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www.cflagondola.it e-mail: [email protected] - fax 041-5237116 NOTIZIARIO del Circolo Fotografico LA GONDOLA Associazione di Promozione Sociale Encomiabile e Benemerito della Fotografia Italiana I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro Civico Recapito postale: Circolo Fotografico La Gondola c/o Massimo Stefanutti Cannaregio 3666 - 30121 Venezia, tel. Presidente 041-5237116 CALENDARIO DI LUGLIO 2013 Venerdì 5 visione fotografie dei soci 12 visione fotografie dei soci e bicchierata di chiusura. SI CHIUDE Venerdì 12 luglio la Gondola chiude la prima parte dell'anno sociale e tira i remi in barca. Ai Soci, alle loro famiglie e agli amici tutti il migliore augurio per una serena e riposante pausa estiva. Si riapre venerdì 6 settembre. BIENNALE, BIENNALE ... Note sulla 55ma edizione dell' Esposizione Internazionale d'Arte. Venezia, sedi varie fino al 24 Novembre Si pensava che l'edizione di due anni fa avesse raggiunto il massimo delle partecipazioni. Invece questa Biennale polverizza tutti i numeri e invade letteralmente la città con presenze nazionali ed eventi collaterali. Non c'è casa, scantinato, piano di palazzo, abbaino che non abbia una mostra o performance che sia. L'esposizione veneziana è anche, o soprattutto, un bel business anche se i soldi (molti) che circolano non sono quasi mai italiani; è uno dei pochi aspetti positivi di questa vicenda che a dire il vero non è neanche una delle peggiori da cui la città è afflitta. Entrando nel merito e fatta una necessaria scelta operativa ci siamo concentrati sui padiglioni dei Giardini e sulle Corderie dove indubbiamente c'è la parte più significativa di questa edizione. A curarla è stato chiamato un giovane dai chiari propositi, Massimiliano Gioni, il quale resosi conto che ormai tutto l'universo tangibile è stato sfruttato e messo in vetrina, ha deciso di rivolgersi all'introspezione dell'uomo addentrandosi negli immensi territori della mente, sia nella sua parte razionale che inconscia. Tutta l'operazione è stata chiamata “Il Palazzo Enciclopedico” dall'idea dello squinternato Marino Auriti che nel 1955 costruì in un garage della Pennsylvania (USA), un modello di palazzo che, una volta edificato, avrebbe dovuto contenere tutto lo scibile umano. Operazione fuori di ogni logica ma che ha dato lo spunto a Gioni per dar conto, in modo efficace e sorprendentemente lineare, della rappresentazione dell'inconscio, dell'esplorazione dell'io profondo, delle manifestazioni esoteriche, sciamanistiche, delle ossessioni alienanti, delle deviazioni psichiche in una veste enciclopedica che ha l'ambizione di nulla trascurare. Non è un caso che la mostra al Padiglione Centrale si apra con il Libro Rosso di Carl Gustav Jung, un diario illustrato al quale il celebre psicologo lavorò per più di sedici anni travasandovi tutte la sue immaginifiche visioni. Da lì in poi è tutto un susseguirsi di segni allegorici, di figurazioni criptiche, di rimandi simbolici, realizzati attraverso i mezzi più vari: scrittura, pittura, disegno, scultura La struttura del Padiglione Centrale dei Giardini, con i suoi meandri e intersecazioni (in cui, dopo tanti anni di frequentazione ancora non ci raccapezziamo) si presta molto bene ad accogliere le esemplificazioni scelte da Gioni. Alle Corderie, secondo piatto forte della rassegna veneziana, Annabelle Selldorf ha pensato bene di razionalizzare gli spazi rivestendo di cartongesso tutta l'imponente struttura che ci rimette sicuramente in fascino ma ne guadagna in leggibilità. Qui si galleggia tra wunderkammer e magazzino bric-a– brac ma ci sono anche interventi molto interessanti, specie per noi veneziani, come le 90 statue a grandezza naturale dalle riconoscibili effigi degli indigeni lagunari ma con il corpo scarnificato (dalle alte maree? dai granchi? dalla bile che li rode?). Dopo le Corderie, in fondo, ma molto in fondo dell'Arsenale, si apre il Padiglione Italia che come sempre (ricordiamo le ultime “memorabili” edizioni del duo Buscaroli-Beatrice e di Vittorio Sgarbi) è un termometro per misurare la “manina” della politica nelle scelte. Stavolta la mostra è curata da Bartolomeo Pietromarchi che l'ha intitolata “Vice versa” (sic) intendendo sottolineare, a suo dire, la dicotomia dell'arte italiana contemporanea divisa tra realismo e poesia. Sarà anche un'impressione, ma ci sembra che stavolta le cose siano andate un po' meglio del solito non fosse altro per il bellissimo effetto della rassegna fotografica “Viaggio in Italia” di e con Luigi Ghirri, di cui parleremo più avanti. Trascuriamo, per non annoiare i lettori, tutti i padiglioni nazionali che però hanno non pochi elementi di curiosità e d'interesse; consigliamo il nucleo Emirati Arabi, Argentina, Sud Africa e l'esordiente Vaticano, curato nientemeno che dal Cardinal Ravasi. Ci si diverte molto a farsi ondeggiare sulla prua del Titanic in un mare tenebroso (Emirati), a sbirciare nella vita privata dell'eterna Evita Peron (Argentina), nell'ammirare le splendide sculture fatte con i libri pressati (Sud Africa) e le fotografe di Koudelka (Vaticano). La fotografia in questa Biennale rappresenta, paradossalmente, un punto fermo di razionale lucidità al cospetto di tanta magmatica follia. pag. 1 ANNO XXXVIII Numero 7/8 Luglio/Agosto 2013 Fondato nel 1948 Iscrizione FIAF n. 12

