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AIM Associazione Interessi Metropolitani VIA SAVONA -VIA TORTONA E DINTORNI “Conoscere Milano” è un progetto di ideato e coordinato da L’iniziativa dedicata a “Via Savona-Via Tortona e dintorni” è realizzata con il sostegno di Naviglio 10 L’Urban Center del Comune di Milano,il primo in Italia, è stato inaugurato nel 2001 dall’Assessore allo Sviluppo del Territorio. Urban Center, come le altre analoghe strutture europee già attive, ha l’obiettivo primario di comunicare ai cittadini le grandi trasformazioni che interessano il loro territorio ed illustrare le politiche urbanistiche e le forme attuative che l’Amministrazione comunale mette in atto per realizzarle. Si rivolge inoltre ad un pubblico più esteso, italiano ed internazionale, che comprende operatori economici di settore e non, studenti, turisti, amministratori pubblici, ai quali fornisce informazioni e dati sull’assetto territoriale della città, sulle sue potenzialità evolutive e sulle sue eccellenze. Urban Center è centro di confronto, dibattito e approfondimento per le tematiche che riguardano il progetto di sviluppo urbano in tutti i settori disciplinari che in esso convengono, dall’architettura alla sociologia, dall’economia alle scienze ambientali. L’attività del centro si svolge attraverso esposizioni di progetti e realizzazioni, conferenze, workshop negli spazi in Galleria Vittorio Emanuele, e con la organizzazione di iniziative sempre finalizzate alla conoscenza e promozione del territorio come gli Itinerari di visita tematizzati o l’edizione di dossier e documenti illustrativi dei progetti e temi trattati. Dispone di un Infopoint, di postazioni informatiche per la consultazione diretta delle banche dati e cartografiche territoriali, ed è in corso di realizzazione un sito internet che consentirà di estendere la rete dei contatti internazionali e la disponibilità di informazioni per gli utenti. L’Associazione Interessi Metropolitani è un centro culturale no-profit fondato nel 1987 da un importante gruppo di imprese e banche milanesi per promuovere ricerche, studi e progetti con l’intento di aiutare Milano nel suo sviluppo culturale, sociale ed economico. In quindici anni di attività AIM ha pubblicato circa settanta studi, ha promosso manifestazioni e convegni, seminari, mostre e corsi con la partecipazione di migliaia di cittadini. Ha curato progetti speciali quali la “Rete di Telesoccorso per Anziani”, il “Biopolo Milano”, la “Mediateca di Santa Teresa”, “Milano per la Multimedialità”, “Internet Saloon”, il ciclo di visite ai musei “Fuori Orario” e la serie di itinerari guidati alla scoperta della città in trasformazione “Conoscere Milano” con Urban Center del Comune di Milano. Sono Soci dell’AIM (2003): AEM, BANCA INTESA, FALCK, FONDAZIONE 3M ITALIA, GRUPPO BANCARIO CREDITO VALTELLINESE, NASTRIFICIO GAVAZZI, PIRELLI & C. REAL ESTATE, TELECOM ITALIA, RCS MEDIA, SCENARI IMMOBILIARI. AIM Associazione Interessi Metropolitani

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AIMAssociazione

Interessi Metropolitani

VIA SAVONA-VIA TORTONA E DINTORNI

“Conoscere Milano” è un progetto di

ideato e coordinato da

L’iniziativa dedicata a “Via Savona-Via Tortona e dintorni” è realizzata con il sostegno di

Naviglio 10

L’Urban Center del Comune di Milano,il primo in Italia, èstato inaugurato nel 2001 dall’Assessore allo Sviluppo delTerritorio. Urban Center, come le altre analoghe strutture europee già attive,ha l’obiettivo primario di comunicare ai cittadini le granditrasformazioni che interessano il loro territorio ed illustrare lepolitiche urbanistiche e le forme attuative che l’Amministrazionecomunale mette in atto per realizzarle. Si rivolge inoltre ad unpubblico più esteso, italiano ed internazionale, che comprendeoperatori economici di settore e non, studenti, turisti,amministratori pubblici, ai quali fornisce informazioni e datisull’assetto territoriale della città, sulle sue potenzialità evolutive esulle sue eccellenze.Urban Center è centro di confronto, dibattito e approfondimento perle tematiche che riguardano il progetto di sviluppo urbano in tutti isettori disciplinari che in esso convengono, dall’architettura allasociologia, dall’economia alle scienze ambientali. L’attività delcentro si svolge attraverso esposizioni di progetti e realizzazioni,conferenze, workshop negli spazi in Galleria Vittorio Emanuele, econ la organizzazione di iniziative sempre finalizzate allaconoscenza e promozione del territorio come gli Itinerari di visitatematizzati o l’edizione di dossier e documenti illustrativi deiprogetti e temi trattati. Dispone di un Infopoint, di postazioniinformatiche per la consultazione diretta delle banche dati ecartografiche territoriali, ed è in corso di realizzazione un sitointernet che consentirà di estendere la rete dei contattiinternazionali e la disponibilità di informazioni per gli utenti.

L’Associazione Interessi Metropolitani è un centro culturaleno-profit fondato nel 1987 da un importante gruppo di imprese ebanche milanesi per promuovere ricerche, studi e progetti conl’intento di aiutare Milano nel suo sviluppo culturale, sociale edeconomico.In quindici anni di attività AIM ha pubblicato circa settanta studi, hapromosso manifestazioni e convegni, seminari, mostre e corsi conla partecipazione di migliaia di cittadini. Ha curato progetti specialiquali la “Rete di Telesoccorso per Anziani”, il “Biopolo Milano”, la“Mediateca di Santa Teresa”, “Milano per la Multimedialità”,“Internet Saloon”, il ciclo di visite ai musei “Fuori Orario” e la seriedi itinerari guidati alla scoperta della città in trasformazione“Conoscere Milano” con Urban Center del Comune di Milano.Sono Soci dell’AIM (2003): AEM, BANCA INTESA, FALCK,FONDAZIONE 3M ITALIA, GRUPPO BANCARIO CREDITOVALTELLINESE, NASTRIFICIO GAVAZZI, PIRELLI & C. REALESTATE, TELECOM ITALIA, RCS MEDIA, SCENARI IMMOBILIARI.

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Conoscere Milano:via Savona, via Tortona e dintorniCon questo nuovo itinerario alla scoperta dei luoghi dellatrasformazione nella città, “Conoscere Milano” propone la zonatra il Naviglio Grande e via Solari che negli ultimi quindici anni havisto la riconversione di molte delle sue aree industriali in spazi per attività creative e culturali, legate all’ economia dell’immagine.Un processo che ha valorizzato tutta la zona attivandoanche interventi di riqualificazione delle vecchie residenze e la realizzazione di nuovi complessi abitativi.L’itinerario tocca gli episodi più rilevanti di questa trasformazione,alcuni sorti da una storia industriale di grande evidenza, altrinati da realtà produttive minori che nel loro complesso hannomodificato in modo significativo il volto e la vita del quartiere.

Gruppo scientifico di coordinamentoAnna Giorgi – Urban Center del Comune di MilanoEmilio Genovesi, Guido Borelli – Domus AcademyLuisa Toeschi, Carlo Berizzi - AIM

Ricerca e TestiGiovanni Di Leo

Grafica Roberto Redaelli

StampaTipografia Milanese srl

Nota dell’autoreLa descrizione dell’area inizia con il nucleo più vicino al centro,compreso tra Porta Genova e via Bergognone, caratterizzato daltessuto ottocentesco; continua verso sud, con le grandi fabbricheAnsaldo, Riva Calzoni, General Electric, Nestlé, che occupano perintero il tratto compreso tra via Bergognone e la Circonvallazione;si spinge fino a via Brunelleschi, dove verrà realizzato il parcolineare di San Cristoforo, uno degli interventi previsti dalprogramma del Comune “nove parchi per Milano”; allarga ilcampo di riferimento oltre il Naviglio Grande, al complessoRichard Ginori, futura cittadella dell’immagine.

INFORMAZIONI

Urban Center - Comune di MilanoGalleria Vittorio Emanuele 11/12 - Milanotel. 02 88 45 65 54 -5 fax 02 88 45 24 01email: [email protected] per il pubblico: ore 9.00 - 18.00 lunedì-venerdì

AIM - Associazione Interessi MetropolitaniCorso Magenta, 59 – Milanotel. 02 48 19 30 88 fax 02 48 19 46 49email: [email protected]

© Urban Center - AIM - Milano, 2003

Note BibliograficheAssessorato Cultura e Musei, Assessorato Sviluppo del Territorio,Ufficio Concorsi di Progettazione, La Città delle Culture, a cura diAnna Giorgi, Milano, 1998

Comune di Milano – Decentramento, Milano Zona 5, ICI Editore,Milano, 1982

G. Motta, A. Pizzigoni, La Casa e la Città, Clup, Milano, 1991

P. Bottoni, M. Pucci, “Indagini sul problema dell’abitazione operaianella provincia di Milano e proposte per la sua soluzione”,Costruzioni - Casabella n. 155, novembre, 1940

Comune di Milano, Nove parchi per Milano, Triennale di Milano (acura di), Electa, Milano, 1995

C. Sicola, 125 anni per l’energia, Riva Calzoni, Milano, 1988

Siti Webwww.agep.itwww.aim.milano.itwww.coima.itwww.comune.milano.itwww.domusacademy.itwww.fondazionearnaldopomodoro.itwww.giorgioarmani.comwww.hines.comwww.industriasuperstudio.itwww.magnapars.itwww.rumblefish.itwww.superstudiogroup.comwww.zegna.com

L’area tra il Naviglio Grande e via Solari rientra nella Zona 6 delComune di Milano, che comprende Porta Genova, Giambellino,Lorenteggio. Il Consiglio di Zona costituisce l’organismo dipartecipazione, di consultazione, di gestione dei servizi di base e diesercizio delle funzioni delegate dal Comune.

