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3 ATTI DEL CONVEGNO DI STUDI SU LE MONETE COMMEMORATIVE DELL’UNITA’D’ITALIA AREZZO, ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “PIERO DELLA FRANCESCA” Presentazione Sabato 28 maggio 2011 si svolgeva, presso l’Aula Magna dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Piero della Francesca”di Arezzo, la Giornata di Studii Numismatici su “Le monete commemorative dell’Unità d’Italia”, ideata dal prof. Andrea Andanti, docente presso l’Istituto, e promossa dal Dirigente Scolastico, prof. Luciano Tagliaferri. Con l’iniziativa l’Istituto ha inteso celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia attraverso un’attenta e ricca ricognizione delle monete commemorative dell’Unità nazionale, dalla prima, le 5 lire battute presso la Zecca fiorentina nel marzo 1861 all’indomani della proclamazione di Vittorio Emanuele II a “Re d’Italia”, fino alle 500 lire firmate da Guido Veroi per i festeggiamenti del Centenario nel 1961, passando per la serie del 1911 realizzata su modelli dello scultore Domenico Trentacoste in occasione del primo Cinquantenario. Un percorso tra numismatica, storia, arte, didattica, poesia e mito, che tuttavia non si è fermato al passato, ma che anzi sarà consegnato al futuro da una medaglia celebrativa dell’evento appositamente elaborata in questi mesi dai professori della Sezione Metalli dell’Istituto, e prossima alla presentazione ufficiale. L’evento, distintosi per l’ampia e interessatissima partecipazione del pubblico, soprattutto quello giovanile e stu- dentesco, ha registrato anche prestigiose presenze del mondo istituzionale e produttivo, come quella del consigliere Marco Manneschi, Presidente della Commissione Affari Istituzionali della Regione Toscana, e quella dei principali rappresentanti della UnoAerre, storica azienda orafa aretina. In occasione del Convegno, le vetrine della stessa Aula Magna hanno momentaneamente ospitato ed esibito al pubblico un nutrito nucleo di gessi e medaglie di Guido Veroi, provenienti dalle raccolte aziendali della UnoAerre, ed eccellenti espressioni dell’attività plastica svolta dal grande medaglista negli scorsi decenni per la committenza aretina. Grazie alla fiducia e alla stima accordateci da questa rivista, offriamo all’attenzione dei lettori la pubblicazione integrale degli Atti del Convegno, che si apre di seguito con i saluti introduttivi del preside Tagliaferri e con il con- tributo del primo relatore, dott. Michele Tocchi; a seguire, nei successivi numeri mensili, le comunicazioni degli altri relatori.

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ATTI DEL CONVEGNO DI STUDI SU LE MONETE COMMEMORATIVE

DELL’UNITA’D’ITALIAAREZZO, ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “PIERO DELLA FRANCESCA”

Presentazione

Sabato 28 maggio 2011 si svolgeva, presso l’Aula Magna dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Piero della Francesca”di Arezzo, la Giornata di Studii Numismatici su “Le monete commemorative dell’Unità d’Italia”, ideata dal prof. Andrea Andanti, docente presso l’Istituto, e promossa dal Dirigente Scolastico, prof. Luciano Tagliaferri.

Con l’iniziativa l’Istituto ha inteso celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia attraverso un’attenta e ricca ricognizione delle monete commemorative dell’Unità nazionale, dalla prima, le 5 lire battute presso la Zecca fiorentina nel marzo 1861 all’indomani della proclamazione di Vittorio Emanuele II a “Re d’Italia”, fino alle 500 lire firmate da Guido Veroi per i festeggiamenti del Centenario nel 1961, passando per la serie del 1911 realizzata su modelli dello scultore Domenico Trentacoste in occasione del primo Cinquantenario.

Un percorso tra numismatica, storia, arte, didattica, poesia e mito, che tuttavia non si è fermato al passato, ma che anzi sarà consegnato al futuro da una medaglia celebrativa dell’evento appositamente elaborata in questi mesi dai professori della Sezione Metalli dell’Istituto, e prossima alla presentazione ufficiale.

L’evento, distintosi per l’ampia e interessatissima partecipazione del pubblico, soprattutto quello giovanile e stu-dentesco, ha registrato anche prestigiose presenze del mondo istituzionale e produttivo, come quella del consigliere Marco Manneschi, Presidente della Commissione Affari Istituzionali della Regione Toscana, e quella dei principali rappresentanti della UnoAerre, storica azienda orafa aretina.

