Attese e disattese - Fiorella PINI

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LIBERA UNIVERSITÀ DI STUDI PSICOLOGICI EMPIRICI Michel Hardy - Counselor in Discipline Psicologiche Empiriche - ATTESE E DISATTESE DAL COMPLESSO DI CENERENTOLA ALLA SINDROME DI BIANCANEVE LA METAMORFOSI DEI RUOLI IN CHIAVE EMPIRICA Fiorella PINI Tesi LUMH e F.A.I.P. - 8 e 9 Giugno 2012

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Tesi F.A.I.P. di Fiorella PINI.

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LIBERA UNIVERSITÀ

DI STUDI PSICOLOGICI EMPIRICI

Michel Hardy

- Counselor in Discipline Psicologiche Empiriche -

ATTESE E DISATTESE

DAL COMPLESSO DI CENERENTOLA ALLA

SINDROME DI BIANCANEVE

LA METAMORFOSI DEI RUOLI IN CHIAVE EMPIRICA

Fiorella PINI

Tesi LUMH e F.A.I.P. - 8 e 9 Giugno 2012

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È stata una mia sfida,

una mia lotta,

una mia personale vittoria …

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INDICE

INTRODUZIONE ............................................................................................................................. 3

1. LA MIA CONSEGNA FAMILIARE ...................................................................................... 4

La nascita del Debito Empirico ............................................................................................. 6

L’Ordine.......................................................................................................................................... 7

Il Debito di base ....................................................................................................................... 10

Le mie strategie di compensazione .................................................................................. 10

2. BIANCANEVE O CENERENTOLA?................................................................................. 14

La sindrome di Biancaneve ................................................................................................. 15

Il complesso di Cenerentola ................................................................................................ 19

3. LA COPPIA INVERSA: la donna finta yang e l’uomo finto yin ...................... 23

Responsabilità .......................................................................................................................... 28

4. ANIMUS E ANIMA: l’integrazione dello yin e dello yang ................................ 30

Gli indicatori empirici ............................................................................................................ 32

Il senso di colpa ........................................................................................................................ 33

La risoluzione ........................................................................................................................... 34

5. LA METAMORFOSI EMPIRICA: il degrado, le alterazioni nella donna .... 36

La donna YIN ALTERATA ..................................................................................................... 37

La donna FINTA YIN ............................................................................................................... 39

La vittima rabbiosa: FINTA YIN – FINTA YANG .......................................................... 41

La donna FINTA YANG .......................................................................................................... 43

La donna YANG AUTENTICA ............................................................................................... 44

La Matrice d’Eccellenza: la donna YIN INTEGRATA .................................................. 46

CONCLUSIONI: L’ ARRENDEVOLEZZA ............................................................................. 47

Ringraziamenti ............................................................................................................................. 49

BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................. 50

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INTRODUZIONE

Vivi come credi.

Fai ciò che ti dice il cuore … e tienilo sempre presente,

una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali:

Canta, ridi, balla ama

e vivi intensamente ogni momento ,

prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.

- Charlie Chaplin -

Nel corso del mio percorso di evoluzione personale e dopo numerosi seminari e corsi in

diverse discipline ho incontrato il Magister Michel Hardy, il fondatore dell’Approccio

Empirico. La motivazione apparente della mia ricerca interiore era una mancanza di volontà

e un approccio sbagliato all’alimentazione.

Ho intrapreso questo nuovo viaggio nell’anno 2007, scoprendo l’approccio alla psicologia

empirica, ossia un nuovo antico concetto che ci ripropone le nostre dinamiche nascoste in

chiave diversa. Così la rabbia, la paura, la colpa, il rancore, il risentimento, la sfiducia e

l’amore possono essere superati attraverso un riconoscersi parte di un grande disegno,

l’ordine empirico. Riavvicinandosi a quell’ordine ritroviamo il bandolo della matassa che

spesso ci sfugge, scoprendo il nostro arretrato empirico ossia il debito.

Facendo un’analisi di questi sei anni ho avuto come beneficio la consapevolezza di queste

problematiche, anche se le resistenze nel volermele ammettere erano notevoli.

Per rientrare nell’ordine è necessario mettere in atto dei cambiamenti a livello della nostra

coscienza e sottoporsi a un processo interno di trasformazione indotto dal rientro nel libero

fluire. Questo processo di rientro, nel mio caso, si chiama Yinghizzazione, ossia il mio

riavvicinamento al codice Yin.

I Seminari più efficaci per me sono stati quelli legati alla rabbia, al senso di colpa e al

rancore: una forza distruttrice incontrollabile ma fonte preziosa, parte integrante del nostro

mondo emotivo e vitale, in grado di ridestare nell’individuo l’equilibrio emotivo stabile.

Come un’ondata inaspettata, ho preso consapevolezza di questa trasformazione, una volta

che era in atto e cominciava a destare i suoi primi effetti.

Mi auguro di trasformare tutti questi disagi, la rabbia nascosta, prendere sempre più atto

dei rancori, dei rimpianti, dei rifiuti e delle resistenze che mi mantengono al di fuori del

libero fluire. Mi sento ancora in viaggio …

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1. LA MIA CONSEGNA FAMILIARE

Mi è sembrato di appartenere a una famiglia “nella norma” fino a quando non scopri che

anche nelle famiglie nella norma, il debito accumulato può essere rilevante.

Alla base delle mie deviazioni, come sempre succede, ci sono i diritti empirici infranti della

mia gioventù: il mio “debito di base”, accumulato attraverso la consegna familiare errata.

All’origine di tutto: l’educazione, i principi morali fasulli, i tabù religiosi e quant'altro

acquisito da piccola nei rapporti con i genitori.

La violazione del diritto di essere amata mi ha portato a tutti gli sbagli e alle strategie

contro sistemiche intraprese nella mia vita riguardo all’amore: infatti, chi non è stato amato

non riuscirà ad amare, come me!

Così con molto dolore, ho appreso di aver sempre scambiato amore con dipendenza

affettiva, tramandando tale atteggiamento anche ai miei figli.

In considerazione del fatto che il bambino entra in contatto con questa strategia dal

momento del concepimento, non mi ero mai accorta fino a tale momento di questa

deviazione empirica, fino a quando non ho per la prima volta, sentito realmente l’amore:

uno sfarfallio energetico e luminoso che aveva a che fare con il mio “dare” incondizionato,

senza voler nulla in cambio.

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Nel mio caso personale, mia madre (casalinga) non mi ha potuto passare tutte le qualità

previste dal codice Yin per il semplice motivo che neanche lei non le aveva ricevute, così

tutta la mia vita è stata “alterata” ossia deviata attraverso un ruolo empirico deviato che si

rispecchia in tutti i miei ambiti vitali: scelta di coppia, educazione dei figli, rabbia, senso di

colpa, ecc.

Mio padre era poco presente, faceva la guardia notturna, con la conseguenza che mi

mancava un modello maschile in grado di passarmi una qualità sufficiente di energia Yang

genuina ai fini empirici.

La conseguenza che oggi più mi addolora è che anch’io non ho potuto trasmetterle ai miei

figli. E quanto dolore …!

Durante la mia infanzia, essendo la secondogenita, e i miei genitori volevano un maschio,

ho vissuto la mia infanzia con la sensazione che loro tenessero più in considerazione mia

sorella. Questo ha provocato in me delle ferite che mi porto ancora addosso e come parte

della mia consegna familiare. In diverse occasioni mi sono sentita messa da parte. Pur di

essere amata, ho fatto il “maschiaccio” non giocando con le bambole e preferendo giochi di

competizione per mettermi in risalto, essendo una compensazione a quello che ho sentito

come una richiesta implicita da parte loro.

Durante l’adolescenza non ho avuto, né dalla famiglia, né dalla scuola l’educazione sessuale

necessaria per affrontare le miei prime esperienze con l’altro sesso. Ne avevo solo parlato

con le amiche, consolazione assai magra e molto difficile da mettere in pratica.

Dal momento che la mia amica, all’età di 15 anni è rimasta in cinta al suo 1° rapporto

sessuale, sono rimasta traumatizzata e bloccata da quel momento in poi nel mio approccio

con gli uomini. Per quanto volessi essere corteggiata, non ho mai permesso ai miei

corteggiatori , né al mio 1° fidanzato, di avere approcci intimi fino all’età di 22 anni!

Per compensare la mancanza della carica primaria della madre (codice Yin) e quella del

padre (codice Yang), ho trovato la sicurezza della figura paterna in un uomo più maturo che

mi è stato in grado di controbilanciare la mia mancanza affettiva di cui mi sono innamorata,

pur sapendo di fare una scelta “sbagliata”.

Non avendo, quindi, mai conosciuto una carica Yang genuina, la scelta di mio marito era già

obbligata in partenza. François, l’uomo che ho scelto per la vita, corrispondeva al ruolo

empirico di un uomo finto Yin.

Per anni, apparentemente e agli occhi della gente, sembravamo una famiglia “normale”

nonostante che solo oggi riesco a comprendere quanto, ai fini empirici, eravamo alleati.

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In seguito, abbiamo avuto due figli: una femmina (adorata da mio marito in modo quasi

spasmodico), un maschio (coccolato e viziato da me oltre misura).

Ho sempre sentito un senso di colpa nei confronti dei miei figli per non avere dato

l’esempio di una “buona madre” e solo oggi comprendo che cosa questo avrebbe voluto

dire.

Scavando a fondo nelle mie attuali problematiche, diventa evidente quanto le situazioni

non espresse di disagio, ansia, rabbia, stress, rancore, tutti derivati da un’insufficiente

qualità d’amore e la mancanza di coccole e di affetto, hanno fatto di me la persona che

sono oggi.

Anche essere stati educati senza regole, ossia in maniera troppo permissiva, è stato vissuto

da me come mancanza d’amore, l’equivalente al sentirsi non amati e non compresi.

La nascita del Debito Empirico

Alla base di ogni deviazione empirica sta il proprio debito di base acquisito da piccoli. Esso si

sviluppa nei primi anni di vita attraverso il rapporto figlio-genitori, qualora quest'ultimo non

corrisponda ai parametri armonici. Ciascun debito di base è legato alla violazione del diritto

di essere amato del bambino, un suo diritto empirico ben preciso e come tale cautelato

dall'ordine. Una deviazione, questa, che plasma il futuro della persona, fungendo – da

questo momento in poi – da catalizzatore per ogni futura infrazione empirica. Da questa

violazione dipende non soltanto ogni suo futuro rapporto con l'amore, ma anche lo

sviluppo di tutte le sue qualità armoniche. Essa influisce sull'andamento della sua vita

futura come una calamita, determinando l'assetto delle strategie vitali del singolo. Infatti, il

modo, la frequenza e la natura di ogni futura infrazione è data dal rapporto con le sue

strategie di apertura, ossia con quelle d'amore. Le coazioni disarmoniche, ossia gli

atteggiamenti a ripetere che produrranno nuovo debito senza che egli ne sia cosciente,

dipendono dal debito di base.

Se il bambino acquisisce un debito di base ingente, anche la sua attrazione verso l'ombra

sarà consistente, nel caso contrario invece rimarrà collegato con quelli dell'amore. Come

ogni funzionamento dell'ordine è legato al suo flusso principale, il libero fluire, è proprio il

rapporto con l'amore a costituire il suo perno centrale. Ogni bambino, secondo l'esperienza

personale nei primi anni di vita, sviluppa precise strategie riguardo all'amore, ma è soltanto

il debito genitoriale a determinare le stesse.

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Il bambino entra in contatto con tali strategie dal

momento del concepimento, assomigliando da

quell'istante alla propria consegna familiare.

Di norma il piccolo acquisisce il proprio debito proprio

attraverso l'incapacità dei genitori di potergli donare

amore. Per quanto i genitori siano anche disposti a

dare affetto al proprio figlio, spesso si rivelano incapaci

a generare una qualità d'amore sufficiente ai fini empirici. Infatti quando il figlio nasce da

una coppia alterata, ossia proviene da un rapporto di co-dipendenza, neanche lui potrà

accedere all'amore da grande. Ciascun bambino prende la consegna familiare in primo

luogo attraverso le strategie d'amore della stirpe, tramandate attraverso i genitori: tutto ciò

che i genitori sono in grado di insegnare al figlio è ciò che loro stessi hanno appreso da

piccoli. Assieme alle loro strategie d'amore tramandano anche la consegna familiare della

stirpe, ossia quella proveniente dai loro genitori. In certe famiglie il debito personale è così

pronunciato che la madre non riesce neanche ad abbracciare i figli, nonostante sia colma

d'amore. In altre, invece, il bambino non riesce a fare un passo senza che i genitori lo

invadano, riversando tutta la loro ansia su di lui, scambiando paura per amore. In altre

ancora le richieste della madre costringono il figlio a mostrarsi come autonomo e

autosufficiente già in età precoce, infrangendo alcuni dei suoi diritti empirici più importanti.

