificatisi in altri istituti (non dotati di omologo mezzo di difesa).Il nostro sistema consiste in un insieme di avvisi tramite SMS, mediante il quale si riceve sul pro-

prio cellulare un “alert” ad ogni operazione effettuata tramite ATM o POS. Il servizio è attivabile surichiesta del cliente, rivolgendosi allo sportello di riferimento.

Se, al ricevimento di un messaggio, il titolare della tessera Bancomat è certo di non aver effettuatola transazione segnalata, potrà bloccare immediatamente la carta – onde evitare ulteriori operazio-ni – telefonando al numero verde 800 822056 (dall’estero, comporre il numero +39 02 60843768) con-tattando successivamente lo sportello presso il quale intrattiene i propri rapporti per segnalare l’ac-caduto e individuare le procedure da adottare.

BANCA fflalash5giugno 2016

MOSTRA APERTA SINO AL 25 GIUGNO

“Piacenza non è mai stata se-de di una scuola pittorica

vera e propria, cioè di una rete dibotteghe artistiche collegate traloro e perseguenti poetiche eforme stilistiche omogenee”.Così Stefano Pronti (1), e sinoagli anni Cinquanta e Sessantadel Novecento, allorché si formòuna “Scuola di Piacenza” cheGaetano Pantaleoni (2) deno-minò in tal modo a metà deglianni Sessanta, scrivendo dell’a-telier di via Campagna dove di-pingevano Gustavo Foppiani,Armodio e Bertè (3).

Fu poi Vittorio Sgarbi – che datempo riserva alla nostra comu-nità un’attenzione che a Piacen-za è paradossalmente, sia pureinvano, financo contestata an-zicchè valorizzata, ma che fuoriPiacenza (al di fuori, quindi, di ogni bizzoso provincialismo) ci è in-vece invidiata – fu Vittorio Sgarbi, dicevo, a collegare, con la sua in-discussa autorevolezza, la tendenza artistica dei piacentini col Sur-realismo di Andrè Breton, definendo nel 2002 (4) la nostra terra co-me l’”isola surrealista più sistematicamente organizzata” di tuttaItalia (5) e sottolineando che “è dalla osservazione della pittura diFoppiani che è derivata la definizione “”Surrealismo padano””, qua-si necessità classificatoria per un’opera nella quale l’inesausta pro-duzione di sogni si innesta su una costante, affettuosa disponibilitàe delicatezza sentimentale, in una stagione per alcuni versi analogaa quella mitica e irripetibile di de Chirico, Savinio, Carrà, De Pisis eMorandi” e tenendosi, così, distante – in sé – da quella analisi marxi-sta della realtà e della storia che ha invece largamente permeato ilmovimento letterario, artistico e ideologico francese nato alla con-clusione del Primo conflitto mondiale e che ne aveva, nel 1927, de-terminato – com’è ben noto – una irrimediabile frattura.

La Banca (“Banca della Mostra” nella grande esposizione curatada Vittorio Sgarbi ed unica Banca sostenitrice in quella del 2006, or-ganizzata allo Spazio Rosso Tiziano a vent’anni dalla scomparsa diFoppiani) ha costantemente accompagnato il percorso di progres-siva valorizzazione di questa nostra eccellenza artistica. Ed oggi an-cora – passati altri dieci anni dalla scomparsa di un artista che, udi-nese d’origine, ha onorato come pochi altri la città nella quale arrivòancora bambino – è ben lieta, nell’alveo della sua tradizione di ban-ca del nostro territorio unica rimasta, di ospitare una Mostra che –sotto lo sguardo vigile, e l’incoraggiamento, di un fervido estimatoredi Foppiani com’è Sgarbi – è stata voluta da un gruppo di amici, co-me omaggio e quale debito di riconoscenza verso un artista che ècomunque, oggi più che mai, nel cuore, nella stima e nell’affetto ditutti noi.

Corrado Sforza Foglianipresidente Comitato esecutivo

Banca di PiacenzaNOTE(1) S. Pronti, La scuola di Piacenza del secondo Novecento, in: Gusta-

vo Foppiani e gli artisti piacentini del fantastico, Piacenza, 2006,pagg. 144 in 4° illustrazioni comprese, ed. Tip.Le.Co, s.p.

(2) Giornalista e critico d’arte, ad vocem in: Dizionario biograficopiacentino 1860-2000, ed. Banca di Piacenza (in preparazione)

(3) S. Pronti, La scuola…, ivi, pagg. 15-16(4) V. Sgarbi, Surrealismo padano in: Surrealismo padano da de

Chirico a Foppiani 1915-1986, Ginevra-Milano, 2002, pagg. 256in 4° illustrazioni comprese, ed. Skira, euro 45

(5) V. Sgarbi, ivi, pagg. 21-22. Il critico, fra l’altro, definisce Piacenzacome “la città più appartata, più isolata, più segreta e indecifra-bile della civiltà padana”.

La scuola di Foppiani

Che banca?Vado dove so con chi ho a che fare

LA NOSTRA LEVA FINANZIARIAÈ PIÙ DEL TRIPLO

DI QUELLA RICHIESTALa leva finanziaria viene calcolata rapportando il capitale

(CET1) all’esposizione complessiva (somma delle attivitàiscritte in bilancio e degli elementi fuori bilancio, come le ga-ranzie e gli impegni). Più la percentuale è alta rispetto al livellominimo del 3% indicato dal Comitato di Basilea, minore è ilprofilo di rischio.

Il nostro coefficiente di leva finanziaria è del 9,54%1, datoampiamente superiore a quello richiesto, come visto sopra,nonché a quello espresso dai primi cinque gruppi bancari delPaese, pari al 4,9%2 (fonte Banca d’Italia “Rapporto sulla stabi-lità finanziaria 1/2016”).

1 dato aggiornato al 31.3.20162 dato aggiornato al 31.12.2015

COMUNE DI PIACENZACORPO DI POLIZIA MUNICIPALE

VELOCITÀ E CONTROLLO DEL VEICOLO

Il 2° comma dell’art. 141 del Codice della Strada recita: “Il condu-cente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed es-

sere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizionedi sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i li-miti del suo campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo preve-dibile.”

Ogni conducente ha quindi l’obbligo di conservare sempre il pie-no controllo del proprio vei colo e solo con una regolazione dellavelocità adeguata alle circostanze esterne sarà in grado di compie-re, in condizioni di sicurezza, tutte le manovre che si rendono ne -cessarie.

Tale precetto si può conside rare la prima delle norme di compor-tamento. Numerose, infatti, sono le cause che possono far perdereal conducente il controllo del veicolo e cagionare un incidente. Adesempio: stanchezza o sonnolenza; distrazione dalla guida, esibi-zionismo (si pensi a cer ti motociclisti che si esibiscono su una solaruota – comportamento, comunque, vietato e sanzionato dall’art.170 CDS) e tante altre cause ancora.

La velocità moderata, necessaria per garantire il pieno controllodel veicolo, non va intesa in senso assoluto e prescinde dalla pre-senza dei limiti massimi di velocità. Essa, invece, deve essere sem-pre rapportata al campo di visibilità o alla presenza di ostacoli pre-vedibili in base alle caratteristiche della strada e alle indicazionisegnaletiche, in modo da poter procedere in primo luogo “all’arre-sto tempestivo del veicolo”.

AMMINISTRAZIONE CARCERARIA1456. Il Consiglio degli anziani in seduta di ier l’altro ha deli-

berato di provvedere al dovuto rispetto della vita dei carcerati edestituire il carceriere che per negligenza ha compiuto un cri-mine (e cioè aveva… lasciato morire di fame alcuni detenuti).

da Il Piacentino Istruito, 1824

1952. Qualche giorno fa nelle carceri della nostra città un de-tenuto rifiutava di mangiare un uovo sodo perché, secondo lui,non raggiungeva i regolamentari 52 grammi di peso. Pesato l’uo-vo risultò di 50 grammi e fu d’obbligo sostituirlo.

da Libertà, 25 agosto 1952

CURIOSITÀ STORICHE

BANCA fflalash6 giugno 2016

LA CITTÀ, TRA BENEFICIO DI BONIFICA E MANUTENZIONE DEI RIVI SOTTERRANEI

di Corrado Sforza Fogliani

Il beneficio di bonifica si hasolo quando un immobile (ur-

bano o rustico) tragga da un’o-pera di bonifica – un’opera, quin-di, che rientri tra quelle previstedalla legge relativa ed eretta, inpiù, nell’ambito di un appositopiano generale al proposito –uno specifico e diretto beneficio,che determini l’aumento di va-lore del bene immobile interes-sato. Il piano consortile di clas-sifica di Piacenza non rispettaqueste condizioni, in particolaree senz’altro per quanto riguardal’intera città e la contribuzione(come recentemente stabilitosia dal Tribunale di Piacenzache dalla Commissione provin-ciale tributaria).

La città, inoltre, è interessatada un fitto reticolo di “rivi ur-bani” (sotterranei). Negli stessi,l’acqua è sempre stata immessadal Rivo Comune (anticamente,Rivo del Comune) e dal RivoPiccinino: il primo, risalente adepoca romana e, il secondo,costruito dai consoli della cittàdi Piacenza nel XII sec.. La“condotta d’acqua” era ricono-sciuta al Comune di Piacenza –dagli antichi statuti e regola-menti – a diversi, concorrentimotivi, ma sempre – e comun-que – anche per ragioni di “pu-lizia” oltre che per riempired’acqua il fossato murario dellacittà. L’iniziale costruzione, ilnome stesso di uno dei Rivi ela finalità (sempre pubblica, o– quantomeno – anche pubblica)non hanno mai fatto dubitaredella proprietà comunale del-l’alveo dei rivi nonché della de-manialità dell’acqua (si è di-scusso, nei secoli, di quest’ul-tima, ma non della prima). Lamanutenzione dei rivi – ancoranell’800 – risulta fatta ad operadi personale del Comune, enteche si limitava a riscuotere amezzo di distagli (ruoli) un “ca-none” dai privati utenti irriguie macinatori dei rivi. Allo scio-glimento – nel 1995, ad operadel Comune, che lo aveva isti-tuito nel 1928 – del Consorziodei rivi urbani, la somma di-sponibile venne totalmente in-cassata dal Comune, il quale –anche per la funzione fognariaper secoli svolta dai rivi – condelibera attribuì all’ASM (l’IRENdi oggi) la competenza per “glieventuali interventi di manu-tenzione ordinaria e straordi-naria dei rivi”.

Da qualche anno solamenteil Comune di Piacenza (a mezzodell’assessore Bisotti) sostieneessere “intermittente” la pro-prietà dell’alveo dei rivi (pub-blica, ove gli stessi siano so-

vrastati da edifici pubblici o dastrade ed aree pubbliche; pri-vata, ove i rivi siano sovrastatida immobili privati) e ciò ar-gomentando dall’art. 840 delCodice civile del 1942 – peraltromai invocato prima d’ora – econcludendo quindi, conse-guentemente, per la sussistenzadi un obbligo dei privati (per itratti che li riguardano) di prov-vedere alla manutenzione or-dinaria e straordinaria di riviin luogo del Comune. La (ine-dita) tesi è palesemente stru-mentale all’obiettivo anzidettoconcernente la manutenzione:

per generale – anzitutto – in-terpretazione, dottrinale e giu-risprudenziale, la norma citataè infatti stabilita per disciplinarel’attività dell’uomo nel sotto-suolo, e non per individuarel’appartenenza dei beni; inoltre,per l’insanabile contrasto dellatesi in parola con gli artt. 922 e832 del vigente Codice civile.

Conforme, in tema di pro-prietà, il Della Cella (1912) chedichiara (espressamente, maen passant) tutti i rivi cittadinidi proprietà comunale, eccet-tuati due soli, comunque usu-capiti.

LaBANCA LOCALEaiutail territorio.ÈINDIPENDENTE.E quindinon sottraerisorseper trasferirlealtrove

LaBANCA LOCALEtutelala concorrenzae mette in circolo gli utilinel proprio territorio

IL NOSTRO PUBBLICO PASSEGGIO A FINE ‘700IlFacsal, il nostro pubblico passeggio – nato seguendo la moda londinese dell’epoca – fu fortemente

voluto dai piacentini. “Sullo scorcio del ‘700 – scrive Leopoldo Cerri nell’Indicatore Ecclesiasticodel 1920, rifacendosi a “vecchie carte” del conte Lodovico Marazzani – si era costituita una società alloscopo di ridurre a passeggiata la circonvallazione interna in quella parte che guarda a mezzogiorno eche per la sua elevazione e vicinanza alla via più frequentata della città si prestava meglio a ciò. E fuquella compresa fra porta S.Lazzaro e porta S.Raimondo”. Il Facsal sta talmente a cuore alla “Piacenzache conta” che nel 1784 una “accolta di dame e cavalieri in numero di 150 circa si tassarono per so-stenere le spese necessarie”. Tutti nobili, meno due persone, contribuirono con 2590 lire alla sistema-zione del tratto: le dame con 958 lire, i cavalieri con 1652. La spianatura del terreno rese così piùconfortevole la passeggiata. “A sentir ricordare dai vecchi – continua Cerri – i corsi che vi si facevanonei pomeriggi dei giorni festivi, era una cosa da sbalordire chi li vedesse rinnovarsi oggigiorno, e talida offrire di per sé uno spettacolo da teatro; non meno di quaranta o cinquanta attacchi, la più parte adue cavalli, vi si vedevano sfilare con lusso di finimenti e di livree quali ora non si saprebbero neancheimmaginare; e parecchi ve n’erano anche a due pariglie. Spesso le carrozze si fermavano al largo delcorso di fronte alla mezzaluna di S.Franca, ove le signore troneggianti dall’alto dei loro cocchi eranoossequiate dagli amici e conoscenti e quasi tenevano circolo di conversazione”.

Filippo Mulazzi

MATERIALI PIACENTINI NEL RESTAURO DEL CASTELLO SFORZESCO A MILANO (1893)

Nell’ambito degli studi condotti sul rapporto tra teoria e prassi, nella definizione di una teoria di inter-vento sull’architettura esistente, emerge la figura di Luca Beltrami (Milano 1854- Roma 1933), allievo

di Camillo Boito, che rappresenta il punto più elevato del mondo professionale per la sua capacità di farestoriografia e di trarre dalla storia motivi per l’intervento mediando il distacco teoria/prassi. Per Beltramiil restauro nasce dalla ricerca storica e dall’analisi dell’edificio e, dove queste non vengono in aiuto, si in-terviene secondo il metodo del vero storico manzoniano (come nel caso della “torre del Filarete” delcastello Sforzesco di Milano). Nel cantiere di restauro del castello Sforzesco, iniziato nel 1893 e conclusonel 1894 in concomitanza con l’Esposizione, Beltrami utilizza materiali tradizionali di prima scelta, nel-l’assoluta indifferenza per la conservazione del materiale originario, come testimonia la fornitura delleterrecotte artistiche prodotte dalla ditta Repellini con sede a Castelvetro piacentino.

La relazione della Camera di Commercio di Piacenza del 1909 registra, nel settore della produzionedei laterizi, e di vetro e ceramica e a Castelvetro, la ditta cremonese dell’ing. Giovanni Repellini, attivadal 1896, ditta che era dotata di tre forni Hoffman per laterizi e uno per calce e che produceva e com-mercializzava “la famosa calce Arata e Rossi di Ponte dell’Oglio”. La sua specialità era però la produ-zione di “terrecotte ornamentali, cornici e fregi per il restauro dei monumenti nazionali lombardi” chevengono utilizzate da Luca Beltrami nel restauro del castello Sforzesco di Milano. L’ingegnere Repel-lini è presente all’Esposizione generale di Torino del 1898 dove espone “pregevoli lavori artistici in ter-racotta, buoni disegni e terra cotta, buoni disegni ed accuratezza” meritando il diploma di medagliad’oro. Nel catalogo degli espositori risulta infatti indicato l’“Ing. Giovanni Repellini, Cremona, con sta-bilimento ceramico a vapore in Castelvetro piacentino, fabbrica di laterizi comuni d’ogni forma e di-mensione, mattoni forati di qualsiasi specie, tavelloni nourdis, volterrane, tegole piane; specialità interre cotte ornamentali per rivestimenti completi di fabbricati, esecuzione di qualsiasi lavoro sopra di-segno, riproduzione e di qualsiasi lavoro in terra cotta, a perfetta imitazione dell’antico. I lavori prin-cipali eseguiti ed in corso di esecuzione sono: il palazzo dei nobili Bagatti-Valsecchi in Milano, via S.Spirito, restauri del castello Sforzesco e della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano ed i restauridella Certosa di Pavia”. Non a caso la pubblicità della ditta, sulle pagine del Monitore tecnico del 1895(a. I), utilizza come immagine proprio il finestrone del castello visconteo sforzesco.

Valeria Poli

BANCA fflalash7giugno 2016

FELICE TRABACCHI: UN UOMO LIBERORicordo di Marco Bertoncini

Felice Trabacchi si sentiva uomo del popolo vicino al popolo. Ilpopolo piacentino, in effetti, l’ha ricambiato, giudicandolo co-

me il più popolare fra i sindaci della città. Era un comunista since-ro, si potrebbe dire quasi un credente. Questa sua fede gli rendevainvisi quei politici che riteneva agissero per interesse, per oppor-tunismo, per tornaconto, a maggior ragione qualora avessero latessera del suo partito.

Non amava quelli che giudicava ostacoli, anche istituzionali, aun diretto rapporto col popolo. Malignamente, si sarebbe potutodefinirlo un amante del plebiscitarismo. Più semplicemente, inve-ce, riteneva che un eletto dovesse rispettare i propri impegni elet-torali e risponderne alla gente, ma era altresì convinto che ad am-ministrare dovessero essere pochi enti, ben definiti, visibili ai cit-tadini, conosciuti. Il sorgere di organismi nuovi, fossero i consiglidi circoscrizione o i comprensori o le comunità montane, l’infasti-diva. Conscio di militare in un partito nel quale credeva, obbediva;ma si capiva che agiva a malincuore e non mancava di far traspa-rire il suo pensiero, a volte con graffiante ironia.

Con gli avversari politici aveva un atteggiamento di grande ri-spetto. Un amministratore o un politico che gli fosse lontano o ad-dirittura ostile era da lui ascoltato. Poi, rifletteva, assimilava le cri-tiche o anche soltanto le osservazioni, e tendeva a farle proprie. Eraanche possibile che mutasse l’atteggiamento prima assunto. Non sitrattava soltanto di rispetto umano (magari per simpatia persona-le) o professionale (verso colleghi di lavoro o di amministrazione),ma di un atteggiamento in lui congeniale. Se vi erano situazioni dif-ficili, era lui, nel gruppo consiliare o nella giunta, la persona più adatta a risolverle: non soltanto perprestigio, ma altresì per il tratto umano e la capacità di ascolto.

Amava, si direbbe perfino svisceratamente, la sua città. Ne amava soprattutto le strade del centro,specie nelle zone più popolari. Gli piaceva parlare con i cittadini, seduto in una trattoria oppure men-tre girava a piedi. L’elezione a deputato, se sul piano personale costituì un premio alla carriera, nongli piacque mai più di tanto, perché la carica che sentiva come propria, come più amata, rimase quelladi sindaco. Svolgeva assiduamente il proprio compito di eletto a Roma, ma ne soffriva. Soffriva per la

lontananza da Piacenza. Soffri-va per la difficoltà, non si diced’imporre, ma almeno di farascoltare le proprie proposteall’interno del gruppo e dellecommissioni. Soffriva per com-portamenti che giudicava nonconsoni, non solo per il propriopartito, ma in generale per l’at-tività politica in quanto tale.Soffriva per personaggi del ce-to politico, membri del Parla-mento o del governo, di cuiacutamente tracciava limiti,difetti, quel che è peggio peri-coli. Il buon senso, di cui eradotato, e l’esperienza umana,che riccamente aveva compiu-to, raramente lo facevano sba-gliare.

