Asinu anno III #4

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Anno III N.4 ...per chi (non) è Fuori Corso... BOLLETTINO INFORMATIVO DELL’ASSOCIAZIONE ASINU www.asinupress.it [email protected] UNISA www.asinupress.it I serpenti sono capaci di ingerire un capretto intero, o addirittura qualcosa come due conigli. Una volta ingerita la loro preda, la digestione richiede un tempo più o meno lungo e in quel lasso di tempo essi non sono capaci di compiere nessun movimento se non quelli necessari per la sopravvivenza. Rimangono stesi al sole, lì, aspet- tando di digerire il capretto. Gli esseri umani sono capaci di ricevere un gran numero di informazio- ni: leggono il giornale, guardano la televisione, seguono la politica oppure seguono la contro- politica che in qualche modo, è politica anch’essa. continua a pagina 2 Assemblea degli studenti in difesa del trasporto pub- blico locale Fallisce la missio- ne appello in più a Lettere e Filosofia 15,7 18,3 18,7 19,9 20,5 22,1 24,8 27,5 33,6 34,2 42,6 32,8 39,6 21 36,2 39 30,8 29,4 41,8 35,2 Laurea in Corso Unisa Media nazionale Anno: 2010 Fonte: Almalaurea Trentaquattro: è il massiccio numero di punti per i quali il nuovo Statuto dell’UniSa, presentato dalla Commissione Statuto, è stato respinto dal MIUR. Come specificato, infatti, nell’art. 2 della legge 240/2010 entrata in vigore il 29 gennaio 2011, tutti gli Atenei italiani devono modificare il proprio statuto attenendosi alle disposizioni ministeriali. La Commissione dell’Università di Salerno si è resa operativa già dal febbraio successivo all’emanazione della nuova legge e, dopo quasi dodici mesi, il lavoro svolto ha ricevuto una sonora respinta. continua a pag. 3 UNISA: 78% dei laureati Fuori Corso Due visioni diverse di un bacio: quella romantica di Hayez, quella post-conflitto mondiale di Eisenstaedt. Il filo conduttore è uno: il meccanismo di contrasti che si instaura fra i colori degli amanti, annullati dal perfetto equilibrio del loro abbraccio passionale. Lo stesso Eisen- stadt disse: "ho scattato questa foto perché lei era una crocerossina, se fosse stata vestita di nero l'impatto non sarebbe stato lo stesso". Chissà, magari anche Hayez, quasi un secolo prima, avrà pensato lo stesso nell'imma- ginarsi il bacio dei suoi amanti. Fermo Immagine Quasi quasi, ti amo. Se mi viene lo sfizio lo faccio. Non è che ci metterei poi molto. Lo farei senza stancarmi tra me e me, senza allarmi. Mi innamorerei della tua collana e per regalo una gialla rana. Mi cimento in un ballo da sala senza compagna, guidando una pala. Andiamo al cinema senza pretese a pulire i sedili con le luci accese. E se non mi ami non fa niente mi diverto ad amarti solamente. Felice di Stefano d’Alessandro Un pensiero è libero finché ha la libertà di movi- mento, di espansione e di stravolgimento. Un pensiero o un’idea fermi in un solo punto sono già vecchi ed anacronistici. Noi puntiamo al rovescia- mento dei pensieri e alla mescolanza di essi su di un grande foglio bianco. Pensieri che a macchia d’olio riempiono un bianco che non sa di nulla. il cineforum “La Macchia”nasce dagli studenti per gli studenti, vuole creare una serie di appunta- menti che mostrino come i temi, dunque i pensie- ri, nel cinema si siano estesi a macchia d’olio. continua a pagina 7 Considerazioni Inattuali: sull’Inutilità e il danno dei Media UNISA BOCCIATA STATUTO RESPINTO Asinu, chi?! Asinu (specchio di unisA) è voluta espressione di contrarie- tà, opposizione, critica e ostinazione. Un luogo speculare rispetto alle riflessioni canoniche dell’UniSa, uno strumen- to di osservazione e indagine riguardo i temi sociali, politi- ci e culturali locali e nazionali, un’opportunità di crescita e di apprendimento extra-curriculare per tutti gli studenti. Il trasporto pubblico vittima della malagestione e della lottizzazione ad opera dei partiti è in serie difficoltà. ln pericolo è il diritto alla mobilità di oltre 10 mila studenti dell’UniSa. Per saperne di più: www.asinupress.it

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numero del mese di aprile di Asinu press, la rivista degli studenti per gli studenti dell'università

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Anno III N.4...per chi (non) è Fuori Corso...