In occasione del Convegno, le vetrine della stessa Aula Magna hanno momentaneamente ospitato ed esibito al pubblico un nutrito nucleo di gessi e medaglie di Guido Veroi, provenienti dalle raccolte aziendali della UnoAerre, ed eccellenti espressioni dell’attività plastica svolta dal grande medaglista negli scorsi decenni per la committenza aretina.

Grazie alla fiducia e alla stima accordateci da questa rivista, offriamo all’attenzione dei lettori la pubblicazione integrale degli Atti del Convegno, che si apre di seguito con i saluti introduttivi del preside Tagliaferri e con il con-tributo del primo relatore, dott. Michele Tocchi; a seguire, nei successivi numeri mensili, le comunicazioni degli altri relatori.

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Scuola e Numismatica. Educare alla Cittadinanza, alla Storia e al Bello.

Saluto del Preside dell’Istituto, prof. Luciano Tagliaferri

L’Istituto d’Arte-Liceo Artistico “Piero della Francesca” promuove questa giornata grazie all’idea e dedizione del prof. Andrea Andanti, docente di questa scuola, e alla pazienza e professionalità dello storico dell’Arte Michele Tocchi.

Vorrei iniziare però cercando di focalizzare un aspetto che mi sta molto a cuore e che fa comprendere come questa giornata non sia un semplice evento, seppure straordinario (e ne converrete con me) ma una iniziativa che rientra in un progetto più complessivo di questa scuola.

“Arte e scuola”, oppure “fare arte è fare scuola” (o viceversa): è questa una delle intenzioni del nostro Liceo, istituto indirizzato a formare alunni preparati ma anche professionalità capaci, specializzate e riconosciute.

In un momento difficile per la maggioranza degli Istituti d’Arte italiani che sono stati messi in gravi difficoltà dalla Riforma Gelmini, questa scuola è riuscita a rimettersi in discussione. La confluenza degli Istituti d’arte nel nuovo Liceo artistico, che diventa una scuola in grado di far maturare tutti gli aspetti indicati nel profilo in uscita comune a tutti i licei, rischia di fare perdere un aspetto fondamentale della nostra esperienza: la laboratorialità, la creatività e la professionalità relativamente alla produzione artigianale italiana proprio nel momento in cui il tema del Made in Italy si rivela una carta importante da giocare per l’economia italiana.

E proprio questo progetto si inserisce nel nuovo percorso del “Piero della Francesca”. Un istituto capace di costi-tuire una risorsa fondamentale di fantasia, idee, competenze che possono contribuire a realizzare progetti di sviluppo economico, di promozione culturale e lavorativa, e quindi di rilancio complessivo del tessuto economico provinciale fatto di piccole e medie aziende, laboratori artigiani, botteghe di tradizione, consorzi, cooperative, ma anche studi di design, quali fucine di idee che possono interagire con la stessa realtà educativa del Liceo Artistico.

La creatività, la conoscenza e l’uso del proprio corpo, le emozioni e le varie sensibilità che trovano spazio in una scuola dove è tutto importante. La scuola come dovrebbe essere: una palestra per la vita reale. E soprattutto un ambiente d’apprendimento e non d’insegnamento: la differenza è notevole.

Ecco allora questa una giornata. Scuola e Numismatica, ma questo non sembri un binomio inusitato, forzato, pretestuoso. La Scuola è l’istituzione per l’educazione, la preparazione , la consapevole formazione dei giovani, dei futuri cittadini. La Numismatica è la scienza che studia le monete, che educa alla conoscenza delle monete, del loro valore economico, storico, estetico; della loro valenza sociale. La finalità di questa nostra iniziativa è dunque educativa e in questo Scuola e Numismatica s’incontrano e felicemente si integrano.

Educare alla Cittadinanza; alla cittadinanza locale e nazionale, matura e consapevole. La scuola è il luogo d’elezione per tale fine e in questo assiduamente e fortemente s’impegna: specie il nostro istituto che da tempo è a disposizione di tutto il territorio, impegnato in molteplici attività culturali e di promozione sociale. Si pensi alla recentissima ini-ziativa che ha legato questa scuola alla donazione di 88 quadri per la realizzazione, all’interno del Centro Oncologico di Arezzo, di un ambiente più a misura d’ uomo, dove luci e colori possano donare un po’ di serenità a chi si trova in quegli ambienti, spesso angoscianti.

