Arturo e l'uomo nero

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Daniela Valente

illustrazioni di Francesco Pirini

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A tutti gli amici,quelli che ci sono stati

e quelli che ci sono ancora.

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C’era stato un tempo in cui Tiberio era un giovane uomo, un po’ solitario, ma con una grande passione che era poi diventata il suo mestiere: riparare le biciclette. La sua officina era frequentata da qualche sportivo, molti appassionati e diversi ragazzi che usavano la bici per divertirsi con gli amici. – Tiberio mi cambi la ruota? Ho bucato di nuovo! – Chiedeva almeno una volta alla settimana il ragazzino che abitava di fronte al suo laboratorio.– Vuoi capirlo o no che non devi andare sulla pietraia, spacchi tutto… qualche giorno finirai per farti male… – si raccomandava preoccupato Tiberio.

Il tradimento

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E con il ragazzino tutti gli amici del suo gruppo, correvano a chiedergli:– Mi si è rotta la catena! Tiberio.– Non funziona il freno… come faccio? – Guarda come ho ridotto la forcella… – Mi dai una guardata alla gomma davanti, per favore?E Tiberio aveva un gran da fare tra i clienti, quelli veri e i ragazzi del quartiere.Poi era arrivato Dante, che aveva scoperto la sua officina per caso. Un ragazzo robusto e pieno di energia, instancabile con la bici. I due diventarono inseparabili, un legame forte fatto di grandi complicità e di tantissime pedalate in montagna durante i fine settimana.In quelle gare a sfinirsi di polvere e sudore d’estate e a fiaccarsi di vento e di pioggia d’inverno i due amici, non avevano bisogno di parole, a volte bastava uno sguardo per

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capirsi. Tiberio aveva trovato finalmente un amico, aveva scoperto cosa significava essere importante per qualcuno.– Perché hai questa faccia oggi? – gli chiedeva Dante quando lo vedeva giù di tono – ci penso io a tirarti su! E magari dopo un’ora tornava con due gelati e l’iscrizione ad una gara alla quale avrebbero partecipato insieme. E dopo le pedalate, arrivarono i desideri: un viaggio lungo le vie dei paesi d’Europa attraversando le strade di montagna in bicicletta, per scoprire nuovi paesaggi e incontrare nuovi amici. Una grande avventura da vivere insieme, in una vacanza che li avrebbe portati molto lontano, senza pensare al ritorno.Per Tiberio il progetto rappresentava qualcosa di più di un semplice viaggio, era un sogno che si trasformava in realtà.

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Era stato un bambino molto timido e riservato e ogni novità lo spaventava. Forse perché era cresciuto senza amici, forse perché da piccolo era sempre ammalato e stava spesso chiuso in casa, protetto dalle paure dei suoi genitori. Di certo da ragazzo non era popolare tra i suoi compagni: non aveva mai fatto una gita che durasse più di un giorno o una partita a pallone per strada, di quelle che torni a casa, magari sbucciato e strappato, ma con una vittoria in tasca.Poi era cresciuto e la bicicletta era stata per lui come una formula magica: aveva finalmente aperto la porta della sua casa, lo aveva guidato fuori, gli aveva permesso di incontrare altre persone e di fare un mestiere che amava. Poi era arrivato Dante che lo aveva subito conqustato con il suo entusiasmo e la

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sua baldanza. Con quel suo modo di fare imprevedibile che gli metteva allegria. Tiberio invidiava la sua audacia e avrebbe voluto essere un po’ come lui. Partire insieme per quel lungo viaggio significava rompere con il passato e ricominciare: smettere di essere solo e trovare il coraggio per fare quello che aveva sempre voluto. Senza paura e con un amico.Poi Tiberio si era ammalato di nuovo. E l’incubo della sua debolezza era tornato, come quando era bambino. Il suo malanno aveva riacceso tutte le sue paure. Il corpo non obbediva più ai suoi desideri e lo costringeva a stare chiuso in casa. In quelle settimane di solitudine, tutti i suoi dubbi tornarono enormi e ingombranti. Cominciò a ripetersi che non sarebbe mai stato in grado di partire, che il suo corpo lo avrebbe tradito di nuovo. Le

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sue speranze si trasformarono in incubi.Così aveva chiuso bottega ed era stato costretto a letto per diverse settimane. E in quel lungo e triste periodo Dante sparì completamente. Tanto che Tiberio pensò, che gli fosse successo qualcosa! Preoccupato, provò a chiamarlo, ma Dante non gli rispondeva. Quando riaprì la sua officina, dopo la malattia andò a casa sua a cercarlo e scoprì che era partito per il loro viaggio in bicicletta, insieme ad un altro ciclista. Così questa volta a tradirlo erano stati in due: il suo corpo disubbidiente e colui che aveva creduto suo amico. Proprio lui... con cui aveva progettato un desiderio per mesi! Dante aveva aspettato che Tiberio si ammalasse per sparire e realizzare il loro sogno con uno qualsiasi. E così tutto il mondo gli era crollato addosso:

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Non è possibile, aveva pensato all’inizio. Poi aveva dovuto crederci perché tutti sapevano di quell’avventura: i ciclisti suoi clienti… persino il ragazzo che abitava di fronte. E, allora, dopo l’incredulità, fu il momento della rabbia e del furore.Tiberio smise di credere che sarebbe diventato forte e coraggioso, decise che non si sarebbe più fidato di nessuno, si convinse che le persone erano tutte false e bugiarde e di essere l'unico a credere ancora nel valore di una promessa. Pensò che anche la spontaneità dei ragazzini non fosse vera. E così cominciò prima a trattar male i suoi clienti, poi chiuse l’officina perché non aveva voglia di vedere nessuno e non passò molto tempo che senza un lavoro e un soldo in tasca, finì in mezzo la strada…Tiberio pensò di nascondersi per sempre,

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di rifugiarsi nell’unico luogo che lo faceva sentire al sicuro: il bosco! Quello che guardava da lontano sulla sua bicicletta, nelle lunghe pedalate di montagna. Dove la strada era la linea di confine tra ciò che si conosce e il fitto e buio mistero. Ed è proprio qui che Tiberio decise di sparire e di perdere la sua umanità.

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