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Via Savona, via Tortona e dintorni:un microdistretto dell’immagine e della cultura

Milano, fino alla fine degli anni sessanta simbolo dell’indu-stria italiana, è riuscita a trasformare il proprio sistemaproduttivo seguendo le nuove tendenze, senza particolarifratture. Sul suo territorio sono rimaste le tracce e i “restimateriali” dell'industrializzazione: aree dismesse, spesso dinotevoli dimensioni, già riconvertite a nuove funzioni o intrasformazione, comparti e manufatti edilizi di valorearchitettonico da comprendere nel campo disciplinaredell’archeologia industriale. Nuove “tribù di creativi”, artisti, stilisti, designer, architetti,famosi ed emergenti, sono stati attratti dagli spazi industriali,funzionali e congruenti alle loro attese estetiche: grandi volumicon diretti riferimenti all’età della macchina, materiali semplicicome il mattone e il ferro, molta luce proveniente da immensefinestre e lucernari. Avviatosi in maniera anche spontanea, ilprocesso ha consentito a volte la riqualificazione di aree che nonsono state “travolte”, rispetto ad altre zone di Milano, da unacrescita disomogenea, ma si sono conservate come “oasi” diintegrità urbana. Come è successo al quartiere di Soho a Londra, e a quelli diSoho e di Chelsea a New York, ai Kreis 4 e 5 di Zurigo.È il caso dell'area compresa tra il Naviglio Grande e via Solari,oggetto specifico della pubblicazione, interessata di recente daquesta tipologia di trasformazione: la zona, molto vicina alcentro, ha conservato in un contesto abbastanza unico memoriestoriche dell’età agraria, del tessuto urbano ottocentesco, delsuccessivo periodo industriale, con le fabbriche e le residenzeper gli operai.In seguito alla chiusura o al trasferimento delle attivitàproduttive, la zona diventa uno degli episodi urbani più singolari,nel panorama milanese ed internazionale. Le fabbriche dismesse si trasformano in laboratori, studi, scuolee showroom, attraendo nuove attività e dando un nuovocarattere e una nuova immagine alla zona. Oggi, infatti, l’area“via Savona - via Tortona e dintorni” è caratterizzata dallacompresenza di residenze, di funzioni produttive tradizionali e difunzioni innovative, legate alla cultura, alla comunicazione eall’immagine, all’interno di spazi valorizzati dall’intervento dioperatori e progettisti che qui hanno sperimentato con successonuovi modi di abitare e lavorare. Questo mix può essereoccasione di interessanti riflessioni da un punto di vistaurbanistico ed edilizio, e non solo. Non è raro trovare artisti,modelle, operai che trascorrono fianco a fianco la loro pausapranzo nelle tradizionali latterie e trattorie del quartiere. Simoltiplicano i locali di tendenza citati dalle più aggiornate “guideinternazionali” che animano le sere e le notti del quartiere.Gli elementi accennati possono far immaginare lo straordinariointeresse di questa zona che è diventata simbolo assolutamenteautoctono di un processo virtuoso di trasformazione che, senzadoversi appoggiare a rigidi e spesso paralizzanti patternsnormativi (regolativi) ha colto una linea di sviluppo congruentecon il suo passato produttivo, compatibile con la molteplicitàsociale che l’ha sempre caratterizzata e premiante a livellourbano e internazionale.

Gianni VergaAssessore allo Sviluppo del Territorio

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9 Ex General ElectricSuperstudio PiùTortona 35

10 Tortona 31

da Troya a Brunelleschi11 Savona 97

Domus Academy12 Le nuove residenze12 A Il parco lineare12 B Residenza San Cristoforo12 C Le torri nell’area ex Loro Parisini

oltre il Naviglio13 Ex complesso Richard Ginori

VIA SAVONA, VIA TORTONA E DINTORNI

Case, FabbricheCultura, Immagine

da Porta Genova a Bergognone 1 Ex Bisleri2 Magna Pars3 Forcella 5 con Spazio Zegna4 Superstudio

Superstudio 13Industria SuperstudioEx Barattini

5 Teatro Armani 6 Ex complesso Poste Italiane

da Bergognone a Troya7 Ex Ansaldo

Città delle Culture8 Ex Riva Calzoni

Fondazione Arnaldo PomodoroTod’sSPW CompanyFabbrica dei Giardini

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CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA

Le fasi storiche

1722. L’area è caratterizzata dal corso del Naviglio Grande e dalla lottizzazione agricola, con i canali di irrigazione. Sono evidenti i due tracciati che diventeranno via Savona e via Tortona.

1875. Si avvia il processo di urbanizzazione della zona, nel tratto compreso tra la ferrovia e la Darsena, con la realizzazione di via Vigevano e viale Gorizia. Anche quest’ultimo corrisponde a un vecchio percorso agrario.

1903. La città si espande oltre la ferrovia, i lotti agricoli vengono frazionati per creare i nuovi isolati, i sentieri rurali cominciano ad essere convertiti in strade carrabili.

1965. Il sistema è completo, l’area appare molto densa, tutti gli spazi adiacenti alla ferrovia vengono occupati da costruzioni, via Solari diventa un’importante arteria urbana.

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CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA

Da campagna a cittàFino alla seconda metà dell’Ottocento l’area corrispondentealla zona di via Savona, via Tortona e dintorni, faceva parteamministrativamente dei Corpi Santi. Attraversata dai corsid’acqua del Naviglio Grande e dell’Olona, era caratterizzatadalla lottizzazione agricola, con i canali di irrigazione, ipercorsi, i recinti dei campi. Esisteva anche un insediamento abitativo rurale incorrispondenza dell’intersezione tra la Darsena e il Naviglio.La chiesa di S. Cristoforo, costruita nel XII secolo, dava ilnome a una parte dell’area.Poi, attraverso un complesso processo di sovrapposizionisuccessive, questa zona è entrata a fare parte del sistemaurbano di Milano: nel tempo, altri tracciati si sono aggiuntia quello agrario, senza compromettere i tessuti precedenti.Al posto dei campi, delle case rurali, degli alberi, deipercorsi e sentieri sono comparsi tracciati ferroviari, stradee piazze, edifici residenziali, industrie, spazi per ilcommercio, strutture pubbliche. Ma questo continuo processo di aggiornamento ha semprerispettato le stratificazioni già esistenti. Ad esempio, èrimasta traccia del corso dell’Olona nella irregolarità dellaconformazione di due isolati compresi tra il parco Solari evia California. E ancora, sulle mappe storiche è possibile notare duetracciati agrari che costituivano i percorsi principali diattraversamento dell’area: nelle cartografie più recenti èevidente che gli assi di via Savona e via Tortona, oggi leprincipali strade della zona, corrispondono esattamente aquegli antichi tracciati. La trasformazione dell’area “da campagna a città” si avvia apartire dal 1865 grazie alla costruzione della ferrovia perVigevano e della stazione di Porta Genova. Infatti, come in molte altre zone di Milano allora al marginedella città, l’espansione venne catalizzata dalla nuovainfrastruttura, con il disegno urbano che si andavacostituendo in accordo con la linea ferroviaria, lo scalo eagli impianti. Per questo motivo furono realizzati corso di Porta Genova,via Vigevano e via Casale, che costituirono un sistemaurbano unitario, assieme alla Darsena. In molti casi, gli elementi del paesaggio agrario, comecascine, rogge oppure i confini dei campi, sono statiinglobati nella maglia delle strade ed è ancora possibileritrovarne le giaciture. In particolare, proprio i confini deicampi, i recinti, hanno costituito le tracce per la definizionedegli isolati, che fin dalla prima urbanizzazione sono stati diforma piuttosto regolare e di grande dimensione.

Un’abitante del quartiere (1898)

Corte di via Savona 45

Festa di San Cristoforo sul Naviglio Grande (1920)

Dall’alto:

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Il quartiere operaioL’attività industriale ha rappresentato uno degli elementiprincipali nello sviluppo urbano dell’area. In pochi decenni sisono insediate Ansaldo, Bisleri, Riva Calzoni, Richard Ginori,General Electric, Osram, Loro Parisini, Nestlé. Per questomotivo, altre piccole industrie hanno collocato i lorostabilimenti nell’area; nello stesso periodo sono natenumerose botteghe artigiane, all’interno di piccoli e grandicortili. Tra le attività artigianali, era molto nota la presenzadella vetreria Bordoni, in via Savona. Non era invece presentela media industria. Assieme alle fabbriche sono statecostruite le case per i lavoratori. In questo modo si ècostituito un quartiere operaio, caratterizzato da isolati moltocompatti, costruiti per fasi successive, con stratificazionimolto interessanti, spesso “case di ringhiera”.Tra gli interventi di edilizia popolare, assume particolarerilievo il complesso in via Solari 40 realizzato nel 1906 suiniziativa di Prospero Moisè Loria, allora presidente dellaSocietà Umanitaria, su progetto di Giovanni Broglio. Ilcarattere sociale dell’intervento è testimoniato dalla presenzadi spazi collettivi per gli abitanti, intorno alle corti, comel’asilo, i lavatoi comuni, la biblioteca.

Industria e lotti agricoliLe fabbriche, che si insediano in un tessuto caratterizzato dauna matrice agricola, vengono costruite rispettando lalottizzazione precedente, strutturata secondo i canali diirrigazione. Questo dà luogo a confronti continui con icaratteri dell’insediamento contadino. Molti riferimenti allacorte agricola, intorno alla quale si organizzavano gli edifici,si ritrovano in alcune fabbriche. Il recinto dei campi, delimitato da muri perimetrali, influenzal’aspetto delle facciate delle industrie, nelle quali la cortina èquasi sempre continua.

Oltre al rispetto dei tracciati, il ricordo della campagnadiventa lo spunto per alcune “invenzioni”. Qualche volta imuretti di cinta, i pezzi di prato, gli alberi da frutta che sipossono vedere nella zona non hanno riscontro dipreesistenza.

Industria e residenzaSpesso l’industria ha ripreso i caratteri architettonici dellaresidenza, sia per la prossimità fisica, sia per il fatto che lenorme edilizie, per esempio distanze e allineamenti, sonocomuni. Le modalità di relazione tra gli spazi per l’industriae quelli per abitare evidenziano questa caratteristica:officine ed attività artigianali nei piani terra delle case,capannoni nei cortili. Ma anche le tipologie e i materiali diventano oggetto di“contaminazione” tra casa e fabbrica. A volte l’edificioindustriale è costituito da corti delimitate da blocchi ediliziche assomigliano a edifici residenziali. In altri casi, in un contesto caratterizzato da residenze,incontriamo oggetti del periodo industriale: serbatoi inferro, cisterne in cemento armato, ciminiere, pontimetallici.