La copertina del libro “Felice Tra-bacchi – vita civile e politica” diMauro Molinaroli

Da sinistra a destra: Ernesto Carini, Corrado Sforza Fogliani, Chri-stian Fiazza, Pierluigi Bersani durante la presentazione in Banca dellibro ricordo

UN MILIONE E SEICENTOMILA EURO DI FINANZIAMENTI AGEVOLATIEROGATI DALLA BANCA PER FRONTEGGIARE

L’EMERGENZA ALLUVIONEAmmontano ad oltre un milione e seicentomila euro i finanziamenti agevolati erogati dalla nostra

Banca a famiglie ed aziende, danneggiate dall’alluvione che tra il 13 e il 14 settembre dello scorsoanno ha colpito alcune zone della nostra provincia.

Con grande tempestività, nell’immediatezza dell’emergenza, la nostra Banca si era infatti attivatastanziando un plafond di venti milioni di euro e mettendo in campo una serie di misure concrete de-stinate a far fronte e a favorire il superamento delle difficoltà create dall’alluvione.

Numerose famiglie e aziende hanno beneficiato dei nostri finanziamenti chirografari, a condizio-ni estremamente agevolate, per l’acquisto di mobili e di arredi, per il ripristino di scorte, per la ri-parazione di macchinari danneggiati ma anche per la ristrutturazione di immobili. Ancora una vol-ta, quindi, la nostra Banca ha risposto concretamente e tempestivamente alle esigenze del territorio,schierandosi al fianco dei propri clienti ed aiutandoli ad affrontare e superare questa drammaticatragedia naturale che ha ferito la terra piacentina.

AT PÖ SUFFLÄ DA MÉRAL… Puoi pure zufolare come un

merlo. Ovvero: inutile cheinsista, non mi convincerai.Dal mese di maggio – iniziodella stagione degli amori chesi protrae per due o tre co-vate – i numerosi merli (ma-schi) cittadini fanno risuonaredall’aurora al tramonto il lorosquillante verso. Perché? Sitratta di un richiamo, dell’in-vito a una femmina affinchéaccondiscenda a mettere sufamiglia. L’insistenza così pro-lungata pare che stia a dimo-strare alle potenziali partnerdell’intorno l’ottimo stato disalute del maschio che si offre.Come se dicesse: senti comefischio senza mostrar fatica,segno che sono forte e sano eche quindi saprò procurarebuon cibo a te e ai nostri pic-coli (quattro o sei uova perciascuna covata). I piacentinisfruttano l’immagine qualeuna sorta di litote. Gli sforzidel merlo-umano non an-dranno a buon fine, sia che sitratti di questioni d’amore, diaffari o di altro.

MODI DI DIRE DEL NOSTRO DIALETTO

Commosso ricordo, in Banca, diGiammaria Visconti di Modro-

ne, recentemente scomparso, daparte di amici (in primis, Massimoed Enrica Bergamaschi) ed esti-matori, presenti i famigliari delcompianto nostro amico. Resteràper i piacentini che hanno dato unimportante contributo alla comu-ne crescita non solo in agricoltura

RICORDO

BANCA fflalash8 giugno 2016

Maria Luigia e i 7 mesi a PiacenzaRicorre quest’anno il bicen-

tenario dell’ingresso di Ma-ria Luigia nel Ducato di Parma,Piacenza e Guastalla (1816). Èallora il caso di ricordare che –qualche anno dopo all’incirca –nel febbraio del 1831 l’arcidu-chessa austriaca dovette allon-tanarsi da Parma a causa disommosse popolari. Decise per-tanto di venire a Piacenza, sog-giornando a palazzo Mandelli,e qui restò per sette mesi sta-bilendovi la sede del suo go-verno. Una regnante illuminatae moderna a tal punto – in ognicaso – che sotto la sua reggenza,nel 1820, venne pubblicato ilCodice Civile per gli Stati Par-mensi. Nel suo lungo periododi sovranità, il Ducato, poi, fuuno degli stati italiani megliogovernati.

Maria Luigia si interessò dasubito, in modo molto attento,della prevenzione e della lottaalle epidemie; con una serie diregolamenti emanati nel 1817,puntò a debellare il tifo e a mi-gliorare le condizioni igienico-sanitarie del Ducato. Tuttavia,dopo quindici anni di buongo-verno, iniziò a emergere il mal-contento innescato dalla riformadella pubblica amministrazionedel gennaio 1831, voluta e at-tuata dal barone Joseph vonWerklein, con la quale il mini-stro della monarca licenziò con-trollori e periti finanziari, ri-dusse la sorveglianza sugli esat-tori, concentrò i poteri decisio-nali nelle mani di pochi, ester-nalizzò funzioni pubbliche, no-minò nuovi responsabili nelsettore delle commesse, elargìincarichi, premette per indiriz-zare gli appalti, fece accordiclamorosamente finalizzati afavorire interessi privati. Dallemanifestazioni di piazza si passòa veri e propri tumulti. Tuttavial’ondata carbonara si presentòdi scarsa durata e di irrilevanteimpatto politico. Il Werklein,approfittando dell’uscita di sce-na del generale Adam Albertdi Niepperg (che era morto nel1829), divenne il personaggiopiù influente del Ducato. Scalòil vertice politico-militare grazieal tacito consenso di Maria Lui-gia, e fu promosso, dal governoaustriaco, da segretario di statoa primo ministro (del Ducato).Il Werklein esasperò gli animidei cittadini quando diede mag-gior rilievo e peso politico allacomponente viennese. Egli, purtemendo le insurrezioni popo-lari, optò per il pugno di ferro,inasprendo il controllo militaree causando ulteriore malcon-tento. Svuotò di potere i Consiglicomunali innescando anche lacollera dei cosiddetti notabili,che si videro privati dei poteri

politici e salassati dall’imposi-zione fiscale. Sulla scia rivolu-zionaria di Modena, anche nelDucato scoppiarono sommossepopolari, contraddistinte dal lo-gico pensiero che, una voltaeliminato il Werklein, MariaLuigia avrebbe concesso se nonla costituzione, almeno una se-rie di riforme di carattere libe-rale. Il Werklein, nel febbraio1831, fuggì a Vienna. Rimastasola, Maria Luigia, la sera del15 febbraio 1831 partì da Parmaverso Casalmaggiore. Facendotappa a Cremona, il 18 febbraioarrivò a Piacenza. Per sette mesiMaria Luigia soggiornò fra dinoi, in un clima solo in appa-renza disteso: i piacentini eranopiù diffidenti che devoti allasovrana. Una fedeltà di “piom-bo”, il piombo delle palle dicannone caricate negli obici,che il generale austriaco Gep-pert, comandante la piazzaforte,aveva fatto puntare sulla città.La stessa Maria Luigia in una

lettera definì la fedeltà dei pia-centini «dovuta unicamente alle3mila baionette e a 70 cannoniaustriaci». Nel frattempo, a Par-ma, il governo provvisorio ten-tava di ripristinare l’ordine pub-blico con l’uso della forza. L’ar-ciduchessa, in data 26 febbraio,lanciò un proclama ai parmi-giani con il quale dichiarò fuo-rilegge il Governo provvisorioe nulli tutti i suoi atti: in questomodo, perdonò i rivoltosi chesi dimostravano pentiti e placògli animi. Alla lunga Piacenzafu premiata – per merito di unapopolazione rimasta tranquilla –con alcune concessioni sovrane:una temporanea diminuzionedelle tasse, una rappresentanzapiù marcata nel Consiglio distato, la scelta della sede e deigiudici per il processo a caricodei rivoltosi di Parma. MariaLuigia, nell’agosto del 1831, la-sciò Piacenza «con le lacrimeagli occhi», per fare rientro aParma. Qui il processo di “ri-spristino” del suo governo erastato ben intrapreso dall’azioneponderata del ministro delle fi-nanze Vincenzo Paolo Mistrali,che riuscì a riassestare una dif-ficile situazione finanziaria, per-mettendo l’esecuzione di nu-merose opere pubbliche, tracui i ponti sull’Arda, sul Nure esulla Trebbia.

Stefano Pancini

Maria Luigia non conta un’acca,

sposò Napoleonrimase vacca

(da un mottetto popolare del tempo)

TORNIAMO AL LATINO

AbsitiniuriaverboLa locuzione risulta usa-

ta da Tito Livio (Storie).A precisare che, esprimen-do anche un dato giudizio,o pronunziando un datomotto (o una data parola),non si intende offenderenessuno. Più che altro, sela frase è pronunciata iro-nicamente, per sottolinearela cosa. Oppure, seriamen-te, in senso precauzionale.Per non offendere, magari,la suscettibilità di nessuno.Prova – con la molteplicitàdegli usi indicati – l’incisi-vità (e la concisione) dellatino, del resto esemplareper chiunque lo conosca(o parli).

QUANTO TI COSTANON ESSERE SOCIO?

Prova ainformarti

Visite del 12 maggio a MilanoCenacolo Vinciano, Chiesa Santa Maria delle Grazie, Casa degli Atellani e Vigna di Leonardo

Le foto che pubblichiamo ricordano momenti della partecipazione, sempre numerosa, dei Soci alleiniziative che la Banca riserva ai titolari di “Pacchetto Soci” e “Pacchetto Soci Junior”

Ultimo lupoUn lupo fu ucciso nel piacentino la notte del 21 settembre 1921 in località Fontana del chiodo,

sui monti di Gambaro (Ferriere). Era un maschio di 62 chili che con un morso aveva sgozzato unpuledro. Il proprietario dell’equino, Luigi Bassi detto Liu, non era il tipo da prenderla alla leggera.Imbracciò la doppietta e pazientemente si mise alla posta. Alcuni dicono che in cuor suo s’aspet-tasse una fiera a... due gambe. Invece nel chiaro di luna si stagliò proprio un grosso lupo. Liusparò, l’uccise ed ebbe i suoi giorni di gloria. Fu immortalato in foto storiche e incassò dalle au-torità il premio previsto. Oggi – che il lupo è specie protetta – gli darebbero dai due agli otto mesid’arresti.

da: Cesare Zilocchi, Vocabolarietto di curiosità piacentine, ed. Banca di Piacenza

CURIOSITÀ PIACENTINE

BANCA fflalash9giugno 2016

COSA C’ERA PRIMA DEL LICEO CLASSICO

Asinistra, Gianni Croce (Lodi 1896 - Piacenza 1981) fotografato nella mostra del 1966 a lui dedicata. A destra,l’edificio preesistente alla costruzione dell’attuale classico (prima, si trovava in via Taverna). Entrambe le

foto sono tratte dalla avvincente pubblicazione – a cura di Benito Dodi – “Gianni Croce architetture”.

UN SUPPORTO PER STUDENTI E GIOVANI La Banca di Piacenza ha attivato alcune

specifiche agevolazioni dedicate ai gio-vani. Al fine di sostenere spese di formazio-ne, istruzione e crescita culturale, è offertala possibilità di usufruire di un finanzia-mento denominato “Prestito Liberamen-te”, il cui importo può arrivare sino ad unmassimo di 1.000 euro rimborsabili in 18mesi ed a tasso zero.

Per gli studenti iscritti alle Facoltà universi-tarie, la Banca ha aderito – in qualità di sogget-to finanziatore – al PROTOCOLLO D’INTESAtra Ministro della Gioventù ed ABI: tramite ilFondo “Diamoglifuturo” viene favorito l’acces-so al credito con un finanziamento specifico fi-nalizzato al pagamento delle tasse universita-rie e garantito dal Fondo per il credito ai giova-ni. La “domanda di finanziamento” deve esse-re presentata dallo studente ed è reperibile tra-mite il sito www.diamoglifuturo.it o pressoqualsiasi sportello del nostro Istituto.

Al fine di rispondere a qualsiasi richiestadi chiarimento è stato creato dalla Banca unapposito indirizzo di posta elettronica [email protected] a disposi-zione dei ragazzi.

Inoltre vi è un conto corrente dedicato atutti i giovani di età compresa tra 18 e 35 an-ni, studenti e non, denominato “ContoWorld” con le seguenti caratteristiche:- canone mensile gratuito con 30 operazio-

ni a trimestre comprese- carta di credito CARTASI LIKE CARD, gratuita il primo anno (negli anni successivi gratuita con limiti

minimi di utilizzo)- possibilità di borsa di studio al conseguimento della laurea specialistica)- carta prepagata CartaSi CARTA UNITI, gratuita l’emissione prima carta e prima ricarica- carta di debito nazionale PIAZZA CAVALLI, gratuita (nessuna spesa prelievo sportello automatico

presso tutte le banche in Italia)- carta di debito internazionale CIRRUS MAESTRO, gratuita il primo anno (anni successivi canone euro 10).

La nostra Banca, per concretizzare la vicinanza agli studenti, ha in corso-anche sotto forma di sup-porto formativo – differenti azioni di sviluppo presso istituti di scuole medie superiori e sedi locali difacoltà universitarie.

Tutti gli sportelli Banca di Piacenza e l’Ufficio sviluppo sono a disposizione per ogni approfondimento.

BANCA DI PIACENZA

da 24Ore, 2.6.’16

La Banca ha fatto i corsi (inaprile, il mese che negli StatiUniti è dedicato proprio all’edu-cazione finanziaria dei rispar-miatori), per i clienti e per i pro-pri dipendenti. Ne faremo altri.

BANCA fflalash10 giugno 2016

QUANDO MILANO VOLEVA IL PARMIGIANODanilo Pautasso spigola tra i fatti della cronologia piacentina giorno per giorno (1894-’99) di cui ha curato

l’indice onomastico (3mila nomi circa) – Dal fegato etrusco al “macchinone” in Piazza Cavalli

Danilo Pautasso è stato negliultimi anni di servizio a capo

dell’Ufficio Relazioni esterne dellanostra Banca. Amante della scrit-tura e della lettura, recentementesi è trovato di fronte ad una gran-de responsabilità: la stesura del-l’indice onomastico del volume –a cura del Presidente avv. CorradoSforza Fogliani e della moglieMaria Antonietta De Micheli –dal titolo “Sei anni di vita pia-centina (1894 - 1899) giorno pergiorno”. Il volume, presentato aPalazzo Galli lo scorso 19 febbraio,ha riscosso un grande successotra gli intervenuti (più di 250persone) ed è mia intenzione (espero anche di chi legge) scoprirequalcosa di più. Come fare? Sem-plice, rivolgendo proprio al col-lega di lunga data (ora felice-mente in quiescenza) alcune do-mande sul lavoro svolto.

D: Quanti nomi sono riportatinell’indice onomastico? Qualisono stati i più ”citati” dagliAutori?

R: L’indice onomastico com-prende circa 3.000 nomi. I più“citati” sono: Marco Boscarelli,Paolo Miraglia Gullotti, il vescovoScalabrini, Pacifico Sidoli e Giu-seppe Verdi, “il gentleman delpiacentino”.

D: Tra le tantissime notizie,spigolature e aneddoti che haiincontrato, quali hanno attiratodi più la tua attenzione o incu-riosito?

R: Nel 1894, la donazione – daparte del conte Francesco Ca-racciolo al nostro Museo Civico –del “fegato etrusco” in “una ele-gante cassetta”, opera dell’eba-nista Angelo Martini. Il fegatoetrusco che, con il “tondo” delBotticelli raffigurante la Madonnacon Gesù Bambino e S. GiovanniBattista, di cui si parla nel citatovolume all’anno 1898, ha fatto ilgiro del mondo. Ancora nel 1895,”l’incendio del macchinone”: se-condo l’uso antico, in Piazza Ca-valli - per la Festa della Madonnad’Agosto - veniva incendiata una“macchina” che rappresentavauna costruzione, un palazzo.Quell’anno la macchina rappre-sentava una “moschea turca”.Come non pensare ai giorni no-stri, con quei terribili attentati innome di Allah…

Sempre nel ’95, lo sciopero di100 e più addetti ai pozzi petroli-feri di Velleia, gestiti da una so-cietà francese diretta da taleMonllard. Si dice che il dannoper la mancata estrazione delpetrolio ammontasse a lire 4.000al giorno. Chissà cosa avrebberovotato se ci fosse stato il referen-dum…

Ancora nell’anno ‘95, si parla

di problemi di potabilità dell’ac-qua, “scendeva dalle tubatureacqua color caffèlatte… più latteche caffè”. L’acquedotto era ge-stito, per conto del Comune, dalladitta Garrè (ben nota ai menogiovani, gestirà il servizio finoagli anni ’50 del secondo dopo-guerra del secolo scorso).

Infine, nel 1896: nasce “La Pia-centina”, la prima bicicletta fab-bricata a Piacenza da GiuseppeMerosi. Le biciclette verrannofabbricate, nel 1897, anche dalladitta Orio & Marchand, societàche costruirà, in seguito, persinouna vera e propria automobile.

D: Hai trovato qualcosa diinteressante anche in ambito –per così dire – culinario?

R: Si parla tanto di “tipicità deiprodotti”: ebbene, nel 1898 “una

vittoria del formaggio parmigia-no”. Pare, difatti, che qualcheanno prima la Camera di Com-mercio di Milano cercasse di af-fermare che l’uso commercialedesignava col nome di parmi-giano il formaggio di Lodi e dellaLombardia. Tale gratuita affer-mazione provocò le proteste giu-stificate di tutti quanti conosconola bontà del prodotto che si pro-duce in quella provincia e nellavicina Reggio Emilia. Si andò pertribunali, la causa fu vinta e, dob-biamo aggiungere, fu una vittoriaanche un po’… piacentina (nelsecondo dopoguerra – sempredel secolo scorso – perdemmonoi, invece, e Parma ci portò viail parmigiano, anche se ora cisiamo rifatti, eccome, col Granapadano). Nello stesso anno, ilpittore Francesco Ghittoni dipinseil “Doloroso addio”, quadro digrandi dimensioni che, se nonsbaglio, fa ora parte della colle-zione della nostra Banca.

D: Con che aneddoto intendiconcludere, come ciliegina sullatorta?

R: Concluderei con Luigi Mensiche, in quegli anni, stava per ter-minare la ponderosa opera “Ildizionario biografico piacentino”,con più di 2.000 biografie. Comeprosecuzione della sua opera, laBanca darà presto alle stampe laterza edizione del nostro “Dizio-nario biografico piacentino”.

Gianmarco Maiavacca

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BANCA fflalash11giugno 2016

“La Mensa del Popolo”. Una storia dimenticata

Il turbamento e la sofferenzasono sempre state le prota-

goniste del ricordo: quanti sonooggi i piacentini che nel per-correre l’attuale Via Mazzini eosservando, al n. 20, il bel pa-lazzo architettonico della Sedecentrale della Banca, possonomentalmente aprire quel siparioche da oltre settant’anni obliaun avvenimento che si realizzònell’identico spazio? Questa Sedetutta marmi e cristalli, esempiomoderno di perfezione organiz-zativa, cosa cela di fatti e avve-nimenti della sua origine piùremota e che pochi fortunatipossono ricordare?

Occorre fare balzi a ritroso;avere la memoria ancora ec-cellente e l’età giusta ben con-servata: dunque, essere fortunatiper poterli narrare. Oltre a ciò,saper contenere le emozionidovute a particolari avvenimenti,capaci di sollecitare fremiti allarazionalità di noi umani e al-l’incerta pace del cuore dimen-tico, forse, di quel tempo remoto.