E in altre viene "coccolato" troppo poiché gli arrivano solo gesti ansiosi e privi di forza

invece di un moto di forza incondizionata. Esistono anche rapporti in cui il bambino impara

a sentire di non essere mai abbastanza, che è sempre colpa sua o che ha bisogno di

guadagnarsi l'amore, sentendosi costretto a sviluppare la sindrome del "primo della classe".

Attorno alle strategie d'amore, createsi nel rapporto affettivo con la madre e il padre, il

figlio sviluppa durante l'infanzia tutte le altre strategie vitali.

L’Ordine

Esiste un Ordine al di là delle nostre regole, che spesso le contrasta, sfuggendo ad una

comprensione a prima vista. Un ordine naturale ed empirico, questo, che determina tutto

ciò che è.

Esso non dipende da convenzioni sociali, né da statuti o dottrine, non rispetta la nostra

volontà o i nostri desideri o credenze adeguandosi alla logica del ragionamento, ma segue

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dei parametri non plasmabili dell’uomo, determinando il movimento naturale di tutte le

cose.

Riconoscere tale ordine naturale a livello della nostra coscienza costituisce l’unica maniera

per poterci riavvicinare al suo fluire. Una dinamica, questa, che ci riconduce a prendere atto

dei veri rancori, rimpianti, rifiuti e delle resistenze che ci mantengono al di fuori dell’ordine.

Essa aggira la nostra mente, le nostre convinzioni e aspettative, superando le sue resistenze

e nel voler riconoscere ciò che è. Ed è proprio l’anima che si riconosce in tale

avvicinamento, affermando la sua appartenenza sul piano del nostro sentire.

Quest'ordine naturale ed empirico regola il libero fluire delle cose, comprendendo persino i

moti dell’anima e i suoi rapporti complessi. Non è la mente che vi può accedere, ma è il

piano del nostro sentire a creare il ponte naturale con ogni legge sistemica. L’ordine si

adopera attraverso regole empiriche che trovano i propri parametri di misura

esclusivamente nella natura del suo fluire, rimanendo nascoste alla coscienza dell’uomo.

Fino a quando l’ordine non è violato attraverso nostri comportamenti o atti illeciti, che

attuiamo basandoci sulle nostre convinzioni o opinioni acquisite, esso rimane celato alla

nostra vista. Così esse si manifestano come paura, colpa, rancore, risentimento, sfiducia,

apparendo ai nostri occhi come semplicemente fortuna o caso. Ciò che non consideriamo è

che tali moti emotivi nascono sempre da una violazione dell’ordine naturale, che

puntualmente ci riflette il suo stato di non equilibrio.

Le regole empiriche, quindi, sono date da un ordine più grande, che è all’origine di ogni

fluire naturale e di ogni moto esistente: l’ordine dell’Amore.

Per quanto tali moti siano variegati e suscettibili da persona a persona, le regole nascoste

che determina il loro funzionamento sono uguali per tutti. Chi non riesce a farsi amare, chi

non desta fiducia, chi trova sempre il partner inadatto o non si sente appagato da chi gli sta

intorno, interagisce con l’ordine nella stessa maniera, infrangendo le stesse regole di base,

a prescindere dal presupposto individuale di partenza.

Non ha importanza quale sia la strategia del proprio agire, la causa scatenante sul piano

pratico: che la persona si ponga in maniera troppo o troppo poco esuberante, con una

corazza ardita o senza la capacità di difendersi, i risultati convergono.

Ogni essere umano sviluppa meccanismi di difesa nei primi anni di vita, imparando così a

cautelare se stesso e il proprio mondo interiore. Si tratta di moti empirici che, una volta

sviluppatasi, aggirano il controllo cosciente e diventano veri e propri binari emotivi per il

resto della propria esistenza.

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Ciascun debito nasce da un dolore rimosso, e così anche ogni tipo di difesa è atto a

nascondere le proprie ferite emotive.

In ogni situazione, ogni momento, ciascun atto, ogni evento, interagiscono due polarità

complementari, ossia la carica Yang e quella Yin. E così che ogni istante porta ambedue le

cariche, sia quella primaria, data dal proprio sesso biologico, sia quella secondaria che

integra la sua parte opposta. Grazie a questo principio possiamo compensare la parte

mancante, una volta che si è evidenziata la sua mancanza.

Ogni uomo e ogni donna non sono altro che i massimi esponenti di un sistema, il quale li

concepisce in funzione del loro sesso biologico.

Si tratta di un ordine naturale che mette a disposizione di ogni singolo individuo un’eredità

silenziosa. Essa è stata acquisita durante milioni di anni d’evoluzione della specie e

contenuta al suo interno come bagaglio morfogenetico. Così non riceviamo soltanto quello

tramandato dalla nostra stirpe ma esso si estende indietro nel tempo. Un campo, quello

che riporta tutte le facoltà psico-emotive di entrambi i sessi identificandoli come principi

attivi che da sempre determinano l’essere maschile o femminile. Si tratta di un’eredità

empirica alla quale ogni singolo individuo può accedere solo quando è collegato con le

proprie radici biologiche. Perché sono proprio queste ultime a consentirgli di accedere alle

piene potenzialità della sua carica ovvero a tutti i principi attivi che al meglio lo esprimono.

Soltanto in tale caso un membro del sesso maschile si trasforma in un uomo e una femmina

sviluppa il suo essere donna cioè la capacità di essere contemporaneamente padre,

guerriero, saggio, cacciatore, seduttore e bambino come, dall’altra parte, la facoltà di

essere madre, sacerdotessa, seduttrice, dea del sesso, donna matura e soprattutto

bambina …

Entrambi i sessi possiedono diritti e

responsabilità diverse, già insiti nella loro

natura profonda, facoltà femminili e maschili

precise e inconfutabili. Quando non sono

espresse, si viene a creare una situazione di

disagio che è codificata come stress, rancore,

depressione e quant’altro l’anima rinnegata sa

generare.

Alla base di ogni disagio emotivo o psicologico

c’è un’infrazione dell’ordine empirico.

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Il Debito di base

Come cita il Magister Michel Hardy in uno dei suoi

manuali:

“La comparsa di un moto emotivo dominante

segnala sempre l’esistenza di un debito, qualsiasi

sia la sua qualità. Più pesante è la qualità di un

debito, più evidente diventa anche l’alterazione

emotiva correlata, necessaria per coprire la forza

disarmonica su un piano profondo”.

E così è stato anche per me. Questo può succedere perché ogni debito trattiene sempre un

dolore non evaso, e la paura di entrare in contrasto con questo dolore, non permette di

risolvere o riscattare il debito. Per questo motivo ci creiamo una serie di strategie

compensative, atte a tenere questo nostro dolore a un livello nascosto e inconsapevole

trattenuto, in modo da avvicinarvisi il meno possibile.

Chiunque, per non sentire il dolore lacerante, mette in atto un’infinità di strategie di

compensazione che, con il tempo, ho integrato nel mio bagaglio personale che neanche io

stessa sono più in grado di poter individuare come tale.

Esse sembrano ormai completamente “normali” per me, al punto da confonderle con il mio

carattere e la mia personalità. Strategie, queste, che con l’andare del tempo hanno formato

un vero e proprio copione, una maschera attraverso la quale affrontare il mio mondo, ossia

un vero ruolo compensatorio. Esso ha la funzione di ingannarmi costantemente attraverso

una precisa messa in scena che ha come un unico scopo quella di camuffare ermeticamente

il proprio debito arretrato.

Le mie strategie di compensazione

Per molti anni mi sono ostinata e rifiutata a non voler prendere coscienza dei miei

atteggiamenti “sbagliati” ai fini empirici. Frequentando i Seminari di Approccio Empirico ho

preso consapevolezza dei miei sistemi di auto-boicottaggio che m'impedivano di

“sentire”ciò che non mi ero ammesso da anni. La mia ricerca interiore mi ha reso più

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responsabile e comprensiva nei confronti dei miei genitori e mi ha aiutato ad accettare la

loro inadeguatezza, la loro incapacità di poter dare di più di quanto potevano.

Ora, dopo questo percorso, mi sento di sfilare un elenco dei miei auto-boicottagi più

evidenti:

non voler ammettermi di aver tradito i miei figli;

aver mancato da genitore infrangendo i diritti empirici dei miei figli;

non voler riconoscere quanto male ho fatto agli altri e a chi ho amato;

di aver tradito mio marito ed aver tenuto in piedi il rapporto solo per convenienza;

di non riuscire a farmi amare per quella che sono;

di non sentirmi appagata dalla vita e da chi mi sta attorno;

di aver aperto la porta ad una relazione extraconiugale illudendomi che si trattava

di una storia d’amore e non di sesso.

Per trovare finalmente pace, queste situazioni hanno bisogno di essere ammesse e

accettate come tali e passare attraverso il dolore e la disperazione di ciò che realmente è,

riscattando ogni debito.

Il debito è l’entità di dolore alla base di tutte queste scelte, ossia il mio senso di

inadeguatezza, la mancanza di merito, ma anche la mia esigenza di rivendicazione e la mia

rabbia verso il mondo.

Tutte le strategie di compensazione si sviluppano dal nostro debito di base, acquisito da

piccoli. Esso nasce da una mancanza d’amore e come tale trattiene sempre un dolore non

evaso. Si tratta di un meccanismo di protezione, sviluppatosi durante migliaia di anni di

evoluzione, che utilizza le strategie di compensazione per la tutela della nostra specie.

Il senso di colpa, la rabbia, l’ansia, la tristezza e una profonda solitudine, il vuoto interiore,

l’insicurezza sono le mie strategie di compensazione messe in atto per sommergere il mio

debito (=un’infrazione dell’ordine) sotto le macerie emotive dei miei successi, del

benessere economico, delle soddisfazioni professionali e lavorative e del progetto di

famiglia: soltanto i miei figli sono stati in grado di riempire i miei vuoti interiori (per quanto

questo effetto sia stato temporaneo e circoscritto).

Una delle mie personali strategie di compensazione è stata quella di rifugiarmi nel lavoro,

nascondendo dietro coperture puramente mentali e intellettive per non sentire la

sofferenza.

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Per compensare tutto ciò, mi gratificavo, mi premiavo, distraendomi e riempiendo i miei

vuoti con cibo, divorando dolci e carboidrati con voracità oppure acquistando

spasmodicamente vestiti.

L’effetto finale è che ho troppi vestiti, ma non mi piaccio più da anni per via della mia

sempre più pronunciata tendenza all’essere obesa.

Un altro tipo di compensazione è di mantenere rapporti di dipendenza affettiva attorno a

me, anche se il mio IO ipertrofico mi ha aiutato a “controsterzare” in questo modo, senza

l’amore di un partner sento il vuoto interiore come insostenibile, essendo una dipendenza

affettiva necessaria per calmare la mia ansia. Per questo motivo mi è difficile rompere la

relazione extra coniugale perché mi dà emozioni apparentemente nutrienti e appaganti,

anche se “saltuarie”, pur sapendo di infrangere l’ordine.

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Riscattarsi del proprio debito significa risalire al dolore trattenuto e trasformarlo attraverso

l’essere presente.

Si tratta di un percorso ancora da attuare, anche se mi sento sulla buona strada!

Con una consegna familiare disarmonica simile, si rende necessario elaborare e trasformare

gran parte del nostro debito, prima di poterci entrare a chiudere tutti i buchi emotivi in

atto.

Ed è questa la fase nella quale adesso mi trovo.

Ogni volta che un bambino riceve una qualità d’amore insufficiente, secondo i parametri

empirici dell’ordine, si apre un debito nei suoi confronti. Gli effetti possono essere

molteplici, coinvolgendo tutti le parti del suo Io e, più avanti, anche del Sé, qualora non

avvenga una risoluzione del conflitto. Ogni scostamento dal libero fluire, ossia

dall’equilibrio naturale, segnala un debito in atto.

