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Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto a distanze diverse, con diver- si effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ognuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, ad entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fon- do, smuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innume- revoli eventi o microeventi, si susseguono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad avere tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omis- sioni. Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l'esperienza e la memoria, la fantasia e l'inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere. Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari. Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari. Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari. Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari. RIGHE D’AUTORE Associazione Amici della Tinca di Ceresole d’Alba A proposito di politi(n)ca di Stefania Bonetto. ____________ Pag. 2 Il commercio equo e solidale di Piermario Demichelis. ________ Pag. 2 Se piace a te, piace a tanti di Gianluca Fiori. _____________ Pag. 3 Riscoprire l’inconscio di Graziella Bonetto_____________ Pag. 3 Sarà la volta buona… di Beatrice Panetto. _____________ Pag. 4 Carlo Reinero-Il tempo della sua vita di Luca Cometto. _______________ Pag. 5 Bellezza e felicità diffusa di Paola Caccia. _______________ Pag. 5 Sassolini … _______________ Pag. 5 La non farina del mio sacco di Luca Casale. ________________ Pag. 6 I senza ombrello di Roberta Ferrero. ______________Pag. 6 Il fotovoltaico, questo sconosciuto di Lorenzo Bonetto. _____________Pag. 7 Il sasso nello stagno Eccoci qua, davanti ad un nuovo impegno, ambizioso forse, ma almeno ci vogliamo provare. L’obiettivo è quello di mandare in stampa un nostro periodico, che sarà stagiona- le, legato al tempo e a tutto ciò che ci sta a cuore. Trarrà linfa dalla nostra terra e incarnerà lo scopo sociale della nostra associazione. Il titolo vuole essere un invito rivolto a tutti a mettere in rete il proprio pensiero, per vedere se può essere condivi- so, quali possono essere le reazioni e verificare dove un’idea può arrivare. Vuol essere uno stimolo a tirar fuori di noi quelle opinioni che tutti abbiamo ma che, per paura di mettersi in gioco o semplicemente per timidezza e pigrizia, non esprimiamo. Un sasso lanciato nello stagno genera dei piccoli moti on- dosi che si propagano a 360° giungendo in tutte le direzio- ni nel medesimo momento. Non abbiamo l’ambizione e le capacità di tracciare la dire- zione verso il giusto mondo, ma vogliamo stimolare ognu- no a pensare con la propria testa e a mettere in campo i propri talenti spesso nascosti per il timore di essere giudi- cati. Vuole essere anche aggregazione, scopo sociale di ogni associazione, per impegnarsi in qualcosa che vada oltre ogni tornaconto, per capire ciò che c’è dietro ad ogni ar- gomento. Usare la nostra testa, prendere una posizione, magari controcorrente a ciò che in genere ci viene propo- sto come già confezionato. Vogliamo porre l’attenzione dei lettori su argomenti che ognuno di noi vuole evidenziare o sui quali ritiene dovero- sa una riflessione. Non importa come siamo vestiti, come portiamo i capelli, chi frequentiamo, conta ciò che ci por- tiamo dentro. Vogliamo coinvolgere più persone, che per mancanza di tempo o di interessi, non riescono a partecipare attiva- mente alle iniziative; creare un collegamento con e tra tutti i nostri soci, vicini e lontani. Sarà un giornale apartitico, finanziato dal tesseramento e dai piccoli ricavi delle nostre iniziative. Entrerà nelle nostre case gratuitamente e, per il momento, sarà riservato ai soci, come riconoscenza della fiducia ac- cordataci nel corso di questi anni. Vedremo se sarà un sasso nello stagno o semplicemente un buco nell’acqua…. Giampaolo Magliano Giampaolo Magliano Giampaolo Magliano Giampaolo Magliano Un pensiero, quasi un manifesto. ANNO 1, NUMERO 0 PRIMAVERA 2006 SOMMARIO

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Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto a distanze diverse, con diver-si effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ognuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, ad entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fon-do, smuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innume-revoli eventi o microeventi, si susseguono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad avere tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omis-sioni.

Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l'esperienza e la memoria, la fantasia e l'inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.

Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari.Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari.Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari.Tratto da "La grammatica della fantasia" di Gianni Rodari.

RIGHE D’AUTORE

Associazione Amici della

Tinca di Ceresole d’Alba

A proposito di politi(n)ca

di Stefania Bonetto. ____________ Pag. 2

Il commercio equo e solidale

di Piermario Demichelis. ________ Pag. 2

Se piace a te, piace a tanti

di Gianluca Fiori. _____________ Pag. 3

Riscoprire l’inconscio

di Graziella Bonetto_____________ Pag. 3

Sarà la volta buona…

di Beatrice Panetto. _____________ Pag. 4

Carlo Reinero-Il tempo della sua vita

di Luca Cometto. _______________ Pag. 5

Bellezza e felicità diffusa

di Paola Caccia. _______________ Pag. 5

Sassolini … _______________ Pag. 5

La non farina del mio sacco

di Luca Casale. ________________ Pag. 6

I senza ombrello

di Roberta Ferrero. ______________Pag. 6

Il fotovoltaico, questo sconosciuto

di Lorenzo Bonetto. _____________Pag. 7

I l s a s s o n e l l o s t a g n o Eccoci qua, davanti ad un nuovo impegno, ambizioso forse, ma almeno ci vogliamo provare. L’obiettivo è quello di mandare in stampa un nostro periodico, che sarà stagiona-le, legato al tempo e a tutto ciò che ci sta a cuore. Trarrà linfa dalla nostra terra e incarnerà lo scopo sociale della nostra associazione.

Il titolo vuole essere un invito rivolto a tutti a mettere in rete il proprio pensiero, per vedere se può essere condivi-so, quali possono essere le reazioni e verificare dove un’idea può arrivare.

Vuol essere uno stimolo a tirar fuori di noi quelle opinioni che tutti abbiamo ma che, per paura di mettersi in gioco o semplicemente per timidezza e pigrizia, non esprimiamo.

Un sasso lanciato nello stagno genera dei piccoli moti on-dosi che si propagano a 360° giungendo in tutte le direzio-ni nel medesimo momento.

Non abbiamo l’ambizione e le capacità di tracciare la dire-zione verso il giusto mondo, ma vogliamo stimolare ognu-no a pensare con la propria testa e a mettere in campo i propri talenti spesso nascosti per il timore di essere giudi-cati.

Vuole essere anche aggregazione, scopo sociale di ogni

associazione, per impegnarsi in qualcosa che vada oltre ogni tornaconto, per capire ciò che c’è dietro ad ogni ar-gomento. Usare la nostra testa, prendere una posizione, magari controcorrente a ciò che in genere ci viene propo-sto come già confezionato.

Vogliamo porre l’attenzione dei lettori su argomenti che ognuno di noi vuole evidenziare o sui quali ritiene dovero-sa una riflessione. Non importa come siamo vestiti, come portiamo i capelli, chi frequentiamo, conta ciò che ci por-tiamo dentro.

Vogliamo coinvolgere più persone, che per mancanza di tempo o di interessi, non riescono a partecipare attiva-mente alle iniziative; creare un collegamento con e tra tutti i nostri soci, vicini e lontani.

