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ASL 4 / THIENE Over 60 in vacanza alle terme e in Romagna a prezzi vantaggiosi dalla fine di agosto
SANTORSO - Una vacanza al mare, in montagna o alle terme a prezzi contenuti per chi ha più di 60 anni, questa la nuova proposta dell'Asl 4 Alto Vicentino, che con i Soggiorni Climatici anche quest'anno ha visto la partecipazione di più di 600 persone, che hanno scelto l'Asl 4 per le loro vacanze. Un primo bilancio dei Soggiorni Climatici realizzati nei mesi di giugno e luglio è infatti molto positivo: tutti i turni disponibili sono stati riempiti dalle richieste pervenute. Le località sono state molto apprezzate, compresa Asiago che quest'anno ha raccolto molti più consensi dell'anno scorso, con una spiccata preferenza per il mese di luglio. Grande interesse hanno fatto riscontrare anche i percorsi benessere per le cure termali da fare in giornata a Montegrotto Terme e a Recoaro Terme. Le proposte per quest'estate non sono però finite e i soggiorni continueranno da metà agosto con un turno ad Alta Protezione a Lignano Sabbiadoro. Un soggiorno dedicato a persone con bisogni speciali, dove è previsto un accompagnatore ogni due ospiti.
Gli accompagnatori, con le loro comprovate capacità umane e professionali, sanno coinvolgere i partecipanti in attività piacevoli e rilassanti. Sempre attenti e premurosi offrono aiuto e sostegno creando nuovi stimoli, favorendo la relazione e la coesione di gruppo. Infine, per concludere al meglio una stagione estiva molto calda, da fine
agosto sono in programma soggiorni al mare in Romagna e alle terme di Salsomaggiore. I Soggiorni Climatici dell'Asl 4 sono servizio che ogni anno, su delega dei 32 Comuni dell'Asl 4 e in convenzione anche con il Comune di Dueville, organizza Soggiorni e Turismo Sociale. Promuove e favorisce la socializzazione attraverso la conoscenza di nuovi ambienti e il recupero e il mantenimento di un buono stato di salute fisica e mentale. Si rivolge ai cittadini in età superiore ai 60 anni residenti nei 32 comuni. L'età può essere anche inferiore ai 60 nel caso di persone diversamente abili, o coniugi di un sessantenne o ancora per chi avesse la necessità di cure termali. © riproduzione riservata
ISTITUZIONALE A.ULSS N. 4
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MONTECCHIO R Festa per tutti nel weekend
Teatro, clown e musica al centro servizi Ulss
Due giornate di festeggiamenti per la 17esima edizione di "Incontriamoci". La manifestazione che animerà questo fine settimana il Centro Servizi dell'Ulss 4 di via Europa Unita, 12, prenderà il via sabato alle 20.30 con lo spettacolo teatrale ad ingresso gratuito "Delitto imperfetto a casa fischietto" della breganzese compagnia "La Colombara". Il giorno
seguente, alle 10.30, si celebrerà la messa, seguita dalle 12.30 da un pranzo comunitario. Dalle 15 alle 16 i più piccoli si divertiranno con Roberto il clown e dei laboratori per bambini accompagnati dalla dimostrazione degli Arcieri Storici di Thiene. Sarà poi la volta dei giochi popolari come il tiro allattine o lo spacca pignatte. Alle 17.30 musica con la banda
"Note in Allegria" di Dueville e danze con le maj orettes "Palladio Dance" di Povolaro. Seguirà l'estrazione dei biglietti vincenti della lotteria. La giornata verrà chiusa dal concerto di "Carlo e Chiarenza".
Durante le serate saranno attivi degli stand gastronomici con tanto di spiedo misto proposto dalla Confraternita della Quaglia. «M.B.
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NOVENTA/SANITÀ
«La Regione dà un primario, l'AsI 6 pensa ad altro»
«La Regione dà un primario ma all'Asl 6 non interessa»
NOVENTA VICENTINA II Nursind molto polemico con le decisioni prese dall'azienda sanitaria VICENZA - La Regione Veneto assegna un primariato di struttura complessa al pronto soccorso di Noventa Vicentina, ma i vertici dell'Asl 6 hanno una diversa strategia e pensano di gestire l'anestesista con reperibilità dalle 20 alle 8. «È davvero bizzarro», commenta il sindacato. «Per una volta che la Regione decide di salvare un ospedale del territorio, a fargli le scarpe sembra essere l'azienda».
Il Nursind di Vicenza esprime seria preoccupazione per quanto sta accadendo. «La gestione delle urgenze al "Pietro Milani"», spiega il segretario Andrea Gregori, «ci preoccupa. Privare il pronto soccorso dell'anestesista dalle 20 alle 8 significa metterlo in ginocchio. Basti pensare al caso di un paziente infartuato che necessita di trasferimento immediato al San Bortolo: secondo i vertici dell'Asl 6 dovrebbe attendere l'anestesista reperibile». Nuove funzioni anche per gli infermieri del pronto soccorso, costretti ad occuparsi degli esami di laboratorio, a scapito della gestione delle emergenze. «Tra le novità, è in corso uno studio di fattibilità per smantellare le funzioni del laboratorio analisi, sempre nella fascia oraria 20-8», sottolinea il segretario Andrea Gregori, «eliminando la reperibilità dei tecnici di laboratorio ed assegnando le
loro funzioni agli infermieri del pronto soccorso. In tal modo, evidentemente, gli infermieri saranno più impegnati alla gestione degli esami di laboratorio che al trattamento dei pazienti afferenti al pronto soccorso, con le conseguenze facilmente immaginabili. Il tutto per un'irrisoria riduzione di spesa sui fondi contrattuali che non incidono per nemmeno un centesimo sul bilancio dell'Asl».
Il Nursind manifesta seria preoccupazione per la linea aziendale intrapresa ed auspica che vi sia al più presto un riallineamento con le direttive regionali. «La nostra Organizzazione sindacale», conclude il segretario Andrea Gregori, «è seriamente preoccupata per la gestione notturna delle urgenze-emergenze. Riteniamo la linea d'azione intrapresa dall'Azienda un vero e proprio accanimento nei confronti del "Pietro Milani", in completa divergenza con le indicazioni delle recenti schede di dotazione ospedaliera emanate dalla Regione Veneto. Ci auguriamo che sia imminente un pronunciamento in merito da parte delle massime autorità sanitarie regionali».
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NURSIND II segretario Andrea Gregori
Gregori: vogliono togliere di notte l'anestesista al
pronto soccorso
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GALLIO Stasera due incontri "Traffic deadline" per insegnare ai giovani come salvarsi la vita
GALLIO - (S.L.) "Traffic deadline" ovvero come un medico del Suem, Rommel Jadaan, e un direttore di autoscuola, Fabio Vivian, insegnano ai ragazzi a salvarsi la vita. Il progetto, come si intuisce facilmente dal nome, riguarda la circolazione stradale ma in particolare il corretto comportamento da tenere mentre si è alla guida di un veicolo per non oltrepassare la "linea della morte". L'Associazione "Traffic deadline" nasce in Germania nel 2005; nel 2011 è a Marostica, grazie all'iniziativa del dottor Rommel Jadaan,
specialista in Medicina Interna, fondatore dell'Accademia di medicina dell'emergenza e di soccorso, specialista in medicina d'urgenza, di emergenza e di pronto soccorso e medico del Suem, e del dott. Fabio Vivian, istruttore di autoscuola. Insieme i due diffondono, soprattutto nelle scuole, una cultura di prevenzione stradale basata su foto, video e spiegazioni sull'importanza dell'essere prudenti mentre si è alla guida. L'appuntamento è per stasera, martedì 20, alle 20.45 a Gallio (sala consiliare). Vista l'importanza dei te
mi trattati si invita la partecipazione dei ragazzi dai 15 ai 25 anni. Contemporaneamente Elisa Colbachini, responsabile del progetto "Un'ora per la vita" e collaboratrice del progetto "Traffic Deadline" terrà in Sala Verde (sita di fianco all'ufficio anagrafe comunale) una serata di prevenzione stradale rivolta ai bambini con proiezioni di video, immagini e con prove pratiche di primo soccorso. Entrambe le serate vengono proposte dalla Pro con la collaborazione del Comune a Anc.
L'ingresso è gratuito.
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Nuovo ospedale di Asiago, serve un'altra bonifica
ASIAGO - 400mila euro per un'ulteriore bonifica dell'area in cui dovrà sorgere il nuovo ospedale di Asiago che si trova a fianco dell'attuale nosocomio. I lavori, iniziati a metà aprile, non appena cioè il disgelo lo aveva consentito, erano fermi dal 19 giugno a causa del ritrovamento, durante gli scavi, di due ordigni bellici. Dopo la rimozione dei residuati, avvenuta il 3 luglio scorso a cura degli artificieri del 2° Reggimento Genio Guastatori - Brigata Alpina «Julia», il coordinato-
ASIAGO
400mila euro )er un'altra unifica all'area del nuovo ospedale
re per la sicurezza aveva fatto presente che, in relazione alla natura del terreno «di tipo carsico con intrusioni di terreno nelle cavità ed anfratti rocciosi», non era possibile escludere, nelle aree di cantiere oggetto di scavo, la presenza di altri ordigni inesplosi, con conseguente pericolo per i lavoratori. Ecco dunque la necessità di procedere con urgenza all'integrazione del Piano sicurezza e coordinamento del progetto esecutivo con una perizia. L'ing. Filippo Navarra, procura
tore speciale dell'Rtp, ha incaricato di redigere la perizia al fine di eliminare l'imprevisto ed imprevedibile rischio per la sicurezza dei lavoratori, ha ritenuta indispensabile una seconda operazione di bonifica della zona. Con il nuovo stanziamento e l'affidamento della bonifica alla stessa ditta Guerrrato, a cui è stata appaltata la costruzione della nuova struttura ospedaliera, l'attività del cantiere del nuovo ospedale di Asiago può ora finalmente riprendere.
Stefania Longhini
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IL CASO. Sbrollini (Pd)
I centri diurni perdisabili «Non devono essere chiusi» La parlamentare del Partito democratico, Daniela Sbrollini non usa mezzi termini. «I centri diurni per i disabili non vanno chiusi - ribadisce -: la Regione non può permettersi di tagliare servizi che sonofon-damentali non solo per gli utenti che hanno la possibilità di seguire percorsi riabilitavi alternativi, ma anche per le famiglie».
