SUPERIORE DI PISA -...

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ANNALI DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA Serie IV Quaderni, 1 CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA PISA 1999

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ANNALI DELLA

SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA

Serie IV

Quaderni, 1

CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA

PISA 1999

Pubbl icazione semestrale Amor. Trib. Pisa n. 7/64 del 28 di cembre 197 1 - Di r. resp. Enrico Castelnuovo

Periodico associato all'Unione Stampa Periodica Italiana ISSN 1128- 1510

Sicilia Epigraphica

Atti del convegno internazionale Erice, 15-18 Ottobre 1998

a cura di Maria Ida Gulletta

A l ricordo di Giuseppe Nenci

QUADERNO 1

UGO FANTASIA

GIUSEPPE NENCI

LUCIANO AGOSTINIANI

VITTORIA AUIATA

MARlA GIULIA AMAoASI Guzzo

RENATO ARENA

ALBERTO B ERNASJ:

GABRIELLA BEVILACQUA

IRMA BITTO

LI VIA BIVONA

ANTONIETTA B RUGNONE

GIORGIO CAMASSA

FEDERICA CORDANO

J AlME CURBERA

ALDINA CUTRONI T USA

MARlA AMALIA DE LUCA

R OSSANA DE SIMONE

STEFAl'\lIA DE Vroo

UG O F A..NTAS IA

BRUNO GAROZZO

SOMMARIO

Premessa

Saluto inaugurale

L'epigrafia e1ima

Le epigrafi islamiche su pietra da Monte Iato

Epigrafia fenicia in Sicilia

Interferenze linguistiche e grafiche

nell ' epigrafia greca di Sicilia

La laminetta orfica di Entella

Le epigrafi magiche

Leggende monetali romane di Sicilia

L'epigrafia latina

L'iscrizione del Tempio G di Selinunte e le tradizioni

sui responsi oracolari delfici

La Lex Sacra di Selinunte

Le istituzioni delle città greche di Sicilia

nelle fonti epigrafiche

Defixiones

L'epigrafia monetale greca

L'epigrafia araba in Sicilia. Bilancio degli studi

condoni nel corso dell 'ultimo cinquantennio

e prospettive per il Duemila

Riflessioni sull ' onomastica punica

Corpora epigrafici siciliani da Gualtherus a Kaibel

I al To<jJUÀaKES e i aLTWVLU di Tauromenio

Nuovi bolli anfo rari dalla Sicili a occidentale

(Entell a, Erice, Segesta)

IX

XI

l

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33

47 53

65

89

113

129

141

149

159

187

197

205

221

25 1

281

QUADERNO 2

ANDru: GUILLOU

HANS PETER ISLER

ALAN ]OHNSTON

GIACOMO MANGANARO

GIACOMO MANGANARO

CHIARA MICHELINI

ANNA MARIA PRESTIANNI GIALLOMBARDO

ALDO LUIGI PROSDOCIMI

MARIARITA SGARLATA

CARLO DE SIMONE

SHLOMO SIMONSOHN

ROGER J.A. WILSON

DISCUSSIONE

ILLUSTRAZIONI

Epigrafia bizantina e post-bizantina

Iscrizioni su ghiande missili dagli scavi di Monte Iato

Ceramic Texts, Archaic to Hellenistic

L'epigrafia greca di Sicilia

Annotazioni sulla epigrafia di Lipara

Reimpiego di iscrizioni a Segesta

Le Tabu/ae Ha/aesinae. Aicuni aspetti grafici c linguistici

Sicilia. Note sull'alfabetizzazione

L'epigrafia greca e latina cristiana della Sicilia

L'epigrafia sicana e sicula

Epigrafia ebraica in Sicilia

Iscrizioni su manufatti siciliani in età ellenistico-romana

385

393 407

417

425

439 449

465

483

499 509

531

557

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PREMESSA

Chi ha avuro il piacere di partecipare alle giornate ericine dell ' ottobre 1998 dedicate a Sicilia Epigraphica serberà certamente un vivo ricordo dell'atmosfera di forte impegno intellettuale e di franca discussione che le

ha cararterizzate.

L'incontro era, in un certo senso, una scommessa. Si trattava da un laro di tracciare un bilancio delle

conoscenze nei diversi ambiti specialistici dell' epigrafia siciliana, dall' altro di contribuire, attraverso il

confronto fra esperienze così diverse , ad una migliore comprensione di una prassi epigrafica che, nella varietà

delle sue concrete manifestazioni, rispecchia fedelmente il carattere multietnico e multiculturale della storia

millenaria della Sicilia.

Il lettore degli Atti di quelle giornate (la cui pronta pubblicazione è stata curata con impegno e competenza

dalla dott.ssa Maria Ida Gulletta) giudicherà se lo scopo è stato raggiunto. Egli ne trarrà comunque, credo,

numerosi spunti di riflessione su molteplici aspetti del patrimonio epigrafico siciliano e sul contributo che esso

offre in campo linguistico, storico, istituzionale, religioso; e non farà fatica ascorgervi chiare tracce del progetto

culturale, ovvero politico-culturale, che ha ispirato Giuseppe Nenci nell' organizzazione di quel Convegno. La

dedica di questi Atti alla Sua memoria non è solo il nostro doveroso omaggio a colui che ne ha concepito l'idea,

ma non ha purtroppo fatto in tempo a vederne la pubblicazione. Essa è anche il giusto riconoscimento allo

studioso che ha dato un contributo decisivo alla scoperta e alla valorizzazione del patrimonio culturale della

Sicilia; che, in spirito autenticamente 'erodoteo ' , ha dedicato una larga parte del Suo impegno scientifico allo

studio dei contatti fra le diverse culture del mondo antico; che, infine, soprattutto in alcuni saggi recenti sul

plurilinguismo e sulle interferenze grafiche e linguistiche nella Sicilia antica, ha additato linee di ricerca la cui

fecondità è testimoniata proprio dalle pagine di quesro volume.