Sarà un giornale apartitico, finanziato dal tesseramento e dai piccoli ricavi delle nostre iniziative.

Entrerà nelle nostre case gratuitamente e, per il momento, sarà riservato ai soci, come riconoscenza della fiducia ac-cordataci nel corso di questi anni.

Vedremo se sarà un sasso nello stagno o semplicemente un buco nell’acqua….

Giampaolo MaglianoGiampaolo MaglianoGiampaolo MaglianoGiampaolo Magliano

Un pensiero, quasi un manifesto.

ANNO 1, NUMERO 0 PRIMAVERA 2006

SOMMARIO

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Dopo aver votato il 9 aprile, pensiamo se, invece delle molteplici liste ci fossi-mo trovati a dover dare la preferenza ad una di queste lische...

LISCA N.1 – I PESCI FUOR D’ACQUA

Al suo interno un elenco di nomi corri-spondenti ai degni rappresentanti di coloro che si sentono spesso tagliati fuori dai più svariati contesti: da quello sociale o lavorativo, fino a quello cultu-rale o religioso.

LISCA N.2 – I DORMIENTI CHE NON PIGLIANO PESCI

Rientrano qui coloro che non riescono ad essere iperattivi così come la nostra società capitalistica occidentale ci im-pone di essere.

LISCA N.3 – QUELLI CHE NON SANNO CHE PESCI PIGLIARE

Lista mista, piena zeppa di elementi confusi e confusionari che vivono senza scegliere per paura di sbagliare; la lista di coloro che lasciano che la vita scelga loro anziché essere essi stessi a sce-glierne una.

LISCA N.4 – I MUTI COME UN PESCE

Ne fanno parte coloro che non riesco-no o non vogliono parlare; gente che piuttosto di riempire l’aria di parole, preferisce riempire lo spazio di fatti; persone affezionate al motto “a volte

un silenzio vale più di mille parole”.

LISCA N.5 – I MOLTIPLICATORI DI PANI E PESCI

Capolista un dio (o, per lo meno, qual-cuno che si creda tale, meglio, che sia creduto tale) seguito da quei rari esem-plari del genere umano che sanno fare miracoli.

LISCA N.6 – I SANI COME UN PESCE

Lista di salutisti che non fumano, non bevono, non mangiano, che fanno tanto sport, ma che sono anche un po’ noiosi (è il prezzo da pagare!).

LISCA N.7 – I BOCCHEGGIANTI

Coloro che vivono spesso in apnea, gli ansiosi che non tirano mai il fiato, gli asmatici e i bronchitici, i balbuzienti.

LISCA N.8 – I DOTATI DI OC-CHI DA PESCE LESSO

Uomini e donne, giovani e meno giova-ni, che hanno uno sguardo tutt’altro che penetrante; generalmente non stanno bene in fotografia per via della palpebra a mezz’asta e del bulbo ocula-re sporgente.

LISCA N.9 – I PESCI NELLA RE-TE

Vari rappresentanti di categorie di po-polazione ormai “in gabbia”; poveri uo-mini e donne che hanno scelto una strada senza vie d’uscita; vittime di se stessi o di altri che li hanno resi tali.

LISCA N.10 – GLI ACQUA IN BOCCA

Coloro che conoscono cose che noi umani non possiamo neanche immagi-nare, i detentori dei segreti più recon-diti ed intimi. Un giorno ho conosciuto uno di questi esseri sibillini, il quale me ne ha rivelato uno… ma l’ho dimenti-cato!

LISCA N.11 – GLI ABBOCCANTI

Elementi pericolosi, questi. Non hanno la minima capacità di giudizio. Prede in balìa di qualunque amo, poveri illusi che c r e d o n o c h e i l v e rme s i a un’opportunità.

LISCA N.12 – LISTA A FAVORE DEI PARCHEGGI A LISCA DI PESCE

Gente furba, con la testa sul collo e le pinne in tasca, che sicura ed obliqua si posiziona negli spazi delimitati permet-tendo un fluido scorrimento del traffi-co, ma che quando scende dall’auto cammina di sbieco.

LISCA N.13 – THE IGGY POP’S LISC (fish-bone, per i puristi filo-britannici)

Il loro manifesto è la storica frase del cantante americano: “IL PESCE NON PARLA, PERCHÉ IL PESCE SA”.

E tu: di che LISCA sei?

Stefania BonettoStefania BonettoStefania BonettoStefania Bonetto

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A proposito di Politi(n)(n)ca.

Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006

“Trade, not aid”. “Commercio, non aiuti”. E’ l’appello lanciato più di quarant’anni fa dalla Commissione ONU per il Commercio e lo Sviluppo come strategia per far uscire dalla miseria quello che si chiamava allora Terzo Mondo. E lo slogan è la base della storia e delle motivazioni del Commercio Equo e Solidale. Nato negli anni ’60 in Nord Europa e diffusosi solo nella seconda metà degli anni Ottanta in Italia, il Commercio Equo vuole costruire rapporti eco-nomici e sociali giusti, puliti per evitare lo sfruttamento dei lavora-tori e dei produttori del Sud del mondo.

Questo diventa possibile pagando per i prodotti un prezzo equo, più alto di quello pagato dal mercato tradizionale, che garantisca dignità di vita ai produttori sia nell’ambiente di lavoro che nelle comunità cui appartengono. Ma non basta: i produttori devono rispettare principi di democrazia interna evitando sfruttamento e discriminazione. Viene inoltre richiesta una sostenibilità ambientale delle produzioni, e che i maggiori introiti abbiamo una ricaduta sociale sulle comunità di appartenenza. A fronte di questo, le orga-nizzazioni di Commercio Equo nel Nord del mondo garantiscono aiuti tecnici e finanziari, continuità e “umanità” nei rapporti.

Il risultato è un movimento internazionale in continua crescita che, pur rimanendo un fenomeno economicamente limitato, ha la fun-zione di stimolare la riflessione dei consumatori, delle istituzioni e dei grandi attori del commercio internazionale sulla necessità che una maggiore giustizia nei rapporti globali passi attraverso nuovi meccanismi commerciali.

A livello locale, il Commercio Equo e Solidale ha cominciato a dif-fondersi in modo sistematico ad Alba nel 1989, grazie a un coordi-namento di Gruppi di Solidarietà parrocchiali; nel 1991 è stata cre-

ata l’Associazione Quetzal che nel 1992 si è trasformata in coope-rativa. La piccola Bottega del Mondo, allestita fin dalle origini della Cooperativa, si è subito caratterizzata per la presenza, accanto ai prodotti del Commercio Equo, di una gamma via via crescente di prodotti alimentari e per la casa di origine biologica e naturale. In questi quattordici anni la cooperativa si è radicata sul territorio della città e dei paesi vicini come punto di riferimento per chi cer-ca un consumo responsabile; attualmente, oltre alla vendita, si oc-cupa di promozione del Commercio Equo e Solidale, promozione della Finanza Etica, formazione e informazione sui temi di globaliz-zazione, sfruttamento, mondialità nelle scuole e in gruppi di aggre-gazione, organizzazione di eventi e incontri pubblici di promozione delle attività della Cooperativa e di incontro con culture diverse. Inoltre, come simbolo di crescita, si occupa dell’importazione di-retta e della promozione di due progetti dal Sud del Mondo: i rica-mi Nackshi Kantha provenienti dal Centro di Formazione della Donna di Khulna – Bangladesh (Woman Training Center), e i gioielli e la bigiotteria provenienti dalla Coop. A.P.J., promossa da don Giovanni Lisa, che si occupa dei ragazzi di Teofilo Otoni – Brasile.

