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ASL 4 / THIENE Over 60 in vacanza alle terme e in Romagna a prezzi vantaggiosi dalla fine di agosto SANTORSO - Una vacanza al mare, in montagna o alle terme a prezzi contenuti per chi ha più di 60 anni, questa la nuova proposta dell'Asl 4 Alto Vicentino, che con i Soggiorni Climatici anche quest'anno ha visto la partecipazione di più di 600 persone, che hanno scelto l'Asl 4 per le loro vacanze. Un primo bilancio dei Soggiorni Climatici realizzati nei mesi di giugno e luglio è infatti molto positivo: tutti i turni disponibili sono stati riempiti dalle richieste pervenute. Le località sono state molto apprezzate, compresa Asiago che quest'anno ha raccolto molti più consensi dell'anno scorso, con una spiccata preferenza per il mese di luglio. Grande interesse hanno fatto riscontrare anche i percorsi benessere per le cure termali da fare in giornata a Montegrotto Terme e a Recoaro Terme. Le proposte per quest'estate non sono però finite e i soggiorni continueranno da metà agosto con un turno ad Alta Protezione a Lignano Sabbiadoro. Un soggiorno dedicato a persone con bisogni speciali, dove è previsto un accompagnatore ogni due ospiti. Gli accompagnatori, con le loro comprovate capaci- tà umane e professionali, sanno coinvolgere i partecipanti in attività piacevoli e rilassanti. Sem- pre attenti e premurosi offrono aiuto e sostegno creando nuovi stimoli, favorendo la relazione e la coesione di gruppo. Infine, per concludere al meglio una stagione estiva molto calda, da fine agosto sono in programma soggiorni al mare in Romagna e alle terme di Salsomaggiore. I Soggior- ni Climatici dell'Asl 4 sono servizio che ogni anno, su delega dei 32 Comuni dell'Asl 4 e in convenzione anche con il Comune di Dueville, organizza Soggior- ni e Turismo Sociale. Promuove e favorisce la socializzazione attraverso la conoscenza di nuovi ambienti e il recupero e il mantenimento di un buono stato di salute fisica e mentale. Si rivolge ai cittadini in età superiore ai 60 anni residenti nei 32 comuni. L'età può essere anche inferiore ai 60 nel caso di persone diversamente abili, o coniugi di un sessantenne o ancora per chi avesse la necessità di cure termali. © riproduzione riservata ISTITUZIONALE A.ULSS N. 4 Pag. 1

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ASL 4 / THIENE Over 60 in vacanza alle terme e in Romagna a prezzi vantaggiosi dalla fine di agosto

SANTORSO - Una vacanza al mare, in montagna o alle terme a prezzi contenuti per chi ha più di 60 anni, questa la nuova proposta dell'Asl 4 Alto Vicentino, che con i Soggiorni Climatici anche quest'anno ha visto la partecipazione di più di 600 persone, che hanno scelto l'Asl 4 per le loro vacanze. Un primo bilancio dei Soggiorni Climatici realizzati nei mesi di giugno e luglio è infatti molto positivo: tutti i turni disponibili sono stati riempiti dalle richieste pervenute. Le località sono state molto apprezzate, compresa Asiago che quest'anno ha raccolto molti più consensi dell'anno scorso, con una spiccata preferenza per il mese di luglio. Grande interesse hanno fatto riscontrare anche i percorsi benessere per le cure termali da fare in giornata a Montegrotto Terme e a Recoaro Terme. Le proposte per quest'estate non sono però finite e i soggiorni continueranno da metà agosto con un turno ad Alta Protezione a Lignano Sabbiadoro. Un soggiorno dedicato a persone con bisogni speciali, dove è previsto un accompagnatore ogni due ospiti.

Gli accompagnatori, con le loro comprovate capaci­tà umane e professionali, sanno coinvolgere i partecipanti in attività piacevoli e rilassanti. Sem­pre attenti e premurosi offrono aiuto e sostegno creando nuovi stimoli, favorendo la relazione e la coesione di gruppo. Infine, per concludere al meglio una stagione estiva molto calda, da fine

agosto sono in programma soggiorni al mare in Romagna e alle terme di Salsomaggiore. I Soggior­ni Climatici dell'Asl 4 sono servizio che ogni anno, su delega dei 32 Comuni dell'Asl 4 e in convenzione anche con il Comune di Dueville, organizza Soggior­ni e Turismo Sociale. Promuove e favorisce la socializzazione attraverso la conoscenza di nuovi ambienti e il recupero e il mantenimento di un buono stato di salute fisica e mentale. Si rivolge ai cittadini in età superiore ai 60 anni residenti nei 32 comuni. L'età può essere anche inferiore ai 60 nel caso di persone diversamente abili, o coniugi di un sessantenne o ancora per chi avesse la necessità di cure termali. © riproduzione riservata

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MONTECCHIO R Festa per tutti nel weekend

Teatro, clown e musica al centro servizi Ulss

Due giornate di festeggiamen­ti per la 17esima edizione di "Incontriamoci". La manifesta­zione che animerà questo fine settimana il Centro Servizi dell'Ulss 4 di via Europa Uni­ta, 12, prenderà il via sabato al­le 20.30 con lo spettacolo tea­trale ad ingresso gratuito "De­litto imperfetto a casa fischiet­to" della breganzese compa­gnia "La Colombara". Il giorno

seguente, alle 10.30, si celebre­rà la messa, seguita dalle 12.30 da un pranzo comunitario. Dalle 15 alle 16 i più piccoli si divertiranno con Roberto il clown e dei laboratori per bam­bini accompagnati dalla dimo­strazione degli Arcieri Storici di Thiene. Sarà poi la volta dei giochi popolari come il tiro al­lattine o lo spacca pignatte. Al­le 17.30 musica con la banda

"Note in Allegria" di Dueville e danze con le maj orettes "Palla­dio Dance" di Povolaro. Segui­rà l'estrazione dei biglietti vin­centi della lotteria. La giorna­ta verrà chiusa dal concerto di "Carlo e Chiarenza".

Durante le serate saranno at­tivi degli stand gastronomici con tanto di spiedo misto pro­posto dalla Confraternita del­la Quaglia. «M.B.

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NOVENTA/SANITÀ

«La Regione dà un primario, l'AsI 6 pensa ad altro»

«La Regione dà un primario ma all'Asl 6 non interessa»

NOVENTA VICENTINA II Nursind molto polemico con le decisioni prese dall'azienda sanitaria VICENZA - La Regione Veneto assegna un primariato di struttu­ra complessa al pronto soccorso di Noventa Vicentina, ma i verti­ci dell'Asl 6 hanno una diversa strategia e pensano di gestire l'anestesista con reperibilità dal­le 20 alle 8. «È davvero bizzar­ro», commenta il sindacato. «Per una volta che la Regione decide di salvare un ospedale del territorio, a fargli le scarpe sembra essere l'azienda».

Il Nursind di Vicenza espri­me seria preoccupazione per quanto sta accadendo. «La ge­stione delle urgenze al "Pietro Milani"», spiega il segretario Andrea Gregori, «ci preoccupa. Privare il pronto soccorso dell'anestesista dalle 20 alle 8 significa metterlo in ginocchio. Basti pensare al caso di un paziente infartuato che necessi­ta di trasferimento immediato al San Bortolo: secondo i vertici dell'Asl 6 dovrebbe attendere l'anestesista reperibile». Nuove funzioni anche per gli infermie­ri del pronto soccorso, costretti ad occuparsi degli esami di laboratorio, a scapito della ge­stione delle emergenze. «Tra le novità, è in corso uno studio di fattibilità per smantellare le funzioni del laboratorio analisi, sempre nella fascia oraria 20-8», sottolinea il segretario Andrea Gregori, «eliminando la reperibilità dei tecnici di laboratorio ed assegnando le

loro funzioni agli infermieri del pronto soccorso. In tal modo, evidentemente, gli infermieri saranno più impegnati alla ge­stione degli esami di laborato­rio che al trattamento dei pa­zienti afferenti al pronto soccor­so, con le conseguenze facil­mente immaginabili. Il tutto per un'irrisoria riduzione di spesa sui fondi contrattuali che non incidono per nemmeno un centesimo sul bilancio dell'Asl».

Il Nursind manifesta seria pre­occupazione per la linea azienda­le intrapresa ed auspica che vi sia al più presto un riallineamen­to con le direttive regionali. «La nostra Organizzazione sindaca­le», conclude il segretario An­drea Gregori, «è seriamente pre­occupata per la gestione nottur­na delle urgenze-emergenze. Ri­teniamo la linea d'azione intra­presa dall'Azienda un vero e proprio accanimento nei con­fronti del "Pietro Milani", in completa divergenza con le indi­cazioni delle recenti schede di dotazione ospedaliera emanate dalla Regione Veneto. Ci augu­riamo che sia imminente un pronunciamento in merito da parte delle massime autorità sanitarie regionali».

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NURSIND II segretario Andrea Gregori

Gregori: vogliono togliere di notte l'anestesista al

pronto soccorso

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GALLIO Stasera due incontri "Traffic deadline" per insegnare ai giovani come salvarsi la vita

GALLIO - (S.L.) "Traffic dea­dline" ovvero come un medico del Suem, Rommel Jadaan, e un direttore di autoscuola, Fabio Vivian, insegnano ai ragazzi a salvarsi la vita. Il progetto, come si intuisce fa­cilmente dal nome, riguarda la circolazione stradale ma in particolare il corretto compor­tamento da tenere mentre si è alla guida di un veicolo per non oltrepassare la "linea del­la morte". L'Associazione "Traffic deadline" nasce in Germania nel 2005; nel 2011 è a Marostica, grazie all'iniziati­va del dottor Rommel Jadaan,

specialista in Medicina Inter­na, fondatore dell'Accademia di medicina dell'emergenza e di soccorso, specialista in me­dicina d'urgenza, di emergen­za e di pronto soccorso e medico del Suem, e del dott. Fabio Vivian, istruttore di au­toscuola. Insieme i due diffon­dono, soprattutto nelle scuole, una cultura di prevenzione stradale basata su foto, video e spiegazioni sull'importanza dell'essere prudenti mentre si è alla guida. L'appuntamento è per stasera, martedì 20, alle 20.45 a Gallio (sala consilia­re). Vista l'importanza dei te­

mi trattati si invita la parteci­pazione dei ragazzi dai 15 ai 25 anni. Contemporaneamen­te Elisa Colbachini, responsa­bile del progetto "Un'ora per la vita" e collaboratrice del progetto "Traffic Deadline" terrà in Sala Verde (sita di fianco all'ufficio anagrafe co­munale) una serata di preven­zione stradale rivolta ai bam­bini con proiezioni di video, immagini e con prove prati­che di primo soccorso. En­trambe le serate vengono pro­poste dalla Pro con la collabo­razione del Comune a Anc.

L'ingresso è gratuito.

