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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina CESDAE Centro Studi e Documentazione sull’Area Elima - Gibellina - TERZE GIORNATE INTERNAZIONALI DI STUDI SULL’AREA ELIMA (Gibellina - Erice - Contessa Entellina, 23-26 ottobre 1997) ATTI I Pisa - Gibellina 2000

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Scuola Normale Superiore di Pisa Comune di Gibellina

CESDAECentro Studi e Documentazione sull’Area Elima

- Gibellina -

TERZEGIORNATE INTERNAZIONALI DI

STUDI SULL’AREA ELIMA

(Gibellina - Erice - Contessa Entellina, 23-26 ottobre 1997)

ATTI

I

Pisa - Gibellina 2000

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ISBN 88-7642-088-6

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PRESENTAZIONE

Le Terze Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima sisono svolte, dal 23 al 26 ottobre 1997, a Gibellina, Erice eContessa Entellina e hanno visto ancora una volta quell’ampia equalificata partecipazione di studiosi di diversi ambiti disciplina-ri che hanno assicurato il successo delle due prime edizioni diquesti incontri. Gli appuntamenti triennali organizzati dal Centrodi Studi e Documentazione sull’Area Elima (CESDAE), natograzie alla feconda collaborazione fra il Comune di Gibellina e ilLaboratorio di Topografia Storico-Archeologica del MondoAntico della Scuola Normale Superiore di Pisa, sono così diven-tati la sede istituzionale di comunicazione e di confronto suiproblemi storici e archeologici dell’area elima, e più in generaledella Sicilia Occidentale.

Tale risultato non sarebbe stato possibile senza il contributoe il sostegno finanziario di vari enti e senza la dedizione di un grannumero di persone. Il mio più sentito ringraziamento va in primoluogo a chi ha reso materialmente possibile lo svolgimento diqueste Giornate: al prof. Antonino Zichichi e al dr. AlbertoGabrieli, rispettivamente direttore e segretario della Fondazionee Centro di Cultura Scientifica “Ettore Majorana” di Erice, alsindaco di Gibellina prof. Giovanni Navarra, al sindaco di Con-tessa Entellina dr. Antonino Lala. Sia qui ringraziata anche laScuola Normale Superiore per il sostegno finanziario che ha datoalla loro realizzazione. Ricordo infine che noi tutti abbiamocontratto un grosso debito di gratitudine con il prof. VincenzoAdamo, segretario del CESDAE, il cui costante impegno è unasolida garanzia per la continuazione e il successo delle attività delCentro.

Il personale del Laboratorio di Topografia della ScuolaNormale si è come sempre prodigato senza risparmio per la buonariuscita di questa iniziativa: un caloroso grazie ad AlessandroCorretti, Michela Gargini, Bruno Garozzo, Mariella Gulletta perl’impegnativo lavoro svolto in qualità di membri della Segreteriadel Convegno, e a Cesare Cassanelli per il contributo fornito alla

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redazione di questi volumi. Dobbiamo ancora alla cura e alladedizione di Alessandro Corretti se gli Atti di queste TerzeGiornate vedono la luce prima delle Quarte Giornate Internazio-nali di Studi sull’Area Elima, che si terranno presso il Centro“Ettore Majorana” di Erice dal 4 al 7 dicembre 2000.

Nel licenziare queste pagine, il ricordo di chi scrive va, congratitudine e commozione, al Maestro di umanità e di libertà,Giuseppe Nenci, che questo Centro ha fondato e diretto fino allasua improvvisa scomparsa e che con il suo entusiasmo, la suacapacità organizzativa, la sua illuminata e infaticabile attività distudio e di ricerca ha dato il primo, decisivo impulso ai progettie alle iniziative di cui le Giornate sono il coronamento. Sonocerto di interpretare i sentimenti di tutti i partecipanti a questoConvegno nel dedicare queste pagine alla sua memoria.

Il Direttore del CESDAEUgo Fantasia

Pisa, 27 marzo 2000.

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IL BULEUTERIO DI SEGESTA: PRIMI DATI PER UNA

DEFINIZIONE DEL MONUMENTO NEL CONTESTO

URBANISTICO DI ETÀ ELLENISTICA

MONICA DE CESARE - MARIA CECILIA PARRA

Quando il Gualtherus, girovagando nel ’600 tra ruderi anti-chi disseminati su un colle distante 21 stadi da Calatafimi, lesseun nome greco – Asklapos – iscritto a lettere cubitali su un bloccoche appena spuntava da terra non eminus a prisca aede quaepublico arbitratu theatrum extitit («non lontano dall’edificioantico che a giudizio di tutti fu un teatro») pensò, a quanto sembra,a collegare l’epigrafe con l’edificio che – insieme al tempio –sarebbe poi diventato il ‘simbolo architettonico’ di Segesta1 (tav.XLIII, 1). Oggi, possiamo dire che l’osservazione del Gualtherus– pur dotta ed acuta – era fallace: Asklapos fu il direttore dei lavoridi costruzione di un edificio planimetricamente analogo al teatroma di dimensioni minori, del buleuterio cioè, che sta venendo inluce sull’acropoli settentrionale nel settore N dell’area 3000,laddove era stato già da noi ipotizzato in base a semplici datimetrologici offerti dai sedili concentrati nell’alzato e nei crolli dimuri medievali2 (tav. XLIII, 3; XLIV, 2).