I modi per conoscere l’attività di questa cooperativa e con essa i mille aspetti dl commercio equo e solidale sono molti: sul territo-rio è conosciuta l’opera dei banchetti di vendita dei prodotti e de-gli incontri formativi, e tutto l’anno la Bottega Quetzal di corso Langhe ad Alba crea l’occasione, con mille “buonezze” alimentari e raffinati prodotti artigianali, di incontrare mani lontane con cui co-operare.

Piermario DemichelisPiermario DemichelisPiermario DemichelisPiermario Demichelis

Il commercio equo e solidale. L’ALTRO MODO DI FARE LA SPESA

PAROLE IN GIOCO Siti di riferim

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Riscoprire l’inconscio. ni, sostenere cause, difendere posizioni, convincere.

Lo studio è il suo territorio d’azione.

L'emisfero destro è sede delle emozioni, della creatività, delle intuizioni, dell'in-conscio.

Per definirlo come diceva Freud “è quel-la parte di cervello che fa cose di cui non mi accorgo”. Opera attraverso il pensiero analogico.

Bianco = (uguale) neve = freddo = in-verno …

Sole = (uguale) caldo = fuoco = ros-so…

Usa come veicolo di sé le immagini, i colori, i suoni, i profumi, i sogni, le sto-rie…

La musica, la poesia, la pittura, la danza, la mitologia… sono il suo territorio.

Ma i due emisferi guidano nella stessa proporzione il nostro essere?

No. Uno studio del 1962 del dott. Ge-orge Miller dimostrò che il conscio degli esseri umani riesce ad eseguire soltanto da 3 a 7 operazioni simultaneamente, l'inconscio molte di più.

Pensate solamente che l'inconscio (quindi l'emisfero destro del cervello) può guidare oltre 64.000 attività simulta-

Ben sappiamo che all’interno della no-stra scatola cranica convivono due emi-sferi cerebrali: cervello destro e cervello sinistro.

Simili nella forma, diversi per campi d’azione.

Molti anni fa Roger Sperry, premio No-bel per i suoi studi sul sistema nervoso, scoprì le seguenti specializzazioni asso-ciabili ai due emisferi del cervello.

Ognuno dei due emisferi svolge dei compiti unici.

L'emisfero sinistro, quello mentale, è sede del conscio.

Opera attraverso la razionalità.

Utilizza il pensiero analitico e chiede prove per avvallare qualsivoglia afferma-zione. Usa la parola per esporre opinio-

neamente: dai processi ormonali e ghiandolari alla circolazione sanguigna, dal battito cardiaco alla respirazione fino a regolare tutta la fisiologia, i comporta-menti e le emozioni.

Da tutto questo nasce la formula che vuole il 5% della nostra vita guidato dalla parte conscia mentre il 95% dalla parte inconscia.

Dati alla mano, dunque, è l’inconscio con i suoi archetipi comportamentali a guidare i nostri passi nel mondo.

Eppure tendiamo a dare assai più credi-bilità al nostro mentale piuttosto che alla nostra parte intuitiva.

Potremmo ascoltare di più il nostro in-conscio.

Potremmo correggere le programma-zioni distorte che l’inconscio ha interio-rizzato in seguito a traumi e situazioni difficili.

Potremmo dare più voce alla nostra par-te creativa e alle nostre intuizioni.

Il risultato sarebbe… una vita migliore.

Graziella BonettoGraziella BonettoGraziella BonettoGraziella Bonetto

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INTUIRE ANZICHE’ PENSARE

INTERVISTA A “RITA DEL CAMPANA”

Se piace a te, piace a tanti. Come Margherita Bianco a Ceresole non la conosce quasi nessuno, ma Rita del Campana lo sanno tutti chi è, perché in paese è diventata una tradizione, come il ristorante che ha gestito fino a qualche anno fa.

«Io sono una langhetta di Roddino, però a Ceresole mi vo-gliono tutti bene. Sono arrivata nel 1968, che avevo solo 23 anni, quando con mio marito abbiamo preso il Campana. Era un locale storico, ma a quel tempo stava quasi per chiu-dere e noi lo abbiamo trasformato da piola a piccolo risto-rante che ha sempre lavorato bene».

Cosa vuol dire passare tutta una vita ai fornelli?

«Per me è stata una soddisfazione perché ho potuto fare un lavoro che mi è sempre piaciuto moltissimo: non avevo an-cora finito l’avviamento che già andavo ad aiutare in una trattoria di Roddino tutti i sabato e domenica e fissa per il mese di agosto quando arrivavano i villeggianti. Ho lavorato lì per 10 anni e ho imparato a fare tutto perché si stava un po’ in cucina e un po’ in sala, mica come adesso».

Quali erano le specialità di Rita?

«Qui a Ceresole si veniva per mangiare le tinche, ma io all’inizio non ero capace a cucinarle perché in Langa non si sa quasi cosa siano. Mi hanno insegnato le altre cuoche: allora c’erano 3 ristoranti che servivano la tinca e la gente arrivava fin da Milano. Ho imparato in fretta».

E come si preparano bene le tinche?

«Per prima cosa devono essere pesci buoni, del posto. Quel-le che compri dai venditori vengono dagli allevamenti della Val Padana e sanno sempre di “nita”. Poi bisogna saperla cuocere, né troppo, né troppo poco. La mia specialità erano le tinche in carpione. La ricetta la posso dire agli amici, ma non si può scrivere su un giornale!»

Ad un certo punto le tinche sono sparite…

«Negli anni ’70 la gente non apprezzava più la cucina tipi-ca, voleva qualcosa di diverso. Anche noi siamo stati costretti a cambiare. Le tinche sono quasi scomparse da Ceresole, non c’era più nessuno che le teneva. Per fortuna i gusti sono di nuovo cambiati».

Il Campana si è “rinnovato” per tornare alla sua tradizione?

«Quando è mancato mio marito abbiamo passato un brutto periodo e siamo rimasti chiusi per più di un anno. Non me la sentivo più e non sapevo cosa fare, poi ad un certo punto mi sono decisa e ho riaperto. Sono ripartita con le tinche e con un nuovo locale che ho cercato di rendere il più acco-gliente possibile».

Sono passati clienti famosi?

«Io non ci ho mai fatto troppo caso. Un po’ perché ero sem-pre in cucina e per carattere non osavo andare a parlare ai tavoli. Un po’ perché per me i clienti sono tutti uguali. La soddisfazione più grande era vederli andare via contenti e soprattutto tornare».

Una cuoca smette di cucinare quando va in pen-sione?

«Io no, perché per me è prima di tutto una passione. Solo che a preparare per 2-3 persone mi sembra di sprecare del tempo. Quando abbiamo iniziato avevo una stufa a legna e un piccolo fornello a gas eppure alla domenica facevamo 70-80 coperti, con la gente che si accontentava di mangiare nel cortile pur di trovare posto. Adesso mi diverto a cucinare per gli amici».

