Atti Convegno Livorno 26.03.2015
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OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’AMIANTO
ONA Onlus
Atti della Conferenza
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di
vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
LIVORNO, 26 marzo 2015
Aula Consiliare Comunale
©Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus
Proprietà letteraria riservata ISBN 978-88-99182-01-4
Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma
http://osservatorioamianto.jimdo.com/ Email [email protected]
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% del volume. Sono vietate in tutti i Paesi la traduzione, la riproduzione, la memorizzazione elettronica e
l’adattamento, anche parziali, con qualsiasi mezzo effettuate, per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale
senza la specifica autorizzazione dell’Editore
Atti della Conferenza
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di
vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 Aula Consiliare Comunale
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e delle convenzioni internazionali
Prima edizione: 31 maggio 2015
ISBN 978-88-99182-01-4
Organizzazione del Convegno
Comitato Scientifico
Ezio Bonanni Presidente ONA Onlus
Pietro Sartorelli Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Siena
Direttore Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e Neuroscienze
Segreteria Organizzativa Anna Corbi
Donato Angerame
Atti a cura di Lorenza Fiumi
Ricercatore CNR – INSEAN – IIA - Membro Comitato Tecnico Scientifico ONA
Michele Rucco Segretario Generale ONA Onlus
Hanno contribuito Paola Ceccarel
Coordinatore Comitato ONA Valbormida
Carlo Meoni Tecnico CNR - INSEAN -- IIA
Grafica Marco Vinicio Zonin
Architetto
Programma dei lavori
del 26 marzo 2015 Aula Consiliare del Comune di Livorno
Presiede l’avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto
Apertura dei lavori Ing. Filippo Nogarin, Sindaco di Livorno.
I lavori della Commissione Lavoro del Senato On.le Sara Paglini, senatrice.
Il ruolo del legislatore in materia di amianto On.le Dott. Alberto Zolezzi, deputato
Amianto nei luoghi di vita e di lavoro: emergen za sanitaria e tutela legal e Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus
La scuola “Leonardo da Vinci” di Firenze Avv. Saverio Rossi del Foro di Firenze, signora Antonella Franchi del Comitato Genitori Alunni
Esposti ad Amianto, Luciano Macrì, docente presso l’IIS Leonardo da Vinci di Firenze
La latenza delle malattie asbesto correlate ai fini dell’individuazione dei titolari delle
posizioni di garanzia: il caso del Sig. Romano Posarelli Avv. Isabella Sardella del Foro di Pisa;
L’epidemia di patologie asbesto-correlate e la sorveglianza sanitaria degli ex esposti:
iniziative nazionali ed internazionali Prof. Pietro Sartorelli, ordinario di Medicina del Lavoro presso l’Università di Siena e membro
del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA
Le azioni poste in essere dal Comune di Livorno per il contrasto delle conseguenze
sanitarie dell’esposizione ad amianto Dott.ssa Ina Dhimgjini, Assessore alla Sanità e al Sociale del Comune di Livorno
I segni dell’amianto all’imaging Prof.ssa Maria Antonietta Mazzei, Docente presso l’Università di Siena
Soggetti responsabili civili e penali. Tecniche d’indagine e ostacoli per l’individuazione
delle imprese Dott. Paolo Rivella, commercialista e consulente delle Procure della Repubblica di Torino, di
Milano e di Trieste
Il ruolo dell’ONA: dalla denuncia alla proposta Dott. Michele Rucco, Segretario Generale dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA
Onlus
Le condutture idriche in amianto Prof.ssa Ginevra Lombardi, Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze per l’Economia e
l’Impresa dell’Università di Firenze
Monitoraggio degli esposti ed ex-esposti ad amianto negli ambienti di lavoro e di vita: costi,
benefici e coperture economiche Dott. Paolo Pitotto, medico del lavoro, consulente della Procura della Repubblica di Milano,
membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA
I danni risarcibili da esposizione ad amianto n egli ambienti di lavoro e di vita , Amianto nei
luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale Avv. Natalia Giuliani del Foro di Pisa;
Nel corso dei lavori, hanno portato il loro saluto:
Massimiliano Posarelli, del Comitato ONA di Rosignano (LI);
Maurizio Cozzani, del Comitato ONA di La Spezia (SP);
Franco Berti, del Comitato ONA di Castelnuovo Val di Cecina (PI);
Giacomo Giannarelli, Candidato alla Presidenza della Regione Toscana per il Movimento 5
Stelle.
E’ stata inoltre proiettata la testimonianza del defunto Vito Matteoli, vittima dell’amianto.
Appendice 1
PRESENTAZIONI E SLIDES
Alberto Zolezzi
Ezio Bonanni
Pietro Sartorelli
Maria Antonietta Mazzei
Paolo Rivella
Michele Rucco
Paolo Pitotto
Appendice 2
Rassegna stampa Convegno Livorno 26.03.2015
Locandina Convegno Livorno 26.03.2015
Comunicato stampa ONA 28.03.2015 per l’ITI Leonardo Da Vinci di Firenze
Avviso affisso nell’ITI Leonardo Da Vinci di Firenze
Atti di sindacato ispettivo del Consigliere Comunale di Firenze, Arian na Xekalos,
relativamente all’ITI Leonardo Da Vinci di Firenze
Rassegna stampa relativa all’ITI Leonardo Da Vinci di Firenze
Relazioni
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 1
Apertura dei Lavori
Filippo Nogarin
Sindaco di Livorno
Gentili ospiti,
è con grande piacere che ospitiamo oggi questa conferenza dedicata al tema dell'amianto sotto il
profilo dell'emergenza sanitaria e della tutela legale.
Di amianto si muore e si continua a morire. Molti fatti di cronaca, tra cui la recente e vergognosa
sentenza Eternit che ha stabilito l'annullamento della condanna dei responsabili del disastro
ambientale di Casale di Monferrato e lo stop ai risarcimenti per i familiari e le loro famiglie, ci
raccontano che siamo purtroppo ben lungi dal trovare una soluzione.
La situazione italiana è incredibilmente allarmante con 6 mila morti ogni anno, migliaia di
tonnellate di materiali contenenti amianto e di siti contaminati.
L'unica ragionevole via di salvezza sarebbe quella delle bonifiche, in modo da evitare le esposizioni
dannose e dunque le patologie presenti e quelle future. Invece, il Governo non sembra finora
intenzionato a recepire questi principi e, nel 2015, succede che di amianto si continua ancora a
morire.
Non è la prima volta che il Comune di Livorno affronta questa tematica di impellente e drammatica
attualità, ma è certamente la prima volta che ospitiamo un consesso di questo livello, che vede
riuniti insieme rappresentanti politici locali, del Senato della Repubblica e della Camera dei
deputati, esperti di medicina, avvocati, ricercatori, associazioni.
E' infatti necessario che tutti, ciascuno per la sua parte, possano dare il proprio contributo per far
luce su questa emergenza dalle proporzioni impressionanti e sulle reali misure da adottare per
risolvere un problema che, prima ancora che, è soprattutto sanitario e sociale.
Corre qui l'obbligo di ringraziare l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto, ONA ONLUS,
l'associazione che, fin dal 2008, raccogliendo il dolore e le difficoltà dei lavoratori esposti
all'amianto, dei loro familiari e di quelli delle vittime, troppo spesso abbandonati nella gestione di
un problema che non può e non deve essere considerato un affare solamente privato, svolge
un'intensa attività di supporto e assistenza gratuita a quanti ne facciano richiesta.
Questo grazie a una rete di volontari in tutto il territorio nazionale che in modo gratuito si
adoperano per interdire le condotte dannose e pericolose, e per prestare assistenza fisica e morale ai
cittadini interessati dal problema.
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 2
Quello della tutela della salute dei cittadini è un diritto sancito anche dalla nostra Costituzione
eppure, come testimoniano tanti dolorosi fatti di cronaca ai quali assistiamo rabbiosamente
impotenti, spesso le istituzioni non sono riescono ad essere presenti in maniera adeguata mentre,
d'altra parte, gli enti previdenziali arrivano a negare ogni forma di assistenza e di previdenza perché
influenzate dalle lobby dell’amianto.
Come Amministrazione comunale rinnoviamo l'impegno nell'azione di monitoraggio delle strutture
a rischio e, laddove necessario, della relativa bonifica, con particolare attenzione alle scuole.
Il problema dell’amianto esiste infatti anche sul nostro territorio, è serio e richiede la nostra
massima attenzione, perché non vorremo mai che cittadini inermi debbano pagare la nostra
negligenza, come purtroppo è accaduto e siamo abituati a veder accadere in tante parti del nostro
paese.
Oggi i problemi e i rischi per la salute legati all'amianto sono ben chiari a tutti. Voglio qui citare, tra
i molti, un triste caso molto vicino a noi, quello che ha coinvolto i lavoratori dello stabilimento
chimico di Rosignano Solvay, di cui avremo modo di ascoltare nel corso di questo incontro.
Non possiamo né vogliamo tollerare alcun tipo di atteggiamento lasco o di comportamento dubbio
da parte di nessuno.
Dall'altra parte vogliamo invece sensibilizzare e supportare sempre di più i cittadini affinché
abbiano comportamenti corretti nelle azioni di smaltimento dei rifiuti tossici, perché la tutela della
salute, così come la tutela dell'ambiente, passano soprattutto dall'educazione e dal rispetto personali
e civili.
Anche per la cultura della tutela della salute e dell’ambiente il problema, come dicevano i giudici
Falcone e Borsellino, è infatti di mancanza di cultura.
Rinnovo il mio ringraziamento a ONA Onlus e a tutti i presenti per portare oggi all’attenzione della
città le problematiche legate all’inquinamento da amianto che, se è vero che riguardano tutte le
città, lo è ancor più il fatto che si leghino, in particolare, a quelle portuali come la nostra dove sono
presenti e sono stati attivi negli anni ’60 cantieri navali.
Mi auguro che l'incontro di oggi, nel quale ci confronteremo sui dati che riguardano il nostro
territorio, sia anche l'occasione per fare il punto e analizzare, tutti insieme, ognuno con il proprio
specifico contributo, quanto siamo riusciti fin qui a fare e per capire come possiamo intervenire sul
nostro futuro.
Sono convinto infatti che possiamo fare ancora molto, ed è con questo spirito che vi auguro buon
lavoro.
Inizio Testo
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 3
I lavori della Commissione Lavoro del Senato
Sara Paglini
Senatrice del Movimento 5 Stelle, Segretario della 11ª Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale),
Membro della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro;
email: [email protected]
Grazie a tutti per avere dedicato il vostro tempo per questo incontro che vede una tematica così
importante. Ringrazio l’ONA e l’avvocato Ezio Bonanni che ho avuto modo di conoscere e
apprezzare per il lavoro che fa, insieme a tutti gli altri membri dell’Associazione a livello nazionale,
all’interno della Commissione Lavoro del Senato. Dovete sapere che in questo momento nelle
istituzioni si sta parlando d’amianto in modo spero costruttivo. Se ne sta parlando in Commissione
Lavoro del Senato perché sono stati presentati più disegni di legge tra cui il nostro del M5S che
comprende quasi tutte le sfaccettature che si dovrebbero toccare per risolvere veramente questo
problema e altri, ma non solo.
Facendo parte di una commissione speciale, una commissione legata alla salute e al rischio e agli
incidenti del lavoro, sono anche stata contattata, durante i lavori della commissione, da altri esperti
del mondo dell’amianto che hanno fatto presente che questo problema va risolto perché ogni anno
muoiono circa 6000 persone: il che vuole dire che ogni giorno, anche oggi, 15 cittadini italiani
perderanno la vita e la perderanno proprio perché hanno incontrato durante il loro percorso uno dei
killer peggiori che noi possiamo incontrare cioè le fibre d’amianto. Personalmente questa cosa mi
tocca anche in modo diretto in quanto in famiglia ho assistito ad un caso di questo tipo: vi posso
assicurare che vedere una persona spegnersi nell’arco di 6 mesi in un modo così atroce, vedere una
famiglia distrutta nel più profondo non solo nei sentimenti ma anche nelle certezze esistenziali, è
veramente una cosa che lascia senza parole.
Parlando di amianto, che negli anni ‘70 doveva essere il materiale del futuro, ricordo da bambina le
massicce pubblicità per l’amianto, ci troviamo oggi a capire che è il più terribile dei killer. Ieri con
l’amianto qualche imprenditore si è arricchito e oggi per amianto si muore. Si muore forse
doppiamente perché si perde la vita e perché le Istituzione nei massimi livelli non hanno avuto la
giusta attenzione: per questo anche la nostra battaglia che stiamo portando avanti sia alla Camera
che al Senato ha una doppia valenza. Si continua a morire e dicono che il picco sarà nel 2020.
Proprio due giorni fa nella Commissione speciale per la salute e la tutela del lavoro ho incontrato in
audizione l’ex ministro Balduzzi, che si è occupato di salute durante gli anni della legislatura di
Monti. L’ho ascoltato sull’amianto chiedendogli direttamente cosa si è fatto in quei due anni, se si è
datala giusta trasparenza anche della gestione della tematica in quanto sappiamo che purtroppo,
come spesso succede in Italia, quando si tratta di parlare di fondi, di destinare risorse, energie in una
direzione anziché un’altra, i falchi arrivano e arrivano veloci.
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 4
Comunque per la prima volta all’interno delle Istituzioni c’è una forza politica che sta facendo gli
interessi delle persone e questo è il M5S: pertanto noi saremo dei grandi controllori per cui se
qualcosa non andrà come dovrebbe andare voi sarete i primi a saperlo. I primi a saperlo saranno i
cittadini colpiti da questo terribile male. Io immagino che anche qui a Livorno, come in tutte le parti
d’Italia, abbiate dei siti industriali inquinati perché l’amianto è ovunque, nei porti, nei cantieri, nelle
fabbriche, nei vagoni ferroviari. Nelle fabbriche gli operai hanno continuato a respirare questo killer
fuori legge dal 1992 ed ora queste fibre le respiriamo tutti: infatti non è un caso che i decessi non
coinvolgano più soltanto gli operai ma anche i cittadini che non ne sono mai venuti a contatto
diretto ma che ugualmente sono stati esposti proprio perché le fibre volano ovunque.
Andremo, per questo motivo, a capire come poter risolvere il problema dello smaltimento, della
prevenzione, della cura. A Massa Carrara abbiamo una delle più grandi cave dismesse che è stata
trasformata in una discarica di materiali pericolosi in cui ogni giorno, probabilmente, vengono
portate camionate di materiale pericoloso tra cui l’amianto. Anche se questi siti sono fatti a norma
di legge, sappiate che comunque ci sono le famose infiltrazioni quindi i veleni possono entrare nel
terreno e creare anche problemi che non potremo mai immaginare. Pensiamo al problema
dell’arsenico che abbiamo riscontrato nella nostra zona e che abbiamo trovato nell’acqua. Quindi
noi cercheremo davvero di risolvere il problema dell’amianto anche con i consigli di esperti e di
medici che lo stanno studiando da anni, sperando di dare un aiuto a noi e alle generazioni che
verranno.
Da portavoce dei cittadini devo dire che vedere una città amministrata da dei cittadini e non dai
partiti è veramente una cosa bellissima ed è la prima volta che partecipo in maniera ufficiale di una
situazione di questo tipo. Ringrazio tutti e lascio la parola all’avv. Bonanni.
Inizio Testo
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 5
Il ruolo del legislatore in materia di amianto
Alberto Zolezzi
Deputato del Movimento 5 Stelle, Membro della VIII Commissione (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici),
Membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite
connesse al ciclo dei rifiuti ambientali d esse correlate
email: [email protected]
Ringrazio per l’invito l’Amministrazione Comunale di Livorno, un’amministrazione a 5 Stelle ed è
un grande orgoglio poterlo dire ed esser qui. Ringrazio l’avvocato Ezio Bonanni con il quale si è
creata una rete che chiaramente non è una rete politica bensì di contenuti che mira a migliorare la
normativa relativa a quello che succede alle persone che sono state a contatto con l’amianto e a
migliorare la gestione di questo rifiuto altamente pericoloso. Una rete che sta approfondendo il tema
a 360 gradi tenendo conto che per alcuni in Italia tutto quello che si maneggia deve portare ad un
guadagno, spesso per pochi e a scapito di tanti.
Dalle diapositive che vi mostrerò, vedrete che anche con l’amianto ci sono troppe persone che
hanno lucrato prima facendo lavorare in modo inadeguato le persone nonostante conoscessero i
danni da amianto e che stanno lucrando ora. E’ passato un anno da quando abbiamo organizzato il
convegno alla Camera dei Deputati per fare un punto della situazione e ci ritroviamo ancora ora,
dopo un anno, con aspetti governativi assolutamente irrisolti. Noi siamo riusciti ad andare avanti
con le ricerche e gli studi. Tralasciamo il fatto che è fin dal 1908 che ci sono state le prime sentenze
che dicevano che l’amianto faceva male quindi molto più di un secolo fa. Arriviamo alla legge
257/92 che impone il bando dell’amianto, un bando che è purtroppo formale come hanno fatto
vedere i dati di stampa degli ultimi mesi.
Una delle prime proposte di legge presentate dal M5s riguarda la gestione degli aspetti legati
all'amianto, partendo da quelli previdenziali fino a quelli ambientali e sanitari, ed è a prima firma
del mio collega Federico D'Incà. In questa proposta di legge si affrontano le priorità per evitare di
creare ulteriori danni quindi l'amianto deve essere mappato e deve essere rimosso in particolare dai
luoghi pubblici. E' vergognoso che ci sia ancora amianto in luoghi pubblici e in particolare nei
luoghi dove il rischio è ancora maggiore quindi dove i bambini possono essere esposti all'amianto.
La vergogna è che anche in questa regione come in tutte le altre ci siano scuole dove l'amianto non
è neppure mappato e questa è la priorità. Poi deve essere rimosso dai luoghi di lavoro.
Abbiamo dato delle tempistiche ragionevoli nel senso che ci deve essere una filiera di smaltimento
e di gestione amianto nella massima sicurezza possibile.
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 6
Anche la rimozione deve essere fatta in sicurezza. Purtroppo ci sono ogni anno in Italia 50 persone
che muoiono d'amianto perché cadono dal tetto o da strutture. Siamo ancora a questo livello. Deve
esserci una sostituzione nei prodotti, una evidenza con etichette della presenza di amianto dove
ancora c'è e devono essere riaperti i termini nella richiesta dei benefici previdenziali, ma non
bisogna fare come è stato fatto nella legge di stabilità 2015 dove si sono riaperti i termini per un
solo mese e solo per alcune aziende fallite. Chiaramente si trattava di un provvedimento ad
aziendam che non ha consentito a tutti i lavoratori che purtroppo sono stati esposti di avere questo
diritto previdenziale che in realtà non avrebbe nemmeno bisogno di coperture particolari.
A volte sembra di riscontrare una sorte di sadismo in questo negare i diritti dei lavoratori che prima
sono stati esposti a questo cancerogeno e adesso non hanno nemmeno il diritto ad avere un
riconoscimento previdenziale. Devono essere collocati in pensione i lavoratori a cui si diagnostichi
una patologia asbesto correlata. Se uno sta ancora lavorando e viene fatta la diagnosi deve andare in
pensione tranquillo. La tragedia delle persone malate che devono stare al lavoro per maturare la
pensione è una tragedia che ancora oggi in Italia nel 2015 si presenta. Questa è una delle tante
vergogne del nostro Paese. Ho provato a mettere all'ordine del giorno emendamenti che almeno
introducessero questo provvedimento, ma neppure questo ha sortito effetto alcuno.
Oggi noi non vogliamo fare un discorso che sia un'apologia di qualche gruppo politico, ma
vogliamo semplicemente dire che chi sta governando non ha alcuna sensibilità su questi temi.
Anche il fatto di lasciare a lavorare un ammalato di tumore di amianto è un aspetto sadico ed è una
vergogna. Abbiamo pensato alle forze armate. Sapete l’amianto in questo settore c’è ancora, che è
stato manipolato dalle forze armate molto oltre al 1992 bensì fino alla fine del 2014 cioè fino a
pochi mesi fa. Deve esserci un registro degli esposti, deve essere rimosso anche l'amianto di edifici
privati con una defiscalizzazione. In questi giorni, forse, finalmente, al Senato qualcosina verrà
stanziato anche se si parla di cifre davvero irrisorie. Chiaramente le prestazioni sanitarie devono
essere gratuite.
Io sono pneumologo e riscontro che i trattamenti delle patologie asbesto correlate sono disomogenei
sul territorio italiano. Le linee guida esistono ma vengono applicate anche a seconda delle
possibilità delle strutture. Non ci sono strutture di riferimento per cui ci possono essere trattamenti
completamente discordanti da una città/regione all'altra: in questo modo non si garantisce nemmeno
la migliore assistenza che purtroppo in molti casi si sostanzia esclusivamente di cure palliativa. Non
c'è neppure alcun investimento nella ricerca e nell'evidenziare quali sono le strutture migliori che in
alcuni casi hanno avuto anche approcci chirurgici con buoni risultati: si tratta di alcuni casi, molto
particolari e per questo non bisogna fornire illusioni a nessuno. Ma non c'è neanche alcun
investimento in ricerca e in screening di come vanno questi trattamenti un po' più sperimentali, un
po' più aggressivi: lo stato italiano non garantisce nemmeno il monitoraggio di questi 50 casi
all'anno che vengono operati per un tumore d'amianto e a me sembra che monitorare 50 casi in
follow up non sia un problema di spesa ma che ci siano altri problemi. Deve esserci un piano
sanitario mirato, ci deve essere una sorveglianza epidemiologica.
Sappiamo che l'amianto viene smaltito male ma perché? Perché se lo smaltisco male posso dare
luogo al turismo dell'amianto. L'amianto è uno dei turisti principali d'Italia. Viene portato
dall'azienda dove è stato lavorato prima nella spiaggia più vicina, poi viene trovato nella spiaggia e
allora lo porto sotto alla massicciata ferroviaria del TAV in Val di Susa o tra Brescia e Padova.
Sappiamo che c'è un'Italia parassitata da persone schifose che purtroppo sono anche dentro ai
palazzi della politica compreso quelli del Parlamento e fanno provvedimenti come il decreto legge
numero 1 del 2015, quindi pochi giorni fa, che prevede che si possono buttare rifiuti pericolosi non
trattati sotto le massicciate ferroviarie e sotto alle strade.
Questo è quanto è entrato nella legge, ma difficilmente lo leggerete sui giornali: sono informazioni
che bisogna raccontare.
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L'offerta epidemiologica. Bisogna capire come sta la popolazione. Io vivo a Mantova ma ho
risieduto in Liguria fino a 10 anni fa. Entrato in Parlamento ho potuto avere accesso ad alcuni dati.
Per esempio nella cantieristica navale, che è un settore chiaramente presente anche in Toscana, i
decessi sono stati circa 1000. I decessi erano stati 600 tra il 1993 e il 2008. Decessi solo per il
mesotelioma pleurico che come dice Bonanni, ma non è che lo dica lui bensì gli studi nazionali,
bisogna raddoppiare se non triplicare per il caso dei tumori totali rispetto ai mesoteliomi che sono
purtroppo anche il tumore del polmone direttamente correlabili all'amianto. Ciò vuol dire che in
Liguria circa 2000 lavoratori hanno perso la vita per tumore da amianto e quindi se uno fa il
conteggio di quanti hanno lavorato in quel settore vuol dire che la percentuale era molto elevata.
Tutto il Ministero della Difesa è chiaramente stato pesantemente toccato.
Ieri è stata pubblicata la mia proposta di legge sul referto epidemiologico cioè bisogna avere lo stato
di salute della popolazione. Io devo capire come sta la popolazione, quante sono le malattie rare,
quante sono le malattie asbesto correlate perché in questo stato i dati vengono comunque raccolti. I
cittadini pagano giustamente per avere i dati, per avere i servizi, per avere le schede di dimissione
ospedaliera, per avere le schede ISTAT della mortalità però poi questi dati non vengono pubblicati e
allora io non so bene quante persone muoiono a Livorno per amianto. Non so il confronto rispetto
ad altri città della Toscana, non so il confronto con altre regioni. Questa è una vergogna: i dati ci
sono, noi cittadini già spendiamo i soldi per avere questi dati, e questi dati devono semplicemente
essere processati, aggregati con l'informatica. La nostra proposta di legge prevede proprio di fare
questa aggregazione dei dati. Non abbiamo neanche ipotizzato la copertura finanziaria perché visto
che i danni ambientali sulla salute sono 48 miliardi di euro all'anno, e non milioni, di sicuro con una
aggregazione così in cui si vedono le patologie ambientali e con cui si vede dove fare un po' di
prevenzione molto probabilmente questa aggregazione si coprirà finanziariamente da sola: basta
avere un software, un minimo di personale tra i servizi delle ASL, tra i servizi che hanno i sindaci,
coordinarli con l'Istituto superiore della Sanità e con l'ISTAT che possono validare questi dati.
E tutto questo non spaventa la gente, non spaventa le persone. La gente sa. Purtroppo a Roma ci
dicono: ma noi non possiamo informare troppo le persone. Io credo che sia il minimo essere
informati ma non spaventati né tantomeno terrorizzati. Essere informati penso che sia il minimo
sindacale, l'informazione sta crescendo, la rete sta crescendo. E' giusto che le persone imparino a
maneggiare le informazioni. E' chiaro che in rete si trova di tutto ma avere un dato coordinato
dall'Istituto Superiore della Sanità, dall'Istituto Superiore di Statica è probabilmente un dato con cui
una persona si rende anche conto. Non gli si racconta che ad esempio che nel mio comune ci sono
tanti morti per una cosa, tanti ammalati per un'altra. Tanti cosa vuol dire? Ci sono dati scientifici per
cui se vedo che in un comune ci sono tanti problemi di salute su determinate malattie, cerco di
intervenire. E' una cosa davvero banale per cui speriamo che vada a buon fine.
Il caso della scuola Leonardo Da Vinci: io già nel novembre 2014 ho firmato un'interrogazione su
questa scuola, sul fatto che in questa scuola si diceva di non camminare in maniera vigorosa sui
pavimenti altrimenti si libera l'amianto. La scuola è agibile o no? Cosa significa non poter
camminare in modo pesante? Magari le persone sopra i 50 kg di peso non possono andare a scuola,
se gli insegnanti sono obesi non possono insegnare in questa scuola. Siamo a dei livelli di indecenza
impressionanti.
Ora cercherò di avere la risposta, e in tutti i modi cercherò di sapere perché non bisogna
mascherare. Chiaro che noi non metteremo i nomi di coloro che hanno avuto patologie da amianto
ma abbiamo il diritto di sapere per capire se quella scuola va chiusa e bonificata o se le persone
possono continuare a frequentarla. Sono 2400 le scuole in Italia con amianto, non è solo la Da
Vinci. In quella, però, ci sono anche i cartelli esposti con su scritto: attenzione amianto. Quindi è il
massimo dell'ipocrisia.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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La produzione di amianto in Italia è stata elevatissima fino al 1987 e purtroppo i suoi effetti vanno
ancora avanti. Adesso sono state studiate delle norme per misurare l'amianto nei vari ambienti. In
ambito militare, anche qui in Toscana, in alcuni ambiti dove si fa manutenzione c'è ancora molto
amianto e purtroppo dalle interrogazioni degli articoli di stampa si è visto che nessuno sapeva di
manipolare l'amianto quindi lo facevano senza alcun tipo di prevenzione individuale. Cosa bisogna
fare di questi 40.000 siti in Italia con presenza di amianto, 400 a rischio elevato? Cercare appunto di
ridurre al massimo il rischio. Ci sono 14 regioni che non hanno nemmeno comunicato i dati sulla
presenza di amianto e sul modo in cui lo smaltiscono. Siamo ancora in ritardo gravissimo
sull'amianto. Dai 5.000 ai 6000 morti per questo problema: è impossibile che siamo ancora così
indietro e che le regioni non abbiano nemmeno un sito, nemmeno una discarica adeguata per
gestirlo. La mappatura deve essere fatta meglio.
Noi adesso abbiamo fatto accogliere un ordine del giorno in merito alla frode ambientale da inserire
nel codice ambientale. C'è questa proposta di legge contro i delitti e reati ambientali che è stata
approvata al Senato. Se arriverà alla Camera vedremo di approvarla così com'è perché a mio parere
è un grande passo avanti perché devono essere inseriti nel codice penale alcuni reati ambientali. Il
reato di frode è un reato molto diffuso e molto pericoloso. Perché se definisco che in un materiale
non c'è amianto significa che non c'è ma se dico che non c'è e poi c'è commetto una frode. La frode
di per sé è punita in maniera inadeguata così come è punito in maniera inadeguata il fatto che io
espongo dei dati truffaldini abbassando il numero di fibre che ho misurato in un certo ambiente.
Questo in Italia succede regolarmente. Chi di voi è stato in qualche comitato e ha provato a fare
analisi, sa che è difficile trovare un laboratorio che faccia analisi in maniera onesta perché buona
parte dei laboratori vivono principalmente grazie alle aziende che danno costantemente degli esami
da fare quindi se il laboratorio vuole sopravvivere deve anche mediamente non fornire elementi che
permettano di attaccare le aziende clienti. Purtroppo siamo in Italia e purtroppo non è facile
cambiare questo sistema, quindi la frode, a mio parere, andrebbe penalizzata maggiormente perché
a quel punto forse ci si pensa un attimino prima di falsificare le risultanze delle analisi.
La risoluzione c’è, il testo per buona parte l'ho redatto io, ed è in corso di discussione in
commissione ambiente: auspichiamo che anche i parlamentari di altri schieramenti approvino, visto
che è stata manifestata l'intenzione di approvare buona parte dei punti...e vedremo come andrà. Noi
del Movimento 5 Stelle non è che non vogliamo collaborare con altri parlamentari anzi, se votano le
nostre cose buone o propongono loro cose buone ben venga. Non si scherza né con la salute né con
la società e quant'altro.
Pensate solo che da una gestione oculata dell'amianto, ossia il metterlo a minor rischio, ci
uscirebbero circa 20.000 posti di lavoro in Italia. Visto che si fanno tanti discorsi il lavoro esce
anche da una gestione ben fatta dal governo: abbiamo chiesto che sia fissato il termine del 2020 per
la bonifica di tutti gli edifici pubblici e privati. Abbiamo chiesto che le discariche diventino impianti
di interesse nazionale. Discariche per amianto, intendo. Visto che è stato fatto per gli inceneritori,
facciamolo anche per discariche di amianto per le regioni che le hanno. Per quelle che non hanno le
discariche da amianto sarebbe necessario la avessero. Almeno una discarica per regione la devono
avere perché tutte le regioni in Italia hanno tanto amianto almeno un milione di tonnellate di
amianto per regione, per cui ognuno deve gestirsi il suo.
Perché se inizio questo turismo dell’amianto, spesso ci sono gli illeciti, spesso si va all'estero e si
spendono circa 50 milioni di euro all'anno per portarlo in Germani o Francia. Spesso non ci arriva e
finisce sotto il tappeto di qualche grande opera e il rischio aumenta. La circolazione di questi rifiuti
pericolosi dovrebbe essere ridotta il più possibile anche perché una discarica di amianto, e ripeto
non vuol dire rischio zero ma vuol dire rischio ridotto al minimo, non è così difficile da impiantare.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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Deve essere messa in un ambiente che consenta il minimo di dispersione in aria, nel suolo e nelle
acque. Non è che la puoi fare ovunque, vicino ad un fiume che esonda o in zone critiche. Ogni
regione è necessario che torvi un'area per metterci un milione di tonnellate di amianto. Quello che
dico sempre per fare capire l'argomento è che il volume del palazzo di Montecitorio, il Parlamento,
un palazzo abbastanza grande ma non enorme, il volume di Montecitorio corrisponde a quello di un
milione di tonnellate di amianto. Come se il Lazio dovesse avere un volume come quello di
Montecitorio per metterci l'amianto. Questo per farvi capire quanto è grande una discarica. Non è
una cosa enorme che ogni regione dovrebbe avere. Dico sempre che per come viene trattato il
Parlamento forse sarebbe meglio che venisse messo dentro dell'amianto visto che poi le leggi le
scrivono da altre parti.
Torniamo alla risoluzione: noi chiediamo in maniera più chiara la defiscalizzazione in materia
d'amianto che deve essere data alle regioni che hanno un piano di gestione amianto. E' inutile che lo
defiscalizzo se poi quando lo togli non hai nemmeno un sito in sicurezza dove stoccarlo. Se lo metti
in siti temporanei poi non va bene. In caso contrario è meglio che stia dov'è. L'inertizzazione deve
essere fatta con grande serietà. Ci sono molti brevetti in corso. Io e Bonanni abbiamo un po' studiato
alcuni di questi brevetti. Sia io che lui siamo a favore della ricerca ma un conto è fare ricerca e un
conto è commercializzare. Se io sto facendo ricerca vado avanti con la ricerca e quando arrivo ad un
buon livello di sicurezza inizio a proporlo in ambito scientifico. Non che vendo il brevetto a chi
capita perché devo iniziare a guadagnarci qualcosina perché potrei distruggere il lavoro di centinaia
di ricercatori se penso di lucrare su queste cose.
Abbiamo visto delle slide che dicevano: vi farò guadagnare 5000 euro gestendo l'amianto. Cosa??
Mi sembra un po' strano e siamo andati a vedere chi diceva queste cose. Ho fatto personalmente
delle interrogazioni su questo tema. Il blog di Beppe Grillo ha pubblicato anche il risultato
dell'interrogazione. Questo titolo qua: amianto rifiuto che diventa oro è proprio inteso dal fatto che
ci sono persone che stanno cercando di lucrare dall'amianto per trasportarlo a prezzi folli. La
gestione di una tonnellata di amianto va dai 1000 ai 5000 euro. Ci sono anche persone che possono
dire: gestisco l'amianto oppure te lo metto vicino a casa perché ti spaventi e allora mi paghi per
portartelo via. Siamo in Italia e succedono anche queste cose. Anche l'inertizzazione se è fatta in
maniera poco seria e commerciale rischia di essere solo un modo di fare entrare amianto in un
impianto costosissimo e alla fine di tutti questi processi, anche fantasiosi, esce altro amianto. Io,
quindi, ho speso milioni di euro per costruire l'impianto, milioni di euro di energia per altre cose per
trattarlo e se mi esce amianto a me non va bene. Deve uscire materiale inerte ad una cifra adeguata.
L'INERTAM francese presenta dei costi di gestione molto elevati. La politica è anche questa: se
non ho i soldi per smaltirlo a queste tariffe è chiaro che mi conviene avere dei siti di stoccaggio
definitivi. Seguo la ricerca finché non si trovi un metodo che abbia un buon rapporto tra costi e
benefici.
La legge 257/92 impediva di manipolare, di trattare industrialmente l'amianto che abbiamo presente
in Italia e, chiaramente, impediva anche l'importazione. Invece scopriamo dalla stampa che stiamo
ancora importando amianto dall'India e dalla Cina. Ad esempio i thermos. Si è trovato almeno il
modo per scoprire se c'era amianto perché ci deve essere almeno questo bollino. Purtroppo molti
negozi, non per avercela con i cinesi, ma avere dei thermos dove si beve con dentro l'amianto,
sinceramente credo che non me lo sarei aspettato. Queste sono solo una serie di proposte per ridurre
il rischio, per cercare di andare in una direzione. Non io e nemmeno Bonanni risolviamo il
problema dall'oggi al domani ma lavorando con serietà si trovano anche risorse per dare le cifre
previdenziali che assolutamente credo che siano un diritto.
Grazie.
Inizio Testo
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Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 10
Amianto nei luoghi di vita e di lavoro:
emergenza sanitaria e tutela legale
Ezio Bonanni
Presidente Osservatorio Nazionale sull’Amianto
Via Crescenzio, 2 – 00193 – Roma Tel. +39 0773 663593
e-mail: [email protected]
Buongiorno a tutti.