Più volte abbiamo avuto occasione di osservare come lamassiccia edificazione operata in quest’area nel Medioevo abbiaprofondamente intaccato gli edifici preesistenti rendendo diffici-le non solo l’identificazione planimetrica dei singoli ma soprat-tutto una lettura di sintesi distinta nelle varie fasi edilizie3 (tav.CXCV)

In particolare per quanto riguarda il settore in questione è dasottolineare come alcuni degli ambienti che costituiscono laporzione N del complesso medievale fortificato che occupò nello

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scorcio del XII secolo quest’area sommitale di Calatabarbaro,mostrano con evidenza quale dovette essere il grado di riutilizzodi elementi architettonici indubitabilmente recuperati dalbuleuterio. Se in questo senso parlano con immediatezza i sediliche talora si allineano fitti in una sorta di tecnica a telaio postlitteram in alcuni paramenti murari4 (tav. XLIV, 1; CXCVI), conancora maggior forza deve essere sottolineato quanto ci indica ‘innegativo’ la presenza – nel crollo dell’ambiente I1 e nella imboc-catura di una cisterna (tav. XLIII, 2) – delle lastre con l’iscrizionegià in minima parte del testo segnalata da Gualtherus ed oggiinteramente recuperata: quell’iscrizione che, con la menzione deinomi dell’epistates Asklapos figlio di Diodoros e dell’architettoBibakos figlio di Tittelos, ufficialmente consacrò l’edificio5.

Benché dunque molto scarse, le strutture rimaste in situ sonosufficienti per restituire almeno a grandi linee la planimetria delmonumento (tav. XLVI, 3; tav. CXCVII), ferma restando nel-l’ipotesi ricostruttiva la necessità di combinare con esse la valu-tazione sia tipologica che numerica degli elementi architettonicierratici di certa pertinenza.

Con le prime indagini (1995) – sui cui risultati si basa inbuona parte il presente intervento – l’edificio è stato sondatosoprattutto nelle porzioni meridionale ed occidentale, mentre a Nè stata accertata solo la presenza di un portico ancora da definirenello sviluppo planimetrico e nell’esatta articolazione rispetto alcorpo principale. L’ultima campagna di scavo (1997) ha inveceinteressato la porzione orientale, quella cioè vòlta verso l’agora,con ulteriori verifiche in quella settentrionale6.

La lettura complessiva degli elementi residui, erratici e non,permettono di ricostruire la pianta dell’aula, di forma rettangola-re (m 18,50 × 13,20 ca.) e con cavea iscritta ad andamentosemicircolare (tav. CXCVII). Un suo sviluppo in alzato in setteordini può calcolarsi in base alle dimensioni della sala ed allemisure di 64 sedili di pietra calcarea (tav. XLVII) – nessuno deiquali in situ – che una sistematica ricognizione ha permessofinora di rilevare: di poco variabili le dimensioni delle parti avista, da 37 a 40,5 cm quelle della seduta, da 37 a 40 cm quelle

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dell’altezza della medesima, da 40 a 45 cm quelle della pedata; evariabili gli spessori e la profondità, per evidenti motivi diottimizzazione statica nella distribuzione tra i diversi ordini dellacavea. I sedili erano sostenuti da un riempimento contenuto entroalmeno quattro muri radiali: impossibile accertare una suddivi-sione della cavea in cunei dato che sono stati rinvenuti soli 6gradini erratici pertinenti a klimakes d’accesso agli ordini7.

L’orchestra ha un raggio di m 2,26, esattamente calcolabilegrazie a quattro lastre di pedata terminale della gradinata rimastein posizione originaria (tav. XLIV, 2) fin quasi al limite internodella parete d’ingresso della sala che è stata identificata solo perun breve tratto della sua fondazione mediante un saggio praticatoin profondità laddove il crollo post-antico delle lastre dell’iscri-zione monumentale aveva creato un’ampia lacuna. La misuradell’intervallo residuo tra la lastra più estrema ed il filo internodella suddetta fondazione sembra suggerire la presenza in questopunto di una scaletta di accesso alle file dei sedili: ed una secondapotrebbe allora supporsi in posizione simmetrica sul lato O dellacavea (tav. CXCVII).

Come dobbiamo forse supporre che le porte di accesso allasala del consiglio fossero ubicate sull’asse mediano dell’orche-stra tra le due pareti di sostegno esterno della cavea: nessunatraccia è ormai più recuperabile sul terreno; e solo forse alcunirocchi di semicolonne e frammenti di capitelli ad esse pertinentireimpiegati nelle murature medievali – ad esempio in un murodell’Ambiente G (tav. XLVIII, 3)– potrebbero segnalarne in lineadel tutto ipotetica la presenza ed alcuni dettagli decorativi.

L’orchestra (tav. XLV, 1) era pavimentata con mattonelleesagonali ed elementi trapezoidali8 con un margine curvilineo perla messa in opera al limite della curva dei sedili, tutti di calcare adammoniti rosato e molto compatto. Si tratta di un pavimento inopus sectile, forse a ‘modulo medio esagonale singolo’ secondola classificazione più corrente9: un tipo raramente attestato, la cuiunità disegnativa di base sembra corrispondere nel nostro casoalla larghezza massima delle mattonelle. Gli esigui elementiconservati permettono solo una lettura a grandi linee dello sche-

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ma compositivo, che peraltro non fornisce indicazionicronologiche precise: né sussistono dati stratigrafici in proposito,data la giacitura secondaria e talora addirittura erratica deglielementi10.