Così il buon cittadino che deve, o dovrebbe, sapere d’economia, deve, o dovrebbe, saper fare economia. E in questo c’aiuta la Numismatica che riporta e spiega i sistemi monetarii, indaga sul valore delle monete e registra, in variati periodi temporali, il loro potere d’acquisto, la loro svalutazione. Occorre esser consapevoli d’una moneta, conoscerne il valore, potenziale e reale, le sue implicazioni metrologiche ed economiche per bene operare come cittadini; futuri cittadini, per le nostre ragazze ed i nostri ragazzi; così, in modo davvero consapevole. E, questo, possibilmente, anche al fine di non gravare troppo sulle tasche dei genitori, specie al fine settimana.

Educare alla Storia. La moneta è Storia. Non solo le belle monete della Grecia o di Roma, del Medioevo e del Rinascimento, di secoli addietro o di cinquant’anni fa, quando c’erano le lire, da molti rimpiante. Ora c’è l’euro. E nei pezzi italiani da due, ecco la raffaellesca testa di Dante; in quelli da uno il richiamo è a Leonardo; nei divisionali, coi centesimi, sfilano il Marc’Aurelio del Campidoglio, le futuriste Forme Uniche di Boccioni, il volto bello e malin-conico della Venere del Botticelli, la grandiosità del Colosseo, la sfida al cielo della Mole Antonelliana, l’enigmatico Castel del Monte. Tra le monetazioni nazionali in euro quella italiana è senz’altro la più storica. Avete mai pensato che si potrebbero impostare tante lezioni di Storia e di Storia dell’Arte solo facendo guardare alle nostre allieve ed ai nostri allievi gli Euro in metallo? E la dimensione storica, naturalmente, s’allarga all’Europa con le monete della Germania (l’imponente porta di Brandeburgo, a Berlino, dal 1989 assurta a simbolo di libertà), dell’Austria (la go-tica e bella Cattedrale di Santo Stefano a Vienna), della Francia (l’elegante figura di “ Marianna”, di rivoluzionaria e giacobina memoria), della Spagna (il volto austero e sognatore di Miguel de Cervantes, padre di Don Chisciotte).

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E potrei continuare. Dunque basta osservare bene gli spiccioli che spesso e volentieri ci appesantiscono, ci infastidi-scono, per entrare in contatto numismatico con la Storia, la Letteratura, le Arti, le Scienze. E tutto questo è davvero straordinario ed altamente didattico ed educativo.

Quanto all’ultimo punto, Educare al Bello, mi pare che esso sia consequenziale allo scopo per cui, proprio cin-quant’anni fa, venne fondato il nostro istituto e a quanto or ora ho detto. Si rifletta sul grandissimo artista al cui nome la nostra scuola è intitolata, Piero della Francesca, e ciò che egli significa per Arezzo, per l’arte non solo italiana ma di gran parte dell’Europa e dell’Occidente. In Piero tutto è armonia, misura perfetta, aurea, davvero, classica solen-nità, limpido colore.

L’esercizio delle varie discipline artistiche ed il loro studio storico e tecnico, l’apprendimento ancora della nostra Letteratura, di quella inglese, della Filosofia e della logica matematica, il saper immaginare e definire nel piano gli spazi, educano al Bello, a quel sentimento del Bello che fu di Piero. Nè, diversamente, è per la Numismatica, che, praticamente da quando è nata la moneta metallica, ci ha dato, in dischi metallici più o meno grandi, capolavori su capolavori, come, in questa sede, ci sarà mostrato e spiegato. Ma torniamo alla moneta italiana da due euro, a quel nobilissimo ed espressivo ritratto di Dante che vi è impresso. Mi si obietterà: è tale perché ripreso da un dipinto del sommo Raffaello. Verissimo, ma, e mi correggano se sbaglio i proff. Cherici e Paionni della sezione Metalli, occorre esser bravi, autentici artisti, ottimi tecnici per dare il modello, prima, e poi incidere i conii da cui uscirà la moneta. Se non si è ben preparati si rischia di svilire, di snaturare quello a cui si guarda, l’opera a cui ci si ispira. E’ dunque questo un ritratto esteticamente validissimo. E può essere istruttivo, molto istruttivo, approfondirne la genesi tecnica, la resa figurativa. Può, insomma, educare al Bello; proprio come da cinquant’anni si fa in questa scuola.

