Asimmetrie informative e moral azzard

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Asimmetrie informative e moral azzard Prof. Giuseppe Rose (Ph.D., M.Sc., University of London) Universit degli Studi della Calabria Politica Economica Corso di Laurea in Economia Aziendale Corso di Laurea Magistrale in Economia Aziendale a.a. 2019 - 2020 In questa parte del corso iniziamo a studiare le asimmetrie informative e come queste possono condurre ad un fallimento di mercato. In pratica, prima vedremo come si denisce una asimmetria informativa e faremo degli esempi semplici di fallimento di mercato. Successivamente, vedremo un caso interessante di asimmetria informativa e fallimento di mercato noto come problema dei salari di e¢ cienza, o modello dellozio (Shapiro e Stiglitz, 1984). Universit della Calabria, Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza; E- mail : [email protected]; Homepage: www.ecostat.unical.it/Rose. Tel. 0984-492446. 1

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Asimmetrie informative e moral azzard

Prof. Giuseppe Rose (Ph.D., M.Sc., University of London)�

Università degli Studi della Calabria

Politica Economica

Corso di Laurea in Economia Aziendale

Corso di Laurea Magistrale in Economia Aziendale

a.a. 2019 - 2020

In questa parte del corso iniziamo a studiare le asimmetrie informative

e come queste possono condurre ad un fallimento di mercato. In pratica,

prima vedremo come si de�nisce una asimmetria informativa e faremo degli

esempi semplici di fallimento di mercato. Successivamente, vedremo un caso

interessante di asimmetria informativa e fallimento di mercato noto come

problema dei salari di e¢ cienza, o modello dell�ozio (Shapiro e Stiglitz, 1984).

�Università della Calabria, Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza; E-mail : [email protected]; Homepage: www.ecostat.unical.it/Rose. Tel. 0984-492446.

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1 Asimmetrie Informative

L�informazione è completa quando tutti gli agenti coinvolti in un processo

di interazione sono a conoscenza di tutti gli elementi rilevanti in tale processo

e tutti gli agenti sanno che tutti sono a conoscenza di tali elementi e tutti

sanno che tutti sanno che tutti sono a conoscenza e così via per in�niti stadi

di conoscenza.

L�informazione è incompleta se uno stesso attributo di diversi agenti non

è noto agli altri agenti. Ad esempio in una contrattazione l�acquirente non

conosce il valore che il venditore da ad un bene ed il venditore non conosce il

valore che l�acquirente da ad un bene. Entrambi gli agenti sanno che l�altro

non conosce e sanno che l�altro sa che loro non conoscono ecc.

L�informazione è asimmetrica quando una caratteristica rilevante in un

processo di interazione è nota solo ad una agente economico ed è ignota agli

altri agenti economici. L�agente che possiede tale informazione sa che gli altri

non la conoscono e gli altri sanno che lui sa che loro non sanno e così via.

Che cosa comporta l�informazione incompleta?

Che cosa comporta l�informazione asimmetrica?

Intuitivamente, il primo ed il secondo teorema dell�economia del benessere

sanciscono in sostanza l�e¢ cienza Paretiana dell�equilibrio che si raggiunge

2

in una economia di mercato. Tali teoremi si basano, tra l�altro, sull�ipotesi

che l�informazione sia completa. Quando l�informazione è incompleta o asim-

metrica l�e¢ cienza dell�economia di mercato sparisce e può essere necessario

l�intervento pubblico.

Qui focalizzeremo l�attenzione su alcuni problemi di asimmetria informa-

tiva e tralasceremo i problemi dell�informazione incompleta.

Un esempio di ine¢ cienza generata da problemi di asimmetria informativa

è la legge di Gresham: "la moneta cattiva scaccia quella buona". Si immagini

una moneta d�oro che può essere ri�lata al �ne di coniare, con l�oro sottratto

da diverse monete, ulteriori monete. Si immagini che ogni moneta non ri�lata

acquista una certa quantità di beni (6 pecore) e che quando un venditore vede

la moneta non è in grado di stabilire se tale moneta è stata ri�lata oppure se

e¤ettivamente si tratta di una moneta buona (asimmetria informativa). In

questo modo, nel dubbio il venditore non è disposto a vendere più sei pecore in

cambio di una moneta, ma ne venderà una quantità inferiore. A questo punto

chi è in possesso di una moneta buona, anche se fosse un uomo completamente

onesto, poichè non otterrà 6 pecore in cambio della sua moneta, ma ne avrà

una quantità minore, egli ri�lerà la sua moneta e tratterrà con se l�oro in

eccesso. La conclusione è che alla �ne, per colpa di un�asimmetria informativa

3

circa l�e¤ettivo quantitativo di oro all�interno di una moneta, non esisteranno

più monete buone, ma verranno scambiate solo monete ri�late.