Il calcare rosato utilizzato per la pavimentazione provienecon certezza dal Monte Inici, dove ancor oggi si estrae materialeper rivestimenti pavimentali – il cosiddetto ‘marmo rosso-Segesta’.Numerose le cave distribuite sia sul versante di Castellammare,sia su quello di Segesta dove è verosimile localizzare il luogo diestrazione del nostro materiale, sia per la maggiore antichità delletracce conservate sia soprattutto per motivi topografici: in parti-colare è ‘indiziata’ una cava in località Gagliardetto che dominaun canalone soprastante la vallata del fiume Gaggera/Caldo doverecenti ricognizioni hanno evidenziato, a partire dal IV sec. a. C.,insediamenti collegati poi alla fine del III sec. a. C. dal percorsodella via Valeria11.

Dello stesso calcare rosato del Monte Inici erano le piccolelastre rettangolari (cm 46 × 32) (tav. XLV, 1) – alcune ancora inposto sotto un muro medievale – pertinenti alla pavimentazionedel portico che monumentalizzava a N l’ingresso del buleuterio.Tre lastre dello stilobate con chiare tracce d’imposta di colonne(diam. cm 66) sono rimaste in situ negli Ambienti medievali S1e T1, dove furono inglobate nel pavimento o sfruttate comesoglia: esse indicano una profondità del porticato pari a m 4,70ca.12 (tav. CXCVII) ma la loro posizione vicina all’asse medianodella cavea lascia aperta la ricostruzione planimetrica dellafronte, benché le ultime indagini13 inducano a ritenere che fossesviluppata a formare strutturalmente un corpo compatto conl’aula del consiglio come ad Agrigento ed a Morgantina, piuttostoche ‘svincolata’ da essa nell’andamento perimetrale come aMonte Iato e forse ad Akrai14.

Indizio di un secondo portico sul lato O sono forse altre duelastre di stilobate con imposta di colonne (diam. cm 62) (tav.CXCVII) che fronteggiano ad una distanza di 4 m ca. l’angolosud-orientale del buleuterio, in corrispondenza di un ambulacro(tav. XLVI, 1) in parte sotterraneo15 che correva rettilineo lungo

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il lato meridionale dell’aula, il cui accesso sul lato O era chiusoda una porta con soglia in posto. A metà circa del corridoio sonoancora visibili in giacitura di crollo due sedili del buleuterio (tav.XLV, 2): la posizione di caduta non solo conserva chiari indizi diun’originaria connessione dei due elementi, ma suggerisce ancheche i due ordini superiori della cavea insistevano sull’ambulacrostesso, forse coperto a volta (tav. XLVI, 3). Sembra ormai certoche il passaggio fosse funzionale soltanto ad un accesso internoalla cavea e/o ad altro ambiente sotterraneo limitrofo16, inveceche servire da collegamento pedonale tra l’agora e l’area diabitato posta ad O, come ipotizzato in precedenza: di tale accessointerno restano comunque da verificare in dettaglio le caratteristi-che architettoniche, quali ad esempio un eventuale collegamentomediante una scala con gli ordini superiori della cavea.

Il buleuterio, letto nello sviluppo planimetrico finora deline-ato, appartiene ad una fase tardo-ellenistica che un esiguo numerodi materiali restituiti dal saggio praticato al limite orientaledell’orchestra e da strati pertinenti ad interventi di sistemazionedell’area – già certamente edificata in precedenza – fanno inqua-drare non prima dei decenni finali del II sec. a.C.

A questa stessa fase (tav. CXCV) è da riferire anche laripavimentazione con mattoni quadrati – posta alla stessa quotadell’orchestra – dell’edificio con cortile lastricato e porticocolonnato dorico adiacente al lato meridionale del buleuterio econ accesso monumentale rivolto verso l’agora – chiaramenteindicato da una grossa soglia17. Ricordiamo soltanto che questotipo di pavimentazione fittile è più volte attestato in Sicilia inedifici pubblici tardo-ellenistici18. Il collassamento di questopavimento secondario è stato a suo tempo messo in relazione conla presenza di un ambiente sottostante interpretato come unacisterna; ma alla luce dei nuovi dati offerti dallo scavo sul latomeridionale del buleuterio non è da escludere l’ipotesi di un vanosotterraneo con accesso dall’ambulacro19.

Anche il portico che monumentalizzava l’accesso all’agorada S, da tempo indagato con i suoi elementi architettonici edecorativi tardo-ellenistici20 – ricordiamo il capitello corinzio-

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italico e la statua femminile – deve inquadrarsi in questa fasetardoellenistica (tav. CXCV) che si configura come una sistema-zione monumentale a terrazze dell’area pubblica segestana, ancorpiù tangibile da una lettura parallela anche dei dati monumentaliche stanno emergendo nella limitrofa area 4000. Basta pensareall’horreum prospiciente l’agora messo in luce sulla terrazzainferiore ad E del buleuterio, della seconda metà del II sec. a. C.;nonché alla risistemazione tardorepubblicana dello spazio agoraicoappurata in alcuni sondaggi presso gli edifici del lato S dellapiazza21, testimoniata forse anche dall’iscrizione dell’agoranomosoriginario di Petra che ne finanziò un qualche specifico interven-to22.

