Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti · 2012. 12. 6. · Associazione Nazionale...

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Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti Il medico competente nell’Europa che cambia Dibattito on-line sulla direttiva ISPELS “cartelle cliniche” Divieto di fumo sui luoghi di lavoro: un aggiornamento Notiziario ANMA - Rivista trimestrale dell’Associazione-Milano - aprile 2003 - Anno 9, Numero 4/2002 - Spedizione in Abbonamento Postale 70% Filiale di Milano

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Associazione NazionaleM e d i c i d ’ A z i e n d ae C o m p e t e n t i

Il medico competente nell’Europa che cambia

Dibattito on-line sulla direttiva ISPELS “cartelle cliniche”

Divieto di fumo sui luoghi di lavoro: un aggiornamento

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a nervo scopertoIl medico competente nell’Europa che cambia pag. 5contributiConsiderazioni sull’assorbimento transcutaneo dei tossici industriali pag. 13normativeVibrazioni meccaniche: la direttiva europea 2002/44/CE in via di recepimento. Molti nodi da sciogliere entro il 6 luglio 2005 pag. 14novità legislativeTutela della Salute e della Sicurezza in edilizia. Linee guida regione Lombardia pag. 15ultime dalla rete pag. 17lettera del presidente pag. 21dibattito on lineDirettiva ISPELS relativa alla modalità di trasmissione delle cartelle sanitarie pag. 22contributiDivieto di fumo sui luoghi di lavoro: un aggiornamento pag. 24esperienze e materiali di lavoroLo stress legato all’attività lavorativa, “sale della vita o veleno mortale?”: una esperienza pag. 27Esposizione quotidiana ed esposizione cumulativa: considerazioni sull’esposizione a silice cristallina pag. 32Esposizioni a porfido e quarzo nel comparto porfido.Valutazioni statistiche e tendenze negli anni 1995-2002 pag. 34è successo a...Roma. Convegno sulla promozione della qualità nella Sorveglianza Sanitaria dei lavoratori pag. 34da leggere in poltronaOsservare è meno facile che ragionare pag. 38

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NOTIZIARIO A.N.M.A.N° 4/2002

Associazione Nazionale Medicid’Azienda e CompetentiSede e redazione MilanoVia San Maurilio, n° 4

tel. 02/86453978 - fax 02/72002182e-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Daniele Luè

DIRETTORE:Giuseppe Briatico-Vangosa

Comitato di Redazione:Gino Barral - Danilo Bontadi (coordinatore)Umberto Candura - Piero PatanèQuintino Bardoscia - Azelio De SantaGianni GiglioliRealizzazione grafica:CUSL Nuova Vita ScrlTipografia:Società Cooperativa Tipografica Scrl - Padova

Presidente: Giuseppe Briatico-VangosaVice Presidente: Tommaso RemondelliSegretario: Guglielmo d’AllioConsiglieri: Roberto Arcaleni, Quintino Bar-doscia, Gino Barral, Danilo Bontadi, GilbertoBoschiroli, Umberto Candura, Armando Fioril-lo, Francesco Gazzerro, Maria Teresa Iacovo-ne, Nicolò Iavicoli, Nino Santerni

QUOTA ASSOCIATIVA ANNUALE E 68(DA VERSARE CON C.C.P. N. 11199205)

SEZIONI TERRITORIALI:ABRUZZO: Segr. Rita Vecchiola - Via Matteo daLeonessa, 14 - 67100 L’Aquila tel. 0862 26951CAMPANIA: Segr. Francesco Gazzerro - Via Stazio,13 - 80123 Napoli - tel. 081 7146183 fax 0817142025EMILIA ROMAGNA: Segr. Gabriele Gherardi - ViaG. Dagnini, 28 - Bologna tel. 051 6230896 e-mail:[email protected]: Segr. Salvatore Taliercio - Via Manfredi Azzarita, 184 - Roma tel. 06 33261809 - 0636868910 e-mail: [email protected]: Segr. MArco Saettone - Via A. Aonzo,11/1 - 17100 Savona tel. 019 5224755 - 01952244090LOMBARDIA: Segr. Daniele Ditaranto c/o sede ViaS. Maurilio, 4 - 20123 Milano tel. 02 86453978 fax02 72002182MARCHE: Segr. Roberto Arcaleni - Piazza GiovanniXXIII° - 60033 Chiaravalle (AN) tel. e fax 071741837PIEMONTE: Segr. Riccardo Verrua - Via Del Carmi-ne, 4/B Casale Monferrato - (AL) tel. 0142 454145PUGLIA e LUCANIA: Segr. Claudio Paci - Via I.Bernini, 19 Bari tel. 080 5043790 fax 0803483779 e-mail: pacicla @tin.itTRENTINO ALTO ADIGE: Segr. Azelio De Santac/o Progetto Salute - Via Milano, 118 Trento tel.0461 912765 e-mail: [email protected]: Segr. Anselmo Farabi - Via dei Cappuci-nelli, 22 - 06100 Perugia tel. e fax 075 43436TRIVENETO: Segr. Piero Patanè - Via Nazareth, 2 -Padova tel. 049 850377 fax 049 850549 e-mail:[email protected]

RAPPRESENTANZE:FROSINONE: Segr. Antonio Palermo - Via G. Mat-teotti, 29 - 03023 Ceccano (FR) tel. 0775 600664fax 0775 621128MASSA CARRARA: Segr. Maurizio Bonci MediciFobbs c/o BIC Via Dorsale, 13 - 54100 Massa tel.0585 791149 fax 0585 7987257REGGIO EMILIA: Segr. Paolo Formentini - Via Ce-cati, 13/G - Reggio Emilia tel. e fax 0522 326285TARANTO: Segr. Massimo Sabatucci - Via C. Battisti,164 - 74100 Taranto tel. 099 4773840PRATO: Dott. Andrea Gennai - Viale Monte Grappa,97 - 50047 Prato (FI) tel. 0574 58082

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In copertina: DOMENICO DIBARTOLO - La costruzione dell’ospedale di Siena (1443)

Facciamoci promotori del nostro futuro professionalepromuovendo l’anmaLeggiamo in questi giorni su fonti di informazione telematica allarmanti notizie sul nostro futuro. Mi riferisco alle proposte di modifica del Decreto Legislativo 626/94 presentate dalla Confartigiato nel corso diun convegno sulla nuova disciplina di semplificazione e riassetto normativo, promosso a Sirmione il 5 aprileultimo scorso.Non mi addentro nel merito della questione, poiché credo prematuro demonizzare o scagliare strali infuocatisugli aspetti gratificanti come il fatto che la valutazione del rischio è effettuata in collaborazione con il RSPP econ il medico competente nei casi in cui sia obbligatoria la sorveglianza sanitaria o che i datori di lavoropossono sottoporsi a un programma volontario di sorveglianza sanitaria concordato con il medicocompetente, o sentiti più demotivanti dal medico competente quali l’abrogazione dell’obbligo di sopralluogo odella collaborazione nel processo di informazione e formazione (ma non per gli aspetti connessi alla salute) oalla predisposizione del servizio di pronto soccorso.Né dobbiamo confondere questo documento con il Disegno di legge N.776 del Senato della Repubblica“Interventi in materia di qualità della regolazione, riassetto normativo e codificazione - Legge di semplificazione2001” d’iniziativa del Governo ed approvato dal Senato. L’articolo 3 del DDL 776, titolato “Riassetto normativoin tema di sicurezza del lavoro”, delega il Governo ad adottare decreti legislativi per il riassetto delledisposizioni vigenti in materia di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori. Non si tratta, credo, della riscritturadel famoso Testo Unico, bensì di un meccanismo strutturale di riorganizzazione dell’assetto di progettazione,produzione e aggiornamento normativo e degli enti attualmente preposti al loro governo. Il documento diConfartigianto dedica ampio spazio a questo aspetto descrivendo in dettaglio la istituzione della ANS -Agenzia Nazionale per la Sicurezza e la Salute sul Luogo di Lavoro.Vorrei quindi rassicurare tutti noi sul futuro del nostro ruolo che non mi sembra compromesso anche da unaipotesi di lavoro quale quella presentata da Confartigianato, fra l’altro tutta da discutere. Non siamo di frontead un secondo articolo 1.bis!!! Vorrei anche rassicurare tutti i nostri Associati che siamo vigili e attenti, pur nel limite delle nostre capacità epossibilità. La nostra Associazione ha maturato una sua visibilità e una cordiale collaborazione con enti edistituzioni. Le responsabilità e gli oneri anche in termini di disponibilità temporale che alcuni di noi hannoassunto in CIIP, quali ad esempio la presenza nel gruppo normazione e nel COPIT, garantiscono unaggiornamento costante e la possibilità di partecipare e guidare, per quanto possibile, il processo diaggiornamento normativo. La politica dell’ANMA è il lavoro di gruppo, il confronto, la disponibilità alla trattativain coerenza ai principi fondamentali della nostra disciplina.Un passo del documento di Confartigianato relativo alla abrogazione dell’obbligo di sopralluogo da parte delmedico competente e della rivisitazione dell’art. 11 mi ha particolarmente colpito. Si dice che l’obbligo di talevisita si è rivelato norma accessoria disapplicata ed inutile, ridotta ad un adempimento puramente formalesoprattutto nelle piccole imprese, talora impossibile da realizzare per la indisponibilità delle figure preposte,compreso il medico competente. Per dirla tutta sappiamo che ciò corrisponde a verità, almeno in parte.Credo però che il nostro impegno per il breve futuro sia quello di testimoniare la qualità delle nostreprestazioni, il significato autentico della nostra mission, che non dovrà né potrà essere solo misurata dal costoche rappresentiamo o dai benefici personali che ne vogliamo trarre.L’ANMA sta organizzando un percorso ECM per i propri Associati e si sta attrezzando per essere providerECM accreditato.L’ANMA ha un futuro se il medico d’azienda competente che rappresenta è autentica testimonianza di qualitàprofessionale. Ne abbiamo discusso nei nostri congressi dal 1999.L’ANMA ha un futuro se i suoi Associati sono autentici promotori dell’Associazione.Ne potremo discutere a Viterbo il prossimo 6 giugno.

Il PresidenteGiuseppe Briatico-Vangosa

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Il Medico Competentenell’Europa che cambia

a nervo scoperto

PREMESSALe figure dello specialista in Medici-na del Lavoro e del Medico Compe-tente d’Azienda presentano ancoraoggi notevoli differenze nei vari Statimembri dell’Unione Europea, datoche la Medicina del Lavoro così co-me l’attività del medico del lavoropresentano aspetti assai diversi nonsolo in Europa, ma anche nei varipaesi del mondo, poiché fortementeinfluenzati dalle caratteristiche socio-economiche nonché culturali dei dif-ferenti contesti (Muzi G. et Al, 2000).In gran parte dell’area della UnioneEuropea, come nell’Europa dell’Est,Stati Uniti d’America e Canada, esi-ste una tradizione pluriennale di me-dicina del lavoro che è influenzatadalla scuola di medicina di origineanglofona, oltre che dal contesto so-cio-economico come prima accen-nato.Ne deriva che l’insegnamento dellaMedicina del Lavoro in Europa, e an-cor più nel mondo, è ancora oggiconfinato a poche università e spes-so inserito nell’ambito della medicinasociale, tanto che non esiste in moltiStati una definita figura di specialista,e che la figura del “medico compe-tente”, così come definita dai decretilegislativi 277/91 e 626/94, risultaunica nello scenario europeo e mon-diale.In questa relazione cercherò di evi-denziare sinteticamente le attinenzee le discordanze tra la figura dell’Oc-cupational Physician, il medico d’a-zienda dei vari Paesi membri dell’U-nione Europea, e quella del nostroMedico Competente. Lo stato di at-

segue >>

Figura 1: European Charter of Occupational Medicine edited byENSOP, 1998.

E.N.S.O.P - Carta Europea della Medicina Occupazionale (1998)1. La medicina occupazionale è una specialità medica che poggia su basi

scientifiche la cui missione è la protezione e la promozione della salute dei la-voratori sul lavoro. Questa disciplina si occupa degli effetti del lavoro sulla sa-lute e degli effetti dello stato di salute sulla capacità al lavoro;

2. L’Occupational Physician è un medico qualificato in medicina occupazionalein accordo con la normativa europea e con le prassi nazionali;

3. L’Occupational Physician esercita la medicina occupazionale in “a widerange of other settings”, ovvero nelle forme organizzative più varie, svolgendola propria attività nei servizi sanitari aziendali, o in servizi multi-societari, cosìcome in ogni altra forma ammessa dall’etica professionale e dalle prassi na-zionali. i servizi sono “servizi preventivi” nella logica stabilita dalla unione eu-ropea;

4. L’Occupational Physician ha un ruolo di “advisory towards employers andemployees”, cioé un ruolo di consigliere del datore di lavoro e del lavoratore,poiché ha un rapporto stretto in un team multi-disciplinare composto da “oc-cupational health nurses”, professionisti della sicurezza, ergonomi, igienisti in-dustriali e gli altri tecnici del sistema di prevenzione. I medici “giocano” unruolo di consulenza nei comitati sulla salute e sulla sicurezza;

5. L’Occupational Physician pratica la medicina occupazionale attenendosial dettato del codice etico nazionale ed ai principi del codice degli “oc-cupational health professionals” dell’icoh;

6. L’Occupational Physician esegue le attività di sorveglianza sanitaria se-guendo le disposizioni della regolamentazione comunitaria;

7. L’Occupational Physician assieme alle loro società nazionali si adopera-no per interagire costruttivamente e proattivamente con gli enti di rego-lamentazione nazionali e, atrtraverso l’ensop, con quelli europei, per losviluppo delle nuove noramtive e per l’adeguamento di quelle esistenti;

8. L’Occupational Physician adotta alti standard qualitativi partecipando allosviluppo degli stessi. Egli mantiene aggiornata la propria competenza e for-mazione professionale ed esegue o partecipa ad attività di ricerca scientifica;

9. A fronte di principi informatori comuni, la pratica della medicina occupaziona-le varia tra gli Stati della UE sia per differenze nella normativa in campo di si-curezza sociale e salute, sia per il ruolo richiesto al medico;

10.Componenti essenziali dei programmi/attività di medicina occupazionalesono:a. partecipazione alla valutazione del rischio ed alla sua gestione nei

luoghi di lavoro che è pietra miliare della medicina occupazionale edell’occupational physician;

b. valutazione medica del lavoratore prima di essere adibito ad una attività,periodicamente, al rientro da un periodo di assenza e quando il lavoratorelo richieda a causa di problemi di salute correlati all’attività lavorativa;

c. diagnosi, certificazione ed assistenza nel trattamento dell’infortunio e dellamalattia professionale, riabilitazione inclusa;

d. prestare trattamenti di Emergenza/primo soccorso in caso di infortunio omalattia;

e. assistenza nei percorsi formativi dei lavoratori sui pericoli presenti nel luo-go di lavoro e sulla prevenzione del rischio;

f. assistenza nello sviluppo di programmi per l’uso dei DPI;g. ispezione, analisi e riduzione/eliminazione dei pericoli presenti sul luogo di

lavoro, attraverso interventi di igiene industriale e di ergonomia;h. valutazione tossicologica degli agenti chimici presenti nell’ambiente di la-

voro;i. studi epidemiologici e attività biostatistica;j. tenuta e aggiornamento della documentazione sanitaria;k. programma di vaccinazione/profilassi;l. pianificazione, per quanto di competenza, dei piani di emergenza per la

protezione delle maestranze e della popolazione in generale;m. assistenza riabilitativa per facilitare il reinserimento al lavoro;n. verifica periodica dei programmi di medicina occupazionale;

11.Componenti elettive dei programmi/attività di medicina occupazionalesono:a. Trattamenti terapeutici (non di emergenza) per favorire la prosecuzione del-

l’attività lavorativa;b. Provvedere alle terapie prescritte al lavoratore dal proprio medico curante;c. Educazione alla salute e consulenza;d. Controllo sanitario pre-pensionamento e dimissioni;e. Consulenza sulla qualità dei benefit per la salute;f. Partecipazione a gruppi di ricerca.

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l’attività dell’Occupational Physicianche, come leggiamo, sono familiari inlinea di principio anche noi “MediciCompetenti”, pur osservando alcunedifferenze anche significative.Le attinenze con la funzione e i com-piti affidati ad un nostro servizio sani-tario aziendale già antecedentemen-te alla trasposizione in Italia delD.Lgs. 626/94 sono notevoli, comeindica la tabella 2 che riassumequanto pubblicato nel 1987 dalGruppo Permanente di lavoro deiMedici Aziendali (Sassi C. et Al.) su“funzioni ed organizzazione deiservizi aziendali di prevenzione”,dove si dettagliano funzione e com-piti di un sistema multidisciplinare,preconizzando di fatto l’articolo 7della direttiva 391: il “servizio sanita-rio aziendale”, il “servizio tecnico disicurezza”, il “servizio aziendale diigiene industriale e protezione ecolo-gica”, l’“ergonomia aziendale del la-voro”.Il documento rappresenta l’aggiorna-mento di una prima elaborazione del1982 che aveva a sua volta alimenta-to la proposta che la SIMLII presentòal suo 47° Congresso tenutosi ad As-sisi nel 1984.Va precisato che l’elaborato delgruppo di lavoro (Sassi C. etAl.,1987) si ispirava alla Convenzionen. 161 dell’ILO del 1985 che attribui-sce ai servizi di medicina del lavorola mission:• identificare e valutare i rischi per la

salute nei luoghi di lavoro;• controllare i fattori di rischio che

possono avere effetti sulla salutedei lavoratori negli ambienti di lavo-ro e durante le attività;

• dare consulenza sulla pianificazio-ne ed organizzazione del lavoro,comprese le caratteristiche degliambienti, la scelta e manutenzionedelle macchine, le attrezzature e iprodotti utilizzati nel lavoro;

• partecipare allo sviluppo di pro-grammi per il miglioramento deiprocessi lavorativi, come test e va-lutazioni del rischio per la salute dinuove apparecchiature, processi,ecc;

• dare consulenza sui rischi per lasalute, sicurezza e igiene del lavo-ro, sull’ergonomia e sui dispositividi protezione collettiva ed indivi-duale;

• praticare la sorveglianza sanitariadei lavoratori in relazione ai fattoridi rischio lavorativo;

• promuovere il concetto di adatta-mento del lavoro al lavoratore;

• contribuire alle misure di riabilita-zione professionale;

• collaborare alle attività di informa-zione e formazione sui rischi per lasalute, sull’igiene e sull’ergonomia;

• organizzare le misure di primo soc-corso ed emergenza;

• partecipare all’analisi degli infortuni

tuazione della direttiva quadro euro-pea 89/391/EEC e delle direttive par-ticolari (o figlie); i percorsi e le ten-denze delle attività di formazione e diaggiornamento in Medicina del Lavo-ro nei vari Stati europei; l’evoluzionedell’organizzazione del lavoro in unaEuropa che cambia sotto la spintadella globalizzazione, sono i parame-tri presi in esame per tracciare que-sto percorso.

LA FIGURA DEL MEDICOAZIENDALE

La posizione delle associazioninazionali degli “OccupatuionalPhysician”L’E.N.S.O.P - European Netwok ofSociety of Occupational Physicians -,nato a Bruxelles il 12 giugno 1998,su proposta dell’ICOH (Conferenza diStoccolma, settembre 1996), qualerete associativa delle AssociazioniNazionali Europee dei Medici del La-voro Aziendali e di cui l’ANMA è so-cio fondatore, ha pubblicato nella“Carta Europea della Medicina Occu-pazionale” la posizione condivisadelle Società Nazionali.Il documentosi sviluppa in 11 punti che dettaglia-no il ruolo, i compiti e le responsabili-

tà dell’Occupational Physician. (Figura 1)Si sottolineano alcune affermazioni: • gli associati devono essere medici

qualificati nella disciplina;• essi possono “praticare” la loro at-

tività in “a wide range of other set-tings”, ovvero nelle forme più varie,svolgendo la propria attività neiservizi sanitari aziendali, o in servizimulti-societari, come in ogni altraforma ammessa dall’etica profes-sionale e dalle prassi nazionali;

• l’Occupational Physician ha unruolo di “advisory towards emplo-yers and employees”, cioé un ruolodi consigliere del datore di lavoro edel lavoratore. Egli lavora in unteam multi-disciplinare compostoda “occupational health nurses”,professionisti della sicurezza, ergo-nomi, igienisti industriali e gli altritecnici del sistema di prevenzione.I medici “giocano” un ruolo di con-sulenza nei comitati sulla salute esulla sicurezza;

• l’Occupational Physician adotta altistandard qualitativi partecipandoallo sviluppo degli stessi e cura ilproprio aggiornamento professio-nale.

