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I laghi vulcanici, ecosistemi così com- plessi e di elevata valenza naturalisti- ca, celano dietro un apparente stato di quiete, forse legato alle loro calme acque di antica genesi, tutta una serie di problemi che minano progressiva- mente i delicati equilibri che li sosten- gono. È solo in tempi relativamente recenti, infatti, che l’uomo e le sue regole sociali hanno scoperto e cominciato a sfruttare in maniera incondizionata questi ambienti. Nonostante le forme di protezione che nell’ultimo decennio sono state istituite per questi biotopi, gli specchi lacustri e le aree circostanti sono ancora soggette ad una gestione niente affatto eco-compatibile, in cui progressive e inarrestabili alterazioni del territorio vengono portate avanti con pesanti conseguenze sulla qualità delle acque e sull’integrità ecologica di questi bacini. Le minacce provengono da diversi settori produttivi, quali ad esempio edilizia, agricoltura, zootecnia e turismo, che con il loro rapido sviluppo hanno modifi- cato e stravolto le originarie vocazioni del territorio, alterando profondamente le zone litorali dei laghi e apportando consistenti carichi inquinanti nelle acque. I monitoraggi, ormai su serie di dati pluriennali, dimostrano nella maggior par- te dei casi un progressivo peggioramento delle condizioni ambientali, con profonde alterazioni delle comunità biologiche a seguito di stress chimico-fisi- ci (come eccesso di nutrienti e anossia). Verranno di seguito illustrate le problematiche che interessano da vicino que- sti ambienti, con la speranza che in futuro la loro salvaguardia possa essere garantita attraverso politiche di gestione corrette e rispettose del patrimonio unico ed insostituibile che essi rappresentano per il nostro paese. 117 Aspetti di conservazione e gestione FABIO STOCH · DARIA VAGAGGINI Laghi di Nemi e Albano (Lazio) circondati da aree fortemente antropizzate Lago di Nemi (Lazio)

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I laghi vulcanici, ecosistemi così com-plessi e di elevata valenza naturalisti-ca, celano dietro un apparente stato diquiete, forse legato alle loro calmeacque di antica genesi, tutta una seriedi problemi che minano progressiva-mente i delicati equilibri che li sosten-gono.È solo in tempi relativamente recenti,infatti, che l’uomo e le sue regolesociali hanno scoperto e cominciato asfruttare in maniera incondizionataquesti ambienti.Nonostante le forme di protezioneche nell’ultimo decennio sono stateistituite per questi biotopi, gli specchilacustri e le aree circostanti sonoancora soggette ad una gestioneniente affatto eco-compatibile, in cuiprogressive e inarrestabili alterazioni del territorio vengono portate avanticon pesanti conseguenze sulla qualità delle acque e sull’integrità ecologicadi questi bacini.Le minacce provengono da diversi settori produttivi, quali ad esempio edilizia,agricoltura, zootecnia e turismo, che con il loro rapido sviluppo hanno modifi-cato e stravolto le originarie vocazioni del territorio, alterando profondamentele zone litorali dei laghi e apportando consistenti carichi inquinanti nelle acque.I monitoraggi, ormai su serie di dati pluriennali, dimostrano nella maggior par-te dei casi un progressivo peggioramento delle condizioni ambientali, conprofonde alterazioni delle comunità biologiche a seguito di stress chimico-fisi-ci (come eccesso di nutrienti e anossia). Verranno di seguito illustrate le problematiche che interessano da vicino que-sti ambienti, con la speranza che in futuro la loro salvaguardia possa esseregarantita attraverso politiche di gestione corrette e rispettose del patrimoniounico ed insostituibile che essi rappresentano per il nostro paese.

117Aspetti di conservazione e gestioneFABIO STOCH · DARIA VAGAGGINI

Laghi di Nemi e Albano (Lazio) circondati da aree fortemente antropizzate

Lago di Nemi (Lazio)

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di prodotti fitosanitari e fertilizzanti può essere responsabile di gravi fenomenidi inquinamento; tali sostanze infatti, attraverso il ruscellamento o la penetra-zione in falda, giungono direttamente nelle acque dei laghi. Se contengononutrienti, quali fosforo e azoto, determinano un processo di eutrofizzazione, dicui si parlerà dettagliatamente in seguito; inoltre, prodotti fitosanitari con prin-cipi attivi bioaccumulabili possono, attraverso l’ingestione da parte degli orga-nismi e fenomeni di biomagnificazione, raggiungere tutti i livelli della catenaalimentare, creando profonde alterazioni nella dinamica delle popolazioni.Un caso degno di nota è quello del Lago di Vico, che come la gran parte deilaghi italiani, ha subito negli anni ‘70 un drastico cambiamento nell’uso delsuolo intorno al bacino, con una trasformazione dell’agricoltura tradizionalein sistemi di coltivazione intensiva; il lago è stato recentemente oggetto di uninteressante studio da parte dell’Università della Tuscia.Una stima dei seminativi (agricoltura estensiva) del 1954 è pari a 1064 hache nel 1994 si sono ridotti a 177 ha, per lasciare il posto alle coltivazioniintensive di noccioleti che da 414 ha sono passate a 1235 ha. Tale cambia-mento ha determinato e continua ad oggi a determinare un forte apporto difosforo e azoto nelle acque, derivanti dalle operazioni di concimazione, e dipesticidi quali insetticidi (endosulfan, diazinone, carbaryl, lambda cialotrina),diserbanti (glufosinate e glyfosate) e fungicidi (iprodione e thiabendazole). Illungo tempo di ricambio del bacino impedisce lo smaltimento di tali sostan-ze in tempi rapidi, con la conseguenza che nell’ultimo decennio il deteriora-

■ Antropizzazione delle rive

Molti bacini vulcanici, soprattutto quelli di maggiori dimensioni, hanno agglo-merati urbani che insistono direttamente sulla fascia litorale (alcuni comuniarrivano fino a 20.000 abitanti). Nell’ultimo decennio l’espansione delle nuovecostruzioni è stata ingente e molto spesso priva di piani regolatori efficienti nelgarantire la salvaguardia delle aree limitrofe allo specchio lacustre. Nonostan-te poi la maggior parte dei laghi vulcanici sia oggetto di forme di tutela (parchi,SIC, ZPS) il problema dell’abusivismo edilizio non sembra sia stato ancoradefinitivamente risolto. Fortunatamente i reflui derivanti dai diversi insedia-menti, nella maggior parte dei casi, sono stati raccolti in collettori che non sca-ricano all’interno dei bacini, ma si segnala la situazione del Lago Albano che,privo di anello fognario circumlacuale, accoglie ancora gli scarichi dei paesi,subendo ormai da diversi anni un insostenibile deterioramento della qualitàdelle acque. Un problema analogo si pone anche in alcuni bacini di dimensio-ni minori, che, pur non avendo paesi che gravitano nelle vicinanze, hannostrutture turistiche che scaricano direttamente i loro reflui, senza trattamentiadeguati, all’interno dei laghi.Lì dove sono più limitati gli insediamenti urbani, si sviluppano lungo le rive deilaghi vulcanici estese superfici dedicate alla zootecnia e all’agricoltura. Taliattività, se non soggette a controllo, possono creare dei seri problemi di alte-razione della qualità degli ambienti lacustri. In particolare, l’uso indiscriminato

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Stabilimenti balneari lungo le rive del Lago Albano (Lazio)Riduzione del canneto lungo le rive del Lago di Nemi (Lazio)

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mento della qualità delle acque è statoprogressivo. L’attività agricola, infatti,crea un inquinamento di tipo diffuso didifficile controllo poiché non esistonosorgenti puntuali; l’unica soluzioneper limitare questo fenomeno è l’ado-zione di pratiche agricole ecocompa-tibili così come previsto dall’UnioneEuropea, compreso il mantenimentodi una fascia litorale lacustre estesaed integra che, attraverso la vegeta-zione, possa svolgere il ruolo di filtro per queste sostanze nocive.Un ulteriore problema che interessa ormai la quasi totalità dei bacini vulcaniciè lo sfruttamento delle rive per attività turistiche: l’affitto di ombrelloni, sdraio eimbarcazioni, durante il periodo estivo, è in netto aumento. Nell’ultimo decen-nio molti bacini, soprattutto i meno sfruttati, hanno subito tagli indiscriminati dizone di macchia o di canneto per adibire le aree ricavate a stabilimenti turisti-ci. Le ripercussioni sull’ecosistema, derivanti da questi tagli di vegetazioneripariale, sono state molteplici. In primo luogo, come accennato nel capitoloMacrofite, il taglio della vegetazione autoctona ha generato una sostituzione afavore di specie invasive e opportuniste. Dal punto di vista faunistico, invece,alcune specie ittiche si sono viste private del loro habitat, con conseguentedeclino delle popolazioni; discorso analogo è valido per gli anfibi e i rettili chehanno assistito nel tempo ad una netta diminuzione delle aree idonee alla lororiproduzione.Come per l’agricoltura, misure urgenti per un turismo ecocompatibile dovreb-bero essere adottate, finalizzate al mantenimento della naturalità di questiambienti, evitando quelle radicali trasformazioni che alla lunga, come dimo-strano molte esperienze del nostro paese, si ripercuotono negativamente oltreche sull’ecosistema anche sull’economia dei luoghi.