Sarò molto sintetico per non annoiarvi.
Abbiamo già detto che il rischio morbigeno per esposizione all’amianto, che era già stato oggetto
dei risultati della ricerca scientifica, è stato affermato per la prima volta in sede giurisdizionale dal
Tribunale di Torino con la sentenza del 31 ottobre 1906 che poi è stata confermata dalla Corte
d’Appello di Torino nel 1907. In buona sostanza vi era stato uno sciopero di operai dell’amianto ai
quali volevano intensificare i turni di lavoro e le ore di lavoro. Sostanzialmente il giornale “Il
progresso del Canavese e delle valli di Stura” si era schierato a loro favore e fu oggetto di una
denuncia da parte dell’impresa produttrice di amianto, che chiedeva la condanna dell’editore e del
direttore, che sono stati assolti in tutti i gradi di giudizio, in quanto l’amianto era considerato già
all’epoca dannoso per la salute umana.
Come osservò il Tribunale di Torino, “quando la Britisch scrive che si tratta di dibattito privato fra
lei ed i suoi operai, di privato interesse nel quale nessuno ha diritto di intromettersi, erra a partito
… Non vi fu ingiuria … anzitutto perché giusto ed onesto è lo scopo cui il giornale mirava della
difesa cioè degli interessi degli operai e come esso li intendeva; … perché quando accennava alla
pericolosità della lavorazione dell’amianto e alla grave mortalità che colpisce o colpiva in Nole gli
operai che vi sono addetti in confronto di quella che si verifica, fatta le debite proporzioni negli
operai addetti ad altri generi di industria, diceva disgraziatamente il vero …”.
Le stesse tesi furono poi ribadite dalla Corte di Appello di Torino che ha confermato la sentenza
assolutoria, perché il giudizio sulla pericolosità delle polveri di amianto era coerente con i risultati
della ricerca scientifica.
Nella celebre opera De morbis artificium diatriba Bernardino Ramazzini (1633-1714) si dilungò
molto sui disturbi respiratori degli artigiani, dei minatori, dei cavatori di pietra e di altri lavoratori,
evidenziando i pericoli delle polveri. Successivamente in Inghilterra il Dott. Charles Turner
Thackrah (1795-1833), scriveva che “la polvere è il grande flagello delle industrie manifatturiere,
e sia essa farina, fibra animale o vegetale, o prodotta da minerali, pietra, calce, carbone o metalli,
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danneggia gli organi respiratori, in proporzione all’irritazione meccanica agisce sulla membrana
bronchiale”1. Nel 1881 Paolo Mantegazza, accademico, senatore del Regno e membro del
Consiglio Superiore di Sanità, evidenziava come vi fossero “cento, mille polveri professionali, che
devono inspirare moltissimi operai nell’esercizio della loro professione”2, vergando il seguente
invito: gli “industriali vedano di provvedere a che la loro industria non sia una lenta carneficina di
uomini”3.
Già nel 1908, in occasione del XVIII Congresso della Società Italiana di Medicina Interna tenutosi a
Roma, il Dott. Scarpa del Policlinico Generale di Torino illustrò la pericolosità delle polveri di
amianto, rilevando che coloro che ne avessero contratto le patologie che era in grado di determinare
avevano una bassissima aspettativa di vita4: questi, dopo aver premesso che su 27.000 casi di
tubercolosi, osservati dal 1894 al 1906, solo trenta erano lavoratori dell’industria dell’amianto, mise
in evidenza come 29 dei 30 soggetti, con esposizione ad amianto, presentassero una patologia con
“caratteristiche di una gravità eccezionale con andamento rapido, quasi galoppante”; e concluse:
“… sembrami … giustificato - per lo meno come grido d’allarme - il sospetto che l’industria
dell’amianto costituisca, forse a motivo dello speciale pulviscolo cui dà luogo, una delle
occupazioni più perniciose quanto a predisposizione verso la tubercolosi polmonare, sì che si
impongano speciali misure d’igiene e speciali misure di lavoro per gli operari che vi si adibiscono
… La classe lavoratrice ha bisogno e possibilità di essere tutelata contro le insidie di quello stesso
lavoro a cui chiede il sostentamento, che paga non di rado a prezzo della propria salute e della
propria esistenza”.
Con Regio Decreto 442/1909, le lavorazioni dell’amianto vennero considerate insalubri, e quindi
interdette alle donne e ai bambini.
Nel 1910, si è laureato in medicina all’Università di Torino il Dott. Giorgio Castagnetti con una tesi
su “un caso mortale di asbestosi complicato da tubercolosi”5 e ciò dimostra ancora meglio come i
danni che l’amianto fosse in grado di determinare alla salute umana fossero ben noti fin dall’inizio
del secolo scorso.
La Corte di Cassazione ha rilevato come la salute sia un diritto fondamentale della persona umana e
abbia anche una dimensione sociale e collettiva già con una sentenza del 1936 che poi viene
richiamata dalle sentenze del 1941, con le quali i datori di lavoro vennero condannati a risarcire i
danni subiti dai lavoratori affetti da asbestosi, anche alla luce della legislazione all’epoca in vigore.
Con le due sentenze “gemelle” del 1941, la Corte di Cassazione è intervenuta proprio per definire i
principi di diritto in ordine ai casi di silicosi e asbestosi, e per affermare la responsabilità del datore
di lavoro (Soc. An. Acciaierie Elettriche di Sesto San Giovanni c. Panceri6 e Soc. An. Acciaierie
Elettriche di Sesto San Giovanni c. Carminati7). I lavoratori malati avevano contestato al datore di
lavoro l’omissione a partire dagli anni venti8, dei necessari mezzi preventivi, e hanno ottenuto
l’accoglimento delle domande risarcitorie: “Il datore di lavoro assume la organizzazione ed il
rischio dell’impresa, egli dispone del potere di supremazia, ma ha il dovere di tutelare i lavoratori
e garantirli dai pericoli insiti al lavoro medesimo. La legislazione sociale viene incontro agli
operai con forme assicurative che li garantiscono anche per talune malattie professionali elencate
tassativamente dalla legge. Ma ciò non dispensa i datori di lavoro da usare la dovuta diligenza
nella propria azienda, tanto meno per inconvenienti compresi nella provvidenza assicurativa; che
anzi se invece i datori di lavoro ne prescindano, essi rispondono dei danni a titolo di colpa
contrattuale, la quale consiste appunto nell’inadempimento degli obblighi che dal contratto
1 C. TURNER THACKRAH, The effects of Arts, Trades and Professions on Health and Longevity, 2° ed., London, 1932, 136. 2 P. MANTEGAZZA, Almanacco igienico popolare. Anno decimosesto, 1881. Igiene del lavoro, Milano, 1881, 96. 3 P. MANTEGAZZA, op. cit., 99 4 L. SCARPA, Industria dell’amianto e tubercolosi, in Lavori dei congressi di medicina interna. Diciottesimo Congresso
tenuto in Roma nell’ottobre 1908, a cura di L. LUCATELLO, Roma, 1909, 358-359 5 Cfr. E.C. VIGLIANI, A glance at the early Italian studies on health effects of asbestos, Med. Lav., 82:489-491, 1991. 6 Cass. Civ., Sez. II, 10 marzo 1941, n. 682, in Rep. Foro it., 1941, voce Lavoro (Regolamento individuale di), nn. 315-315, 922-923. 7 Cass. Civ., Sez. II, 10 marzo 1941, n. 686. 8 Il Carminati aveva iniziato la sua attività lavorativa nel 1926. Il Panceri nel 1934. Entrambi erano stati dichiarati inabili al lavoro nel 1939.
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derivano ai datori di lavoro”. Quanto all’estensione di questi obblighi, il giudice di legittimità
ritenne di confermare le pronunce di primo grado, secondo le quali “la natura contrattuale della
responsabilità del datore di lavoro, quando egli non faccia tutto quello che la scienza e la tecnica
prescrivono per evitare al lavoratore danni nei limiti del possibile”. Il giudice di legittimità ha
condiviso l’applicazione delle disposizioni del regolamento per l’igiene del lavoro approvato con
regio decreto del 14 aprile 1927 n. 530. Più nello specifico, ciascuna pronuncia impugnata aveva
così approfondito la responsabilità civile delle acciaierie: “Considerò che non essendo stata la
silicosi annoverata dalla legge fra le malattie professionali coperte da assicurazione, il datore di
lavoro ha, sotto pena di propria responsabilità ai sensi degli art. 1218, 1224, 1227 e segg. cod. civ.,
l’obbligo di usare tutte le misure efficaci e precauzionali che scienza e tecnica suggeriscono, e
menzionò i suggerimenti ufficiali dati a riguardo fin dal 1922. Da questa premessa scese all’esame
della specie. Enumerò in che cosa consiste il lavoro di sbavatore, accennando che polvere finissima
di silice si solleva durante tale lavoro; che la scienza ha consigliato e le autorità han portato a
conoscenza dei datori di lavoro la opportunità di servirsi di aspiratori per captare la polvere e di
fornire di maschere protettive il personale.
Affermò che con violazione degli art. 2 e 17 del R.D. 14 aprile 1927 n. 530 nessuna di tali cautele
avevano usato le Acciaierie … Larga indagine fece poi la Corte degli elementi di colpa delle
Acciaierie … Ritenne a riguardo che non erano stati applicati gli aspiratori, né fornite le maschere,
malgrado l’allarme dato dagli scienziati e che le Acciaierie, solo dopo altri giudizi, avevano
introdotto la bagnatura delle forme e del pavimento, mezzi tardivi ed insufficienti. Particolari
considerazioni la Corte spese per dimostrare la prevedibilità di tali malanni nell’esecuzione dei
lavori suddetti”.
Quindi, la Corte di Cassazione aveva confermato già nel 1941, ma per fatti accaduti negli anni ’30,
la responsabilità del datore di lavoro, e quindi affermato il dovere di adottare “tutte le misure
efficaci e precauzionali che scienza e tecnica suggeriscono” (tra cui l’aspirazione delle polveri e
l’imposizione ai lavoratori dell’utilizzo di protezioni individuali) contro polveri indicate dalla
scienza come produttive di malattie9.
Quindi non può essere messo in dubbio che già nel 1941 erano stati affermati i principi di diritto di
tutela della salute, e soprattutto l’obbligo di adempiere alle regole cautelari, specifiche e generiche,
per proteggere i lavoratori dalle polveri nocive tra le quali quelle dell’amianto.
Era in questo clima che maturò la formulazione dell’art. 2087 c.c., che impone l’utilizzo della
migliore tecnologia possibile, e l’organizzazione del lavoro, per tutelare la salute e l’incolumità
psicofisica e la dignità dei prestatori d’opera, le cui norme furono ulteriormente ancorate e poste al
vertice della gerarchia delle fonti negli artt. 2, 35, 36 e 41 II° co. della Costituzione.
Quindi, sostanzialmente, il rischio amianto era riconosciuto dalla giurisprudenza a partire dal 1906
dal legislatore, a partire, addirittura dal 1909 con il Regio Decreto 442 e poi con la tabellazione
dell’asbestosi nel 1943. Pur tuttavia il consumo di amianto negli anni ’40 in Italia si è incrementato
e questo, addirittura, negli anni ’60-70 fino al 1992, quando venne approvata la legge 257/92 che lo
aveva messo al bando, a partire dall’anno dopo.
Ciò nonostante si avesse la prova ormai inconfutabile del nesso causale tra esposizione ad amianto
ed una serie di patologie asbesto correlate tra le quali, oltre all’asbestosi, anche il tumore polmonare
e il mesotelioma.
9 Purtroppo, come riportato in Vayr c. Fiat Avio S.p.A. e altri, Pret. Torino, Sez. Lav., 30 aprile 1998, n. 3308, Pret. Ciocchetti, deve per inciso ricordarsi che le
controversie che diedero poi origine a tali pronunce della Cassazione ebbero un effetto “collaterale” sul piano della responsabilità civile, quello di spingere il legislatore ad
intervenire di tutta fretta, nonostante la guerra che imperversava, per traslare gli oneri economici dei danni da silicosi (ed insieme a questi quelli da asbestosi) dalle imprese
in capo all’INAIL. Ci si riferisce alla già menzionata legge 12 aprile 1943 n. 455 («Estensione dell’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali alla silicosi
e all’asbestosi»), la quale - in un contesto in cui indennizzo INAIL e r.c. non convivevano se non di rado - fu per l’appunto così preannunciata già nel 1941 da Guido
Gentile: “l’industria dovrebbe auspicare e gradire un provvedimento di questo genere, il quale eliminerebbe d’incanto dall’arengo giudiziario le numerose cause di
responsabilità civile che sono attualmente in corso, il che significherebbe scaricarsi di un onere molto maggiore che non sarebbe quello del pagamento una volta tanto di
tre annualità di contributi”, G. GENTILE, Relazione al Convegno sulla silicosi tenutosi a Torino nel febbraio 1941, in Resp. Civ. Prev., 1941, 38. Giacomo Mottura,
peraltro, riportò come l’anzidetta legge ebbe pure risvolti negativi sulla prevenzione: l’effetto fu quello di “scaricare con l’espediente dell’indennizzo ogni responsabilità,
nel senso che il ‘liquidare’ l’ammalato … tende a sostituire ogni preoccupazione (e spesa) di prevenzione” (G. MOTTURA, L’ammalato per contratto di lavoro
Considerazioni indotte dallo studio delle malattie polmonari da polveri industriali, in Cultura e realtà, 1950, n. 1, 13).
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E’ interessante osservare come negli Stati Uniti ci fosse un decremento di utilizzo d’amianto a
partire dal 1970 mentre in Italia c’era un picco che continuava a salire ed è rimasto tale fino alla
fine quasi degli anni ’80.
Questo è emblematico e dimostra come la lobby dell’amianto sia riuscita ad essere persuasiva e
pervasiva anche nel nostro Paese.
Sempre in somma sintesi, dobbiamo evidenziare come ancora ad oggi la questione amianto
costituisca un dramma per il nostro Paese, e a ragione dell’Europa e dell’intero pianeta, nella misura
in cui ogni anno se ne producono e lavorano ancora due milioni di tonnellate, il che vuol dire che,
nel mondo dell’economia globalizzata, che nazioni come la Cina e l’India, che l’utilizzano per i loro
prodotti che poi esportano anche in Italia, che non siano terminati i nuovi rischi, che si aggiungono
a quelli legati alla presenza di materiali contenenti il minerale, negli ambienti di lavoro e di vita e in
molti casi in discariche irregolari a cielo aperto.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha valutato la presenza di materiali in amianto compatto per
circa 32 milioni di tonnellate a cui vanno ad aggiungersi alcuni milioni di tonnellate con amianto
friabile, così da raggiungere circa 40 milioni di tonnellate nel nostro Paese.
Il CNR nel 2009 quantificava circa 300.000, forse 380.000 tonnellate di amianto bonificato nel
nostro Paese. Considerando i dati attuali possiamo, come ONA, valutare in 500.000 tonnellate
l’entità della bonifica effettuata a tutt’oggi. Siamo quindi fermi ancora al 2% dell’amianto
utilizzato. Questo da la dimensione del dramma e dell’inadeguatezza del piano nazionale amianto a
suo tempo approvato dal governo Monti e non ancora operativo perché bocciato dalle Regioni.
Qui c’è il punto chiave e fondamentale dell’attività dell’ONA, che ci deriva dall’insegnamento del
nostro prof Giancarlo Ugazio, che avrete modo di sentire successivamente, e cioè della necessità
della prevenzione primaria, che si fonda sulla bonifica che evita le esposizioni, e anche le future
esposizioni di chi lo è già stato e tutela la salute, secondo quanto sancito dall’art. 32 della
Costituzione, secondo il principio dell’equivalenza tra ambiente inquinato-patologia e ambiente
salubre-benessere psicofisico. La vera prevenzione non è quella della diagnosi precoce, che semmai
si può chiamare prevenzione secondaria, ma è quella di evitare ogni forma di esposizione ad agenti
patogeni e cancerogeni. Naturalmente, poi, il prof Ugazio avrà modo di meglio illustrare, anche dal
punto di vista scientifico, questo fondamentale principio che io ho soltanto enunciato in forma
sintetica e riassuntiva.
Quindi la prevenzione primaria è il perno su cui si deve articolare l’azione delle istituzioni, delle
associazioni, dei cittadini, e degli ordini professionali, che dovrebbero agire in sinergia per
affrontare e risolvere questo problema da cui deriva il dramma e la tragedia di migliaia e migliaia di
cittadini e famiglie, fermo restando che anche la prevenzione secondaria è importante, perché
permette l’intervento tempestivo dei sanitari, che può essere risolutivo, o quantomeno aumentare le
aspettative di una vita più dignitosa e degna di essere chiamata tale, così come la prevenzione
terziaria, attraverso le indagini epidemiologiche che fanno emergere la gravità del problema e
quindi la necessità dell’intervento, per la bonifica, la ricerca scientifica, l’organizzazione di strutture
cliniche, sempre più qualificate, e di interdizione delle condotte dannose e pericolose e di
risarcimento dei danni, in una logica in cui le tre macroaree di intervento debbono considerarsi nella
loro circolarità.
Il piano nazionale del governo Monti non può essere pertanto condiviso dall’ONA, in quanto
prevede unicamente e solamente l’incentivazione alla presa di coscienza, degli sportelli informativi,
la fine della mappatura, ancora in corso dopo 22 anni, e di studiare una soluzione, mentre qui il
bollettino di guerra a cui assistiamo giorno dopo giorno impone una mobilitazione di tutte le forze
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del Paese, che parta soprattutto dal basso e cioè dai cittadini e dalle associazioni, e dalle istituzioni
territoriali e dagli ordini professionali, con progetti di recupero ambientale e ammodernamento
strutturale, capaci di trasformare il problema in una risorsa nei termini che illustrati dal Generale
Giampiero Cardillo.
Intanto, mentre il Governo è fermo, molti altri cittadini e lavoratori rimangono esposti all’amianto,
le cui fibre, attraverso il torrente sanguigno e per contiguità, invadono tutto l’organismo umano, e
oltre a cagionare alle classiche patologie, tra cui l’asbestosi, i mesoteliomi, il tumore polmonare, il
tumore alle ovaie, e agli altri organi delle vie respiratorie, adiuvano l’insorgenza di tutte le altre
patologie neoplastiche, e agiscono in sinergia con gli altri cancerogeni, potenziandone gli effetti.
I dati impietosi sono sotto gli occhi di tutti.
Il Registro Nazionale Mesoteliomi riporta censiti 1422 casi per l’anno 2008 e 1463 casi per l’anno
2007, e molti non vi sono registrati, in quanto in Molise e nella provincia di Bolzano il registro non
è operativo, e in molti casi il mesotelioma non viene diagnosticato come tale.
Riteniamo pertanto che ci siano almeno 2000 casi di mesotelioma ogni anno e facendo una stima
prudenziale di 1500 morti l’anno, e tenendo presente che il tumore al polmone ne causa almeno il
doppio, ecco che la stima di 5000 morti l’anno per esposizione ad amianto, solo in Italia, non è
peregrina.
Nel piano nazionale amianto del governo Monti si fa riferimento ad una stima tra gli 800 e i 1000
decessi l’anno per mesotelioma pleurico. Il dato è giusto ma è fuorviante nel senso che ci sono gli
altri tipi di mesotelioma per cui considerando tutti gli altri tipi di mesotelioma si arriva a quasi
1500. Quindi non è condivisibile e sottovaluta il problema affermare che in Italia c’è una epidemia
per “800-1000 morti per mesotelioma pleurico” (piano nazionale amianto governo Monti), poiché
occorreva fotografare integralmente il quadro e tener conto di tutti gli altri mesoteliomi, dei tumori
polmonari, degli altri tumori dell’apparato respiratorio, di tutti i tumori dell’apparato
gastrointestinale, dei tumori delle ovaie e delle asbestosi e di ogni altra patologia causata
dall’amianto.
Ci sono alcuni documenti emblematici che dimostrano l’operatività nel nostro Paese di una lobby
dell’amianto, cui fa riferimento anche la sentenza eternit, sia in primo che in secondo grado, e che
trova ulteriore riscontro nella giurisprudenza della sezione lavoro del Tribunale di Torino, Giudice
Dott. Ciocchetti.
Stephan Schmidheiny ha raccontato in un suo libro che il padre fosse letteralmente infuriato con il
Prof. Selikoff per i risultati della conferenza internazionale che tenutasi nel 1964 a New York, nel
corso della quale vennero universalmente e unanimemente accettate le sue conclusioni tra
esposizione ad amianto e insorgenza del mesotelioma, e la definitiva affermazione del minerale
come cancerogeno.
Stephan Schmidheiny ordinò che il Prof. Selikoff fosse ignorato e se citato fosse fortemente
contrastato, e che dovesse essere posta in atto una strategia difensiva, alla quale dovessero
partecipare tutti i grandi produttori di amianto, quella che il Prof. Ugazio chiama “la congiura del
silenzio”.
Ci sono precise responsabilità delle istituzioni a tutti i livelli non solo per il ritardo con il quale
venne approvata la legge 257/92, che peraltro non imponeva l’immediata bonifica, ma soprattutto
per la mancata applicazione delle leggi, pur esistenti, che rimasero lettera morta, sostanzialmente
inapplicate, mentre si faceva mattanza di lavoratori e cittadini, impegnati nella lavorazione
dell’amianto e di cui, giorno dopo giorno, veniva firmata la condanna a morte senza che ne avessero
consapevolezza, le cui vite potevano e dovevano essere salvate, attraverso un’organizzazione del
lavoro e misure di prevenzione tecnica e protezione individuale, che potevano se non evitare,
quantomeno ridurre, l’esposizione, e quindi ciò si sarebbe tradotto in un minor numero di patologie,
e maggiori tempi di latenza, e più chance di sopravvivenza per coloro che si fossero ammalati.
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Inutile dire che non può essere condiviso quel provvedimento di indulto varato dal governo Prodi, e
che venne esteso anche ai casi di malattie professionali e infortuni sul lavoro, per i quali non vi era
alcuna necessità, in quanto non vi erano persone in carcere in seguito alla condanna per questi reati.
Cerco di essere il più sintetico possibile, il piano nazionale amianto del governo Monti si propone di
terminare la mappatura che è in corso da 22 anni, di sensibilizzare e informare sul danno che
l’amianto induce sull’organismo umano, di studiare il problema amianto per cercare una soluzione,
di utilizzare soltanto le discariche per quanto riguarda la bonifica e lo smaltimento con una
sottovalutazione, quindi, del problema amianto e dell’epidemia in corso e la limitazione di questo
problema è solo sui siti Eternit e anche Fibronit di Broni, però, in sostanza, con un’attenzione al
solo sito Eternit di Casale Monferrato. Questo naturalmente non può essere accettato perché
l’epidemia è in corso su tutto il territorio nazionale.
Tant’è vero che nello stesso piano nazionale amianto si fa riferimento ad una task force per quanto
riguarda il fatto che Stephan Schmidheiny non adempie all’obbligo di risarcire i danni subiti dalle
vittime, ma non vi è alcuna preoccupazione per il fatto che debbano essere risarcite tutte le vittime,
anche quelle per cui vi è stato il fallimento delle società datrici di lavoro.
In somma sintesi: le direttrici sono quelle della prevenzione primaria, decontaminazione dei luoghi
di vita e di lavoro con la bonifica ma, naturalmente, attraverso un piano pluriennale nazionale di
modernizzazione infrastrutturale di rilancio industriale, con la detrazione fiscale delle spese,
l’utilizzo dei fondi strutturali europei, con i finanziamenti della Cassa deposito e prestiti. Questi
ultimi se forniti ad imprenditori privati devono essere restituiti e ciò per evitare che si aggravi il
bilancio pubblico e che quindi il tutto gravi sulle tasche degli italiani.
Lo Stato, le cui imprese sono state le prime ad utilizzare l’amianto, dovrebbe essere sempre meno
un soggetto imprenditore perché dove lo Stato ha fatto l’imprenditore spesso ha sperperato denaro
pubblico. Lo Stato dovrebbe normare sull’economia in modo che ci siano regole certe e precise che
siano uguali per tutti e cioè che ci siano dei veri imprenditori e non dei finti imprenditori che in
qualche modo siano sempre un tutt’uno con la politica e, quindi, l’intervento dello Stato soltanto per
evitare le distorsioni e per fini sociali valorizzando, come diceva il Gen. Cardillo, le autonomie
locali e la sussidiarietà, e quindi si deve partire dal basso, così come è stabilito nel piano nazionale
amianto dell’ONA ONLUS.
Il piano nazionale amianto dell’ONA non è calato dall’alto, parte dal basso attraverso la
valorizzazione delle autonomie locali e della sussidiarietà, attraverso la mobilitazione delle
associazioni e dei comitati e quindi di tutte le forze della Nazione. Prevenzione secondaria quindi
ricerca scientifica, valorizzazione delle esperienze e dei risultati conseguiti anche nel nostro Paese,
sorveglianza sanitaria per la diagnosi precoce, istituzione di una cabina di regia unica quindi ci deve
essere un’unica autorità non una sovrapposizione e anche quel complesso di norme va disboscato,
va creata un’unica autorità, un Testo Unico in materia di amianto, un’unica autorità in
collaborazione anche con la Magistratura, anche con gli uffici del Pubblico Ministero. Andrebbe
creato un ufficio ad hoc con repressione del fenomeno criminale legato alle discariche, e quindi
un’unica cabina di regia, coordinata dalla Magistratura, e con il supporto delle Forze dell’Ordine, e
con la possibilità di utilizzare le Forze Armate, per reprimere il crimine ambientale e per il controllo
del territorio, e per poi passare alla fase della riqualificazione del territorio e la valorizzazione del
patrimonio storico, artistico e culturale, e una nuova organizzazione infrastrutturale e tecnico
produttiva, e quindi con l’ammodernamento di tutta l’organizzazione produttiva e istituzionale.
Voglio essere più sintetico e mi avvio a concludere quindi: indagini epidemiologiche serie riferite a
tutte le patologie, un registro degli esposti, un aggiornamento delle tabelle INAIL, poi il Prof.
Ugazio potrà dire di più su questo, tutte le patologie asbesto correlate debbono essere indennizzate,
la istituzione di una Procura Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro in coordinamento e con
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 16
l’utilizzazione quindi di carabinieri, polizia e anche dell’esercito se necessario, una riforma
legislativa, in modo particolare il limite di soglia dell’esposizione all’amianto, abbiamo un limite di
100 fibre/litro che è assolutamente non condivisibile, abrogazione del termine di decadenza per i
benefici contributivi per esposizione all’amianto che è stato inserito alla data del 15 giugno 2005
(non per tutti ma per la maggior parte), il pensionamento anticipato per coloro che hanno patologie
asbesto correlate, anche qualora non abbiano ancora maturato l’età pensionabile. Mi riferisco a dei
casi di mesotelioma avvenuti anche recentemente dove l’INAIL non ha riconosciuto la patologia
asbesto correlata e quindi il lavoratore ha dovuto ricorrere al Giudice del lavoro, ma nel frattempo è
deceduto, poiché si ha necessità di uno stipendio per vivere e quindi i malati debbono continuare a
lavorare pur malati, se l’ente non riconosce l’origine professionale della patologia, e se l’INPS
ritiene che non si sia raggiunto il grado invalidante per la pensione di inabilità.
Questi casi sono a centinaia quindi si dovrebbe intervenire, in questi casi, per proteggere queste
persone doppiamente sfortunate.
Questa è la sintesi, non mi voglio prolungare oltre, per non sottrarre troppo tempo agli interventi
degli altri relatori, e di coloro che vorranno prendere la parola, e ringrazio tutti per la loro
partecipazione e attenzione e per il sostegno che vorranno continuare ad accordare alla nostra
Associazione.
Inizio Testo
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 17
La Scuola “Leonardo da Vinci” di Firenze
Saverio Rossi, Luciano Macrì, Antonella Franchi
Avv. Saverio Rossi del Foro di Firenze,
Signora Antonella Franchi del Comitato Genitori Alunni Esposti ad Amianto,
Luciano Macrì, docente presso l’IIS Leonardo da Vinci di Firenze.
L’amianto politico non è cancerogeno?
Mi presento: sono Luciano Macrì, docente di Scienze presso l’IIS Leonardo da Vinci di Firenze,
nonché Sindacalista della Federazione Lavoratori Pubblico Impiego (F.L.P.).
SCUOLE D’AMIANTO, un argomento così tanto sconosciuto che Wikipedia (versione italiana) alla
voce “amianto nelle scuole” riporta un vuoto e ci invita a scrivere sull’argomento.
Anche questo ci dovrebbe far capire che c’è qualcosa che non quadra.
Nel corso degli anni 60/70 furono, come ben sappiamo, costruiti numerosissimi edifici pubblici, case
popolari, scuole, impiegando amianto sia nella realizzazione di pareti che nelle coperture, e certi
Comuni, come quelli nel comprensorio dell’Amiata, quasi intimavano anche ai privati di utilizzare
questo micidiale materiale.
La pericolosità dell’amianto era nota già in tempi remoti, ma l’Italia come al solito arrivava in
ritardo. E’ del 1992 la legge che ne regolamenta l’impiego.
Legge 27 marzo 1992 n. 257
Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto
Testo coordinato con le modifiche apportate dalla Legge 4 agosto 1993 n.271 Capo I - DISPOSIZIONI GENERALI
Art. 1 - Finalità
1. La presente legge concerne l'estrazione, l'importazione, la lavorazione, l'utilizzazione, la
commercializzazione, il trattamento e lo smaltimento, nel territorio nazionale, nonché
l'esportazione dell'amianto e dei prodotti che lo contengono, per la realizzazione di misure di
decontaminazione e di bonifica delle aree interessate dall'inquinamento da amianto, per la
ricerca finalizzata alla individuazione di materiali sostitutivi e alla riconversione produttiva e
per il controllo sull'inquinamento da amianto. 2. A decorrere da trecentosessantacinque giorni dalla data di entrata in vigore della presente
legge sono vietate l'estrazione, l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la
produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto, ivi compresi
quelli di cui alle lettere c) e g) della tabella allegata alla presente legge, salvo i diversi
termini previsti per lacessazione della produzione e della commercializzazione dei prodotti di
cui alla medesima tabella.
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 18
Seguono altri 13 articoli che indicano in maniera precisa tutta la procedura da seguire per la totale
eliminazione dell’amianto.
Nel 1992 la Prima Repubblica è saltata e siamo entrati, mi pare, in un ventennio di CAOS con una
unica idea precisa: non spendere soldi in alcuni settori, tra i quali la scuola, la sanità e l’ambiente, e
tutto questo in nome di una spending review che di fatto è iniziata proprio in questo periodo.
E’ in questi anni che cade l’attenzione per il sociale e per l’ambiente, proprio quando, in nome di una
nuova Seconda Repubblica, ci si sarebbe dovuti dedicare alla ricostruzione di una terra martoriata da
amianto e da industrie inquinanti che avevano lasciato il segno in tutta Italia.
Poi piano piano è entrato tutto nel dimenticatoio; per contro la spesa per il sociale, per la scuola e per
l’ambiente è andata via via diminuendo.
Le scuole in amianto in Italia sono tantissime (circa 2400), ma non si riesce ad avere
documentazione certa anche se, ovviamente, dovrebbe esistere un censimento delle medesime.
Gli insegnanti ed il personale ATA degli istituti in amianto conoscono benissimo la situazione delle
loro scuole. Nessuno, o pochissimi, se ne preoccupa poiché gira la leggenda metropolitana che
L’AMIANTO, SE NON LO TOCCHI, NON E’ PERICOLOSO, al massimo provoca “un solo tipo
di tumore”, il mesotelioma, che comunque è “rarissimo”. Le bugie, sappiamo bene, se ripetute più
volte diventano più vere della realtà e anche chi le dice finisce per crederci.
La situazione nelle scuole è drasticamente peggiorata da quando il Ministero della Pubblica
Istruzione, modificato poi in Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), ha istituito
l’autonomia scolastica: di fatto ogni scuola è un piccolo “ente”, qualcosa di simile ad un Comune, ma
dotato di poteri quasi assoluti e poco limitato da Sindacati, Consiglio di Istituto e Collegio Docenti.
L’autonomia consente quindi un esercizio di potere quasi assoluto da parte dei Presidi, nel frattempo
trasformati in Dirigenti Scolastici ed equiparati a dei Manager che spesso non ne hanno la stoffa, ma
si affidano solo ai loro poteri. Le uniche cose che non competono ai Dirigenti scolastici sono la
manutenzione delle strutture e le strutture stesse; è per questo che, nel caso di presenza di amianto, i
Dirigenti Scolastici non si pronunciano e per non perdere il loro lavoro, accettano qualsiasi
compromesso (scuole in amianto, strutture fatiscenti e così via). Il dirigente scolastico, in Italia, è un dirigente pubblico preposto al vertice di una istituzione
scolastica autonoma.
Fino al 1998 la figura del capo d'istituto era suddivisa nei ruoli di preside, preposto a
dirigere scuole secondarie di primo o secondo grado, e di direttore didattico, posto al vertice
delle scuole primarie. A seguito della legge sull'autonomia scolastica (L 59/97 art.21, DPR
275/99), e dell'attribuzione della qualifica dirigenziale (Dlgs 59/98), le due figure si sono
accorpate in quella unica di dirigente scolastico. Le autonomie scolastiche sono 8.639 (dati
Miur per l'a.s. 2013-2014), tuttavia, a seguito dei nuovi parametri sull'assegnazione dei
dirigenti e dei direttori amministrativi, solo le istituzioni scolastiche con un numero di studenti
superiore a 600 (ridotto a 400 per le scuole site in comunità montane o piccole isole) possono
vedersi assegnare vertici titolari: gli istituti sottodimensionati verranno assegnati a dirigenti e
direttori reggenti, già titolari in un'altra istituzione. Le istituzioni scolastiche
sottodimensionate sono pari a 590 pertanto la dotazione organica dirigenziale risulta di 8.193
unità complessive per l'a.s. 2013/2014.
Il Dirigente Scolastico, in materia di sicurezza, assume il ruolo e i compiti che la legge
assegna al datore del lavoro. Tuttavia non può intervenire direttamente, con interventi
strutturali, sugli edifici, in quanto questi rimangono di competenza degli Enti Locali. Il
Dirigente Scolastico è membro di diritto nel C.d.I. (Consiglio d'Istituto) ed è il Presidente
della Giunta Esecutiva del Consiglio d'Istituto, del Collegio dei Docenti, dei Consigli di
Classe, del comitato per la valutazione del servizio dei docenti.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 19
Reclutamento
I dirigenti scolastici attualmente sono reclutati dal Ministero della Pubblica Istruzione tramite
concorso pubblico svolto a livello regionale. Requisiti per l'accesso sono il possesso di Laurea
magistrale e l'effettivo servizio in ruolo per almeno 5 anni nella funzione docente. In base al
DL 104/2013 i dirigenti scolastici saranno reclutati mediante corso-concorso presso la Scuola
Nazionale dell'Amministrazione.
Funzioni e ruolo
Il dirigente scolastico, inquadrato nella dirigenza dello stato (Area V della Dirigenza), è
(decreto legislativo n. 165/01, art.25) "responsabile della gestione delle risorse finanziarie e
strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali
scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di
valorizzazione delle risorse umane. In particolare il Dirigente Scolastico organizza l'attività
scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia ed è il titolare delle relazioni sindacali".
Il "Preside", prima quasi primus inter pares, trasformato in Dirigente Scolastico con
l'autonomia scolastica concessa negli ultimi anni, ha ricevuto maggiori responsabilità e
soprattutto una veste nuova.
Il dirigente controlla le risorse finanziarie concesse dallo Stato alla scuola a lui affidata, e
deve fare periodicamente resoconto del bilancio al Consiglio d'Istituto. È sua la firma sotto
ogni circolare o documento emesso dalla scuola, e di conseguenza è anche sua la
responsabilità su ciò che i documenti dicono. In sostanza, col tempo sta avendo sempre più le
funzioni di un normale dirigente d'azienda.