Il caso è noto: la Conferenza dei sindaci dell'Ulss 6 dal primo settembre chiuderà i centri per tutti quei disabili che vivono all'interno di comunità protette. Si tratta di un centinaio di persone che da anni erano abituate ad uscire al mattino dalle residente per raggiungere i centri dove sperimentavano percorsi fatti di musicoterapia, educazione fisica, pittura o piccoli lavori di assemblaggio. Il provvedimento non è stato accolto di buon grado da oltre 9 associazioni che si occupano di disabili, che qualche settimana fa si sono riunite ed hanno deciso anche di percorrere le vie legali, contro un provvedimento che considerano iniquo e riduttivo. «A settembre organizzerò un nuovo incontro con le associazioni, la Regione non può prendere decisioni così penalizzanti sotto il profilo sociale, solo per problemi di bilancio», conclude la parlamentare. «C.R.
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Guardia medica La sede fatiscente sarà ristrutturata SANITÀ. L'Ulss 6 raccoglie l'appello lanciato dall'equipe di via Fincato
Mancano i condizionatori, le pareti sono scrostate Al via un progetto per rimettere a posto la struttura che sarà ampliata con stanze liberate dal Comune
Franco Pepe
L'appello è servito. Finalmente l'Ulss mette mano ai locali da profondo terzo mondo della guardia medica cittadina. La sede di via Fincato 4, in zona Ferrovieri, verrà sistemata. Bonifica generale, pulizie, tinteggiature. Finisce l'anno zero. Si entra nella prima era della modernità. 116 medici coordinati dal dott. Pierluigi Zaccaria potranno lavorare in condizioni dignitose. È stato lo stesso Zaccaria, una ventina di giorni fa, a invocare una situazione più accettabile per i pazienti e per i coraggiosi camici bianchi che assicurano il servizio medico tutte le notti e tutti i week end. Così il direttore sanitario Francesco Buonocore ha preso l'iniziativa in prima persona, dando precedenza assoluta a una questione che rischiava di incancrenirsi.
I locali già in uso verranno rimessi a nuovo. Non solo. Zaccaria aveva espresso un desiderio. «Per noi stessi non chiediamo nulla ma per la sede sì. Si potrebbe fare qualcosa per renderla più decorosa e funzionale. I servizi sociali del Comune hanno lasciato libere le tre stanze che occupavano. Si potrebbero prendere per noi. Avremmo più spazi. Potremmo ricavarne una sala di osser
vazione temporanea e ambulatori più attrezzati da utilizzare anche durante il giorno. Basterebbe un modesto investimento». Desiderio esaudito.
L'Ulss si è già fatta dare le stanze. «Faremo i lavori che servono - dice Buonocore - e daremo il colore alle pareti. Questa è una struttura che, proprio per i compiti della guardia medica, merita di essere ampliata. Per gli altri aspetti bandiremo una gara di appalto». Zaccaria verrà accontentato pure in un'altra cosa. Anche quest'estate, con le ondate di calore africano portate da Stige e da Caronte, i medici hanno lavorato a temperatura ambiente e i pazienti sono stati visitati o hanno dovuto aspettare il turno in sala d'attesa con la colonnina sopra i 35 gradi e un tasso di umidità pazzesco. Niente condizionatori, e neppure un pinguino. Buonocore interrompe la lunga e rovente attesa.
«Se possibile installeremo i condizionatori a muro. In ogni caso compreremo un pinguino». Insomma, si esce dal girone infernale. I medici di via Fincato abbandonati e dimenticati possono respirare. Arrivano segnali di attenzione. Un paio di anni fa il direttore del distretto Giuseppe Ian-naci progettava di trasferire la guardia medica da via Fincato
a via Alberto Mario, laterale di via dei Mille, all'interno di una villetta di proprietà del Comune, nei locali del vecchio consultorio familiare, in una sede dall'accesso indipendente con uno spazio da dedicare al pronto soccorso. Poi mancarono i soldi, il progetto finì nel cassetto, e la guardia medica rimase a coabitare con gli sportelli sociali dell'ex circoscrizione dei Ferrovieri senza una segnaletica adeguata e in una realtà logistica sempre più desolante. Pareti scrostate, crepe e infiltrazioni di acqua sui muri, solo un'ora di pulizia la mattina, una bonifica dei locali una volta all'anno, quando qui, di notte, il sabato, la domenica, passano migliaia di pazienti, come fosse un pronto soccorso. In più lavandini che si ingorgano, mobili e arredi buoni solo da rottamare, e, appunto, nelle giornate torride, nessuna possibilità di refrigerio, un caldo da svenire.
Panorama deprimente e vita difficile dei medici che, dopo un po', avvertendo questo stato di incuria e la lontananza, tranne lodevoli eccezioni, del-l'Ulss, si stancano e se ne vanno. Entro l'anno abbandoneranno in sette. Ora, dunque, si corre ai ripari.
Il grido di dolore ha trovato ascolto. Buonocore pensa anche al collegamento informati-
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co con la rete dell'Ulss. Oggi non esiste. Un altro buco nero, a discapito dell'attività.
«Avranno a disposizione tutte le cartelle dei Dazienti. Sono
d'accordo con loro. Hanno tutta la mia solidarietà. Se devono fare i medici hanno bisogno di avere i mezzi, anche per
ché sono veri specialisti che ci aiutano a non intasare l'ospedale. Meritano il massimo rispetto».»
W Verranno eseguiti i lavori ritenuti necessari I medici meritano una sede adeguata FRANCESCO BUONOCORE DIRETTORE SANITARIO DELL'ULSS 6
La struttura della guardia medica si trova in via Fincato, nel quartiere dei Ferrovieri, COLORFOTO ARTIGIANA
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L'attività
OGNI NOTTE Numeri pesanti ma un impegno quasi misconosciuto. È un po' il destino fatale della guardia medica. Una sorta di peccato originale da cui non riesce a liberarsi. Ben 180 mila persone della città e del distretto ovest (il perìmetro che unisce Altavilla, Creazzo, Sovizzo, Monteviale) da assistere ogni notte, di tutti i giorni feriali, dalle 20 alle 8, e, poi, dalle 10 di sabato mattina fino alle 8 del lunedì successivo, comprese cioè le domeniche (ma anche qualsiasi giornata festiva); oltre 12 mila visite ambulatoriali; 40 mila prestazioni fra visite domiciliari e consigli telefonici.
IL SERVIZIO Un lavoro incessante con un dato eloquente: solo il 6 per cento delle persone che si rivolgono alla guardia vengono dirottate verso il pronto soccorso del San Bortolo. In più un trend crescente (nel 2007 le visite erano 6 mila 500, nel 2009 non superavano le 8 mila), con il personale che, invece, è fermo allo stesso organico e agli stessi stipendi, senza l'aiuto di infermieri e impiegati, dividendosi, 5 medici di giorno, 3 di notte, fra ambulatorio, corse a casa di chi sta male e chiede aiuto, telefono. Inoltre, una quarantina di malati terminali da seguire. • F.P.
© RIPRQDUZIONERISERVATA
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IL CASO. Una gravidanza problematica si è conclusa felicemente per una coppia di Romano
Rischiano di morire Gemellini prematuri salvati in extremis Decisivo un cesareo, eseguito in 10 minuti, dopo un calo dei battiti I bimbi hanno avuto bisogno del massaggio ma ora stanno bene
Caterina Zarpellon
Una gravidanza gemellare che minaccia di concludersi prima del termine, un improvviso calo della frequenza cardiaca dei feti e un cesareo d'emergenza organizzato ed eseguito in dieci minuti.
Protagonisti due gemellini prematuri fatti nascere dall' equipe medica e sanitaria del reparto di ginecologia, ostetricia e neonatologia dell'ospedale San Bassiano.
Lo staff del nosocomio cittadino ha infatti affrontato nel migliore dei modi le complicazioni di un parto gemellare difficile ed ha di fatto salvato i due bimbi (un maschietto e una femminuccia di 2 e 1,9 chilogrammi), che al momento del travaglio erano andati in sofferenza cardiaca.
Sono proprio la mamma e il papà dei due piccoli a voler rendere noti i particolari di questa nascita, a parlare dei rischi e degli imprevisti presentatisi al momento delle doglie e a lodare l'efficienza riscontrata al San Bassiano.
«Desideriamo rendere nota la nostra vicenda per dare merito al personale del reparto -precisano i genitori dei gemelli, che abitano a Romano -. In
passato si è parlato molto, e in negativo, dell'ospedale San Bassiano, e invece noi vogliamo testimoniare che qui c'è gente che lavora e che lavora
La frequenza cardiaca è scesa da 140a 40 e così i medici hanno deciso di intervenire
bene. È stata proprio la rapidità nelle decisioni a far sì che il parto si concludesse felicemente - proseguono - e che tutto poi si risolvesse per il meglio».
La gravidanza della donna non è stata delle più semplici. Ricoverata già da tre settimane nel reparto di ginecologia perché al settimo mese si era profilata una minaccia di parto pre - termine, la signora è stata sottoposta a una terapia farmacologica tesa a bloccare le contrazioni e a consentirle di portare avanti ancora per qualche settimana la gravidanza e ritardare così il momento del parto.
La notte del 13 agosto, tuttavia, come ha confermato il pri
mario di Yoram Meir, «entrambi i bambini hanno mostrato di non gradire più la permanenza in utero».
«Le contrazioni sono iniziate verso le 4 del mattino - spiega il papà dei gemellini -, ma poco prima delle sette del mattino il ginecologo che seguiva il travaglio e l'ostetrica si sono accorti che qualcosa non andava. Il segnale trasmesso dalla macchina del monitoraggio era scomparso e i sanitari hanno subito capito che i bambini erano andati in sofferenza cardiaca».
Immediatamente è stata eseguita un'ecografia, che ha confermato come la frequenza dei battiti fosse scesa da 140 a 40. «A quel punto lo staff ha deciso di procedere con un cesareo d'urgenza - rammentano i neogenitori -. Nel giro di dieci minuti l'intervento è stato organizzato ed eseguito e i bimbi sono venuti alla luce.
I medici hanno fatto loro un leggerissimo massaggio per regolarizzare il battito e ora stanno bene».