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NO T I Z I A R I Odel Circolo Fotografico LA GONDOLA

Associazione di Promozione SocialeEncomiabile e Benemerito della Fotografia Italiana

I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro CivicoRecapito postale: Circolo Fotografico La Gondola c/o Massimo Stefanutti Cannaregio 3666 - 30121 Venezia, tel. Presidente 041-5237116

CALENDARIO DI LUGLIO 2013

Venerdì! 5! visione fotografie dei soci

! 12! visione fotografie dei soci e ! ! ! bicchierata di chiusura.

SI CHIUDE

Venerdì 12 luglio la Gondola chiude la prima parte dell'anno sociale e tira i remi in barca.Ai Soci, alle loro famiglie e agli amici tutti il migliore augurio per una serena e riposante pausa estiva.Si riapre venerdì 6 settembre.

BIENNALE, BIENNALE ... Note sulla 55ma edizione dell' Esposizione Internazionale d'Arte. Venezia, sedi varie fino al 24 Novembre

Si pensava che l'edizione di due anni fa avesse raggiunto il massimo delle partecipazioni. Invece questa Biennale polverizza tutti i numeri e invade letteralmente la città con presenze nazionali ed eventi collaterali.Non c'è casa, scantinato, piano di palazzo, abbaino che non abbia una mostra o performance che sia.

