Auctores Elaborato

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Simonetta Leonardi IULINE PEDAGOGIA DELLA RELAZIONE EDUCATIVA Modulo 2:La relazione in chiave educativa Gli Auctores Gli auctores Arano profondo nel terreno dell’umano” , ci aiutano a mantenere il focus sull’uomo, a distanziarci dai problemi contingenti per affrontarli con una visione più ampia che prescinda dal tempo e dal luogo in cui si presentano, a saper riconoscere le antinomie del vissuto e a gestirle con maggior competenza specialmente in ambito educativo. Quale insegnamento trarre dalla sapienza di Socrate, un uomo ritenuto unanimemente colto ma che, cosciente della natura umana del suo sapere, se ne stupiva combattuto tra la consapevolezza dei limiti e le affermazioni dell’oracolo di Delfi che sapiente lo appellava. Il dio Apollo ha parlato per mezzo della sua sacerdotessa con un enigma e per sciogliere l’enigma Socrate ci illustra il suo pensiero sulla sapienza. Lo fa mirabilmente sottoponendo ad esame coloro i quali sono reputati sapienti. “Confutando” l’uomo politico e il poeta, giunge alla conclusione che entrambi presumono di sapere senza sapere e in questo sta la differenza con se stesso poiché egli afferma : “quel che io non so, neanche credo saperlo”. Socrate non affermava ciò per stupire l’interlocutore con un artificio retorico ma per onestà intellettuale, per coerenza con la sua smania mai appagata di conoscenza e di verità, un esempio 1 Socrate raffigurato da Raffaello intento a dialogare nella scuola di Atene

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ppt sulla formazione elaborata insieme alla mia collega Renata P.

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Simonetta Leonardi IULINE

PEDAGOGIA DELLA RELAZIONE EDUCATIVAModulo 2:La relazione in chiave educativa

Gli AuctoresGli auctores “Arano profondo nel terreno dell’umano” , ci aiutano a mantenere il focus sull’uomo, a distanziarci dai problemi contingenti per affrontarli con una visione più ampia che prescinda dal tempo e dal luogo in cui si presentano, a saper riconoscere le antinomie del vissuto e a gestirle con maggior competenza specialmente in ambito educativo.

Quale insegnamento trarre dalla sapienza di Socrate, un uomo ritenuto unanimemente colto ma che, cosciente della natura umana del suo sapere, se ne

stupiva combattuto tra la consapevolezza dei limiti e le affermazioni dell’oracolo di Delfi che sapiente lo appellava. Il dio Apollo ha parlato per mezzo della sua sacerdotessa con un enigma e per sciogliere l’enigma Socrate ci illustra il suo pensiero sulla sapienza. Lo fa mirabilmente sottoponendo ad esame coloro i quali sono reputati sapienti. “Confutando” l’uomo politico e il poeta, giunge alla conclusione che entrambi presumono di sapere senza sapere e in questo sta la differenza con se stesso poiché egli afferma : “…quel che io non so, neanche credo saperlo”. Socrate non affermava ciò per stupire l’interlocutore con un artificio retorico ma per onestà intellettuale, per coerenza con la sua smania mai appagata di conoscenza e di verità, un esempio di umiltà e onestà, di impressionante attualità anche in un contesto contemporaneo.Confutando gli artigiani Socrate opera una distinzione tra il sapere tecnico e quello morale mostrando di valutare in modo diverso i due tipi di sapere e giungendo alla conclusione che la sapienza tecnica non vale nulla se è separata da quella morale.Attraverso la maieutica del dialogo socratico e la sua ironia nel confutare, Socrate ci illustra in maniera mirabile come scoprire i propri limiti, come distinguere la limitata conoscenza umana da quella divina. Questa pratica è scomoda per la polis che vede in lui un elemento sovvertitore dello stato perché il suo esempio contagia i figli delle famiglie più ricche che si accompagnano a lui e cercano di imitarlo smascherando altri presunti sapienti.Da qui sono nati gli odi e le inimicizie le accuse di corrompere i giovani e di non riconoscere gli dei della città che lo portarono a morte. Da qui si capisce quale è il ruolo del filosofo, la sua missione divina, il filosofo che apre le menti che non propone delle verità ma “punzecchia come un tafano ” gli interlocutori, stimolandoli a intraprendere un’ indagine interiore.