«Questo - concludono i genitori dei due gemellini - senza contare che nel giro di due settimane in reparto ci sono stati un altro parto gemellare e addirittura un parto trigemino».*
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La struttura
Uno staff di dodici medici La struttura complessa di ostetricia e ginecologia del San Bassiano si avvale del lavoro di dodici medici oltre al primario Yoram Meir.
Oltre all'attività di chirurgia ginecologica, in ostetricia si tratta il ricovero di pazienti in travaglio di parto e la permanenza per la degenza post-parto come anche il ricovero pazienti che presentano patologie della gravidanza oltre le 23 settimane (sia come ricovero programmato, sia come ricovero urgente. In reparto, al quinto piano, viene svolta anche attività di pronto soccorso ostetrico 24 ore su 24. Sempre h 24 viene assicurata l'analgesia peridurale in travaglio di parto.
Dopo la dimissione delle pazienti, le gravide con particolari problematiche vengono seguite nell'ambulatorio della gravidanza a rischio e nello stesso vengono effettuati anche i controlli a termine di gravidanza.
L'ospedale San Bassiano è convenzionato Adisco per la donazione del sangue del cordone ombelicale e riconosciuto dall'Unicef tra gli Ospedali Amici del Bambino. Nel 2009 ha ottenuto anche il riconoscimento di tre bollini rosa da parte dell'Osservatorio nazionale della salute per la donna.*
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Il primario
«Grande lavoro nell'ultima settimana»
«Effettivamente a Ferragosto abbiamo avuto una settimana piuttosto impegnativa. Questo vuol dire che il reparto di ginecologia e ostetricia non va in ferie e che nemmeno in piena estate si può ridurre l'attività».
Il primario del reparto di ginecologia e ostetricia del San Bassiano Yoram Meir parla con soddisfazione della positiva conclusione del difficile parto gemellare della settimana scorsa e conferma come, negli stessi giorni, la sua equipe medica e sanitaria abbia dovuto affrontare, oltre a quella particolare situazione, altri due esiti di gravidanze piuttosto complicate: un altro
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parto gemellare e uno addirittura trigemino.
«Nel caso della signora di Romano il problema è derivato dalla riduzione estrema della frequenza cardiaca nei feti -osserva il ginecologo -. Per un ospedale delle dimensioni del nostro, tuttavia, affrontare così tanti parti plurimi o pretermine nello stesso periodo è stato un
bell'impegno. Noi siamo attrezzati perfar nascere bimbi di almeno 31 o 32 settimane: altrimenti dobbiamo trasferire le gestanti in altre strutture».
«Fortunatamente abbiamo un'equipe formata da personale giovane e motivato, che pone grande attenzione a questo tipo di gravidanze».* c.z.
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Yoram Meir, primario di ginecologia e ostetricia
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Culle nel reparto di ostetricia del San Bassiano
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«Emergenze notturne, Noventa a rischio» Sanità Lo denuncia il Nursind, sindacato degli infermieri: «L'anestesista diventa reperibile, servizio in ginocchio»
VICENZA — Infermieri impegnati a gestire gli esami di laboratorio in orario notturno e un pronto soccorso con l'anestesista reperibile dalle 20 alle 8. È la situazione in cui, da settembre, rischia di trovarsi l'ospedale Pietro Milani di Noventa. Almeno secondo il resoconto del Nursind (sindacato delle professioni infermieristiche), che esprime «seria preoccupazione per la gestione notturna delle emergenze» e denuncia una situazione «paradossale»: «Per una volta che la Regione decide di salvare un ospedale del territorio, a volergli fare le scarpe sembrano essere i vertici dell'azienda sanitaria». Le parole sono del segretario del Nursind di Vicenza, Andrea Gregori, che prende di mira le decisioni dell'Usi 6 e riferite all'ospedale di Noventa. Il nosocomio è un «ospedale integrativo di rete» e rientra nel distretto dell'Usi 6 del San Bortolo, che ne gestisce anche il servizio di pronto soccorso. Alla struttura, però, secondo
le schede ospedaliere ratificate dalla Regione nelle scorse settimane, è stato affidato un nuovo primario di struttura complessa per dirigere il pronto soccorso.
«Ma se la Regione investe - spiega Gregori - l'Usi 6 non fa altrettanto perché ha previsto il ridimensionamento dei servizi notturni dell'ospedale. Da settembre l'anestesista di prima emergenza, ora fisso, diventerà reperibile dalle 20 alle 8. Ma questo significa mettere in ginocchio il servizio. Basti pensare al caso di un paziente infartuato che necessita di trasferimento immediato al San Bortolo: secondo l'Usi 6 dovrebbe attendere l'anestesista reperibile». Ma la denuncia del sindacato non si ferma qui. Anche il servizio di analisi degli esami di laboratorio, secondo Gregori, sta per essere modificato: «È in corso uno studio di fattibilità - afferma il segretario -per smantellare le funzioni del laboratorio analisi nella fascia oraria
20-8, eliminando la reperibilità dei tecnici di laboratorio e assegnando le loro funzioni agli infermieri del pronto soccorso. In tal modo, gli infermieri saranno più impegnati alla gestione degli esami di laboratorio che al trattamento dei pazienti, con le conseguenze facilmente immaginabili. Il tutto per un'irrisoria riduzione di spesa sui fondi contrattuali che non incidono per nemmeno un centesimo sul bilancio dell'azienda». Sullo sfondo, infine, rimane la situazione del personale infermieristico di tutta l'Usi 6 di Vicenza, che fronteggia croniche carenze di personale e difficoltà nel pagamento degli straordinari: «Al San Bortolo - osserva Gregori - servirebbero trenta infermieri e un investimento di circa un milione di euro, ogni anno, per riuscire a pagare tutti gli straordinari accumulati dai dipendenti».
G.M.C.
Nosocomio L'ospedale di Noventa «Pietro Milani»
Laboratorio «Dalle 20 alle 8 non si avranno più i tecnici di laboratorio»
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Gara ancora aperta ma è già ricorso IL CASO Al centro della disputa i serbatoi che dovrebbero essere messi a disposizione gratis
La ditta Ossigeno srl contesta il bando per la fornitura di gas agli ospedali: IXJsl non ci sta
Giampiero Maset CONEGLIANO
Un bando contestato e un ricorso ancora prima della scadenza del 23 luglio scorso per la presentazione delle offerte, da parte delle ditte invitate a partecipare alla procedura, destinate alla fornitura di gas terapeutici negli ospedali dell'Usi 7. Le sostanze gassose sono utilizzate a scopi anestetici, terapeutici, diagnostici e profilattici. Si tratta di un caso giudiziario rarissimo,
poiché di solito a presentare ricorso è una ditta che ha concorso a una gara e non l'abbia vinta. La Ossigeno srl ha invece depositato un ricorso al Tar del Veneto contro l'Usi 7, notificato i 19 luglio scorso, richiedendo l'annullamento dell'articolo 16 del capitolato speciale d'appalto. L'im
porto complessivo della fornitura a base d'asta è di 900 mila euro più Iva, per un periodo di 60 mesi, rinnovabile per altri 48 mesi. Con la possibile proroga sarebbe alla fine un affare da un milione e 620 mila euro più Iva. L'articolo 16 del bando prevede che per la fornitura di gas liquidi e gassosi, la ditta aggiudicata-ria metta a disposizione serbatoi erogatori a titolo di comodato gratuito, da adibirsi a stoccaggio e da allacciare alla rete di distribuzione e agli impianti elettrici esistenti: due con una capacità di ornila litri ciascuno rispettivamente presso l'ospedale di Coneglia-no e quello di Vittorio Veneto, uno da 3mila litri al De Giron-coli di Conegliano, uno da 2mila litri all'Hospice per malati terminali di Vittorio Veneto. Entro il termine del 2 luglio erano pervenuti all'Usi
7 ben undici quesiti da parte di ditte invitate a partecipare alla procedura ristretta. Alcuni riguardavano proprio l'articolo 16 del bando. Un delle risposte del responsabile del servizio provveditorato e economato dell'Usi 7 era stata che «il numero delle cisterne rappresenta un requisito giu-stificatamente posto agli atti
di gara e che quindi viene confermato in titolo». Dopo la notifica del ricorso con la richiesta di annullamento dell'articolo 16 del capitolato, l'Usi 7 ha deciso di costituirsi in giudizio a difesa dei propri interessi. Con una delibera del direttore generale Gian Antonio Dei Tos del 9 agosto scorso, si è deciso di affidarsi all'avvocato Elisa De Bertolis per seguire la vertenza, con una previsione di spesa di 12 mila euro.
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PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
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«Finora accordi rispettati» Ma anche al Ca' Foncello si temono ripercussioni
TREVISO - (P. Cai) Al momento la collaborazione tra Suem e Croce Rossa non è in pericolo, ma in assenza di novità le cose potrebbero anche cambiare. Franco Agostini, presidente provinciale Cri, precisa: «Adesso i volontari per garantire i turni sulle ambulanze ci sono. Su ciò che accadrà in futuro però
non metto la mano sul fuoco: se non si ferma l'emorragia di volontari che decidono di non confermare la loro iscrizione, qualche problema potrebbe anche verificarsi». Al Ca' Foncello tengono la situazione sottocchio, ma senza allarmismi: «Per adesso va tutto bene e gli accordi sono rispettati -precisa
Paolo Rosi, direttore del Suem- rimaniamo però in attesa degli eventi».
Il Ruolo della Croce Rossa nella Marca è fondamentale: sono sei le postazioni mobili in tutta la provincia, le classiche ambulanze, che ven
gono normalmente messe a disposizione del servizio emergenza dell'Usi. Ma i volontari, nella loro lettera-denuncia di domenica, hanno anche ipotizzato conseguenze tremende se la gestione attuale dovesse continuare senza miglioramenti: «Non si può pensare che un'Associazione storica come la Croce Rossa -a Treviso da più di 150 anni- venga rasa al suolo a causa di un disinteresse dei responsabili e dei loro superiori».