BOLLETTINO INFORMATIVO DELL’ASSOCIAZIONE ASINU

www.asinupress.it

[email protected]

UNISAwww.asinupress.it

I serpenti sono capaci di ingerire un capretto intero, o addirittura qualcosa come due conigli. Una volta ingerita la loro preda, la digestione richiede un tempo più o meno lungo e in quel lasso di tempo essi non sono capaci di compiere nessun movimento se non quelli necessari per la sopravvivenza. Rimangono stesi al sole, lì, aspet-tando di digerire il capretto. Gli esseri umani sono capaci di ricevere un gran numero di informazio-ni: leggono il giornale, guardano la televisione, seguono la politica oppure seguono la contro-politica che in qualche modo, è politica anch’essa.

continua a pagina 2Assemblea degli studenti in difesa del trasporto pub-blico locale

Fallisce la missio-ne appello in più a Lettere e Filosofia

15,718,3 18,7 19,9 20,5

22,124,8

27,5

33,6 34,2

42,6

32,8

39,6

21

36,239

30,8 29,4

41,8

35,2

Laureati in CorsoUnisa Media nazionale

Anno: 2010

Fonte: Almalaurea

Trentaquattro: è il massiccio numero di punti per i quali il nuovo Statuto dell’UniSa, presentato dalla Commissione Statuto, è stato respinto dal MIUR. Come specificato, infatti, nell’art. 2 della legge 240/2010 entrata in vigore il 29 gennaio 2011, tutti gli Atenei italiani devono modificare il proprio statuto attenendosi alle disposizioni ministeriali.La Commissione dell’Università di Salerno si è resa operativa già dal febbraio successivo all’emanazione della nuova legge e, dopo quasi dodici mesi, il lavoro svolto ha ricevuto una sonora respinta.

continua a pag. 3

UNISA: 78% dei laureati Fuori Corso

Due visioni diverse di un bacio: quella romantica di Hayez, quella post-conflitto mondiale di Eisenstaedt. Il filo conduttore è uno: il meccanismo di contrasti che si instaura fra i colori degli amanti, annullati dal perfetto equilibrio del loro abbraccio passionale. Lo stesso Eisen-stadt disse: "ho scattato questa foto perché lei era una crocerossina, se fosse stata vestita di nero l'impatto non sarebbe stato lo stesso". Chissà, magari anche Hayez, quasi un secolo prima, avrà pensato lo stesso nell'imma-ginarsi il bacio dei suoi amanti.

Fermo ImmagineQuasi quasi, ti amo.Se mi viene lo sfizio lo faccio.Non è che ci metterei poi molto.Lo farei senza stancarmitra me e me, senza allarmi.Mi innamorerei della tua collanae per regalo una gialla rana.Mi cimento in un ballo da salasenza compagna, guidando una pala.Andiamo al cinema senza pretesea pulire i sedili con le luci accese.E se non mi ami non fa nientemi diverto ad amarti solamente.

Felice

di Stefano d’Alessandro

Un pensiero è libero finché ha la libertà di movi-mento, di espansione e di stravolgimento. Un pensiero o un’idea fermi in un solo punto sono già vecchi ed anacronistici. Noi puntiamo al rovescia-mento dei pensieri e alla mescolanza di essi su di un grande foglio bianco. Pensieri che a macchia d’olio riempiono un bianco che non sa di nulla. il cineforum “La Macchia”nasce dagli studenti per gli studenti, vuole creare una serie di appunta-menti che mostrino come i temi, dunque i pensie-ri, nel cinema si siano estesi a macchia d’olio.

continua a pagina 7

Considerazioni Inattuali:sull’Inutilità e il danno dei Media

UNISA BOCCIATASTATUTO RESPINTO

Asinu, chi?!Asinu (specchio di unisA) è voluta espressione di contrarie-tà, opposizione, critica e ostinazione. Un luogo speculare rispetto alle ri�essioni canoniche dell’UniSa, uno strumen-to di osservazione e indagine riguardo i temi sociali, politi-ci e culturali locali e nazionali, un’opportunità di crescita e di apprendimento extra-curriculare per tutti gli studenti.

Il trasporto pubblico vittima della malagestione e della lottizzazione ad opera dei partiti è in serie di�coltà. ln pericolo è il diritto alla mobilità di oltre 10 mila studenti dell’UniSa. Per saperne di più: www.asinupress.it

dal grafico in prima pagina

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THE ARTIST: quando il silenzio è d’oro

Facoltà Fuoricorso: il 78% degli studenti laureati fuoricorso

Attesa, evidente sudore che scende e bagna, litri di vino bianco, una camicia aperta, alcune delle persone più belle della mia vita e sul palco Federico Fiumani e i suoi Diaframma.

uomo del palco, uno che ai suoi concerti si sbatte ed è chiaro che la musica, per lui, è adrenalina e vita.Ripercorriamo i Diaframma, riper-corriamo la storia della musica italia-na: la scaletta è un viaggio nei 30 anni di vita della band. Fiumani ci regala brani che vanno da “Amster-dam” a “Fiore Non Sentirsi Sola”, da

“I Giorni Dell’Ira” a “Niente Di Serio”. Quasi 2 ore di musica che ha acco-munato vite diverse e distanti estra-polate da contesti e generazioni differenti: questa è l’energia del rock.

ra addosso i suoi brani come colpi di mitragliatrice. L’impatto non fa male, anzi, sono felice. Siamo felici, colpiti e stesi. Lunga vita ai Diafram-ma, esempio di passione e coerenza in un mondo dove è facile sporcarsi e cambiare abito. Prima di salvare ed inviare il file volevo salutare Alberto-ne. Ti vogliamo bene, tutti.