■ Emungimenti

I bacini vulcanici costituiscono una riserva idrica indispensabile per il territo-rio che gravita intorno ad essi. Nonostante infatti le superfici non siano moltoestese, le notevoli profondità garantiscono volumi d’acqua molto elevati.Seppure le acque di alcuni laghi vulcanici siano state sfruttate sin dal tempodei Romani (ricordiamo l’Acqua Paola e l’Acquedotto allietino, che interessa-rono i laghi di Bracciano e Martignano), ed alcuni siano stati addirittura boni-ficati in epoca storica (vedi scheda a pag 22), il problema è drammaticamen-te peggiorato negli ultimi decenni. L’aumento del prelievo d’acqua è stato

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Diminuzione del livello delle acque del Lago Albano (Lazio): negli anni ’50 le imbarcazioni per le garesportive venivano attraccate alla sommità dei piloni in cemento

Il porticciolo del Lago di Bolsena (Lazio)

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apporti idrici derivanti dalle precipitazioni sono inferiori rispetto alla sommadelle perdite d’acqua dovute all’evaporazione dalla superficie del bacino eagli emungimenti prima citati. Il risultato è che il livello del lago è sensibil-mente diminuito. Una situazione analoga è purtroppo evidenziabile per lamaggior parte dei bacini vulcanici sui quali insiste un intorno produttivo,demograficamente consistente. A conferma di quanto esposto si riporta la situazione del Lago Albano: i datipubblicati nel 1998 dalla Provincia di Roma evidenziano un sostanziale man-tenimento del livello idrico nel periodo 1960-1980, mentre dal 1980 al 1996si è verificato un calo delle acque di ben 160 cm. Per i 4 anni successivi(1996-2000) sono disponibili invece dati del WWF che evidenziano una per-dita di livello di ulteriori 90 cm. Analogo discorso è valido per il Lago di Nemiper il quale la Provincia di Roma individua un mantenimento del livello dal1960 al 1993, un drastico calo di 190 cm nel periodo 1993-1996 e un’ulterio-re perdita, come denunciato dal WWF, di altri 50 cm nel quadriennio 1996-2000. Il trend evidenziato per i due bacini continua a tutt’oggi, dimostrandocome, ancora una volta, per evitare la compromissione dei delicati equilibridi questi ecosistemi è indispensabile porre in atto misure per uno svilupposostenibile che mantenga i prelievi al di sotto della capacità portante di que-sti ambienti. Sono inoltre indispensabili monitoraggi regolari, per prevenire ilsuperamento dei livelli di guardia, oltre i quali si va inevitabilmente incontroalla perdita della risorsa.

senza dubbio determinato dalla già citata trasformazione dell’agricoltura tra-dizionale in agricoltura intensiva, con fabbisogno idrico notevolmente mag-giore, e dall’aumento esponenziale della popolazione nei comuni che insisto-no su questi ambienti. Solo per fare un esempio il volume stimato del Lago di Bracciano è pari a ben5,05 km3. Il settore di attività che maggiormente beneficia del prelievo idrico èsenza dubbio quello agricolo, a seguire la captazione degli acquedotti ed infi-ne il settore zootecnico.Per avere un’idea dell’entità dei prelievi, in questo bacino, sono stati recen-temente riportati dall’ENEA dati sugli emungimenti nei diversi settori di atti-vità di tutti i comuni del lago. La quantità d’acqua totale prelevata è pari a16.418.728 m3/anno; in particolare, 10.938.520 m3/anno sono devoluti alsettore agricolo (pari al 66,6% del totale), 5.330.102 m3/anno al prelievodegli acquedotti per il rifornimento dei comuni (pari al 32,4% del totale) e150.106 m3/anno al settore zootecnico (pari all’1% del totale). A questo ènecessario aggiungere i quasi 25.000.000 m3/anno (dati 2002) prelevati dal-l’ACEA per il rifornimento idrico della città di Roma e gli emungimenti dapozzi privati per altri usi, di cui è impossibile fare una stima in quanto moltestrutture di captazione non sono regolarmente denunciate ed è noto, da stu-di condotti sul bilancio idrologico di questi bacini, che tale quantità preleva-ta abusivamente è piuttosto elevata. Da diverse fonti il quadro descritto èvisto estremamente critico, poiché è stato dimostrato che attualmente gli

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Il paese di Anguillara Sabazia sul Lago di Bracciano (Lazio) Opera di captazione idrica sul Lago di Bracciano (Lazio)

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■ Eutrofizzazione

Diverse sono le definizioni di eutrofiz-zazione; tra le prime, ma ancora attua-le, si ricorda quella dell’OECD (Organi-sation for Economic Co-operation andDevelopment) degli anni ’70: “l’eutrofiz-zazione è un arricchimento delle acquedi sali nutritivi che provoca cambia-menti tipici quali l’incremento della pro-duzione di alghe e piante acquatiche,l’impoverimento delle risorse ittiche, lagenerale degradazione della qualitàdell’acqua ed altri effetti che ne riduco-no e precludono l’uso”.Quando l’eutrofizzazione è di origineantropica (o anche detta “culturale”) èun fenomeno molto rapido e reversibi-le se opportunamente trattato, a diffe-renza dell’eutrofizzazione naturale che richiede tempi molto più lunghi ed ètalora irreversibile.Le cause dell’eutrofizzazione antropica, come detto in precedenza, sonoessenzialmente l’uso di fertilizzanti agricoli, gli scarichi urbani, industriali ezootecnici che, confluendo nelle acque lacustri, apportano un eccessivo inputdi nutrienti. L’effetto di una esasperata immissione di queste sostanze provo-ca un eccesso di produttività primaria ed una elevata riproduzione algale.L’abbondante biomassa fitoplanctonica che si crea è maggiore rispetto allacapacità di utilizzo da parte degli organismi erbivori. L’eccesso di produzionenon più controllato dalla catena da pascolo viene trasferito così alla catena deldetrito, causando anossia negli strati più profondi del bacino. I microrganismiinfatti decomponendo, mediante processi aerobici, la biomassa algale ineccesso consumano l’ossigeno; quando quest’ultimo non è più disponibile ladegradazione avviene a carico di processi anaerobici, che liberano nelle acquecomposti tossici (es. H2S).I corpi idrici in questa situazione presentano, inoltre, formazioni di schiumealgali o tappeti di alghe flottanti e netta diminuzione della trasparenza. Il dannoalla vita acquatica può manifestarsi in modo diretto attraverso morie itticheoppure indirettamente attraverso una lenta modifica della struttura dellecomunità, con comparsa di specie più tolleranti e scomparsa delle specie sen-sibili. Ovviamente l’eutrofizzazione compromette anche gli eventuali usi dellarisorsa idrica, come ad esempio quello potabile e ricreativo.

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Serre lungo le rive del Lago di Nemi (Lazio)

Il piccolo bacino eutrofico di Monterosi (Lazio)

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Daria VagagginiL’evoluzione trofica del Lago di Nemi

Il Lago di Nemi, situato nel complessovulcanico dei Colli Albani, è un bacinoprofondo circa 34 m con superficie paria 1,6 km2 e tempo di ricambio stimatoin circa 15 anni. Negli ultimi trent’anni ilbacino lacustre ha subito profondicambiamenti dal punto di vista trofico,soprattutto in seguito a impatti edinterventi antropici che hanno pesante-mente modificato gli equilibri dei diver-si comparti ecosistemici. Negli anni ’60 il lago si presentava inbuone condizioni con comunità biolo-giche diversificate ed elevati livelli diossigenazione delle acque. La situazio-ne cominciò a peggiorare negli anni’70; in questo periodo infatti prolifera-rono scarichi puntiformi e diffusi, deri-vanti da attività antropiche, che si river-savano direttamente nelle acque dellago. Già agli inizi degli anni ’80 unmonitoraggio fisico, chimico e biologi-co mostrò un forte deterioramento del-

la qualità ambientale. Una grave deos-sigenazione interessava la zonaprofonda del bacino, i nutrienti (fosforoe azoto) presentavano concentrazionimolto elevate che favorivano lo svilup-po di un’ingente biomassa algale. Tuttii popolamenti, sia animali che vegetali,si concentravano nei primi metri diprofondità, è ciò avveniva anche inconseguenza della scarsa trasparenzadelle acque.All’interno delle comunità si assistevaal netto predominio da parte di alcunespecie o gruppi (come i cianobatteri)che in determinati periodi dell’annoandavano incontro a fioriture eccezio-nali.Da segnalare, inoltre, il verificarsi diestese morie di coregoni, la presenza dimolti planctonti parassitati da funghi eda alghe epizoiche e il popolamentobentonico estremamente ridotto.Preso atto di una situazione insosteni-

bile le amministrazioni locali provvedet-tero nei primi anni ’90 a convogliare tut-ti gli scarichi in un collettore circumla-cuale e a deviarli al di fuori del bacino.Un monitoraggio effettuato dall’Univer-sità “La Sapienza” di Roma, a circa 10anni di distanza dall’intervento, ha evi-denziato una situazione nettamentemigliorata: il carico di nutrienti è dimi-nuito, la trasparenza è aumentata, per-mettendo alla luce di raggiungere ilmetalimnio.Questa situazione ha favorito il cam-biamento delle composizione dellecenosi algali, con lo sviluppo di Plank-tothrix, tipica specie metalimnetica (siveda il capitolo Fitoplancton). Contem-poraneamente sono aumentati i livellidi ossigenazione, le comunità zoo-planctoniche ed in parte quelle zoo-bentoniche sono risultate più diversifi-cate e un miglior stato di salute carat-terizza le popolazioni di coregone.

Nonostante questi elementi positivi illago è classificabile ancora comeeutrofico e i suoi equilibri sono atutt’oggi fortemente instabili; questo ècausato soprattutto del massiccio uti-lizzo di fertilizzanti nelle aree agricolelungo le rive, che dilavando continua-mente nelle acque apportano ancoraquantità consistenti di nutrienti. Taleesperienza insegna che è indispensabi-le prevenire l’inquinamento di questibacini effettuando monitoraggi periodi-ci e adottando corrette misure dal pun-to di vista gestionale.Lì dove le situazioni si rivelano già criti-che un costante controllo ed un tempi-smo negli interventi sono fondamentaliper avviare il risanamento, che avrà unesito soddisfacente solamente se ver-ranno individuate e controllate tutte lepressioni antropiche che hanno unimpatto sulla qualità dell’ambienteacquatico.