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Croce Rossa allo sbando «In forno anni di lavoro» LA DENUNCIA II presidente provinciale Agostini si schiera coi volontari
Paolo Calia TREVISO
La burocrazia da una parte, la mancanza di dialogo tra parte amministrativa e corpo dei volontari dall'altra: questo sta affossando la Croce Rossa di Treviso. E gli effetti sono evidenti: chi deve decidere si perde in mille rivoli burocratici e non riesce nemmeno a nominare dei coordinatori in grado di far marciare la macchina. Risultato: un servizio come quello del trasporto infermi, fiore all'occhiello dell'associazione, è praticamente scomparso. Nel 2011, dice il presidente Franco Agostini, la Cri trevigiana ha svolto quasi 1400 servizi per un totale di circa 70mila Km percorsi. In meno di due anni è cambiato tutto: «Ora -sottolinea- il numero dei servizi è precipitato pressoché a
zero. Ma manca solo un responsabile, i volontari ci sono». Agostini, che ormai da mesi lotta invano per trovare delle soluzioni, non si è quindi stupito nel leggere la pubblica denuncia fatta da alcuni volontari ormai demoralizzati: «Condivido appieno con loro la preoccupazione -dice-ed è grande anche la mia frustrazione per una situazione che si trascina da molti mesi, che diverse volte ho portato all'attenzione degli organi politici e amministrativi a tutti i livelli ma che mai è stata risolta».
Il problema è che la gestione della Croce Rossa è stata sfilata di mano ai presidenti e affidata ad amministratori fin troppo attenti al bilancio: «Ho dovuto assistere impotente al progressivo disfacimento di tutto quello che era stato costruito negli anni ad
dietro. Ho cercato più volte e in molti modi di arrestare questo progressivo degrado, ma non sono mai stato ascoltato dai vertici dell'associazione e anzi a volte sono stato ostacolato». Sempre per pastoie e lungaggini burocratiche sta diventato complicato anche assistere le circa 200 famiglie trevigiane in difficoltà e che si rivolgono alla Croce Rossa per aiuti materiali come avere del cibo o dei vestiti.
«Ovvio che questa situazione, a mio avviso anomala, vada a minare le motivazioni e lo spirito dei volontari e purtroppo anche i risultati sono evidenti: molte sono le persone che non hanno rinnovato l'iscrizione nell'ultimo anno e sono molti anche i volontari che si sono o stanno pensando di dimettersi».
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e SAN STINO DI LIVENZA Jspedale unico, i grillini chiedono un referendum per decidere dove farlo
SAN STINO - Grillini puntano al referendum per la scelta dell'ubicazione dell'ospedale unico. Sono infatti contrari all'ubicazione individuata dal Pat, in fase di approvazione definitiva, vicino alla ferrovia e nei pressi del nuovo casello autostradale. Luca Vian, del Movimento Cinque Stelle San Stino, ha presentato a questo proposito una interrogazione urgente. I Grillini di San Stino vogliono sapere «se corrisponde al vero che nel giro di poche settimane i comuni disponibili a candidarsi quale sede della prospettata opera debbano formalizzare la propria disponibilità (da qui l'urgenza della presente interrogazione); se il Sindaco intende formalizzare tale disponibilità da parte del Comune di San
Stino; in caso di risposta positiva alla precedente, se una eventuale decisione di tale importanza verrà presa, dal sindaco, dalla sua giunta comunale, dal consiglio comunale o attraverso una consultazione che coinvolga l'intera popolazione sanstinese, con parere vincolante nei confronti di un'opera così impattante la cui opportunità è tutt'altro che scontata». E se il sindaco Matteo Cappelletto ha teso a smentire e parzialmente ridimensionare le notizie sulla prospettiva imminente dell'ospedale unico a fronte delle discussione in atto sulle schede ospedaliere, Vian precisa: «Noi non siamo contrari all'ospedale unico, ma nell'ubicazione indicata a cavallo tra i territori di San Stino e Annone». (M.Mar.)
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Il direttore dell'Usi 16 «Così potenziamo l'ospedale di Piove»
Brazzale propone alla commissione Sanità di creare i centri di neuroriabilitazione e procreazione assistita
di Elena Livieri I PIOVE DI SACCO
Dopo l'audizione dei sindaci della Saccisica che hanno portato al presidente della V commissione Sanità Leonardo Pa-drin, le istanze del territorio per il futuro dell'ospedale Immacolata Concezione, anche il direttore generale dell'Usi 16 Urbano Brazzale, ha affidato a una lettera le sue osservazioni in merito a quanto previsto dalle schede regionali per l'ospedale di Piove di Sacco. Il manager, sottolineando la necessità che sia mantenuta la natura di strutture per rete sia per il Sant'Antonio, sia per l'Immacolata Concezione, finisce per concordare con i sindaci sulla necessità di salvaguardare taluni reparti che le schede metterebbero in discussione. Cardiologia. «Piove di Sacco ga
rantisce l'attività di Emodinamica anche per il presidio di Abano e il Sant'Antonio, con oltre 450 esami l'anno e 150 impianti di pace-maker, è opportuno mantenere l'attività nelle 12 ore diurne» suggerisce Brazzale. Neurogolia. Per la struttura pio-vese il dg conferma che l'Unità Ictus di primo livello garantisce risposte tempestive e chiede l'attivazione di posti letto dedicati alla neuroriabilitazione, di cui è sprovvista l'Usi 16. Area chirurgica. Ricordando l'ipotesi regionale del polo traumatologico a Camposampiero, Brazzale rileva: «Permane nel territorio dell'Usi 16 una forte domanda di chirurgia ortopedica elettiva: oggi sono oltre 600 i pazienti in lista d'attesa per chirurgia protesica e ricostruttiva cui si potrebbero dedicare 25 posti letto». Brazzale condivide
con i sindaci la necessità di mantenere la Chirurgia generale che le schede vorrebbero ridurre a week surgery: «La Chirurgia generale può garantire sette giorni su sette adeguato supporto al pronto soccorso in caso di urgenza-emergenza». Area materno-infantile. Per incrementare il numero di nascite all'Immacolata Concezione emettere al sicuro il reparto di Ostetricia e Ginecologia, Brazzale propone di creare un centro di procreazione assistita: «Imprimerebbe» sottolinea il dg, «una forte spinta di sviluppo all'attività all'Unità operativa dell'ospedale di Piove di Sacco».
Terapia intensiva. Le schede regionali cancellano l'apicalità a Piove di Sacco e nemmeno Brazzale ne fa cenno nelle sue osservazioni.
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,.f, /JSS-~;-J&--.2.- ^jgA'à L'ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco: con le nuove schede regionali rischia il ridimensinamento
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Referendum sull'ospedale unico Portogruaro. È la proposta dell'opposizione che ha lo stesso parere del sindaco
base. Una volta che saranno re- pegnata solo la giunta ma Tinte-m PnRTnr iRI lARf l n o r i t i i f n n H i n o f o c c a r i f c n l l a r* i i i rr\ r*r \nci r r1 i r \v. TH T n n ' a n n forarli-» PORTOGRUARO
Se l'ospedale unico divide, per ovvie ragioni logistiche i sindaci, dall'altra sembra unire la posizione del sindaco Antonio Ber-toncello a quella di un'opposizione che ha chiesto la convocazione del consiglio comunale proprio sull'ospedale unico e subito dopo l'indizione del referendum sul futuro della struttura portogruarese. Domani si riuniranno i sindaci, mentre giovedì è in programma una commissione comunale per esaminare la richiesta dei consiglieri Gradini, Mazzon, Geronazzo, Flore-an, Rambuschi, e decidere la data di convocazione. Un sostegno alla posizione del sindaco
Bertoncello che peraltro invita tutti all'unità e insiste sulla necessità di riorganizzare i reparti già esistenti nei vari ospedali sulla riqualificazione dei servizi e sulle difficoltà dei medici di
base. Una volta che saranno reperiti i fondi necessari, (sulla cui disponibilità in questi ultimi giorni, hanno parlato sia il presidente Luca Zaia che il dirigente dell'Asl 10 Carlo Bramezza), ben venga l'ospedale unico. Il primo cittadino ha proposto la candidatura di quello portogruarese, evidenziando che la sua posizione più ad est, con servizi ferroviari ed autostradali esistenti e l'eliporto di prossima costruzione, consentirebbe di limitare le fughe dei pazienti oltre confine. «Come consiglieri comunali, rappresentanti della popolazione, noi non possiamo non sapere nulla di ufficiale sulT ospedale unico», dicono i cinque consiglieri di opposizione, «per questo motivo abbiamo chiesto la convocazione urgente di un consiglio comunale per avere precise informazioni visto che è in fase di scelta la sua localizzazione e su questa delicata questione, non può essere im
pegnata solo la giunta ma l'intero consiglio». E Luciano Gradini, anche a nome dei colleghi firmatari, anticipa l'indizione di un referendum popolare per sapere se i cittadini vogliono conservare il loro ospedale o se invece sono disposti a trasferirlo in una terza struttura per la cui realizzazione verranno impegnati 160 milioni di euro. Ma non solo: «Vorremmo infatti sapere», scrivono i cinque consiglieri, «quale sarà la destinazione dell'attuale sede ospedaliera, prevista per una popolazione di 100.000 abitanti, un patrimonio immobiliare da capogiro, che non è chiaro che fine farebbe con l'ospedale unico e noi vogliamo difendere gli interessi della comunità». E anche dal sindaco Bertoncello c'è l'invito a non dividersi: «I cittadini devono sentire forte la presenza dell' intero consiglio comunale per la difesa della salute».
Gian Piero del Gallo
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Conegliano «Sono peggio i veleni nell'orto»
L'Usi assolve i pestidici sul Prosecco: nessun rischio
CONEGLIANO (Treviso) — Per gli ambientalisti è una beffa. Avevano chiesto all'Usi 7 di Pieve di Soligo di verificare il rischio per gli abitanti dell'Alta Marca legato ai fitofarmaci sparsi sulle colline del Prosecco. Spiazzante l'esito dell'indagine: i livelli di esposizione sono analoghi a quelli rilevati sugli abitanti delle grandi città. «Più pericolosi i pesticidi dell'orto di casa».
Vino e salute Gli ambientalisti: «Gli oncologi hanno dati diversi. Basta con i fitofarmaci sulle colline»
Assolti i pesticidi nelle vigne «Peggio i veleni dell'orto» Indagine dell'Usi nella zona del Prosecco: residenti non a rischio
CONEGLIANO (Treviso) — La bufera infuria ormai da anni nell'Alta Marca: «Basta veleni sulle colline del Prosecco». Provano allora a rasserenare il cielo sopra l'arco collinare che va da Conegliano a Valdobbiade -ne i risultati dello studio pilota di biomonitoraggio presentati ieri dall'Usi 7 di Pieve di Soligo, secondo cui non solo i residenti nell'area della Docg presenterebbero livelli di esposizione ai ditiocarbammati analoghi a quelli degli abitanti delle grandi città, ma peggio dei fitofarmaci nei vigneti degli agricoltori farebbero i pesticidi nell'orto di casa. Conclusioni però contestate dagli ambientalisti, che rilanciano la mobilitazione contro i fungicidi. Erano state proprio le associazioni ecologiste a chiamare in causa l'azienda sanitaria, paventando un possibile effetto cancerogeno dovuto all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sulla popolazione ed in particolare sui bambini.
