Asinu Gennaio

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www.asinupress.wordpress.com gennaio 2011 Anno II N.3 ...per chi è senza vergogna... tratto da: “Full Metal Unisa” Se voi signorine finirete questo corso, e se sopravviverete ai cfu sarete laureati, sarete dispensatori di sapere, pregherete per lavorare! Ma fino a quel giorno sarete utenti, la più bassa forma di vita che ci sia nel Globo! Non siete neanche fottuti stu- denti, sarete solo pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta Merda! Dato che sono un duro non mi aspetto di piacervi, ma più mi odierete, più imparerete. Io sono un duro però sono un giusto: qui non si fanno distinzioni razziali. Qui si rispetta gentaglia iscritta a fisica, lettere, scienze della formazione, davimus, sociologia, ingegneria edile e architettura e perfino a Editoria & Pubblicistica. Qui vige l'eguaglianza: non conta un cazzo nessuno basta che pagate le tasse. I miei ordini sono seguire seminari inutili, comprare libri originali e umiliarvi per servire il mio beneamato posto! Capito bene luridissimi utenti? Barone Hartman LA REDAZIONE: Marco Mastrandrea Rosamaria Romanelli Emanuele Siano Raffaele Nappi Vincenzo Buoninfante MaryJoe del Pizzo Franco Galato Disegni: Fabiola Pistone Fumetti: Armanno Fortunato Annalaura D’Angelo Roberta Bisogno Impaginazione a cura di Pasquale Barbarisi Su Facebook: Asinu Press BOLLETTINO INFORMATIVO DELL’ASSOCIAZIONE OCCUPAZIONE AULA A DI ECONOMIA RIFORMA GELMINI APPROVATA IL POPOLO CIECO MARCIA PER LE STRADE DI SALERNO BOLLETTINO INFORMATIVO DELL’ASSOCIAZIONE CHI RUBA CHI HA FATTO LA SPIA CHI SUDA IL SALARIO CHI LOTTA MA IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU...? Non durerò I nostri polsi stretti nel tenerci le mani nei tempi morti, in cui non c'è nessun calore e le nostre parole sembrano solo aria: l' espandersi lento di chi possiede tutto, l' avanzare del deserto, il respiro sotto le costole e fare l' amore con la tua pelle sottile, e mentre il cielo si ritrae respirare, respirare... Non durerò che un istante. Pierluca D’Amato Sono aperte le iscrizioni agli appelli d'esame...affrettati, l'offerta dura pochissimi giorni Direttore Asinu celebra l’ingresso nell’entourage del poeta “Pierluca D’Amato” Giornale indipendente distribuito presso l’Università di Salerno Grazie ai sostenitori per le eventuali offerte! FREE PRESS

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III numero del giornale Asinu. Mensile di controinformazione indipendente autofinanziato. Distribuito presso l'Università degli Studi di Salerno

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Page 1: Asinu Gennaio

www.asinupress.wordpress.com gennaio 2011

Anno II N.3...per chi è senza vergogna...tratto da: “Full Metal Unisa”Se voi signorine finirete questo corso, e se sopravviverete ai cfu sarete laureati, sarete dispensatori di sapere, pregherete per lavorare! Ma fino a quel giorno sarete utenti, la più bassa forma di vita che ci sia nel Globo! Non siete neanche fottuti stu-denti, sarete solo pezzi informi di materia organica anfibia comunemente detta Merda! Dato che sono un duro non mi aspetto di piacervi, ma più mi odierete, più imparerete. Io sono un duro però sono un giusto: qui non si fanno distinzioni razziali. Qui si rispetta gentaglia iscritta a fisica, lettere, scienze della formazione, davimus, sociologia, ingegneria edile e architettura e perfino a Editoria & Pubblicistica. Qui vige l'eguaglianza: non conta un cazzo nessuno basta che pagate le tasse. I miei ordini sono seguire seminari inutili, comprare libri originali e umiliarvi per servire il mio beneamato posto! Capito bene luridissimi utenti?