Lunga vita ai Diaframma!

U n ’ a t m o s f e r a inusuale, è un concerto diverso: si nota dagli sguar-di. Perdo i primi 5 minuti. Peccato, ma non fa nulla. Fiumani è una figura, una vera icona punk, un

I Diaframma sul palco sono diretti, veloci, secchi, spietati. Il più delle volte le canzoni finiscono in fretta, senza perdersi in lunghe code: Federico ci spa-

La quarta “peggiore” d’Italia per numero di laureati in corso. Lo dice Almalaurea e lo ripete il Sole 24 Ore: all’Università degli studi di Salerno solo 2 studenti su 10 terminano il percorso di studi nei tempi previsti. Dei 174 mila questionari compilati dai laureati italiani del 2010 emerge che il 39% ha concluso gli studi senza diventare “fuori-corso”. Nel complesso l’UniSa è sotto del 17% rispetto alla media nazionale, in alcune Facoltà il distacco risulta ancora più ampio.

Capire le cause di questo fenomeno richiede una riflessione concreta sull’efficienza organizzativa dell’Ateneo salernitano. Molti spendono giudizi negativi nei confronti degli studenti imputandoli di scarso impegno, liquidando con semplicismo la questione. Se questo è l’unico “strumento” di analisi, possiamo dichiarare che all’UniSa vi è la più alta concentrazione di bamboccioni e che, come vedremo, gli studenti di Lingue sono meno pigri di quelli di Lettere o che, il corso di laurea di Ingegneria è più “facile” di quello di Economia. Analizziamo nel dettaglio la situazione delle Facoltà del nostro Ateneo:

Scienze socialiEconomia: solo il 14,7% degli studenti iscritti al triennio si laurea nei tempi previsti rispetto al 42,6% su scala nazionale. Sicuramente meglio la specialistica con il 24% anche se la media nazionale raggiunge quasi il 60%. La durata media degli studi triennali è di 5,2 anni mentre nel resto d’Italia è di 4,5. Solo il 30% si dichiara soddisfatto del corso di studi.Giurisprudenza: La durata degli studi media è di 6,8 anni, un anno in più rispetto alla media nazionale. I voti di laurea sono fra i più bassi di Italia.Scienze Politiche: Alla triennale solo il 19% dei laureati in corso, alla specialistica quasi il 30%.

Area scientificaIngegneria: i laureati in corso al triennio sono il 23,1% contro il 32,8% di media nazionale. Il voto di laurea risulta superiore rispetto ai propri colleghi su scala nazionale.Scienze matematiche, fisiche e naturali: la durata degli studi è di quasi 6 anni contro i 5 della media nazionale. Il triennio lo conclude in tempo il 14,8% contro il 33,6% della specialistica.Farmacia: rappresenta l’eccezione, ovvero, è la facoltà scienti-fica che si avvicina di più ai livelli nazionali. Più del 35% degli studenti iscritti alla magistrale a ciclo unico completano in tempo gli studi e il 60% si dichiara soddisfatto del corso di laurea.

Scienze umanisticheScienze della Formazione: Alla triennale solo il 20% si laurea nei tempi previsti con un voto di laurea superiore a quello della media nazionale. Solo l’1% sceglie di compiere un’esperienza di studio all’estero. Lettere e Filosofia: Al triennio il 21% si laurea in corso, la durata degli studi è in media di 5,3 anni. Un terzo degli studenti è soddisfatto del corso di studi e poco meno della metà segue regolarmente i corsi. Alla specialistica vi è un’inversione di tendenza, il 40% si laurea nei tempi previsti, segue di più i corsi e in molti decidono di svolgere una parte degli studi all’estero con progetti come Socrates/Erasmus.Lingue e letterature straniere: La seconda migliore d’Italia dopo quella di Udine. E’ il fiore all’occhiello fra le discipline umanistiche e si nota: i tempi di laurea sono conformi agli standard nazionale, alla specialistica il 54% si laurea nei tempi previsti contro il 47% del resto della penisola. Gli studenti seguono assiduamente e in molti compiono esperienze forma-tive all’estero.