Qualità di amore insufficiente descrive situazioni e comportamenti che si distinguono

attraverso restrizioni, o una libertà eccessiva, ma anche attraverso un senso di merito

alterato o uno stato di Ego iper-trofico. Questa consegna familiare è portata avanti da noi

stessi, muovendoci inconsapevolmente lontani dal libero fluire continuando ad accumulare

debito: portiamo avanti strategie di dipendenza e valori disarmonici invece dell’amore,

generando debito in ogni nuova generazione.

Poiché si rimane fedeli a ciò che ci è stato insegnato e a quanto la nostra stirpe ha

accumulato, agiamo automaticamente secondo gli stessi parametri e con gli stessi filtri

distorti.

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2. BIANCANEVE O CENERENTOLA?

"C'era una volta"...

Tutti siamo cresciuti con questa frase, scritta a caratteri gotici in libri illustrati. Tante favole,

racconti dai contenuti talvolta non adatti ai bambini, eppure paradossalmente oggi ci

troviamo ancora a riflettere su quelle favole.

Spesso dietro una splendida madre si nasconde la metafora della matrigna cattiva che,

inconsciamente, riflette sulla figlia ciò che avrebbe voluto essere e che la vita le ha negato.

Oppure la giovane donna che dopo tanti anni di lotta per l'emancipazione e conquiste si

accorge, di non riuscire a essere indipendente e continua ad essere una Cenerentola in

cerca del Principe Azzurro.

Questo lavoro ci avvicina a problemi di psicologia moderna attraverso un interessante

confronto con le favole della nostra infanzia.

Perché le donne sono così spaventate? Ora che all'improvviso è consentito loro di essere

autonome, si trovano nel loro intimo in subbuglio.

È la rinuncia a un'intera modalità caratteriale, o la prospettiva di dovervi rinunciare, a far

sentire le donne così lacerate; non vogliono sperimentare l'ansia che il processo di crescita

comporta.

Tutto è legato al modo in cui sono state allevate da piccole: non s'insegna loro a essere

sicure di sé e indipendenti, ma si fornisce loro occultamente il messaggio di continuare ad

essere dipendenti.

Dipendenti dalla Regina cattiva – l’archetipo della madre – come per Biancaneve e/o legate

al mito del Principe Azzurro, il fidanzato/marito, come per Cenerentola.

È solo quando la Regina sarà spodestata e il mito romantico sfatato, che la donna si

accorgerà che è la dipendenza a far paura e sarà finalmente in grado di far emergere che il

suo reale bisogno è l'indipendenza.

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La sindrome di Biancaneve

Niente è più imperioso nella mente delle bambine della richiesta della malvagia matrigna di

Biancaneve.

Il punto cruciale risiede in questa domanda: "Specchio, specchio delle mie brame, chi è la

più bella del reame?".

Lo sviluppo, sia interiore (emotivo) che sociale delle donne è ostacolato da un senso

nascosto di dipendenza.

Le donne sono ancora insicure, hanno poca considerazione di sé stesse.

II problema inizia nella prima infanzia. Nella mente del bambino, madre e figlio è

virtualmente una sola persona. Man mano che il bambino si sviluppa, diventa capace di

percepire la madre come separata, una persona con i propri interessi e che può lasciare. Il

bambino, e in particolar modo la bambina, non sarà mai in grado di sentirsi completo ed

integro finché non riuscirà a riconoscere la separazione e l'individualità di sua madre.

Questa separazione si crede non avvenga mai completamente, così le figlie tendono a

restare fissate al binomio madre-figlia. Il processo di "separazione-individuazione" si genera

quando il bambino passa dal non percepire la minima frontiera fra sé e sua madre, alla

percezione di sé come separato e completo.

È la costante mancanza di empatia da parte della madre che rende difficile, se non

impossibile, sviluppare un io stabile per la sua bambina.

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La lotta della figlia per separarsi dalla madre torna in superficie nell'adolescenza. Madre e

figlia diventano entrambe ansiose. Il fatto che la maturazione fisica della figlia avvenga in

un periodo in cui la madre è minacciata dalla perdita della sua gioventù intensifica la crisi

per tutte e due. La madre guarda a sua figlia per compensare la ferita inferta al suo orgoglio

dal processo d'invecchiamento.

È nell'adolescenza che una ragazza può iniziare a sentirsi soffocata e sopraffatta dalla

madre. Man mano che il suo corpo assume contorni femminili, la paura e la spinta della

primitiva identificazione con la madre, vengono ancora una volta in superficie.

Nel momento in cui la figlia inizia a provare disagio per la somiglianza con la madre, anche il

senso d'identità dalla madre è sfidato. Niente come la splendida adolescenza della figlia

può mandare in crisi una madre.

Durante l'adolescenza la lotta di una figlia per separarsi dalla madre può diventare

drammatica.

La madre può peggiorare una situazione già difficile quando vuole che sua figlia sia allo

stesso tempo remissiva e indipendente. Perché madre e figlia possano crearsi un qualsiasi

tipo di esistenza separata, la madre deve lottare con la figlia e la figlia con la madre per

realizzare il suo io. Le due donne sono unite in un'immagine speculare di se stesse. Le madri

guardano le figlie non solo per avere un'immagine di chi erano, ma anche di quello che

sarebbero voluto diventare; attraverso i risultati dei loro figli la loro vita avrebbe assunto

significato.

Man mano che la figlia mostra di avere meno bisogno della madre, questa diventa ansiosa

perché ha paura di perdere qualcosa su cui ha fatto affidamento per il suo senso d'identità.

L'ansia della madre fa credere alla figlia che la separazione recherà un disastro.

Le ragazze soffrono di un senso d'inadeguatezza e di mancanza di autostima. Questo senso

risale alla sensazione che si ha da bambina quando non si riceve un sufficiente

riconoscimento dai genitori. Ciò si trasmette nel profondo senso di essere difettose. Le

donne più degli uomini si preoccupano per una o più parti del loro corpo, credendole

inadeguate o brutte. Le ragazze pensano che l'estrema preoccupazione per l'aspetto sia

parte integrante della femminilità.

In realtà il loro coinvolgimento nella bellezza nasconde un bisogno di riconoscimento molto

maggiore di quanto potrebbe mai essere soddisfatto unicamente dal loro aspetto.

Le bambine che crescono con il senso che la mamma non le veda, restano con il desiderio di

riconoscimento che si traduce nello stimolo a ricercare l'attenzione.

Page 18: Attese e disattese - Fiorella PINI

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"Guardatemi!" è il grido di dolore dell'io non rispecchiato.

Il comportamento teso a richiamare l'attenzione nasconde profondi sensi d'inferiorità. La

bambina ha bisogno che i suoi tentativi di essere visibile siano accettati. È importante che i

loro genitori esprimano apertamente l'ammirazione per i propri figli. Le bambine le cui

esibizioni deludono i genitori, troveranno sempre più difficile esprimersi in modo gioioso e

disinibito.

Fintanto che l'amore di sé di una bambina è accettato dai suoi genitori, essa svilupperà una

forte identità e una sana stima di sé. Un'intensa focalizzazione su di una particolare parte

del corpo, può essere sintomo di una frammentazione dell'io, una condizione mentale in cui

l'io sente di non essere più tanto in grado di tenersi assieme.

Le donne distorcono quello che vedono nello specchio; in realtà quello che vedono è la loro

somiglianza alle loro madri (svalutate, passive, con una scarsa autostima).

Per proteggersi dalla sensazione di disistima di sé, spesso le ragazze si ripiegano su se stesse

costruendosi una visione personale e mentale d'insoddisfazione.

Niente è più imperioso, nelle menti delle bambine, della richiesta della malvagia matrigna

di Biancaneve: "Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?".

In Biancaneve è l'urgenza che sta dietro la domanda della regina ad essere così

terrorizzante. La regina non si fermerà davanti a nulla per ottenere quello che le serve per

gonfiare la sua stima di sé, fino al punto di uccidere Biancaneve. In questione è la sua

Page 19: Attese e disattese - Fiorella PINI

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sopravvivenza psichica. Il bisogno di essere la migliore, la donna più bella del reame, è

scatenato da profondi sensi d'inadeguatezza.

La terribile insicurezza, provata dalla regina, è una versione estrema di quello di cui molte

donne soffrono: un intenso bisogno di riconoscimento provocato da sentimenti di vuoto. La

mancanza di un adeguato rispecchiarsi nell'infanzia interferisce con la capacità di sentirci

complete: di amare e ammirare noi stesse.

Quando non siamo state rispecchiate da bambine, passiamo la nostra vita tentando di

trovare dei sostituti del calore e del conforto materni. Per la figlia non rispecchiata non ci

sarà mai abbastanza calore, sicurezza, comprensione.

La figlia non rispecchiata richiede un'attenzione maggiore dagli altri, a causa della

mancanza di attenzione della madre. Così le sue relazioni intime diventano estensioni della

sua interminabile battaglia con la Regina. Nella vita cercherà di individuare tracce di rifiuto

al minimo gesto e al più impercettibile raffreddarsi del tono di voce di un partner,

infuriandosi.

Nell'età adulta, le frustrazioni interferiscono con l'originaria ferita della madre. La bambina

ferita e vendicativa che è in noi prende il sopravvento, e di colpo noi perdiamo il controllo

su noi stesse. La donna “arrabbiata” si trova chiusa in una prigione, incapace di avere

fantasie, di avere un diverso tipo di lavoro, un diverso amore. Senza questa capacità è

condannata a rivivere il suo passato, innumerevoli volte. È delusa e ferita e si lascia andare

alla rabbia esplosiva.

Le madri sono per natura regine per i loro figli, che hanno bisogno di idealizzarle.

Normalmente la bambina supera, crescendo, questo bisogno. Questa regina è l'immagine

interiore che una bambina ha di sua madre, un'immagine che si focalizza solo su quanto c'è

di buono in lei: la bellezza della madre, la sua perfezione, il suo potere sono molto

importanti per lei. Da bambine piccole esageriamo tale potere in modo da poterne

attingere per la stima di noi stesse.

La scoperta da parte della bambina che la madre non è poi così onnipotente sarebbe

troppo devastante se essa non fosse in grado di rendere la madre, una figura reale. Le

qualità della madre diventano una parte di noi, contribuendo al nostro senso dell'io. Alla

fine sviluppiamo una visione più realistica della madre arrivando a vederla come una

normale mescolanza di qualità buone e cattive. Ma all'inizio la madre è la perfezione in

persona: la Regina.

Page 20: Attese e disattese - Fiorella PINI

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La "contro idealizzazione" della madre/Regina è un processo doloroso, ma fino a quando

questa illusione prevale, le relazioni più intime si deterioreranno in un ciclo interminabile di

senso di colpa e di risentimento verso la persona che manca di provvedere alla nostra

felicità.

Il complesso di Cenerentola

L'elemento che più di ogni altro blocca le donne è il bisogno di dipendenza, il desiderio

profondo che altri si prendano cura di noi. Può essere di tipo affettivo: si cerca di carpire

l'affetto o la protezione di qualcuno. La dipendenza implica una mancanza di

autosufficienza. Le donne hanno paura di fare affidamento su se stesse fino in fondo, per il

timore di finire sole, abbandonate e senza amore.

Il complesso di Cenerentola è un insieme di atteggiamenti, per lo più repressi, che tiene le

donne in una sorta di penombra e impedisce loro di usare fino in fondo mente e creatività.

Come Cenerentola le donne sono ancora in attesa di qualcosa, di qualcuno proveniente

dall'esterno che trasformi la loro esistenza, che sono alla ricerca del Principe Azzurro.

Il seme dell'indipendenza è piantato prima che il bambino raggiunga i sei anni, infatti,

l'eccesso di aiuto è distruttivo poiché per riuscire ad avere il controllo della realtà, è

necessario acquisire la capacità di tollerare le frustrazioni: se il genitore è pronto a prestare

Page 21: Attese e disattese - Fiorella PINI

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aiuto troppo in fretta, il bambino non sviluppa questa tolleranza. Per essere indipendenti

bisogna imparare che si può riuscire anche da soli.

Fondamentale e determinante è la figura del padre, poiché le figlie vedono in questa figura

un modello a cui fare riferimento. Non in tutte le famiglie, il padre è un modello sano di

riferimento, per cui le figlie idealizzano il Principe Azzurro, che è un personaggio archetipico

che appare in numerose fiabe.

Il Principe Azzurro è raramente caratterizzato in modo preciso; spesso di lui si sa solo che è

di bell'aspetto, coraggioso e romantico, e la sua figura rappresenta il vero amore che

premia l'eroina della fiaba al termine delle sue disavventure. Nella maggior parte dei casi, il

matrimonio fra l'eroina e il Principe Azzurro è l'elemento fondamentale che caratterizza il

lieto fine della storia.