Così come l�asimmetria informativa ha fatto sparire dal mercato la moneta

che valeva di più, qualora le asimmetrie informative riguardino le caratteris-

tiche di un bene o di un lavoratore, il risultato potrebbe essere che certi beni

spariscono dal mercato.

L�economista Akerlof (premio Nobel per l�economia) ha scritto un famoso

articolo intitolato "The Market of Lemons" che tradotto in italiano signi�ca

"il mercato dei bidoni" (un "bidone" in inglese è un "lemon", mentre un

"a¤are" è un "peach") nel quale prende ad esempio il mercato delle auto

usate e spiega come l�asimmetria informativa riguardo all�e¤ettiva qualità di

un�auto di seconda mano, fa si che si vendano solo "bidoni".1 Si consideri la

seguente situazione:

1Si noti che il lavoro di Akerlof è particolarmente importante in virtù dei concetti cheformalizza. La sua rilevanza va molto al di la della modesta importanza del mercatodelle auto usate, usato dall�autore solo come esempio in virtù del fatto che la valutazionedell�e¤ettivo valore di un�auto usata è un problema che tipicamente "terrorizza" moltistudenti.

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Acquirente venditore

Peach 3.000 2.500

Lemon 2.000 1.000

Esistono sul mercato auto usate buone (peach) e auto che sono dei bidoni

(lemon). I prezzi a cui il venditore e l�acquirente sono rispettivamente dis-

posti a vendere e ad acquistare le due tipologie di automobili sono indicati

sopra. Si supponga che l�acquirente non sia in grado di distinguere un peach

da un lemon, mentre il venditore conosce esattamente l�auto che sta vendendo

(asimmetria informativa sulla qualità dell�auto). Si assuma che il venditore

abbia 3 auto e che solo una di queste è un peach mentre due sono dei lemon

e si assuma inoltre che l�acquirente conosce tale distribuzione di probabilità.

Data questa distribuzione, il valore che un acquirente è disposto a spendere

per un auto usata è dato dal seguente valore atteso:

Va = 1=3 � 3000 + 2=3 � 2000 = 2:333: (1)

L�acquirente non è disposto a spendere più di 2.333 per avere un auto us-

ata. Si noti che, viste le valutazioni del venditore, egli non sarà mai disposto

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a vendere un�auto peach al prezzo di 2.333 poichè questa ha per lui un valore

di 2.500. L�acquirente sa, quindi, che egli non otterrà mai un auto buona

da questo venditore, di conseguenza egli non sarà disposto a pagare più di

1.500. In questa situazione, il mercato delle auto usate sarà caratterizzato

solo da bidoni. Non esiste mercato per le auto usate di buona qualità.

Il lavoro di Akerlof fa capire come qualora ci sia un�asimmetria informa-

tiva su una caratteristica di un bene, il bene di migliore qualità rischia di

uscire dal mercato.

Le asimmetrie informative possono essere di due tipologie.

1) Asimmetrie informative che si manifestano ex-ante ossia prima di con-

cludere un accordo o una transazione.

2) Asimmetrie informative che si manifestano ex-post ossia dopo che un

accordo è stato concluso.

La prima tipologia di asimmetria informativa genera problemi di selezione

avversa. In pratica, l�agente che possiede l�asimmetria informativa reagisce

ad essa (nel caso della moneta cattiva la reazione consiste nel dare meno

pecore) e la sua reazione fa si che egli peggiori la sua situazione (nel caso

della moneta, il fatto che vengono cedute meno pecore, fa si che nessuno

scambi una moneta buona e colui il quale possiede l�asimmetria informativa

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riduce la probabilita�di ottenere una moneta buona).

La seconda tipologia di asimmetria informativa genera invece problemi

di azzardo morale ossia comportamenti moralmente scorretti. Un esempio

semplice viene dato dal caso in cui un lavoratore contratta un salario con un

datore di lavoro e il salario che viene concordato prevede che il lavoratore si

impegni sul posto di lavoro. Se pero�il datore di lavoro non puo�controllare

l�impegno del lavoratore sul posto di lavoro, ecco che sorge il comportamento

moralmente scorretto, vale a dire il lavoratore puo�decidere di non impegnarsi

sul lavoro come aveva promesso di fare.