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Nuovo ospedale di Asiago, serve un'altra bonifica

ASIAGO - 400mila euro per un'ulteriore bonifica dell'area in cui dovrà sorgere il nuovo ospedale di Asiago che si trova a fianco dell'attuale nosocomio. I lavori, iniziati a metà aprile, non appena cioè il disgelo lo aveva consentito, erano fermi dal 19 giugno a causa del ritrovamento, durante gli sca­vi, di due ordigni bellici. Dopo la rimozione dei residuati, avve­nuta il 3 luglio scorso a cura degli artificieri del 2° Reggi­mento Genio Guastatori - Briga­ta Alpina «Julia», il coordinato-

ASIAGO

400mila euro )er un'altra unifica all'area del nuovo ospedale

re per la sicurezza aveva fatto presente che, in relazione alla natura del terreno «di tipo carsico con intrusioni di terre­no nelle cavità ed anfratti roc­ciosi», non era possibile esclu­dere, nelle aree di cantiere oggetto di scavo, la presenza di altri ordigni inesplosi, con con­seguente pericolo per i lavora­tori. Ecco dunque la necessità di procedere con urgenza all'in­tegrazione del Piano sicurezza e coordinamento del progetto esecutivo con una perizia. L'ing. Filippo Navarra, procura­

tore speciale dell'Rtp, ha incari­cato di redigere la perizia al fine di eliminare l'imprevisto ed imprevedibile rischio per la sicurezza dei lavoratori, ha rite­nuta indispensabile una secon­da operazione di bonifica della zona. Con il nuovo stanziamen­to e l'affidamento della bonifica alla stessa ditta Guerrrato, a cui è stata appaltata la costru­zione della nuova struttura ospedaliera, l'attività del cantie­re del nuovo ospedale di Asiago può ora finalmente riprendere.

Stefania Longhini

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IL CASO. Sbrollini (Pd)

I centri diurni perdisabili «Non devono essere chiusi» La parlamentare del Partito democratico, Daniela Sbrolli­ni non usa mezzi termini. «I centri diurni per i disabili non vanno chiusi - ribadisce -: la Regione non può permettersi di tagliare servizi che sonofon-damentali non solo per gli utenti che hanno la possibilità di seguire percorsi riabilitavi alternativi, ma anche per le fa­miglie».

Il caso è noto: la Conferenza dei sindaci dell'Ulss 6 dal pri­mo settembre chiuderà i cen­tri per tutti quei disabili che vi­vono all'interno di comunità protette. Si tratta di un centi­naio di persone che da anni erano abituate ad uscire al mattino dalle residente per raggiungere i centri dove speri­mentavano percorsi fatti di musicoterapia, educazione fi­sica, pittura o piccoli lavori di assemblaggio. Il provvedimen­to non è stato accolto di buon grado da oltre 9 associazioni che si occupano di disabili, che qualche settimana fa si so­no riunite ed hanno deciso an­che di percorrere le vie legali, contro un provvedimento che considerano iniquo e ridutti­vo. «A settembre organizzerò un nuovo incontro con le asso­ciazioni, la Regione non può prendere decisioni così pena­lizzanti sotto il profilo sociale, solo per problemi di bilan­cio», conclude la parlamenta­re. «C.R.

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Guardia medica La sede fatiscente sarà ristrutturata SANITÀ. L'Ulss 6 raccoglie l'appello lanciato dall'equipe di via Fincato

Mancano i condizionatori, le pareti sono scrostate Al via un progetto per rimettere a posto la struttura che sarà ampliata con stanze liberate dal Comune

Franco Pepe

L'appello è servito. Finalmen­te l'Ulss mette mano ai locali da profondo terzo mondo del­la guardia medica cittadina. La sede di via Fincato 4, in zo­na Ferrovieri, verrà sistemata. Bonifica generale, pulizie, tin­teggiature. Finisce l'anno ze­ro. Si entra nella prima era del­la modernità. 116 medici coor­dinati dal dott. Pierluigi Zacca­ria potranno lavorare in condi­zioni dignitose. È stato lo stes­so Zaccaria, una ventina di giorni fa, a invocare una situa­zione più accettabile per i pa­zienti e per i coraggiosi camici bianchi che assicurano il servi­zio medico tutte le notti e tutti i week end. Così il direttore sa­nitario Francesco Buonocore ha preso l'iniziativa in prima persona, dando precedenza as­soluta a una questione che ri­schiava di incancrenirsi.

I locali già in uso verranno ri­messi a nuovo. Non solo. Zac­caria aveva espresso un deside­rio. «Per noi stessi non chie­diamo nulla ma per la sede sì. Si potrebbe fare qualcosa per renderla più decorosa e funzio­nale. I servizi sociali del Comu­ne hanno lasciato libere le tre stanze che occupavano. Si po­trebbero prendere per noi. Avremmo più spazi. Potrem­mo ricavarne una sala di osser­

vazione temporanea e ambula­tori più attrezzati da utilizzare anche durante il giorno. Baste­rebbe un modesto investimen­to». Desiderio esaudito.

L'Ulss si è già fatta dare le stanze. «Faremo i lavori che servono - dice Buonocore - e daremo il colore alle pareti. Questa è una struttura che, proprio per i compiti della guardia medica, merita di es­sere ampliata. Per gli altri aspetti bandiremo una gara di appalto». Zaccaria verrà ac­contentato pure in un'altra co­sa. Anche quest'estate, con le ondate di calore africano por­tate da Stige e da Caronte, i me­dici hanno lavorato a tempera­tura ambiente e i pazienti so­no stati visitati o hanno dovu­to aspettare il turno in sala d'attesa con la colonnina so­pra i 35 gradi e un tasso di umi­dità pazzesco. Niente condizio­natori, e neppure un pingui­no. Buonocore interrompe la lunga e rovente attesa.

«Se possibile installeremo i condizionatori a muro. In ogni caso compreremo un pin­guino». Insomma, si esce dal girone infernale. I medici di via Fincato abbandonati e di­menticati possono respirare. Arrivano segnali di attenzio­ne. Un paio di anni fa il diretto­re del distretto Giuseppe Ian-naci progettava di trasferire la guardia medica da via Fincato

a via Alberto Mario, laterale di via dei Mille, all'interno di una villetta di proprietà del Comu­ne, nei locali del vecchio con­sultorio familiare, in una sede dall'accesso indipendente con uno spazio da dedicare al pron­to soccorso. Poi mancarono i soldi, il progetto finì nel casset­to, e la guardia medica rimase a coabitare con gli sportelli so­ciali dell'ex circoscrizione dei Ferrovieri senza una segnaleti­ca adeguata e in una realtà lo­gistica sempre più desolante. Pareti scrostate, crepe e infil­trazioni di acqua sui muri, so­lo un'ora di pulizia la mattina, una bonifica dei locali una vol­ta all'anno, quando qui, di not­te, il sabato, la domenica, pas­sano migliaia di pazienti, co­me fosse un pronto soccorso. In più lavandini che si ingorga­no, mobili e arredi buoni solo da rottamare, e, appunto, nel­le giornate torride, nessuna possibilità di refrigerio, un cal­do da svenire.

Panorama deprimente e vita difficile dei medici che, dopo un po', avvertendo questo sta­to di incuria e la lontananza, tranne lodevoli eccezioni, del-l'Ulss, si stancano e se ne van­no. Entro l'anno abbandone­ranno in sette. Ora, dunque, si corre ai ripari.

Il grido di dolore ha trovato ascolto. Buonocore pensa an­che al collegamento informati-

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co con la rete dell'Ulss. Oggi non esiste. Un altro buco nero, a discapito dell'attività.

«Avranno a disposizione tut­te le cartelle dei Dazienti. Sono

d'accordo con loro. Hanno tut­ta la mia solidarietà. Se devo­no fare i medici hanno biso­gno di avere i mezzi, anche per­

ché sono veri specialisti che ci aiutano a non intasare l'ospe­dale. Meritano il massimo ri­spetto».»

W Verranno eseguiti i lavori ritenuti necessari I medici meritano una sede adeguata FRANCESCO BUONOCORE DIRETTORE SANITARIO DELL'ULSS 6

La struttura della guardia medica si trova in via Fincato, nel quartiere dei Ferrovieri, COLORFOTO ARTIGIANA

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L'attività

OGNI NOTTE Numeri pesanti ma un impegno quasi misconosciuto. È un po' il destino fatale della guardia medica. Una sorta di peccato originale da cui non riesce a liberarsi. Ben 180 mila persone della città e del distretto ovest (il perìmetro che unisce Altavilla, Creazzo, Sovizzo, Monteviale) da assistere ogni notte, di tutti i giorni feriali, dalle 20 alle 8, e, poi, dalle 10 di sabato mattina fino alle 8 del lunedì successivo, comprese cioè le domeniche (ma anche qualsiasi giornata festiva); oltre 12 mila visite ambulatoriali; 40 mila prestazioni fra visite domiciliari e consigli telefonici.

IL SERVIZIO Un lavoro incessante con un dato eloquente: solo il 6 per cento delle persone che si rivolgono alla guardia vengono dirottate verso il pronto soccorso del San Bortolo. In più un trend crescente (nel 2007 le visite erano 6 mila 500, nel 2009 non superavano le 8 mila), con il personale che, invece, è fermo allo stesso organico e agli stessi stipendi, senza l'aiuto di infermieri e impiegati, dividendosi, 5 medici di giorno, 3 di notte, fra ambulatorio, corse a casa di chi sta male e chiede aiuto, telefono. Inoltre, una quarantina di malati terminali da seguire. • F.P.

© RIPRQDUZIONERISERVATA

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IL CASO. Una gravidanza problematica si è conclusa felicemente per una coppia di Romano

Rischiano di morire Gemellini prematuri salvati in extremis Decisivo un cesareo, eseguito in 10 minuti, dopo un calo dei battiti I bimbi hanno avuto bisogno del massaggio ma ora stanno bene

Caterina Zarpellon

Una gravidanza gemellare che minaccia di concludersi prima del termine, un improv­viso calo della frequenza cardi­aca dei feti e un cesareo d'emergenza organizzato ed eseguito in dieci minuti.

Protagonisti due gemellini prematuri fatti nascere dall' equipe medica e sanitaria del reparto di ginecologia, ostetri­cia e neonatologia dell'ospeda­le San Bassiano.

Lo staff del nosocomio citta­dino ha infatti affrontato nel migliore dei modi le complica­zioni di un parto gemellare dif­ficile ed ha di fatto salvato i due bimbi (un maschietto e una femminuccia di 2 e 1,9 chi­logrammi), che al momento del travaglio erano andati in sofferenza cardiaca.

Sono proprio la mamma e il papà dei due piccoli a voler rendere noti i particolari di questa nascita, a parlare dei ri­schi e degli imprevisti presen­tatisi al momento delle doglie e a lodare l'efficienza riscon­trata al San Bassiano.

«Desideriamo rendere nota la nostra vicenda per dare me­rito al personale del reparto -precisano i genitori dei gemel­li, che abitano a Romano -. In

passato si è parlato molto, e in negativo, dell'ospedale San Bassiano, e invece noi voglia­mo testimoniare che qui c'è gente che lavora e che lavora

La frequenza cardiaca è scesa da 140a 40 e così i medici hanno deciso di intervenire

bene. È stata proprio la rapidi­tà nelle decisioni a far sì che il parto si concludesse felice­mente - proseguono - e che tut­to poi si risolvesse per il me­glio».