Proprio il "vero amore" del principe per l'eroina è spesso il tratto che consente al principe di

“liberarla”.

Proprio perché è un personaggio simbolico, il Principe Azzurro è spesso citato nel linguaggio

comune per riferirsi a un ideale romantico di compagno o marito: "Aspetta il Principe

Azzurro" è una locuzione diffusa per riferirsi a una donna che abbia un ideale di uomo.

La vita comincia sul serio quando il Principe Azzurro bussa alla porta e le ragazze,

sistematicamente allenate a spogliarsi dei loro desideri più importanti e della

consapevolezza delle proprie capacità, diventano Cenerentole. Così rinuncia a sentirsi in

Page 22: Attese e disattese - Fiorella PINI

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sintonia con il proprio corpo, si separa dai suoi desideri profondi, mettendoli nelle sue

mani.

Quando essere desiderabili, si sostituisce al desiderare, l'attività sessuale diventa una

ricerca di conferma della propria importanza, della possibilità di essere amata.

Molte donne considerano il matrimonio come una scappatoia, una fortezza. Nello scegliere

il marito vanno in cerca del Principe che prometta di riscattarle da ogni responsabilità.

A completare questa illusione c'è l'idea che gli uomini siano come i genitori, forti, saldi,

desiderosi di proteggere e di dare aiuto, ma dopo essersi sposate sono bruscamente

disilluse: si rendono conto che i loro mariti non sono per nulla i super-uomini che si erano

immaginati prima delle nozze, ma anche loro hanno momenti d'insicurezza contro cui

lottare.

Il matrimonio diventa un modo per avere qualcuno che si prenda cura di lei ed essere

aiutata. La donna “brava bambina” ha bisogno, così, di tenere sotto controllo con assiduità

e attenzione il suo rapporto di coppia, per nascondere i propri conflitti interiori.

Il meccanismo di difesa principale della “brava bambina” è sentirsi nel ruolo della

“vittima”1, non riconoscendosi però in questa immagine ma definendosi come innocente,

buona, dolce o troppo sensibile.

C'è una correlazione tra la sindrome della “brava bambina” e il fatto di avere difficoltà ad

“arrendersi”, di cui parlerò più avanti.

1 Ai fini empirici la figura della “vittima” non esiste, rivelando che chi adopera tale strategia è

deviato/a (=allontanato/a) dalla propria matrice d’eccellenza.

Page 23: Attese e disattese - Fiorella PINI

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Queste due Fiabe sono il "Leitmotiv" della mia esistenza perché mi sono riconosciuta sia in

una come nell’altra.

Da quando ho incontrato l’approccio empirico ed ho conosciuto cosa significa la

metamorfosi dei ruoli empirici, posso affermare che una è il mio passato e l’altra sarebbe il

mio futuro se non avessi cominciato a controsterzare.

Ai fini empirici, controsterzare indica un processo di Yinghizzazione, ossia una

reintegrazione nell’ordine, in parole più semplici, vorrebbe dire riavvicinarsi ai principi

fondamentali del mio codice Yin, ossia il contenitore universale di tutte le qualità femminili.

Il complesso di Cenerentola si basa sul principio che lo Yin tende naturalmente ad

instaurare rapporti di co-dipendenza affettiva. Ciò significa che ha bisogno di qualcuno che

si prenda cura di loro, questo significa sempre essere alla ricerca del Principe Azzurro, e così

è successo anche a me.

Io ho scelto mio marito per scappare da una figura materna troppo ingombrante e da un

nucleo familiare nel quale non ho potuto acquisire un senso di merito sufficiente per

sviluppare un’autostima sana e genuina.

In questa fase si equivalgono il complesso di Cenerentola e la Sindrome di Biancaneve.

Poiché anche la mia mamma è stata ingombrante e con uno io ipertrofico come le matrigne

delle due Favole.

Ho scelto mio marito più grande di me (19 anni di differenza) proprio per il motivo per il

quale non sentivo di potermi proteggere a sufficienza.

Oggi mi rendo conto che sto per diventare una donna Finta Yang.

E’ così che ai fini empirici si chiama quel livello di degrado, ossia una vittima rabbiosa. Ciò

significa che sia ripercorrendo la stessa strada della matrigna di Biancaneve, ruolo che

sarebbe diventato predominante nella mia vita, se non avessi compreso l’importanza di

evadere il mio debito empirico. Ciò che sto facendo attraverso il mio percorso di Counselor

che dopo un cammino di sei anni mi ha portato fino a qui.

Page 24: Attese e disattese - Fiorella PINI

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3. LA COPPIA INVERSA:

LA DONNA FINTA YANG E L’UOMO FINTO YIN

Quando ho conosciuto mio marito, secondo l’approccio empirico ero una donna Yin

alterata e lui si trovava nel ruolo Finto Yin.

Io ero intrappolata nel ruolo della “brava bambina”, tipico per la donna Yin alterata. Ciò

significa disponibile, accondiscendente e sempre sorridente, mentre lui era il mio “Principe

Azzurro”, sembrando più risoluto e ‘navigato’ di me.

Io, ancora, non sapevo che, nella nostra relazione - entro il prossimo decennio - avrei

lasciato il ruolo della donna Yin alterata ossia il Complesso di Cenerentola, per entrare

anch’io nel ruolo Finta Yin e anzi andare perfino oltre.

Io non sapevo che mio marito sarebbe rimasto allo stesso punto di prima, e ciò che fino a

tal punto mi era sembrato così ambibile in un uomo, sarebbe diventato ciò che gli avrei

contestato. Così è andata!

Senza che ci accorgessimo, col passare dei decenni, sentivo sempre di più l’affiorare la mia

rabbia come previsto dalla metamorfosi dell’ordine. Così la nostra coppia iniziale, ai fini

empirici denominata “coppia alterata” si è evoluta nei decenni in una “inversa”, con tutte le

conseguenze che comporta.

Page 25: Attese e disattese - Fiorella PINI

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La rabbia è diventata il “leitmotiv” della mia vita, al punto che oggi non posso più guardare

in faccia a mio marito senza sentirla trasalire dal profondo del mio essere.

Solo oggi mi rendo conto che siamo diventati una perfetta coppia inversa, in cui lui si è

arreso alla mia angheria (prepotenza, critica e continue accuse) ed io non lo risparmio in

nessuna maniera. Trovo pace, soltanto dal momento in cui posso esternare la mia

disapprovazione e il mio giudizio nei suoi confronti, avendo fatto in modo che la nostra

coppia diventasse invisibile per entrambi.

“Facciamo un passo in dietro": una coppia empiricamente compromessa si distingue

attraverso il proprio disordine all’interno del rapporto. Si evidenziano attraverso liti

persistenti, battibecchi continui, atteggiamenti d’astio e rinfacciamento come anche la

mancanza di amorevolezza e di contatto fisico all’interno del nucleo. Ed è sempre la donna

a rinfacciare le cose, perché è questa la prerogativa della coppia inversa. Non è che per

questo mio marito è contento e felice, semplicemente che non trova più la forza di

controbattere la mia spinta aggressiva, cresciuta a dismisura con l’andare del tempo.

Un altro indizio, invece, è il pronunciato malessere personale nei suoi membri, ossia la

famiglia, anche senza che la coppia arrivi a un livello di logoramento definitivo. Questo vale

sia per gli adulti sia per i figli sia, attraverso quest'atmosfera emotiva, assimilano tutto il

debito familiare.

Ogni consegna familiare avviene sempre attraverso l’infrazione dei propri diritti empirici,

passando dai propri genitori alle nuove generazioni.

Ecco che mi ritrovo nel Regno di Cenerentola, lo stesso Regno destinato a mia figlia, qualora

lei non cominciasse a controsterzare come ho fatto io. Mio figlio, invece, ha preso le

sembianze e la carica energetica del suo genitore-guida, mio marito. Entrambi sono i miei

figli che amo tanto, ragione per la quale, questa circostanza, che soltanto oggi intravedo, mi

genera molto dolore.

Prendendo spunto dall’Approccio Empirico mi sono resa conto di aver scelto non tanto un

uomo (marito) “sbagliato”, quanto fosse il mio stesso bisogno, a esigere questa preferenza.

Non è lui, quindi, a essere stato la causa del mio degrado empirico, bensì il mio stesso

debito di base proveniente dalla mia famiglia. Non avrei potuto scegliere un marito

migliore, per quanto ai fini empirici la nostra relazione era già predestinata a non andare a

buon fine.

In genere l’uomo finto Yin che costituisce la scelta più consueta per la donna finta Yang,

essendo lui la compensazione ideale della sua carica mancante, ma nel nostro caso la

Page 26: Attese e disattese - Fiorella PINI

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polarità si è invertita. Mio marito, nonostante uomo finto Yin, ha preferito una donna più

accondiscende come me, ossia una Yin alterata... e così è stato!

François, nonostante che io lo amassi, ha dovuto confrontarsi sempre più con la mia parte

più arrabbiata che lentamente emergeva, man mano che passava il tempo.

Si tratta quindi sempre di un riconoscimento reciproco, quello tra due ruoli alterati, che

avviene nei primi minuti dell'incontro. Perché è in quell’istante che i partner si spartiscono i

ruoli all’interno della coppia. L’uomo finto Yin s'illude di essere il “capofamiglia”, non

riconoscendo il seme di scontentezza che la sua partner porta già in se e che - con l’andare

del tempo – crescerà esponenzialmente, fino a accusarlo di “non essere mai abbastanza”.

Così ogni donna Yin alterata con il tempo diventa una “furia”a tutti gli effetti.

La coppia non si attrae soltanto per l’affinità del debito ma anche per un meccanismo di

compensazione alterata. Apparentemente chi interpreta tali ruoli si sente completamente

normale ma non è in grado di generare una qualità d’amore sufficiente ai fini empirici. I

partner alterati si bilanciano nel carattere, equilibrandosi l’uno con l’altro e conferendosi un

senso di completezza e di sicurezza. In questa coppia l’indicatore della rabbia fa da

catalizzatore principale, poiché il senso di attrazione è sempre dato dalla compensazione

tra le parti. Come Michel Hardy osserva e descrive nella sua ”Grammatica dell’Essere”:

l’affinità del loro arretrato nasce dalle strategie d’amore apprese durante l’infanzia, le

strategie di rifiuto da parte dei genitori e i ruoli invertiti della coppia genitoriale. Ogni

persona sviluppa la propria carica grazie all’apporto del genitore dello stesso sesso, il quale

gli fa da “specchio vivente”. Si tratta di un meccanismo di rispecchiamento empirico,

attraverso il quale il piccolo sviluppa i propri moti di base. Infatti, chi è sottoposto alla

coppia inversa, in cui la parte Yang accudisce e quella Yin guida, non è più in grado di

accedere ad una carica primaria sana rimane orfano sia di padre che di madre, in quanto

nessuna delle figure preposte è in grado di esercitare il ruolo previsto dall’ordine.

L’affinità dell’ombra, presupposto necessario per ogni rapporto affettivo tra due persone si

può dedurre facilmente dal tipo di relazione dei propri genitori. Se i due partner riportano

debiti affini, essi provengono dai legami facsimili dei loro genitori. Così l’affinità empirica si

può costatare già dal tipo di legame che la loro famiglia originaria intrattiene, ossia dalla

qualità d’amore compromessa di entrambi. La paura li accomuna evidenziando l’affinità del

loro debito comune.

Oggi, quindi, mi ritrovo in una coppia inversa nella quale è sempre la donna a esercitare il

ruolo Yang, per quanto sia soltanto una copertura per le sue ferite. Di conseguenza l’uomo

Page 27: Attese e disattese - Fiorella PINI

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interpreta quello Yin, nonostante che anche lui cominci a sentire la propria rabbia forviante.

Si sente spodestato e umiliato, non trovando più una reale motivazione per rimanere nella

coppia. Allo stesso momento, però, è troppo dipendente dalla sua partner, nonostante il

costante senso di abbandono che lo persegue. Lei ormai fa bello e cattivo tempo secondo le

proprie lune, nonostante pretenda che lui faccia il capo famiglia quando e dove vuole lei.