La dismissioneA partire dalla fine degli anni sessanta, in relazione alletrasformazioni del sistema produttivo ed in particolare dopole crisi energetiche, le fabbriche vengono dismesse lasciandoimmensi padiglioni e cortili. Il processo comincia con lo smembramento dell’Ansaldo e iltrasferimento di parte delle produzioni in altre sedi(carpenterie a Sesto San Giovanni, motori a Monfalcone eGenova). In pochi anni, molte altre industrie lasciano questazona: le aree fino ad allora occupate restano libere, in attesadi nuove destinazioni.

CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA

Il periodo delle industrie

Il complesso della Società Umanitaria in via Solari Case di ringhiera in via Tortona

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I grandi progettiCon il 1990, il Comune di Milano acquisisce il complessodell’Ansaldo, avviando un processo di riqualificazione perdare nuova vita all’ex stabilimento industriale, che oggiospita il palcoscenico prove e i laboratori del Teatro alla Scalain attesa dell’attuazione dei progetti già approvati.Ma è soprattutto nella seconda parte degli anni novanta chel’imprenditore Alessandro Cajrati Crivelli con creatività epassione propone, per un possibile nuovo futuro di questazona, il modello di “mix culturale” con attività di respirointernazionale legate all’immagine, all’arte, al design, allacomunicazione, alla moda collocate e riunite in modo anchesinergico nelle ex industrie.In questa linea, il primo consistente intervento a partire dal1996 è quello sull’area di via Savona 97 dove, in una fabbricadismessa, oltre alla Domus Academy, si insediano studi didesigner, di artisti e pubblicitari italiani e stranieri: ciò avviaun processo che vedrà la nascita di altre attività creative e di formazione nella zona (Fashion Image, Universitàdell’Immagine, Istituto Italiano di Fotografia, Accademia dellaComunicazione). In questo periodo dalle evoluzioni di Superstudio nasconoSuperstudio 13 e Industria, nei locali di uno stabilimento perla preparazione di vernici, e ancora Superstudio Più, in unaparte della General Electric; nel 2001 Armani colloca una suasede e il nuovo Teatro nell’edificio Nestlé; nell’area ex RivaCalzoni si insediano, tra gli altri, la Fondazione ArnaldoPomodoro, la società Fabbrica dei Giardini e Tod’s.In zona arrivano anche altre firme di primo piano: Esprit,Kenzo, Zegna, Hugo Boss, Gas, Stefano Giovannoni.Alcuni dei progetti per la riqualificazione dell’area portano lafirma di architetti di grande fama: Tadao Ando, DavidChipperfield, Antonio Citterio, Mario Cucinella.

Il recupero “creativo”Un intervento che può essere considerato come l’avvio diuna nuova fase è Superstudio, realizzato da Flavio Lucchini eFabrizio Ferri nel 1983 nelle rimesse delle locomotive dellastazione di Porta Genova e in una fabbrica di biciclette perdiventare un complesso, oggi noto a livello internazionale, dispazi dedicati alla fotografia di moda.Dopo due anni, nel 1985, Carlo Orsi, noto fotografo, apre ilsuo atelier in via Tortona nell’area occupata precedentementeda un sistema di officine che conserva ancora oggi una forteintegrità, con un originale mix di funzioni legate all’economiadell’immagine e alla produzione artigianale.Nello stesso anno Luciano Formica trasforma parte dellaBisleri, tra le vie Savona e Solari, ricavandone i suoilaboratori di restauro. Nel 1987 Giovanni Gastel, altro esponente di livellointernazionale della fotografia di moda, sposta il suo studioda via degli Olivetani in via Tortona, convertendo un depositodi imballaggi in uno spazio di straordinaria bellezza. Nel 1988, sempre nella Bisleri, la famiglia Brancatotrasferisce la sartoria teatrale che continua ancora oggi la suaattività.

Nel 1991 Pinin Brambilla Barcilon, che ha curato il restaurodell’Ultima Cena di Leonardo e di parte della Cappella degliScrovegni, e di altre numerose e importanti opere d’arte,colloca i suoi laboratori negli ambienti di un’ex officinameccanica, in via Savona.Intorno a queste “eccellenze” numerosi giovani artisti siinsediano nei vecchi spazi industriali, realizzando atelierintorno ai cortili dismessi che diventano nuovi recintitematici. Intanto, durante le belle giornate primaverili, gli abitantisistemano le sedie sui balconi, per godersi il passaggio dellemodelle che cominciano a frequentare la zona.

CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA

La riqualificazione urbana

Gli spazi di Stefano Giovannoni in via Solari, nell’ex Riva Calzoni

Gli studi fotografici di Giovanni Gastel (foto studio Sancassani)

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L’attività editorialeDurante gli stessi anni, quest’area diventa anche luogoprivilegiato per la descrizione delle trasformazionimetropolitane, proprio per la sua eccezionale vitalità. Infattinel 1997, Carlo Orsi, con Guido Vergani ed Emilio Tadini,utilizza gli spazi del suo laboratorio per la creazione di “Cit-tà”, straordinaria rivista fotografica che “semplicementeracconterà Milano, guardandola dalla prospettiva di chi lavive, amandola”. L’esperienza termina nel 2001, ma nello stesso anno vienefondata la rivista “Urban” che, dalla redazione affacciata suibinari di Porta Genova, propone “istruzioni per l’uso, unaguida per Milano, Roma, Bologna e Torino”, con l’obiettivo didescrivere “la città come non l’avete mai vista”.

La nuova identitàLa legittimazione della nuova identità della zona è legataanche alla effervescente attività di molti piccoli operatori chehanno creato una fitta rete di sinergie: 55 atelier di fotografia,16 di design, 11 di moda; 27 studi per web e multimedia, 19per editoria e TV; 31 centri di ricerca collegati alle attivitàprecedenti e anche un teatro di sperimentazione, il TeatroLibero di via Savona, che si colloca in modo assolutamentecreativo all’ultimo piano dell’edificio di via Savona 10. Inquesto stesso palazzo trova sede fin dal 1980 la Scuola delFumetto di Milano, la prima in Italia a formare questo nuovotipo di disegnatori, che collabora con Disney, Bonelli e StarComics.

Il futuro dell’areaLe mutate esigenze infrastrutturali, il nuovo caricoambientale e sociale, il carattere trendy della zonacomportano sempre di più nuove attenzioni da parte deiprivati e dell’amministrazione pubblica. In particolare la ferrovia, che ha prodotto inizialmente losviluppo urbano dell’area, è diventata successivamente una“barriera” tra l’area e la città, anche con la formazione di zonedi degrado. Per questo motivo, un progetto di grandesignificato sarà la dismissione del tratto di linea Vigevano-Mortara fino alla Circonvallazione e il raddoppio dei binari neltratto successivo. L’intervento prevede la trasformazionedella stazione di San Cristoforo in nodo di interscambio tra itreni locali e la metropolitana, che diventerà vero punto dipartenza e di arrivo per quest’area urbana. Per questo motivonel 1999 il Comune ha bandito un concorso di progettazione- nell’ambito dell’iniziativa “Cinque Piazze per Milano” - cheha già consentito la riqualificazione di piazza Tirana, intornoalla stazione di San Cristoforo. La dismissione del tracciatoferroviario lascerà un’ampia area libera, affacciata sulNaviglio, che diventerà un parco urbano di grande valoreambientale, con la stazione di Porta Genova che assumerà ilruolo di “porta” tra il parco e la città. La trasformazione dell’area ha assunto una nuovadimensione, interessando anche altri spazi al di fuoridell’area; in particolare, dall’altra parte del Navigliol’insediamento Richard Ginori viene “ripensato” seguendo lenuove tendenze, ma con un programma più maturo eorganico rispetto al carattere quasi “pionieristico” di alcunedelle esperienze precedenti.Interventi di grande significato riguardano la riqualificazionedella Riva Calzoni e della General Electric, con nuovi spaziper la creatività; il recupero del vecchio palazzo delle Poste;residenze e spazi verdi nell’ambito di iniziative congiunte trapubblico e privato.

La riqualificazione urbana

Il primo numero della rivista “Città”

La riqualificazione dello scalo di Porta Genova è strategica per creare unagreenway lungo il Naviglio e ricucire il sistema di spazi pubblici e a verde(Urban Design Workshop organizzato dal Politecnico di Milano e da RPA diNew York, G. Fossa, R. Lane, D. Palazzo, R. Pirani, “Transforming thePlaces of Production”, Olivares, Milano, 2002)

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giovane e brillante fotografo collaboratore delle testate diLucchini, oggi tra i più famosi al mondo, si associò all’idea,e insieme decisero di tentare l’avventura di Superstudio.

“La nostra ambizione fu quella di creare un centro diattrazione per i grandi fotografi stranieri richiesti dalle testateitaliane e di formazione per i giovani fotografi italiani chegravitavano attorno a Milano. Non esitammo a investire tuttii nostri risparmi e a impegnarci anche oltre le nostrepossibilità, perché credevamo in questo progetto che potevaservire a rendere Milano un po' più internazionale”

Flavio Lucchini

Il primo Superstudio di Lucchini e Ferri aprì nell’83nell’ampia area dei capannoni compresi tra il numero civico7 e il numero 13 di via Forcella angolo con via Tortona.Divenne presto punto di incontro, di confronto e di scambio,dove redazioni e fotografi di Paesi e testate diversecondividevano esperienze e informazioni.Nell’87 al primo nucleo di via Forcella si aggiunse la contiguaarea dell’ex industria chimica Barattini, che successivamenteviene mantenuta solo in parte per le attività di Superstudio.Nel ’90 i due soci sciolsero la prima società e si suddivisero glispazi creando due gruppi indipendenti, Superstudio 13, diLucchini e Borioli e Industria Superstudio, di Ferri. Oggi nella grande area del primo Superstudio troviamoquindi gli studi fotografici di Superstudio 13 e IndustriaSuperstudio, che continuano a convivere uno a fiancoall’altro, e una serie di attività accessorie che completanol’offerta di servizi: studi di produzione, grafica, laboratori discenografia e fondali, ritocco digitale, sviluppo, scuole diformazione per fotografi e professionisti dell’immagine,produzioni e post-produzioni televisive, agenzie di modelle,scuole per fashion-editor, producer, modelle, show-room.

