Astroagenda N°4

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COME DIVENTARE SOCI: Se vuoi partecipare agli incontri organizzati per i soli soci iscriviti alla nostra associazione. Con una minima quota annuale (equivalente a 10per gli adulti e 5per i minorenni) avrai diritto a partecipare a tutte le iniziative dedicate agli iscritti e a molti altri vantaggi. Per ricevere informazioni o il modulo associativo rivolgersi all’osservatorio in via D. Alighieri n.6 di Cento, all’indirizzo e.mail astrofi[email protected] o al n. 346 8699254 (Davide).

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Pubblicazione gratuita dell'Associazione Astrofili Centesi

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Page 1: Astroagenda N°4

COME DIVENTARE SOCI:Se vuoi partecipare agli incontri organizzati per i soli soci iscriviti alla nostra associazione. Con una minima quota annuale (equivalente a 10€ per gli adulti e 5€ per i minorenni) avrai diritto a partecipare a tutte le iniziative dedicate agli iscritti e a molti altri vantaggi. Per ricevere informazioni o il modulo associativo rivolgersi all’osservatorio in via D. Alighieri n.6 di Cento, all’indirizzo e.mail [email protected] o al n. 346 8699254 (Davide).

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CHI SIAMO6 giugno 2012TransiTo di Venere daVanTi al sole

Il gruppo è formato da appassionati di astronomia a cui il Comune di Cento ha dato in utilizzo l’os-servatorio astronomico “P.Burgatti”, (nel cortile delle scuole medie).Il nostro impegno è a livello di volontariato e sia-mo aperti a tutte le iniziative rivolte ad ampliare il nostro gruppo per offrire un servizio sempre mi-gliore alla cittadinanza.Per questo operiamo in modo gratuito, pensando che il vero guadagno sia il poter offrire a tutti il sogno che noi, con tanta passione e forza di volon-tà, abbiamo sempre inseguito.

è quasi l’alba del 6 giugno del 2012...Dopo gli eventi sismici di questi giorni nella nostra zona, alzarci a questo orario non ci fa ne caldo ne freddo, anzi, poterci dedicare ad una nostra passione, nonché un evento così importante e affascinante come il passaggio di Venere davanti al Sole ci fa dimenticare, almeno per alcune ore, quelli che sono i brutti momenti e le paure vissute.Puntando i telescopi ritroviamo quella serenità di tutti i giorni quasi come nulla fosse accaduto e tra una battuta, una risata e uno sbadiglio attendiamo il sorgere del Sole.Qualcosa però sembra remarci contro… antipati-che nuvole sull’orizzonte, proprio davanti al Sole! Pazienza, almeno ci abbiamo provato…Ma ad un tratto, come se non avessimo mai visto l’alba in vita nostra, facciamo un’escla-mazione all’unisono “si vede il Sole!”.Ed ecco che ci fiondiamo letteralmente sui nostri strumenti e guardiamo quelle stupende immagini che ci rimarranno impresse per tut-ta la nostra vita.Siamo talmente immersi nelle nostre osserva-zioni che non ci accorgiamo nemmeno di una forte scossa di terremoto che verso le 6 del mattino colpisce la zona di Ravenna.Tutto questo ci fa riflettere su quanto siamo insignificanti e piccoli rispetto all’universo ma anche al nostro stesso pianeta.L’amicizia, la perseveranza e i valori ci inse-gnano a sentirci utili e importanti e a non ar-renderci mai davanti alle difficoltà.

Ass. Astrofili Centesi

APPUNTAMENTI:Aperto al pubblico il primo e l’ultimo venerdì di ogni mese dalle ore 21,00 alle 23,30

Si accettano gruppi di persone e scolaresche anche in altri giorni concordati

INFORMAZIONI:E-mail: [email protected]: www.astrofilicentesi.itFacebook: astrofilicentesiTelefono: 346 8699254

in foto il consiglio direttivo:Davide Balboni (presidente), Antonella Balboni (vicedirettrice)

Valerio Cantori (segretario), Marco Pilati (direttore) Stefano Melloni (vice presidente)