Barone HartmanLA REDAZIONE:

Marco MastrandreaRosamaria Romanelli

Emanuele Siano

Raffaele NappiVincenzo BuoninfanteMaryJoe del PizzoFranco Galato

Disegni:Fabiola PistoneFumetti:Armanno Fortunato

Annalaura D’Angelo

Roberta Bisogno

Impaginazione a cura diPasquale Barbarisi

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BOLLETTINO INFORMATIVO DELL’ASSOCIAZIONE

OCCUPAZIONE AULA A DI ECONOMIA

RIFORMA GELMINI APPROVATA

IL POPOLO CIECO MARCIA PER LE STRADEDI SALERNO

BOLLETTINO INFORMATIVO DELL’ASSOCIAZIONE

CHI RUBA

CHI HA FATTO LA SPIA CHI SUDA IL SALARIO

CHI LOTTA

MA IL CIELO E’ SEMPRE

PIU’ BLU...?

Non dureròI nostri polsi strettinel tenerci le maninei tempi morti, in cuinon c'è nessun caloree le nostre parolesembrano solo aria:

l' espandersi lentodi chi possiede tutto,l' avanzare del deserto,il respiro sotto le costolee fare l' amorecon la tua pelle sottile,e mentre il cielo si ritraerespirare, respirare...Non durerò che un istante.

PierlucaD’Amato

Sono aperte le iscrizioni

agli appelli

d'esame...affrettati,

l'offerta dura

pochissimi giorni

Direttore Asinu celebra l’ingresso nell’entourage del poeta

“Pierluca D’Amato”

Giornale indipendentedistribuito presso

l’Università di Salerno

Grazie ai sostenitoriper le eventuali offerte!

FREE PRESS

Page 2: Asinu Gennaio

“Gli esami non finiscono mai” diceva Eduardo; “il tempo per darli finisce ancor prima d’iniziare” vi dice, invece, l’Asinu. Siamo nel nostro Ateneo, più precisamente nella facoltà di Lettere e Filosofia, e ci apprestiamo a fare due conti - cosa, in realtà, poco consona all’ambiente - per capire com’è cambiata la sessione invernale nell’ultimo periodo. Al principio della nostra analisi c’è l’anno acca-demico 2008/2009, il cui calendario delle attività didatti-che recita: I sessione 2009 (2 appelli): dal 26 gennaio al 13 febbraio; dal 16 febbraio al 6 marzo. Dopo un rapido calcolo, ci risultano 30 giorni utili per fissare le temute date, escludendo i sabati e le domeniche. Nell’anno accademico 2009/2010 la sessione miracolosamente inizia a ‘dimagrire’: il periodo interessato va dal 25 gennaio al 26 febbraio, con perdita di 5 kg, emh, giorni

utili. Ultimo, ma non per importanza, è il corrente anno accademico - il 2010/2011 - per il quale la perdita di peso si fa ancora più seria: vengono meno altri 5 giorni, giun-gendo a soli 20 dì per sostenere esami fissati, poi, in base a criteri non del tutto comprensibili (dal 31 gennaio al 25 febbraio). Abbiamo iniziato con 30, siamo passati per 25 e terminiamo la corsa con 20; cosa sta succedendo? Per quale motivo, nonostante il logico accumularsi degli esami da sostenere per chi è iscritto da più anni, il tempo per concretizzare sta via via scomparendo? Farà anche, forse, piacere alle casse dell’Università questa situazio-ne che vede necessaria una più lunga permanenza per quelli che non riescono in questa frenetica corsa alla Laurea? A chi sa rispondere vanno le ardue sentenze; ciò che è certo è che se “gli esami non finiscono mai” la colpa non è solo nostra. Annalaura D’Angelo fumetti

La tua attività musicale e nel mondo del sociale continua ormai da più di venti anni: ti saresti mai aspettato che nel 2010 i tuoi testi potessero essere così tremenda-mente attuali? No, perchè quello che facevo non era fatto per vincere questa o quella battaglia, volevo creare dei nuclei che resistessero nel tempo, creare una coscienza. Mi aspettavo che non sarebbe cambiato tantissimo. Non mi sarei aspettato l'illetterato Bossi che governa l'Italia o quello con gli occhi da sanguinario, che fa il ministro del ''come cazzo si chiama'', La Russa. Ottenute le nostre cose ci toglieremo il passamontagna e torneremo a casa. A me lo toglieranno solo quando chiuderanno il ''tavuto''. Si parlava di un nuovo disco della 99 Posse, abbiamo ascoltato "Antifa" e "l'Italia a mano armata"… il disco vero e proprio ha già una data o un periodo fissato per l'uscita?Ci sono problemi legati ai meccanismi della discografia, vorremmo riuscire a fare in modo che esca entro Giungo, se per allora non sarà completato uscirà a Settembre. Nel tuo disco live “O Zulù in the Al Mukawama experiment 3” da solista, cantavi "we don't need new antifa songs"...come ci spieghi la nascita di "antifa"? La canzone continuava “non abbiamo bisogno di canzoni antifasciste, ma abbiamo bisogno di azioni antifasciste”.