L'esposizione veneziana è anche, o soprattutto, un bel business anche se i soldi (molti) che circolano non sono quasi mai italiani; è uno dei pochi aspetti positivi di questa vicenda che a dire il vero non è neanche una delle peggiori da cui la città è afflitta.Entrando nel merito e fatta una necessaria scelta operativa ci siamo concentrati sui padiglioni dei Giardini e sulle Corderie dove indubbiamente c'è la parte più significativa di questa edizione.A curarla è stato chiamato un giovane dai chiari propositi, Massimiliano Gioni, il quale resosi conto che ormai tutto l'universo tangibile è stato sfruttato e messo in vetrina, ha deciso di r ivolgersi al l ' introspezione del l 'uomo addentrandosi negli immensi territori della mente, sia nella sua parte razionale che inconscia.Tutta l'operazione è stata chiamata “Il Palazzo Enciclopedico” dall'idea dello squinternato Marino Auriti che nel 1955 costruì in un garage della Pennsylvania (USA), un modello di palazzo che, una volta edificato, avrebbe dovuto contenere tutto lo scibile umano.Operazione fuori di ogni logica ma che ha dato lo spunto a G i o n i p e r d a r c o n t o , i n m o d o e f fi c a c e e sorprendentemente lineare, della rappresentazione dell'inconscio, dell'esplorazione dell'io profondo, delle

manifestazioni esoteriche, sciamanistiche, delle ossessioni alienanti, delle deviazioni psichiche in una veste enciclopedica che ha l'ambizione di nulla trascurare.Non è un caso che la mostra al Padiglione Centrale si apra con il Libro Rosso di Carl Gustav Jung, un diario illustrato al quale il celebre psicologo lavorò per più di sedici anni travasandovi tutte la sue immaginifiche visioni.Da lì in poi è tutto un susseguirsi di segni allegorici, di figurazioni criptiche, di rimandi simbolici, realizzati attraverso i mezzi più vari: scrittura, pittura, disegno, sculturaLa struttura del Padiglione Centrale dei Giardini, con i suoi meandri e intersecazioni (in cui, dopo tanti anni di frequentazione ancora non ci raccapezziamo) si presta molto bene ad accogliere le esemplificazioni scelte da Gioni.

Alle Corderie, secondo piatto forte della rassegna veneziana, Annabelle Selldorf ha pensato bene di razionalizzare gli spazi rivestendo di cartongesso tutta l'imponente struttura che ci rimette sicuramente in fascino ma ne guadagna in leggibilità.Qui si galleggia tra wunderkammer e magazzino bric-a–brac ma ci sono anche interventi molto interessanti, specie per noi veneziani, come le 90 statue a grandezza naturale dalle riconoscibili effigi degli indigeni lagunari ma con il corpo scarnificato (dalle alte maree? dai granchi? dalla bile che li rode?).Dopo le Corderie, in fondo, ma molto in fondo dell'Arsenale, si apre il Padiglione Italia che come sempre (ricordiamo le ultime “memorabili” edizioni del duo Buscaroli-Beatrice e di Vittorio Sgarbi) è un termometro per misurare la “manina” della politica nelle scelte.Stavolta la mostra è curata da Bartolomeo Pietromarchi che l'ha intitolata “Vice versa” (sic) intendendo sottolineare, a suo dire, la dicotomia dell'arte italiana contemporanea divisa tra realismo e poesia.Sarà anche un'impressione, ma ci sembra che stavolta le cose siano andate un po' meglio del solito non fosse altro per il bellissimo effetto della rassegna fotografica “Viaggio in Italia” di e con Luigi Ghirri, di cui parleremo più avanti.Trascuriamo, per non annoiare i lettori, tutti i padiglioni nazionali che però hanno non pochi elementi di curiosità e d'interesse; consigliamo il nucleo Emirati Arabi, Argentina, Sud Africa e l'esordiente Vaticano, curato nientemeno che dal Cardinal Ravasi. Ci si diverte molto a farsi ondeggiare sulla prua del Titanic in un mare tenebroso (Emirati), a sbirciare nella vita privata dell'eterna Evita Peron (Argentina), nell'ammirare le splendide sculture fatte con i libri pressati (Sud Africa) e le fotografe di Koudelka (Vaticano).La fotografia in questa Biennale rappresenta, paradossalmente, un punto fermo di razionale lucidità al cospetto di tanta magmatica follia.