Naturalmente tutto questo non finisce oggi. Prima di tutto vogliamo, all’interno della nostra realtà territoriale are-tina, lavorare insieme a quelle aziende storiche come la UnoAerre o anche realtà più recenti, per valorizzare quella che negli anni ’70 è stata una delle specifiche più importanti della nostra città: l’Arte della Medaglia. Nel panorama nazionale, proprio in quegli anni, Arezzo era considerata la città della medaglia, grazie ai concorsi annuali promossi proprio dalla celebre azienda aretina. Per questo motivo i nostri insegnanti della sezione Design del gioiello e dell’ac-cessorio stanno lavorando ad una medaglia celebrativa di quest’evento, con l’intenzione di promuoverla all’interno dei circuiti numismatici e medaglistici italiani.

Dopo questa mia introduzione, possono iniziare i Lavori. Ma prima di passare oltre, voglio ringraziare per la sua partecipazione il consigliere regionale Marco Manneschi, e, ovviamente, i nostri preziosissimi relatori, che ci onorano oggi con la loro presenza. Li ringrazio anticipatamente per il loro contributo che so essere di altissimo livello.

Grazie quindi a Michele Tocchi, storico dell’Arte; a Fiorenzo Catalli, direttore archeologo presso le Soprintendenze di Roma e Firenze; ad Andrea Andanti, docente di Storia dell’ Arte e Catalogazione dei Beni Culturali presso l’Istituto; a Mauro Pisini, docente di Letteratura Latina presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra e di Composizione Latina presso la Pontificia Università Salesiana di Roma; infine a Giuliano Centrodi, storico dell’Arte e collaboratore del Museo Aziendale UnoAerre di Arezzo.

Luciano [email protected]

Dirigente Scolastico dell’I.I.S. “Piero della Francesca” di Arezzo

GIANCARLO GAMBELLI

WILEMATTSTRASSE 396210 SURSEE

LUZERN ( SWITZERLAND)

TEL / FAX + 41.419204630CELL +39.3356367905MOBIL +41.764301320

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Lo scudo in argento da 5 lire battuto a Firenze nel marzo del 18611 (fig. 1) costituisce notoriamente la prima moneta commemorativa del Regno d’Italia, ovvero la prima nella serie delle coniazioni del Regno che nella legenda del diritto celebra Vittorio Emanuele II come “Re d’Italia”. In occasione della se-duta del 17 marzo di quel fatidico anno, infatti, il Parlamento italiano riunito aveva solennemente conferito a Vittorio Emanuele, dopo discussioni protrattesi per mesi, il titolo di “Re d’Italia”2, che andava a sostituirsi a quello di “Re di Sardegna”; la legenda del nostro scudo, recependo con incredibile tempestività il nuovo titolo assegnato al sovrano, intendeva quindi commemorare la procla-mazione del neonato Regno.

Il titolo di “Re d’Italia” andava a sostituirsi nella monetazione fino ad allora emessa a quello, appunto, di “Re di Sardegna”, ma va ricordato che, tra il 1859 e il 1861, le zecche di Firenze e di Bologna, città governate da Giunte Provvisorie in attesa dell’ingresso nel venturo Regno d’Italia, avevano fronteggiato questo fluido momento di passaggio ricorrendo alla definizione del sovrano sabaudo come “Re Eletto”, cioè come unico Re già prescelto dal popolo, ma ancora in attesa dell’investitura formale del nuovo Parlamento italiano3. A ben guardare, tuttavia, la rilevanza storica e numismatica del nostro scudo non sembra coin-cidere con un altrettanto notevole spessore artistico.

Il diritto presenta la testa nuda rivolta a destra del sovrano, con attorno la legenda VITTORIO EMANUELE II RE D’ITALIA; sotto il taglio del collo, la firma dell’incisore, Luigi Gori, e, nel basso, lo stemma dell’allora direttore della zecca fiorentina, Luigi Ridolfi: il monte a sei cime con banda. Al rovescio, secondo uno schema iconografico riconoscibile e stereotipato, lo stemma sa-baudo coronato e attornato dal collare dell’Annunziata, il tutto entro due rami di alloro; attorno, in alto, il valore della moneta, CINQUE LIRE ITALIANE, e, nel basso, l’iscrizione FIRENZE, MARZO 1861 con, al centro, il marchio della zecca fiorentina, ovvero il fascio littorio4.

