Arcireport n 24 2014

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Anche la XX edizione del Meeting Inter- nazionale Antirazzista dell’Arci a Cecina Mare (Li) si svolgerà nel pieno di drammi e cronache che parlano del Mediterraneo come la rotta più pericolosa del mondo. Il bilancio aggiornato dell’ultimo dramma del Canale di Sicilia indica 45 (e non 30) decessi. Mentre chiudiamo questo numero di Arcireport, un altro barcone è stato avvistato a sud di Portopalo con a bordo circa 250 persone. Dall’inizio dell’anno, sono più di 50mila i migranti giunti dalle coste dell’Africa, e non saremo mai in grado di sapere realmente quanti partiti e mai arrivati. Siamo costretti a sentire che non c’è nemmeno il posto per le sepolture. La condizione di minorità e la specialità che il diritto del nostro Paese e l’Europa riservano a migranti e richiedenti asilo va avanti da troppi anni. E negli ultimi tempi, l’abbandono del cattivismo marioniano e dei respingimenti collettivi non va oltre l’operazione Mare Nostrum. Continuiamo ad ascoltare richieste di un maggior intervento dell’Europa, di coster- nazione da parte del Governo italiano che si sente ‘lasciato solo’. Juncker, presidente designato alla guida della Commissione Europea, propone un Commissario ad hoc sulle migrazioni (ma senza parlare di poteri e, soprattutto, di politiche nuove). Fino ad ora, purtroppo, non assistiamo a scatti in avanti che consentano di aprire davvero una fase nuova nella gestione del fenomeno delle migrazioni e delle emergenze. Dall’Italia ci si limita solo a chiedere il rafforzamento di Frontex, il sistema di controllo aereo-navale europeo che però ha l’obiettivo non di assistere ma di impedire l’arrivo delle imbarcazioni. Insomma nulla di davvero nuovo. Ci sem- bra che ci sia sempre troppa timidezza per imporre un nuovo approccio alla questione. Nessun accenno alla legge sul diritto di asilo, nessuna proposta di visione com- plessiva sull’accoglienza. Come abbiamo scritto dopo l’ultima strage nei pressi di Pozzallo, pensiamo che, per evitare altre tragedie, sia necessario e urgente aprire canali di ingresso umanitari, affidandone la gestione alle organizzazioni delle Na- zioni Unite che di questo si occupano (in primo luogo l’UNHCR) in tutto il mondo. Ciò garantirebbe la sicurezza dei profughi e impedirebbe ai mercanti di morte di continuare a fari affari sulla loro pelle. Così come chiediamo l’applicazione della direttiva europea sulla protezione tempo- ‘Abbraccio Mediterraneo’ per costruire un vocabolario comune e aprire una autentica nuova fase di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci arcireport settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 24 | 3 luglio 2014 | www.arci.it | report @arci.it ranea in caso di afflusso straordinario di persone in cerca di protezione, e dunque il rilascio a coloro che arrivano dalle prin- cipali aree di crisi di un titolo di soggiorno valido in tutta la UE. Sono due proposte che riteniamo ragionevoli e che soprat- tutto potrebbero segnare positivamente l’inizio del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea: un segnale chiaro di come l’Europa, fedele ai principi della sua costituzione, debba sempre più qualificarsi come Unione dei diritti e della solidarietà. Anche per questo abbiamo voluto intitolare la ventesima edizione del nostro Meeting Internazionale Antirazzista Abbraccio Mediterraneo. Da sempre immaginiamo e crediamo che il Mare Nostrum sia luogo di incontri, di vitalità, di energie e non una frontiera, né una tomba per migliaia di uomini e donne. Per questo dal 9 al 12 luglio riprenderemo il filo del confronto e della discussione, con tanti ospiti, organiz- zazioni e reti attive nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo per la promozione dei diritti e lo sviluppo di esperienze di accoglienza. Abbraccio Mediterraneo per costruire un vocabolario comune, per segnare un’autentica nuova fase.