La Sede attuale della Banca,a fianco del Palazzo Barattieri(pure acquistato e restauratodal popolare istituto di credito),aveva nell’epoca che andrò anarrare, la facciata, o (se vo-gliamo precisare) l’architettura,simile a quella che aveva a queltempo il Palazzo di via Garibaldi,oggi sede della Provincia. Esi-steva il solo piano terra e, sopra,un grande terrazzo. La sotto-stante sala, molto grande e privadi pareti divisorie, venne adibitaa contenere il distaccamentolocale dell’U.N.R.A -Nazioni Uni-te Assistenza Economica- e fuappunto in quello spazio che ilfascismo tentò di calmare e li-mitare l’indigenza della gente,assillata da una cronica povertà,istituendovi la Mensa del Po-polo.

Erano gli anni dell’ultima

guerra, il 1942/43; la città nonaveva ancora sofferto la pauradel poi, delle prime bombe ca-dute nel maggio del 1944 ederano azzerati i rapporti dellaproduzione e distribuzione, volteal consumo di beni e servizi.La miseria assoluta e la povertàerano un binomio imperante,compagno dell’irrisolto proble-

ma della fame. Si usavano letessere annonarie – unico viaticoimposto per gli acquisti di ali-menti e beni d’uso – con lequali, staccando i bollini, o lecedole, di colori diversi (BluVittoria, o Verde Diamina, op-pure Scarlatto Libia) si potevaacquistare un uovo ogni quindicigiorni, 300 gr. di patate e 50 gr.di formaggio grana ogni mese,mentre l’olio di olive era di soli180 gr. e il burro di 50 gr., sem-pre mensili! Lo zucchero fine,come l’attuale, non si era maivisto e quello granuloso scuro,lo si masticava anziché usarloper dolcificare gli alimenti. Ilborsellino scarso di contenuto,impediva l’acquisto alla “borsanera”: tale possibilità era deisoli ricchi. Il regime tentò dicalmare la popolazione affamatae in quel locale venne distribuitogiornalmente del cibo: funzionòcosì la Mensa del Popolo. Unlungo e largo bancone di legnososteneva capienti pentoloni dialluminio che servivano per ladistribuzione della pasta asciutta,oppure in brodo, e, sul fondo,raramente alcuni pezzi di carnelessata; un fortuito pescaggiodel mestolo completava il pranzodei pochi fortunati.

Il popolo accedeva ogni giornoed era l’unico modo di potersinutrire gratuitamente. I fruitorierano solo i ragazzi e le donne,essendo gli uomini sani al fronte.Anche i ricchi, nascostamente,istruivano le donne di serviziodi quel tempo di porsi in ordinatafila con adatti recipienti o gavettemilitari: queste erano le più usa-te, molto comode di manico e…capienti. Venivano riempite ognigiorno di minestra e se arridevala fortuna, con la pasta in brodo;se ci cadeva dentro un pezzettodi carne lessa era un’insperatagioia per l’affamato di turno maera anche scalogna e iattura peril vicino, che mostrava il suo si-lenzioso disappunto… I fortunatierano pochi perché poca era la

carne e di abbondante c’era solola minestra: asciutta o in brodo,e pure buona! Una promiscuitàdi donne e ragazzini riempiva ilsalone: il tintinnio dei mestolinelle grandi pentole orchestravaquell’ordinato brusio, confusoall’impregnante effluvio emanatodalle minestre da poco tolte edai fornelli di cottura. Un pro-fumo assente nelle cucine fa-miliari d’allora. Quella moltitu-dine sottomessa a muto ordine,attendeva paziente, animata dallacertezza di poter giornalmentecolmare il languore causato dauna fame pregressa, causata dauna esasperata mancanza di so-stentamento. Il tempo trascor-reva lento e la possibilità diognuno di poter migliorare lavita annichiliva la popolazione.

Caddero poi le prime bombe!Era il 2 maggio del 1944 edebbe inizio il quotidiano periododella paura e del terrore. L’al-lontanamento dalla città di moltefamiglie e il divieto degli as-sembramenti dei pochi rimasti,influì sulla quella Mensa, cheseguì la sorte di altre iniziativeanche utili. La gente, impauritadalle bombe, dovette cercarealtrove di che vivere e la Mensadel Popolo passò nell’oblio delladimenticanza, assorbita solo dal-la storia piacentina.

Grazie a questo periodico del-la Banca, se i piacentini possonoriandare, oggi, a quell’impor-tante parentesi di vita piacentina.

Gian Franco Zanchin

CONI D’OMBRA - Come eravamo

BANCA fflalash12 giugno 2016

DA LUGLIO IN BANCA DI PIACENZA, ECCO COSA NE PENSO...Martina Acerbi, laureamagistrale in Gestioned’azienda, dal 2.7.’15 allafiliale di Vernasca: «Hotrovato un ambiente fa-miliare e aperto, dispo-nibile alla formazione e

all’affiancamento. Un lavoro prestigioso e sfi-dante che mi piace in tutti i suoi aspetti, tra cuiil contatto con il pubblico».

Michele Anzani, laureamagistrale in Gestione d’a-zienda, dal 2.7.’15 alla fi-liale di Castel San Gio-vanni: «I clienti sono lachiave del mio lavoro: conbuona volontà e un sorriso

cerco di soddisfare tutte le loro esigenze. Ringrazioi colleghi che con pazienza trovano sempre iltempo da dedicare alla mia formazione».

Enrico Brusati, laureamagistrale in Scienze eTecnologie dell’informa-zione, dal 9.11.’15 all’Uf-ficio Organizzazione & IT:«Sono già passati 7 mesi,ma l'aria familiare che si

respira mi fa sentire come se fossi qui da anni».

Manlio Cappellano, laureatriennale in Scienze del-l'economia e della Gestio-ne aziendale, dal 4.8.’15alla filiale di Stradella:«Banca di Piacenza: unagrande famiglia predispo-

sta al contatto con le realtà economiche delterritorio. Affidabilità, concretezza, solidità ecertezza. A Stradella un team snello e affiatato.Grazie».

Luca Cignatta, laurea ma-gistrale in Ingegneria edi-le, dal 2.7. ’15 all’UfficioEconomato e Sicurezza:«Con il passare dei mesiho preso via via coscienzadei miei compiti, essendo

stato attivamente coinvolto in varie attività».

Silvia Corradi, laurea ma-gistrale in Gestione d'a-zienda, dal 4.8.’15 all’Uf-ficio Contabilità e Bilancio:«Questi primi mesi di la-voro presso la Banca diPiacenza hanno rafforzato

la mia convinzione di far parte di una realtàche è un'istituzione sul territorio e non solo.Ringrazio la Banca per l'opportunità che miha offerto».

Andrea Dacomi, laureamagistrale in Gestioned’azienda dal 4.8.’15 al-l’Ufficio Gestione posizio-ni: «In questo periodo inBanca di Piacenza ho ap-profondito le tematiche

inerenti l’ambito bancario. Inoltre – aspettoancora più importante – mi sento partecipe ecoinvolto nelle attività dell'Ufficio».

Tomaso Freschi, laureamagistrale in Giurispru-denza, dal 4.8. ’15 alla fi-liale di Castelvetro Pia-centino: «Pur non avendoavuto in precedenza moltealtre esperienze lavorative,

so di certo che questa è la migliore che mipotesse capitare e sono grato alla Banca diPiacenza per avermi dato questa opportunità».

Mattia Ghizzinardi, laureamagistrale in Amministra-zione e Direzione azien-dale, dal 2.7.’15 all’Agenzia8 di Città: «Lavorare inBanca di Piacenza è unonore ed un piacere. Ho

trovato colleghi preparati e collaborativi: la-vorare insieme a loro è per me un vanto”.

Filippo Giovelli, laureamagistrale in Trademarke ting e Strategie com -merciali, dal 4.8.’15 allafiliale di Carpaneto pia-centino: «I primi dieci mesiin Banca di Piacenza sonostati sicuramente l’espe-rienza professionale più

soddisfacente della mia vita lavorativa. Graziealla disponibilità dei colleghi ho potuto entrarea far parte di un contesto lavorativo collabo-rativo, professionale e soprattutto stimolante».

Andrea Laccetti, laureamagistrale in Economiae Gestione delle imprese,dal 2.7.’15 alla filiale diCrema: «Questi primi mesidi lavoro sono stati moltointensi e stimolanti. Lavo-

rando in cassa ho potuto affrontare argomentidiversi e far fronte alle reali esigenze dellaclientela. Ringrazio tutti i colleghi per la dispo-nibilità e l’entusiasmo nei miei confronti».

Matteo Lenzi, laureatriennale in Economia eManagement, dal 4.8.’15alla filiale di Gossolengo:«Con grande professiona-lità da parte dei miei Re-sponsabili e dei miei col-

leghi, ho appreso – e continuo ad apprendere –nuove competenze. Sono orgoglioso di farparte di questo Istituto e sono sempre pronto amigliorarmi per raggiungere gli obiettivi pre-fissati».

Sara Lusignani, laureamagistrale in Giurispru-denza dal 2.7.’15 all’UfficioSegreteria generale e le-gale: «Sono già passatidieci mesi da quel 2 luglio2015. Mesi intensi, scanditidal “Buongiorno” dei col-

leghi, impegnata in un lavoro stimolante enella frenetica quotidianità della Segreteriagenerale».

Gianmarco Maiavacca,laurea magistrale in Giu-risprudenza, dal 4.8.’15all’Ufficio Segreteria Co-mitato esecutivo: «I mieiprimi mesi in Banca diPiacenza? Posso racchiu-

derli in un aforisma. Lao Tse, antico autoredel Tao Te Ching (l’opera cinese più tradottadi tutti i tempi e libro guida del Taoismo) scri-veva: “Un albero il cui tronco si può a malapenaabbracciare nasce da un minuscolo germoglio.Una torre alta nove piani incomincia con unmucchietto di terra. Un lungo viaggio di millemiglia si comincia col muovere un piede”».

Letizia Manghi, laureatriennale in Scienze del-l’economia e della Ge-stione aziendale dal 4.8.’15filiale di Cremona: «La-vorare in Banca di Pia-cenza mi ha permesso di

entrare in un ambiente entusiasta e istruttivo,

Giacomo Marchesi, laureamagistrale in Giurispru-denza, dal 2.7.’15 alla filialedi Ponte dell'Olio: «Sonomolto contento: l'ambientelavorativo è ottimo e miinvita ad imparare sempre

di più, facendo del mio meglio per contribuirea migliorare ancora la realtà della Banca diPiacenza nel nostro territorio».

Simone Mazzone, laureamagistrale in Finanza eRisk management, dal2.7.’15 all’Ufficio Direzioneimprese: «Sono fiero edorgoglioso di appartenerea questa Banca. Sono in

un ufficio splendido e mi sento parte di unagrande squadra che mi ha accolto con entu-siasmo e pazienza. I miei più sentiti ringrazia-menti vanno a chi ha creduto in me e mi hadato l'opportunità di lavorare in questa realtà».

Emanuele Modenesi, lau-rea magistrale in Mana-gement degli intermediarifinanziari, dal 2.7.’15 al-l’Ufficio Pianificazione econtrollo di gestione: «Adoggi posso confermare le

sensazioni positive che ho percepito durante iprimi giorni trascorsi in Banca. Da parte miaassicuro il massimo impegno e la disponibilitàper fare bene in una realtà ambiziosa quale èquella della nostra Banca».

Sara Papetti, laurea ma-gistrale in Giurispruden-za, dal 4.8.’15 alla filialedi Castelvetro piacentino:«Mi è stata offerta questagrandissima opportunitàdi lavoro in una realtà

bancaria solida e trasparente. Sono soddisfattadella crescita personale e professionale che hointrapreso e che continua giorno per giornoinsieme ai colleghi».

Flavio Pietralunga, laureamagistrale in Gestione d’a-zienda, dal 2.7. ’15 all’Uf-ficio Personale: «Una gran-dissima opportunità quelladi lavorare in Banca diPiacenza, un’azienda che

cresce insieme al suo territorio, capace di co-niugare famigliarità e professionalità, favorendolo sviluppo delle persone e la creazione di untessuto economico in grado di affrontare lesfide del futuro».

Andrea Podrecca, laureamagistrale in Internationalbusiness, dal 2.7.’15 allafiliale di Borgonovo ValTidone: «Ho trascorso 10mesi intensi nei quali, gra-zie soprattutto alla dispo-

nibilità dei colleghi, ho imparato molto. Sonofelice di crescere professionalmente e umana-mente in un ambiente sano, forte e vivace comela Banca di Piacenza. Per questo – non mistancherò mai di ripeterlo – esprimo profondagratitudine!».

Romina Ponticelli, laureatriennale in Economiaaziendale, dal 4.8.’15 allafiliale di Vigolzone: «Unpercorso iniziato dallefondamenta, mattone

Enea Zanellotti, laureamagistrale in Finanza eRisk management, dal4.8.’15 all’Ufficio Risk ma-nagement: «In pochi mesiho appreso molte compe-tenze. Tuttavia, non è che

solo l’inizio di un lungo percorso formativo,professionale ed umano».

Matteo Rossi, laurea ma-gistrale in Gestione d’a-zienda, dal 4.8.’15 all’A-genzia 7 di Città: «Ognigiorno in Banca di Pia-cenza è stato un’oppor-tunità per imparare e cre-

scere. L’obiettivo è quello di continuare a la-vorare per ottenere grandi risultati”.

Laura Salice, laurea ma-gistrale in Giurispruden-za dal 2.7. ’15 all’UfficioSegreteria generale e le-gale: «Un nuovo iniziopresso una Società che cre-de nei giovani, scandito –

nella quotidianità di questi primi mesi – dall'e-sperienza, dagli insegnamenti e dalla cordialitàdei colleghi (dell'Ufficio e non) fondamentaliper l'apprendimento».

Samuele Uttini, laurea ma-gistrale in Giurisprudenza,dal 2.7.’15 all’Ufficio Ge-stione posizioni: «Sono or-goglioso di lavorare perla Banca di Piacenza, dovesono stato accolto con se-

rietà, esperienza e professionalità: valori essenzialiper sostenere la ripresa economica e sociale delnostro territorio».

Vanessa Zaffignani, laureamagistrale in Trademarketing e Strategiecommerciali, dal 4.8.’15all’Ufficio Marketing: «Ciòche mi attrae del mio la-voro è la dinamicità, che

mi consente di entrare in contatto con le diversearee aziendali, approfondendo i vari aspettiche caratterizzano un progetto e ampliando lemie conoscenze, sentendomi sempre parte diuna grande famiglia».

caratterizzato da colleghi competenti e dispo-nibili con cui condivido l’onore di far parte diquesto Istituto».

dopo mattone, imparando ogni giorno cosenuove grazie ai miei colleghi, che mi sosten-gono quotidianamente».

Soci e amicidella BANCA!Su BANCA flashtrovate le notizieche non trovatealtroveIl nostro notiziariovi è indispensabileper vivere la vitadella vostra BancaI clienti che desideranoricevere gratuitamenteil notiziario possono farnerichiesta alla Sede centraleo alla filiale con la quale intrattengono i rapporti

BANCA fflalash13giugno 2016

Atto notarile di compravendita, unica documentazione ammessa dalla Legge?

ANTICIPAZIONE DEL TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO (T.F.R.) PER L’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA DI ABITAZIONE

Il lavoratore con almeno 8 anni di servizio presso lo stesso datore può ottenere, in pendenza del rap-porto, un’anticipazione del T.F.R. non superiore al 70% del trattamento già maturato.La legge, però, pone precisi vincoli finalistici alla domanda di anticipazione – spese sanitarie per te-

rapie o interventi straordinari, acquisto della prima casa di abitazione per sé o per i figli (art. 2120, 8°comma, cod. civ.), spese da sostenere durante i periodi di fruizione dei congedi per la formazione (artt.5 e 6, L. n. 53/2000) e per astensione facoltativa dal lavoro dei genitori nei primi otto anni di vita delbambino (art. 7, 1° comma, L. n. 1204/1971, come sostituito dall’art. 3, 2°comma, L. n. 53/2000) – e li-mita il numero dei beneficiari onde non esporre le aziende ad ingenti quanto improvvisi esborsi di li-quidità (non più del 10% degli aventi titolo e, in ogni caso, non più del 4% del numero totale dei dipen-denti: art. 2120, 7° comma, cod. civ.).

L’art. 2120, 8° comma, lettera b), cod. civ. riconosce il diritto del lavoratore di ottenere un’anticipa-zione del T.F.R. per l’acquisto della prima casa di abitazione ma richiede che sia documentato esclusi-vamente con atto notarile. Interpretata letteralmente, la norma non ammette equipollenti.

Negli anni scorsi, in giurisprudenza, sono stati sollevati dubbi di costituzionalità della norma in esa-me in rapporto al canone di eguaglianza e razionalità che discende dall’art. 3 cost.. La richiesta di an-ticipo del T.F.R. da parte di un lavoratore è quasi sempre motivata dalla necessità di avere sufficienteliquidità per l’acquisto della propria casa di abitazione e non è concepibile che questo debba essereperfezionato prima ancora che il richiedente sappia se – e in che misura – l’anticipazione gli sarà con-cessa. In questo modo, si corre il rischio di discriminarlo rispetto ai lavoratori dotati di maggiore di-sponibilità economica che sono in grado di acquistare casa senza richiesta di anticipazione.

La Corte Costituzionale, con sentenza 5 aprile 1991, n. 142, ha dichiarato l’illegittimità costituzionaledell’art. 2180, 8° comma, lettera b), cod. civ, nella parte in cui non prevede la possibilità di concessionedell’anticipazione in ipotesi di acquisto in itinere - cioè non ancora definitivo - comprovato con mezziidonei a dimostrarne l’effettività.

La Consulta ha voluto espressamente riconoscere al lavoratore la possibilità di richiedere l’anticipodel T.F.R. per l’acquisto della prima casa di abitazione con documenti sostitutivi dell’atto notarile dicompravendita (quale, ad esempio, il contratto preliminare).

G. M.

LE FORTEZZE DEL SALECONTIGUE A TABIANO

In occasione della (prima in as-soluto) apertura al pubblico –

dopo imponenti lavori di restau-ro, durati un ventennio – del-l’imponente castello di Tabiano,nei pressi di Salsomaggiore par-mense (orari di apertura sul sitocastelloditabiano.com) ci piacesegnalare il volume (base in 4°,altezza in 8°, pagg. 128, Gange-mi ed. “Il castello di Tabiano –Mille anni tra storia, leggenda emisteri”) scritto da GiacomoCorazza, proprietario del ma-niero, per acquisto fattone dallafamiglia nel 1882. La pregevoleopera si aggiunge all’altra –stesso Autore e stessa editrice –dal titolo “Castelli, Pievi, Abba-zie – Storia, arte e leggende neidintorni dell’Antico Borgo di Ta-biano”.

Quest’ultima – oltre che delcastello di Tabiano – tratta pure,anzitutto, di quelli di Bargone,Contignaco, Gallinella e Scipio-ne: le cosiddette “Fortezze delsale”, per la precipua funzioneche la famiglia Pallavicino ave-va a loro affidata di controllare(e difendere) le preziose salinedi Salsomaggiore. Appropriata-mente illustrati anche i bor-ghi/castelli di Vigoleno, Castel-larquato, Gropparello, Velleja,Agazzano, Sarmato, Rezzanello,Rivalta, Grazzano Visconti e Pa-derna.

A proposito della, citata, fami-glia Pallavicino, Giacomo Co-razza ne tratta approfondita-mente nella prima opera sopracitata, in ispecie illustrandol’ambigua figura di Rolando ilMagnifico (1394-1497), che – al-levato alla corte di Gian Galeaz-zo Visconti, che gli diede permoglie un’Anguissola della po-tente famiglia di Piacenza – creòun vero e proprio stato, quindicon proprie leggi, la cui influen-za (sui territori, anche e comenoto, di Busseto e Cortemaggio-re) durò ben oltre il suo sciogli-mento, deciso nel 1587 dai Far-nese (dei quali costituiva unaspina nel fianco, come – sull’Ap-pennino piacentino-parmense,lo stato Landi, che la famigliaducale invece acquistò). Ben il-lustrata, nel volume di GiacomoCorazza, anche la figura di Ro-lando come legislatore.

s.f.