I punti 10 e 11 della Carta elencanogli elementi essenziali ed elettivi del-

GESTIONE DELLA SALUTE/SICUREZZA

Fig. 2 - Logica funzionale del medico competente

SISTEMA GESTIONE SALUTE E SICUREZZA

VALUTAZIONE DEL RISCHIO

PIANO DI PREVENZIONE

PIANO DI PREVENZIONE < ART. 17

SORVEGLIANZA SANITARIA < ART. 16

ACCERTAMENTI SANITARI AC-CESSORI < ART. 17

GIUDIZIO DI IDONEITÀ < ART. 17

INFORMAZIONE/FORMAZIONE/COMUNICAZIONE < ART. 17

PRIMO/PRONTO SOCCORSO < ART. 1

SOPRALLUOGO AMBIENTI LA-VORO < ART. 17

RIUNIONE PERIODICA/RISULTATO DELLA GESTIONE +-

IMPRESA(datore di lavoro)

art. 4.1

art. 4.4

art. 4.2

MEDICO COMPETENTEart. 4.6

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segue >>

nostro sistema di prevenzione nellalogica funzionale illustrata in figura 2.Il rapporto di Dotan H. e van Waar-den F. su “Occupational Health andSafety in the UE Member States”edito nel 2002, conferma quanto ilprocesso di armonizzazione lanciatodalla direttiva 89/391/EEC sia lungo,

Tab: 1 Multidisciplinary Services in Occupational Health & Safety in the European Union. A status reviewof the implementation of article 7 of the Framework Directive 391/89 in the EU member states,with special emphasis on multidisciplinary services.

COMPOSITION OF STAFF (1) A B DK FIN F D IRL I L NL P S UK E(2)

Physicians 100 700 20 1532 +(3) 12000 + + 1265 + 950 + Nurses 17 750 38 1925 + + + 400 + 1900 + Safety engineers 96 + + + + + 280 + 950Occupational hygienists 133 + + + + 200 +Laboratory technicians 6 22 + + + + + 60Occupational psychologist + 43 127 + + + 240 450 +Physio or occupational therapists 13 176 405 + + + 470 + 750 +Ergonomists + + + + + 25 + 550Clerical staff + + 243 + + + + 200 + 1250Managers + 600 107 + + (4) + + 200Economist +Computer experts +Social workers + 7301) When stated, average number is given; 2) Question not answered; 3) In voluntary services only physician; 4) The manager is always a physician.

Fig. 3 - Percorso dell’organizzazione del ServizioSanitario Aziendale

VISITE MEDICHE

• obbligatorie perattività industria-li/agricole

• medico non inposssesso dei re-quisiti spefcifici

PRONTO SOCCORSO

• obbligatorie aziende industriali/commerciali

• gerarchia organizzativa• requisiti specifici

MODULO ORGANIZZATIVO

VERIFICA ORGANIZZATIVAD. Lgs 626/94

D.P.R. 303/56

Evoluzione in funzione di:• dimensioni dell’azienda• tipologia produttiva• relazioni industriali• avanzamento

tecnico/scientifico

D.P.R. 962/82: integrazioneMedico specialistica in medicina del lavoro per esposti a CVM

D. Lgs 277/91: adegua-mento medico competenteper esposti a Pb, amianto, applicazione art. 8

sul lavoro e delle malattie profes-sionali.

Gli obiettivi del servizio sanitarioaziendale e del medico competentesi compendiano in:• promuovere un ambiente di lavoro

sano e sicuro;• promuovere la riduzione dell’inci-

denza delle malattie correlate al la-voro e degli infortuni;

• promuovere l’innalzamento del li-vello di salute nelle comunità lavo-rative.

IL CONCETTO DI SERVIZIOMULTIDISCIPLINARE DI

PREVENZIONEQuesta logica ha guidato la matura-zione e la trasformazione della pre-venzione e tutela della salute e dellasicurezza dei lavoratori sul lavoronella Comunità Europea, sviluppan-do il modello organizzativo del servi-zio aziendale di prevenzione comedefinito dalla direttiva quadro 391/89.Nel nostro Paese il D.Lgs. 626/94 haconcluso il lungo percorso di riorga-nizzazione dei servizi aziendali di pre-venzione che aveva avuto inizio conla legge 833/68 di riforma del siste-ma sanitario nazionale.Questo è dunque il modello di svilup-po della medicina aziendale nellaUnione Europea, il cui stato di attua-zione nei vari Stati membri presentatempistiche differenziate e risenteancora di forti connotati locali.Nel 1997 il Danish Working Environ-mental Service su mandato dell’U-nione Europea ha condotto un censi-mento della situazione organizzativadei “servizi multidisciplinari aziendalidi Medicina del lavoro e di Sicurezza”nei vari Paesi ad essa aderenti.La tabella (Tb.1) sottostante, che nesintetizza il risultato, evidenzia come

l’Occupational Physician sia una co-stante in tutti gli Stati della UnioneEuropea. Lo studio evidenzia altresìcome sono variegate tra Stato e Sta-to le componenti professionali cheformano il team del servizio azienda-le di prevenzione. Il Medico Competente si muove nel

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schio che è appannaggio dei co-siddetti “health professionals”, ge-neralmente igienisti industriali.

Le figure che seguono illustrano al-cuni esempi:

ancorato e rispettoso delle esigenzee della cultura nazionale.Alcuni indicatori testimoniano quantoprima detto: ad esempio la tempisti-ca della trasposizione della direttiva391/89 nei sistemi nazionali e i mo-delli organizzativi dei servizi di pre-venzione organizzati ai sensi dell’art.7 della citata direttiva.L’anno di trasposizione della 89/391nel sistema nazionale di ogni Statomembro ne è un primo indicatore,come dettaglia la tabella n. 3.Come si osserva alcuni Stati membridell’Unione Europea hanno traspostola direttiva nel rispettivo sistema na-zionale in tempi rapidi (Belgio, Dani-marca, Francia, Irlanda, Portogallo eUK); altri nel 1994 come Austria, Italiae Lussemburgo ed altri successiva-mente (Germania e Grecia 1996).

ESEMPI DI ORGANIZZAZIONE DEISERVIZI DI MEDICINA

OCCUPAZIONALELa differente organizzazione dei ser-vizi di prevenzione (OccupationalHealth and Safety Services -OHS) tragli Stati membri dell’Unione Europea,ed in particolare del contesto socialee culturale in cui si sviluppa ruolo, at-tività e responsabilità dell’Occupatio-nal Physician, è un secondo e decisi-vo indicatore che testimonia quanto

sia lento il progredire del processo diarmonizzazione.Il sistema olandese rappresenta unprimo paradigma su cui impostareun esercizio di benchmarking sullostato di attuazione e di armonizza-zione della politica di tutela e sicu-rezza sul lavoro negli Stati dellaUnione Europea.

Il modello olandeseIl modello olandese, come da figura4, è un esempio organico di gestionedella salute e della sicurezza median-te un team polispecialistico.Questo modello ci aiuta a collocarein due distinti blocchi di insieme lecompetenze del medico nel sistemadi prevenzione aziendale:1.un primo insieme, rappresentato

da Austria, Belgio, Francia, Grecia,Italia, Spagna, dove prevale la cul-tura della Health. La figura del“medico aziendale competente”assume maggior rilievo, tanto è ve-ro che è obbligatoria (mandatory);

2.un secondo insieme, rappresenta-to prevalentemente da Paesi nord-europei quali Danimarca, Finlandia,Irlanda, Svezia, UK e da Germania,dove prevale la cultura dellaSafety. Qui la figura del mediconon è obbligatoria, non ha valenzaspecialistica ed è meno coinvoltasul fronte della valutazione del ri-

Tab. 2: Stato di trasposizione della Direttiva 391/89

STATO MEMBRO ANNO INIZIALE AGGIORNAMENTILegislazione in cui la direttiva è stata trasposta TRASPOSIZIONEAUSTRIA 1994 1999Federal law for Occupational Health and Safety at Work (AschG)BELGIO 1992 1996General Regulations for Occupational Safety and Health (ARAB, 1945)DANIMARCA 1992 1997 - Occupational Health Working Environmetal Act (1975) and Safety Act

FINLANDIAOccupational Safety and Health Act (1958) 1993Occupational health Act (1978)FRANCIAPrevention of Occupational Risk Act (1991) 1992 1995GERMANIAOccupational Safety Act (1974) 1996GRECIAPresidential Decree 17/96 1996 1999IRLANDASafety, Health and Welfare at Work Act (SHWW, 1989) 1989 1993, 2001ITALIA 1996 (242),Decreto Legislativo 626/94 1994 2000 (66)LUSSEMBURGOThe law of June 17, 1994 1994PORTOGALLODecree 441/91 1991 1999SPAGNA 1997 - Regulation Prevention of Risks at the Work (LPRL, 1995) 1995 for Preventive Services

SVEZIA 1995 1996, 2001Amendments of the Swedish Work Environmental Act (anno di ingresso in UE) Systematic Work

Environment Management

UNITED KINGDOM 1999 (MHSWR; StatutoryHealth and Safety Act (1974) 1992-1993 Instruments “six pack”)Management of Health an Safety at Work Regulations (MHSWR,1992)

8

Austria• OHS= preventive services (PS)

- includes safety physician & sa-fety engineer- PS are private

• Company can decide whether tohave an OHS, not obliged !

• OHS can be external or internal• External have to be approved by

the central labor inspection• Employer, under certain condi-

tions, can be the OHS

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segue >>

• The Ministry of Labor, when neces-sary, can require certain enterpri-ses to have an OHS

Finland• Finnish OHS equivalent are the

Health Care Services (OHC)• All companies: Occupational

Health Care Service (OHC)• The employer is responsible to or-

ganize and finance the OHC, Hecan :- Use a health care center- Organize the required seravice

alone internally or with other em-ployers

- He may obtain the required servi-ce from another external institu-tion or person entitled to provideoccupation health care

• All OHC Must consist of qualifiedpersonnel with the appropriate trai-ning and provide the Required ser-vices

• The chosen OHC must be repor-ted to the Municipal Health CareBoard

• OHC are inspected by national,municipal & provincial health au-thorities

Germany• Not required• Some Companies consult external

OHS or have their own• OHS: has to have a medical + sa-

fety specialist

Sweden• OHS are not compulsory• The new ordinance only forces an

employer to get advice from anOHS if he lacks the competenceinternally

• The employer can decide wathtype of OHS he would like to have(internal/external)

• No direct sanctions of not havingthe required OHS

Uk• No law speaks particulary of an

OHS requirement• ‘A competent Authority’ such as

the OHSE and other Medical Advi-sory Services can be approachedfor assistance but it is not a requi-rement

• Preventive services are voluntary

Il modello franceseIl sistema francese rappresenta unsecondo paradigma centrato sullagestione organica della medicina oc-cupazionale e delle attività del medi-co aziendale a livello centrale, territo-riale ed aziendale. È il modello piùevoluto e sviluppato in modo organi-co (vedi figura 5), che poggia le pro-prie basi sulla legge istitutiva dei Ser-vizi Aziendali di Prevenzione e Prote-zione che risale al 1946. È interes-sante notare come, già in tale data, lanozione di servizio di prevenzionecomprendesse due servizi: quello dimedicina occupazionale (Health) equello di sicurezza (Safety). Il sistema

• <50 employees: safety physician +safety engineer (for a # hours peryear)

• >50 employees: yearly inspections• >10 employees: inspection every

two years• AUVA: provides free inspections,

advice, information, material (tocompanies up to 50employees)

Belgium• Have to have an internal OHS; all

costs paid by employer• External OHS provide complemen-

tary skills to the internal OHS• External OHS: when no internal

skills• External OHS:

1) risk management prevention di-vision (focus on safety)2) medical surveillance division (fo-cus on medicine, hygiene)

• Any OHS:- at least one health physician- nurse or social worker- staff must be qualified

• >20 workers: employer can be the‘safety advisor’ but need externalOHS

Denmark• Under the new 2001 amendment

of the Working Environment Act, alltrades and enterprises are requiredto estabilish a OHS before the year2005

Fig. 4 Il modello olandese

Il medico “Competente in Europa”l’esempio dell’Olanda

• 1600 “Occupational Health Physicians” certificati/registrati• 420 “Occupational Health Physicians” in formazionePopolazione al lavoro: circa 1,5 milioni. Rapporto 1:750

REQUISITI PROFESSIONALI E PERCORSO FORMATIVO PER LA QUALIFICAZIONE

• 4 anni di training specialistico da effettuare sotto il coordinamentodi una università medica, dopo il corso legale, consistente in:1. frequenza di un servizio di “Occupational Health (OH)”;2. partecipazione 1 giorno/settimana a lezioni/workshops presso

un Istituto Scientifico di Occupational Health;3. periodo di training di 13 settimane presso servizi di Occupatio-

nal Health di aziende, compagnie assicurative, enti statali e diregolamentazione;

4. discussione di una tesi su argomento di medicina del lavoro.• Rinnovo della registrazione:

- ogni 5 anni;- condizioni:

1. aver svolto effettivamente l’attività di “OccupationalHealth Physicians” per almeno 8 ore la settimana neiprecedenti 5 anni;

2. aver partecipato attivamente a corsi di aggiornamento ri-conosciuti per almeno 40 ore/anno.

I SERVIZI DI “OCCUPATIONAL HEALTH (OH)”• Regolamentazione:

1. le attività di Occupational Health e la organizzazione del servi-zio che roga questa attività sono regolamentate dalla legge;

2. ogni datore di lavoro ha l’obbligo di organizzare un servizio diOH per i propri dipendenti;

3. l’organizzazione ed il contenuto delle prestazioni sono descrit-te dalla legge (ARBO);

4. un servizio di OH deve obbligatoriamente erogare le seguentiprestazioni:

• gestione dell’assenteismo per malattia,• attività di sorveglianza sanitaria,• identificazione e valutazione dei rischi,• attività di consultazione.

CARATTERISTICHE DEI SERVIZI DI “OCCUPATIONAL HEALTH (OH)”• Requisiti:

i Servizi OH sono costituiti obbligatoriamente da 4 figure spe-cialistiche:1. igienista industriale2. esperto di personale ed organizzazione3. esperto di safety (sicurezza)4. Occupational Physician.

• Organizzazione:1. servizi intra/inter-aziendali (di solito nelle grandi aziende).

Il medico è in questo caso generalmente un dipendente;2. strutture private di servizio. In questo caso il medico agisce

in associazione con altri professionisti o come libero profes-sionista.

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toriale del servizio sanitario nazionaleper la formazione dei neo-laureati. Ladurata del corso di specializzazioneè di 4 anni, dove il medico attraversoun percorso teorico-pratico passeràda “Specialist Registar” ad associatoalla FOM - Faculty of OccupationalMedicine- ottenendo l’iscrizione alregistro degli specialisti (General Me-dical Council).Accanto alla specializzazione esiste il“diploma di Occupational Medicine”che la FOM rilascia dopo aver fre-quentato un corso di 55 ore ed unesame scritto ed orale. Il diploma èun titolo inferiore alla specializzazio-ne, dedicato a medici che non vo-gliono impegnarsi esclusivamente al-la disciplina. È un titolo ambito dai“General Practitioner” che offronoprestazioni sanitarie alle aziende.Gli associati e i membri della FOM -circa 1000- svolgono la propria fun-zione sia nella prevenzione dei rischiprofessionali, sia come consulentidel singolo lavoratore o del collega dialtra specialità.La stessa disomogeneità tra i variStati si registra nei percorsi di aggior-namento continuo e di accredita-mento.Ancora una volta l’esempio maggior-

si è ovviamente evoluto nel corso de-gli anni, ma ha peccato di “nazionali-smo”, come del resto accade spes-so; tanto che a 10 anni dalla traspo-sizione della direttiva 89/391 essonon si basa ancora sul concetto di“multidisciplinarietà” stabilito dall’ar-ticolo 7 della Direttiva. Per tale moti-vo è in corso un procedimento di in-frazione.È però interessante notare come ilmedico aziendale rimane il responsa-bile del monitoraggio dell’ambientedi lavoro, a differenza di quanto av-viene in altri Stati dell’Unione Euro-pea siano essi compresi nel primo onel secondo insieme del nostroesempio.In Francia il medico aziendale è unafigura obbligatoria, retribuita dal da-tore di lavoro. Opera in staff ed è par-te attiva del comitato aziendale per laprevenzione.Egli ha l’obbligo di dedicare almeno il30% del proprio tempo ad attività diprevenzione “non strettamente sani-tarie”: visitare i luoghi di lavoro su ba-se regolare; analizzare e suggeriresoluzioni preventive per ogni mansio-ne specifica.Per le aziende con più di 10 dipen-denti deve redigere obbligatoriamen-te una relazione annuale sull’attivitàeseguita e sulla pianificazione delleattività per l’esercizio successivo. Ta-le relazione comprende un report dicarattere finanziario assieme al regi-stro dei rischi presenti in azienda edei lavoratori ad essi sottoposti. Ildocumento è presentato al datore dilavoro, al comitato aziendale per laprevenzione ed è messo a disposi-zione dell’Ispettorato del lavoro.È dunque un documento ufficiale chefa del medico aziendale una figura“istituzionale”.

FORMAZIONE EAGGIORNAMENTO CONTINUO

Le istantanee fin qui rappresentatetestimoniano dunque le differenze diruolo, compiti e responsabilità delMedico Competente nei rispettivi si-stemi nazionali di prevenzione.Anche il percorso formativo universi-tario e post-universitario, come quel-lo di aggiornamento professionaledel medico del lavoro, registra le me-desime disomogeneità prima descrit-te per l’attuazione dell’articolo 7 delladirettiva 391/89, nonostante sia in at-to anche in questo ambito un mec-canismo di armonizzazione introdot-to dalla direttiva 93/16/EEC relativa alrispetto delle Scuole di Specializza-zione in Europa con la finalità di per-mettere l’interscambio di medici spe-cialisti.È interessante sottolineare che lacertificazione di specialista non èsempre obbligatoria per operare co-me medico del lavoro.In diversi Stati dell’Unione Europea

l’Occupational Physician non è quin-di obbligatoriamente uno specialistain Medicina del Lavoro, ma di prefe-renza una figura variamente certifica-ta, come avviene nel modello olan-dese prima descritto. Il diploma dispecialista è, come avviene nell’e-sempio della Gran Bretagna che èforse il più tipico.In Gran Bretagna la Medicina del La-voro non è una disciplina obbligato-ria nel curriculum formativo del me-dico. In questo Stato dal 1995 la for-mazione specialistica è governatadall’European Medical SpecialistQualification Order, in attuazionedella direttiva 93/16/EEC relativa alrispetto delle Scuole di Specializza-zione in Europa con la finalità di per-mettere l’interscambio di medicispecialisti.Dopo un praticantato di due anni inmedicina generale il medico cheaspira alla qualifica di specialista inMedicina del Lavoro concorre ad unposto di “Higher Medical Training”per questa disciplina. Il numero diposti è sotto il controllo del serviziosanitario nazionale e la responsabilitàdell’assegnazione è del “regionalpostgraduate dean”, medico di pro-vata esperienza e responsabile terri-

Fig. 5 - Il modello francese

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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALEDotan H., van Waarden F., Occupational Health

and Safety in the EU Member States. Imple-mentation of the 89/391/EEC FrameworkDirective. AWSB research papers, 2002/02 -The Netherlands.

Muzi G., Murgia N., dell’Omo M., Esperienze diformazione e accreditamento in ambito in-ternazionale. Atti 63° Congresso della So-cietà Italiana di Medicina del Lavoro e IgieneIndustriale, Sorrento 8-11 Novembre, 2000.Folia Medica, 71-1: 83-100, 2000

Papaleo B., Briatico G., Draicchio F:, Gigli M.,Magarotto G., Palmi S., Saia B., SignoriniS., Volpin A., Organizzazione dei servizi diMedicina del Lavoro pubblici e privati. Statoattuale e prospettive future. Atti 63° Con-gresso della Società Italiana di Medicina delLavoro e Igiene Industriale, Sorrento 8-11Novembre, 2000. Folia Medica , 71-1: 51-70, 2000.

Sassi C. et Al., Funzioni ed organizzazione deiServizi Aziendali di Prevenzione. Gruppo diLavoro Medici Aziendali. Ed GTE, 1987: 13-37.

UNI, Linee Guida per un Sistema di gestionedella salute e sicurezza sul lavoro. 2001

mente disciplinato è quello olandeseche prevede un percorso obbligato-rio di formazione continua. La posi-zione francese è invece paradossalepoiché prevede l’obbligatorietà del-l’attività di formazione continua pertutti gli specialisti ad esclusione diquelli impegnati nei campi collegatialla prevenzione, come i medici dellavoro.