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Anche la XX edizione del Meeting Inter-nazionale Antirazzista dell’Arci a Cecina Mare (Li) si svolgerà nel pieno di drammi e cronache che parlano del Mediterraneo come la rotta più pericolosa del mondo. Il bilancio aggiornato dell’ultimo dramma del Canale di Sicilia indica 45 (e non 30) decessi. Mentre chiudiamo questo numero di Arcireport, un altro barcone è stato avvistato a sud di Portopalo con a bordo circa 250 persone. Dall’inizio dell’anno, sono più di 50mila i migranti giunti dalle coste dell’Africa, e non saremo mai in grado di sapere realmente quanti partiti e mai arrivati. Siamo costretti a sentire che non c’è nemmeno il posto per le sepolture. La condizione di minorità e la specialità che il diritto del nostro Paese e l’Europa riservano a migranti e richiedenti asilo va avanti da troppi anni. E negli ultimi tempi, l’abbandono del cattivismo marioniano e dei respingimenti collettivi non va oltre l’operazione Mare Nostrum.Continuiamo ad ascoltare richieste di un maggior intervento dell’Europa, di coster-nazione da parte del Governo italiano che si sente ‘lasciato solo’. Juncker, presidente designato alla guida della Commissione Europea, propone un Commissario ad

hoc sulle migrazioni (ma senza parlare di poteri e, soprattutto, di politiche nuove). Fino ad ora, purtroppo, non assistiamo a scatti in avanti che consentano di aprire davvero una fase nuova nella gestione del fenomeno delle migrazioni e delle emergenze. Dall’Italia ci si limita solo a chiedere il rafforzamento di Frontex, il sistema di controllo aereo-navale europeo che però ha l’obiettivo non di assistere ma di impedire l’arrivo delle imbarcazioni.Insomma nulla di davvero nuovo. Ci sem-bra che ci sia sempre troppa timidezza per imporre un nuovo approccio alla questione.Nessun accenno alla legge sul diritto di asilo, nessuna proposta di visione com-plessiva sull’accoglienza. Come abbiamo scritto dopo l’ultima strage nei pressi di Pozzallo, pensiamo che, per evitare altre tragedie, sia necessario e urgente aprire canali di ingresso umanitari, affidandone la gestione alle organizzazioni delle Na-zioni Unite che di questo si occupano (in primo luogo l’UNHCR) in tutto il mondo. Ciò garantirebbe la sicurezza dei profughi e impedirebbe ai mercanti di morte di continuare a fari affari sulla loro pelle. Così come chiediamo l’applicazione della direttiva europea sulla protezione tempo-

‘Abbraccio Mediterraneo’ per costruire un vocabolario comune e aprire una autentica nuova fase

di Francesca Chiavacci presidente nazionale Arci

arcireportsettimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 24 | 3 luglio 2014 | www.arci.it | report @arci.it

ranea in caso di afflusso straordinario di persone in cerca di protezione, e dunque il rilascio a coloro che arrivano dalle prin-cipali aree di crisi di un titolo di soggiorno valido in tutta la UE. Sono due proposte che riteniamo ragionevoli e che soprat-tutto potrebbero segnare positivamente l’inizio del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea: un segnale chiaro di come l’Europa, fedele ai principi della sua costituzione, debba sempre più qualificarsi come Unione dei diritti e della solidarietà.Anche per questo abbiamo voluto intitolare la ventesima edizione del nostro Meeting Internazionale Antirazzista Abbraccio Mediterraneo. Da sempre immaginiamo e crediamo che il Mare Nostrum sia luogo di incontri, di vitalità, di energie e non una frontiera, né una tomba per migliaia di uomini e donne. Per questo dal 9 al 12 luglio riprenderemo il filo del confronto e della discussione, con tanti ospiti, organiz-zazioni e reti attive nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo per la promozione dei diritti e lo sviluppo di esperienze di accoglienza. Abbraccio Mediterraneo per costruire un vocabolario comune, per segnare un’autentica nuova fase.

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20142 pace&disarmo

Medio Oriente, no ad una nuova escalation di violenzeIn queste ore i pensieri corrono veloci verso quella terra che alcuni chiamano santa. Cor-rono i pensieri e vanno verso le persone che per quella terra soffrono, che su quella terra vivono e muoiono. E nei nostri pensieri temiamo che la sof-ferenza quotidiana inflitta da un’ingiusta occupazione diventi morte e distruzione di massa, diventi colata di ‘piombo fuso’ sopra i civili inermi. Non lo sopporteremmo ancora una volta, non sopporteremo una prova di forza assoluta come vendetta e non sopporteremo la nostra incapacità di reagire di fronte al dolore e all’ingiu-stizia. E questo senza pensare ai molti amici che abbiamo in quel pezzo di terra.A tutte quelle persone con cui abbiamo condiviso esperienze e che ci hanno insegnato cosa significa portare avanti una ‘resistenza’ nel 2014, cosa significa mantenere la propria dignità nell’assen-za di libertà, non avere il coraggio di raccontare che il proprio figlio è stato arrestato mentre faceva un giro con gli amici, né riuscire a parlare della delu-sione causata dalla debolezza di una