Marco Mastrandrea*fonte Almalaurea

I serpenti cacciano le loro prede, gli uomini invece le ricevono. Da chi? Si chiamano Mass Media, sono Supercreature dai Superpoteri. Per noi umani, certo, sono fondamentali: senza di loro non riusciremmo a sopravvivere. Tagliati fuori dal mondo, fuori dall’informazione. Pensate, hanno il potere di “creare il tempo degli eventi” e di indirizzare le persone in qualsiasi direzione. Se i mass media parlano di crisi, magicamente in Italia c’è crisi; quando invece decidono di parlare di Spread, tutti pensiamo in termini di Spread. Negli ultimi due anni hanno avuto la capacità di riempire la nostra memoria RAM di cose come: caduta del governo dell’uomo più cattivo d’Italia, fine della crisi con i nuovi tecnici, nuovo inizio di una crisi di cui non si riesce a vedere la fine. Per non parlare delle rivoluzioni: quelle in Medio Oriente, quelle che partono dalla Sicilia con il nome “Movimento dei Forconi”, quelle degli Indignados. E se non esiste la parola per descrivere un

fenomeno, sono essi che creano neologismi. Hanno creato il tempo degli eventi che è un tempo lineare, così che noi pensassimo che qualsiasi nostra azione e qualsiasi nostro pensiero sia inevitabilmente perso tra la miriade di eventi, di pensieri, di azioni. Ci hanno fatto credere che qualsiasi cosa ha senso solo se passa attraverso il loro filtro; allo stesso modo, una cosa perde senso quando loro decidono di non parlarne. Siamo abituati alla linearità degli eventi, all’ordine precostituito, al silenzio e alla calma disperata di questo nostro pianeta. Ascoltate il pazzo che urla “Dov’è Dio?”, mischiate le carte che vi hanno messo in tavola perché sicuramente chi le ha disposte ne conosce l’ordine e prevede le vostre mosse. Allenatevi al dubbio, alla domanda, alla perpetua e stancante ricerca. Non pensate che il vostro tempo sia quello a cui ci hanno abituato. Distruggete e ricreate i linguaggi e i pensieri. Dubitate anche di me.

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L’ (Anti) Editoriale

Rabbia (non) Maldestra

The Artist, premiato con cinque Oscar, è molto più di una banale operazione-nostalgia, è un esperi-mento, un tentativo di riportare al cinema il gesto, l’espressione, sotto forma di un sorriso eloquente o di uno sguardo intenso, modi di comunicare troppo spesso soffocati, nei film moderni, da fiumi di parole inutili. The Artist è un film estremamente nuovo, nonostante nasca come omaggio al cinema muto delle origini. Nuovi sono i volti degli attori (Jean Dujardin e Bérénice Bejo), sconosciuti al grande pubblico, nuovo è il regista (Michel Hazanavicius), altrettanto poco noto, nuovo è l’atteggiamento degli spetta-tori, più attento e acuto nella visione, stimolata dall’assenza dei dialoghi. La storia è semplice: la carriera di un divo comincia a declinare con l’avvento del sonoro. I timori del protagonista si manifestano in un sogno molto signi-ficativo, nel quale Dujardin è sconvol-to dal fragore dei rumori della vita reale che irrompono sullo schermo. Per lui, attore della vecchia guardia, il silenzio dei film muti non è un limite da superare, bensì una condizione

naturale, capace di trasformare il cinema in sogno, creando un mondo astratto, lontano, fatto di silenzi rarefatti, atmosfere incantate, corpi parlanti. In questo universo di celluloi-de la parola è prosaica, superflua, spezza l’incanto, rompe la magia, nella sua ottica il cinema non ne ha bisogno perché è già di per sé un mezzo potente e immaginifico. The Artist, pertanto, è un tuffo nel passa-to, in un passato troppo lontano per essere stato vissuto

e per questo ancor più piacevole da ammirare, fotogramma dopo fotogramma. E’ un inno alla settima arte, i cui padri (i Lumière, Méliès, Griffith, etc.) andrebbero riscoperti e apprezzati in memoria di un cinema privo di parole, ma ricco di stimoli.

Un pensiero è libero finchè ha la libertà di movimento, di espansione e di stravolgimento. Un pensiero o un’idea fermi in un solo punto sono già vecchi ed anacronistici. Noi puntiamo al rove-sciamento dei pensieri e alla mescolan-za di essi su di un grande foglio bianco. Pensieri che a macchia d’olio riempiono un bianco che non sa di nulla.

Cineforum“LA MACCHIA”

I nostri appuntamenti in aula 20 di Lettere e Filosofia (ex Scienze Politi-che): 19 aprile ore 14.30 - Goodbye Lenin di Wolfgang Becker26 aprile ore 14.30 -Milk di Gus Van Sant

10 maggio ore 14.30 -I gatti persiani di Bahman Ghobadi.Nato dagli studenti per gli studenti, vuole creare una serie di appunta-menti che mostrino come i temi, dunque i pensieri, nel cinema si siano estesi a macchia d’olio. Lo faremo

attraverso 5 appuntamenti che coinvolgeranno i seguenti argomenti, per poi instaurarne un dibattito: cinema e politica, cinema e media, cinema e tabù, cinema e storia e cinema e musica.