L’incisore, Luigi Gori, di nascita e formazione fiorentina, appare piuttosto compassato; il profilo del sovrano risulta decisamente rigido, ingessato, quasi truce nei lineamenti; sul piano iconografico, l’effigie si colloca in una fase intermedia tra le 5 lire VITTORIO EMANUELE II RE DI SARDEGNA di Giuseppe Ferraris (battute a Torino e Genova dal 1850 al 1861), e le 5 lire, firmate dallo stesso Ferraris, battute dal 1861 al 1878, cioè sino alla morte del Re, con la legenda VITTORIO EMANUELE II e, nel rovescio, REGNO D’ITALIA (figg. 2 e 3); si noti come, nell’effigie del sovrano, il Ferraris passi dalla tipologia anatomica del “collo lungo” nella prima, a quella del “collo ta-gliato” nella seconda, e come Gori si ponga a metà tra i due modelli. Nel corpus di Gori vanno anche ricordati i 50 centesimi e le lire della serie VITTORIO

di Michele [email protected]

Fig. 1. La prima moneta commemorativa del Regno d’Italia: le 5 lire Vittorio Ema-nuele II Re d’Italia emesse dalla zecca fio-rentina tra il 21 marzo e il 13 aprile 1861.

1 Emesso con decreto n. 233 del 29 settem-bre 1859 dal Governo della Toscana.2 Legge n. 4671 del Regno di Sardegna.3 Giova qui ricordare che la Toscana, dal Plebiscito di annessione del marzo 1860 al 17 marzo 1861, fu parte del Regno di Sar-degna e non ancora del Regno d’Italia.4 L’iniziale di fascio rimanda alla F di Fi-renze; il fascio è anche simbolo dell’Italia unita.

LA PRIMA MONETA COMMEMORATIVA DELL’UNITA’ D’ITALIA: LE 5 LIRE FIRENZE MARZO 1861

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EMANUELE RE ELETTO emesse dalla Zecca fiorentina tra il 1859 e il 1861 (fig. 4), che abbiamo sopra ricordato, nonché i 10 centesimi battuti a Milano per san Marino nel 1875 (fig. 5).

Lo scudo FIRENZE MARZO 1861 viene solitamente indicato come la prima moneta commemorativa dell’Unità d’Italia e l’ultima battuta presso la gloriosa zecca fiorentina, prima della sua soppressione sancita dalle autorità regie e go-vernative nell’ambito di una politica di razionalizzazione del settore promossa soprattutto dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio avente sede nella nuova capitale Torino, e a cui erano subordinate tutte le zecche del Re-gno. In realtà, è più corretto affermare che il nostro scudo rappresenta l’ultima moneta rilevante battuta a Firenze; anche dopo la proclamazione del Regno d’Italia, infatti, la zecca fiorentina continuò a battere moneta5, dedicandosi però esclusivamente alla monetazione cosiddetta “minuta”, cioè pezzi da 2 lire, lire e mezze lire, e al conio di medaglie richieste da soggetti committenti regionali in occasione di particolari eventi. Quella della gloriosa zecca fiorentina fu quindi, piuttosto, una morte lenta e inflitta con un quasi beffardo accanimento dal Go-verno centrale; tappa fondamentale di quest’agonia fu rappresentata dal Regio Decreto 326 del 9 novembre 1861, col quale si stabili che la fabbricazione di monete in oro, argento e bronzo sarebbe spettata solo alle zecche di Milano, Torino e Napoli. Il personale fiorentino, gradualmente ridimensionato, rimase in carica principalmente per le attività di affinamento dei metalli; gli inventarii del fondo archivistico della zecca fiorentina6 si fermano agli estremi cronologici del 1862-1864, anno a cui risalgono gli ultimi registri, dedicati ormai esclusivamente ad una contabilità di liquidazione. Viene da chiedersi se sia un caso che la zecca che per prima e così tempestivamente si era affrettata a salutare Vittorio Ema-nuele II come “Re d’Italia” subito dopo la sua proclamazione, avrebbe cessato la sua attività di conio solo alcuni mesi dopo; o se piuttosto l’emissione della prima moneta commemorativa del Regno non abbia rappresentato il tentativo, da parte del direttore Ridolfi, di assicurare la salvezza dell’istituzione da lui guidata conquistandosi la riconoscenza e la stima delle nuove autorità torinesi; un tentativo, tuttavia, destinato evidentemente al fallimento.

E’ possibile assegnare al nostro scudo una collocazione cronologica precisa in quelle dense settimane? I tempi e i modi della sua elaborazione vanno ricercati nel contesto dei tesi e controversi rapporti intercorsi tra il direttore Ridolfi e il Ministero torinese.

Nel Giornale della zecca7 si annota, in data 16 marzo, che spettano al direttore della monetazione, Gaetano Magherini, L. 1823,33, buone come sopra per l’utile di Ch.i 1060,24 a M.me 900 avente fino a Ch.i 954,220 convertito in numero 21.472 in pezzi da 5 lire per la valuta nominale di L. 107.360,00; l’annotazione è preziosa perché rende nota la tiratura esatta dell’esemplare da 5 lire, ovvero 21.472 pezzi, una circolazione quindi piuttosto limitata8.