La gravidanza della donna non è stata delle più semplici. Ricoverata già da tre settima­ne nel reparto di ginecologia perché al settimo mese si era profilata una minaccia di par­to pre - termine, la signora è stata sottoposta a una terapia farmacologica tesa a bloccare le contrazioni e a consentirle di portare avanti ancora per qualche settimana la gravi­danza e ritardare così il mo­mento del parto.

La notte del 13 agosto, tutta­via, come ha confermato il pri­

mario di Yoram Meir, «en­trambi i bambini hanno mo­strato di non gradire più la per­manenza in utero».

«Le contrazioni sono inizia­te verso le 4 del mattino - spie­ga il papà dei gemellini -, ma poco prima delle sette del mat­tino il ginecologo che seguiva il travaglio e l'ostetrica si sono accorti che qualcosa non anda­va. Il segnale trasmesso dalla macchina del monitoraggio era scomparso e i sanitari han­no subito capito che i bambini erano andati in sofferenza car­diaca».

Immediatamente è stata ese­guita un'ecografia, che ha con­fermato come la frequenza dei battiti fosse scesa da 140 a 40. «A quel punto lo staff ha deci­so di procedere con un cesa­reo d'urgenza - rammentano i neogenitori -. Nel giro di dieci minuti l'intervento è stato or­ganizzato ed eseguito e i bim­bi sono venuti alla luce.

I medici hanno fatto loro un leggerissimo massaggio per re­golarizzare il battito e ora stan­no bene».

«Questo - concludono i geni­tori dei due gemellini - senza contare che nel giro di due set­timane in reparto ci sono stati un altro parto gemellare e ad­dirittura un parto trigemi­no».*

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La struttura

Uno staff di dodici medici La struttura complessa di ostetricia e ginecologia del San Bassiano si avvale del lavoro di dodici medici oltre al primario Yoram Meir.

Oltre all'attività di chirurgia ginecologica, in ostetricia si tratta il ricovero di pazienti in travaglio di parto e la permanenza per la degenza post-parto come anche il ricovero pazienti che presentano patologie della gravidanza oltre le 23 settimane (sia come ricovero programmato, sia come ricovero urgente. In reparto, al quinto piano, viene svolta anche attività di pronto soccorso ostetrico 24 ore su 24. Sempre h 24 viene assicurata l'analgesia peridurale in travaglio di parto.

Dopo la dimissione delle pazienti, le gravide con particolari problematiche vengono seguite nell'ambulatorio della gravidanza a rischio e nello stesso vengono effettuati anche i controlli a termine di gravidanza.

L'ospedale San Bassiano è convenzionato Adisco per la donazione del sangue del cordone ombelicale e riconosciuto dall'Unicef tra gli Ospedali Amici del Bambino. Nel 2009 ha ottenuto anche il riconoscimento di tre bollini rosa da parte dell'Osservatorio nazionale della salute per la donna.*

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Il primario

«Grande lavoro nell'ultima settimana»

«Effettivamente a Ferragosto abbiamo avuto una settimana piuttosto impegnativa. Questo vuol dire che il reparto di ginecologia e ostetricia non va in ferie e che nemmeno in piena estate si può ridurre l'attività».

Il primario del reparto di ginecologia e ostetricia del San Bassiano Yoram Meir parla con soddisfazione della positiva conclusione del difficile parto gemellare della settimana scorsa e conferma come, negli stessi giorni, la sua equipe medica e sanitaria abbia dovuto affrontare, oltre a quella particolare situazione, altri due esiti di gravidanze piuttosto complicate: un altro

L'ospedale San Bassiano

parto gemellare e uno addirittura trigemino.

«Nel caso della signora di Romano il problema è derivato dalla riduzione estrema della frequenza cardiaca nei feti -osserva il ginecologo -. Per un ospedale delle dimensioni del nostro, tuttavia, affrontare così tanti parti plurimi o pretermine nello stesso periodo è stato un

bell'impegno. Noi siamo attrezzati perfar nascere bimbi di almeno 31 o 32 settimane: altrimenti dobbiamo trasferire le gestanti in altre strutture».

«Fortunatamente abbiamo un'equipe formata da personale giovane e motivato, che pone grande attenzione a questo tipo di gravidanze».* c.z.

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Yoram Meir, primario di ginecologia e ostetricia

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Culle nel reparto di ostetricia del San Bassiano

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«Emergenze notturne, Noventa a rischio» Sanità Lo denuncia il Nursind, sindacato degli infermieri: «L'anestesista diventa reperibile, servizio in ginocchio»

VICENZA — Infermieri impegnati a gestire gli esami di laboratorio in orario notturno e un pronto soccor­so con l'anestesista reperibile dalle 20 alle 8. È la situazione in cui, da settembre, rischia di trovarsi l'ospe­dale Pietro Milani di Noventa. Alme­no secondo il resoconto del Nursind (sindacato delle professioni infer­mieristiche), che esprime «seria pre­occupazione per la gestione nottur­na delle emergenze» e denuncia una situazione «paradossale»: «Per una volta che la Regione decide di salva­re un ospedale del territorio, a voler­gli fare le scarpe sembrano essere i vertici dell'azienda sanitaria». Le pa­role sono del segretario del Nursind di Vicenza, Andrea Gregori, che prende di mira le decisioni dell'Usi 6 e riferite all'ospedale di Noventa. Il nosocomio è un «ospedale integra­tivo di rete» e rientra nel distretto dell'Usi 6 del San Bortolo, che ne ge­stisce anche il servizio di pronto soc­corso. Alla struttura, però, secondo

le schede ospedaliere ratificate dalla Regione nelle scorse settimane, è stato affidato un nuovo primario di struttura complessa per dirigere il pronto soccorso.

«Ma se la Regione investe - spie­ga Gregori - l'Usi 6 non fa altrettan­to perché ha previsto il ridimensio­namento dei servizi notturni del­l'ospedale. Da settembre l'anestesi­sta di prima emergenza, ora fisso, di­venterà reperibile dalle 20 alle 8. Ma questo significa mettere in ginoc­chio il servizio. Basti pensare al caso di un paziente infartuato che neces­sita di trasferimento immediato al San Bortolo: secondo l'Usi 6 dovreb­be attendere l'anestesista reperibi­le». Ma la denuncia del sindacato non si ferma qui. Anche il servizio di analisi degli esami di laboratorio, secondo Gregori, sta per essere mo­dificato: «È in corso uno studio di fattibilità - afferma il segretario -per smantellare le funzioni del labo­ratorio analisi nella fascia oraria

20-8, eliminando la reperibilità dei tecnici di laboratorio e assegnando le loro funzioni agli infermieri del pronto soccorso. In tal modo, gli in­fermieri saranno più impegnati alla gestione degli esami di laboratorio che al trattamento dei pazienti, con le conseguenze facilmente immagi­nabili. Il tutto per un'irrisoria ridu­zione di spesa sui fondi contrattuali che non incidono per nemmeno un centesimo sul bilancio dell'azien­da». Sullo sfondo, infine, rimane la situazione del personale infermieri­stico di tutta l'Usi 6 di Vicenza, che fronteggia croniche carenze di per­sonale e difficoltà nel pagamento de­gli straordinari: «Al San Bortolo - os­serva Gregori - servirebbero trenta infermieri e un investimento di cir­ca un milione di euro, ogni anno, per riuscire a pagare tutti gli straor­dinari accumulati dai dipendenti».

G.M.C.

Nosocomio L'ospedale di Noventa «Pietro Milani»

Laboratorio «Dalle 20 alle 8 non si avranno più i tecnici di laboratorio»

CRONACA A.ULSS VICENTINE

CRONACA A.ULSS VICENTINE Pag. 14

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Gara ancora aperta ma è già ricorso IL CASO Al centro della disputa i serbatoi che dovrebbero essere messi a disposizione gratis

La ditta Ossigeno srl contesta il bando per la fornitura di gas agli ospedali: IXJsl non ci sta

Giampiero Maset CONEGLIANO

Un bando contestato e un ricorso ancora prima della scadenza del 23 luglio scorso per la presentazione delle of­ferte, da parte delle ditte invi­tate a partecipare alla proce­dura, destinate alla fornitura di gas terapeutici negli ospe­dali dell'Usi 7. Le sostanze gassose sono utilizzate a scopi anestetici, terapeutici, diagno­stici e profilattici. Si tratta di un caso giudiziario rarissimo,

poiché di solito a presentare ricorso è una ditta che ha concorso a una gara e non l'abbia vinta. La Ossigeno srl ha invece depositato un ricor­so al Tar del Veneto contro l'Usi 7, notificato i 19 luglio scorso, richiedendo l'annulla­mento dell'articolo 16 del capi­tolato speciale d'appalto. L'im­

porto complessivo della forni­tura a base d'asta è di 900 mila euro più Iva, per un periodo di 60 mesi, rinnovabile per altri 48 mesi. Con la possibile proroga sarebbe alla fine un affare da un milione e 620 mila euro più Iva. L'articolo 16 del bando prevede che per la fornitura di gas liquidi e gassosi, la ditta aggiudicata-ria metta a disposizione serba­toi erogatori a titolo di como­dato gratuito, da adibirsi a stoccaggio e da allacciare alla rete di distribuzione e agli impianti elettrici esistenti: due con una capacità di ornila litri ciascuno rispettivamente presso l'ospedale di Coneglia-no e quello di Vittorio Veneto, uno da 3mila litri al De Giron-coli di Conegliano, uno da 2mila litri all'Hospice per ma­lati terminali di Vittorio Vene­to. Entro il termine del 2 luglio erano pervenuti all'Usi

7 ben undici quesiti da parte di ditte invitate a partecipare alla procedura ristretta. Alcu­ni riguardavano proprio l'arti­colo 16 del bando. Un delle risposte del responsabile del servizio provveditorato e eco­nomato dell'Usi 7 era stata che «il numero delle cisterne rappresenta un requisito giu-stificatamente posto agli atti

di gara e che quindi viene confermato in titolo». Dopo la notifica del ricorso con la richiesta di annullamento dell'articolo 16 del capitolato, l'Usi 7 ha deciso di costituirsi in giudizio a difesa dei propri interessi. Con una delibera del direttore generale Gian Antonio Dei Tos del 9 agosto scorso, si è deciso di affidarsi all'avvocato Elisa De Bertolis per seguire la vertenza, con una previsione di spesa di 12 mila euro.

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«Finora accordi rispettati» Ma anche al Ca' Foncello si temono ripercussioni

TREVISO - (P. Cai) Al momento la collaborazione tra Suem e Croce Rossa non è in pericolo, ma in assenza di novità le cose potrebbero anche cambia­re. Franco Agostini, presidente provin­ciale Cri, precisa: «Adesso i volontari per garantire i turni sulle ambulanze ci sono. Su ciò che accadrà in futuro però

non metto la mano sul fuoco: se non si ferma l'emorragia di volontari che decidono di non con­fermare la loro iscrizio­ne, qualche problema po­trebbe anche verificar­si». Al Ca' Foncello ten­gono la situazione sottoc­chio, ma senza allarmi­smi: «Per adesso va tut­to bene e gli accordi sono rispettati -precisa

Paolo Rosi, direttore del Suem- rimaniamo però in attesa degli eventi».