La storiaIl ricordo degli abitanti più anziani della piccola via Forcellaparla di una fabbrica di biciclette per l’esercito durante ilperiodo della prima guerra mondiale, attività che continuò peruso civile negli anni seguenti, nei capannoni al numero 13.Fino agli anni cinquanta i capannoni furono poi utilizzati perla produzione di macchinari e componenti elettriche dellaCGE – General Electric, come per altri immobili della zona.Negli anni sessanta, molti degli edifici del complesso furonoutilizzati come deposito e vendita all’ingrosso di frutta secca.Negli anni settanta i locali vennero suddivisi in spazi piùpiccoli e affittati a vari artigiani che erano di supporto alleattività industriali e agli abitanti del quartiere: fabbro,falegname, bilanciaio, meccanico, tornitore, stampatore,piccole imprese di costruzioni.All’inizio degli anni ottanta, con l’allontanarsi delle attivitàindustriali dalle zone ormai divenute semicentrali, icapannoni furono messi in vendita: alcuni furono acquistatidagli stessi artigiani che li occupavano, altri attendevanonuovi acquirenti e nuove destinazioni.Flavio Lucchini, editore e art director, che aveva già creato lepiù importanti riviste di moda italiane (Amica, Vogue,L’Uomo Vogue, Donna, Moda) lasciando nel ’79 la direzionedella Condé Nast, aveva trovato la sede della sua nuova casaeditrice Edimoda in una ex-fabbrica di lampadari, pocolontano, in piazza Sant’Eusebio. Fino a quel momento, iservizi fotografici di moda venivano realizzati in esterni.Lucchini basava invece l’immagine delle sue testate sugliabiti fotografati in studio, come fossero pezzi di design.Creando uno stile - presto copiato da molti – aveva anchecreato l’esigenza di studi adatti, con ogni genere di luci epossibilità: i capannoni di via Forcella ampi, alti, articolati,indipendenti, sembrarono il posto ideale. Fabrizio Ferri, allora

DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE

Superstudio

Lo studio “day-light” di Industria Superstudio

Page 11: Associazione Interessi Metropolitani Associazione Interessi ......La chiesa di S. Cristoforo, costruita nel XII secolo, dava il nome a una parte dell’area. Poi, attraverso un complesso

Superstudio 13L’universo Superstudio 13 si scopre entrando dal cancello al13 di via Forcella, su una corte animata da “botteghe” doveal posto degli artigiani di un tempo ora troviamo laboratorilegati all’immagine e ad altre attività sinergiche.Diversi architetti hanno lavorato alla riqualificazione: PaoloGarretti, Giorgio Longoni, Antonio Citterio, con progettiflessibili e in divenire.La ristrutturazione ha cercato di mantenere il carattereoriginario degli edifici, con le strutture in ferro, i lucernari, ipavimenti in cemento grigio, dotando gli spazi di servizi adaltissima tecnologia. Si entra da una ampia hall foderata inacciaio da cui si snodano le varie sale. In particolare, gli studifotografici sono spazi dalle caratteristiche e dimensionimolto diverse. Si va dagli studi day-light con luce naturalemodulabile, ai cyclo con fondali in curva, ai limbo, agli studicon pareti elettriche a scomparsa che permettono dimodulare lo spazio fino a raggiungere un’unica superficie dicirca 1000 mq. Spazi tecnologici, perfettamente attrezzati, indipendenti,forniti con attrezzatura di base, muniti di carro ponte, conpossibilità di drive-in.Altezze, dimensioni e servizi rendono gli spazi ideali per ogniesigenza di ripresa fotografica e televisiva, moda,arredamento, auto, pubblicità, cataloghi, redazionali, video,spot, televisione. Questi studi sono spesso utilizzati ancheper presentazioni, sfilate, eventi, mostre per le griffe dimaggiore prestigio. Diverse società ubicate all’interno offrono servizi diproduzione e post-produzione, corsi e stage di fotografia,modeling, giornalismo di moda e comunicazione. Esisteanche una falegnameria, nella quale vengono realizzati ifondali e le scenografie per le rappresentazioni e gli eventi.

Nella stessa corte di Superstudio 13 inizia IndustriaSuperstudio, il regno di Fabrizio Ferri, creatore del ritratto dimoda, cioè un modo particolare di liberare la modella dallasovrastruttura dell’abito per metterne a nudo l’anima.Industria è un sistema di studi fotografici, tra i quali lo spazioday-light più grande d’Europa e attività complementari, comeIndustria Digital e Industria Musica. Uscendo da via Forcella e percorrendo via Bugatti siritrovano, in una parte degli ex spazi Barattini, la FondazioneIndustria onlus, l’Università dell’Immagine e, in fondo allastrada, il ristorante Industria. L’Università dell’Immagine si propone di formare fotografi,tecnici del suono, art director, product manager, fashionstylist, photo editor, attraverso la sinergia dei cinque sensi,partendo dal sesto senso, inteso come la percezione delnostro corpo e di noi stessi. Perché come Fabrizio Ferriafferma “l’immagine è armonia definita dal lavoro integratodei sensi”.Ferri ha creato un gemello di Industria Superstudio a NewYork, ricavandolo anche qui in uno spazio industrialedismesso, i 5.000 mq dell’ex garage della Rolls Royce nelWest Village.

Il Ristorante Industria

Industria Superstudio

Sala prove, spazi Industria

L’ingresso dal cortile di Superstudio 13

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Affacciata sulla via Bugatti, al civico 7, l’industria chimicaBarattini & C. Spa produceva impianti e prodotti galvanici,dal 1923. L’attività industriale venne dismessa nella metàdegli anni ottanta. La fabbrica è stata poi oggetto di unprogetto di riqualificazione di grande accuratezza. Inparticolare, il recupero della corte e degli spazi attornosono stati curati da Achille Balossi Restelli con laconsulenza artistica di Luigi Caccia Dominioni. L’interventoha conservato i caratteri industriali, mantenendo lemurature a vista, le arcate di mattoni pieni, i grandifinestroni con vetrate a quadri, le colonne di ghisa e letravature metalliche. Il carattere di archeologia industriale èimpreziosito dall’utilizzo della pietra lavagna e legno dimerbao, wengè e iroko, per i rivestimenti. Di grandeinteresse il recupero di elementi funzionali provenientidalla destinazione originaria dell’edificio: le vecchie cisternesono diventate oggetti di arredo nel cortile, il montacarichiviene utilizzato come ascensore, gli armadietti degli operaisono usati negli spogliatoi della palestra, il carro ponte èancora appeso al soffitto degli attuali uffici.Nel maggio 2003 è stato inaugurato, in questi suggestivispazi, il “Caroli Village” che appartiene alla catena CaroliHealth Club. Il centro comprende una palestra che proponemetodi fra i più innovativi per il benessere integrale; nellacorte, un bar-ristorante offre lunch speciali per gli utenti delcentro e anche per il pubblico esterno. Completa la corteuna elegante sala per eventi con pilastri in ghisa.

Il complesso “Forcella 5” ospitava originariamente unafabbrica per la torrefazione di caffè. Nel 1986 questi spazi furono acquisiti da Esprit, compagniacaliforniana di moda, per l’insediamento dei proprishowroom e degli uffici principali. Esprit affidò lariqualificazione dell’area ad Antonio Citterio. Dal 1993 il complesso ospita le sedi di alcune aziende, trale quali l’head office e lo show room di Ermenegildo Zegna,che ha rispettato in maniera integrale il progetto di Citterio.Il complesso comprende un gruppo di edifici per unasuperficie di oltre 2.000 mq, con una ridotta presenzalungo la strada, distribuiti lungo un asse quasi parallelo allaferrovia. Il nuovo sistema è strutturato intorno a due corti interne,con prati e alberi. La prima, più vicina alla strada, èdelimitata dai due edifici principali, ha una formarettangolare allungata e può essere anche coperta. Laseconda, a sud, ha una forma irregolare ed è più informale.La distribuzione interna è caratterizzata da percorsiorizzontali e verticali molto articolati, rampe e passerelle dicollegamento. L’immagine complessiva è di grande forza: la facciata su viaForcella è in cemento, con una enorme porta di ingressocompletamente vetrata; la vecchia ciminiera evidenzial’antica funzione industriale; gli spazi di connessione sonocaratterizzati da cemento a vista, ferro, vetro; all’interno gliambienti sono chiari e arricchiti dalla presenza del legno.

Ex Barattini - Caroli Village Forcella 5 con Spazio Zegna

Il bar del “Caroli Village” nella corte dell’ex fabbrica Barattini La corte principale dello Spazio Zegna (foto Alejandro Lora)

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La storiaNell’ex fabbrica Bisleri, tra Solari e Savona, veniva prodottoil celebre liquore Ferro China, inventato da Felice Bisleri, cheha anche reso famose le acque di Nocera Umbra, il cuimarchio, assieme a quello del liquore, è stato poi trasferitoanche in India. Infatti, sia le facciate esterne sia le cortiinterne ricordano in maniera evidente un insediamentoabitativo. Dopo la dismissione, la fabbrica di uno dei primiindustriali italiani a intuire il potere della pubblicità – leréclames sulle riviste, sui tram, l’importanza del logo, unleone - è diventata sede di attività creative: dallo StudioRestauri Formica, alla sartoria teatrale Brancato, alla DDBCommunication, appunto famosa agenzia di pubblicità.

Studio Restauri FormicaNel 1985 Luciano Formica ha trasformato una parte della exfabbrica Bisleri realizzandovi i suoi modernissimi laboratoridi restauro. Da qui con la sua équipe ha curato, tra gli altri,gli interventi di restauro dell’Arco di Trionfo a Parigi, dell’alaRichelieu del Museo del Louvre, del Dôme des Invalides,sempre a Parigi; delle colonne di San Lorenzo, della CappellaPortinari di Sant’Eustorgio, dell’Arco della Pace, dei Palazzidell’ Arengario, dei chiostri dell’Università Statale, a Milano. Il laboratorio Formica si occupa, ormai da tempo, anche delrestauro di opere di arte contemporanea, provenienti dacollezioni italiane, europee, americane.

Sartoria BrancatoNata artisticamente nel 1962 con Paolo Grassi e GiorgioStrehler al Piccolo di Milano, Eufemia Borraccia Brancato ha creato una rinomata sartoriaartigianale. Nel 1985, il laboratorio,prima in via Ariberto, venne trasferitonella ex Bisleri. La sartoria Brancato èspecializzata nella realizzazione dicostumi per il teatro di prosa, l'opera, ilballetto, il musical. Oggi la sartoriacontinua a realizzare gli abiti di scenaper le rappresentazioni più significativedi teatri di tutto il mondo.