La Redazione

Franco Galato

Camilla Di Spirito

ASINU

Rup

B. .

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ook

Crossing

Sfili i guanti, poi sfili il cappotto, togli il cappello, le mani tra i capelli bianchi. Indossi sempre la giacca a quadretti e il dolcevita blu. Elegante. Il mio preferito. Sistemi ogni cosa. Poi cammini irrequieto a dimostrazione della tua magrezza, del tuo passo leggero, del tuo mento che sporge curioso come gli occhi tuoi vispi. Sei sempre armato di libri, un verde zainetto, cappotto lungo e sciar-pa. La pelle è liscissima, le dita sono sottili. Pare che ogni cosa che sfiori si prenda gioco del mondo, come fanno i bambini. Ti siedi e leggi con attenzione, come se niente ti facesse da contorno. Poi, le palpebre tue le vedi avvici-narsi le une alle altre e dolcemente resistere, e tu mica t’avvedi del resto intorno? No, tu no. Cerchi fra gli scaffali ciechi e tra i libri qualcosa, occupato a dare nuove soluzioni alla matematica, silenzioso. Un uomo di calco-lo. L’altro uomo, quello del duemilaquattro, ha gli occhi color del mare,azzurri e limpidi: sorride se il mare è calmo, grida forte se dentro di lui c’è tempesta. Tu niente. Scompari fra i libri quasi distrurbato dal mormorìo che non s’acquieta, quasi oppresso da tanto far niente. Ti si vede spesso nelle giornate di sole, cadenzato, ordinario, infallibile. All’ora di pranzo ti si rivede giù, dove di solito si affrettano a prendere posto gli stanchi, i solitari e le lucer-tole. All’ora di pranzo sfili con sicurezza il cibo dallo zaino così che incalzi la marcia. Avanti e indietro, indietro e avanti. Le gambe lunghe calcano la linea immaginaria fino a che il confine è riconoscibile al mondo e fino a che lo stomaco è sazio. Guardi l’orologio. Ѐ l’ora.A volte faccio come il signore col crespo sul cappello: ti guardo da lontano, se mi passi accanto abbasso lo sguar-do, se conti i passi io tengo il tempo, se ti gira la testa io te la reggo.

Novella di Bibliotecafuori capitolo

Lettore, questa è la descrizione di un uomo, l’indeterminatezza non ne faccia un uomo qualun-que. Egli è l’uomo dell’ appuntamento: Stesso posto, stessa ora.

Giovanni Pizza è nato ad Avellino nel 1992. Ha scritto vari articoli per alcuni giornali locali ed è stato consigliere alla consulta provinciale degli studenti. Attualmente frequenta il secondo anno alla LUISS Guido Carli. Ha scritto la sua prima poesia all’età di 6 anni, presente nel suo primo libro Malìa edito da Ler editrice nel 2009.

Come nasce Malìa e perché?Malìa nasce dal bisogno di comunicare, i sentimenti, i valori e anche i semplici pensieri. Un bisogno che è tipico di ogni uomo e del suo essere sociale e che io ho avvertito fin da piccolo. Un bisogno che si può soddisfare anche con le amicizie, ma che solo la carta porta al suo massimo potenziale.Il nome Malìa indica sia una specie di incantesimo con il quale si cerca di influire sulla volontà dell’uomo, la magia, sia un qualcosa di malva-gio. Da qui anche la doppia natura dell’amore che ci incanta e che allo stesso tempo ci danna.

Di cosa parlano le tue poesie? E qual è la tua preferita?Il tema della maggior parte delle mie poesie è l’amore in tutte le sue forme, per una persona, per la terra, per un ideale. E in particolare una di queste, che è Omologia, ben incarna il mio amore per la vita.

Cosa significa per te la poesia? E che cosa significa per te essere poeti oggi?Essere poeta per me non è la semplice capacità di scrivere, ma un modo di vivere appieno, in modo intenso, osando e scavando oltre la superficialità delle cose, che se pure è più facile è anche più arida.

Quali difficoltà hai incontrato nella ricerca di una casa editrice e nella successiva pubblicazione?La ricerca per la casa editrice è stata molto veloce, visto il mio deside-rio di pubblicare la raccolta prima dei 17 anni. Le case editrici non tendono ad investire nei giovani scrittori emergenti, specie se si tratta di una raccolta di poesie. Alla fine però una casa editrice locale ha accettato la pubblicazione, forse perché aveva notato il mio impe-gno nell’organizzazione della presentazione e ha mandato in stampa 500 copie, ad un prezzo, proposto da me, insolitamente basso (5 euro) proprio per garantirne la massima diffusione.