Il Ruolo della Croce Rossa nella Marca è fon­damentale: sono sei le postazioni mobili in tut­ta la provincia, le classi­che ambulanze, che ven­

gono normalmente messe a disposizio­ne del servizio emergenza dell'Usi. Ma i volontari, nella loro lettera-denuncia di domenica, hanno anche ipotizzato con­seguenze tremende se la gestione attua­le dovesse continuare senza migliora­menti: «Non si può pensare che un'Asso­ciazione storica come la Croce Rossa -a Treviso da più di 150 anni- venga rasa al suolo a causa di un disinteresse dei responsabili e dei loro superiori».

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Croce Rossa allo sbando «In forno anni di lavoro» LA DENUNCIA II presidente provinciale Agostini si schiera coi volontari

Paolo Calia TREVISO

La burocrazia da una parte, la mancanza di dialogo tra parte amministrativa e corpo dei volontari dall'altra: que­sto sta affossando la Croce Rossa di Treviso. E gli effetti sono evidenti: chi deve deci­dere si perde in mille rivoli burocratici e non riesce nem­meno a nominare dei coordi­natori in grado di far marcia­re la macchina. Risultato: un servizio come quello del tra­sporto infermi, fiore all'oc­chiello dell'associazione, è praticamente scomparso. Nel 2011, dice il presidente Fran­co Agostini, la Cri trevigiana ha svolto quasi 1400 servizi per un totale di circa 70mila Km percorsi. In meno di due anni è cambiato tutto: «Ora -sottolinea- il numero dei ser­vizi è precipitato pressoché a

zero. Ma manca solo un re­sponsabile, i volontari ci so­no». Agostini, che ormai da mesi lotta invano per trovare delle soluzioni, non si è quin­di stupito nel leggere la pub­blica denuncia fatta da alcuni volontari ormai demoralizza­ti: «Condivido appieno con loro la preoccupazione -dice-ed è grande anche la mia frustrazione per una situazio­ne che si trascina da molti mesi, che diverse volte ho portato all'attenzione degli or­gani politici e amministrativi a tutti i livelli ma che mai è stata risolta».

Il problema è che la gestio­ne della Croce Rossa è stata sfilata di mano ai presidenti e affidata ad amministratori fin troppo attenti al bilancio: «Ho dovuto assistere impo­tente al progressivo disfaci­mento di tutto quello che era stato costruito negli anni ad­

dietro. Ho cercato più volte e in molti modi di arrestare questo progressivo degrado, ma non sono mai stato ascol­tato dai vertici dell'associazio­ne e anzi a volte sono stato ostacolato». Sempre per pa­stoie e lungaggini burocrati­che sta diventato complicato anche assistere le circa 200 famiglie trevigiane in difficol­tà e che si rivolgono alla Croce Rossa per aiuti mate­riali come avere del cibo o dei vestiti.

«Ovvio che questa situazio­ne, a mio avviso anomala, vada a minare le motivazioni e lo spirito dei volontari e purtroppo anche i risultati sono evidenti: molte sono le persone che non hanno rinno­vato l'iscrizione nell'ultimo anno e sono molti anche i volontari che si sono o stanno pensando di dimettersi».

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e SAN STINO DI LIVENZA Jspedale unico, i grillini chiedono un referendum per decidere dove farlo

SAN STINO - Grillini pun­tano al referendum per la scelta dell'ubicazione dell'ospedale unico. Sono infatti contrari all'ubicazio­ne individuata dal Pat, in fase di approvazione defini­tiva, vicino alla ferrovia e nei pressi del nuovo casel­lo autostradale. Luca Vian, del Movimento Cinque Stel­le San Stino, ha presentato a questo proposito una in­terrogazione urgente. I Grillini di San Stino voglio­no sapere «se corrisponde al vero che nel giro di poche settimane i comuni disponibili a candidarsi quale sede della prospetta­ta opera debbano formaliz­zare la propria disponibili­tà (da qui l'urgenza della presente interrogazione); se il Sindaco intende forma­lizzare tale disponibilità da parte del Comune di San

Stino; in caso di risposta positiva alla precedente, se una eventuale decisione di tale importanza verrà pre­sa, dal sindaco, dalla sua giunta comunale, dal consi­glio comunale o attraverso una consultazione che coin­volga l'intera popolazione sanstinese, con parere vin­colante nei confronti di un'opera così impattante la cui opportunità è tutt'altro che scontata». E se il sinda­co Matteo Cappelletto ha teso a smentire e parzial­mente ridimensionare le notizie sulla prospettiva im­minente dell'ospedale uni­co a fronte delle discussio­ne in atto sulle schede ospedaliere, Vian precisa: «Noi non siamo contrari all'ospedale unico, ma nell'ubicazione indicata a cavallo tra i territori di San Stino e Annone». (M.Mar.)

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Il direttore dell'Usi 16 «Così potenziamo l'ospedale di Piove»

Brazzale propone alla commissione Sanità di creare i centri di neuroriabilitazione e procreazione assistita

di Elena Livieri I PIOVE DI SACCO

Dopo l'audizione dei sindaci della Saccisica che hanno por­tato al presidente della V com­missione Sanità Leonardo Pa-drin, le istanze del territorio per il futuro dell'ospedale Immaco­lata Concezione, anche il diret­tore generale dell'Usi 16 Urba­no Brazzale, ha affidato a una lettera le sue osservazioni in merito a quanto previsto dalle schede regionali per l'ospedale di Piove di Sacco. Il manager, sottolineando la necessità che sia mantenuta la natura di strutture per rete sia per il Sant'Antonio, sia per l'Immaco­lata Concezione, finisce per concordare con i sindaci sulla necessità di salvaguardare talu­ni reparti che le schede mette­rebbero in discussione. Cardiologia. «Piove di Sacco ga­

rantisce l'attività di Emodina­mica anche per il presidio di Abano e il Sant'Antonio, con ol­tre 450 esami l'anno e 150 im­pianti di pace-maker, è oppor­tuno mantenere l'attività nelle 12 ore diurne» suggerisce Braz­zale. Neurogolia. Per la struttura pio-vese il dg conferma che l'Unità Ictus di primo livello garantisce risposte tempestive e chiede l'attivazione di posti letto dedi­cati alla neuroriabilitazione, di cui è sprovvista l'Usi 16. Area chirurgica. Ricordando l'ipotesi regionale del polo trau­matologico a Camposampiero, Brazzale rileva: «Permane nel territorio dell'Usi 16 una forte domanda di chirurgia ortopedi­ca elettiva: oggi sono oltre 600 i pazienti in lista d'attesa per chi­rurgia protesica e ricostruttiva cui si potrebbero dedicare 25 posti letto». Brazzale condivide

con i sindaci la necessità di mantenere la Chirurgia genera­le che le schede vorrebbero ri­durre a week surgery: «La Chi­rurgia generale può garantire sette giorni su sette adeguato supporto al pronto soccorso in caso di urgenza-emergenza». Area materno-infantile. Per in­crementare il numero di nasci­te all'Immacolata Concezione emettere al sicuro il reparto di Ostetricia e Ginecologia, Braz­zale propone di creare un cen­tro di procreazione assistita: «Imprimerebbe» sottolinea il dg, «una forte spinta di svilup­po all'attività all'Unità operati­va dell'ospedale di Piove di Sac­co».

Terapia intensiva. Le schede re­gionali cancellano l'apicalità a Piove di Sacco e nemmeno Brazzale ne fa cenno nelle sue osservazioni.

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,.f, /JSS-~;-J&--.2.- ^jgA'à L'ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco: con le nuove schede regionali rischia il ridimensinamento

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Referendum sull'ospedale unico Portogruaro. È la proposta dell'opposizione che ha lo stesso parere del sindaco

base. Una volta che saranno re- pegnata solo la giunta ma Tinte-m PnRTnr iRI lARf l n o r i t i i f n n H i n o f o c c a r i f c n l l a r* i i i rr\ r*r \nci r r1 i r \v. TH T n n ' a n n forarli-» PORTOGRUARO

Se l'ospedale unico divide, per ovvie ragioni logistiche i sinda­ci, dall'altra sembra unire la po­sizione del sindaco Antonio Ber-toncello a quella di un'opposi­zione che ha chiesto la convoca­zione del consiglio comunale proprio sull'ospedale unico e subito dopo l'indizione del refe­rendum sul futuro della struttu­ra portogruarese. Domani si riu­niranno i sindaci, mentre giove­dì è in programma una commis­sione comunale per esaminare la richiesta dei consiglieri Gradi­ni, Mazzon, Geronazzo, Flore-an, Rambuschi, e decidere la da­ta di convocazione. Un soste­gno alla posizione del sindaco

Bertoncello che peraltro invita tutti all'unità e insiste sulla ne­cessità di riorganizzare i reparti già esistenti nei vari ospedali sulla riqualificazione dei servizi e sulle difficoltà dei medici di

base. Una volta che saranno re­periti i fondi necessari, (sulla cui disponibilità in questi ultimi giorni, hanno parlato sia il presi­dente Luca Zaia che il dirigente dell'Asl 10 Carlo Bramezza), ben venga l'ospedale unico. Il primo cittadino ha proposto la candidatura di quello porto­gruarese, evidenziando che la sua posizione più ad est, con servizi ferroviari ed autostradali esistenti e l'eliporto di prossima costruzione, consentirebbe di li­mitare le fughe dei pazienti ol­tre confine. «Come consiglieri comunali, rappresentanti della popolazione, noi non possiamo non sapere nulla di ufficiale sulT ospedale unico», dicono i cin­que consiglieri di opposizione, «per questo motivo abbiamo chiesto la convocazione urgen­te di un consiglio comunale per avere precise informazioni visto che è in fase di scelta la sua loca­lizzazione e su questa delicata questione, non può essere im­

pegnata solo la giunta ma l'inte­ro consiglio». E Luciano Gradi­ni, anche a nome dei colleghi fir­matari, anticipa l'indizione di un referendum popolare per sa­pere se i cittadini vogliono con­servare il loro ospedale o se in­vece sono disposti a trasferirlo in una terza struttura per la cui realizzazione verranno impe­gnati 160 milioni di euro. Ma non solo: «Vorremmo infatti sa­pere», scrivono i cinque consi­glieri, «quale sarà la destinazio­ne dell'attuale sede ospedaliera, prevista per una popolazione di 100.000 abitanti, un patrimonio immobiliare da capogiro, che non è chiaro che fine farebbe con l'ospedale unico e noi vo­gliamo difendere gli interessi della comunità». E anche dal sindaco Bertoncello c'è l'invito a non dividersi: «I cittadini devo­no sentire forte la presenza dell' intero consiglio comunale per la difesa della salute».