CONCLUSIONIÈ oggi davvero difficile tracciare ilpercorso del Medico Competentenell’Europa che cambia.Lo scenario presentato, anche se intermini sintetici, è variegato. OgniStato membro dell’Unione Europeain questa prima fase ha maggior-mente privilegiato l’adattamento alproprio sistema di prevenzione deldettato della direttiva 391/89, piutto-sto che l’innovazione.Non si assiste quindi ad una nuovacultura della prevenzione, ma ad unacultura rinnovata fortemente influen-zata dalla cultura nazionale. Il Medi-co del Lavoro continua ad avere spa-zi di manovra nei Paesi dove tradizio-nalmente prevale la cultura dellaHealth, mentre gli spazi di manovrarimangono ridotti e in subordine adaltre figure professionali del sistemapreventivo nei Paesi dove prevale lacultura della Safety. In dipendenza o meno da quantodetto una conclusione è certa: oggi ilMedico del lavoro è chiamato ad agi-re in un sistema di gestione della sa-lute e della sicurezza sul lavoro checostituisce parte integrante della ge-stione generale dell’azienda.Questa conclusione ci porta ad apri-re un dibattito sulla “qualità profes-sionale”, ovvero “sul ruolo del medi-co nei processi di qualità della pre-venzione in azienda”, ovvero sul “co-me accompagnare in qualità le tra-sformazioni del mondo del lavoro”.Stiamo registrando una sostanzialeevoluzione nel nostro ruolo guidata da:1. la svolta concettuale e legislativa di

passaggio dalla presunzione del ri-

schio alla sua concreta valutazio-ne, accelerata dalla trasposizionedel D.lgs. 25/2002;

2.un concetto più estensivo ed unagestione organica della prevenzio-ne, come prima detto;

3.lo sviluppo di standard di qualitàper la gestione della salute e sicu-rezza sul lavoro, come introdottodalle Linee Guida dell’UNI per un“Sistema di Gestione della Salute eSicurezza sul Lavoro”;

4.una richiesta di aggiornamentoscientifico che deriva non solo daobblighi deontologici, “ma appareessere tanto più rigoroso qualora siconsideri la naturale lentezza del-l’evoluzione giuridica e legislativarispetto a quella tecnologica dei ci-cli produttivi”, come recitano alcu-ne la sentenze di Cassazione Pe-nale;

5. la globalizzazione del mercato acui corrisponde da una parte latendenza alla frammentazione del-la media e grande impresa e dal-l’altra l’affermazione di forme inno-vate di occupazione e di organiz-zazione del lavoro (job call, jobsharing, staff leasing, lavoro tem-poraneo.)

Come accompagnare in qualità que-sto processo di trasformazione?Agendo con determinazione sui puntidi debolezza del nostro ruolo e rimar-cando, con altrettanta determinazio-ne, i punti di forza.I punti di debolezza, alcuni esempi:• il ruolo del Medico competente nel

processo di valutazione del rischio.Il D.lgs. 25/2002 ripropone oggetti-ve responsabilità al medico del la-voro avendo introdotto un nuovoconcetto di “misura del rischio”che coinvolge nel processo valuta-tivo tutte le figure professionali;

• i limiti della sorveglianza sanitaria :concettuali, giuridici, applicativi (ri-feriti al livello di rischio, la gestionedelle visite a richiesta, le visite pre-impiego);

• le controversie nel giudizio di ido-neità, quali ad esempio le “prescri-zioni” nei videoterminalisti, le ido-neità nel comparto della sanità e leimplicazioni sulla salute pubblica,la gestione delle non idoneità, le“idoneità difficili”.

I punti di forza stanno nella consoli-data cultura della Medicina del Lavo-ro dove è però necessario rivisitaregli schemi didattici, ampliando gliambiti di osservazione ai problemiambientali, alla comunicazione ed al-la formazione, alla organizzazioneaziendale, aprendosi alla cultura del-le altre componenti che si dedicanoallo studio della prevenzione nei luo-ghi di lavoro.Il Medico d’Azienda Competente do-vrà necessariamente traghettare daun atteggiamento “medico” ad uno amaggior contenuto manageriale. �

Giuseppe Briatico-Vangosa

UNA APPREZZABILEESPERIENZA DELLA

SCUOLA DISPECIALIZZAZIONE IN

MEDICINA DEL LAVORODI BRESCIA

Gli specializzandi dei 4anni di corso e i loro

docenti sono invitati apartecipare

periodicamente a Meetinginterni su temi specifici epratici attuali. Un singolo

specializzando svolge unadocumentata e analitica

relazione conpresentazione dei dati piùaggiornati, cui segue una

discussione generale.Gli studenti apprendono

così una corretta modalitàdi valutazione critica dellaletteratura e una efficacecapacità di esposizione e

discussione, elementi tuttiestremamente utili nella

pratica professionale.Questa iniziativa propostadal Direttore della Scuola

Professor Alessio stariscuotendo un lusinghiero

successo e deve essereapprezzata per le sue

finalità di educareall’aggiornamento e alla

pratica professionale ifuturi specialisti. 11

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l ’ E u r o p a c h e c a m b i a12

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zi di protezione personale, abitudinidi pulizia inadeguate.

Al di là dell’interesse culturale diquanto qui accennato, sembra dove-roso richiamare il ruolo pratico delMedico d’Azienda nell’ottica dellaprevenzione cui è deputato.Resosi conto di un problema di assor-bimento cutaneo, egli deve impegnarsinella valutazione del rischio specifico,interpretando dati di igiene industrialee di analisi delle mansioni svolte in rela-zione ai possibili effetti sulla salute de-rivanti dall’assorbimento cutaneo dellesostanze in causa.Ovviamente suo compito peculiare è lasorveglianza sanitaria, che deve utiliz-zare un corretto ed efficace monitorag-gio biologico, strumento indispensabileper formulare il giudizio di idoneità allamansione specifica. Naturalmente eglidovrà tenere conto anche di eventualisituazioni di ipersuscettibilità, legate adesistenti patologie cutanee.Ma lo strumento forse più incisivo perottenere risultati pratici nel campo dellaprevenzione è rappresentato dalla in-formazione / formazione. Una correttainformazione in merito ai possibili effet-ti sulla salute derivante dall’assorbi-mento cutaneo è la premessa indi-spensabile per ottenere una formazio-ne in merito a comportamenti positivinel momento lavorativo, in particolaresul corretto uso di mezzi protettivi per-sonali cutanei e sull’attenzione alla pu-lizia ed igiene personale durante il lavo-ro ed al termine del turno lavorativo. �

Gianfranco FarinaSezione lombarda

BIBLIOGRAFIA 1) P. Sartorelli, L. Montomoli, A. G. Sisinni: Il

rischio cutaneo da tossici occupazionali.G.Ital. Med. Lav. Erg. 2002; 24:3, 192 - 194

2) P. Sartorelli : La stima del rischio cutaneo inMedicina del Lavoro. Med. Lav. 2000; 91:3, 183 - 191

3) G. Maina et al: La valutazione della conta-minazione cutanea: il progetto europeo RI-SKOFDERM. G. Ital. Med. Lav. Erg. 2002;24: 3, 195 - 199

4) F. Larese et al: La valutazione dell’assorbi-mento percutaneo: risultati preliminari diuno studio realizzato nell’ambito del pro-getto europeo EDETOX . G. Ital . Med. Lav.Erg. 2002; 24: 3, 2002 - 2001

Considerazionisull’assorbimento transcutaneodei tossici industriali

Spunti forniti da questa relazione e dal-la letteratura recente sembrano inte-ressanti per l’attività pratica dei MediciAzienda operanti in ambienti di lavorodove vengono utilizzzate sostanze chi-miche che facilmente possono giunge-re a contatto con la cute.Questo rischio sembra concretizzarsipiù facilmente in agricoltura, nell’uso disolventi per la produzione e l’utilizzo divernici, nell’industria della gomma, fra iparrucchieri, in quanto sono le mani leparti più esposte al contatto direttocon le sostanze in oggetto.Attualmente l’unico intervento preven-tivo nei confronti del rischio considera-to consiste nel sensibilizzare l’attenzio-ne degli addetti ai lavori ponendo a la-tere delle sostanze chimiche interessa-te l’annotazione “assorbibile attraversola cute”.Infatti oltre a tale annotazione (SKINnelle liste ufficiali dei TLV del ACGIH,cui si fà riferimento anche in Italia) nonesistono ad oggi indicazioni circa l’en-tità del rischio di assorbimento cuta-neo attribuibile alle singole sostanze,tanto che non vi è nemmeno concor-

danza tra le varie Nazioni nell’attribu-zione dell’annotazione SKIN, pur nellasua genericità (1).L’interesse della ricerca su questo te-ma è oggi vivissimo, poichè gli studio-si, una volta rilevata l’importanza delproblema, si sono resi conto dell’as-senza di standardizzazione dei metodidedicati alla valutazione del rischio“Assorbimento cutaneo”.Attualmente sono in corso studi in vi-tro, studi su animali, studi con volonta-ri. Vengono poi applicati metodi chemisurano la quantità di sostanza che sidepositerebbe sulla cute in determina-te situazioni (non però la sua concen-trazione) oltre ad altri metodi specifica-mente elaborati per lo studio del pro-blema. Uno tra essi è rappresentato dalmonitoraggio biologico, applicato convariazioni tali da permettere la valuta-zione dell’entità dell’assorbimento cu-taneo. Standardizzate le condizioni diesposizione, in assoluta sicurezza perla salute dei lavoratori, viene applicatoun monitoraggio biologico variando l’e-quipaggiamento protettivo: senza pro-tezioni, con protezione respiratoria,con protezione cutanea, con protezio-ne respiratoria e cutanea. Le prime ap-plicazioni di tale metodo sembrano for-nire risultati interessanti (2).In sinstesi, l’aspetto dell’assorbimentocutaneo dei tossici industriali, che po-ne problematiche pratiche di valutazio-ne del rischio, è oggi oggetto di molte-plici ricerche, inserite in un progettoeuropeo che si prefigge di avere traqualche anno informazioni numerose estandardizzate per poter capire meglioquesto tipo di rischio (3). Risultati preli-minari di tali ricerche cominciano adapparire nella letteratura (4).Le conclusioni dell’interessante dibatti-to verificatosi nel corso della riunione aBrescia hanno fotografato la realtà at-tuale in merito al problema in oggetto:1) La riduzione dell’esposizione per

via inalatoria a tossici industriali haposto in evidenza l’importanza del-la valutazione dell’esposizione cu-tanea;

2) Mancano ad oggi limiti di esposi-zione cutanea professionale;

3) È necessario uniformare il criteriodi assegnazione della “SKIN nota-tion”;

4) Occorre profondire glistudi e standandizzare imetodi in modo da ga-rantire basi scientifichesolide per le metodiche distima del rischio cutaneoe un’applicabilità dellestesse a tutte le realtàproduttive;

5) La percezione di questorischio è spesso bassa;ne consegue una sotto-stima del problema,un’errato utilizzo dei mez-

contributi

Mentre negli ultimi 30anni lo studio e lavalutazione del rischio daagenti chimici hasviluppato metodologiesensibili e specifiche perquanto riguardal’assorbimento attraversola via inalatoria, nonaltrettanto è avvenutoper quanto concerne lavia cutanea.L’interesse di una messaa punto di questoproblema è stato rilevatodalla Scuola diSpecializzazione inMedicina del Lavorodell’Università di Bresciadiretta dal Prof. LorenzoAlessio, che ha affidatoalla Dr.ssa Lara Balbianil’incarico di preparareuna relazione dadiscutere con docenti estudenti dal titolo“Assorbimentotranscutaneo dei tossiciindustriali”.

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trezzature di misura specifiche edi una metodologia appropriata.Va da sé che la valutazione dell’e-sposizione e/o la misurazione del-le vibrazioni devono essere effet-tuate e ripetute ad intervalli idoneida parte di persone o servizi com-petenti, conservando i risultati susupporti idonei atti ad una suc-cessiva consultazione.

Tra le disposizioni varie, elencate nellasezione III, la direttiva afferma il dirittodei lavoratori ad essere sottoposti aduna sorveglianza sanitaria adeguata infunzione del livello di rischio a cui ri-sultano sottoposti. La direttiva defini-sce le condizioni in cui la sorveglianzasanitaria, che è tesa alla prevenzioneed alla diagnosi precoce di ogni dan-no connesso all’esposizione a vibra-zioni meccaniche, è appropriata. �

Giuseppe Briatico -Vangosa

Vibrazioni meccaniche: la direttivaeuropea 2002/44/CE in via direcepimento. Molti nodi da sciogliereentro il 6 luglio 2005

normative

Dal luglio 2005 macchine, attrezzaturee strumenti di lavoro fonte di esposi-zione a vibrazioni meccaniche sottocontrollo.La direttiva 2002/44/CE del Parla-mento europeo e del Consiglio del 25giugno 2002, sedicesima direttivaparticolare ai sensi dell’articolo 16,paragrafo 1, della Direttiva89/391/CEE, pubblicata in G.U.C.E. 6luglio 2002 n. 177, detta nuove pre-scrizioni minime in materia di prote-zione dei lavoratori contro i rischi perla salute e la sicurezza che derivano,o possono derivare, dall’esposizionea vibrazioni meccaniche.Essa si compone di 4 sezioni (dispo-sizioni generali, obblighi dei datori dilavoro, disposizioni varie, disposi-zioni finali) all’interno delle quali tro-vano collocazione 16 articoli ed unallegato.La direttiva definisce precisamente irischi da esposizione a vibrazioni neiluoghi di lavoro:1. le vibrazioni trasmesse al sistema

mano braccio, ovvero “le vibrazionimeccaniche che, se trasmesse alsistema mano-braccio nell’uomo,comportano un rischio per la salutee la sicurezza dei lavoratori, in parti-colare disturbi vascolari, osteo-arti-colari, neurologici o muscolari”;

2. le vibrazioni trasmesse al corpo in-tero, ovvero “le vibrazioni meccani-che che, se trasmesse al corpo in-tero, comportano rischi per la salu-te e la sicurezza dei lavoratori, inparticolare lombalgie e traumi delrachide”.

L’ambito di applicazione è generale ecomprende tutte le attività in cui i la-voratori sono esposti o possono esse-re esposti a rischi derivanti da vibra-zioni meccaniche durante il lavoro.Seguendo lo sviluppo logico della di-rettiva quadro 89/391/CEE, la direttiva2002/44/CE prescrive di valutare l’en-tità della esposizione, stabilendo• i “valori limite di esposizione”;

• i “valori di esposizione che fannoscattare l’azione”, suddividendoli intre fasce:1) “fascia di sicurezza”, in cui non

si prevede l’insorgenza di pato-logie relativamente al tipo diesposizione per un individuo incondizioni normali di salute;

2) “fascia di attenzione”, in cui sidevono intraprendere azioni vol-te a ridurre l’esposizione;

3) “fascia di pericolo” che prevedel’interruzione dell’attività.

Le grandezze fisiche su cui sono statiposti questi limiti sono definite nell’al-legato della direttiva e fanno riferi-mento alle norme ISO 2631 e 5349.La direttiva enuncia, analogamente alrischio rumore, le formule per il calco-lo dell’esposizione che è generalmen-te riferita alle 8 ore di lavoro. È anchein questo caso ammesso parametrarel’esposizione ad un valore settimanaleper particolari situazioni.Gli obblighi del datore di lavoro,elencati nella sezione II, ripercorro-no i contenuti delle altre direttiveparticolari:a) identificazione e valutazione dei ri-

schi;b)disposizioni che mirano a escludere

o a ridurre il rischio;c) informazione e formazione dei lavo-

ratori;d) consultazione e partecipazione dei

lavoratori.La valutazione dell’esposizione a vi-brazioni, in analogia con la direttiva86/188/CEE sull’esposizione a rumo-re, può essere fatta mediante:a) l’osservazione delle condizioni di la-

voro specifiche ed il riferimento adappropriate informazioni sulla pro-babile entità delle vibrazioni per leattrezzature in particolari situazionid’uso, incluse le informazioni fornitedal costruttore in sintonia con i det-tati della direttiva “macchine”;

b)attraverso la puntuale misurazio-ne che richiede l’impegno di at-

Tabella: valore limite giornaliero di esposizione che fa scattare l’azione e valore limitegiornaliero di esposizione.

Sistema mano-braccio Corpo Intero(esposizione a 8 ore giornaliere) (esposizione a 8 ore giornaliere)

Valore giornaliero di azione 2,5 (m/s2) A(8): 1,15 (m/s2)DVD: 21 (m/s1.75)

Valore limite giornaliero 5,0 (m/s2) A(8): 0,5 (m/s2)di esposizione DVD: 9,1 (m/s1.75)A(8): Accelerazione mponderata in frequenza di vibrazioni equivalenti a 8 ore di lavoroDVD: Valore della Dose di Vibrazione

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novità legislative

La regione Lombardiasviluppando il ProgettoObiettivo “Prevenzione eSicurezza dei Luoghi diLavoro in RegioneLombardia nel triennio1998-2000” ai sensi delladeliberazione dellaGiunta del 4 ottobre2000, n. 7/1439, hapubblicato nel BUR del20 dicembre 2002, 3”supplementostraordinario al n. 51, conil Decreto DirettoreGenerale GiuntaRegionale 31 ottobre2002 n. 20647 le “Lineeguida regionali per lasorveglianza sanitaria inedilizia”.

Tutela della Salute e dellaSicurezza in edilizia.Linee guida regione Lombardia

• patologia da strumenti vibranti• la patologia tumorale in partico-

lare del mesotelioma e dell’epi-telioma

Al Medico competente viene richie-sto un particolare impegno attivo sianel processo di valutazione del ri-schio, sia nell’esame dei Piani di Si-curezza e Coordinamento ritenutiprincipali strumenti, unitamente aisopralluoghi, per la corretta cono-scenza dei rischi professionali neicantieri.

professionali riconosciute avendosuperato, nel 1988, il settore metal-meccanico. Da ciò e considerandol’innovazione tecnologica del setto-re, la difficoltà di individuare e valu-tare correttamente i rischi a cui sonosottoposti i lavoratori del comparto,anche in riferimento alla complessaorganizzazione del lavoro e alle con-dizioni di lavoro influenzate da varia-bili difficilmente controllabili (condi-zioni atmosferiche, tipologia dei ter-reni, modalità di utilizzo e di applica-zione dei materiali, variabilità logisti-ca), l’esigenza di avere uno stru-mento di indagine comune, un mini-mo denominatore, su cui basarel’osservazione e la raccolta di dati,oltre che garantire una efficace pre-stazione preventiva.La sorveglianza sanitaria nel com-parto delle costruzioni in conformitàagli obblighi di legge e alle Lineeguida regionali è finalizzata priorita-riamente alla prevenzione e alla dia-gnosi precoce delle seguenti malat-tie professionali:• roncopneumopatie croniche e

dell’asma bronchiale professio-nale;

• sordità da rumore• dermatiti da contatto• patologia da movimentazione ma-

nuale dei carichi, da postura e damovimenti ripetitivi

PROMOZIONE

�Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed ErgonomiaALLA SEGRETERIA DELL’ANMA - 20123 MILANO, VIA S. MAURILIO 4 - FAX 02 72002182

Modulo di adesione abbonamento a “Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia” per l’anno 2003/2004

Il sottoscritto in quanto socio ANMA, aderisco all’offerta di sottoscrivere l’abbonamento biennale al “Giornale Italiano di Madicinadel Lavoro ed Ergonomia” (4 numeri l’anno) per gli anni 2002/2003 al costo complessivo di E 52 (puro rimborso deicosti di stampa e spedizione). Già abbonato al “G Ital Med Lav Erg“ Si � No �Indirizzo al quale desidero ricevere la rivista:

Dr.

Via n.

CAP Città

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Le motivazioni dell’iniziativa, detta-gliate in premessa, partono dall’ana-lisi delle statistiche INAIL che con-fermano che il comparto delle co-struzioni continuano ad avere il tri-ste primato non solo delle morti perinfortunio, ma anche delle malattie

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ultime dalla reteprotezione da rischi anche di naturaergonomia e psico - sociale, di or-ganizzazione e gestione delle attività tecnico amministrativene di tecni-che di comunicazione in azienda edi relazioni sindacali. Tali corsi devo-no essere organizzati dai soggetti dicui al comma 2”.

5. Gli organismi di formazione pubblici,previsti al comma 2, organizzano icorsi di formazione secondo tariffe,determinate sulla base del costo ef-fettivo del servizio, da stabilire conle relative modalità di versamento,con decreto del Ministro competen-te per materia.

6. Le regioni e le province autonome,le Università e gli Istituti di ricerca dicui al comma 2, organizzano i corsidi formazione nei limiti delle risorsefinanziarie proprie o con le maggiorientrate derivanti dall’espletamentodi dette attività a carico dei parteci-panti.