Ma anche di una o più fasi monumentali precedenti – da etàclassica ad età medioellenistica – le tracce sono ormai bentangibili: un ‘mosaico’ di indizi, architettonici e non, in cui sicompongono elementi già evidenziati nelle indagini pregresse edati restituiti dalle indagini più recenti nell’area del buleuterio.Tralasciando in questa sede le emergenze più antiche (tav.CXCV) – che comunque si configurano a carattere pubblico23–si può innanzi tutto ricordare che l’edificio cui appartenne ilcortile lastricato scandito da un colonnato dorico deve inquadrar-si nel suo primo impianto in una fase forse ancora compresa nelIV sec. a. C. Pertinente alla pavimentazione originaria del porticocolonnato deve considerarsi il lembo di lastricato messo in luceall’interno del vano F del complesso medievale (tav. XLVI, 2)coperto dallo strato di allettamento della ripavimentazione amattoni24. Ed un ulteriore indizio relativo alla cronologia diquesta prima fase potrebbe cogliersi nella sua possibile identifi-cazione funzionale quale peristylos25 – la palestra per lottatori,pugili e pancraziasti – del ginnasio segestano, edificio attestato daalmeno tre iscrizioni datate tra la fine del IV e la metà del III sec.a. C.26.

Anche per quanto riguarda l’area specifica occupata dalbuleuterio tardo-ellenistico, le indagini più recenti hanno per-messo di cogliere indizi consistenti di una ‘presenza’ monumentaledi età anteriore, che doveva costituire un corpo unico con il

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portico colonnato del presunto ginnasio. In particolare si staevidenziando come in età tardo-ellenistica la cavea del buleuterio,con i suoi muri perimetrali orientale e meridionale, fu addossatasia ad una lunga struttura muraria che doveva costituire ad E lafronte di due (o più?) edifici monumentali prospicienti l’agora,sia al portico N del cortile lastricato e colonnato ipoteticamentedefinito peristylos del ginnasio. L’area del buleuterio edificatoalla fine del II sec. a. C. – restituitoci dagli scavi con unafisionomia assai lacunosa ma inequivocabile nella suaconnotazione d’uso – doveva dunque essere occupata già in etàellenistica da un edificio della cui planimetria ancora ben pocosappiamo: è certo tuttavia che solo in via d’ipotesi di lavoropossiamo attribuire ad esso le medesime caratteristichefunzionali27.

Sembra comunque supportare quest’ipotesi anche il rinveni-mento in quest’area dell’iscrizione monumentale28, che non puòsenz’altro riferirsi al buleuterio tardoellenistico; si deve comun-que pensare che l’epigrafe, quando l’edificio fu ampliato, orimase nella sua posizione originaria, forse pavimentale29, o furicollocata in un altro punto del nuovo edificio.

Ulteriori indizi offrono i materiali ceramici della prima etàellenistica (fine IV-III sec. a. C.) residuati nei livelli di riempi-mento dell’edificio tardoellenistico – ormai indagati in puntidifferenziati del monumento30: pur nei limiti della loro valenza aifini di una definizione funzionale del contesto monumentale dipertinenza, è certo che la loro non trascurabile consistenzanumerica, può divenire elemento significativo in relazione al-l’ipotesi di una ristrutturazione tarda di un complesso precedente.

Tangibile, ma per il momento assai sfumato, resta comunqueil quadro d’insieme di questa porzione dell’area pubblica segestanadal IV al II sec. a. C., quadro che sembra cominciare a sostanziarsicon i rinvenimenti di analoga fase sul lato S dell’agora31.

Ma torniamo adesso al buleuterio, con pochi cenni di sintesi.L’edificio del quale si comincia a conoscere l’articolazione

planimetrica – piuttosto che quella dell’alzato, irrimediabilmentecancellato dal collassamento antico32 e poi dal riutilizzo medie-

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vale – è quello della fine del II sec. a. C., con cavea semicircolareiscritta in un’aula rettangolare scandita sulla fronte da un porticod’ingresso: le misure complessive sono attualmente calcolabilinel perimetro esterno in m 18,50 × 14,60 ca., ma potrebbero ancheaumentare in profondità, fino a raggiungere i m 17 ca., sepensiamo alla presenza di un portico doppio come a Monte Iato.Per il momento è stata accertata solo la presenza di unapavimentazione esterna al portico N, a lastre rettangolari dicalcare bianco (cm 90 × 48).

Elemento ancora ben tangibile strutturalmente è un ambulacrorettilineo passante sotto i due ordini superiori della cavea, chesembra trovare un buon parallelo nel buleuterio di Nysa di etàtardoellenistica - dove ambulacri rettilinei coperti a volta corre-vano sotto la cavea anche sui due lati brevi dell’aula33; mentre ilbuleuterio di Iasos, databile nel tardo I sec. a. C. o fors’anche dopo– con i suoi ambulacri voltati paralleli ai lati E ed O dell’aula equello anulare sotto la parte mediana della cavea – si avvicinasolo nell’uso della forma architettonica, distinguendosi per il benpiù complesso andamento planimetrico34. La capienza dell’edifi-cio così configurato ammonterebbe a 200 posti ca., se calcolati inbase all’unità standard di 50 cm35.

Nel complesso dei buleuteri siciliani noti36 l’edificio segestanosembra collocarsi dunque con una fisionomia assai autonoma,ferma restando una corrispondenza nella tipologia planimetrica –con aula rettangolare – rispetto ad Agrigento ed a Solunto37.