classe politica in cui un giorno si era pure creduto. Sopportare ogni giorno le umiliazioni inflitte dai soldati, curarsi le ferite, ricostruire le case distrutte, aspettare che aprano un cancello per andare a scuola o a coltivare i propri campi, accogliere lo straniero di turno, solidale e compagno, che prima o poi po-trà sempre andar via. Questo fanno ogni giorno i palestinesi, senza impazzire. I bambini, gli anziani, donne e uomini, vivono, sopravvivono e convivono con un’occupazione illegale che porta via loro sempre più terra e più speranze. Questa è la realtà e non è una giustificazione per quello che è successo. Perché non

possiamo giustificare mai la vio-lenza e la morte. Non possiamo giustificare chi uccide né chi vuol far scontare la colpa per questa terribile uccisione a un intero popolo. Non si giustificano mai le vittime che diventano carnefici né chi ogni volta annienta, con azioni terribili, il lavoro dei mol-ti che ogni giorno costruiscono ponti e relazioni per sconfiggere l’isolamento e l’odio. Infine, non possiamo giustificare chi crea e diffonde la cultura del più forte,

della verità assoluta che si trasforma in fanatismo. E quindi in queste ore il pensiero va soprattutto alle vittime. Quelle che hanno spazio mediatico e quelle avvolte nel silenzio. Quelle che hanno libertà di movimento e quelle che chiuse in una striscia di terra aspettano che un giorno tutto questo abbia fine.Chiediamo quindi che tacciano subito le armi, che l’esercito israeliano interrompa le rappresaglie e ogni intervento militare verso la popolazione palestinese e che gli assassini siano ricercati e catturati dall’autorità palestinese, unica entità che ha legittimità di operare nei Territori Palestinesi.

È la scuola il grande tema a cui ‘Ta-glia le ali alle armi’ ha voluto dedicare la propria attenzione con l’ultimo dei video della serie #NOF35 di supporto alla campagna. Ancora una volta l’in-tenzione è quella di mostrare come l’acquisto dei cacciabombardieri non possa essere considerato una priorità per il nostro Paese. Con questi video la campagna intende smascherare una giustificazione che ormai non regge più alla prova dei fatti. Così come si ricorda nella parte conclusiva dello spot, in cui vengono riportati una serie di dati di confronto tra la spesa per gli F-35 e quella per investimenti educativi, non è certo con le spese militari che si può garantire un futuro ai giovani. E non è casuale che questo lancio avvenga alla conclusione dell’anno scolastico, giacchè uno degli obiettivi è quello di sensibilizzare il Governo a potenziare per il prossimo

anno le risorse a disposizione del sistema scolastico e universitario. La diffusione della quarta ed ultima puntata della serie intitolata La lezione, viene anche rafforzata dall’appoggio delle realtà studentesche organizzate.«Questo video ben rappresenta la nostra idea di scuola e di sviluppo - commen-ta Martina Carpani dell’Unione degli Studenti - Ci sembra davvero assurdo che in Italia si spenda così tanto per i caccia F-35 quando non si è in grado di garantire le borse di studio a tutti

Per il futuro serve più scuola, non i caccia F-35

gli studenti aventi diritto in difficoltà economica, non si può prevedere una totale messa a norma delle scuole del Paese ed addirittura nelle scuole si hanno difficoltà a sostenere le spese per la strumentazione, per i recuperi pomeridiani e per l’offerta formativa extracurriculare».La campagna ‘Taglia le ali alle armi’, ricordando tutti i dati e le analisi pre-senti sul proprio sito sulla questione F-35, confida che con questo video si possano ancora meglio diffondere e rafforzare le ragioni della propria posizione. Lo spot verrà diffuso anche grazie ai social network utilizzando l’hashtag #scuolanonF35Il video è visibile alla pagina www.disar-mo.org/nof35/lezione-F35-cancellarli o anche all’indirizzo youtu.be/732dPEE-oxE del canale Youtube della Rete Ita-liana per il Disarmo www.youtube.com/user/ReteItalianaDisarmo