Gian Piero del Gallo

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Conegliano «Sono peggio i veleni nell'orto»

L'Usi assolve i pestidici sul Prosecco: nessun rischio

CONEGLIANO (Trevi­so) — Per gli ambientali­sti è una beffa. Avevano chiesto all'Usi 7 di Pieve di Soligo di verificare il ri­schio per gli abitanti del­l'Alta Marca legato ai fito­farmaci sparsi sulle colli­ne del Prosecco. Spiazzan­te l'esito dell'indagine: i li­velli di esposizione sono analoghi a quelli rilevati sugli abitanti delle grandi città. «Più pericolosi i pe­sticidi dell'orto di casa».

Vino e salute Gli ambientalisti: «Gli oncologi hanno dati diversi. Basta con i fitofarmaci sulle colline»

Assolti i pesticidi nelle vigne «Peggio i veleni dell'orto» Indagine dell'Usi nella zona del Prosecco: residenti non a rischio

CONEGLIANO (Treviso) — La bufera in­furia ormai da anni nell'Alta Marca: «Basta veleni sulle colline del Prosecco». Provano allora a rasserenare il cielo sopra l'arco col­linare che va da Conegliano a Valdobbiade -ne i risultati dello studio pilota di biomoni­toraggio presentati ieri dall'Usi 7 di Pieve di Soligo, secondo cui non solo i residenti nell'area della Docg presenterebbero livelli di esposizione ai ditiocarbammati analo­ghi a quelli degli abitanti delle grandi città, ma peggio dei fitofarmaci nei vigneti degli agricoltori farebbero i pesticidi nell'orto di casa. Conclusioni però contestate dagli am­bientalisti, che rilanciano la mobilitazione contro i fungicidi. Erano state proprio le as­sociazioni ecologiste a chiamare in causa l'azienda sanitaria, paventando un possibi­le effetto cancerogeno dovuto all'utilizzo dei prodotti fitosanitari sulla popolazione ed in particolare sui bambini.

Per questo il Dipartimento di prevenzio­ne, con i dottori Ester Chermaz e Giovanni Moro, ha condotto una ricerca che ha pre­so in esame le urine di 260 adulti e di 126 bambini di età compresa fra 3 e 5 anni, estratti a sorte dagli Uffici Anagrafe di otto dei tredici Comuni vocati alle bollicine. Grazie a un finanziamento di 15 mila euro stanziato dalla Provincia di Treviso e di ul­teriori 10 mila erogati dalla Comunità Mon­

tana delle Prealpi Trevigiane, le analisi so­no state effettuate nel laboratorio di Igiene industriale del Dipartimento di medicina molecolare dell'Università di Padova. A par­tire da questi esiti è stata attivata una com­plessa indagine statistico-epidemiologica, condotta dall'Istituto di igiene dell'Univer­sità di Udine, che ha ricompreso nella valu­tazione anche le abitudini alimentari, gli stili di vita e gli hobby delle persone esami­nate. In estrema sintesi l'inchiesta ha evi­denziato che il valore del biomarcatore Eru, indicatore dell'assorbimento degli an­ticrittogamici, nel 53% del campione era co­sì basso da non essere rilevabile in labora­torio e nei restanti casi era di entità sovrap­ponibile a quelli riscontrati in alcune gran­di città italiane in cui non ci sono vigne vi­cine alle abitazioni.

«Non sono emerse rilevanti differenze», hanno sottolineato gli esperti, rimarcando piuttosto dati leggermente superiori in rap­porto alle maggiori dimensioni delle super -fici vitate e riservandosi di approfondire gli accertamenti su 21 persone (il 5% del to­tale) che hanno espresso valori superiori al­la soglia di riferimento. Quindi il riscontro curioso: «I soggetti che eseguono tratta­menti nel proprio orto presentano un ri­schio di avere valori di Eru superiori a 1 mi-

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crogrammo per litro 2,4 volte maggiore ri­spetto a quelli che non eseguono tratta­menti e di quasi sette volte maggiore per un valore di Etu superiore a 10 microgram­mi per litro». Il dottor Sandro Cinquetti, di­rettore del Dipartimento di prevenzione dell'Usi 7, ribadisce comunque «la necessi­tà di porre le opportune cautele nei tratta­menti dei vigneti, in particolare di quelli molto vicini alle abitazioni e ai siti sensibi­li». Tanto che il direttore generale Gian An­tonio Dei Tos annuncia l'imminente «pare­re favorevole al recente aggiornamento del regolamento intercomunale di polizia rura­le predisposto dai sindaci, verso la progres­siva dismissione dei prodotti classificati co­me maggiormente nocivi, tra cui proprio i ditiocarbammati».

Conferma Innocente Nardi, presidente

del Consorzio di tutela del Prosecco Docg: «Segnali confortanti, che ci rafforzano nel convincimento che il lavoro intrapreso in questi anni, per il corretto uso di tali pro­dotti, vada nella giusta direzione della tute -la dei cittadini e del territorio». Per cui, co­me chiosa il direttore Giancarlo Vettorello, «è ragionevole cautela sostituire le sostan­ze potenzialmente rischiose, ancorché am­messe dalla legge». Ma tutto questo al Wwf non basta «L'indagine è stata svolta con poca trasparenza — accusa Luciano Bortolamiol, referente per l'Alta Marca — e i risultati non ci convincono. I nostri onco­logi hanno dati diversi. Perciò contro la lob­by dei cantinieri continueremo a promuo­vere conferenze sul territorio».

R.T.

La scheda

Lo studio Una ricerca dell'Usi 7 nell'Alta Marca rileva che i residenti presentano livelli di esposizione ai fitofarmaci analoghi a quelli degli abitanti delle grandi città. Inoltre fanno peggio i pesticidi nell'orto di casa

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Lo studio del Ministero Influenza, troppe assenze al lavoro vaccino gratis per i cinquantenni

Troppe assenze al lavoro per l'influenza: allo studio del mi­nistero della Salute la possibi­lità di abbassare a 50 anni l'età in cui viene offerto gra­tuitamente il vaccino. I dati ri­feriti all'ultima epidemia in­fluenzale, dal 17 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013, parlano di un costo per le imprese di cir­ca 136 milioni di euro.

Massi a pag. 13

Influenza, vaccino gratis per gli over 50 •Boom di giorni di malattia la decisione allo studio del ministero della Salute

PREVENZIONE

ROMA Influenza, vaccino gratuito anche per i cinquantenni. Que­sta ipotesi è allo studio del mini­stero della Salute che sta pianifi­cando la strategia anti-epide-mia. Per la stagione che inizia tra un paio di mesi e per quella 2014-2015. A oggi, oltre alle per­sone con patologie croniche tipo cardiopatie o problemi polmo­nari e bambini a rischio, la pro­tezione del vaccino viene offer-ta(e vivamente consigliata) a chi ha superato i 65 anni. Dalla sta­gione 2014-2015, dunque, si do­vrebbe scendere a 50-55. Ma non si esclude che vengano fatti esperimenti pilota già da questo autunno.

GLI STUDI L'indicazione è nella circolare della campagna annuale curata dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria. Un cam­biamento di rotta che dovrebbe

essere deciso in tempi molto bre­vi. L'abbassamento dell'età è già stato adottato in diversi paesi eu­ropei tra cui la Gran Bretagna. Da noi si dovrebbero aggiungere 7-8 milioni di persone ai 12 degli over 65 che già oggi sono inseriti nell'elenco di quelli che ricevo­no gratis la somministrazione. Una volta allargata la platea dei vaccinati un terzo della popola­zione sarebbe, così, protetta dal virus. «Numerosi studi farmaco-eco­nomici - è scritto nel documento del ministero - dimostrano la piena sostenibilità della vaccina­zione anti-influenzale al di so­pra dei 50 anni, che risulta inva­riabilmente costo efficace. Une di questi riporta addirittura che per l'Italia l'estensione di indica­zione genererebbe un rispar­mio». E proprio per risparmiare potrebbe essere presa la decisio­ne a stretto giro.

IL RISPARMIO Il vento di crisi avrebbe accelera­to il dibattito economico-scienti-fico sull'opportunità di anticipa­re di quasi quindici anni la vacci­nazione contro l'infezione. «L'in­fluenza, dalla maggior parte del­

le persone - commenta Walter Ricciardi direttore del Diparti­mento di sanità pubblica del Po­liclinico Gemelli - viene conside­rata come una patologia beni­gna. In realtà nasconde molte in­sidie. Non solo per i grandi an­ziani e per chi è colpito da malat­tie croniche. Anche gli adulti possono rischiare di prolungare i giorni a casa per complicanze. Che vogliono dire più assenze da lavoro, più disagi per le famiglie e per le imprese. Abbassando la soglia si raggiunge una fetta più grande di popolazione e si limita la circolazione del virus. Una forma di protezione collettiva e individuale. Un ruolo importan­te per quanto riguarda la spesa». Quest'anno sono stati colpiti dal­l'influenza sei milioni di italiani con un calo delle vaccinazioni di circa il 20% rispetto alla stagio­ne 2011-2013. Una condizione, spiegano all'Istituto superiore di sanità, che ha fatto aumentare la diffusione del virus. O meglio dei virus: ne sono circolati tre e, due di questi, erano mutati. Con­dizione favorente per il conta­gio. «Adesso vanno fatte nuova­mente tutte le valutazioni - con­tinua Ricciardi - ma è chiaro che una più vasta protezione abbas-

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sa il numero delle persone e an­che delle ripercussioni sociali.

I BAMBINI Sull'altro fronte demografico a rischio influenza, quello dei bambini, gli esperti del ministe­ro della Salute non sembrano

propensi ad estendere la vacci­nazione a tutti quelli sotto i cin­que anni. Come già fanno in Gran Bretagna, in Finlandia e in altri paesi europei.

Carla Massi

SI ARRIVEREBBE

A PROTEGGERE UN TERZO DELLA POPOLAZIONE 7-8 MLN DI PERSONE IN PIÙ DI OGGI

Una stagione di epidemia costa almeno sei miliardi

LE CIFRE

ROMA Febbre alta, dolori muscola­ri, tosse, stanchezza. L'influenza stagionale dura, nella media, cin­que o sei giorni. Il picco almeno tre giorni. Quelli che, generalmen­te, si passano a casa, lontano dal lavoro. L'inverno scorso gli epide­miologici hanno calcolato un co­sto diretto da parte del sistema sa­nitario nazionale che oscilla da 30 a 240 euro per ogni persona non ricoverata. Se, invece, l'influenza (soprattutto tra gli anziani)ha del­le complicazioni e c'è l'ospedaliz­zazione la cifra, sempre per perso­na, può salire fino a seimila euro.

A queste cifre vanno aggiunti i cosiddetti costi indiretti (assenze dal posto di lavoro, assistenza ai bambini e agli anziani)che vengo­no quantificati in circa sei miliar­di per l'intero periodo dell'epide­mia.