Dati di vario tipo sussistono per affermare l’esistenza di unedificio precedente nel medesimo sito: un edificio che potrebbeinterpretarsi come ‘buleuterio antico’ di Segesta, ampliato con lacostruzione della sala del consiglio tardoellenistica. Viene spon-taneo un accostamento alla vicenda edilizia dei due buleuteri diIato, là distinti fisicamente dal punto di vista monumentale, aSegesta forse sovrapposti nel medesimo sito: e le pur minimeindicazioni cronologiche in nostro possesso per il caso segestanosembrerebbero suggerire –accanto ad analogie di capienza– unquadro di riferimento storico affine38.

Con questo edificio più antico deve mettersi in fase il portico

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adiacente verso S, che subì rifacimenti quando si operarono gliinterventi edilizi per il ‘buleuterio recente’: un complessomonumentale costruito nella prima età ellenistica e ristrutturatoin età tardoellenistica nel contesto di una nuova monumentaliz-zazione dell’area.

NOTE

1 «XXI ab oppido Calatafimi stadiis versus occidentem in colle interrudera antiqua, non eminus a prisca aede quae publico arbitratu theatrumextitit, litteris cubitalibus ...»: così G. GUALTHERUS, Siciliae, objacentiuminsularum et Bruttiorum antiquae tabulae cum animadversionibus, Messanae1624, 323, segnala l’iscrizione IG XIV, 292, leggendone solo, e parzialmen-te, le parole iniziali delle prime due linee. Sull’iscrizione cf. G. NENCI, VariaElyma. Novità epigrafiche, numismatiche, toponomastiche e cultuali dal-l’area elima, infra.

2 Cf. M. DE CESARE - M. PAOLETTI - M. C. PARRA, Microstorie ediliziesegestane sull’acropoli Nord, da età protostorica agli Svevi, in «Atti delleSeconde Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1994»,Pisa-Gibellina 1997, 375-380, 378; M. V. BENELLI et alii, Lo scavo dell’area3000 (SAS 3), in AA.VV., Segesta. Parco Archeologico e relazioni prelimi-nari delle campagne di scavo 1990-93, ASNP, S. III, XXV, 1995, 537-1295,662-755, 692.

3 Si veda la sintesi specifica sul tema di M. C. PARRA, Segesta: usoe reimpiego della città greco-romana in forme architettoniche ed edilizie diCalatabarbaro, in «Wohnbauforschung in Zentral- und Westsizilien, Zürich1996», Zürich 1997, 141-150.

4 PARRA, Segesta: uso e reimpiego... cit., 143.5 Cf. NENCI, Varia Elyma... cit.6 Il presente testo è stato elaborato prima di una sistematica analisi

dei dati della campagna 1997, che vengono dunque presentati in questa sedein modo parziale, rinviandone l’edizione definitiva alla relazione di scavo inASNP.

7 Misure: alzata cm 13,5 - 15, 6; larghezza cm 38,5 - 43; pedata cm40,5 - 44. Gli spessori sono variabili; tutti gli elementi sono provvisti di unidentico incastro d’appoggio.

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8 Misure: cm 19 di lato, largh. max. cm 42,5 (mattonelle esagonali);cm 19 di lato, corda del lato curvilineo cm 38 (elementi trapezoidali).

9 F. GUIDOBALDI , Pavimenti in opus sectile di Roma e dell’arearomana: proposte per una classificazione e criteri di datazione, in P.PENSABENE (a cura di), Marmi antichi. Problemi d’impiego, di restauro ed’identificazione, Roma 1985 (Studi Miscellanei, 26), 171-233, 200-201.

10 Un cospicuo nucleo di tessere sciolte di mosaico bianco, insiemead alcune nere, è stato rinvenuto nei livelli superficiali del saggio nell’orche-stra sconvolti dal crollo dell’iscrizione: non è possibile recuperare relazionistratigrafiche – e dunque almeno di cronologia relativa – da tali stratialtamente e più volte disturbati; resti della preparazione di un pavimentoprecedente (da identificare con quello a mosaico?) è visibile sul margine dellafossa di fondazione del muro di contenimento N (ala orientale) della cavea.Anche dal punto di vista tipologico non si ricavano elementi certi di crono-logia, ancora oscillante –per questi primi tessellati bianchi siciliani– traproposte contrastanti basate o su esempi antichi (quali quelli attestati a MonteIato alla fine del IV e nel III sec. a. C. sia nell’edilizia pubblica che privata –nel buleuterio ed in quattro case a peristilio: cf. in sintesi con lett. H. P. ISLER,Monte Iato: mosaici e pavimenti, in «Atti del IV Colloquio dell’AssociazioneItaliana per lo studio e la conservazione del mosaico, Palermo 1996»,Palermo 1997, 19-32, 21-22, figg. 1-3) ovvero su esempi più recenti comequelli restituiti da Segesta stessa (nella ‘Casa del Navarca’, vano E dellaprima fase, databile alla fine del III-metà del II sec. a. C.; e nell’area dellachiesa medievale, resti di edificio della fine del II-inizi I sec. a. C.: cf. in sintesiR. CAMERATA SCOVAZZO, I pavimenti ellenistici di Segesta, in «Atti del IVColloquio dell’Associazione Italiana per lo studio e la conservazione delmosaico, Palermo 1996», Palermo 1997, 107-122, 108-109, figg. 3-4; 112,figg. 8-9. Alla lett. già cit. dall’A. si aggiunga ora B. BECHTOLD, Una villaellenistico-romana sull’acropoli Sud di Segesta, in AA.VV., Segesta. ParcoArcheologico e relazioni preliminari delle campagne di scavo 1990-93,ASNP, S. III, XXV, 1995, 537-1295, 1140-1152, 1141-1142, con revisionedella cronologia della prima fase della ‘Casa del Navarca’ inquadrabile tra laprima metà del III e la seconda metà del II sec. a. C.; G. NENCI, Iscrizionigreche e latine, in AA.VV., Segesta. Parco Archeologico e relazioni prelimi-nari delle campagne di scavo 1990-93, ASNP, S. III, XXV, 1995, 537-1295,1182-1187, errata corrige di 1187). Sulla questione si vedano ora i cenni, conampia lett., di E. C. PORTALE, I mosaici nell’apparato decorativo delle caseellenistiche siciliane, in «Atti del IV Colloquio dell’Associazione Italiana perlo studio e la conservazione del mosaico, Palermo 1996», Palermo 1997, 85-106, 85-88.