Aver inquadrato esattamente cosa è diventata la scuola adesso, non è un esercizio accademico inutile,
ci permette di capire cosa succede in FABBRICA (la scuola) e quali sono le dinamiche fra i
“lavoratori della conoscenza”, termine con il quale alcuni definiscono gli insegnanti.
Dal 1998 siamo entrati, come dice la legge, in una situazione di FABBRICA, una fabbrica non
moderna e allineata ai tempi, ma obsoleta. Se il Dirigente è illuminato, ovvero se è più Preside che
Dirigente, avremo una situazione più spostata verso la scuola tradizionale, altrimenti si sfocia verso la
fabbrica (nel senso negativo del termine). La situazione attuale non è idilliaca e in alcuni casi mi
sembra che le scuole siano paragonabili ad una vecchia fabbrica dei paesi dell’est, come ad esempio la
Tesla di Praga, che era di proprietà Philips e dopo la guerra fu nazionalizzata. Nel 2004 visitai la
fabbrica Tesla rimanendo colpito dal fatto che i padiglioni e la struttura erano rimasti quelli della sua
fondazione, ridotti in uno stato pietoso di abbandono, mentre la fabbrica era ancora in funzione.
Questa è spesso la situazione delle nostre scuole: se le strutture sono state costruite in epoca
antecedente la “follia amianto” possono essere fatiscenti, ma “belle”; quando sono in amianto sono
fatiscenti, brutte e di una pericolosità estrema.
In ogni città italiana sono ancora aperte moltissime strutture in amianto e solo poche vengono buttate
giù e ricostruite: questo è semplicemente inaudito. Il motivo addotto è sempre il solito: non ci sono
soldi. Troppo poco come giustificazione. E pensare che l’attuale Governo parla di Bella Scuola.
Dopo gli anni 90 si iniziò a non parlare più dell’amianto e cominciò a circolare la novellina, già
ricordata che l’amianto se non lo tocchi non fa nulla. Eravamo già in crisi (SME, prelievo forzoso di
Amato, eccetera) e così ci siamo dimenticati del killer sempre in agguato.
Le scuole con l’amianto nel frattempo hanno continuato a mietere vittime, o almeno crediamo che sia
successo così: quanti colleghi, appena andati in pensione, ci hanno lasciato …
Quando muore una persona colpita da un tumore i familiari cadono in uno stato di prostrazione totale
e non pensano più a nulla. Pochi pensano al certificato di morte, nessuno pensa al Referto
Epidemiologico da cui evincere la causa della morte. Se a questo si aggiunge che, secondo alcune
fonti da verificare, spesso il certificato di morte reca scritto ARRESTO CARDIACO, la storia finisce
lì.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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Anche gli insegnanti, dal canto loro, non difendono i propri diritti, forse perché i Dirigenti scolastici
esercitano il loro potere con il pugno di ferro al quale diventa difficile opporsi.
A Firenze la situazione relativa alle scuole in amianto è catastrofica; siamo a conoscenza di ben 4
istituti di istruzione superiore che andrebbero abbattuti: l’Antonio Meucci, il Galileo Galilei, la
Sassetti Peruzzi, il Buontalenti, il Niccolò Rodolico.
Tra questi non ho menzionato il Biennio dell’Istituto Tecnico Industriale Leonardo da Vinci, scuola
dove ho studiato e insegno tuttora da 31 anni. Nella mia scuola fin dalla fine degli anni 90 alcuni
insegnanti si sono occupati dell’amianto arrivando persino nel 1997 ad una “determina di chiusura” da
parte della ASL, con indicazione di costruzione di un nuovo plesso. Dal 1998 il Biennio è però
rimasto aperto e così siamo arrivati fino al 2005, anno in cui fu chiuso in attesa della costruzione di un
nuovo edificio. Nel 2007, in occasione del passaggio della scuola da gestione comunale a gestione
statale, il nuovo Dirigente riaprì il Biennio in base a criteri e permessi che rimangono ancora un
mistero tutto da chiarire.
Dal 1998 in poi le rassicurazioni da parte della Dirigenza, peraltro in maggior parte verbali,
puntavano sul fatto che l’amianto non è pericoloso, basta lasciarlo stare!...tant’è che nelle aule sono
stati affissi dei comunicati dove si raccomanda ai ragazzi di non correre, di non saltare (ma che deve
fare un ragazzo di 14/15 anni?), di non urtare le pareti, di non fare fori nelle medesime …
Contemporaneamente la Presidenza aveva provveduto ad eseguire periodicamente delle analisi
concernenti la rilevazione delle fibre di asbesto nell’aria in periodi durante i quali la scuola non era
in attività. Tali misurazioni non sono mai state prese in carico dalle competenti autorità sanitarie.
Negli ultimi 3 anni il sottoscritto insieme al collega professor Massimo Rossi, in qualità di sindacalisti
della Federazione Lavoratori del Pubblico Impiego che da anni si occupa dell’amianto e delle sostanze
cancerogene in uso nelle scuole e negli ambienti di lavoro, abbiamo sollecitato a più riprese con
lettere scritte e protocollate la risoluzione del problema amianto, ricevendo in cambio pochissime
evasive risposte. Della questione Biennio ITI se ne stanno occupando in Consiglio Comunale a
Firenze alcuni consiglieri di opposizione a cui, per fortuna, stanno molto a cuore le problematiche
ambientali e di salute dei cittadini. Se la situazione all’ITI Da Vinci è perlomeno conosciuta e
denunciata da anni, nelle altre scuole in amianto, spesso non esiste tanta sensibilità da parte degli
insegnanti tanto da non rendersi conto che stanno lavorando in strutture pericolose, in molti casi la
Presidenza assicura che non esiste nessun problema. Ripetiamo che le scuole in amianto in Italia
sono circa 2.400.
Stiamo vivendo da anni in un “cloud politico” dove il POTERE COSTITUITO ha in mano
saldamente l’informazione, quella che gira, che tutti vedono, e dobbiamo dire che la cultura di base e
quella scientifica, nel nostro paese, sono veramente ad un livello bassissimo. Persino le trasmissioni
di Quark, infatti, non tirano più.
Per concludere vorrei dire che è semplicemente incredibile il trend che il nostro paese ha intrapreso:
hanno una risposta domande come “Abbiamo assistito ad una importazione clandestina di amianto
dall’India?”, oppure “La nostra Toscana è crivellata da Centrali Geotermiche che seminano la morte?”
Tali centrali geotermiche inquinano così tanto che non sarebbero permessi nei paesi del terzo o
quarto mondo. E l’acqua incanalata in tubi in amianto (definiti non pericolosi)?”
Vediamo siti inquinati in ogni dove, senza che nessuno se ne occupi.
Esiste dunque un comun denominatore fra tutti questi killer e i relativi problemi connessi?
E allora ben vengano i Comitati, i Movimenti, le Liste Civiche, i Sindacati autonomi che stanno
risvegliando una coscienza ambientale e sociale che attualmente è anestetizzata.
E non dobbiamo scordarci del prof. Giancarlo Ugazio e dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto,
ben presente sul web.
E’ chiaro che non rimane altro che fare intensa opera di divulgazione per poter arrivare alla scuola dei
nostri figli che sia AMIANTO FREE, nonostante la POLITICA. Altrimenti se non abbiamo i soldi
per costruirle nuove chiudiamole, oppure facciamo i doppi turni o utilizziamo le vecchie caserme.
Di seguito alcune illustrazioni tratte dalle pubblicazioni del professor Giancarlo Ugazio.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 21
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Livorno, 26 marzo 2015 23
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Vie d’ingresso asbesto nell’organismo
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Localizzazione patologie da asbesto
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Livorno, 26 marzo 2015 26
La latenza delle malattie asbesto correlate ai fini
dell’individuazione dei titolari delle posizioni di garanzia:
il caso del Sig. Romano Posarelli
Isabella Sardella
Avvocato del Foro di Pisa – Via Renato Fucini, 49 – 56127 Pisa (PI)
Tel. 050598036 – Email: [email protected]
Questo mio breve intervento tre spunto dal caso del Sig. Romano Posarelli, deceduto nel novembre
2010 per adenomacarcinoma polmonare, dovuto all’esposizione all’amianto nel periodo in cui lo
stesso aveva lavorato presso lo stabilimento Solvay di Rosignano (1974 – 1993), svolgendo la
mansione di tubista saldatore, presso il Reparto Calderai dello stabilimento e, solo a partire dal
luglio 1979 fino all’epoca del pensionamento (1993), come addetto alla vigilanza / guardia giurata.
Il caso del Sig. Posarelli ci interessa per esaminare le problematiche connesse al manifestarsi della
malattia dopo decenni dall’avvenuta esposizione, ai fini dell’individuazione dei responsabili, quali
titolari delle posizioni di garanzia, ovvero le persone gravate dell’obbligo giuridico di impedire che,
durante il ciclo produttivo, si verifichino eventi dannosi o pericolosi per la salute: solo questi
soggetti, infatti, avrebbero potuto, nel corso degli anni, adottare le misure cautelari idonee ad
impedire che insorgessero le malattie.
In particolare, nel caso che del Posarelli, la patologia tumorale si è manifestata nel settembre 2010,
già in fase avanzata e lo ha condotto al decesso dopo solo due mesi.
A seguito della denuncia presentata dai familiari nell’anno 2010, si è aperto il processo penale,
tutt’ora pendente, in fase di dibattimento dinanzi al Tribunale di Livorno, che vede quale unico
imputato l’Ing. Piero De Gaudenzi - che ha ricoperto l’incarico di direttore dello stabilimento dal
1975 fino al 1982 - per i reati di cui “agli artt. 589, 113 c.p. in relazione all’art. 21 DPR 303/56
“perché quale direttore dello stabilimento, per colpa consistita in negligenza, imprudenza,
imperizia, nonché inosservanza dell’art. 21 DPR 303, non adottando mezzi di protezione
individuale ed in particolare mascherine per lo svolgimento della mansione di tubista all’interno
del reparto officina Calderai e comunque non controllando che MP fossero effettivamente utilizzati,
nonché omettendo di informare i lavoratori sul rischio specifico dell’esposizione ad amianto di R.P.
che, quale dipendente della Solvay con mansioni di tubista dal 74 al 79, intervenendo su tubi
coibentati con preliminare rimozione dei coibenti e conseguente notevole diffusione di fibre di
amianto in aria veniva esposto a massicce fibre di amianto”.
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Livorno, 26 marzo 2015 27
L’eventualità emersa nel corso del dibattimento, che ritengo in linea generale rappresenti un rischio
concreto per buona parte dei procedimenti penali in materia di lesioni gravi o gravissime o decesso
dovuto a malattie asbesto correlate per esposizione all’amianto, riguarda la sospensione del
processo per sopravvenuta incapacità dell’imputato, ormai 94enne, a partecipare in modo cosciente
e consapevole al processo, secondo quanto disposto dall’art. 71 c.p.p..
Su richiesta della difesa, è stata disposto accertamento peritale ex art. 70 c.p.p. che ha confermato
l’incapacità dell’imputato di partecipare al processo per un diagnosticato disturbo della memoria
all’interno di un quadro di demenza tipo Alzheimer non complicata di grado moderato; conclusioni
contestate dal nostro CTP che, al contrario, ha evidenziato come le condizioni del De Gaudenzi
rappresentino uno stato di “vecchiezza fisiologica” che non altera la sua capacità di intendere e
volere e quindi di presenziare utilmente al processo.
Il CTP delle parti civili ha evidenziato, infatti, che tale dato obiettivo deve tener conto
necessariamente del dato cronologico e dell’esistenza di normali, inevitabili fenomeni involutivi
dell’età senile; altrimenti, osserva il CTP che, la conseguenza paradossale comporterebbe che tutti i
soggetti di una certa età sarebbero per legge o da prosciogliere per vizio di mente o da ritenere
incapaci e circonvenibili.
Il problema dell’accertamento della capacità processuale dell’imputato a partecipare al processo è
stato affrontato dalla giurisprudenza di legittimità che, a più riprese, ha affermato che la presenza di
una situazione patologica cronica e legata all’età imputato, come è nel caso del De Gaudenzi, ove
non sia tale da impedirne la presenza in udienza o la sua partecipazione consapevole al
procedimento, non costituisce legittima causa di sospensione del processo, né il rinvio dello stesso
(Cass. Penale, sez. III, 3.11.2011 n. 1371). Infatti, sempre secondo l’orientamento della Suprema
Corte, per valutare la capacità processuale, non si deve considerare la presenza della malattia tout
court ma l’espressione quantitativa della stessa; infatti, per poter stare in giudizio non è richiesta
l’assenza totale di malattia ma è sufficiente quel minimo di capacità per utilmente partecipare al
dibattimento: l’infermità mentale deve essere talmente grave da escludere la sua totale capacità di
porsi nel procedimento (Cass. pen., Sez. I, 12.7.1985).
A seguito di detto accertamento peritale, il Giudice del dibattimento ha disposto la sospensione del
processo,, giudizio ad oggi confermato a seguito di integrazione peritale sulla persona
dell’imputato.
Inoltre, adducendo l’irreversibilità dello stato mentale dell’imputato a partecipare al processo, la
difesa ha chiesto la pronuncia della sentenza ai sensi dell’art. 129 c.p.p. per mancanza di una
condizione di procedibilità (capacità processuale dell’imputato), richiesta respinta dal Giudice del
dibattimento che, accogliendo la tesi difensiva delle parti civili, ritenendo che la rimozione dello
stallo processuale non può avvenire con una declaratoria di improcedibilità del giudizio, atteso
chela disciplina dell’improcedibilità dell’azione penale rientra nella sfera di discrezionalità del
legislatore.
Il timore diffuso è che il lungo periodo di latenza delle malattie asbesto correlate, il cui rischio
maggiore di manifestazione è di molti decenni (dai 30 fino ai 50 anni) dall’esposizione (come è
avvenuto nel caso del povero Sig. Posarelli) rendono spesso difficile da parte delle varie Procure
l’identificazione ancora in vita dei titolari delle posizioni di garanzia all’epoca dei fatti, con la
conseguenza che spesso i procedimenti penali aperti su denuncia dei familiari delle vittime vanno
incontro a richieste di archiviazione per tali ragioni o, come avvenuto nel caso di specie, ci troviamo
di fronte ad un processo penale sospeso per sopravvenuta incapacità dell’imputato a partecipare al
processo.
Tutto questo se da un punto di vista strettamente giuridico è plausibile e compatibile con le regole
penali, dal lato delle vittime dell’amianto e dei loro familiari non può che confermare il timore che
la loro sete di giustizia possa rimanere inappagata.
Inizio Testo
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Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 28
L’epidemia di patologie asbesto-correlate e la sorveglianza
sanitaria degli ex esposti: iniziative
nazionali ed internazionali
Pietro Sartorelli
Ordinario di Medicina del Lavoro presso l’Università di Siena e
Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA
Riassunto
Malgrado il diffuso fenomeno della sottonotifica delle malattie professionali da asbesto, in questi
anni si osserva un drammatico aumento delle patologie asbesto-correlate, in particolare di tipo
neoplastico, nelle popolazioni di lavoratori ex esposti, dovuto al loro lungo tempo di latenza.
Indipendentemente dall’inserimento dei lavoratori in programmi di screening si rende oggi
necessario sottoporre gli ex esposti a sorveglianza sanitaria per motivi non solo strettamente clinici,
ma anche medico-legali, epidemiologici e di giustizia sociale. Nel Febbraio 2014 i partecipanti alla
International Conference on monitoring and surveillance of asbestos-related diseases
sottoscrivevano un documento denominato Dichiarazione di Helsinki che stabilisce i principi che
devono regolare l’azione di contenimento dell’epidemia delle patologie asbesto-correlate nel
mondo. Alla Dichiarazione di Helsinki ha fatto seguito la pubblicazione dei Criteri di Helsinki che
aggiornano l’analogo documento del 1997 sulla diagnosi e l’attribuzione all’asbesto delle fibrosi
interstiziali polmonari e dei cancri. Anche a livello nazionale negli ultimi anni si sono osservate
iniziative che dovrebbero portare nel prossimo futuro alla realizzazione di programmi di
sorveglianza sanitaria degli ex esposti basati su criteri scientifici e correttamente impostati in
termini di costo/beneficio e rischio/beneficio.
L’epidemia di patologie asbesto-correlate L’epidemia di patologie asbesto-correlate nel mondo è tutt’altro che terminata. Secondo stime
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità più di 107.000 persone all’anno muoiono per malattie da
amianto contratte durante l’attività lavorativa (10).
Questa stima potrebbe anche essere troppo ottimista non tenendo conto del possibile aumento di
casi nei Paesi Emergenti dove la produzione di manufatti in amianto è stata delocalizzata dopo
l’introduzione dei divieti nelle Nazioni Occidentali (8).
A causa del lungo periodo di latenza il burden delle patologie asbesto-correlate è massimo in
Europa dove questo minerale è stato utilizzato massivamente nei decenni passati (6).
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Il rischio da asbesto è in grande prevalenza di tipo respiratorio essendo nota da più di un secolo la
sua capacità di indurre negli esposti una forma di fibrosi polmonare definita asbestosi. Fino agli
inizi degli anni ’70 le Agenzie Internazionali più autorevoli (in particolare l’American Conference
of Industrial Hygienists – ACGIH) proponevano limiti occupazionali di concentrazione in aria
anche superiori alle 10 fibre/ml che tenevano conto esclusivamente del rischio di contrarre
l’asbestosi. Verso la metà degli anni ’60 però gli studi di Selikoff avevano definitivamente
dimostrato la cancerogenicità dell’asbesto per la pleura. Non potendo più essere riconosciuto uno
specifico valore limite in riferimento solo al rischio di induzione della fibrosi asbestosica, nel corso
del decennio successivo i limiti si riducevano di quasi due ordini di grandezza.
Mentre esiste un largo consenso in campo scientifico sul fatto che tutti i tipi di asbesto possano
causare nell’uomo sia la fibrosi polmonare che le malattie neoplastiche, esistono potenti lobby
interessate a continuarne l’uso che sostengono la possibilità di un impiego sicuro del crisotilo. Ciò
malgrado gli studi epidemiologici dimostrino come l’esposizione a crisotilo aumenti l’incidenza di
cancro del polmone nelle popolazioni esposte (8). A tale proposito l’International Agency Research
on Cancer (IARC) ha riscontrato sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo di tutti i tipi di
amianto. La stessa IARC, oltre che per il mesotelioma maligno ed il cancro del polmone, riconosce
il ruolo dell’esposizione professionale ad asbesto anche nella genesi del cancro del laringe e del
carcinoma ovarico. Anche se si osserva un’associazione positiva (al limite dell’evidenza) per il
tumore del colon-retto, del faringe e dello stomaco, al momento attuale il rischio gastroenterico e a
carico di altri organi non risulta invece sufficientemente dimostrato (5).
Nel nostro Paese per le sue caratteristiche di resistenza l’amianto è stato impiegato diffusamente in
molti settori industriali quali la produzione di cemento-amianto, i cantieri navali, gli zuccherifici e
la costruzione delle carrozze ferroviarie. A metà degli anni ’90 il suo uso è stato vietato per legge
determinando la presa di coscienza collettiva sugli effetti per la salute già noti da tempo in campo
scientifico ed i conseguenti problemi ambientali tuttora irrisolti. Malgrado il diffuso fenomeno della
sottonotifica delle malattie professionali da asbesto, in questi anni si osserva un drammatico
aumento di queste patologie, in particolare di tipo neoplastico, nelle popolazioni di lavoratori ex
esposti, dovuto al loro lungo tempo di latenza (in qualche caso anche oltre i 50 anni). Le stime
avanzate dagli studi recenti che prevedono per il futuro un numero terrificante di morti, riguardano
praticamente solo il mesotelioma pleurico, non tenendo conto del cancro del polmone molto più
frequente e delle patologie asbesto-correlate non neoplastiche estremamente diffuse nelle
popolazioni esposte. Dalle iniziative di sorveglianza sanitaria realizzate in Toscana e in altre
Regioni queste ultime sembrano infatti interessare più del 25-30% dei lavoratori ex esposti con una
larga prevalenza di placche pleuriche benigne. Per la sua complessità diagnostica anche il
mesotelioma pleurico sembra essere interessato dal fenomeno della sottonotifica. Uno studio non
più recente su serie di autopsie individuava la possibilità che a Trieste il 45% dei mesoteliomi
potesse essere non diagnosticata (2).
Tutti i cittadini in alcuni momenti della vita sono esposti a basse concentrazioni di asbesto presente
nell’aria, nell’acqua e nel suolo, ma la grande maggioranza di loro non contrae malattie derivanti da
questa esposizione. Le patologie asbesto-correlate si riscontrano in massima parte nei lavoratori
esposti a concentrazioni rilevanti per lunghi periodi di tempo.
In particolare l’asbestosi e il cancro del polmone sono dose-dipendenti e come tali insorgono
generalmente nei soggetti maggiormente esposti.
D’altra parte i familiari dei lavoratori più esposti possono avere un aumentato rischio neoplastico
derivante sia dall’asbesto veicolato in casa dalle vesti da lavoro, che dalla vicinanza delle abitazioni
agli impianti industriali. Però in questi casi difficilmente l’esposizione è tale da causare asbestosi e
cancro del polmone, mentre non frequentemente può essere responsabile dell’insorgenza di
mesotelioma pleurico.
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Attuazione della sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto
Indipendentemente dall’inserimento dei lavoratori in programmi di screening (tendenzialmente da
riservare alle popolazioni più a rischio per intensità di esposizione, familiarità e abitudine al fumo),
si rende oggi necessario sottoporre gli ex esposti a sorveglianza sanitaria per motivi non solo
strettamente clinici, ma anche medico-legali, epidemiologici e di giustizia sociale (la
consapevolezza del rischio suggerisce stili di vita più salutari). I due tipi di iniziative, spesso
confusi tra loro, in realtà seguono metodologie assai diverse. Gli screening, in particolare quelli
oncologici, applicano su popolazioni considerate a rischio protocolli diagnostici standardizzati la
cui efficacia è stata provata con metodi statistici. La sorveglianza sanitaria è invece caratterizzata
dall’approccio clinico basato sulle evidenze, attraverso il quale si arriva a definire un percorso
diagnostico che tiene conto delle caratteristiche espositive e delle eventuali ipersuscettibilità del
singolo soggetto. In tale ambito si deve definire un profilo di rischio individuale che consenta di
impostare correttamente la tipologia e la frequenza degli accertamenti sanitari in termini di
costo/beneficio e rischio/beneficio.
E’ evidente come prestazioni sanitarie di tipo preventivo non debbano essere gravate da pagamenti
che nel caso in questione, data la complessità degli accertamenti, graverebbero notevolmente su
popolazioni a basso reddito costituite prevalentemente da operai spesso pensionati. In realtà ciò è
già previsto in alcune Regioni (che comunque costituiscono una minoranza), ma in modo assai
differente. Inoltre tale “regionalizzazione” impedisce di fatto ai lavoratori ex esposti di scegliere
liberamente i medici ai quali affidarsi, creando frequentemente scontento e anche un clima di
sospetto legato a presunte influenze che la grande industria potrebbe esercitare localmente. Una
regolamentazione nazionale che preveda l’accesso gratuito alla sorveglianza sanitaria per i
lavoratori ex esposti a cancerogeni e in particolare ad amianto permetterebbe la libera circolazione
degli interessati senza gravare maggiormente sulle spese a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
L’attuale esistenza di difficoltà di tale genere anche nello stesso ambito regionale risulta poi
inaccettabile oltre che privo di significato dal punto di vista economico generale.
La sorveglianza sanitaria degli ex esposti risulta di particolare complessità dovendo
necessariamente prevedere criteri diagnostici rigorosi che utilizzino tra l’altro tecniche
standardizzate per la TC e l’impiego nella sua lettura della classificazione ICOERD (The
International Classification of High resolution CT for Occupational and Environmental
Respiratory Diseases), mentre la determinazione di indicatori di esposizione quali le concentrazioni
corpuscoli e fibre di asbesto nell’escreato e nel liquido di lavaggio bronco alveolare, di grande
utilità in alcune popolazioni lavorative, dovrebbero essere effettuate da parte di laboratori esperti.
La Dichiarazione di Helsinki e i Criteri di Helsinki 2014
Nel Febbraio 2014 i partecipanti alla International Conference on monitoring and surveillance of
asbestos-related diseases organizzata dal Finnish Institute of Occupational Health sottoscrivevano
un documento denominato Helsinki Declaration dalla sede della Conferenza (7).
La Dichiarazione di Helsinki, approvata tra l’altro anche dall’ICOH (International Commission on
Occupational Health), stabilisce che le patologie asbesto-correlate debbano essere diagnosticate più
precocemente possibile sia per l’impiego appropriato delle misure preventive e terapeutiche
disponibili, sia per il loro riconoscimento medico-legale.
Per le popolazioni lavorative a maggior rischio inoltre si raccomandano gli screening del cancro del
polmone. Viene poi puntualizzato come i lavoratori ex esposti debbano essere informati del
significato degli accertamenti effettuati e che i loro costi non possano in alcun modo gravare sui
lavoratori stessi.
Alla Dichiarazione di Helsinki ha fatto seguito la pubblicazione di un consensus report (9) che
aggiorna i noti Helsinki Criteria del 1997 sulla diagnosi e l’attribuzione all’asbesto delle fibrosi
interstiziali polmonari e dei cancri (1).
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Nel documento si stabilisce che un programma generale di follow-up nei lavoratori esposti
all’amianto dovrebbe essere stratificato in funzione dell'intensità, latenza e durata dell'esposizione
dando forte priorità ai gruppi ad alto rischio inclusi i lavoratori in pensione. Dato che sia il
peggioramento della funzionalità polmonare, che quello rilevabile radiologicamente possono
verificarsi molto tempo dopo l'esposizione all’amianto, viene proposto che il follow-up dei
lavoratori altamente esposti all'amianto venga proseguito fino a 30 anni dopo la cessazione
dell'esposizione. Secondo il consensus la diagnosi istologica dell’asbestosi richiede l'identificazione
di una fibrosi interstiziale diffusa e la contemporanea presenza di corpuscoli di amianto o un
conteggio di fibre di amianto che rientri nel range registrato per l’asbestosi da quello stesso
laboratorio. E’ importante notare che l’esito negativo della concentrazione di corpuscoli e fibre di
asbesto non esclude né una potenziale esposizione pregressa, né la possibilità di insorgenza di
patologie asbesto-correlate. Con un risultato positivo invece la probabilità di seri danni alla salute è
aumentata (8). Per confrontare a livello internazionale studi su gruppi esposti all'amianto, i Criteri
di Helsinki 2014 raccomandano l'uso della classificazione ICOERD della TC (3). Per quanto
riguarda i biomarcatori ematici quali le proteine della famiglia della mesotelina (serum soluble
mesothelin-related peptides - SMRP) al momento non sono ritenuti sufficientemente
sensibili/specifici per impieghi diagnostici e di screening, potendo invece risultare utili nel follow-
up del mesotelioma e essere di aiuto nella sua diagnosi precoce in soggetti con segni o sintomi di
malattia.
I progetti CCM 2012 del Ministero della Salute
L'attività del CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il Controllo delle Malattie) del Ministero
della Salute è incentrata sull'attuazione di progetti, in collaborazione con le Regioni e partner
istituzionali diversi, in numerose aree di intervento che fanno riferimento alle aree tematiche di
maggior interesse per la prevenzione. Tale attività è rivolta a supporto di progetti strategici di
interesse nazionale che si basano su consolidate evidenze scientifiche e devono garantire la loro
trasferibilità sul territorio (4).
Nel 2012 sono stati varati in contemporanea due importanti progetti CCM riguardanti
rispettivamente la sorveglianza sanitaria degli ex esposti e l’istituzione di “sportelli amianto”.
Il primo dal titolo Sperimentazione e validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei
lavoratori ex esposti ad amianto ai sensi dell'art. 259 D.lgs. 81/08 vede come Ente Partner la
Regione Veneto e ha come obiettivo definire una proposta di protocollo di sorveglianza sanitaria dei
lavoratori ex esposti ad amianto secondo principi di efficacia, appropriatezza, risparmio e utilità
sociale. Il progetto propone che le Regioni e le Provincie Autonome mettano a disposizione
un’offerta di assistenza sanitaria calibrata sulle disponibilità e le necessità locali rivolta agli ex
esposti dimessi e coloro che sono tuttora in servizio presso aziende diverse da quelle dove sono stati
precedentemente esposti.
Tale assistenza deve essere offerta dai Servizi di Prevenzione delle ASL e dalle Unità di Medicina
del Lavoro presenti all'interno delle Aziende Ospedaliere, seguendo i modelli organizzativi
regionali. Secondo i principi enunciati tutti i lavoratori ex esposti ad amianto devono avere garantita
un'assistenza sanitaria su domanda.
In alcuni specifici casi è possibile utilizzare la modalità della convocazione attiva, ovvero le ASL
del territorio potranno richiamare attivamente i soggetti di cui è nota la pregressa esposizione. In
tale ambito si ritiene importante stabilire i criteri per i quali tale assistenza sanitaria permetta di
minimizzare i costi, ridurre il numero di esami invasivi e ottimizzare i possibili risultati
raggiungibili, avendo chiara la differenza tra quello che è l’offerta di assistenza sanitaria che le
Regioni e le Province Autonome mettono a disposizione degli ex esposti ad amianto e un
programma mirato di screening.
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Il secondo progetto ha come Ente Partner la Regione Lazio e si intitola Assistenza delle persone
esposte ad amianto: sportelli informativi e sorveglianza epidemiologica. Il programma si propone
di definire un anello di congiunzione tra cittadino/lavoratore ex esposto e Servizio Sanitario
Regionale (SSR) rappresentato da “sportelli-amianto” territoriali, ovvero inseriti nell’assetto
organizzativo dei Servizi di Prevenzione. Tali sportelli avrebbero il compito di informare, fare
counselling, fornire eventuale assistenza medico-legale agli ex esposti e orientare i soggetti
sintomatici verso percorsi diagnostici-terapeutici “protetti”.
Alla luce di tali premesse la fase attuativa del progetto prevede di:
realizzare, a livello di singola ASL, l’apertura di “sportelli amianto” per persone che riferiscono
una condizione di pregressa o attuale esposizione, allo scopo di informazione, assistenza e
eventuale orientamento in percorsi diagnostico-terapeutici;
realizzare l’apertura di “sportelli amianto” che si relazionino attivamente (con chiamata
individuale) a persone la cui condizione di ex esposti è definita dalla loro presenza in coorti
selezionate dal COR, al fine di informarli sui rischi connessi all’amianto e sugli eventuali
accertamenti sanitari più corretti da effettuare nell’ambito delle prestazioni del SSR sulla base
della stima della pregressa esposizione;
promuovere e gestire in soggetti sintomatici con pregressa esposizione lavorativa la presa in
carico da parte dei SSR;
promuovere attività di counselling sul fumo (cessazione dell’abitudine o non inizio o
esposizione a fumo passivo);
fornire l’assistenza medico-legale nel riconoscimento delle patologie professionali e favorirne il
riconoscimento previdenziale;
implementare uno strumento che valuti i dati sulla concentrazione di fibre in un determinato
luogo di lavoro e/o di vita, al fine di cercare di ricostruire i livelli di esposizioni più probabili,
consentendo al personale degli “sportelli-amianto” una valutazione semi-quantitativa dei livelli
di esposizione ad amianto del soggetto;
individuare parametri biologici e anamnestici di supporto alla definizione del percorso
diagnostico-terapeutico più appropriato per ciascun lavoratore che si rivolga allo “sportello-
amianto”.
Entrambi i progetti CCM 2012 sull’amianto sono in fase conclusiva e dalla loro definizione
dovrebbero derivare linee di indirizzo attuabili nell’ambito dei singoli SSR.
Linee di indirizzo della Regione Toscana sulla sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad
amianto
Il Gruppo tecnico di lavoro per la definizione delle specifiche linee di indirizzo (approvato con
Decreto Dir. n.1826 del 26.04.2012 della Regione Toscana) ha prodotto un documento nell’Ottobre
2013, ora in fase di definizione finale. Il Gruppo di lavoro è coordinato dall’Istituto per lo Studio e
la Prevenzione Oncologica di Firenze (ISPO) e vede la partecipazione di Medici del Lavoro e
esperti provenienti da ISPO, Dipartimento di Prevenzione e Aziende Ospedaliere Universitarie.
Nei suoi lavori si è tenuto conto del Piano Nazionale Amianto 2013, delle pregresse esperienze di
sorveglianza sanitaria in ambito nazionale e regionale, dei due specifici progetti CCM 2012 in
corso, nonché dei risultati degli studi epidemiologici. E’ stata avviata una fase di sperimentazione
per l’approfondimento dei problemi aperti legati alla definizione delle esposizioni che attivano la
sorveglianza sanitaria, alle procedure di comunicazione e follow-up e ai costi. Nella valutazione di
questi ultimi si dovranno comunque tener presenti le risorse già utilizzate nell’ambito del SSR per
l’effettuazione di esami su richiesta dei singoli lavoratori che così vengono spesso sottoposti ad
accertamenti non standardizzati presso strutture senza la necessaria esperienza di diagnostica
occupazionale.
Al termine di questa fase la Regione Toscana potrà deliberare specifici atti che diano operatività al
programma di sorveglianza sanitaria proposto.
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Bibliografia e Sitografia
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Inizio Testo
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I segni dell’amianto all’imaging
Prof.ssa Maria Antonietta Mazzei
Docente Università degli Studi di Siena - Dipartimento di Scienze Mediche,
Chirurgiche e Neuroscienze - Diagnostica per Immagini
Il rischio da amianto è in primis di tipo respiratorio e questo è il motivo per cui la maggior parte
degli esami di diagnostica per immagini che vengono richiesti negli esposti sono esami mirati alla
valutazione del torace.
Lo studio del torace, in radiologia, può avvenire attraverso lo studio radiologico tradizionale, quindi
attraverso il radiogramma del torace, che non è altro che un'indagine di sommazione dove nella
stessa immagine è possibile veder rappresentati il parenchima polmonare, con le strutture bronco-
vascolari, ma anche il cuore ed i profili cardio-mediastinici, che rappresentano il limite tra le
restanti strutture mediastiniche ed il parenchima polmonare. Grazie al contrasto che si crea tra
l'aria, che è all’interno dei polmoni, ed i tessuti molli, è possibile inoltre valutare anche quelle che
sono le interfacce tra parenchima polmonare e mediastino, tra parenchima polmonare e parete
toracica o tra parenchima polmonare e diaframma e cioè le superfici pleuriche, nonché l’interstizio
sub-pleurico ed infine l’interfaccia che si crea tra parenchima polmonare e strutture bronco-
vascolari ci consente di valutare anche l’interstizio centrale ovvero il connettivo lasso che supporta
il polmone. Ovviamente quando il radiogramma del torace non è sufficiente per la diagnosi, il passo
successivo è la Tomografia Computerizzata (TC), che non si chiama più Tomografia Assiale
Computerizzata (TAC) perché non realizza più solo immagini assiali bensì consente di ottenere
delle immagini su tutti i piani anatomici del nostro organismo (piani coronali, sagittali o coronali
obliqui, sagittali obliqui ed assiali obliqui). Ovviamente la TC consente di vedere bene il
parenchima polmonare, con una risoluzione spaziale nettamente maggiore rispetto al radiogramma
del torace, le strutture mediastiniche, e di nuovo l’ interfaccia tra il parenchima polmonare, il
mediastino, la parete toracica ed i diaframmi, e tra parenchima polmonare e strutture bronco-
vascolari, che rappresenta appunto rispettivamente la superficie pleurica e l’interstizio sub-pleurico
e centrale. In TC, le stesse immagini e quindi le immagini ottenute da un’unica acquisizione,
utilizzando valori di finestra e di livello diversi, che consentano di modificare i grigi percepibili
dall’occhio imano, possono essere utilizzate sia per la valutazione del parenchima polmonare che
delle strutture mediastiniche nonché per lo studio della pleura.