La mattina del 6 giugno 2010 da sx: Davide Balboni, Antonella Balboni, Fabrizio Cristofori e la foto di Venere che transita davanti al Sole (foto di Fabrizio Cristofori)

associazione asTrofili cenTesi

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di Marco Pilati

U n importante passo avanti nella fisica delle particelle è avvenuto negli anni sessanta, quando i fisici capirono che ci sono legami

molto stretti tra due delle quattro forze fonda-mentali – vale a dire: la forza debole e la forza elettromagnetica. Le due forze suddette possono essere descritte all’interno della stessa teoria, che quindi costi-tuisce la base del cosiddetto Modello Standard, che praticamente consiste in una tabellina 4x4 che ha la “presunzione” di riassumere, in sedici caselle, il segreto della materia e delle forze ele-mentari universali. Tale unificazione implica che l’elettricità, ma-gnetismo, luce e alcuni tipi di radioattività sia-no tutte manifestazioni di un’unica forza che sta alla base di tutto, chiamata forza elettrodebo-le. Ma affinché questa unificazione funzioni non solo a livello concettuale, ma anche matematico, si richiede che le particelle portatrici di forza (i cosiddetti mesoni mediatori) non abbiano massa alcuna. Da esperimenti reali sappiamo però che ciò non corrisponde al vero, e così i fisici Peter Higgs, François Englert e Robert Brout cercarono una

soluzione concettuale, teorica, per risolvere que-sto enigma.Costoro ipotizzarono che tutte le particelle non avessero massa appena avvenuto il Big Bang. Ma subito dopo che l’universo si era raffreddato e la temperatura era scesa al di sotto di un certo valore critico, si era formato un campo di forza invisibile, chiamato “il campo di Higgs” insieme al bosone (ogni campo di forze ha infatti la sua particella mediatrice) di Higgs ad esso associa-to. Il Campo di Higgs permea tutto il cosmo: alle particelle che interagiscono con esso vie-ne donata una massa tramite il bosone di Higgs stesso. Più le particelle interagiscono, più esse diventano pesanti, considerando che le particelle che non interagiscono col campo di Higgs non avranno affatto massa. Si pensi ai fotoni, per esempio, che sono le particelle di mediazione del campo elettromagnetico, completamente pri-ve di massa proprio perché non interagiscono col campo di Higgs.

Una idea siffatta ha fornito una soluzione sod-disfacente e ha pure generato successive teorie che spiegano altri fenomeni altrimenti inspiega-

PARTICELLA DI DIO o MALEDETTA?

SOLE

Alcuni “flash” sulle iniziative dei mesi precedenti

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bili. Il problema è che nessuno aveva mai osserva-to in alcun esperimento l’esistenza del bosone di Higgs, ossia la bizzarra particella che dona massa a tutte le altre particelle. Trovare un tale oggetto darebbe una spiegazione esauriente del perché certe particelle hanno quella specifica massa, e non altri valori, ad esempio.

Il problema tecnico era che i fisici non sapevano che massa avesse il bosone di Higgs, il che ne rendeva più difficile l’identificazione. Essi hanno continuato a cercarlo sistematicamente entro una gamma di masse “papabili”: i modelli supersim-metrici predicevano che il valore più basso possi-bile della massa del bosone di Higgs era intorno a 120 GeV o anche meno, mentre la teoria dà un limite massimo di circa 200 GeV (cioè 3,5 · 10-25 kg). All’interno di questo intervallo era prevista esistere la ormai universalmente nota “Particel-la di Dio” (God’s) oppure “particella maledetta” (Goddam) - ancora non si è capito a quale delle due espressioni sia più corretto riferirsi.

Vi è un solo strumento di concezione umana che poteva creare e rilevare il Bosone di Higgs: il Lar-ge Hadron Collider di Ginevra. Se nemmeno lì la Particella di Dio, o maledetta che sia, avesse fatto

capolino, ciò avrebbe lasciato ai fisici il campo aperto per sviluppare una nuova teoria che spie-ghi l’origine della massa di tutta la materia che ci circonda, facendo crollare alle basi il rassicurante Modello Standard di cui accennato in apertura.