L’uomo subisce i suoi umori per il quieto vivere, ma allo stesso tempo lei vorrebbe far

cadere la propria maschera riconoscendosi nella sua fragilità e spogliandosi delle

responsabilità. La donna finta Yang s'illude di voler fare a meno del posto di guida assunto,

ma lui non ne vuole ancora sapere, nonostante che senta accrescere la propria rabbia. Lui

preferisce ancora “nascondersi” dal mondo e dagli impegni più “grandi” di lui, rifugiandosi

dietro la forza Yang della sua compagna. Lei, in compenso, lo sollecita, lo sprona, lo

corregge, lo umilia, lo critica, e lo accusa, e lui, per sottile vendetta, si sottrae.

La finta Yang, avendo un rapporto compromesso con la forza maschile, rimane apposita-

mente accanto a un partner più “debole” di lei. Essa è quindi costretta ad assumersi le

responsabilità di questo suo bisogno, ossia - per quanto si lamenti - di agire in sua vece e di

rimanere nel ruolo dominante, avvertendo il peso di tale costrizione e percependo questa

situazione come infrazione del suo diritto profondo. Ogni donna possiede, infatti, il diritto

empirico di appoggiarsi ad un uomo portatore di carica Yang genuina. Non sa pero, che è lei

stessa a intrappolarsi in strategie, seguendo l’illusione fasulla che gli atteggiamenti di sfida

e potere le spettino di diritto. La donna finta Yang è portatrice di una bambina interiore

ferita e sfiduciata, per questa ragione non è capace di accedere alla propria parte

femminile. La tristezza, la malinconia, e la paura dell’uomo finto Yin le fanno da specchio e,

da un lato, la fanno sentire “a casa” generandole una tenerezza infinita. Lei s’illude di

essere nel pieno possesso della propria femminilità, non volendo ammettere le ferite

nascoste, (ovvero il dolore proveniente dall’infanzia) e rifiutandosi di riconoscere il suo

debito. Così nasconde la propria paura dietro una corazza dura e impietosa, nonostante che

in fondo si senta vulnerabile e incompresa e quindi desiderosa di essere protetta e

custodita.

La donna finta Yang non vuole prendere atto del suo doppio gioco, attraverso il quale

pretende contemporaneamente sia il ruolo di guida sia il volersi sentire sostenuta. Questa

sua ambiguità costituisce la condizione per sentirsi protetta e sicura, nascondendo il

proprio femminile ferito sotto una corazza decisa e risoluta.

Page 28: Attese e disattese - Fiorella PINI

27

Per quanto lei s’illuda di essere un’esponente Yin straordinaria, sentendosi “femmina” a

tutti gli effetti, sfoggia soltanto alcune qualità dei principi attivi, quelli che più sono consoni

alla sua qualità del debito. La donna finta Yang si distingue però sempre per la mancanza

dei propri principi guida, ossia quelli di maggior rilievo ai fini empirici.

Per il resto esibisce atteggiamenti Yang farciti e alleggeriti attraverso un assetto femminile

di base, che lei scambia con qualità femminili. E’ in grado di adoperare una piattaforma

emotiva femminile in cui molti parametri maschili si addolciscono e acquisiscono di grazia e

di morbidezza, per quanto rimangano maschili. Così brilla più attraverso la sua schiettezza e

acutezza che attraverso la sua dolcezza, ed esibisce una spinta vitale piuttosto che

atteggiamenti vivaci, e adopera il controllo anziché la leggerezza. In questa maniera si

dimostra più incentrata su un io dominante che sulla capacità di saper accogliere gli altri.

Nonostante non abbia perduto i propri principi di base, non riesce a invertire la tendenza

del suo degrado. A dispetto del proprio malcontento è capace di abbandonare i vecchi

schemi di difesa, mantenendo sia l’uno sia l’altro, in altre parole sia l’atteggiamento di

controllo sia il profondo desiderio di mettersi al proprio posto. Lei, sentendosi spaesata

ogni qualvolta entra in contatto con il proprio femminile, non riesce a lasciar andare il suo

ruolo Yang, mentre il partner percepisce la propria impotenza ogni volta che gli viene

richiesto di assumersi delle responsabilità più scomode.

La finta Yang avverte la mancanza di uno spazio interiore sufficiente sentendosi costretta a

rispondere in maniera aggressiva e rabbiosa. Lei non è in grado di contenere il dolore del

proprio debito, e di conseguenza non ha spazio neanche per nessun altro. La rabbia

dell’uomo finto Yin è ancora più nascosta ed è fatta di rancori e risentimenti mai ammessi,

piuttosto che della “spinta in potenza” che gli permetterebbe di assumere il ruolo della

guida. Ed è per questo motivo che cerca una compagna in grado di mostrare la propria

aggressività con disinvoltura nonostante che il peso di subirne poi le conseguenze aumenti

giorno dopo giorno. Ogni donna finta Yang percepisce se stessa come femminile e continua

a sentirsi “femmina”. La sua spiccata capacità seduttiva e la maniera consapevole in cui

interpreta alcune strategie femminili la fanno sentire più evoluta delle altre esponenti del

suo sesso. La sua rabbia si manifesta anche attraverso un io ipertrofico e arrogante, il quale

si percepisce come modello d’eccellenza.

La finta Yang mette le proprie doti femminili a disposizione di uno stimolo vitale incessante,

sfruttandole e commercializzandole in modo maschile. I suoi moti inquinati da uno Yang

prorompente, frutto di un rispecchiamento empirico invertito. Per quanto la maggior parte

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delle sue strategie siano incompatibili con il codice Yin, come la continua ricerca della

convenienza, del controllo, dell’insistenza o del gioco di potere, lei s’illude di essere un

esempio femminile a tutti gli effetti. Sebbene abbia quest'opinione su se stessa, si sente

profondamente inappagata sempre alla ricerca di qualcosa, ed è perennemente bisognosa

di nuovo nutrimento emotivo per riempire il proprio vuoto. Per quanto in apparenza sia

soddisfatta e fiera di sé, potendo sfoggiare tanti argomenti a suo favore, è inaridita e

amareggiata a un livello profondo. Non ammette che sono queste qualità a tenerla lontana

dai propri principi guida, ossia dalla propria felicità. Pretende di essere già felice così come

sta, cercando di aggiustarsi continuamente la propria realtà. Così rinnega i valori femminili

ai quali non riesce ad accedere, dichiarandoli come obsoleti o denigranti per una donna

moderna. Nello stesso tempo, non si rende conto di delegittimare l’intero assetto

femminile e di violare costantemente le leggi dell’ordine.

L’uomo finto Yin si ritiene mascolino, nonostante usi la propria parte più femminile come

approccio verso il mondo. Lui vuole credere che la dolcezza, la sensibilità, la diplomazia, e

l’essere romantico, siano attributi fondamentali per un uomo “evoluto” e moderno, senza

considerare che si tratti, sì, di qualità importanti ma soltanto se poggiano su fondamenti

Yang. Il finto Yin, è convinto di essere un buon padre, anzi, forse un padre più valido di

tanti altri, poiché si sente più coscienzioso e attento verso i propri figli. Nel frattempo, però,

gli sfugge che tali atteggiamenti nascondono soltanto i suoi moti d’ansia, come tipico per il

suo ruolo. In mancanza di un modello empirico sano non sa riconoscere la propria

alterazione, che si mostra propria nella sua tendenza alla troppa cura e alla dedizione

troppo accentuata. Si fa vanto esattamente di ciò che ai fini empirici dimostra la sua

deviazione, senza comprendere le percussioni di questo suo atteggiamento.

La coppia invertita prevede nella psicologia empirica che i partner s’illudano di interpretare

un ruolo adeguato, ma che è soltanto la donna finta Yang a non comprenderlo, così lei

continua a ingannarsi pensando di fare la madre e lui il padre.

Responsabilità

In una coppia inversa le responsabilità maggiori, in altre parole le decisioni più importanti e

disagevoli, rimangono conferite alla donna finta Yang, per questo motivo si sente investita e

convalidata dai principi maschili. L’assenza di carica maschile del suo compagno rimane per

lei, uno stimolo persistente a esercitare il ruolo Yang, facendolo sembrare agli occhi di tutti

una necessità. In sua presenza l’uomo finto Yin si sente forte e sicuro, avendo finalmente

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trovato, grazie a lei, un accesso alla rabbia. In contempo soffre questa situazione a tal punto

che è obbligato a dissociarsi delle proprie emozioni, non essendo in grado di dare sfogo alla

propria amarezza, al risentimento e all’impotenza che prova. Il suo copione gli chiede di

saper contenere il risentimento nei confronti della sua partner, poiché teme il suo lato

aggressivo e la sua vendetta. Infatti, tutti gli uomini finti Yin sono dissociati dal loro sentire,

vivendo come propria realtà l’illusione dell’innocenza. Una separazione, questa, che

costituisce il prezzo empirico che gli è richiesto di corrispondere, e che la continua

violazione dell’ordine suscita.

Nella coppia inversa l’uomo Yin continua ad accumulare debito senza poter eliminare la

causa del disagio, essendo incapace di attaccare la propria compagna nel ruolo di guida. La

sua paura non gli permette di occuparsi della tutela e della difesa del proprio nucleo

familiare, poiché questo richiederebbe il pieno della sua carica. Così evita ogni atto di

decisione che potrebbe contrastare il volere della sua compagna, rinunciando al ruolo che

legittimante gli spetterebbe. Una rinuncia, questa, che suscita la continua ira della donna

finta Yang la quale non si sente né arginata né contenuta da lui. Anche lei desidererebbe un

uomo integrato sul quale poter fare affidamento, come previsto dal preciso diritto

empirico, per quanto in pratica non sarebbe in grado di poterlo sostenere. Lei si sente

attratta soltanto da ciò che le manca, ossia dalla dolcezza, dalla sensibilità e dalla

morbidezza di un uomo finto Yin che, attraverso i suoi atteggiamenti seduttivi la sa

ammaliare. Così, la sua delusione, attirando esclusivamente uomini con uno Yang più

debole del suo, è puntuale e inevitabile, provocando moti d’ira sempre maggiori contro la

specie maschile. La donna Yang, mettendosi in contatto con la sua ferita di base, la propria

femminilità repressa, l’unica e vera ragione per la quale esercita il potere Yang, nasconde

un bisogno d’amore interrotto verso la propria madre, figura dalla quale non si è sentita

amata abbastanza e alla quale non è riuscita a dimostrare il proprio amore.

L’uomo Yin, liberato dal dover sostenere le proprie responsabilità., si fa vanto della propria

alterazione sistemica vivendo il proprio debito come diritto legittimo in una società

moderna. Detiene il primato di essere l’unico a potersi affiancare alla donna Yang per

periodi prolungati, presenza insostenibile per una carica maschile sana. Così lei attira

soltanto esponenti del sesso maschile con i quali ogni rapporto di coppia è già destinato a

fallire in partenza. Ogni donna Yang, dopo un po’, è sempre scontenta del proprio

compagno Yin, criticandolo e denigrandolo per la sua poca consistenza maschile. Allo stesso

tempo non riesce a staccarsi da lui poiché è l’unico a saper riempire il suo bisogno affettivo.

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30

4. ANIMUS E ANIMA:

L’INTEGRAZIONE DELLO YIN E DELLO YANG

La cosa più difficile da scoprire nella nostra

psiche è quale aspetto assume la

rappresentazione del sesso opposto. Per la

donna è l'Animus, per l'uomo l'Anima.

Infatti, ogni donna porta in se un patrimonio

Yin inerente al suo sesso biologico, ma che

necessita contemporaneamente di una carica

Yang2 per essere autosufficiente.

Nella stessa maniera ogni maschio portatore

naturale di un patrimonio Yang, ha bisogno di integrare la propria carica principale con

quella Yin3 per poter essere armonico. Entrambe fanno parte della pienezza dell’essere

umano e hanno bisogno di svilupparsi in maniera sequenziale lasciando la precedenza alla

carica primaria (quella del proprio sesso biologico).

Per le donne è importante portare allo scoperto l’Animus represso e fino a quando rimane

oscura una parte di noi, possiamo sentirci attratti fortemente da un'altra persona

(generalmente del sesso opposto) che mostra qualche somiglianza con questa “figura

interiore”. Inconsciamente proiettiamo l'immagine interiore sull'altra persona, che subito

assume un aspetto molto desiderabile, la persona che avevamo sempre desiderato di

incontrare: l'”anima gemella”.

Tutto ciò che ci fa sentire incompleti appare nelle sembianze dell'amato. Lui o lei è tutto

quello di cui abbiamo bisogno per sentirci completi e ci aspettiamo che riempia gli spazi

vuoti della nostra casa e del nostro cuore.