La canzone mira a costruire una rete di autodifesa, infatti emerge una serie di soggettività sociali formate da individui che vivono in pericolo perchè le Ronde Fasciste ci sono e sono protette e finanziate dal governo. Il vero intento della canzone è quello di far capire che il fascismo è violenza che si esercita materialmente e realmente sui corpi della gente. Ed è una cosa intollerabile.Prima eravate legati ad un'etichet-ta che vi premeva e in un certo senso tentava di pilotarvi. Adesso invece come stanno le cose? Adesso siamo senza casa discografica e fieri di esserlo. Questo ci permette di gestire autonomamente il disco e di organizzarne la distribuzione che, probabilmente, avverrà per mano di un'altra multinazionale la quale comprerà il disco a lavoro ultimato e si occuperà solo di stampa e distribuzio-ne. Noi di Asinu, siamo un pò come voi. Noi senza finanziamenti e consensi dall'Università e voi senza Casa Discografica. Il parallelismo azzardato è per dire che in realtà come voi siamo contenti di non

essere legati a nessun vincolo. Cosa pensi della nostra controin-formazione?Dovete continuare a farlo! Una delle prime cose pubbliche che ho fatto era molto simile a questa, si chiamava ''Palle'' ed era per deridere ''Cuore'', un supplemento dell'Unità. Si trattava di quattro pagine ciclostilate nell'univer-sità dove si parlava di problemi inter-ni. Storie di ''Baroni che rompono i coglioni e lecchini di baroni''. E' una bella palestra perchè permette il confronto: io là ho imparato molte cose importanti sul linguaggio e sul modo di porsi in pubblico.

Franco Galato,Rosamaria Romanelli

Nome: Rock‘n’Roll CircusIt’s only rock’n’Roll…but I like it!Anno: 1968. Luogo: un tendone da Circo.Durata: 59 min, 5 sec. Protagonisti: Jethro Tull, The Who, Taj Mahal, Dirty Mac (con John Lennon alla chitarra, un giovane Eric Clapton, Keit Richards al basso e Mitch Mitchell batterista di Jimi Hendrix), Yoko Ono invitata dal com-pagno sul palco, Marianne Faithfull e dulcis in fundo..gli inclonabili Rolling Stones con un Jagger che offre uno spettacolo come pochi: se il rock avesse un volto, sarebbe quello di Mick.

SE SOLO POTESSI, MI LAUREEREI

Sara [MAT. 0312400041]: «Ma alla fine com’è andato l’esame? Il prof s’è com-portato bene stavolta? »Raffaele[MAT. 0312400022]: «Non mi ci far pensare, sono stato bocciato. M’ha guardato di nuovo il libretto! »

glienti, la biblioteca a scaffale più grande del Sud: eppure le fondamenta di tutto questo ancora mancano.Nel 2007 il Ministero dell’Università e della Ricerca ha redatto ed emesso lo Statuto dei diritti e dei doveri degli Studenti Universitari. In questo documento sono trattati tutti gli ambiti e le situazioni della vita universitaria; i professori si devono attenere a quella che è l’uguaglianza sostanziale tra gli studenti. Nessun docente potrebbe visionare il libretto in sede d’esame, tutti gli iscritti avrebbero il diritto di poter essere esaminati dal titolare di cattedra, l’università dovrebbe garantire che gli orari delle singole lezioni non siano sovrapposti. Questi sono soltanto alcuni dei punti che lo statuto ufficiale tocca.Ogni ateneo è libero di adottare e modificare, a seconda delle proprie esigenze, tale statuto; tuttavia proprio a