La storiaI primi documenti per la ricostruzione della storia dell’edificiosu via Tortona che ospita Magna Pars risalgono al 1936quando il palazzo era di proprietà della CompagniaContinentale di Sellerie Ciclistiche ed Affini SCEA. Durante ibombardamenti del 1945 una parte dell’edificio vienenotevolmente danneggiata, ma immediatamente doporecuperata. Negli anni settanta, l’edificio diventa sede della Marvin,società farmaceutica e cosmetica, fondata da VincenzoMartone nel 1945. Nel 1975 Roberto Martone, che succedeal padre, fonda ICR Industrie Cosmetiche Riunite, societàleader nella creazione, produzione e commercializzazione dialta profumeria, legata a nomi importanti della moda italiana.

La nuova destinazioneNel 1987 ICR si trasferisce in una vasta area di Lodi perampliare la struttura e gli stabilimenti. Intuendo l’evoluzionedell’area di Porta Genova nei campi moda e design, si pensadi creare negli spazi della vecchia sede un centro di serviziper esposizioni e congressi. Per questo motivo nel 1991nasce il Centro Congressi Magna Pars. L’architetto LucianoColombo cura i lavori di ristrutturazione dell’edificio,mantenendo le caratteristiche della fabbrica industriale. Nel1992 viene conglobato e ristrutturato il palazzo attiguo di viaForcella 6.

Gli spaziDall’ingresso principale si accede alle sale attraverso duepercorsi distinti; una suggestiva passerella in cristallosospesa da cavi d’acciaio e un corridoio con pavimentazionein porfido. Le sale, ricavate dagli ex laboratori e magazzini dicosmetici ed alcolici, sono caratterizzate dalla varietà deimateriali (cristallo, acciaio, legno, marmo) e dalla versatilitàtecnologica ed impiantistica, che consente di ospitare ognitipo di evento.

Magna Pars Ex Bisleri

La passerella nell’atrio di Magna Pars La ciminiera interna dell’ex fabbrica Bisleri

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All’angolo tra Tortona e Bergognone, un complesso di quattroedifici, per complessivi 25.000 mq, occupato prece-dentemente dalle Poste Italiane, diventerà un nuovo polodirezionale. Hines, una delle più attive società di sviluppoimmobiliare di origine americana, ne ha acquisito la proprietànel settembre 2000 e ha indetto un concorso di progettazioneinternazionale ad inviti. Il bando di concorso prevedeva lariqualificazione dei quattro edifici, la trasformazione della cortein una nuova piazza pubblica, la realizzazione di un nuovoparcheggio sotterraneo.Il progetto vincitore, curato dallo studio Mario CucinellaArchitetti, conserva la maggior parte dei corpi di fabbricaesistenti, utilizza tecnologie avanzate, si propone l’obiettivo didare luogo a nuove immagini urbane di grande forza esignificato.L’edificio su via Bergognone avrà una facciata in vetrostrutturale, a doppia pelle, che garantirà elevate prestazioni,con significativi risparmi energetici. Il colore del vetro dellafacciata varierà a seconda dell’altezza e sarà movimentato dalleombre di alberi. Gli altri edifici del complesso sarannointonacati con colori diversi, nelle tonalità del rosso, dell’ocra,dell’arancio. La corte, ampia 3.000 mq, funzionerà sia per la distribuzioneverso gli edifici del complesso, sia per la creazione di nuoverelazioni sociali, in continuità con le strade circostanti. Perrestituire l’idea del luogo pubblico, si prevedono rivestimentisimili a quelli delle piazze milanesi e la piantumazione dialberi. La copertura della corte consentirà la creazione di un“giardino d’inverno”, con un microclima confortevole; sarà

realizzata mediante un sistema tensostrutturale con profilitubolari di acciaio su cui saranno fissate lastre di vetrosovrapposte.La connessione tra la corte e le strade avverrà attraverso duepiccoli ponti in ferro e vetro, posti al di sopra di vasche d’acqua,all’interno delle quali verranno immerse piante di bambù.Il progetto è basato sulla sostenibilità ambientale: durante lafase di cantiere è ridotto al minimo il trasporto a rifiuto deimateriali; saranno utilizzati componenti, materiali e impianti abasso impatto; parte dell’energia elettrica del complesso saràfornita da un impianto fotovoltaico installato in copertura.I lavori di riqualificazione del complesso hanno avuto inizionel giugno 2002 e saranno ultimati nel 2004.

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Ex complesso Pos te Italiane

Progetto per il nuovo “polo direzionale” nell’ex complesso Poste Italiane

La vecchia facciata dell’edificio delle Poste

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Lo spazio è stato inaugurato nel 2001, in un'area di circa12.000 metri quadrati dove si trovava un tempo il complessoNestlé, un insieme di costruzioni sorto nel dopoguerra,senza particolari elementi di qualità architettonica. L’ArmaniTeatro e gli spazi per l’incontro con il pubblico, per un totaledi 3.400 mq, sono stati curati dal celebre architettogiapponese Tadao Ando, mentre per gli spazi commerciali eper gli show room Giorgio Armani si è avvalso dei contributidi Michele De Lucchi e Giancarlo Ortelli.I “materiali” del progetto di Ando, cemento, acqua e lucesono stati utilizzati esclusivamente all’interno dell’originariascatola edilizia. Un corridoio lungo 100 metri, in leggerapendenza per accentuarne la lunghezza e ritmato da sottilicolonne quadrate, attraversa l'intera struttura e guida ilvisitatore in un emozionante percorso dentro l’edificio. Laluce sembra provenire direttamente dal muro, con unastriscia luminosa lungo le pareti a livello del pavimento eluci puntuali sulla sommità delle colonne. Sul fondo, ilcorridoio si apre nel foyer del teatro (460 mq) caratterizzatoda una vela di cemento, aerea e inclinata, che nasconde glispazi di servizio. I banchi della reception sono 3 monoliti di

vetro trasparente al cui interno una scatola rettangolare divetro acidato racchiude la struttura illuminante. L'interospazio può diventare teatro, sala conferenza, luogod'incontri. A lato della zona sfilate, un ambiente di 450 metriquadrati si apre su uno specchio d’acqua di 250 metriquadrati. I pavimenti sono in pietra serena e i soffitti a volta.Un lucernario al centro permette l’ingresso della lucenaturale.

“Ho voluto creare qualcosa che fosse il più semplicepossibile, ma con un valore che potesse durare nel tempo eho sempre ammirato lo spirito dell’architettura giapponese”

Giorgio Armani

“Spero che il Teatro rappresenti e stimoli nuovi pensieri ...proprio come fanno gli abiti ... che sono all’origine del teatrostesso ... Come la nuova architettura, inserita nel vecchioedificio porterà nuova vita alla fabbrica, mi auguro che ilprogetto porti nuove speranze ed energie alla grande ecreativa Milano”

Tadao Ando

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Teatro Armani

Il corridoio d’ingresso al Teatro, ritmato dai pilastri e dalle luci La “corte d’acqua”

Il foyer del Teatro

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DA BERGOGNONE A TROYA: EX GENERAL ELECTRIC

Superstudio PiùGeneral Electric: note storicheNel 1999 la General Electric ha completato unpesante piano di ristrutturazione interna, con iltrasferimento all’estero o fuori Milano delle attivitàlegate alla fabbricazione dei macchinari, che ancoraavvenivano nei capannoni tra il numero 27 e il 35 divia Tortona, su un’area complessiva di 17.000 metriquadrati.Il complesso presentava, oltre al primo e secondopiano di laboratori e uffici, la tipica struttura dellafabbrica: capannoni con tetti a shed appoggiati supilastri a 6 o 8 metri di distanza l’uno dall’altro.

Superstudio Più nacque quasi per caso, davanti a un cartelloche offriva una porzione di 13.000 metri quadrati della exindustria, ancora occupata dagli operai, cui non era ancorastata data una destinazione.

“Cercavamo spazi per un atelier d'arte e uno studio televisivoche completassero l’offerta di Superstudio 13. Davanti aduna superficie molto più grande decidemmo di creare uncentro polifunzionale a disposizione della città. Sembròallora di buon auspicio mantenere e “sfruttare” il nomeSuperstudio, con l’aggiunta di un “Più”- anche a rischio diqualche confusione - proprio per rafforzare il fatto cheun’intera parte della città aveva cambiato e stava cambiandofaccia grazie all’avventura dell’originario “Superstudio” di viaForcella, appena 200 metri più in là”.

Flavio Lucchini

I capannoni presentavano una struttura troppo rigida e fissaper l’ipotesi di creare spazi aperti adatti per ripresecinematografiche, studi televisivi, esposizioni, sfilate,convention, mostre d’arte, laboratori di teatro e danza. Laristrutturazione procedette per zone. Il primo intervento fu la demolizione del capannone centrale,per eliminare 24 pilastri e tetto a shed e sostituirli conquattro sottili colonne di ferro in grado di sostenere un tettopiano a 11 metri di altezza, creando una superficiesottostante di circa 2.000 mq senza altri sostegni, secondoun progetto di Giorgio Longoni.Poi fu la volta di uno spazio retrostante, adibito a magazzino,ricostruito su progetto dell’architetto Marco Sironi comeun’originale nuova palazzina dalla imponente vetrata, cheospita un ristorante e due sale dai pavimenti di legnogalleggiante utilizzate per laboratori di danza, musica, teatro.Infine toccò allo spazio a shed, dal caratteristico aspetto divecchia fabbrica, che fu oggetto di una ristrutturazioneradicale e un ampliamento che lo avrebbe trasformato in unedificio a due piani di vetro e acciaio ricostruito in soli tremesi grazie alle tecnologie più moderne. Sotto, un salone di

900 mq alto 6 metri, uno spazio espositivo per grandi opered’arte che difficilmente possono trovare ospitalità in gallerieo altri spazi privati; sopra due open space della stessasuperficie, completamente vetrati su tre lati. Oggi Superstudio Più, dopo tre anni, a ristrutturazione quasiultimata, offre 8.000 mq di spazi suddivisi in sette saleindipendenti ma collegabili tra loro: il nuovo Art Point,l’immenso CentralPoint, e poi Gallery, Loft, Day-Light,Lounge, Dance, oltre al bar e ristorante “Dada Cafè”, con ungrande giardino che ospita le imponenti sculture in ferro eacciaio di Flavio Lucchini.Inoltre, all’interno del recinto, esistono 5.000 mq utilizzati daaltri gruppi legati al mondo della creatività e dell’innovazione,come La Perla, Videogang, FashionTv, Areart, il freemagazineUrban, DRepubblica, HiCommunication, MilfDeZign, chespesso lavorano in collaborazione con Superstudio Più.