Di seguito illustreremo nel dettaglio le conseguenze per il mercato del la-

voro proprio di una asimmetria informativa legata all-impegno dei lavoratori.

2 Il mercato del lavoro in presenza di asim-

metrie informative

L�obiettivo di questa sezione è quello di iniziare a capire perchè il mercato

del lavoro non è mai caratterizzato dall�equilibrio tra domanda ed o¤erta di

lavoro (assenza di disoccupazione involontaria). In questo corso studieremo

un modello che spiega perchè esiste disoccupazione involontaria e quali sono

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le variabili che determinano l�entità della disoccupazione. Questo modello

e�noto come modello dei salari di e¢ cienza. Esistono diversi modelli che

spiegano l�esistenza dei salari di e¢ cienza. Noi studieremo il modello di

Shapiro-Stiglitz (1984) detto anche modello dell�ozio (shirking model). Tale

modello spiega l�insorgere della disoccupazione come conseguenza dei salari

di e¢ cienza.

I salari di e¢ cienza sono pagati dalle imprese a causa del fatto che i

lavoratori possono non impegnarsi sul posto di lavoro e le imprese non ri-

escono a monitorare l�impegno che essi profondono sul posto di lavoro. Il

problema che genera un equilibrio nel mercato del lavoro caratterizzato da

disoccupazione è la presenza di asimmetria informativa sull�impegno del la-

voratore. Per indurre l�impegno le imprese hanno bisogno di pagare salari

su¢ cientemente alti e devono generare un adeguato livello di disoccupazione.

Infatti, la presenza di disoccupazione è proprio l�elemento che fa "tremare"

il lavoratore il quale teme di perdere il posto di lavoro se scoperto ad oziare e

quindi deciderà di impegnarsi al �ne di ridurre il rischio di essere licenziato.

L�articolo scienti�co da cui il modello deriva è titolato "Unemployment as a

worker discipline device". Come vedremo il livello di disoccupazione di una

economia dipenderà dal potere di monopolio posseduto dalle imprese.

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3 Setup del modello

Si considerino una serie di lavoratori che hanno un orizzonte di vita in�nito.

In ogni singolo istante di tempo il lavoratore può essere occupato o disoccu-

pato. Qualore occupato, egli può decidere di impegnarsi sul posto di lavoro

(non-oziare) oppure può decidere di non profondere nessuno sforzo (oziare).

La funzione di untilià che ogni individuo ha in ogni istante di tempo dipende

dal suo status ed è data dalla seguente espressione:

utilit�a =

8>>>>>><>>>>>>:0 se disoccupato

w se occupato + ozio

w � e se occupato + impegno

(2)

dove w indica il salario reale pagato ai lavoratori ed e 2 f0; �eg indica il

costo dello sforzo. Si noti che si sta assumendo che il costo dello sforzo è

alternativamente o pari a zero (no impegno) o pari ad �e (costante e �sso per

tutti i lavoratori che si impegnano).

Fissiamo il seguente formalismo.

b! indica il tasso di licenziamento per motivi diversi dall�ozio.

q 2 (0; 1)! tasso di licenziamento per motivi legati all�ozio (probabilità

di essere scoperto ad oziare ed essere licenziati).

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a! probabilità che un disoccupato trovi lavoro.

Si noti che la somma b + q determina il �usso in uscita dall�occupazione

verso la disoccupazione, mentre il parametro a determina il �usso in uscita

dalla disoccupazione verso l�occupazione.

VE !indica il valore attuale di un lavoratore occupato che si impegna.

VS !indica il valore attuale di un lavoratore occupato che ozia (la lettera

S sta per "shirking").

VU !indica il valore attuale di un lavoratore disoccupato.

Si consideri VE: E�facile dare la sua de�nizione analitica. Infatti, in ogni

istante di tempo il valore di un lavoratore occupato che si impegna è dato

da:

w � e� b(VE � VU) (3)

dove il salario meno lo sforzo indica la funzione di utilità dell�individuo

nell�istante di tempo considerato. Allo stesso tempo però, poichè nello stesso

istante di tempo l�individuo rischia di essere licenziato con una probabilità

b il suo valore deve tenere conto di questo fatto. Per cui alla funzione di

utilità è necessario aggiungere il fatto che con probabilità b egli perde il suo

status (�b �VE) e con la stessa probabilità guadagna lo status di disoccupato

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(+b � VU). Abbiamo quindi spiegato perchè il valore in ogni istante di tempo