Salerno questi diritti sono stati deliberatamente ignorati ed esclusi. Chiunque è libero di controllare sul sito dell’Università come, alla voce “statuto”, manchino com-pletamente tutte le norme a tutela dello studente. La gravità della situazione aumenta pensando che in molte città d’Italia, e in particolare nel martoriato Sud, il regola-mento è presente ed efficace. Un esempio è Bari dove i ragazzi, dopo più di due mesi di occupazione, hanno modi-ficato ed integrato la stesura iniziale apportando significa-tivi miglioramenti a tutto il testo.Noi siamo forse diversi?Eppure nessuno parla e tutti aspettano pazienti che gli altri agiscano, ma non si può credere che intervengano i profes-sori al posto nostro. Le ingiustizie che ogni matricola subisce partono già dal suo arrivo al campus. Ebbene sì, già al momento dell’iscrizione dovrebbe essere consegnato lo statuto. Peccato che all’Università di Salerno non ci sia proprio niente da consegnare; solo documenti che parlano di governance e di astrattismi, invece di occuparsi in primis degli studenti. Quanto tempo ancora dovremo passare con la testa bassa attraverso i corridoi del nostro futuro? È una domanda che bisogna farsi, quando sulla strada dei diritti non abbiamo mosso nemmeno i primi passi, quando non ci si chiede ancora chi abbia abbattuto il nostro statuto. Nessuno è più colpevole di chi tace.

Scrittura&Resistenza

LO STATUTO ABBATTUTONella comunità universitaria gli studenti sono portatori di diritti riconosciuti e

inalienabili.

S iamo a Salerno, in un campus dalle sembianze americane ma dalla tendenza tipicamente italia-na. Fontane zampillanti, aule spaziose e acco-

INTERVISTA ALLO ZULU’ DEI 99 POSSELE PAROLE DI CHI HA USATO LA VOCE COME UN’ARMA

Luca Persico ospite dell’aula A di Economia Occupata

II VII

Film consigliato

ASINU

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ATTENZIONE. L’ACCESSO È VIETATO AL PERSONALE NON AUTORIZZATO. Ines proseguiva. La porta si piegò verso l’interno. Provette, macchinari, strane sostanze. Ma non c’era quello che cercava. Era arrivato il momento dell’azione, quello sempre più difficile. Durante i consigli con gli altri membri Ines era sicura ed affascinata dalle parole di terrore che ascoltava. Ma ora si metteva alla prova, non era facile. Spesso rimandare un problema non significa eliminarlo. Ines sentì un brivido… per questa volta rimandava, per questa volta se ne tornava a casa. Per questa volta non avrebbe agito, non era ancora pronta. Forse non lo era mai stata. Si aggiustò meglio il cappuccio sulla fronte e, capo chino, uscì dal laboratorio. La sua giornata universitaria era durata pochi minuti : giusto il tempo di confondersi tra la folla, di raggiungere la facoltà di Scienze Biologiche e di cercare il coraggio che ancora non aveva. Al ritorno la sua mente analizzava ogni singolo sguardo ricevuto, ogni occhiata strana che rappresentava un pericolo.

Era fin troppo consapevole che non avrebbe potuto più sbagliare, o tantomeno dimostrarsi ancora una volta codarda. Gli altri non perdonavano. Non l’avrebbero più perdonata. Era stata salvata da loro, doveva loro la vita, non voleva deluderli. Se ne tornò nel suo alloggio, ancora vuoto. Era quasi sera e gli altri si sarebbero fatti vivi di lì a poco. Era lunedì, il giorno degli incontri. Quella notte avrebbe dovuto raccontare loro tutto, senza scuse. Era ancora troppo dura con se stessa. Sfruttò quel poco tempo che le rimaneva per tranquillizzare la mamma a casa con una lettera più ipocrita che bugiarda : “Qui è una meraviglia e ho già fatto amicizia con tre ragazze. L’appartamento è carino e accogliente, anche se piccolo. Col cibo me la cavo, è quasi come in Spagna. Mi manchi”. Anche la mamma faceva finta che quelle parole fossero vere e naturali. Sua figlia aveva deciso di scappare dall’inferno, con quel corag-gio che a lei invece era sempre mancato… un po’ la invidiava. Ines si addormentò. Forse il peso dei suoi pensieri le schiaccia-va la mente. La svegliò Andrea. Era notte. Il momento della riunione era arrivato.