11 M. APROSIO - F. CAMBI - A. MOLINARI, Il territorio di Segesta trala tarda antichità ed i secoli centrali del medioevo, in «Atti del I Congresso

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283IL BULEUTERIO DI SEGESTA

Nazionale di Archeologia Medievale, Pisa 1997», Firenze 1997, 187-193,189 e 192 n. 5.

12 Ferma restando la possibilità che il portico fosse doppio secondoil modello planimetrico del buleuterio recente di Monte Iato, ora integralmen-te edito da H.-S. DAEHN, Die Gebäude an der Westseite der Agora von Iaitas,Studia Ietina III, Zürich 1991.

13 In particolare durante le ultime indagini è stata messa in luce sullato orientale la fondazione di un muro preesistente che può essere statoriutilizzato nella fase tardoellenistica per chiudere il portico ad E, cf. tav.CXCVII.

14 Agrigento: E. DE MIRO, Il bouleuterion di Agrigento, Kokalos,XXX-XXXI, 1984-1985, 453-465, 460-464; ID., Il bouleuterion di Agrigento.Aspetti topografici, archeologici e storici, QuadAMessina, I, 1985-1986, 7-12, tavv. I-IX; ID., Il bouleuterion di Agrigento, in Gli edifici pubblici civilidi Agrigento antica. Catalogo della mostra, Agrigento 1990, Palermo 1990,41-42; ID., aspetti dell’urbanistica e dell’architettura civile in Agrigento, in«Sicilia e Anatolia dalla Preistoria all’età ellenistica. Atti della 5a riunionescientifica della Scuola di Perfezionamento in Archeologia Classica del-l’Università di Catania», Catania 1996, 159-165, 161 e fig. 2. Morgantina: F.COARELLI - M. TORELLI, Sicilia, Roma-Bari 1984, 191 e 193. Monte Iato:DAEHN, Die Gebäude… cit. Akrai: L. BERNABÒ BREA, Akrai, Catania 1956,44-51, tavv. IX-X; COARELLI - TORELLI, Sicilia… cit., 293-295. Schede disintesi con lett. relative a tutti i buleuteri siciliani, in DAEHN, Die Gebäude…cit., 58-61; M. H. HANSEN - T. FISCHER HANSEN, Monumental politicalarchitecture in archaic and classical greek poleis. Evidence and historicalsignificance, in D. WHITEHEAD (a cura di), From political architecture toStephanus Byzantius. Sources for the ancient greek polis, Stuttgart 1994(Historia, Heft 87), 21-90, 37-44. Il rilievo sistematico degli elementiarchitettonici delle aree 3000 e 4000 attualmente in corso ad opera di C.Cassanelli (Scuola Normale Superiore, Pisa) e di E. Bonomi (Politecnico,Torino) ha permesso di identificare un frammento di cornice forse pertinentealla trabeazione di questo portico: si tratta di un blocco, parzialmente integro,di cornice dorica in calcarenite con mutuli guttae e gocciolatoio, da cuipotrebbero ricavarsi indizi metrici per il triglifo della trabeazione (giàreimpiegata in un muro di un vano medievale limitrofo al portico, Inv. SG10748; tav. XLVIII, 1-2).

15 Rispetto all’orchestra il piano di calpestio dell’ambulacro presentauna differenza di quota di m 2.

16 Cf. infra.17 Cf. M. PAOLETTI - M. C. PARRA, Segesta. Scavi 1989. Lo scavo

dell’area 3000 (SAS 3). Lo scavo dell’area 4000 (SAS 4), in AA.VV., Segesta.Storia della ricerca, Parco e Museo Archeologico , ricognizioni topografiche

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284 M. DE CESARE - M. C. PARRA

(1987-1988) e relazione preliminare della campagna di scavo 1989, Appen-dice, ASNP, S. III, XXI, 1991, 765-994, 829-867, 838; DE CESARE - PAOLETTI

- PARRA, Microstorie... cit., 377-378; BENELLI et alii, Lo scavo... cit., 668-669,691.