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Effetti dell’eutrofizzazione lungo le rive

µg/

l

600

500

400

300

200

100

0

F M A M G L A S O N D G

2002-03

1982-83

Concentrazioni mensili medie di fosforo lungo la colonna d’acqua nei periodi 1982-83 e 2002-03

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128 129Problemi di eutrofizzazione si pongono purtroppo per buona parte delle acqueinterne del nostro paese, senza esclusione dei laghi vulcanici come già accen-nato nei capitoli precedenti. Al momento attuale tre bacini, Vico, Albano eNemi, presentano situazioni allarmanti, da quanto è emerso sia dai monitorag-gi effettuati sui nutrienti che dalle stime degli indicatori biologici. Per il Lago diVico una ricerca condotta alla fine degli anni ’80 dall’Università “La Sapienza”di Roma dimostra una progressiva eutrofizzazione della zona profonda delbacino dovuta essenzialmente, come già ricordato, all’utilizzo di fertilizzantiper i noccioleti. Una riduzione dell’ossigeno sul fondo e una colonizzazioneprogressiva da parte di specie bentoniche, molto tolleranti a fenomeni distress, sono stati i primi sintomi di un deterioramento della qualità ambientale;si affianca a questo la scomparsa di un copepode pelagico, filtratore di fito-plancton. Considerando che non sono state poste in atto misure per limitarel’apporto di nutrienti nelle acque è presumibile che permanga a tutt’oggi l’in-quinamento del bacino, nonostante le potenzialità di recupero di questo eco-sistema siano elevate, vista la buona naturalità della cintura vegetazionale(vedi capitolo Macrofite). Per il Lago Albano dati recenti dell’IRSA (2000) per i nutrienti rivelano concen-trazioni di fosforo totale di 348 µg/l e di azoto totale di 2420 µg/l nella zonaprofonda del bacino, valori che indicano una condizione di forte eutrofia,soprattutto dovuta all’azoto per il già ricordato problema della mancanza di uncollettore degli scarichi civili, che determina un apporto eccessivo di sostanze

organiche nelle acque. La zona di fondo sembra essere quella più compro-messa, anche a causa di uno stato di meromissi pluriennale, che determina undepauperamento della fauna con l’aumentare della profondità (fino alla suascomparsa negli ultimi 50 m). Analisi microbiologiche hanno rilevato, inoltre, lapresenza di spore di clostridi e, in alcuni periodi dell’anno, di fioriture di ciano-batteri (soprattutto Planktotrix rubescens).Per l’evoluzione trofica del Lago di Nemi si rimanda alla apposita scheda.Il quadro descritto per i tre bacini è estremamente preoccupante, soprattuttoper il fatto che esiste una progressività che determina un peggioramento del-lo stato di qualità di questi ambienti in tempi molto rapidi. Come già detto,l’intervento sul Lago di Nemi ha migliorato le condizioni del bacino rispetto avent’anni fa; nonostante ciò i continui apporti di fertilizzanti agricoli rendonoimpossibile l’uscita del bacino dalle condizioni di eutrofia. Per gli altri dueinvasi sono indispensabili allo stesso modo misure di controllo dei fertilizzan-ti, ma in particolar modo per il Lago Albano il controllo degli scarichi.Quanto evidenziato per i bacini citati costituisce una seria minaccia anche peri laghi vulcanici in migliori condizioni (come ad esempio Bolsena e Bracciano,che sono quelli di maggiori dimensioni), dove dovranno essere controllate eridotte le pressioni antropiche al fine di evitare uno scadimento della qualitàdelle acque. Se non si adotteranno in un immediato futuro misure corrette alivello gestionale, il rischio di distruggere interi ecosistemi e di perdere com-pletamente la fruibilità di questi ambienti diventerà un’ineluttabile certezza.

Noccioleti lungo le rive del Lago di Vico (Lazio)Area ad utilizzo agricolo lungo il Lago di Nemi (Lazio)

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131130 ■ Pressione alieutica

I popolamenti ittici dei laghi qui trattati sono da sempre oggetto di attivitàalieutica esercitata sul piano professionale e mirata al prelievo delle speciecommerciabili di maggior pregio. Successivamente, negli ultimi decenni, paral-lelamente allo svilupparsi di una forte domanda ricreativa, ha assunto una cer-ta importanza l’esercizio della pesca sportiva, che in termini di specializzazionetecnologica e di diffusione di massa esercita certamente un considerevoleimpatto sulla fauna ittica. Le specie maggiormente ricercate dai pescatori professionisti nell’ambito degliambienti vulcanici, e sulle quali si incentrano spesso le problematiche relativealla tutela e conservazione degli stock autoctoni, sono in sostanza quelle cattu-rabili con i metodi illustrati precedentemente (vedi scheda a pagg. 104-105), ecioè il coregone (specie esotica introdotta in Italia centrale all’inizio del XXsecolo e ormai ampiamente naturalizzata nella maggior parte dei bacini quiconsiderati), il latterino, l’anguilla, il luccio, il persico reale, la tinca e la carpa.L’ordine di elencazione corrisponde anche alla scala di gradimento di questespecie sul mercato che, tranne pochissime eccezioni, è di dimensione locale, eprevede cioè il consumo del pescato nei territori immediatamente circostantil’ambiente di prelievo. Il tipo di attrezzi impiegato, la contrazione numerica degliaddetti al settore (poche decine di licenze nel complesso di tutti i bacini quiconsiderati, corrispondenti per lo più a famiglie interamente impegnate nell’at-

tività), la mancanza di veri e propri cen-tri di raccolta del pescato, rendonoquesto tipo di professione paragonabi-le alla pesca artigianale (o "piccolapesca") esercitata nelle acque marine,le cui principali caratteristiche sonoappunto l’estrema selettività e la diffi-coltà di quantificazione del pescato,che sfugge facilmente alle statistiche.Generalmente, nei laghi in cui è pre-sente una attività di pesca professiona-le, da molti anni esiste anche una attività ittiogenica di supporto, promossa efinanziata dagli enti locali responsabili della gestione del patrimonio ittico, erealizzata in collaborazione con i concessionari dei diritti esclusivi di pesca (es.laghi di Nemi e di Vico), con le cooperative di pescatori (es. Lago di Bolsena) ocon i singoli titolari delle licenze (es. laghi di Bracciano e Martignano), che sipremurano di fornire agli incubatoi competenti territorialmente il materiale ripro-duttivo (riproduttori in fase di avanzata maturazione o uova già fecondate, rac-colte direttamente in natura o ottenute tramite premitura dei riproduttori matu-ri), da avviare poi al ripopolamento. Tale esercizio in generale garantisce la rico-stituzione dello stock ittico e quindi il mantenimento di rese dell’attività di pescache, pur remunerative, non intacchino sensibilmente il patrimonio naturale.Un potenziale pericolo di questo tipo di attività risiede principalmente nelrischio di inquinamento genetico degli stock, in particolare in quegli anni in cuile necessità di ripopolamento non vengono soddisfatte dalla produzione locale,e devono essere integrate dall’apporto di materiale di provenienza alloctona,spesso poco controllato e selezionato.Un ulteriore rischio, sempre riferito al periodo riproduttivo, risiede nella pesca difrodo esercitata in questi frangenti, quando esemplari di cospicue dimensioni(come i lucci) si riuniscono, in quantità anche molto consistenti, in habitat litoralispesso facilmente accessibili, dove possono essere abusivamente catturaticon grave danno allo stock dei riproduttori delle specie interessate.Con riferimento alla pesca sportiva, abbiamo accennato a come questa siadivenuta un fenomeno di massa negli ultimi decenni (alcuni milioni di tesseratiin Italia) e a come l’evoluzione delle tecniche e dei materiali impiegati abbia resonotevolmente impattante una attività non condotta sul piano professionale edindirizzata eminentemente agli individui di cospicue dimensioni appartenenti aspecie a grande accrescimento, quali il luccio, il persico trota e, tra i non preda-tori, la carpa. Non esistono purtroppo al momento statistiche attendibili checonsentano di valutare, anche approssimativamente, l’incidenza del fenomenosportivo sulla condizione dei popolamenti ittici dei laghi vulcanici.

Lago di Martignano (Lazio)

Carpa a specchi (Cyprinus carpio)

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Renato FunicielloLe esondazioni del Lago Albano

L’acqua e i vulcani hanno segnato anchela storia ancestrale della città di Roma,nella quale miti e leggende si confondo-no con gli elementi della natura. In parti-colare nel settore sulla riva sinistra (quel-lo dei Sette Colli), l’acqua ha svolto unruolo fondamentale nella modellazionedefinitiva del paesaggio.Tutti i corsi d’acqua che confluivano nelTevere proveniendo dai rilievi dei ColliAlbani erano caratterizzati da depositilimosi ricchi di minerali vulcanici, pro-venienti dall’erosione delle grandi,improvvise esondazioni che hannocaratterizzato il Lago Albano almenosino al IV secolo a.C. È in questo perio-do che, a seguito dell’esondazione dellago avvenuta durante l’assedio deiRomani a Vejo (398 a.C.), fu realizzatoun tunnel drenante lungo circa 1200 m(394 a.C.) che da allora è in grado dimantenere il livello del lago a circa 70m dalla soglia più bassa del cratere.Tito Livio, Plutarco, Dionigi d’Alicar-nasso, Germanico e altri scrittori e sto-rici romani e greci avevano tramandatol’eco di quegli eventi catastrofici.Nel XIX secolo, geologi e archeologihanno trovato resti archeologici sepoltida depositi di età recente, accumulatiin più strati, che si possono seguire sulterreno a partire dal bordo del lago finoalla piana di Ciampino.Geologi e archeologi contemporanei han-no recentemente individuato un’impres-sionante quantità di evidenze paletnologi-che, archeologiche e geologiche che con-fermano i dati e le indicazioni che ci sonostate trasmesse dagli antichi.La novità emersa in questi ultimi anni èche tali prove non si trovano solo lungoi fianchi del cratere di Albano, maanche nella pianura sottostante che siestende sino all’interno del GrandeRaccordo Anulare, a ridosso della città.Tale pianura fu chiamata dagli autoridel XIX secolo “Tavolato” e su di essa iRomani hanno impostato l’ultimo tratto

dei grandi acquedotti che raggiungonola città, mentre i contemporanei hannorealizzato un ippodromo (delle Capa-nelle) e un aeroporto (di Ciampino),sfruttando, gli uni come gli altri, l’unicamorfologia piatta e regolare della Cam-pagna Romana.

Il motore principale delle esondazioniimprovvise del Lago Albano va cercatonella sovrassaturazione in anidride car-bonica delle sue acque profonde e neimoti convettivi delle acque conseguen-ti al rigonfiamento del lago.Erano eventi simili a quello osservato direcente nel Lago Nyos, in Camerun,che presenta molte analogie con ilLago Albano e che, nel 1986, ebbe unacrescita improvvisa del livello delleacque fino a un loro catastrofico river-

samento nelle valli e nelle pianure sot-tostanti.Ma vi sono ancora evidenze della pre-senza di anidride carbonica nei ColliAlbani? Ebbene, tra la zona delleAcque Albule, la fascia compresa traCapannelle e Ciampino e quella che si

estende tra la Solforata di Ardea e Tri-goria vi è ancora oggi un’impressio-nante frequenza di manifestazioni idro-termali fredde ricchissime di gas che,nell’insieme, sono comparabili conquelle collegate ad altri celebri vulcaniattivi d’Italia.