Nel licenziare gli Atti di Sicilia Epigraphica mi è gradito rinnovare il ringraziamento alle persone e agli Enti

che, a vario titolo, ne hanno reso possibile lo svolgimento e la pubblicazione: in primo luogo il Centro 'Ettore

Majorana' di Erice che ha generosamente ospitato il Convegno, e il suo Direttore, Prof. Antonino Zichichi,

che fin dal primo mom ento ha dato la sua convinta adesione al progetto; la Scuola Normale Superiore per il

costante e concreto sostegno d ato all ' iniziativa; il Prof. Enrico Castelnuovo, Direnore degli Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa per avere accolto gli Arri nei Quaderni della rivista; il personale del Laboratorio di

Topografia Storico-Archeologica del M o ndo Antico della Scuo la Norm ale per l'impegno organizzativo.

Pisa, settembre 2000

U go Fantas ia

Direnore del Labo ratorio d i Topografia

Sto rico-Archeologica del Mondo Am ico

Autorità, Signore e Signori, cari e illustri Colleghi,

è motivo di grande soddisfazione, per gli organizzatori del presente Convegno, aprirne stamani i lavori in questa magnifica

cornice ericina in cui, un anno fo, abbiamo chiuso le Terze Giornate Internazionali di Studi suff'Area Elima.

Ed è motivo di soddisfazione anche il fatto che, in un anno che ha visto arrestarsi in Sicilia l'attività archeologica, sia stato

possibile - grazie ai congiunti sforzi della Scuola Normale Superiore di Pisa, della Fondazione 'Ettore Majorana' e del Centro di Cultura Scientifica di Erice - dar vita a questo incontro che, per l'importanza del tema affrontato e per l'alto livello dei

Rduori, dimOsti'i ti chi ne ha la responsabilità politica quanto urgente sia che ia SiclÌia continui a valorizzare i suoi beni con

mezzi adeguati e impegno non destlltorio. E purtroppo in questa situazione non è stato possibile né allestire una Mostra dei principali testi epigrafici della Sicilia, né esporre almeno a Trapani la 'lamina di piombo di Selinunte' che giace a Roma ormai

da anni, dopo il suo rientro in Italia nel 1992. Quale sia la finalità del Convegno è ben chiaro a tutti i partecipanti e nasce dal proposito di cogliere gli elementi di continuità

o di rottura nella prassi epigrafica nel corso dei secoli e attraverso quei processi di interferenza linguistica che diedero vita nello

stesso tempo a fenomeni di interferenza epigrafica, in un susseguirsi e intrecciarsi di lingue e culture che, anche sotto questo profilo,

fo della Sicilia un 'unicum: Nello stesso tempo sarà questa un 'occasione per dei bilanci critici sulle scoperte epigrafiche più

significative dell'ultimo cinquantennio, in cui l'eccezionale rifiorire della ricerca archeologica in Sicilia ha tanto arricchito

anche il patrimonio epigrafico dell'isola: basterebbe citare il caso deltE/imo.

In questo senso il Convegno si articola in una serie di relazioni che affronteranno, in ordine cronologico, le testimonianze

epigrafiche peculiari delle varie lingue o alcuni specifici tematismi ad esse connessi e sarà arricchito da alcune brevi

comunicazioni.

Sono certo che i risultati saranno pari, o superiori, alle nostre attese e questo Convegno avrà raggiunto il StIO scopo se da esso nascerà anche la consapevolezza che la documentazione epigrafica siciliana meriterebbe nei nostri musei quella esposizione che oggi le è, nella maggior parte dei casi, del tutto negata.

Nel ringraziare i partecipanti al nostro Convegno, mi corre il gradito obbligo di ringraziare a nome di tutti il Centro 'Ettore

Majorana 'per la sua liberale, generosa, signorile ospitalità in questo anfiteatro che ha visto, negli anni, presenze e testimonianze

scientifiche fra le più illustri del nostro secolo.

Ma ci tengo a ricordare che, come diretta espressione di quello che da tempo è stato definito "lo spirito di Erice», è nata proprio

qui, quindici anni fo, la World Federation ofScientist. Questa Federazione, che opera in una larga serie di Paesi, dalla Cina

agli Stati Uniti, dal Brasile alla Repubblica di Georgia, dalla Svizzera al Giappone, ha lo scopo di richiamare l'attenzione degli

scienziati di tutto il mondo su quelle che furono definite "le quindici emergenze planetarie», a partire dai fomosi Seminari sul

nucleare che qui si svolsero negli anni della guerra fredda.

La Federazione si propone infotti di fovorire il trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, di contribuire alla salvaguardia dell'ambiente ed all'ottimizzazione delle risorse, in una parola di incentivare la cooperazione scientifica fra i vari Paesi.

La Federazione, della quale è stato fondatore ed è Presidente l'amico Pro! Zichichi, che in questo spirito ha accolto con

entusiasmo i nostri lavori ed al quale va la mia più sentita gratitudine, ha rappresentanze in centodieci Paesi ed ha costituito

quindici grandi e qualificatissimi gruppi di lavoro per ognuna delle emergenze planetarie, fra le quali - per non citarne che

alcune - la sism%gia, la desertificazione, le biotecnologie.

Si tratta, com è evidente, di competenze ben lontane dalle nostre ma anche noi, in un certo senso, riflettendo su/ passato della

civiltà occidentale, contribuiamo con i nostri lavori a propagare ,cio spirito di Erice".

A quanti studiera nno i manufa tti epigrafici, in questa sorta di visione stratigrafìca dell'epigrafia siciliana, non mi resta che porgere il p iù cordiale augurio di buon lavoro.