di Raffaele Nappi

DoubleCAPITOLO II

L’articolo richiede un minimo di immaginazione. Seduti uno di fronte all'altro, Curzio Maltese di 'La Repubblica' e Ruggero Guarini de 'Il Tempo' discutono a proposito del movimento studentesco. Il caffè espresso del primo lascia capire la sua personalità e le sue idee: lui è un tipo impulsivo; al contrario del suo compagno, accomodante e risoluto, che gusta un tè aromatizzato all’arancio. Curzio: Ieri sono stato con gli studenti alla Sapienza e le loro paure si sono manifestate: alcuni gruppi violenti si sono infiltrati al corteo e hanno oscu-rato le loro proposte per un sistema scolastico migliore. Ruggero: Ma lascia stare, gli studenti veri studiano 10 ore al giorno come dei somari, sgobbano, seguono le loro ossessio-ni individuali non stanno a sventolare bandiere e ad inneggia-re ideologie inutili, come al solito, proposte da capetti dal futuro lavorativo fallimentare. Curzio: Se solo provassi ad avere una visione più ampia della situazione ti accorgeresti che i giovani in tutta Europa stanno manifestando il malesse-re che li attanaglia proprio in merito al loro futuro; non dimen-ticare le proposte fatte dai movimenti al G8, quelle che il servilismo dei media ha oscurato, si sono rivelate profetiche, acute e attuali. Non possiamo permetterci di ignorare la

”generazione meno” per opportunità e aspettative di vita e definire i rivoltosi dei fannulloni impotenti. Ruggero: Non cambi nulla scendendo in piazza con qualche slogan populi-sta, lo fai solo per accattivarti le simpatie degli intellettuali, quelli di poco conto dei quali nessun giovane dotato di creati-vità e intelletto crede. È provato che con le ideologie si sfocia sempre nelle peggiori dittature, vedi il secolo scorso, una visione più ampia di così? Curzio: Dobbiamo fuoriuscire da un sistema corrotto ed oppressivo all’interno nel quale siamo finiti anche per colpa di alcune ideologie. Iil berlusconismo è un fenomeno che denigra le classi sociali che compongono la maggioranza della popolazione italiana, i giovani e gli intellettuali sono la speranza di un paese alla deriva. Ruggero: È proprio quel Berlusconi che in realtà tanto invidi per capaci-tà imprenditoriali e politiche ad essere il baluardo della legge del “saper fare” che sovrasta il piccolo pensiero al quale voi giornalisti di sinistra vi legate. Curzio si alza di scatto e paga il conto. Uno sguardo rapido al suo interlocutore e, indignato, esce dal salotto. Ruggero resta seduto al tavolino ancora un po’ per finire il suo tè e osservare Curzio attraversare la strada e sparire tra la gente.

Random PageDialogo davanti a un caffè e un tè aromatizzato all’arancio Composto con le lettere scritte al movimento studentesco da Curzio Maltese e Ruggero Guarini

Marco Mastrandrea

mento (sia esso chiamato cambiamento, libertà o futuro, non importa) e il raggiungimento ad una non-fine che è smarrimento. In questo non-luogo non vi è arrivo ma solo attesa, transizione costante. Questi momenti sono i grandi punti in sospeso che volontariamente (ma spesso, inevitabilmente) la politica riversa sui media e, di conseguenza, i media sulla società tutta. Sono “i rischi imprevedibili” delle elezioni, sono i dissidi interni ad una maggioranza che resiste con mezzi più o meno leciti, sono i fragili tentativi di un’opposizione che ha smarrito se stessa, sono le conseguenze di una crisi che subdolamente influenza le economie e le esistenze, il presente ed il futuro; sono , infine, i toni apodittici da politicanti irresponsabili con cui si è lasciato in sospeso la questione della chiusura di Termini Imerese e il rilancio di Pomigliano, togliendo la libertà di un fine anno dignitoso ai lavoratori e alle loro famiglie. Ogni singola questione irrisol-ta, ogni accenno lanciato come un sasso nello stagno contribuisce a costruire quel clima nebuloso che ci avvolge tutti. La nebbia è simile alla confusione, simile alla perdita di pudore, simile alla cecità, simile all’incomprensione.