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ANNO XXXVIII

Numero 7/8Luglio/Agosto 2013

Fondato nel 1948 Iscrizione FIAF n. 12

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Uno dei top da vedere è senz'altro la raccolta di autori fatta da Cindy Sherman alle Corderie.Vi figurano Herbert List con le foto scattate all'interno del Panoptikon di Vienna nel 1944, quasi una lugubre denuncia della tragedia nazista, e Karl Schenker, fotografo berlinese che nel primo dopoguerra creò manichini di incomparabile bellezza e ne pubblicò le foto sui giornali di moda.Sempre nella raccolta della Sherman, la strepitosa collezione della svedese Linda Fregni Nagler che ha accumulato migliaia di dagherrotipi, ferrotipi e stampe all'albumina secondo tematiche ben precise; alle Corderie, sotto il titolo “The hidden mother” presenta centinaia di immagini di bambini vivi e spesso anche morti ma camuffati da vivi.La particolarità sta nel fatto che i bambini vivi si muovevano in continuazione e i tempi di scatto non permettevano di ottenere delle fotografie decenti sicché le madri si nascondevano sotto delle specie di burka neri o si confondevano con la tappezzeria per tenere immobilizzati i pargoli.L'effetto finale è di involontario humour macabro; non si capisce infatti quali siano i morti o i vivi avendo entrambi la medesima inespressività. In ogni caso una stimolante riflessione sulla fotografia e sulla sua presunta verità testimoniale.Altre fotografie degne di nota sono quelle di Eduard Spelterini che a cavallo della belle époque si divertiva ad attraversare le Alpi in pallone aerostatico, sulle orme di Nadar. Niente di nuovo, si dirà, se non che la qualità fotografica è di assoluta eccellenza e compete tranquillamente con i grandi paesaggisti del suo tempo, Sella compreso.C'è poi il naturalista americano Eliot Porter che fotografa la fauna avicola con mezzi all'epoca (siamo a metà del '900) assai sofisticati; oggi questo tipo di fotografia è praticato con strumenti assai più agili ma nel confronto Porter certamente non sfigura.

Nel Padiglione Italia, dicevamo, fanno bella mostra di sé le 117 fotografie raccolte da Ghirri nel 1984, frutto del lavoro di venti fotografi tra il 1973 e il 1984.Il valore aggiunto è l'azione intellettuale di Ghirri, che si discosta in modo deciso dallo stereotipo e dal sublime e propone una visione del paesaggio italiano più sommessa e attendibile.Un'autentica lezione di comportamento fotografico e per l'epoca, una novità concettuale non indifferente.Tutto ciò detto, andiamo alle conclusioni.Sarà l'aria di crisi che tira, ma ci sembra che questa volta la Biennale abbia abbandonato il costoso gigantismo da circo Togni delle precedenti edizioni.Forse il tema facilitava il compito ma in ogni caso c'è più ordine del solito e questo favorisce il visitatore medio il quale ha perlomeno il tempo e il modo per riflettere su quello che vede.Non è tutto oro colato, si capisce, però la proposta appare comprensibile: in un'era iper tecnologica in cui il sapere o presunto tale è alla portata di cellulare o di wikipedia, non fa male riflettere sul pensiero dell'uomo affidato per lo più all'incertezza del segno.Una buona mostra, faticosa come sempre, ma almeno divertente.Alla prossima.Manfredo Manfroi

LUTTI FOTOGRAFICI

E' scomparso il 27 maggio scorso a quasi novant'anni Mario De Biasi, uno dei grandi reporter italiani; la sua storia fotografica iniziata durante la prigionia in Germania e proseguita concretamente nell'immediato dopoguerra è costellata da successi inimitabili.

Per qualche tempo frequentò la Gondola ma pur entrando in rapporti d'amicizia con diversi soci, tra cui Giorgio Giacobbi, non intese mai iscriversi.