C iuseppe N enci

Erice, ottobre 1998

L'EPIGRAFIA ARABA IN SICILIA

BILANCIO DEGLI STUDI CONDOTTI NEL CORSO DELL'ULTIMO CINQUANTENNIO

E PROSPETTIVE PER IL DUEMILA

MARIA A.,\1ALIA D E L UCA

Prima di iniziare mi sia concesso di rivolgere il più cordiale saluto a tutti i presenti ed un conciso ma sentito ringraziamento al Professore Nenci ed agli organizzatori che hanno voluto riservare, in q uesto interessante incontro culturale, uno spazio anche all' epigrafia araba, invitandomi ad illustrarne i progressi registrati nell'ultimo cinquantennio.

Purtroppo è necessario ammettere che, nella branca disciplinare in questione, negli ultimi cinquant' anni - o forse potrei dire negli ultimi cento anni - di progressi se ne sono fani ben pochi, il che è tanto più sorprendente e tanto più deludente se si considera che l'epigrafia araba ha svolto la parte del leone nel

brillante decollo dell' arabistica siciliana a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Essa fu infatti tenuta a battesimo dai grandi pionieri del settore, quali Rosario Gregorio e lo

sfortunato Monsignor Airoldi per poi essere, nel corso dell'Ottocento, coltivata, con consapevolezza

e rigore scientifici sempre maggiori, da Salvatore Morso e Vincenzo Mortillaro, fino a raggiungere

il più alto traguardo grazie al monumentale contributo di Michele Amari, cui si deve la sistematica raccolta e ricognizione scientifica delle iscrizioni provenienti dalla Sicilia, da Malta e dall'Italia

meridionale a quell' epoca note, da lui edite nell' ampia raccolta in tre volumi Le epigrafi arabiche di Sicilia!. Non meno incisivo di quello di Amari fu il contributo apportato dal semitista Bartolomeo Lagumina che, nel periodo compreso tra l'ultimo quindicennio dell'Ottocento e i primi anni del

nostro secolo, arricchiva il Corpus di Amari con la puntuale pubblicazione di nuovi ritrovamenti2 e,

soprattutto, con la pregevole edizione di buona parte del patrimonio numismatico pubblico siciliano

che da lui fu , sotto il profilo epigrafico, magistralmente letta ed inventariata3.

Alla vulcanica fase di decollo e di crescita degli studi, seguì un lungo periodo di stagnazione dovuto,

a mio avviso, principalmente a tre fattori: la penuria di nuove acquisizioni; l'idea - giusta o sbagliata che fosse - che dopo tanta effervescenza il settore offrisse ben pochi spunti di lavoro per un arabista;

la soggezione psicologica - un vero e proprio «complesso di Amari» - che la mitica opera di quel pioniere probabilmente incuteva, e talvolta incute ancor oggi, nei suoi eredi spirituali.

Unica eccezione, in questo desolante ristagno, è costituita, a metà del secolo, dallo studio dedicato

da Ugo Monneret de Villard alle pitture del soffitto della Cappella Palatina4, per le quali lo storico

dell'arte individua fonti orientali di matrice iranica. Egli non può non toccare anche l'argomento

epigrafico: suddivide dunque le iscrizioni - occupanti in quel soffitto spazi rilevantissimi - in quattro

tipologie che, a suo avviso , connoterebbero bene le diverse matrici culturali delle maes tranze

coinvol te nel lavoro ed invi ta gli specialisti ad un approfondimento della tematica5.

L'invito verrà accolto da Janine Sourdel-Thomine che, nel 1962, in un breve m a denso articol00,

discute, approfondisce, ma sostanzialmente conferma, le felici intuizioni di Monneret de Villard,

MA RIA AMALIA DE LUCA

ribadendo la presenza , presso la corte normanna, di più stili di scrittura stratifìcati, mescolati o semplicemente giustapposti. T ale varietà è ascrivibile a molteplici componenti : innanzi tutto quella locale araba di ascendenza nordafricana sulla quale però, in epoca normanna, si innestano continui aggiornamenti provenienti non più solo dalla contigua costa tunisina (con la quale rimangono , beninteso, un legame «carnale>) e, quindi, una «consanguineità» epigrafica, quale non si può stabilire con nessun altro partner), ma anche, e soprattutto, dalla vivacissima corte fatimita del Cairo o dal Vicino Oriente dove i Crociati potevano attingere dal patrimonio siriaco, mesopotamico e iranico.

Purtroppo lo stimolante contributo della Sourdel-Thomine non offrì lo spunto, come ci si sarebbe atteso, ad ulteriori sviluppi ed approfondimenti. Anzi i due decenni successivi, nel complesso, non segnarono il minimo progresso nel settore in esame.

Per registrare un rovesciamento di tendenza si dovrà aspettare gli anni novanta. L'inversione di rotta è rapportabile fondamentalmente a tre fattori: innanzi tuttO i risultati delle numerose campagne di scavo che, promosse a partire dagli anni settanta, hanno interessato gran parte della Sicilia centro­occidentale portando alla luce una copiosa messe di reperti ascrivibili all'ultima fase della dominazione araba ed alla successiva normanno-sveva, tra i quali vanno annoverati alcuni (pochi in verità) reperti

recanti iscrizioni in lingua araba; in secondo luogo le operazioni di restauro condotte in edifìci monumentali di epoca arabo-normanna, che hanno offerto un incentivo alla lettura delle epigrafi che li adornavano; in terzo luogo l'esigenza, ormai ritenuta dagli studiosi improrogabile, di rivisitare il Corpus amariano e di ritentarne una nuova lettura (e non un ' acritica ristampa come è stata quella del 197 Il) che, senza voler per questo essere dissacratoria, tenga conto dei progressi registrati nel corso di questo secolo dagli studi di epigrafia e paleografia araba e dalla ricerca storico-archeologica e si serva di più progrediti metodi di studio e mezzi di riproduzione del materiale.