LE COMPLICANZE «Circa il 15% dei casi si complica -spiega Claudio Cricelli Presidente della Società italiana di medicina generale -. Si verifica un decorso

della malattia vera e propria più lungo del previsto. Vanno aggiun­ti due o tre giorni oltre quattro o cinque previsti. Per i più piccoli e per i grandi anziani l'evento a ri­schio è la polmonite. Nei bambini preoccupano le otiti acute mentre negli adulti sinusiti e bronchiti. Normalmente una parte dei costi sanitari è destinata ai farmaci sin­tomatici, quelli per abbassare la febbre. Ma, quando ci sono com­plicanze dobbiamo calcolare mag­giori uscite con gli antibiotici, le analisi, gli eventuali esami per im­magini, le visite specialistiche e, nei casi gravi, anche il ricovero. Un solo giorno in ospedale può co­stare anche più di 600 euro».

GLI IMPIEGATI I dati Istat-Ministero della Salute riferiti all'ultima epidemia, quelli dal 17 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013, sono rappresentativi dell'in­tera stagione influenzale: il costo per le imprese è stato di circa 136milioni di euro. Pari a quasi un milione e trecentomila giorni per malattia. Considerando gli impie­gati influenzati, sempre in quel periodo, Roma ha avuto un costo

di 10,9milioni di euro e quasi cimila pinrni rii malattia p Mila­no 9milioni per 80mila giornate perse. A seguire Bergamo, Bolo­gna, Firenze, Varese, Verona che superano tutti i due milioni di eu­ro di costi. Alcuni studi sulla valutazione eco­nomica dell'estensione del vacci­no antinfluenzale alla fascia 50-64 anni (uno con questa tesi è uscito su "Quaderni di farmaco-economia" nel marzo del 2009) avanzano l'ipotesi di far sostenere l'onere economico ai datori di la­voro. «Lasciando alla loro discre­zione - si legge - valutarne singo­larmente la convenienza econo­mica nel proprio specifico ambito aziendale, in funzione della criticità del mancato lavoro ricon­ducibile all'influenza».

CMa.

IL 15% DEI PAZIENTI HA DELLE COMPLICAZIONI CHE POSSONO RICHIEDERE ANCHE UN RICOVERO IN OSPEDALE

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Chi dovrebbe vaccinarsi PERSONE ALLE QUALI VIENE RACCOMANDATA ED OFFERTA GRATUITAMENTE L'ANTINFLUENZALE

65 anni

GQ Soggetti di età pari o superiore a

E) Persone affette da malattie

croniche respiratorie, cardiovascolari (esclusa l'ipertensione), renali, epatiche, emato logiche, neurologiche, neuromuscolari, diabete, HIV e immunodepressi per cause naturali 0 indotte da farmaci

(D Bambini e adolescenti

in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye

1 SINTOMI DELL'INFLUENZA

(3 Donne nel secondo e terzo trimestre

di gravidanza

LU Residenti in strutture

socio-sanitarie, per anziani o disabili

I L J I Medi Medici e personale sanitario di assistenza

0 Personale che lavora a contatto

con suini e volatili

\**3 Forze di polizia e ai vigili del fuoco

Stato confusionale

(anziani)

Mal di testa

Raffreddore

Mal di gola

Bronchite

Vomito (bamb

Debolezza (anziani)

Diarrea bambini)

» : . • • • • . • •

T R A S M I S S I O N E Attraverso goccioline di muco e di saliva, anche solo parlando vicino a un'altra persona

Dolori osteo-articolari

ANSAicejrrim&lTi

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Più pc in ospedale per far risparmiare ai cittadini 7,6 miliardi

L'OSPEDALE DIGITALE Pc e cartelle elettroniche per risparmiare 15 miliardi Referti virtuali e visite prenotabili online: computerizzare la sanità ridurrebbe di 7,6 miliardi i costi annui per i cittadini e di 6,8 per lo Stato

::: CLAUDIO ANTONELLI

• • • Per informatizzare la sa­nità l'Italia spende molto poco rispetto all'Europa, e sempre meno per via dei tagli imposti dall'austerità.

Nel 2012 sono stati stanziati 1,23 miliardi di euro. Il 5% in meno rispetto al 2011, appena 21 euro per abitante. La metà rispetto a Francia e Gran Bre­tagna. Eppure utilizzando a pieno le possibilità offerte dall'information Technology ogni anno l'Italia risparmiereb-be 15 miliardi di euro: 6,8 sa­rebbero a favore del sistema sanitario nazionale e oltre 7 miliardi a favore dei cittadini non più chiamati a sborsare ticket, oneri per i ritiri dei refer­ti o per ospedalizzazioni di fat­to non più necessarie.

Il sesto rapporto dell'Osser­vatorio ICT in Sanità del Poli­tecnico di Milano si è posto l'obiettivo di analizzare il valo­re della spesa tecnologica nella sanità, cercando di capire gli impatti della spending review. Ma soprattutto calcolare i ri­sparmi a livello nazionale otte­nibili con l'introduzione di ap­plicazioni chiave per l'innova­zione digitale: dai servizi digi­tali al cittadino fino all'uso dei tablet per la gestione dei far­maci. Risultato? Si potrebbero risparmiare 1,37 miliardi sol­tanto grazie alla cartella clinica elettronica, 860 milioni ren­dendo digitali i referti e le im­magini che ora costano di me­dia 2 euro a documento. Altri 860 milioni per via dell'infor­

matizzazione dell'uso dei far­maci che consente di evitare errori nella scelta dei ricoveri (pratica che eviterebbe ai citta­dini di sborsare ogni anno 170 milioni).

Se i referti fossero consegnati via web o per mail il sistema sanitario nazionale taglierebbe altri 370 milioni all'anno, riuti­lizzando in modo più razionale quei dipendenti costretti a sta­re allo sportello e a stampare tutta la documentazione. Ben 150 milioni di euro verrebbero risparmiati daU'utilizzo diffuso dei data center presenti sul ter­ritorio e la loro progressiva vir-tualizzazione. Altri 160 milioni da un sistema capillare di pre­notazione on line. Soltanto evi­tando di stampare le cartelle cliniche si eviterebbe di spen­dere 20 milioni di euro. Ma il taglio vero allo spreco arrive­rebbe da un uso sapiente del tele-monitoraggio che com­porterebbe una riduzione della pratica di ricovero per un totale di 3 miliardi di euro. Ogni an­no.

Nel 2012 il budget per la ge­stione extra-ospedaliera dei pazienti è stato di soli 9 milioni in tutta Italia. Nel 2013 sarà an­cora meno. E solo il 30% delle strutture ha sondato l'ipotesi di avviare percorsi di tele-diagno­si e tele-assistenza. Eppure in questo caso oltre ai 3 miliardi in meno di spesa pubblica ci sarebbero altri 2,2 miliardi di euro (ticket ed altre costi) che rimarrebbero nelle tasche dei pazienti. Senza contare i ri­sparmi indiretti sul lungo ter­

mine. Il sistema è infatti adatto a tutti i malati cronici e in base a uno studio pilota condotto a livello mondiale si è visto che l'uso del tele monitoraggio ha consentito la riduzione dei ri­coveri del 14% e dei decessi del 45%.

Infine c'è un ultimo impor­tante capitolo di risparmio e ri­guarda l'uso di internet da par­te dei pazienti. A oggi l'83% delle aziende sanitarie consen­te la prenotazione telefonica delle prestazioni, mentre solo il

23% ha realizzato sistemi via web. Solo nel 29% dei casi è possibile ritirare i referti colle­gati dal computer di casa. E so­lo nel 25% pagare on line. In questo caso se ciascun cittadi­no potesse far da sé, i ricerca­tori del Politecnico hanno cal­colato che il risparmio sarebbe di un'ora di tempo, 20 euro per cittadino e 5 minuti (imbusta-mento ed etichettatura) per la struttura. Risparmio che - per il numero complessivo esiti e do­cumenti consegnati in Italia -fa un totale di 4,6 miliardi di euro per la collettività e, come visto sopra, 370 milioni per il servizio nazionale. Se poi fosse possibile prenotare via web senza attendere che un dipen­dente consulti un'agenda (nel 2012 lo ha fatto solo il 7% degli utenti) il risparmio per gli ita­liani sarebbe di 640 milioni di euro. La buona notizia è che ci sono aziende pubbliche che viaggiano in questa direzione. Grazie alla piena condivisione dei sistemi informativi diagno­stici, le quattro Ulss del territo-

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rio vicentino hanno evitato sei­mila trasporti medicalizzati e 1.500 ricoveri, con un rispar­mio di 3 milioni di euro. L'Rsa Valgioie di Torino 2 dal 2011 sta utilizzando un sistema in tempo reale per le sommini­

strazioni farmaceutiche. Tra­mite wi-fi e tablet tutti gli ope­ratori prescrivono medicine e al tempo stesso aggiornano il data base del magazzino. Ri­sultato? Meno 17% di spesa farmaceutica e 27% di tempo

speso per la logistica. E sono solo due esempi. «Si tratta di benefici potenziali troppo im­portanti», si legge nello studio, «per potersi permettere di non sviluppare un piano di inter­venti in un sistema già troppo malato».

RISPARMI POTENZIALI CON GLI OSPEDALI "INFORMATIZZATI"

lìenrtid economici per I cittadini: 7,6 miliardi di euro l'anno ti io euro per attedino)

• AA miliardi di euro grazie a! download dei documenti sanitari • 2,2 mi Hard i attraverso la tetemedicina e l'assistenza domiciliare

• 640 milioni con I sistemi di prenotazione via web e telefonici 1170 milioni dalla gestione hinrmotirratn dei farmaci

f Benefici economici per la urulttire sanitarie: 6,8 mil iardi di euro l'anno ( 115 euro/prò capite)

13 miliardi di euro con teleassistenza, telernomtoraggio, assistenza domiciliare 11.3 miliardi con l'introduzione della cartella clinica demonica 1860 milioni da eliminazione del referti cartacei 1860 milioni da riduzione del numero del ricoveri I 370 milioni da consegna dei referti via web 1160 milioni tu;» lo prenotazione osi line delle pt&tozfortl 1150 milioni col miglioramento dei data center 120 milioni da riduzione ipeseper uso carta

NnrMkrrwiKatm

Dai dati del sesto rapporto dell'Osservatorio lCTin Sanità del Politecnico di Milano emerge come una maggiore «virtualiz-zazione» delle pratiche ospedaliere farebbe risparmiare non so­lo denaro, ma anche tempo ai singoli pazienti. [Ftg]

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«uà oggi

lo studio Così il coordinatore del lavoro pubblicato su «Science Translation Medicine», Marcello Massimini: come abbiamo fatto? Bussando sul cervello e misurando la complessità dell'eco che esso produce Importanti gli sviluppi terapeutici in campo neurologico

DI VITO SALINARO

La singolare indagine scientifica è stata realizzata dai ricercatori dell'Università di Milano