La Sala danza di Superstudio Più

Gli spazi aperti, con le sculture di Lucchini

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La parte di area ex Generale Electric che si affaccia al civico35 è stata sottoposta a notevoli trasformazioni nel corsodegli ultimi anni dove si era insediato un gruppo americanoche ha realizzato una tele-house e un data-center. Ciò avevagenerato una trasformazione sostanziale degli originaricapannoni: i grandi ambienti, riservati in origine aimovimenti del carroponte e quindi molto alti, sono stati divisiin altezza per ricavare più piani; le finestre e i lucernari sonostati tamponati per favorire la climatizzazione artificiale e ilpassaggio delle fibre ottiche; l’esterno ha assunto il profiloanonimo dell’edilizia di servizio. Oggi questi spazi stanno per vivere una nuova tra-sformazione, per essere utilizzati come luoghi della moda,dell’arte e del design, secondo un progetto curato dagliarchitetti Rodolfo Dordoni con Alessandro Acerbi.L’intervento, in una prima fase, riguarderà il recupero di unedificio di circa 4.000 mq, contraddistinto da una sequenzadi tre navate, coperte da shed e grandi lucernari sostenuti dacapriate in cemento. La zona centrale del capannone, una volta svuotata e apertaverso l’esterno, si trasformerà in una corte coperta su cuiaffacceranno le nuove unità. La distribuzione interna degli spazi, caratterizzata da grandeflessibilità, avverrà attraverso telai di metallo con rivestimentiin vetro. Un ponte di legno e una grande vasca d’acqua alcentro connoteranno lo spazio comune rimarcando i percorsiinterni.Una seconda fase, in via di definizione, prevede unsignificativo intervento in uno spazio di 10.000 mq, conl’insediamento di una “eccellenza” legata al mondo deldesign.

All’interno dell’area occupata dalla General Electric si eraformato un “recinto” di attività indipendenti con artigiani cherealizzavano lavorazioni specifiche per conto dell’Ansaldo.Con la dismissione delle industrie e con la definizione dellanuova vocazione del quartiere, anche questi artigiani si sonospostati in altri luoghi, liberando gli spazi poi trasformati inlaboratori specializzati in attività collegate alla nuova vita delquartiere.Il complesso di Tortona 31, riqualificato a partire dal 1984con l’insediamento del laboratorio di fotografia di moda diCarlo Orsi, ospita numerose altre attività collegate al mondodella creatività.Emporio 31, primo outlet di design in Italia, fondato nel1998, è collocato in un padiglione su tre livelli, che inglobauna vecchia ciminiera e conserva alcuni elementi come ilcarroponte e le ringhiere in cavi d'acciaio. Dopo Milano,Emporio 31 ha aperto altri tre outlet in Italia, a Bari, Cecina ePescara, sempre in fabbriche dismesse.Rumblefish, nata più di 10 anni fa in via Forcella 13 e dal2002 in via Tortona 31, situata nell’edificio decò sul frontestradale, è una società di pre / post-produzionecinematografica, pubblicitaria e televisiva tra le piùimportanti del settore. Rumblefish può gestire progetticinematografici, pubblicitari e televisivi attraverso uncompleto processo di post-produzione digitale checomprende: telecinema, film scanning, color correction, filmrecording. Ma il recinto di Tortona 31 ospita ancora una solidarappresentanza del mondo artigianale, carrozzieri, fiorai,fabbri, con un originale mix di funzioni legate all’economiadell’immagine e alla produzione artigianale.

L’edificio che ospita la sede di Rumblefish in via Tortona 31 Il sistema di copertura a travi reticolari nella ex fabbrica di via Tortona 35

Tortona 31 Tortona 35

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Il concorso per la nuova destinazionePer la riqualificazione del complesso ex Ansaldo, nel 1999 ilComune ha bandito il primo concorso internazionale diprogettazione in area milanese, con un’iniziativa moltoambiziosa: la realizzazione della “Città delle Culture”. Il temadella riqualificazione urbana con la creazione di nuove emoderne sedi museali sta interessando molte città europee:basti pensare al rinnovamento dell’Isola dei Musei a Berlinoe del Beaubourg a Parigi o alla nuova Tate Gallery a Londra.In linea con questa tendenza, il concorso, promossodall’Assessore alla Cultura Salvatore Carrubba e dall’alloraAssessore allo Sviluppo del Territorio Maurizio Lupi,prevedeva l’insediamento di due musei: il primo sarà ilCentro delle Culture Extraeuropee che raccoglierà lecollezioni di opere provenienti dal Medio ed Estremo Oriente,dall’America del Sud, dall’Africa occidentale e centrale, oggial Castello Sforzesco e attualmente non visibili per mancanzadi spazio; l’altra istituzione culturale sarà il MuseoArcheologico di Milano in un rinnovato allestimento che tieneconto delle più aggiornate necessità didattiche e che ospiteràil Museo Egizio e le altre collezioni delle antiche civiltàmediterranee. La Città delle Culture accoglierà inoltre il CASVA, Centro diAlti Studi sulle Arti Visive, che nasce con l’obiettivo didiventare il cuore dell’informazione artistica per l’areatransalpina, e riunificherà tutte le biblioteche e fototeched’arte della città con 500.000 volumi.La giuria del concorso con Gillo Dorfles come presidente,comprendeva Alberto Alessi, Ermanno Arslan, Dieter Bogner,François Burkhardt, Gianpaolo Fabris, Jean Hubert Martin,Luigi Mazza, Enric Miralles, Luigi M. Mirizzi, AlessandraMottola Molfino, Christian Saglio.Il concorso ha visto impegnati i massimi progettisti a livellointernazionale, con la presentazione di proposte digrandissima qualità (vedi box).

DA BERGOGNONE A TROYA: EX ANSALDO

Città delle CultureAnsaldo: note storicheL’impianto originario del complesso industrialeAnsaldo di 70.000 mq tra le vie Bergognone, Tortonae Stendhal è riconducibile al 1904, con l’impresaZust, poi la AEG, poi la Galileo Ferraris. Negli annisessanta si insedia l’Ansaldo per la produzione dilocomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie.L’area dello stabilimento venne acquistata dalComune di Milano nel 1990 con il vincolo di utilizzoa servizi culturali. A scala urbana si poneva l’obiettivodi creare un polo alternativo al centro, in una zonapoco dotata di servizi pubblici, ma ricca di unpatrimonio di aree industriali dismesse e, quindi,possibili siti di riqualificazione.Il complesso è caratterizzato dalla lunghissima edintatta cortina continua che perimetra l’isolato lungovia Tortona e fa da recinto al composito edificatointerno al lotto. I fabbricati sono databili a differentiepoche. I corpi di cortina, fin dall’origine destinati alaboratori o uffici, sono stati sopraelevati da 3 a 4/5piani. Molti degli edifici del complesso danno lespalle allo spazio urbano circostante per organizzaregli spazi pubblici e privati verso l’interno. Tra i varicorpi di fabbrica, si distinguono l’edificio 36,caratterizzato dalla cortina traforata con ferri leggerie da ampie finestrature, e l’edificio 16, vera “grandehalle” milanese.Il Comune ha concesso da tempo sette padiglioni delcomplesso ex Ansaldo al Teatro alla Scala che vi hacollocato il palcoscenico prove, i propri archivi con80.000 costumi di scena, la falegnameria, la mensa.

La facciata dell’Ansaldo tra Bergognone e Tortona Il ponte di collegamento tra Ansaldo e Nestlé

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Il progetto vincitore per la Città delle CultureIl progetto vincitore del concorso internazionale per lariqualificazione dell’ex complesso Ansaldo, elaborato daDavid Chipperfield Architects P+Arch, è basato sulprincipio del “minimo intervento”, con l’obiettivo dipreservare il carattere architettonico e la configurazioneurbana tipici dell’area. Sono previsti il restauro di alcuni corpi di fabbrica originarie la creazione di nuovi collegamenti verticali e orizzontali,strutturati intorno a un lungo colonnato interno continuoche parte dall’ingresso principale, a sud-est di viaBergognone. Il colonnato terminerà in un nuovo edificioche ospiterà il Centro delle Culture Extraeuropee. Questoedificio, che verrà realizzato nel punto più interno delcomplesso, costituirà il corpo principale dell’intervento diriqualificazione.

Il nuovo spazio, che creerà una corte dentro una corte,sarà di forma libera, senza spigoli, con facciate interneluminescenti, percorse da passerelle a differenti livelli. Lafacciata del Centro sarà arricchita da grandi immaginiserigrafate, che introducono e sintetizzano i contenuti delmuseo, con richiami alla cultura asiatica, africana,sudamericana. Gli spazi posti tra un edificio e l’altro entreranno a far partedi una sequenza di corti esterne e di passaggi in cui siformeranno intersezioni tra le nuove e le vecchie formearchitettoniche. Il Centro delle Culture Extraeuropee non sarà visibiledall’esterno, ma apparirà solo dopo avere percorso ilcolonnato: in questo modo Chipperfield dimostra granderispetto verso il contesto circostante, non introducendonuovi elementi “protagonisti” dello spazio urbano, econtemporaneamente crea sorpresa e visioni inaspettate aivisitatori.

Città delle Culture

I partecipanti al concorsoAl concorso hanno partecipato dieci raggrup-pamenti di progettisti: David Chipperfield e P+Arch;Guido Canali, Italo Lupi, Guido Martinotti ed Emi-lio Tadini; João Carrilho da Graça, AFA, ARUP, D. Commins, F.A.B. Pereira, G. Carrilho da Graça, L. Lomelino Fernandes; Antonio Citterio, CinoZucchi, Philippe Délis, Vignelli Associates, PietroClemente, Redesco, Ariatta; Zvi Hecker; FumihikoMaki + Maki Associates & Interstudio + FiorentinoArchitettura; Alessandro e Francesco Mendini,Arata Isozaki, Andrea Branzi e Studio Zini; BorisPodrecca; Marco Castelletti, Roberto Eleuteri;Clorindo Testa, J. Fontana, H. Rodriguo, J. J.Barros Tomé, E. Alvarez, G. Banchero, R. Grosso,E. Hendi, D. Miranda; Bruno Viganò, MBMArquitectes S.A. (Josep Martorell, Oriol Bohigas,David Mackay).