CONTO DI PIÙ, per gli iscritti ad Associazioni ed Enti amici della Banca

“Conto di Più” è il conto studiato per gli iscritti alle Associazioni edEnti che intrattengono rapporti con la nostra Banca.

È un conto corrente adatto a chi intende beneficiare della diminuzio-ne del canone mensile, sino al completo azzeramento. Infatti, grazie al-le riduzioni automatiche delle spese derivanti dal possesso o dall’utiliz-zo di specifici servizi e prodotti della Banca, è possibile usufruire di untradizionale conto corrente a canone zero.

Conto corrente “Conto di Più” della Banca di Piacenza. Più servizi e prodotti possiedi più haisconti.

INTERNET BANKING: FUNZIONALITÀ E SICUREZZALo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie hanno determi-

nato una crescita costante del numero di operazioni bancarie ef-fettuate tramite PC, tablet e smartphone, senza la necessità di recarsipresso gli sportelli della Banca. Grazie alla nostra App, disponibile suApp Store e su Google play, in modo semplice e veloce è possibile vi-sualizzare il saldo e i movimenti del conto corrente, verificare la di-sponibilità degli investimenti, effettuare ricariche telefoniche e boni-fici, effettuare pagamenti MAV/RAV, ricaricare le carte prepagate epagare i bollettini postali. In particolare, i bollettini postali premarcatiprevedono una forma di pagamento ancora più semplice; basta, infat-ti, inquadrare con la videocamera del tablet o dello smartphone il QR-Code (acronimo di “Quick Response”) presente sui bollettini, di cui s’èfatto cenno, in modo da valorizzare in automatico tutti i campi necessari per effettuare il pagamen-to, senza nemmeno la necessità di digitare l’importo.

La nostra Banca, è una delle più attente, nel panorama bancario italiano, in materia di innova-zione e di sicurezza. Proprio in quest’ambito, ricordiamo l’attività in corso al fine di aggiornare lostrumento di sicurezza da utilizzare per le operazioni dispositive effettuate tramite internetbanking. Si invitano i Soci e la Clientela a rivolgersi allo sportello di riferimento per tutte le infor-mazioni necessarie.

Si segnala infine che è stato realizzato un breve filmato illustrativo delle principali funzionalitàdell’internet banking. Il filmato è disponibile e visionabile sul sito internet della Banca (sia in homepage, sia alla voce “Privati”, “Servizi accessori”, “PcBank Family”), o direttamente sul dispositivomobile, inquadrando il QR-Code qui riportato con la fotocamera del tablet o dello smartphone.

BANCA fflalash14 giugno 2016

VISCO, POPOLARI E BAIL-INLe Considerazioni finali svolte dal Governatore sono caratteriz-

zate da condivisa chiarezza e da (altrettanto condivisa) fermadeterminazione.

La prima espressione si riferisce a come Visco ha trattato il pro-blema delle banche popolari: nettamente distinguendo, cioè, “lepopolari di grande dimensione” (che, come ben noto, dovrannoper legge trasformarsi in spa) dalle “popolari più piccole”. “Unanetta discontinuità”, ha tenuto a precisare il Governatore, “era ne-cessaria” per le prime. Compete invece alle seconde di sfruttare lepossibilità (che la legge offre loro) di migliorare la “qualità com-plessiva” della governance e di “accrescere” la capacità di raccoltadi capitale. Su questo piano, Assopopolari (divenuta Associazioneanche delle “banche di territorio” in genere) assicura il proprio im-pegno.

La seconda espressione attiene a come il Governatore ha trattatodel sistema bancario. Distinguendo, anzitutto, la “gran parte” dellebanche da quelle nelle quali si sono appalesati “comportamentiimprudenti e a volte fraudolenti da parte di amministratori e diri-genti”, ma sottolineando anche – a proposito della posizione assun-ta dalla Commissione europea in materia di aiuti di stato – che “nonvi è motivo per considerare come impropri aiuti di stato” iniziativeche non ledono la concorrenza (come invece le ha consideratel’UE, che ci ha obbligato a percorrere una strada che ha tenuto fer-mo il carico delle risoluzioni per le altre banche, ma imponendoperaltro proprie regole che hanno fatto emergere il problema delleobbligazioni subordinate: da cui, il danno, in termini di fiducia, chene è irrimediabilmente derivato, per il sistema).

Uguale (condivisa) determinazione ha usato il Governatore aproposito del bail-in: una normativa – ha detto – pensata (dalla Ger-mania e per la Germania, diciamo noi) al fine di contrastare “com-portamenti opportunistici delle banche”, ma nella cui applicazione“va ricercato un equilibrio” che tenga conto della necessità di as-sicurare la stabilità del sistema, e quindi prevedendo “un sufficien-te periodo transitorio” (che invece – proposto dalla delegazione ita-liana – non si è previsto, così come – ha detto Visco – non si è esclusal’applicazione delle nuove norme agli strumenti di debito già col-locati al dettaglio).

Parole chiare, che riscattano l’Italia dalla supina acquiescenzaall’Europa appalesata da altre Autorità nazionali. Inserite in “Con-siderazioni finali” che passeranno alla storia – crediamo – ancheper la loro lunghezza, d’altra parte necessitata dalla vastità dei te-mi appropriatamente (ed anche con coraggio) affrontate.

Corrado Sforza Foglianipresidente Assopopolari

Sandro Ballerini ripreso mentre conclude a Palazzo Galli la presen-tazione del suo libro “Raccolta di detti, curiosità, meridiane, e pro-

verbi dei 48 comuni della terra piacentina”. Con lui hanno partecipato da sinistra: dott. Giuseppino Molinari,

prof. Maurizio Dossena, dott. Nereo Trabacchi, dott. Marilena Mas-sarini, Robert Gionelli

CHI DESIDERA AVERE NOTIZIA DELLE MANIFESTAZIONI DELLA BANCAÈ INVITATO A FAR PERVENIRE LA PROPRIA e-mail ALL’INDIRIZZO

[email protected]

BALLERINI IN BANCA

Dalbono, “Pesce spada in vista”

Protagonista della dodicesima puntata della nostra rubrica – na-ta con l’obiettivo di presentare i tesori della Galleria Ricci Oddi

non esposti permanentemente per carenza di spazi – è un’opera diEdoardo Dalbono intitolata “Pesce spada in vista”.

Cresciuto in un ambiente familiare profondamente segnatodall’impegno culturale dei genitori – il padre fu scrittore e criticoletterario e la madre poetessa – Edoardo Dalbono (Napoli, 1841-1915) fu avviato precocemente allo studio della letteratura, dellamusica e della storia antica. I primi rudimenti d’arte, invece, li ap-prese a Roma dall’incisore Augusto Marchetti e successivamentea Napoli, dove studiò disegno sotto la guida di Giuseppe Mancinellie Nicola Palizzi. Esponente della Scuola di Resina e della Scuola diPosillipo, Dalbono divenne in breve tempo uno dei principali puntidi riferimento partenopei per la pittura di paesaggio, declinata so-prattutto in numerosi ed apprezzati acquerelli. Soggetti ricorrentinella sua produzione furono le marine, i paesaggi, il folclore napo-letano e scene di genere orientalista, tutti caratterizzati da una ri-cerca quasi maniacale della luminosità. Nel 1897, all’apice di unacarriera artistica riconosciuta dalla critica e dal collezionismo,Dalbono divenne insegnante di pittura all’Istituto di Belle Arti diNapoli e nel 1905 divenne curatore della Pinacoteca del Museo Na-zionale del capoluogo partenopeo. L’anno successivo ricevettel’incarico di presiedere la commissione per il riordinamento dellaquadreria del “nostro” Palazzo Farnese. Apprezzato anche comedecoratore e affrescatore, fin da giovane fu uno stimato illustrato-re per la rivista parigina Le Grand monde e per l’Illustrazione ita-liana. Dopo la sua morte, nel 1915, Benedetto Croce raccolse sag-gi, memorie e recensioni di Dalbono in un libro intitolato La scuolanapoletana di pittura del secolo decimonono.

L’opera “Pesce spada in vista” (olio su tela, cm. 38,5 x 51), fu ac-quistata da Giuseppe Ricci Oddi nel 1913 direttamente dall’artista,insieme al quadro “Vela latina”, per la somma di L. 1.055. Tipicoesempio della produzione vedutista di Dalbono, l’opera raffiguraalcuni pescatori, su due piccoli barchini, intenti a lavorare con retie nasse tra le acque del Golfo di Napoli. La scena, oltre che dalladinamicità quasi percepibile nei pescatori indaffarati a prepararegli “attrezzi del mestiere”, è fortemente caratterizzata dall’intensaluminosità che permette al paesaggio di specchiarsi nelle acque eche, al tempo stesso, conferisce all’opera notevole profondità spo-stando in lontananza la linea dell’orizzonte.

Robert Gionelli

RICCI ODDI, OPERE IN CANTINA (n.12)

BANCA fflalash15giugno 2016

PROSSIMI EVENTI 2016Venerdì 1 luglio ore 9,30 Castello di Castelnuovo Fogliani

Salone d’onoreConvegno: Baratto amministrativo e interventi di sussidiarietà

orizzontale nel nuovo codice degli appaltiInterverranno: geol. Davide Zucchi, Sindaco di Alseno, avv. Cor-

rado Sforza Fogliani, Presidente Comitato esecutivo della Banca diPiacenza, dott. Antonio Nucera, Centro Studi Confedilizia, prof. Vit-torio Angiolini, Ordinario nell’Università degli Studi di Milano,dott.ssa Stefania Boffano, Docente di Diritto tributario nell’Univer-sità Bocconi di Milano, dott. Leonardo Biolchi, Collegio sindacaledella Banca di Piacenza, dott. Franco Mungai, Sindaco di Massarosa

Venerdì 8 luglio ore 21,30 Castello Malaspina di Bobbio (PC)Concerto della Banca di Piacenza - Ensemble musicale EnerbiaMusica e poesia al Castello

Malaspina. Viaggio musicalein Appennino: canti e danzedi trovatori medievali, clericivagantes e musici della tradi-zione popolare

Lunedì 11 luglio ore 17,30 Castello di Castelnuovo FoglianiSaluti del geol. Davide Zucchi, Sindaco di Alseno, e del cav. lav.Corrado Sforza Fogliani, presidente Comitato esecutivo Bancadi Piacenza.

Interventi del prof. Alessandro Malinverni e della dott. Danie-la Morsia sulla storia dell’antica famiglia e del castello, nonchèsulla parte artistica e monumentale del Palazzo

Venerdì 30 settembre ore 18 Sala PaniniPresentazione del volume L’azione umana di von Mises (Edi-

zioni Rubbettino)L’opera verrà presentata dai proff. Lorenzo Infantino e Nicola

Iannello.

IMPORTANTE

GIULIO ULISSE ARATA, costruzione e progetti (1943)Giulio Ulisse Arata, nato a Piacenza nel 1881 morto nel 1962, è sicuramente un architetto del quale

è ampiamente conosciuta l’attività professionale sia nel campo della progettazione ex novo che nelcampo del restauro.

Arata pubblica, nel 1943, il testo dedicato alla sua attività di progettista dal titolo emblematico di co-struzioni e progetti. Fa precedere la raccolta di opere da note sull’architettura contemporanea dal “tra-monto dell’Ottocento ai primi lustri del Novecento”. Nell’architettura della fine del secolo non riscon-tra una sintesi tra le scelte sobrie di alcuni e le trovate ingegnose di altri che, a suo parere, determinal’interruzione dell’evoluzione dell’architettura, rendendo impossibile “dare all’architettura della ri-sorgente Italia un’impronta personale nuova”. Dopo aver lodato l’opera di Giuseppe Sacconi e di Gu-glielmo Calderini, Arata indica alcuni professionisti a lui contemporanei ai quali, però, non riconoscela forza di aver capeggiato nuove correnti. Procede poi parlando della sua opera della quale, afferma,“non ho molte cose da dire”. Ritiene di aver cercato di dare all’architettura, “pur svoltasi in un periododi infelice eclettismo, non già una espressione creativa mal celata da una falsa audacia, ma una tra-sparenza costruttiva chiara e corretta”.

Arata prosegue con una entusiastica analisi della modernità di Antonio Sant’Elia che sembrerebbenotevolmente distante dalla ricerca adottata da Arata. Prosegue poi con un duro attacco alla cosiddettaarchitettura razionale che egli considera come un alibi per i giovani architetti per mascherare la loromediocrità e scarsa libertà inventiva. Affronta quindi, in conclusione della parte teorica, il tema del-l’architettura come espressione dei valori tradizionali.

L’attività documentata è quella riconducibile alla fase successiva alla crisi dello stile Arata decretatodalla bocciatura del grattacielo Korner (1922-23), che è uno dei primi progetti pubblicati, seguito poidagli interventi alla zona dantesca a Ravenna e proseguendo con i progetti per il cimitero, la GalleriaRicci Oddi (1925-1931) e per le sedi della Banca popolare piacentina a Piacenza (1924-25), Castell’Ar-quato (1923-1924) e Carpaneto (1929-30).

Nel progetto per la Galleria d’arte Ricci Oddi (1925-1931), commissionatogli dal nobile GiuseppeRicci Oddi, Arata prosegue la ricerca in direzione tradizionalista, facendo ricorso alla tradizione intesacome “punto di partenza e non di arrivo” opponendo a rigide formule, la necessità di adeguare il lin-guaggio al contesto.

V. P.

FASIÙRFasiùr (o anche: fa da siur).

Fa da signore, da ricco, posada ricco. Si dice di una personache faccia del tutto per sembra-re (ma non la è) agiata, nel mo-do di vestire come nel parlare.Il significato è talvolta spregia-tivo, talvolta ironico. Al suo po-sto (in questo caso, più che al-tro ironico) viene usato (me-glio: veniva usato) il sinonimofanobil (fa da nobile, posa danobile). Entrambi i termini(anche nelle due versioni con-siderate) non risultano su al-cun nostro Vocabolario dialet-tale. E non risultano neppureusati né dal Faustini, né dal Ca-rella. Forse, perché una volta lagente stava più al suo posto.

PAROLE NOSTRE

La Banca di Piacenza attenta esensibile anche alle esigenze

dei giovani e delle loro famigliepresenti sul territorio ove è inse-diata – ha attivato il programmaPatente e Vai per coloro che in-tendano conseguire la patente diguida.

L’offerta prevede un finanzia-mento dell’importo massimo di1.500 euro al tasso dell’1%, rim-borsabile in 18 rate mensili e ab-binato ad un conto corrente azero spese.

I Soci in convenzione “PacchettoSoci Junior” potranno beneficiaredi condizioni preferenziali qualitasso pari a zero e azzeramentodelle spese di istruttoria.

Per qualsiasi informazione,l’Ufficio Sviluppo ([email protected]) ed ogni spor-tello del nostro Istituto sono a di-sposizione.

“PATENTE E VAI”FINANZIAMENTO PER IL CONSEGUIMENTO DELLA PATENTE

BANC16 giugno 2016

OTTANT’ANNI DI COAd ottanta anni di distanza da quel lontano 1936,vogliamo celebrare questo importante traguardoricordando l’opera lungimirante dei nostri Soci fondatorie l’impegno che ha caratterizzato l’operato di tutti gli Amministratori e di tutte le persone che, in questi ottant’anni, hanno lavorato con passione e professionalitàper consolidare e far crescere costantemente la Banca di Piacenza.I valori che nel 1936 ispirarono i nostri Soci fondatori,basati sui principi del credito popolare e sullo spirito cooperativo, sono gli stessi che ancora oggi ci caratterizzano.Le giuste scelte strategiche e il duro lavoro quotidianoci hanno permesso di affrontare con successo diverse sfide professionali,di diventare un significativo punto di riferimento dei nostri territori di insediamentoe una concreta realtà nel panorama nazionale delle Banche Popolari.Dalla prima Sede aperta nel 1937 a Palazzo Gallifino alla nuova filiale di Milano inaugurata recentemente,dal nostro positivo passato che custodiamo con soddisfazioneal presente che ci vede vivere una costante tensione al miglioramento, vogliamo continuare ad essere un Istituto di credito di eccellenza, che in questi ottant’anni è diventato sinonimo di qualità e di fiducia per molte famiglie e imprese.Sperando che la ricorrenza di questo anniversario possa essereun’ulteriore occasione per un maggior coinvolgimento del nostro Istituto con la vita delle comunità dei territori di insediamento,a nome della Banca di Piacenza rivolgo un sentito ringraziamento a tutti coloro che vorranno condividere con noi la gioia professionale di questo non trascurabile traguardo.

Luciano GobbiPresidente Banca di Piacenza

Giugno 20162

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17giugno 2016CA fflalash

ONTINUA CRESCITA

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BANCA fflalash18 giugno 2016

VOLONTARIOA 15 ANNI

Il piacentino Celestino Cop-pellotti in divisa a 15 anni,

volontario della Grande guerra.Ne è stato pubblicato l’accuratoDiario (messo a disposizionedal figlio dott. Vittorio) nei “qua-derni del Gioia”, a cura deglistudenti liceali della III Scien-tifico A. Presentazione di Do-natella Vignola (presidentedell’Associazione Amici delGioia e che, sul Diario in que-stione, ha già tenuto un’apprez-zata relazione in un Convegnodell’Istituto per la storia del Ri-sorgimento), Maurizio Sartini(preside del liceo Gioia), Ma-nuela Veneziani e Anna Riva(rispettivamente per il Liceo eper l’Archivio di Stato di Pia-cenza).

Cremona

Cremona è un’unica azien-da modello; ma composta

di circa 22.000 aziende agri-cole indipendenti. Sono pic-cole in maggioranza, giacchél’agricoltura è qui tutta in-tensiva; numerose di gran-dezza media; otto le grandi,e tutte nella zona irrigua. Pocala mezzadria; predominantil’affittanza e la conduzionecosì detta capitalistica con sa-lariati fissi. Cremona è, conFerrara, la provincia italianache impiega un numero mag-giore di salariati fissi nell’a-gricoltura; ma, a differenzadi Ferrara, non ospita brac-ciantato. L’“azienda agricolamodello” ha una strutturaimitante quella industriale.

(da: G. Piovene, Viaggio in Italia,

Baldini-Castoldi ed.)