Art.3Norma Transitoria 1. La capacità e i requisiti professionali

di cui all’art. 2 si intendono acquisitida coloro che dimostrino di aversvolto, alla data di entrata in vigoredel presente decreto, professional-mente o alle dipendenze di un dato-re di lavoro, l’attività di addetto o diResponsabile del servizio di preven-zione e protezione per almeno dueanni.

N.B.: il decreto legislativo su riportatonon è ancora stato pubblicato in Gaz-zetta Ufficiale.

Secondo l’Inail, l’applicazione dei recenti provvedimenti sugli

agenti chimici consentiràl’individuazione di nuovi fattori

di rischio.Il periodico Dati Inail ha recentementepubblicato una breve riflessione chemette in luce le conseguenze positivederivanti dall’applicazione dei D.Lgs.66/2000 e 25/2002, ai fini del ricono-scimento dei casi di malattie profes-sionali dovute all’esposizione adagenti chimici. Il D.P.R. 1124/65 (e successive inte-grazioni e modifiche) prevede la co-pertura assicurativa per le malattieprofessionali se contratte dall’assicu-rato nelle lavorazioni ed entro i periodidi tempo ivi specificati.L’Inail rileva che “...per gli agenti chi-mici presenti sul luogo di lavoro, taleautomatismo non sempre funziona ef-ficacemente, dal momento che le la-vorazioni, definite nel decreto in ma-niera generica, sono difficilmente ri-conducibili a quelle effettivamentesvolte dagli assicurati. Negli anni pas-sati, inoltre, in assenza di precise dis-posizioni legislative, i datori di lavorogeneralmente non effettuavano valuta-zioni sulla presenza e sulla quantifica-zione degli agenti chimici pericolosi.”Una mancanza che nei casi di patolo-gia di sospetta origine professionale

MALATTIE PROFESSIONALIDOVUTE ALL’ESPOSIZIONE AD

AGENTI CHIMICI

Lo rivela una indaginedella Fillea-Cgil.

Oltre 41 mila infortuni nel settore nelprimo semestre 2002: è il capitoloamaro del settore delle costruzioniche da circa cinque anni conosce unafase espansiva a due cifre. Il dato ècontenuto nel rapporto 2002-2003della Facoltà di Architettura di ValleGiulia (Università “La Sapienza” di Ro-ma) per conto della Fillea-Cgil. La ripartizione territoriale degli infortu-ni evidenzia l’elevata incidenza nelnord (59 per cento) rispetto al centro eal Mezzogiorno che si attestano en-trambi attorno al 20 per cento. Nell’ul-timo quinquennio il ‘‘prezzo” pagatodai lavoratori edili È stato di 443.793invalidi l’anno, di cui 25.357 perma-nenti e 1.487 morti.

Schema di Decreto Legislativolicenziato dal Consiglio dei Ministri

il 31/1/2003.DECRETO LEGISLATIVOModifiche ed integrazioni al decretolegislativo 19 settembre 1994, n. 626,per l’individuazione delle capacità edei requisiti professionali richiesti agliaddetti ed ai responsabili dei servizi diprevenzione e protezione dei lavorato-ri, a norma dell’articolo 21 della legge1° marzo 2002, n. 39 ESAME PRELI-MINAREConsiglio dei Ministri: 31/01/2003Proponenti: Pol. comunitarie.IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Visti gli articoli 78 e 87, quinto commadella Costituzione;vista la legge 1 marzo 2002 n.39, leg-ge comunitaria per l’anno 2001, d inparticolare l’art.21;vista la preliminare deliberazione delConsiglio dei Ministri, adottata nella ri-unione del….Acquisito il parere della Conferenzapermanente per i rapporti tra lo stato,le regioni e le province autonome diTrento e Bolzano, espresso nella se-duta del……;acquisiti i pareri delle competentiCommissioni della Camera dei Depu-tati e del Senato della Repubblica;vista la deliberazione del Consiglio deiMinistri, adottata nella riunione del…;sulla proposta dei Ministri per le politi-che comunitarie e del Ministro del la-voro e delle politiche sociali, di con-certo con i Ministri dell’economia edelle Finanze, degli affari esterni, dellagiustizia, della salute, delle attivitàproduttive e della funzione pubblica;EMANAIl seguente decreto legislativo: Art. 1 1. Al comma 1, lettera e), dell’articolo

2 del decreto legislativo 19 settem-

CAPACITÀ E REQUISITIPROFESSIONALI RICHIESTI

AGLI ADDETTI ED AIRESPONSABILI DEI SERVIZI DIPREVENZIONE E PROTEZIONE

EDILIZIA, 41MILAINFORTUNI NEI PRIMI

SEI MESI DEL 2002

bre 1994, n. 626, e successive mo-dificazioni, le parole “attitudini e ca-pacità adeguate” sono sostituiti dal-le seguenti:” delle capacità e dei re-quisiti professionali di cui all’art. 8bis”.

2. Al comma 2, dell’articolo 8 del de-creto legislativo 19 settembre 1994,n.626, e successive modificazioni, leparole “di attitudini e capacit à ade-guate” sono sostituiti dalle seguen-ti:” delle capacità e dei requisiti pro-fessionali di cui all’art. 8 bis”.

3. Al comma 8, dell’articolo 8 del de-creto legislativo 19 settembre 1994,n.626, e successive modificazioni, leparole “attitudini e capacit à ade-guate” sono sostituiti dalle seguen-ti:” le capacità e dei requisiti profes-sionali di cui all’art. 8 bis”.

Art. 2 Dopo l’articolo 8 del decreto legislati-vo 19 settembre 1994, n.626, e suc-cessive modificazioni, è inserito il se-guente articolo:“Art. 8 bis(Capacità e requisiti professionali degliaddetti e dei responsabili dei servizi diprevenzione e protezione interni oesterni)1. Le capacità e i requisiti professionali

degli addetti ai servizi di prevenzio-ne e protezione interni o esterni de-vono essere adeguate alla naturadei rischi presenti sul luogo di lavoroe relativi all’attività lavorativa.

2. Per la prevenzione del rischio deri-vante da agenti fisici, chimici o bio-logici, sono considerati adeguati irequisiti professionali e le capacitàdegli addetti di cui al comma 1 ac-quisite attraverso il conseguimentodi laurea o di diplomi di maturitàtecnica o professionale nelle mate-rie corrispondenti alla tipologia delrischio in questione. Tali soggettidevono essere inoltre in possesso diun attestato di frequenza documen-tata a specifici corsi di formazione inmateria, organizzati dalle Regioni,dalle Università, dagli Ordini Profes-sionali, dalle Associazioni Sindacalidei datori di lavoro e dei lavoratori odagli Organismi Paritetici, anche incollaborazione con l’ISPESL, l’I-NAIL, l’Istituto Italiano di MedicinaSociale, nonché con Istituti di ricer-ca e formazione specializzati.

3. Per la prevenzione di tutti gli altri ri-schi, sono considerati adeguati i re-quisiti professionali e le capacità de-gli addetti di cui al comma 1 acqui-site attraverso il conseguimento deititoli di studio previsti dall’articolo10, comma 1, lettere a), b) c) del de-creto legislativo 14 agosto 1996,n.494, e successive modificazioni.Tali soggetti devono essere inoltre inpossesso di un attestato di frequen-za a specifici corsi di formazione inmateria di sicurezza organizzati daisoggetti di cui al comma 2.

4. Per lo svolgimento della funzione diresponsabile del servizio prevenzio-ne e protezione è necessario posse-dere una delle lauree o diplomi dimaturità di cui ai commi 2 o 3 ed es-sere in possesso di un attestato difrequenza di specifici corsi di forma-zione in materia di prevenzione e

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rendeva difficoltosa una accurata va-lutazione del nesso eziologico; inoltrenon consentiva sufficienti monitoraggidegli agenti chimici se successivi al-l’insorgenza della malattia, poiché nonsempre rappresentativi dei fattori di ri-schio presenti nel passato.Secondo l’Inail queste difficoltà do-vrebbero essere “superate con l’entra-ta in vigore dei D.Lgs. 66/2000 e25/2002 i quali rendono obbligatoria, acura del datore di lavoro, una puntualevalutazione del rischio dovuto adagenti chimici pericolosi. L’applicazione di tali disposizioni le-gislative potrà fornire, per gli anni avenire, elementi di assoluta rilevanzaper una corretta attribuzione della na-tura professionale delle patologie con-tratte: questi elementi inoltre, se inte-grati con il costituendo “registro nazio-nale delle malattie causate dal lavoroovvero ad esso correlate” (art. 10D.Lgs. 38/2000), consentiranno unapronta individuazione dei nuovi fattoridi rischio.”Con la speranza che i datori di lavororealizzino una accurata valutazione deirischi e che il sistema di monitoraggiofunzioni.

Dall’Inail alcune considerazionisulla valutazione dei possibili rischi

carcinogenetici per l’uomo deicampi elettromagnetici.

Ad oggi l’Inail ha valutato un numeroesiguo di istanze relative a patologieche il lavoratore attribuiva all’esposi-zione a campi elettromagnetici. Nes-suna di queste istanze ha avuto con-clusione positiva. Nella valutazionel’Istituto si è basato sulle indicazioniscientifiche dell’Organizzazione mon-diale della sanità e dell’IARC (AgenziaInternazionale per la Ricerca sul Can-cro), che nel 2002 ha pubblicato lamonografia 80, sulla valutazione dellostato dell’arte sui rischi carcinogene-tici per l’uomo dei campi elettroma-gnetici.Secondo quanto riportato dall’Inail, ilgruppo di lavoro dell’IARC “ha valuta-to i campi magnetici ELF (frequenzetra comprese tra 30 Hz e 300 Hz) co-me possibili cancerogeni per l’uomo”dunque nel Gruppo 2B, basandosi sul-la associazione statistica di alti livelli diesposizione residenziale e incrementodi rischio di forme leucemiche nell’in-

ELETTROSMOG E SALUTE

fanzia, mentre sono state ritenute ina-deguate le evidenze raccolte in rela-zione ai rischi occupazionali e per altritipi di cancro”.I campi elettromagnetici si classificanoin tre grandi categorie in base alla lorofrequenza. • Vi sono i campi “ELF”, terminologia

anglosassone per definire i campielettromagnetici a frequenze estre-mamente basse, comprese tra 30Hz e 300 Hz. Le principali sorgentiartificiali di campi ELF sono gli elet-trodotti a bassa, media ed alta ten-sione, le linee elettriche di distribu-zione e tutti i dispositivi alimentati acorrente elettrica alla frequenza di50 Hz, quali elettrodomestici, video-terminali, ecc.

• Vi sono poi i campi elettromagneticicon frequenze comprese tra100KHz e 300GHz, che possono es-sere ulteriormente suddivisi- in campi a RADIOFREQUENZE

(RF) - e campi a MICROONDE (MO).I primi (es. emissioni radio e TV)aventi frequenze fino a 300 MHz, isecondi (es. emissioni di impianti ra-dar, forni a microonde, telefonia cel-lulare) con frequenze da 300MHz a300GHz.

L’Agenzia pubblicherà entro il 2005 laseconda parte del lavoro con le ulte-riori risultanze degli studi in corso.Anche l’OMS ha nel contempo pro-mosso un progetto per continuare ilmonitoraggio scientifico-epidemiologi-co in questo campo di ricerca (si vedaInternational EMF Project).”L’INAIL, da parte sua, continua il mo-nitoraggio delle patologie, per segna-lare eventuali casi pervenuti al suddet-to progetto.

Lavoro al videoterminale edispositivi speciali di correzione.

Alcune considerazioni sulle modifiche introdotte al

D.Lgs 626/94 dalla Legge Comunitaria 2002.

La Legge 3 febbraio 2003, n.14 “Dis-posizioni per l’adempimento di obbli-ghi derivanti dall’appartenenza dell’I-talia alle Comunità europee. Legge co-munitaria 2002” (Pubblicata sul Sup-plemento alla G.U. n. 31 del 7 febbraioscorso ) all’art. 7 modifica all’articolo55 del decreto legislativo 19 settembre1994, n. 626 in materia di tutela del la-voro al videoterminale e precisa i casiin cui il datore di lavoro fornisce a suespese i dispositivi speciali di correzio-ne (ad esempio occhiali speciali perVdt) “in funzione dell’attività svolta”,ovvero quando sono necessari a se-guito delle visite mediche previste dal-lo stesso articolo 55 e quando non èpossibile utilizzare i dispositivi normalidi correzione (occhiali da vista già inuso da parte del lavoratore). Quindi nel caso in cui il lavoratore ad-detto al videoterminale, in base ai ri-sultati della visita del medico compe-

OCCHIALI E VIDEOTERMINALE

tente, debba utilizzare per il lavoro alvdt dispositivi (occhiali) diversi daquelli normali di correzione che il lavo-ratore già usa, il datore di lavoro saràobbligato a fornirli senza alcuna dis-crezionalità.La norma è stata introdotta a seguitodi una sentenza con la quale la SestaSezione della Corte Europea avevacondannato l’Italia per non aver rece-pito correttamente nella propria legis-lazione l’art. 9, n. 3, della Direttiva delConsiglio del 29 maggio 199090/270/CE relativa alle prescrizioni mi-nime in materia di sicurezza e di saluteper le attività lavorative svolte su at-trezzature munite di videoterminali(quinta direttiva particolare ai sensidell’articolo 16, paragrafo 1 della diret-tiva 89/391/CEE).I Giudici hanno ritenuto che le disposi-zioni del DPR n. 547/55 e quelle deldecreto legislativo n. 626/94, invocatedal governo italiano, non prescrivonoin maniera sufficientemente chiara eprecisa che i lavoratori devono riceve-re dispositivi speciali di correzione infunzione dell’attività svolta qualora i ri-sultati dell’esame degli occhi e dellavista e di un esame oculistico, laddovequest’ultimo sia necessario, ne evi-denzino la necessità e non sia possibi-le utilizzare dispositivi di correzionenormali. Anche se l’art. 55, n. 5, del decreto le-gislativo n. 626/94 nella versione ante-cedente la modifica disposta dall’art. 7della Legge n. 14/2003 prevedeva chela spesa relativa alla dotazione di dis-positivi speciali di correzione in funzio-ne dell’attività svolta sia a carico deldatore di lavoro, tuttavia tale disposi-zione, secondo la Corte Europea, si li-mitava a recepire nell’ordinamento ita-liano l’art. 9, n. 4, della direttiva90/270. Dunque di per sé, non costituiva l’e-satta trasposizione dell’art. 9, n. 3,della stessa direttiva, in quanto nonprevedeva, come prescritto inveceda tale articolo, che i lavoratori ab-biano diritto a dispositivi speciali dicorrezione qualora i risultati dell’esa-me degli occhi e della vista o i risul-tati dell’esame oculistico, eventual-mente indispensabile, ne evidenzinola necessità. La sentenza C-455/000 del 24 ottobre2002 la Sesta Sezione della Corte Eu-ropea così dichiara e statuisce: “Non definendo le condizioni alle qualidevono essere forniti ai lavoratori inte-ressati dispositivi speciali di correzio-ne in funzione dell’attività svolta, laRepubblica italiana è venuta meno agliobblighi ad essa incombenti ai sensidell’art. 9, n. 3, della direttiva del Con-siglio 29 maggio 1990, 90/270/CEE,relativa alle prescrizioni minime in ma-teria di sicurezza e di salute per le atti-vità lavorative svolte su attrezzaturemunite di videoterminali (quinta diretti-va particolare ai sensi dell’articolo 16,paragrafo 1 della direttiva89/391/CEE.

Notizie tratte da“Punto Sicuro” e “Sicurweb”

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ultime dalla rete

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Congresso Nazionale ANMA 2003

DELLA PREVENZIONE

Viterbo 5 - 7 Giugno 2003

CENTRO CONGRESSIGRAND HOTEL SALUS E DELLE TERME

AssociazioneNazionaleMedici d’Aziendae Competenti

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2003Giovedì 5 giugno 2003

14,30 Iscrizione al Congresso16,00 Inaugurazione del Congresso

I SESSIONELA CULTURA DELLA PREVENZIONE NEL MONDO DELLA SCUOLA

Moderatori: Antonio Moccaldi, Antonio Grieco, Quintino Bardoscia,Gilberto Boschiroli

16,10 Il progetto sulla prevenzione nel mondo della scuolaAntonio Grieco

16,40 Il medico competente nella scuola: aspetti consolidati e prospettiveQuintino Bardoscia, Gilberto Boschiroli

17,00 Aspetti psicopedagogici della formazione alla prevenzionenella scuolaMaria Rosa Del Buono

17,20 L’esperienza dell’ISPESL nella cultura della prevenzione nelmondo della scuolaSilvana Palmi

17,40 Discussione18,30 Lettura magistrale: 2003, Anno Europeo dei Disabili.

L’impegno del Medico del LavoroAntonio Bergamaschi

19,00 Saluto delle Autorita’19,30 Buffet di benvenuto

Giovedì 5 giugno 2003

Sabato 7 giugno 2003

Sabato 7 giugno 2003

IV SESSIONEINFORMATION TECHNOLOGY: ATTIVITÀ DEL MEDICOCOMPETENTE, FORMAZIONE E AGGIORNAMENTOPROFESSIONALE

Moderatori: Sergio Perticaroli, Giuseppe Ventriglia, Guglielmo d’Allio

9,30 L’organizzazione della informazioneSergio Perticaroli

9,50 L’informatica e il medico d’azienda competenteGiuseppe Ventriglia

10,10 Navigare nelle banche datiRoberto Montagnani

10,30 Internet in Medicina del Lavoro: scelta di siti per costruireun “buon bookmark”Roberto Montagnani

10,45 Esperienze di e-learningDionisio Capuano, Anselmo Farabi

11,00 Coffee Break11,15 Risultato dell’esperienza formativa 2002 “Lavoro e Visione”

Roberto Tripodi, Luigi Dal Cason11,30 Esperienze e soluzioni

Gruppo di lavoro ANMA (Carlo Bulgheroni, Maria Teresa Iacovone)

12,00 Iniziative e prospettive dell’ANMAGino Barral

12,20 Discussione

13,00 Conclusioni e Chiusura del Congresso

Venerdì 6 giugno 2003

Venerdì 6 giugno 2003

II SESSIONEIL RISCHIO CHIMICO MODERATO: ASPETTI METODOLOGICI,ESPERIENZE ED ORIENTAMENTI OPERATIVI

Moderatori: Vito Foà, Giuseppe Nano, Gianfranco Farina

9,00 Strumenti per identificare il rischio moderatoVito Foà

9,30 Le nuove prospettive dell’Igienista industrialeGiuseppe Nano

10,00 LEADERSHIP E TEAM WORK:• Le competenze del Responsabile del Servizio di

Prevenzione e ProtezionePietro Freschi

• Le competenze del Medico CompetenteTommaso Remondelli, Francesco Gazzerro

Coffee Break10,45 Modelli ed esperienze del medico competente a confronto

Gruppo di lavoro ANMA (Gilberto Boschiroli, Umberto Candura, Guglielmo d’Allio,Nicolò Iavicoli, Fiorangela Orsini, Marco Saettone, NinoSanterni, Silvio Bassi, Simona Mattalia)Interventi preordinati

11,45 Orientamenti operativiGiuseppe Briatico-Vangosa

12,00 Discussione13,00 Colazione di lavoro

III SESSIONEDISABILITÀ E LAVORO

Moderatori: Antonio Bergamaschi, Armando Fiorillo,Terenzio Cassina, Caterina Zanetti

14,00 Il medico del lavoro e le disabilitàCaterina Zanetti

14,20 Disabilità e collocamentoClaudio Messori

14,40 Il medico competente e le idoneità difficiliNino Santerni, Danilo Bontadi

15,10 Esperienze di gestione di casi di disabilitàGruppo di lavoro ANMA (Paola Torri, Terenzio Cassina, Gino Barral, SalvatoreTaliercio, Piero Patanè)

16,00 Orientamenti operativiTerenzio Cassina

16,20 Discussione

SESSIONE SPECIALEUN ESEMPIO DI LAVORO INNOVATIVO

17,00 Call Center e Contact Center: tipologie di servizio e figure professionaliClelia Romeo, Salvatore Taliercio

17,15 Il lavoro al Call Center e il Medico Competente: linee guida ANMAGruppo di lavoro ANMA (Daniele Ditaranto, Guglielmo d’Allio, Salvatore Taliercio)

17,30 Discussione18,00 ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI 19,00 Chiusura della giornata21,00 Cena sociale

Commissione scientifica ANMA:A. Fiorillo, D. Bontadi, G. Boschiroli, U. Candura, T. Cassina, D. Ditaranto, G. Farina, N. Javicoli, P. Patanè, G. Briatico-Vangosa, G. D’Allio, T. Remondelli

PER L’ISCRIZIONE E LE ALTRE

INFORMAZIONI ORGANIZZATIVE

RIVOLGERSI ALLA SEGRETERIA

ANMA Associazione Nazionale Medici d’Azienda e Competenti

Sede di Milano via San Maurilio, 4Tel. 02 86453978Fax 02 72002182e-mail: [email protected]

IL MEDICO COMPETENTE FIGURA GUIDANELLO SVILUPPO E NELL’ INNOVAZIONE

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lettera del presidente

Milano, 15 gennaio 2003

Preg.mo SignorOn.le Dott. Giuseppe Del Barone

Presidente FNOMCeOPiazza Cola di Rienzo, 80/A

00192 - ROMA (RM)

e p.c.