Ciò premesso, passiamo dunque in rassegna le più significative novità registrate, negli ultimi anni, nei tre settori - edile, sepolcrale e domestico - nell' ambito dei quali già Amari aveva ripartito le epigrafi arabe di Sicilia, non senza prima aver ricordato che non sono mancati al contempo alcuni interventi di sintesi sull'argomento .

I! primo risale al 1970 quando Umberto Scerrato nel bel volume, composto in tandem con Francesco Gabrieli e dedicato all'eredità araba in Italia, consacrava un intero capitolo all 'epigrafiaB

Il secondo al 1993, anno in cui, ancora una volta, l'eredità islamica avrebbe fornito lo spunto alla ricca esposizione allestita al Palazzo Ducale di Venezia e quindi ad un catalogo dove Giovanna Ventrone Vassallo illustra alcune ep'igrafì9

, per approdare infine all'esauriente paragrafo che nel 1996, sotto la voce $iqilliyya dell' Enciclopedia dell'fslàm commenta le iscrizioni siciliane. Il pezzo è stato curato dalla collega napoletana Vincenza Grassi lo, il cui nome ricorrerà Frequentemente in questa mia trattazione

poiché ella ha - come vedremo- prestato molta attenzione all'epigrafia arabo-normanna.

Per quanto concerne le epigrafì edili, la rassegna non può non prendere le mosse dall' epigrafe di Termini Imerese che rappresenta una delle pochissime test imonianze ascrivibili con assolura certezza al periodo della presenza araba in Sicilia. Ricordo infatti che il testo riporta un a data situab ile tra il 953 ed il 960 (approssimativamente dal 342 al 349 dell 'Egira) e il nome dell' imàm fa timita al-M u' izz allora al potere. Si tratta d i un'iscrizione in elegan ti caratteri cu fì ci di arcaica sobrietà , che trovano un equivalente in alcune iscrizioni della coeva moschea di al-Azhar al Cairo lI. La loro interpre tazione non ha subi to sostanziali rettifìche rispetto a quella fo rnita da Amari anche se chi vi parla si accinge,

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EPI GRA FIA ARABA

in occasione della prossima risistemazione dell' epigrafe nella nuova cornice museale in corso di alles timento, a procedere ad un riesame dei blocchi di cui attualmente si compone.

Passo quindi ad accennare ad un o dei monumenti la cui datazione è più controversa. Intendo i bagni di C efa là Diana che alcuni studiosi farebbero risalire all' epoca araba, altri all' epoca normanna mentre prende vieppiù corpo l'ipotesi intermedia che essi siano il frutto di diverse redazioni . Vincenzo Strika, in un articolo del 1973 12

, adottando quest'ultima posizione, assegnò l'iscrizione al periodo della dominazione araba, senza però portare, a mio modesto avviso, prove determinanti in proposito . Sull 'argomento esiste un' accurata relazione svolta, nel corso dei recenti restauri dell 'edificio, dalla Ventrone Vassall0 13 e depositata presso la Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Palermo, nella quale l' au trice, pur confermando l'impossibili tà di procedere ad una lettura soddisfacente dell'iscrizione, data l'esiguità delle parti superstiti, propone per essa una datazione precoce, tra il X e l'XI secolo, confermando dunque la matrice araba. La studiosa si basa su confronti stilistici con vari esemplari , trat ti dal repertorio epigrafico orientale, anchese mi sembra non abbia tenuro in sufficiente conto il ri tardo con cui spesso si manifestano in una sede periferica - come di fatto fu la Sicilia rispetro all' ecumene arabo-islamica - certe novità stilisti che, né la particolare situazione di recessione poli ti co­culturale in cui versava l'isola nel periodo da lei stessa suggerito .

A quest'ultimo, fondamentale, elemento storico sembra invece prestare la massima attenzione Jeremy Johns, in uno stimolantissimo saggio l4 in cui si dimostra che la quasi rotalità di elementi orientali che conno tò la cultura normanna dopo il1130 fu frutto di innovazioni , varate dai sovrani normanni e da loro importate direttamente dalle coeve corri orientali. Esse dunque nulla hanno a che spartire con il sostraro indigeno musulmano e non sono un lascito della dominazione araba sull'isola. Tra le numerose prove addotte, lo studioso cita le due iscrizioni intarsiate in porfido policromo sulle cornici marmoree che si presume siano apputenute a due porte del palazzo costruito da Ruggero. In queste due iscrizioni, già studiate una da Amari l 5, l'altra da Lagumina 16

, in effetti si

accenna ad un rituale, quello che prevede il bacio della porta dell' aula regia, che fu in voga presso la corte fatimita del Cairo e che, per complesse motivazioni ideologiche - che qui ovviamente non mi è consenti to toccare - non era condivisibile da altri ambienti musulmani non sciiti. Dal che si deduce che esso costi tuisce un prestito che i Normanni poterono attingere escl usivamente dalla corte cairota.