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Da qualche anno in radiologia è stata inoltre introdotta un'altra tecnica che consente di studiare il
torace: la tomosintesi con tecnica digitale. Essa rappresenta un’ indagine radiologica che realizza
immagini simili all’esame radiologico del torace, ma su più piani, quindi con tecnica tomografica
(simile alla vecchia tomografia) e può essere considerata un utile approfondimento del
radiogramma del torace in doppia proiezione (postero-anteriore, PA e latero-laterale, LL),
risolvendo molti dubbi diagnostici prima di ricorrere ad una eventuale indagine TC. In particolare
essa offre la possibilità di migliorare le prestazioni diagnostiche rispetto della radiografia
convenzionale, eliminando il problema della sommazione della proiezione radiografica e
rappresentando in maniera più dettagliata sia lesioni parenchimali che pleuriche oltre che offrire una
miglior visualizzazione di strutture anatomiche complesse come ad esempio il mediastino. Da studi
recenti, la tomosintesi si è dimostrata più accurata del radiogramma del torace per il rilevamento
delle placche pleuriche e più sensibile per il rilevamento delle alterazioni parenchimali [1]. Le
alterazioni che il radiologo deve andare a cercare nel caso di sospetta patologia amianto correlata
sono in primis le placche pleuriche, alterazioni benigne e molto frequenti negli esposti, e l'asbestosi,
ovvero l’interessamento fibrotico del parenchima polmonare, quest’ultimo comunque molto più rara
rispetto al ritrovamento delle placche, ma che può facilmente essere riscontrato negli esposti
soprattutto da lungo tempo e ad elevate dosi. Infine non deve essere trascurata la
broncopneumopatia da inalazione di tossici, che, sostanze come l’amianto possono determinare, e
la patologia neoplastica, il cancro del polmone, soprattutto nei soggetti che sono anche fumatori, ed
il mesotelioma pleurico. Le placche pleuriche si possono vedere al radiogramma del torace, quando
sono grossolane e calcifiche, ma anche quando sono più sottili, utilizzando delle proiezioni oblique
in aggiunta a quelle standard (PA e LL). Sempre dal radiogramma del torace possiamo evidenziare
segni di interessamento fibrotico del parenchima polmonare, non solo quando la fibrosi è in fasi
avanzate ma anche in fasi molto iniziali, andando a cercare nelle porzioni più periferiche dei
polmoni, soprattutto in sede basale, vicino alla pleura, sottili linee perpendicolari a questa che altro
non sono che ispessimenti dei setti interlobulari, espressione di iniziale coinvolgimento interstiziale
e quindi segni iniziali di fibrosi. Ovviamente tutto ciò deve essere affidato ad un radiologo dedicato
che ben conosce i problemi legati all'esposizione all'amianto.
Il radiogramma del torace si rivela tuttavia in molti casi, soprattutto nella patologia asbesto-
correlata minima o iniziale, non sufficiente. Esso infatti può perdere fino al 60% delle placche
pleuriche (sia per i limiti intrinseci della tecnica sia per il fatto che non tutti i radiologi sono
preparati allo stesso modo nella valutazione della patologia asbesto correlata) e non sempre
consente di valutare adeguatamente le alterazioni parenchimali. In tutti questi casi è necessario
ricorrere all’indagine TC.
La TC nel sospetto clinico di patologia asbesto-correlata deve essere eseguita con tecnica ad alta
risoluzione (High Resolution Computed Tomography, HRCT), ovvero deve essere eseguita con
spessori di strato molto sottili (in genere compresi tra 0.5 e 1.5mm) e seguendo altre caratteristiche
tecniche specifiche che consentano di ottenere immagini di elevata qualità del parenchima
polmonare, soprattutto per quanto riguarda la risoluzione spaziale [2]. Questo purtroppo non accade
quasi mai nella pratica clinica odierna, dove la maggior parte delle TC sono realizzate con spessore
di strato di 3 o di 5 mm, che sono assolutamente insufficienti per valutare la patologia asbesto
correlata in fase iniziale, generando pertanto diversi falsi negativi.
Anche all’indagine TC le alterazioni da ricercare sono le placche pleuriche, l'asbestosi, ovvero
l’interessamento fibrotico del parenchima polmonare, la broncopneumopatia da inalazione di tossici
e la patologia neoplastica (cancro del polmone e mesotelioma pleurico).
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Non ci sono problemi nella visualizzazione alla TC delle placche pleuriche grossolane e magari
anche calcifiche. Tuttavia spesso le placche pleuriche possono essere non calcifiche, molto sottili o
addirittura puntiformi, per la cui visualizzazione è necessaria una TC eseguita con spessori di strato
molto sottili. Effettuare TC con spessori di strato sottili ed intervalli di ricostruzione in genere che
risultino pari almeno alla metà dello spessore di strato, è molto utile per la visualizzazione di
placche puntiformi o sottili, in particolare se localizzate sulla superficie diaframmatica (sede
frequente di localizzazione delle placche asbesto-correlate). Infatti per la visualizzazione di placche
in tali sedi è necessario spesso ricorrere a ricostruzioni su piani coronali o sagittali e tali
ricostruzioni risultano di qualità ottimale solo se la TC risulta essere eseguita con tecnica adeguata,
viceversa la presenza di artefatti (veri e propri “scalini” sull’immagine) dovuti a spessori di strato o
intervalli di ricostruzione elevati, non consentono di ottenere ricostruzioni di qualità diagnostica
ottimale.
La TC consente inoltre una ottimale valutazione del parenchima polmonare, poiché l'amianto non
colpisce solo la pleura nel torace ma anche il parenchima sotto forma di fibrosi. La fibrosi asbesto-
correlata si manifesta nelle sue fasi iniziali intorno alle piccole strutture che ci permettono di
respirare, ossia i bronchioli, essa infatti è una fibrosi peribronchiolare. E’ necessario quindi andare a
studiare le pareti dei bronchioli, che rappresentano la parte terminale delle vie di conduzione che ci
permettono di fare arrivare l'aria a livello della membrana alveolo-capillare, responsabile degli
scambi gassosi col sangue. Le vie di conduzione diminuiscono via via, a partire dalla trachea fino
agli alveoli, il loro calibro, e le strutture bronchiolari dove possiamo cogliere i primi segni di fibrosi
asbesto-correlata presentano un calibro compreso tra 0.5 e 1 mm, motivo per cui, anche per lo
studio di queste strutture anatomiche è necessario l’impiego di una TC ad alta risoluzione. La
fibrosi asbesto-correlata interessa l’interstizio, ovvero il tessuto lasso peribronchiolare,
successivamente si estende al restante interstizio (interstizio intralobulare) polmonare all’interno dei
lobuli secondari, vere e proprie piccole unità funzionali in cui sono suddivisi i nostri polmoni.
Anche l’ interstizio intralobulare può essere studiato con la TC ad alta risoluzione.
Una descrizione fedele delle alterazioni fibrotiche asbesto-correlate è stata realizzata da Akira M
che già nel 1991 pubblicava su Radiology il primo manoscritto riguardante le alterazioni precoci
dell’asbestosi valutate alla TC ad alta risoluzione del torace [3], descrivendo come caratteristici
segni di fibrosi iniziale micronoduli peribronchiolari a bassa densità in sede subpleurica, soprattutto
basale posteriore, che via via confluiscono realizzando bande curvilinee parallele alla pleura, aree di
ground-glass dovute ad ispessimento dei setti intralobulari ed infine ispessimenti anche dei setti
interlobulari. Nelle fasi più avanzate le alterazioni fibrotiche guadagnano il resto del parenchima
polmonare subpleurico fino alla realizzazione di spazi cistici sovrapposti che corrispondono al
cosiddetto polmonare ad alveare (“honey-combing”).
Anche per la rilevazione della fibrosi la tecnica TC è molto importante. Ed un accorgimento tecnico
fondamentale nei pazienti con storia di esposizione all’asbesto è quello di realizzare l’esame sempre
posizione prona ed eventualmente acquisire in una fase successiva alcune immagini anche in
posizione supina, qualora necessario. I motivi per cui l’esame TC deve essere eseguito in posizione
prona sono i seguenti: a- la patologia asbesto-correlata interessa prevalentemente i lobi inferiori, in
sede postero-basale; b- i lobi inferiori e soprattutto le porzioni sub-pleuriche posteriori di questi lobi
si espandono meglio in posizione prona, evitando così anche eventuali artefatti legati alla non
completa espansione a causa della gravità che agisce invece in posizione supina; c-infine la maggior
parte di parenchima dei nostri polmoni occupa la porzione posteriore del torace e quindi con la
posizione prona facilitiamo l’espansione di queste zone. Nei casi con placche pleuriche molto
estese, alle alterazioni fibrotiche parenchimali si associano anche alterazioni disventilatorie che col
perdurare della condizione di scarsa espansione polmonare realizzano vere e proprie strie fibrotico-
disventilatorie o fenomeni atelectasici anche grossolani. Espressione di quest’ultima condizione
sono le atelectasie rotonde che possono anche mimare una patologia espansiva all’imaging.
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Ovviamente la TC riveste un ruolo fondamentale anche nella patologia neoplastica asbesto-
correlata. Non solo nel mesotelioma pleurico, dove spesso è utile anche in fase diagnostica oltre che
di stadiazione e di controllo di risposta al trattamento, ma anche nella valutazione della patologia
neoplastica parenchimale polmonare ed in particolare nella valutazione delle lesioni parenchimali
polmonari neoplastiche iniziali che spesso possono essere rappresentate anche da millimetrici
noduli. Anche in questo caso la tecnica TC è importante perché uno studio adeguato consente nella
maggior parte dei casi di realizzare la diagnosi differenziale tra lesioni nodulari maligne e lesioni
nodulari benigne, anche quando di piccole dimensioni, laddove altre tecniche diagnostiche,
compresa la Positron Emission Tomography (PET) risulterebbero inadeguate per la
caratterizzazione e spesso fonte di molti falsi positivi, soprattutto perché molte alterazioni nodulari
del parenchima polmonare possono rappresentare processi flogistici che poi vanno incontro a
risoluzione.
La TC sta assumendo particolare importanza oggi anche per la modificazione dell’epidemiologia
del cancro del polmone. In particolare oggi risultano molto più frequenti gli adenocarcinomi
polmonari la cui forma di presentazione è nella maggior parte dei casi la lesione nodulare periferica
spesso di ground-glass o con aspetto misto (solido e di ground-glass). Queste forme che entrano in
diagnosi differenziale con le flogosi, hanno spesso crescita lenta ed iperfissano raramente
all’indagine PET, motivo per cui la TC rappresenta uno strumento fondamentale sia per la
rilevazione, che per la caratterizzazione, mediante studio morfologico, o l’eventuale follow-up,
anche con tecniche avanzate per il calcolo volumetrico per una stima precisa della crescita della
lesione nella sua interezza o della crescita della sola componente solida rispetto a quella di ground-
glass, che spesso ne suggerisce la malignità.
Nonostante la TC presenti numerosissmi vantaggi per la valutazione della patologia toracica asesto-
correlata, bisogna comunque ricordare che essa impiega radiazioni ionizzanti e che esiste un rischio
di oncogenesi radio-indotta e quindi l’impiego di questa tecnica deve essere giustificato. E’
necessario comunque ricordare che il rischio di sviluppare una neoplasia in seguito ad esami
radiologici ripetuti è strettamente legato all'età e si riduce drasticamente dopo i 50 anni. Inoltre la
dose di radiazioni impiegata può essere ridotta sensibilmente mantenendo una qualità di immagini
che consenta la diagnosi, e questo perché oggi la maggior parte degli apparecchi TC sono dotati di
software che, se correttamente utilizzati dal radiologo, consentono di ridurre la dose radiante
almeno del 40% rispetto allo standard.
Infine è necessario ricordare che per la valutazione dell’imaging dei soggetti esposti all’asbesto è
fondamentale una stretta collaborazione tra il medico del lavoro ed il radiologo, questo per almeno
tre motivi: a- non sempre la storia di esposizione all’asbesto è nota e non sempre è possibile
conoscerla dettagliatamente al momento dell’esecuzione dell’indagine radiologica qualunque essa
sia; b- il medico del lavoro può sensibilizzare un radiologo scarsamente edotto sull’argomento; c-
l’esperienza acquisita dal radiologo nella collaborazione col medico del lavoro può svelare storie di
esposizione all’asbesto che giustifichino alterazioni riscontrate all’imaging in pazienti in cui non vi
sia il sospetto clinico.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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Bibliografia essenziale:
1. Lee G, Jeong YJ, Kim KI, Song JW, Kang DM, Kim YD, Lee JW. Comparison of chest
digital tomosynthesis and chest radiography for detection of asbestos-related pleuropulmonary
disease. Clin Radiol. 2013; 68(4):376-82. doi:10.1016/j.crad.2012.05.022. Epub 2012 Nov 21.
2. Webb WR, Muller NL, Naidich DP, 2009 Technical Aspects of High-Resolution computed
Tomography, In High-Resolution of CT of the Lung, Fourth Edition, Ed. Lippincott Williams &
Wilkins.
3. Akira M, Yokoyama K, Yamamoto S, Higashihara T, Morinaga K, Kita N, Morimoto S,
Ikezoe J, Kozuka T. Early asbestosis: evaluation with high-resolution CT. Radiology. 1991; 178
(2):409-16.
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Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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Soggetti responsabili civili e penali. Tecniche d’indagine
e ostacoli per l’individuazione delle imprese
Paolo Rivella
Commercialista e consulente delle
Procure della Repubblica di Torino, di Milano e di Trieste
1. Introduzione
L’individuazione dei responsabili in sede penale è una materia più complessa di quanto può
sembrare a prima vista.
L'anagrafe delle imprese commerciali è tenuta in Italia dalla Camera di Commercio. La cosa più
facile sarebbe che il Pubblico Ministero chiedesse alla Camera di Commercio stessa, di estrarre i
dati e poi di analizzarli.
Si è constatato che questo non è sufficiente.
Vedremo il perché, facendo alcuni esempi concreti.
Prima ancora, però, voglio ricordare che quando parliamo di amianto e salute nelle fabbriche,
dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino a quaranta o cinquant'anni fa.
In questa sala sono molti che me lo possono insegnare: la svolta è venuta nel 1964, quando il Prof.
Irving Selikoff organizza a New York una conferenza sul pericolo dell'amianto. Per la prima volta
viene rotto il muro di silenzio che la lobby dell'amianto era fino ad allora riuscita ad imporre a volte
anche con metodi spietati.
E poi ancora, voi tutti mi insegnate che il mesotelioma può manifestarsi anche con diversi decenni
di ritardo dall'esposizione alla fibra di amianto.
Dunque, oggi nelle aule di giustizia si contestano lavorazioni industriali avvenute tra gli anni '60 e
gli anni '80.
Le domande a cui il consulente deve rispondere sono:
chi era in allora l'impresa che gestiva le lavorazioni?
chi l'amministrava?
chi è oggi questa impresa, se ancora esiste?
E se invece non esiste più, chi ne ha eventualmente assunto le responsabilità?
Nel lunghissimo periodo di latenza del mesotelioma, accade quasi sempre che l’impresa originaria:
abbia cambiato denominazione;
abbia venduto o conferito lo stabilimento;
sia stata incorporata in un'altra società;
oppure infine che sia fallita.
Senza contare che magari, lungo il percorso, può essere comparsa una società con la stessa
denominazione della società che usava l'amianto, ma che magari è estranea ai fatti del processo.
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2. Le risposte inadeguate dell'anagrafe italiana delle imprese
Concludiamo qui l'accenno al lungo periodo di tempo da ricostruire. Torniamo invece alle risposte
che le Camere di Commercio solitamente forniscono al Pubblico Ministero che chiede loro chi
gestiva lo stabilimento e che fine ha fatto oggi.
Quando la Camera di Commercio risponde al PM, la risposta è quasi sempre ambigua se non
addirittura sbagliata. In questi casi, il problema è che ci si accorge dello sbaglio quando è troppo
tardi, ovvero a processo iniziato. Infatti - e dico un'ovvietà - la difesa conosce di prima mano i dati
che le sono stati forniti dai suoi clienti. Forte di questa superiorità, giocherà poi a spendere il nostro
errore davanti al giudice, e ad amplificarlo fino a far sorgere il dubbio sull'intera ricostruzione della
storia delle società e degli amministratori.
Cosa accade quando la Procura della Repubblica interpella la Camera di Commercio? Un
volenteroso funzionario svolge la ricerca richiesta e stampa i certificati di tutte le imprese in cui
compare il nome indicato. Se l'impresa è inserita in un gruppo societario, il nome comparirà molte
volte.
Ecco così che invece di consegnare l'ago richiesto, la Camera di Commercio consegna alla
Procura un pagliaio all'interno del quale, forse, è presente l'ago.
A questo punto cosa succede?
Il Pubblico Ministero non ha il tempo per dedicarsi al certosino lavoro di selezione dei documenti
grezzi e di loro valorizzazione in una ricostruzione plausibile delle vicende. Incarica allora la
Polizia Giudiziaria oppure nomina suo consulente tecnico un commercialista libero professionista.
Il vero lavoro comincia a questo punto.
Anzi, nella realtà dei fatti il Pubblico Ministero presso addirittura evita di chiedere i documenti alla
Camera di Commercio, ed incarica invece il suo consulente tecnico di farlo. Questo è saggio, perché
così il consulente tecnico avrà memoria anche di quei documenti che non sono entrati nel fascicolo
delle indagini e poi eventualmente del processo.
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3. Ostacoli all'identificazione delle imprese responsabili
Abbiamo appena visto che la Camera di Commercio finisce di consegnare documenti grezzi e
abbiamo anche visto come intervengano a porvi rimedio o la Polizia Giudiziaria o un consulente
tecnico commercialista.
Vediamo ora un esempio di come lavora il consulente tecnico (o la Polizia Giudiziaria) che abbia
ricevuto un simile incarico.
Il consulente tecnico procede prima di tutto evitando i tanti tranelli in cui può cadere.
Proviamo insieme ad esaminare tre di questi tranelli. Sono quelli che vedete scritti sulla diapositiva
che viene proiettata in questo momento.
A) Registro Imprese vs Registro Società
Il 19 febbraio 1996 le Camere di Commercio hanno iniziato a gestire e digitalizzare il Registro
Imprese. Questa data può generare equivoci anche gravi perché le visure camerali delle società
preesistenti indicano proprio il 19 febbraio 1996 come data di iscrizione al Registro anche se
l'impresa era già attiva precedentemente.
Prima del 1996 faceva fede il Registro Società, tenuto dalla Cancelleria Società dei Tribunali.
Questo registro documentava le variazioni delle sole società commerciali, escludendo gli
imprenditori individuali. Il Registro Società consisteva in fascicoli cartacei aperti al pubblico. E
questo rappresenta, quasi sempre, garanzia di disordine. Se la società ha poca storia, riordinare il
fascicolo è solo questione di tempo e pazienza. Se la società è grande e ha una lunga storia, il
fascicolo si compone di decine e decine di faldoni. In questo caso, il disordine nella collocazione
degli atti diventa un ostacolo insormontabile. Ma vi è di peggio: spesso alcuni documenti risultano
mancanti.
Non basta, altri problemi complicano la ricerca: i luoghi e i metodi di archiviazione.
Al momento del passaggio di consegne, i Tribunali hanno trasmesso alle Camere di Commercio i
loro voluminosi archivi cartacei. Queste, a loro volta, li hanno trasferiti in capannoni normalmente
distanti dagli uffici camerali, anche centinaia di chilometri. Quando un utente oggi chiede di
consultare un atto precedente al 1996, la Camera di Commercio impiega giorni, a volte settimane
per recuperarlo. Le Camere di Commercio inoltre, non sempre si muovono bene negli ex archivi dei
Tribunali: archivi che non hanno creato loro, che erano gestiti con criteri diversi da quelli attuali e
che sono arrivati già in disordine. Questo è uno dei motivi che causano il problema visto sopra,
delle risposte generiche e a volte errate delle Camere di Commercio alle richieste di informazioni
del Pubblico Ministero.
B) Cessato vs Trasferito
Esistono tanti Registri Imprese quante sono le Camere di Commercio. Ciascun Registro Imprese è
autonomo, anche se la gestione informatica è centralizzata a Padova. Quando una società
commerciale trasferisce la sede legale da una provincia ad un'altra, il Registro Imprese della
provincia di origine registra che la società "cessa". Chi legge un certificato o una visura camerale,
non deve mai pensare che la parola cessata, riferita ad un'impresa, significhi estinta. Molto spesso
vuol dire solo trasferita. Se l'impresa è trasferita, bisogna continuare la ricerca, consultando il
Registro Imprese di destinazione.
Il percorso di ricerca è però lungo, dispersivo, costoso e denso di ostacoli, nonostante si possa
svolgere online. Negli atti troverete alcuni esempi delle difficoltà che si incontrano.
C) Nomi nuovi vs nomi vecchi
Nell'odierno archivio gestito dalla Camera di Commercio, le imprese sono censite solo secondo
l'ultima denominazione assunta. Le denominazioni precedenti cessano di essere ricercabili
telematicamente.
Sembra assurdo ma è così. Vediamo cosa implica.
Nel campo dell'amianto, tipicamente una ricerca parte dalla fotocopia di un libretto di lavoro, ove è
scritto che l'operaio tal dei tali ha lavorato per la Zeta Spa tra il 1960 e il 1980. È un esempio di
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fantasia, naturalmente. Se la Zeta ha cambiato denominazione, la mia ricerca presso la Camera di
Commercio, o attraverso altre società, risulterà nulla. Non troverò la società, anche se questa esiste.
Solo se ho il codice fiscale sono in grado di trovare la nuova denominazione assunta dalla
società. Ma nel 1960 il codice fiscale ancora non esisteva. E anche dopo l'introduzione del codice
fiscale, nel 1972, i timbri societari sui libretti di lavoro spesso continuavano a non indicarlo.
Senza codice fiscale inizia una ricerca al buio, consultando più fonti contemporaneamente,
incluso internet, Google e persino Facebook. Farà sorridere, ma proprio su gruppo di amanti di
veicoli storici di Facebook nel 2011 ho trovato il nome di una società che tre Camere di Commercio
avevano cercato inutilmente, anche se pungolate dalla Procura della Repubblica. E non si trattava di
una società sconosciuta: era stata quotata alla borsa di Milano per trenta e più anni, tra il 1899 e il
1935.
Se invece ho il codice fiscale troverò, la visura della ex Zeta, oggi, ad esempio, diventata Ipsilon
SpA. Anche con la visura, in ogni caso, non avrò mai una tabella dove sono elencate tutte le
denominazioni assunte dalla società nel corso del tempo. Dovrò invece cercare il cambio di
denominazione nell'elenco cronologico di tutte le variazioni che la società ha presentato alla
Camera di Commercio. Questo elenco è lunghissimo, centinaia di pagine, migliaia per una società
"storica". Cercare un cambio di denominazione è come cercare uno specifico numero di telefono
nella guida telefonica. Non il nome dell'abbonato, ma proprio il numero di telefono.
4. Identificazione dei soggetti responsabili come complessa indagine indiziaria
Credo di aver dimostrato che l'identificazione dell'impresa responsabile dell'uso di amianto non è
un'attività meramente meccanica o compilativa, ma una complessa indagine indiziaria.
Quando uso la parola "indizi" intendo non solo i dati forniti dalla Camera di Commercio, che come
abbiamo visto spesso sono di difficile reperimento e interpretazione, ma anche le testimonianze dei
lavoratori e dei sindacalisti, le buste paga, le notizie reperite su Internet, a volte i testi di storia
economica e altro ancora. Utilizzare più fonti è indispensabile.
La ricerca dell'impresa finisce spesso di essere un'indagine vera e propria: si individuano gli indizi,
si fanno ipotesi, si verificano, si scartano quelle ritenute false e si continua a cercare, sempre
sapendo che purtroppo l'unica conferma definitiva è quella che emerge dal dibattimento al processo,
quando la controparte fornirà la sua versione dei fatti.
5. Una proposta sulle fonti d’indagine
In chiusura, presento un'idea per il futuro: utilizzare come fonte d’indagine gli archivi INAIL e
INPS.
Finora, gli archivi dell'INAIL sono stati utilizzati soprattutto dagli epidemiologi, ma contengono
dati interessanti sulle varie sedi dell'impresa, il relativo numero dei lavoratori e le variazioni nel
tempo della forza lavoro occupata.
I commercialisti forensi potrebbero ricavare da questa fonte - e dalla fonte parallela degli archivi
INPS - notizie preziose da elaborare a favore del Pubblico Ministero.
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Il ruolo dell’ONA: dalla denuncia alla proposta
Michele Rucco
Segretario Generale dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto – ONA Onlus
email: [email protected]
Buonasera a tutti. Cercherò di essere breve vista e considerata l'ora e cercherò anche, per quello che
lo consente la materia, di essere possibilmente un po' meno pesante degli oratori che mi hanno
preceduto con argomenti necessariamente ben più ponderosi.
Qual è il ruolo dell'ONA? L'ONA è nata essenzialmente come un centro studi, si è trovata ad
affrontare una situazione di sofferenza e di dolore, che è stata descritta dalle testimonianze delle
vittime e dei familiari delle vittime; ha trasformato questa situazione in una denuncia, in una
battaglia fatta in tutte le sedi (ne avete avuto cognizione dalle cose dette dall'avv. Bonanni, dal dott.
Rivella e dalle tante persone che mi hanno preceduto) ma oggi ci rendiamo conto che non basta
denunciare. Bisogna andare oltre. Cercherò di spiegarvi il perché bisogna andare oltre ossia passare
ad una fase di proposta.
Il nostro compito è quello di promuovere e tutelare la salute in ogni ambito di esplicazione della
vita umana. Cosa significa? Significa prevenzione primaria ossia riduzione del rischio, tendere al
rischio zero. Significa prevenzione secondaria ossia riduzione del danno, che si attua con la
diagnosi precoce e con le cose che ci hanno detto poc’anzi la dott.ssa Mazzei, il dott. Sartorelli e
tutti gli altri medici che sono impegnati in questa battaglia. E poi significa prevenzione terziaria
ossia riduzione delle conseguenze del danno. Questo dà alla battaglia contro l'amianto un respiro
internazionale perché si lega al principio sancito nel Trattato dell’Unione Europea del “chi inquina
paga” ed è qui che nascono poi i problemi di cui stiamo discutendo e di cui la sentenza Eternit
ultima è un esempio in negativo.
L'altro nostro compito è rappresentare, tutelare e assistere moralmente e materialmente i lavoratori e
i cittadini esposti ad amianto. Nel nostro statuto c'è scritto anche esposti ad altri agenti patogeni
perché noi siamo convinti dell’esistenza di questa esposizione e non vogliamo assolutamente fare
solo la battaglia dell'amianto che potrebbe essere una battaglia di retroguardia: ci sono centinaia di
altri prodotti tossici che impattano tutti i giorni con la nostra vita e con la vita di migliaia di persone
che non sono conosciuti, o meglio, di cui gli esposti non sono adeguatamente informati.
In questo nostro compito c'è anche uno stimolo morale che ci spinge perché vogliamo tutelare i
diritti costituzionalmente garantiti ad ogni persona e questi diritti sono l'essenza della persona
umana, della dignità umana. Questa frase può sembrare una provocazione. Parlare di dignità umana.
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Però io mi sono ricordato che qualcuno ha detto “al centro di ogni questione, anche di quella
lavorativa, va sempre posta la persona e la sua dignità”. Chi l'ha detto? L'ha detto una persona molto
conosciuta perché è da un paio d'anni che lo vediamo combattere una battaglia che sicuramente non
è di retroguardia, ossia Papa Francesco.
Queste sue parole mi fanno però pensare ad un paradosso descritto benissimo da Oscar Wilde:
“l'esperienza è l'insegnante più difficile ed esigente. Prima ci fa l'esame e poi ci insegna la lezione”.
In questo l'amianto, la storia dell'amianto è veramente l'emblema di come questo paradosso
funziona. Noi abbiamo usato l'amianto, ce ne siamo innamorati come lavoratori perché ci dava
ricchezza, benessere, prosperità in quel momento e non ci siamo resi conto, siamo stati ingannati,
non ci siamo domandati un sacco di altre cose e oggi ne paghiamo le conseguenze. Stiamo
imparando la lezione e la dobbiamo imparare perché la battaglia dell'amianto è essenzialmente una
battaglia di informazione, di notizie, di controinformazione. Sulla storia dell'amianto sono stati
scritti volumi falsi, sono state fatte perizie in tribunale false, sono stati nascosti documenti e sono
state escluse e tacciate le persone. Credo che l'avvocato Bonanni poi ricorderà quei documenti usciti
dall'Archivio di Stato che riportano i verbali delle riunioni tenutesi nelle associazioni industriali in
cui si diceva di negare sistematicamente certe evidenze e allora, così, per essere un po' leggero,
faccio qualche esempio di controinformazione usando Vauro e altri disegnatori satirici che riescono
a cogliere molto bene questa situazione: “morti sul lavoro? I media continuano ad ignorarli. Sarà
per il rispetto della privacy”. Sicuramente! La privacy loro ossia non far sapere quanti ne uccidono.
Oppure quest'altra caratterizzata da due industriali che dicono: “dovrebbero essere loro a risarcirci
perché si sono portati via l'amianto nei polmoni”. Oppure: “babbo, che cos'è il trattamento di fine
rapporto? La chemio” Più chiaro di così!
Le azioni dell'ONA quali sono? Rimanere a fianco delle persone perché non è giusto che persone
che soffrono o che hanno sofferto rimangano sole. Purtroppo, spesso e volentieri, di fronte all'INPS
ci devi andare da solo, gli impiegati ti fanno un sacco di difficoltà perché purtroppo il sistema li ha
messi in condizione di fare quel lavoro in quel modo. Dobbiamo stare al fianco delle Istituzioni
perché non è vero che sono tutte latenti e vanno solo messe in mora. Vanno anche aiutate con una
funzione sussidiaria. Ed è quello che facciamo sistematicamente. Per esempio in sede legislativa
partecipando alle Commissioni. Abbiamo qui due testimoni di questo nostro lavoro: l’onorevole
Zolezzi e la senatrice Paglini. Anche a livello regionale e comunale. Ci muoviamo e partecipiamo a
tutte le istanze che chiedono il nostro contributo. Siamo a fianco della magistratura fornendo le
informazioni che ci pervengono da voi, dai vari lavoratori, che non possono essere portate
direttamente al magistrato perché ci sarebbe una responsabilità penale di chi le ha pronunciate. Noi,
attraverso le nostre indagini, verifichiamo quello che viene detto e lo portiamo, come associazione,
diamo il nostro contributo, forniamo materiale e documenti alla magistratura per fare il suo lavoro.
Noi diamo il nostro contributo, come ha detto il Sindaco Nogarin oggi, a titolo gratuito perché
siamo un'associazione di volontari, presente in tutta Italia, che fa tutte queste cose e per questo ci è
stato riconosciuto lo status di ONLUS, Organizzazione non lucrativa di utilità sociale. So che può
essere difficile crederlo a chi ha avuto una esperienza diversa perché ci sono organizzazioni che non
lo fanno gratuitamente ma, mi si consenta un pizzico di polemica che non volevo fare ma ci sono
costretto da questo intervento così poco rituale venuto dal pubblico, continuano a chiedere i soldi e
magari sono loro stessi i responsabili di certe situazioni:
perché io non posso credere che le organizzazioni sindacali presenti nelle fabbriche da anni con
l'incarico di tutelare la salute dei lavoratori, non sapessero cosa stava succedendo. O erano tutti
cretini e nessuno studiava; ma io ho scoperto che tutti i sindacalisti entrati in Parlamento sono tutti
laureati quindi come hanno fatto a non sapere mai nulla dell'amianto? Oppure, diversamente, come
ci risulta, erano conniventi con i datori di lavoro e nello stesso tempo si facevano pagare la tessera.
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Noi vogliamo lavorare insieme alle associazioni compresi anche i sindacati perché purtroppo quello
che è il grosso problema di questa materia è la controinformazione, la confusione che viene fatta
per diffondere ignoranza lasciando campo aperto a chi sa di poter sfruttare le situazioni.
Che cosa fare? Noi stiamo portando avanti i risultati del Convegno che abbiamo fatto alla Camera
dei Deputati circa un anno fa. Sono stati approfonditi diversi argomenti, abbiamo lavorato insieme a
professori di fama internazionale, con Deputati e Senatori. Poc’anzi, l’onorevole Zolezzi ci ha
illustrato come sta procedendo la proposta di legge che elaborammo in quella sede e che fu
presentata in quella sede. Facciamo anche tante altre cose: abbiamo predisposto un nostro piano
nazionale per l'amianto alternativo a quello elaborato dal governo Monti che non è mai partito e che
è praticamente ancora fermo. Abbiamo costituito un dipartimento di ricerche per la cura del
mesotelioma con attività di consulenza gratuita ai pazienti che hanno necessità di assistenza: in
questo modo spesso si evita di spendere migliaia di euro in operazioni che non darebbero effetti
positivi e questo è di fondamentale importanza per i pazienti, specialmente per quelli affetti da
mesotelioma. Tutto questo si affianca alla consulenza legale che è sempre stato un servizio erogato
gratuitamente. Abbiamo un laboratorio oncologico on line al quale si possono rivolgere le persone
semplicemente con una mail. Abbiamo costituito la guardia nazionale amianto. Stiamo
predisponendo un ricorso alla corte europea e stiamo preparando delle pubblicazioni tecniche e
scientifiche per fare controinformazione.
Chiudo il mio intervento con la citazione che uso sempre in queste circostanze. E' una frase di
Albert Schweitzer, premio nobel del 1952, grande amico di Einstein, apostolo laico del rispetto
della vita: “quello che ognuno di noi può fare è solo una goccia nell'oceano, ma è ciò che dà
significato alla nostra vita”.
Vi ringrazio per l'attenzione.
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Le condutture idriche in amianto
Ginevra Lombardi
Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze per l’Economia
e l’Impresa dell’Università di Firenze
Buonasera. Il mio intervento riguarda un'altra sorgente di contatto per il nostro organismo con
l'amianto che è quella dell'ingestione. L'ingestione dell'amianto è considerato un pericolo anche da
una recente risoluzione dell'ONU che è stata votata per eliminare le minacce per la salute sul luogo
di lavoro legate all'amianto. In questa risoluzione, all'art 37, si fa preciso riferimento al rischio che
l'amianto porta alla salute dell'uomo attraverso l'ingestione.
L'ingestione è soprattutto dovuta a condutture in amianto. Qual è la situazione in Toscana?
Abbiamo l'acqua più cara d'Italia ma questo non ci salvaguarda dal rischio di avere condotte in
amianto. In Toscana abbiamo circa 2000 km d'amianto. Un amianto che è sempre sfuggito ai piani
di sostituzione cioè le aziende del servizio idrico non hanno mai ritenuto di adottare un piano di
sostituzione dell'amianto. Amianto che è fonte di rischio per chi beve l'acqua e per gli operai in
quanto le frequenti rotture di queste tubature sono fra l'altro le più vecchie, ovviamente, perché
l'amianto non può più essere utilizzato. Ciò porta gli operai a lavorare in condizioni di esposizione
all'amianto anche per inalazione. Quello che è stato detto in Toscana è che l'amianto per ingestione
non costituisce un rischio.