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Socrate raffigurato da Raffaello intento a dialogare nella scuola di Atene

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“L’apologia di Socrate” stupisce per la sua avvincente modernità, proponendoci un metodo di indagine e di interpretazione adatto anche al mondo odierno. La filosofia di Socrate ha una funzione destabilizzante poiché punta a smascherare e a svergognare chi vive nella falsità e nell’incoerenza, cioè i più, ma svolge anche la funzione costruttiva di un nuovo ordine di idee ispirate a sani valori di onestà intellettuale e alla cura della propria anima, che possono essere concretizzate in un nuovo modo di vivere in cui “non dalle ricchezze nasce virtù, ma dalle virtù nascono ricchezze”. Le caratteristiche della paideia platonico- socratica possono essere linea guida per una riflessione profonda e moderna, poco importa se ancora si discute sulla paternità delle affermazioni, se a parlare sia il discepolo Platone o il maestro Socrate perché il loro valore rimane inalterato.Le modalità dell’agire maieutico ci propongono il dialogo e la capacità di ascolto come elementi fondamentali per le relazioni umane sia di tipo interpersonale che educativo. Il metodo maieutico, caratterizzato dal dialogo socratico procede per domande e risposte, confutando ipotesi, facendo uso dell’ironia e non ha mai come scopo l’indottrinamento, Socrate all’opposto dei sofisti, auspica che le persone imparino a pensare con la propria testa senza abbracciare idee già confezionate da altri.

Socrate non si definisce maestro perché non trasmette conoscenze insegnando ma cerca solo di rendere migliori gli altri, ciò nonostante la storia lo ha consacrato grande maieuta. Egli interroga se stesso e gli altri, rimette tutta la sua vita, il suo operare in discussione, giudica e si espone al giudizio ma resta fermo nelle sue convinzioni fondamentali anche quando una posizione più accondiscendente gli avrebbe salvato la vita: “Ateniesi, ho rispetto e affetto per voi, ma ubbidirò piuttosto a Dio che a voi […] non cesserò mai di filosofare e di esortarvi e consigliarvi…”

Nell’Apologia sembra quasi che Socrate rivolga la sua attenzione, il suo messaggio ad ogni singolo uomo, e il suo dialogare così delicato, confidenziale, pare annullare l’enorme distanza spazio-temporale che ci separa da lui, è difficile capire se questo merito vada assegnato a Platone, che mirabilmente fa parlare il Maestro, o sia insito nella levatura del contenuto e del “confutare” di Socrate.

Se Socrate mette a suo agio il lettore, che è pervaso da una frenesia di andare avanti e di godere fino in fondo dell’opera, con Nietzsche le sensazioni cambiano, assumono i toni tragici del continuo dilaniarsi dell’essere umano. Le pause di riflessione danno un ritmo lento alla lettura, portano il lettore dove la sua mente non vorrebbe andare. Il disagio interiore crescente si concretizza e trova conferma nella frase di chiusura “L’amore per la verità è qualcosa di terribile e violento”Nietzsche attraverso il suo saggio “Schopenhauer come educatore” (1874, terza delle quattro "Considerazioni inattuali"), affronta il problema dell’educazione e indica la via verso la grandezza e i compiti universali, esorta a vivere una vita non conformista ribellandosi alle convenzioni che annientano l’uomo privandolo della libertà.L’uomo è cosciente della sua unicità ma stenta a concretizzarla per effetto della sua “pigrizia” e della “paura del vicino” arrivando a un atteggiamento che lo induce “a pensare ed ad agire alla

2Friedrich W. Nietzsche

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maniera del gregge…” la vita conformista viene raffrontata a quella libera e ne vengono elencati i pro e i contro. Solo gli artisti si ribellano alle imposizioni del conformismo e vivono una vita da “artefici” e non di “artifici”. L’artista è per Nietzsche la figura che armonizza le contrastanti nature dell’essere e che incarna al meglio l’idea di uomo libero, perché l’artista, si ribella alle imposizioni percorrendo sempre una strada personale, originale, mai scontata. Percorrere la strada della libertà è un grande impegno che richiede coraggio, perché è un percorso difficile e solitario, che prevede un viaggio in primo luogo con se stessi ma nella consapevolezza che il vero essere non si trova profondamente sepolto dentro di noi ma ad un’altezza incommensurabile al di sopra di noi, questo percorso porta a riconoscere la genialità e l’unicità dell’uomo.

L’unicità dell’uomo e il suo riconoscimento è di fondamentale importanza per Nietzsche è un punto di arrivo di un percorso ma è anche punto di partenza per la realizzazione di una vita piena, autentica, priva di condizionamenti forvianti la vera natura dell’uomo “L’uomo che non vuole appartenere alla massa non deve far altro che cessare di mettersi comodo con se stesso; segua la sua coscienza che gli grida :«Sii te stesso! Tu non sei tutto ciò che adesso fai, pensi e desideri » e ancora : “…nessuna creatura è più ripugnante dell’uomo che sfugge il suo genio”

L’uomo da solo stenta a intraprendere la strada della conoscenza di se stesso e è per superare questa difficoltà che intervengono gli educatori.