Chiaro che tutti i fisici hanno trattenuto il fiato fino al 5 Aprile 2012, quando, nell’anello che cor-re con i suoi 27 km sotto la frontiera tra Svizzera e Francia, è stata raggiunta l’energia massima mai toccata di 8.000 miliardi di elettronvolt (i famosi 8 TeV necessari per rilevare particelle pesanti, quali quella “maledetta”, appunto). I dati così acquisiti hanno permesso, il 4 luglio 2012, l’annuncio da parte del CERN della scoper-ta di una particella compatibile con il bosone di Higgs, la cui massa risulta intorno ai 126 GeV per l’esperimento ATLAS e ai 125,3 GeV per l’esperi-mento CMS. L’accuratezza delle misure ha rag-giunto la precisione richiesta di 5 sigma (5 volte la deviazione standard), ovvero una probabilità del 99,9996%. Una migliore definizione delle caratte-ristiche della particella rilevata sarà disponibile entro la fine del 2012.

Intanto, il Modello Standard comincia a trascorre-re notti più serene.

In foto:

Peter Higgs, lo scienziato “teorizzatore” della particella.

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LA LUNACOM’è NATA E PERCHè è IMPORTANTE PER NOI

Tutti noi la possiamo osservare nei nostri cieli tutte le notti, ci sembra normale che

stia li.La Luna però ha un passato molto travagliato, forse mai nessuno di voi si è posto la doman-da “la Luna ha sempre orbitato attorno alla Terra? e come si è formata?”.

La Luna dista dalla Terra 380.000 km e ruota attorno ad essa in 27 giorni.Si ipotizza che la Luna sia nata circa 4,5 mi-liardi di anni fa, quando la Terra, da poco for-mata era ancora un pianeta molto caldo con la superficie ricoperta da lava fusa.Un corpo grande circa come Marte (chiamato Theia) impattò sulla sua superficie e ne scagliò detriti nello spazio.Questo impatto permise al nostro pianeta di in-clinarsi sul proprio asse di 23° e rendere pos-sibile il susseguirsi delle stagioni, fondamen-tale per lo sviluppo della vita.I detriti della collisione, catturati dalla gravità terrestre, iniziarono a ruotargli attorno forman-do un anello di gas e polveri. Successi-vamente, circa dopo un anno, questi si aggregarono, grazie alla forza di gravità, formando quel corpo che noi oggi chia-miamo Luna.La Luna inizialmente era molto più vici-na alla Terra, ad un anno dalla sua for-mazione si trovava a soli 22.500 km dal nostro pianeta.La grande vicinanza alla Terra permi-se che la Luna esercitasse una forza gravitazionale molto forte sulla stessa e ne rimodellasse la superficie creando onde di magma ribollente alte fino a 8 metri.Ancora oggi, anche se la Luna è più lontana dalla Terra, la sua gravità at-tira a se le masse liquide, per questo la Terra non ha una forma sferica ma si rigonfia quando la Luna gli passa accanto creando le alte e basse maree delle acque in superficie.

Questo rigon-fiamento di marea costringe la Luna ad

aumentare la sua velocità orbitale e di conse-guenza ad allontanarsi dalla Terra, si è stima-to infatti che essa si allontana da noi 3,8 cm all’anno.L’allontanamento della Luna dal nostro piane-ta influisce sulla rotazione terrestre, quando la Luna era più vicina, la Terra, compiva un giro su se stessa in sole 5 ore mentre ora ne impie-ga 24. La Luna continuerà ad allontanarsi e tra qualche miliardo di anni una giornata terrestre potrebbe durare anche 50 volte in più di ades-so.

in alto e in basso: La Luna fotografata da

Fabrizio Cristofori - Associazione Astrofili Centesi

di Antonella Balboni

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di Valerio Cantori

I l Sistema Solare è il sistema planetario a cui appartiene la Terra.

Al centro del Sistema Solare vi è il Sole, che è una stella di medie dimensioni e luminosità. Intorno al Sole si muovono numerosi corpi celesti che gli orbitano intorno: i pianeti e i loro satelliti (o lune), gli asteroidi, le comete, i meteoriti, le polveri interplanetarie.