Nonostante questa risoluzione sia stata votata dal Parlamento europeo da forze politiche che
amministrano anche questa regione, quando si è trattato di mettere in atto tutta una serie di azioni
che mettessero a tutela la salute dei cittadini ci siamo appellati alla mancanza di evidenze
scientifiche. Ossia non ci sono evidenze scientifiche che l'amianto inalato, ingerito sia dannoso
quanto quello inalato. Abbiamo noi trovato come Forum dell'Acqua alcune ricerche, anche recenti,
una del 2004 ma ce ne sono anche di più recenti, che testimoniano quanto l'esposizione ad amianto
ingerito possa incrementare il rischio di cancro all'apparato digerente. Adesso c'è un documento
dello IARC che è l'Istituto di Ricerca sul Cancro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che
conferma: è valida quanto meno la correlazione tra l'esposizione e la digestione dell'amianto e
l'incremento del rischio di malattie neoplastiche cioè di neoplasie all'apparato digerente.
Qual è la situazione di Livorno? Livorno è uno dei comuni più interessati dall'amianto. Ha circa 150
km di amianto su 450 km di rete dell'acquedotto quindi un'incidenza piuttosto elevata. La situazione
del monitoraggio delle acque in Toscana è praticamente a zero. E' stata fatta un'unica ricerca negli
anni 90 in varie aree campione fra cui anche Livorno e Livorno è risultato uno dei comuni con
campioni positivi. I campioni positivi a Livorno sono stati quelli del porto con 37.700 FF/ll di
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crisolito, crocidolite e amosilite e 1600 ff/ll nella zona del centro cittadino riconducibili ad amianto
di tipo crisotilo.
Praticamente da allora non sono stati fatti più monitoraggi dell'acqua. Adesso l'Assessore
all’Ambiente, Anna Rita Bramerini, ha chiesto, a seguito di una petizione portata avanti dal Forum
dell'Acqua attraverso la campagna No amianto Publiacqua, (è nata per i territori Publiacqua ma
l'assessore ha fatto in modo che si ponesse la questione per tutto il territorio) che a dicembre
iniziasse un piano di monitoraggio di cui ancora non si sa niente se non il fatto che nell'acquedotto
del Fiora è stato terminato e sono stati riscontrati campioni positivi ma a questo punto la Regione si
appella al fatto che non ci sono soglie limite per l'amianto nell'acqua.
L'assessore Bramerini sostiene che anche in quelle zone dove abbiamo riscontrato migliaia di
fibre/litro, l'acqua è comunque sicura quando invece ci sono evidenze scientifiche anche attraverso
documenti prodotti dall'ONA e interviste fatte a centri di ricerca dove si dice che un cancerogeno è
un cancerogeno qualsiasi sia la forma di contatto con l'organismo.
L’avvocato Bonanni ricorda che a margine di una assemblea tenutasi a Carpi, in Emilia Romagna, è
stato esaminato un tumore gastrointestinale e all'interno della massa tumorale sono state trovate
fibre di amianto. Poiché il portatore non è stato esposto ad amianto per motivi lavorativi, si può
ritenere che il tumore derivi dall'ingestione delle fibre con acqua potabile. C'è stato anche un
documentario della prof.ssa Belpoggi che parlava anche di mesoteliomi in sede della sierosa
gastrica e che diceva che lì il mesotelioma causato dalle fibre di amianto è sicuramente trasportato
dall'acqua.
Qual è il punto da chiarire ulteriormente? Il punto è che nonostante in Toscana si paghi l'acqua più
cara d'Italia e nonostante le aziende abbiano omesso di fare centinaia di migliaia di euro di
investimenti all'anno, intascati con le tariffe (si parla per Publiacqua di 69 milioni di euro intascati e
non investiti), nonostante questo le tubature dell'acqua continuano a mantenere un elevato rischio
per la salute degli utenti e per la salute dei lavoratori. Questo è un fatto molto grave, è un fatto che
segnala l'assoluta inadeguatezza del nostro sistema per garantire la prevenzione primaria, è un fatto
molto grave perché da una parte, a Bruxelles, la politica ha consapevolezza del rischio che i
cittadini corrono bevendo acqua, dall'altra chi amministra localmente continua ad ignorare questo
rischio e questa è una storia, praticamente, che ci fa ripercorrere ciò che è successo per l'amianto
inalato.
La stessa cosa! Ed è incredibile come nelle nostre comunità non si riesca a fare memoria di quello
che è accaduto. E' inaccettabile questo fatto perché mette un rischio per la salute in un bene
primario che è quello dell'acqua. E' un fatto molto grave perché mette in evidenza che la gestione di
un bene primario come l'acqua quando è in mano al privato non da garanzie, quando è in mano al
pubblico non da altrettante garanzie. Segnale che viviamo in un Paese in cui la politica non riesce a
fare un ruolo terzo dall'economia. Questo è un po' l'insegnamento che l'amianto continua a darci,
ossia: il pericoloso e veramente insensato legame che c'è tra politica ed economia, tra chi dovrebbe
tutelare la salute e chi invece specula sulla salute.
Questo pone la nostra vita nelle mani di nessuno quindi dobbiamo riprendercela e tutelarcela.
L'unico modo di farlo con l'acqua è proibire e opporci a qualsiasi forma di privatizzazione.
L'amianto nell'acqua fa male ma il profitto nell'acqua uccide più dell'amianto perché attraverso il
profitto nell'acqua entra di tutto. Vi ricordo che noi a Pistoia abbiamo in questi giorni analizzato
l'acqua come gruppo di cittadini appoggiati dal Forum dell'Acqua e ci abbiamo trovato dentro i PCB
(policlorobifenili) che sono dei cancerogeni micidiali. Sono in concentrazione 700 volte superiori
alla norma, a quello che è previsto. Come ha detto prima il dottor Rucco nel suo intervento,
approcciarsi al problema dell'amianto significa diventare sensibili al problema di tutte le minacce
per la salute. Una di queste minacce deriva proprio dalla collusione che c'è tra politica ed economia.
Inizio Testo
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Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 48
Monitoraggio degli esposti ed ex-esposti ad amianto
negli ambienti di lavoro e di vita: costi,
benefici e coperture economiche
Paolo Pitotto
Medico Chirurgo Specialista in Medicina del Lavoro,
Gozzano 15 bis I 10132 Torino - 28 Op der Sterz Lux 5823 Fentange,
tel.: +39337/200888 - +390118195622 (Q - Fax) - [email protected]
È noto che in passato l’amianto, materiale assai apprezzato per le sue caratteristiche ignifughe e
insonorizzanti, è stato impiegato in modo pressoché ubiquitario in tutti i settori dell’industria e
dell’edilizia. Proprio per questo motivo ancora oggi, complici il tardivo recepimento delle
normative internazionali volte a contenere l’esposizione, l’effetto delle deroghe tecniche1 e la
mancata o incompleta bonifica, si può affermare che l’esposizione all’amianto negli ambienti di
vita e di lavoro continua! È dunque in atto un’emergenza sanitaria in cui dobbiamo affrontare non
soltanto una nuova onda di patologie amianto-correlate ma un vero e proprio tsunami, che oltre alla
tutela sanitaria necessita anche di quella legale.
Amianto nell’ambiente di lavoro - Tecnicamente l’esposizione diretta o indiretta ad amianto viene
ricondotta a due tipologie commerciali: amianto friabile e amianto compatto. Amianto friabile: i
tubi venivano rivestiti da coppelle, cioè semicilindri accoppiati che avvolgevano i condotti con una
corona circolare di amianto friabile (soprattutto anfiboli e crocidolite), oltre a materiale inerte quale
magnesio e calcio silicato. Il coibente era poi rivestito da una sottile rete metallica, intonacata con
cemento e fibretta di amianto, al fine di impermeabilizzare l’isolante. I rivestimenti che dovevano
essere rimossi di frequente, detti anche coibentazioni mobili (cuscini o materassi), erano realizzati
in tela di amianto e riempiti di fiocchi di crocidolite, per evitarne la riduzione di spessore con l’uso.
La tenuta degli assi rotanti delle valvole o degli agitatori era assicurata tramite baderne, vale a dire
corde di amianto (crisotilo o crocidolite) di sezione quadrata, trattate con lubrificanti; tali corde
rientravano nell’amianto friabile perché durante la manipolazione, il taglio, la sagomatura e
l’applicazione, rilasciavano fibre. Anche i teli e i nastri appartengono a questa categoria, in cui
liberazione di fibre aumenta in rapporto all’usura, alla temperatura e alla quantità di anfiboli
presenti. Nel 2010 nella Solvay, nonostante che le operazioni di smaltimento fossero iniziate da
tempo, erano ancora presenti oltre 500 tonnellate di amianto friabile! - Amianto compatto: le
coperture e le pareti divisorie delle strutture edilizie industriali erano molto spesso di eternit, cioè di
una miscela di cemento-amianto che utilizzava crisotilo o crocidolite in rapporto 9:1; in alcuni casi
1 Pitotto P., Amianto: in Italia l’esposizione continua ! – Atti di indirizzo, benefici contributivi e deroghe tecniche, in Seconda Conferenza Internazionale “Lotta
all’amianto: il diritto incontra la scienza” Roma 20/03/2014 – Camera dei Deputati – Auletta dei Gruppi Parlamentari.
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Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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l’amianto blu era presente in quantità maggiore, perché per produrre pannelli di eternit venivano
utilizzati anche scarti di manufatti contenente crocidolite, e con il degrado da queste coperture si
liberavano fibre più pericolose perché maggiormente biopersistenti. Anche le guarnizioni di
accoppiamento tra le flange dei segmenti di condotti e di unione dei condotti ai serbatoi erano
fabbricati con un impasto di gomma e amianto crisotilo, detta amiantite o sirite o ammiragliato, e
considerato un materiale di consistenza compatta, soprattutto al momento dell’installazione.
L’amianto compatto rilascia fibre solo se forato, segato o ammalorato. Rientrano in questa categoria
anche i pattini frenanti o ferodi utilizzati per frenare carriponte, gru e altri macchinari. In questo
caso le fibre si liberavano durante l’uso, nonché nel corso della loro sostituzione.
Biopersistenza o durabilità – Le fibre inalate hanno un’elevata biopersistenza non solo nel tessuto
polmonare ma anche nel grosso intestino, nel quale pervengono sia quelle assunte con i cibi liquidi
sia quelle inalate e riportate in esofago dalla trachea attraverso la clearance muco-ciliare. A questo
riguardo, il crisotilo è caratterizzato da una biopersistenza minore, in quanto le sue fibre ricurve
tendono a spezzarsi in senso longitudinale, risultando più facilmente espulse. Invece le fibre
aghiformi di crocidolite e degli anfiboli, rigide e rettilinee, sarebbero facilitate proprio dalla loro
forma ad una migrazione verso la pleura, grazie ai continui movimenti della gabbia toracica e dei
polmoni, mentre la peristalsi intestinale ne favorirebbe la penetrazione nella parete dell’intestino. In
entrambi i casi le fibre sarebbero maggiormente cancerogene rispetto a quelle di crisotilo. Proprio
per l’elevata biopersistenza i danni fibrotici e oncogeni non cessano nel momento in cui si
interrompe l’esposizione e per tale motivo sono previste visite di revisione INAIL per valutare gli
aggravamenti della fibrosi polmonare cronica ed ingravescente. La diagnostica per immagini
tradizionale relativa agli assicurati affetti da pneumoconiosi viene conservata dall’Istituto
assicuratore a tempo indeterminato negli archivi delle diverse radiologie, a differenza di quanto
avviene per gli infortuni e le altre MP, le cui pellicole vengono smaltite secondo la normativa
vigente, sia per ridurre il carico di incendio sia per ricavare l’argento dalle procedure di macero.
Richiami giuridico-legislativi – Negli anni abbiamo assistito ad un decalage del livello di
esposizione, determinato dal progresso delle conoscenze scientifiche e regolato da nuove norme:
- Il Comitato Tecnico per la definizione dei valori-limite di esposizione, facente capo all’ENPI, nel
1978 indicava la possibilità di un’esposizione per 15 minuti al giorno ad un livello di 10 ff/cc.
- La Direttiva CEE del 19/09/1983 n. 4772, relativa alla protezione dei lavoratori dai rischi connessi
con l’esposizione ad amianto (recepita in Italia con D. Leg. 277/91, in considerevole ritardo per
l’ostruzione degli imprenditori3), pone il limite di 0,5 ff/cc riferito alle 8 ore di lavoro per la
crocidolite, e di 1 ff/cc per gli altri tipi di amianto. La Direttiva rappresenta uno dei 5 atti normativi
previsti dall’art. 189 del Trattato CEE, insieme al Regolamento, alla Decisione, al Parere ed alla
Raccomandazione. Le fonti internazionali del diritto comprendono poi gli atti normativi OIL/BIT
(Organizzazione Internazionale del Lavoro); le strutture dell’OIL sono suddivise in Ufficio
Internazionale del Lavoro, Consiglio d’Amministrazione con funzione amministrativa, e
Conferenza Generale. Gli atti normativi OIL sono la Raccomandazione e la Convenzione.
- Ordinanza Ministero della Sanità del 26/06/19864, emana delle restrizioni all’immissione sul
mercato della crocidolite e dei prodotti che la contengono, non applicabili al settore dei trasporti, ex
art. 1. Con Circolare n. 45 del 10/07/865, il Ministero della Sanità si occupa dei rischi connessi con
2 Direttiva CEE 83/477, Sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con l’esposizione all’amianto durante il lavoro, G.U. CEE 24/9/83. Nel 1983 gli Stati
membri erano 10 (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Regno Unito); gli altri 18 hanno aderito successivamente e avranno
recepito la legislazione comunitaria in base alla loro data di adesione; (il sito " www.touteleurope.eu " contiene l'elenco di tutti gli Stati con relative date di adesione) - la
direttiva 83/477/CEE è stata modificata 4 volte (direttive 91/392/CEE, 98/24/CE, 2003/18/CE, 2007/30/CE), quindi tutti i paesi hanno dovuto recepire in seguito le
modifiche. 3 Verbale riunione presso Assocemento-Roma,17/11/....Arch. Di Stato di Torino, prot. n. 10184/IX-4-2, sez. I Reg. Copie n. 106, conservato nella serie: Società
Amiantifera di Balangero - mazzo 1869-fascicolo “Ass: amiantieri (corrisp. -verbali- statuto) copia conforme 24/12/96. 4 Ordinanza Ministero Sanità del 26/06/86, Restrizioni all’immissione sul mercato e all’uso della crocidolite e dei prodotti che la contengono, G.U. n. 157 del 09/07/1986. 5 Circolare Ministero Sanità n. 45 del 10/07/1986, Piano di interventi e misure tecniche per la individuazione ed eliminazione del rischio connesso all’impiego di materiali
contenenti amianto in edifici scolastici e ospedalieri pubblici e privati, G.U. n. 169 del 23/07/86.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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l’impiego di amianto negli edifici, segnalando che “l’OMS ha recentemente riconosciuto
l’impossibilità di individuare per l’amianto una concentrazione nell’aria che rappresenti un
rischio nullo per la popolazione, date le proprietà cancerogene di questo inquinante”; sul
documento vengono poi stabilite delle norme volte a localizzare le strutture edilizie contenenti
amianto, a determinare il livello di contaminazione e a fornire direttive tecniche per la bonifica.
- Direttiva della Commissione CEE del 03/12/19916, nella quale, dopo aver ricordato tutti i
provvedimenti precedenti relativi all’amianto, si vieta l’immissione sul mercato e l’uso di 5 anfiboli
(crocidolite, amosite, antofillite, actinolite e tremolite), e si regolamenta l’uso del crisotilo,
vietandone l’immissione sul mercato in 14 diverse situazioni (es. giocattoli, filtri, tessuti ecc.).
- Legge n. 257 del 27/03/19927, nella quale sono contenute le norme relative alla cessazione
dell’impiego dell’amianto. Con questo provvedimento si impedisce l’estrazione, l’importazione, e
la lavorazione dell’amianto in tutti i settori produttivi.
Politica sanitaria - Contenere gli sprechi in periodi di ristrettezze è diventato oggi un imperativo
categorico, per cui nel SSN sono state prese in considerazione sotto questo aspetto anche le spese
per gli esami strumentali. A differenza di altri capitoli di spesa (ad es. quello relativo al sostegno
degli anziani fragili) questo settore non solo non era stato contenuto, ma era continuato a crescere in
modo esponenziale. A giustificazione di questo incremento era stata indicata la strategia di
“medicina difensiva” adottata da molti medici, anche se diverse sentenze dimostrino ormai in modo
inequivocabile l’infondatezza di questa interpretazione. In un presunto caso di malasanità spetta
infatti al paziente dimostrare la colpa del medico, e tale principio di recente è stato ribadito dalla I
Sezione civile del Tribunale di Milano, in una nuova sentenza (n. 1430 del 2 dicembre 2014).
Tuttavia il Ministro della Salute Lorenzin continua ad affermare “Esami inutili legati a medicina
difensiva ci costano 13 mld di euro l’anno. Al lavoro su norme per evitare gli sprechi”.
12.03.2015 - Il ministro della Salute nel corso di un liveblog presso l’Ansa ha
parlato anche dei nuovi Lea. A mio avviso l’eccesso degli esami strumentali
deriva da incompetenza o corruzione del medico. Un bravo clinico, capace di
utilizzare al meglio l’anamnesi e l’esame obiettivo del paziente, riesce a
prescrivere in modo mirato e spesso dagli esami riceve la conferma di quanto
aveva già intuito. Bisogna rendere operativi i progetti CCM/2012 riguardanti la
sorveglianza sanitaria degli ex esposti e l’istituzione di “sportelli amianto”.
Anche le Regioni e le Asl hanno affrontato il problema cercando di razionalizzare le strutture. In
Toscana, Rossi e Marroni ce l’hanno fatta: la riforma della sanità regionale è legge. Accorpate le
ASL: dal gennaio 2016 scendono da 12 a 3! Occorre ora attivare la sorveglianza degli ex esposti8.
11.03.2015 - La riorganizzazione prevede tre aziende, una per area vasta
(Centro, Nord Ovest e Sud Est) che diventa sede di attuazione della
programmazione strategica regionale. La zona-distretto viene confermata come
ambito territoriale ottimale di valutazione dei bisogni sanitari e sociali delle
comunità. Dal 1° luglio le Asl saranno commissariate e le nuove risorse per il
monitoraggio degli ex esposti ad amianto potranno derivare dalla rivalsa9 del
SSN sulle spese sostenute per infortuni, MP e gravi incidenti stradali.
6 Direttiva 91/659/CEE, G.U. CEE 31/12/91. 7 Legge n. 257 del 27/03/1992, Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto, s. o. G.U. n. 87 del 13/04/1992. 8 Il Gruppo tecnico di lavoro per la definizione delle linee di indirizzo (ex D. Dir. n.1826 del 26/04/2012 R. Toscana) ha prodotto un documento nell’ottobre 2013. Il
Gruppo, coordinato dall’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica di Firenze (ISPO), vede la partecipazione di Medici del Lavoro, esperti ISPO, Dipartimento di
Prevenzione e Aziende Ospedaliere Universitarie. Si è tenuto conto del Piano Nazionale Amianto 2013, delle esperienze di sorveglianza sanitaria nazionali e regionali, dei
due progetti CCM 2012 in corso, nonché dei risultati degli studi epidemiologici. 9 Carapelle R., Risorse economiche da non dimenticare: l’azione di rivalsa delle spese sanitarie nei confronti del terzo civilmente responsabile, in Prospettive assistenziali
n.168, ottobre-dicembre 2009: 8-9.
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Spesso i paletti della prevenzione sono posti in modo discutibile e sono piuttosto frequenti
cambiamenti anche rilevanti delle strategie preventive. Ad esempio di recente si è detto che lo
screening dell'aneurisma aortico addominale negli uomini over 65 andrebbe ripensato, dato che non
è affatto chiaro se i benefici superano i danni. È quanto riporta il British Medical Journal in un
articolo compreso in una serie di studi sull'eccesso diagnostico10
. Le persone vengono inutilmente
trasformate in pazienti, scatenando una comprensibile reazione ansiosa; inoltre 37 dei 176 uomini
sovradiagnosticati vanno inutilmente incontro a chirurgia preventiva e di questi 1,6 muoiono di
conseguenza. Lo screening in questo caso ha cambiato il significato della diagnosi di aneurisma
aortico addominale, facendola passare da una condizione di pericolo di vita ad un vero e proprio
fattore di rischio, e tutto ciò a fronte di studi che dimostrano un calo della prevalenza di aneurisma
aortico addominale negli ultimi decenni (probabilmente legato alla riduzione del numero di
fumatori). Risulta pertanto necessario fare una revisione dei programmi di diagnosi precoce per
questa patologia, dati i ridotti benefici per la popolazione e i potenziali danni suggeriti dagli ultimi
studi. In analogia con questo esempio, bisogna che tutti i monitoraggi vadano programmati con
molta prudenza e siano sottoposti a revisione periodica e nel caso degli ex esposti ad amianto
occorre anche tenere conto delle indicazioni sull’andamento temporale e sulla latenza del rischio di
neoplasie emerse dai più recenti studi sull’argomento11
. La migliore prevenzione si fa non solo
monitorando gli esposti e gli ex esposti, ma anche e soprattutto riducendo l’esposizione, estendendo
il divieto di estrazione, produzione di manufatti e loro commercializzazione alle nazioni dove tutto
ciò è ancora permesso e promuovendo la bonifica dei siti inquinati laddove l’utilizzo è stato vietato.
Monitoraggio preventivo periodico degli ex esposti - Il DPR 1124/65 prevedeva già da oltre 40
anni l’esecuzione di un Rx torace a cadenza annuale, mentre il DM 21/01/1987 ha permesso di
sostituire l’accertamento radiologico con la ricerca di alcuni indicatori: corpuscoli dell’asbesto e
siderociti nell’espettorato, rantolini crepitanti basali, insufficienza respiratoria restrittiva,
compromissione della diffusione alveolo-capillare dei gas. Purtroppo, sino ad ora, questo
monitoraggio12
è stato attuato tramite i medici competenti solo su alcuni dei cosiddetti ex-esposti
ancora al lavoro, mentre sono pochissimi i casi di accertamenti sanitari anche dopo la cessazione
dell’attività lavorativa, nonostante che l’art. 29 del D. Lgs 277/9113
lo preveda espressamente.
Questo deriva dal fatto che solo alcune regioni virtuose, a più di 20 anni dal dettato legislativo, si
sono organizzate per tutelare la salute di chi non lavora più; si cita ad esempio il piano di esenzione
stabilito dalla regione Veneto14
per gli ex-esposti ad amianto, che prevede: visita medica
specialistica, emocromo e VES, esami immunoistochimici, mesotelina e osteopontina, esami
istologici, esami citologici (siderociti e corpuscoli dell’amianto nell’espettorato), Rx torace, TC
torace15
e addome, PET, ecografia cardiaca e addominale, funzionalità respiratoria, ECG, biopsia
TC guidata, e quota di iscrizione al corso di disassuefazione al fumo. Le regioni inadempienti
debbono essere sanzionate in ambito, giudiziario, ed il ministro della Sanità pro tempore deve
sollecitare l’attivazione di provvedimenti preventivi confacenti su tutto il territorio nazionale.
10 Johansson M., Hansson A., Brodersen J., Estimating overdiagnosis in screening for abdominal aortic aneurysm: could a change in smoking habits and lowered aortic
diameter tip the balance of screening towards harm? BMJ.2015 Mar 3;h825.doi;10.1136/bmj.h825. 11 Barone-Adesi F., Andamento temporale del rischio di tumore negli ex-esposti ad amianto, Population Health Research Institute St. George’s, University of London in
“Dopo la 2° Conferenza governativa sull’Amianto – Identificazione, diagnosi precoce dei tumori polmonari e sorveglianza sanitaria degli ex esposti”, Padova 4 dicembre
2014. 12 Gli screening applicano su popolazioni a rischio protocolli diagnostici standardizzati la cui efficacia è provata con metodi statistici. La sorveglianza sanitaria invece è
caratterizzata dall’approccio clinico basato sulle evidenze, attraverso il quale si arriva a definire un percorso diagnostico che tiene conto della natura ed entità delle
esposizioni e delle ipersuscettibilità. Si definisce così un profilo di rischio individuale che consenta di personalizzare la tipologia e la frequenza degli accertamenti sanitari
considerando anche i rapporti costo/beneficio e rischio/beneficio. 13 Pitotto P., La medicina e la tutela della salute nel rapporto di lavoro, in “Amianto tra scienza e diritto” Pisa 18.07.2013 - Aula Magna Scuola Superiore di Studi
Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna. 14 Bisogna dare atto che si tratta di una regione molto avanzata, basti pensare che il maggior consumo di anestetici rispetto alle altre regioni non deriva da malaffare ma dal
loro impiego nelle colonscopie preventive, che avvengono sempre in anestesia totale. 15 Da leggere utilizzando la classificazione ICOERD (The International Classification of High resolution CT for Occupational and Environmental Respiratory Diseases).
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L’importanza di questo monitoraggio preventivo periodico16
è rafforzata dalla lunga latenza tra
esposizione ed insorgenza della patologia neoplastica (le fibre assorbite dall’organismo continuano
a manifestare nel tempo il loro effetto sclerogeno ed oncogeno) per cui il problema riguarda
soprattutto gli ex-esposti. Purtroppo, in Italia, in questa categoria rientrano pochissime persone,
perché di fatto le proroghe sino ad esaurimento scorte17
e/o le deroghe per motivi tecnici18
, oltre che
la mancata bonifica degli stabilimenti dall’amianto19
, nonché molti casi di impiego perdurante e non
dichiarato20
, hanno permesso che il divieto di utilizzo fosse aggirato con numerosi espedienti, che
ancor oggi espongono molti operai ad amianto nell’ambiente di lavoro. Molte di queste esposizioni
sono ancor oggi possibili a causa dei numerosi provvedimenti legislativi, pubblicati anche di recente
sulla Gazzetta Ufficiale, senza un apparente disegno organico che li colleghi in qualche modo al
recepimento della direttiva comunitaria21
. Non bisogna poi dimenticare le esposizioni indirette in
ambienti confinati, che possono anch’esse determinare un significativo rischio di malattia (come
ben esemplificato dal caso degli impiegati amministrativi che lavoravano nel palazzo della
Comunità Europea di Bruxelles, di recente sottoposto a bonifica radicale). Se si considera che in
media si effettuano 15 atti inspiratori al minuto, con uno scambio gassoso complessivo di circa 8
litri, e che buona parte delle fibre inspirate vengono trattenute nel polmone, si può ben comprendere
come nel tempo si venga a determinare una sclerosi molto dannosa per la diffusione alveolo-
capillare dei gas, che normalmente avviene su una superficie di oltre 100 m2.
In questo contesto è poi necessario considerare anche l’esposizione ad amianto nell’ ambiente di
vita, dovuta alla persistenza di tetti in eternit22
degradati e di manufatti in cemento-amianto (canne
fumarie, sfiati, scarichi, calate della spazzatura, tubazioni dell’acqua e canalizzazioni stradali dei
cavi telefonici). Vi è quindi tuttora un’ampia e ubiquitaria possibilità di inspirare o ingerire fibre di
amianto, e se non valutata in modo appropriato questa componente ambientale può fungere da
modificatore di effetto e/o fattore di confondimento negli studi epidemiologici che considerano
l’insorgenza dei casi dovuti ad esposizione lavorativa. La sorveglianza deve essere conforme ai
criteri previsti dalla International Conference on monitoring and surveillance of asbestos-related
diseases (Finnish Institute of Occupational Health, Helsinki Declaration, 2014) approvata anche
dall’ICOH (International Commission on Occupational Health), che stabilisce come le patologie
asbesto-correlate debbano essere diagnosticate più precocemente possibile sia per l’impiego
appropriato delle misure preventive e terapeutiche, sia per il loro riconoscimento medico-legale. Per
le popolazioni lavorative a rischio inoltre si raccomandano gli screening del cancro del polmone.
Il medico competente deve farsi carico di tutti gli ex-esposti che lavorano, mentre i medici di base
devono monitorare con particolare attenzione i pensionati che in passato sono stati esposti
16 Pitotto P, Linee guida dell’ONA Onlus per la diagnosi e cura delle patologie asbesto correlate non neoplastiche, in Seconda Conferenza Internazionale “Lotta
all’amianto: il diritto incontra la scienza” Roma 21/03/2014 – Regione Lazio – Sala Tirreno. 17 L’Acquedotto Pugliese ha ottenuto l’autorizzazione per utilizzare tubi di cemento-amianto fino ad esaurimento delle scorte, e pertanto senza neppure un termine
temporale. 18 La Solvay Chimica Italia s.p.a. di Rosignano nel 2000 utilizzava ancora guarnizioni per cloro a base di amianto (dette star-chimico) acquistate dalla ditta Colombo di
Milano responsabile di numerose tecnopatie neoplastiche amianto correlate insorte nei suoi dipendenti; pare che questa ditta, nota in tutta Italia, possedesse una cava di
amianto in Valtellina ed ha verosimilmente fabbricato e certamente commercializzato manufatti in amianto ben dopo il divieto di legge! Testimoni raccontano che
venivano convocati telefonicamente il sabato e la domenica per maneggiare oltre 1200 Kg di lastre di amianto, da tagliare e riporre in magazzino senza nessun mezzo di
protezione individuale. 19 Nel 2010 la Confindustria si è opposta a portare a termine la rimozione dell’amianto ancora presente negli stabilimenti, utilizzato in passato soprattutto come coibentante
e insonorizzante ignifugo. Cfr. www.confindustria.it, Audizione di Confindustria alla Commissione Lavoro del Senato dell’11/02/2010, in occasione della discussione del
disegno di legge S-173, recante “Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all’amianto e dei loro famigliari, nonché delega al Governo per
l’adozione del testo unico in materia di esposizione all’amianto”. 20 La GTT di Torino utilizza ancora in oltre ottanta tram serie 3100 e 2800 resistenze con oltre mille rondelle in amianto per vettura nonostante che in procedimenti
giudiziari presso il tribunale Civile sez. Lavoro la dirigenza abbia escluso di impiegare ancora materiale rotabile con amianto. La stessa cosa avviene per il materiale
rotabile utilizzato a Milano dalla ATM. Anche gli aeroporti internazionali risultano ancora inquinati per la dispersione di fibre di amianto e fosterite da pastiglie per i freni
installate su vettori aerei provenienti da paesi in cui la commercializzazione dell’amianto non è ancora stata vietata. I pescherecci che fanno manutenzione in Africa hanno
pastiglie dei verricelli con amianto commercializzate in loco. 21 Tutte queste norme sono attualmente oggetto di una ricerca specifica, al fine di valutare esattamente natura ed entità del materiale contenente amianto utilizzato a
tutt’oggi, anche in relazione al divieto di commercializzazione vigente da lunga pezza. Su La Stampa di domenica 11 gennaio 2015 a p.13 Massimiliano Peggio tratta
l’argomento in un pezzo dal titolo “Il giallo dell’amianto importato in Italia dall’India…” 22 Brevettato nel 1901 dall’austriaco Ludwig Hatschek che lo battezza Eternit (dal latino aeternitas), fu prodotto a partire dal 1903, e di eterno possiede più che la durata la
capacità di inquinare l’ambiente: infatti, soprattutto per azione delle piogge acide, il cemento si sgretola liberando le fibre di amianto (crisotilo ma spesso anche amosite e/o
crocidolite derivante dagli scarti di altri manufatti riciclati in questo particolare tipo di ondulina). Da qualche anno la manutenzione dei logori tetti in eternit non
rappresenta più un costo per le aziende bensì una risorsa, in quanto è possibile l’affitto pluriennale del tetto a ditte che lo bonificano e che installano su di esso
pannelli per la produzione di energia elettrica, poi rivenduta a dei distributori specializzati. Questa iniziativa è ora praticabile anche per tetti di civili abitazioni.
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all’amianto nell’ambiente di lavoro e tutti quelli che sono stati o sono esposti negli ambienti di vita.
Purtroppo gli elenchi disponibili fanno capo all’INAIL e l’istituto assicuratore inserisce solo i
titolari di rendita e lavoratori per i quali è stato pagato il premio aggiuntivo per asbestosi; dato che
le aziende tendono a sottostimare le esposizioni per motivi economici, tali elenchi risultano
largamente incompleti. È quindi necessario che il medico di medicina generale (MMG), mediante
un’accurata raccolta anamnestica, segnali tutte le esposizioni significative ad una struttura regionale
specialistica, che dovrà verificare i dati e provvedere a inviare all’INAIL tutti i casi di pertinenza,
aggiornando un elenco che comprenda lavoratori, ex lavoratori e cittadini, con piano personalizzato.
Si ricorda che gli obblighi del medico connessi al riconoscimento di una patologia amianto correlata
sono: referto all’autorità giudiziaria (procuratore della Repubblica o Ufficiale di Polizia Giudiziaria
ex art. 365 c.p. e art. 334 c.p.p., configurandosi la fattispecie di lesione personale colposa
perseguibile d’ufficio ex art. 590 c.p.) - denuncia della malattia professionale (Ispettorato del
Lavoro, ex art. 139 DPR 1124/65 e art. 10 D. Lgs. 38/2000). Non obbligatoria ma dovuta è invece
la redazione del certificato medico di Malattia Professionale (Mod. 5 SS scaricabile dal sito INAIL)
da consegnare direttamente al paziente e necessario per richiedere il riconoscimento della
tecnopatia. Poiché per un medico il codice deontologico è superiore a tutte le norme di legge, si
evince l’effettiva “obbligatorietà” di questo certificato, che invece molto spesso è disatteso dagli
MMG e dagli specialisti delle varie branche. L’eventuale mancata certificazione potrebbe poi
esporre il sanitario ad una richiesta di risarcimento per i danni economici emergenti a carico del
paziente (v. Nuovo Codice di Deontologia Medica, 03/10/98 titolo 3 “Rapporti con il cittadino”,
capo 1 “Regole generali di comportamento”, art. 22 “Certificazione”: il medico non può rifiutarsi di
rilasciare direttamente al cittadino certificati relativi al suo stato di salute e nel redigerlo deve
valutare e attestare soltanto dati clinici che abbia direttamente constatato”). Il referto all’autorità
giudiziaria e la denuncia di M.P. sono obbligatori e gratuiti, mentre certificato medico di M.P.
risulta a pagamento (come tutte le certificazioni INAIL) e deve contenere anche la valutazione
percentuale del grado invalidante.
Variabilità del tasso assicurativo - Le tecnopatie e gli infortuni sono generalmente sottostimati
perché l’omissione del referto e della segnalazione all’INAIL di MP ed infortuni può consentire alle
ditte di beneficiare della riduzione del premio assicurativo23
, calcolato sulla base degli infortuni e
delle malattie professionali presentate nel triennio precedente, in rapporto alla media nazionale del
settore. Chi denuncia pochi infortuni e malattie professionali ha uno sconto del 30%, mentre chi
presenta valori superiori ha un aumento del 30 %. Alla FIAT negli anni ’80 questa modalità di
pagamento permetteva un risparmio del 60% pari a dodici miliardi di lire! Proprio per questo
motivo il Direttore del Servizio Sanitario disponeva persino di un autista personale, cosa abbastanza
insolita nell’industria privata. Attualmente la materia è regolata dal DM 12/12/2000 “oscillazione
del tasso”. All’epoca le ditte spesso non pagavano la maggiorazione del premio per gli esposti ad
amianto, ma ciò non deve essere considerato indice di bassa esposizione, in quanto l’INAIL ex DPR
1124/65 prevedeva l’aumento della polizza assicurativa sull’asbestosi solo per coloro che
utilizzavano direttamente l’amianto come materia prima, o per lavorazioni che solitamente
presentavano esposizioni superiori al 50% dei TLV adottati in allora negli USA (5 ff/cc).