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La galleria di scarico realizzata dai Romani nel394 a.C per regolare il livello del Lago Albano

La mappa di Sickler del 1832 con l’area dei Colli Albani a Sud di Roma

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135134 ■ Legislazione e regime di protezione

Fino ad oggi il D.Lgs.152/99 e succes-sive modifiche e integrazioni (s.m.i.) èstato lo strumento nazionale per latutela e il monitoraggio delle acque; ilrecente recepimento però della Diretti-va Acque (2000/60/CE), all’interno diun nuovo testo unico sull’ambiente(D.Lgs. 152/06), porterà nei prossimianni a notevoli modifiche nell’ambitodel monitoraggio e della gestione etutela delle acque interne. Sulla basedel D.Lgs. 152/99 e s.m.i. i laghi vulca-nici, in qualità di “corpi idrici significativi”, sono stati sino ad ora sottoposti amonitoraggi semestrali. I parametri considerati in queste indagini sono stati:trasparenza delle acque, ossigeno ipolimnico, clorofilla a e fosforo totale. Inbase ai loro valori sono distinte 5 classi di qualità ecologica, da 1 a 5, corri-spondenti alla qualità elevata, buona, sufficiente, scadente e pessima.Seguendo la Direttiva Acque, lo stato ecologico di un lago deve venir stimatoutilizzando principalmente lo stato della comunità fitoplanctonica, dellemacrofite, dei macroinvertebrati e della fauna ittica. A questi parametri siaggiungono elementi di qualità idromorfologica e chimico-fisica. La novità cheemerge dunque dalla Direttiva Acque è la centralità dell’aspetto biologico nel-la valutazione della qualità ambientale.Un altro problema che riguarda molto da vicino i bacini vulcanici è quello dellapresenza di sostanze pericolose (idrocarburi policiclici aromatici, prodotti fitosa-nitari e altri); gli obiettivi di qualità introdotti dal D.Lgs. 152/99 e fissati dal D.M. 6novembre 2003 n° 367 introducono il monitoraggio di dette sostanze e stabili-scono il raggiungimento di alcuni standard di qualità entro il 2008 e il 2015. All’interno dei “corpi idrici significativi”, la normativa distingue le acque a spe-cifica destinazione funzionale, cioè, per quanto concerne i laghi, acque dolcisuperficiali destinate alla produzione di acqua potabile ed acque destinate allabalneazione. Per la prima categoria, in cui ad esempio è inseribile il Lago di Bracciano, lenorme portano all’individuazione della possibile utilizzazione dell’acqua a sco-po potabile e del tipo di trattamento (chimico-fisico-biologico) che la stessadeve subire, ovviamente a ciò si aggiunge uno specifico decreto che fissa ilimiti per alcuni parametri per le acque avviate alla distribuzione (D.Lgs. 31/01). La maggior parte dei bacini vulcanici sono balneabili ed una tale fruizione vie-ne concessa previo monitoraggo bimensile effettuato dalle autorità competen-Airone cenerino (Ardea cinerea)

Raganella italiana (Hyla intermedia)

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assumono particolare rilievo la libellulaCordulegaster trinacriae, il rospo sme-raldino, la raganella italiana, il tritonecrestato italiano, la testuggine palustree la totalità dei pipistrelli. Infine nell’al-legato V la Direttiva Habitat riporta lespecie che devono essere soggette aregolamentazione del prelievo; traqueste il barbo e la puzzola. Nell’alle-gato V sono citate anche l’alosa ed ilcoregone, ma queste specie sono daritenersi aliene in Italia.Il grave problema delle specie aliene(cioè non autoctone) è affrontato dalD.P.R. 357/97, recepimento della Direttiva Habitat, ed in particolare dall’articolo12 del D.P.R. 120/03 (modifica ed integrazione del precedente), che recitatestualmente al comma 3 “Sono vietate la reintroduzione, l’introduzione e ilripopolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone”. Ne consegueche l’introduzione di tutte le specie aliene di pesci, che in numero stanno ormaisorpassando quelle autoctone con gravi danni agli ecosistemi lacustri e scon-volgimento della catena alimentare, nonché quelle di altri gruppi (come il gam-bero rosso della Louisiana e la nutria) sono vietate dalla legge. Rimane il pro-blema che per specie di grande interesse alieutico (soprattutto coregone), que-sto divieto è rimasto di fatto inapplicato; per le sole specie introdotte da moltis-simo tempo, naturalizzate e di grande rilievo per l’economia locale, sono attual-mente allo studio misure legislative appropriate volte a regolamentarne leimmissioni nel rispetto della tutela dell’ambiente. Tutti i bacini vulcanici di maggiori dimensioni rientrano inoltre nel regime diprotezione della Direttiva Uccelli (79/409/CEE) recepita in Italia con la Legge11 febbraio 1992 n° 157, sono cioè classificati come Zone di Protezione Spe-ciale (ZPS). Tali aree sono destinate alla conservazione specifica dell’avifaunaminacciata o caratteristica di habitat a rischio di gravi modificazioni antropi-che. Le specie degli allegati della Direttiva Uccelli che frequentano i laghi vul-canici sono numerosissime.Ad ulteriore tutela di questi biotopi sono stati infine istituiti alcuni parchi regio-nali e riserve naturali (ad esempio Bracciano-Martignano, Albano-Nemi, Vico),ai sensi della Legge 6 dicembre 1991 n° 394. L’importanza di tali aree è note-vole in quanto la protezione anche delle zone circostanti lo specchio lacustre,se effettuata in una fascia piuttosto ampia e adeguatamente gestita, dovrebbegarantire una riduzione delle pressioni antropiche sui bacini ed una miglioresalvaguardia dei loro equilibri naturali.

ti ai sensi del D.P.R. 470/82 e s.m.i., che stabilisce 12 parametri chimico-fisicie microbiologici con i relativi valori di conformità. L’importanza dei laghi vulcanici, nell’ambito del patrimonio naturale dellanostra penisola, è evidente anche dal regime di protezione che li caratterizza.Praticamente tutti, tranne i laghi di Nemi e Martignano, sono Siti di Importan-za Comunitaria (SIC) ai sensi della Direttiva Habitat (92/43/CEE). Tale denomi-nazione si riferisce a siti che contribuiscono a mantenere un habitat o unaspecie di interesse comunitario (riportate in appositi allegati) in uno “stato diconservazione soddisfacente”. Si tratta di habitat a rischio o caratterizzantiuna regione biogeografica e di specie in pericolo, vulnerabili, rare o endemi-che, per i quali è necessaria l’istituzione di questi siti ai fini della loro tutela.Numerose sono nei laghi vulcanici le specie di interesse comunitario per lequali è prevista l’istituzione di SIC (allegato II della Direttiva); basti ricordare:tra le libellule Cordulegaster trinacriae, specie endemica italiana; tra i pesci ilcobite comune, il barbo, la lasca, la rovella, il ghiozzetto padano e il ghiozzet-to di laguna, questi ultimi due endemici italiani; tra gli anfibi il tritone crestatoitaliano; tra i rettili la testuggine palustre; tra i mammiferi il vespertilio di Capac-cini, che frequenta regolarmente queste aree.La legge prevede inoltre per alcune specie (allegato IV della Direttiva Habitat,così come recepito nell’allegato C del D.P.R. 357/97 e s.m.i.) un rigoroso regi-me di tutela, che ne vieta la raccolta, la detenzione, l’uccisione nonché ladistruzione o il danneggiamento dei siti di sosta e di riproduzione. Tra queste

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Testuggine palustre (Emys orbicularis)

Nutria (Myocastor coypus)

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139Proposte didatticheMARCO SEMINARA

Lago di Bracciano (Lazio)

■ Limnologia pratica

● Obiettivi: studio del concetto dievoluzione naturale dei laghi; il lagocome fenomeno geologico transitorio;processi di eutrofizzazione naturale eaccelerata (culturale); principi e metodiper la valutazione dello stato trofico diun lago; realizzazione pratica di uno opiù strumenti impiegati in limnologia.● Livello: studenti di scuola mediainferiore e superiore (12-18 anni).● Collaborazione richiesta: un biologoo un naturalista con competenze incampo limnologico.● Attrezzatura: materiale bibliografico e iconografico sul fenomeno dell’eutro-fizzazione, cause ed effetti; documentazione relativa alla strumentazionenecessaria a condurre campionamenti limnologici (rilevamento di parametrifisico-chimici, monitoraggio delle comunità vegetali e animali lacustri); termo-metro a pozzetto, kit per la misurazione della concentrazione di fosfati e nitra-ti nelle acque (disponibili quelli per acquariologia), se disponibili sonde dacampo (pHmetro, conduttimetro, misuratore di ossigeno disciolto). Materialenecessario alla costruzione di uno o più strumenti limnologici (definiti di segui-to). Per le analisi di laboratorio, un microscopio stereoscopico e possibilmenteun microscopio ottico, capsule di vetro per l’esame del materiale, vetrini esemplice attrezzatura da microscopia (vetrini porta- e coprioggetto, aghi, pin-zette, glicerina). Eventuali chiavi di determinazione per lo zooplancton.

FASE PRELIMINARE

1. Introduzione relativa al concetto di evoluzione naturale dei laghi; l’eutrofiz-zazione come fenomeno legato alla pressione antropica e agli usi molteplicidella risorsa acqua. 2. Approfondimento sui fattori che regolano il processo (cicli biogeochimicidell’azoto e del fosforo, luce, movimenti delle acque e tempi di ricambio).