IL Sole si trova a circa 150 milioni di chilometri dalla Terra. Intorno ad esso la Terra compie la sua orbita ellittica durante il periodo di un anno. Il Sole occupa uno dei due fuochi dell’ellisse, perciò quando la Terra è al perielio (il punto più vicino al fuoco dove si trova il Sole) la distanza dal Sole è minima, quando la Terra è all’afelio (il punto più lontano dal Sole la sua distanza diven-ta massima).

Durante la rivoluzione intorno al Sole la Terra com-pie un giro su se stessa ogni 24 ore e trascina nel suo moto il suo satellite Luna che le orbita intorno. Gli altri pianeti hanno un andamento analogo; anch’essi percorrono un’orbita intorno al Sole, con un perielio e un afelio, compiono una rotazione intorno al loro asse e possono avere satelliti.

LE ORBITE DEI PIANETI INTORNO AL SOLE SONO REgOLATE DALLE TRE CELEBRI LEggI DI KEPLERO:

1. L’orbita descritta da un pianeta è un’ellis-se, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.

2. Il raggio vettore che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta descrive aree uguali in tempi uguali.

3. I quadrati dei periodi di rivoluzione dei pianeti sono proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori delle loro orbite.

Inoltre i piani delle orbite giacciono approssima-tivamente tutti sullo stesso piano; la loro dire-zione di rivoluzione è la stessa; si osserva una legge quasi regolare nelle loro distanze; anche il Sole ruota nella stessa direzione dei pianeti e il suo asse equatoriale è poco inclinato rispetto alle loro orbite.

LA MECCANICA DEL SISTEMA SOLARE

Dmin Dmax

AfélioPeriélio

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I pianeti principali sono: Mercurio, Venere, Ter-ra, Marte, giove, Saturno, Urano, Nettuno.Dalla Terra solo cinque di essi sono visibili ad occhio nudo.

Lo schema generale del sistema planetario risul-ta però complicato dalla presenza degli asteroidi, una moltitudine di corpi celesti minori. La mag-gior parte di essi ha orbite comprese fra quella di Marte e quella di Giove.Tutti questi elementi che formano il sistema pla-netario occupano una estensione di dodici mi-liardi di chilometri.

Nello studio dei pianeti, Mercurio e Venere ci ap-paiono in condizioni sfavorevoli, perché essen-do molto vicini al Sole si possono seguire solo quando sono prossimi all’orizzonte, all’alba o prima del tramonto.Avendo orbite interne a quella terrestre, possono venirsi trovare fra la Terra e il Sole: per cui pre-sentano delle fasi come la Luna.

Quando il Sole si trova fra noi e il pianeta, que-sto si dice in “congiunzione superiore”; è vi-sibile come un dischetto pienamente illuminato ed è alla massima distanza dalla Terra. Quando invece viene ad essere tra noi e il Sole si dice in “congiunzione inferiore”; allora è in fase di “pianeta nuovo” le sue dimensioni angolari sono massime ma appare scuro.

Durante queste fasi il pianeta non è visibile per-ché troppo vicino al Sole. Quando poi il pianeta si trova alla massima distanza angolare dal Sole, si ha il primo e l’ultimo quarto, allora è visibile rispettivamente al mattino o alla sera.

Marte e gli altri pianeti superiori (che si trovano all’esterno dell’orbita terrestre) non presentano vere e proprie fasi. Se la Terra si trova fra il pia-neta e il Sole, il pianeta è in “opposizione”; è il-luminato in pieno Sole ed è visibile nel punto più alto dell’orizzonte a mezzanotte. Quando il Sole è tra la Terra e il pianeta esso è in “congiunzione” e la distanza dalla Terra è massima.

Quando il Sole la Terra e il pianeta formano un angolo di 90° si ha la massima “elongazione”.

L’intervallo compreso fra le due successive con-giunzioni o opposizioni è detto “periodo sino-dico” e risulta sempre più lungo del periodo di rivoluzione o “periodo siderale”, perché nel frattempo anche la Terra si sposta nello stesso verso del pianeta.