è dato dall�espressione (3). Noi abbiamo de�nito VE come il valore attuale

di un individuo che si impegna. Se ogni istante di tempo questo individuo

vale quanto indicato nell�espressione (3) per ottenere il suo valore attuale

dobbiamo dividere per il tasso di sconto (si ricorda che il valore attuale di

una rendita perpetua con rata costante è dato dalla rata diviso il tasso di

sconto). Per cui, indicando con la lettera � il tasso di sconto intertemporale

abbiamo:

VE =w � �e� b(VE � VU)

�(4)

ovvero:

�VE = w � �e� b(VE � VU): (5a)

Replicando lo stesso ragionamento, possiamo de�nire VS come segue:

�VS = w � (b+ q)(VS � VU): (6)

Si noti che in questo caso la probabilità di perdere lo status è data da

(b+ q) per il fatto che questo lavoratore sta oziando.

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In �ne, possiamo de�nire VU :

�VU = �a(VU � VE): (7)

Si noti che nella precedente espressione è considerata solo la possibilità

che il disoccupato che trova lavoro decide di impegnarsi (diventa VE e non

VS). Il perchè di questa ipotesi sarà più chiaro tra un attimo.

4 Soluzione del modello

Cosa determina la decisione dei lavoratori riguardo al loro impegno? Per

capirlo troviamo le condizioni che fanno si che un lavoratore sia indi¤erente

tra l�impegno ed il non impegno ovvero imponiamo:

VE = VS

e capiamo quando questa condizione è veri�cata.2 In altre parole se si sup-

pone che quando VE = VS i lavoratori optano per l�impegno, imponendo

questa condizione si trovano tutte le condizioni che devono essere veri�cate

a¢ nchè i lavoratori decidano di impegnarsi.

2Questo ci spiega perchè nella eq. (7) compare solo VE :

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Se VE = VS allora �VE = �VS per cui uguagliando la relazione (5a) con

la relazione (6) si ottiene:

w � �e� b(VE � VU) = w � (b+ q)(VS � VU) (8a)

poichè abbiamo imposto VE = VS; sostituendo e facendo gli opportuni pas-

saggi otteniamo che:

VE � VU =�e

q(9)

La precedente condizione deve essere veri�cata a¢ nchè i lavoratori si

impegnino. Mettiamola per un attimo da parte. Consideriamo l�eq. (7) e

sottraiamola alla (5a). Così facendo otteremo:

�(VE � VU) = w � �e� b(VE � VU)� a(VE � VU): (10)

Poichè dalla eq. (9) sappiamo che VE � VU = �eq; sostituendo questo

risultato nella precedente espressione e risolvendo rispetto a w troviamo:

w = �e+ (�+ b+ a)�e

q: (11)

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L�eq. (11) è l�equazione fondamentale del nostro modello. Essa ci dice

quanto deve essere grande il salario a¢ nchè i lavoratori decidano di impeg-

narsi sul posto di lavoro. E�opportuno fare le seguenti osservazioni.

Se:

�e "=) w ": Più è grande il costo dell�impegno più deve essere alto il

salario che induce lo sforzo.

� "=) w ": Più il futuro viene scontato più il salario deve essere alto.

All�individuo importa poco del futuro e molto del presente per cui gli importa

poco del fatto di perdere il lavoro e gli importa molto del costo dello sforzo.

Per avere lo sforzo bisogna pagare un salario che cresce al crescere di �:

b "=) w ": Maggiore è la probabilità di essere licenziato anche qualora

ci sia impegno, maggiore deve essere il salario al �ne di avere impegno da

parte dei lavoratori.

a "=) w ": Maggiore è la probabilità di trovare un lavoro qualora si

venga licenziati, maggiore è il salario che deve essere pagato per avere lo

sforzo.

q "=) w #: Maggiore è l�intensità del controllo e quindi la probabilità di

essere licenziati se scoperti ad oziare, minore deve essere il salario al �ne di

avere lo sforzo da parte dei lavoratori.

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5 Lo Stato Stazionario

Come abbiamo già detto, l�economia che stiamo considerando è un�economia

dinamica. Esiste uno stato stazionario di questa economia? In questo caso lo

stato stazionario è de�nito da una situazione in cui il tasso di disoccupazione

è costante. Se tale stato esiste è possibile capire quale deve esse il salario

in tale stato stazionario a¢ nchè tutti i lavoratori occupati in questo stato si

stiano impegnando. Vediamo:

Stato Stazionario =

8>>>>>>>>>>>>>><>>>>>>>>>>>>>>:

�usso in uscita dalla disoccupazione pari al

�usso in entrata nella disoccupazione

(quindi disoccupazione costante)

+

Non ozio.