Le donne non nascono compagne ideali, ma possono diventarlo. L’approccio empirico,

infatti, definisce come modello cui tendere per il sesso biologico femminile, quello della

donna Yin integrata.

Ogni donna ha bisogno di sapersi esprimere attraverso i moti guida del proprio essere, ossia

la sua luce, la morbidezza, l’accoglienza e il potere della dedizione, la cura, l’arrendevolezza,

la vivacità, l’essere emotiva, il sentire la commozione, e la tenerezza (da suscitare

2 Descritta da Jung come Animus.

3 Descritta da Jung come Anima.

Page 32: Attese e disattese - Fiorella PINI

31

nell’uomo). L’approccio empirico definisce anche un modello per il sesso biologico

maschile: l’uomo Yang integrato4.

Non appena i veri bisogni delle donne “brave bambine” nascono e gli uomini non vogliono o

non riescono a soddisfarli, ne deriva una serie di scontri. Per uscire da questo "empasse" le

donne hanno bisogno di ritrovare il contatto con il loro Animus.

Per superare il conflitto tra il bisogno di dipendenza e quello di essere libere è necessario

un processo di “elaborazione del conflitto", fare uno sforzo consapevole e intenzionale per

districare i fili della matassa del nostro stato interiore.

Il conflitto tra il desiderio di essere libere e quello di restare chiuse e protette è alquanto

insidioso, ma ha anche un “vantaggio”: ci consente di rimanere ferme dove siamo e non

cambiare nulla dello stato di cose, seppure è ormai accertato essere una situazione di

infelicità.

Superare il conflitto vuol dire cercare le cause che lo provocano, in modo che non sussista

più il bisogno di essere scisse. Quando un filo di questa matassa si evidenzia, bisogna

seguirne il percorso: sono i nostri atteggiamenti incongruenti che, se scovati e analizzati,

possono portarci al filo conduttore del conflitto nascosto.

Tenere i conti di quel che succede sul piano emotivo, vuol dire mantenere giorno per giorno

il contatto con la realtà ed evitare che si sviluppi una fonte continua di collera nei confronti

dei propri bambini e dell'uomo con cui si vive, evitando di lasciare che le cose scivolino via

da sole, ma fermarsi, sedersi e sentire cosa sta succedendo, in che direzione si convogliano

le energie e scoprire qual è la fonte della propria gratificazione.

Domande del genere sono parte del processo che bisogna fare per trovare il proprio

equilibrio. Tenere aggiornati i conti, vuol dire impegnarsi con le possibilità della vita, dare il

via al proprio cambiamento e alla propria crescita, anziché aspettare che succeda qualcosa,

diventare padrone di se stesse, assumersi la responsabilità della propria esistenza.

Nel momento in cui ci assumiamo la responsabilità dei nostri problemi, si viene a creare

uno spostamento cruciale del centro di gravità dagli altri a noi stessi. Iniziarne così ad avere

a nostra disposizione una maggiore quantità di energia, che prima veniva dispersa.. Quando

4 L’uomo “maschio” possiede il diritto (=obbligo) di essere guerriero, saper proteggere e difendere il

proprio nucleo. Possiede il diritto alla guida avvalendosi di capacità concettuali e strategiche

superiori alla donna, di un senso di orientamento innato e di regolarità e costanza. Lui sa intuire un

ordine adeguato a tale scopo, esprimendosi attraverso la concretezza e tutta la progettualità del

caso. Si fa valere attraverso l’autorità conferitagli.

Page 33: Attese e disattese - Fiorella PINI

32

non abbiamo più bisogno di difenderci e proteggerci possiamo utilizzare quella stessa

energia, che è diventata disponibile, per fare degli sforzi più positivi.

Pian piano diveniamo meno inibite, meno bloccate dall'ansia e dalla paura, meno represse

dalla mancanza di autostima. Così abbiamo la possibilità di acquisire una spontaneità

emotiva, una vitalità interiore che permei di sé tutto quello che facciamo.

Essa nasce dalla convinzione di essere la fonte principale di forza della propria vita e porta a

quella che è definita "spontaneità d'animo", ossia la capacità di non fingere, di essere

sincere sul piano emotivo, di riuscire a mettere tutte se stesse nei propri sentimenti, nel

proprio lavoro, nelle proprie convinzioni.

Le donne che si sono liberate, scoprono tutto a un tratto di avere l'energia per impegnarsi,

si aggrappano tenacemente alla vita, ormai libere di seguirne gli alti e bassi.

Gli indicatori empirici

Man mano che gli effetti del debito diventano insostenibili, non riusciamo più a fare finta di

nulla. Soltanto qualora le alterazioni empiriche, da noi stessi create per compensare il buco

emotivo, superino una soglia preoccupante, iniziamo a percepirle come minacciose e fuori

dalla norma. Questo accade quando il nostro debito è diventato già così ingombrante da

incidere in maniera pesante sulla nostra vita. Solo allora ci accorgiamo che sarebbe indicato

“contro-sterzare”, poiché questa tendenza rischia di compromettere l’intera esistenza.

Tuttavia fino a tal momento evitiamo accuratamente ogni presa di coscienza sul fatto che

potrebbe essere lo specchio di una posizione empirica compromessa.

Una responsabilità scomoda, questa, che ci riporta le nostre responsabilità non evase,

presentandocele come un debito empirico maturato con il tempo.

Secondo degli indicatori che l’ordine utilizza per segnalare l’arretrato, ogni squilibrio

favorisce alcuni moti emotivi o ne accresce altri: qualora fosse la rabbia5 il segnalatore

preposto a una data infrazione, esso s’impone su qualunque altra emozione; così anche la

paura6 prevarica su qualsiasi altro moto naturale, insito nel sentire genuino del singolo;

nello stesso modo il senso di colpa o quello dell’inadeguatezza generano lo stesso effetto,

imponendosi sul suo equilibrio di base.

5 Gli indicatori empirici Yang sono: la rabbia, il rancore e l’arroganza.

6 Gli indicatori empirici Yin sono: la paura, il senso di colpa e la mancanza di autostima.

Page 34: Attese e disattese - Fiorella PINI

33

Il senso di colpa

Più ognuno di noi prova a nascondere il dolore del proprio debito, più diventeremo un

catalizzatore attraendo persone che rispecchiano quella stessa qualità di dolore.

Chi cerca sempre partner impossibili o difficili, chi entra in relazione che già dall’inizio sono

predestinate a fallire, chi si sente attirato esclusivamente dalle qualità dell’ombra altrui in

quanto più accattivanti e fascinose.

Nel caso delle coppie inverse, costituite da una donna Yang e un uomo Yin, si manifesta il

gioco del "tira e molla": una dinamica conosciuta anche come "odio e amore”, ossia

attrazione morbosa e insofferente verso il partner e incapacità di lasciarlo. Nonostante

l'altro si evidenzi continuamente come inadeguato, ossia come troppo invadente o

remissivo, è la dinamica della co-dipendenza affettiva a sovrastare ogni dolore, che instaura

il classico rapporto tra “vittima e carnefice”.

Tutte le volte che siamo coinvolti in attimi spiacevoli o risultati dannosi di situazioni o scelte

sbagliate che ci competono neghiamo la nostra responsabilità.

Una delle prime responsabilità è di saper accettare l’inadeguatezza dei propri genitori, la

loro incapacità di poter dare di più di quanto sono riusciti a conferirci, affrontando il

rancore nei loro confronti.

Questo è il prezzo empirico da pagare per entrare nel ruolo dell'adulto, uscendo dal

bisogno del bambino.

Il singolo cresce soltanto quando è disposto a evadere il proprio debito e accettare il dolore

insito in esso.

I “bravi bambini” e le “brave bambine” non sanno ancora sostenere la propria colpa,

neanche quando diventano genitori. Essi si mantengono lontani dal proprio dolore,

esorcizzandolo in tutte le maniere. Di conseguenza non sono in grado di riempire il proprio

Page 35: Attese e disattese - Fiorella PINI

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ruolo empirico, rimanendo sempre in richiesta verso i propri figli. Così l'abbandono della

propria innocenza costituisce, una necessità empirica di primo rango in ogni processo di

crescita, trattandosi di un movimento interiore per affermare i propri principi.

Molti esponenti del genere maschile e femminile giocano a essere uomini e donne, ma in

verità non hanno mai abbandonato il ruolo del piccolo. Si propongono come modelli

attendibili senza avere i requisiti empirici necessari. Il solo fatto di essere genitori biologici

non garantisce ai figli le qualità che derivano da una fonte energetica sana e genuina: ogni

genitore, portatore di un debito ingente, si distingue in primis attraverso la mancanza

d’amore.

Spesso sono bambini capricciosi e ansiosi, travestiti da madri o da padri, che soffocano i

loro piccoli in un mare di smancerie. Non che le loro coccole siano fuori posto, ma sono

prive di ogni forza armonica. Non sono tanto le coccole in sé, bensì l'ambiente generale in

cui vengono fatte che si rivela come contro armonico, rivelandosi prive di forza e destinate

a rimanere atteggiamenti vuoti.

Si tratta delle stesse donne che, al momento in cui avrebbero bisogno di esercitare il

proprio potere incondizionato, passano soltanto ansia o indifferenza rabbiosa. Si tratta

degli stessi uomini che, al momento in cui avrebbero bisogno di esercitare il ruolo del

padre, si mettono in richiesta o fanno da madre.

Così la consegna familiare trasmette strategie di dipendenza e valori disarmonici invece che

amore, generando il debito di ogni nuova generazione.

La risoluzione

L’ordine riconosce soltanto un’unica entità di “scambio” ai fini di riscattare il proprio

debito: il dolore. Attraverso dei passaggi precisi l’uomo entra nel dolore finora rinnegato,

fino a trasformarlo lentamente in qualcosa di diverso.

Questo processo passa attraverso la consapevolezza, il pentimento e la lenta integrazione

della nuova, scomoda realtà. Questo sviluppo d'integrazione lento e faticoso si chiama più

comunemente “accettazione”. Perché ogni maturazione dell’uomo, ogni sua crescita

personale, passa attraverso questo confronto e nasce dal fatto di aver attraversato un

passaggio di dolore preciso. Esso gli fa acquisire maggiore spessore umano, concretezza e

presenza. Soltanto esplorando e integrando la propria zona d’ombra si può accedere a uno

Page 36: Attese e disattese - Fiorella PINI

35

stato empirico naturale e completo, collegandosi maggiormente con il livello della

coscienza sistemica.

Ogni avvicinamento alla zona d’ombra esige l’abbandono del proprio stato d’innocenza,

costringendo la persona ad accostarsi al proprio arretrato empirico. Così entra in contatto

con le sue ferite nascoste, la rabbia, la colpa e l’amore mancato, risalendo lentamente alle

proprie strategie di auto-boicottaggio. Tale confronto accresce la sua consapevolezza

poiché gli permette di aprire nuove crepe nella corazza della coscienza personale, e

comincia ad avere visioni più vicine alla realtà empirica e quindi è obbligata ad aprirsi a ciò

che è. Un avvicinamento, questo, che può svolgersi esclusivamente sul livello empirico,

ossia attraverso la fenomenologia del proprio sentire, rimettendosi in contatto con le

emozioni bloccate o rinnegate. Soltanto penetrando negli arretrati e rievocando i

sentimenti sommersi, la persona riesce a entrare nuovamente in contatto con il fluire delle

cose. In questo processo affronta la sua paura, i suoi rancori, la vergogna, l’imbarazzo e il

senso di colpa, man mano che prosegue nel percorso. Ogni volta che smaschera dei tabù

personali, trasforma i propri limiti e le sue false credenze, evadendo una parte del debito.

Così l’unica maniera per potersi avvicinare a un equilibrio reale e oggettivo è dato quindi

dall’integrazione delle due parti: lato luce e lato ombra. L’ordine riconosce l’inclusione

come unico principio vitale, poiché ogni moto differente, codificato come esclusione, si

basa su strategie di chiusura. Solo così può generare una realtà empirica stabile e non

compromessa, attraverso un atto d'integrazione.

Disattendo le sue regole, direttive e aspettative dei propri genitori, “tradire” le proiezioni

della famiglia a favore dei propri talenti e interessi è un passaggio tanto fondamentale

quanto difficoltoso per ogni figlio.