Per questo il Dipartimento di prevenzione, con i dottori Ester Chermaz e Giovanni Moro, ha condotto una ricerca che ha preso in esame le urine di 260 adulti e di 126 bambini di età compresa fra 3 e 5 anni, estratti a sorte dagli Uffici Anagrafe di otto dei tredici Comuni vocati alle bollicine. Grazie a un finanziamento di 15 mila euro stanziato dalla Provincia di Treviso e di ulteriori 10 mila erogati dalla Comunità Mon
tana delle Prealpi Trevigiane, le analisi sono state effettuate nel laboratorio di Igiene industriale del Dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova. A partire da questi esiti è stata attivata una complessa indagine statistico-epidemiologica, condotta dall'Istituto di igiene dell'Università di Udine, che ha ricompreso nella valutazione anche le abitudini alimentari, gli stili di vita e gli hobby delle persone esaminate. In estrema sintesi l'inchiesta ha evidenziato che il valore del biomarcatore Eru, indicatore dell'assorbimento degli anticrittogamici, nel 53% del campione era così basso da non essere rilevabile in laboratorio e nei restanti casi era di entità sovrapponibile a quelli riscontrati in alcune grandi città italiane in cui non ci sono vigne vicine alle abitazioni.
«Non sono emerse rilevanti differenze», hanno sottolineato gli esperti, rimarcando piuttosto dati leggermente superiori in rapporto alle maggiori dimensioni delle super -fici vitate e riservandosi di approfondire gli accertamenti su 21 persone (il 5% del totale) che hanno espresso valori superiori alla soglia di riferimento. Quindi il riscontro curioso: «I soggetti che eseguono trattamenti nel proprio orto presentano un rischio di avere valori di Eru superiori a 1 mi-
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crogrammo per litro 2,4 volte maggiore rispetto a quelli che non eseguono trattamenti e di quasi sette volte maggiore per un valore di Etu superiore a 10 microgrammi per litro». Il dottor Sandro Cinquetti, direttore del Dipartimento di prevenzione dell'Usi 7, ribadisce comunque «la necessità di porre le opportune cautele nei trattamenti dei vigneti, in particolare di quelli molto vicini alle abitazioni e ai siti sensibili». Tanto che il direttore generale Gian Antonio Dei Tos annuncia l'imminente «parere favorevole al recente aggiornamento del regolamento intercomunale di polizia rurale predisposto dai sindaci, verso la progressiva dismissione dei prodotti classificati come maggiormente nocivi, tra cui proprio i ditiocarbammati».
Conferma Innocente Nardi, presidente
del Consorzio di tutela del Prosecco Docg: «Segnali confortanti, che ci rafforzano nel convincimento che il lavoro intrapreso in questi anni, per il corretto uso di tali prodotti, vada nella giusta direzione della tute -la dei cittadini e del territorio». Per cui, come chiosa il direttore Giancarlo Vettorello, «è ragionevole cautela sostituire le sostanze potenzialmente rischiose, ancorché ammesse dalla legge». Ma tutto questo al Wwf non basta «L'indagine è stata svolta con poca trasparenza — accusa Luciano Bortolamiol, referente per l'Alta Marca — e i risultati non ci convincono. I nostri oncologi hanno dati diversi. Perciò contro la lobby dei cantinieri continueremo a promuovere conferenze sul territorio».
R.T.
La scheda
Lo studio Una ricerca dell'Usi 7 nell'Alta Marca rileva che i residenti presentano livelli di esposizione ai fitofarmaci analoghi a quelli degli abitanti delle grandi città. Inoltre fanno peggio i pesticidi nell'orto di casa
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Lo studio del Ministero Influenza, troppe assenze al lavoro vaccino gratis per i cinquantenni
Troppe assenze al lavoro per l'influenza: allo studio del ministero della Salute la possibilità di abbassare a 50 anni l'età in cui viene offerto gratuitamente il vaccino. I dati riferiti all'ultima epidemia influenzale, dal 17 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013, parlano di un costo per le imprese di circa 136 milioni di euro.
Massi a pag. 13
Influenza, vaccino gratis per gli over 50 •Boom di giorni di malattia la decisione allo studio del ministero della Salute
PREVENZIONE
ROMA Influenza, vaccino gratuito anche per i cinquantenni. Questa ipotesi è allo studio del ministero della Salute che sta pianificando la strategia anti-epide-mia. Per la stagione che inizia tra un paio di mesi e per quella 2014-2015. A oggi, oltre alle persone con patologie croniche tipo cardiopatie o problemi polmonari e bambini a rischio, la protezione del vaccino viene offer-ta(e vivamente consigliata) a chi ha superato i 65 anni. Dalla stagione 2014-2015, dunque, si dovrebbe scendere a 50-55. Ma non si esclude che vengano fatti esperimenti pilota già da questo autunno.
GLI STUDI L'indicazione è nella circolare della campagna annuale curata dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria. Un cambiamento di rotta che dovrebbe
essere deciso in tempi molto brevi. L'abbassamento dell'età è già stato adottato in diversi paesi europei tra cui la Gran Bretagna. Da noi si dovrebbero aggiungere 7-8 milioni di persone ai 12 degli over 65 che già oggi sono inseriti nell'elenco di quelli che ricevono gratis la somministrazione. Una volta allargata la platea dei vaccinati un terzo della popolazione sarebbe, così, protetta dal virus. «Numerosi studi farmaco-economici - è scritto nel documento del ministero - dimostrano la piena sostenibilità della vaccinazione anti-influenzale al di sopra dei 50 anni, che risulta invariabilmente costo efficace. Une di questi riporta addirittura che per l'Italia l'estensione di indicazione genererebbe un risparmio». E proprio per risparmiare potrebbe essere presa la decisione a stretto giro.
IL RISPARMIO Il vento di crisi avrebbe accelerato il dibattito economico-scienti-fico sull'opportunità di anticipare di quasi quindici anni la vaccinazione contro l'infezione. «L'influenza, dalla maggior parte del
le persone - commenta Walter Ricciardi direttore del Dipartimento di sanità pubblica del Policlinico Gemelli - viene considerata come una patologia benigna. In realtà nasconde molte insidie. Non solo per i grandi anziani e per chi è colpito da malattie croniche. Anche gli adulti possono rischiare di prolungare i giorni a casa per complicanze. Che vogliono dire più assenze da lavoro, più disagi per le famiglie e per le imprese. Abbassando la soglia si raggiunge una fetta più grande di popolazione e si limita la circolazione del virus. Una forma di protezione collettiva e individuale. Un ruolo importante per quanto riguarda la spesa». Quest'anno sono stati colpiti dall'influenza sei milioni di italiani con un calo delle vaccinazioni di circa il 20% rispetto alla stagione 2011-2013. Una condizione, spiegano all'Istituto superiore di sanità, che ha fatto aumentare la diffusione del virus. O meglio dei virus: ne sono circolati tre e, due di questi, erano mutati. Condizione favorente per il contagio. «Adesso vanno fatte nuovamente tutte le valutazioni - continua Ricciardi - ma è chiaro che una più vasta protezione abbas-
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sa il numero delle persone e anche delle ripercussioni sociali.
I BAMBINI Sull'altro fronte demografico a rischio influenza, quello dei bambini, gli esperti del ministero della Salute non sembrano
propensi ad estendere la vaccinazione a tutti quelli sotto i cinque anni. Come già fanno in Gran Bretagna, in Finlandia e in altri paesi europei.
Carla Massi
SI ARRIVEREBBE
A PROTEGGERE UN TERZO DELLA POPOLAZIONE 7-8 MLN DI PERSONE IN PIÙ DI OGGI
Una stagione di epidemia costa almeno sei miliardi
LE CIFRE
ROMA Febbre alta, dolori muscolari, tosse, stanchezza. L'influenza stagionale dura, nella media, cinque o sei giorni. Il picco almeno tre giorni. Quelli che, generalmente, si passano a casa, lontano dal lavoro. L'inverno scorso gli epidemiologici hanno calcolato un costo diretto da parte del sistema sanitario nazionale che oscilla da 30 a 240 euro per ogni persona non ricoverata. Se, invece, l'influenza (soprattutto tra gli anziani)ha delle complicazioni e c'è l'ospedalizzazione la cifra, sempre per persona, può salire fino a seimila euro.
A queste cifre vanno aggiunti i cosiddetti costi indiretti (assenze dal posto di lavoro, assistenza ai bambini e agli anziani)che vengono quantificati in circa sei miliardi per l'intero periodo dell'epidemia.
LE COMPLICANZE «Circa il 15% dei casi si complica -spiega Claudio Cricelli Presidente della Società italiana di medicina generale -. Si verifica un decorso
della malattia vera e propria più lungo del previsto. Vanno aggiunti due o tre giorni oltre quattro o cinque previsti. Per i più piccoli e per i grandi anziani l'evento a rischio è la polmonite. Nei bambini preoccupano le otiti acute mentre negli adulti sinusiti e bronchiti. Normalmente una parte dei costi sanitari è destinata ai farmaci sintomatici, quelli per abbassare la febbre. Ma, quando ci sono complicanze dobbiamo calcolare maggiori uscite con gli antibiotici, le analisi, gli eventuali esami per immagini, le visite specialistiche e, nei casi gravi, anche il ricovero. Un solo giorno in ospedale può costare anche più di 600 euro».