I l funzionamento di un rene si misura dalla capacità di filtra­zione del sangue; mentre l'effi­

cienza di pompaggio del cuore può essere valutata calcolando la fra­zione di eiezione. Ma come si mi­sura il livello di coscienza in pazienti con lesioni cerebrali, disconnessi dall'ambiente esterno, o in appa­rente "stato vegetativo"? La rispo­sta è dei ricercatori dell'Università di Milano: «Bussando sul cervello e misurando la complessità dell'eco che esso produce». In termini più ortodossi: calcolando la comples­sità della risposta cerebrale a una "perturbazione magnetica", sfrut­tando un sistema che tanto somiglia a un programma di "zip" del com­puter. Andiamo con ordine. Nella pratica clinica il livello di coscienza di un paziente viene valutato sulla base delle sue capacità di reagire a sti­moli e comandi. Per capirci: «Strin­gi il pugno!». O ancora: «Apri gli oc­chi!». Tuttavia, molti pazienti cere­brolesi sono coscienti ma incapaci di rispondere a simili comandi o sti­moli, semplicemente perché non sanno elaborare gli stimoli oppure perché sono completamente para­

lizzati. Gli scienziati, come spiega Marcello Massimini, professore di neurofisiologia dell'Università di Milano e coordinatore di uno studio ospitato sulle pagine di Science Translation Medicine, sono partiti da qui: «Per affrontare il problema abbiamo cercato di misurare diret­tamente ciò che, almeno in teoria, rende il cervello cosi speciale per la coscienza: la sua incredibile capa­cità di integrare informazione». In sostanza, gli autori della ricerca hanno compresso, o meglio «zip­pato» (siamo o no nell'era del Web?), l'informazione generata dall'intero cervello quando questo viene atti­vato da un forte stimolo magneti­co, più o meno come vengono "zip­pate" le immagini digitali prima di essere inviate per email. «L'idea -aggiunge Massimini - è che più informazione il cervello genera co­me un tutto integrato, meno saremo in grado di comprimere le sue ri­sposte a una perturbazione». Tor­niamo all'eco: «In tutti i casi in cui la coscienza era ridotta, o abolita -prosegue -, l'eco del cervello era fa­cilmente comprimibile e in tutti i casi in cui la coscienza era presen­te le risposte erano complesse, e

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quindi difficili da zippare». In questo modo gli scienziati han­no ricostruito, per la prima volta, u-na scala di misura affidabile lungo lo spettro che va dall'incoscienza al­la coscienza. Si tratta di «una scala oggettiva» che può dunque essere utilizzata per rivelare la presenza di coscienza anche in pazienti che so­no totalmente isolati dal mondo e-sterno. Non a caso, evidenzia una nota dell'ateneo milanese, questa nuova metodica è stata sperimen­

tata dai ricercatori in diverse con­dizioni fisiologiche, farmacologiche e patologiche in cui la coscienza si riduce, o scompare e riappare, co­me la sveglia, il sonno profondo, il sogno, l'anestesia e il recupero dal coma. Ma «al di là della loro impor­tanza clinica», dice ancora Massi-mini, «questi risultati confermano, per la prima volta, l'ipotesi che la coscienza ha che fare con la capa­cità del cervello di integrare infor­mazione, ovvero con una quantità incredibile di informazione con­

centrata in un singolo oggetto. Una cosa più unica che rara nell'univer­so fisico». Come unico è il fatto che da oggi numerose terapie, soprattutto in campo neurologico, potranno es­sere 'dosate" meglio, o addirittura riprogrammate perché un indice oggettivo, una sorta di cartina di tor­nasole, ne misurerà le evidenze og­gettive, cioè i risultati. Non è roba da poco.

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PREMIO UNITA

Anni di ricerca per colpire al cuore e cellule del cancro

Decima tappa del «viaggio» de l'Unità tra le start zip nate in tempo di crisi. Il premio del nostro giornale vuole essere un riconoscimento a chi affronta le diffi­coltà, a chi combatte per reagire alle av­versità, a chi usa la creatività anche per

crear enuove opportunità. Il lavoro è una delle componenti che varrà per guada-giare punti, ma anche la conoscenza, lo studio, la ricerca. Il premio sarà consegna­to alla Festa democratica di Genova la prima settimana di settembre.

•METTETE INSIEME UN CHIMICO, UN MEDICO ONCOLOGO, UN

TOSSICOLOGO E UN ESPERTO IN FINANZA e cominciate a vedere la nascita di Eos Spa (Ethical oncology science) Tre ricercatori e un obiettivo: sviluppare farmaci anticancro. Non venderli, ma perfezionarli e affinarli, e infine sperimentarli fino alla prova di efficacia in clinica (tecnicamente si chiama in fase 2). A quel punto intervengono le ditte farmaceutiche che decidono di commercializzare il prodotto.

Ad avviare l'iniziativa a Milano sono stati (nell'ordine di specializzazione già dato): Silvane Spinelli (amministratore delegato della società), Gabriella Camboni. Ennio Cavalletti e Jacques Theurillat, che oggi è già passato a finanziare altre avventure. La società è nata alla fine del 2007, proprio sull'orlo della crisi. Era l'ultima «finestra», poi è arrivato il baratro. La recessione si è fatta

sentire in modo drammatico, soprattutto nel 2008. L'investimento iniziale è stato di 600mila euro, di cui lOOmila investiti dai fondatori e il resto da società di venture capital. «Su tre che ci hanno finanziato due sono straniere - spiega Spinelli - Noi abbiamo deciso di restare in ItaliE prendendo risorse all'estero e portandole qui. Abbiamo attratto capitali, ma siamo rimasti a fare ricerca qui, perché i soldi mancano, ma la ricerca c'è».

Fino a oggi i capitali investiti sono stati 25 milioni, in gran parte provenienti da società francesi e olandesi. Solo una piccola quota è targata Italia, grazie al gruppo Principia. Su 25 milioni complessivi, i 3 quarti sono stati investiti in Italia, in programmi di ricerca presso diversi istituti. Ma da oltre confine non sono arrivati solo i finanziamenti. Anche il primo successo commerciale, che ha comportato il primo ritorno per gli investitori dopo anni di fatturato zero, viene dalla Francia. «Alle aziende italiane non abbiamo neanche pensato -continua l'amministratore delegato - Sono troppo piccole rispetto a quelle straniere in questo settore».

Quelli di Eos sono partiti in 4 e subito hanno creato un indotto di 20-25 persone. Non si può parlari di dipendenti, perché il loro lavoro si sviluppa presso istituti d ricerca. Finora hanno lavorato al Mario Negri di Milano, o all'Istituto oncologico europeo. Da una serie di programmi presi in esame, oggi la società si è concentrata su uno in particolare già arrivato in fase 2. Si tratta di un farmaco che colpisce un particolare bersaglio in un tipo specifico di tumore al seno. In

gergo si parla di farmaco targettato, cioè che ha un bersaglio specifico a cui mirare: un «nemico» ben individuato che si aggredisce cercando di

salvaguardare le altre componenti.

La ricerca più innovativa procede ormai in questo modo: su percorsi molto particolareggiati. Si è capito infatti che non esiste un tumore, ma una serie diversificata di anomalie tumorali, ciascuna con una disfunzione da sconfiggere.

Questo nuovo inibitore è denominato E 3810. È stato testato su un centinaio di pazienti, che non rispondevano alle terapie tradizionali. Si sono riscontrati miglioramenti in 7 donne su 10. Ad acquistare una licenza esclusiva mondiale del farmaco è stata la ditta francese Servier, che ha sborsato 45 milioni di euro per diffondere il farmaco sul pianeta, esclusi gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina, dove Eos sta trattando con altri partner. I 45 milioni sono arrivati dopo 5 anni di studio. «La ricerca richiede molto tempo - continua Spinelli - e molti capitali iniziali». Per questo la partenza è stata durissima. La crisi finanziaria ha prosciugato la liquidità, rendendo sempre più difficDe il reperimento delle risorse. Passare i 12 mesi del 2008 è stato come attraversare il deserto. Ma oggi sembra che si sia raggiunta un'oasi che non è un miraggio. «Prima i finanziamenti erano scarsi in tutto il mondo -conclude Spinelli - Oggi invece la ricerca ha ripreso quota, soprattutto negli Stati Uniti». Così i colossi sono tornati a muoversi. La Servier, ad esempio è una multinazionale presente in 140 Paesi del mondo, con 20mila

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dipendenti, che investe il 25% dei suoi ricavi in ricerca e sviluppo. Non è male che almeno una parte di quel bilancio si finito in una micro-impresa innovativa basata sotto le Alpi.

Fino a oggi investiti 25 milioni, per lo più provenienti da società francesi e olandesi La giuria è formata da: Marcello Messori, Luigi Nicolais, Giulio Sapelli, Gianfranco Viesti

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SANITÀ. A Palermo e Catania le due strutture che dovrebbero essere autorizzate

Stamina, la lunga attesa dei pazienti siciliani E' una corsa contro il tempo e contro la burocrazia

VALENTINA RAFFA

Nel giorno in cui il presidente di Stamina Foundation, il dott Davide Vannoni, lo scor­so 1 ° agosto consegnava il protocollo sul me­todo Stamina all'Istituto superiore di Sanità (Iss), la Regione siciliana approvava una riso­luzione che individua due strutture sanitarie, una a Palermo e una a Catania, dove saranno autorizzate le cure con il trattamento speri­mentale che prevede l'utilizzo di cellule sta­minali mesenchimali. Gli ospedali che do­vrebbero essere autorizzati sono il "Vittorio Emanuele-Ferrarotto-Santo Bambino" di Ca­tania, e il "Villa Sofia-Cervello" di Palermo, che dispongono di personale, mezzi e know-how sulla terapia sperimentale in base ad ac­cordi e convenzioni avviate con Stamina

Foundation Onlus e gli Ospedali Riuniti di Brescia.

È un passo importantissimo, che permet­terà ai tanti pazienti della Sicilia, di poter espletare le cure nell'isola, affrettando, da un lato, i tempi e, dall'altro, dimezzando an­che le lunghe liste d'attesa agli Spedali Civili di Brescia, finora unico nosocomio italiano autorizzato ad effettuare la cura.

Ma i pazienti non sono ancora stati sotto­posti all'infusione di cellule staminali in Sici­lia, e le famiglie, che hanno combattuto per­ché venisse data ai loro cari, affetti da malat­tie rare per le quali non esiste una cura scien­tificamente approvata, la possibilità di esple­tare le cure compassionevoli in Sicilia, lancia­no ogni giorno accorati appelli perché non si perda del tempo prezioso.

Numerosi, in tal senso, gli appelli lanciati da Anna, la mamma di Mauro Terranova, il 23enne modicano affetto da Atassia Spinoce-rebellare. Come riferito dai familiari, il giova­ne è peggiorato negli ultimi tempi e, se do­vessero aspettare il turno agli Spedali Civili di Brescia si arriverebbe alla fine del 2014. An­che la famiglia sciclitana Tasca, con Lorenzo, di 2 anni, affetto da Smal, attende di sotto­porre il piccolo alle cure al più presto e auspi­ca che il governo regionale si attivi, magari sollecitato dai parlamentari iblei. I benefici sarebbero tangibili per tutti. Anche la picco­la Rita Lorefice, 19 mesi, affetta dal Morbo di Nieman Pick del tipo A/B, già sottoposta alle cure agli Spedali di Brescia spera di poter fa­re l'ultimo ciclo di terapia in Sicilia, sì da ri­sparmiarsi il pesante viaggio a Brescia.