Il quarto spot della campagna ‘Taglia le ali alle armi’

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20143 migranti/diritti

di Valentina Itri ufficio Immigrazione e Asilo, Arci nazionale

Canali umanitari e titolo di soggiorno europeo per evitare altre tragedie nel MediterraneoAltre 45 vittime. Questa volta morte per asfissia su un peschereccio stipato al punto da impedire ad alcuni degli im-barcati, chiusi sottocoperta, di respirare. L’ennesima tragedia che si consuma nel tratto di mare oggi diventato la rotta più pericolosa del mondo. Dall’inizio del 2014, con l’operazione Mare Nostrum in corso, sono circa cinquantamila i mi-granti giunti dalle coste del Nord Africa nell’Italia Meridionale e in particolare in Sicilia. Queste persone, che portano il peso di violenze subite sia nei luoghi da cui fuggono, sia durante il lungo viaggio per raggiungere l’Europa, hanno diritto a ricevere la protezione che le loro condizioni di vulnerabilità e sofferenza richiedono. Purtroppo non è questo che

succede. La risposta dell’Europa è stata la costituzione di Frontex, cioè di un sistema di controllo aereo-navale volto non ad assistere ma ad impedire l’arrivo delle imbarcazioni. E il nostro governo ne chiede il rafforzamento, sensibile forse ai soliti attacchi scomposti della Lega, che vuole la chiusura dell’operazione Mare Nostrum. L’Arci è invece convinta che, per evitare altre tragedie, la via sia quella di aprire canali di ingresso umanitari, affidandone la gestione alle organizzazioni delle Na-zioni Unite che di questo si occupano (in primo luogo l’UNHCR) in tutto il mondo.Questo non solo garantirebbe la sicu-rezza dei profughi, ma impedirebbe ai mercanti di morte di continuare a fare

affari sulla loro pelle. L’altra misura che chiediamo venga presa subito è l’applicazione della direttiva europea sulla protezione temporanea in caso di afflusso straordinario di per-sone in cerca di protezione (Direttiva 2001/55/CE del 20 luglio 2011), rila-sciando a coloro che arrivano dalle prin-cipali aree di crisi un titolo di soggiorno valido in tutta l’UE. Adottare queste due proposte sarebbe il modo migliore per iniziare il semestre di presidenza italiana dell’Unione eu-ropea, dando cioè un segnale chiaro di come l’Europa, fedele ai principi della sua costituzione, debba sempre più qualificarsi come Unione dei diritti e della solidarietà.

Unida itinerante 2014: si comincia a Santa Maria Capua Vetere

L’edizione itinerante 2014 dell’Uni-da ha avuto inizio gli scorsi lunedì e martedì a Santa Maria Capua Vetere (Ce). Nella bellissima location della Sala degli Specchi all’interno del teatro comunale della cittadina, che conta circa 33mila abitanti, l’Arci e l’Unar hanno dato vita alla prima formazione sulle discriminazioni ai danni dei richiedenti asilo e rifugiati. I venti partecipanti erano espressione di diverse realtà territoriali, sia campane che lucane, e di diversi servizi dedicati ai richiedenti protezione internazionale. Presenti i comitati gestori di progetti Sprar: Arci Caserta per Succivo, Grici-gnano di Aversa e Santa Maria La Fossa; Arci Salerno per la città del Cilento; Arci Brienza per i centri prefettizi gestiti in Basilicata. E poi il circolo Arci Thomas Sankara di Napoli e il suo servizio di assistenza e consulenza legale; il Cidis di Caserta e avvocati e praticanti del Foro di Napoli.Nella prima giornata l’esperienza e la passione dell’avvocato Liana Nesta hanno coinvolto i partecipanti nell’espe-rimento di abbattere i propri pregiudizi e di interpretare la realtà da punti di vista differenti. Dopo la rappresentazione dell’Isola degli Albatros, l’avvocato