GLI IMPIEGATI I dati Istat-Ministero della Salute riferiti all'ultima epidemia, quelli dal 17 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013, sono rappresentativi dell'intera stagione influenzale: il costo per le imprese è stato di circa 136milioni di euro. Pari a quasi un milione e trecentomila giorni per malattia. Considerando gli impiegati influenzati, sempre in quel periodo, Roma ha avuto un costo
di 10,9milioni di euro e quasi cimila pinrni rii malattia p Milano 9milioni per 80mila giornate perse. A seguire Bergamo, Bologna, Firenze, Varese, Verona che superano tutti i due milioni di euro di costi. Alcuni studi sulla valutazione economica dell'estensione del vaccino antinfluenzale alla fascia 50-64 anni (uno con questa tesi è uscito su "Quaderni di farmaco-economia" nel marzo del 2009) avanzano l'ipotesi di far sostenere l'onere economico ai datori di lavoro. «Lasciando alla loro discrezione - si legge - valutarne singolarmente la convenienza economica nel proprio specifico ambito aziendale, in funzione della criticità del mancato lavoro riconducibile all'influenza».
CMa.
IL 15% DEI PAZIENTI HA DELLE COMPLICAZIONI CHE POSSONO RICHIEDERE ANCHE UN RICOVERO IN OSPEDALE
LEGISLAZ.& POLITICA SANITARIA Pag. 25
Chi dovrebbe vaccinarsi PERSONE ALLE QUALI VIENE RACCOMANDATA ED OFFERTA GRATUITAMENTE L'ANTINFLUENZALE
65 anni
GQ Soggetti di età pari o superiore a
E) Persone affette da malattie
croniche respiratorie, cardiovascolari (esclusa l'ipertensione), renali, epatiche, emato logiche, neurologiche, neuromuscolari, diabete, HIV e immunodepressi per cause naturali 0 indotte da farmaci
(D Bambini e adolescenti
in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye
1 SINTOMI DELL'INFLUENZA
(3 Donne nel secondo e terzo trimestre
di gravidanza
LU Residenti in strutture
socio-sanitarie, per anziani o disabili
I L J I Medi Medici e personale sanitario di assistenza
0 Personale che lavora a contatto
con suini e volatili
\**3 Forze di polizia e ai vigili del fuoco
Stato confusionale
(anziani)
Mal di testa
Raffreddore
Mal di gola
Bronchite
Vomito (bamb
Debolezza (anziani)
Diarrea bambini)
» : . • • • • . • •
T R A S M I S S I O N E Attraverso goccioline di muco e di saliva, anche solo parlando vicino a un'altra persona
Dolori osteo-articolari
ANSAicejrrim&lTi
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Più pc in ospedale per far risparmiare ai cittadini 7,6 miliardi
L'OSPEDALE DIGITALE Pc e cartelle elettroniche per risparmiare 15 miliardi Referti virtuali e visite prenotabili online: computerizzare la sanità ridurrebbe di 7,6 miliardi i costi annui per i cittadini e di 6,8 per lo Stato
::: CLAUDIO ANTONELLI
• • • Per informatizzare la sanità l'Italia spende molto poco rispetto all'Europa, e sempre meno per via dei tagli imposti dall'austerità.
Nel 2012 sono stati stanziati 1,23 miliardi di euro. Il 5% in meno rispetto al 2011, appena 21 euro per abitante. La metà rispetto a Francia e Gran Bretagna. Eppure utilizzando a pieno le possibilità offerte dall'information Technology ogni anno l'Italia risparmiereb-be 15 miliardi di euro: 6,8 sarebbero a favore del sistema sanitario nazionale e oltre 7 miliardi a favore dei cittadini non più chiamati a sborsare ticket, oneri per i ritiri dei referti o per ospedalizzazioni di fatto non più necessarie.
Il sesto rapporto dell'Osservatorio ICT in Sanità del Politecnico di Milano si è posto l'obiettivo di analizzare il valore della spesa tecnologica nella sanità, cercando di capire gli impatti della spending review. Ma soprattutto calcolare i risparmi a livello nazionale ottenibili con l'introduzione di applicazioni chiave per l'innovazione digitale: dai servizi digitali al cittadino fino all'uso dei tablet per la gestione dei farmaci. Risultato? Si potrebbero risparmiare 1,37 miliardi soltanto grazie alla cartella clinica elettronica, 860 milioni rendendo digitali i referti e le immagini che ora costano di media 2 euro a documento. Altri 860 milioni per via dell'infor
matizzazione dell'uso dei farmaci che consente di evitare errori nella scelta dei ricoveri (pratica che eviterebbe ai cittadini di sborsare ogni anno 170 milioni).
Se i referti fossero consegnati via web o per mail il sistema sanitario nazionale taglierebbe altri 370 milioni all'anno, riutilizzando in modo più razionale quei dipendenti costretti a stare allo sportello e a stampare tutta la documentazione. Ben 150 milioni di euro verrebbero risparmiati daU'utilizzo diffuso dei data center presenti sul territorio e la loro progressiva vir-tualizzazione. Altri 160 milioni da un sistema capillare di prenotazione on line. Soltanto evitando di stampare le cartelle cliniche si eviterebbe di spendere 20 milioni di euro. Ma il taglio vero allo spreco arriverebbe da un uso sapiente del tele-monitoraggio che comporterebbe una riduzione della pratica di ricovero per un totale di 3 miliardi di euro. Ogni anno.
Nel 2012 il budget per la gestione extra-ospedaliera dei pazienti è stato di soli 9 milioni in tutta Italia. Nel 2013 sarà ancora meno. E solo il 30% delle strutture ha sondato l'ipotesi di avviare percorsi di tele-diagnosi e tele-assistenza. Eppure in questo caso oltre ai 3 miliardi in meno di spesa pubblica ci sarebbero altri 2,2 miliardi di euro (ticket ed altre costi) che rimarrebbero nelle tasche dei pazienti. Senza contare i risparmi indiretti sul lungo ter
mine. Il sistema è infatti adatto a tutti i malati cronici e in base a uno studio pilota condotto a livello mondiale si è visto che l'uso del tele monitoraggio ha consentito la riduzione dei ricoveri del 14% e dei decessi del 45%.
Infine c'è un ultimo importante capitolo di risparmio e riguarda l'uso di internet da parte dei pazienti. A oggi l'83% delle aziende sanitarie consente la prenotazione telefonica delle prestazioni, mentre solo il
23% ha realizzato sistemi via web. Solo nel 29% dei casi è possibile ritirare i referti collegati dal computer di casa. E solo nel 25% pagare on line. In questo caso se ciascun cittadino potesse far da sé, i ricercatori del Politecnico hanno calcolato che il risparmio sarebbe di un'ora di tempo, 20 euro per cittadino e 5 minuti (imbusta-mento ed etichettatura) per la struttura. Risparmio che - per il numero complessivo esiti e documenti consegnati in Italia -fa un totale di 4,6 miliardi di euro per la collettività e, come visto sopra, 370 milioni per il servizio nazionale. Se poi fosse possibile prenotare via web senza attendere che un dipendente consulti un'agenda (nel 2012 lo ha fatto solo il 7% degli utenti) il risparmio per gli italiani sarebbe di 640 milioni di euro. La buona notizia è che ci sono aziende pubbliche che viaggiano in questa direzione. Grazie alla piena condivisione dei sistemi informativi diagnostici, le quattro Ulss del territo-
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rio vicentino hanno evitato seimila trasporti medicalizzati e 1.500 ricoveri, con un risparmio di 3 milioni di euro. L'Rsa Valgioie di Torino 2 dal 2011 sta utilizzando un sistema in tempo reale per le sommini
strazioni farmaceutiche. Tramite wi-fi e tablet tutti gli operatori prescrivono medicine e al tempo stesso aggiornano il data base del magazzino. Risultato? Meno 17% di spesa farmaceutica e 27% di tempo
speso per la logistica. E sono solo due esempi. «Si tratta di benefici potenziali troppo importanti», si legge nello studio, «per potersi permettere di non sviluppare un piano di interventi in un sistema già troppo malato».
RISPARMI POTENZIALI CON GLI OSPEDALI "INFORMATIZZATI"
lìenrtid economici per I cittadini: 7,6 miliardi di euro l'anno ti io euro per attedino)
• AA miliardi di euro grazie a! download dei documenti sanitari • 2,2 mi Hard i attraverso la tetemedicina e l'assistenza domiciliare
• 640 milioni con I sistemi di prenotazione via web e telefonici 1170 milioni dalla gestione hinrmotirratn dei farmaci
f Benefici economici per la urulttire sanitarie: 6,8 mil iardi di euro l'anno ( 115 euro/prò capite)
13 miliardi di euro con teleassistenza, telernomtoraggio, assistenza domiciliare 11.3 miliardi con l'introduzione della cartella clinica demonica 1860 milioni da eliminazione del referti cartacei 1860 milioni da riduzione del numero del ricoveri I 370 milioni da consegna dei referti via web 1160 milioni tu;» lo prenotazione osi line delle pt&tozfortl 1150 milioni col miglioramento dei data center 120 milioni da riduzione ipeseper uso carta
NnrMkrrwiKatm
Dai dati del sesto rapporto dell'Osservatorio lCTin Sanità del Politecnico di Milano emerge come una maggiore «virtualiz-zazione» delle pratiche ospedaliere farebbe risparmiare non solo denaro, ma anche tempo ai singoli pazienti. [Ftg]
LEGISLAZ.& POLITICA SANITARIA Pag. 28
«uà oggi
lo studio Così il coordinatore del lavoro pubblicato su «Science Translation Medicine», Marcello Massimini: come abbiamo fatto? Bussando sul cervello e misurando la complessità dell'eco che esso produce Importanti gli sviluppi terapeutici in campo neurologico
DI VITO SALINARO
La singolare indagine scientifica è stata realizzata dai ricercatori dell'Università di Milano
I l funzionamento di un rene si misura dalla capacità di filtrazione del sangue; mentre l'effi
cienza di pompaggio del cuore può essere valutata calcolando la frazione di eiezione. Ma come si misura il livello di coscienza in pazienti con lesioni cerebrali, disconnessi dall'ambiente esterno, o in apparente "stato vegetativo"? La risposta è dei ricercatori dell'Università di Milano: «Bussando sul cervello e misurando la complessità dell'eco che esso produce». In termini più ortodossi: calcolando la complessità della risposta cerebrale a una "perturbazione magnetica", sfruttando un sistema che tanto somiglia a un programma di "zip" del computer. Andiamo con ordine. Nella pratica clinica il livello di coscienza di un paziente viene valutato sulla base delle sue capacità di reagire a stimoli e comandi. Per capirci: «Stringi il pugno!». O ancora: «Apri gli occhi!». Tuttavia, molti pazienti cerebrolesi sono coscienti ma incapaci di rispondere a simili comandi o stimoli, semplicemente perché non sanno elaborare gli stimoli oppure perché sono completamente para
lizzati. Gli scienziati, come spiega Marcello Massimini, professore di neurofisiologia dell'Università di Milano e coordinatore di uno studio ospitato sulle pagine di Science Translation Medicine, sono partiti da qui: «Per affrontare il problema abbiamo cercato di misurare direttamente ciò che, almeno in teoria, rende il cervello cosi speciale per la coscienza: la sua incredibile capacità di integrare informazione». In sostanza, gli autori della ricerca hanno compresso, o meglio «zippato» (siamo o no nell'era del Web?), l'informazione generata dall'intero cervello quando questo viene attivato da un forte stimolo magnetico, più o meno come vengono "zippate" le immagini digitali prima di essere inviate per email. «L'idea -aggiunge Massimini - è che più informazione il cervello genera come un tutto integrato, meno saremo in grado di comprimere le sue risposte a una perturbazione». Torniamo all'eco: «In tutti i casi in cui la coscienza era ridotta, o abolita -prosegue -, l'eco del cervello era facilmente comprimibile e in tutti i casi in cui la coscienza era presente le risposte erano complesse, e
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quindi difficili da zippare». In questo modo gli scienziati hanno ricostruito, per la prima volta, u-na scala di misura affidabile lungo lo spettro che va dall'incoscienza alla coscienza. Si tratta di «una scala oggettiva» che può dunque essere utilizzata per rivelare la presenza di coscienza anche in pazienti che sono totalmente isolati dal mondo e-sterno. Non a caso, evidenzia una nota dell'ateneo milanese, questa nuova metodica è stata sperimen
tata dai ricercatori in diverse condizioni fisiologiche, farmacologiche e patologiche in cui la coscienza si riduce, o scompare e riappare, come la sveglia, il sonno profondo, il sogno, l'anestesia e il recupero dal coma. Ma «al di là della loro importanza clinica», dice ancora Massi-mini, «questi risultati confermano, per la prima volta, l'ipotesi che la coscienza ha che fare con la capacità del cervello di integrare informazione, ovvero con una quantità incredibile di informazione con
centrata in un singolo oggetto. Una cosa più unica che rara nell'universo fisico». Come unico è il fatto che da oggi numerose terapie, soprattutto in campo neurologico, potranno essere 'dosate" meglio, o addirittura riprogrammate perché un indice oggettivo, una sorta di cartina di tornasole, ne misurerà le evidenze oggettive, cioè i risultati. Non è roba da poco.