La riva sabbioso-limosa del Lago di Vico(Lazio)

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2. Con una fascetta metallica di tipo idraulico assicurare un occhiello di filodi ferro rivestito al collo della bottiglia per ancorarvi poi la sagola metrata.3. Inserire, avvitando, la vite ad occhiello nel tappo di silicone, assicurandovipoi la sagola sottile.4. Assicurare al corpo della bottiglia il piombo in quantità adeguata ad assicu-rarne l'affondamento da vuota.5. “Caricare” la bottiglia tappandola senza troppa forza.6. Calare la bottiglia in profondità misurando quest’ultima sulla sagola metra-ta, avendo cura di lasciare in bando la sagolina del tappo.7. Tirare con forza la sagolina del tappo per stappare la bottiglia e consentireall’acqua di riempirla.8. Salpare lentamente la bottiglia: l’acqua campionata è quella della profon-dità prescelta.

COSTRUZIONE DI UN RETINO A STROZZO

Scopo: il retino a “strozzo” serve per prelevare da differenti profondità cam-pioni di plancton; le profondità di prelievo saranno in relazione alla profonditàmassima del lago e alla trasparenza delle sue acque.Materiale necessario: retino da plancton, sagola, 3 anelli portachiavi inacciaio, filo di seta per cucire, 1,5 metri di catena (diametro 4 mm), piombo (1-2 kg), elastici.Assemblare il tutto secondo lo schema riportato nel disegno.

3. Metodi di indagine e criteri di valutazione dell’eutrofizzazione.4. Individuazione di un bacino lacustre sufficientemente profondo ove siapossibile organizzare uscite su imbarcazioni allo scopo di rilevare alcuni para-metri connessi allo stato di salute del lago e effettuare campionamenti sucomunità biologiche.5. Raccolta di materiale bibliografico sul bacino in questione, compresi datisulle comunità acquatiche.6. Individuazione di uno o più strumenti di prelievo da realizzare praticamente,previo reperimento del materiale necessario.

COSTRUZIONE DI UNA BOTTIGLIA A CHIUSURA

Scopo: la bottiglia a chiusura serve per prelevare da differenti profonditàacqua per le analisi chimico-fisiche e biologiche, ad esempio in estate sopra esotto il termoclinio.Materiale necessario: Bottiglia in vetro (2 litri), tappo in silicone, vite adocchiello, sagole (una di circa 4 mm di diametro, metrata, ed una più sottile),una pallina di gomma (è importante che sia galleggiante) di diametro di pocosuperiore a quello della bocca della bottiglia, piombo per appesantire la botti-glia, fascette (metalliche o plastiche) di misura adatta, filo di ferro rivestito.Assemblare il tutto secondo lo schema riportato nel disegno.1. Dopo averla scaldata per ammorbidirla, inserire a forza la pallina di gommanella bottiglia, fino a farle superare la strettoia del collo.

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1

4 5

2 3 6 7

Assemblaggio e uso di una bottiglia a chiusura (i numeri fanno riferimento al testo)

1

2

3 4

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Realizzazione e funzionamento di un retino da plancton (i numeri fanno riferimento al testo)

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1. Cucire i tre anellini intorno al retino,a 120° uno dall’altro, a circa un terzodella lunghezza del retino a partire dal-la bocca.2. Passare un capo della sagola attra-verso gli anelli, fino a circondare il reti-no con un cappio costituito dalla sago-la stessa.3. “Caricare” il retino (punto 2), aven-do cura di assicurare alla catena conun elastico il beccuccio del retino, bensteso in verticale.4. Calando lentamente la sagolametrata, portare il retino alla profonditàvoluta: qui, con un leggero strattone alla sagola dello strozzo, liberare il bec-cuccio per far sì che il retino si ponga in posizione orizzontale per effetto delmoto.5. Percorso il tragitto prestabilito, salpare il retino con la sagola dello strozzo,impedendogli così di raccogliere altro plancton, da profondità diverse da quel-la prescelta, strada facendo.6. Ricaricare il retino e ripetere l’operazione ad un’altra profondità.

COSTRUZIONE DI UN DISCO DI SECCHI

Scopo: il disco di Secchi serve per misurare la trasparenza dell’acqua di unlago.Materiale necessario: disco di lamiera metallica del diametro di circa 20 cm,sagola metrata, anello portachiavi in acciaio.1. Dipingere una faccia del disco di bianco ed una di nero (utilizzare coloriacrilici resistenti all’acqua).2. Realizzare tre fori equidistanti lungo la circonferenza del disco, ai quali assi-curare tre pezzi di sagola3. Riunire i capi dei tre pezzi in un anellino metallico.4. Assicurare un capo della sagola metrata all’anello. 5. Calare nell’acqua lentamente il disco con il lato bianco rivolto verso lasuperficie fino a quando non si scorge più.6. Ritirare il disco sino a quando si scorge nuovamente.7. La media aritmetica tra la profondità a cui il disco scompare e quella a cuiricompare ci dà la misura della trasparenza.In alcune condizioni di illuminazione può essere conveniente usare il disconero. L’operazione di cui al punto 6 va eseguita all’ombra per evitare i riflessisolari sul disco bianco.

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Retino da plancton

Disco di Secchi

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3. Preparazione di vetrini da microscopio con singoli animali prelevati daicampioni fissati e immersi in una goccia di glicerina.4. Classificazione del materiale raccolto almeno distinguendo rotiferi, clado-ceri e copepodi calanoidi e ciclopoidi, spingendosi ad un livello tassonomicopiù basso se si dispone di chiavi di determinazione e della guida di un esper-to.5. Conteggio al microscopio degli individui in ognuno dei campioni raccolti,eventualmente effettuando dei subcampioni, e calcolo, se possibile, degli indi-vidui/litro tenendo conto del volume di acqua filtrato.

FASE CONCLUSIVA

1. Caratterizzazione delle diverse profondità, ad esempio calcolando le per-centuali di copepodi, cladoceri e rotiferi, o delle specie più appariscenti.2. Sintesi ed elaborazione dei dati raccolti, con realizzazione di grafici per ogniparametro rilevato (andamento della temperatura, valori dei principali parame-tri eventualmente misurati alle varie profondità).3. Attribuzione di massima del lago ad una categoria trofica sulla base diquanto rilevato.4. Stesura di una relazione finale sotto forma di un report scientifico, riportan-do una introduzione (che precisi lo scopo del lavoro e descriva il lago studia-to), la metodologia utilizzata, i risultati ottenuti (corredati di grafici e tabelle) eduna discussione degli stessi.

ESCURSIONI

1. Escursione con un collaboratore esperto al lago prescelto, da condurrepreferibilmente in estate (fine maggio-giugno o settembre per le scuole), perio-do di stratificazione termica.2. Rilevamento della temperatura alle diverse profondità mediante termome-tro a pozzetto.3. Prelievo di acqua vicino al fondo e in superficie.4. Misurazione della trasparenza dell’acqua con il disco di Secchi.5. Misurazione mediante kit analitico e/o sonde da campo dei principali para-metri dell’acqua prelevata con la bottiglia a chiusura.6. Raccolta di campioni planctonici a differenti profondità, per successivaosservazione in laboratorio.7. Fissaggio del campione sul posto con alcol etilico al 70%; è consigliabilenon effettuare questa operazione su tutti i campioni raccolti per portarnequalcuno in laboratorio, alla fine dell'escursione, e osservare in vivo gli orga-nismi raccolti.

OSSERVAZIONI IN LABORATORIO

1. Osservazione dei campioni planctonici prelevati al microscopio stereo-scopico.2. Osservazione in vivo degli esemplari, al fine di poter identificare facilmentei rotiferi (che sono contratti nei campioni fissati in alcol).

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L’isola Bisentina al centro del Lago di Bolsena (Lazio)Campione di zooplancton del Lago di Martignano (Lazio)

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147Bibliografia

BERTONI R., 2005 - Laghi e scienza: introduzione alla limnologia. Aracne Ed., Roma.Recente testo di introduzione allo studio dei laghi che affronta le componenti chimico-fisiche, biologicheed idrologiche di questi ambienti.

BRUNI P., 2003 - Il Lago di Bolsena, note ambientali ad uso delle scuole. Associazione Lago di Bolsena.Quaderno divulgativo che tratta le principali caratteristiche degli ambienti lacustri, con esempi eapprofondimenti relativi al Lago di Bolsena.

BULLARD F.M., 1985 - I vulcani della Terra. Newton-Compton, Roma. Nel libro sono presentati i principi fondamentali del vulcanismo ed una avvincente rassegna delle eruzio-ni dei principali vulcani del mondo con testimonianze e fonti storiche.

CAROLLO A., BARBANTI L., GERLETTI M., CHIAUDANI M., FERRARI I., NOCENTINI A.M., BONOMI G., RUGGI D., TONOLLI

L., 1974 - Indagini limnologiche sui laghi di Bolsena, Bracciano, Vico e Trasimeno. Quaderni IRSA, 17.La pubblicazione fornisce una descrizione completa di alcuni laghi vulcanici dell’Italia Centrale, a partiredalla climatologia e dall’idrologia, fino ad arrivare a macrofite e macroinvertebrati, passando attraversolimnologia fisica, idrochimica e plancton.

CORTINI M., SCANDONE R., 1987 - Un’introduzione alla vulcanologia. Magmi Eruzioni Vulcani. Liguori, Napoli.Testo che si presta sia ad una lettura a carattere divulgativo, sia ad approfondimenti sui vari argomenti esui vulcani italiani.

GANDOLFI G., TORRICELLI P., ZERUNIAN S., MARCONATO A., 1991 - I pesci delle acque interne italiane. Ministe-ro dell’Ambiente, Unione Zoologica Italiana, IPZS editori, Roma.Testo di riferimento organico e completo sullo stato dell’ittiofauna italiana d’acqua dolce.

GIRAULT F., BOUYESSE P., RANCON J.P., 1999 - Vulcani. La descrizione scientifica, la genesi, la storia, l’atti-vità. De Agostini, Novara.Edizione italiana di “Volcans vus d’espace”, con 40 immagini dal satellite SPOT, testo divulgativo con sto-ria e bellissime immagini dei principali vulcani del mondo.

HARRIS G.P., 1994 - Ecologia del fitoplancton. Strutture, funzioni e fluttuazioni. CLUEB, Bologna.Traduzione italiana, curata dal compianto Delio Ruggiu, della trattazione di Harris. Il volume affronta idiversi aspetti dell’ecologia del fitoplancton secondo un’ottica innovativa, molto attenta al ruolo dei fatto-ri fisici quali variabili guida per la crescita del fitoplancton.