L’educatore ha un ruolo molto importante in questa scoperta di se stessi e della realtà esterna , la sua opera rende consapevoli che l’essere originario può solo essere liberato e non educato "I tuoi educatori non possono essere nient'altro che i tuoi liberatori”. Dall’opera emerge una figura di educatore che riveste un ruolo centrale nella crescita delle nuove generazioni, l’ammirazione e il rispetto che Nietzsche prova nei confronti del suo severo educatore Schopenhauer, non sono certamente paragonabile a quelle che la società odierna riserva ai suoi educatori. Le parole con cui Nietzsche introduce l’argomento assumono dei toni toccanti “Quando un tempo mi abbandonavo ai desideri come il cuore portava, mi immaginavo che il terribile sforzo e impegno di educare me stesso mi sarebbe stato risparmiato dalla sorte, qualora avessi trovato al momento giusto, come educatore, un filosofo, un vero filosofo, a cui avessi potuto obbedire senza stare a rifletterci su, perché avrei riposto in lui più fiducia che in me stesso.”

Per sua stessa ammissione in opere successive Nietzsche dichiara che in “Schopenhauer come educatore” è scritta la sua storia più intima, il suo divenire, il suo voto solenne; possiamo quindi pensare che questa opera sia il suo manifesto e che attraverso l'esaltazione del suo "unico e grande maestro" in realtà è Nietzsche che si presenta come educatore alla grandezza e a "compiti di portata storica universale".L’educatore di Nietzsche ci viene presentato attraverso due figure diverse, il primo educatore focalizza la sua azione sull’individuo e convoglia tutta la sua opera verso quella direzione, il secondo invece ha come obiettivo di creare un rapporto armonico tra tutte le forze esistenti, il centro e la periferia che Nietzsche nella propria idea cerca di rappresentare come in un grande sistema di soli e pianeti in perenne movimento. L’idea che più rispecchia il pensiero di Nietzsche è la prima poiché la centralità dell’uomo ha la meglio su tutto ciò che lo circonda e mai può essere messa in secondo luogo.Per Nietzsche, oltre ad essere un grande filosofo, Schopenhauer è l’educatore ideale, in lui non trova nessun paradosso, ma solo qualche piccolo errore che non inficia il suo valore.

Nietzsche ha una idea esplosiva del filosofo, che è un genio, un sovvertitore, che “ parla lanciando fulmini”e lo distingue nettamente dall’erudito che egli detesta per aver disatteso le

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istanze di autonomia intellettuale. Il vero filosofo dà l’esempio,diventa modello e trascina dietro di sé interi popoli.

Oltre al filosofo Nietzsche ci presenta diverse figure di uomo Per Nietzsche l’uomo è misterioso “è una cosa oscura e inviluppata; se la lepre ha sette pelli, l’uomo può trarne da sé sette volte settanta senza ancora poter dire:-questo sei tu veramente,questa non è più scorza-” ma anche grandioso come l’artista e il genio che anela alla santità che è la forma più alta del suo essere.

N. esplora la sua epoca e ne effettua una chiara diagnosi sulla crisi che essa attraversa ponendo la sua attenzione in particolare sulla corruzione della cultura e sulla morale.La cultura non può essere assoggettata a nessun altro scopo se non alla conoscenza e alla liberazione dell’uomo ma intorno a sé Nietzsche vede solo esempi di corruzione e logiche utilitaristiche che la assoggettano a cause poco nobili quali le istanze dello stato, dell’ideologia, del guadagno, della scienza e della formazione professionale.

Nietzsche - SchopenhauerVS

Platone – Socrate

L’attualità della lezione di Platone e Nietzsche, si riflette con inaspettata concretezza nel nostro vivere quotidiano, portandoci ad interrogarci su ogni aspetto del nostro essere a vario titolo educatori. Ci induce a scoprire se il nostro stile assomiglia almeno un po’ a quello dei grandi liberatori.

Cosa accomuna questi uomini tanto distanti nel tempo, nello spazio, nella storia? Quali sono i punti di incontro dei loro pensieri e gli insegnamenti che possono aiutarci ad essere educatori migliori?In primo luogo una grande idea di una nuova umanità dove i migliori (il filosofo per Platone, il genio per Nietzsche) mettono a nudo la loro società corrotta e decadente per promuovere una nuova umanità che nasce da una educazione alla sapienza e alla verità. L’educazione è la speranza dei due filosofi, l’uomo migliore con loro diventa frutto dell’educazione voluta e cercata e non del caso che sporadicamente fa nascere geni . Vi è convergenza per l’attenzione all’ umano vista l’intensità con laquale la filosofia è stata non solo teorizzata ma applicata alla propria rispettiva vita daentrambi, realizzando un preciso ideale e vivendo secondo coscienza e non secondo le mode.