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PREMIO UNITA
Anni di ricerca per colpire al cuore e cellule del cancro
Decima tappa del «viaggio» de l'Unità tra le start zip nate in tempo di crisi. Il premio del nostro giornale vuole essere un riconoscimento a chi affronta le difficoltà, a chi combatte per reagire alle avversità, a chi usa la creatività anche per
crear enuove opportunità. Il lavoro è una delle componenti che varrà per guada-giare punti, ma anche la conoscenza, lo studio, la ricerca. Il premio sarà consegnato alla Festa democratica di Genova la prima settimana di settembre.
•METTETE INSIEME UN CHIMICO, UN MEDICO ONCOLOGO, UN
TOSSICOLOGO E UN ESPERTO IN FINANZA e cominciate a vedere la nascita di Eos Spa (Ethical oncology science) Tre ricercatori e un obiettivo: sviluppare farmaci anticancro. Non venderli, ma perfezionarli e affinarli, e infine sperimentarli fino alla prova di efficacia in clinica (tecnicamente si chiama in fase 2). A quel punto intervengono le ditte farmaceutiche che decidono di commercializzare il prodotto.
Ad avviare l'iniziativa a Milano sono stati (nell'ordine di specializzazione già dato): Silvane Spinelli (amministratore delegato della società), Gabriella Camboni. Ennio Cavalletti e Jacques Theurillat, che oggi è già passato a finanziare altre avventure. La società è nata alla fine del 2007, proprio sull'orlo della crisi. Era l'ultima «finestra», poi è arrivato il baratro. La recessione si è fatta
sentire in modo drammatico, soprattutto nel 2008. L'investimento iniziale è stato di 600mila euro, di cui lOOmila investiti dai fondatori e il resto da società di venture capital. «Su tre che ci hanno finanziato due sono straniere - spiega Spinelli - Noi abbiamo deciso di restare in ItaliE prendendo risorse all'estero e portandole qui. Abbiamo attratto capitali, ma siamo rimasti a fare ricerca qui, perché i soldi mancano, ma la ricerca c'è».
Fino a oggi i capitali investiti sono stati 25 milioni, in gran parte provenienti da società francesi e olandesi. Solo una piccola quota è targata Italia, grazie al gruppo Principia. Su 25 milioni complessivi, i 3 quarti sono stati investiti in Italia, in programmi di ricerca presso diversi istituti. Ma da oltre confine non sono arrivati solo i finanziamenti. Anche il primo successo commerciale, che ha comportato il primo ritorno per gli investitori dopo anni di fatturato zero, viene dalla Francia. «Alle aziende italiane non abbiamo neanche pensato -continua l'amministratore delegato - Sono troppo piccole rispetto a quelle straniere in questo settore».
Quelli di Eos sono partiti in 4 e subito hanno creato un indotto di 20-25 persone. Non si può parlari di dipendenti, perché il loro lavoro si sviluppa presso istituti d ricerca. Finora hanno lavorato al Mario Negri di Milano, o all'Istituto oncologico europeo. Da una serie di programmi presi in esame, oggi la società si è concentrata su uno in particolare già arrivato in fase 2. Si tratta di un farmaco che colpisce un particolare bersaglio in un tipo specifico di tumore al seno. In
gergo si parla di farmaco targettato, cioè che ha un bersaglio specifico a cui mirare: un «nemico» ben individuato che si aggredisce cercando di
salvaguardare le altre componenti.
La ricerca più innovativa procede ormai in questo modo: su percorsi molto particolareggiati. Si è capito infatti che non esiste un tumore, ma una serie diversificata di anomalie tumorali, ciascuna con una disfunzione da sconfiggere.
Questo nuovo inibitore è denominato E 3810. È stato testato su un centinaio di pazienti, che non rispondevano alle terapie tradizionali. Si sono riscontrati miglioramenti in 7 donne su 10. Ad acquistare una licenza esclusiva mondiale del farmaco è stata la ditta francese Servier, che ha sborsato 45 milioni di euro per diffondere il farmaco sul pianeta, esclusi gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina, dove Eos sta trattando con altri partner. I 45 milioni sono arrivati dopo 5 anni di studio. «La ricerca richiede molto tempo - continua Spinelli - e molti capitali iniziali». Per questo la partenza è stata durissima. La crisi finanziaria ha prosciugato la liquidità, rendendo sempre più difficDe il reperimento delle risorse. Passare i 12 mesi del 2008 è stato come attraversare il deserto. Ma oggi sembra che si sia raggiunta un'oasi che non è un miraggio. «Prima i finanziamenti erano scarsi in tutto il mondo -conclude Spinelli - Oggi invece la ricerca ha ripreso quota, soprattutto negli Stati Uniti». Così i colossi sono tornati a muoversi. La Servier, ad esempio è una multinazionale presente in 140 Paesi del mondo, con 20mila
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dipendenti, che investe il 25% dei suoi ricavi in ricerca e sviluppo. Non è male che almeno una parte di quel bilancio si finito in una micro-impresa innovativa basata sotto le Alpi.
Fino a oggi investiti 25 milioni, per lo più provenienti da società francesi e olandesi La giuria è formata da: Marcello Messori, Luigi Nicolais, Giulio Sapelli, Gianfranco Viesti
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SANITÀ. A Palermo e Catania le due strutture che dovrebbero essere autorizzate
Stamina, la lunga attesa dei pazienti siciliani E' una corsa contro il tempo e contro la burocrazia
VALENTINA RAFFA
Nel giorno in cui il presidente di Stamina Foundation, il dott Davide Vannoni, lo scorso 1 ° agosto consegnava il protocollo sul metodo Stamina all'Istituto superiore di Sanità (Iss), la Regione siciliana approvava una risoluzione che individua due strutture sanitarie, una a Palermo e una a Catania, dove saranno autorizzate le cure con il trattamento sperimentale che prevede l'utilizzo di cellule staminali mesenchimali. Gli ospedali che dovrebbero essere autorizzati sono il "Vittorio Emanuele-Ferrarotto-Santo Bambino" di Catania, e il "Villa Sofia-Cervello" di Palermo, che dispongono di personale, mezzi e know-how sulla terapia sperimentale in base ad accordi e convenzioni avviate con Stamina
Foundation Onlus e gli Ospedali Riuniti di Brescia.
È un passo importantissimo, che permetterà ai tanti pazienti della Sicilia, di poter espletare le cure nell'isola, affrettando, da un lato, i tempi e, dall'altro, dimezzando anche le lunghe liste d'attesa agli Spedali Civili di Brescia, finora unico nosocomio italiano autorizzato ad effettuare la cura.
Ma i pazienti non sono ancora stati sottoposti all'infusione di cellule staminali in Sicilia, e le famiglie, che hanno combattuto perché venisse data ai loro cari, affetti da malattie rare per le quali non esiste una cura scientificamente approvata, la possibilità di espletare le cure compassionevoli in Sicilia, lanciano ogni giorno accorati appelli perché non si perda del tempo prezioso.
Numerosi, in tal senso, gli appelli lanciati da Anna, la mamma di Mauro Terranova, il 23enne modicano affetto da Atassia Spinoce-rebellare. Come riferito dai familiari, il giovane è peggiorato negli ultimi tempi e, se dovessero aspettare il turno agli Spedali Civili di Brescia si arriverebbe alla fine del 2014. Anche la famiglia sciclitana Tasca, con Lorenzo, di 2 anni, affetto da Smal, attende di sottoporre il piccolo alle cure al più presto e auspica che il governo regionale si attivi, magari sollecitato dai parlamentari iblei. I benefici sarebbero tangibili per tutti. Anche la piccola Rita Lorefice, 19 mesi, affetta dal Morbo di Nieman Pick del tipo A/B, già sottoposta alle cure agli Spedali di Brescia spera di poter fare l'ultimo ciclo di terapia in Sicilia, sì da risparmiarsi il pesante viaggio a Brescia.