Come si combatte la nebbia? In questo stato di cose il duemiladieci mette in discussione ogni tipo di valore fondante: dal valore del lavoro e della rappresen-tanza sindacale al senso del voto e della questione morale della politica; dalla dignità della vita alla stabilità della Repubblica stessa. Esiste un’alternativa reale? Si sente la necessità di una radica-le trasvalutazione dei principi che regola-no la nostra esistenza per ripulirli perio-dicamente dalla nebbia che li avvolge e dal tempo che li usura. Martin Luther King il quattro aprile del 1967 disse: “Sono convinto che se vogliamo metter-ci dalla parte giusta della rivoluzione mondiale, noi dobbiamo sottoporci ad una radicale rivoluzione dei valori. Dobbiamo rapidamente allontanarci da questa società centrata sui beni, e andare verso una società centrata sulle persone. Quando le macchine, i compu-ter, i profitti, e i diritti di proprietà sono considerati più importanti delle persone, i tre mostri del razzismo, materialismo estremo e militarismo non possono più essere sconfitti.”

La società e la politica italiana hanno vissuto il duemiladieci attraverso una serie di sensazioni lente, gradua-li e silenziose intervallate da sfoghi più o meno violenti. L’attenzione delle coscienze indivi-duali è stata catturata da svariati temi: si spazia dalla compravendita dei deputati alle scissioni parlamen-tari, dalla privatizzazione del sapere agli scontri più aspri e violenti tra la società civile e le Forze dell’Ordine, dalle fiducie costantemente imposte alle manovre di riforma del sistema economico e scolastico del Paese. Ebbene, come sottofondo ad un clima di presunta prosperità, stabili-tà sociale e politica, riecheggiava l’esasperazione violenta delle mino-ranze organizzate che oscillavano tra il silenzio e l’azione diretta, tra il conflitto duro e aspro ed il dialogo attraverso forme alternative di comunicazione. Durante tutto il corso dell’anno la paura per la preca-rietà delle singole vite come indivi-dui sociali, l’incertezza di un futuro economico stabile e la sfiducia nei propri simili ha incominciato a perva-dere soprattutto chi partecipava attivamente alla vita pubblica dello Stato. Dal Presidente della Repubbli-ca ai membri del Governo, dai Parla-mentari nazionali ed europei agli amministratori regionali, provinciali e comunali, ogni singolo elemento che struttura il tessuto politico italia-no ha iniziato a percepire la forte spinta di rinnovamento che sta partendo dal basso, che lentamente sta rivoluzionando e rendendo consapevoli le menti esasperate di chi non riesce a sostenere un mondo sporco e vecchio. Il duemiladieci è stato un anno transitorio che ha visto nascere qualcosa che non ha portato a termine. Ciò che si sta vivendo sono una serie di “punti di non arrivo” nella storia del nostro Paese ovvero momenti storici con un inizio di forte impatto sulle coscienze la percezione illusoria di uno sposta- Emanuele Siano

VI III

I PUNTI DI NON ARRIVO DEL 2010L'immersione in un clima nebuloso e la frenesia per un nuovo e reale inizio

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Dal ‘48 al ’76, affluenza media alle urne: 92%. Dal ’79 in poi c’è stato un rapido declino della popolazione politicamente attiva. Può aver inciso il terrore generatosi negli “Anni di piombo”?

«Negli anni ’70 si avviò un processo di allentamento della presa dei partiti politici sulla società, in particolare della DC e il PC. Questo non dipese solo da un fatto contingente come possono essere gli “anni di piombo”, ma da un processo più generale che riguardava l’incapacità dei partiti a governare la società. Un’erosione provocata dai ceti sociali più evoluti che considera-vano troppo burocratizzati i partiti.»

C’è il rischio che parte della popolazione più emarginata non si senta più rappresentata e, dunque, non vada più a votare, generando quella che lei definisce “L’urna del silenzio”?

«Col diminuire della presa sulla società, i partiti diventano remoti rispetto ad essa. Questo causa l’allontanamento dalle urne di una parte della società, quella periferica, che è sempre meno raggiunta dai messaggi dei partiti. “L’urna del silenzio” nasce dalla preoccupazione che l’astensionismo provochi una legittimazione del potere politico sempre minore.»

Quanto costano gli “Scilipoti”?

«I partiti che nascono in Parlamento sono frutto dell’aggregazione di idee personali comuni e come tali possono sciogliersi anche il giorno dopo. Il partito forte nasce nel momento in cui esso si forma nella società, quando nasce da un conflitto e su quel conflitto vanno a prendere posizione determinati personaggi, i quali vengono votati perché hanno scelto di stare da una o dall’altra parte e questo si riflette nella rappresentanza parlamentare.»