Qual è un buon consiglio da dare dopo tanti anni

di esperienza?

«Quando ho iniziato mi hanno spiegato due cose. La prima è che per fare bene un piatto non basta ripe-tere una ricetta, ma devi metterci del tuo. La secon-da è che per capire se ti è riuscita devi pensare che se piace a te vuol dire che piace a tanti. Ed è pro-prio vero».

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Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006

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Si riparla finalmente della chiesa della Madonna dei Prati, i cui ruderi ab-bandonati sembrano un atto d’accusa verso l’incuria con cui trattiamo la nostra tradizione e i beni che ci hanno lasciato i nostri antenati. Ormai pochi conoscono la storia di questa chiesetta, trascurata da talmente tanto tempo che già il nostro compaesano poeta Carlo Avalle, dalle cui poesie traspare tutto l’attaccamento che aveva a questo edificio, ne scrisse come di un luogo con acre odor di muffa…

Ci sono però prove confortanti sul fatto che non tutti vogliono dimenti-care questo luogo, più volte citato sui giornali locali: “…una chiesetta molto elegante, ornata da un piccolo portico con colonne cilindriche” (Al Valè, 15 dicembre 1989); “…la chiesa è giunta ormai ad uno stato di degrado veramente desolante” (La Gazzetta del Roero, 21 febbraio 1990); “…tra i piloni e le chiese di Ceresole, la peggior malata è la chiesa della Madonna dei Prati” (Bra Sette, 30 marzo 1990) e, a conferma delle sue radici, “…la tradizione popolare ha definito il nome della chiesa che, fin quasi alla sua sconsacrazione, era meta delle processioni nel giorno della Natività, l’8 set-tembre, e l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione” (La Gazzetta d’Alba, 4 aprile 1990). Proprio nel 1990, su invito dell’allora parroco don Gianni Tarable si costituì un Comitato per il restauro della Madonna dei

Prati. Con i fondi reperiti (5.500.000 delle vecchie lire), si provvide ai primi urgenti lavori, quali la ripulitura di alberi ed erbacce e la rimozio-ne dei lastroni in pietra del portico, oltre alla posa di una guaina imper-meabile che evitasse ulteriori infiltrazioni d’acqua. Il Comitato era pre-sieduto dalla Signora Carla Caccia che, allora come oggi, non ha mai abbandonato la speranza di vedere questa chiesa ritornare al suo primi-tivo gradevole aspetto. Oggi si riparte e la signora Caccia ha già avuto i primi importanti contatti per seguire l’iter burocratico necessario all’avvio dei lavori e per richiedere ai vari enti pubblici e privati i contri-buti indispensabili alla realizzazione del progetto di restauro. Lo stato in cui si trova l’edificio è sotto gli occhi di tutti ed è inutile negare che occorrono ingenti fondi per un intervento adeguato, ma un detto po-polare ci assicura che dove si vuole arrivare di solito si arriva: l’importante è la volontà di tutta la comunità, ma è impensabile che un paese non voglia mantenere le opere costruite nei secoli passati che ancora ci sono rimaste ed è un dovere verso le generazioni passate e future proteggerle, pena la cancellazione della sua storia e chi non ha storia, si sa, non ha nulla da raccontare.

Beatrice PanettoBeatrice PanettoBeatrice PanettoBeatrice Panetto

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Sarà la volta buona?

Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006

Com’era

LA MADONNA DEI PRATI.

Sopra un poggio, in mezzo ai prati,

dove il guardo più si perde

nell’immenso piano verde

fino ai campi appena arati,

tra gli sparsi casolari

s’erge bianca una chiesuola,

sempre chiusa, sempre sola,

i passanti sono rari!

Cresce l’erba al limitare,

dentro emana quell’intenso,

acre odor di muffa e incenso,

nudo e squallido è l’altare.

M’appariscon tra le grate

pochi quadri, stinti, vecchi,

fiori finti, fiori secchi,

statue guaste e mutilate.

C’è un silenzio, un abbandono

nella chiesa solitaria,

mentre lieve vien con l’aria

di campane un tenue suono.

Quanta dolce nostalgia!

quanta pace, quanta quiete!

tutta estingue la mia sete

di ricordi, di poesia.

La mia semplice chiesetta,

che s’eleva in mezzo al piano,

che v’invita di lontano,

che ogni dì, lieta, m’aspetta.

Carlo AvalleCarlo AvalleCarlo AvalleCarlo Avalle

(1922 (1922 (1922 (1922----1960)1960)1960)1960)

LA SPERANZA DI UN RESTAURO

Com’è

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Peschiera di Ceresole d’AlbaPeschiera di Ceresole d’AlbaPeschiera di Ceresole d’AlbaPeschiera di Ceresole d’Alba

Carlo Reinero (1860-1941) - Il tempo della sua vita.

LA VITA DI UN ANTICO PESCATORE

L’hanno detto un po’ tutti: dopo le Olimpiadi i torinesi sono di nuovo fieri della loro città.

In effetti nel ricordo di tutti quelli che hanno vissuto questo periodo unico resteranno, oltre alle emozio-ni legate ad eventi sportivi, premia-zioni e spettacoli, le immagini di una città bellissima, pulita e curata nei particolari, di folle amorevoli che la percorrevano lentamente, la ammi-ravano e la fotografavano. E la car-tolina più bella sarà proprio il sorri-so della gente di Torino, non più scettica e diffidente come al solito, ma finalmente orgogliosa di abitare qui.

Finalmente si respirava una sensa-zione di felicità diffusa.

Si è anche detto che questa espe-rienza lascerà qualcosa di duraturo.

Ne sono fermamente convinta.

Credo che la qualità della vita sia

legata in gran parte alla qualità del territorio in cui si abita, e a quanto il cittadino si identifica con esso e se ne sente parte attiva, indipendente-mente dalla provenienza della pro-pria famiglia.

Credo che se si investe nella salva-guardia delle bellezze naturali e del patrimonio storico artistico, nel ri-pristino delle zone degradate, se si evita la speculazione che dà guada-gno immediato ma compromette per sempre la vocazione naturale del territorio, se insomma si ritorna ad apprezzare la bellezza anche nell’ordinaria amministrazione, sarà più facile per il cittadino amare il luogo in cui vive e identificarsi con esso. Sarà naturale che se ne pren-da cura perché lo considererà im-portante come casa propria.

Questo vale per la città e per la campagna, per le strade e per i cam-pi, marciapiedi, aiuole e viali albera-ti, arredo urbano e mezzi pubblici;

vale per tutto ciò che usiamo e in cui ci muoviamo quotidianamente e per tutto ciò che vediamo dalla fine-stra e che fa da sfondo alla nostra vita.

La bellezza e la cura del territorio non sono solo un prodotto da esibi-re a turisti e forestieri, ma anche una soddisfazione per chi ci vive: la consapevolezza di abitare in un luo-go bello dà fiducia nel futuro e spin-ge il cittadino a collaborare con il resto della comunità per mantener-lo e migliorarlo; educa alla condivi-sione, a non considerare esaurito il proprio compito al di fuori delle mura domestiche.

Adoperarsi per la bellezza del terri-torio è un investimento lungimirante che dà una rendita fruibile da tutti.

Perché tutti possiamo dire un gior-no con fierezza: “Sì, abito qui”.