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GLI APPELLI. Numerosi gli appelli lanciati da Anna, la mamma di Mauro Terranova, il 23enne modicano affetto da Atassia Spinocerebellare. Il giovane è peggiorato negli ultimi tempi e, se si dovesse aspettare il turno agli Spedali Civili di Brescia, si arriverebbe alla fine del 2014.
LA CONTROVERSIA
Il mondo scientifico si interroga sulla validità del suo utilizzo Il Metodo Stamina è un trattamento terapeutico di cui si è molto discusso e di cui ancora oggi si contina a dibattere. Il trattamento a base di cellule staminali è stato inventato da Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia, professore associato di Psicologia generale presso il corso di laurea in filosofia dell'Università di Udine. Il metodo, fino a poco tempo fa, risultava essere privo di ogni validazione scientifica che ne attestasse l'efficacia ed è proprio perquesto che il mondo scientifico continua ad avanzare perplessità sul suo utilizzo. Il professore Umberto Veronesi, tra gli altri, sostiene che il caso "ripercorre il canovaccio delle vicende Bonifacio e Di Bella", cioè di sperimentazioni avviate sotto la spinta "della piazza" piuttosto che da criteri scientifici. Fatto sta, che il metodo, stando a numerose testimonianze, pare abbia dato finora ott imi risultati. Ed è per questo, e grazie all ' impegno della Stamina Foundation, di cui Vannoni è presidente, che molte famiglie, anche in Sicilia, sperano di poter dare un conforto ai loro cari affetti da malattie rari per le quali non esiste ancora una cura scientificamente approvata.
R.R.
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Asl/1 Malattie rare: seimila casi a Brescia con un aumento del 23% in due anni
L'esempio del Centro territoriale dell'Asl di Brescia come modello di organizzazione e di gestione nel primo Rapporto sulle Reti di assistenza redatto da Federsanità. Il Rapporto dedicato ad Edoardo, «bambino raro»
«Questo lavoro è dedicato a un bambino, Edoardo, che, senza saperlo ève11
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• Per gestire in modo appropriato l'assistenza ai malati rari, i direttori generali delleAziendesanitariechie-dono nuovi strumenti di monitoraggio e di governance, che consentano la concreta realizzazione della presa in carico dei pazienti. Al momento, l'anello debole del sistema è la man-canzadi un adeguato impianto organizzativo sul territorio, dedicato alle malattie rare, causa la carenza di sistemi informativi integrati e di finanziamenti ad hoc dei percorsi diagno-stico-terapeutici. È quanto emerge dal Rapporto sulle Reti di Assistenza ai Malati Rari dedicato ad Edoardo, un «bambino raro». Si tratta della prima ricognizione completa sull'esperienza dei direttori generali AsI-Aziende ospedaliere in tema di malattie rare, curata da Federsanità-Anci, Ceis Sanità e Recordati e presentata a Roma in un
workshop al ministero della Salute. All'interno del Rapporto, è pubblicato un intervento di Carmelo Scarcel-la, direttore generale Asl di Brescia e Fulvio Lonati, direttore Dipartimento Cure primarie dell'AsI, che illustra il Centro territoriale per le malattie rare dell'AsI di Brescia, istituito nel 2009. Centro che si pone quale struttura di riferimento locale, tesaaforni-re risposte ai quesiti dei pazienti ed ha come obiettivo quello dell'integrazione tra presidi di rete e le diverse realtà socio-sanitarie. Ne pubblichiamo uno stralcio. «Le malattie rare, per definizione poco frequenti, quindi tendenzialmente poco conosciute e meno studiate, dispongono di un'offerta socio-sanitaria non altrettanto presente ed efficace come per le altre patologie. Di fronte a patologie non conosciute o conosciute in modo molto superficia-
flà
le per la loro bassa frequenza, il medico ha necessità di documentazione ed informazione che non sempre viene soddisfatta da fonti aggiornate ed esaustive. Il passo successivo è quello di indirizzare i pazienti a strutture idonee con il timore di trovarsi di fronte ad una realtà sanitaria che offre talvolta scarsa possibilità di scelte diagnostiche e terapeutiche. Tutto questo determina un aggravamento della sofferenza intrinseca della malattia e la necessità, per il malato e i familiari, di sottoporsi ad una "migrazione sanitaria", potendosi rivolgere solo a pochi centri specializzati, con tutti i disagi e le preoccupazioni che ne possono derivare. Alla luce di tali valutazioni, accompagnate dalla crescente attenzione da parte del ministero della Salute e delle Regioni che stanno promuovendo lo sviluppo di Reti per le Malattie rare,
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l'AsI di Brescia ha scelto di affrontare il problema attivandoli Centro Territoriale per le Malattie Rare. Si è ritenuto, infatti, che l'AsI, ente deputatoa livello locale a coordinare operativamente tutti gli sforzi necessari attorno al la persona malata e al-lasuafamiglia, sia chiamataa mettere in atto modalità organizzative o funzionali, esplicitate pubblicamente, finalizzate a facilitare a livello locale la presa in carico e l'accompagnamento lungo il percorso diagno-stico-terapeutico-assistenziale della persona affetta da malattia rara. Il Centro, istituito formalmente nel febbraio 2009, è una articolazione organizzativa dedicata, finalizzata ad evi-denziare ed affrontare aspetti e criticità peculiari delle malattie rare etesa a risolvere la frammentarietà degli interventi rispondendo alle particolari, e talvolta eccezionali, esigenze di tali malati e dei loro famigliari. Si ritiene che dall'esperienza del
Centro, presentatane! presente contributo, sia agevolmente possibile trarre indicazioni di ordine metodologico-strategico a carattere generale, esportabili in altri contesti. La strutturazione delle funzioni e dell'organizzazione del Centro si è basata innanzitutto su una attenta analisi delle criticità esistenti, di seguito sinteticamente esposte. Carenza di percorsi assistenziali. La diffusione disomogenea sul territorio di conoscenze e competenze in tema di malattie rare, unitamente a ragioni storiche, sociali e culturali hanno determinato disuguaglianze anche marcate nello sviluppo e nell'applicazione dei percorsi assistenziali delle malattie rare. Accanto a patologie per le quali il legislatore ha provveduto alla creazione di registri nazionali, come l'ipotiroidismo congenito, o di centri regionali come per laf ibrosi cistica, od altre che, pur non essendo oggetto di normativa specifica, hanno suscitato particola
re attenzione come la talassemia, la maggior parte del le malattie rare sono orfane anche di percorsi assistenziali riconosciuti econdivisi, con rilevanti disparità di trattamento dei pazienti. Il frequente andamento cronico e non di rado invalidante delle malattie rare richiede spesso l'interessamento di una serie di operatori socio-sanitari. Le numerose malattie rare che esordiscono in età infantile richiedono un coordinamento tra gli interventi di prevenzione, diagnosi, trattamento, assistenza psicologica, riabilitativa e sociale, anche nelle età successive e, spesso, per tutta la vita. È fondamentale sviluppare in questo ambito strumenti adeguati di organizzazione e comunicazione. I dati europei confermano questa difficoltà di riconoscere gli eventi rari da parte degli operatori sanitari». Pagina a cura di
ANNA DELLA MORETTA [email protected]
DISTRIBUZIONE E FREQUENZA DELLE MALATTIE RARE NELL'ASL DI BRESCIA (DICEMBRE 2012)
MACROCRUPPI - CATEGORIA DIAGNOSTICA
Malattie delle ghiandole endocrine, del metabolismo e disturbi immunitari
Amiloidosi primarie e familiari
Alterazioni congenite del metabolismo del ferro
Disturbi del metabolismo e del trasporto degli amminoacidi
Iperaldosteronismi primitivi
Altre malattie endocrino-metaboliche
Malformazioni congenite
Malattie del Sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo
Connettiviti indifferenziate
Altre malattie del sistema osteomuscolare
Malattie degli organi di senso
Cheratocono
Altre malattie organi di senso
Malattie del sistema nervoso
Distrofie muscolari e miotoniche
Malattie spino-cerebellari
Neuropatie ereditarie
Sclerosi laterali amiotrofica
Altre malattie del sistema nervoso
Malattie del sangue e degli organi emopoietici
Difetti ereditari della coagulazione
Anemie ereditarie
Altre malattie del sangue
Malattie del sistema circolatorio
Malattie della pelle e del sottocute
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Malattie dell'apparato digerente
Altre malattie
Neurofibromatosi
Altre malattie
• Il Centro dell'AsI di Brescia si occupa di monitorare dal punto di vista epidemiologico le malattie rare nel territorio: a fine 2012, risultavano in carico all'AsI 6.081 assistiti affetti da malattia rara, identificata mediante la relativa esenzione per patologia rara; rispetto a fine 2010, anno di piena messa a regime del Centro territoriale, l'aumento è stato di 1.146 assistiti (+23,2%). Le patologie riscontrate afferiscono a 22 diverse categorie comprendenti 208 diverse forme patologi-
ASL/2
Il «nodo» del rapporto coi genitori
che. Il gruppo più rappresentato è quello delle malattie delle ghiandole endocrine e del metabolismo e dei disturbi immunitari, seguito dalle malformazioni congenite e dai disordini del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, come evidenziato nel la tabella. Si evidenzia che, riferendosi i dati esposti al totale della popolazione dell'AsI di Brescia, composta da circa 1.165.000 persone, i numeri assoluti riscontrati sono appressi mabi li allapreva-lenza per milione di abitanti.
Si legge nel Rapporto di Feder-sanità: «La positiva esperienza condotta dal Centro territoriale malattie rare consente di suggerire la possibilità e l'opportunità che, presso ciascuna Asl, siano attivate modalità organizzative o funzionali, esplicitate pubblicamente, final izzateafa-cilitare a livello locale la presa in carico e l'accompagnamento lungo il percorso diagnosti-co-terapeutico—assistenziale del malato affetto da malattia rara, prevedendo in particolare le seguenti funzioni: facilitazio
ne della comunicazione tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti, centri di riferimento per le malattie rare; attivazione di una apposita commissione medica locale per garantire la fornitura di presidi indispensabili e insostituibili non previsti dai Livelli essenziali di assistenza; possibilità di attivare un supporto psicologico per il malato affetto da malattia rara e la famiglia o chi si occupa di lui, da parte di operatori specificamente orientati e formati».
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