Schizzi del progetto vincitore

Hall principale del Centro delle Culture Extraeuropee nel progetto vincitore di David Chipperfield

Pianta di progetto del piano terreno

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Tod’sL’imprenditore della moda Diego della Valle – titolare del gruppoTod’s – ha in programma il trasferimento di tutti i marchi in unpadiglione ex Riva Calzoni ampio 10.000 mq. In questo spazioverranno organizzate altre nuove funzioni e attività, anche per idipendenti, tra cui un asilo per i bambini.

La Fondazione Arnaldo PomodoroNella parte più antica del complesso, quella prospiciente viaSolari, troverà nuova sede espositiva la Fondazione ArnaldoPomodoro. Un padiglione di circa 2.500 mq ospiterà laraccolta della Fondazione (circa cinquanta sculture tra le piùsignificative dell’opera del Maestro), esposta dal 1999 aQuinto Stampi (Rozzano) in via Adda 15. La collezioneesistente sarà arricchita di nuove sculture di Pomodoro e diopere dei maggiori artisti del secondo Novecento checompongono la collezione personale del Maestro: una vera epropria piccola galleria d’arte contemporanea per Milano.Il progetto, elaborato da Pierluigi Cerri con AlessandroColombo, rispetta la struttura industriale, caratterizzata dacoperture a shed e da leggere travi reticolari, alle quali fannoriscontro potenti pilastri metallici che reggevano all’epoca icarroponti. Un’ampia vetrata costituirà il nuovo ingresso suvia Solari, dal quale si accederà alla libreria, all’archivio, allabiblioteca. Proseguendo all’interno dell’edificio si entrerànell’ambiente principale, un grande spazio a navatacaratterizzato da una leggerissima struttura in acciaio, alta 15metri, e da un fronte scandito da ampie vetrate. Sistemi di

passerelle poste a differenti altezze e terrazze mobili lungotutta la navata permetteranno la realizzazione di diversiallestimenti, secondo cicli o contenuti tematici particolari,offrendo anche la possibilità di accostarsi alle opere dadifferenti angolazioni. È prevista una caffetteria, incomunicazione con il sistema di passerelle, sopra la zonaingresso. Una grande cavità, vecchia fondazione di unapressa, diventerà sala di incontro per conferenze e piccolispettacoli; altri basamenti che ospitavano i grandi macchinaridelle acciaierie saranno utilizzati per la collocazione delleopere d’arte. L’edificio, che fino a pochi anni fa era adibitoalla costruzione di enormi turbine, diventerà strutturamuseale e laboratorio per l’arte in piena continuità edomogeneità spaziale e di utilizzo.

La Fondazione Arnaldo Pomodoro è stata istituita nel 1995per volere di Arnaldo Pomodoro, che ne è il Presidente ed haottenuto riconoscimento giuridico nel 1997 dal Ministero deiBeni Culturali. Garantisce l’informazione e catalogazionedelle opere del Maestro; promuove studi dell’arte delNovecento in Italia e pubblicazioni di riviste e libri; organizzamostre e convegni; istituisce un premio per i giovani artisti.

DA BERGOGNONE A TROYA: EX RIVA CALZONI

Fondazione Arnaldo PomodoroEx Riva Calzoni: note storicheLe ex acciaierie Riva Calzoni occupano un ampioisolato di 40.000 mq tra via Solari e via Savona. Inquesta fabbrica venivano realizzate, a partire dal1926, le turbine idrauliche del gruppo industriale,nato tre anni prima, che realizzò tra l’altro gli impiantiper le cascate del Niagara. Il complesso costituisceun esempio molto interessante di archeologiaindustriale, con la lunga cortina in mattoni su viaSolari e le grandi finestre ad arco ribassato.Il complesso è stato acquisito alla fine del ’99 e suquest’area viene riproposto con successo il modellodi aggregazione di soggetti del più qualificato mondoculturale-creativo: dal Museo-Fondazione di ArnaldoPomodoro, al nuovo spazio del gruppo Tod’s, allaC.P. Company con altri esponenti del settore moda.Durante il periodo di trasformazione dell’area neipadiglioni ex industriali vengono ospitate sfilate dimoda ed eventi legati al Salone Internazionale delMobile.

Il “Grande disco” di Arnaldo Pomodoro in piazza Meda a Milano

Gli spazi della futura sede della Fondazione

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L’ex mensa delle acciaierie Riva Calzoni è la nuova sededegli uffici e dello showroom Sportswear Company, titolaredei due marchi di abbigliamento informale C.P.Company eStone Island.Il progetto di riqualificazione, elaborato dallo studio diarchitettura Cosmelli-Braghieri-Doerrie, ha previsto lademolizione dei vecchi capannoni e la nuova costruzione diun edificio a quattro campate che riproduce il profilo diquello storico.Il carattere industriale è sottolineato dal ritmo regolare deivolumi, dall’assenza di ornamenti, dall’uso di alluminiogrezzo in copertura, da serramenti in acciaio e dal cementoa vista delle facciate. Grandi parallelepipedi vetrati all’apicedei pilastri, illuminati durante le ore serali, rendono la sedeSPW ben riconoscibile nel vasto complesso. Tutti gli elementi di arredo sono mobili per dare la massimalibertà alle installazioni sempre nuove che SportswearCompany impiega nel presentare le sue collezioni e pereventi in sintonia con le sue due grandi passioni: la ricercae la sperimentazione. Sportswear Company, infatti, è un’azienda laboratorio checonduce un’indagine senza limiti in ogni angolo del mondoe in ogni settore. Il suo prodotto si può definire di ricercaavanzata; è per questo motivo che all’interno di questi spazivengono ospitate iniziative non strettamente legate allamoda ma in sintonia con uno spirito d’avanguardia eanticonformista, come mostre fotografiche, presentazionidi novità editoriali e di design ecc.

Tra l’Ottocento e il Novecento, la porzione del complesso exRiva Calzoni all’angolo tra via Bergognone e via Savona erapresumibilmente un’osteria fuori porta con giardinetto nelretro. In seguito, è stata trasformata in laboratorio di vernici esuccessivamente in magazzino della Riva Calzoni, fino alladismissione. L’edificio è di forma pulita ed estremamentesemplice, con archi abbozzati sulle due facciate.Nel 2000, la società Fabbrica dei Giardini ha avviato latrasformazione dell’edificio per farne un punto diriferimento nella progettazione e nell’arredo di spazi verdi. Il piano terra è stato convertito in uno show-room perarredi, complementi e decori (Compagnia dei Giardini) conun ampio giardino espositivo. Al primo piano lo studio diprogettazione paesaggistica AG&P (Architettura deiGiardini e del Paesaggio) che ha curato la riqualificazionecomplessiva.L’edificio è stato integrato da due brevi corpi laterali perottenere una corte, con numerosi richiami alla fabbrica:porticato con colonne di ghisa; una pavimentazione incemento nel giardino a forma di “ruota dentata/ingra-naggio” nella quale sono inseriti, come bassorilievi, vecchistrumenti di lavoro arrugginiti, dadi, bulloni, ecc.Un chiaro richiamo al mondo dei giardini del Novecento èinvece nel disegno classico del verde, sottolineato da siepidi bosso, stemperato da vegetazione rigogliosa, limoni,glicini, rose, vite del Canada. I differenti allestimenti creano scenografie verdi semprediverse.L’orologio da campanile circondato dal verde sullafacciata, con la scritta “Fabbrica dei Giardini”, è un segnodistintivo ed evocativo di ciò che succede in quest’angolodi Milano.

La sede SPW in Riva Calzoni La corte della Fabbrica dei Giardini, in una immagine notturna

SPW Company Fabbrica dei Giardini

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DA TROYA A BRUNELLESCHI

Savona 97Via Savona 97 rappresenta un esempio di come, purconservando la destinazione industriale, si possa dar vitaad un luogo dove l’impulso creativo può trovareespressione e rappresentanza dando vita ad un quartierenon solo trendy ma produttivo di nuove idee e attivitàinnovative, una sorta di villaggio che è una delle realtà piùinteressanti all’interno dell’area tra Solari e Navigli,promosso dal gruppo Cajrati Crivelli.Qui era attiva fino a metà degli anni novanta una fabbri-ca belga di strumenti di precisione, la SchlumbergerIndustries (25.000 mq) che a partire dalla fine 1996 vienetrasformata in un centro creativo che riunisce il mondo deldesign (Domus Academy e studi di designer come Meda,Rizzato, Dordoni, Sadler, Laviani, Raggi e Puppa ecc.), dellamoda (fotografi come Glaviano e Meneguzzo e impresecome White del designer inglese Neil Barret, MandarinaDuck, Cristiano Fissore ecc.), dell’arte (scultori e pittori) edella pubblicità (Brw che ha affidato allo studio Sottsass labella ristrutturazione della ex palazzina direzionale).

Domus AcademyDomus Academy, riconosciuta a livello internazionale comescuola post-universitaria e laboratorio di ricerca su creativitàindustriale e scenari dell’estetica e del consumo, è quiinsediata dal 1997. Nata nel 1983, come progetto aperto attorno all’esperienzadella moda e del design italiani, l’attività di Domus Academyè caratterizzata da team multidisciplinari, docenti e studentiprovenienti da tutto il mondo, vocazione alla ricerca. La scuola offre quattro master: Design, Fashion, InteractionDesign, Urban Management & City Design, oltre a numerosicorsi brevi.Il centro ricerche sviluppa ricerche e progetti per aziende difama mondiale, istituti di ricerca, associazioni pubbliche eprivate, amministrazioni locali.Nel 1995 Domus Academy ha ricevuto il Compasso d’Oro,uno dei riconoscimenti più importanti nel settore del design.