18 Cf. lett. cit. in n. 17.19 Vista la natura dell’edificio, nasce spontanea l’attraente ipotesi

che possa trattarsi di un vano destinato ad archivio.20 Cf. DE CESARE - PAOLETTI - PARRA, Microstorie... cit., 377-378;

BENELLI et alii, Lo scavo... cit., 684-686, 691.21 Si rinvia per questi dati ad una lettura complessiva e comparata dei

seguenti contributi: per l’horreum, C. MICHELINI, Le agorai di ambientecoloniale e il caso di Segesta, in «Atti delle Seconde Giornate Internaz. diStudi sull’Area Elima, Gibellina 1994», Pisa-Gibellina 1997, 1139-1158,1141-1142; EAD., Lo scavo dell’area 4000 (SAS 4: settore occidentale), inAA.VV., Segesta. Parco Archeologico e relazioni preliminari delle campa-gne di scavo 1990-93, ASNP, S. III, XXV, 1995, 537-1295, 755-855, 780-782. Per gli edifici del lato S della piazza, M. A. VAGGIOLI, Ricerchearcheologiche e topografiche sull’agora di Segesta, in «Atti delle SecondeGiornate Internaz. di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1994», Pisa-Gibellina1997, 1329-1354, 1346-1347; EAD., Lo scavo dell’area 4000 (SAS 4: settoremeridionale), in AA.VV., Segesta. Parco Archeologico e relazioni prelimi-nari delle campagne di scavo 1990-93, ASNP, S. III, XXV, 1995, 537-1295,855-979.

22 Per il rinvenimento cf. DE CESARE - PAOLETTI - PARRA, Microstorie...cit., 377; BENELLI et alii, Lo scavo… cit. , 684. Per l’edizione cf. G. NENCI,Novità epigrafiche dall’area elima, in «Atti delle Seconde Giornate Internaz.di Studi sull’Area Elima, Gibellina 1994», Pisa-Gibellina 1997, 1187-1202,1191; NENCI, Iscrizioni greche e latine... cit., 1182-1183. Per un commentostorico, cf. M. GARGINI, Petra: riesame della documentazione storica edarcheologica, in «Atti delle Seconde Giornate Internaz. di Studi sull’AreaElima, Gibellina 1994», Pisa-Gibellina 1997, 799-805, 802.

23 Cf. DE CESARE - PAOLETTI - PARRA, Microstorie... cit., 378; BENELLI

et alii, Lo scavo... cit., 672 e 692.24 Per tutti questi elementi cf. PAOLETTI - PARRA, Segesta. Scavi

1989... cit., 838-839; BENELLI et alii, Lo scavo... cit., 691 n. 34.25 Il termine peristylos è sinonimo di peribolos e del più comune

palaestra: cfr. J. DELORME, Gymnasion. Étude sur les monuments consacrésà l’éducation en Grèce, Paris 1960, passim e sintesi 374-375. Per una sintesirecente relativa al ginnasio ellenistico vd. il contributo di H. VON HESSBERG,Das griechische Gymnasion im 2. Jh. v. Chr., in «Stadtbild und Bürgerbild imHellenismus. Kolloqium, München 1992», München 1995, 13-27.

26 Si tratta delle iscrizioni già in IG XIV, 290-291, riprese in esame

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285IL BULEUTERIO DI SEGESTA

unitamente all’edizione di una nuova dedica ai Dioscuri da G. NENCI,Florilegio epigrafico segestano, in AA.VV., Segesta. Storia della ricerca,Parco e Museo Archeologico, ricognizioni topografiche (1987-1988) erelazione preliminare della campagna di scavo 1989, ASNP, S. III, XXI,1991, 765-994, 920-929, 921-925. Contra l’interpretazione di IG XIV, 290come attestazione di un ginnasio a Segesta, cf. DELORME, Gymnasion... cit.,288 n. 7 e 487. Non è da escludere tuttavia la possibilità che il peribolo possainquadrarsi nell’ambito di altre tipologie architettoniche, quali ad esempio unsantuario, come nei casi di Iasos – dove al buleuterio si addossa sul fianco Eil peribolo rettangolare del santuario di Artemide Astias (cf. in sintesi con lett.C. LAVIOSA, EAA, 2° Suppl., III, s. v.) – ovvero di Messene, dove il buleuterioè addossato al grande peribolo dell’Asklepieion (cf. ancora in sintesi con lett.P. THEMELIS, EAA, 2° Suppl., III, s. v.).

27 A tale edificio dobbiamo attribuire tra l’altro il tessellato bianco dicui supra, forse quale primitiva pavimentazione dell’orchestra poi sostituitada quella in sectile di calcare rosato segestano.

28 Per la cui datazione agli inizi del III sec. a. C. cf. NENCI, infra.29 Il campo epigrafico, distribuito su 4 lastre, insieme ad una lastra

anepigrafe laterale che lo completa in modo simmetrico, ha uno sviluppo dim 3,90 ca. (cf. NENCI, Varia Elyma... cit., tav. CLVI): una misura che potrebbeadeguarsi bene ad una posizione – centrale rispetto alla ‘luce’ dell’orchestra– sul pavimento del portico antistante la sala del consiglio; da tener presenteanche che sia il materiale lapideo sia gli spessori delle lastre dell’iscrizionecorrispondono a quelli delle lastre superstiti dello stilobate.