Nesta, sempre attraverso casi concreti e spesso ordinanze frutto del suo lavoro, ha fornito la cornice normativa di rife-rimento per chi si occupa di richiedenti asilo e di discriminazione. Il secondo giorno è stato stimolo per nu-merose riflessioni grazie agli interventi dei due rappresentati Unar che hanno condotto la formazione: Cristiana Russo e Paolo Ferrari. Dopo un’introduzione sul ruolo e sulla mission dell’Unar, la dottoressa Russo ha presentato lo strumento della media-zione civile per la risoluzione di conflitti. Subito dopo, una serie di domande ad hoc, preparate dal responsabile del

contact server Unar hanno interrogato i partecipanti su qual è il discrimine tra una discriminazione e una non discri-minazione. Nell’ultima ora sono stati affrontati due casi studio raccolti dal back office rifugiati Arci: la mancata iscrizione anagrafica dei richiedenti e titolari di protezione internazionale e il mancato rilascio del permesso per richiesta asilo. Un appuntamento finito tra lo scambio di contatti e di ringraziamenti. Il diritto alla formazione per tutte le professio-nalità coinvolte nella tutela del diritto d’asilo continua a palesare tutta la sua importanza.

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20144 alluvionesenigallia

L’Asta della legalità organizzata da Libera insieme alla campagna ‘5000 circoli’ dell’Arci

di Paola Stracciari Arci Senigallia

«Bisogna capire che solo unendo le forze degli onesti si potranno raggiungere responsabilità e giustizia sociale. Auguro a tutti veramente il coraggio di avere il coraggio!» - con queste parole Don Luigi Ciotti conclude l’Asta della Legalità che si è svolta a Senigallia sabato 28 giugno.Anche quest’anno, nonostante l’allu-vione, si è svolto il CaterRaduno, la manifestazione attesissima da tutti i fan della trasmissione culto di Radio 2 Caterpillar, condotta da Massimo Cirri e Filippo Solibello, che richiama in città un popolo di appassionati provenienti da tutta Italia. Una manifestazione che nell’arco di una settimana propone in-formazione, battaglie civili e graffiante umorismo insieme a dirette radiofoni-che, concerti, spettacoli e divertimento e che da diverse edizioni ospita Libera, Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie e la sua raccolta fondi a favore di un progetto di utilità sociale.Il momento più atteso di tutta la ma-nifestazione è da sempre la giornata conclusiva nella quale viene battuta l’Asta della Legalità, una vera e propria asta nella quale vengono battuti oggetti insoliti o particolarmente ricchi di si-gnificato - negli anni passati si è andati dalla valigetta sequestrata a Milano a

Mario Chiesa, nella prima operazione di Tangentopoli, alla bicicletta di Romano Prodi, da mobili di cartone da destinare al Comune di Napoli, simbolo dell’uscita possibile dalla situazione drammatica in cui versava il capoluogo campano strozzato da cumuli di rifiuti, ad articoli di argenteria della signora Franca e del Presidente Ciampi - che singoli cittadini, cordate di amici, associazioni, gruppi di lavoro si contendono a suon di rialzi e il cui ricavato è interamente destinato a Libera per lo start up di una cooperativa sociale su terreni confiscati alla mafia. Quest’anno la Direzione nazionale di Libera ha deciso di devolvere il ricava-to dell’Asta alla città di Senigallia, per un progetto di ricostruzione sul territo-rio: contribuirà a ricostruire i luoghi di aggregazione di uno dei due quartieri maggiormente colpiti dall’alluvione del 3 maggio scorso, Borgo Molino, il nostro circolo Arci - corredato da un parco giochi per bambini per ora inagibile - e il vicino oratorio della parrocchia, dotato di cucina, a disposizione di tutta la comunità per attività educative ma anche per feste e momenti di svago che organizza in sinergia con il nostro circolo.Oltre ai conduttori di Caterpillar Massimo Cirri e Filippo Solibello, l’Asta ha avuto come battitori d’eccezione Don Luigi Ciotti e il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho; e insieme a loro sul palco era presente anche Ester Castano, giovane giornalista ventitreenne laureanda con