IL MARCHESATO CENTURIONE DI CAMPI DI OTTONE IN ALTA VAL TREBBIAElementi di storia moderna e tradizioni feudali sopravvissute fino al secolo scorso

AGenova, secondo una tipicaorganizzazione sociale, po-

litica ed economica di quellaRepubblica, diverse famiglie pa-trizie si riunivano in “Alberghi”,assumendo un nuovo cognomecollettivo, seguito dal propriod’origine. Accrescevano in talmodo le loro potenzialità im-prenditoriali e meglio difende-vano successi; posizioni e pro-spettive. Contribuirono, inoltre,alla grandezza della loro città,distinguendosi con spirito d’e-mulazione, nella cura degli in-teressi generali, interni ed ester-ni. I “Centurione” furono unimportante Albergo, compren-dente tra le diverse altre, la fa-miglia degli Scotto (=Scotti), diorigine piacentina (cfr. Full textof monete e sigilli dei PrincipiCenturione Scotti). I CenturioneScotto furono nobili, potenti ar-matori con traffici e commerciin Mediterraneo ed OceanoAtlantico (Cristoforo Colomboera loro agente a Madeira). Sidistinsero a Genova per qualitàpolitiche e militari; rilevanteabilità diplomatica; iniziative edimprese, enormi ricchezze ac-cumulate… Acquisirono in se-guito terre e titoli nobiliari anchein Val Trebbia, negli attuali Co-muni piacentini di Ottone e Zer-ba. I Malaspina di Pregola ce-dettero ai Centurione il mar-chesato imperiale di Campi, “ilpiù amato” dai nuovi feudatarigenovesi in quanto il primo, inalta valle, sottoposto in mododiretto all’Imperatore, a cui moltialtri si aggiunsero col tempo. ACampi i Centurione rimaserosempre affezionati, dotando laparrocchiale di San Lorenzo dibeni e diritti e partecipandopuntuali alle solennità religiosedel 10 agosto di ogni anno. Crea-rono a Campi Vecchio (oggi ru-dere), una delle più importantizecche della Liguria: quattromagli variamente diffusi, mae-stranze di alto livello, posti dilavoro per gli abitanti. Quasidue secoli (parte del ‘600 e ‘700)di fervore creativo ed artistico,benessere, prosperità. Il primoresponsabile della zecca fu Gio-vanni da Avignone, artista difama, seguito da molti altri, tuttinotevoli incisori e zecchieri.Sembra che tra le monete piùapprezzate in Europa, ci fosserostate le “doppie”, d’oro ed ar-gento, bellissime nella perfe-zione di grafica e conio, battuteproprio a Campi. Il paese è ri-chiamato su dette monete, comesu ogni altra moneta e medagliadei Centurione, quale predicatodel loro primitivo titolo di mar-chesi imperiali. Le “doppie” pre-sentano al recto la dicitura: “Ca-rolus Centur. Mar. Campi”, e al

verso, a continuazione dell’epi-grafe precedente: “et Sac. Rom.Imp. Princeps. 1662” (Carlo Cen-turione Marchese di Campi ePrincipe del Sacro Romano Im-pero nell’anno 1662). L’aquilabicipite ne incornicia lo stemma,mediante curato disegno ed arte[Cfr. “Catalogo del Museo diVienna”, pag. 258; per gentileconcessione di Don Carlo Moli-nelli (1936/1999), parroco diPortalbera, Diocesi di Tortona;inoltre: Olivieri “Monete e sigillidei Principi Centurione Scotto”,Genova 1862].

Ciò che segue rappresenta lapuntuale descrizione della fe-stività di San Lorenzo, nei modiancora praticati nella primametà del secolo scorso. Le te-stimonianze raccolte consentonodi fissare una pagina di storialocale di notevole importanzaed interesse, circa secolari usie costumi feudali in alta ValTrebbia, ininterrotti nel corsodei secoli, fino alla secondaguerra mondiale. Si tratta dimemorie diversamente destinateall’oblio perché mai descrittenel dettaglio e, quindi, fissatein documenti d’archivio. Nonpiù praticate e tramandate ver-balmente, quelle memorie ri-mangono ora solo temporaneo,flebile ricordo di pochi.

Nel passato Campi di Ottonenon era servito da strada car-rozzabile. Tra le due guerre delsecolo scorso si poteva raggiun-gere soltanto mediante l’anticamulattiera: un ramo sul troncodella SS 45, nei pressi della lo-calità Rocca dei Corvi. Nella fe-stività di San Lorenzo, il Principe,ivi lasciata l’automobile, con ilsuo seguito, saliva alla popolosafrazione (allora). Come nellatradizione del marchesato, ri-calcando “le vestigia degli antichi(suoi) padri”. Il corteo, giuntoin vista della Chiesa, in un luogoconvenuto e consacrato dai secoli,trovava una scelta delegazionedi capifamiglia in attesa. Al suoarrivo tutti si toglievano il cap-pello, primo saluto ed ossequio.Il rappresentante ufficiale dellaparrocchia (l’ex caporale, nelpassato di nomina dello stessofeudatario) s’intratteneva in con-venevoli di rito. Subito dopo, cisi dirigeva alla chiesa. Diversigiovani avevano l’ambìto com-pito di sostenere la portantinasulla quale, come d’uso, il Prin-cipe raggiungeva il sagrato, ac-colto da festosi, sinceri sentimentidi “benvenuto”, espressi da tuttala popolazione esultante. La suapresenza contribuiva, tra l’altro,ad elevare al massimo grado iltono delle cerimonie religiose edava enfasi e riscontri alla festi-vità.

Il Principe partecipava allaMessa solenne con la processione.Durante le funzioni religiose ilsuo posto, secondo antiche con-suetudini, proprie della civiltàfeudale, era stabilito in presbite-rio, insieme al clero. Presso laporta della sacrestia, in “cornuepistolae”, una poltrona ed uninginocchiatoio gli consentivanodi assistere alle solenni liturgie,“ad honorem”.

Il pranzo era organizzato nel-l’attiguo giardino della canonica.Capotavola il Principe, intorno icapifamiglia della parrocchia, ilsuo seguito, numerosi sacerdotie seminaristi di Tortona e Bobbio(le due Diocesi confinanti in altaVal Trebbia). Un antico ed ampiopergolato, concepito e realizzatoallo scopo di mitigare gli eccessidella canicola, favoriva intimità;assicurava gradita ombra e fre-scura. Le donne del paese si eranoprodigate in gioiosi preparativi,recuperando specialità e ricettedi gastronomia locale. Duranteil banchetto alcuni giovani si pre-stavano alla funzione di coppieried inservienti. Schierati a coronadei commensali, erano pronti adintervenire ai loro cenni, rapidiintermediari tra la cucina, le can-tine e la tavola. I vini miglioridella zona, in bianco ed in rosso,provenivano rigorosamente daValmassaia e Cattribiasca, ap-prezzati territori di produzionenel feudo. Il Principe non dimen-ticava mai di recare preziosi donialla Chiesa (suppellettili, contri-buti finanziari, arredo…), e vo-lentieri si intratteneva con lagente. Il suo segretario, all’occor-renza, prendeva appunti…

Attilio CarboniLe testimonianze di cui sopra

sono state riferite da: Giulia Mo-linelli (1920/2012), mia madre;mons. Santino Poggi (1915/ 2002),preside del Liceo Scientifico diBorgotaro (PR) e quindi dell’I-stituto Magistrale di Bobbio;mons. Francesco Rapallini (1923/vivente), addetto alla Sezione“Lettere Latine” – Segreteria diStato di Sua Santità – Città delVaticano; Roberto Casazza (1923/vivente), appassionata memoriastorica di Ottone; don Luigi Cap-pellini (1914/1972), ultimo Pre-vosto della Chiesa di San Lorenzo,residente in Campi.

BANCA flashOltre 24mila copie

Il periodicocol maggior numero di copie

diffuso a Piacenza

BANCA fflalash19giugno 2016

BANCA DI PIACENZA

I nostri contivanno così beneche non abbiamoneppure bisognodi spendere soldi in costosepaginate di pubblicità

BANCA DI PIACENZAanche in questo, si distingue

FELICE CAVALLOTTI E I SUOI LEGAMI CON PIACENZAPur non essendo nato all’ombra del Gotico, Felice Cavallotti (Mi-

lano, 1842 - Roma, 1898) ebbe con la nostra città un fecondo e du-raturo rapporto. Considerarlo un piacentino d’adozione è sicura-mente eccessivo, ma è certo comunque che il deus ex machina del-la sinistra radicale dell’età pre giolittiana, ebbe varie amicizie e fumolto attivo nella nostra città tra gli anni Settanta e Ottanta del XIXsecolo.

A riportare d’attualità alle nostre latitudini il nome di questo esu-berante politico, che nel 1860 combatté con i garibaldini a Milazzoe a Volturno, fu proprio la nostra Banca grazie al Convegno di Studiin onore di Francesco Giarelli organizzato nel 2007, in occasionedel 100° anniversario della scomparsa di questo nostro illustreconcittadino. Il Convegno – attraverso le apprezzate relazioni diGiorgio Napolitano, Ascanio Sforza Fogliani, Paola Castellazzi e delcompianto Piero Castignoli – oltre ad illustrare e ad approfondirele tre principali “anime” di Giarelli - giornalista, storico e ammini-stratore civico - mise in luce anche l’importante rapporto d’amici-zia che per molti anni lo legò a Felice Cavallotti. Fu proprio Caval-lotti, affascinato dai brillanti resoconti processuali scritti da Giarelli sulle colonne dell’Eco del Po, aproiettare il collega piacentino nell’importante panorama giornalistico milanese della seconda metàdell’Ottocento. Il loro sodalizio prese vita alla Gazzetta di Milano e continuò con altre collaborazioniche permisero a Giarelli di affermarsi come uno dei più apprezzati cronisti del tempo; non a caso, an-cora oggi, questo nostro illustre concittadino è ricordato come l’inventore della moderna cronaca gior-nalistica.

La lunga e profonda amicizia con Giarelli, tuttavia, non fu l’unico legame tra Cavallotti e Piacenza.Proprio nella nostra città, infatti, il giornalista milanese – ricordato e apprezzato anche come autoredi drammi in versi, stimato, in questo campo, addirittura da Carducci – fu eletto due volte al Parlamen-to del Regno d’Italia. La prima nel 1880, XIV Legislatura sotto i Governi di Benedetto Cairoli e di Ago-stino Depretis (IV); la seconda, invece, esattamente 130 anni fa. Il 10 giugno 1886, infatti, Cavallotti fueletto al Parlamento per la seconda volta nel collegio della nostra città; XVI Legislatura con i GoverniDepretis VIII e IX e, successivamente, con i Governi Crispi I e II.

Stimato dagli avversari politici per la sua onestà intellettuale e per la sua arguta eloquenza, Caval-lotti fu molto apprezzato dai piacentini. Tra le amicizie che coltivò nella nostra città merita di esserericordata quella con l’avvocato Camillo Tassi (Piacenza, 1849-1912), suo compagno di partito e sui ban-chi dell’opposizione parlamentare. Tassi fu uno dei due padrini che assistettero Cavallotti nel fataleduello del 6 marzo 1898, giorno in cui il giornalista, scrittore e politico milanese perse la vita trafittodalla lama del conte Ferruccio Macola.

La scomparsa di Cavallotti destò vasto cordoglio tra i piacentini, tanto che nei primi anni del Nove-cento la nostra comunità decise di onorarlo intitolandogli l’attuale via Roma (prima, tempo strada SanLazzaro). In suo onore fu anche realizzato un busto in marmo, collocato all’incrocio tra via Roma e viaAlberoni, nella zona dei Giardini Merluzzo; busto che in anni più recenti fu posto sotto i portici, affac-ciati verso via Roma, della biblioteca Passerini Landi (in foto).

R.G.

IL MODERNISMO EDILIZIO DEL 1921 VISTO DALL’“INDICATORE ECCLESIASTICO”

“Molte sarebbero le cose da dire circa le più o meno geniali innovazioni arrecate in questi ultimianni nell’architettura o, diremo meglio, nell’arte delle costruzioni”. Così scrisse Leopoldo Cer-

ri, parlando del “modernismo edilizio” nella pubblicazione “Indicatore Ecclesiastico Piacentino” del1921, prendendosela per l’uso del ferro nelle costruzioni su vasta scala. “Per l’uso adottato del ferrosu vasta scala, non si fanno più né volte, né arcate, né piattabande”. Cerri fa notare che dalle stanze sitolgono le volte e si fanno soffitti piatti di poco spessore, e anche gli archi sono spariti. “Pare di essereritornati all’infanzia dell’arte, a parecchie migliaia d’anni di distanza, alle epoche del trilite preistori-co, quando l’uomo primitivo fabbricava i suoi ricoveri col sistema dei due ritti verticali e di un traversoorizzontale. A fare un arco o una piattabanda ci vuole un po’ di studio”. Nell’articolo Cerri se la prendeanche con la scomparsa delle parti ornamentali: “Nulla più si fa come nei buoni tempi dell’arte, né inmarmo né in terra cotta. In loro luogo si usa il brutto e ignobile cemento dal livido colore di fango senzavita. Il cemento è muto e non parla agli occhi di chi l’interroga; come è ora, sarà da qui a cento, a milleanni”. L’uso del cemento è disprezzato dal piacentino anche per quanto concerne architravi, mensole,balconi, mentre uguale disgusto è provocato dagli spigoli delle case in lamiera di ferro. “Il volgo – con-clude – è cosi: mettetegli avanti qualche cosa fuori dal senso comune contro il buon gusto, contro laragione più elementare dell’arte, e potete essere sicuri che abbocca subito!”.

F. M.

La banca con la maggiore quota di mercato per sportello nel piacentino

BANCA fflalash20 giugno 2016

ISTRUZIONI E CONFESSIONI DI UN FOTOGRAFO

di Alessandro Bersani

Amo moltissimo fotografare l’architettura sia di interni che diesterni, anche le fotografie d’arte e di gioielli mi danno molta

soddisfazione ma lo stimolo che mi dà il ritratto è decisamenteforte.

Il ritratto è un rito che un tempo le persone celebravano unavolta l’anno o quasi. Si recavano dal fotografo di fiducia e posava-no per una “bella” foto.

Il fotografo scattava spesso una sola posa su lastra fotosensibileche poi sviluppava e ritoccava amorevolmente con cura maniaca-le per ottenere un incarnato liscio e uniforme, stampava poi unpositivo da quel negativo in bianco e nero, raramente a colori checonsegnava successivamente al cliente. In questo modo ciascunosi ritrovava ad avere poi diverse immagini di sé, scattate a diffe-renti età ma tutte rigorosamente di qualità professionale.

Di recente a Piacenza si è vista una bella mostra dei lavori fo-tografici di un bravo collega di inizio del ‘900 (Gianni Croce) cherealizzava anche ritratti in studio di grande qualità, sia in terminitecnici che in termini espressivi; un professionista per niente“provinciale”.

Tutto ciò nel tempo si è perso, la libertà che offre la fotocameraon board sullo smartphone che ciascuno porta in tasca è impaga-bile, io stesso avendo la fortuna di possedere un cellulare con fo-tocamera di ottima qualità e quando vedo una foto “da scattare”,se non ho con me la mia fotocamera professionale, lo estraggo eprontamente scatto quella immagine che altrimenti perderei.

Naturalmente, non tutte le fotografie possono essere scattatecon uno strumento di questo tipo, spesso occorrono ottiche spe-ciali come supergrandangolari o decentrabili e basculanti, oppu-re teleobiettivi per ottenere un risultato che sia d’effetto.

Abitualmente le persone si autoritraggono o si fanno ritrarre incondizioni di luce, di ambiente e di stato d’animo inadatte, otte-nendo risultati paradossali.

Il ritratto in studio è differente, è l’opera del professionista checerca di mettere a suo agio il soggetto in un clima di positività edi tranquillità, ne stimola gli atteggiamenti piacevoli alla vista ene censura quelli negativi, sceglie le inquadrature nelle quali ilsoggetto “funziona” ed evita quelle sgradevoli, utilizzando luci adhoc e scattando numerose pose per poi compiere una scelta.

Nella fase successiva che oggi si chiama postproduzione il pro-fessionista “ritocca” le immagini, come faceva il fotografo delpassato, per far si che l’immagine fotografica sia allineata allapercezione che si ha della persona nel reale, infatti la fotografia ènotevolmente peggiorativa per quanto riguarda eventuali imper-fezioni (presenti in tutti i volti), occorre perciò compiere questointervento miracoloso che il professionista del secolo scorso com-piva anche lui ogni volta.

QUALUNQUE SIANO: NON VA BENEUna semplice ricerca in rete rivela che l’uso di qualunque plura-

le, in frasi come qualunque siano i tuoi progetti, qualunque sia-no i sogni, qualunque essi siano, … è non già diffuso, bensì diffusis-simo. Qualunque è un aggettivo indefinito collettivo. Se viene pre-posto al sostantivo, equivale a tutti: (una) qualunque mamma vigilasul figlio significa tutte le mamme vigilano sul figlio. Se è posposto,assume sfumature riduttive, come una persona qualunque, che in-dica una persona priva di peculiari attributi, o una cosa qualunque,che indica un oggetto qualsiasi, indifferentemente. Se posposto,qualunque è riferibile pure a un sostantivo plurale: non sono libriqualunque, sono libri di grande pregio.

Quando qualunque è usato correlativamente, è normale se il ver-bo è al singolare (qualunque sia il suo regalo, lo gradirò), ma non èammissibile se il verbo è al plurale (qualunque siano i suoi regali, ligradirò). Bisogna ricorrere a quali o quali che: quali (che) siano isuoi regali, li gradirò. Nei secoli andati, come si può rilevare dai di-zionari storici, era invece in uso al plurale. E adesso sembra tornatoin auge.

M.B.

L’ANGOLO DEL PEDANTE

SEGNALIAMOErsilio Fausto Fiorentini, Cat-

tolici piacentini al servizio dellaRepubblica, ed. Grafiche Lama,pp.159, in 8°

Un Principe, Uno Stato: Vita diFederico Landi di Riccardo DeRosa, ed. Stampa Fantigrafica –Cremona, pp. 178, in 8°

Giovanni Pietro Baldini, Lamia vita… nel bene e nel male,ed. Pontegobbo, pp. 54, in 8°

Mantovarchitettura/due, Artee Architettura. Punti di vista, Ca-sa del Mantegna, 5 maggio/5giugno 2016, a cura di MassimoFerrari, Luigi Spinelli, ClaudiaTinazzi con Roberto Dulio

Scuola di medicina umanisti-ca, Centro di Cultura MedicaGiuseppe Roi, Saggi di storiadella farmacia dalle origini alXX secolo, a cura di AntonioCorvi, Claudio Ronco, ed. L.I.R.pp. 237, in 8°

Eliana Ferioli e MassimoLanza, Fiori spontanei della ValTrebbia, ed. Erta, pp. 415, in 16°

Storie nella “storia”, diamovoce al passato resterà il futuro!A cura delle ragazze e dei ragaz-zi della VA e della VB della Scuo-la Primaria “San Lazzaro Albe-roni” anno sc. 2015-2016, Bancadi Piacenza, pp. 115, in 8°

Daniela Massa, Tàca Banda,la storia della Banda di Corte-maggiore, ed. TEP s.r.l., pp. 185,in 4°

Piacenza nella storia degliidrocarburi, Piacenza Oli & GasMuseum a cura di Germano Rat-ti, Maurizio Pavesi e Renato Pas-serini, ed. Ediparma s.r.l.,pp.168. in 8°

La diocesi di Bobbio. Forma-zione e sviluppi di un’istituzionemillenaria, ed. Firenze Univer-sity Press 2015, pp. 529, in 8°

L’ospedale Guglielmo da Sali-ceto, Storia e testimonianze nelracconto dei suoi primari a curadi Luigi Cavanna e Mauro Moli-naroli, ed. Scritture La Batti-monda, pp. 135, in 8°

I nostri preti nella Gerusalem-me celeste (Ricordiamoli congratitudine!), a cura di DonGiancarlo Conte, Nuova Editri-ce Berti, pp. 584 , in 16°

L’Oratorio di San Fulco a Cop-palara, a cura di Ilaria Carbone,ed. Pontegobbo, pp. 97, in 8°

Michele Maffini, Agriturismo,Manuale per Operatori dell’E-milia Romagna, ed. MV Tipo-grafia Piacenza, pp. 213, in 8°

La mia Bancala conosco

Conosco tuttiSO DI POTERCI

CONTARE

BANCA fflalash21giugno 2016

“SPECIALISTI” ETRUSCHI NELL’ AGER PLACENTINUS? di Gigi Rizzi

Sappiamo che le origini di Pia-cenza risalgono ad una colo-

nia militare di diritto latino, de-dotta da Roma nel 218 a.C.; ledifficoltà che attendevano lanuova piccola società erano in-numerevoli: collocata in un ter-ritorio circondato da bellicosetribù celtiche in un periodo tur-bolento e militarmente sfavo-revole a Roma, aveva dalla suala posizione strategicamentevantaggiosa: il Po a nord, il Treb-bia alle spalle e un solido ter-razzo fluviale la riparavano, siada eventi militari che naturali.