Diagnosi precoce e prevenzione delle patologie amianto correlate - Occorre attuare una
sorveglianza sanitaria dei cosiddetti ex-esposti, volta alla diagnosi precoce di tutte le patologie
correlate all’esposizione, tra cui sono comprese non solo l’asbestosi, il tumore al polmone e il
mesotelioma ma anche altre neoplasie quali, il tumore laringeo, il tumore del colon e i linfomi non
Hodgkin. Nel caso dell’asbestosi, notoriamente dose-dipendente, vengono normalmente effettuate
un Rx torace e la spirometria completa con DLCO; tuttavia questi accertamenti risultano alterati
solo per pneumoconiosi di grado medio-grave, per cui spesso le pratiche amministrative vengono
23 Di Credico N., Merluzzi F., Grieco A., Proposta di un metodo di raccolta di elaborazione e controllo dei dati relativi al fenomeno infortunistico in fabbrica, Assessorato
Sanità Regione Lombardia, 1980.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 54
chiuse negativamente anche in presenza di iniziale tecnopatia. L’Rx torace, anche se ben svolta e
correttamente confrontata con le lastre campione fornite dall’ILO, non evidenzia i quadri di
asbestosi con minimo interessamento anatomico24
e senza compromissione funzionale, quali la
bronchiolite respiratoria; quest’ultima, pur essendo aspecifica e riscontrabile anche nelle esposizioni
ad altri irritanti (polveri, fumo di tabacco), in ambito civile-assicurativo deve, nel dubbio, essere
riconosciuta come amianto-correlata, in quanto in Italia l’asbestosi è una patologia tabellata e per le
patologie tabellate l’onere di prova contraria spetta all’INAIL. Queste forme, così come le fibrosi
iniziali, sono ben evidenziabili con HRCT torace purché svolta con tecnica appropriata per spessore
di strato e per intervalli di scansione adottati, e con scansioni in espirazione che possono persino
evidenziare precoci segni di intrappolamento aereo. Per quanto riguarda la spirometria, negli stati
iniziali dispnea e deficit di ossigeno non possono essere evidenziati neppure sotto sforzo, per cui
non è accettabile definire “nella norma” soggetti non monitorati in modo più approfondito.
All’estero in questi casi si ricorre alla biopsia polmonare, tecnica peraltro invasiva che è bene
riservare nei casi post-operatori o autoptici. Molto più utile e praticabile è la ricerca dei corpuscoli
dell’amianto sull’espettorato e delle fibre di amianto sul liquido di lavaggio bronchiale (BAL).
Nel caso del tumore polmonare, anch’esso dose-dipendente, risulta opportuno sostituire l’Rx
torace in proiezioni P-A/L-L con una TC spirale a bassa dose senza mezzo di contrasto, da ripetere
con periodismo variabile a seconda della natura ed entità dell’esposizione, dell’età e della abitudine
al fumo, che notoriamente costituisce un importante effetto sinergico25
. Questo esame espone a una
dose di radiazioni di 0,75 mSv (inferiore a 1 mSv/anno/persona raccomandata per indagini
radiologiche finalizzate a scopi diagnostici), decisamente superiore a quella di una Rx torace (0,05
mSv) ma con precisione diagnostica nettamente superiore all’esame radiografico tradizionale.
Poiché non si impiega il mezzo di contrasto, il costo della TC low-dose per screening risulta
abbastanza contenuto, ed il tempo di esecuzione (circa 10 secondi) consente di mantenere
l’inspirazione forzata per tutta la durata dell’esame, con elevata capacità di discriminare le lesioni in
quanto sono apprezzabili formazioni di diametro inferiori ad 1 cm. In caso di noduli non calcifici e
di dimensioni superiori al mezzo centimetro, il passaggio alle procedure diagnostiche invasive di
secondo livello comporta il rilievo di un elevato numero di falsi positivi, oltre a lesioni che non
sarebbero mai divenute clinicamente evidenti nel corso della vita, con conseguente rischio di
eccesso diagnostico. Tuttavia, considerando che alcuni tipi di neoplasie polmonari precocemente
diagnosticate sono ormai curabili con successo e che non vi sono altre procedure più vantaggiose, se
si vuole fare davvero prevenzione non rimane che seguire questa via, fornendo al paziente anche un
supporto psicologico che gli consenta di non allarmarsi eccessivamente se viene riscontrata qualche
anomalia. Gli studi autoptici26
dimostrano che 1/6 dei tumori polmonari evidenziati all’autopsia non
erano stati riconosciuti clinicamente prima della morte, per cui ben si comprende la perplessità di
attuare con eccessivo rigore questo percorso preventivo, nel quale (in considerazione del sinergismo
moltiplicativo27
fumo-amianto noto dal 1978) occorre invece inserire una massiccia campagna di
disassuefazione al fumo. Per quanto riguarda il mesotelioma, occorre segnalare che l’insorgenza di
questa particolare neoplasia, per cui non è stata riscontrata una sinergia con il fumo di tabacco, può
avvenire molti anni dopo l’assorbimento delle fibre e anche in caso di esposizioni minime. Per
quanto riguarda i mesoteliomi, la correlazione lineare tra esposizione ad amianto a basse dosi e
morte da mesotelioma è nota da tempo, e già nel corso degli anni novanta ciò è stato posto in
evidenza ed accertato con dovizia di approfondimenti anche dalla nostra giurisprudenza28
. I più
24 Definiti “bronchiolar wall fibrosis o asbestos airways disease” dall’Asbestosis Committee of the College of American Pathologists and Pulmonary Pahology Society
2010 25 Hammond E.C., Selikoff I.J., Relation of cigarette smoking to risk of death of asbestos-associated disease among insulation workers in the United States ,Cancer 28, 87-
99, 1978. 26 Chan C.K., Wells C.K., McFarlane M.J., Feinstein A.R., More lung cancer but better survival. Implications of secular trends in “necropsy surprise”, rates. Chest 1989;
96:291-6. 27 Pitotto P., Serio A., Ugazio G., Interazione tra agenti nocivi nell’ambito lavorativo: considerazioni cliniche e modelli sperimentali, Atti IV Convegno sulla patologia da
tossici ambientali ed occupazionali, Cagliari maggio’83. 28 Va menzionata la pronuncia Vayr c. Fiat Avio S.p.A. e altri, Pret. Torino, Sez. Lav., 30 aprile 1998, n. 3308, Pret. Vincenzo Ciocchetti, la quale, unitamente alla perizia
del C.T.U. Dott. Paolo Pitotto (parte integrante di tale sentenza insieme ai suoi preziosi allegati), costituisce un punto di riferimento assolutamente fondamentale per
qualsiasi studio e controversia in materia, ancorché, stante la sua mole, non risulti essere mai stata pubblicata nelle riviste giuridiche.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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importanti e recenti studi epidemiologici hanno segnalato che in vicinanza dei siti manifatturieri e/o
di attività con specifica esposizione ad amianto vi è un aumento anche delle neoplasie mesoteliali,
dimostrando quindi anche per queste neoplasie un incremento dose-correlato. Nonostante questi
risultati, spesso nei procedimenti giudiziari si parla ancora di dose innescante e di patologia non
dose-correlata, mentre il TLV dell’amianto29
, utilizzabile in ambito preventivo solo per l’asbestosi,
viene ancora proposto come soglia al di sotto della quale si nega la possibilità di contrarre neoplasie
da amianto. Si ricorda che il mesotelioma presenta una diagnosi clinica e istologica talvolta molto
complessa, soprattutto per le forme extra-toraciche, e per un monitoraggio preventivo è possibile
effettuare periodicamente il dosaggio di indicatori ematologici, quali ad esempio la mesotelina.
Tuttavia la prognosi di questa particolare neoplasia risulta ancora infausta anche in caso di diagnosi
precoce.
Nel caso delle altre neoplasie amianto correlate, sono consigliati di volta in volta i diversi
accertamenti relativi al caso: la ricerca del sangue occulto nelle feci per il carcinoma del grosso
intestino, una visita ORL con eventuale laringoscopia per le patologie laringee, mentre per i linfomi
non Hodgkin è utile ricorrere ad una consulenza ematologica.
E’ poi indispensabile ribadire sempre l’importanza della prevenzione primaria attuata mediante lo
stile di vita, eliminando l’abitudine voluttuaria del fumo, adottando una dieta ricca di antiossidanti e
assumendo eventualmente acido caprilico e cilantro.
Sindrome ansioso-depressiva amianto correlata - Rientra tra i danni permanenti riscontrabili
negli ex esposti, e la sua crescente incidenza ha indotto alcune regioni ad adottare un monitoraggio
specifico ed un piano di supporto psico-terapeutico. La consapevolezza di aver respirato delle fibre
cancerogene ad elevata biopersistenza nell’organismo, nonché il coinvolgimento emotivo legato
alle sofferenze e ai decessi dei colleghi affetti patologie amianto-correlate, innesca inevitabilmente
un meccanismo reattivo che si manifesta con ansia e umore depresso, svariate forme di
somatizzazione, alterazioni del ritmo sonno-veglia e disturbi del comportamento alimentare; diventa
pertanto necessario un supporto psicologico e, nei casi di maggior gravità (di competenza
psichiatrica), talora anche farmacologico. Tale sintomatologia non solo incide negativamente sulla
qualità della vita, ma si ripercuote anche sulla capacità di lavoro degli assicurati, poiché è noto che i
disturbi psicologici determinano un aumento degli infortuni. In ambito medico-legale è quindi
molto importante valutare anche questa patologia, spesso non riconosciuta o sottostimata. A tale
proposito, si ricorda che esistono ormai numerosi test comportamentali che consentono di separare
la componente ansiosa individuale da quella strettamente lavorativa, consentendo una definizione
affidabile e oggettiva del quadro clinico che spesso deve essere affidato a specialisti del settore.
Occorre infine considerare che le ripercussioni psicologiche delle patologie amianto-correlate si
estendono anche ai famigliari degli esposti, soprattutto in caso di decesso, con manifestazioni
differenti a seconda del contesto ambientale e dell’età dei congiunti.
Il disastro ambientale - Già nel 1969 Vigliani al IV Congresso Nazionale della Società Italiana di
Cancerologia, avalla la proposta inglese che abbassa bruscamente i meno drastici limiti americani,
ed afferma che “la ragione del forte abbassamento dei limiti tollerabili dell’amianto, consiste
nel fatto che l’asbestosi predispone all’insorgenza del cancro polmonare e del mesotelioma
della pleura. [...] L’azione oncogena dell’amianto fa trascendere il problema dei suoi effetti
biologici dal campo della patologia professionale a quello della medicina preventiva e
dell’igiene pubblica. [...] In alcuni paesi, si è incominciato a tenere un registro dei mesoteliomi.
[...] Nella polvere dell’atmosfera delle città, sono contenute fibre di amianto, come è stato di recente
29 I TLV di fatto sono delle soglie e non dei confini tra benessere e malattia, perché non coprono statisticamente il 100% degli esposti ed in particolare i soggetti
ipersensibili; inoltre tutti i valori proposti nei vari ambiti scientifici ed istituzionali si riferiscono solo all’effetto sclerogeno dell’amianto e non a quello oncogeno – Il DM
06/09/94 indica come rischio ambientale di esposizione 0,1 ff/ml o 100 ff/litro, ma durante le bonifiche prevede la chiusura temporanea del cantiere per esposizioni
superiori a 50 ff/litro e non consente di certificare l’avvenuta bonifica nel caso di valori superiori alle 2 ff/litro. Inoltre lo stesso provvedimento impone campioni superiori
ai 480 litri o 240 x 2, mentre molto spesso vengono proposti campionamenti di un numero inferiore di litri, di fatto non attendibili. Inoltre in alcuni casi vengono
campionati parti di ambiente di lavoro che non riflettono l’esatta esposizione del lavoratore, per cui meglio sarebbe ricorrere a campionamenti personali.
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osservato anche a Torino”.30
Per quanto riguarda le coperture in eternit, in attesa di censimenti
esaustivi, si rimanda ai rilievi fotografici già in uso negli anni ’60, che sarebbe bene richiedere agli
uffici cartografici della Provincia e che dovrebbero consentire di evidenziare lo stato di
conservazione delle coperture. Risulta necessaria una verifica delle modalità di controllo e di
bonifica delle medesime tramite rimozione e/o incapsulamento delle onduline deteriorate o almeno
spruzzatura di fissativo al vinavil con pompa air-less (lastre di 15-20 Kg).
Da queste affermazioni emerge chiaramente che il disastro ambientale era già stato annunciato alla
fine degli anni ’60, favorito in alcuni casi dall’adozione negli ambienti di lavoro di aspiratori31
che
non trattenevano le fibre. In presenza di amianto il reato di disastro ambientale non si prescrive
dalla fine dell’esposizione, perché (com’è noto dall'inizio del '900) amianto e silice mantengono il
loro effetto sclerogeno nel polmone anche molti anni dopo l'assorbimento. Per questa peculiarità, in
pieno conflitto bellico e in seguito ai numerosi ricorsi, la silicosi e l'asbestosi sono state assicurate e
aggiunte all'elenco delle tecnopatie indennizzabili in allora vigente; inoltre solo per queste due
tecnopatie l'INAIL prevede d'ufficio visite di revisione periodiche, dato che si tratta di patologie
cronico-ingravescenti che non si arrestano dopo la fine dell'esposizione. Nel caso Eternit, si deve
parlare di disastro ambientale anche perché gli aspiratori utilizzati, progettati per la silice, erano
muniti solo di un cassone di recupero delle polveri, quindi non risultavano idonei a trattenere le
sottilissime e leggerissime fibre di amianto (miss Deane 1898...) aspirate nell'ambiente di lavoro,
che di fatto venivano rilasciate negli ambienti di vita. La cosa è ancora più grave se si pensa che i
cicloni32
erano in uso già da metà ‘800, e questi apparecchi – purché di lunghezza appropriata-
avrebbero risolto in buona parte il problema in quanto sarebbe stato possibile trattenere una gran
parte di fibre. Tutti gli studi epidemiologici sono concordi nell'evidenziare che a Casale l'aumento
dei mesoteliomi riscontrati nella popolazione era direttamente proporzionale alla vicinanza
dell'abitazione dalla fabbrica33
, a dimostrazione che il rischio dell’ambiente di lavoro in questo caso
si estende agli ambienti di vita limitrofi34
. Questo importante fattore espositivo va considerato
soprattutto nello studio delle neoplasie polmonari, le quali, potendo derivare da diversi agenti
eziologici, vengono spesso attribuite al fumo di tabacco, quando invece l'amianto risulta essere
almeno una concausa efficiente, portando così ad una sottostima dei tumori polmonari amianto
correlati. La stessa cosa si può affermare nel caso delle fibrosi polmonari, ancora oggi definite
prevalentemente idiopatiche. Il fumo di tabacco spesso viene impropriamente chiamato in causa
anche nei casi di patologie amianto correlate non neoplastiche (fibrosi parenchimali e BPCO35
) con
il precipuo scopo di negarle, senza tenere conto del fatto che gli ex fumatori – a differenza degli ex
esposti ad amianto - con la sospensione dell’abitudine voluttuaria presentano innegabili
miglioramenti del loro quadro, clinico e radiologico. Un recentissimo articolo36
conferma la
possibilità di regressione delle alterazioni fumo-correlate dopo la cessazione del fumo
(particolarmente vero per bronchiolite respiratoria e istiocitosi a cellule di Langerhans ed in minor
misura per enfisema, che ovviamente non ripara ma perlomeno non dovrebbe progredire).
30 Vigliani E.C., Criteri per la determinazione delle concentrazioni massime tollerabili di silice e amianto nell’aria, Med. Lav. vol. 60 n. 2, 1969. 31 Pitotto P., La battaglia delle polveri, in “Intorno a una bandiera - Le Società di Mutuo Soccorso di Brosso e i suoi Minatori” a cura di Bianca Gera, Centro Studi
Piemontesi, Torino 2008. 32 Ventilazione industriale srl, cicloni, via Adamello 9 Lissone – email [email protected] 33 C. Magnani, B. Terracini & al., Pleural malignant mesothelioma and non-occupational exposure to exposure to asbestos in Casale Monferrato, Italy, Occup. Eniron.
Med. 1995; 52: 362 – 367. 34 Pitotto P., In località sane ed amene – le abitazioni delle Società Operaie, in Le Società Operaie di Mutuo Soccorso, il Risorgimento e l’Unità d’Italia, p. 27, Marco
Valerio ed., Torino 2011. 35 Zanardi F., Pitotto P., Bonsignore A.D., Pieri P., Ciaccia A., Papi A., De Vecchi S., Ricci P., Le broncopneumopatie ambientali, A.N.M.A.F.S. Bologna 1988. 36 Dhariwal J., Tennant R.C., Hansell D.M., Westwick J., Walker C., Ward S.P., Pride N., Barnes P.J., Kon OM., Hansel T.T., Smoking cessation in COPD causes a
transient improvement in spirometry and decreases micronodules on high-resolution CT imaging, Chest. 2014 May;145(5):1006-15. doi: 10.1378/chest.13-2220.
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Focalizzazione della colpa dell’imprenditore - La ricerca dei segni radiologici di patologie
amianto-correlate non neoplastiche, anche iniziali, non è finalizzata solo alla concessione dei
benefici amianto ex comma 7 art 13 L 257/92 ma costituisce soprattutto un indice di assorbimento
di fibre ad elevata biopersistenza e ad effetto protratto, che inchiodano l'imprenditore alle sue
responsabilità per non avere adottato tutti i mezzi di buona tecnica volti a ridurre l'esposizione
ambientale (es. aspirazione), e a limitarne l'assorbimento (mezzi di protezione individuali efficaci).
Questi elementi, aggiunti alla testimonianza delle vedove (che lavavano a casa vestiti da lavoro) e
dei compagni di lavoro (che confermano la carenza di un'efficace aspirazione centralizzata e
localizzata, e l'assenza e/o l'inadeguatezza dimezzi di protezione individuali) consentono di
dimostrare la colpa del datore di lavoro nel corso del dibattimento, e quindi di spuntarla anche nel
caso di patologie che riconoscono diversi agenti eziologici (es. K polmonare), dimostrando in
modo incontrovertibile almeno una concausa efficiente. Ulteriori aiuti possono derivare dalla
ricerca dei corpuscoli e delle fibre nel lavaggio bronchiale, dalla conta delle fibre per grammo di
tessuto polmonare nel blocchetto paraffinato perilesionale, da svolgere sempre in contraddittorio,
dei pazienti operati per K polmonare o mesotelioma pleurico, ed in quest'ultimo caso dagli esami
immunoistochimici. Questa attività di gruppo (medici del lavoro, radiologi, anatomo patologi,
epidemiologi, psicologi e ingegneri37
) può portare, con l’ausilio delle nuove tecnologie, ad un
maggior numero di diagnosi precoci di MP, utili anche in ambito amministrativo e giudiziario per la
concessione dei benefici amianto ex comma 7 art 13 L 257/92. Particolare attenzione va poi posta
nell'inquadrare correttamente l'abitudine voluttuaria del fumo, dato che – come già detto - i danni da
questa indotti, regrediscono almeno in parte nel corso degli anni, mentre quelli provocati
dall'amianto sono caratterizzati dalla persistenza/ingravescenza dei segni radiologici (come ormai
facilmente documentabile tramite le moderne tecniche di imaging).
Riguardo alla sentenza della Cassazione sul caso Eternit, penso sia opportuno ed appropriato il
ricorso in ambito comunitario per cercare di veder riconosciuto quanto noto da anni, cioè che nel
caso di esposizioni ad amianto il calcolo della prescrizione scatta solo dalla data della morte dei
pazienti affetti da tecnopatia amianto correlata, o in subordine almeno dalla data di insorgenza della
tecnopatia (che in alcuni casi ha una latenza di oltre 40 anni!). Visto che di recente ci sono state
anche altre soccombenze (es. centrale ENEL di Turbigo) sarebbe necessario sviluppare meglio tutta
una serie di questioni relative alla colpa del datore di lavoro, come quella della "dose grilletto",
delle maschere che non trattenevano le fibre di piccole dimensioni (prodotte sino agli anni '90), del
rapporto tra BPCO e amianto, degli aspiratori e dei danni da fumo. Bisognerebbe anche evidenziare
in modo più approfondito il problema dell'utilizzo in deroga38
dell'amianto ancora oggi, del
mancato/incompleto smaltimento e dei campionamenti personali e ambientali taroccati ecc.,
finanziando con la rivalsa sia le spese sostenute dal SSN per la diagnosi e cura di infortuni e MP sia
il monitoraggio preventivo periodico degli ex esposti ex art. 29 del D. Lgs 277/91.
37 A Torino, nel 1900, veniva pubblicata la rivista Ingegnere Igienista, avente come condirettori il prof. di Igiene della Regia Facoltà di Medicina Luigi Pagliani e
l’ingegnere civile Carlo Losio; in essa venivano trattati i problemi comuni alle due discipline, sviluppati in modo più dettagliato in un corso di igiene applicata ai vari rami
dell’ingegneria, ai sensi dell’art. 6 del R. Decreto 19 maggio 1898 (Ministero della Pubblica Istruzione). Il corso era tenuto dal prof. Pagliani, dalle 10 alle 12 della
domenica, per consentire l’accesso non solo degli studenti ma anche degli ingegneri e degli architetti già attivi nella professione. 38 Ministero della Salute – Direzione Generale della Prevenzione – Ufficio X Procedura per le autorizzazioni alle deroghe per le guarnizioni in amianto a favore delle
aziende del settore cloro-soda e della polimerizzazione dell’etilene ad alta pressione (ex L. n. 426 del 09-12-1998 art. 4, comma 29 e D. interministeriale industria-
ambiente-sanità 10-09-99 custodito presso il Min. Ind.) in scadenza il 31-10-2000.
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Conclusione - Tengo a precisare che questo incontro potrà differenziarsi da tutta una lunga serie di
iniziative, tanto lodevoli quanto sterili, svoltesi negli ultimi anni a livello nazionale ed
internazionale (Conferenze Governative sull’Amianto, Piano Nazionale Amianto, Giornata
Internazionale della Vittima dell’Amianto, tavole rotonde sulla sorveglianza degli ex esposti,
convegni di altre associazioni per la tutela delle vittime dell’amianto – AIEA di Milano, Bepi Ferro
di Padova ecc.) solo se si riuscirà a coinvolgere anche i datori di lavoro responsabili di buona parte
di quanto accaduto. Spesso si sono difesi dicendo che conoscibilità non equivale a conoscenza, ma
certamente chi non conosceva è da considerare colpevole dell’ignoranza… Nonostante che in
questo convegno gli imprenditori siano sul banco degli imputati, non mancano esempi di impegno e
di buona gestione nella prevenzione dei rischi, come quello dimostrato dalla Solvay nel
contenimento degli infortuni sul lavoro39
, attraverso la partecipazione di uno psicologo del lavoro40
(anche se non vi era nessun obbligo di legge). Questa figura professionale era stata conosciuta dai
dirigenti apicali durante la loro formazione, mentre gli stessi dirigenti non avevano avuto modo di
formarsi in modo altrettanto efficace circa la prevenzione delle tecnopatie; inoltre questo grosso
gruppo multinazionale – a differenza di altre aziende - non ha mai iscritto il proprio responsabile
sanitario41
al gruppo dei dirigenti dei servizi sanitari
italiani, che negli anni ’80 si riuniva alla Fondazione
Carlo Erba di Milano, coordinata dal prof. Vigliani.
Questo illustre e compianto clinico, già direttore della
Clinica Devoto e presidente dell’Associazione
Internazionale Medici del Lavoro, ha sempre invitato
noti ricercatori ed esperti di varie tendenze per illustrare
in modo esaustivo le tecnopatie più rilevanti,
permettendo ai medici del lavoro di portare in azienda
conoscenze fondamentali non solo a livello teorico ma
anche sul piano operativo. Infine, anche lo Stato ha le
sue colpe, in quanto - influenzato dall’ingente fatturato
dell’indotto - prima ha stipulato accordi internazionali
volti a favorire il commercio di questi manufatti e
successivamente ha consentito alla lobby dell’amianto di
procrastinare il recepimento delle direttive comunitarie
(per non parlare poi della vendita di tabacco, in regime di
monopolio, in spregio a tutte le patologie cagionate dal
fumo ed all’arcinota sinergia moltiplicativa tra amianto e
fumo nella genesi del K polmonare).
39 All’epoca i media parlavano, spesso impropriamente, di incremento degli infortuni sul lavoro: di fatto nella cifra complessiva erano stati inseriti anche gli infortuni in
itinere, per cui ai classici incidenti in fabbrica erano stati aggiunti anche quelli – talora mortali - avvenuti nel tragitto di andata/ritorno dal lavoro. 40 Cavallari S., Infortuni come evitarli ed aumentare la sicurezza sul lavoro – Aspetti psicologici nella prevenzione degli infortuni, Studio SC, dicembre 1999 Arese
(Milano) 41 Rubino G.F., Pettinati L., Scansetti G., Berra A., Pizzetti M., Pitotto P., Elementi di medicina del lavoro, Torino 1987
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
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Bisogna che tutti, e soprattutto gli imprenditori, si ricordino che le maestranze sono sempre un
investimento, per cui la tutela della salute degli operai e delle loro famiglie non rappresenta una
spesa ma una risorsa. La stessa impostazione va applicata ai luoghi di lavoro ed agli ambienti
limitrofi, di cui gli imprenditori sono responsabili a tutti gli effetti e che devono essere inseriti in
un’unica ed efficace opera di prevenzione. Chiudo con una fotografia, più eloquente di tanti
discorsi: si tratta del “monte di carbone” presente all’interno dello stabilimento Solvay ed in altri
stabilimenti, quali ad esempio l’Ilva di Taranto. Da esso si libera una consistente quantità di
benzopirene, sostanza cancerogena presente anche nel fumo di sigaretta, che le correnti d’aria
trasportano in direzione delle vicine case operaie42
. I lavoratori sono pertanto esposti sia durante
l’orario di lavoro sia nelle ore trascorse nell’ambiente domestico, e questa componente espositiva
coinvolge anche i loro famigliari. A quante sigarette fumate equivale l’aria respirata in queste zone
limitrofe allo stabilimento? I casi di neoplasie correlate vanno attribuite all’ambiente di vita o a
quello di lavoro?
Queste riposte devono essere date dagli Istituti di Medicina del Lavoro, che vanno potenziati
laddove invece, come per i laboratori di igiene industriale, si parla della loro riduzione e/o chiusura,
Attualmente le tecnopatie sono diventate molto più insidiose, perché l’automazione dei processi
lavorativi più pesanti e rischiosi, unitamente alla riduzione dell’orario di lavoro, hanno portato a
quadri clinici molto sfumati di cui spesso si riconosce solo un’eziologia extra-lavorativa. In questo
contesto pervenire tempestivamente alla giusta diagnosi richiede competenze ed esperienze che solo
i medici del lavoro possono fornire, grazie alle loro specifiche conoscenze dei cicli lavorativi, alla
conseguente capacità di raccogliere un’approfondita anamnesi lavorativa e di quantificare il danno
in ambito INAIL. Per soddisfare queste esigenze non sono più necessari i tradizionali posti-letto,
ma occorre disporre di Day Hospital e di attrezzati ambulatori polispecialistici che valorizzino la
collaborazione interdisciplinare.
42 Quanto avvenuto a Casale prova purtroppo l’importanza di questa affermazione, ripresa dalle raccomandazioni contenute a pagina 130 del libro di E. Roth, Malattie
professionali e igiene del lavoro, traduzione dr. L. Carozzi, prefazione prof. L. Devoto, Treves Ed., Milano 1909!
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Riassunto
Livorno è famosa per il suo spirito anarcoide e insofferente alle regole, tanto che qui si dice "Se vòi
fa' come ti pare vai a Livorno". Tuttavia per una prevenzione efficace occorre il rispetto reciproco
delle regole ed un organizzato lavoro squadra, come si cercherà di spiegare nell’incontro “Amianto
nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e lavoro: emergenza sanitaria e
tutela legale” - Convegno ONA, Aula consiliare Comune di Livorno 2015/03/26 16,30.
In Italia il ritardato recepimento delle direttive volte a contenere l’utilizzo di amianto, la
concessione di deroghe tecniche e l’incompleta bonifica unita spesso ad uno smaltimento non
appropriato, espongono tutt’oggi al rischio amianto, con persistente esposizione sia negli ambienti
di lavoro sia negli ambienti di vita. La contemporanea presenza di altri numerosi agenti tossici,
irritativi e oncogeni comporta anche a Livorno e dintorni, così come in vicinanza dell’ILVA di
Taranto e nella cosiddetta “terra dei fuochi” , una vera e propria emergenza sanitaria. Un tempo da
queste parti, a chi avesse bisogno di qualche protezione o rito speciale a sua salvaguardia, si diceva
"Fatti benedì da' Greci", con riferimento al lunghissimo rito delle messe nella chiesa della comunità
greca locale. Oggi, in assenza di appropriate contromisure da parte della pubblica amministrazione
(finanziate con la rivalsa sulle spese del SSN per la cura degli infortuni sul lavoro e le malattie
professionali), è possibile rivolgersi all’ONA e affidarsi alla tutela legale, per difendere la propria
salute, per vedersi riconosciuto il diritto di monitoraggio preventivo come ex esposti e per ottenere i
benefici previdenziali previsti per chi ha contratto una tecnopatia amianto correlata, anche di
modesta entità. Poiché l’inquinamento da amianto determina un assorbimento di fibre a elevata
biopersistenza, ingenerando forme di fibrosi polmonare cronico-ingravescenti e neoplasie con
latenza fino a 50 anni, si può parlare oggi di un reato di disastro ambientale, che non può e non
deve considerarsi prescritto dopo dieci anni dall’interruzione dell’esposizione. Per ridurre
l’esposizione negli ambienti di vita le onduline in eternit deteriorate vanno cosparse con fissativo al
vinavil e pompa air-less. Occorre anche attivare senza indugio la sorveglianza sanitaria
personalizzata.
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Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 61
I danni risarcibili da esposizione ad amianto
negli ambienti di lavoro e di vita,
Amianto nei luoghi di vita e di lavoro:
emergenza sanitaria e tutela legale
Natalia Giuliani
Avvocato del Foro di Pisa – Lungarno Mediceo, 30 – 56127 Pisa (PI)
Tel. 050.3138717 – Email: [email protected]
Sono stata invitata a partecipare a questo convegno dall’Avv. Bonanni, che ringrazio, per affrontare
un tema particolare quello dei danni che hanno subito e subiscono i lavoratori esposti all’amianto,
ma anche i loro familiari ed in generale tutti colori che vengano a contatto quotidianamente con tale
pericolosa sostanza.
Come è ormai tristemente noto il rischio connesso all’esposizione all’amianto non interessa solo i
lavoratori che hanno operato sui materiali contenenti amianto ma anche tutte le persone che
abbiano frequentato ambienti in cui l’amianto era presente.
La pericolosità dei materiali contaminati dall’amianto dipende infatti dalla eventualità che nel
maneggiarli siano rilasciate nell’ambiente fibre aero disperse, che possono per le loro
caratteristiche facilmente essere inalate, come purtroppo è avvenuto in tanti innumerevoli casi.
Molte sono le caratteristiche che rendono la “questione amianto” del tutto particolare.
1) Anzitutto è enorme il numero dei soggetti esposti in materia significativa, ossia potenzialmente
tale da determinare l’insorgenza di patologie gravissime.
2) In secondo luogo, l’arco temporale durante il quale le malattie da asbesto possono manifestarsi, è
estremamente ampio, con la conseguenza che le persone che ne siano venute in contatto,
professionalmente o no, sono costrette per tutto il resto della loro vita a convivere con il timore di
vedersi diagnosticata una malattia gravissima. Non è quindi difficile immaginare come tutto questo
possa riflettersi negativamente sulla sfera psichica delle persone coinvolte.
La situazione descritta pone quindi anzitutto la domanda su quali siano i danni effettivamente
risarcibili.
Indice
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 62
I danni effettivamente risarcibili
Certamente la voce di danno più coinvolta è quella del danno alla salute che deriva dall’insorgenza
della malattia.
In questo caso il danneggiato potrà agire per il riconoscimento della natura professionale della
malattia, in caso di esposizione di natura professionale ed anche direttamente nei confronti del
proprio datore di lavoro.
L’esposizione, com’è noto, è causa di malattie gravissime, patologie polmonari importanti come
l’asbestosi o il tumore polmonare, malattie che hanno effetti negativi sull’intero organismo,
riducendo le difese immunitarie e così favorendo l’insorgenza di altre patologie.
Nelle ipotesi di patologia connesse all’esposizione all’amianto tale voce di danno, potrà essere
riconosciuta non solo in favore delle vittime, ma anche nei confronti dei congiunti, che potranno
chiedere il ristoro dei danni non patrimoniali e patrimoniali ingiustamente patiti, per effetto della
lesione di diritti fondamentali della persona, riconosciuti e tutelati dal nostro ordinamento giuridico
(come il diritto alla salute, alla integrità familiare e del patrimonio).
La ulteriore questione che si pone è se i danni risarcibili nei casi di inquinamento da amianto
debbano essere per così dire limitati a quelli che derivano dall’insorgere della malattia o se possano
essere estesi anche ai danni connessi al rischio al quale la persona è sottoposta a causa dell’illecita
esposizione all’amianto.
Su questa domanda, vi sono state in Europa ed in Italia alcune pronunce giurisprudenziali che
hanno riconosciuto la possibilità di ottenere il risarcimento di tale peculiare danno.
Ad esempio, in una sentenza della Cassazione risalente al 2006, la Corte respinse le richieste di
risarcimento del danno morale, inteso come turbamento psichico subito a causa della semplice
esposizione alla sostanza pericolosa, avanzate da lavoratori non ancora ammalati (ma
evidentemente il discorso può estendersi anche ai familiari), ritenendo non assolto l’onere della
prova in ordine all’effettivo danno psichico subito.
Quindi possiamo dedurne che esiste nel nostro ordinamento la possibilità di ottenere il risarcimento
del danno da inquinamento ambientale anche in mancanza della lesione all’integrità fisica della
persona, purché sia data prova del danno.
La paura di ammalarsi in modo grave a causa della patita esposizione, alimentata dal venire a
conoscenza che molte persone del proprio ambiente si sono ammalate e sono decedute, rappresenta
una condizione esistenziale che compromette in modo rilevante la vita dell’individuo nella sua
dimensione non solo individuale ma anche sociale. Il danno psichico, quindi, purché provato, può
essere riconosciuto e risarcito.
La prova potrà essere data anche indirettamente attraverso la dimostrazione di circostanze
presuntive, quali la presenza di malattie psicosomatiche, insonnia, disturbi del comportamento,
l’esistenza di evidenze fisiche benigne, la regolare sottoposizione dell’interessato a controlli medici
periodici ed anche la conoscenza diretta di persone che si siano ammalate e con le quali si sia
condiviso l’esperienza tragica.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 63
Il nesso di causa
Affinché possa essere riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni che abbiamo sommariamente
indicato è essenziale che sia provato il nesso di causa tra l’esposizione e l’evento dannoso.
Per quanto attiene all’esposizione di natura professionale, il datore di lavoro è responsabile quando
abbia omesso di rendere edotti i lavoratori dei rischi per la salute insiti negli ambienti contaminati
da amianto; abbia omesso di sottoporre i lavoratori a regolari controlli sanitari relativi al rischio
esistente nell’ambiente di lavoro inquinato; abbia omesso di dotare i lavoratori degli idonei mezzi di
protezione individuale; abbia omesso di adottare idonee misure atte ad impedire o ridurre, secondo
le possibilità della tecnica conosciute o comunque conoscibili, il diffondersi delle polveri
d’amianto.
La nocività dell’amianto è nota da epoche remote: la legislazione dei primi del ‘900 già indicava
l’amianto tra le sostanze pericolose per la salute, tanto da vietarne le lavorazioni alle donne ed ai
fanciulli, norme degli anni 60 prevedono i contributi supplementari per le lavorazioni per le quali è
obbligatoria l’assicurazione contro l’asbestosi e la silicosi.
Alla luce del quadro normativo solo sommariamente indicato, il datore di lavoro non potrà a propria
difesa sostenere di non aver avuto conoscenza di tale nocività.