Nella magia di Malìa La raccolta di poesie del giovane Giovanni Pizza

Giovanna Pentella

Una vera e propria “bacchettata” ricevuta dal Ministero insom-ma, quasi una sorta di legge del contrappasso: per una volta è stata l’Università ad essere rimandata in pieno. Parziale conso-lazione deriva dalla consapevolezza che è un destino che ci accomuna ad altre realtà italiane: stessa sorte è toccata infatti agli Atenei di Catania, Genova e al politecnico di Torino di cui Profumo era il Rettore.Ma cos’è che ha lasciato insoddisfatto a tal punto il Ministero da motivare un così netto rifiuto?In realtà gli articoli respinti ruotano, sostanzialmente, attorno ad una serie di punti fermi sui quali il Ministero non è disposto a cedere; l’Università, dal canto suo, è disposta ad accettare tutte le modifiche tranne quelle riguardanti due punti. Il primo riguar-da la decadenza del Senato in seguito al fallimento della mozio-ne di sfiducia al Rettore: il Ministero si difende dicendo che la legge non lo detta come imposizione, la Commissione si appella invece all’inequivocabile ingovernabilità che scaturirebbe dai contrasti tra i due organi; il secondo invece riguarda l’elezione del CdA, le quali modalità non erano state chiaramente specifi-cate. L’intenzione di non voler scendere a compromessi per quanto riguarda questi due punti crea l’eventualità per l’Università di affrontare un ricorso al TAR.È indispensabile però un’osservazione anche sugli articoli che hanno incontrato la resistenza del MIUR ma a favore dei quali la Commissione non è disposta a lottare; un’analisi generale ci porta fondamentalmente ad osservare che le disposizioni ministeriali per la stesura del nuovo Statuto sono orientate da una parte ad indebolire il potere del Senato Accademico (l’organo collegiale di un'università o analoga istituzione accademica, di solito comprendente il Rettore e i rappresentanti del corpo docente, del personale non docente e degli studenti) potenziando di gran lunga invece quello del CdA (l'organo colle-giale al quale è affidata la gestione delle società); dall’altra a offrire maggiori compiti (ad esempio l’approvazione dei corsi di studio e la loro soppressione) ai Dipartimenti, riconoscendoli quindi come i reali responsabili della didattica, rispetto alle Facoltà, viste invece come meri “collegamenti” fra i vari corsi di studio.

Più complesso diventa il discorso se ci si sofferma sulle ragioni che hanno portato alla mancata approvazione dello Statuto sulla base di così numerose motivazioni: o il testo della legge Gelmini è ambiguo e di difficile comprensione perfino per i tecni-ci delle Commissioni istituite negli Atenei ai quali lo Statuto è

stato respinto, oppure (cosa molto più probabile) i cambiamenti apportati dalla riforma non sono ben accetti nemmeno dalle istituzioni nostrane che adesso preferiscono mantenere il prece-dente status quo. Ma allora la domanda sorge spontanea: perché non si sono opposti prima, al fianco di noi studenti, al destino verso il quale un’erronea politica di tagli e privatizzazioni ci stava inevitabilmente trascinando?

UNISA BOCCIATA: STATUTO RESPINTO

Stefano D’Alessandro

La sopraffina selezione dei mass-media tra ciò che è notizia, e ciò che può essere omesso. C’era una volta un lupo e una pecorella, e un treno che forse percorrerà la loro verde valle. Succede in Val di Susa, dove si ignorano i dettagli di quella mastodontica linea ferrata, che potrebbe cambiare definitivamente l’assetto infrastrutturale italiano. Nella valle non ci sono scavi, ma tafferugli tra forze dell’ordine e manifestanti; gli stessi che, una volta decimati dagli arresti, bloccano gli ingressi autostradali a più riprese; attivisti che salgono sui tralicci dell’alta tensione e ragazzi che apostrofano carabinieri come pecorelle. La telecamera ripren-de, ma sul progetto TAV l’obbiettivo è già chiuso. Che i princi-pali organi di informazione italiani preferiscano dare spazio a personalismi da wrestling, piuttosto che ad un serio dibattito su un’opera così importante, è ormai un dato assodato. Urge però un ragionamento ad ampio spettro. Tralasciando il ricco palinsesto di notiziari che, per ragione di cose, deve risponde-re ad una mera logica di audience e organizzare i propri servizi lungo questa finalità; il panorama della carta stampata dovrebbe fornire un esempio opposto. Un’opinione pubblica solida e dal sostrato culturale sufficiente a filtrare notizie più complesse rivolge le proprie aspettative al giornale, piuttosto che al tg nazionale. Laddove i semplici telespettatori cercano la concisione e l’episodio eclatante da discutere con la propria famiglia a tavola, gli osservatori, d’altro canto, richiedono completezza e analisi dei vari punti di vista. Nonostante facciano eccezione gli ottimi lavori d’inchiesta pubblicati dai maggiori settimanali, anche i più tradizionali organi di informazione tendono ad uniformarsi ai colleghi televisivi. Complice la superficialità nel trattare più fenomeni nello stesso tempo (e di conseguenza arronzatamente), l’obiettivo rimane quello di calamitare l’interesse di un maggior numero di persone verso la notizia del momento, piuttosto che orien-tare lo stesso pubblico verso un’opinione, che richiederebbe un maggior dispendio di tempo e di risorse. Da uno schermo catodico o cartaceo l’Italia sembra un Paese rivoltoso durante i week-end o in altri giorni prestabiliti. Per una settimana ci sono i Forconi in Sicilia, in un’altra il posto è occupato dai comitati No Tav e in un’altra ancora c’è lo sciopero delle categorie. Come le soap che si rispettano, ci sono anche le donne di Se non ora, quando. Appaio, dunque sono. Non importa quanto effettivamente valga la causa, basta coprirla di iniziative eclatanti con qualche insulto a caso all’operato del governo, i giornalisti verranno da sé

