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  Pag. 1 Doc. Agg. 30/06/2010 23. 2_ C i Sono Anch’io La Balsite multifor me E’ da alcuni anni che CTS, accanto ai classici stucchi per legno, propone uno stucco epossidico bicomponente denominato Balsite, le cui caratteristiche fondamentali sono l’estrema leggerezza, una certa elasticità, la bassa tenacità e la fac ile rev ersib ilità. Queste caratteristiche sono strettamente collegate alla particolare struttura a microsfere, ben evidenziate nella foto a fianco (realizzata nei laboratori R&C Lab). Due recenti studi hanno preso in esame varie sue proprietà, con particolare attenzione alla possibilità di fluidificarla, e quindi applicarla tramite iniezione. Questo accorgimento può risultare utilissimo per consolidare manufatti particolarmente degradati a seguito di attacchi di insetti xilofagi o per effetto di attacchi microbiologici. Infatti possono presentarsi talvolta casi estremi in cui gran parte del supporto ligneo si presenta in condizioni di degrado tale da non risultare più funzionale, fino a rendere necessaria la sua sostituzione con un nuovo supporto. Per le tavole lignee si procede con un trasporto del colore, intervento sempre rischioso e che richiede, oltre ad una grande capacità operativa, anche un attento studio della nuova tavola su cui si effettua il trasporto, dato che in passato tavole non perfettamente stagionate hanno causato, con il loro movimento di assestamento, danni allo strato pittorico. Nel primo studio, sviluppato da Ciocchetti e Munzi per la loro tesi di diploma all’Istituto Centrale del Restauro, e pubblicato sul n°15 del Bollettino ICR [1], si è posto l’attenzione sull’uso della Balsite per uno scopo ben preciso: realizzare copie di manufatti artistici colandola in stampi di resine siliconiche . Sono risultati evidenziati alcuni punti di forza, come la capacità di adattarsi ai movimenti del legno in condizioni di instabilità termoigrometrica, e la possibilità di poter effettuare reintegrazioni delle superfici con acquerelli o colori a vernice, previa legge ra carteggiatura della sup erficie. E’ stato anche rilevato anche il difetto del materiale: la resina tende nel tempo a separare dagli inerti, depositandosi sul fondo del barattolo, e questo fenomeno rende necessaria una fase di “pre-miscelazione” per riomogenizzare le due fasi. Nel secondo studio [2] è stata messa a punto dalla restauratrice Michela Fasce una metodologia applicativa della Balsite basata sull’utilizzo della tavola a bassa pressione , analogamente alla procedura utilizzata per l’applicazione di consolidanti in soluzione: avvolto l’oggetto in una bolla di materiale plastico, come un film poliestere, viene applicato un sottovuoto rimuovendo così parzialmente l’aria dalle lacune (nel nostro caso gallerie di xilofagi). Poi si procede all’iniezione del fluido tramite siringhe, perforando quindi il film poliestere stesso. Il consolidante viene così “spinto” negli spazi vuoti, e la penetrazione è funzione di vari parametri tra i quali la viscosità del fluido, la pressione esercitata e la tipologia del materiale. I risultati confermano che la Balsite può essere utilizzata previa fluidificazione con solventi. La pressione che si deve usare è in funzione dello spessore del supporto; infatti si ottengono ottimi risultati con una pressione bassa in manufatti sottili, mentre la pressione va aumentata per raggiungere le gallerie più interne quando si hanno

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23.2_ Ci Sono Anch’io

La Balsite multiforme

E’ da alcuni anni che CTS, accanto ai classicistucchi per legno, propone uno stucco epossidicobicomponente denominato Balsite, le cuicaratteristiche fondamentali sono l’estremaleggerezza, una certa elasticità, la bassa tenacità ela facile reversibilità.

Queste caratteristiche sono strettamente collegatealla particolare struttura a microsfere, benevidenziate nella foto a fianco (realizzata neilaboratori R&C Lab).