Page 37: Attese e disattese - Fiorella PINI

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5. LA METAMORFOSI EMPIRICA:

IL DEGRADO, LE ALTERAZIONI NELLA DONNA

Si tratta di un principio fondamentale che, nel nostro approccio empirico è denominato

metamorfosi che è il degrado lento e inesauribile e progressivo di ogni ruolo alterato, in

altre parole, una brava bambina diventa una furia.

La base di ogni problema è legato al modo in cui siamo state cresciute da piccole: non ci

hanno insegnato ad essere sicure, indipendenti, adeguate, con scarso riconoscimento e

mancanza di autostima da parte dei nostri genitori.

Il problema inizia nella prima infanzia. Crescendo è importante che noi impariamo a far uso

dei messaggi provenienti dal nostro corpo.

Ogni donna o uomo nasce YIN: durante il suo percorso di crescita cambiando da bambino

ad adulto vive una metamorfosi empirica. Si tratta di una trasformazione lenta ma

inevitabile che riconosce il dolore accumulato e rinnegato come suo unico catalizzatore.

Page 38: Attese e disattese - Fiorella PINI

37

La donna YIN ALTERATA

L’approccio empirico chiama “la brava bambina” o donna Yin alterata evidenziando i

seguenti comportamenti: una carica femminile in eccesso che non sa contenere e non

controbilanciata dalla carica opposta maschile, sempre piccola e innocente, altruista,

crocerossina, santa, vittima ma senza l’ANIMUS, contrappeso naturale per ogni femminile.

Manca della carica aggressiva e non ha la forza necessaria per far valere i suoi bisogni e i

suoi desideri.

La donna Yin alterata appare gentile, amabile, mite, dal punto di vista fisico non possiede

tratti fisici aggressivi ma dolci, si presenta impaurita e timida, a volte raggiante, ma sempre

con atteggiamenti misurati. Quando entra in contatto con la sua bambina interiore, diventa

giocosa e vitale, così sono i suoi tratti infantili a distinguerla. Non vuole essere vista, non ha

un proprio posto, “ non si merita”.

La donna Yin alterata non è attratta da un uomo Yang sano, ma un uomo Yang alterato o

finto Yang, perché ha bisogno di una smisurata necessità di sicurezza che lei non ha in sé,

mancando la forza primaria maschile, l'ANIMA.

Come per l’uomo Yin, la donna Yin alterata manca del modello genitoriale sano, la cui causa

è la debolezza della carica primaria materna a cui fare riferimento.

Come per il finto Yang, anche la donna Yin alterata, essendo portatrice di uno Yin eccessivo,

potrebbe apparire una Yin integrata. Sia nell’aspetto che nel fare, si dimostra morbida,

premurosa, totalmente dedita alla famiglia e disponibile con tutti.

Entrambe hanno un lato femminile ben sviluppato per quanto la donna Yin alterata,

usandolo come strategia di difesa, ne manifesta l’eccesso, mentre l’altra, ne trae tutta la

sua forza..

Non avendo integrato in maniera armonica i due opposti, la donna Yin alterata presenta

problematiche molto affini a quelle dell’uomo Yin, mancandole il sostegno e la forza della

carica secondaria, Yang. Subisce il mondo esterno in quanto carente di carica aggressiva

genuina che la rende incapace di dire no e che anche nella sfera sessuale si ripercuote con

una libido debole o inesistente che le fa subire il rapporto col partner.

Certa che per essere degna d’amore, debba necessariamente soddisfare desideri e bisogni

altrui, la donna Yin alterata, manifesta il principio Yin dell’accoglienza in maniera eccessiva,

è accondiscendente, dolce e mielosa così oltremisura da diventare invadente, quasi

appiccicosa. Essendole funzionale rivestire il ruolo della “brava bambina” al fine di ricevere

consensi, rende in tal modo forzate e innaturali le sue doti femminili.

Page 39: Attese e disattese - Fiorella PINI

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Cresce così, in lei, la sensazione di amare troppo, di essere all’interno della coppia quella

che non riceve amore sufficiente a ricambiare ciò che dà, non sentendosi mai corrisposta in

maniera appagante. Naturalmente, non potendo accedere a un sentimento genuino, tutto

ciò che esprime, non è altro che un surrogato di ciò che lei crede essere amore. Sviluppa

una forte dipendenza dall’altro e crea, a sua volta, dipendenze da sé, è portata a fare tutto

da sola per potersene poi lamentare; nelle relazioni interpersonali evita accuratamente

argomenti scomodi, situazioni che la costringano a esprimere il suo pensiero, specie se in

contrasto con quello dell’altro, e ogni approccio diretto che le crei disagio.

Alla base di tali atteggiamenti vi è la paura che guida il suo vivere, la paura di essere

perennemente minacciata dalla possibilità del dolore, fisico ed emozionale. Il suo apparire

timida ed impaurita, le consente più facilmente di eludere situazioni di questo tipo.

Naturalmente, la conseguenza di tutto ciò, è un accumulo sempre più ingestibile di rabbia

che, aumentando il suo debito empirico, determina il passaggio dal ruolo di vittima a quello

di vittima rabbiosa, accedendo al ruolo di finta Yin.

Page 40: Attese e disattese - Fiorella PINI

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La donna FINTA YIN

Con il passare del tempo la donna Yin

alterata accumula rabbia, che cresce a

dismisura; col tempo dietro la

maschera della "brava bambina", si

nasconde una vittima rabbiosa ossia

donna “finta Yin”.

A differenza della donna Yin alterata,

che si crede ancora nel limbo

dell'innocenza, percependosi come

pura e immacolata, la finta Yin ha cominciato la sua lotta quotidiana col vendicarsi per le

ingiustizie subite. In questa dimensione vorrebbe però evitare a tutti i costi di essere

smascherata e scoperta, per ciò che realmente è, ossia una persona arrabbiata.

Tutta la rabbia e il rancore accumulato nello stato alterato, crea inevitabilmente delle

trasformazioni di cui l’essere non è consapevole. Il passaggio da un ruolo all’altro avviene in

maniera impercettibile.

Mentre la donna alterata è ancora nel ruolo di vittima, non si rende conto che la sua

ingente quantità di rabbia non può più essere contenuta ed è così costretta ad assumere

atteggiamenti diversi per poterla manifestare suo malgrado. Tale livello di rabbia che

distorce la percezione di se stessa e del mondo che la circonda e che agisce come indicatore

passivo, subentra alle caratteristiche specifiche della donna Yin alterata, cioè paura e sensi

di colpa, che sono gli indicatori attivi.

Questo cambiamento, ha come prima conseguenza, la nascita di un sentimento di rivalsa

che alimentandosi via via arriva al livello più elevato proprio della vittima rabbiosa, fino a

sviluppare un vero e proprio istinto omicida. Il tutto, sempre ben mascherato dall’immagine

della “brava bambina” vittima innocente, ancora molto disponibile e che ancora utilizza

l’eccesso d’amore, come merce di scambio.

In realtà, negli atteggiamenti della finta Yin, cominciano a essere sempre più evidenti

stonature e discordanze dovute all’incapacità di controllare la sempre maggiore spinta

aggressiva.

Page 41: Attese e disattese - Fiorella PINI

40

Si crea così una fase di scissione, da un lato la disperata esigenza di rimanere innocente,

dall’altro il crescere di un bisogno di vendetta per i torti che sente d’aver subito e per la

delusione delle aspettative disattese.

Anche se il suo fascino potrebbe catturare ruoli maschili più “evoluti”, il partner col quale

può instaurare un rapporto è il finto Yang, che è il suo opposto. Superata la fase

dell’innamoramento, tale rapporto si spoglia del falso perbenismo rivelando i suoi

atteggiamenti aggressivi, delegittimando il partner e assumendo lei stessa il ruolo di guida

della coppia nella totale inconsapevolezza di entrambi.

Il suo forte senso di colpa la spinge però, a rimediare agli atteggiamenti aggressivi con altri

più dolci ed accondiscendenti, sviluppa inoltre, una tendenza alla critica ed al giudizio che si

rivela essere per lei una importante valvola di sfogo che, però, non manifesta apertamente.

In questa fase, caratterizzata da una maggiore spinta rabbiosa, la donna finta Yin si concede

una libertà sessuale mai vissuta prima, comincia a godere della propria fisicità superando i

sensi colpa. Diventa più maliziosa e seduttiva ma in maniera sempre molto “innocente”.

Comincia a sfogare la propria rabbia ma solo con chi sente più debole, continuando, in

realtà, a reprimere il suo campo sensoriale, a sfuggire situazione “scomode” e prediligendo

gli aspetti più frivoli e superficiali della vita.

La sua scissione interiore, il suo stato di debito sempre maggiore, la porta a violare le leggi

dell’ordine, allontanandosene sempre di più.

Continuando a pensare che siano sempre gli altri a farle del male, inizia però a manifestare

la sua rabbia omicida, infliggendo ora lei dolore agli altri, ma percependosi sempre come

vittima innocente.

Fisicamente, la donna finta Yin si presenta con bacino, spalle e collo bloccati, anche

l’andatura di conseguenza è rigida ma piuttosto spedita, nel complesso, manca di

naturalezza e scioltezza.

Nelle forme più avanzate può manifestare movimenti più sensuali, quasi felini ma sempre

rivelatori di forza Yang.

Page 42: Attese e disattese - Fiorella PINI

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La vittima rabbiosa: FINTA YIN – FINTA YANG

Il ruolo della vittima

rabbiosa caratterizza il

passaggio da un estremo

all’altro ma non è conte-

nuta negli estremi stessi.

Ogni ruolo intermedio,

(donna finta Yin e donna

finta Yang, uomo finto Yin

e uomo finto Yang) cioè, è

caratterizzato dal ruolo della vittima rabbiosa, che la metamorfosi sistemica prevede

obbligatoriamente.

Il ruolo della vittima rabbiosa non può esistere nella fase dello Yin alterato perché, in tale

fase, l’accumulo della rabbia è ancora piuttosto debole. Nello Yin alterato, infatti,

l’indicatore empirico attivo è la paura, che maschera la rabbia con l’assunzione di

atteggiamenti Yin.

Al contrario, nella fase opposta, quella dello Yang alterato, il ruolo della vittima rabbiosa

non è presente perché la rabbia, indicatore empirico attivo di questa fase, è talmente forte

da aver provocato un irreversibile indurimento dell’anima, trasformando la rabbia stessa in

odio.

Di conseguenza, nell’alterazione Yin, l’indicatore empirico passivo è la rabbia, che,

persistentemente rinnegata, provoca una degenerazione morbosa dello stato alterato. La

conseguenza di ciò, provoca inevitabilmente un aumento del debito empirico che, pegno

l’estromissione dall’ordine, la persona dovrà comunque affrontare, riscontrando sempre

maggiore difficoltà.

Nell’alterazione Yang, invece, l’indicatore empirico passivo è la paura, che

persistentemente rinnegata, nasconde, attraverso la manifestazione di uno spirito

guerriero, la paura profonda, quella della morte.

In questa situazione di alterazione, più l’essere tenta di ignorare l’esistenza degli indicatori

empirici passivi, più si evidenzia il tentativo dell’ordine di rimediare, a fin di bene,

aumentando la presenza degli indicatori stessi.

Page 43: Attese e disattese - Fiorella PINI

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Ai fini di un'integrazione sistemica, però l’ordine spinge fortemente verso una

compensazione forzata, cioè verso la necessità di integrare tali indicatori.

Ma la persona, attraverso strategie vitali, giustifica e legittima il suo rifiuto verso di essi,

impedita sempre dalla paura di affrontare il suo dolore.

Ogni suo agire, quindi, e ogni sua scelta è basata sul tentativo di compensare il proprio

debito empirico.

Un’infinità di aspetti e sfumature diverse caratterizza il processo di metamorfosi della

vittima rabbiosa da un ruolo all’altro, ma c’è un aspetto che li accomuna tutti, e cioè il

sentirsi “bravi bambini innocenti”. Essi, cioè, totalmente incapaci di riconoscere le proprie

responsabilità, giustificano tutto il loro agire, trovando negli altri o nelle situazioni

circostanti, la causa dei loro disagi.

Di norma, la fase della vittima rabbiosa si sviluppa dopo l’infanzia, periodo in cui il sistema

prevede, quale diritto naturale di ogni essere, lo stato d'innocenza e di dipendenza.

Tuttavia, il sistema, pur riconoscendo l’assenza di colpa, riconosce nella persona, anche in

questa fase, la sua responsabilità nei confronti dell’ordine.