Martina Gargiulo

continua dalla prima pagina

Il futuro della facoltà di Scienze politiche

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A tu per tu con il preside Luigino Rossi sul nuovo assetto dell’Università degli studi di Salerno

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FacolTa'

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“Un essere che si abitua a tutto. Ecco, credo, la migliore definizione dell’uomo.”

Fëdor Dostoevskij

Triste verità. Sappiamo stupirci, meravigliarci, infastidirci, ma facilmente cediamo alla tentazione dell’abitudinarietà: basta ricordare quanti commenti di sdegno riguardo la notizia della chiusura di “Editoria e pubblicistica” hanno invaso la bacheca del gruppo del corso di laurea su Facebook e come, dopo poco tempo, la questione sembra essere stata cestinata dalla nostra memoria.Basta stare a guardare, è arrivato il momento di agire! A nome del nostro corso di laurea stiamo realizzando un e-book che ne dimostri la validità, affinché non venga chiuso. Abbiamo bisogno del contributo di tutti gli studen-ti; ogni idea per arricchire il nostro progetto è fondamen-tale, ed è nostro dovere almeno provarci! Un certo Churchill disse “è un peccato il non fare niente col pretesto che non possiamo fare tutto”.

Chi fosse interessato, può contattarci su Facebook o alla mail [email protected] Grazie.

Professore, lei è docente dell'insegnamento "Istituzioni di cultura editoriale", uno dei corsi caratterizzanti di Editoria e Pubblicistica. Quali sono gli obiettivi del corso? Cosa desidera trasmettere ai suoi studenti?

Gli obiettivi sono quelli di offrire una formazione professionaliz-zante nel settore editoriale librario, qualunque sia il vettore tramite cui i contenuti possano essere diffusi. Mi riferisco, naturalmente al libro cartaceo ed alle diverse forme di e-book e/o di diversi supporti informatici. Lo scopo che intendeva persegui-re la Facoltà di Lettere e Filosofia è stato incentrato sull'offerta di materie base tipiche degli studi umanistici con materie più tecni-che quale appunto Istituzioni di Cultura Editoriale. Mi impegno costantemente a trasmettere agli studenti proprio il senso del rapporto con il mondo del lavoro, tant'è che durante le mie lezio-ni dedico alcune ore non solo agli aspetti relativi alla produzione di un libro, ma anche alla vendita in libreria e nei diversi canali, nonché alle azioni di marketing per aiutare le vendite, inoltre una parte la dedico anche allo studio dei contratti collettivi di lavoro per le categorie del commercio che interessa il libraio, e dell'in-dustria che comprende i lavoratori impegnati nelle case editrici.

Nel "mondo del lavoro" chi è lei prima di essere docente universitario?

Chiusura di "Editoria e pubblicistica": cosa ne pensa? Quali valori attribuisce al corso di laurea dal punto di vista professio-nale, culturale e sociale, in Italia e soprattutto nel meridione, dove l'approccio e l'educazione alla lettura sono minimi? Non solo in Italia approccio, educazione e propensione alla lettu-ra sono dati assai sconfortanti, ma pensare che una volta tanto che una Università Statale, e meridionale per giunta, la prima in Italia, è costretta a dismettere un corso di laurea sin dai suoi primi passi, mi fa grande tristezza. Troppo spesso in questi tempi le forbici del risparmio a tutti i costi affossano anche le buone inizia-tive che proprio dopo i primi anni di cosiddetto rodaggio comin-ciavano a radicarsi non solo a Salerno ed a Fisciano, ma anche nel resto d'Italia. Tanti sono i master post laurea esistenti sul tema editoria, ma il "nostro" Corso di laurea triennale è forse l'unico in tutte le università pubbliche…

Lei stesso ha affermato che avrebbe voluto avviare degli stage presso delle case editrici, ma non ha più potuto. Può parlarci più dettagliatamente della sua iniziativa, con i suoi obiettivi? Come mai non può portarla avanti? Gli stage sarebbero partiti proprio con il prossimo anno: Universi-tà ed Associazione Italiana Editori hanno sottoscritto l'accordo quadro, e le prime manifestazioni di interesse all'ospitalità in casa editrice cominciano ad arrivare proprio in questi giorni...ma non perdiamo tutte le speranze: chissà che non si trovino "strade alternative" per non fare disperdere anche quello che si potrebbe chiamare l' ''avviamento" del Corso di Laurea, che oramai è cono-sciuto in tutta l'Italia, staremo a vedere…!