Si indichi con �L la Forza Lavoro. Si indichi con L la quantità di occupati

nella singola impresa e si indichi con N il numero complessivo delle imprese.

In questo caso il numero degli occupati è dato da N �L mentre il numero dei

disoccupati è dato da (�L�NL): Lo stato stazionario è quindi identi�cato da

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questa condizione:

a � (�L�NL)| {z }�usso in uscita dalla disoccupazione

= bNL|{z}�usso in entrata nella disoccupazione

(12)

Si noti che poichè supponiamo che nello stato stazionario ci sia non ozio

il �usso in uscita dalla disoccupazione dipende solo da b e non dipende da q.

Risolvendo l�eq. (12) rispetto ad a otteniamo:

a =bNL

(�L�NL)(13)

Sostituendo la precedente espressione nella eq. (11) troviamo l�espressione

del salario che induce lo sforzo nel nostro stato stazionario:

w = �e+

��+ b(

�L�L�NL

)

��e

q: (14)

Poiché �L�L�NL non è altro che l�inverso del tasso di disoccupazione (disoc-

cupati/forza lavoro), indicando con la lettera u = �L�NL�L

il tasso di disoccu-

pazione e ricavandone il suo inverso 1u=

�L�L�NL otteniamo che:

w = �e+

��+

b

u

��e

q: (15)

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La precedente espressione (importantissima!!!!) è il così detto vincolo-di-

non-ozio (no-shirking-constraint NSC). Questa espressione ci dice come varia

il salario al variare della disoccupazione.

E� importante notare che il salario si riduce al crescere della disoccu-

pazione (@w@u= �b �e

q1u2< 0): l�intuizione economica di questo risultato è cru-

ciale (anche al �ne del superamento dell�esame): al �ne di ottenere l�impegno

dei lavoratori le imprese devono pagare un certo salario w: Questo salario è

tanto più piccolo tanto più grande è il tasso di disoccupazione che caratter-

izza l�economia. quindi per pagare bassi salari ed avere contemporaneamente

l�impegno dei lavoratori è necessario avere un alto tasso di disoccupazione.

Per capire bene è interessante vedere cosa accade al salario w se la disoccu-

pazione tende a zero:

limu!0

w ! +1: (16)

A parole: se non c�è disoccupazione non esiste un salario abbastanza alto

tale da indurre l�impegno dei lavoratori. Questo perchè anche se licenziati,

i lavoratori troverebbero immediatamente un altro lavoro visto che la vasca

dei disoccupati è vuota. La presenza di disoccupazione è quindi necessaria

a generare l�impegno da parte dei lavoratori (unemployment as a worker

17

discipline device!).

6 Ma quanta disoccupazione?

Fino ad ora abbiamo capito che la disoccupazione è necessaria per avere

l�impegno dei lavoratori. Ma cosa determina l�entità del tasso di disoccu-

pazione? L�entità del tasso di disoccupazione sarà determinata dal livello

di concorrenza che caratterizza le imprese che operano in questa economia.

Vediamo.

6.1 Il caso della concorrenza perfetta

Per capire cosa determina il tasso di disoccupazione di una economia, è op-

portuno disegnare gra�camente il salario di non ozio (l�eq. 15). Nella Figura

1 è illustrato il NSC ovvero il salario in funzione del numero di occupati.

Si noti che la relazione è crescente poiche il numero degli occupati è legato

inversamente al tasso di disoccupazione (la disoccupazionme cresce andando

da destra verso sinistra ovvero da �L verso l�origine). Quando il numero degli

occupati si avvicina ad �L abbiamo zero disoccupazione e quindi il salario

diverge positivamente.

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Figure 1: Il vincolo di non ozio (NSC)

Al �ne di ottenere l�impegno dei lavoratori, il vincolo di non ozio deve

essere rispettato ovvero non è possibile stare al di sotto della curva NSC.