30 Per l’edizione sistematica si rinvia alla relazione di scavo inASNP.

31 Cf. VAGGIOLI, Ricerche... cit., 1346; EAD., Lo scavo... cit., 871-876.32 La cosa è ben tangibile dalla posizione obliqua del muro più

interno dell’ambulacro, chiaramente collassato in direzione S e poi copertoin tale posizione di cedimento da alcuni vani del complesso medievale (tav.XLVI, 1).

33 D. GNEISZ, Das antike Rathaus. Das griechische Bouleuterion unddie frührömische Curia, Wien 1990, 338-340.

34 Cf. R. PARAPETTI, Il bouleuterion: aspetti architettonici e decora-tivi, in AA.VV., Studi su Iasos di Caria. Venticinque anni di scavi dellaMissione Archeologica Italiana, BA, Suppl. al nr. 31-32, Roma 1985, 105-136, 105-109 e 117 per la cronologia (per la quale cf. anche GNEISZ, Das antikeRathaus... cit., 324). Nel buleuterio di Iasos si trova attestata anche unapavimentazione dell’orchestra in opus sectile (PARAPETTI, Il bouleuterion...cit., 110-111) composto tuttavia secondo un modulo medio quadratocomposito, ben diverso per l’articolazione del disegno – ed indubbiamentepiù recente – rispetto a quello dell’orchestra del buleuterio segestano.

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286 M. DE CESARE - M. C. PARRA

35 Non è da escludere tuttavia che si possa pensare ad un’unitàmaggiore, pari ad esempio a cm 60, e dunque ad un numero inferiore di posti(150 ca.), tenendo conto che in un edificio per ‘assemblee ristrette’ quale ilbuleuterio si poteva destinare a ciascuno uno spazio maggiore rispetto aquello che di norma si considera unità standard per i teatri. Da non escludereanche una variabilità nel numero dei posti, collegata ad una variabilità,funzionale dell’edificio nel corso del tempo. Sul rapporto funzione/capienzadei buleuteri in generale, con cenni a casi sicelioti, è tornato di recente V.KOCKEL, Bouleuteria. Architektonische Form und urbanistischer Kontext, in«Stadtbild und Bürgerbild im Hellenismus. Kolloqium, München 1992»,München 1995, 29-37, in part. 34-35.

36 Si veda la sintesi di DAEHN, Die Gebäude... cit., 58-61.37 Cf. DE MIRO, Il bouleuterion di Agrigento... cit., 10 con riferimento

alla classificazione di W.A. MC DONALD, The Political Meeting Places of theGreeks, Baltimora 1943. Per il buleuterio di Solunto, cf. in sintesi la schedadi DAEHN, Die Gebäude... cit., 56 nr. 19, 58-59.

38 I due buleuteri di Monte Iato sono pertinenti l’uno alla grande faseedilizia che vide la costruzione della nuova città intorno al 300 a. C., l’altroad una fase di ricostruzione urbana successiva alla guerra servile del 136/5-132 a. C.; fase, quest’ultima, che dovette vedere anche una ristrutturazionedel sistema politico del sito se la sede del consiglio fu ricostruita ex novo conuna capienza tripla rispetto a quella precedente (da 70 a 200 posti ca.). Cf.DAEHN, Das Gebäude... cit., 120, per la datazione del buleuterio più recentedi Monte Iato, su base stratigrafica, nell’ultimo quarto del II sec. a. C.; H. P.ISLER, Monte Iato: la ventunesima campagna di scavo, SicA, XXV, 78-79,1992, 7-43, 13-18, per l’inquadramento storico delle vicende edilizie dei duebuleuteri.

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TAV. XLIII

1. Segesta. La lastra dell’iscrizione delbuleuterio “intravista” dal Gualtherusnel XVII sec.

2. Segesta. La lastra dell’iscrizione delbuleuterio reimpiegata all’imboccaturadi una cisterna.

3. Segesta. Area 3000. Veduta da pallone.

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TAV. XLIV

1. Segesta. Area 3000. Sedili del buleuterio reimpiegati in un muro medievale.

2. Segesta. Area 3000. Buleuterio. Veduta generale da N. In primo piano le lastre dipedata terminale della cavea in situ.

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TAV. XLV

1. Segesta. Area 3000. Buleuterio. Veduta della parte terminale della cavea, dopo gliinterventi di restauro.

2. Segesta. Area 3000. Sedili in crollo nell’ambulacro del buleuterio.

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TAV. XLVI

3. Segesta. Area 3000. Buleuterio. Sezione ricostruttiva.

2. Segesta. Area 3000. Veduta del lastri-cato ellenistico (amb. F).

1. Segesta. Area 3000. Vedutadell’ambulacro con la soglia di accesso.

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TAV. XLVII

Segesta. Area 3000. Rilievo di alcuni sedili del buleuterio.

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TAV. XLVIII

1. Segesta. Area 3000. Cornice dorica,forse pertinente al portico del buleuterio.

2. Segesta. Area 3000. Cornice dorica,forse pertinente al portico del buleuterio.

3. Segesta. Area 3000. Semicolonna, forse pertinente al buleuterio, reimpiegata in unmuro medievale.

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TAV. CXCV

Segesta. Pianta plurifase dell’area 3000.

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TAV. CXCVI

Segesta. Area 3000. Pianta generale. Sono evidenziati in rosso i sedili del buleuterioreimpiegati nei muri medievali.

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TAV. CXCVII

Segesta. Area 3000. Particolare del settore N con la pianta ricostruttiva del buleuterio.