Per quanto attiene alle epigrafi dell' altra reggia normanna det ta «la Zisa»1 7, il loro stato attuale non sembra permettere alcun progresso rispetto alle letture di Amari. Non così per la bella iscrizione in caratteri nashi che corre lungo il cornicione del palazzo noto come «la Cuba», della quale io stessa ho avuto da pochissimo (i risultati sono tuttora in corso di stampa) l'opportunità di occuparmi su invito

della Soprintendenza ai Beni Cul turali ed Ambientali di Palermo, che ne ha curato il recente restauro. Con grande sorpresa e quasi imbarazzo (ebbene, faccio parte anch 'io della schiera di arabisti con il

«complesso di Amari» di cui sopra!) mi sono resa conto che la mia let tura si discosta alquanto da quella

del grande stori co suggerendo la possibilità che la data da lu i letta - che conferma essere il1180 - stia ad indicare non l'anno dell'erezione del monumento, bensÌ quello di un res tauro p romosso dal re,

Guglielmo II, il cui nome ricorre sulla facc iata. Naturalmente, date le cosp icue lacune della fascia iscritta , l' interp retaz ione va accolta con molta cautela e deve essere sottoposta al vaglio degli es perti di stori a dell'architettura cui spet ta l'ultima parola in proposito .

Faccio un rapido accenno all 'epigrafia sepolcrale: rapido, non ostante essa costituisca la classe epigrafica maggiormente documentata, perché gli studi in proposito non so no ancora stati pubbl icati.

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MARIA AMALI,~ DE LUCA

Alludo soprattutto alla rilettura delle epigrafi funerarie normanne condotta dalla Grassi, che ha svolto sull' argomento una tesi di dottorato i cui risultati, ci auguriamo, vengano resi noti al più presto l8 .

La stessa Grassi, sulla scia di una segnalazione fatta dal collega Giovanni Montaina, dell'Istituto di Studi Orientali di Palermo, in occasione di un convegno svoltosi a Venezia nel 1976, ha esaminato alcune stele sepolcrali conservate presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, che non figurano nel Corpus amariano e che, d'altronde, non risultano di matrice sicilianal9

. Esse, infatti, risalirebbero al III secolo dell 'Egira - vale a dire al IX secolo dell ' era cristiana - e sarebbero state prodotte in Egitto. Non rientrano dunque nella mia trattazione e ne faccio menzione al solo scopo di sfatare il malinteso, pmtroppo assai diffuso anche in ambiente non profano, che tutto ciò che di arabo si trova in Sicilia sia ascrivibile all' epoca arabo-normanna. Questa opinione non tiene conto del fatto che in Sicilia è fiorito precocemente un attivo collezionismo di oggetti orientali, al quale si deve l'importazione nella nostra isola di preziosi reperti islamici, che con la sua storia nulla hanno avuto a che fare. Porterò due

esempi in proposito: il Nummarium della Biblioteca Comunale di Palermo accoglie molte monete non coniate in Sicilia né in essa mai transitate, anzi assolutamente estranee ai flussi finanziari che interessarono la nostra isola. Così come non presenta nesso con le vicende siciliane la pregevole collezione di metalli mamelucchi custodita a Palazzo Abatellis ed alla «Zisa», di cui ho curato l'aspetto epigrafico in un recente saggio di Ursula Staacke20

Per tornare alle epigrafi sepolcrali, ricordo che tra i reperti delle campagne di scavo condotte a Monte Iato figura una pietra tombale con una lunga, interessante iscrizione2l sulla quale avremo tra breve il piacere di ascoltare la comunicazione di Vittoria Alliata.

Passiamo dunque alla terza categoria comprendente le epigrafi domestiche. Questo è senz' altro il settore che ha goduto di maggiori aggiornamenti. Già nel 1992, Monsignor Benedetto Rocco dava alle stampe un articol022 in cui prendeva in esame un fusto di porta lampada di bronzo, custodito presso la Chiesa Madre di Petralia Sottana, decorato a traforo con un'iscrizione in caratteri cufici, che Scerrato23, in via puramente ipotetica, rapporta ad una manifattura africana o spagnola. Monsignor Rocco forniva una lettura in chiave cristiana dell'iscrizione che, a suo parere, commemorerebbe «La beatitudine. E le passioni del Re (Cristo) >> , accompagnata da una ingegnosa, e indubbiamente suggestiva, spiegazione di questo insolito testo. Chi vi parla non può non trovare un tantino spericolata tale lettura, anche se, non avendo esaminato a fondo l'oggetto, non si sente di escluderla.

Con maggiore cognizione di causa, per aver avuto il destro di studiarle a più riprese24, vi informerò su una classe di oggetti che sembra avviata ad ulteriore incremento, dato che, in pochi anni, ne sono venuti alla luce, e continuano a venirne, numerosissimi esemplari. Si tratta di minuscole lamine di

piombo, destinate ad essere ripiegate ed appese al collo, incise con versetti coranici o con più generiche formule religiose a scopo apotropaico. Buona parte di tali reperti sono provenienti da contrada Amore/la nei pressi di Milena, sede di uno stanziamento di epoca arabo-normanna e vanno ad aggiungersi ad altri, afferenti ad una collezione privata, opportunamente segnalati da Manganaro già nel 199425

. In seguito a tale preziosa segnalazione e al dotto raffronto che Manganaro fa con analoghi oggetti di epoca bizant ina, si chiarisce definitivamente l'uso delle lamine in questione e si conferma l'ipotesi di una produzione locale da assegnarsi con molta prudenza all'XI- XII secolo.

D alla contrada Amorella provengono pure un puntale di anfora ed un coppo incisi26 , in corso di studio27

, che ci ripo rtano ad un altro elemento fi tt ile rit rovato nel cas tello di Segesta28 , che presenta

un a enigmatica iscrizione corsiva, probabilmente un «appunto» del fabb ricante, allusivo alla

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EPIGRAFIA ARABA

destinazione ed alla messa in opera dell ' oggetto. Per rimanere nell 'ambito fittile elencherò brevemente alcuni oggetti che presentano iscrizioni in

arabo non ancora tradotte: 1) un filtro di anfora pubblicato da Franco D'Angel029; 2) un interessante

catino di manifattura tunisina, rinvenuto nell 'area palermitana di S. Francesco Saverio e da D'Angelo attribuito alla fine del XII secol030

, dove mi sembra si possa ravvisare una pseudoiscrizione ispirata forse al nomediAllàh; 3) un piatto , provenientedallefornaci riportate alla luceda Rosa Maria Bonacasa Carra presso Agrigento, ascrivibile all'XI secol03!, nel quale credo di leggere la griffi, tutt' altro che accurata, del vasaio, tracciata in un corsivo senza grandi pretese artistiche. A questo elenco vanno aggiunti diversi reperti integri o frammenti con pseudoiscrizioni più o meno apprezzabili.