La responsabilità del datore di lavoro ha natura contrattuale, deriva dalla violazione dell’art. 2087
c.c. che è norma di chiusura del sistema antinfortunistico diretta a sanzionare, anche alla luce delle
garanzie costituzionali del lavoratore, l’omessa predisposizione di tutte le misure idonee a
preservare l’integrità psicofisica e la salute del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che costituiscono
parte del contenuto del contratto di lavoro. Avendo natura contrattuale, ai fini dell’accertamento
della responsabilità, il lavoratore che lamenti di aver subito a causa dell’attività svolta un danno
alla salute, avrà l’onere di dimostrare la nocività dell’ambiente lavorativo ed il danno subito; mentre
graverà sul datore di lavoro l’onere di provare di aver fatto tutto il possibile per evitare il prodursi
del danno.
Un’altra problematica attinente al nesso di causa, che tipicamente si affronta nelle vertenze aventi
ad oggetto il riconoscimento dei diritti di cui stiamo parlando, è quella dell’ inalazione della
sostanza nociva in occasione di precedenti rapporti di lavoro. Il datore di lavoro può difendersi
sostenendo che, in caso di tumori, quali il mesotelioma, che trova causa nella inalazione anche di
poche fibre e dove l’accumulo delle dosi inalate non rileva, non vi è prova che proprio la condotta
di quel datore di lavoro abbia determinato l’insorgenza della patologia. In altri termini, se è vero che
il tumore è stato causato dall’inalazione avvenuta magari 30 anni 40 anni prima dell’insorgenza
della malattia, questa potrebbe dipendere da dose inalata presso un datore di lavoro diverso. Sotto
questo profilo, la Giurisprudenza ha viceversa affermato, ormai costantemente, che la responsabilità
del datore di lavoro non è esclusa dal fatto che il danneggiato abbia potuto inalare le fibre di
amianto in occasione di precedenti rapporti di lavoro. Infatti il nesso causale è governato dal
principio della equivalenza delle condizioni, in base al quale ogni antecedente ha efficienza causale
del danno, ossia ogni antecedente è da considerarsi causa del danno, salvo l’esistenza di un fattore
da solo sufficiente alla produzione dell’evento.
Pertanto possiamo conclusivamente affermare che ormai sono pochi i dubbi interpretativi sulla
materia risarcitoria dei danni da esposizione da amianto; la giurisprudenza ha stabilito in modo
definitivo che tutti i danni sofferti dalle vittime dell’amianto devono essere integralmente risarcite
con importi congrui, con la consapevolezza che gli strumenti civilistici e persino anche quelli
previsti dalle norme del codice penale, sono inadeguati poiché intervengono solo dopo che il danno
incalcolabile è divenuto irreparabile.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno, 26 marzo 2015 64
Merita infine accennare al tema della prescrizione dei diritti al risarcimento dei danni che abbiamo
sommariamente indicato, ossia l’estinzione in ambito civilistico di tali diritti. Si tratta cioè di
verificare se in caso di malattie lungo latenti, come quelle dipendenti dalla esposizione all’asbesto,
tali diritti possano essere esercitati nonostante il decorso del tempo.
L’art. 2697 c.c. stabilisce al riguardo che il diritto al risarcimento del danno da fatto illecito si
prescrive in 5 anni dal giorno in cui il fatto si è verificato.
Al comma 3 del medesimo articolo è poi aggiunto che se il fatto è considerato dalla legge come
reato e per il reato è prevista una prescrizione più lunga questa si applica anche all’azione civile.
Tuttavia, la prescrizione inizia a decorrere da quando il diritto può essere fatto valere.
Per i danni di cui stiamo trattando, il termine iniziale di decorso della prescrizione, c.d. dies a quo, è
stato individuato nel momento in cui il soggetto danneggiato abbia avuto la consapevolezza, o
meglio la conoscenza sufficiente, o nel momento in cui avrebbe dovuto averla usando l’ordinaria
diligenza, tenuto conto della diffusione delle conoscenze scientifiche, del rapporto causa effetto tra
il fatto illecito e il danno subito. In altri termini possiamo individuare il termine di inizio del
decorso della prescrizione dalla diagnosi della malattia asbesto correlata, perché è da quel momento
che il danno si manifesta all’esterno e diventa oggettivamente percepibile e riconoscibile da parte
del titolare del diritto.
Pisa – Livorno, 26.03.2015
Avv. Natalia Giuliani
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Appendice 1
PRESENTAZIONI E SLIDES
Il ruolo del legislatore in materia di amianto
On.le Dott. Alberto Zolezzi
Indice
Lotta all’amianto: il diritto incontra la scienza CONFERENZA INTERNAZIONALE
20 marzo 2014, Aula dei Gruppi Parlamentari, Montecitorio, Roma
Il RUOLO DEL LEGISLATORE in materia di AMIANTO
Alberto Zolezzi,
Commissione Ambiente, Camera,
Movimento 5 Stelle
UN PO’ DI STORIA 1906: prima sentenza in cui venne riconosciuta la “pericolosità” dell’amianto Regio Decreto 442/1909: necessità di evitare l’esposizione dei bimbi all’amianto Legge 455/1943: riconoscimento dell’asbestosi come patologia professionale Legge 257/1992: vietata la produzione e la lavorazione dell’amianto, Interventi previdenziali per i lavoratori esposti
IL TRIBUNALE DI TORINO, CON UNA SENTENZA DEL 1908,
aveva definito la causa iscritta al n. 1197/1906, promossa dalla societa anonima The British Asbestos company Limited contro l’avvocato Carlo Pich,
aveva rigettato la domanda risarcitoria sul presupposto che « le acquisizioni del
Congresso internazionale di Milano sulle malattie professionali indicavano fra le cause le polveri fibrose fra cui spicca l’amianto”
Procedure infrazione: L’Italia non aveva recepito la direttiva 83/477/ CEE, « Sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con una esposizione ad amianto durante il lavoro », entro il termine del 1o gennaio 1987
recepimento della direttiva 2009/148/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 30 novembre 2009,
sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con un’esposizione all’amianto durante il lavoro,
per la bonifica dell’amianto e dei materiali contenenti amianto nei locali pubblici o aperti al pubblico,
per la progressiva sostituzione dei materiali in amianto con altri
prodotti di uso equivalente, nonche in materia di eguaglianza nell’accesso ai benefici previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto
Art. 1 Nei LOCALI PUBBLICI e aperti al pubblico, compresi scuole e ospedali, e fatto OBBLIGO ALLE AMMINISTRAZIONI COMPETENTI E AI PROPRIETARI PRIVATI di PROVVEDERE ALLA BONIFICA dell’amianto o dei materiali con- tenenti amianto ENTRO IL 1° GENNAIO 2020
Art. 2 Nei LUOGHI DI LAVORO dove i lavoratori sono, o possono essere, esposti alla polvere proveniente da amianto o da materiali contenenti amianto ivi presente, IL DATORE DI LAVORO, DEVE PROVVEDERE ALLA BONIFICA DI TALI MATERIALI ENTRO IL 1° GENNAIO 2020.
Art. 3
OPERAZIONI DI BONIFICA dell’amianto o dei materiali contenenti
amianto di cui agli articoli 1 e 2, gli interventi di rimozione di coperture, tettoie e altri rivestimenti di immobili su edifici esistenti sono eseguiti in modo che le
successive azioni di verifica, manutenzione e riparazione delle opere stesse e delle loro pertinenze, comprese le componenti tecnologiche,
avvengano in condizioni di sicurezza per i lavoratori 50 decessi all’anno per caduta da tetti di amianto sfondati
Art. 4 Fuori dei casi previsti dagli articoli 1 e 2,
e fatto obbligo di diminuire progressivamente il rischio di esposizione all’amianto attraverso la progressiva sostituzione dei materiali in amianto con altri prodotti di uso equivalente non contenenti amianto e
altre sostanze cancerogene
Art. 5
Entro il 1° gennaio 2015, la PRESENZA DI AMIANTO, in qualunque
luogo, deve essere evidenziata con l’apposizione di un’etichetta chiara e
visibile recante l’indicazione della presenza di amianto e il simbolo del teschio raffigurante la morte.
Entro la stessa data terminare la mappatura
ART. 6.
Riaperti i termini di richiesta dei benefici previdenziali ai lavoratori esposti ed ex esposti all’amianto che intendono
ottenere il riconoscimento dei benefici di cui al comma 1 dell’articolo 47 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, devono presentare domanda agli enti previdenziali presso i quali sono iscritti entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Per gli addetti alle bonifiche o per coloro che lavorano in ambienti nei
quali sono presenti fibre di amianto, al fine del riconoscimento dei benefici di cui al citato comma 1 dell’articolo 47 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito, con
modificazioni, dalla legge n. 326 del 2003, non e fissato nessun termine per la presentazione della relativa domanda.
ART. 7.
Collocazione in pensione dei lavoratori affetti da patologie asbesto correlate.
1. I lavoratori affetti da patologie asbesto-correlate di origine professionale, qua- lora non abbiano ancora raggiunto i requisiti per la maturazione del diritto alla pensione, anche dopo la rivalutazione del periodo contributivo ai sensi dell’articolo 13, comma 7, legge 27 marzo 1992, n. 257, e successive modificazioni, possono comunque accedere al pensionamento anticipato, con il sistema contributivo
Decessi di malati ancora al lavoro il giorno del pensionamento
ART. 9 e 10.
(Maggiorazioni contributive per il personale militare).
Gli appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia, compresi l’Arma dei carabinieri e il Corpo della guardia di finanza,
che nel corso dell’attivita di servizio prestata nelle installazioni o a bordo
di naviglio dello Stato sono stati esposti all’amianto per oltre dieci anni hanno
maggiorazioni contributive con un coefficiente pari all’1,5 del periodo di esposizione, lo stesso vale per la stessa tipologia di
soggetti a cui sia stata diagnosticata una patologia professionale
ART. 11.
Istituzione del Registro nazionale dei lavoratori esposti all’amianto e dei casi accertati di patologie asbesto-correlate.
1. E istituito, d’intesa con le regioni, il Registro nazionale dei lavoratori esposti all’amianto e dei casi accertati di patologie asbesto-correlate, realizzato mediante
la raccolta e l’analisi dei dati rilevati a livello territoriale, dei dati contenuti nei registri tumori e dei dati rilevati delle associazioni delle vittime dell’amianto.
Art. 12
Rimozione dell’amianto da edifici privati Inserimento dell’intervento fra le spese detraibili per interventi di recupero del patrimonio edilizio
72% defiscalizzazione
ART. 13.
PRESTAZIONI SANITARIE PER I LAVORATORI ESPOSTI ED EX ESPOSTI ALL’AMIANTO. I lavoratori esposti ed ex esposti all’amianto hanno diritto a fruire gratuitamente dei necessari controlli sanitari ai fini della diagnosi precoce e, in caso di patologia ai trattamenti sanitari specifici.
ART. 14.
FONDO per il RISANAMENTO DEI LOCALI PUBBLICI E APERTI AL PUBBLICO Per l’attuazione della bonifica dei locali pubblici e aperti al pubblico di cui all’articolo 1, presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del
mare e istituito un apposito fondo. La dotazione del fondo e stabilita in 100 milioni di euro fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2013-2015, nell’ambito del programma « Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da
ripartire » dello stato di previsione del MEF
OLTRE ATTI DI SINDACATO ISPETTIVO RISOLUZIONE NUOVA PROPOSTA DI LEGGE
DATI SANITARI: LINEE GUIDA DEFINITE,
MA TRATTAMENTI DISOMOGENEI SUL TERRITORIO NAZIONALE, COSTI VARIABILI DEI DIVERSI INTERVENTI E PRESIDI,
MANCA REPORT E REGISTRO DEGLI OUTCOME, QUALITÀ E QUANTITÀ DI VITA,
Ad esempio DEI CIRCA 80 INTERVENTI ALL’ANNO DI PLEUROPNEUMONECTOMIA EXTRAPLEURICA, NEOPLASIE PLEURICHE PATOLOGIA RARA, CIRCA 1300 CASI ALL’ANNO, UN REGISTRO AIUTEREBBE A RENDERE PIÙ OMOGENEO IL TRATTAMENTO E A
INDIRIZZARE GLI INVESTIMENTI IN ASSISTENZA
(PERSONALE, ASSISTENZA OSPEDALIERA E DOMICILIARE), E IN RICERCA
PREDISPORRE PIANO SANITARIO MIRATO,
Gli AFFETTI DA GRAVE PATOLOGIA PROFESSIONALE AMIANTO CORRELATA SONO STATI Già OFFESI DALLA RAGIONE DI STATO, RICORDO LA SENTENZA DEL 1906, i dati erano ben noti durante tutto il periodo in cui sono stati esposti tutti gli attuali malati Per cui lo Stato dovrebbe farsi carico dell’assistenza ai malati rivalendosi sulle imprese italiane e straniere coinvolte in questa strage di Stato
SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA
Necessario potenziamento dei registri mesoteliomi
Attuale approccio volontaristico, questionari che tenderanno ad essere incompleti e imprecisi se non supportati da personale dedicato Importanza di avere il REFERTO EPIDEMIOLOGICO della popolazione per avere indicazioni sullo stato di salute della popolazione
DATI: Cosa ci dicono i centri operativi regionali (COR) che afferiscono i dati al registro mesoteliomi nazionale (RE.NA.M.) INAIL? In Liguria circa 1600 mesoteliomi pleurici maligni stimati fra il 1993 e il 2008 600 casi in lavoratori della cantieristica navale Ministero della Difesa
SCUOLA LEONARDO DA VINCI DI FIRENZE
Il Fatto Quotidiano 18 gennaio 2014 Stefano Feltri Interrogazione Zolezzi et al. n. 501767 Dati ONA
Inchiesta di Torino e di Padova È necessario dare sicurezza ai lavoratori e riconoscere loro i diritti previdenziali
Dati produttivi L’Italia e stata uno dei maggiori produttori ed utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni ‘80. Dal dopoguerra al bando del 1992 sono state prodotte 3.748.550
tonnellate di amianto grezzo. Il periodo tra il 1976 ed il 1980 e quello di picco nei livelli di produzione con piu di 160.000 tonnellate-anno prodotte. Fino al 1987 la produzione non e mai scesa sotto le 100.000 tonnellate-anno per poi decrescere rapidamente fino al bando. Le
importazioni italiane di amianto grezzo sono state pure molto consistenti mantenendosi superiori alle 50.000 tonnellate-anno fino al 1991. Complessivamente l’Italia dal dopoguerra al 1992 ha importato 1.900.885 tonnellate di amianto. Per il costo contenuto e l’ampia disponibilità, l’utilizzo dell’amianto e avvenuto in numerosissime applicazioni industriali sfruttando le proprietà di resistenza al fuoco, di isolamento e insonorizzazione.
Quante fibre respirate durante la manutenzione in ambito militare senza dispositivi di protezione individuale? Esistono ambiti civili dove ancora si manipola sistematicamente amianto senza avere informazioni i nmerito?
40mila siti in Italia con presenza di amianto, 400 ad elevato rischio Riduzione del rischio Dove stoccare l’amianto? Discariche a norma di legge, studiare situazione estera, dati Germania Dove a breve non sarà più possibile inviare amianto Gallerie dismesse? Evitare stoccaggi insicuri (cave), senza fondo consolidato
Regioni prive di discariche È necessaria una filiera corta di smaltimento (rischio da trasporto, speculazioni, ribonifica ecc) Richiesta di dati regionali in merito ai siti individuati Necessaria comunicazione puntuale Partecipazione della popolazione Sicilia e Calabria nessun dato di mappatura amianto
SCUOLE Al 2012 SOLO 6 REGIONI HANNO COMUNICATO I DATI REGIO DECRETO DEL 1908… ONA stima 2400 scuole italiane con presenza di amianto Latenza malattia
Mappatura Dati di monitoraggio satellitare (AGEA)
Proposta di legge Reati ambientali nel codice penale (passaggio al Senato) Mio Ordine del giorno accolto il 26 febbraio in merito all’inserimento della frode ambientale nel codice penale Amianto mescolato in maniera truffaldina con altri materiali, speculazione sulla gestione, 300 euro a tonnellata di MCA
RISOLUZIONE IN COMMISSIONE AMBIENTE: IMPEGNI AL GOVERNO: amministrazioni competenti e proprietari privati provvedano alla bonifica dell'amianto o dei materiali contenenti amianto entro il 1o gennaio 2020, anche assumendo iniziative normative per introdurre nel codice
A riconoscere le DISCARICHE PER RIFIUTI PERICOLOSI CONTENENTI AMIANTO QUALI IMPIANTI DI SMALTIMENTO DI PREMINENTE INTERESSE NAZIONALE, ai sensi del comma 1, lett. f) del decreto legislativo 3 aprile
2006, n.152 Ad individuare, alla luce della dichiarazione di cui sopra, nel rispetto delle
attribuzioni costituzionali delle Regioni, PER CIASCUNA REGIONE ALMENO UN SITO DI DISCARICA PER RIFIUTI PERICOLOSI CONTENENTI AMIANTO, AL FINE DI GIUNGERE AL PROGRESSIVO DIVIETO DI CIRCOLAZIONE DEI RIFIUTI URBANI E SPECIALI PERICOLOSI CONTENENTI AMIANTO, con
l’indicazione degli stanziamenti necessari per la realizzazione di tali siti .
Ad intervenire sull’art. 182 del citato decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152,
IMPEDENDO LA CIRCOLAZIONE DEI RIFIUTI PERICOLOSI CONTENENTI AMIANTO laddove la regione sia dotata di idonei impianti di smaltimento di tale tipologia di rifiuto in osservanza del principio di autosufficienza e prossimità.
a predisporre misure di DEFISCALIZZAZIONE PER GLI INTERVENTI DI RIMOZIONE DELL'AMIANTO dagli edifici privati; a prevedere per gli interventi eseguiti entro il 31
dicembre 2019, anche su capannoni agricoli e strutture montane che
dall'imposta lorda si detragga un importo pari al 72 per cento delle spese documentate, fino a un ammontare complessivo delle spese non
superiore a 96.000 euro per unità immobiliare correlando tali iniziative
all’attivazione nelle REGIONI DOTATE DI UN PIANO DI GESTIONE AMIANTO, comprensivo in particolare di siti di discarica di capienza adeguata ai quantitativi di amianto mappati sul rispettivo territorio regionale;
a finanziare appositi programmi di RICERCA nel settore DELL’INERTIZZAZIONE DELL’AMIANTO, valutando i brevetti in essere ed eventuali progetti in corso di autorizzazione e attuazione in particolare in merito alle emissioni inquinanti, alla dispersione di fibre di amianto nei vari elementi, alla composizione dei reflui con riferimento alla presenza residua di amianto e alla gestione dei reflui stessi.
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Indice
Amianto nei luoghi di vita e di lavoro:
emergenza sanitaria e tutela legale
Avv. Ezio Bonanni
Indice
Conferenza sull’amianto Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali
e negli altri luoghi di vita e lavoro: emergenza
sanitaria e tutela legale
26.03.2015 ore 16.30
presso Aula Consiliare del Comune di Livorno
Il Tribunale di Torino
affermò per la prima
volta che le fibre di
amianto sono
dannose per la
salute umana con la
Sentenza del 31
ottobre 1906.
Sentenza del Tribunale di Torino
31 ottobre 1906
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e lavoro:
emergenza sanitaria e tutela legale
Sentenza della Corte di Appello
di Torino del 1907
Nel 1907,
la Corte d'Appello di
Torino conferma la
decisione del Tribunale, e
rigettava definitivamente le
richieste risarcitorie avanzate
da industriali dell’amianto e ha
assolto l’editore e il direttore del
giornale “Il progresso del
Canavese e delle Valli di Stura”
che avevano sostenuto le
rivendicazioni dei lavoratori
dell’amianto, affermando che le
loro aspettative di vita erano di
molto inferiori rispetto al resto
della cittadinanza.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e lavoro: emergenza sanitaria e
tutela legale
5
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e lavoro: emergenza sanitaria e
tutela legale
“E’ … certo ed incontestabile che l’integrità
personale dell’uomo e la sua salute (sommi beni
che trascendono dalla sfera dell’individuo per
assurgere ad importanza sociale, come
necessaria premessa della conservazione e del
miglioramento della specie) sono protette non
soltanto dal contratto, ma altresì da numerose
leggi di pulizia sanitaria e perfino dal Codice
Penale” (Corte di Cassazione Civile, Sentenza
n. 2107 del 28.04.1936, pubblicata il
17.06.1936), e “le forme assicurative
predisposte per garantire gli operai contro talune
malattie professionali tassativamente elencate,
non dispensano i datori di lavoro dall’obbligo
contrattuale di usare la dovuta diligenza nella
propria azienda, per evitare danni ai lavoratori
(anche se compresi nella previdenza
assicurativa), adottando tutti i mezzi protettivi
prescritti o suggeriti dalla tecnica e dalla
scienza”.
Sentenza della Corte di Cassazione
28 Aprile 1936 n. 2107
Il diritto alla salute nella
sua dimensione individuale e collettiva
Il dovere di prevenzione, che l’art. 17 r.d. 14
aprile 1927, n. 530, sull’igiene del lavoro,
impone per il lavoro che si svolga in ‘locali
chiusi’ va osservato in tutti quei casi in cui il
luogo di lavoro, pur non essendo
completamente chiuso, non sia tale da
permettere comodamente e senza pericolo la
uscita dei vapori e di qualsiasi materia
nociva”: la colpa risiede nell’assenza di
“aspiratori” in “locali non perfettamente
chiusi” e di “maschere per i lavoratori” e nella
negligenza e imprudenza rispetto “allarme
dato dagli scienziati” sulla pericolosità delle
polveri (Cass. Sent. n. 682 del 20.01.1941,
pubblicata il 10.03.1941, Soc. acciaierie
elettr. c. Panceri) …
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e lavoro: emergenza sanitaria e
tutela legale
Sentenza della Corte di Cassazione
20 gennaio1941 n. 682 Il rispetto delle norme di
prevenzione tecnica e protezione individuale
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e lavoro: emergenza sanitaria e
tutela legale
“…né può costituire un esonero il fatto che “gli
operai non avevano mai denunziato disturbi […]
perché la silicosi insidia insensibilmente
l’organismo del lavoratore fino alle manifestazioni
gravi che causano l’incapacità al lavoro sicché il
lavoratore non è in grado di accorgersene in
precedenza”, poiché l’art. 2 del r.d. 530 del 1927,
“prescrive al datore di lavoro di avvertire
preventivamente il lavoratore del pericolo, di
indicargli i mezzi di prevenzione adatti” e l’art. 17
“prescrive l’aspirazione della polvere
immediatamente vicino al luogo ove viene
prodotta” (Corte di Cassazione, II^ Sezione
Civile, Sentenza n. 686 del 17.01.1941), cui
corrisponde la norma di chiusura di cui all’art.
2087 c.c. (r.d. 16.03.1942, n. 262), con la quale
si impone all’imprenditore di “adottare
nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo
la particolarità del lavoro, l'esperienza e la
tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità
fisica e la personalità morale dei prestatori di
lavoro”.
Sentenza della Corte di Cassazione
7 gennaio1941 n. 686
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tutela legale
poiché per le “malattie professionali
non garantite da assicurazione
obbligatoria il datore di lavoro non
può esimersi da responsabilità se
l’evento dannoso si sia prodotto per
sua colpa” (Corte di Cassazione,
Sentenza 17.01.1941, Soc. off.
elettroferro Tallero c. Massara)
Sentenza della Corte di Cassazione
17 gennaio1941 Obbligo di riconoscimento ed indennizzo
anche per le malattie non inserite nelle tabelle
Con la legge n. 455
del 12.04.1943,
l’asbestosi viene
contemplata tra le
malattie di origine
professionale
indennizzabili
dall’INAIL.
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PRODUZIONE E IMPORTAZIONE DI AMIANTO
IN ITALIA DAL 1946 AL 1992
Fonte: O.N.A.
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Produzione nazionale di amianto grezzo Italia e
Stati Uniti d'America; tonnellate; anni: 1945-1992
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e tutela legale
Orange:
United States
Red:
Italy
L’amianto in Italia
Materiali contenenti amianto in matrice
compatta 32 milioni di tonnellate
Amianto friabile alcuni milioni di
tonnellate
Amianto bonificato 500mila tonnellate
(meno del 2% del totale)
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e tutela legale
Principio
di precauzione
e rischio zero come
forma di prevenzione
primaria.
Mondo pulito = Salute
Mondo inquinato = Malattia
(René Truhaut e Giancarlo Ugazio)
Patologia
Ambientale
Salute
Ambientale
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AMIANTO KILLER
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Dati pubblicati nel 2012 nel “Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM – Inail - ISPESL) –
Quarto Rapporto”, che mostra l’aumento dei casi di mesoteliomi in Italia:
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Fonte INAIL
E’ confermato che in Italia più di 5.000 persone ogni anno perdono la vita in
seguito a patologie asbesto correlate (stime prudenziali che non tengono conto
delle altre patologie asbesto correlate).
I dati dell’epidemia in corso:
Source O.N.A. 2010
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Stime ONA
La lobby dell'amianto (1) Relazione scritta il 20 dicembre
1976, da Ermanno Martini,
ingegnere e dipendente della
ditta "Amiantifera" di
Balangero (Torino). La relazione
è stata utilizzata nel corso
tenuto a Neuss(Dusseldorf)
dal 13 al 18 dicembre
1976 a Wirtschaftsverband Asb
estzement e V. (WVAZ)
[Unione dei produttori di
cemento-amianto], organizzato
da Stephan Schmidheiny. In
questo rapporto è possibile
leggere la frase
"Dissociarsi da ogni
discussione delle idee del
dottor Selikoff e astenersi
dal citarlo".
Vi fa riferimento la Sentenza
del Tribunale di Torino n. 565
del 2012 (caso Eternit)
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La lobby dell'amianto è
riuscita ad influenzare le
decisioni del Governo Italiano
affinché in Italia non fossero
introdotti i limiti di soglia: Nota scritta a mano su un
"incontro" presso
la "Assocemento" di Roma, il
17 novembre 1978.Questa nota è
stata trovata fra le carte del
Consiglio di Amministrazione della
società"Amiantifera di
Balangero" (Torino) e ora si
tiene presso l'Archivio di Stato di
Torino. (Società di produzione di
amianto chiedere di rallentare la
questione della normativa sui limiti
di esposizione legati alla
produzione dei
lavoratori, "l'ENPI ha aderito a
questa richiesta ... Il ministro della
Salute ha confermato questo
fatto." - Torino, Archivio di Stato).
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Il Tribunale di Torino,
con la Sentenza n.
565 del 2012, ha
condannato Stephan
Schmidheiny a sedici
anni di reclusione.
La decisione è stata
poi confermata dalla
Corte di Appello di
Torino, che ha
aggravato la pena a
18 anni di reclusione,
poi annullata dalla
Cassazione. Il Dott. Stephan Schmidheiny insieme con il più volte
Presidente del Consiglio e già Presidente dell’Unione
Europea, Prof. Romano Prodi
Piano nazionale amianto del Governo Monti
Termine della mappatura;
Sensibilizzazione ed informazione;
Studio del problema amianto, per cercare una soluzione;
Utilizzo delle discariche;
Sottovalutazione dei dati relativi alla presenza di amianto e dell’epidemia in corso;
Limitazione del problema amianto ai soli siti Eternit (e a pochi altri).
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Piano nazionale amianto dell’ONA Onlus
I. PREVENZIONE PRIMARIA. Decontaminazione dei luoghi di vita e di lavoro, con la bonifica, attraverso un piano pluriennale nazionale di modernizzazione infrastrutturale e di rilancio industriale, attraverso la detrazione fiscale delle spese, l’utilizzo dei fondi strutturali europei, e dei finanziamenti della cassa depositi e prestiti;
Governo pubblico dell’economia, attraverso una costituzione dell’economia, che detti regole precise, con lo Stato arbitro, in grado di intervenire per interdire eventuali distorsioni del libero mercato e per fini sociali;
Valorizzazione delle autonomie locali e della sussidiarietà.
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Piano nazionale amianto dell’ONA Onlus
II. PREVENZIONE SECONDARIA. Ricerca scientifica, con la valorizzazione delle esperienze e dei risultati conseguiti a livello internazionale;
Sorveglianza sanitaria per i cittadini e lavoratori esposti a fibre di amianto;
Istituzione di una cabina di regia, per la costituzione di un unico protocollo nazionale, applicabile ai casi di patologie asbesto correlate.
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Piano nazionale amianto dell’ONA Onlus
III. PREVENZIONE TERZIARIA E TUTELA GIURIDICA DELLE VITTIME DELL’AMIANTO. Indagini epidemiologiche riferite a tutte le patologie asbesto correlate;
Istituzione del Registro degli esposti ad amianto;
Aggiornamento delle tabelle INAIL, con l’indennizzo di tutte le patologie asbesto correlate;
Istituzione di una Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro;
Riforma legislativa, che porti all’abrogazione della norma di cui all’art. 254 del D.Lgs. 81/08;
Abrogazione del termine di decadenza per i benefici contributivi per esposizione ad amianto per coloro che non hanno presentato la domanda entro il 15 giugno 2005;
Pensionamento anticipato per coloro che hanno patologie asbesto correlate, anche qualora non abbiano ancora età pensionabile.
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri luoghi di vita e lavoro: emergenza sanitaria e
tutela legale
“Quante vite
umane
potevano
essere salvate
se gli studi di
Gardner non
fossero stati
censurati!”
(Abrams)
Grazie.
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Inizio Testo
Indice
L’epidemia di patologie asbesto-correlate e
la sorveglianza sanitaria degli ex esposti:
iniziative nazionali ed internazionali
Prof. Pietro Sartorelli
Indice
L’EPIDEMIA DI PATOLOGIE ASBESTO-CORRELATE E LA SORVEGLIANZA SANITARIA DEGLI EX ESPOSTI:
INIZIATIVE NAZIONALI ED INTERNAZIONALI
Prof. Pietro Sartorelli
Medicina del Lavoro Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e
Neuroscienze Università degli Studi di Siena
CONFERENZA ONA
Amianto nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e negli altri
luoghi di vita e di lavoro: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno 26 Marzo 2015
World Health Organization WHO
Più di 107.000 persone all’anno morte per malattie da amianto contratte nell’attività lavorativa
La IARC ha riscontrato sufficiente evidenza
di cancerogenicità per l’uomo di tutti i tipi di
amianto
Le stime riguardano praticamente solo il mesotelioma pleurico
↓
non tengono conto del cancro del polmone molto più frequente e delle patologie asbesto-correlate non neoplastiche che
interessano > 25-30% dei lavoratori ex esposti con una larga prevalenza di placche pleuriche benigne
Per la complessità diagnostica anche il mesotelioma pleurico sembra essere sottonotificato
↓
possibilità che a Trieste il 45% dei mesoteliomi fosse non diagnosticata
Delendi e coll. IARC 1991
Il rischio da amianto è sicuramente di tipo
respiratorio
IARC 2012 → ruolo dell’esposizione prof. ad asbesto per mesotelioma maligno, cancro polmone, laringe e ovarico
Rischio gastroenterico non dimostrato ↓
associazione con cancro colon-retto e faringe al limite dell’evidenza
Agenzia Anno Concentrazione Limite
ACGIH 1968 12 ff/mL
ACGIH 1970-1974 5 ff/mL
OSHA 1972 5 ff/mL
OSHA 1976 2 ff/mL
NIOSH 1976 0,1 ff/mL crocidolite
ACGIH 1978-1980 0,2 ff/mL crocidolite
0,5 ff/mL amosite
2,0 ff/mL crisotilo e altre forme
OSHA 1976
1986
1990
2.0 ff/mL
0.2 ff/mL
0,1 ff/mL
Concentrazioni limite di asbesto raccomandate
National Institute of Public Health Stoccolma 1997
Fumo di tabacco 9,0%
Consumo di alcool 8,4%
Sovrappeso 3,7%
Rischi occupazionali 3,6%
Basso consumo di frutta e verdura 3,5%
Povertà relativa 3,1%
Disoccupazione 2,9%
Droga 2,4%
Inattività fisica 1,4%
Dieta con contenuto elevato di
grassi saturi 1,1%
Inquinamento ambientale 0,2%
Fattore Causale Contributo all’insieme del
burden of disease
Contributo di alcuni fattori di rischio all’insieme del Burden of Disease nella UE
Attuazione della sorveglianza sanitaria degli ex esposti
Programmi di screening da riservare alle popolazioni più a rischio
Necessaria sorveglianza sanitaria degli ex esposti per motivi
• clinici
• medico-legali
• epidemiologici
• di giustizia sociale
Devono essere impiegati criteri diagnostici standardizzati in particolare per la TC
Prestazioni sanitarie di tipo preventivo che non devono essere gravate da pagamenti
Screening: protocolli diagnostici standardizzati applicati su popolazioni a rischio → efficacia provata con metodi statistici
Sorveglianza sanitaria: attraverso l’approccio clinico si arriva a definire un percorso diagnostico che tiene conto di esposizione e ipersuscettibilità del soggetto
↓ si deve definire un profilo di rischio individuale per impostare
correttamente tipo e frequenza degli accertamenti sanitari in termini di costo/beneficio e rischio/beneficio
Dichiarazione di Helsinki 2014
• Le patologie asbesto-correlate devono essere diagnosticate più precocemente possibile sia per l’impiego appropriato delle misure preventive e terapeutiche disponibili sia per il loro riconoscimento medico-legale
• Per le popolazioni lavorative a maggior rischio si raccomandano gli screening del cancro del polmone
• I lavoratori ex esposti devono essere informati del significato degli accertamenti effettuati i cui costi non possono in alcun modo gravare sui lavoratori stessi
Criteri di Helsinki 2014 sulla diagnosi e l’attribuzione all’asbesto
delle fibrosi interstiziali polmonari e dei cancri
• Un programma generale di follow-up nei lavoratori esposti all’amianto dovrebbe essere stratificato in funzione dell'intensità, latenza e durata dell'esposizione
• Follow-up dei lavoratori altamente esposti proseguito fino a 30 anni dopo la cessazione dell'esposizione
• Raccomandato l'uso della classificazione ICOERD della TC
• Biomarcatori ematici quali le proteine della famiglia della mesotelina al momento non sufficientemente sensibili/specifici per impieghi diagnostici e di screening
Criteri di Helsinki 2014
• Diagnosi istologica dell’asbestosi: fibrosi interstiziale diffusa con presenza di corpuscoli o conteggio di fibre di amianto che rientri nel range registrato per l’asbestosi
↓
l’esito negativo della concentrazione di corpuscoli e fibre di asbesto non esclude né una potenziale
esposizione pregressa né la possibilità di insorgenza di patologie asbesto-correlate
con un risultato positivo invece la probabilità di seri danni alla salute è aumentata
Progetti CCM 2012 del Ministero della Salute
Attività CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo
delle malattie) rivolta a supporto di progetti di interesse nazionale che si basano su consolidate evidenze scientifiche e devono
garantire la loro trasferibilità sul territorio
• Sperimentazione e validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto ai sensi dell'art. 259 D.lgs. 81/08 Ente Partner: Regione Veneto
• Assistenza delle persone esposte ad amianto: sportelli informativi e sorveglianza epidemiologica Ente Partner: Regione Lazio
Sperimentazione e validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto ai sensi dell'art.