In alto: L’ammasso globulare M13

A sx: L’ammasso delle Pleiadi

Max elongazione

est

Max elongazione

ovest

SOLE

TERRA

Congiunzioneinferiore

Congiunzionesuperiore

TERRA

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BOLLETTINO METEO DA GIOVEdi Stefano Francesconi

Atmosfera di gioveL’atmosfera di Giove è la più estesa atmosfera pla-netaria del sistema solare ed è composta principal-mente da idrogeno mole-colare e elio. L’atmosfera è suddivisibile in diversi strati organizzati in fa-sce parallele all’equatore, tenuti insieme da poten-ti correnti a getto. Fasce scure (bande) si alterna-

no a fasce chiare (zone). Si distinguono tra loro soprattutto per i moti e le temperature. L’atmo-sfera gioviana mostra un ampio spettro di feno-meni attivi: instabilità delle bande, vortici (ciclo-ni e anticicloni), tempeste e fulmini.

I vortici Si pensa che i vortici siano strutture poco pro-fonde, che raggiungono una profondità non superiore a diverse centinaia di chilometri. La durata dei vortici varia da diversi giorni a centi-naia di anni in base alle dimensioni. I vortici si presentano come grandi macchie (ovali) rosse, bianche o brune. Le più grandi sono la grande Macchia Rossa e l’Ovale BA, (chiamata Piccola Macchia Rossa) e sono entrambe anticicloni. A differenza degli ovali bianca-stri, queste strutture sono di colore rosso perché por-tano in superficie, spinto dai vortici, del materiale rosso dalle profondità del pianeta. Gli anticicloni sono sempre confinati entro le zone, sono generalmente luminosi e ap-paiono come ovali chiari. Gli anticicloni sono centri di alta pressione, mentre i cicloni lo sono di bassa pressione. La velocità del vento alla perife-ria di un vortice può raggiun-gere i 100 m/s.

La grande Macchia Rossa La Grande Macchia Rossa (Great Red Spot, GRS) è un vortice anticiclonico persistente sul bordo meridionale della banda equatoriale. E’ stata osservata continuamente per 300 anni. La Grande Macchia Rossa ruota in verso antio-rario, con un periodo di sei giorni terrestri ed è sufficientemente grande da contenere due o tre pianeti delle dimensioni della Terra. Osservazio-ni nell’infrarosso hanno indicato che la Grande Macchia Rossa è più fredda della maggior parte delle altre nubi sul pianeta.I venti intorno ai lati della macchia soffiano a circa 120 m/s. Il suo periodo di rotazione è dimi-nuito col tempo, forse come conseguenza della costante riduzione nelle dimensioni.

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BOLLETTINO METEO DA GIOVE L’Ovale BA Ovale BA è il nome ufficiale di una tempesta di colore rosso nell’emisfero meridionale di Giove, simile in forma alla Grande Macchia Rossa, seb-bene più piccola nelle dimensioni. La formazio-ne è dovuta alla fusione di tre preesistenti ovali biancastri. L’Ovale BA ha iniziato lentamente a colorarsi di rosso nel 2005. La velocità del vento ha raggiunto i 618 km/h. Ha una lunghezza quasi pari al diametro della Terra.

Tempeste e fulmini Le tempeste su Giove sono simili ai temporali sulla Terra. Si presentano come ammassi lumi-nosi di nuvole dalle dimensioni di circa 1000 km, che appaiono di volta in volta nelle regioni cicloniche delle bande. A differenza dei vortici, le tempeste sono fenomeni di breve durata (3–4 giorni), la più forte delle quali può durare al mas-simo qualche mese. Le tempeste sono alte colonne convettive che portano aria umida dalle profondità della tropo-sfera ai suoi strati superiori, dove condensa in