Due recenti studi hanno preso in esame varie sue proprietà, con particolare attenzione alla possibilità difluidificarla, e quindi applicarla tramite iniezione.Questo accorgimento può risultare utilissimo per consolidare manufatti particolarmente degradati a seguito diattacchi di insetti xilofagi o per effetto di attacchi microbiologici. Infatti possono presentarsi talvolta casi estremi incui gran parte del supporto ligneo si presenta in condizioni di degrado tale da non risultare più funzionale, fino arendere necessaria la sua sostituzione con un nuovo supporto. Per le tavole lignee si procede con un trasporto

del colore, intervento sempre rischioso e che richiede, oltre ad una grande capacità operativa, anche un attentostudio della nuova tavola su cui si effettua il trasporto, dato che in passato tavole non perfettamente stagionatehanno causato, con il loro movimento di assestamento, danni allo strato pittorico.

Nel primo studio, sviluppato da Ciocchetti e Munzi per la loro tesi di diploma all’Istituto Centrale del Restauro, epubblicato sul n°15 del Bollettino ICR [1], si è posto l’attenzione sull’uso della Balsite per uno scopo ben preciso:realizzare copie di manufatti artistici colandola in stampi di resine siliconiche. Sono risultati evidenziatialcuni punti di forza, come la capacità di adattarsi ai movimenti del legno in condizioni di instabilitàtermoigrometrica, e la possibilità di poter effettuare reintegrazioni delle superfici con acquerelli o colori a vernice,previa leggera carteggiatura della superficie.E’ stato anche rilevato anche il difetto del materiale: la resina tende nel tempo a separare dagli inerti,

depositandosi sul fondo del barattolo, e questo fenomeno rende necessaria una fase di “pre-miscelazione” per riomogenizzare le due fasi.

Nel secondo studio [2] è stata messa a punto dalla restauratrice Michela Fasce una metodologia applicativa dellaBalsite basata sull’utilizzo della tavola a bassa pressione, analogamente alla procedura utilizzata per l’applicazione di consolidanti in soluzione: avvolto l’oggetto in una bolla di materiale plastico, come un filmpoliestere, viene applicato un sottovuoto rimuovendo così parzialmente l’aria dalle lacune (nel nostro casogallerie di xilofagi). Poi si procede all’iniezione del fluido tramite siringhe, perforando quindi il film poliesterestesso.Il consolidante viene così “spinto” negli spazi vuoti, e la penetrazione è funzione di vari parametri tra i quali laviscosità del fluido, la pressione esercitata e la tipologia del materiale.

I risultati confermano che la Balsite può essere utilizzata previa fluidificazione con solventi. La pressione che sideve usare è in funzione dello spessore del supporto; infatti si ottengono ottimi risultati con una pressione bassain manufatti sottili, mentre la pressione va aumentata per raggiungere le gallerie più interne quando si hanno

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spessori importanti, avendo l'accortezza di controllare sempre la pellicola al fine di non provocare unosfondamento della stessa. Si osserva come le parti trattate con le due pressioni differenti, pur utilizzando lastessa miscela, con la stessa percentuale di solvente, presentino una diversa disposizione della resina all'internodelle gallerie. Le parti trattate con la pressione a 120 Pa mostrano tutte le gallerie occluse fino alla base inferioredel campione, mentre quelle trattate a 60 Pa presentano la Balsite solo nelle zone superiori.Per quel che riguarda i solventi si è notato che l'alcol etilico, evaporando molto velocemente, può essere usatotranquillamente per spessori lignei sottili (minori di 1 cm); questa è la procedura adottata per il consolidamento diuna tavola dipinta della fine dell'800, di spessore di circa 0,5 cm, che presentava sfondamenti da gallerie diinsetti xilofagi. La tavola è stata tenuta sotto un leggero vuoto (pressione esercitata di 60 Pa), perché con unapressione maggiore si rischiava lo schiacciamento della sottile tavola.La Balsite occupa completamente le gallerie. e nelle zone dove non risulta visibile, si nota a livello tattile un

riempimento e il colore non presenta più sfondamenti.Per spessori maggiori (dove per effetto del vuoto l'alcol etilico può separarsi dalla miscela, portando ad unaumento di viscosità e conseguente blocco della Balsite, che non riesce quindi a riempire totalmente la galleria),conviene invece usare l'essenza di petrolio il cui minor tempo di evaporazione rispetto all’alcool permette unmiglior livello di penetrazione.