In chiusura di questa sezione dedicata all'epigrafia domestica ricordo che da Monte Iato provengono anche un anello ed un fodero di spada iscritti32

, la cui illustrazione spetterà a Vittoria Alliata.

Prima di concludere, vorrei , molto rapidamente, accennare ad un'ultima classe di iscrizioni che mi sta particolarmente a cuore: quella delle iscrizioni monetali. Non è questa la sede per illustrare l'abbondante e preziosa messe di contributi che, nell'ultimo cinquantennio, sono stati forniti da serissimi studiosi, come Paul Balog, Rodolfo Spahr, Nicholas Lowick, Franco D'Angelo e Lucia Travaini33, sulla monetazione di epoca araba e normanna, però è doveroso ricordare che, anche nel settore numismatico, grande arricchimento ci deriva dalle recenti campagne di scavo. Esse ci hanno restituito sia monete, soprattutto di epoca normanna o sveva - come quelle di Ibn 'Abbad -, sia gettoni di vetro per lo più fatimiti. Di q uest' anno è, infine, la pubblicazione della prima parte del nuovo Catalogo delle monete con leggenda araba della Biblioteca Comunale di Palermo34 . Ricordo per inciso che le monete arabe, a causa della loro peculiare caratteristica di valersi , quasi esclusivamente, di una decorazione calligrafica, costituiscono - a mio modesto avviso - una fonte di informazione impareggiabile e imprescindibile per chi si occupi di epigrafia, nonostante essa sia stata, sotto questo profìlo, quasi del tutto trascurata.

Come si vede la maggior parte dei nuovi apporti in campo epigrafico interessano la Sicilia centro­occidentale mentre, per quanto concerne quella orientale, non mi risulta ci siano stati aggiornamenti rispetto alla accurata ricognizione fatta da Giuseppe Agnello alla fine degli anni settanta35 .

Dovendo procedere a un bilancio riassuntivo, credo sia prudente, allo stato attuale degli studi,

limitarsi a delineare, piuttosto che un processo evolutivo della scrittura (o delle scritture) in uso in Sicilia, una sovrapposizione di due diversi registri: uno «alto», aulico, ufficiale, tipico degli ambienti culturalmente più emancipati, delle città più cosmopolite e, soprattutto, delle sedi di potere, continuamente rinnovato da un proficuo confronto con il coevo mondo arabo ed un altro, «basso»,

rappresentato da prodotti, in genere provenienti da regioni dell'entroterra e connotati da una impronta decisamente più popolare e rudimentale. L'esiguità delle testimonianze afferenti a questo secondo gruppo non ci consente ancora di disegnare una mappa delle aree di produzione né tantomeno di fornire una pano ramica, sincroni ca o diacronica, dell ' uso del corsivo e del cufico in Sicilia: ecco perché è indispensabile proseguire nell a ricerca archeologica allo scopo di arricchire il

nos tro, an cora esiguo, patrimonio epigrafico . M eno sconsolanti le co nclusioni in merito all'epigrafia aulica, nota soprattutto attraverso la sua redazione di età normanna, per la quale - come si è visto -

è real istico supporre, pi ì:J che un processo di trasformazi one indigeno, un progresso costantemente alimen ra ro dall 'importaz ione e dall ' imitazione di mode provenienti non solo dalla vi cina Ifriqìya, m a

20 1

MARlA A,'"lALlA DE LUCA

pure dalla corte fatimita del Cairo e dal Vicino Oriente attraverso i Crociati. Anche in questo settore comunque si annunciano interessanti sviluppi dovuti sia all'edizione di sempre nuovi m ateriali utili al confro nto, sia ai progressi compiuti negli ultimi decenni dall'indagine paleografìca.

Concludo con l'auspicio che il risveglio dell'interesse epigrafìco in Sicilia non rappresenti un episodio sporadico e circoscritto, ma possa, in futuro, essere alimentato dall'istituzione di centri di insegnamento che ci mettano in grado di formare nell'isola una generazione di studiosi attenti a queste problematiche, al fìne di riconvertire almeno una parte dell 'arabistica siciliana a quegli interessi che così profìcuamente la contraddistinsero in passato.

M. ~'vjARI, Le epigrafi arabiche di Sicilia trascritte, tradotte e illustrate. I. Iscrizioni edili, in «Rivista Sicula», Palermo, 1869-1872; ID., Le epigrafi arabiche di Sicilia trascritte, tradotte e illustrate. I. Iscrizioni edili", Palermo, L. Pedone Lauriel 1875; ID. , Le epigrafi arabiche di Sicilia trascritte, tradotte e illustrate. Il. Iscrizioni sepolcrali, in «Documemi per servire alla Storia di Sicilia. Società Siciliana per la Storia Patria (Epigrafia)", s. III, Palermo, Virzì 1879-1881; ID. , Le epigrafi arabiche di Sicilia trascritte, tradotte e illustrate. III. Iscrizioni domestiche, Palermo, Lo Statuto 1885 confluite , nel 1971, in occasione della «Edizione Nazionale delle Opere di Michele Amari», in un unico volume della Serie Arabistica dal titolo: Le epigrafi arabiche di Sicilia, a cura di F. Gabrieli, Palermo, Flaccovio 1971 , per il quale cfr. infra nota 7.