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GLI APPELLI. Numerosi gli appelli lanciati da Anna, la mamma di Mauro Terranova, il 23enne modicano affetto da Atassia Spinocerebellare. Il giovane è peggiorato negli ultimi tempi e, se si dovesse aspettare il turno agli Spedali Civili di Brescia, si arriverebbe alla fine del 2014.

LA CONTROVERSIA

Il mondo scientifico si interroga sulla validità del suo utilizzo Il Metodo Stamina è un trattamento terapeutico di cui si è molto discusso e di cui ancora oggi si contina a dibattere. Il trattamento a base di cellule staminali è stato inventato da Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia, professore associato di Psicologia generale presso il corso di laurea in filosofia dell'Università di Udine. Il metodo, fino a poco tempo fa, risultava essere privo di ogni validazione scientifica che ne attestasse l'efficacia ed è proprio perquesto che il mondo scientifico continua ad avanzare perplessità sul suo utilizzo. Il professore Umberto Veronesi, tra gli altri, sostiene che il caso "ripercorre il canovaccio delle vicende Bonifacio e Di Bella", cioè di sperimentazioni avviate sotto la spinta "della piazza" piuttosto che da criteri scientifici. Fatto sta, che il metodo, stando a numerose testimonianze, pare abbia dato finora ott imi risultati. Ed è per questo, e grazie all ' impegno della Stamina Foundation, di cui Vannoni è presidente, che molte famiglie, anche in Sicilia, sperano di poter dare un conforto ai loro cari affetti da malattie rari per le quali non esiste ancora una cura scientificamente approvata.

R.R.

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Asl/1 Malattie rare: seimila casi a Brescia con un aumento del 23% in due anni

L'esempio del Centro territoriale dell'Asl di Brescia come modello di organizzazione e di gestione nel primo Rapporto sulle Reti di assistenza redatto da Federsanità. Il Rapporto dedicato ad Edoardo, «bambino raro»

«Questo lavoro è dedicato a un bambino, Edoardo, che, senza saperlo ève11

con la sua esistenza ha contribuito^

}tìvo

wsi»

• Per gestire in modo appropriato l'assistenza ai malati rari, i direttori generali delleAziendesanitariechie-dono nuovi strumenti di monitorag­gio e di governance, che consentano la concreta realizzazione della presa in carico dei pazienti. Al momento, l'anello debole del sistema è la man-canzadi un adeguato impianto orga­nizzativo sul territorio, dedicato alle malattie rare, causa la carenza di si­stemi informativi integrati e di finan­ziamenti ad hoc dei percorsi diagno-stico-terapeutici. È quanto emerge dal Rapporto sulle Reti di Assistenza ai Malati Rari dedicato ad Edoardo, un «bambino raro». Si tratta della prima ricognizione completa sull'esperienza dei diretto­ri generali AsI-Aziende ospedaliere in tema di malattie rare, curata da Federsanità-Anci, Ceis Sanità e Re­cordati e presentata a Roma in un

workshop al ministero della Salute. All'interno del Rapporto, è pubblica­to un intervento di Carmelo Scarcel-la, direttore generale Asl di Brescia e Fulvio Lonati, direttore Dipartimento Cure primarie dell'AsI, che illustra il Centro territoriale per le malattie ra­re dell'AsI di Brescia, istituito nel 2009. Centro che si pone quale strut­tura di riferimento locale, tesaaforni-re risposte ai quesiti dei pazienti ed ha come obiettivo quello dell'integra­zione tra presidi di rete e le diverse realtà socio-sanitarie. Ne pubblichiamo uno stralcio. «Le malattie rare, per definizione po­co frequenti, quindi tendenzialmen­te poco conosciute e meno studiate, dispongono di un'offerta socio-sani­taria non altrettanto presente ed effi­cace come per le altre patologie. Di fronte a patologie non conosciute o conosciute in modo molto superficia-

flà

le per la loro bassa frequenza, il me­dico ha necessità di documentazio­ne ed informazione che non sempre viene soddisfatta da fonti aggiornate ed esaustive. Il passo successivo è quello di indirizzare i pazienti a strut­ture idonee con il timore di trovarsi di fronte ad una realtà sanitaria che of­fre talvolta scarsa possibilità di scel­te diagnostiche e terapeutiche. Tut­to questo determina un aggravamen­to della sofferenza intrinseca della malattia e la necessità, per il malato e i familiari, di sottoporsi ad una "migrazione sanitaria", potendosi ri­volgere solo a pochi centri specializ­zati, con tutti i disagi e le preoccupa­zioni che ne possono derivare. Alla luce di tali valutazioni, accompagna­te dalla crescente attenzione da par­te del ministero della Salute e delle Regioni che stanno promuovendo lo sviluppo di Reti per le Malattie rare,

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l'AsI di Brescia ha scelto di affronta­re il problema attivandoli Centro Ter­ritoriale per le Malattie Rare. Si è ritenuto, infatti, che l'AsI, ente deputatoa livello locale a coordinare operativamente tutti gli sforzi neces­sari attorno al la persona malata e al-lasuafamiglia, sia chiamataa mette­re in atto modalità organizzative o funzionali, esplicitate pubblicamen­te, finalizzate a facilitare a livello lo­cale la presa in carico e l'accompa­gnamento lungo il percorso diagno-stico-terapeutico-assistenziale del­la persona affetta da malattia rara. Il Centro, istituito formalmente nel feb­braio 2009, è una articolazione orga­nizzativa dedicata, finalizzata ad evi-denziare ed affrontare aspetti e criti­cità peculiari delle malattie rare ete­sa a risolvere la frammentarietà de­gli interventi rispondendo alle parti­colari, e talvolta eccezionali, esigen­ze di tali malati e dei loro famigliari. Si ritiene che dall'esperienza del

Centro, presentatane! presente con­tributo, sia agevolmente possibile trarre indicazioni di ordine metodologico-strategico a caratte­re generale, esportabili in altri conte­sti. La strutturazione delle funzioni e dell'organizzazione del Centro si è basata innanzitutto su una attenta analisi delle criticità esistenti, di se­guito sinteticamente esposte. Caren­za di percorsi assistenziali. La diffusione disomogenea sul terri­torio di conoscenze e competenze in tema di malattie rare, unitamente a ragioni storiche, sociali e culturali hanno determinato disuguaglianze anche marcate nello sviluppo e nell'applicazione dei percorsi assi­stenziali delle malattie rare. Accanto a patologie per le quali il legislatore ha provveduto alla creazione di regi­stri nazionali, come l'ipotiroidismo congenito, o di centri regionali come per laf ibrosi cistica, od altre che, pur non essendo oggetto di normativa specifica, hanno suscitato particola­

re attenzione come la talassemia, la maggior parte del le malattie rare so­no orfane anche di percorsi assisten­ziali riconosciuti econdivisi, con rile­vanti disparità di trattamento dei pa­zienti. Il frequente andamento cronico e non di rado invalidante delle malat­tie rare richiede spesso l'interessa­mento di una serie di operatori so­cio-sanitari. Le numerose malattie rare che esordiscono in età infantile richiedono un coordinamento tra gli interventi di prevenzione, diagnosi, trattamento, assistenza psicologica, riabilitativa e sociale, anche nelle età successive e, spesso, per tutta la vita. È fondamentale sviluppare in questo ambito strumenti adeguati di organizzazione e comunicazione. I dati europei confermano questa dif­ficoltà di riconoscere gli eventi rari da parte degli operatori sanitari». Pagina a cura di

ANNA DELLA MORETTA [email protected]

DISTRIBUZIONE E FREQUENZA DELLE MALATTIE RARE NELL'ASL DI BRESCIA (DICEMBRE 2012)

MACROCRUPPI - CATEGORIA DIAGNOSTICA

Malattie delle ghiandole endocrine, del metabolismo e disturbi immunitari

Amiloidosi primarie e familiari

Alterazioni congenite del metabolismo del ferro

Disturbi del metabolismo e del trasporto degli amminoacidi

Iperaldosteronismi primitivi

Altre malattie endocrino-metaboliche

Malformazioni congenite

Malattie del Sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo

Connettiviti indifferenziate

Altre malattie del sistema osteomuscolare

Malattie degli organi di senso

Cheratocono

Altre malattie organi di senso

Malattie del sistema nervoso

Distrofie muscolari e miotoniche

Malattie spino-cerebellari

Neuropatie ereditarie

Sclerosi laterali amiotrofica

Altre malattie del sistema nervoso

Malattie del sangue e degli organi emopoietici

Difetti ereditari della coagulazione

Anemie ereditarie

Altre malattie del sangue

Malattie del sistema circolatorio

Malattie della pelle e del sottocute

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Page 37: ASL 4 / THIENE Over 60 in vacanza alle terme e in … Agosto.pdfASL 4 / THIENE Over 60 in vacanza alle terme e in Romagna a prezzi vantaggiosi dalla fine di agosto SANTORSO - Una vacanza

Malattie dell'apparato digerente

Altre malattie

Neurofibromatosi

Altre malattie

• Il Centro dell'AsI di Brescia si occupa di monitorare dal pun­to di vista epidemiologico le ma­lattie rare nel territorio: a fine 2012, risultavano in carico all'AsI 6.081 assistiti affetti da malattia rara, identificata me­diante la relativa esenzione per patologia rara; rispetto a fine 2010, anno di piena messa a regime del Centro territoriale, l'aumento è stato di 1.146 assi­stiti (+23,2%). Le patologie ri­scontrate afferiscono a 22 di­verse categorie comprendenti 208 diverse forme patologi-

ASL/2

Il «nodo» del rapporto coi genitori

che. Il gruppo più rappresenta­to è quello delle malattie delle ghiandole endocrine e del me­tabolismo e dei disturbi immu­nitari, seguito dalle malforma­zioni congenite e dai disordini del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, come evidenziato nel la tabella. Si evi­denzia che, riferendosi i dati esposti al totale della popolazio­ne dell'AsI di Brescia, compo­sta da circa 1.165.000 perso­ne, i numeri assoluti riscontrati sono appressi mabi li allapreva-lenza per milione di abitanti.

Si legge nel Rapporto di Feder-sanità: «La positiva esperienza condotta dal Centro territoriale malattie rare consente di sug­gerire la possibilità e l'opportu­nità che, presso ciascuna Asl, siano attivate modalità organiz­zative o funzionali, esplicitate pubblicamente, final izzateafa-cilitare a livello locale la presa in carico e l'accompagnamen­to lungo il percorso diagnosti-co-terapeutico—assistenziale del malato affetto da malattia rara, prevedendo in particolare le seguenti funzioni: facilitazio­

ne della comunicazione tra me­dici di medicina generale, pe­diatri di libera scelta, speciali­sti, centri di riferimento per le malattie rare; attivazione di una apposita commissione me­dica locale per garantire la for­nitura di presidi indispensabili e insostituibili non previsti dai Livelli essenziali di assistenza; possibilità di attivare un suppor­to psicologico per il malato af­fetto da malattia rara e la fami­glia o chi si occupa di lui, da parte di operatori specifica­mente orientati e formati».

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