MARGARITORA F.G., 1992 - Limnology in Latium: the volcanic lakes. In: P. Guilizzoni, G. Tartari and G. Gius-sani (Eds). Limnology in Italy. Memorie dell’Istituto Italiano di Idrobiologia, Verbania Pallanza.L’articolo presenta una panoramica delle informazioni disponibili nella letteratura scientifica e delle ricer-che limnologiche condotte sui laghi vulcanici laziali.

MINELLI A., CHEMINI C., ARGANO R., RUFFO S. (eds.), 2002 - La fauna in Italia. Touring Club Italiano, Ministe-ro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Roma.Un testo di utile consultazione, divulgativo ma accurato. Tratta tutti gli aspetti della fauna italiana; unapposito capitolo è dedicato alle acque interne.

STELLA E., 1984 - Fondamenti di limnologia. Edizioni dell’Ateneo, Roma.Testo didattico che espone i lineamenti generali della limnologia, con particolare attenzione agli aspettilegati all’origine e alla classificazione dei bacini lacustri, compresi quelli vulcanici.

RUFFO S., STOCH F. (eds.), 2005 - Checklist e distribuzione della fauna italiana. Memorie del Museo Civicodi Storia Naturale di Verona, 2.serie, Sezione Scienze della Vita (con CD-ROM).Il più aggiornato elenco sulle specie animali presenti in Italia e sulla loro distribuzione; vi sono trattati mol-ti dei gruppi tassonomici discussi in questo volume.

TONOLLI V., 1973 - Introduzione allo studio della limnologia. Memorie dell’Istituto Italiano di Idrobiologia,Verbania Pallanza.Uno dei primi testi italiani dedicati alla limnologia; riveste ancora un notevole interesse per l’approfondi-mento con cui vengono trattate le tematiche.

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149Glossario

> Abiotico: indica tutte le componenti non viven-ti di un ambiente naturale.> Acquifero: strato di roccia porosa o fessuratacontenente acqua di falda; può essere libero (fal-de libere o freatiche) o in pressione, quando lasuperficie della falda è confinata superiormenteda livelli impermeabili.> Alcalini (metalli): corrispondono al primo grup-po della degli elementi (litio, sodio, potassio, ...).> Alcalino-terrosi (metalli): corrispondono alsecondo gruppo della degli elementi (berillio,magnesio, calcio, ...).> Aliena: specie giunta in un territorio, estraneoal suo areale di distribuzione, per interventointenzionale o accidentale dell’uomo.> Anaerobico (processo): processo chimico cheavviene in mancanza di ossigeno.> Anfigonia: riproduzione sessuale che avvienemediante la fecondazione, cioè l’unione delgamete maschile con il gamete femminile.> Anossia: assenza di ossigeno.> Astatiche: acque soggette a notevolissime flut-tuazioni di livello in ragione del bilancio idrologicoannuale.> Autoctona: specie originaria del territorio inesame; sin. indigena.> Biomagnificazione: processo che porta all’in-cremento negli esseri viventi, salendo di gradolungo la piramide alimentare, della concentrazio-ne di sostanze tossiche.> Caldere: depressioni morfologiche di originevulcano-tettonica e forma ellittica o circolaregenerate da ingenti fuoriuscite di magma con-centrate in un intervallo di tempo geologicamenteristretto; ciò determina delle condizioni di instabi-lità al di sotto dell’edificio vulcanico che sonoaccomodate dal collasso dello stesso edificionell’ordine delle centinaia di metri.> Carapace: nei Crostacei scudo dorsale costi-tuito da chitina che protegge il cefalotorace, piùraramente l’addome.> Cenosi: sinonimo di comunità; include tutte lepopolazioni animali e vegetali, nel nostro caso siriferisce alla componente vegetale, che occupa-no un determinato ambiente (habitat).> Cianobatteri: organismi procarioti semprecoloniali, ad organizzazione cellulare batterica,ma in possesso di pigmenti fotosintetici che lifanno tradizionalmente includere tra le alghe per illoro ruolo ecologico.> Cloroficee: alghe di colore verde, solitarie ocoloniali. Nei laghi sono il gruppo che mostra lamaggiore variabilità di forme, dimensioni ed esi-genze ecologiche.> Clostridi: gruppo di batteri di tipo anaerobio,costituito da circa un centinaio di specie, alcunedelle quali portatrici di infezioni.> Conduttività termica: il flusso di calore all’inter-no di un materiale, nell’unità di tempo e per metro

quadrato. La propagazione del calore per condu-zione è dovuta al fatto che nei fluidi le singolemolecole possono compiere notevoli spostamen-ti, entrando anche in collisione con le altre mole-cole. > Detezione (limite di): il valore di concentrazionedi un composto chimico corrispondente alsegnale più basso misurabile sul campione ana-lizzato, con la certezza che questo segnale nonpossa essere scambiato per “rumore di fondo”.> Diadroma: specie che obbligatoriamente intra-prende migrazioni dal mare all’acqua dolce eviceversa, per motivi trofici o genetici.> Diatomee: alghe eucariote di colore giallo bru-no, solitarie o coloniali, la cui cellula è racchiusaall’interno di un guscio siliceo detto frustulo. > Dicchi: magma solidificato all’interno di frattu-re che interessano l’edificio vulcanico, lungheanche alcuni chilometri e di spessore variabile daipochi centimetri alle decine di metri.> Dinoflagellati: alghe di colore giallo bruno, sem-pre solitarie. Alcune specie hanno un rivestimentoa piastre cellulosiche che racchiude le cellule.Hanno capacità di movimento autonomo, conferi-ta dai flagelli, e possibilità di nutrirsi anche di altriorganismi (per es. batteri). > Dipolo: coppia di particelle, di carica elettricaopposta, poste ad una certa distanza l’una dal-l’altra.> Domo vulcanico: ammasso di lava che, nellarisalita e successiva solidificazione, assume unaforma a cupola.> Elettronegatività: misura della capacità di unatomo di attrarre elettroni quando prende partead un legame covalente (legame che si instauraquando una coppia di elettroni viene messa incomune fra due atomi). > Endemico: viene definito con questo termineun organismo esclusivo di un dato territorio.> Epizoico: riferito ad un organismo che vive fis-sato ad un animale senza necessariamente esser-ne parassita.> Eufotica (zona): strato d’acqua all’interno delquale la radiazione solare incidente sullo spec-chio lacustre raggiunge un valore pari al 1% diquello che aveva in superficie.> Eurialino: pesce in grado di passare dall’am-biente marino a quello dolce e viceversa, graziead un raffinato controllo osmotico.> Eutrofia: condizione di un ambiente caratteriz-zato da una elevata disponibilità di nutrienti. > Evapotraspirazione: è una parola compostausata per descrivere l’insieme di due fenomenievaporativi. Rappresenta la quantità d’acquadispersa nell’atmosfera attraverso processi dievaporazione del suolo e traspirazione dellepiante > Faglie: fratture della crosta terrestre interessa-te da uno spostamento relativo dei due blocchi

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le: in sistematica i generi sono taxa, così come lespecie.> Tettonica distensiva: movimenti della crostaterrestre con creazione di fratture e faglie normalie trascorrenti con generale aumento della super-ficie su cui vanno a distribuirsi i corpi rocciosi, eassottigliamento della crosta terrestre.> Trofico: relativo alla quantità di nutrienti dispo-nibili nell’ambiente acquatico.

151150 generati dal taglio; si indicano come faglie tra-scorrenti quelle caratterizzate da una superficie ditaglio verticale o subverticale in cui i due blocchiscorrono con movimento soprattutto orizzontale,faglie normali quelle con superficie variamenteinclinata in cui i due blocchi si allonatanano,faglie inverse quelle in cui i due blocchi si avvici-nano.> Filogenesi: storia dell’evoluzione dei gruppisistematici animali e vegetali> Fotorecettore: elemento sensoriale che ricevee trasmette gli stimoli luminosi.> Frigostenotermo: riferito ad un organismoadattato esclusivamente a basse temperature.> Glicolisi: metabolismo degli zuccheri cheavviene nel citoplasma per la produzione di ener-gia; è una tappa fondamentale della respirazionecellulare> Ibridogenetico (complesso): insieme costituitoda specie parentali e dai loro ibridi kleptici, cioèibridi in grado di utilizzare parte del corredo gene-tico di uno dei due genitori per riprodursi accop-piandosi con l’altra specie genitrice.> Idrogenione: atomo di idrogeno che ha cedutoun elettrone; viene indicato con H+.> Idromorfo: riferito a suolo la cui struttura e pro-prietà chimiche sono determinate dalla costantepresenza di acqua.> Ignimbritici: da ignimbrite, deposito vulcanicogenerato da un flusso piroclastico, cioè unamiscela di gas, liquido e solido frammentato chescorre in superficie ad alta velocità (anche centi-naia di km/h) a seguito di un’eruzione esplosiva.> Insoglio: area fangosa e/o acquitrinosa.> Limitante (nutriente): si tratta di quel nutrientepresente nell’ambiente in concentrazioni inferioririspetto agli altri e tale da limitare la crescita degliorganismi qualora venga meno la sua disponibi-lità.> Limnologico: relativo alla limnologia, cioè aquella parte dell’ecologia acquatica che si occu-pa di studiare i laghi come ecosistemi.> Litosfera: comprende lo strato più superficiale(crosta) e parte del mantello terrestre; è caratte-rizzato da comportamento meccanico di tiporigido, ad esempio all’attraversamento delleonde sismiche, dato dalla presenza di materialeallo stato solido; al di sotto della litosfera si troval’astenosfera, caratterizzata da comportamentomeccanico di tipo plastico e quindi molto piùdeformabile.> Melilititica: le melilititi sono rocce vulcanicheeffusive ad alto contenuto in melilite (>10 %),minerale di calcio, magnesio, alluminio e silice,caratterizzato da un basso contenuto percentua-le in silice e presente in rocce sottosature.> Meromissi: condizione che può interessare leacque lacustri e che vede uno strato di acqua piùdensa o genericamente più concentrata perma-nere sul fondo per più anni, segregato dal restodella massa d’acqua, senza che si possa stabilireun periodo di piena circolazione. La meromissipuò essere di natura ectogenica (un evento spo-radico dall’esterno), crenogenica (sorgenti sotto-lacustri, che alimentano con acque ricche in solu-ti gli strati più profondi del lago) o biogenica