nuvole. I fulmini su Giove sono in media molto più potenti di quelli sulla Terra, tuttavia avven-gono con minore frequenza. Pochi lampi sono stati rilevati nelle regioni po-lari; ciò fa di Giove il secondo pianeta, dopo la Terra, su cui sono stati rilevati fulmini polari. Ogni 15–17 anni Giove è scosso da tempeste particolarmente potenti che si muovono con una velocità di 170 m/s. Festoni (hot spots) Una delle caratteristiche più misteriose dell’at-mosfera di Giove è costituita dai “festoni” (hot spots). Si tratta di regioni relativamente prive di nubi dalle quali il calore interno può fuggire libe-ramente senza essere assorbito dalla copertura nuvolosa. Si localizzano preferenzialmente nelle bande. A ogni festone è associato un brillante pennacchio nuvoloso, che raggiunge dimensio-ni anche di 10.000 km. Gli hot spots, di norma, possiedono un aspetto rotondeggiante, difficili da confondere con i vortici.

Nella pagina a sx dall’alto:Le fasce e le bande di GioveLa Grande Macchia Rossa

in questa pagina: L’ovale BAI venti su Giove modellano il pianeta

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Le stelle che popolano l’Universo si formano da addensamenti locali di idrogeno e polveri interstellari dette nubi molecolari.

All’interno le stelle giovani che si formano sono in quantità variabile (da migliaia a milioni). Questo fa si che interagiscano e la forza di gravi-tà le unisca in associazioni chiamati ammassi (in inglese cluster). Gli ammassi sono di due tipi con caratteristiche diverse: globulari e aperti.

Gli ammassi globulari, se osservati con un te-lescopio dalla buona apertura, si rivelano come addensamenti circolari (altri di forma ellittica) contenenti stelle vecchie (di colore superficiale rosso). Possono anche essere presenti delle stelle blu, più giovani dette vagabonde blu.

Queste sono presenti in quantità trascurabili e si formano per delle locali collisioni fra i nuclei di due stelle vecchie che si fondono. Hanno diametri di qualche anno luce e un’età di quasi 10 miliardi di anni. Essi ruotano, come sa-telliti, intorno al bulbo centrale della galassia. Nei cieli boreali questa tipolo

gia di ammassi si trova concentrata soprattutto nel Sagittario, Scorpione e Ofiuco (guarda a caso la zona in cui è sito il centro galattico).

Uno dei più famosi ammassi globulari M13 si tro-va nell’Ercole a 30000 anni luce. Contiene 500000 stelle. Una curiosità: questo am-masso è la destinazione di un messaggio mandato a possibili forme di vita. Se mai dovesse arrivare una risposta dovremo attendere 30000 anni!

Gli ammassi aperti distano molto meno, pochi anni luce, poiché segregati nel disco galattico. In parole semplici sono molto vicino a noi. Come dice il termine stesso, se osservati, si presentano come insiemi di stelle molto meno densi. Essi contengono prevalentemente stelle giovani di colore blu che consumano in qualche milione di anni il carburante. Gli ammassi aperti sono, però, associazioni tem-poranee; infatti, le forze gravitazionali tendono

lentamente a diminuire a causa della leggera variazione di velocità delle stelle componenti.

Anche il Sole un tempo probabil-mente apparteneva ad un ammasso aperto. Fortuna per noi questo si è disgregato! Altrimenti le influenze delle stelle compagne erano troppo forti per poter formare un sistema planetario come il nostro.

Uno dei più famosi ammassi aperti sono le Pleiadi (nell’antica Grecia erano sette sorelle) nel Toro.

GLI AMMASSI STELLARIdi Gianmarco Gotti

In alto: L’ammasso globulare M13

A sx: L’ammasso delle Pleiadi

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Anche i meno esperti, guardando il cie-lo riconoscono facilmente la costella-zione del grande Carro (o Orsa Mag-

giore). La possiamo individuare grazie alle sue 7 stelle principali che, secondo la no-stra cultura, rappresentano un grande carro. Non tutti in queste sette stelle ci vedono un carro, alcuni le paragonano a una padella, chi a un cucchiaio, chi a un aratro.Gli arabi ci vedevano addirittura una bara mentre per i romani erano sette buoi.La parola “sette buoi” era tradotta in latino con “septem triones” e da qui deriva il ter-mine “settentrione” che si usa per indicare il nord, proprio perché il grande carro si tro-va in prossimità di questo punto cardinale.La costellazione del Grande Carro fa parte della costellazione dell’Orsa Maggiore, più difficile da vedere perché formata da stelle più deboli.