2. B. LAGUMINA, Note siculo-orientali. I. Iscrizione ebraica di S Marco, II Iscrizione arabica di Siracusa, III. Nuovi documenti sulla porta araba di BfJ.b as SudfJ.n, in «ASS", n.s., VIII, 1883, 188-190,190-192,193-203; ID .,Iscrizione sepolcralearaba di Marsala, in «ASS", n.s., IX, 1884, 46 1; ID., Iscrizione araba di Salaparuta, in «ASS" , n.s., XI, 1887, 446-447; ID., Sopra un vetro arabo del Museo Nazionale di Palermo, in «ASS", n.s. , XI , 1887, 584-586; ID. , Nota sulla iscriz ione quadri/ingue esistente nelMuseo Nazionale di Palermo, in «ASS»,n.s., XV, 1890,99-110; I D., Iscriz ione araba del re Ruggero scoperta alla cappella Palatina di Palermo, in «RAb, s. V, II , 1893,23 1-234; ID., IX. Palermo -Iscrizione edile araba, Iscrizione sepolcrale araba, X Sciacca - Iscrizione sepolcrale araba, in «NSA", 1899,305-306, 306-308,308-309; ID. , Iscrizione araba di Linosa, in <<.ASS", n.s. , XXXIII, 1909,459-460.

3. ID., Studi sulla numismatica arabo-normanna di Sicilia, in «ASS ", n.s., XVI, 1891, 1-32; ID ., Catalogo delle monete arabe esistenti nella Biblioteca Comunale di Palermo, Palermo, Virzì 1892 ; I D. , Un pregevole ripostiglio di monete arabe trovato a Palermo, in «ASS" , n.s., XX, 1895, 360-374; ID., Ripostiglio di monete arabe rinvenuto ad Agrigento, in «ASS",n.s., XXIX, 1904,80-90; ID., Su una moneta sveva rinvenuta a Raffàdali, in Miscellanea di archeologia, storia e filologia dedicata al Professore Antonino Salinas, Palermo, Virzì 1907, 254-25 5.

4. U. MONNERET DE VJ LLARD, Le pitture musulmane alsoffitto della Cappella Palatina di Palermo, La libreria dello Stato, Roma 1950.

5. MONNERET D E VJ LLARD, op. cit., 32-33.

6. ]. SOURDEL-THOMINE, Le style des imcriptiom arabo-siciliennes a lepoque des roir normands, in A.A.V.V., Étuder d'Orientalisme dédiées à la mémoire de Lévi- Provençal, Paris, G. P. Maisonneuve et Larose 1962, I, 307-315.

7. Cfr. supra nota I . La riedizione del 197 1, a cura di F. Gabrieli , non solo non comportò alcun aggiornamento del testo originale ma, per di pill, risul tò depauperata di gran parte dell'apparato fotografico, il che rende la sua funzionali tà pressoché Ilulla.

8. U. SCERRATO, L'Epigrafia , in F. GABRIEI.I - U. SCERRATO (a cura di ), Gli Arabi in Italia, Roma J 970, 281-305.

9. G. VENTRONE VASSALLO , La Sicilia islamlca e postis!amica dal ! V/X al VII/XI!! secolo, in Eredità delUslam. Arte islamica in Italia , Catalogo della Mostra , 3 cura di G . C uratola, Venezia, Silva na Edi roriale 1993, 201-203.

IO. V. GRASSI (a cura di), The Epigraphy, in The Encyclopaedia ofIs/am, Leiden , E.]. Brill 1996, s.v. Siqilliyya, IX, 613-614.

II. Cfr. S. FLURY, Le décorepigraphiqlledes monuments fatimides dii Ca ire, in «Syria» , À'VlI , 1936,365-376 e SOLJRDEL­T!-IOMli':l'., art.cit., 3 11, I1 ma 17.

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EPIGRAFIA ARA BA

12. V. STRlKA, Alcuni problemi Stllie terme di Cefolà , in "SicA», VI, 22-23, 1973,23-33.

13. G. VENTRONE VASSALLO, Relazione sullo stato di conservazione deLL'ìscrizione dì Cefo/à Diana, per La Soprintendenza Beni Arcbeologici di Palermo, Palermo, Soprintendenza Beni Archeologici di Palermol993.

14. ]. ] OHNS, I re normanni e i califfi fotimitì. Nuove prospettive su veccbi materiali in Del nuovo sulla Sicilia musulmana, Accademia Nazionale dei Lincei (sed uta del 3 maggi o 1993) , Roma , Fondazione Caetani 1995,9-50.

15. A.\1ARI, Le epigrafi arabiche ... a cura di F. Gabrieli , cir., 46-47.

16. L'\GUMINA, Iscrizione araba del re Ruggero cir., passim.

17. Cfr. G . CARONIA, La "Zisa" di Palermo, Bari, Grifo 1982 e U . STMCKE, Un palazzo normanno a Palermo. La "Zisa». La cultura musulmana negli edifici dei Re, Palermo, Comune di Palermo 1991.

18. Della medesima autrice ricordo ancora: Le iscrizioni normanrll' in caratteri arabi in Sicilia, in "Studi Magrebini»,

XX1V, 1992, 29-38 e il recentissimo intervento A Survey oJ the Arabic Monumen tal and Iunerary Inscriptios stiLl present in fta/y, in Arri XIX Congresso UEAI, Wirrenberg 2 serrembre 1998, c.s.

19. EAD., Iscrizioni arabe del III secolo dell'Egira a PaLermo, in "AIOn" L1I, 1992, 35-60 , tavv. I-VII.

20. M .A. D E LUCA, FormuLe di protocoLLo e stile caLLigrafico neLLe iscrizioni mameLucche in U. STM CKE (a cura di), I metaLli mamelucchi del periodo bahri, Palermo, Assessorato Regio nale dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione 1997, 137- 151.