259 D.lgs. 81/08
• OBIETTIVO: definire una proposta di protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto secondo principi di efficacia, appropriatezza, risparmio e utilità sociale
• Propone che le Regioni e le Provincie Autonome mettano a disposizione un’offerta di assistenza sanitaria calibrata sulle disponibilità e le necessità locali rivolta agli ex esposti
• Tutti i lavoratori ex esposti ad amianto devono avere garantita un'assistenza sanitaria su domanda (in specifici casi è possibile la convocazione attiva)
Assistenza delle persone esposte ad amianto: sportelli informativi e sorveglianza epidemiologica
OBIETTIVO: creare un anello di congiunzione tra lavoratore ex esposto e SSR rappresentato dagli sportelli-amianto territoriali
SPORTELLI-AMIANTO:
• erogano informazione, assistenza e orientamento in percorsi diagnostico-terapeutici
• informano su rischi e accertamenti sanitari più corretti da effettuare sulla base della stima della pregressa esposizione
• promuovono attività di counselling sul fumo
• forniscono l’assistenza medico-legale nel riconoscimento delle patologie professionali e del riconoscimento previdenziale
Gruppo tecnico di lavoro coordinato da ISPO che tiene conto di:
• Piano Nazionale Amianto 2013
• esperienze di sorveglianza sanitaria nazionali e regionali
• specifici progetti CCM 2012 in corso
• risultati degli studi epidemiologici
Avviata fase di sperimentazione per:
• definizione delle esposizioni che attivano la sorveglianza sanitaria
• procedure di comunicazione e follow-up
• costi
Al termine di questa fase la Regione Toscana potrà deliberare atti attuativi del programma di sorveglianza sanitaria proposto
Linee di indirizzo della Regione Toscana sulla
sorveglianza sanitaria degli ex esposti ad amianto (Decreto Dir. n.1826 del 26.04.2012 della Regione Toscana)
Inizio Testo
Indice
I segni dell’amianto all’imaging
Prof.ssa Maria Antonietta Mazzei
Indice
M.A. MAZZEI
Università degli Studi di Siena. Dip. di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze.
AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SENESE
Diagnostica per Immagini (Dir. Prof. L. Volterrani)
Livorno 26 Marzo 2015
I SEGNI DELL’ AMIANTO all’ IMAGING I SEGNI DELL’ AMIANTO all’ IMAGING
RX TC TOMOSINTESI
IL RISCHIO DA AMIANTO è in primis DI TIPO RESPIRATORIO
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Diagnostica per Immagini
I segni dell’amianto: cosa cerchiamo?
PATOLOGIA DA AMIANTO
NON NEOPLASTICA: PLACCHE PLEURICHE, ASBESTOSI
complicanze BC ed Enfisema
TBC (storica)
Cuore polmonare cronico
NEOPLASTICA:
K laringeo (discusso)
K polmonare (associazione con fumo di sigaretta)
Mesotelioma pleurico
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
PLACCHE PLAURICHE IN-PROFILE AND FACE-ON
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
TOMOSINTESI
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
TC e Asbesto: perché?
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Diagnostica per Immagini
Perché l’ esame radiologico spesso non è sufficiente: Perché l’ esame radiologico spesso non è sufficiente:
- Può perdere fino al 60% delle placche pleuriche (soprattutto placche sottili e non calcifiche)1
- non sempre consente di ricondurre alterazioni parenchimali ad una
esposizione lavorativa
- non consente una precisa definizione della patologia parenchimale
1 Gefter WB, Conant EF, J Thorac Imaging 1988 Oct; 3(4): 11-28
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
TC e Asbesto: quale?
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HRCT: High Resolution Computed Tomography HRCT: High Resolution Computed Tomography
SPESSORE di STRATO:
<1.5mm, minimo possibile
INSPIRIO (eventuale ESPIRIO)
BONE KERNEL
ASSIALE (meglio parenchima)
SPIRALE (meglio pleura)
FUOCO FINE
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
Posizione PRONA (ev SUPINA)
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PLEURA
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Tecnica e fibrosi
CRISOTILO 517;
ANFIBOLI 517
fibre tot 1034
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
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TC e Asbesto: placche
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1.25mm/1.00mm, standard 3.00mm/3.00mm, standard
TC e Asbesto: placche
FN e tecnica
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
ASBESTOSI: Istologicamente è definita come una fibrosi polmonare interstiziale
associata alla presenza in sede intrapolmonare di corpi o fibre di asbesto
le fibre di asbesto si depositano in
primis nei bronchioli respiratori e nei
dotti alveolari, successivamente
si accumulano in sede subpleurica
nei pazienti con asbestosi le prime
alterazioni fibrotiche si
documentano nella regione
peribronchiolare, viene poi coinvolta
la parete alveolare e solo
successivamente la periferia del
lobulo ed il setto interlobulare
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TC e Asbestosi: semeiotica
Sedi: zone posteriori e lobi inferiori
Spesso in corrispondenza degli ispessimenti pleurici
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Vie di conduzione
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
Interstizio polmonare (Weibel, 1979)
Lobulo secondario (1-2,5 cm.)
Contiene 4-12 acini
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Scarsamente visibile lo è invece
spesso in caso di patologia polmonare
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Grade Descritpion
Grade 0 No appreciable peribronchial fibrosis confined to the
bronchiolar wall
Grade 1 (b) Fibrosis confined to the walls of respiratory bronchioles and
the first tier of adjacent alveoli
Grade 2 (b) Extension of fibrosis to involve alveolar ducts and/or ≥ 2 tier
of alveoli adjacent to the respiratory bronchiole, with sparing
of the least some alveoli between adjacent bronchioles
Grade 3 Fibrotic thickening of the walls of all alveoli between ≥ 2
adjacent respiratory bronchioles
Grade 4 Honey-combing changes
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Histologic Grading Scheme for Asbestosis (AMERICAN COLLEGE OF PATHOLOGY 2010)
CARATTERISTICHE ANATOMO-PATOLOGICHE
IL COLLEGE OF AMERICAN PATHOLOGISTS E LA PULMONARY PATHOLOGY SOCIETY PER IDENTIFICARE LA
FIBROSI DELLE PARETI BRONCHIOLARI DA ASBESTO UTILIZZANO LA DIZIONE DI ASBESTOS AIRWAYS DISEASE
•An average score is obtained for an individual case by adding the score for each slide (0 to 4 ),
then dividing by the number of slides examined.
• Grade 1 and, to lesser extent, grade 2 need to be distinguished from smoking-induced
peribronchiolar fibrosis and mixed-dust pneumoconiosis.
TC e Asbestosi
Ruolo fondamentale insieme alla anamnesi lavorativa
HRCT FINDINGS IN ASBESTOSIS
Findings of fibrosis (i.e. traction bronchiectasis or bronchiolectasis,
intralobular interstitial thickening, irregular interlobular sptal thickening ,
irregular interface) a,b
Honeycombing in advanced disease
Supleural dotlike opacites in early disease (peribronchiolar fibrosis)a,b
Subpleural lines a
Parietal pleural thickening or plaques a,b
Parenchymal bands particularly in association with pleural thickening a,b
Earliest abnormalities posterior and basal
Ground-glass opacity
a most common findings b findings most helpful in differential diagnosis BASAL PREDOMINANCE!
Akira (2003) predominanza basale
nel 98% dei pazienti analizzati
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Subpleural dotlike opacities in early disease FIBROSI PERIBRONCHIOLARE
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Subpleural dotlike opacities in clusters in early disease
subpleural curvilinear opacities when confluent
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Subpleural dotlike opacities in clusters in early disease
Interlobular interstitial thickening
Subpleural lines
subpleural curvilinear opacities when confluent
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Honey combing
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2009 2013 Tecnica e fibrosi: FP
SUPINO PRONO
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HRCT: perché in prono ?
migliore espansione delle porzioni posteriori
la patologia è spesso posteriore
la maggior parte del
parenchima è posteriore!
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73-92 ufficiale di macchina su navi da carico e
petroliere coibentate con amianto.
Ha coibentato e decoibentato con forbici e mole
92-2013 c/o esposto a sost.chimiche come glicole
etilenico, ac.isoftalico, ac.teraftalico con aggiunta
di catalizzatori e stabilizzatori
BALF: 13/07/12 CRISOTILO 0; ANFIBOLI
472ff/ml
Discrepanze: rapporto fibrosi/palcche
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Cantieri navali Livorno:
con mascherine usa e getta
10.000ff/ml BALF,
Prevalentemente anfiboli
Discrepanze: rapporto fibrosi/palcche
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FIBROSI SUB-PLEURICA
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Strie atelectasiche vicino
a ispessimenti pleurici
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Atelectasia rotonda
Focolaio di polmonite nel Gennaio 2012
Marzo 2012 TC (anamnesi non nota al
momento delle indagini radiologiche)
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19/03/12 bx transbronchiali: n.s.
24/04/12 bx TC-guidata lesione LSS : materiale
ematico, no cellule.
07/06/12 BAL: non atipie citologiche; batteriologico:
neg; Non corpuscoli di AB
Bx chirurgica Istologico: FIBROSI PLEURICA E
PLACCHE FIBROIALINE con FB ASBESTO
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
Mesotelioma
sarcomatoide
linfoistiocitoide
TNM/IMIG. Pericardio interno
stadio IV. Inoperabile
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
DD del NPS
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Medicina, Chirurgia e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
ott. 2011
ott. 2004
ott. 2009
dic. 2012
nov. 2012
SUV 1,8
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Medicina, Chirurgia e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Patologia Umana ed Oncologia – Sez. di Scienze Radiologiche. Diagnostica per Immagini
Decremento del rischio con incremento dell’età
L’irradiazione nella donna
espone ad un rischio del
30-40% superiore rispetto
ai maschi
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Medicina, Chirurgia e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
HRCT / TC torace
Spiral
Axial
Mammella
Ss 0,625 mm
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
Università degli Studi di Siena, Dipartimento Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
CONCLUSIONI
Paziente con esposizione nota Paziente con esposizione NON nota
Radiologo edotto/sensibilizzato
Radiologo NON edotto/
NON sensibilizzato
(RILETTURE!)
COLLABORAZIONE
MEDICO DEL LAVORO/RADIOLOGO
ANAMNESI
IMPORTANZA DEI PRECEDENTI
(DD interstiziopatie professionali/altre interstiziopatie)
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze, Diagnostica per Immagini
1.25mm/1.00mm, standard 3.00mm/3.00mm, standard
FN e tecnica
TC e Asbesto: placche
MA Mazzei I segni dell’amianto all’ imaging
TORACE
Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze. Diagnostica per Immagini
Inizio Testo
Indice
Soggetti responsabili civili e penali.
Tecniche d’indagine e ostacoli per
l’individuazione delle imprese
Dott. Paolo Rivella
Indice
Inizio Testo
Indice
Il ruolo dell’ONA: dalla
denuncia alla proposta
Dott. Michele Rucco
Indice
dott. Michele Rucco
Segretario Generale
Amianto: emergenza
sanitaria e tutela legale Livorno - 26 Marzo 2015
IL RUOLO DELL’O.N.A.:
dalla denuncia
alla proposta.
promuovere e tutelare la salute in ogni
ambito di esplicazione della vita
umana:
1. − prevenzione primaria
2. − prevenzione secondaria
3. − prevenzione terziaria
rappresentare, tutelare, assistere
moralmente e materialmente i
lavoratori ed i cittadini esposti ad
amianto e ad altri patogeni
tutelare i diritti costituzionalmente
garantiti a ogni persona
“Al centro di ogni
questione, anche
di quella lavorativa,
va sempre posta
la persona e
la sua dignità”
L’esperienza è l’insegnante
più difficile ed esigente:
Prima ti fa l’esame,
Poi ti insegna la lezione
Oscar Wilde
ovverosia la migliore e più eloquente
rappresentazione di questo paradosso
a fianco delle persone
a fianco delle istituzioni
a fianco della Magistratura
a fianco delle strutture mediche
a fianco ed insieme ad altre
Associazioni
Dipartimento Ricerca e Cura del
Mesotelioma
Ambulatorio oncologico on line
Guardie Nazionali Amianto
Ricorso alla Corte Europea
Quaderni tecnico scientifici
Quello che tu puoi fare
è solo una goccia nell’oceano,
ma è ciò che dà significato
alla tua vita.
Albert Schweitzer
Inizio Testo
Indice
Monitoraggio degli esposti ed ex-esposti ad
amianto negli ambienti di lavoro e di vita:
costi, benefici e coperture economiche
Dott.Paolo Pitotto
Indice
Amianto: emergenza sanitaria e tutela legale
Livorno - 26 Marzo 2015
Monitoraggio degli esposti ed ex-esposti ad amianto negli ambienti di lavoro e di vita:
costi, benefici e coperture economiche.
Dott. Paolo Pitotto
Agli inizi del ‘900 si credeva che l’asbestosi fosse preceduta dalla tubercolosi
“.... ritengo giustificato il sospetto che l’industria dell’amianto costituisca, forse a motivo dello speciale pulviscolo a cui dà luogo, una delle occupazioni più perniciose quanto a predisposizione verso la tubercolosi polmonare, sì che si impongano speciali misure d’igiene e speciali misure di lavoro per gli operai che vi si adibiscono. ....La classe lavoratrice ha bisogno e possibilità di essere tutelata contro le insidie di quello stesso lavoro a cui chiede il sostentamento, che paga non di rado a prezzo della propria salute e della propria esistenza”.
L. Scarpa, Lavori dei Congressi di Medicina Interna- Industria dell’amianto e tubercolosi (XVIII Congresso tenuto in Roma nell’ottobre 1908), Roma marzo 1909 .
La correlazione tra k polmonare e amianto è emersa prima di quella con
il mesotelioma.
Questa tabella, estratta dalla tesi di laurea di Portigliatti in seguito direttore della Medicina
Legale di Torino, lo conferma.
M. Portigliatti Barbos, Considerazioni sull’associazione: Asbestosi e carcinoma polmonare,
Giorn. Acc. Med. di Torino, 118 (1-6): 91-107,1955.
Atto di indirizzo
Al fine di facilitare il riconoscimento dei benefici amianto, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, a firma di un sottosegretario, in concertazione con le organizzazioni sindacali, ha emanato nel corso degli anni numerose linee di indirizzo volte al riconoscimento dei benefici previdenziali conseguenti alla massiccia esposizione ad amianto per i lavoratori di alcune imprese e per quelli delle ditte in appalto che operavano all’interno delle medesime imprese con mansioni equivalenti.
Tali benefici erano riconosciuti per un determinato arco di tempo, e in alcuni casi per lo stesso impianto produttivo vi sono provvedimenti successivi che hanno esteso il periodo di esposizione riconosciuto.
Risulta pertanto evidente che il politico che ha firmato tali documenti, essendo sottosegretario, aveva una qualifica amministrativa vincolante per i destinatari del provvedimento: INAIL, DC pensioni e CONTARP.
Atto di indirizzo Gli atti di indirizzo sono atti amministrativi che:
1) laddove siano frutto di normativa delegata ed abbiano l'effetto di istituire diritti, benefici, ecc. hanno anch'essi un valore normativo;
2) qualora si reggano su accertamenti condotti da pubblici ufficiali e cioè li presuppongano, i fatti ivi accertati non possono essere contestati semplicemente negandoli, ma si renderebbe necessaria contestazione formale o sul piano penale oppure amministrativo, sicché, pur con tutte le cautele del caso, può sostenersi come le attestazioni ivi contenute non possano essere contraddette ed abbiano valore vincolante (perlomeno fatta prova contraria).
Questo tipo di provvedimento ministeriale è iniziato nel 1996 raggiungendo il massimo nel 2000-2001, ed è stato disposto per meno di 200 ditte in tutta Italia, a fronte delle migliaia di aziende che di fatto utilizzavano l’amianto.
Atti di indirizzo
N° Impianto Località Gruppo Settore Atto Prot.
001 Officine S. Giorgio Padova Materferro 10/11/00 42
002 Firema Trasporti Cittadella (Pd) Firema Materferro 10/11/00 44
003 Firema Trasporti Oms Padova Firema Materferro 10/11/00 45
004 O.
Veronesi/Galtarossa Verona Materferro 21/11/00 47
005 Fervet Viareggio (Lu) Fervet Materferro 22/11/00 52
006 Fervet Castelfranco (Ts) Fervet Materferro 22/11/00 54
007 O.me.ca. Reggio Calabria Breda Ansaldo Materferro 22/11/00 55
008 O.m.fe.sa ex Nomef Tropuzzi (Lo) Materferro 22/11/00 56
009 Fiat Ferroviaria Colleferro (Rm) Fiat Ferrovia Materferro 22/11/00 57
010 S.g.l. Civitanova (Mc) Materferro 22/11/00 58
011 C.s. Ilva Taranto Ilva-Italsider Siderurgia 6/12/00 61
012 Kuwait Raffinazione Napoli Chimica 6/12/00 (316)
Atti di indirizzo – (2)
012 Kuwait Raffinazione Napoli Chimica 6/12/00 (316)
013 Officine Fiore Ercolano (Na) Firema Materferro 12/12/00 63
014 SIGE Ferroviaria Casagiove (Ce) Materferro 12/12/00 65
015 Firema Trasporti Caserta Firema Materferro 12/12/00 67
016 ICMI Napoli 18/12/00 (344)
017 Imprese Appalto NCA Carrara M.na (Ms) Navalmec.ca 20/12/00 69
018 Nuovi Cantieri
Apuania Carrara M.na (Ms) Navalmec.ca 20/12/00 70
019 Rodriquez C.N. Messina Navalmec.ca 20/12/00 71
020 C.S. Ilva Bagnoli (Na) Ilva-Italsider Siderurgia 28/12/00 73
021 Imp. Appalto Ilva Bagnoli (Na) Varie/Finsider Siderurgia 28/12/00 73
022 Imp. Appalto Ilva
(Icrot) Bagnoli (Na) Varie/Finsider Siderurgia 8/8/01 77
023 ICMI Napoli Ilva/Italsider Siderurgia 8/8/01 79
024 Imp. Appalto Ansaldo
En. Italia Elettromec.a 9/2/01 81
Atti di indirizzo – (3)
025 Imp. Appalto
Ansaldo, Fin. Italia IRI Elettromec.a 9/2/01 81
026 Ansaldo Ener. Tecnici Italia Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 82
027 Ansaldo Sampierdarena(Ge) Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 83
028 Ansaldo G.M. Campi (Ge) Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 86
029 Ansaldo C.M.I. Fegino Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 88
030 Ansaldo Motori Sestri Ponente(GE) Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 90
031 Ansaldo EX ASGEN Monfalcone (Go) Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 92
032 Termosud Gioia del Colle (Ba) Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 94
033 Ansaldo En. Ex F.
Tosi Legnano (Mi) Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 96
034 Ansaldo Energia S.S. Giovanni (Mi) Ansaldo Elettromec.a 9/2/01 99
035 F.B.M. Hudson
Italiana Terno d'Isola (Bg) Ex Fochi Elettromec.a 22/2/01 101
036 Imprese Appalto FBM Italia Elettromec.a 22/2/01 102
037 FBM Hudson Tecnici Terno d'Isola (Bg) Ex Fochi Elettromec.a 22/2/01 104
Atti di indirizzo – (4)
038 Imp. Appalto
Ansaldo Tra. Italia Materferro 23/2/01 105
039 Ansaldo Trasporti
Tec. Napoli Ansaldo Materferro 23/2/01 107
040 Ansaldo Trasporti Napoli Ansaldo Materferro 23/2/01 108
041 Ansaldo Trasporti S.S. Giovanni (Mi) Ansaldo Materferro 23/2/01 110
042 Cn F.lli Neri Livorno Navalmec.ca 16/3/01 113
043 Imprese Appalto F.lli
Neri Livorno Navalmec.ca 7/3/01 114
044 Imprese Appalto
Enichem Brindisi Impiantistica 7/3/01 115
045 Imprese Appalto
Enichem Marghera (Ve) Impiantistica 7/3/01 115
046 Imprese Appalto
Enichem Ravenna Impiantistica 7/3/01 115
047 Cn Pesaro Pesaro Navalmec.ca 7/3/01 117
048 Imprese Appalto Cn
Pesaro Pesaro Navalmec.ca 7/3/01 118
049 Magliola Santhià (Vc) Materferro 7/3/01 119
050 C.N. Tommasi Ancona Navalmec.ca 7/3/01 121
Atti di indirizzo – (5)
051 C.N. Morini Ancona Navalmec.ca 7/3/01 123
052 C.N. A. C.R.N. Ancona Navalmec.ca 7/3/01 125
053 IPZS Ist. Poligrafico
Zecca Stato Foggia 8/3/01 (479)
054 IPZS Ist. Poligrafico
Zecca Stato Foggia 2/5/01 (601)
055 LIPS Italiana Livorno Fincantieri Navalmec.ca 16/3/01 127
056 Imp. Appalto A.F.
Servola Servola (Ts) Siderurgia 8/3/01 129
057 Imp. Appalto A.F.V.
Beltr. Marghera (Ve) Siderurgia 8/3/01 129
058 Imp. Appalto Acc.
Piomb. Piombino (Li) Lucchini Siderurgia 8/3/01 129
059 Imprese Appalto ICMI Napoli Siderurgia 8/3/01 129
060 Imprese Appalto Ilva Bagnoli (Na) Siderurgia 8/3/01 129
061 Imprese Appalto Ilva Cornigliano (Ge) Siderurgia 8/3/01 129
062 Imprese Appalto
Iritecna Campi (Ge) Siderurgia 8/3/01 129
063 A.F.V. Beltr e Italsider Marghera (Ve) Ex Italsider Siderurgia 8/3/01 131
Atti di indirizzo – (6)
064 C.s. Iritecna Campi (Ge) Ilva Italsider Siderurgia 8/3/01 135
065 Acciaierie Piombino
Tecnici Piombino (Li) Ilva Italsider Siderurgia 8/3/01 139
066 Acciaierie Piombino Piombino (Li) Ilva Italsider Siderurgia 8/3/01 140
067 C.s. Ilva O. Sinigaglia
(2) Cornigliano (Ge) Siderurgia 8/3/01 145
068 C.s. Iritecna tecnici Campi (Ge) Ilva Italsider Siderurgia 8/3/01 146
069 C.s. O. Sinigaglia tecn. Cornigliano (Ge) Ilva Italsider Siderurgia 8/3/01 147
070 Firema Trasporti Tito (Pz) Firema Materferro 8/3/01 151
071 C.s. Ilva (2°) Taranto Ilva Italsider Siderurgia 8/3/01 153
072 Impr. Appalto C.s.
Ilva Taranto Siderurgia 8/3/01 154
073 C.s. Ilva - tecnici Italia Ilva Italsider Siderurgia 8/3/01 155
074 Breda Pistoiesi (2°) Pistoia Breda Ansaldo Materferro 8/3/01 159
075 Imprese Appalto C.le
Enel Genova Impiantistica 8/3/01 161
076 Imp. Appalto
C.Add.Enel Piacenza Impiantistica 8/3/01 161
Atti di indirizzo – (7)
077 Imprese Appalto C.le
Enel Augusta Impiantistica 8/3/01 161
078 Imprese Appalto C.le
Enel Bari Impiantistica 8/3/01 161
079 Imprese Appalto C.le
Enel Bastardo Impiantistica 8/3/01 161
080 Imprese Appalto C.le
Enel Brindisi Nord Impiantistica 8/3/01 161
081 Imprese Appalto C.le
Enel Casella Impiantistica 8/3/01 161
082 Imprese Appalto C.le
Enel Chivasso Impiantistica 8/3/01 161
083 Imprese Appalto C.le
Enel Caorso Impiantistica 8/3/01 161
084 Imprese Appalto C.le
Enel Fiumaretta Civ.chia Impiantistica 8/3/01 161
085 Imprese Appalto C.le
Enel Fiumesanto Impiantistica 8/3/01 161
086 Imprese Appalto C.le
Enel La Spezia Impiantistica 8/3/01 161
087 Imprese Appalto C.le
Enel Livorno Impiantistica 8/3/01 161
088 Imprese Appalto C.le
Enel Mercure Impiantistica 8/3/01 161
089 Imprese Appalto C.le
Enel Monfalcone Impiantistica 8/3/01 161
Atti di indirizzo – (8)
090 Imprese Appalto C.le
Enel Napoli Levante Impiantistica 8/3/01 161
091 Imprese Appalto C.le
Enel Ostiglia Impiantistica 8/3/01 161
092 Imprese Appalto C.le
Enel Pietrafitta Impiantistica 8/3/01 161
093 Imprese Appalto C.le
Enel Piombino Impiantistica 8/3/01 161
094 Imprese Appalto C.le
Enel Porto Corsini Impiantistica 8/3/01 161
095 Imprese Appalto C.le
Enel Porto Empedocle Impiantistica 8/3/01 161
096 Imprese Appalto C.le
Enel Porto Marghera Impiantistica 8/3/01 161
097 Imprese Appalto C.le
Enel Porto Tolle Impiantistica 8/3/01 161
098 Imprese Appalto C.le
Enel Portoscuso Impiantistica 8/3/01 161
099 Imprese Appalto C.le
Enel Priolo Gargallo Impiantistica 8/3/01 161
100 Imprese Appalto C.le
Enel Rossano Impiantistica 8/3/01 161
101 Imprese Appalto C.le
Enel S. Barbara Cavriglia Impiantistica 8/3/01 161
102 Imprese Appalto C.le
Enel S. Filippo del Mela Impiantistica 8/3/01 161
Atti di indirizzo – (9)
103 Imprese Appalto C.le
Enel Santa Gilla Impiantistica 8/3/01 161
104 Imprese Appalto C.le
Enel Sulcis Impiantistica 8/3/01 161
105 Imprese Appalto C.le
Enel Tavazzano Impiantistica 8/3/01 161
106 Imprese Appalto C.le
Enel Termini Imerese Impiantistica 8/3/01 161
107 Imprese Appalto C.le
Enel Torvaldaliga Sud Impiantistica 8/3/01 161
108 Imprese Appalto C.le
Enel Trino Vercellese Impiantistica 8/3/01 161
109 Imprese Appalto C.le
Enel Turbigo Impiantistica 8/3/01 161
110 Imprese Appalto C.le
Enel Vado Ligure Impiantistica 8/3/01 161
111 Imprese Appalto C.le
Enel Fusina Impiantistica 8/3/01 161
112 Imprese Appalto C.le
Enel Piacenza Impiantistica 8/3/01 161
113 Imp. Appalto Campog.
Enel Larderello Impiantistica 8/3/01 161
114 Imprese Appalto
Dalmine Bergamo Siderurgia 9/3/01 167
115 Imp. Appalto Dalmine
Tps Bergamo Siderurgia 9/3/01 167
Atti di indirizzo – (10)
116 Dalmine Tecnici Dalmine (Bg) Ilva Siderurgia 9/3/01 168
117 Dalmine TPS Tecnici Sabbione (Bg) Ilva Fochi Siderurgia 9/3/01 168
118 Dalmine spa Dalmine (Bg) Ilva Siderurgia 9/3/01 169
119 Dalmine T.P.S. Sabbio Berg. (Bg) Ilva Fochi Siderurgia 9/3/01 170
120 Acciai Speciali Terni Torino Ilva Italsider Siderurgia 14/3/01 171
121 Ilva Laminati Piani Torino Ilva Italsider Siderurgia 14/3/01 171
122 Whirlpool Europe Napoli Whirlpool Eldom 4/4/01 175
123 C.s. Ilva Taranto Ilva Italsider Siderurgia 5/4/01 179
124 Ilva Taranto 17/4/01 (562)
125 Ilva Taranto 20/4/01 (574)
126 Ilva Taranto 23/4/01 (575)
127 Ilva Taranto 23/4/01 (576)
128 Ilva Taranto 6/6/01 (643)
Atti di indirizzo – (11)
130 Nuovo Pignone Massa Carrara N. Pignone Elettromec.a 6/4/01 185
131 Michelin Torino Pneumatici 6/4/01 (554)
132 Imp. Appalto A.F.
Servola Servola (Ts) Siderurgia 17/4/01 189
133 Imp. Appalto A.F.V. Marghera (Ve) Siderurgia 17/4/01 189
134 Beltrame
135 Imprese Appalto
Acciaierie Piombino (Li) Lucchini Siderurgia 17/4/01 189
136 Imprese Appalto AST Siderurgia 17/4/01 189
137 Imprese Appalto ICMI Napoli Siderurgia 17/4/01 189
138 Imprese Appalto Ilva Bagnoli (Na) Siderurgia 17/4/01 189
139 Imprese Appalto Ilva
L.P. Torino Siderurgia 17/4/01 189
140 Imp.App. Ilva O.
Sinigaglia Cornigliano (Ge) Siderurgia 17/4/01 189
141 Imprese Appalto
Iritecna Campi (Ge) Siderurgia 17/4/01 189
142 S.G.I. Civitanova M. (Mc) Materferro 18/4/01 191
Atti di indirizzo – (12)
143 Cereol Italia Ancona Marche 19/4/01 (570)
144 Nuova SIET Taranto Siderurgia 5/4/01 193
145 C.s. Ilva (chiarimenti) Taranto Ilva Italsider Siderurgia 23/4/01 195
146 C.s. Ilva Taranto Siderurgia 23/4/01 197
147 Ansaldo Italtrafo S. Palomba (Rm) Ansaldo Materferro 23/4/01 199
148 Ansaldo Italtrafo tecn S. Palomba (Rm) Ansaldo Materferro 23/4/01 203
149 CIMA Mantova Materferro 23/4/01 205
150 O.ME.CA (2°) Reggio Calabria Breda Ansaldo Materferro 23/4/01 209
151 CNL ex Breda (2°) Marghera (Ve) Fincantieri Navalmec.ca 23/4/01 211
152 Off. Firema (2°) Cittadella (Pd) Firema Materferro 23/4/01 213
153 CNL Fincantieri (2°) C.mare di Stabia Fincantieri Navalmec.ca 23/4/01 215
154 Vetreria Zignago Portoguraro (VE) 23/4/01 (580)
155 Nuova siet
(chiarimento) Taranto Siderurgia 2/5/01 217
Atti di indirizzo – (13)
156 MecFond Napoli Siderurgia 11/5/01 219
157 Bari Fonferie Merid. -
BFM Bari Finmeccanica Siderurgia 28/05/01 223
158 Materit Casale Mon. (Al) Materit Pannelli 8/6/01 227
159 Materit Ferrandina (Mt) Materit Pannelli 8/6/01 227
160 AVIS C.mare Stabia (Na) Breda Ansaldo Materferro 18/1/01
161 AVIS C.mare Stabia (Na) Breda Ansaldo Materferro 1996
162 Breda Pistoiesi Pistoia Breda Ansaldo Materferro 4/9/99
163 Cnl Palermo Fincantieri Navalmec.ca 1996
164 CA.MED. Napoli ex Fincantieri Navalmec.ca 1998
165 COLGED Lucca varie 16/11/00
166 FIAT Ferroviaria Savigliano (Cu) Fiat Ferrovia Materferro 1/6/99
167 Imprese Appalto
AVIS C.mare Stabia (Na) Materferro 18/1/01
168 SEBN Napoli ex Fincantieri Navalmec.ca 1998
Atti di indirizzo – (14)
169 SOFER Pozzuoli (Na) Breda Ansaldo Materferro 1996
170 SOFER Pozzuoli (Na) Breda Ansaldo Materferro 6/2/01
171 Porto di Trieste Trieste
172 Porto di Palermo Palermo
173 Porto di Chioggia e
Venezia Chioggia e Venezia
174 Porto di Genova Genova
175 Porto di Napoli Napoli
176 Porto di Savona Savona
Deroghe tecniche
In Italia vi è stato un tardivo recepimento della direttiva comunitaria che impediva l’estrazione, l’utilizzo e la commercializzazione di manufatti contenenti amianto a decorrere da 365 giorni dall’entrata in vigore della L. 257/1992 (G.U. n.87 del 13/04/1992 S.O.), con deroga biennale per: - lastre di amianto piane o ondulate di grande formato; - tubi, canalizzazioni e contenitori per lo stoccaggio e il trasporto dei fluidi ; - guarnizioni di attrito per veicoli a motore, macchine e impianti industriali; - altri prodotti contenenti amianto.
Deroghe tecniche
Pertanto dal 28/04/1994 il divieto risultava esteso a tutti prodotti ed il mancato rispetto di questa norma doveva essere sanzionato con ammenda da 10 a 54 milioni di lire. Tuttavia negli anni successivi si sono verificati casi di proroghe sino ad esaurimento scorte e/o di deroghe per motivi tecnici, che di fatto hanno consentito in molti settori di continuare ad impiegare questo materiale, con conseguente rischio delle maestranze; in altri casi vi è poi stato un impiego perdurante e non dichiarato, ed il divieto di utilizzo è stato aggirato con espedienti che tuttora espongono molti operai ad amianto nell’ambiente di lavoro.
Deroghe tecniche
Tutte queste norme sono attualmente oggetto di una ricerca specifica, al fine di valutare esattamente natura ed entità del materiale contenente amianto utilizzato a tutt’oggi, anche in relazione al divieto di commercializzazione vigente da lunga pezza. -.
Tutti gli studi epidemiologici evidenziano che a Casale l'aumento dei mesoteliomi riscontrati nella popolazione era direttamente proporzionale alla vicinanza dell'abitazione alla fabbrica, a dimostrazione che il rischio proprio dell’ambiente di lavoro in questo caso si estende agli ambienti di vita limitrofi.
Nonostante che in questo convegno gli imprenditori siano sul banco degli imputati, non mancano esempi di impegno e di buona gestione nella prevenzione dei rischi, come quello dimostrato dalla Solvay nel contenimento degli infortuni sul lavoro, attraverso la partecipazione di uno psicologo del lavoro (anche se non vi era alcun obbligo di legge). All’epoca i media parlavano, spesso impropriamente, di incremento degli infortuni sul lavoro: di fatto nella cifra complessiva erano stati inseriti anche gli infortuni in itinere, per cui ai classici incidenti in fabbrica erano stati aggiunti anche quelli – talora mortali - avvenuti nel tragitto di andata/ritorno dal lavoro. Cavallari S., Infortuni come evitarli ed aumentare la sicurezza sul lavoro – Aspetti psicologici nella prevenzione degli infortuni, Studio SC, dicembre 1999 Arese (Milano)
“monte di carbone” presente all’interno dello
stabilimento Solvay ed in altri stabilimenti, quali ad esempio l’Ilva di Taranto. Da esso si libera una consistente quantità di benzopirene, sostanza cancerogena presente anche nel fumo di sigaretta, che le correnti d’aria trasportano in direzione delle vicine case operaie. I lavoratori sono pertanto esposti sia durante l’orario di lavoro sia nelle ore trascorse nell’ambiente domestico, e questa componente espositiva coinvolge anche i loro famigliari. A quante sigarette fumate equivale l’aria respirata in queste zone limitrofe allo stabilimento? I casi di neoplasie correlate vanno attribuite all’ambiente di vita o a quello di lavoro? Quanto avvenuto a Casale prova purtroppo l’importanza di questa affermazione, ripresa dalle raccomandazioni contenute a pagina 130 del libro di E. Roth, Malattie professionali e igiene del lavoro, traduzione dr. L. Carozzi, prefazione prof. L. Devoto, Treves Ed., Milano 1909!
Le guide telefoniche permettono di ricostruire dove erano situate le fabbriche che producevano manufatti in amianto. Fino a metà ‘900 queste fabbriche si trovavano nei centri abitati. Spesso questo portava ad un disastro ambientale anche perché gli aspiratori utilizzati, progettati per la silice, erano muniti solo di un cassone di recupero delle polveri, quindi non risultavano idonei a trattenere le sottilissime e leggerissime fibre di amianto (miss Deane 1898...) aspirate nell'ambiente di lavoro, che di fatto venivano rilasciate negli ambienti di vita. La cosa è ancora più grave se si pensa che i cicloni erano in uso già da metà ‘800, e questi apparecchi – purché di lunghezza appropriata- avrebbero risolto in buona parte il problema in quanto sarebbe stato possibile trattenere una gran parte di fibre.
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Appendice 2
Rassegna stampa
Convegno Livorno 26.03.2015
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Locandina Convegno
Livorno 26.03.2015
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Comunicato stampa ONA
28.03.2015 per
l’ITI Leonardo Da Vinci di Firenze
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Avviso affisso nell’ITI
Leonardo Da Vinci di Firenze
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Atti di sindacato ispettivo del
Consigliere Comunale di Firenze,
Arianna Xekalos, relativamente all’ITI
Leonardo Da Vinci di Firenze
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Rassegna stampa relativa all’ITI
Leonardo Da Vinci di Firenze
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