A sinistra, fig. 2, le 5 lire con la legenda al diritto Victorius Emmanuel II D.G. Rex Sard. Cyp. et Hier., battute a Torino e Genova dal 1850 al 1861, incisore G. Ferraris. A destra, fig. 3, le 5 lire Vittorio Emanuele II - Regno d’Italia emesse dal 1861 al 1878, anno della morte del Re, incisore G. Ferraris. Qui sotto, a lato, confronto fra i ritratti delle 5 lire 1861 Firenze e delle 5 lire battute a Torino e Genova.

5 A differenza di quanto affermato da L. Simonetti, 1968, p. 313. Simonetti riferisce erroneamente che in data 17 marzo viene chiusa la zecca di Firenze.6 Archivio di Stato di Firenze (ASF), fondo Ex Ufficiali della moneta poi Maestri di Zecca.7 ASF, Zecca, registro n. 584, Libro Cam-pione Generale della scrittura di questa Regia Zecca per l’anno 1861, c. 22.8 Il dato coincide con quello fornito da Simonetti, 1969, pp. 14-15.

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Scorrendo il Registro di Cassa e Magazzino dell’anno 18619 pos-siamo rilevare che già in data 6 febbraio si prevedeva una fornitura di argento al medesimo sig. Magherini per la fabbricazione dei pezzi da 5 lire. Da ciò emerge che si pensava all’emissione di pezzi da 5 lire già dai primi di febbraio, e che in data 16 marzo, non a caso il giorno precedente la proclamazione di Vittorio Emanuele II a Re d’Italia, la

zecca aveva pronto l’argento per l’emissione degli scudi, forse già destinati a celebrare, nelle intenzioni del Ridolfi, la proclamazione del Regno. Ma la sorpresa più eclatante che le carte del fondo Zecca mi hanno riservato è stato il rinvenimento di un foglietto manoscritto di piccolo formato10 datato al 21 marzo 1861(fig. 6); il testo, forse una bozza per un comunicato stampa o una memoria a uso interno, non è firmato, ma dal confronto calligrafico con altri manoscritti autografi del Ridolfi destinati ad uso privato e interno, emerge chiara la mano dell’allora direttore della Zecca fiorentina. Riportiamo di seguito il testo:

Firenze, li 2111 marzo 1861Perché nelle serie delle nuove monete italiane rimanga memoria della solen-

ne proclamazione del Regno d’Italia, la Regia Zecca Fiorentina ha quest’oggi posto in corso una piccola partita di monete d’argento di 5 lire, le quali intor-no all’effigie del Re portano nel diritto la iscrizione “Vittorio Emanuele II Re d’Italia” e nel rovescio la... il valore e la data del “Marzo 1861”, intorno allo stemma dell’augusta dinastia di Savoia.

La data, segnata da una correzione, va sicuramente letta come 21 marzo (forse la bozza è stata stesa il giorno seguente, 22, poi retrodatata al fine di attualizzarla), e a conferma di ciò interviene il Registro del Pesator legale delle monete poste in tratta12, il quale annota in data 21 marzo 1861 l’esatta emis-sione di 8.000 esemplari delle 5 lire in argento, cui segue in data 13 aprile la seconda e ultima emissione dei nostri scudi, consistente in 13.472 esemplari, per un totale complessivo di 21.472 esemplari emessi, dato coincidente con quanto sopra affermato. E’ chiaro quindi che l’emissione degli scudi FIRENZE MARZO 1861 si è svolta in due mandate, la prima, ricordata dal Ridolfi, in data 21 marzo, la seconda in data 13 aprile. Le scritture contabili della zecca ci in-formano anche sulla data e l’entità del pagamento elargito al Gori incisore della moneta; il Libro maestro della Regia Zecca13 annota infatti in data 26 marzo che vengono rilasciate al suddetto L. 1270,00 per avere inciso di nuovo le matrici per le 5 lire con arme, la banda e l’effigie di S. M. il Re; la somma e la data del pagamento, avvenuto quindi tra la prima e la seconda emissione degli scudi,

Fig. 6. Il comunicato scritto a mano proba-bilmente dal direttore Ridolfi in occasione dell’emissione delle 5 lire Firenze Marzo 1861, doc. inedito. (ASF, filza 346, fotori-prodotto con sistema digitale, su richiesta dell’autore, dal fotografo autorizzato ope-rante presso l’Archivio).