Paola CacciaPaola CacciaPaola CacciaPaola Caccia

SEGNALAZIONI

Sassolini lanciati da-gli Amici della Tinca

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LIBRI

L’ALCHIMISTA di Paulo Coelho ed. Bompiani. Una favola spirituale narrata col linguag-gio simbolico che, come dice l’autore in prefazione, è l’unica stra-da per poter raggiungere l’Anima del mondo. Coelho ci guida, attra-verso la storia di Santiago, a scopri-re la nostra Leggenda Personale e i segni dell’Universo. Verità che il nostro raziocinio rifiuta di accettare perché limpidamente semplici. (Graziella Bonetto)

IL CACCIATORE DI A-QUILONI di Khaled Hos-seini ed. PIEMME. E’ un ro-manzo emozionante che ripercorre trent’anni di storia afghana, dalla fine della monarchia all’invasione russa, dal regime dei Talebani ai giorni nostri. Khaled Hosseini è figlio di un diplomatico afghano, è nato a Kabul e con la sua famiglia ha ottenuto asilo politico negli Stati Uniti nel 1980. Ora vive in Califor-nia e fa il medico. (Maddalena Capellino)

BUONO, PULITO E GIU-STO. Principi di nuova gastronomia di Carlo Pe-trini ed. EINAUDI. Se nu-trirsi è un “atto agricolo”, produrre deve essere un “atto gastronomi-co”. (Giacomo Mosso)

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CD

LAMPO VIAGGIATORE di Ivano Fossati – 2004. E’ un augurio alla felicità, per chi non ce l’ha. Nel segno della semplicità, pulito, ispirato, intenso e immedia-to. “C’è tempo” è un brano perfet-to. La frase “...inciampa piuttosto che tacere, domanda piuttosto che aspet-tare…” tratta da “ Un bacio sulla bocca” è l’invito a mettersi in gioco, a provare ad essere felici. (Giampaolo Magliano)

DAINAMAITA di Casino Royale – 1993. Un disco che ha accompagnato la mia (tarda) adolescenza. Riascoltarlo ora smuo-ve quella parte “contro” che, mai come oggi, deve essere risvegliata. Contro il neo-colonialisno, contro la Milano simbolica, contro l’ingiustizia. (Stefania Bonetto)

BOTH SIDES OF THE GUN di Ben Harper – 2006. Blues allo stato puro, balla-te dilaniane e derive psichedeliche. Gustoso. (Lorenzo Bonetto)

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FILM

DOPO MEZZANOTTE di Davide Ferrario. Perché è girato a Torino e il regista ha man-giato le tinche quest’estate a Cere-sole e perché nella sua semplicità ti fa vedere quanto è complicato vive-re con dei sentimenti. (Alessandro Zanatta)

RIPENSANDO ALLE OLIMPIADI

Vi voglio parlare di Carlo perché lui sia ancora tra noi e ci sostenga con il suo esempio.

Carlo, uno come noi, vissuto in anni di guerre. A me non è stato dato di incontrarlo, perché il suo tempo è trascorso prima del mio, ma ne ho avvertito la for-za attraverso i racconti di mio padre.

“Carlin”, così lo chiamavano a Ceresole d’Alba. Sua figlia, vedova, in una Torino ammalata di guerra, lo chiama e gli confida:”Non trovo il cibo per i miei fi-gli, e quel poco che c’è costa troppo caro.”

Papà Carlo le risponde:”Che cosa fai ancora lì, sola, con due bambini! Vieni con noi a Ceresole, che in qualche modo risolviamo”.

La famiglia si riunisce in un’unica casa.

In casa Reinero la principale risorsa di sostentamen-

to sono le tinche.

A Ceresole d’Alba gli stagni erano tanti, con la loro acqua, essenziale per il lavoro degli agricoltori, fon-damentale per allevare le tinche, indispensabile per la vita.

Carlo non era ricco, ma in ogni tempo vivono uomi-ni onesti, e poter utilizzare le peschiere non era troppo costoso.

Carlo Reinero buttava in acqua gli avannotti e pesca-va le tinche, che vendeva ai ristoratori o scambiava con altro.

E’ andata così che in quella casa ha potuto esserci pane per tutti.

Un abbraccio.

Luca ComettoLuca ComettoLuca ComettoLuca Cometto

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Bellezza e felicità diffusa.

Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006

“Vieni a Ceresole , “Vieni a Ceresole , “Vieni a Ceresole , “Vieni a Ceresole ,

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modo risolviamo.”modo risolviamo.”modo risolviamo.”modo risolviamo.”

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GUARDANDO IL CIELO GRIGIO

A PROPOSITO DI OGM. «Riportiamo un articolo apparso su “La squilla parrocchiale” n. 4 di settembre 2003, firmato don Eugenio Viberti. A quell’epoca era in corso un dibattito sull’OGM, e la Regione Piemonte aveva ordinato la distruzione di alcune coltivazioni sospette di mais transgenico.

______

Un quotidiano molto diffuso è uscito domenica 3 agosto con tre pagine dedicate alla nuova linea della Santa Sede nei con-fronti dei cibi transgenici.

Non conosco i termini esatti dell’intervento di mons. Martino, Presidente del Consiglio di giustizia e della Pace e voglio spera-re che che la notizia “sparata” si possa ridimensionare verifican-dola nel contesto del discorso.

Perché nei termini espressi dalla stampa sarebbe grave.

Per fortuna non siamo nel campo dei dogmi della fede e non è peccato dissentire.

Il primo motivo di dissenso è il rispetto per quei coltivatori che hanno eseguito scrupolosamente l’ordine di distruggere le colti-vazioni di mais transgenico, con un danno economico ma con una limpida coscienza.

La perplessità cresce poi leggendo le ragioni addotte per giusti-ficare la diffusione degli organismi geneticamente modificati: che la natura è una realtà neutra e bisogna guardare all’uso che se ne fa e che con il biotech si potrebbe risolvere il problema del-la fame nel mondo.

La seconda affermazione mi fa venire in mente il metodo di tagliarsi la testa per eliminare i brufoli. I paesi sottosviluppati hanno bisogno di acqua, di trattori e macchine agricole, di sbocchi commerciali per i loro prodotti e si viene incontro con organismi di cui non si conoscono gli effetti sugli ecosistemi e che sconvolgeranno il precario equilibrio fra le risorse del suo-lo e lo sfruttamento.

Lo scrittore Dominique Lapierre, nel libro “Mezzanotte e cin-que a Bophal”, descrive gli effetti distruttivi dell’introduzione della chimica in agricoltura povera di una zona dell’India quale premessa del disastroso incidente che ha causato oltre ventimi-la morti.

Il discorso sulla neutralità della natura è ugualmente pericoloso, perché affermare che la morale riguarda solamente l’uso, può aprire delle brecce che scardinano tutto il sistema.

Se le leggi naturali non sono vincolanti da sole, può spuntare il pazzo che, in nome del progresso, decide di ammazzare i vec-chi perché non sono più agili come i giovani o stabilire che tutti devono avere gli occhi azzurri o essere alti due metri (risparmio altri esempi perché questo scritto è letto anche dai bambini)».

Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006

Accidenti, di nuovo… ancora una volta, ferma sull’androne della stazione, affacciata a guardare il cielo grigio, che piange pioggia a catinelle.

Accidenti, ancora una volta sorpresa senza ombrello.

Sono stufa di sorprendermi e di essere sorpresa.

Deve pur esserci una spiegazione al fatto che quando piove io mi ritrovi sistematicamente senza ombrello.

Non so dove cercarla, questa spiegazione, ma deve esser-ci, e a costo di fare tardi al lavoro oggi la troverò. Oggi. Lo giuro, lo prometto, a costo di fare tardi al lavoro. Già … il lavoro, accidenti pure a quello.

Da dove comincio? Mi guardo intorno. Una folla di om-brelli si accalca alla fermata del bus. E’ lì che devo andare, è lì che troverò quello che cerco.

Tra la calca di ombrelli che si urtano con arroganza, si aprono e si chiudono con frenesia per gocciolare infine su tutti, facendo più danni che benefici, arriva uno come me, un senza ombrello. Provo subito simpatia per lui ed oso chiedergli perché non ha l’ombrello. “Quando sono par-tito da casa veniva giù qualche goccia, pensavo che avreb-be smesso, mi sono sbagliato, ma credo che questo po-meriggio smetterà, sicuro che smetterà ”

Già… forse essere senza ombrello è una questione di ottimismo meteorologico.

Mi saluta con un sorriso e sale sul suo bus.

Eccone un altro, un senza ombrello, adesso ci riprovo, con la stessa domanda.

Mi risponde: “Volevo prenderlo stamattina, ma non sape-vo più dove l’avevo messo ed ero pure in ritardo, così sono partito senza”

Allora forse essere senza ombrello è una questione di disorganizzazione e di disordine.

Non faccio in tempo a salutarlo, che ne vedo un altro, come me, anche lui senza ombrello. Stessa domanda, nuova risposta: “ Mi piace camminare nella pioggia, mi fa sentire parte della natura, come se fossi un albero, un animale, un fiume”

Quindi essere senza ombrello potrebbe esser una que-stione di essere un po’ selvaggi.

Ma in quanti siamo ? Eccone un altro!. Di nuovo la stessa domanda per una diversa risposta:

“La gente crede che gli ombrelli riparino, si sbaglia. Il più delle volte ingombrano, e poi quando li richiu-di sul bus o sull’ascensore ti riversano addosso tutta l’acqua dalla quale ti hanno riparato prima, e se non la riversano su di te, la riversano sul tuo vicino”

Ora.. essere senza ombrello potrebbe essere una questione di praticità , ma forse anche di altrui-smo.

Ne arrivano ancora di senza ombrello, ed ora sco-pro che ciò che li accomuna è il fatto che sembra-no nella pioggia più a loro agio di quelli con l’ombrello. Sono in ritardo al lavoro, lo sapevo. Sinora ho intervistato soltanto i senza ombrello. Per scrupolosità mi impongo di ascoltare anche quelli con l’ombrello.

Lo chiedo a dieci di seguito, il tutto mi prendo poco tempo visto che cinque di loro mi guardano come se fossi una pazza e salendo frettolosi sul bus non mi rispondono ed altri cinque mi guardano

come se fossi una pazza e mi rispondono “ Perché piove.”

I senza ombrello sono dunque diversi tra di loro, hanno motivi diversi, ragioni diverse per essere senza ombrello. Eppure li accomuna il fatto che non si spaventano per un po’ di pioggia.

Arrivo in ufficio fradicia ed in ritardo e felice. Il mio capo mi guarda male, ma non osa dirmi nulla. Controllo il portaombrel-li, il uso ombrello è là, sì immancabilmente.

Forse per questo è il mio capo.

Roberta FerreroRoberta FerreroRoberta FerreroRoberta Ferrero

dono i semi sterili, ossia producono le patate, i pomodori, il cavolfiore che però non producono più i semi per il prossimo raccolto.

Geniale, no? E il prossimo raccolto, come faran-no a campare questi paesi, Jack? …Ma sei pro-prio una bestia senza pallottoliere, fratellino. De-vono ricomprare le sementi (…risata…), cazzo, che razza di aiuto umanitario vero? Capite? Interi paesi sono costretti a rivolgersi sempre alla stes-sa ditta per poter mangiare, ma non basta. Sicco-me il guadagno era troppo esiguo, anche se sup-portato dal potere esteso su intere regioni del mondo le “S.I.M.” hanno pensato di immettere nel codice genetico delle piante uno speciale pa-rassita che si sviluppa dopo poche settimane di vita. E l’unico antiparassitario efficace chi ce l’ha?

Risponde, risponde … Rossi al terzo banco. “Ce l’ha … ce l’ha..”. Rossi, due meno meno!

L’antiparassitario ce l’ha sempre la stessa multi-nazionale (… risata…), ma è spiritosissimo, è un giochino mondiale, davvero spassoso, (…risatina…). Già... ».

Brano tratto dalla trasmissione radiofoni-ca di RADIODUE“ Alcatraz” di Diego Cu-gia.

Luca CasaleLuca CasaleLuca CasaleLuca Casale

Cari lettori, mi è stato affidato il compito di fare un articolo su questo giornale, a me, un “paisan” (contadino). Grazie per la fiducia ma non lo so fare, non ci mastico con la grammatica, però lo spazio c’è e lo sfrutto così. Buona lettura.

«Sveglia un po’ di teste da tagliare…, invece di pensare di farvi una Punto a rate o a farvi la mo-glie del vostro miglior nemico, rispondetemi a questa domandina, fondamentale, molto di più di quelle del catechismo. Ne sapete niente del siste-ma internazionale delle multinazionali? Il famige-rato “S.I.M.”?

Complimenti per il vostro silenzio eclatante, be-stie da terza elementare!

Dunque, supponete che il Fondo Monetario In-ternazionale vi ha mandato da una multinazionale americana a comperare tonnellate e tonnellate di semi di tutte le piante alimentari e da tutti i paesi possibili; poi, con calma, quando un paese meno sviluppato vuole e deve rinvigorire il proprio pa-trimonio alimentare, si vedrà costretto a com-prare le sementi dall’unica ditta detentrice, guar-da caso proprio quella che ne aveva comperati interi silos, la quale, prima di rivenderli applica un piccolo trattamento di biotecnologia, e cioè, Jack, cioè attraverso la manipolazione genetica si ren-

I senza ombrello.

La non farina del mio sacco.