Nel 1957 Vittorio Piergiovanni, già socio della Gondola, assieme ad alcuni amici marchigiani gli organizzò due mostre, una delle quali alla Rocca Roveresca di Senigallia. Ne riportiamo la presentazione:

“ Mario De Biasi, veneto d'origine e lombardo d'adozione, è nato a Belluno nel 1923. Radiotecnico presso una grande ditta milanese fino al 1952, decise di passare al professionismo nel 1953. Autodidatta e profondo appassionato di fotografia, dopo essersi affermato in numerose esposizioni e in concorsi nazionali e internazionali nei quali vinse diversi premi come fotografo di gusto e di estetica raffinati, entra nell' équipe dei fotoreporters della rivista “Epoca”.Si rivela presto, con ottimi servizi di reportage fotografico, grande giornalista di immagini. Ormai è celebre il suo servizio “Budapest 1956” conosciuto in tutto il mondo; non meno noti ed apprezzati sono gli altri che seguono: “Immagini di New York”, “Harlem” e “Medio Oriente” che è il suo più recente lavoro.Inoltre, a lui si devono le illustrazioni fotografiche dei volumi “Palazzo Marino” “Idea di Milano” e le cento fotografie che illustrano il grosso volume dedicato alla Sardegna attualmente alle stampe.Sappiamo ancora che un editore inglese ha in programma di raccogliere in volume le sue migliori fotografie e che “Photography Year Book 1958” lo avrà fra i suoi ospiti d'onore.Nel frattempo De Biasi sta preparando due volumi fotografici.Fotografia d'arte dunque, fotografia giornalistica, fotografia narrativa, fotografia turistica.

Fotografia di Vittorio Piergiovanni© Archivio C.F. La Gondola

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Questi gli aspetti di una complessa e vivace personalità quale è quella che Mario De Biasi presenta oggi – attraverso le sue immagini – a chi lo segue nel suo appassionante e intelligente lavoro di fotoreporter.I molti sacrifici, le amarezze, i numerosi pericoli che la sua professione gli offre quale contropartita alla grande passione che egli nutre per la fotografia, lungi dall'affaticarlo o dall'intimorirlo, aumentano in lui il bisogno, oserei dire l'istinto, di registrare fotograficamente in ogni momento e in ogni parte del mondo, gli aspetti ora poetici, ora amari, ora polemici della nostra vita quotidiana.”Vittorio Piergiovanni

l testo e la fotografia che alleghiamo (scattata in quell'occasione dallo stesso Piergiovanni) ci sono stati gentilmente inviati dalla signora Angela Silvia, figlia del prof. Piergiovanni e curatrice del suo archivio.

LIBRI RICEVUTI

“Lo scudetto dimenticato” è il titolo del bel volume steso a quattro mani, tra le quali quelle del nostro socio Alessandro Rizzardini, che documenta la singolare vicenda del titolo italiano di pallacanestro della stagione 1944, cioè in piena guerra, disputato tra le mura della storica palestra della “Misericordia”.Non fu assegnato alla veneziana Reyer per un disguido tecnico occorso durante l'incontro decisivo con la Ginnastica Triestina; era stata concordata la ripetizione dell'incontro, mai più giocato per l'incalzare di eventi ben più gravi.Sicché la gloriosa Costantino Reyer si vide privata del suo terzo scudetto.Ma il volume ripercorre in parallelo gli anni foschi della seconda guerra mondiale, in special modo l'ultimo biennio, denso di immane sofferenza.Nonostante la leggenda di città intoccabile, Venezia venne duramente colpita e vide consumarsi tra rive e canali episodi eroici e miserabili, privazioni e patimenti indicibili.Oltre alle puntuali note degli autori (lo stesso Rizzardini, Franco Bacciolo, Sergio Barizza e Giulio Bobbo) il libro presenta un ricco repertorio fotografico in cui le sbiadite effigi dei protagonisti, riaffiorando da un passato remoto riportano, per chi li ha vissuti, a tempi tremendi e per chi ne ha solo sentito parlare suonano come inconfutabile ammonimento affinché tragedie simili non abbiano mai più a ripetersi.