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 Anche se la Balsite presenta già una buona reversibilità, questa può essere migliorata con l’applicazione di unostrato di interposizione che riduca la penetrazione di parte del legante dello stucco all’interno della fibra dellegno. Infatti, connaturato al meccanismo dell’adesione è l’imparentamento, più o meno profondo, tra il legantedello stucco ed il substrato ligneo. Un’eccessiva penetrazione può rendere la stuccatura meno reversibile, ed èper questo che si può ridurre l’adesione saturando la porosità con un materiale reversibile, come il Paraloid B-72o il Klucel G, così da facilitare le operazioni di distacco dello stucco stesso.Un prodotto di questo tipo solitamente ha anche effetto consolidante, e questo fa sì che l’area adiacenteall’interfase risulti più resistente alle tensioni.Per quanto riguarda il campo della doratura a guazzo, la superficie delle ricostruzioni risulta porosa, dopo unaleggera carteggiatura, e diviene così semplice ammannire con il gesso, il bolo, e infine dorare e brunire con oroin foglia. Le stuccature così ottenute, inoltre, non sono sensibili all’acqua.

Riportiamo tre casi di utilizzo che riteniamo particolarmente interessanti:

Stuccatura di statue lignee fessurate [3]_ L’intervento è stato condotto dalla restauratrice Gigliola Patrizi su treopere lignee del XVII-XVIII secolo: una scultura con gruppo dell’Immacolata, in legno scolpito dorato edipinto, ed una coppia di colonne intagliate e dorate, provenienti dal Sud-America, presumibilmente da areaspagnola. Le sculture, molto degradate, sono state consolidate sia a livello della pellicola pittorica che delsupporto sottostante con Regalrez 1126 , sciolto al 10% in white spirit  (formulazione oggi disponibile con il25% di Regalrez 1126, con il nome Rexil).Per le stuccature di maggiore entità e dove è stato necessario colmare una importante lacuna di una delledue colonne è stata utilizzata la Balsite, scelta proprio perché unisce una resistenza meccanica non elevataad una certa elasticità. Ciò consente l’adattamento alle tensioni che possono crearsi nell’oggetto, evitandocosì la formazione di nuove fessurazioni.

La Balsite è stata applicata sia tal quale sia iniettandola nelle fessurazioni, dopo la sua fluidificazione conl’aggiunta del 5% di alcool etilico.

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Reintegrazione plastica di una scultura lignea [4]_ Una complessa scultura barocca presentava sulla parteinferiore un puttino che originariamente mostrava indecorosamente le terga all’osservatore. Il fanciullo erastato punito per il suo esibizionismo con la mutilazione della testa e degli arti, ed il suo nascondimento sottostrati di colore e cartapesta, fino alla sua trasformazione in nuvola. Ne era poi stata realizzata una copia, unpo’ più pudica, in cartapesta, che lo aveva affiancato.L’intervento ha portato alla rimozione del putto fasullo, della cartapesta e dei ritocchi riparatori. Le partimancanti sono state ricostruite in argilla sulla base della copia in cartapesta. E’ stato poi effettuato un calcocon gomma siliconica, ed il positivo è stato realizzato in Balsite, proprio per le sue proprietà di presa deldettaglio, leggerezza, facilità di integrazione pittorica.

Creazione di uno strato di interposizione tra una struttura metallica ed una terracotta policroma [5]_ 

Questo tipo di intervento si discosta da quelli descritti finora, e sfrutta le proprietà elastiche del prodotto. Unastatua in terracotta, rappresentante una Madonna con bambino, proveniente dalla chiesa di San Francesco aCiterna (Arezzo), è stata ricostruita a seguito dei gravi danni riportati in un terremoto.