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Che cosa è un impianto fotovoltaico? Un impianto fotovoltaico trasforma direttamen-te l’energia solare in energia elettrica. Esso è composto essenzialmente da: moduli o pannelli fotovoltaici; inverter, che trasforma la corrente continua generata dai moduli in corrente alternata; quadri elettrici e cavi di collegamento. I moduli sono costituiti da celle in materiale semiconduttore, il più utilizzato dei quali è il silicio cristallino. Essi rappresentano la parte attiva del sistema perché convertono la radia-zione solare in energia elettrica. Quali sono i vantaggi della tecnologia fo-tovoltaica? I vantaggi possono riassumersi in: assenza di qualsiasi tipo di emissione inquinante; risparmio di combustibili fossili; affidabilità degli impianti poiché non esistono parti in movimento; costi di esercizio e manutenzione ridotti al mini-mo; modularità del sistema (per aumentare la poten-za dell’impianto è sufficiente aumentare il numero dei moduli). Che differenza c’è tra un impianto foto-voltaico ed un impianto solare termico? Entrambe le tipologie d’impianto utilizzano il sole come fonte energetica, catturandone la radiazione attraverso superfici captanti: mentre i moduli fotovoltaici trasformano direttamente la radiazione solare in energia elettrica, i pannel-li solari termici utilizzano l’energia termica del sole per riscaldare l’acqua da utilizzare per uso igienico sanitario o per il riscaldamento degli ambienti. Dove può essere installato un impianto fotovoltaico? I moduli fotovoltaici possono essere collocati su qualsiasi pertinenza di un immobile (tetto, fac-ciata, terrazzo) o sul terreno. La decisione deve essere presa in base all’esistenza sul sito d’installazione dei seguenti requisiti: disponibilità di spazio necessario per installare i moduli; corretta esposizione ed inclinazione della super-ficie dei moduli. Le condizioni ottimali in Italia sono: esposizione SUD (accettabile anche SUD-EST, SUD-OVEST, con ridotta perdita di produzio-ne); inclinazione dei moduli compresa fra 25° (latitudini più meridionali) e 35°(latitudini più

settentrionali); assenza di ostacoli in grado di creare ombreggiamento. Quanto spazio occupa un impianto fotovoltaico? Facendo riferimento soprattutto alle piccole applicazioni (tetti fotovoltaici) e a moduli di silicio cristallino, un valore indicativo di occupazione di superficie è di circa 8 -10 mq per kW di potenza nominale installata. Quanta elettricità produce un impianto fotovoltaico? La produzione elettrica annua di un impianto fotovoltaico dipende da diversi fattori: radiazione solare incidente sul sito d’installazione; orientamento ed inclinazione della superficie dei moduli; assenza/presenza di ombreggiamenti; prestazioni tecniche dei componenti dell’impianto (moduli, inverter ed altre apparecchiature). Prendendo come riferimento un impianto da 1 kW di poten-za nominale, con orientamento ed inclinazione ottimali ed assenza di ombreggiamento, non dotato di dispositivo di “inseguimento” del sole, in Italia è possibile stimare le se-guenti producibilità annue massime: regioni settentrionali 1.100 kWh/anno regioni centrali 1.400 kWh/anno regioni meridionali 1.600 kWh/anno

(- fonte: www.grtn.it)

Ma se posseggo una linea elettrica da 3KW di poten-za, devo dotarmi di un impianto fotovoltaico da 3 KWp?

No. L'impianto fotovoltaico fornisce un'energia quasi costan-te che viene immessa in maniera continua nella rete Enel fin-chè c'è il Sole. Il circuito solare è quasi un circuito a parte, mentre la corrente elettrica che occorre per l'abitazione vie-ne prelevata direttamente dall'Enel: in questa maniera ho a disposizione una potenza elevata ( 3 KW o più) ogni volta che ne ho bisogno.

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Il fotovoltaico, questo sconosciuto.

AMBIENTE ED ENERGIA

Qualcuno potrebbe nutrire dubbi sulla presenza di un argomento come le fonti di energia alternativa in una pubblicazione dell’Associazione Amici della Tinca. E, in prima istanza, potrebbe anche avere ragione. Ma il motivo che ci spinge ad affrontare questo tema è semi-nascosto tra le righe del nostro statuto, in cui si legge che tra le priorità dell’associazione vi è quella della tutela del territorio e dell’ambiente naturale in cui viene praticata la coltura del noto ciprinide.

Da qualche anno, con l’aggravarsi dei livelli di inquinamento dovuti in massima parte ai combustibili fossili, si sente parlare di fonti di energia alter-nativa, tra le quali la microgenerazione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici. E’ una strada difficile da percorrere, ma potenzialmente po-trebbe aiutare a diminuire la dipendenza energetica dal gas e dal petrolio, e nello stesso tempo, a produrre energia elettrica senza inquinare.

Quello che vorremmo fare in questo primo appuntamento è informare sulle caratteristiche tecniche di questa tecnologia già largamente usata, peraltro, in altri paesi europei come la Germania, certamente più povero di sole del Bel Paese.

A questo proposito riportiamo una sintesi delle domande (e risposte) più ricorrenti riguardo al fotovoltaico, presenti sul sito internet del GRTN, il gestore del sistema elettrico nazionale (www.grtn.it) e uno stralcio delle informazioni presenti sul sito www.ecorete.it , consulenza e vendita pro-dotti per produzione energia da fonti rinnovabili.

.... qualche domanda per capirne di più …

Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006

Un circuito solare di 1.200 Wp (1,2 kilowatt di picco) può produrre energia sufficiente per coprire un'abitazione con un consumo annuale di circa 2.000 KWh, quindi un'abitazione di 3-4 persone con attenti consumi elettrici.

Quanto si spende in manutenzione?

Questi tipi di impianti solari non necessitano di una particolare manutenzione, volendo si pos-sono pulire i vari pannelli fotovoltaici ogni 2-3 anni, anche se normalmente gli stessi si man-tengono abbastanza puliti grazie alla pioggia e al vento.

(- fonte: www.ecorete.it)

Per quanto riguarda contributi e/o incentivi bisogna sottolineare quanto segue.

Le regioni periodicamente emettono bandi di concorso per l’erogazione di contributi a favo-re dell’installazione di impianti fotovoltaici, che spesso vengono “bruciati” velocemente, data la scarsità dello stanziamento e l’alto numero di richieste.

Inoltre è finalmente arrivato anche in Italia il finanziamento in conto energia: sarà così possi-bile vendere all’Enel l'energia elettrica prodotta con impianti fotovoltaici anche medio-piccoli.

Il 19 Settembre 2005 è difatti entrato in vigore il DL 387/2003 di recepimento della Direttiva europea per le fonti rinnovabili (Direttiva 200-1/77/CE). Questo incentivo, dettato dei limiti del protocollo di Kyoto, è ancora insufficiente, ma potrebbe dare un impulso anche in Italia agli impianti solari per la produzione di energia elettrica, esattamente come è già accaduto in Germania, dove i finanziamenti in conto ener-gia hanno permesso il decollo del settore foto-voltaico.

Per maggiori informazioni ecco un elenco di siti internet sull’argomento:

www.grtn.it Gestore Rete Trasmissione Nazio-nale

www.ecorete.it Consulenza e vendita materiali per solare termico e fotovoltaico

www.isesitalia.it Associazione no profit per la diffusione di energie da fonti rinnovabili (continua… sul prossimo numero)

Lorenzo BonettoLorenzo BonettoLorenzo BonettoLorenzo Bonetto

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L’Associazione “Amici della Tinca di Ceresole d’Alba” ha ufficialmente con-solidato il 23 gennaio 2003, un sodalizio nato nei fatti un paio di anni prima.

L’Associazione, a carattere volontario, non ha scopi di lucro, è apartitica e aconfessionale.

L’associazione ha come oggetto esclusivo della propria attività la valorizzazio-ne della tinca dorata di Ceresole d’Alba e dell’ambiente naturale che la ospi-ta.