Dr. Tommaso Remondelli - ANMADr. Francesco Gazzerro - ANMA

Caro Presidente,

facendo seguito ai colloqui intercorsi nel novembre u.s. con il Segretario della nostra Sezione Campa-na dr. Francesco Gazzerro e con nostro Vicepresidente Dr. Tommaso Remondelli, presentiamo alla attenzionedella Federazione alcuni argomenti che stanno particolarmente a cuore ai nostri Associati e precisamente laproblematica ECM e la revisione del Tariffario nazionale per quanto concerne le prestazioni del medico compe-tente ai sensi del Decreto Legislativo 626/94 e successive integrazioni e modificazioni.

ECM

Uno dei principali scopi statutari della nostra Associazione è la promozione di attività ed iniziative di aggiorna-mento e la formazione permanente del Medico d’Azienda e Competente assieme alla promozione della diffu-sione della cultura in materia di prevenzione dei rischi da lavoro e di tutela della salute dei lavoratore.

La nostra Associazione, come si legge nel leaflet che alleghiamo, sta sviluppando questa azione fin dal 1987,anno della sua formale costituzione, quindi in tempi remoti rispetto alla normativa di attuazione del percorso diformazione continua. Inoltre, nel rispetto degli scopi statutari e a concreta dimostrazione della sensibilità perl’aggiornamento professionale, l’ANMA è provider iscritto all’ECM.

Questa doverosa premessa per rappresentare alla Federazione ed al Suo illustre Rappresentante nella rinnova-ta commissione ECM le perplessità e le tensioni che serpeggiano fra i medici competenti che per la maggio-ranza sono libero professionisti puri, stimabili numericamente tra le 2500 e le 3000 unità contro una minoranzadi medici competenti che hanno anche un rapporto a vario titolo con il Servizio Sanitario Nazionale.

I Punti controversi:

• l’obbligatorietà del percorso ECM. Dalla circolare del Ministro Sirchia traspare la volontà di raggiungeretutte le professioni sanitarie, senza però fare riferimento ad un atto normativo che esprima chiaramentequesto obbligo. E’ necessario a nostro avviso superare un equivoco di fondo che si origina dalla letturadella legge che è indirizzata al personale sanitario che opera per conto del SSN a garanzia delle pre-stazioni da esso erogate. È infatti cosa ben diversa per il professionista aderire volontariamente ad unpercorso formativo o esserne sottoposto obbligatoriamente;

• le modalità di finanziamento dell’ECM e la deducibilità delle spese a carico dei liberi professionisti.Leggiamo nel n.7/8 del luglio-settembre 2002 di “laProfessione” un trafiletto sull’argomento. Ci asso-ciamo ovviamente a quanto scritto, sollecitando la deducibilità totale delle spese sostenute assiemealla possibilità di usufruire di un bonus fiscale a parziale rimborso del mancato guadagno per la parte-cipazione agli eventi accreditati, nel limite del punteggio da raggiungere per ogni anno. E’ pleonasticosottolineare, ma è doveroso farlo, la distorsione e l’iniquità che genera una legge che prevede un dop-pio binario: l’assistenza gratuita e garantita dal datore di lavoro pubblico per l’operatore sanitario chelavora nel settore pubblico, quella a pagamento diretto per chi opera privatamente;

• il settore disciplinare da privilegiare. È un ulteriore punto su cui si richiede un chiarimento. Si legge cheil sistema ECM prevede l’acquisizione di almeno l’80% dei crediti nella branca specialistica di apparte-nenza. Sarebbe opportuna una conferma ufficiale.

Vorrei concludere questo punto con alcune considerazioni che vorrei definire di ordine etico a garanzia dellaqualità degli eventi accreditati. Nel corso del 2002 abbiamo assistito ad una pletora di eventi, talora al ritardodella validazione dell’evento e a criteri di valutazione personalizzati, in alcuni casi abbiamo subito la sensazio-ne di un “commercio ECM”. Identifichiamo nella FNOMCeO e negli Ordini Provinciali il nostro garante a cuichiediamo assistenza per una qualificata e trasparente validazione degli eventi formativi.

REVISIONE DEL TARIFFARIO NAZIONALE

Abbiamo avuto notizia che sarebbe in corso la revisione del nomenclatore. Dipendentemente, ma anche indi-pendentemente, da ciò è nostro compito risollecitare la Federazione sull’argomento.

Al proposito ricordiamo che la FNOMCeO con lettera del 22 gennaio 1998, Prot. N. 713, a firma dell’allora Pre-sidente Aldo Pagni ha espresso parere positivo sulle nostre proposte tariffarie, avvallando le motivazioniespresse nella nostra nota del 4 giugno 1997, che alleghiamo.

Alla luce dell’evoluzione registrata dal 1997 ad oggi per l’attuazione del D.Lgs. 626/94 e dei compiti e le re-sponsabilità che ricadono sul medico competente, non solo riaffermiamo le motivazioni e le richieste allorapresentate ma, in funzione dell’evoluzione che il decreto sopra menzionato ha avuto in questi anni, riteniamoche un riferimento tariffario minimo e decoroso per la categoria non possa attestarsi al di sotto di 80 Euro ora-rie o di 40 Euro per visita pro capite. Quanto sopra tanto più se consideriamo che il tariffario per le prestazionidi Medicina del Lavoro a livello regionale ha subito recentemente in qualche caso una rivalutazione percentua-le del 70%, come avvenuto in Regione Lombardia per l’applicazione delle tariffe base per l’aggiudicazione digare (ad esempio seguendo il tariffario regionale del 1993 la visita di medicina del lavoro è rivalutata da euro13,63 a 23,18; il compenso per la stesura del programma sanitario da euro 51,75 a 87,80).

Confidiamo nella FNOMCeO e ci rendiamo pienamente disponibili ad ogni chiarimento e ad una concreta col-laborazione.

Ci è gradita l’occasione per inviare i nostri migliori saluti

dr. Giuseppe Briatico-VangosaPresidente ANMA

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Direttiva ISPELS relativa allamodalità di trasmissione dellecartelle sanitarie

dibattito on line

Al Dr. Fabrizio Oleari Direzione Generale della PrevenzioneMinistero della SaluteVia della Sierra Nevada, n. 60 - 00144 RO-MA

Al Dr. Paolo OnelliDirezione Generale della D.G. della Tutela delle condizioni di LavoroMinistero del Lavoro e delle Politiche SocialiVia Fornovo, 8 - 00192 ROMA

OGGETTO: Modalità di trasmissione delle cartelle sanitaria e dirischio ai sensi del D. Lgs n. 626/1994 così come integrato dalD.Lgs n. 25/2002 e successive rettifiche.

Come è noto, ai sensi dell’art. 72-undecies del D. Lgs n. 626/1994così come integrato dal D.Lgs . 25/2002 e successive rettifiche, incaso di cessazione del rapporto di lavoro, le cartelle sanitarie e di ri-schio devono essere trasmesse all’ISPESL da parte del medico com-petente. Si sottolinea che l’inosservanza di tale obbligo è sanzionato,per il medico competente, all’art. 92 comma 1 lettera a) del D. Lgs n.626/1994 così come integrato dal D.Lgs n. 25/2002 e successive ret-tifiche. Al fine di garantire una corretta archiviazione e gestione didetta documentazione, nel rispetto della normativa vigente in tema disegreto professionale e tutela della riservatezza dei dati sanitari, imedici competente devono trasmettere l’originale della documenta-zione in busta chiusa, contenente nella parte esterna la seguente di-citura: “contiene documentazione riservata ai sensi della Legge n.675/1996 e D. L.gs n. 626/1994 così come integrato dal D.Lgs n.25/2002 secondo le modalità di seguito indicate:

1)dentro la busta suddetta dovrà essere inserito il plico sigillatocontenente la documentazione relativa a ciascun lavoratore;

2) la suddetta documentazione, qualora non sia in forma rilegata, vacomunque almeno spillata o numerata;

3) il plico deve recare l’indicazione del nominativo del lavoratore,nonché la dicitura “contiene documentazione riservata ai sensidella Legge n. 675/1996 e D.Lgs. n. 626/1994 così come integra-to dal D.Lgs n. 25/2002”;

4) il plico suddetto dovrà essere accompagnato da una lettera delmedico competente, nella quale devono essere riportate le se-guenti informazioni: • nominativo del lavoratore• luogo e data di nascita• data di assunzione• mansione svolta al momento della cessazione del lavoro;• ragione sociale del datore di lavoro al momento della cessazio-

ne del rapporto di lavoro; •data di cessazione del rapporto di lavoro

5)qualora la trasmissione riguardi la documentazione di puù lavora-tori, è possibile trasmettere con una sola busta chiusa più plichi,ognuno dei quali accompagnato da una lettera di cui al punto 4).

6)La documentazione deve essere trasmessa esclusivamente al se-guente indirizzo: I.S.P.E.S.L.- Dipartimento di Medicina del Lavo-

ro- Settore Agenti Chimici- Via Fontana Candidan° 1-00040 Monte Porzio Catone (RM).

IL DIRETTORE DELL’ISTITUTO(Dr. Antonio Moccaldi)

Ho sempre ritenuto, forse un po’ tropposuperficialmente, il comma 3 dell’articolo72 undecies D.Lgs. 626/94, di cui all’og-getto, come un obbligo a carico del da-tore di lavoro, pur tramite il medico com-petente o altri in grado di garantire il se-greto professionale. È infatti il datore dilavoro che ha tutte le informazioni riguar-danti i dimessi: il medico che ne sa? Ineffetti, come dice ISPELS, l’articolo 92sanziona il medico competente per leinadempienze di tutto l’articolo 72 unde-cies, e non solo del primo comma comepensavo. Del resto non mi pare che lanorma stabilisca termini precisi entro iquali occorre inoltrare la documentazio-ne e fino a ora io non sapevo proprio do-ve mandarla. Continuo a non capire cosaserve mandare a Monteporzio CatoneTUTTE le cartelle dei dimessi, tuttavia sele cose stanno effettivamente così, riten-go utile una news o una circolare checonsigli in dettaglio a tutti i soci comecomportarsi:1. inviare uno scritto a tutti i datori di la-

voro interessati che ancora non aves-sero potuto provvedere per l’allesti-mento della documentazione di tutti idimessi dal 21.06.02, entrata in vigoredella norma.

2. avvertire i datori di lavoro che senzauna periodica, costante e precisa in-formazione scritta al medico questinon è in condizione di ottemperare allanorma. Tale informazione può esserecostituita da un modulo che riporti idati richiesti da ISPELS nella lettera diaccompagnamento. Occorre comun-que stabilire una periodicità precisaper quei casi in cui il medico non èpresente quotidianamente in azienda.

3. stabilire una procedura comune chestabilisca bene chi fa che cosa:- preparazione delle lettere di accom-

pagnamento (compito più agevol-mente assolvibile da personale am-ministrativo che non dal medico,quando possibile)

- allestimento della documentazione,comprese eventuali copie che leaziende volessero trattenere perpropria informazione futura, a caricodel medico in assenza di personalesanitario altrettanto tenuto al segre-to professionale o a tal scopo preci-samente incaricato ai sensi dellalegge 675/96 “privacy”. Io pensoche anche personale non sanitariopossa “maneggiare” dati sanitari seprecisamente, formalmente e detta-gliatamente incaricato per iscrittodal responsabile del trattamento deidati ai sensi L. 675/96, come succe-de per esempio in ospedali e po-

TESTO

DIRETTIVA

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dato al Medico Autorizzato (e per il ri-schio chimico al Medico Competente) ea nessun altro perchè il trattamento deidati sanitari, dati particolarmente sensi-bili, non può essere delegato a nessu-n’altra figura aziendale, e tanto meno afugure amministrative, anche se sostan-zialmente si tratta di un adempimentoamministrativo. Anche la duplicazionedei Documenti Sanitari (da consegnareagli interessati e MAI al Datore di Lavoro)sono compito del Medico Competente odi un Suo incaricato (Delegato per tra-smissione del segreto professionale) pergli stessi motivi di cui sopra.Altro discorso è quello di “chi deve so-stenere le spese di spedizione dei plichisigillati e riservati”. Questo è un compitoche può assolvere il Datore di Lavoro(senza che i Medici Competenti faccianola fila alle poste) e, per mia esperienza,nessun Datore di Lavoro fino ad oggi si èrifiutato di farlo. Fa fede la ricevuta dellaraccomandata a.r. e la cartolina di ritornodella raccomandata stessa allegati allacopia della lettera di accompagnamentodei plichi.Per la Radioprotezione i termini di spedi-zione sono stabiliti “entro sei mesi dalladata di sospensione di attività (Art. 90,comma 4 D.Leg. 241/2000)”. Per il Li-bretto Sanitario e di Rischio per similitu-dine (non essendo specificato da nessu-na parte) possono, a mio avviso, valerele stesse regole. Come faccia l’ISPESLad archiviare la documentazione, cosase ne faccia dei LIbretti, come possa cal-colare le esposizioni, e quanto altro, so-no tutti problemi che io lascio all’ISPESL,così come per anni li ho lasciati all’Ispet-torato Medico Centrale del Lavoro di Ro-ma per i Documenti Sanitari Personalidella Sorveglianza Medica della Radio-protezione. Personalmente non ho maiincontrato difficoltà nè con grandi azien-de (250 - 300 esposti) con presenza fre-quente del Medico Autorizzato e/o Com-petente, nè con piccole aziende (2 - 3esposti) con presenze sporadiche delMedico. Di conseguenza, a mio persona-le, sommesso avviso, piuttosto che intra-prendere una battaglia contro i mulini avento, forse vale la pena di acquisire laprocedura... ed attuarla senza angosceparticolari.

Francesco Gazzerro

liambulatori. Se tale mia opinionefosse confermata da qualcuno le-galmente più autorevole, forse sipotrebbe ovviare ad alcune delle in-combenze burocratiche che sem-brano spettare al medico;

- inoltro della documentazione a curadel medico, che firmerà le lettere diaccompagnamento, precisando che idati sono stati forniti dal datore di la-voro, non avendo il medico accessoai dati personali dei dipendenti, senon per le cartelle sanitarie. L’inoltroper posta (non vedo altre possibilità)è consigliabile mediante AR, per do-cumentare l’avvenuto adempimentoagli obblighi normativi. Sarà meglioprecisare con il datore di lavoro mo-dalità di spedizione e relativi costi.Vedo già folle di medici competentiin coda agli sportelli postali per spe-dire pacchi di carte inutili...

Sarà meglio anche valutare il tempo cheil medico dovrà comunque perdere perquesti adempimenti e se questo temporisulta già equamente retribuito dal con-tratto in corso...Voi che ne pensate? Qualcuno aveva giàprovveduto?Ma non c’è proprio speranza che una si-mile boiata possa essere eliminata oquanto meno che una si arrivi a una nor-ma SOLA che finalmente regolamentiforme, contenuti , modalità di trasmissio-ne e archiviazione di registri, cartelle equant’altro previsto da 626/94, 277/91 edal resto della normativa? Non dovevapensarci proprio l’ISPELS?A volte ho l’impressione che, proprio su-gli agenti chimici (vedi i molti algoritmiautomatici più o meno informatizzati chegirano...), molti si preoccuppino di tra-sformare i medici in bravi ragionieri, sen-za nulla togliere a quest’ultimi, ai qualisecondo la stessa logica, sempre più sa-ranno demandate le attività di prevenzio-ne, diagnosi e cura, come già avviene inampi settori del SSN!

Gilberto Boschiroli

•••Anche io manifesto pubblicamente lamia lettura che evidentemente è statasuperficiale. Ero convinto che la responsabilità fossedel datore di lavoro, tanto che ricevendola comunicazione dell’ISPESL volevo im-mediatamente telefonare ad AntonioMoccaldi per fargli presente l’anomalia.Per fortuna ho avuto altro da fare in quelmomento, ripromettendomi i rileggereprima la legge.Apprezzo il contributo di Gilberto e chie-do a tutti cosa fare. Credo che la proce-dura indicata sia da condividere e da dif-fondere. Propongo un rapido giro di e-mail e poi diffondere la nostra decisionee i nostri consigli, oltre che trovare unastrada per fare presente all’ISPSELS ledifficoltà operative che ne conseguono.

Giuseppe Briatico

•••

Condivido perplessità e draft di procedure.Le difficoltà sono poi le stesse nelle pic-cole realtà, vale a dire quando il mediconon è presente frequentemente, che si in-contrano quando si deve consegnare allepersone copia della cartella all’atto delladimissione. (ed è un obbligo del datore dilavoro : ma chi fotocopia le cartelle?).Non vi capita che le persone si dimetta-no da un giorno con l’altro, e non si fa intempo a fargli firmare un atto di avvenutaconsegna? gli spediamo il plico a casa?Fa fede la ricevuta AR?Questa seconda complicazione è estesanon solo ai “chimici” ma a tutto il resto,VDT compresi.E delle cartelle dei temporanei o comun-que di chi è stato esposto meno di uncerto tempo cosa se ne farà l’ISPESL?Sarà in grado di ricostruire per ciascunoeventuali sommatorie di esposizioni ( cheavrebbe un senso ). Non si può chiedereuna deroga per esempio al di sotto dei 6mesi?

M. T. IacovonePS Se fossi un venditore di timbri fareiun pensierino...

•••Come gli altri condivido perplessità edintravedo grosse difficoltà legate soprat-tutto alle piccole e medie aziende. Anchenelle grandi non è che poi sia più facilema forse l’organizzazione può aiutare.Cosa fare? Si potrebbe pensare, se que-sta follia non può essere modificata, diadottare quanto si attua per il personaleesposto a radiazioni con tutto l’aggravioorganizzativo che ne consegue.Inoltre dal punto di vista associativo in-traprendere “subito” una azione politicadi chiarimento e di verifica agli organismicompetenti.