  Al suo interno è stata inserita una struttura in acciaio inox, regolabile e smontabile, che ha funzioni diraccordo e di sostegno. La parte superiore dello scheletro in acciaio è stata inglobata in una forma di Balsite,su cui si appoggia la scultura. La forma è stata ottenuta mediante un calco, realizzato in silicone, della partesuperiore interna del busto, che corrisponde alla zona fra la nuca e le spalle, in modo da aderireperfettamente alla superficie. Questa specie di cuscino assolve la funzione di sostegno per l’opera che, inquesto modo, scarica tutto il suo peso sul corpo centrale della struttura senza gravare né su un solo puntonella nuca, né sulla superficie di contatto tra gambe e busto. Inoltre è stata realizzata una forma di Balsite checolma un’ampia lacuna, e che è agganciata alla struttura tramite un magnete. Questo inserto è quindirimovibile senza esercitare sforzi meccanici, e permette l’accesso allo scheletro interno.

Recentemente la Balsite è stata utilizzata per l’integrazione delle lacune del Polittico di Palma il Vecchio diPeghera, restauro effettuato all’Opificio delle Pietre Dure [6], sulle due tavole del “Trittico di Benedetto Portinari”,di Hans Memling, ora agli Uffizi [7], e del soffitto ligneo intagliato e policromo della Chiesa di Santa Maria degliAngeli a Caccamo (PA), del XV secolo [8]. Infine per il consolidamento e la ricostruzione di piccoli frammenti diun crocifisso di Francesco da Sangallo [9].

Bibliografia:1.  Ciocchetti C., Munzi C.; “La Balsite: un nuovo materiale per il risanamento dei supporti lignei e per la realizzazione

di parti mancanti” Bollettino ICR n.15, Luglio Dicembre 2007.2.  Fasce M., Borgioli L.;“Metodologia di iniezione di stucchi in opere lignee policrome”, Atti del Congresso “Lo stato

dell’arte 7”, Napoli, 8-10 Ottobre 20093.  Patrizi M.G., Ridolfi S., Carocci I., Borgioli L.; “Tre sculture lignee dorate e policrome: indagini diagnostiche non

distruttive ed utilizzo di metodologie e prodotti innovativi a minor impatto ambientale nel rispetto dell’opera,dell’operatore e dell’ambiente”, Atti del Congresso “Lo stato dell’arte 7”, Napoli, 8-10 Ottobre 2009.

4.  Cassiano A., Minerva B., Guarini I., Martignano G.; “Il San Giovanni Evangelista del Monastero delle Benedettinedi Lecce: un caso di reintegrazione plastica di una scultura lignea policroma”, Atti del Congresso “Lo stato dell’arte7”, Napoli, 8-10 Ottobre 2009

5.  Shirin Afra “Una madonna con bambino dalla chiesa di S.Francesco a Citerna” Tesi di diploma Opificio delle PietreDure, 2007.

6.  Castelli C., Cianfanelli M., Ciatti M., Daffra E., Innocenti F., Lallai C., Lanterna G, Moioli P., Parri M., Ramat A.,

Santacesaria A., Seccaroni G.; “Il restauro Polittico di Palma il Vecchio di Peghera”, OPD Restauro 21 (2009).7.  Buda R., Dori A., Dori L.; “Gli sportelli del Trittico di Benedetto Portinari ”, Kermes n°72, 2009

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8.  Sebastianelli M., Palla F., Mancuso F.P., Rizzo G., Megna B., Di Natale M.C.; “Un soffitto ligneo intagliato eminiato del XV sec. in Sicilia. Studio ed indagini diagnostiche”, Atti del XX Congresso “Scienza e Beni Culturali”,Bressanone, 2009

9.  Teodori B., Fulimeni A, Fioravanti M., Spampinato M.; “Il Crocifisso di Francesco da Sangallo dell’Ospedale diSanta Maria Nuova a Firenze”, Kermes 76, Ottobre-Dicembre 2009.