(accumulo negli strati profondi di bicarbonati esilicati derivanti da processi di decomposizionebiochimica e mineralizzazione batterica). > Mesotrofia: condizione di un ambiente caratte-rizzato da una moderata quantità di nutrienti.> Nauplio: stadio larvale primitivo comune allamaggior parte dei Crostacei, caratterizzato dallapresenza di un solo occhio e di tre paia di arti.> Oligotrofia: condizione di un ambiente caratte-rizzato da un basso contenuto di nutrienti. > Paleolimnologia: scienza che ricostruisce l’e-voluzione temporale degli ambienti lacustri attra-verso l’esame dei resti inorganici di animali epiante estratti da carote di sedimento lacustre.> Petrochimica: l’insieme di caratteristiche lega-te alla composizione chimica di una roccia.> Petrografici: dell’analisi petrografica, effettuatasu sezioni sottili di roccia al microscopio polariz-zatore.> Piroclastica: un’eruzione piroclastica è un’eru-zione esplosiva che origina un flusso piroclastico,cioè una miscela di gas, liquido e solido fram-mentato che scorre in superficie ad alta velocità(anche centinaia di km/h) a seguito di un’eruzioneesplosiva.> Proprietà ottiche: insieme di caratteristichefisiche che descrivono il comportamento, in ter-mini qualitativi e quantitativi, della radiazionesolare che penetra nella colonna d’acqua.> Psammon: insieme di organismi acquaticiviventi entro il substrato sabbioso bagnato dal-l’acqua, marina o continentale. > Reofile: specie che prediligono acque semprecorrenti, anche moderatamente.> Rizofita: pianta dotata di rizoma, ovvero di unfusto generalmente sotterraeno, simile ad unaradice.> Sciafilo: riferito ad organismo legato ad habitatfreschi e ombrosi, ad esempio quelli tipici del piùfitto sottobosco. > Sienitica: da sienite, roccia magmatica intrusi-va, cioè solidificatasi in profondità, tipica dellacittà di Siene in Egitto (oggi Assuan), e antica-mente importata dai Romani come marmo deco-rativo; macroscopicamente simile al granito, macompletamente o quasi priva di quarzo, è costi-tuita da feldspato potassico, poco plagioclasio,anfibolo.> Sinantropico: organismo legato strettamenteall’uomo e alle sue attività.> Stenotermi: organismi legati ad un ristrettointervallo di temperature.> Stigobio: organismo esclusivo delle acque sot-terranee; presenta particolari adattamenti (assen-za di occhi e di pigmento, sviluppo particolaredegli organi di senso) ad ambienti privi di luce epoveri di risorse. > Stolonifero: riferito a pianta dotata di fusto sot-terraneo o meno, strisciante (stolone) che, ainodi, sviluppa sia radici che gemme caulinari.> Taxocenosi: insieme delle specie di un gruppotassonomico che si ritrovano in un determinatoambiente.> Taxon (pl. taxa): termine generico utilizzato perindicare un gruppo di organismi indipendente-mente dal suo rango nella classificazione forma-

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153Indice delle specie

Acerina - 101Acrocephalus arundinaceus -109Acrocephalus melanopogon -111Acrocephalus schoenobaenus -113Acrocephalus scirpaceus - 109Acroperus harpae - 72, 84, 85Agone - 101Agrostis stolonifera - 58Airone bianco maggiore - 111Airone cenerino - 111, 134Airone guardabuoi - 113Airone rosso - 112Albanella minore - 113Albanella reale - 111Albastrello - 113Alborella - 100, 103, 104Alburnus alburnus alborella -100Alcedo atthis - 109Alisma plantago-aquatica - 64Alnus glutinosa - 55Alona - 72Alona rectangula - 72Alosa - 137Alosa fallax lacustris - 101Alosa fallax nilotica - 101Amblystegium riparium - 57Amphichaeta leydigii - 85, 87Anas acuta - 111, 113Anas platyrhynchos - 109Anas querquedula - 113Anas strepera - 109Ancylus - 89Anguilla - 100, 103, 105, 130Anguilla anguilla - 100Anser albifrons - 113Anser anser - 111Anthus pratensis - 111Anthus spinoletta - 113Aphanolaimus aquaticus - 88Apium nodiflorum - 64Apus apus - 109Ardea cinerea - 111, 134Ardea purpurea - 112Ardeola ralloides - 112Arundo donax - 57Arvicola terrestre - 115Arvicola terrestris - 115Asplanchna - 68, 69Asplanchna girodi - 69Asplanchna priodonta - 68, 69Atherina boyeri - 100Aulodrilus pluriseta - 87Avocetta - 113Aythya ferina - 110, 112Aythya marila - 110, 111

Aythya nyroca - 112Azolla - 55Azolla filiculoides - 55Ballerina gialla - 109Barbo - 100, 136, 137Barbus plebejus - 100Basettino - 113Beccaccino - 111Beccamoschino - 109Belgrandia latina - 86, 95Biscia dal collare - 108Bithynia tentaculata - 95Bosmina longirostris - 71, 72,76, 77Botaurus stellaris - 111Brachionus - 69, 77Branta canadensis - 113Brasca - 61Brasca arrotondata - 56, 61, 63,65Brasca comune - 57Brasca delle lagune - 61Brasca increspata - 61, 65Brasca nodosa - 54, 56, 61Brasca palermitana - 62, 63Brasca trasparente - 56Bubulcus ibis - 113Bufo bufo - 107Bufo viridis - 107Butomus umbellatus - 57Bythonomus lemani - 95Bythotrephes longimanus - 72Caglio delle paludi - 58Cagnetta - 100Calanipeda aquaedulcis - 73Calystegia sepium - 57Canapiglia - 109, 111Candona - 80Canna comune - 57Cannaiola - 109Cannareccione - 109Cannuccia di palude - 54, 55,57, 58, 59, 63, 64Capellini comuni - 58Carassio - 101Carassius carassius - 101Carex - 55Carex paniculata - 58Carex pseudocyperus - 58Carex riparia - 58Carice - 55Carice falsocipero - 58, 59Carice pannocchiata - 58Carice spondicola - 58Carpa - 101, 104, 105, 130, 131Carpa a specchi - 130Casarca - 113Cavaliere d’italia - 113Cavedano - 99, 100

Cerathophyllum demersum - 56Ceratium - 51Ceratium hirundinella - 42, 51Ceratofillo - 56, 61, 62, 63, 65Ceriodaphnia pulchella - 72Cettia cetti - 109Chaetogaster diastrophus - 85Chaoborus flavicans - 76, 94, 96Chara hispida - 56, 63Chara tomentosa - 56, 63Chironomus - 89, 94Chironomus gr. plumosus - 94,95, 96, 97Chlidonias hybridus - 113Chlidonias niger - 113Chondrostoma genei - 100Chromadorita leuckarti - 88Chydorus sphaericus - 72, 91Cicogna bianca - 113Cicogna nera - 113Ciconia ciconia - 113Ciconia nigra - 113Cigno reale - 113Cinghiale - 114Circus aeruginosus - 111Circus cyaneus - 111Circus pygargus - 113Cisticola juncidis - 109Cladium mariscus - 58Clarias gariepinus - 101Cobite comune - 100, 136Cobitis taenia bilineata - 100Codone - 111, 113Coltellaccio maggiore - 55, 58Conochilus - 69Cordulegaster trinacriae - 86,136, 137Coregone - 71, 101, 103, 104,106, 126, 127, 130, 137Coregonus lavaretus - 101, 103,106Cormorano - 112Cutrettola - 109Cyclops - 73Cyclops abyssorum - 73, 74, 75,76Cyclotella - 48Cyclotella comensis - 47, 48Cyclotella kuetzingiana - 48Cyclotella ocellata - 48Cygnus olor - 113Cyperus - 55Cyperus longus - 64Cyprinus carpio - 101, 130Daphnia - 71Daphnia galeata - 71Daphnia hyalina - 70, 71, 76Daphnia rosea - 71Dendrocoelum lacteum - 89

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155154 Dero digitata - 94, 96Diaphanosoma brachyurum - 72Diaphanosoma lacustris - 72, 76Dina lineata - 95Donnola - 114Dorylaimus - 89Dorylaimus stagnalis - 95Dugesia tigrina - 89, 94, 95Echinogammarus - 97Echinogammarus cfr. veneris -97Echinogammarus veneris - 94,95Egretta alba - 111Egretta garzetta - 113Elodea canadensis - 61Emberiza schoeniclus - 111Emys orbicularis - 108, 136Epatica acquatica - 55Equiseto - 55Equisetum - 55Erba-sega comune - 57Erpobdella - 89Esox lucius - 100, 102Ethmolaimus pratensis - 87Eucyclops macruroides - 75, 85Eucyclops serrulatus - 75Eudiaptomus padanus etruscus- 53, 73, 75Eurycercus - 72Eurycercus lamellatus - 72Falasco - 58Falco di palude - 111Falco pellegrino - 109, 111Falco peregrinus - 109Falco pescatore - 113Falco tinnunculus - 111Fenicottero - 113Filinia - 69Filinia longiseta - 69Filinia terminalis - 69Fior di loto - 64, 65Fistione turco - 113Folaga - 109, 114Fontinalis squamosa - 57Forapaglie - 113Forapaglie castagnolo - 111Frassino meridionale - 55, 59Fraxinus oxycarpa - 55Fulica atra - 109Gabbianello - 113Gabbiano comune - 111, 112Gabbiano reale - 111, 112Galium palustre - 58Gallinago gallinago - 111Gallinella d’acqua - 109Gallinula chloropus - 109Gambero rosso della Louisiana -86, 137Gambusia - 101Gambusia holbrooki - 101Garzetta - 113Gavia arctica - 111Germano reale - 109Gheppio - 111Ghiozzetto - 100