Le caratteristiche principali relative alla “tinca di Ceresole” che l’associazione fa proprie sono: la maniera tradizionale di allevamento nelle peschiere, la cura delle peschiere stesse, l’utilizzo degli avannotti provenienti dal territorio del Pianalto, la pezzatura tradizionale al consumo di 80-120 grammi.

Per conseguire lo scopo sociale della propria attività, l’associazione potrà organizzare e partecipare ad iniziative ed incontri, promuovere convegni e rassegne, stampare materiale divulgativo, richiedere ad enti pubblici, privati ecc, finanziamenti, contributi e sostegni necessari alla realizzazione dello sco-po sociale.

Il motto dell’Associazione è: carpe diem… tincae semper!

L’associazione è nata da un gruppo di persone legate tra di loro dalla passio-ne per il proprio territorio e le sue risorse ambientali, paesaggistiche ed enogastronomiche.

Dell’Associazione fanno parte agricoltori, professionisti, commercianti, giovani studenti, ristoratori, giornalisti, intellettuali che si propongono di fare attività a favore della tinca di Ceresole d’Alba, di conservarne l’ambiente naturale, di riscoprire i prodotti tipici locali e le loro ricette. Sono convinti, infatti, che anche attraverso questo tipo di impegno si potrà costruire uno sviluppo del paese, economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile.

La Tinca di Ceresole d’Alba è sicuramente un prodotto agricolo di valore che può servire da leva di sviluppo importante oltre che per i giovani agricoltori che hanno fatto questa scelta coraggiosa, anche per tutto il paese che vedrebbe crescere la sua immagine e potrebbe valorizzare l’insieme del suo patrimonio di produzioni tipiche locali.

TESSERAMENTO ANNO 2006

per dare il tuo sostegno alla valorizzazione di Ceresole … per partecipare direttamente alla vita associativa … per stare insieme, confrontarsi e divertirsi …

esprimere la tua opinione e impegnarti per gli altri …

per dimostrare di voler bene a Ceresole …

Associati a noi, con soli 10,00 € sarai un amico della tinca

e riceverai “Il sasso nello stagno”!

Per informazioni rivolgiti a :

Giampaolo Magliano via Martiri n. 36 Ceresole d’Alba tel. 339 2457971

Lorenzo Bonetto via Aldo Moro n. 9 Sommariva del Bosco tel. 338 4316228

http://digilander.libero.it/assotincaceresole

Dopo aver dato spettacolo nella scorsa edizione e aver ben interpretato lo spirito della manifestazione, quest’anno si punta alla vittoria!

Di nuovo al memorial Guerini!

Alla squadra degli “Amici della Tinca” in occasione del 1° memo-rial Massimo Guerini giugno 2005

LE TESTE DI TINCA

Arrivano al campo con passo felpato,

un pasto frugale (!) han consumato;

fiero il cipiglio, lo sguardo affamato,

il pre-partita hanno ultimato.

C’è pure qualcuno che sembra stremato,

che il pre-ritiro lo abbia sfiancato?

Perché la squadra vinca e convinca

quel che ci vuole è forse una tinca!

L’allenatore si siede in panchina

con aria furbesca e un po’ birichina.

A me (mi) pare che sia un marpione,

ci ha pure le tinche, le tinche in carpione!

E il Presidente si dà al beveraggio

e quasi quasi rasenta l’oltraggio!

I giocatori, tra un fallo e un passaggio,

si fan la bevuta e anche l’assaggio!

E gli avversari son tutti allibiti

esterrefatti e persino storditi!

Son giocatori di bella speranza,

se tu li centri lor cascan de panza.

E se la partita è andata perduta

van giu’ di brutto, con un’altra bevuta!

Forse la squadra è un po’ derelitta

e la punizione per la sconfitta

dal Presidente è subito inflitta:

tutti in ritiro senza fiatare,

pronti di nuovo a bere e mangiare!

La “squadra” speciale, vinca o non vinca,

è fatta da loro….le “teste di tinca”!

Masito LisaMasito LisaMasito LisaMasito Lisa

Calendario degli appuntamenti Calendario degli appuntamenti Calendario degli appuntamenti Calendario degli appuntamenti dell’Associazione:dell’Associazione:dell’Associazione:dell’Associazione:

Maggio 06: • Torneo di calcetto “memorial Guerini”Torneo di calcetto “memorial Guerini”Torneo di calcetto “memorial Guerini”Torneo di calcetto “memorial Guerini”

• giovedì 18 maggio.Serata di degustazione a giovedì 18 maggio.Serata di degustazione a giovedì 18 maggio.Serata di degustazione a giovedì 18 maggio.Serata di degustazione a Savigliano presso Antica Osteria dell’Orsa, Savigliano presso Antica Osteria dell’Orsa, Savigliano presso Antica Osteria dell’Orsa, Savigliano presso Antica Osteria dell’Orsa, organizzata dalla Condotta Slow Food di organizzata dalla Condotta Slow Food di organizzata dalla Condotta Slow Food di organizzata dalla Condotta Slow Food di SaviglianoSaviglianoSaviglianoSavigliano

• Domenica 21 maggio.Ceresole Porte Aper-Domenica 21 maggio.Ceresole Porte Aper-Domenica 21 maggio.Ceresole Porte Aper-Domenica 21 maggio.Ceresole Porte Aper-tetetete. . . .

Luglio 06:

• Sabato 1 luglio. Cena SocialeSabato 1 luglio. Cena SocialeSabato 1 luglio. Cena SocialeSabato 1 luglio. Cena Sociale

Ottobre 06: • Terra madre 2006 . Chi fosse intenzionato Terra madre 2006 . Chi fosse intenzionato Terra madre 2006 . Chi fosse intenzionato Terra madre 2006 . Chi fosse intenzionato

ad ospitare i rappresentanti delle comunità ad ospitare i rappresentanti delle comunità ad ospitare i rappresentanti delle comunità ad ospitare i rappresentanti delle comunità partecipanti, contatti l’Associazione Amici partecipanti, contatti l’Associazione Amici partecipanti, contatti l’Associazione Amici partecipanti, contatti l’Associazione Amici della Tinca di Ceresole d’Alba.della Tinca di Ceresole d’Alba.della Tinca di Ceresole d’Alba.della Tinca di Ceresole d’Alba.

Pagina 8 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006 Il sasso nello stagno Anno 1 n. 0 primavera 2006

DALLA BIBLIOTECA

Il 16 giugno 2006 alle ore 20.30 in bibl ioteca lo scrittore Nico Orengo incon-trerà i lettori di Ceresole.

RICORDANDO I VALORI DI BRUNO E MASSIMO

Cos’è

l’Associazione.

“ Le teste di tinca” protagoniste nella passata edizione del torneo“ Le teste di tinca” protagoniste nella passata edizione del torneo“ Le teste di tinca” protagoniste nella passata edizione del torneo“ Le teste di tinca” protagoniste nella passata edizione del torneo

Carpe diem….

Tincae semper!

Il sasso nello stagnoIl sasso nello stagnoIl sasso nello stagnoIl sasso nello stagno

Periodico dell’Associazione Amici della tinca

di Ceresole d’Alba

In corso di registrazione presso il tribunale di Alba

Anno 1 numero 0

Primavera 2006

Redazione:

Stefania Bonetto

Piermario Demichelis

Gianluca Fiori

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