Enrico Proto

•••Mi sorprende... la sorpresa, la rabbia el’angoscia con cui è stata recepita la cir-colare ISPESL sulla trasmissione dellecartelle sanitarie per il rischio chimico.Chiunque si è interessato di Sorveglian-za Medica della Radioprotezione, sa be-ne di cosa si tratta. Da almeno un tren-tennio i Documenti Sanitari Personali deilavoratori esposti a Radiazioni Ionizzanti,all’atto della interruzione del rapporto dilavoro, ai sensi dell’Art. 81 del D.P.R.185/64 e poi ai sensi dell’Art. 90 del D.Leg. 230/95, dovevano essere inviati aRoma, a cura del Medico Autorizzato, al-l’Ispettorato Medico Centrale del Lavoro.Il D. Leg. 230/95 disponeva che il Medi-co Autorizzato inviasse contestualmenteal Documento Sanitario Personale anchela Scheda Dosimetrica che gli dovevaessere fornita dall’Esperto Qualificatoper il tramite del Datore di Lavoro. Dall’a-gosto 2000 le finalità di archivio dellasuddetta documentazione vengono ge-stiti dall’ISPESL di Monteporzio Catonecon le modalità di cui alla circolareISPESL n. 2260 del 03.03.203. Non sor-prende che questo compito sia stato affi-

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Divieto di fumo sui luoghi diLavoro: un aggiornamento

l’ossido di azoto, il particolato ; tra itossici il monossido di carbonio, ilbenzene, il cianuro, la nicotina; tra icancerogeni gli idrocarburi policicliciaromatici, le ammine aromatiche, lenitrosammine e così via.È inoltre dimostrato che la concen-trazione delle sostanze sopra citateè più elevata nel fumo indiretto opassivo (sidestream) che in quellodiretto o del fumatore (mainstream),anche se non è ancora ben chiaro ilmeccanismo di azione di questo fe-nomeno.Molti di questi composti sono bentristemente noti anche all’uomo del-la strada per i disagi alla popolazio-ne creati dalla loro stagnazione sullenostre città, con inquinamento del-l’aria respirabile per valori di inqui-nanti a volte molto superiori al con-sentito, conseguente blocco dellacircolazione veicolare privata, etc.Già da tempo si conosceva il rap-porto diretto tra fumo di sigaretta edanno polmonare e/o cardiovasco-lare nel fumatore, ma un po’ alla vol-ta numerose indagini epidemiologi-che condotte in numerose NazioniEuropee ed in America hanno potu-to dimostrare una notevole inciden-za di problemi respiratori acuti ecronici in familiari di soggetti fuma-tori, specie bambini ed adolescenti,nonché aumento del rischio corona-rico nell’adulto.L’Iarc, nella sua monografia del2002, ha classificato il fumo indiret-to o passivo tra i cancerogeni delgruppo 1, cioè tra le sostanze can-cerogene per l’uomo, ritenendo diaver raccolto sufficienti indicazioni asostegno del nesso causale traesposizione al rischio e comparsa dineoplasie polmonari. Nella stessamonografia viene riferito un incre-mento di tumori polmonari del 3 %circa negli ambienti lavorativi per l’e-sposizione a fumo passivo.È pur vero che, per quanto autore-voli, le indicazioni dell’Iarc non sononorme legislative per cui, di per se,non possono rappresentare obblighiper il Datore di Lavoro ai fini dellaTutela della Salute dei Lavoratori suiLuoghi di Lavoro, ma l’Organizzazio-ne Mondiale della Sanità, cui fa ca-po lo Iarc, finirà con l’influenzare no-tevolmente il legislatore da cui si at-tendono indicazioni precise e circo-stanziate, che allo stato ancora nonesistono, circa le norme di tutela peri danni causati dall’esposizione a fu-

contributi

Negli ultimi decenni sono stati nu-merosissimi gli studi scientifici e lericerche epidemiologiche sui dannialla salute prodotti dal fumo volut-tuario.Questi studi e queste ricerche, se inprincipio erano mirati a valutare idanni per la salute dei soggetti fu-matori, un po’ alla volta hanno con-centrato la loro attenzione sui danniche il fumo può arrecare anche asoggetti che involontariamente visono esposti.Sono diventati pertanto di piena at-tualità le preoccupazioni legate alla“ esposizione a fumo di tabacco “ inambienti confinati.Già il D.P.R. 303/56 all’Art. 9 “… aria

salubre in quantità sufficiente” e al-l’Art. 20 “… gas o vapori irrespirabilio tossici … odori e fumi di qualun-que specie”, dettava norme di ca-rattere generale per la tutela dei la-voratori, senza considerare specifi-camente il fumo di sigaretta comefattore di rischio.È opportuno sottolineare che alloracome adesso il fumo di sigaretta suiluoghi di lavoro, sia quello direttoche quello passivo o indiretto, nonderiva da una lavorazione o da unaattività produttiva, essendo per suastessa natura estraneo ai processiproduttivi aziendali, ma è frutto di“liberi comportamenti dei lavoratorinon costituzionalmente coperti(Sentenza Corte Costituzionale399/1996)”.Pur tuttavia l’Art. 21 della L.39/2002, impone al Datore di Lavorodi “valutare tutti i rischi”, quindi an-che quelli non tabellati come il fumodi sigaretta. Anche il Titolo VII bisdel D.Leg. 626/94 - Protezione daagenti chimici, rafforza la necessitàdi includere il fumo di sigaretta tra ifattori di rischio da valutare, soprat-tutto in occasione della rivisitazionecritica del Documento di Valutazionedei Rischi cui il Datore di Lavoro ètenuto a seguito del D.Leg 25/02 perla valutazione del rischio chimicomoderato.Approfondite ricerche analitiche in-fatti hanno dimostrato la presenza,nel fumo di tabacco, di oltre cinque-cento composti chimici, molti deiquali a potenzialità tossica, cance-rogena o genotossica.Volendo citare solo quelli più noti siriconoscono tra gli irritanti l’acrolei-na, la formaldeide, l’ammoniaca,

Il D.Leg. n° 25 (02.02.02)sul rischio chimico e la L. n° 39 (01.03.02) dimodifiche al D.Leg.626/94, nonché lamonografia IarcMonographs (Vol. 83)Tobacco Smoke andInvoluntary Smokingpubblicata nel giugno2002 dalla InternationalAgency for Research onCancer (IARC), hannoviolentemente riproposto,ove mai ce ne fosse statobisogno, il problemaoramai annoso del fumopassivo sui luoghi e negliambienti di lavoro.

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Non va dimenticato inoltre che an-che gli ambienti per fumatori devo-no essere ben isolati da tutti gli altrispazi lavorativi considerando la ra-pidità di diffusione del fumo negliambienti adiacenti alla fonte di fumodiretto e l’alto livello di inquinamentorappresentato dalle sostanze in es-

so contenute.Un ulteriore problema saràrappresentato dalle proce-dure da mettere in atto perevitare abusi e/o specula-zioni da parte di qualche fu-matore per cui, forse, l’ac-cesso ai luoghi riservati aifumatori potrebbe esseregestito con il badge azien-dale per consentire l’even-tuale recupero dellepause/fumo.Comunque si pensi di af-frontare il problema, nonc’è dubbio che sarà oppor-tuno tenersi pronti ad indi-care con chiarezza, nell’am-

bito della propria Azienda, tempi, si-stemi e modalità prescelti per la tu-tela dei non fumatori nei confrontidei rischi da fumo passivo.Dopo incertezze, dubbi e perplessi-tà l’11 dicembre 2002 la Camera deiDeputati ha approvato l’insieme del-le regole finalizzate alla tutela dellasalute dei non fumatori, inserendolenel collegato alla Finanziaria 2002.Le disposizioni fino ad ora approva-te sono : il divieto di fumare in tutti ilocali chiusi, ad esclusione delle abi-tazioni private e degli ambienti riser-vati ai fumatori ; gli organi di control-lo, stabiliti dalle Regioni ; le soluzioniimpiantistiche per il ricambio d’aria.Il testo è già passato al Senato e sene prevede l’approvazione in tempirelativamente brevi.Uomo avvisato … con quel che se-gue. �

Francesco GazzeroSezione campana

BIBLIOGRAFIA- http// www.fumo.it

- Iarc Monographs Tobacco Smoke and In-voluntary Smoking- Vol. 83 - giugno2002.

- Il fumo passivo negli ambienti di lavoro.G.Lageard - Ambiente e Sicurezza . n.22 e 23/2002.

- Il fumo passivo negli ambienti di lavoro.G. Lageard- Ambiente e Sicurezza n. 1 e2 /2003.

- D.Leg. 02.02.2002 n° 25 - Rischio daAgenti Chimici.

- L. 01.03.2002 n° 39 - Modifiche all’Art. 4D.Leg. 626/94 - Legge Comunitaria2001.

- D.Leg. 626/94 - Titolo VII bis - Protezioneda Agenti Chimici.

- Proposte operative sulle modalità del di-vieto di fumo. V. Cangiano - C.T.P. di-cembre 2002.

mo passivo in ambiente di lavoro.Quali sono quindi, oggi, gli obblighidel Datore di Lavoro e di conse-guenza dei Dirigenti e dei Preposti.L’Art. 4 D.Leg. 626/94, così comemodificato dall’Art. 21 della LeggeComunitaria 2001, amplia il campodi azione per la Valutazione del Ri-schio per cui molti cultoridella materia ritengono cheil fumo passivo non possaessere escluso dalla valuta-zione del rischio. ciò anchein virtù della Sentenza dellaCorte di Giustizia Europeache sollecita l’Italia ad unamaggiore osservanza dellanormativa prevenzionistica,con la conseguente inter-pretazione che “l’attività va-lutativa … deve esseresvolta al più ampio raggio”.Ne consegue che, sia chesi consideri il fumo passivocome sostanza canceroge-na per l’uomo, sia che lo siincluda tra gli agenti chimici perico-losi di cui al Titolo VII bis, il Datore diLavoro non può esimersi dall’obbli-go di applicare tutte le norme gene-rali di Valutazione del Rischio e diadottare tutte le misure idonee a tu-telare l’integrità fisica dei lavoratori.Alcune Sentenze Pretorili, partendoda presupposti comuni quali il rico-noscimento della dannosità del fu-mo passivo, la possibilità di elimina-zione del rischio cancerogeno solocon l’eliminazione del fumo, il dirittosoggettivo alla salute (Art. 32 dellaCostituzione), il diritto al risarcimen-to dell’eventuale danno, e così via,pur concludendo con l’imposizionedi obblighi più o meno drastici alDatore di Lavoro, hanno tutte “indi-viduato il fondamento del dovere delDatore di Lavoro di garantire la salu-brità dell’aria e di prevenire i rischida fumo passivo”.Per tutto quanto precede, pur in as-senza di norme legislative ad hoc, siritiene che il Datore di Lavoro debbaprendere in seria considerazione ilproblema del fumo passivo sui luo-ghi di lavoro adottando tutte quellemisure che riterrà opportune e ne-cessarie per tutelare i non fumatoridai rischi rappresentati dalla esposi-zione a fumo passivo.Non essendoci però ancora riferi-menti “quantitativi” della pericolo-sità del fumo passivo, il Datore diLavoro non è oggi in grado di valu-tare le conseguenti misure di pre-venzione.La proposta da qualche parte avan-zata di un divieto assoluto di fumo,sic et simpliciter, in tutti gli ambientidi lavoro di una Azienda, divieto chesolleverebbe il Datore di Lavoro dal-l’obbligo della Valutazione del Ri-schio per quanto attiene al fumo,mostra tutta la sua difficile applica-bilità, ove non si mettessero in atto

appositi correttivi, per i pesanti con-traccolpi sulla gestione del persona-le e sull’organizzazione del lavoro inAzienda, nonché per la violazionedei “liberi comportamenti” dei fuma-tori legittimamente riconosciuti dalnostro sistema giuridico.Fino ad oggi nessuno ha suggerito

norme di comportamento, o come sidice oggi più propriamente lineeguida, per la soluzione di questo an-noso problema, norme che sianoaccettabili ed accettate un po’ datutti.Vengono proposte delle soluzioni equella che ricorre più frequentemen-te disporrebbe il divieto di fumo intutti gli ambienti di lavoro, identifi-cando e destinando contestualmen-te specifici spazi ai fumatori dovedetto divieto non ci sia.Il Datore di Lavoro deve però mette-re in atto ogni mezzo per tutelare lasalute di tutti i lavoratori, quindi an-che dei fumatori, e di conseguenzagli spazi destinati ai fumatori devonoessere o all’aperto o dotati di ade-guati impianti di areazione e condi-zionamento che garantiscano unsufficiente ricambio d’aria tanto darendere l’aria “salubre”.Entrambe le soluzioni però non sonoprive di difficoltà.La prima, cioè gli spazi all’aperto,dovendo prevedere completo isola-mento da tutti gli spazi lavorativi, do-vrà orientare la scelta verso terrazze,cortili, piazzali,etc. e dovrà, ovvia-mente , tener conto delle variazioniclimatiche stagionali, il che compor-terà di conseguenza coperture ade-guate ed almeno un minimo di prote-zione contro le perfrigerazioni ; nelsecondo caso, cioè ambienti chiusiriservati ai fumatori, si dovranno ap-prontare apparecchiature idonee aconsentire una buona ventilazionecon ricambio d’aria non inferiore a40 m3/h per persona (norma UNI10339) tenendo comunque presenteche anche un impianto idoneo e benfunzionante non consente la com-pleta eliminazione degli inquinantiprodotti dal fumo di sigarette specieper quanto attiene al particolato(polveri sottili, fini e finissime).

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trotendenza rispetto alla tradizionalipatologie causate dal lavoro.Nelle società industriali avanzate lemetodologie di prevenzione e l’at-tuazione di criteri cautelativi hannoinfatti determinato una drastica ridu-zione delle tradizionali patologie la-vorative, mentre le crescenti aspet-tative di benessere, di espressionedi potenzialità, capacità ed aspira-zioni inducono sovente situazioni difrustrazione e disagio psicologico,che da un parte conducono a pato-logie d’organo più o meno sfumate,come già detto, ma anche in alcunicasi ad una “discreta ed incisiva”emergenza psichiatrica (Micklen-burgh, 1990), come testimonia la se-

conda delle due esperienzepresentate in questa nota.Il National Institute for Oc-cupational Safety andHealth (NIOSH, 1999) haposto i disturbi psicologicitra le prime dieci cause dipatologie professionali. Se-condo i dati emersi dalla“Second European Surveyon Working Condition”pubblicata nel 1996 dallaWorking Foundation for theImprovement of Living andWorking Conditions di Du-blino, il 28% dei lavoratoridell’Unione Europea soffredi disturbi associati allostress lavorativo, secondo

solo al “mal di schiena” che vanta il30%, con 600 milioni di giorni lavo-rativi persi. Nel Regno Unito ognianno vengono persi 80 milioni digiorni lavorativi per malattie mentali,mentre negli Stati Uniti questo datoraggiunge i 200 milioni. In Australiasecondo i dati raccolti nel 1994 dalFederal Assistant Minister for Indu-strial Relations il costo dello stressda lavoro si aggirava sui 30 milionidi dollari australiani. Sempre in Au-stralia uno studio del 1999 (Deloitte& Touche Consultino Group, 1999)sull’assenteismo correlato allostress, condotto su una popolazionedi operatori telefonici relativi a 126call centers, ha evidenziato un costodi 150 dollari per operatore per annoper complessivi 7,5 milioni di dollari

Lo stress legato all’attivitàlavorativa, “sale della vita oveleno mortale?”: una esperienza

esperienze e materiali di lavoro

PREMESSA

Parlare di stress è fonte di … stress,già a partire dalla etimologia di que-sta parola di dimensione mondiale,anzi planetaria: dall’inglese stresse(sofferenza, patimento), dal franceseestresse (ristrettezza), dal volgarestrictia e dal latino strictus (stretto),dal participio passato del verbo lati-no stringere (legare, stringere). L’im-magine che evoca questa parola èdi un abito stretto e scomodo o diun paio di scarpe nuove. Seguendola concettualità di Selye (1970), lostudioso che ne ha coniato il con-cetto biologico, lo stress rappresen-ta “il ritmo di usura dell’organismo”,una sorta di stimolo cheprepara l’organismo all’a-zione. Sempre secondoSelye (1970), “ciò che èstressante per una personapuò non esserlo perun’altra”.Tutti viviamo di stress, ora“sale della vita”, ora “velenomortale”, poiché esso se-gue percorsi influenzati davariabili strettamente indivi-duali. Infatti la capacità diinstaurare efficaci meccani-smi di protezione e adatta-mento, il cosiddetto coping(insieme di pensieri ed azio-ni messe in atto per fronteg-giare situazioni di pericolo),rappresenta una variabile individua-le che rende i soggetti più o menosuscettibili alle conseguenze dellostress.Il nostro organismo, talvolta, ha bi-sogno di “premere sull’accelerato-re”, di “darsi una scrollata”, di ac-cettare “le sfide” per poter renderemeglio. Non vi è alcun motivo pre-giudiziale di prevenire le sfide poi-ché ogni sfida ha in sé un insegna-mento di esperienza che consenteun uso sapiente dell’energia indottadallo stress che, in questo caso, di-venta “sale della vita o eustress”,stimolo sano accompagnato da unsenso di salute, di produttività, di vi-talità e di benessere per l’individuoriflettendosi positivamente sulla or-ganizzazione e sulla comunità lavo-rativa e sociale in generale.

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Ma non sempre e non per tutti èproprio così. Talora lo stress diventa“veleno mortale o distress”, stimo-lo negativo che attiva meccanismi diordine psicologico, comportamenta-le e fisico che si ripercuotono sull’e-quilibrio psico-fisico dell’individuocon ricadute sull’efficienza lavorati-va e sulla relazione sociale.L’organo bersaglio in cui si sviluppala patologia stress correlata è gene-ralmente funzione di una predisposi-zione individuale: l’apparato cardio-vascolare, quello digestivo, la sferasessuale, il sistema muscolo-sche-letrico, la psiche, il sistema immuni-tario, ora singolarmente coinvolti,ora in combinazione fra di loro. La

reazione allo stress e le sue conse-guenze rispondono a biochimismidavvero complessi, ancora non deltutto chiariti, che coinvolgono deli-cati assi ormonali. Sale della vita senon viene superata una soglia, che èassolutamente personale e variabile;veleno mortale quando la si supera.Da qui in avanti si apre la porta adun loop lesivo che si autoalimentapresentandosi in variegate configu-razioni di differente livello di espres-sività e di gravità: da una sporadicaextrasistolia all’infarto miocardio;dalla dispepsia all’ulcera gastrica;dai disturbi del sonno a gravi formedepressive e persino psicotiche. Il fenomeno stress legato al lavorosta assumendo nel mondo dimen-sioni preoccupanti, in assoluta con-

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impegno; l’incremento della percen-tuale di errori; la presenza di indivi-dui che lamentano disturbi psicoso-matici e psicologici, come testimo-nia la nostra esperienza.Ognuna di queste condizioni puòoggi essere misurata grazie a que-stionari dedicati, validati ed adattatial sistema sociale ed alla cultura delnostro Paese, che fotografano lostato ed il livello di stress della forzalavoro, aprendo due distinti processifra loro fortemente integrati: la curadell’organizzazione aziendale; la cu-ra dell’individuo patologicamente“stressato”.Mens sana in corpore sano, attuan-do un processo teso alla promozio-ne e alla tutela del benessere psico-fisico della comunità di lavoro in unaaccezione già compresa nei canonidella prevenzione.Il “Medico Competente” ha svilup-pato le competenze per prendersicura di quel contenitore di risorseumane e di esigenze organizzativeche si chiama “azienda”. Tutto ciò non può prescindere dalrecepire di istanze integrate tra me-dicina del lavoro, psicologia, psi-chiatria e competenze di organizza-zione del lavoro, in una contestualiz-zazione ancora difficile, ma estre-mamente stimolante, sia in ambitometodologico che organizzativo.Infatti il Medico Competente semprepiù spesso è chiamato a pronunciar-si su stati di sofferenza psicologicadi origine professionale (stress,burn-out, mobbing) in cui esprimere,fra l’altro, il giudizio di idoneità allamansione specifica anche per man-sioni complesse che comportanogravose responsabilità verso terzi. Inconsiderazioni della criticità della te-matica e della aneddotica della let-teratura specialistica, riteniamo utileaggiungere la nostra esperienzaprofessionale descrivendo una casi-stica sviluppatasi in una multinazio-nale chimica. La nostra esperienzadescrive il risultato di una efficaceintegrazione nel contesto aziendaletra management, medico compe-tente, psichiatra e servizi territorialidi assistenza, una sorta di insperatasimbiosi mutualistica che ha supe-rato le barriere e le tradizionali diffi-denze.