Ghiozzetto di laguna - 100, 136Ghiozzetto padano - 100, 136Giaggiolo palustre - 55, 58, 61Giunchetto meridionale - 58Giunco - 55, 58, 108Giunco fiorito - 57, 63Gliceria fluitans - 64Gramignone natante - 64, 65Gru - 113Gruccione - 109Grus grus - 113Gymnocephalus cernuus - 101Haplotaxis gordioides - 87, 88Helisoma duryi - 87Helobdella - 89Hexarthra - 69, 77Himantopus himantopus - 113Holoschoenus australis - 58Hydrocharis morsus-ranae - 59Hyla intermedia - 107, 135Hypsugo savii - 114Ictalurus melas - 101Iris pseudacorus - 55, 61Ironus tenuicaudatus - 95Ixobrychus minutus - 109Juncus - 55Juncus articulaus - 58Juncus effusus - 58Juncus inflexus - 58Kellicottia longispina - 69Keratella - 69, 77Keratella cochlearis - 67, 69Keratella quadrata - 69Keratella tecta - 69Knipowitschia panizzae - 100Larus cachinnans - 111Larus minutus - 113Larus ridibundus - 111Lasca - 100, 136Latterino - 100, 103, 104, 130Lecane - 69Lemna - 55Lenticchia d’acqua - 55Lepomis gibbosus - 101Leptodora - 71Leptodora kindtii - 66, 69, 72,76Leuciscus cephalus - 99, 100Leuciscus souffia - 100Limnebius nitiduloides - 86Limnodrilus claparedeianus - 94Limnodrilus hoffmeisteri - 89,94, 95, 96Lisca a foglie strette - 55, 57, 64Lisca lacustre - 55, 57, 58, 63,64Locustella luscinoides - 113Luccio - 100, 101, 102, 103,105, 130, 131Ludwigia palustris - 63, 64Luscinia svecica - 113Lycopus europaeus - 57Lysimachia vulgaris - 55Lythrum salicaria - 55Macrocyclops albidus - 75, 85Macrothrix hirsuticornis - 84

Martin pescatore - 109Marzaiola - 113Mazza d’oro comune - 55Megacyclops viridis - 75Meles meles - 114Menta acquatica - 58, 64Mentha aquatica - 58, 64Mergus albellus - 111Merismopedia - 51, 52Merops apiaster - 109Mesocyclops - 73Mesocyclops leuckarti - 75, 76Mestolaccia comune - 64Microcystis - 51, 52Microcystis weigenbergi - 53Micropsectra - 94, 95Micropterus salmoides - 101Microtendipes gr. pedellus - 94,95Migliarino di palude - 111Mignattaio - 113Mignattino - 113Mignattino piombato - 113Milvus migrans - 109, 111Miriofillo - 61, 62, 65Miriofillo comune - 54, 56, 61,63, 65Miriofillo verticillato - 56Mononchus truncatus - 88Monticola solitarius - 109Morella rampicante - 57Moretta grigia - 110, 111Moretta tabaccata - 112Moriglione - 110, 112Morso di rana - 59Motacilla cinerea - 109Motacilla flava - 109Mugil cephalus - 101Musculium lacustre - 94Mustela nivalis - 114Mustela putorius - 114Myocastor coypus - 115, 137Myotis capaccinii - 114, 115Myotis daubentonii - 115Myriophyllum spicatum - 54, 56Myriophyllum verticillatum - 56Nais communis - 85Najas marina - 56, 62Najas minor - 62Natrice tassellata - 108Natrix natrix - 108Natrix tessellata - 108Nelumbo nucifera - 65Neomys anomalus - 114Neomys fodiens - 114Netta rufina - 113Nibbio bruno - 109, 111Ninfea - 56Ninfea bianca - 59, 60, 61, 62,64, 65Ninfea gialla - 59, 60, 61, 63Niphargus - 94, 95Nitokra hibernica - 85Nitticora - 112Nuphar - 56Nuphar luteum - 60

Nutria - 115, 137Nycticorax nycticorax - 112Nymphaea - 56Nymphaea alba - 59, 60, 62Oca del canada - 113Oca lombardella - 113Oca selvatica - 111Odonthestes bonariensis - 106Ontano comune - 55, 59Onychocamptus mohammed - 85Padogobius martensii - 100Padogobius nigricans - 100Palaemonetes - 102Palaemonetes antennarius - 78Pandion haliaetus - 113Panurus biarmicus - 113Parachironomus - 85Paractinolaimus macrolaimus - 88Parastenocaris - 90Parastenocaris amalasuntae - 90Parastenocaris italica - 90Parastenocaris orcina - 90Parastenocaris pasquinii - 90Paratendipes - 85, 94, 95Passero solitario - 109Pavoncella - 111Peloscolex velutinus - 94Pendolino - 109Perca fluviatilis - 100, 102, 103Peridinium - 45Persico reale - 100, 102, 103,104, 130Persico sole - 101Persico trota - 101, 103, 131Pesce gatto - 101Pesce gatto africano - 101Pesce re - 106Pesciaiola - 111Peste d’acqua comune - 61Pettazzurro - 113Phalacrocorax carbo sinensis -112Phoenicopterus roseus - 113Phragmites australis - 54, 55, 63Physa - 88Physa acuta - 89Pioppo - 55Pioppo bianco - 59Pipistrello di Savi - 114Pisidium - 88, 94, 95, 97Pispola - 111Planktothrix - 52, 127Planktothrix rubescens - 50, 51,52, 129Platalea leucorodia - 113Plegadis falcinellus - 113Ploesoma - 69Podiceps auritus - 111Podiceps cristatus - 98, 109Podiceps grisegena - 111Podiceps nigricollis - 111Poligono anfibio - 56, 58, 59, 61Polyarthra gr. vulgaris-dolichoptera - 69Polygonum amphibium f.aquatica - 56

Pompholyx - 69Populus - 55Populus alba - 59Porciglione - 109Porracchia dei fossi - 63, 64, 65Porzana - 113Porzana parva - 113Porzana porzana - 113Potamogeton crispus - 61Potamogeton lucens - 56Potamogeton natans - 57Potamogeton nodosus - 54, 56Potamogeton pectinatus - 61Potamogeton perfoliatus - 56Potamogeton pusillus - 62Potamothrix hammoniensis - 94,95Potamothrix heuscheri - 94, 95,96, 97Proasellus gr. coxalis - 94, 95,97Procambarus clarckii - 86Procladius - 94, 95, 96Procladius choreus - 94, 96, 97Prostoma - 87Psammoryctides barbatus - 87,94, 95Pseudorasbora - 101Pseudorasbora parva - 101Puzzola - 114, 137R. bergeri x R. ridibunda vediRana hispanica - 107Raganella italiana - 107, 135,137Rallus aquaticus - 109Rana bergeri - 107Rana hispanica - 107Ranocchina maggiore - 56, 62Ranocchina minore - 62, 63Ranuncolo - 59Ranuncolo a foglie capillari - 61,63Ranuncolo di Baudot - 61Ranuncolo peltato- 61, 65Ranuncolo sardo - 58Ranunculus baudotii - 61Ranunculus peltatus - 61Ranunculus sardous - 58Ranunculus trichophyllus - 61Ratto delle chiaviche - 115Rattus norvegicus - 115Recurvirostra avosetta - 113Remiz pendulinus - 109Riccia fluitans - 55Riparia riparia - 113Rondone - 109Rospo comune - 107Rospo smeraldino - 107, 137Rovella - 100, 103, 136Rutilus erythrophthalmus - 100Rutilus rubilio - 100Salaria fluviatilis - 100Salcerella comune - 55Salciaiola - 113Salice - 55, 59Salix - 55

Salix alba - 59Salix cinerea - 59Salmo - 99Scardinius erythrophthalmus -100Scardola - 100, 103, 105Schiribilla - 113Schoenoplectus lacustris - 55,58Sedano d’acqua - 64, 65Sgarza ciuffetto - 112Simocephalus - 72Simocephalus vetulus - 72, 85Simplicaris - 90Simplicaris veneris - 90Solanum dulcamara - 57Sparganium erectum - 55, 58Spatola - 113Sphaerium - 88Spioncello - 113Stephanodiscus - 48Stephanodiscus hantzschii - 48Stephanodiscus minutulus - 48Stephanodiscus parvus - 48Storni - 111Strolaga mezzana - 111Sturnus vulgaris - 111Stylaria lacustris - 85Sus scrofa - 114Svasso collorosso - 111Svasso cornuto - 111Svasso maggiore - 98, 109, 111Svasso piccolo - 111Synchaeta - 69, 77Tachybaptus ruficollis - 109Tadorna ferruginea - 113Tadorna tadorna - 113Tanytarsus - 85, 94, 97Tarabusino - 109Tarabuso - 111Tasso - 114Testudinella - 69Testuggine palustre - 108, 136,137Theodoxus fluviatilis - 89Theristus setosus - 85Thermocyclops - 73Thermocyclops crassus - 75, 76Tifa - 64Tinca - 100, 103, 104, 105, 130Tinca tinca - 100Tobrilus - 89Tobrilus gracilis - 85, 96Topino - 113Toporagno acquatico di Miller -114Toporagno d’acqua - 114Trachemys - 108Trichocerca - 69Tringa stagnatilis - 113Triotto - 100Tritone crestato italiano - 108,136, 137Triturus carnifex - 108Trypila glomerans - 87Tubifex tubifex - 88, 94, 95, 97

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156 Tuffetto - 109Typha angustifolia - 55Usignolo di fiume - 109Vairone - 100Vallisneria - 56, 61Vallisneria spiralis - 56Valvata - 88Valvata piscinalis - 95Vanellus vanellus - 111Vespertilio di Capaccini - 114,136Vespertilio di Daubentòn - 115Vilucchione bianco - 57Volpe - 114Volpoca - 113Voltolino - 113Vulpes vulpes - 114Woronichinia - 51, 52Zannichellia - 56, 62Zannichellia palustris - 56Zigoli - 55Zigolo comune - 64

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158 Si ringraziano:l’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi (C.N.R.)di Verbania Pallanza per i dati utilizzati in questovolume;l’Associazione Lago di Bolsena (Marta, VT)e in particolare il direttore P. Bruni;Giuseppe Di Lieto per l’aiuto prestato nellastesura della parte relativa agli uccelli.

La responsabilità di quanto riportato nel testo,nonché di eventuali errori ed omissioni, rimaneesclusivamente degli autori.

Il volume è stato realizzato con i fondi delMinistero dell’Ambiente e dellaTutela del Territorio e del Mare.

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