Può accadere, nel caso di un bambino non desiderato o portatore di una consegna familiare

pesante, che il degrado empirico avvenga in maniera precoce, addirittura nel ventre

materno.

E’ il dolore a stabilire l’innescarsi del processo di alterazione: quanto più da bambini si è

provato dolore tanto prima si accede alle fasi Yang alterate.

Lo stesso dolore, però, potrebbe intrappolare nell’eccesso opposto Yin, non consentendo

alla persona di accedere per nulla nel ruolo dell’adulto, manifestando così un persistente

stato infantile.

Page 44: Attese e disattese - Fiorella PINI

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La donna FINTA YANG

Empiricamente c’è una trasformazione in “ vittima rabbiosa” o donna finta Yang.

Dal punto di vista sistemico, la finta Yang è la vittima rabbiosa progredita sempre volta a

coprire la propria fragilità attraverso l’apparenza aggressiva. Si tratta sempre della bambina

innocente e spaventata che tenta di salvarsi dal mondo intero con strategie difensive

maschili. Il desiderio di salvare la propria innocenza da un lato e, dall’altro la forte spinta a

vendicarsi, le crea un enorme conflitto interiore. La sua rabbia è, ormai tale, da non

permetterle di fare più buon viso a cattivo gioco.

Scivola così nel ruolo di vittima-carnefice costringendosi all’autoinganno di una realtà tutta

sua che le permetta di non sentirsi “cattiva”. Vive sempre un conflitto tra paura e rabbia ma

col tempo, la sua tendenza a retrocedere e a subire si trasforma in spinta in avanti, è infatti,

più diretta, intraprendente, assume atteggiamenti autenticamente Yang finalizzati

esclusivamente a proteggersi. La donna finta Yang, si rivela anche capace di esprimere doti

femminili, come l’amore incondizionato anche se di norma, si aspetta qualcosa in cambio.

Nella sfera affettiva attrae un partner finto Yin del quale compensa la mancanza di senso di

sicurezza. La strategia seduttiva prevede dimostrazioni di autonomia e d'indipendenza. Ma,

con il consolidarsi della relazione, la donna finta Yang rivela tutta la sua fragilità e

dipendenza, pur rimanendo colei che detta legge, delegittimando, denigrando e

mortificando il partner e perpetuando, in tal modo, la sua vendetta contro il maschile.

Del resto, il suo bisogno di predominio è tale, che pur desiderando un partner forte, ne

sceglierà sempre uno disposto a farsi mettere in ginocchio.

Tale situazione non fa altro che aumentare il suo livello di rabbia che però non le permette

di abbandonare il partner, la sua dipendenza emotiva non glielo permette.

Il legame sempre più degradato e morboso si sposta completamente nel lato ombra: i due

esseri non sono più tenuti insieme dalla compensazione delle loro virtù, ma dall’instaurarsi

di una situazione di dipendenza dal dolore.

Il forte desiderio di vendetta della donna finta Yang non è, però, rivolto solo nei confronti

del maschile. In realtà, ogni donna finta Yang ha subito l’”assenza” della propria madre, è,

per questo, una donna che si sente fortemente tale, ha sviluppato grandi capacità seduttiva

ma che, in realtà, è segregata nel proprio femminile. Grazie alla sfida persistente riesce a

liberarsi dalle inibizioni che nascondevano il desiderio di vendetta anche nei confronti di un

femminile per il quale prova astio e rancore smisurati.

Page 45: Attese e disattese - Fiorella PINI

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La donna YANG AUTENTICA

“Hanno denaro, successo …ma non

sono felici, … sentono che qualcosa

manca, … non riescono più a trovare un

partner affettivo adeguato e a vivere

relazioni appaganti, come se

l’incantesimo si fosse infranto e il

rapporto amoroso confuso,

attorcigliato, perduto…

Le donne di una volta si sono

trasformate, hanno indossato i panni dei loro uomini anzi, li hanno sostituiti, …imitati

…sfidati, al punto da assumerne le sembianze psicologiche, comportamentali e perfino

fisiche.

Sono donne in carriera, seducenti, aggressive, competitive e vincenti sull'uomo che,

generalmente, a lei si accosta …l'esemplare maschile, il cavaliere ‘servente’ e ‘silente’.

La donna ha cambiato la sua identità femminile? Dove sta andando e quale è il prezzo da

pagare, per aver scavalcato i confini storici, sradicandosi dalla sua vera natura? Dietro

l’apparente trionfo delle quote rosa e dell’emancipazione consolidata si nasconde un

disagio crescente che ha investito l’intero mondo femminile ?”

La donna Yang, pur mantenendo un aspetto esteriore femminile a volte anche

prorompente, è caratterizzata dall’aver completamente sostituito, nella sua metamorfosi

empirica, le caratteristiche Yin con quelle Yang.

La spinta maschile enorme che ha attivato per proteggersi dalla sofferenza derivante dai

suoi bisogni insoddisfatti e dalla conseguente incapacità di donare amore, hanno portato la

donna Yang ad allontanarsi, fino a perderle, dalle proprie facoltà di cuore, principio attivo

Yin che si manifesta attraverso il “dare”.

La donna Yang, esattamente come l’uomo Yang alterato, è colei che desidera ormai solo

soddisfare uno smisurato bisogno di vendetta, attivando solo tutti gli aspetti propri del lato

ombra.

A tal scopo, attinge magistralmente solo dai lati ombra sia Yin sia Yang, rivelandosi esperta

stratega.

Page 46: Attese e disattese - Fiorella PINI

45

Inganno e perfidia sono le sue armi più affilate che

utilizza ormai completamente libera da scrupoli e

freni inibitori.

La sua strategia più efficace è indossare

un'impenetrabile maschera da donna affabile,

gentile, disponibile.

La sua capacità di dare molto nasce dal bisogno di

acquisire potere e rendere l’altro debole al punto

da togliergli autonomia e dignità, fino ad

annientarlo completamente, succube quest’ultimo del fascino e del carisma di cui è

portatrice.

Il suo profondo disprezzo per la vita le consente di attivare schemi auto lesivi e annientanti

in grado di non arrestare la sua spinta rabbiosa neppure di fronte alla morte.

A livello molto profondo, esiste in lei un forte bisogno di espiare.

Nell’ambito professionale, la sua esuberanza maschile e la sua astuzia femminile le

consentono di raggiungere i massimi livelli di potere, ottenuti sempre tramite norme prive

di scrupoli e di considerazione altrui, manifestando il male in ogni ruolo che ricopre.

Tale condizione la porta completamente fuori dall’ordine, il suo degrado è arrivato al limite

massimo e non è possibile alcun recupero.

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46

La Matrice d’Eccellenza: la donna YIN INTEGRATA

Le strategie d’amore sono, per il genere umano la strada maestra per raggiungere il proprio

“Stato di eccellenza” ossia una condizione che da sempre traccia la soluzione empirica

ideale per ogni ruolo che sappiamo interpretare.

Esiste, infatti, una diversa matrice d’eccellenza per ogni ruolo empirico, la stessa che lo

collega ad un ordine prestabilito. Non scordiamo mai che l’essere uomo o donna costituisce

un vero e proprio ruolo al fine dell’ordine.

Ogni consegna familiare alterata, ogni eredità disarmonica della stirpe, ogni forma di

debito, personale o collettivo che sia, indica in un primo luogo uno squilibrio dell’energia di

base che proviene dalla propria stirpe, della quale i genitori sono soltanto i massimi

esponenti. Più l’adulto si avvicina alla matrice d’eccellenza del proprio femminile o maschile

ossia al codice Yin o Yang, più si accosta anche a uno stato “integrato”, unica condizione

sana e genuina ai fini empirici.

L’integrato è un preciso modello empirico. Esso può essere raggiunto soltanto

gradualmente nel tempo, attraversando consecutivamente i vari ruoli previsti dall’ordine.

La sua massima espressione è quella del buon padre e della buona madre, condizioni

empiriche che non possono essere raggiunte se prima non si passa attraverso i ruoli del

piccolo e dell’adolescente per poi, in seguito entrare in quello dell’adulto e soltanto dopo in

quello della madre o del padre.

Esiste, infatti, una differenza notevole tra il semplice essere genitore “fisiologico” (per la

semplice capacità di saper procreare) e quello di entrare nel ruolo della madre o del padre

ai fini empirici.

La matrice d’eccellenza, ossia il codice Yin e Yang, stanno alla base di tutti questi ruoli,

essendo un loro trampolino di lancio per ogni evoluzione.

Ciascun avvicinamento alla matrice d’eccellenza indica anche un’elaborazione del proprio

debito di base, ossia al bagaglio contro-sistemico acquisito durante l’infanzia.

Per entrare in quello dell’adulto, invece è necessario riscattare il proprio debito. Per questa

ragione la maggior parte delle persone entra nel ruolo empirico dell’adulto spesso soltanto

in età avanzata invece che al fine della pubertà (se non ci entra!).

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CONCLUSIONI: L’ ARRENDEVOLEZZA

“Sassi e conchiglie che il mare ha posato sulla riva, onde come braccia protese a donare

tesori nascosti che si svelano al mondo con forza dirompente o con arrendevole dolcezza….

Ricordi di passeggiate, chini sulla riva alla ricerca dei colori più belli, delle forme più

inconsuete...o di parole custodite dal mare per continuare ad assaporare questa atmosfera,

le parole e i destini sono affidate al cammino delle maree...”

(dal libro “Le parole che non ti detto”)

Nella Società moderna prevalgono sempre di più i parametri Yang, a scapito di quelli Yin,

apparentemente più deboli e meno efficaci dei primi. Infatti, è la donna, a voler essere più

forte, autosufficiente ed equiparata al popolo maschile, aspirando a strategia Yang invece

di valorizzare le proprie.

L’arrendevolezza è uno dei principi Yin meno immediati e confusi a prima vista con

atteggiamenti di sconfitta e di disagio.

L’arrendevolezza nasce da un'altra qualità Yin: la fiducia, indispensabile per sapersi

“arrendere” alla vita e affidarsi al fluire delle cose, conferendo un tocco di sano “fanatismo”

dimostrando l’accettazione profonda e assoluta dell’esistenza.

Page 49: Attese e disattese - Fiorella PINI

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L’arrendevolezza esprime la capacità di accogliere ogni cosa in maniera incondizionata,

senza speculazioni o calcolo di convenienza.

Ogni donna riesce ad accedere a questo moto, segno di forza femminile non inquinata

qualora il suo Yin non sia alterato o sofferente.

Dopo sei anni di lavoro con Michel Hardy, solo ora mi sento in grado di percepire a livello

profondo il bisogno di arrendermi, di cedere le armi, di abbandonare posizioni tenute per

una vita, di accettare e di approvare anche i lati indesiderati o temuti.

Sento il bisogno di autenticità e chiarezza per onorare e sostenere la scala di valori

fondamentali dell’essere umano.

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Ringraziamenti

Vorrei terminare facendo l’augurio a tutte le donne di ritrovare la propria.

“via di casa” attingendo all’essenza femminile della nostra natura: i principi Yin.

Questo viaggio interiore è stato ricco di momenti intensi, di dolore e di forti

emozioni.

Questo cammino continua ogni giorno ad ogni modo, ogni giorno posso cadere,

ma posso poi rialzarmi.

Un grazie di cuore al mio Professore Michel Hardy per l’amore e la dedizione

al suo “sapere”. Ineguagliabile è la sua Missione di fare del "Suo popolo" un

esercito d'amore inviato tra la gente a dissipare i contrasti relazionali, a fondare

rapporti autentici di conoscenza improntati sull’amore incondizionato.

La sua scuola di vita ci forma e ci fa crescere nel suo esempio d'amore.

Un grazie particolare a Carmela per l'aiuto, il sostegno, la dedizione, la cura e la

presenza che mi ha dato per la preparazione della tesi.

Grazie anche a tutti i compagni dell’Accademia conosciuti in questi sei anni che

con me hanno vissuto questa esperienza di cammino verso la luce.

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BIBLIOGRAFIA

HARDY M., “La Grammatica dell’Essere”, Dispense dell’Accademia del Sé,

Bologna, 2007-2012.

FROMM E., “L'arte di amare”, A. Mondadori, Milano 1956.

BALESTRO P., “La terapia delle coccole”, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo,

Milano 1993.

DOWLING C., “La sindrome di Biancaneve”, RCS Libri, Milano 1998.

DOWLING C., “Il complesso di Cenerentola”, RCS Libri, Milano 1992.

DOWLING C., “Signore in rosso”, RCS Libri, Milano (1999).