Sono innanzitutto un appassionato di libri, di qui il piacere di racco-gliere un po’ della storia centenaria della mia famiglia: sono libraio ed editore, poi molto impegnato nelle relazioni sociali di settore rappresentando la categoria appunto dei librai e dei piccoli editori anche a livello nazionale presso Confcommercio e Confindustria.

Editori e pubblicisti di tutto il mondo

Prossima la chiusura del corso di laurea in Editoria e PubblicisticaIl prof. Guida: gran tristezza per un corso unico nell’Università pubblica

Nunzia Iovieno

Con l'intervista al Preside Rossi abbiamo cercato di fare un po' di chiarezza sul futuro della facoltà di Scienze Politiche e sull'Università di Salerno in generale, partendo dalla questione Statuto: la riforma Gelmini (Legge 240/2010), entrata in vigore il 29 gennaio 2011, che modifica l'organiz-zazione e la struttura di governo delle Università, ha concesso un periodo di transizione non superiore a sei mesi per far adattare le università alla nuova normativa. A tal proposito è stata istituita una commissione per le modifiche di Statuto dell'Università di Salerno che ha iniziato i suoi lavori il 14 febbraio 2011. Il 31 ottobre 2011 è stata presentata al MIUR la bozza dello Statuto dell'univer-sità di Salerno, rifiutata in data 28 febbraio 2012 con osser-vazioni critiche a 21 articoli.Il preside Rossi ha accettato di chiarire con noi i punti fondamentali.

Quali sono i rilievi mossi dal MIUR? I più significativi riguardano l'articolo 18 della bozza, che attraverso un'interpretazione errata delle legge dava la possibilità di candidarsi a Rettore anche a coloro che aves-sero più di 64 anni. La legge prevede invece che si candidi-no solo coloro che possono terminare il mandato prima della data di collocamento a riposo.

Cosa cambia nell'organizzazione della didattica? Il MIUR nelle osservazioni all'articolo 33 della bozza fa emergere la nuova importanza dei Dipartimenti che acqui-stano un ruolo centrale. La facoltà, che apparentemente scompare, si evolve in maniera più intelligente. Il nostro Dipartimento potrebbe gestire 6 proposte di corsi di laurea: 2 di economia, 2 di Scienze Politiche, 1 di Sociolo-gia, 1 di Scienze della Comunicazione ed il corso di giornali-smo, con possibilità di integrazioni e di apporti reciproci.

Sarà valorizzata la rappresentanza degli studenti? C'è un aspetto formale e uno sostanziale, la rappresentan-za degli studenti è attualmente solo formale.

sono insegnamenti sovrarappresentati o sottorappresen-tati. Il resto dipende dalla sensibilità dei vertici.

Progetti per la facoltà? Vorremmo concordare con le altre facoltà di Scienze Politi-che della Campania una Magistrale per ogni facoltà e tutte queste dovrebbero convergere in una Magistrale di eccel-lenza.

Dal 2008 non ci sono più state elezioni del CDA, cosa ne pensa? Per me andrebbero fatte, però gli studenti per più di un anno fuori corso dovrebbero decadere dagli incarichi. C'è gente che una volta eletta rimane nel CDA anche laureata o fuori corso, perché come al solito l'emergenza diventa la regola.

Come inciderà il blocco del turnover nella componente docente al 20%? Male. Attualmente abbiamo un docente deceduto e tre gravemente ammalati e abbiamo difficoltà a sostituirli. Diversi docenti hanno un sovraccarico di impegni per far fronte alle esigenze dell'Istituzione. Gli sprechi in passato ci sono stati, ma oggi occorrono interventi diversi dai semplici tagli se vogliamo far funzio-nare davvero l'università.

Roberta Zollo e Angelo Minelli del Collettivo Autonomo di Scienze Politiche

Chi vi rappresenta (associazioni studentesche ndr) può farlo per motivi ideo-logici o interessi personali, quindi finite con il non essere direttamente rappresentati. Dovreste iniziare già da ora ad apportare il vostro contributo per l'offerta didattica, riuscendo così a chiarire quali sono i vostri bisogni e se ci

Approndimento sulla crisi economica : Lo strapotere della finanza raccontato ne "Il martedì economico" su asinupress.it