L’ESPERIENZA

Il caso descritto riflette quanto staaccadendo da anni nel mondo dellavoro: azienda multinazionale, chi-mica nel nostro caso, nella turbolen-za del mercato globale, della ristrut-

australiani, pari a circa 4,5 milioni dieuro.Lo stress da lavoro coinvolge ognisettore produttivo e di servizi, cosìcome ogni figura professionale, sep-pure con percentuali diverse: dal35% nel settore dei servizi, al 21%nella manifatturiera, al 9% nei tra-sporti, secondo una statistica sul-l’assenteismo dovuto a stress pub-blicata nel 1997 dal Bureau of LaborStatistics; il 71% dei manager, il28% delle forze impiegatizie e ope-raie, secondo la Fondazione di Du-blino.Nei primi mesi del 2001 60 denunceper malattie causate da stress e dis-agio lavorativo sono state inviate al-l’INAIL. Si tratta, nella maggior partedei casi, di lavoratori di aziende pri-vate (80%), di sesso maschile(60%), di mezza età (nella fascia dai40 ai 50 anni), con grado di scolariz-zazione medio-alto (oltre il 20% dilaureati) (Camusi et Al, 2001).Tutto ciò è messo in relazione con ipiù recenti sconvolgimenti delle tec-niche produttive e dei modelli orga-nizzativi delle strutture economicheche hanno accentuato la problema-tica, introducendo ulteriori compo-nenti di disagio e fattori di criticitàemotiva. Il cambiamento del mododi lavorare è conseguente al pas-saggio da un’economia di scala, ba-sata sulla quantità di prodotto, aduna economia di risposta, che deveessere appropriata e tempestiva nelcogliere le opportunità estempora-nee del mercato (Millard et Al, 1990).L’evoluzione di questi nuovi assetti èavvenuta in modo repentino, nellaquasi totale indifferenza delle possi-bili ripercussioni in termini di disagiopsicologico.Dobbiamo infatti considerare che laspecie umana nel corso della suaesistenza ha sperimentato un nume-ro piuttosto limitato di mutamenti ra-dicali nella vita lavorativa. Dal primomutamento avvenuto circa 10.000anni fa quando le tribù nomadi dedi-te alla caccia hanno cominciato a

praticare l’agricoltura, dobbiamosaltare a pochi secoli fa per registra-re un nuovo sostanziale cambia-mento con l’avvento della rivoluzio-ne industriale. Attualmente stiamovivendo una terza fase di transizioneverso un’era postindustriale caratte-rizzata dall’economia dell’informa-zione, dalle ristrutturazioni aziendaliconseguenti al processo di globaliz-zazione, dall’introduzione di nuovetecnologie (computerizzazione, ro-botizzazione, biotecnologie), dall’a-dozione di nuove filosofie di gestio-ne, una maggior diversificazionedella forza lavoro e aspettative piùelevate da parte dei lavoratori. Per laprima volta nella storia dell’umanitàquesti mutamenti si succedono a rit-mo vorticoso. È sotto gli occhi ditutti noi il cambiamento del mondodel lavoro: outsourcing, nuove tipo-logie contrattuali quali job call e jobsharing, lo staff leasing.Queste rapide trasformazioni sono aloro volta stressor, condizioni checausano stress, che si traducono nelnostro organismo in manifestazionifisiologiche, psicologiche e compor-tamentali (il cosiddetto strain) i cuieffetti possono avere ripercussionipositive o negative; “sale della vita oveleno mortale”.La Commissione Europea affermanella “Guida sullo stress legato al-l’attività lavorativa”, pubblicata nel1999 per orientare gli Stati Membriad affrontare il sempre più rilevanteproblema dello stress lavorativo edelle sue conseguenze per l’indivi-duo, per la comunità lavorativa e perla società sociale, che “lo stress èinevitabile. Ciò che invece non è ine-vitabile è il disagio prolungato, ricor-rente e/o intenso”. La dimensione del fenomeno e le ri-cadute sulla condizione di salute edeconomiche dell’individuo e dellacomunità lavorativa e sociale, che inalcuni casi assumono franchi aspettidi emergenza, richiamano l’urgenzadi attuare un programma di preven-zione i cui elementi chiave, selezio-nati e validati dalla CommissioneEuropea sulla scorta di modelli teo-rico-pratici, sono tesi alla cura del-l’organizzazione del lavoro. Semplici indicatori possono indiriz-zare diagnosi e prognosi di una con-dizione di stress legata alla organiz-zazione del lavoro: l’aumento del-l’assenteismo per malattie di brevedurata; l’aumento degli indici infor-tunistici, degli incidenti e di quellimancati, dei comportamenti a ri-schio; la perdita di motivazione e di

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DATI GENERALI DELL’AZIENDA

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globalizzazione, domanda di flessi-bilità in termini di numero, funzioni ecapacità, ambiguità e insufficienzadi ruolo.Queste condizioni sono avvertitecome elementi di insicurezza che siripercuotono nel nostro caso su unapopolazione prevalentemente giova-ne (il 67% del nostro campione hameno di 40 anni di età ), ma anchesu soggetti appartenenti a quelle fa-sce di età dove recepire questeistanze può comportare un disagionon trascurabile.Il disagio organizzativo di cui era af-fetta l’azienda è emerso dall’analisidei seguenti sensori:• l’osservazione di sospetti casi

“stress”, di disturbi psichiatrici mi-nori, il consumo di farmaci antide-pressivi e ansiolitici, concentratinel tempo, emersa durante l’eser-cizio della sorveglianza sanitaria;

• la contestuale segnalazione di

turazione, del cambio dell’assettoazionario.

Background

Il management avverte un diffusodisagio, in particolare in un centrostrategico di ricerca e sviluppo e diproduzione avanzata, dove sono oc-cupati oltre 1000 dipendenti.Questa realtà industriale è articolatasu più livelli operativi: impianti diproduzione, funzioni logistiche eamministrative, rilevante attività diricerca e sviluppo.La tabella che segue fotografa ladistribuzione della forza lavoro perruoli di responsabilità, età anagrafi-ca, anzianità lavorativa e livello discolarità.Come si osserva la forza impiegati-zia rappresenta oltre i 2/3 della forzalavoro complessiva. Ciò è tipico diun assetto produttivo moderno con

alto livello di automazione. In questoscenario i ruoli di controllo sono do-minanti. Ne consegue che sono rile-vanti le aspettative di progressionedi carriera strettamente connessecon giudizi di competenza e di valo-re. La preminenza del ruolo impiega-tizio implica, inoltre, la rilevanza dirischio per conflitto di ruolo, fre-quente nelle “posizioni di confine”come i quadri, qui significativamen-te rappresentati.La società in oggetto ha tutte le pe-culiarità di una organizzazione pro-duttiva moderna di ampie dimensio-ni, e con connotazione internaziona-le. Ciò comporta aspetti positivi pro-pri di queste strutture: carichi e ritmilavorativi controllati e distribuiti, pro-gettualità dei compiti, flessibilità del-le mansioni, opportunità di carriera edi affermazione personale; ma an-che rilevanti fattori di destabilizza-zione: out-sourcing, sub-appalto,

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Tab. 1 - Personale in suddiviso per fasce di età

Fasce anz. Dirigenti Quadri Impiegati Operai TOTALE10/20 - - - 3 3 (0.3%)20/30 - 5 46 121 172 (17.1%)30/40 4 61 303 130 498 (49.6%)40/50 18 54 119 30 221 (22.0%)50/60 19 33 49 9 110 (11.0%)>60 - - - - - (0.0%)TOTALE 41 (4.1%) 153 (15.2%) 517 (51.5%) 293 (29.2%) 100(100%)

Tab. 2 - Personale in suddiviso per fasce di anzianità lavorativa

Fasce anz. Dirigenti Quadri Impiegati Operai TOTALE00/10 2 33 116 149 300 (39.5%)10/20 21 61 214 40 336 (44.3%)20/25 3 4 25 4 36 (4.7%)25/30 3 10 28 8 49 (6.5%)>30 7 14 17 - 38 (5.0%)TOTALE 36 (4.7%) 122 (16.1%) 400 (52.7%) 201 (26.5%) 759(100%)

Tab. 3 - Scolarità dipendenti

Qualifica Laureati Diplomati Altro TOTALEDirigenti 38 3 - 41 (4.1%)Quadri 93 54 7 153 (15.2%)Impiegati 32 367 118 517 (51.5%)Operai 34 201 58 293(29.2%)TOTALE 196 (19.5%) 625 (62.2%) 183 (18.2%) 1004 (100%)

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CASO 3: anni 38, ricercatore (l’attivi-tà lavorativa è fattore protettivo deidisturbi mentali, motivo di promozio-ne del benessere psico-fisico).Dopo ripetuti tentativi per attivareuna concreta collaborazione con lestrutture assistenziali territoriali si èdeciso, anche in accordo con i fami-liari, di attivare una consulenza psi-chiatrica interna all’azienda qualetramite qualificato ed autorevole tralavoratore-famiglia-enti assistenzialiterritoriali-medico competente-azienda.

Lo “sportello aziendale” diconsulenza psichiatrica

Per ottenere una maggiore fruibilitàdel servizio sanitario aziendale daparte dei lavoratori che si trovano avivere un disagio di pertinenza psi-chiatrica “subliminale”, ma pur sem-

comportamenti anomali e talvoltapericolosi per il contesto lavorati-vo da parte dell’ufficio personale;

• l’osservazione di tre casi di mani-festo disagio occupazionale;

• un diffuso e serpeggiante males-sere.

L’esperienza

Il processo di assessment della con-dizione di stress legato al lavoro èstato condotto per fasi successive:1. ricognizione delle situazioni di

probabile o possibile stress lavo-rativo attraverso:• colloquio con i responsabili delle

diverse funzioni aziendali perraccogliere ogni notizia utile adimensionare il fenomeno. L’a-zione era anche finalizzata a“sensibilizzare i capi”;

• analisi retrospettiva degli indicidi assenteismo per malattia,suddivisi per unità funzionale/re-parto;

• analisi retrospettiva delle stati-stiche sanitarie e della casisticarelativa a patologie stress corre-late;

• analisi retrospettiva degli indicidi frequentazione del serviziosanitario aziendale e di richiestadi consulenza medica genericada parte del personale occupatoin azienda.

2.analisi della casistica;3.somministrazione di questionari

mirati (Finnish OccupationalStress Questionaire, Elo et Al.,1992);

4.analisi del risultato del questiona-rio ed individuazione delle “situa-zioni a rischio”;

5.discussione del risultato con ilmanagement e le altre componen-ti aziendali;

6.azioni correttive sul singolo e sul-l’organizzazione;

7.attivazione di uno “sportelloaziendale” di consulenza psichia-trica.

Risultato dell’esperienza econsiderazioni conclusive

I colloqui con i diversi responsabilihanno evidenziato una situazione didisagio piuttosto diffusa che ha per-messo anche la individuazione di undiscreto numero di casi degni di unaattenta valutazione.Questa osservazione ha motivato egiustificato il passaggio alla fase 2del progetto con la proposta e lasomministrazione, su base volonta-ria, del questionario mirato alla valu-tazione dello stress lavorativo.La percentuale di risposta al que-

stionario è stata del 42% , sostan-zialmente accettabile consideratala volontarietà dell’azione. Sonoemersi 51 casi di disagio lavorati-vo, pari al 11,5% della popolazioneche ha risposto al questionario epari al 4,8% della complessiva for-za lavoro.Collateralmente sono stati accostati3 casi di particolare complessità se-gnalati dall’ufficio del personale.I CASI “DIFFICILI”CASO 1: anni 39, impiegato ufficioacquisti (il lavoro “provoca” i disturbimentali o comunque agisce comefattore di slatentizzazione o di aggra-vavamento);CASO 2: anni 44, impiegato magaz-zino (il lavoro non è la causa dei dis-turbi mentali, ma questi influisconopiù o meno negativamente sull’attivi-tà lavorativa);

Cosa ci ha insegnato questa esperienza:

1. Le potenzialità del medico competente quale figuraattiva nella:• valutazione del rischio “stress da lavoro”;• individuazione dei lavoratori con problemi di stress e di

salute mentale;• coinvolgimento dei dirigenti/preposti e dell’ufficio del

personale;• rimozione dei problemi derivanti dall’ambiente e

dall’organizzazione; • supporto ed aiuto ai soggetti che si trovano in situazioni

difficili;• formulazione del giudizio d’idoneità.

2. Gli indizi che devono indurre il medico del lavoro ariconoscere la possibile presenza di stress e problemi disalute mentale:• incremento dell’assenteismo per malattia (in genere

brevi periodi di assenza);• presenza di disturbi psicologici (ansia, depressione,

disturbi dell’umore e della personalità) e psicosomatici(disturbi gastrici, turbe del sonno, mal di testa);

• uso/abuso del servizio sanitario aziendale;• riduzione della prestazione lavorativa (perdita di

motivazione e di impegno, disaffezione, scarso utilizzodel tempo, scarsa presa di decisione, incremento della% di errori, problemi disciplinari);

• aumento degli infortuni, degli incidenti, dei “near miss”,dei comportamenti a rischio di infortunio.

3. Qualche osservazione sul giudizio d’idoneità:• la richiesta del giudizio d’idoneità viene inoltrata, in

questa tipologia, quando il dipendente diventa un“caso”;

• un giudizio di idoneità/non idoneità troppo schematicopuò concorrere ad aggravare il disagio favorendol’isolamento del lavoratore

• il medico del lavoro deve considerare la possibilità cheopportuni trattamenti terapeutici determinino lasoluzione o il miglioramento della patologia e su questocalibrare il giudizio di idoneità alla mansione;

• il giudizio di idoneità è dinamico seguendo l’evoluzionedel trattamento terapeutico.

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Selye H., The evolution of the stress concept.Stress and cardiovascular disease. Am. J.Cardio; vol. 26, 248-289, 1970.

pre insorto per cause ed in ambitilavorativi, si è deciso quindi di “por-tare” la consulenza psichiatrica al-l’interno del contesto produttivo an-ziché “esportare“ la casistica. E’ stato così Ciò è avvenuto propo-nendo alla direzione aziendale l’isti-tuzione di “uno sportello” di consu-lenza psichiatrica nell’ambito delservizio sanitario aziendale, con ri-correnza periodica e totale libertà diaccesso da parte del personale. Dalpunto di vista metodologico, questoprovvedimento ha lo scopo di favo-rire l’affioramento di disagi iniziali,comprendere nella valutazione di ri-schio sanitario quello più propria-mente psichiatrico, coinvolgere i di-rigenti, i preposti e l’ufficio persona-le, e agevolare l’espressione del giu-dizio di idoneità da parte del medicodel lavoro.

Giudichiamo questa esperienza nelsuo complesso positivamente. Essaha permesso di ricuperare una si-tuazione di disagio prima che assu-messe dimensioni esplosive, di met-tere in luce e correggere situazioniborderline, di aiutare il managementad individuare le azioni correttive edi far crescere la consapevolezzadell’intera comunità lavorativa.Curando l’uomo si è di fatto curatal’organizzazione. �

Giuseppe Briatico-VangosaCDI - Centro Diagnostico Italiano,

Milano

Danilo BontadiStudio GOMI, Padova

Suggerimenti pratici per i datori e di lavoro e i preposti perfavorire il reinserimento al lavoro dopo trattamenti perproblemi di salute mentaleI passi concreti che un datore di lavoro può intraprendere peraiutare un dipendente a rientrare al lavoro dopo un trattamentospecifico sono:

• incoraggiare un rapido rientro (c’è la paura di perdere ilposto, c’è il rischio di diventare mentalmente distaccati);

• considerare la possibilità di un graduale ritorno al lavoro(per es. permettendo il part-time);

• modificare i turni (da turni a rotazione a lavoro agiornata) e il ritmo di lavoro;

• evitare un atteggiamento di superprotezione facendosentire il soggetto parte del gruppo (invito a riunioni,incontri di lavoro importanti ecc.).

�La medicina del lavoroALLA SEGRETERIA DELL’ANMA - 20123 MILANO, VIA S. MAURILIO 4 - FAX 02 72002182

Modulo di adesione abbonamento a “La Medicina del Lavoro” per l’anno 2003/2004

Il sottoscritto in quanto socio ANMA, aderisco all’offerta ANMA di sottoscrivere l’abbonamento a “La Medicina del Lavoro” perl’anno 2002 al costo complessivo di E 57.già abbonato a “La Medicina del Lavoro“ Si � No �Indirizzo al quale desidero ricevere la rivista:

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PROMOZIONE

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Esposizione quotidiana edesposizione cumulativa:considerazioni sull’esposizione asilice cristallina

necessaria una valutazione più pre-cisa del rischio. La disponibilità divalori numerici di riferimento per l’e-sposizione professionale da partedell’ACGIH ha indotto un uso impro-prio dei TLV, anche in contesti per iquali il loro utilizzo non è ammessoda chi li ha proposti. In altre parole, il TLV è un valore diesposizione dei lavoratori al qualebisogna tendere per assicurare con-dizioni di lavoro non rischiose, maquesto non può significare che chilo supera in modo episodico sia pu-nibile “sic et simpliciter” o possa es-sere riconosciuto responsabile pe-nalmente di una malattia professio-nale. Queste considerazioni esclu-dono volutamente i problemi legatiall’incertezza globale del metodo dimisura, che nel caso della silice cri-stallina, sono particolarmente evi-denti. Questo aspetto tuttavia an-drebbe integrato con quello meto-dologico soprattutto in ambito assi-curativo e giudiziario. Oltre ai tempi di esposizione, nellavalutazione del rischio con finalitàdiverse da quelle preventive, do-vrebbero avere spazio argomenti ditipo epidemiologico come il numerodi nuovi casi di malattia professio-nale. Infatti, non dobbiamo dimenti-care che i TLV derivano da osserva-zioni fatte in contesti lavorativi moltodiversi fra loro (nel caso della silicefonderie, ceramiche, miniere, ecc.),in continenti diversi e con lavoratoridi razza diversa. In questi contesti èmolto probabile che numerosi fattori(non sempre ripetibili) abbiano influi-to sulla comparsa di nuovi casi di si-licosi. Inoltre non è più possibile sorvolaresulla sempre più evidente diversitàdegli effetti biologici derivanti dall’e-sposizione a silice in contesti lavo-rativi diversi, come ampiamente evi-

esperienze e amteriali di lavoro

Nella valutazione dei rischi profes-sionali da inquinanti aerei si utilizza-no quasi esclusivamente misure diesposizione quotidiana, anche perla disponibilità di analoghi valori diriferimento, usualmente rapportatialla giornata lavorativa. Varie indicazioni di letteratura indi-cano che il rischio di patologie pro-fessionali da alcuni inquinanti aereiè meglio descritto dall’esposizionecumulativa rispetto all’esposizionequotidiana. In questi casi si può af-fermare che l’esposizione quotidia-na viene utilizzata come un surroga-to dell’esposizione cumulativa. Que-sto utilizzo può rivelarsi discutibileparticolarmente nel caso di inqui-nanti aerei caratterizzati da una “so-glia” biologica e dall’assenza di indi-catori di assorbimento. La silice cri-stallina è uno di questi, almeno perquanto riguarda il rischio silicosi. Se l’utilizzo con finalità preventivedell’esposizione quotidiana rispettoa quella cumulativa costituisceun’approssimazione accettabile,non altrettanto può dirsi per un suouso a fini medico-legali, giudiziari,ispettivi od assicurativi (assicurazio-ne INAIL contro la silicosi). In questicasi infatti, in considerazione dellerilevanti conseguenze derivanti dalleconclusioni della valutazione del ri-schio, appare più adeguato l’utilizzodella stima dell’esposizione cumula-tiva soprattutto in lavorazioni mar-catamente discontinue. In Italia non esiste un limite per l’e-sposizione professionale a silice eper questo si utilizza diffusamente ilTLV-TWA proposto dall’ACGIH(USA). Quest’ultima, tuttavia, nepropone l’uso con le seguenti limita-zioni:

“I TLV(..) vengono forniti come li-nee guida per agevolare il con-trollo dei rischi per la salute.

Queste raccomandazioni o lineeguida vengono proposte per l’u-tilizzo nella pratica dell’igiene in-dustriale e debbono essere inter-pretate ed impiegate solo dapersone specializzate in tale di-sciplina. Queste non sono statesviluppate come standardavente valore legale e l’ACGIHnon approva un loro uso in talsenso. Tuttavia si può compren-dere che, in alcune circostanze,individui o organizzazioni possa-no desiderare di farne uso comesupporto per i propri programmidi sicurezza ed igiene del lavoro.L’ACGIH non si oppone a cheesse vengano utilizzate a questoscopo se l’uso dei TLV in tali cir-costanze può contribuire ad unmiglioramento globale della salu-te dei lavoratori. Tuttavia l’utiliz-zatore deve conoscere i criteri ele limitazioni per un loro uso ap-propriato ed è responsabile perquesto tipo di utilizzo”.

In altre parole, l’uso dei TLV è pro-posto dall’ACGIH solo con finalità diprevenzione della malattie profes-sionali e con precise limitazioni le-gate all’esperienza e professionalitàdi chi li applica. Nella lavorazione del porfido, l’utiliz-zo dell’esposizione quotidiana a sili-ce cristallina (quarzo) ed il suo con-fronto con il TLV-TWA costituisceun’approssimazione per eccessodel rischio in quanto non tiene contodei ridotti tempi di esposizione siasu base giornaliera (6,5 - 7 ore di la-voro effettivo) che su base annuale(interruzione di almeno due mesi du-rante l’inverno).Questa approssimazione può essereaccettabile per finalità preventive.Per finalità diverse da quella preven-tiva, come ad esempio quella ispet-tiva, assicurativa e/o giudiziaria è

Tab. 1 - Tempi di esposizione a confronto

Ore lavorateLavorazioni 2000 2001 2002 MEDIAazienda 1 1675 1644 1616 1645azienda 2 1758 1719 1660 1712azienda 3 1750 1750azienda 4 1612 1642 1598 1517PORFIDO: prima e seconda lavorazione 1326 1314 1301 1313PORFIDO: terza lavorazione 1454 1438 1431 1441

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dati di esposizione (cfr. anni senza ilsimbolo * nella tabella seguente), sipuò utilizzare il valore di esposizionetrovato l’anno precedente.È probabile che, dopo un numeroadeguato di misure, la ECP si avvici-ni molto all’esposizione media realedel lavoratore e sicuramente si avvi-cini di più di una o poche misurazio-ni estemporanee.L’applicazione di questo metodo aifini del calcolo dell’entità del premiosupplementare INAIL comporta l’uti-lizzo della percentuale di lavoratoridi un’azienda che risultano avereun’esposizione cumulativa annualesuperiore al TLVanno (che corrispon-de al limite di “rischio assicurabile”secondo il metodo utilizzato dall’I-NAIL) e su una uguale percentualedel monte salari si pagherà il premiosilicosi. Negli anni successivi, il pa-gamento del premio verrà calcolatosu una percentuale del monte salaripari alla media delle percentuali dilavoratori che hanno superato ilTLVanno. �

A. De SantaSezione trentina

denziato in occasione del 3° Simpo-sio Internazionale su silice, silicosi,cancro ed altre malattie tenutosi re-centemente a S. Margherita Ligure. Tuttavia, fino al momento in cui nonverrà definito il peso da assegnareda un lato alle evidenze epidemiolo-giche e dall’altro alla diversità deglieffetti biologici delle varie forme disilice, nella valutazione del rischio ècomunque necessario tenere inconsiderazione almeno i tempi diesposizione. Per fare questo, relativamente allalavorazione del porfido, sono statiraccolti dati sulle ore lavorate negliultimi tre anni in un gruppo di 13aziende del porfido e sono stati con-frontati con le ore lavorate in alcuneindustrie nelle quali è presente il ri-schio silice a livelli paragonabili aquelli tipici del porfido (vetro, ce-mento, refrattari). (Tab.1)Ponendo eguale a 100 l’esposizionequotidiana degli addetti alla prima eseconda lavorazione del porfido,vengono riportate in tabella 2 leesposizioni (percentuali) delle lavo-razioni industriali esaminate. A pari-tà di esposizione giornaliera, un la-voratore del porfido (prima e secon-da lavorazione) respira dal 20 al 30% di silice in meno di un suo collegaimpiegato nell’industria. Eppure il lo-ro rischio viene valutato allo stessomodo e cioè confrontando la misuradell’esposizione relativa ad una gior-nata di lavoro con il TLV-TWA. L’adozione di due parametri, fin quipoco utilizzati, potrebbe contribuirea risolvere almeno parzialmentequesto problema: l’esposizione cu-mulativa su base annua e l’esposi-zione cumulativa ponderata su piùanni.