La facciata su via SavonaUno dei cortili interni del complesso Savona 97

Gli atelier nelle ex officine

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Il parco lineare Lungo via Savona, tra via Tolstoj e via Brunelleschi, verrannorealizzati due programmi integrati di intervento per lariqualificazione delle aree dismesse delle ex fabbriche Osrame Loro Parisini. Il sistema sarà costituito da nuove residenze,al posto dei padiglioni industriali, parcheggi, spazi per ilcommercio e il terziario e un parco pubblico. Quest’ultimoacquista un elevato valore ambientale e paesaggistico,soprattutto se si considera la dismissione del tracciatoferroviario, prevista in cinque anni, che consentirà laconnessione di queste aree al corso del Naviglio, e quindi lacreazione di una vera e propria “greenway” per la città. L’areaverde è intesa come sviluppo di luoghi collettivi, per il tempolibero e il riposo, per i percorsi ciclo-pedonali. Il recuperodella stazione di Porta Genova, dopo la dismissione dellaferrovia, darebbe luogo alla creazione di una vera “portaurbana” di accesso al parco.

Residenza San Cristoforo nell’area ex OsramIl progetto architettonico per l’area ex-Osram, curato daVittorio Algarotti e Walter Besozzi, prevede su un’areacomplessiva di 38.000 mq la realizzazione di edifici acarattere prevalentemente residenziale che formeranno unapiazza pubblica in corrispondenza dell’incrocio tra viaSavona e via Tolstoj. L’elemento “evocativo” di questa piazzasarà l’edificio storico collocato sullo stesso incrocio che, unavolta restaurato, verrà destinato ad attività pubbliche conindirizzo espositivo - culturale.Il complesso di nuova costruzione ospiterà circa 230 famiglieprevedendo al contempo opportuni spazi commerciali diservizio al piano terra degli edifici; i primi piani sarannodestinati ad attività direzionali; il complesso, quindiinterpreta la più tradizionale tipologia degli isolati urbanimilanesi. Il progetto destina 16.000 mq al parco lineare.

Le nuove case nell’area ex Loro ParisiniIl progetto di Angelo Bugatti, Paola Coppi e Silvano Molinariper le aree ex Loro Parisini si fonda sulla costruzione di unpaesaggio urbano attraverso la chiarezza delle relazioni e lamemoria del contesto.L’edificio di Luigi Caccia Dominioni, realizzato negli annicinquanta con un sapiente fronte sulla via Savona lungo 150metri e del quale viene previsto il recupero, e il futurogiardino lineare di 15.000 mq delimitato dalla Ferrovia etrasversalmente dal cavalcavia Don Milani, sono gli elementidi riferimento di tre case alte (16 piani) a pianta centrale, aquelli allineate, per una superficie coperta di 2.200 mq. (oltrealla ristrutturazione di un piccolo edificio ex mensa) in uncomparto di 27.000 mq. La composizione dei volumi e il linguaggio delle torriesprimono rispetto per l’architettura di Caccia Dominioni,differenziandosi nella forma e interpretando la tecnica delsuo tetto metallico nella vela ondulata di copertura. Gli edifici si riconducono al contesto milanese per severitàdella composizione e dei materiali: intonaco colorato gialloocra al di sopra di un alto zoccolo in beola, che si alza nellatorre vicina al cavalcavia, quasi a sottolineare il cambiodell’armatura stradale, dando importanza all’aspetto visivodell’insieme anche percorrendo la sopraelevata. L’intervento è promosso da una cooperativa delle Acli milanesi.

Il progetto delle torri nell’area ex Loro Parisini

Il progetto della residenza San Cristoforo nella ex Osram

DA TROYA A BRUNELLESCHI

Le nuove residenze

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La storiaIl complesso ex Richard Ginori occupa un ampio isolato e traLudovico il Moro e via Morimondo. L’edificio originale, una villasuburbana del Settecento, fu acquistato nel 1809 e convertitoin stabilimento industriale, usando le acque del Naviglio comeforza motrice. Nel 1830 la fabbrica fu adattata alla produzionedi porcellane, avviata da Gindrad e Billet. La gestione della dittapassò nel 1833 a Luigi Tinelli. Nel 1840, sotto la gestione delfiglio Carlo, la ditta andò in liquidazione e Tinelli cedette lagestione a Giulio Richard. Nel 1846 la ditta assorbì l’attività perla produzione di ceramica toscana della famiglia Ginori e preseil nome di “Società Ceramica Richard-Ginori”.Per migliorare le condizioni di vita dei primi operai, Richardfece costruire una scuola, un asilo e una società di mutuosoccorso. Nel 1848 la fabbrica rischiò di chiudere, a causa deimoti rivoluzionari: per contrastare la crisi Richard fece costruireun magazzino cooperativo e la propria abitazione all’interno delcomplesso, per essere più vicino agli operai. Nel 1859 glioperai erano circa 350 e ognuno possedeva una casa, conforno e cucina in comune. Nel 1879 Augusto Richard, figlio diGiulio, fu chiamato alla direzione tecnica. La società acquistòrilievo a livello europeo, per vastità e importanza commerciale.La produzione fu strettamente legata alla storia del periodosuccessivo; infatti, durante le guerre mondiali, la fabbricaattraversò momenti difficili per la dispersione degli operai, losbandamento del mercato e le interruzioni dei rifornimenti.Negli anni quaranta e cinquanta, nonostante i danni dovuti aibombardamenti, molti reparti furono ricostruiti e rimasero inattività, mentre le sezioni vecchie furono abbandonate.Nel 1986, per le profonde trasformazioni economiche cheinteressarono il sistema metropolitano, lo stabilimento vennedismesso.

Il progetto di riqualificazioneNegli anni 1996-98, la parte d’angolo della ex Richard Ginoritra via Morimondo e Ludovico il Moro è stata interessata daun intervento di recupero conservativo, progettato da StudioMilano Layout, che ha convertito questa zona dell’ex fabbricain una serie di spazi articolati, di chiara memoria industriale,affacciati su piccoli giardini interni. Questa operazione haavviato un processo spontaneo di insediamento di operatoricollegati alla moda e al design nell’area e nei suoi dintorni:Strenesse, Momo Design, Della Rovere, la Fornarina, MDF,oltre a studi professionali, agenzie di pubblicità, laboratori difotografia. In continuità con le tipologie di trasformazione dei grandi excomplessi industriali di Savona-Solari (il già ricordato “mixcreativo”), il nuovo destino della ex Richard Ginori vienetracciato nel 2002 con l’intervento del gruppo CajratiCrivelli: nasce un progetto di grande complessità, che in-teressa oltre 60.000 mq dell’area dismessa, per larealizzazione di una nuova cittadella della creatività, moda,design, pubblicità ed arte, stabilendo nuove sinergie, grazieall’insediamento di attività a elevata possibilità diintegrazione. Il complesso si presta straordinariamente allo scopo. La diversità dei singoli edifici consente un’articolazio-ne estetica certamente apprezzata da chi non amal’omologazione; ma soprattutto sono i volumi ampi e lapossibilità per ciascuno di reinterpretarli al loro interno chehanno reso così elevata l’aspettativa del mondo creativosulla riqualificazione del complesso.Il progetto architettonico, elaborato da Luca Clavarino, concontributi di Studio Milano Layout, considera il recupero ditutti gli edifici, secondo il vincolo ambientale imposto dalvicino Naviglio; la valorizzazione dei fronti più pregevoli;ampi spazi verdi, connessi tra loro, che creeranno unanuova dimensione urbana; la sostituzione dei muri direcinzione con siepi, per aprire nuove visuali sulla città; unagalleria coperta sulla quale si affacceranno le attivitàcomuni, in corrispondenza della piazza su via Morimondo; lasistemazione delle coperture piane con giardini pensili;parcheggi in superficie e un parcheggio interrato lungo ilNaviglio.

OLTRE IL NAVIGLIO: EX RICHARD GINORI

Dalle ceramiche aCittadella dell’Immagine

Prospettiva del progetto di riqualificazioneL’ingresso principale della ex Richard Ginori

La manifattura di San Cristoforo verso il 1870

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Nei giorni del Salone Internazionale del Mobile e delleSettimane della Moda, l’area di Tortona, Savona e dintorniospita numerose manifestazioni, secondo una tendenzaormai consolidata a Milano, che spinge i creativi aricercare ambientazioni per realizzare eventi al di fuori deisoliti spazi fieristici.La presenza in zona di edifici industriali di grandeinteresse, con varie dimensioni, molto vicini tra di loro, giàtrasformati in base alle nuove esigenze, consente aivisitatori di assistere con comodità a più sfilate,presentazioni, inaugurazioni, che vengono svolte al lorointerno. Spesso gli eventi hanno luogo in fabbriche nonancora riqualificate, e questo produce risultati moltoscenografici, con allestimenti che giocano sui contrasti trala memoria industriale e gli oggetti di design o gli abiti.Il fenomeno è ormai ampiamente riconosciuto, tanto chel’area è ormai identificata, durante il periodo del Salone delMobile, come “il più importante percorso milanese fuori

salone”. I sette giorni del “fuori salone” diventano un verofenomeno popolare, che coinvolge non solo gli operatoridel settore ma tutto il quartiere: bar, ristoranti, librerie,negozi, cittadini, partecipano all’evento e contribuiscono acreare quell’atmosfera particolare, un misto fra vecchiaMilano e sperimentazione, che rende la zona uno dei luoghipiù vivaci e creativi della città.In quei giorni, la società Recapito Milanese, con lacollaborazione dei principali gruppi che operano nell’areastessa, organizza Zona Tortona, un insieme di iniziativevolte a creare sinergie tra le varie manifestazioni. Durante l’edizione del 2003, grazie al percorso costituitoda una lunga fila di bolli rossi sui marciapiedi checollegano gli spazi espositivi più interessanti e alle 40.000mappe della zona distribuite a tappeto, è stato definito unitinerario pedonale, con più di 80 aziende espositrici,numerosi spazi riscoperti e reinventati, decine di migliaiadi visitatori da tutte le parti del mondo.

DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE

Eventi in Tortona, Savona e dintorni

Esposizione di Cappellini negli spazi di Superstudio Più - Salone del Mobile2003 (foto Alejandro Lora)

Presentazione della nuova Mini Rover nel day-light di Industria Superstudio “Driving dream”, evento Ferrari negli spazi Tod’s nell’ex Riva Calzoni

Esposizione Muji nella ex Riva Calzoni - Salone del Mobile 2003 (fotoAlejandro Lora)

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Via Savona ... Via Tortona ...

PER RITROVARSI IN VIA SAVONA-VIA TORTONA E DINTORNI

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