Le attività dei nuovi coloni,problemi militari a parte, furonoconcentrate sulle operazioni dibonifica dei territori a sud del-l’Oppidum, nel cosiddetto AgerPlacentinus, tese a guadagnareterreno coltivabile, oltre alla ri-cerca e scavo di rivi destinati alsuo fabbisogno idrico.

L’Ager, ci conferma Strabone,presentava aree paludose chenecessitavano di opportuni dre-naggi e in tali operazioni Romaaveva sviluppato al tempo unanotevole capacità tecnica, di-rettamente derivata dalle cono-scenze acquisite dagli Etruschi.

Fin dalle origini questo popolofu costretto ad occuparsi costan-temente di questioni idrauliche;la Toscana, infatti, specialmentenella fascia costiera, era carat-terizzata da aree pianeggianti ericche d’acqua, nelle quali, senzaopportune opere di canalizza-zione, si generavano zone palu-dose, causa di frequenti affezionimalariche tra la popolazione.

A ciò si aggiungeva la neces-sità della captazione delle acquedi approvvigionamento dellecittà che, per ragioni strategiche,sorgevano su alte colline conconseguenti complicazioni dirifornimento idrico.

Da ciò derivarono grandeesperienza e capacità nel settore,al punto da sviluppare una ca-tegoria di specialisti nell’inge-gneria idraulica, detti Aquilices(qui aquam eliciunt, cioè coloroche fanno scaturire l’acqua,come ci riferisce Plinio); tali fi-gure professionali erano in gra-do di individuare falde acquiferenel sottosuolo, anche solo dal-l’analisi dello stato della vege-tazione, scavare pozzi artesianie organizzare le attività di bo-nifica da acque stagnanti; chetale specializzazione fosse tipi-camente etrusca ce lo confermaVarrone che definì l’aquilex sem-pre e comunque “tuscus”.

La loro attività fu sfruttataanche nella stessa Roma e sonoLivio e Cicerone a tesserne lelodi, per aver eliminato le acqueferme che da sempre affligge-vano la zona del Foro Romano,

rendendo invivibile parte dellacittà nella stagione calda.

La loro attività è attestatadagli inizi del VI fino al III sec.a.C., cioè fino al declino dellapotenza etrusca a vantaggio diRoma.

Da allora, comunque, gli aqui-lices etruschi, probabilmente,continuarono ad esercitare laloro scienza al servizio di Romao ad essa ne cedettero le cono-scenze; è assai probabile, per-tanto, che, proprio tra la finedel III e l’inizio del II sec. a.C.,al tempo cioè della deduzionedell’Oppidum, i romani proce-dessero a tali operazioni nell’A-ger Placentinus, sfruttando l’o-perato degli specialisti etruschi.

Ma c’è dell’altro; alle opera-zioni di bonifica seguirono quel-le di misurazione del terreno edi suddivisione centuriale; anchein tali pratiche i romani porta-rono alla perfezione ciò cheavevano derivato dalla cono-

scenza agrimensurale degliEtruschi, avendo come base l’e-trusca disciplina degli aruspici.

A questo punto perché noncollegare la presenza del fegatoetrusco di Piacenza, rinvenutoin località Ciavernasco di Setti-ma, alla presenza di aquilicesed aruspici etruschi?

Tale località, infatti, si trovasulla riva destra del Trebbia, inuna zona assai adatta a trarrerivi e prossima ai noti e più an-tichi incili (prese d’acqua) dellanostra storia e per di più ancoracaratterizzata da sopravvivenzecenturiali sul territorio; a ciòandrebbe aggiunto il fatto nontrascurabile che il fegato sarebbeda collocarsi su basi paleogra-fiche tra la fine del II e l’iniziodel I sec. a.C., periodo compa-tibile con l’attività di organiz-zazione idraulica dell’Ager.

Possiamo dunque ipotizzare lapresenza di “specialisti” etruschial tempo sul nostro territorio?

1724 - Van Der Vynckt Joseph Van Der Vynckt, letterato e giurista belga, partì da Gand insieme a un compagno. Durante

la visita ai castelli della Loira un altro fiammingo si aggiunse e proseguirono in tre il viaggio in Italia.Per questo il diario manoscritto s’intitola Voyage en Italie de Trois Gentilhommes Flamands, 1724-25.

A Piacenza i viaggiatori fiamminghi arrivano nel novembre provenienti da occidente. Guadato ilTidone e la Trebbia, trovano una città grande e ben fortificata, posta in posizione favorevole. Hannol’impressione di una campagna ridente d’intorno mentre la città, fatta di case basse, sembra loro piut-tosto buia. Visitano e descrivono il Duomo, l’abbazia di San Sisto con le reliquie del santo, il quadrodi Raffaello raffigurante la Madonna, San Sisto e una Santa. Si soffermano sulla tomba di Margheritad’Austria e sulle iscrizioni che vi trovano. Rilevano l’imponenza delle statue farnesiane nella Piazzaquadrata circondata da portici; danno una rappresentazione accurata del Palazzo Farnese, non an-cora terminato, e della Cittadella che a loro pare simile a quella di Anversa.

Note: solo dei nordici potevano trovare la campagna piacentina “ridente” di novembre! Certo è che un

po’ tutti i viaggiatori dei secoli XVII e XVIII contrappongono una piacevole campagna a una città piut-tosto grande, ma povera e cupa. La Madonna Sistina del Raffaello (oggi a Dresda) costituiva un ri-chiamo particolare per i colti turisti del Settecento. Era forse più nota a loro che non a noi, piacentinicontemporanei, la vicenda di San Sisto II, papa decollato nel terzo secolo e sepolto nella catacombadi San Callisto a Roma. La tradizione vuole che, per interessamento della regina Angilberga, una par-te del suo corpo fosse trasportata a Piacenza, nell’anno 872, e conservata tuttora sotto l’altare mag-giore della chiesa abbaziale dedicata al suo nome.

A proposito di portici, ci risulta che la Piazza ne avesse su due lati, non su quattro.

da: Cesare Zilocchi, Turisti del passato – Impressioni di viaggiatori a Piacenza tra il 1581 e il 1929

ed. Banca di Piacenza

Turisti del passato

PREMIO CREMONAE PIACENZA

Diligente ricostruzione delfamoso Premio Cremona

nelle sue “opere e protagoni-sti”, come recita il sottotitolo.L’Autore, Rodolfo Bona, è cre-monese: risulta citato Arisi, manon – salvo errori – che l’operacon la quale il nostro LucianoRicchetti (ampiamente citato,insieme a Stefano Fugazza)vinse una prima volta, ma vin-se anche un’altra, il Premio, lacui storia è ricostruita al nostroPalazzo Galli, con la relativastoria (nella pubblicazione, ap-profondita). Editrice piacenti-na: Scritture. Interessante l’ap-parato fotografico: fra cui la ri-produzione di un bozzetto delquadro In ascolto, conservatoin collezione privata.

BANCA fflalash22 giugno 2016

IL CARDINALE MACULANI NEL PROCESSO CONTRO GALILEILa storia ufficiale dà un giudi-

zio negativo sul CardinaleMaculani per il 2° processo delS. Uffizio contro Galilei, formulatodagli Illuministi nel 700.

Per stabilirne la verità storicaoccorre verificare la cronologiae le fonti “certe”.

Gaspare, fra’ Vincenzo, Ma-culani, nato a Fiorenzuola nel1578, dal Marchese Vincenzo eFiorenza Cogni, avuto l’incaricodi Commissario del S. Uffizio,entrò solo nell’ottobre del 1632nel processo già in corso, istruitonon per l’eliocentrismo, ma peril mancato rispetto della sentenzadel 1616 emessa dal CardinaleBellarmino.

Il Bellarmino aveva firmatouna dichiarazione, richiesta daGalilei, in cui affermava di nonaver emesso la condanna per latesi eliocentrica, ma solo unadenuncia all’Indice.

La dichiarazione, manomessaad arte da Padre Seguri, nemicodi Galilei, fu utilizzata per istruireil 2° processo, del 1632, solo per-ché Galilei, che non tollerava lecritiche né ascoltava i consiglidi protettori e amici, aveva pub-blicato il “Dialogo tra i due Mas-simi Sistemi”, dribblando l’im-primatur della Chiesa Cattolica.

Il commissario del 2° processo,Fra’ Vincenzo Maculani, evitò aGalilei prigione, tortura e le altredelizie dei processi del S. Uffizio,emise una sentenza di condanna“molto blanda” che Galilei scontòpresso la figlia, e nella villa d’Ar-cetri, continuando gli studi.

Probabilmente Maculani hascritto i testi della sentenza edell’abiura di Galilei, in baseall’orientamento dato al proces-so, ossia che le decisioni dottri-nali del 1616 erano la base peruna condanna, per esclusivacolpa sull’imputato per aver “ar-teficiosamente e calidamenteestorta” la licenza di stampa delDialogo.

I due testi, per ordine di Ur-bano VIII, furono resi noti, tramiteinquisitori e nunzi, a tutti i filosofie matematici in Europa e pub-blicati in francese, italiano e la-tino, dando origine così all’affaireGalilei che danneggerà la me-moria di Maculani.

Chi era Vincenzo Maculani?Lo dice Gabriel Naudé, contem-poraneo e super partes, in unbrano delle “Lettres”, in meritoall’incarico di Maestro del SacroPalazzo, conferitogli da UrbanoVIII, nel 1639: “homme plus verséès fortifications qu’en matièrede théologie ou de saint Office,quoiqu’il en soit maintenant com-missaire”. (Uomo più portato acostruire fortificazioni che allematerie di Teologia o del Sant’Uf-fizio, di cui ora è il Commissario).Chiude: “e nondimeno aveva ac-quisito una posizione prestigiosa

alla corte pontificia, godendo direndite annuali ammontanti a12.000 scudi, rendita giustificatadalle opere progettate ed eseguitedal Maculani, attivo fino alla suamorte”.

Considerazione sui due processicontro Galileo Galilei:

L’andamento dei due processirispecchia la diversa personalitàdei giudici Commissari.

A Bellarmino, teologo e filo-sofo, interessava la dottrina, “pre-servare le Sacre Scritture” da“interpretazioni eretiche”, sal-vaguardandone la forma e l’in-terpretazione ufficiale.

A Maculani, teologo e archi-tetto ingegnere militare, interes-sava più il movimento del terrenoche il moto dei Corpi Celesti,capiva il pensiero di Galilei, firmòla sentenza perché era un “com-pito istituzionale” del Commis-sario del S.U.

In entrambi i processi vi fuuna condanna “formale” dei suoi

scritti, anche mite rispetto adaltre contemporanee. La storia,strumentalizzata per fini ideo-logici e politici, ha portato allasantificazione del Bellarmino,teologo puro, e alla damnatiomemoriae del Maculani, teologoma soprattutto architetto militare.

Non vi sono monumenti alMaculani, nei libri è ricordatosolo per il processo a Galilei, male sue opere, esistenti dopo 400anni, sembrano dirci, con que-st’epitaffio:

Si monumentum requiris, cir-cumspice (se cerchi un monu-mento, guardati intorno).

(Epitaffio di Christopher Wrennella cattedrale di St.Paul a Lon-dra, di cui fu l’architetto).

A Piacenza esiste, sono lemura e i bastioni Campagna,Borghetto e Fodesta, (prog. 1625e1645), terminati dal Tramello,ancora oggi efficienti e visita-bili.

Salvatore Bafurno

IL PASSERO SOLITARIO PIACENTINOPochi se ne ricorderanno, ma dal 1991 il Comune di Piacenza ha un proprio statuto, in osservanza

di una legge statale varata quando andava forte (in tutte le salse) la parola d’ordine “autonomia”.Nel ’96, essendo sindaco Giacomo Vaciago, il gruppo della Lega Nord fece approvare dal consiglioun o.d.g. che impegnava l’Ente a far precedere ogni pubblicazione dello statuto dalla poesia “Pia-seinza” del nostro Valente Faustini, che in versi robusti, inneggia alla terra natìa. Molte cose da al-lora sono però cambiate e non tutti i riferimenti faustiniani rimangono chiari. Ad esempio: … Me asum ‘l passarott insgazzarì c’al canta a gula averta in sla so tur, che vuol dire ? Mons. Guido Tammirende insgazzarì con incapricciato, capriccioso, allegro, scalpitante. Vabbé, forse i significati ci stan-no, ma un passero, sia pure allegro e scalpitante, che canta a gola aperta sulla sua abituale torre no,non ci sta. Il comune passero non canta, si limita a cinguettare o ciangottare. Inoltre non tiene casasulle torri. E’ noto che il Valente poeta nostro insegnava italiano e latino al ginnasio-liceo ed è perciònaturale che ben conoscesse la lirica leopardiana dedicata a un “passero solitario” che dalla vettadi una torre antica cantando va fin che non muore il giorno… Che c’entra il passarott insgazzarì delFaustini col passero solitario del recanatese? Forse niente. O forse tutto, nel senso che potrebbe trat-tarsi di una medesima specie. Il passero solitario oltre che stare davvero sulle torri e cantare fino altramonto ha piumaggio color cobalto come la gazza pica. Passarott Insgazzarì andrebbe forse intesocome “passero di colore simile alla gazza”.

Ora sta a vedere se al tempo di Faustini il passero solitario, migratore, si fermava a Piacenza traaprile e settembre. I testi dicono che il suo areale occupava il bacino del mediterraneo, dalle costeafricane alle Alpi e dal Portogallo alla Turchia. Quindi, fin qui ci siamo. Per andare oltre abbiamoconsultato il massimo ornitologo piacentino: Edoardo Imparati (1872-1945). Nel suo “Uccelli delpiacentino”, pubblicato sulla rivista “Avicula” nel 1909, elenca 233 specie da lui stesso rinvenute nelnostro territorio. Tra queste cita la “passera solitaria”, in un improbabile dialetto: passra solitaria.Scrive: “Il museo [allora presso l’Istituto Romagnosi, ndr], fra gli esemplari che possiede, ne ha unocatturato in provincia di Parma. Ciò dico perché, non vedendo fatto alcun cenno di catture di questaspecie nel catalogo del Del Prato (ornitologo parmense), sembra che essa non sia stata ancora rin-venuta nella provincia a noi vicina”. Prosegue citando il Giglioli (Avifauna italica, 1886), secondo ilquale il passero solitario sarebbe sparito (da cinque o sei anni, ovvero dal 1880) nel bolognese, men-tre al tempo era ancora abbondante sull’Appennino romagnolo.

In buona sostanza è lecito pensare che l’uccello color cobalto sul finire dell’Ottocento a Piacenzapassasse e – seppur scarso e magari sporadico – si fermasse a nidificare. Rimane l’enigma delle de-nominazioni dialettali: passarott insgazzarì del Faustini o passra solitaria dell’Imparati? Ebbene, èl’Imparati stesso che non pretende credibilità sul tema, con le parole che seguono. “Lamento assaila povertà di vocaboli piacentini, circa le specie elencate, ma ciò si deve non ad ignoranza da partemia di questi nomi ma alla mancanza dei vocaboli dialettali stessi, come potei con ogni certezza con-vincermi, interrogando molti della provincia nostra fra i più pratici di uccelli”.

Ad ogni buon conto, da allora del passero solitario piacentino si è persa ogni traccia e persino lamemoria.

Cesare Zilocchi

OGNI SOCIOÈ COPERTODA UNA SPECIALEPOLIZZAASSICURATIVA

Informazioniall’Ufficio Relazioni Socidella Sede centrale

BANCA DI PIACENZAuna presenza costante

BANCA fflalash23giugno 2016

da ItaliaOggi, 20.4.’16

DICHIARAZIONE DEI REDDITI: LA CHIAMAVANO SEMPLIFICAZIONECome si può sbandierare la parola semplificazione finché esiste

un ginepraio di deduzioni e detrazioni che nemmeno i bene-ficiari sono in grado di conoscere e, quindi, di sfruttare?Leggi tutto su http://www.brunoleoni.it/dichiarazione-dei-redditi-la-chiamavano-semplificazione

da il nuovo giornale, 3.6.’16

BANCA fflalash24 giugno 2016

26° CONVEGNO COORDINAMENTO LEGALI CONFEDILIZIA

Piacenza, 17 settembre 2016

I CONTRATTI DEL CONDOMINIO E IL CONDOMINIO COME CONSUMATORE

Introduzione e principii generali

Relazione di base: avv. Pier Paolo Bosso1. Nozione di consumatore e condominio: applicabilità e limiti;

2. La tutela del consumatore: uno sguardo d’insieme; 3. La stipuladei contratti con particolare riguardo ai contratti pluriennali: po-teri dell’amministratore, dell’assemblea e costituzione di fondi; 4.I singoli contratti: il regolamento predisposto dall’originario pro-prietario unico; 5. Polizze assicurative; 6. Appalto per opere di ma-nutenzione all’edificio; 7. Contratti legati al servizio di riscalda-mento: manutenzione, terzo responsabile, lettura e ripartizioneconsumi, contratti “energia”; 8. Gestione del servizio di ascensoree sua manutenzione; 9. Contratti di portierato, vigilanza, “badantedi condominio”

Questioni specificheSCALETTA-QUESITI

1. Il recesso del condominio e le penali contrattuali 2. Il recesso del condominio dal contratto d’appalto e l’art. 1671 c.c.3. Contratto pluriennale stipulato in assenza di delibera: la tutela

del condominio e la posizione dell’amministratore4. Effetti dell’annullamento della delibera di autorizzazione alla sti-

pula di un contratto pluriennale5. Contratto energia con ammortamento impianto: quorum delibe-

rativi, obbligo costituzione del fondo, criteri di riparto delle spese 6. Lettura dei consumi energetici: titolarità ed accesso ai dati, ge-

stione dei programmi informatici7. Soppressione e istituzione del servizio di portierato o vigilanza:

quorum deliberativi e criteri di riparto delle spese8. Mediazione, negoziazione assistita ed azioni a tutela del condo-

minio-consumatore

LE NULLITÀ DEI CONTRATTI DI LOCAZIONE E LA RIFORMULAZIONE DELL’ART. 13 DELLA LEGGE n. 431/1998

Introduzione e principii generali

Relazione di base: prof. avv. Vincenzo Cuffaro1. Le nullità dei contratti di locazione nella legge n. 392/1978; 2.

Le nullità dei contratti di locazione abitativa nella legge n.431/1998; 3. La nullità nella legge n. 311/2004; 4. Il regime dellesanzioni nel d.lgs. n. 23/2011; 5. La posizione della giurisprudenza;6. Le nullità nel nuovo testo dell’art. 13, legge n. 431/1998; 7. Il no-vero ed i caratteri delle nullità nella disciplina delle locazioni ur-bane: nullità per violazione di norme civili e di norme tributarie

Questioni specificheSCALETTA-QUESITI

1. Nullità di clausole nelle locazioni commerciali2. Azione di ripetizione del conduttore3. Le questioni di costituzionalità sul nuovo art. 13, legge n.431/19984. I rapporti di locazione instaurati ai sensi del d.lgs. n. 23/20115. Il problema della registrazione tardiva6. Nullità di clausole e invariabilità del canone7. La nullità nei contratti agevolati8. La nullità per mancanza di forma scritta9. Azione ed eccezione di nullità10. Nullità del contratto e disciplina del rapporto

Informazioni per la partecipazione: Ufficio Relazioni esterne della Banca

Ricettariodi Marco Fantini

In ricordo del grandeGEORGE COGNY

Armonie del Bosco e del FiumeIngredienti per 4 persone

4 funghi porcini, pistà ad gràss q.b., 4 filetti di trota iridea, olio e.v.o.,sale, pepe, insalatina mista, frutti di bosco.

ProcedimentoStaccare le cappelle dai gambi. Su di un foglio di vite avvolto in

carta stagnola mettere la cappella del fungo con un filo dʼolio, sale epepe. Chiudere il cartoccio e mettere in forno a 180° per 20 minuti.