Calcolando la distanza delle ultime due stelle del Carro e moltiplicandola per 5 volte in linea retta troviamo la Stella Polare che si trova nel Piccolo Carro (vedi immagine a lato)

MITOLOGIA

LA GRANDE ORSAUNA MADRE FORTE E CORAGGIOSA

La mitologia greca ci racconta che Zeus, in una delle sue tante scappatelle extraconiu-gali ebbe un figlio (Arcade) dalla fanciulla Callisto. Era, la moglie di Zeus, accortasi del tradimento trasformò Callisto in un’or-sa e Arcade fu abbandonato fino a che non venne trovato e adottato da un cacciatore. Raggiunta la maggiore età Arcade, anche lui cacciatore, si recò nel bosco e non sapendo che era sua madre tentò di uccidere l’orsa. Zeus scese dal monte Olimpo e gli raccontò la verità. A quel punto Arcade (rappresen-tato dalla stella Arturo nella costellazione del Boote) chiese di essere posto in cielo assieme alla madre orsa per offrirle eterna

protezione.

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Le galassie sono aggregati di mi-liardi di stelle, materia interstellare ed altri corpi minori (come comete,

asteroidi, pianeti ecc.).

Esse non sono strutture solitarie, ma, ge-neralmente, interagiscono con altre ga-lassie, formando ammassi galattici.

Uno dei più famosi è quello della Vergine, indi-viduabile nell’omonima costellazione. Esistono diversi tipi di galassie, ognuna con le proprie caratteristiche. Il 60% delle galassie che popolano l’universo sono le ellittiche. Esse sono classificate in base all’eccentricità della loro forma. Inoltre si sono formate dalla collisione di due galassie minori. Questo sarà anche il destino della nostra Via Lattea che andrà a scontrarsi con la galassia di Andromeda. Queste galassie sono anche le più antiche. A sostegno di tale ipotesi vi è l’assenza totale di stelle giovani blu, tranne in rari casi. Il co-lore prevalente è quello di stelle rosse molto vecchie.

La nostra Via Lattea è una galassia a spirale, la cui percentuale è del 30% delle galassie

dell’universo. Le galassie a spirale sono for-mate da un disco di stelle giovani blu e di am-massi aperti, dove si trova il nostro Sistema Solare ad una distanza di 26000 anni luce dal centro. Nel disco sono presenti i famosi bracci. Noi ci troviamo nel braccio di Orione, ma ne esistono altri come quello della Carena-Sagit-tario, del Cigno rintracciabili nelle omonime costellazioni.

Al centro è presente una struttura detta bulbo centrale, sferica, ricca di stelle rosse e am-massi globulari. In realtà la nostra galassia fa parte di un sotto-gruppo di galassie a spirale, ovvero le galassie a spirale barrata. Questa barra è costituita da stelle rosse e attraversa il bulbo centrale. Infine un 10% di galassie irregolari. Come suggerisce il nome queste galassie non

hanno strutture ricondu-cibili a figure cono-sciute. Un esempio sono la Piccola e la Grande Nube di Magellano, site nei cieli australi nelle costellazioni del-la Mensa e del Tucano. Esse sono esempi di galassie satellite, ov-vero galassie che ruo-tano attorno all’alone galattico, esteso attor-no al bulbo per 100000 anni luce.

LE GALASSIEdi Gianmarco Gotti

Gli “occhi” della Vergine. è il nome di due galassie a spirale, The Eyes, che si trovano nella costellazione della Vergine foto prodotta come parte del programma dell’ESO “Gemme Cosmiche”

La sequenza di Hubble. La E indica le galassie ellittiche; la S le spirali semplici; SB le spirali barrate.Ville Koistinen