Ipotizzando che un lavoratore delporfido ed uno dell’industria risultinoavere un’esposizione giornalierauguale fra loro e di poco superiore alTLV-TWA (p.es. 0.055 mg/mc), avre-mo un’esposizione cumulativa an-nua (ECanno) rispettivamente pari a 9mg/mc/anno (0.055 x 164 giorni la-vorati) e 11 mg/mc/anno (0.055x200 giorni lavorati). Questi valori devono essere con-frontati con un valore di riferimentoche si ottiene moltiplicando il TLV-TWA per 200 giorni lavorativi = 0.05x 200 = TLVanno = 10 mg/mc/anno.Rapportando a quest’ultimo valorele due esposizioni calcolate si otten-gono i risulta riportati in tabella 3.L’ ECanno potrebbe essere utilizzata afini ispettivi ma non a fini assicurativi(misura del “rischio” di silicosi) e an-cora meno a fini giudiziari (misura

ESPOSIZIONE CUMULATIVA SUBASE ANNUA(ECANNO) :

ESPOSIZIONE GIORNALIERA ASILICE X GIORNI LAVORATI

della probabilità causale) in quantoin questi contesti il parametro idealeper valutare il rischio è la dose inter-na di ciascun lavoratore. Non dispo-nendo di indicatori di assorbimento,di fronte a livelli di esposizione va-riabili nel tempo, il parametro chepiù si avvicina al contenuto informa-tivo espresso dalla “dose interna” èla ponderazione nel tempo delle va-rie misure di esposizione cumulativaannua di ciascun lavoratore.

Questo metodo potrebbe risultareutile per individuare la probabilitàcausale dell’insorgenza di una sili-cosi o anche di un cancro al polmo-ne in un lavoratore che avesse avutodiversi datori di lavoro con diversi li-velli di esposizione a silice. È ovvio che il numero e la frequenzadelle misure deve essere sufficiente-mente rappresentativo dell’esposi-zione: è necessario perciò avere al-meno una misura all’anno, al massi-mo una ogni due anni. Nel caso chenel corso di un anno non ci fossero

ESPOSIZIONE CUMULATIVAPONDERATA (ECP):

_ ECANNO / ANNI

Tab. 2 - Esposizioni

LAVORAZIONI %Prima e seconda lavorazione porfido 100Terza lavorazione porfido 110azienda 4 123azienda 1 125azienda 2 130azienda 3 133

Tab. 3 - Calcolo del rischio

LAVORAZIONI % sul TLVanno RISCHIO

Operaio industria 110 presente

Operaio porfido 90 assente

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Esposizioni a polveri e quarzo nelcomparto porfido. Valutazioni statistichee tendenze negli anni 1995-2002

(grafico 1 e 2). La percentuale di quarzonei campioni ha invece un andamentonormale, pertanto si è utilizzata la mediaaritmetica.La tendenza è ad una costante diminu-zione dell’esposizione sia per quanto ri-guarda le polveri che relativamente alquarzo.Le località estrattive si trovano principal-mente nei comuni di Albiano, Lona-Lases,Fornace, Baselga di Pinè, Cembra. Le ca-ratteristiche del materiale estratto posso-no variare sensibilmente, in particolare

esperienze e materiali di lavoro

MATERIALI E METODI

Per tutti i campionamenti sono stati utiliz-zati campionatori personali Zambelli mod.Ego accoppiati con selettore tipo Lipp-man al flusso di 2,4 L/min. Le membraneutilizzate erano in esteri misti di cellulosa,diametro 20 mm e porosità 0,8 mm. Ladeterminazione del quarzo è stata effet-tuata con metodo DRX presso i laboratoridella “Fondazione Maugeri” di Pavia edell’U.O. Medicina del lavoro dell’Ospe-dale di Vimercate, Presidio di Desio.

VALUTAZIONE DEI DATI

La nostra analisi tiene conto del realetempo di esposizione, che può variare da6,5 a 7,5 ore giornaliere in funzione dellamansione e della azienda sottoposta adindagine. Quindi a partire dal valore diconcentrazione misurata si ottengono leesposizioni giornaliere indicate nelle sta-tistiche. Nel caso dell’esposizione a pol-veri respirabili e a quarzo, le medie con-siderate sono sempre geometriche inquanto la distribuzione è log-normale

Grafico 1 - Esposizione a Polveri respirabili(mg/mc) - Media geometrica

Grafico 2 - Esposizione a Quarzo (mg/mc) - Media geometrica

Grafico 3 - % di Quarzo - Media arit-metica

Esposizione a polveri respirabili Esposizione a QuarzoAnno n. Rilievi Media D.ST Media D.St % D.St. Coeff. di Media D.St. Media D.st.

Geom. Geom. quarzo variazione Geom. Geom.C.V.

1995 222 0,58 0,44 0,47 1,88 15,2% 4,9% 32% 0,095 0,098 0,067 2,283

1996 150 0,55 0,50 0,44 1,86 18,0% 6,6% 37% 0,095 0,082 0,073 2,039

1997 218 0,40 0,23 0,34 1,69 18,9% 6,8% 36% 0,075 0,054 0,060 2,030

1998 330 0,58 0,38 0,49 1,73 13,1% 6,9% 52% 0,075 0,072 0,054 2,325

1999 373 0,51 0,32 0,43 1,79 15,6% 7,8% 50% 0,077 0,064 0,058 2,215

2000 288 0,49 0,38 0,40 1,92 15,0% 9,1% 61% 0,071 0,072 0,052 2,181

2001 392 0,39 0,38 0,28 2,27 15,4% 10,8% 70% 0,054 0,056 0,038 2,280

2002 255 0,44 0,33 0,35 1,97 13,1% 6,3% 48% 0,055 0,047 0,043 1,999

2228 0,48 0,38 0,39 1,96 15,3% 8,1% 53% 0,072 0,069 0,053 2,243

Durante il periodo compreso fra il 1995 e il 2002sono state svolte un numero consistente diindagini nelle ditte del settore porfido. Talenicchia comprende per lo più aziende che sioccupano dell’estrazione e delle prime e secondelavorazioni sul materiale (cernita e lavorazioni aspacco). Accanto a queste si trovano ancheaziende che svolgono le lavorazioni terziarie(segagione e rifinitura). Ci sono inoltre diverseditte che effettuano tutte queste fasi, magari inpiù stabilimenti situati in luoghi a volte distanti.

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genea tendenza alla diminuzione. Questatendenza è stata confermata dall’analisiper i gruppi omogenei più rappresentati-vi. La variabilità delle misure è stata valu-tata anche con l’uso del coefficiente divariazione della percentuale di quarzoper ciascun’azienda. Il prolungamentodei tempi di campionamento ha netta-mente contenuto la dispersione delle mi-sure. �

W. Rizzoli, A. De SantaProgetto Salute S.r.l.

BIBLIOGRAFIA

1. A. Massola, A. Berri, E. Bosio, R. Radam, A.De Santa Silice Libera Cristallina Aerodi-spersa nel comparto lavorativo dei marmi edei graniti. Monitoraggio ed analisi DRX At-ti 18° Congresso Nazionale AIDII

2. A. De Santa, R. Radam, A. Berri, A. MassolaParticolarità nell’utilizzo di TLV per il quarzonella lavorazione del porfido Atti 18° Con-gresso Nazionale AIDII.

3. Atti del 3° Simposio Internazionale su silice,silicosi, cancro ed altre patologie S. Mar-gherita Ligure, Ottobre 2002

per quanto riguarda la frazione di silicecristallina presente. Il fatto che nel corsodei vari anni le indagini non hanno interes-sato sempre le medesime ditte ed areeestrattive, unito al fatto che negli anni sisono estese le indagini anche a mansionimeno esposte (palisti, autisti, etc.) portaad avere percentuali variabili di quarzo neicampioni raccolti, con una lieve tendenzaalla diminuzione (grafico 3).Suddividendo i lavoratori per mansione èpossibile verificare l’andamento relativoad ogni gruppo omogeneo. In particolareper i gruppi più numerosi è possibile ve-rificare che negli anni c’è stato un nettomiglioramento delle condizioni lavorati-ve, come dimostrano i dati di esposizio-ne a Quarzo (grafici 4, 5, 6, 7).Le modalità di indagine possono esseresuddivise in due tipi: durante il periodoche va dal 1995 al 1999 la durata deicampionamenti era di circa 150-180 mi-nuti (di solito al mattino), mentre a partiredal 1999 sono state effettuate con sem-pre maggior frequenza indagini più lun-ghe (circa 300 minuti giornalieri). Benché

le lavorazioni siano identiche nelle dueparti della giornata e quindi non ci sianoda attendersi significative variazioni diesposizione tra il breve e il lungo tempodi campionamento, si può certamenteaffermare che aumentando i tempi è rag-giungibile una maggiore precisione. So-no state quindi paragonate le due moda-lità di indagine per evidenziare eventualidifferenze nei livelli di esposizione. I risul-tati ottenuti mostrano una diminuzionedell’esposizione su entrambi i tipi di in-dagine (grafico 8).Quello che si può notare è invece un au-mento della precisione: passando daicampionamenti brevi a quelli lunghi il co-efficiente di variazione (C.V.) relativo allapercentuale di quarzo ci mostra un sen-sibile miglioramento (grafico 9).

CONCLUSIONI

L’esposizione a polveri e quarzo respira-bile degli addetti all’estrazione e lavora-zione del porfido ha mostrato nel corsodella nostra indagine una netta ed omo-

Grafico 9 - Confronto C.V. per i diversi tipidi indagine

Grafico 8 - Confronto indagini esposizionea Quarzo

Grafico 4 - Cubettisti: Esposizione a Qarzo(mg/mc) - Media Geometrica

Grafico 5 - Piastrellisti: Esposizione a Qar-zo (mg/mc) - Media Geometrica

Grafico 6 - Manovali: Esposizione a Qarzo(mg/mc) - Media Geometrica

Grafico 7 - Segantini: Esposizione a Qarzo(mg/mc) - Media Geometrica

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corsi

INFOSALUSFormazione degli adulti per la tutela della salute e della sicurezza

SYSTEMES ECOLOGIQUES S.C.a R.L., in collaborazione con ANMA (Associazione Nazionale Medicid’Azienda) e PONTI ENGINEERING S.R.L. ha organizzato 10 corsi di aggiornamento su tematiche edargomenti relativi ai temi della salute e della sicurezza negli ambienti di vita e lavoro al fine di contribuirealla diffusione della cultura della prevenzione e con l’obbiettivo di offrire percorsi d’aggiornamento tecni-co-scientifico.

Modalità di svolgimentoI corsi saranno articolati in base alla tabella seguente ed inizieranno presumibilmente entro Aprile 2003.Saranno strutturati in lezioni frontali, attività pratiche; parte delle attività,in particolare approfondimenti te-matici ed esercitazioni verranno svolte a distanza, sviluppando discussion groups e forum on line. Le atti-vità di aula si svolgeranno a Città di Castello

corso argomento attività d’aula fad pratica ore allievifrontale laboratori totali

1 Informatica applicata all’autoapprendimento e all’aggiornamento 8 8 24 16 56 24

2 Chimica industriale alla luce delle novità sullesostanze cancerogene 8 8 16 8 40 24

3 Tecnologia del legno e caratteristiche delle specie legnose 8 8 16 8 40 24

4 Tecnologie di lavorazione:i nuovi trattamenti per le malattie plastiche 8 8 16 8 40 24

5 L’idoneità alle mansioni lavorative per minori e adolescenti 8 8 16 8 40 24

6 I disturbi psichiatrici nel mondo del lavoro 8 8 16 8 40 247 Le patologie da sovraccarico biomeccanico 8 8 16 8 40 248 la valutazione metodologica e

gli strumenti di analisi ergonomica 8 8 16 8 40 249 Sicurezza sul lavoro:

le direttrici giurisprudenziali 8 8 16 32 2410 Sicurezza sul lavoro: diritto e prassi 8 8 16 32 24

È stata presentata richiesta di accreditamento E.C.M.

PartecipantiI corsi sono riservati ad Adulti con età superiore ai 24 anni, operanti a vario titolo in ambiti di attività

pertinenti le tematiche e problematiche della salute, della sicurezza e igiene, della qualità degli ambienti di vita e di lavoro. Nel caso di cittadini/e stranieri/e, questi devono essere in regola con le norme vigenti in materia di soggiorno in Italia. È possibile iscriversi ad 1 o più corsi.

Saranno preferiti i medici competenti e, tra essi, gli iscritti all’Associazione Nazionale Medici d’Azienda.

L’ammissione ai corsi è subordinata al superamento di un test.

L’iniziativa è finanziata dalla Provincia di Perugia nell’ambito dell’Obiettivo 3 Misura C4La partecipazione ai corsi è gratuita

Per tutti i corsi la domanda, unitamente alla documentazione allegata, dovrà essere presentata entro enon oltre il 15 aprile 2003 a: INFOSALUS: Formazione degli adulti per la tutela della salute e della si-curezza - Systemes Ecologiques Scarl - Villa Montesca - 06012 Città di Castello (PG), oppure per-venire via fax al numero: 075-8521610.

IL BANDO INTEGRALE E IL MODULO DI DOMANDA È DISPONIBILE SUI SITI:www.secol.it - www.provincia.perugia.it

Regione dell’Umbria Provincia di Perugia

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RomaConvegno sulla promozione della qualitànella Sorveglianza Sanitaria deilavoratori

è successo a …

Il 28/03/2003 si è tenuto, presso laASL RMC, il Convegno dal titolo“Procedure e Modelli per l’attivitàdel Medico Competente”. Gli argo-menti trattati sono il risultato finaledi riunioni monotematiche tenute nel2002 relative a : Protocollo Sanita-rio, Sopralluogo in Azienda del Me-dico Competente, Cartella Sanitariae di Rischio, Relazione sui Dati Ano-nimi Collettivi, Giudizio di Idoneità,Denuncia e Referto ed Applicazionepratica di procedure e modelli perl’attività del Medico Competente.

RELATORIProf. Francesco TomeiProf. Fulvio D’OrsiDott. Enzo ValentiDott. Franco OlivitoDott. Roberto NardaDott. Francesco ScarliniDott. Salvatore Taliercio

Ha aperto il Congresso, con i salutidelle Autorità, il Direttore Sanitariodella ASL RMC Dott. Vaia.Sono intervenuti, con un ampio di-battito di confronto a volte duro macostruttivo, circa 200 medici edoperatori del settore della Preven-zione.A tutti i partecipanti sono stati distri-buiti gli atti del Convegno, di cui al-cune parti possono essere prese invisione nel sito Web dell’Anma allapagina regionale Lazio.

L’iniziativa, accreditata di 5 puntiECM, è stata ritenuta dai parteci-panti estremamente valida e proba-bilmente si ripeterà nel 2003-2004affrontando nuove tematiche, sem-pre relative all’attività del MedicoCompetente.La sezione laziale si è impegnata esi impegnerà ancora per l’aggiorna-mento, convinti che solo portandocultura sul territorio si potrà miglio-rare la professione del Medico Com-petente.Quanto sopra è stato in par-

ticolare ribadito dal Segretario dellasezione laziale nell’introduzione alConvegno presentando la relazione“La qualità della professione di Me-dico Competente. Proposta di unModello Anma”, in linea con quantogià emerso, negli ultimi due Con-gressi Nazionali ANMA di Bologna2001 e Portonovo di Ancona 2002.

Mauro PastorelliSalvatore Taliercio

Ricordando il Professor Antonio Grieco

Antonio Grieco ci ha lasciati questo primo maggio dopo una breve malattia.Vogliamo affettuosamente ricordare Nino a tutti i nostri Associati e lettori, non solo per i suoi innumerevoli meritiscientifici ma anche per la stima e l’amicizia che da tempo ha dimostrato alla nostra Associazione. Nell’ultimo quinquennio non c’è stato evento nazionale e internazionale da Lui promosso, con la vitalità che tuttiabbiamo sempre apprezzato, che non ci abbia visti coinvolti. A molti abbiamo aderito portando il nostro attivocontributo.Nino Grieco aveva accettato con entusiasmo di essere fra noi e con noi al nostro Congresso Nazionale a Viterboper introdurci in una nuova avventura, quella del ruolo del medico competente quale promotore e animatore dellacultura della prevenzione nel mondo della scuola. Personalmente crediamo in questa iniziativa perché siamo con-vinti che la prevenzione è un albero che produce suoi frutto solo se vissuta come fenomeno culturale, che crescegiorno dopo giorno con la nostra maturazione. Ben diverso è il risultato quando la prevenzione viene vissuta co-me obbligo, come mera situazione di facciata e di mercato. Si tratta di incidere “bioingegneristicamente nel geno-ma della prevenzione”, un obiettivo che è del medico del lavoro, un obiettivo gravoso che può essere affrontatocon l’entusiasmante spinta di cui era capace Antonio Greco, ma che purtroppo non è riuscito a trasmettere allasua ultima battaglia per la vita.

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Nello snervante comodo della vita moderna ci siamo

confinati nelle astrazioni anziché andare incontro alla

realtà concreta . Certo, è difficile cogliere la realtà

concreta e il nostro spirito sceglie il minimo sforzo.

Forse la pigrizia naturale dell’uomo gli suggerisce la

semplicità dell’astratto anziché la complessità del

concreto.

E’ meno arduo salmodiare formule o sonnecchiare sui

principi che cercare laboriosamente come sono fatte le

cose e quale sia il metodo per servirsene. Osservare è

meno facile che ragionare. E’ risaputo che scarse

osservazioni e molti ragionamenti sono causa di errore.

Molta osservazione e poco ragionamento conducono

alla verità.

Alexis Carrelpremio Nobel per la Medicina 1934

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da leggere in poltrona

PROMOZIONE

�Il nuovo medico d’Italia - Informazione medico sanitaria per l’Europa del 2000

Il Giornale

IL NUOVO MEDICO d’ITALIAInformazione medico sanitaria per l’Europa del 2000

è una pubblicazione periodica mensile con Direzione, Redazione e Amministrazione in Via Monte Oliveto, 2 -00141 ROMA.

Il Direttore Responsabile è il Collega Mario Bernardini, Specialista in Medicina del Lavoro, che da circa un lu-stro pubblica articoli ed elaborati di contenuto medico sanitario e scientifico esposti con terminologia divulga-tiva e finalità informativo-formativa.

Il giornale spesso ospita argomenti di Medicina del Lavoro e di problematiche legate alla Tutela della Salutedei Lavoratori.

Il “Nuovo Medico d’Italia” è distribuito mensilmente e GRATUITAMENTE ad un consistente numero di Medicied inviato a indirizzi scelti di volta in volta.

Chi fosse interessato a ricevere gratuitamente il giornale è invitato ad inviare con sollecitudine la propria ade-sione alla Segreteria A. N. M. A. via Fax (02-72002182) o posta elettronica (maurilio@mclink. it) citando “offer-ta omaggio - Il Nuovo Medico d’Italia”. Riceverà il giornale al proprio indirizzo.

Osservare è meno facile cheragionare

Errata-corrige

Sull’ultimo numero del notiziario il

titolo dell’articolo dei colleghi

Caldura, Javicoli, Gazzero e Re-

mondelli è stato stampato in mo-

do erroneo. Il titolo originale è

“MALATTIA PROFESSIONALE E

GIUDIZIO DI IDONEITÀ NEI RI-

SCHI NORMATI E NON. RUOLO

DEL MEDICO COMPETENTE”.

Ci scusiamo con i lettori e

gli autori.

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