Fig. 4. La lira di Vittorio Emanuele Re Eletto, incisore L. Gori; la legenda transitoria di Re Eletto fu sancita dal Dec. del Governo di Toscana n. 233 del 29 settembre 1859, e fu in uso fino al 1861. La moneta è illustrata a grandezza naturale ed in-grandita.

9 ASF, Zecca, reg. 514, sezione Argento, uscite, c. 296.10 ASF, Zecca, filza 346, Negozii, carte sciolte non numerate.11 O 22 marzo? Una correzione nella se-conda cifra pone problemi di leggibilità. Avanzo l’ipotesi che il testo sia stato scritto il 22 marzo, poi retrodatato al 21, giorno effettivo dell’emissione del nostro scudo.12 ASF, Zecca, reg. 176, anno 1861, cc. non numerate.13 ASF, Zecca, reg. 419, c. 48rv.

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vengono confermate anche dal Registro di Cassa e Magazzino14: 26 marzo- spese di incisioni e mantenimento di conii, lire italiane 1270,00 sono il pagato al sig. Luigi Gori incisore per avere inciso tutte di nuovo due matrici per le cinque lire italiane con l’arme di Savoja e l’effigie del Re d’Italia...

Una tanto tempestiva celebrazione del neonato Regno non bastò tuttavia a garantire un felice svolgimento dei rapporti tra la zecca fiorentina e il Ministero di Industria e Commercio, e non riuscì a conquistarsi, forse, quella visibilità cui avrebbe aspirato; ne è prova il curioso, e per certi aspetti divertente, carteggio che ho potuto rintracciare nei fogli del fondo Zecca15.

Al 3 aprile 1861 è datata una lettera anonima che un gruppo di cittadini tosca-ni a dir poco irritati invia al Ministero con sede a Torino; riportiamo di seguito il testo: Sig. Ministro, la Zecca di Firenze continua a battere moneta di due, uno, e mezzo franchi coll’antica leggenda VITT. EM. RE ELETTO. Cessi una volta questo ridicolo assurdo, il glorioso nostro sovrano già stato solennemente proclamato RE D’ITALIA sia battezzato come tale anche nelle monete che d’ora innanzi si conieranno. Alcuni cittadini toscani, li 3 aprile 1861. Il Ministero recepisce le proteste dei cittadini toscani e invia al direttore della Zecca una richiesta di chiarimenti dai toni decisamente poco cordiali:

Torino, addi 10 aprile 1861Pervenne a questo Ministero una lettera anonima di alcuni cittadini toscani

che reclamano contro le monete che in codesta Zecca si continuano a coniare colla leggenda VITT. EM. II RE ELETTO, lettera che si trasmette a codesta direzione acchè ne prenda conoscenza, invitandola a dare chiarimenti in pro-posito. Quando già il parlamento riunito ha assegnato il titolo di Re d’Italia e rimanendo ancora da fissare in modo definitivo la formula dell’intestazione degli atti a cui deesi in qualche modo uniformare la leggenda delle monete, il sottoscritto reputa che ove l’assoluta urgenza del servizio non vi si opponga, converrebbe sospendere la coniazione delle monete colla precedente leggenda e attendere i pochi giorni che ancora occorrono per la discussione della legge su indicata...

Il direttore tempestivo per eccellenza, ironia della sorte, subisce l’accusa di essere un ritardatario e viene invitato a sospendere la coniazione della serie RE ELETTO in attesa del Regio Decreto del 2 maggio che di li a pochi giorni avrebbe provveduto a uniformare le leggende delle monete in oro e argento del Regno16; l’emissione della prima moneta commemorativa dell’Unità d’Italia era stata forse fin troppo precoce e poco considerata, tant’è che il Ridolfi la rivendica, piccato, nella lunga lettera di risposta al Ministro: ... venuta però questa direzione sotto la immediata dipendenza del Min. di agr., ind. e comm.,

Fig. 5. I 10 centesimi battuti a Milano per la Repubblica di S. Marino nel 1875, incisore L. Gori.

Il complesso della “Zecca Vecchia” fiorentina prima del-la demolizione della cinta muraria sotto Firenze capitale (1865-1871).

14 ASF, Zecca, reg. 514, c. 116.15 ASF, Zecca, f. 346, cc. sciolte non numerate.16 Il R. D. 2 maggio 1861 avrebbe stabilito che le monete d’oro e d’argento che si conieranno... avranno sul diritto attorno l’effigie del Re, la leggenda Vittorio Ema-nuele II e sotto l’indicazione dell’anno; e sul rovescio, attorno allo Stemma, la leg-genda Regno d’Italia e sotto l’indicazione del valore della moneta. Si veda anche A. Galeotti, 1930, pp. 503-504.