una tesi sulle mafie, minacciata più volte per le sue inchieste sulle presenze ma-fiose nella provincia di Milano, che già la mattina aveva intervistato Don Luigi Ciotti e il Procuratore Federico Cafiero de Raho davanti ad una piazza gremita fino all’inverosimile da cittadini e turisti. La cifra raccolta all’asta grazie all’inter-vento degli spettatori partecipanti è di 14.103 euro.Da segnalare, in particolare, alcuni ‘lotti’ come il tema svolto da Enrico Fermi per essere ammesso all’Università Normale di Pisa; un acquerello di Tullio Pericoli, una chitarra Fender autografata da Alex Britti; una foto di Don Ciotti e Papa Francesco; le scarpe di Nina Zilli.In più altri pezzi provenienti da Senigallia: una ricetta dello chef Mauro Uliassi; una fotografia di Lorenzo Cicconi Massi vinci-trice del Word Press Photo del 2006, un set di ‘truscelli’, rotoli di lenzuola lavorate a mano con telaio, prodotti da anziani, e recuperati dopo l’alluvione del 3 maggio.Inoltre è stato anche acquistato un set di banchi per tre classi prodotti con mate-riale di scarto di lavorazione di panno-lini, che grazie alle offerte del pubblico saranno donati a una scuola elementare di Senigallia.L’Asta è terminata dopo le 20, e la serata si è conclusa piacevolmente al Foro An-nonario, con la festa finale: tutto lo staff di Caterpillar, assieme alle stilettate di Dario Vergassola, alle esibizioni canore del direttore Rai Antonio Di Bella e alla musica della Banda Osiris.

Quando la solidarietà diventa responsabilità e vera condivisione

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20145 terzosettore

Riforma del terzo settore: i nodi più delicati da sciogliere

di Maurizio Mumolo coordinamento nazionale Forum Terzo Settore

Dopo l’accelerazione impressa dal pre-sidente Renzi alla legge di riforma del terzo settore la notizia è che … non ci sono notizie. Almeno non ufficiali.Gli esiti della rapida consultazione on line non sono stati comunicati, ma dalle comunicazioni diffuse dalle organizzazioni che vi hanno partecipato sembra che l’ini-ziativa sia stata generalmente apprezzata. Da anni, in tantissimi, hanno espresso l’esigenza di aggiornare e razionalizzare questa complessa, a volte intricata, ma-teria legislativa. Basti pensare alle norme di natura fiscale che invece di premiare la effettiva ricaduta sociale delle attività delle organizzazioni, ha ingabbiato le diverse forme giuridiche, introducendo disparità e sperequazioni. Nel consiglio dei ministri di lunedì scorso, il punto sulla riforma all’ultimo momento non è stato iscritto all’ordine del giorno della seduta. Da alcune informazioni circolate sembrerebbe che ci siano ancora alcuni problemi sulla definizione del testo della legge delega e nella copertura finanziaria. I nodi più delicati da sciogliere dovrebbero

riguardare l’impresa sociale, la definizione di attività economica, e il servizio civile. L’impresa sociale è regolamentata da una legge che non ha avuto successo perché priva di incentivi. Il rischio è che ora si passi dall’irrilevanza all’obbligatorietà di adozione. Tema scivoloso quello dell’ob-bligatorietà perché oltre ad introdurre un vincolo, inaccettabile, alla libera espressio-ne dell’iniziativa dei cittadini apre la strada alla creazione di un nuovo e distinto sog-getto giuridico (ipotesi osteggiata anche dal mondo della cooperazione). A questo si aggiunge l’ipotesi di remunerazione del capitale che, se introdotto, rischierebbe di snaturare la natura ‘sociale’ di questa particolare forma di impresa. Un altro scoglio è rappresentato dalla definizione di ente non commerciale, una questione centrale per le organizzazioni di terzo set-tore e per l’associazionismo in particolare, che negli ultimi anni è stata oggetto di iniziative legislative assai originali come l’introduzione, relativamente all’IMU, dell’inedita categoria della «modalità non commerciale». Su questa materia

non aiuta l’orientamento fin qui espresso dalle istituzioni europee che sembrano non fare differenza tra attività economica ed attività commerciale. Sul servizio civile, se non viene riaffermata la sua natura pubblica, anche per le fonti di finanzia-mento, il rischio è che si trasformi da iniziativa di promozione della cittadinanza a strumento, precario e a basso costo, di avviamento al lavoro. É proprio il servizio civile, insieme all’eliminazione del tetto del 5x1000 a far lievitare gli importi della copertura di spesa: centomila giovani sono un obiettivo ambizioso soprattutto se si pensa che oggi ci sono risorse per avviarne poco più di un decimo. Ma an-che negli stessi ambienti del governo è apparsa subito irrealistica l’ipotesi che il provvedimento non dovesse comportare «nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Non si può fare una riforma, per giunta di questa natura, senza soste-nerne i relativi costi. Staremo a vedere cosa succederà nel prossimo consiglio dei ministri previsto per lunedì 7 luglio.