IL PAESE INDUSTRIALE

Ernesto Fantozzi ci manda il catalogo della sua ultima mostra “Il Paese industriale” una raccolta di scatti, alcuni inediti, degli anni '60 in pieno boom economico.Fantozzi però, come al solito, non ci fa vedere l'ovvio e cioè la finta opulenza di quegli anni che si manifestava con particolare evidenza nella sua Milano, bensì la banlieue con la sua piccola vita e i personaggi da provincia profonda che di lì a poco sarebbero stati inghiottiti per sempre dal magma della città montante.Lo stile è il solito, severo e asciutto, senza nulla concedere all'estetismo e alla retorica dei sentimenti ma allo stesso tempo accoratamente partecipe delle

multiformi vicende della vita, spesso osservate dalla parte dei più deboli e indifesi.

“Il paese industriale” Fondazione ISEC Sesto san Giovanni

GLI ULTIMI

Il nostro Socio Onorario Elio Ciol ci recapita un elegante cofanetto che raccoglie la prima versione integrale del film di padre Turoldo “Gli ultimi” girato nel 1963; un film apparso in pieno boom e perciò poco apprezzato poiché gli italiani, che stavano vivendo una stagione di relativo benessere, non vollero riconoscersi nelle miserie e nelle angustie della realtà descritta dal film.A scattare le fotografie di scena fu chiamato Ciol che rievoca ancor oggi l'indelebile ricordo di David Maria Turoldo: “Era un gigante, anche nella parola”.Il mese di maggio è stato particolarmente intenso per il nostro Socio. A Villa Manin di Passariano si è conclusa il 26 maggio scorso la mostra “Conoscersi per riconoscersi” ; 150 fotografie sull'immigrazione presente nel territorio pordenonese attraverso tre filoni d'indagine : la vocazione professionale, la spiritualità e la solidarietà.Le immagini di Elio, come al solito di eccellente qualità, offrono non pochi spunti di riflessione sulla possibilità che etnie diverse (ben 120 nella provincia di Pordenone!) possano convivere e integrarsi con la residenza locale.Last but not the least, Ciol si è incontrato con Italo Zannier il 17 maggio presso Casa Cavazzini a Udine per argomentare sul tema “La fotografia friulana del dopoguerra”, particolarmente caro ad entrambi poiché ne furono tra i più vivi protagonisti. E' seguita una mostra fotografica negli spazi della Cooperativa Guarnerio, in via della Rosta, dal titolo “Confronti neorealisti: Zannier e Ciol” che presenta alcuni tra i migliori scatti di entrambi.

NOVITA’ DAL SITO WWW.CFLAGONDOLA.IT La home page dei mesi di luglio/agosto è dedicata a Catone Ramello, (Venezia, 1924) singolare figura di artista e fotografo che specie negli anno '50 e '60 si dedicò alla ricerca con esiti talvolta sorprendenti.

Fotografia di Catone Ramello© Archivio C.F. La Gondola

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Cosi' ne parla Italo Zannier (“Fotografia a Venezia nel dopoguerra-Da Ferruccio Leiss al Circolo La Gondola – Alinari 2005):“Paolo Monti...avrà pochi allievi tra i quali può forse essere considerato il sorprendente Catone Ramello (che però non lo conobbe) a sua volta teso anche su suggerimento di Giuseppe Marchiori a scoprire sui muri della città la grafica realista dell' “informale” in una specie di competizione con i pittori, e lì con Emilio Vedova, a sua volta “nero”nei segni:”

Nel sito sono visibili tutte le mostre della Gondola in special modo l'ultima, “ Uomini” presentata negli spazi Carive nei mesi di maggio e giugno e che ha riscosso un meritato successo.