E’ necessario uscire dalla Seconda Repubblica? Se si, come? Passando anche per l’abrogazione della “Porcellum”?

«Uscire dalla Seconda Repubblica è necessario in quanto occorre riprendere la discussione su “che cosa fare” e non su “chi lo fa

meglio”, aspetto che ha preso il sopravvento negli

ultimi anni. Riguardo alla “Porcellum”, esiste un dato preoccupante: oggi in Italia circa il 20% dei voti validi non hanno rappresentanza in Parlamento. Governare bene significa non delegittimare il regime democratico. Occorre capire fino a che punto si può sacrificare la rappresentatività elettorale in nome della governabilità»

Secondo lei perché i governi in periodo di crisi finanziaria vanno a gravare in primis sull’istruzione?Non dovrebbe essere il punto base da cui ripartire e ricostruire la società? «La crisi è prodotta da un’idea di Liberismo sfrenato e assoluto che ha trasformato valori in disvalori, come la competizione. Essa è stata causata da un ceto politico ed economico che ha contemporaneamente gestito la stessa crisi riducendo così la distribuzione del reddito ma concentrando i prestiti della crisi su quelli che la subiscono.»

Qual è il punto della Riforma che voi ricercatori contestate?

«Fino ad ora il 40% dei corsi è stato tenuto da noi ricercatori su base volontaria e a titolo gratuito, forse anche perché abbiamo legittimamente aspirato ad uno scatto di carriera. Avremmo voluto che questa riforma avesse tenuto conto di ciò. Invece, pone la nostra categoria su un binario morto: ed è qui che nasce la protesta. Non vogliamo il posto di professori associati solo perché abbiamo insegnato (ope legis), ma pretendiamo criteri di valutazione rigidi con i quali essere valutati per le singole esperienze effettuate e, inoltre, aver la possibilità di far carriera. Un altro aspetto che contestiamo è la precarizzazione del ricercatore a tempo determinato che avrà un percorso ancora più lungo: dottorato, assegni di ricerca, post-dottorato. Abbiamo proposto di eliminare il metodo del concorso per diventare docenti, perché quello sì, che va a favorire i baroni.

Abbiamo proposto uno scatto di carriera sulla base del merito: se il ricercatore fosse valutato per il lavoro che fa, non ci sarebbe barone che potrebbe contestarlo.»

Che rapporto c’è tra ricercatore e azienda privata? E chi è a determinare tali rapporti, l’università pubblica o altri?

«Il rapporto è personale, cioè se un ricercatore ha un’idea brillante chiede a partner industriali, piccole e grandi aziende, di lavorare assieme. Ritengo che in questo non ci sia nulla di cui scandalizzarsi, anzi, credo sia positivo. Tuttavia, anche oggi non c’è chi si fa garante di tali rapporti, e anche questo andrebbe cambiato… La riforma prevede la loro partecipazione per il 40% nel CDA e ciò vuol dire che potranno decidere delle politiche di ricerca. Non saranno più scelte dal basso del ricercatore. Bisogna avere anche il coraggio di ammettere che non tutti i finanziamenti sono stati dati a ricerche sempre produttive. Ma il ddl non va a toccare questo aspetto. La riforma, infatti, è passata perché, probabilmente, parte del mondo accademico era d’accordo: rettori e professori di II fascia. Non abbiamo trovato solidarietà tra i nostri colleghi.»

Ed ora? Quali sono le conseguenze della vostra indisponibi-lità, per esempio a Farmacia?

«Ora siamo indisponibili a fare lezione, non siamo in sciopero. Apparentemente le conseguenze non ci sono state, in quanto molti corsi del I semestre sono stati spostati al II . Se continuere-mo ad essere indisponibili, i corsi saranno bloccati, oppure dovranno essere affidati a persone esterne che verranno pagate pochi euro all’ora, (immaginiamo quale sarà la qualità della formazione data). Quindi, a riforma approvata, dovremmo valutare se rientrare per senso di responsabilità verso i giovani. Inoltre, non siamo neppure convinti che docenti esterni oppure docenti cui verrà affidato un carico didattico enorme (con esiti che già conosciamo) potranno veramente contribuire al vostro percorso formativo. Speriamo anche nell’intelligenza degli studenti. Spesso, i docenti, non potendo sostenere l’enorme carico didattico , mandano i dottorandi a fare lezione. Siamo consapevoli di non essere riusciti a creare un ponte con gli studenti. Non è importante solo l’esame , ma anche se un professore 6 volte su 8 non si presenta a lezione. La nostra è una battaglia di legalità perché la nostra professionalità venga riconosciuta.»