Tritare i gambi col lardo pesto. Col composto formare degli involtinidi sogliola. Infornare a 180° per 10 minuti.

Impiattare formando il fungo, su letto di insalatina e frutti di boscopassati al burro.

BANCA fflalash25giugno 2016

SULLA NASALIZZAZIONE E L’INDICAZIONE DELLE VOCALI NASALI

Le vocali toniche, in alcuni casi anche quelle atone, vanno soggette aduna particolare alterazione quando sono seguite dalle nasali “m” ed

“n”, consonanti chiamate “nasali” perché per pronunciarle si emette unacolonna d’aria dal naso. La “nasalizzazione” è un fenomeno molto im-portante ed è molto più sentito, nel piacentino, che non negli altri dialettigallo-italici.

“m” - non nasalizza quando si trova fra due vocali, in sillaba chiusa, oposta in finale, (cia-mä, ca-ma-rer, füm, brüm);- nasalizza quando è seguito da consonante in sillaba aperta (gãbagam-ba, trõba trom-ba, nõmbal nom-bal).

“n” - non nasalizza fra due vocali in sillaba chiusa (ca-na-pé, pa-na-ron, fi-nì, fu-no-graf, su-nä)- nasalizza quando è seguito da consonante in sillaba aperta o postoin finale (cã can, mãga man-ga, b na bën-na, d dunä din-du-nä,bõ bon, c cert cun-cert); è rimasto come uno strascico nasale anchenei femminili (sã / sãna; bõ / bõ-na).

Nei casi in cui “n” ed “m” nasalizzano, le vocali che seguono le detteconsonanti non andrebbero indicate, ma per consuetudine ortografica eper evitare di proporre trascrizioni che troppo si distaccherebbero daquella che è la consuetudine visiva a cui gli autori ed i lettori sono abi-tuati, per il momento, si suggerisce di continuare ad indicarle.

In alcune parlate della provincia di Piacenza (come già segnalato e di-mostrato nei dizionari realizzati per il comprensorio groppallino - alta valNure - e per quello dell’alta val d’Arda, entrambi in area ligure) è stret-tamente necessario segnalare la forte nasalizzazione delle vocali, tantoforte da produrre suoni ben più intensi dell’ordinaria nasalizzazione chesi riscontra, per esempio, nel piacentino intra-murario. In questi casi sipuò sormontare la vocale nasalizzata di una “tilde”, ossia il diacritico “ ̃”, per dare: “ã”, “ẽ”, “ĩ”, “õ”, “ũ” (tenendo presente che quelle maggior-mente diffuse sono però solo “ã”, “ẽ”, “õ”).

Tant’è che, traendo un esempio dalla parlata ligure dell’alta val d’Ar-da, la parola “cane” verrà scritta cãn, poiché la pronuncia è quasi del tipocãoun.

Andrea Bergonzi*

*nota redatta in collaborazione con il compianto prof. Luigi Paraboschi

(da Prontuario Ortografico Piacentino di L. PARABOSCHI e A. BER-GONZI, Ed. Banca di Piacenza 2016)

CONSIGLI DI BUONGUSTO ORTOGRAFICO

OPUSCOLO ANTIRAGGIRO

L’EROE NETANYAHU

Il Vice Questore Aggiunto della Questura di Piacenza dott. StefanoVernelli (a destra nella foto) e il Commissario Pietro Ricci, Vicepre-

sidente della Sezione ANPS (Associazione Nazionale della Polizia diStato) di Piacenza mentre illustrano in un circolo culturale e ricrea-tivo l’opuscolo anti-raggiro realizzato dalla Questura con la nostraBanca.

Presentata in Banca – presenti numerose Autorità ed un folto pub-blico (che in certi momenti non ha nascosto la propria commozio-

ne) – la pubblicazione di Michele Silenzi con le lettere (lette al pub-blico, con apprezzata espressività, dal bravo Nando Rabaglia), alla fa-miglia, alla fidanzata e ad amici di Yonathan Netanyahu, l’eroe di En-tebbe. Edizioni liberilibri (Macerata).

BANCA DI PIACENZAUNA BANCA SOLIDA AL SERVIZIO DEL TERRITORIO

BANCA fflalash26 giugno 2016

I RISULTATI DEL PREMIO FAUSTINI

Si è tenuta presso la “Sala Panini della Banca di Piacenza (g.c.)” lacerimonia di premiazione della 37^ edizione del Premio Valente

Faustini, organizzato da alcuni anni dalla Famiglia Piasinteina. Alla premiazione, in rappresentanza della Banca, è intervenuto il

rag. Giovanni Salsi (nella foto, mentre il Consigliere dell’Istituto premiaPietro Rebecchi), che ha portato il saluto di benvenuto ai premiati ed alnumeroso pubblico presente alla cerimonia, mettendo in risalto l’im-portanza di mantenere vive le nostre tradizioni attraverso il dialetto.

Prima di iniziare la premiazione il razdur della Famiglia Piasintei-na Danilo Anelli ha ringraziato la Banca di Piacenza per l’ospitalità,sottolineando che l’istituto di credito piacentino ha sempre sostenu-to il Premio Valente Faustini fin dalle sue origini. Anelli ha succes-sivamente ricordato la figura del prof. Luigi Paraboschi, membrodella giuria del Premio da molti anni, dando un significativo ed im-portante contributo in qualità di linguista del nostro dialetto.

La giuria, composta da Andrea Bergonzi, Alfredo Bazzani, Ro-berta Braceschi, Ester Capucciati, Nice Fariselli, Lucia Favari, En-rico Marcotti, Francesco Mastrantonio, Pino Spiaggi e FrancoStampais, ha valutato, per questa edizione, 11 poesie e 8 racconti,attribuendo i premi come segue.

Sezione poesia 1° Premio - Fabrizio Solenghi con “Al nossdialëtt”, 2° Premio - Mario Schiavi con “A sum cunteint”, 3° Premioex aequo - Anna Botti con “Dal trenu… una cà…”, 3° Premio ex ae-quo - Alfredo Lamberti con “Una puar: ca pärla pral Bertu”, Premiospeciale “Luigi Paraboschi” - Rino Scrivani con “Nustalgia”

Sezione racconto 1° Premio - Pietro Rebecchi con “Piöva”, 2°Premio - Stefania Melampo con “Al pèr ad la spusa”, 3° Premio exaequo - Pierluigi Carenzi con “L’ültim cantunér”, 3° Premio ex ae-quo - Eugenio Mosconi con “Nustalgia e piaser in ricord ad fami-glia”, Premio speciale “Luigi Paraboschi” - Enzo Boiardi con “Bet-tula 14 da steimbar 2015”

Foto Del Papa

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L’EDUCAZIONE FINANZIARIA AI TEMPI DELLA CRISI, PROVVEDE LA NOSTRA BANCA

Sono sempre stato convinto che un poco di educazione finan-ziaria, nemmeno tanta peraltro, non avrebbe potuto che far

bene ai risparmiatori in genere, ai clienti degli istituti di creditoed, in ultima analisi, al sistema bancario nel suo complesso.

Nozioni, anche semplici, di economia, mercati e finanza aiu-tano il risparmiatore ed il piccolo investitore ad essere coscientedi quello che fa, di dove mette (dovrei dire “alloca”) il suo sudatogruzzoletto, frutto di lavoro, risparmio e rinunce, di comprende-re i rischi insiti in tutti gli investimenti, dico tutti perché non viè attività umana assolutamente priva di rischi.

Spesso mi sono chiesto: ma perché qualcuno o qualche entenon si assume il compito di istruire il cliente-risparmiatore suiconcetti fondamentali della materia e sulle talvolta misteriosesigle (mi correggo “acronimi”) in cui si imbatte quotidianamen-te su giornali, riviste, prospetti informativi e moduli di adesione?

Forse perché il cliente informato è più attento e meno mani-polabile?

Ci ha pensato finalmente la Banca di Piacenza, l’unica finora(ch’io sappia) che ha organizzato una serie di incontri – non lezio-ni – in cui un relatore dotato delle pregevoli doti della chiarezzaespositiva e della semplicità, ha spiegato in maniera comprensi-bile ed anche piacevole, la genesi della grave crisi economica checi affligge da anni, i molti errori fatti da molti, la cecità e l’egoismodegli Stati nazionali e delle Organizzazioni Comunitarie (leggasiEuropa) e delle Organizzazioni Internazionali (leggi FMI).

I presenti agli incontri hanno molto apprezzato e auspicanoche quanto hanno ascoltato possa essere oggetto di un piccoloma prezioso vademecum da poter consultare alla bisogna.

Lo stesso Presidente del Consiglio di Amministrazione dellaBanca ha sottolineato nell’ultimo numero di BANCAflash l’im-portanza dell’educazione finanziaria, un valore aggiunto, e chebisogna insegnarla nelle scuole, come peraltro il nostro lungi-mirante Istituto ha già iniziato a fare.

Non si può che apprezzare tali iniziative, con l’auspicio checontinuino e si incrementino in futuro.

Lorenzo de’ LucaRingraziamo il nostro amico (e illustre socio) delle generose pa-

role rivolte alla Banca. Gli rinnoviamo l’impegno a continuare,per la nostra compagine sociale e per la clientela, la nostra azioneinformativa.

BANCA fflalash27giugno 2016

LE POPOLARI DANNO FASTIDIO AL BONAPARTISMO ECONOMICOAll’Assemblea della Confcommercio, davanti a Renzi, il Presidente Sangalli ha detto: “Agli amici

delle banche chiediamo un ritorno a quell’originale spirito d’intrapresa che ha permesso inve-stimenti e sviluppo dell’economia reale. La sola politica di rating e semafori rischia di ampliare ladistanza con le aziende. C’è invece bisogno di prossimità, di vicinanza, di partecipazione”.

Perfetta, la diagnosi. Ma va completata con cause e concause. Bisogna cioè chiedersi: cos’è cheimpedisce che le banche funzionino come Sangalli – e con lui tutta la piccola e media imprenditoria– vorrebbe?

“Rating e semafori” sono ferri vecchi che ci impone l’Unione europea. Le Banche popolari in par-ticolare hanno sempre guardato (e tuttora guardano, per quanto possibile) la gente negli occhi; non,i bilanci (ce n’è uno – del resto – per la moglie, un altro per la compagna o la camerata, un altro an-cora per la Camera di commercio e così via “truffando”). La conoscenza del territorio è sempre statala grande forza delle banche territoriali (delle popolari, quindi), la più grande nostra economia discala (altro che fusioni, che funzionano – semmai funzionino – dopo lustri).

Bisogna che le banche – ha aggiunto Sangalli – ritornino “a quell’originale spirito d’intrapresa cheha permesso investimenti e sviluppo dell’economia reale”. Il discorso, qua, si fa più complesso. Per-ché, dunque, si sente oggi il bisogno “di prossimità, di vicinanza, di partecipazione”? La risposta èpresto data: perché si è impoverito, e si vuole deliberatamente impoverire ulteriormente, il sistemadelle banche popolari. Ma perché, allora, si mira a raggiungere questo risultato? Perché - è la ri-sposta - le banche piccole danno fastidio al bonapartismo economico, ai potentati internazionali, achi persegue (gli organismi internazionali, in primis) il preciso obiettivo di finanziarizzare tutto ilfinanziarizzabile. Quanto all’economia reale, meno funziona – poi – e meglio è (per loro). Maggioricapitali affluiranno ai mercati dell’alta finanza, ad alimentare la speculazione. E poi, una cosa èchiara: le popolari danno fastidio perché assicurano la concorrenza (che non ci sarà più quando ilmercato del credito si ridurrà ad un oligopolio di poche grandi banche), perché dal territorio nonvanno e vengono, perché non possono (e non vogliono) giocare su più mercati e finanziare solo quel-li nei quali le condizioni sono più favorevoli alle banche, perché – ancora – sono una spina nel fiancodelle banche che non vivono (come loro) in sinergia col territorio (le Popolari vanno bene se va beneil territorio: ecco spiegato perché sono ad esso più vicine delle altre).

Quanto alle banche in default (una Popolare e 4 ex Casse di risparmio, di cui 1 salvata dalla Po-polare di Bari), la loro stessa natura giuridica – ora precisata – dimostra che il problema non è il si-stema capitario tipico delle sole Popolari. Il problema è, semplicemente, nel modo – come ha dettoSangalli – in cui queste banche sono state gestite. Più che altro, sul paradosso di troppe garanzie sen-za credito e troppo credito senza garanzie.

Se le cose stanno (come credo stiano) in questo modo, il problema evidenziato da Sangalli nei suoieffetti, e nelle sue cause, è ben più ampio. E bisogna che se ne faccia carico – al di là dei filosofemie di ogni formale ginnastica linguistica – chiunque, con ruoli di rappresentanza o meno, abbia a cuo-re la sorte del mercato del credito, la sua lineare accessibilità, il chiaro svolgimento della sua fun-zione a favore dell’economia reale.(pubblicato da MF, 10.6.’16) Corrado Sforza Fogliani

presidente Assopopolari

PIO XI E L’ISTITUTO DEL S. CUOREDI CASTELNUOVO FOGLIANI

L’Archivio Segreto Vaticanoha avviato la pubblicazione

dei “fogli di udienze” del cardi-nale Eugenio Pacelli segretariodi Stato di Pio XI. Il papa lo ri-ceveva ripetutamente, dandogliprecise istruzioni su ogni que-stione che gli fosse sottoposta efornendo le risposte a molte ri-chieste pervenutegli. Pacelli an-notava scrupolosamente nei “fo-gli di udienze” le disposizioniche gli erano state impartite,cui dava prontamente seguito.

La lettura del volume dedicatoal 1931 permette di riscontrarel’interessamento di Pio XI perl’Istituto apostolico del SacroCuore a Castelnuovo Fogliani.Il foglio del 7 febbraio registrache don Francesco Tomasetti,procuratore generale dei sale-siani, riferisce per lettera al pon-tefice come le dieci religiose chestudiano presso l’Istituto siano

formate “con senso profonda-mente cristiano e con una culturache le rende capaci di superaregli esami di Stato”. L’Istituto èdal papa “generosamente sussi-diato”. Pio XI dispone di rispon-dere “con una lettera molto buo-na”, mettendo la notizia su L’Os-servatore Romano. Il 12 febbraioPacelli scrive manifestando ilcompiacimento del papa, il qualesi rallegra per la “generosa vo-lontà con la quale le ottime reli-giose si preparano” a divenireeducatrici. Solo il 22 novembre,invece, il quotidiano della S. Sedepubblica un servizio (“L’inaugu-razione degli studi all’ApostolicoIstituto del Sacro Cuore”), fondatoper preparare le religiose all’in-segnamento nelle scuole medie,con sede “in un castello donatodalla duchessa Clelia Sforza d’A-ragona a Pio XI”. Il pontefice hasostenuto “importanti opere di

restauro e adattamento, affidan-dole all’impresa Castelli” (unaditta cui sono commesse molteopere, durante il pontificato dipapa Ratti).

Il 14 novembre viene inviatoal pontefice un indirizzo dallestudentesse religiose dell’Istituto,tramite il canonico Amato Ma-snovo, direttore spirituale dell’I-stituto e vicario capitolare di Par-ma (la diocesi è vacante per lamorte del vescovo Guido MariaConforti, di recente canonizzato),per ottenere una benedizione. Ilpontefice, nell’udienza a Pacellidel 24 novembre, dispone di scri-vergli il gradimento per i “filialisentimenti” espressi dalle reli-giose, benedicendole; aggiunge“una parola di congratulazionianche per lui stesso”. Il successivo2 dicembre la Segreteria di Statoscrive al canonico.

Marco Bertoncini

SMSBANK

della BANCA

DI PIACENZA

è il servizio dedicato ai titolari di

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Quando serve, c’è

BANCA fflalash28 giugno 2016

Grande successo della mostra a Palazzo Galli su Gustavo Foppiani.Nella foto, Tiziana Pisati con gli amici di Foppiani che hanno vo-

luto – insieme a Gianpaolo Ultori – la mostra (da sinistra: Armodio,Carlo Bertè, Giuseppe Tirelli). Presente la figlia dell’artista, Paola. Ec-cezionale riscontro per il catalogo, edito dalla Banca e curato da Gian-luigi Tambresoni (con scritti di Vittorio Sgarbi e Corrado Sforza Foglia-ni). Curatore della mostra, Giovanni Faccenda. Organizzazione: Gian-na Merli (Associazione culturale “Galleria delle Visioni”).

MOSTRA FOPPIANI, GRANDE SUCCESSO

Presso tutte le Filiali della Banca sono esposti contenitori nei quali iclienti possono inserire gli appositi moduli a loro disposizione, per for-nire suggerimenti o formulare proposte.Volentieri riproduciamo uno dei questionari compilati. Rende congrande efficacia – pur nella sua sinteticità ed immediatezza – lo spiritodi affetto che, oggi più che mai, si stringe attorno alla nostra Banca.Grazie, grazie di gran cuore. La nostra Banca lavora per Piacenza (maper davvero, non per finta). E chi ci incoraggia, aiuta Piacenza.

MA QUESTO È UN SISTEMA STRAMPALATO,NON PUÒ DURARE…

Èstato convertito il decreto legge “a favore degli investitori inbanche in liquidazione” (Cassa di risparmio di Ferrara, Cassa di

risparmio di Chieti, Banca Marche spa, Banca popolare dell’Etru-ria). Prevede fra l’altro – come preannunciato dal comunicato delConsiglio dei ministri – che gli investitori (in realtà, risparmiatori)che hanno acquistato obbligazioni subordinate emesse dalle 4 fa-mose banche entro il 12.6.’14 (data di pubblicazione sulla Gazzettaufficiale europea della Direttiva per il risanamento e la risoluzionedelle crisi bancarie) possano chiedere – in presenza di ridotti requi-siti patrimoniali e reddituali – un indennizzo forfettario automaticopari all’80 per cento del corrispettivo pagato per l’acquisto deglistrumenti finanziari detenuti alla data di risoluzione delle banchein liquidazione, al netto di oneri e spese connessi alle operazioni diacquisto e della differenza tra rendimenti ottenuti e tasso sui Btp.

Da tutto questo, emergono alcune considerazioni: 1) che le rego-le le ha fatte (e le fa) la mano pubblica, ma che a pagare saranno –come sempre, direttamente o indirettamente – i privati (nel casospecifico, le banche e i loro azionisti, dunque, nonostante che il con-vincimento generale sia esattamente il contrario, l’opinione pubbli-ca credendo che a pagare sia lo stato); 2) che le banche avevano ac-cettato di pagare le somme che risultassero dovute sulla base di unarbitrato e che ora, invece, si troveranno a pagare secondo altrecondizioni; 3) che l’unica cosa confermata è che le banche buone(come gli azionisti delle banche buone) continuano a pagare perquelle che hanno, in un modo o in un altro, combinato il disastro;4) che se questo gioco al massacro – per chiamarlo col suo nome –continua all’infinito, finiranno per soffrirne anche le banche sane.

A parte questo corollario, a questo punto la considerazione so-stanziale è comunque una, e una sola: come si può ammettere cheun risarcimento avvenga a prescindere dall’esistenza di un fatto do-loso o colposo, oltre che di un danno “ingiusto” (art. 2043 cod. civ.)?Vengono in questo modo travolti i principii stessi di uno stato di di-ritto, per quel poco che di esso ancora rimane in Italia. In sostanza,il dolo e la colpa si danno per accertati solo perché gli interessatinon sono persone agiate. E questo, nonostante che a tutti i bancarisia nota la fattispecie rappresentata da certi giovani rampolli prete-semente acculturati che acquistano titoli per i parenti prossimi,sempre vedove o persone anziane (in giudizio si vince meglio).