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Entrambi non amano chi fa del proprio sapere mercimonio. Nietzsche si scaglia contro il filosofo di professione che produce teoria, scrive trattati, affida il proprio pensiero alla scrittura e non lo pratica, Platone per bocca di Socrate critica i sofisti rei di vendere il loro sapere e di usare artifici retorici.

Platone e Nietzsche affermano che gli uomini sono tutti diversi, ed entrambi nutrono avversione per la scienza che tende a prescindere dal particolare e a lasciar fuori l’uomo, o nel migliore dei casi a ridurlo ad oggetto.

Entrambi ci propongono il dialogo non solo come momento di confronto con gli altri ma anche come “dialogo dell’anima con se stessa”, la direzione comune è verso l’interno, Platone cerca se stesso, esattamente come lo fa Nietzsche.

Le mie considerazioni

Accogliendo l’invito della prof. Di Agresti per una riflessione personale sui testi

Il bilancio di una umile educatrice tra gli iniziati si chiude positivamente anche se il viaggio non è ancora terminato o forse non terminerà mai.Questo viaggio, in tempi in cui le acque sono molto mosse e il navigare non è per nulla agevole, è approdato in lidi in cui i moti dell’anima prevalgono su quelli della con testualità. Ho imparato che se i moti a noi esterni spesso si placano, quelli interni non si acquietano mai, e che l’esperire interiore deve diventare nuovo “metodo di indagine per tutte le dimensioni che coinvolgono l’umano, un metodo aperto, sempre in divenire che non assume le regole certe dell’oggettività e il dogmatismo, ma anche quelle del relativismo”.

Della professoressa Edda Ducci, che, a detta di chi l’ha ben conosciuta, ha fatto dell’impegno verso l’educazione sua vita, ho apprezzato il suo scrivere che evoca immagini e situazioni, la sua grande sensibilità nel parlare dell’umano, sensibilità propria solo di chi l’umano lo conosce bene e lo pratica. Prendo come suo insegnamento questa frase:“ L’uomo non è definibile, è un grande mistero, bisogna inserirsi in una dinamica rispettosa dell’altro in modo da non creare dipendenza, ma quanto più possibile reciprocità” 1 e la porto con me, affinché come un faro quotidianamente mi indichi la strada. Spero che le mie mani non siano mai “rozze” e la mia idea dell’uomo, da qualunque parte lo si osservi, sempre affermativa.

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Con Socrate ho goduto il piacere della lettura aulica, intaccabile dai secoli e dalle mode, e ho apprezzato l’esempio dell’uomo tenace che con il coraggio delle proprie idee affronta la morte non senza prima argomentare in maniera mirabile le sue ragioni. Un modello da seguire ancora oggi, poiché nonostante la libertà sancita e professata, spesso come educatori ci troviamo costretti ad assoggettare i nostri insegnamenti a logiche imposteci dall’alto e poco condivisibili per il loro scarso valore pedagogico. Spero che riscocchi la scintilla dell’amore platonico inteso come legame affettivo molto speciale che intercorre tra maestro e allievo e che questo curi i mali di un’educazione direzionata a modelli distanti dall’uomo.

Con Nietzsche ho dovuto liberarmi delle precomprensioni stratificate nel tempo e “spogliarmi nuda” considerarlo come uno sconosciuto che si incontra per la prima volta e andarne con curiosità a scoprire il suo genio. L’opzione sull’uomo, già argomento in “Approdi dell’umano”, diventa con Nietzsche centrale. Distinguere l’innato, l’originale, il primitivo da ciò che può essere educabile non può per un educatore essere secondario. Su queste due dimensioni si gioca il valore e la riuscita di un processo educativo. E infine, ma solo cronologicamente, faccio miei gli spunti di riflessione della professoressa Di Agresti per esplorare la scuola come “luogo di incontro” di molteplici istanze e seguo i suoi input per facilitare la comprensione e l’interiorizzazione del percorso fatto.

Spero di non peccare di presunzione affermando che la mia consapevolezza circa il ruolo che svolgo si è accresciuta sia riguardo alla dimensione personale che sociale e che la ricerca di senso, ancora non del tutto soddisfatta, si è fatta più profonda.

1 da un articolo di P. Notargiacomo (LUMSA NEWS)

Bibliografia

Approdi dell’umano,il dialogare minore- E. Ducci

Schopenhauer come educatore-F.W.Nietzsche

Apologia di Socrate- Platone

Competenze pedagogiche della scuola- Di Agresti

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