SCATTI PRO VENEZIA

E' apparsa su “La Repubblica” dell'8 giugno scorso un'intervista di Michele Smargiassi al nostro Socio Onorario Gianni Berengo Gardin; tema: il passaggio delle grandi navi attraverso il bacino di San Marco.Gianni, cuore veneziano, non ha resistito e ha scattato un reportage da lui stesso definito “di denuncia, schierato”.Tra le tante cose giuste dette dal Nostro una ci sembra più condivisibile delle altre : “ Sono navi smisurate rispetto alle proporzioni della città, non c'è comune misura. Sono alte il doppio di Palazzo Ducale, lunghe il doppio di Piazza San Marco. Nessun luogo resiste a questa sproporzione, a questa prepotenza visuale”.Cioè, indipendentemente dai pericoli fisici che simili mostri costituiscono, c'è anche un fattore estetico non secondario.Mentre è divampata violentissima la polemica sul Palais Lumière di Cardin e sull'impatto visivo, il famoso skyline, che i duecento metri del manufatto avrebbero avuto sulla vista di Marghera (??), non abbiamo sentito sinora nessun padreterno dell'estetica sollevare la benchè minima obiezione circa l'ablazione visiva di mezza città causata proprio dalle grandi navi attraccate nel porto.

Fino a qualche anno fa chi imboccava il Ponte della Libertà, vuoi in treno, in macchina o in bicicletta, godeva della visione lineare e perfetta della città e dei suoi campanili; ora non più.Senza contare il senso di impunita arroganza che la visione di queste navi genera al loro passaggio sui residenti, oltre a tutto salutati con la manina da una torma di “croceristi” che per un prezzo ultrapopolare possono permettersi dall'alto di settanta metri di godersi la visione incomparabile della nuova Disneyland.Se poi dovesse succedere l'irreparabile, si troverà sempre uno Schettino su cui scaricare la colpa.

AFFERMAZIONI DEI NOSTRI SOCI

Nell'ambito dei workshop internazionali organizzati dallo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia) , il nostro socio Andrea Avezzù è stato chiamato a tenere una lezione ( 1/2 luglio) sul tema “La città degli altri” relativamente alla trasformazione socio produttiva di Porto Marghera e sulle possibilità progettuali dell'area.

MOSTRE

“CIRCOstanze” è il titolo della mostra fotografica che Pierpaolo Pagano presenta negli spazi della Galleria La Salizada (San Marco 3448)

L'affascinante mondo circense e i suoi riti sono stati seguiti dall'Autore in varie occasioni; in particolare viene messo in evidenza il ruolo della figura femminile con la sua bravura, leggerezza, seduzione. Fino al 2 luglio

DONAZIONI ALL’ARCHIVIO STORICO

La Galleria “La Salizada” di Alberto De Giulio dona due stampe in b/n di Maria Orioli, ottima fotografa recentemente scomparsa.Le fotografie fanno parte della serie “Fusti tu mai a Vinegia?” esposta nel 2012 nella medesima galleria e presentata dal Presidente della Gondola. La donazione avviene anche grazie alla concessione della F. lli Alinari.

Da Stefano Pandiani due stampe in b/n.

Da Aldo Brandolisio quattro stampe clp

Grazie di cuore ai nostri donatori.

AUGURI

Auguri ai soci Stefano Pandiani (14/7), Maurizio Braiato (19/7), Ezio De Vecchi (24/7), Alessandro Rizzardini (2/8) Renato Bonaso (19/8) e agli amici che compiono gli anni in questi mesi.

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Tutti i testi e le fotografie edite su questo notiziario sono di proprietà del Circolo Fotografico La Gondola A.P.S. e dei singoli autori, se indicati, ed ogni riproduzione è riservata. A norma della vigente legge sul diritto d'autore e del codice civile, è vietata la riproduzione dei testi o di parte di essi e delle fotografie con qualsiasi mezzo.

Fotografia di Catone Ramello© Archivio C.F. La Gondola