21. Pu bblicata da H. P. ISLER, GIiArabi a Monte Iato, in Dagliscavi di Montevago edi Rocca di Entella un contributo di conoscenze per la Storia dei Musulmani della Valle del BelicedalX alXlII secolo, Atti del Convegno Nazionale dì Montevago 27-28

ottobre 1990, a cura di G. Castellana, Agrigento, Regi one Siciliana, Assessorato Beni Cui rurali ed Ambientali e della

Pubblica Istruzione 1992, 105-125, 114-115 figg. 7-8, e in seguito in ID., Monte Iato, in A.A.V.v. , Federico II e la Sicilia: dalla terra alla corona. Archeologia ed architettura, Palermo, Ediprint 1995, I, 121-150, 150.

22. B. Rocco, Epigrafi arabo cristiana su un candelabro pasquale di Petralia Sottana, in "AAPal», s.v, XII, 199 1-1992,9-2 1.

23. GABRIELl - SCERRATO (a cura di) , op. cit., 543-544. 24. M.A. DE LUCA, Considerazioni preliminari su una lamina con iscrizione araba da contrada AmoreLla, in V. LA ROSA

(a cura di) , Dalle capanne alle "Robbe». La storia lunga di Milocca-Milena, Milena , Pro-Loco 1997,277-28 1. Sono ritornata sull' argomento in un saggio attualmente in corso di preparazione nel quale mi accingo a pubblicare tutto

il ma teriale afferente a questa tipologia (tra cui i pezzi gentilmente messi a mia disposizione dal proprietario, dorr.

Burgio, al quale so no estremamente riconoscente) , per la quale so no riuscita ad individuare illuminanti precedenti ,

insieme agli altri reperti iscritti in arabo provenienti da Contrada Amorell a.

25. G. M ANGANARO, Nuovo manipolo di documenti "magici" della Sicilia tardo-antica, in "Arri della Accademia

Nazionale dei Lincei .. , S. IX, V, 1994, 485-517. Di questo saggio sono venuta a conoscenza grazie alla cortesia della

Prof. Antoniet ta Brugnone, alla quale esprimo tutta la mia gratitudine. Un ulteriore esemplare, gentilmente

segnalatomi da Ferdinando Maurici , figura, insieme ad un altro elemento iscritto , tra i rinvenimenti di Monte

Palmero per i quali si veda: F. M AU RICI - B. GIÀMBONA, La Montagnola de/Monte Palmeto. Un importante sito isLamico in provincia di Palermo, in "Arch éologie isla mique», V II, 1997, 111-1 20, 116.

26. Cfr. V. LA ROSA - L. ARCI FA, Per il casale di MiLocca: ceramiche medievali della contrada Amorella, in L'età di Federico II nella Sicilia Centro-Meridionale: Città, Monumenti, Reperti. Atti delle giornate di studio, Gela 8-9 dicembre 1990,

a cura di S. Scuro, Agrigenro, Regione Sici liana, Assessora to Beni C ulturali ed Ambientali e della Pu bblica Istruzione

1991, 199-206, ripubblicaro in LA ROSA (a cura di) , Dalle cap,tnne alle "Robbe!! cir., 269-276, tav. LXII , nn. 2-3.

27. C fr. supra, nota 24.

28. M.A. DE LUCA, Reperti con iscrizioni arabe, in A. MOl.lNARI (a cura d i), Segesta /!. Il casteLlo e la mo>elJea, Palermo , Flaccovio 1997, 205-2 I l .

29 . F. D 'Al-iGELO, Le ceramiche normanrzedi Castellana (Palermo), in "SicA .. , VI , 22-23, 1973, 4 1-47, fìg. n .2.11 fìltro si uova

attual mente al M useo archeologico 'A. Salinas' dove ho ponlto co ntrollarlo . Non sono aHàrro convinta che debba

necessa riamente trattarsi di un 'iscrizione ma piut tosto propenderei per un motivo deco rati vo, tipo catenel la, mal riusciro.

Sono debitrice a Franco D'angelo per le numerose e preziosesegnalazioni fornitemi d urante la stesura dell a mia relazione.

30. J D., Le ceramiche islamiche (fine X- inizi XI secolo) conservate nei depositi de! Museo Archeologico Regionale A. Salinm

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MARIA fu'vIALIA DE LUCA

di Palermo , in «Quaderni del Museo Archeologico Regional e A. Salinas» , II , 1996, 131-142, n.9.

31. Cfr. R.M. BONACASA C ARRA, Due nuove fornaci medievali ad Agrigento, in L 'età di Federico l! nella Sicilia Centro­Meridionalecit., 217-219 ed F. ARDIZZONE, La ceramica, in L'età di Federico Il nella Sicilia Centro-Meridionale cit., 220-222; per la riproduzione del pia[(o cfr. rav. XXI.

32. Riprodorro il primo in ISLER, Gli Arabi a Monte lato cir. 122, fig. 31 e il secondo in ID., Monte lato cit., 149.

33. Per i quali si ([averà una bibliografia essenziale in M.A. D E Luc.,,- , Catalogo delle monete con leggenda araba della

Biblioteca Comunale di Palermo, Palermo, Biblioreca Comunale 1998.

34. Cfr. supra, nora 33.

35. C.M. AGNELLO, Epigrafi arabiche a Siracusa. Nota bibliografica, in «Archivio 5rorico 5iracusano», n.s., V , 1978-

1979,222· 236 e C .M. ACNHfO - A. RAYMOND, Epigra{ì arabiche a Siracusa, 2, in «Archivio 5rorico 5iracusano», S. III, Il, 1988, 89-90.

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