IV V

L’URNA DEL SILENZIO: L’ITALIA ALLA DERIVAIl fenomeno dell’astensionismo raccontato dal prof. Domenico Fruncillo

RICERCATORI SU UN BINARIO… MORTO!

Intervista ad Antonello Petrella ricercatore di farmacia.

Vincenzo Buoninfante

MaryJoe del Pizzo

Il 14 dicembre 2010 è stato il giorno della fiducia e dell’ esasperazione. È stato il giorno in cui civili (tra)vestiti da studenti, lavoratori, madri, aquilani e infiltrati hanno sfilato per le piazze di Roma. Qualcuno di essi l’ha anche distrutta. Si potrebbe fare una riflessione sui simboli assaltati quel giorno. Si potrebbe scegliere di avere una coscienza critica su quei fatti, a partire dall’esperienza diretta di chi lo ha vissuto, il 14 dicembre. Per questo motivo è riportata la testimonianza di Giuseppe Criscito, presidente del sindacato studentesco universitario ‘Link Fisciano’ all’ indomani del 14.“Sono partiti due bus da Salerno per la manifestazione nazionale svoltasi a Roma. Uno di questi bus era composto interamente da studenti dell' Università di Salerno. Per le strade di Roma hanno sfilato pacificamente centinaia di migliaia di persone: studenti, precari, ricercatori, operai,

cittadini aquilani, mamme di Terzigno e la F.I.O.M. hanno espresso la propria sfiducia nei confronti del Governo. Un Governo che ha distrutto scuola e università, che trascura la cultura, i beni culturali e che ha sempre rifiutato il dialogo con gli studenti scegliendo di blindarsi dietro quattro mura, facendosi ombra con delle tende o ancora facendosi forte attraverso le Forze dell’Ordine. Dunque, ignorando ogni volta il confron-to con le nostre proposte. Dire che la violenza è stata una risposta collettiva e condivisa significa dire il falso e far finta di nulla anche su questo. I gruppi isolati che hanno provocato disagi non hanno rappre-sentato gli studenti, perché non lo erano. Denunciamo perciò gli atti

vandalici che si sono perpetrati in quella bellissima giornata di lotta. Ma nemmeno possiamo esimerci dal denunciare anche il comportamen-to sconsiderato delle Forze dell'Ordine che hanno effettuato cariche ingiustificate a studenti inermi, a volto scoperto o addirittura di passag-gio. Questo il caso di due ragazzi dell' Università di Salerno, un ragazzo e una ragazza, che sono stati caricati nelle vicinanze di P.zza del Popolo, luogo non a rischio, diventato successivamente luogo di scontri. La ragazza fuggendo dalla carica è caduta, raggiunta dalla polizia ha subìto (da terra) manganellate e calci almeno fino a che il ragazzo, anch’ egli colpito all'altezza dell'occhio da una manganellata, è riuscito a portarla in salvo, facendo comunque notare ai poliziotti che fosse una donna, disarmata, a volto scoperto e di passaggio. Lo stato di repressione contro studenti e manifestanti pacifici, messo in atto dalle Forze dell'or

dine, ha rappresentato l'ennesimo gesto di noncuranza nei confronti dipersone che insieme fanno il popolo e ancora ha rappresentato il disprezzo nei confronti di un diritto democratico (quello di manifestare) da parte del Governo che ha racimolato una fiducia di tre voti sui corpi di centinaia di feriti. Non possiamo accettare questo tipo di violenza, né dal basso né dall’ alto. “Riportare l’ intervento di Giuseppe Criscito non vuol dire soltanto comprendere un fatto, ma prenderne atto. Vuol dire tenere sempre a mente che siamo tutti “sopra lo stesso tetto”, figli di un passato, testimoni di un presente e precari di un futuro che ci vedrà protagonisti.

LA GUERRA DI ROMA: ECHI DAL 14 DICEMBRE 2010Testimonianze degli studenti dell’Ateneo salernitano.

Roberta Bisogno