La questione non è fine a se stessa. Si sa, come per le tasse, che sicomincia sempre con poco e che al poco poi segue nel giro di brevetempo il molto. Anche qui, l’inedito istituto del risarcimento senzadolo e colpa provate (quasi un clamoroso caso di responsabilità og-gettiva) a quale altra fattispecie si applicherà?

Gli interrogativi sono gravi, e angoscianti. Se il Governo insisterà– spinto da forze i cui interessi dovranno essere condivisi – nel suoproposito, speriamo almeno che il Parlamento vi ponga rimedio. Ilsistema che si profila è comunque inaccettabile. Una società basatasu soluzioni individuate giorno per giorno e scoordinate da ogniprincipio morale e giuridico, non può durare.

Corrado Sforza Foglianipresidente Assopopolari

BANCA fflalash29giugno 2016

COMUNIONE, istruzioni e prassiNella Prefazione (15.9.’14) al-

l’edizione italiana (2016) dellapubblicazione di cui al titolo checompare nella copertina a latoriprodotta (edizione che fa seguitoa 4 edizioni in spagnolo, 2 fran-cesi, 1 polacca e 3 inglesi), il Ve-scovo ausiliare dell’Arcidiocesidi Astana (Kazakhstan), Athana-sius Schneider, scrive in tuttachiarezza che l’autore della pub-blicazione stessa – il Vescovoemerito di San Luis in Argentina,Juan Rodolfo Laise – mostra “conargomenti convincenti l’inconsi-stenza della moderna prassi dellaComunione nella mano dal puntodi vista storico, liturgico e pasto-rale”, aggiungendo: “MonsignorLaise ha il grande merito di es-sersi opposto all’introduzione diquesta prassi nel suo Paese no-nostante sia stato l’unico Vescovoargentino a rifiutare pubblica-mente una tale nociva prassi liturgica, che non ha niente a chevedere con un’analoga prassi nei primi secoli”.

Nella sua Introduzione (2015), mons. Laise spiega a sua voltache fino al 26 aprile 1996 “l’Episcopato argentino era uno dei pochinel mondo che rifiutava la pratica, introdotta alla fine degli anni’60, di distribuire la santa Comunione sulla mano dei fedeli. Solonel corso della 71ª Assemblea della Conferenza Episcopale Argen-tina, si ottennero i voti sufficienti per poter modificare questa si-tuazione, voti che non si erano ottenuti nelle riunioni degli anniprecedenti”. E quando Laise ricevette la comunicazione della Se-greteria generale della Conferenza Episcopale Argentina che venivaautorizzata – a partire dal 15 agosto del citato anno – la distribuzionesulla mano della Comunione, si procurò – non senza difficoltà – l’I-struzione in tema della Congregazione (romana) “de culto divinoet disciplina sacramentorum”, pubblicata sugli Acta Apostolicae Se-dis, constatando che i documenti in materia “indicavano chiara-mente che la proibizione di dare la Comunione sulla mano dovevaessere conservata universalmente”, ma che però “là (e solo là)dove l’uso era già stato introdotto abusivamente e si era radicato”,il Santo Padre concedeva che ogni Vescovo, secondo la sua prudenzae la sua coscienza, potesse autorizzare nella sua diocesi l’introdu-zione del nuovo rito per distribuire la Comunione.

Mons. Laise giunse così alla conclusione che quella “nuova pra-tica non era stata voluta dalla Santa Sede, e nemmeno faceva partedella forma liturgica, ma che fu tollerata semplicemente medianteun indulto concesso come conseguenza della pressione insistentee tenace di alcune conferenze episcopali (soprattutto di Paesi congrande presenza protestante) e dopo l’introduzione della praticain maniera completamente abusiva, alla quale sembrava impossi-bile resistere malgrado le denunce e proibizioni di Roma”.

Conseguenza di questa conclusione fu il decreto diocesano di mons.Laise con il quale si manteneva la proibizione della Comunione sullamano. Poi, ora, la decisione del libro: “Il desiderio di trovare unaspiegazione a questo e allo stesso tempo di difendere la mia decisione,molto contrastata da alcuni settori ecclesiastici argentini anche inmodo pubblico via mezzi di comunicazione, m’indisse a stimolareun’indagine più profonda circa la storia di quest’uso. I risultati diquesta indagine costituiscono il contenuto di quest’opera”.

c.s.f.

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Invii una e-mail all’indirizzo [email protected] la richiesta di “invio di BANCAflash tramite e-mail”

indicando cognome, nome e indirizzo: riceverà il notiziario in formato elettronicooltre ad una pubblicazione edita dalla Banca

da Capital, marzo 2016

BANCA fflalash30 giugno 2016

LA CHIESA DI S. MICHELE (via XX Settembre-via Felice Frasi)

La chiesa parrocchiale, con la facciata verso via Felice Frasi, viene soppressa nel 1894. Il titolo par-rocchiale viene concesso a S. Pietro e la chiesa viene prima trasformata nel 1903 e poi distrutta nel

1970 per far posto ad un fabbricato commerciale oggi H&M. La chiesa sarebbe stata costruita, secondo lo storico Pier Maria Campi, nel V secolo da S. Savino;

mentre secondo lo storico Cristoforo Poggiali nel IX secolo. Lo storico Campi riferisce anche che, nel899, l’imperatrice Ageltrude aveva acquistato dal monastero di S. Vincenzo in Volturno la “cella SanctiMichaelis Arcangeli” che, nel 940, diviene sede dei canonici del Duomo.

La chiesa viene ricostruita nel 1794 da Francesco Taglioni, con accordi del 19 dicembre, su progettoritenuto da Luigi Mensi del padre Carlo, come testimoniato anche dalla richiesta di ricostruzione eavanzamento della facciata, presentata alla Congregazione di politica et ornamento, e per la quale vie-ne concessa l’occupazione di suolo pubblico dopo il sopralluogo effettuato dal civico tecnico ing. e ar-ch. Lotario Tomba. Viene però mantenuta parte del chiostro medioevale, ora visibile al Museo Civicodi palazzo Farnese.

Nel manoscritto di Emilio Fagnola (di proprietà di Luigi Fagnola, della cartolibreria di Piazza Borgo)sono fornite le dimensioni a corredo della planimetria: lunga 26,10 m e larga 9,50 m. Nel manoscrittoLaguri (conservato presso la Biblioteca Passerini Landi) la chiesa viene così descritta: “la pianta è ret-tangolare, lunga 48 piedi parigini circa, larga 28. La volta è a botte. Il santuario è separato per due gra-dini ed è ornato di due orchestre poste l’una in faccia all’altra. L’architettura è di ordine corinzio. Visono quattro cappelle senza sfondo e cancelli collocate l’una rincontro all’altra. Nella chiesa si vedonosei nicchie occupate da altrettante statue in plastica. L’altar maggiore è di marmo. Il coro è dipinto configure. Il battisterio è chiuso con cancelli di legno. Due camere sono ad uso di sacristia. Roberto deLonge vi ha dipinto la tavola del Crocifisso e Bartolomeo Baderna un San Michele e un Angelo Custode,la principessa Antonia il quadro di S. Ferdinando, il quale perché è opera di augusta femmina che tut-tora soggiorna in codesto collegio delle Orsole è tenuto da questi buoni canonici in gran pregio e ve-nerazione”. Nelle Pubbliche pitture di Carlo Carasi (1780) sono ricordati i quadri del de Longe e delBaderna oltre ai quali si trovano, citate nella guida di Luciano Scarabelli (1841) e in quella di GaetanoButtafuoco (1842), tre opere del Fiamminghino. Sono anche ricordate, arrivate nel 1811 dalla chiesadi S. Franca, due quadri (S. Franca, S. Bernardo) e l’arca con le reliquie; mentre i due quadri di Gio-vanni Rubini (Deposizione, S. Agostino) provengono dalla distrutta chiesa dell’Annunciata che si tro-vava in via Taverna all’angolo con via S. Bartolomeo.

V. P.

CHIESE SCOMPARSE

È CORRETTO DIRE “PREVARICARE UNA PERSONA”?L’uso transitivo di prevaricare è letterario, limitato principalmente a collocazioni come prevari-

care la legge, un ordine, la giustizia. Il significato, in questo caso, è ‘trasgredire’. Riferito a persone,prevaricare (“prevalere sugli altri in modo prepotente”) si costruisce con la preposizione su: con l’in-ganno riusciva a prevaricare sugli altri. L’uso transitivo è presente nella lingua parlata trascuratasoprattutto in presenza di pronomi personali: mi ha prevaricato, lo hanno prevaricato, ci prevarica-vano. Probabilmente ciò si è determinato da una sovraestensione dell’uso della preposizione a,sempre più “tuttofare” in italiano, a danno di su, prima con i pronomi tonici (prevaricare a lui, a te,a noi, invece di su di lui, su di te, su di noi); poi con gli atoni, dei quali però le forme di prima (mi),seconda (ti), quarta (vi), quinta (ci) persona sono state poi confuse con le omografe atone dirette,attraendo anche le forme di terza e sesta persona (lo/la prevaricano e non gli/le prevaricano; li/leprevaricano e non gli prevaricano), con il risultato di diffondere l’applicazione della costruzione di-retta ai nomi (quel dittatore del capo ha prevaricato tutti i dipendenti appena assunti).

da treccani.it

IAS/IFRSPrincipii contabili interna-

zionali emanati dall’Interna-tional Accounting StandardsBoard (IASB), ente interna-zionale di natura privata co-stituito nell’aprile 2001, al qua-le partecipano le professionicontabili dei principali Paesinonché, in qualità di osserva-tori, l’Unione Europea, lo IO-SCO (International Organiza-tion of Securities Commis-sions) e il Comitato di Basilea.In Italia i principii contabiliinternazionali sono obbligatoriper tutte le società che emet-tono titoli in mercati regola-mentati, a prescindere dallaquotazione in borsa.

ICAAP (INTERNAL CAPITALADEQUACY ASSESSMENTPROCESS)

Identifica il processo e glistrumenti che le banche, aisensi della circolare n. 263del 27 dicembre 2006 dellaBanca d’Italia che recepisce“Basilea 2” (Nuovo Accordodel Comitato di Basilea sulcapitale e direttive comunitarie2006/48/CE e 2006/49/CE),devono utilizzare per deter-minare il livello di capitaleinterno complessivo adeguatoa fronteggiare ogni tipologiadi rischio, anche di natura di-versa da quelli presidiati dalrequisito patrimoniale com-plessivo (primo pilastro).

VAR (VALUE AT RISK)Misura la massima perdita

potenziale che una posizionein uno strumento finanziarioovvero un portafoglio di titolipuò subire con una probabilitàdefinita (livello di confidenza)in un determinato periodo diriferimento (holding period).

Glossario dei termini bancari

LINGUA, DOMANDE E RISPOSTE

SPORTELLI BANCOMATPER PORTATORI DI HANDICAP VISIVI

BANCA DI PIACENZASPORTELLI BANCOMAT

PER PORTATORI DI HANDICAP VISIVISede centrale, Via Mazzini 20 - Piacenza - Milano Porta Vittoria, Corso di Porta Vittoria, 7 - Milano

Fiorenzuola Centro, Corso Garibaldi, 125 - Fiorenzuola d’Arda (PC) - Lodi Stazione, Via Nino Dall’oro 36 - LodiAgenzia 1 (Barriera Genova), Via Genova, 37 - Piacenza - Agenzia 7 (Galleana) Strada Bobbiese, 4/6 - Piacenza - Agenzia 12 (Centro Commerciale Gotico – area self-service dello sportello), Via Emilia Parmense 153/a - Montale (PC)

Ogni apparecchio è equipaggiato con apposite indicazioni in codice Braille per l'individuazione dei dispositivi di lettura tessera ed erogazione banconote; è, inol-tre, dotato di apparati idonei ad emettere segnalazioni acustiche e messaggi vocali per guidare l'utilizzatore durante l'intera fase del processo di prelevamento. Laguida vocale può essere attivata premendo, sulla tastiera, il tasto "5", identificato dal rilievo tattile. Il servizio non richiede tessere particolari: l'accesso alle ope-razioni di prelievo è consentito mediante l'utilizzo delle normali tessere Bancomat.

BANCA fflalash31giugno 2016

LA MADONNA DI SAN COLOMBANO NEL BORMIESEIn tutto il contado di Bormio,

ad affiancare la Madonna delLatte, come divinità di riferi-mento per le donne che hannoproblemi di sterilità, stava lapotenza di San Colombano.

Come il grande monaco ir-landese, fondatore del mona-stero di Bobbio nel 614, avessefra i suoi tanti meriti anchequello di soccorrere e venireincontro ai drammi femminili,non è ben chiaro. Resta il fattoche secondo la tradizione, nellungo cammino di evangelizza-zione dall’Irlanda, attraverso laSvizzera e quindi in direzioneCentro Italia, pare che San Co-lombano sia passato anche peri valichi alpini del contado bor-miese.

A riprova è la chiesetta a luidedicata che tuttora sorge aquasi 2.500 m., sul dosso chesepara la Valdisotto dalla Valdi-dentro. Si tratta di una modestacostruzione a capanna, al cuiinterno, oggi, campeggia ancorauna tavola che raffigura la Ma-donna del Latte con ai piedi SanColombano, San Gallo e Santa

Lucia. Viene aperta solo nellaricorrenza del 16 agosto. Alcuniex voto sono accomunati dalpresentare sempre una donnain ginocchio nell’atto della sup-plica davanti al santo monacorivestito di abiti vescovili.

Da un semplice cartello infisso

all’esterno così leggiamo: “Edi-ficata nel 1616, era in passatometa dei “pellegrinaggi della spe-ranza” delle spose che non riu-scivano ad avere figli. Andavanolassù (siamo a 2.484 metri) datutto il contado, persino da Tre-palle, dopo aver attraversato laVal Verva e la Val Lia. Ore ed oredi cammino erano del resto pocacosa rispetto all’umiliazione acui le donne sterili, in dialettospregiativamente dette sc’tèrle oparagonate a una ram séch (ramosecco), erano in passato sottopo-ste”. Si dice che tutti quelli chegiungevano lassù implorasseroil santo con questa giaculatoria:“San Colombano, fa che i nostripassi non siano invano”.

Il legame fra San Colombanoe la sterilità femminile sembrache passi attraverso l’acqua diuna fonte che sgorgava da quelleparti: col tempo, a certe ritualitàpagane si sovrappose la devo-zione per il santo, che assunsei poteri che le credenze popolariattribuivano all’acqua, divenen-do così un santo dispensatoredi fertilità e di rinnovamento.

La Madonna del Latte con SanColombano, San Gallo e SantaLucia

OSTERIEE CIBO

Il manifesto per l’inaugura-zione (da parte del re) del

ponte sul Po nel 1908 , riprodot-to su una bella pubblicazionededicata alle osterie della città,all’alimentazione e alla culturadel cibo a Piacenza nella primametà del ‘900. Introduzione acura della prof. Roberta Moli-nari, realizzazione del labora-torio storico della scuola se-condaria di primo grado “ItaloCalvino”, sede di via Boscarelli(anno scolastico 2015-2016).

da Corriere della Sera, 29.4.’16

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www.bancadipiacenza.it

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BANCA fflalash32 giugno 2016

MESSAGGI PUBBLICITARII messaggi pubblicitari pubblicati su BANCAflash hanno finalità pro-

mozionale. Per le condizioni contrattuali si rimanda ai fogli informatividisponibili presso tutti gli sportelli e sul sito Internet della Banca.

complessivi a 201,9 milioni. PerGobbi “è un dovere professionaleutilizzare tutti gli strumenti adattia gestire al meglio i rischi e acreare valore per i clienti e per isoci clienti. A tempo debito, avalle dell’esame dei regolamentiattuativi, il consiglio di ammini-strazione della nostra banca de-ciderà il da farsi”.

Infine nessuna preoccupazioneper le regole europee del bail-in,che per Banca di Piacenza “nonrappresentano un problema”. Anzi,dall’inizio dell’anno “abbiamo no-tato un afflusso di depositi. Lagran parte dei nostri conti correnti,data la tipologia della nostra bancaera già sotto i 100 mila euro nel2014 e la situazione non è cam-biata”, conclude Gobbi.

(Pubblicata daADNKRONOS il 30 aprile 2016)

Dalla prima

IL PRESIDENTE LUCIANO GOBBI INTERVISTATO DA ADNKRONOS...

tirare le somme di 10 anni divita. E ancora: “La solidarietàdi tutti è la guida migliore perl’avvenire”.

Noi, allo scoccare dei 50 an-ni (col personale passato dalle3 unità in tutto del 1937 a 350;oggi siamo a 546) dicevamo:“Ci impegniamo ad essere, an-che per gli anni a venire, unfattore propulsivo per l’econo-mia di Piacenza ed a crescerein armonia con le esigenze diuna città e di una provincia at-tive ed operose, che non amanola “vetrina” ma la quotidianaconcretezza dei fatti”.

Quell’impegno l’abbiamomantenuto, e lo rinnoviamo.Estranei a fatui gigantismi eda “ginnastiche pericolose” (di-cevano – ancora – gli ammini-stratori del 1946, come gli at-tuali), abbiamo oggi l’orgogliodi dire – senza false modestie –che nessun’altra istituzionepiacentina ha, ogni anno, di-stribuito alla comunità tutta (ealla compagine sociale, in par-ticolare) un monte di risorsecome la Banca di Piacenza.

c.s.f.

80 ANNIA PRESIDIODEL TERRITORIO

BANCA DI PIACENZAnon spot d’effettoma aiuto costante

GLI AUTORIDI QUESTONUMEROBAFURNO SALVATORE - Ferro-viere in pensione e cultore distoria antica locale.BERGONZI ANDREA - Docentedi elettrotecnica e materie elet-triche negli istituti superiori estudioso dei dialetti piacentini.BERSANI ALESSANDRO - Foto-grafo d’arte.BERTONCINI MARCO - Già Se-gretario generale della Confe-dilizia.CARBONI ATTILIO - Già Diri-gente scolastico a Parma e Pia-cenza, cultore di storia medioe-vale e moderna nonché colla-boratore dell’Università di Ge-nova.DE’ LUCA LORENZO - Già Vi-ceprefetto Vicario di Piacenza.FANTINI MARCO - PensionatoBanca di Piacenza.FORLANI MARIA GIOVANNA -Dirigente scolastico, musicologa,giornalista, critico musicale.GIONELLI ROBERT - Giornali-sta, consulente di comunicazio-ne. Cultore e appassionato distoria piacentina. Delegato Pro-vinciale CONI per il quadriennioolimpico 2013-2016.MAIAVACCA GIANMARCO - Se-greteria Comitato esecutivo dellaBanca.MULAZZI FILIPPO - Giornalistade Il Piacenza e de il nuovo gior-nale.PANCINI STEFANO - Consulentedel mondo dell'informazione ecultore di storia piacentina.POLI VALERIA - Laureata pressola facoltà di Architettura del Po-litecnico di Milano, dottore diricerca in Tempi e Luoghi dellaCittà e del Territorio, docentedi storia dell'arte presso il liceoartistico B. Cassinari.RIZZI GIGI - Ingegnere ed orien-talista.SALI MICHELA - Medico veteri-nario specialista in patologia eclinica degli animali d’affezione.SFORZA FOGLIANI CORRADO -Avvocato, Presidente del Comitatoesecutivo della Banca e di Asso-popolari-Associazione nazionalefra le Banche popolari e del ter-ritorio, Presidente Centro studiConfedilizia, Cavaliere del La-voro.ZANCHIN GIAN FRANCO - Cul-tore della storia piacentina.ZILOCCHI CESARE - Giornalistapubblicista, cultore di storia lo-cale.

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il 14 giugno 2016Il numero scorso è stato postalizzato

il 15 aprile 2016Questo notiziario viene inviato gratuitamente, oltre che a tutti gliazionisti della Banca ed agli Enti, anche ai clienti che ne facciano

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