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Sicuramente molti di voi conoscono il famoso “triangolo estivo” forma-

to dalle stelle Vega, Altair e Deneb, non in molti però sanno che esiste anche un “triangolo invernale” formato da tre stelle molto luminose che si possono os-servare nelle serate invernali.Esse sono Sirio, Procione e Betelgeuse e sono disposte a forma di triangolo qua-si perfettamente equilatero.Sirio, la stella più luminosa della volta celeste fa parte della costellazione del Cane Maggiore.Procione fa parte della costellazione del Cane Minore e Betelgeuse rappresenta la spalla della costellazione di Orione.Queste tre stelle sono tanto luminose perché sono molto vicine alla Terra, di-stano infatti:

Sirio: 8,6 anni luceProcione: 11,4 anni luceBetelgeuse: 640 anni luce

IL TRIANGOLO INVERNALE

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TERRA

SOLE

31 marzo 2012 - Salone di Rappresentanza della CRC, Margherita Hack e Federico Taddia hanno presentato il libro “Perché le stelle non ci cadono in testa?”. Evento realizzato dalla Fondazione CRC, con la collabo-razione del L’ass. Astrofili Centesi. La prof.ssa Hack non ha potuto essere presente ma si è collegata tramite Skype dalla sua abitazio-ne. Ospite di rilievo è stato il prof. Giovanni Bignami, Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisi-ca. Nella foto gli astrofili centesi con il Prof. Bignami.

24 giugno 2012 - Una giornata “Parco del Gigante a Cento”. Gli astrofili hanno accompagnato il pubblico in un fantastico “viaggio sul Sole” partendo dall’osservazione dello stesso al telescopio.

15 e 16 settembre 2012 Gli Astrofili Centesi sono invitati al Balloons Festival di Ferrara.

23 settembre 2012 Al Parco Giardino del gigante gli astrofili organizzano un labo-ratorio creativo per i bambini per costruire il Sistema Solare

Astro-Album Alcuni “flash” sulle iniziative dei mesi precedenti

Page 15: Astroagenda N°4

TERRA

SOLE

30 giugno 2012 - festa del Patrono di Castello d’Argile gli Astrofili Centesi spiegano la mitologia delle costellazioni.

11 agosto 2012 - All’Osservatorio astronomico comunale di Cento – per la “Serata sotto le stelle 2012” – Antonella Balboni e Marco Pilati, vicedirettrice e direttore dell’osservatorio, hanno avuto la soddisfazione di parlare davanti ad un pubblico di circa 200 persone.

27 giugno - 25 luglio - 23 agosto - Lo spettacolo dell’universo: Evento culturale che consiste in serate itineranti a scopo divulgativo, promosse dall’assessorato alla cultura del Comune di Cento in collaborazione con l’associazione Astrofili centesi.

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LA LUNA CI MOSTRA SEMPRE LA STESSA FACCIA

Il periodo di rotazione della Luna attorno al suo asse (cir-ca 27 giorni, 7 ore, 43 minuti e 11 secondi) è uguale al suo periodo di rivoluzione attono alla Terra, per questo motivo la Luna mostra sempre la stessa faccia al nostro pianeta (in qualsiasi parte della Terra da cui la si osserva) e si dice abbia una rotazione sincrona.Questa sincronicità non è per caso ma è dovuta all’attra-zione gravitazionale che esercita la Terra sulla Luna.Inizialmente la Luna ruotava più velocemente ma le forze di marea della Terra l’hanno fatta rallentare fino ad un punto di equilibrio.

LO SAPEVI?

Via Ungheria 11, Renazzo (FE) - 44045Tel 051 6832866 [email protected]

RINGRAZIAMO PER IL CONTRIBUTO DI SOSTEGNO ALL’INIZIATIVA

[email protected] D.Manin, 15 Cento (Fe)Tel. 051 [email protected]

Via Ferrarese 37/BCAP: 44042 Cento (FE)Telefono: 051/6832520Fax: 051/6832520www.vobis.it [email protected]

VOBIS COMPUTER

AUTOMAZIONI PNEUMATICHETabaccheria RIcevitoriaVia Penzale, 2/d - Cento (Fe)Bar Penzale

Viale Iolanda 18,Cento (Fe) [email protected]

Presso: CASA della MUSICA Via Genova 26San Pietro in Casale (BO)[email protected] sociale

L’Asso di Cuoristudio fotografico

Viale F. Gallerani, 39Cento (Fe)

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