Page 8: ATTI DEL CONVEGNO DI STUDI SU LE MONETE ......3 ATTI DEL CONVEGNO DI STUDI SU LE MONETE COMMEMORATIVE DELL’UNITA’D’ITALIA AREZZO, ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “PIERO DELLA

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le parve dovere attendere le risoluzioni che sarebbero state prese per l’intero Regno, e continuò quindi a batter moneta coi vecchi conii del 1860...solamente perché nella serie delle monete toscane rimanesse memoria della solenne proclamazione del Regno d’Italia, fu in que-st’occasione dato fuori un ristretto numero di monete di 5 franchi nelle quali al titolo di re Eletto era surrogato l’altro di Re d’Italia, assunto ormai per legge da S.M. Vitt. Em. II...; fin troppo aveva fatto quindi la zecca fiorentina per aggiornarsi alla nuova situazione politica-istituzionale. Nella stessa missiva Ridolfi invita del resto il ministro a rispettare e onorare la definizione nobile di “Re Eletto”, nata in un momento di transizione per surrogare l’altra, quella di “Re d’Italia”, che era pur già nel cuore e nella bocca di tutti.

Le incomprensioni tra Firenze e Torino erano tuttavia destinate a proseguire; col passare dei mesi gli scambi epistolari si distinguo-no per toni maliziosi e indisponenti, soprattutto, va detto, da parte torinese. Il 27 maggio dello stesso 1861 il Ministero chiede la serie completa delle monete coniate presso la Zecca fiorentina e portanti l’effigie di Vittorio Emanuele II, da inviare al Gabinetto Numisma-tico di Copenaghen che le aveva richieste; il 31 maggio la Zecca provvede all’invio completo, ma il 4 giugno il Ministero mostra la propria insoddisfazione poiché riscontrasi mancante il pezzo da lire

5 colla legenda VITT. EMANUELE II RE ELETTO, mentre si rinviene altro scudo colla leggenda VITT. EM. RE D’ITALIA17, e sollecita un rapido invio del pezzo mancante, incorrendo tuttavia in un errore clamoroso; la Zecca non aveva infatti mai emesso pezzi da 5 lire con la legenda VITTORIO EMANUE-LE II RE ELETTO, da riferirsi casomai a pezzi da 50 lire o 1 lira! L’equivoco testimonia icasticamente il clima di incomunicabilità e insofferenza che ormai caratterizzava i rapporti tra Firenze e Torino, destinati ad assumere aspetti grotteschi; con una lettera datata 7 novembre 186118, il Ministero quasi beffar-damente concedeva ancora al direttore della Zecca di poter apporre il proprio stemma sul diritto delle monete coniate, a patto che le stesse monete portassero la lettera F come distintivo dell’autorizzazione governativa; solo 2 giorni dopo, per regio decreto19, le attività di conio della zecca sarebbero state praticamente azzoppate, e il fatto che la prima moneta commemorativa del Regno d’Italia fosse stata lì emessa nulla avrebbe potuto contro la lenta e inesorabile agonia di quella gloriosa istituzione.

BibliografiaAA. VV. (a cura di F. Catalli), 2011 - Le monete dei Savoia dal nido savoiardo al Regno d’Italia, Firenze.Biaggi E., 1993-1998 - Otto secoli di storia delle monete sabaude, 3 voll., Torino.Galeotti A., 1930 - Le monete del Granducato di Toscana, Livorno.Gigante F., 2010 - Catalogo nazionale delle monete italiane dal ‘700 all’euro, Varese.Montenegro E., 2011- Manuale del collezionista di monete italiane con valu-tazione e grado di rarità, Torino.Montenegro E., 1995 - Regno d’Italia 1800-1946, Brescia.Pagani A., 1957 - Prove e progetti di monete italiane o battute in Italia dall’in-vasione francese ai giorni nostri (1796-1955), Milano.Simonetti L., 1967-1969 - Monete italiane medioevali e moderne, vol. I- Casa Savoia, parte I-III, Ravenna.

La Torre della “Zecca Vecchia” sui lungar-ni: ciò che rimane dell’antico complesso.

17 ASF, Zecca, ivi, cc. sciolte non nu-merate.18 ASF, Zecca, f. 347, Negozii, cc. sciolte non numerate.19 R. D. 326 del 9 novembre 1861.