Si consideri adesso il lato delle imprese. I pro�tti � della singola impresa

sono dati da:

� = (ricavi totali)� (costi totali): (17)

Si supponga che la funzione di produzione sia data da:

y = f(L)

19

dove y indica l�output prodotto da ogni impresa ed f(L) è una generica

funzione di produzione che ha le seguenti caratteristiche:

f 0(L) > 0 (più lavoratori assumo più produco) (18)

f 00(L) < 0 (l�incremento di output che ottengo al crescere dei lavotatori(19)

è sempre più piccolo) (20)

Si indichi con p il prezzo dell�output y in concorrenza perfetta e si indichi

con la letteraW il salario nominale pagato ai lavoratori (w = Wp).3 Possiamo

scrivere i pro�tti � dell�impresa come:

� = p � y �W � L (21)

ovvero:

� = p � f(L)�W � L: (22)

3Fino ad ora il nostro salario w è stato il salario reale. Adesso che abbiamo inserito iprezzi, dobbiamo distinguere il salario reale dal salario nominale.

20

La quantità di lavoro L che massimizza i pro�tti dell�impresa è data da

quella quantità che soddisfa la seguente condizione:

@�

@L= 0: (23)

Per cui derivando la funzione del pro�tto (l�eq. 22) rispetto ad L e po-

nendola pari a zero otteniamo:

pf 0(L)�W = 0: (24)

Per cui:

W

p= f 0(L) (25)

ovvero

w = f 0(L) (26)

Questa espressione ci da l�epressione che massimizza i pro�tti dell�impresa

quando il livello dei prezzi p è quello di concorrenza perfetta. PoichèW=p = w

nella Figura 2 possimo disegnare la precedente espressione espressa in ter-

21

mini di w insieme al vincolo di non ozio. Poichè noi sappiamo che f 0(L)

ha pendenza negativa (la sua derivata f 00(L) è negativa) troviamo una curva

inclinata negativamente che rappresenta le combinazioni di w ed L che sod-

disfano la condizione (26) ovvero massimizzano i pro�tti dell�impresa. Dalla

Figura 2 si può vedere che il livello di piena occupazione non può essere

raggiunto poiché esso non soddisfa il NSC. Il livello di occupazione mas-

simo compatibile con il NSC e che massimizza i pro�tti dell�impresa si trova

nell�intersezione tra la curva della produttività marginale del lavoro f 0(L) e

il NSC. Abbiamo quindi trovato il livello di occupazione (e quindi di disoc-

cupazione) che caratterizza l�economia che è caratterizzata da concorrenza

perfetta. Il tasso di disoccupazione che si ricava è anche detto tasso naturale

di disoccupazione.

6.2 Il caso della concorrenza monopolistica

E�facile vedere cosa accade al nostro livello di disoccupazione nel caso in

cui le imprese non operino in concorrenza perfetta. Nella precedente sezione

abbiamo de�nito p come il livello dei prezzi in concorrenza perfetta. Si con-

sideri adesso la possibilità che le imprese possano �ssare prezzi più alti di

quelli di concorrenza perfetta ovvero il prezzo �nale �ssato dalle imprese non

22

Figure 2: L�equilibrio nel mercato del lavoro con imprese che operano inconcorrenza perfetta: c�è disoccupazione

23

è p bensì p(1+�) dove � indica il mark-up ovvero quanto le imprese riescono

a "ricaricare" i prezzi rispetto alla concorrenza perfetta. Si noti che se � = 0

siamo esattamente nel caso della concorrenza perfetta.

In questo caso il salario reale è dato da:

w =W

p(1 + �): (27)

Ooichè in concorrenza perfetta il salario reale era pari a w = W=p = f 0(L);

rispetto alla concorrenza perfetta il salario w è pari a:

w = f 0(L)1

1 + �: (28)

In questo caso il salario reale non è più fari alla produttività marginale

del lavoro ma è dato dalla produttività marginale del lavoro diviso (1 + �):

Il salario reale sarà quindi solo una frazione della produttività marginale del

lavoro. Tale frazione sarà sempre più piccola al crescere di �: Nella Figura

3 disegnamo la curva di domanda di lavoro nel caso di assenza di concor-

renza perfetta. E�facile vedere che maggiore è il potere di monopolio delle

imprese (� ") tanto più grande sarà il tasso di disiccupazione dell�economia.

L�intuizione economica è semplice le imprese hanno due meccanismi, colle-

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Figure 3: Implicazioni della mancanza di concorrenza perfetta sul livello didisoccupazione di equilibrio

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gati tra di loro per indurre i lavoratori ad impegnarsi: aumentare la disoccu-

pazione ed aumentare il salario. L�aumento del salario è costoso, l�aumento

della disoccupazione no. se le imprese vogliono fare pro�tti devono tenere

bassi i salari. Per far si che i lavoratori comunque decidano di impegnarsi

sul posto di lavoro con salari bassi è necessario generare una disoccupazione

maggiore.

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