La finanza etica come moltiplicatore di risorse per il terzo settore

Banca Etica ha scelto di partecipare alla consultazione sulle linee guida di riforma del Terzo Settore presentate dal Governo con proposte specifiche relative al ruolo che la finanza potrebbe avere nel moltiplicare le risorse a sostegno della società civile. Un ruolo strategico in questa fase, perché la finanza al ser-vizio delle imprese sociali consente di veicolare il risparmio dei privati verso lo sviluppo di un’economia sostenibile. Lo dimostrano 40 anni di Finanza Etica in Europa e 15 in Italia. Per far crescere le esperienze positive di finanza al servizio del bene comune occorrono però alcune modifiche alle normative nazionali e internazionali: • Definire cosa è finanza etica. Nelle linee guida per la riforma del terzo Settore predisposte dal Governo si parla di finanza etica in più punti. Banca Etica auspica una definizione coraggiosa che eviti un annacquamento dell’idea di cambiamento che decine di migliaia di cittadini vedono nella finanza etica.

L’esigenza di ricreare un clima di fiducia nei confronti della finanza ha portato alla proliferazione di prodotti finanziari che si auto-definiscono ‘etici’. Per creare norme capaci di stimolare la finanza realmente al servizio del bene comune, è necessario definirne chiaramente le caratteristiche: sia in relazione al tipo di imprese che vengono finanziate (che lavorino effettivamente nell’interesse della collettività) sia in relazione alle modalità di governance, che devono essere improntate alla trasparenza e alla partecipazione.• Incentivi fiscali e riduzione del-le barriere agli investimenti nel Terzo Settore. Banca Etica propone l’adozione di un regime fiscale incen-tivante per i prodotti finanziari che veicolano il risparmio privato verso progetti di interesse collettivo. Inoltre vanno riviste le norme che penalizzano chi investe sul sociale. I finanziamenti agli enti del Terzo Settore sono tutt’ora considerati tra i più rischiosi nonostante

i dati abbiano dimostrato che gli enti non profit sono più affidabili nella resti-tuzione dei crediti. Banca Etica chiede in particolare che sia introdotto anche per gli enti non profit il cosiddetto PMI Supporting Factor che mira a favorire l’erogazione di credito a favore delle PMI. Le norme sulle banche, infine, dovreb-bero distinguere tra diverse tipologie di istituti di credito: oggi si tende ad applicare le stesse regole a realtà molto diverse come le grandi banche d’affari speculative e le piccole banche etica-mente orientate, o quelle cooperative, mutualistiche, con forte base territo-riale e orientamento al finanziamento delle PMI. • Semplificazione burocratica. Banca Etica auspica una semplifica-zione burocratica per tutti gli strumenti innovativi – come il crowdfunding, i mini-bond, la capitalizzazione - che facilitano gli investimenti diretti dei cittadini e delle organizzazioni a favore di realtà ad alto impatto sociale.

Le 3 proposte di Banca Etica al Governo sulla riforma

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20146 cultura

ArcinFestival

Questa è l’acqua 16/19 luglio Reggio EmiliaDa un’idea di Paolo Nori, nasce Questa è l’acqua - Festival sonoro della lettera-tura, in programma dal 16 al 19 luglio a Reggio Emilia. Nella terra di mezzo tra musica e scrittura, Gipi, Daniele Benati, Carlo Lucarelli accompagnato dal coro della Mondine di Novi, Giuseppe Bellosi, Matteo B. Bianchi, i Nuovi Bogoncelli e la poetessa Mariangela Gualtieri per quattro serate leggeranno al pubblico opere proprie e altrui. Una sfida, quella della lettura pubblica, che Paolo Nori lancia agli artisti coinvolti. Tra lo scrittore e la narrazione orale corre infatti una lunga storia. Per l’autore di Bassotuba non c’è – che ha pubblicato anche diversi libri di discorsi per Quodli-bet, Marcos y Marcos e DeriveApprodi – riproporre modalità e stilemi tipici del parlato è un tratto saliente della scrittura, un unicum che nel nostro paese ha un seguito straordinario.Il titolo del festival, Questa è l’acqua, è tratto dal memorabile discorso di David Foster Wallace del 21 maggio 2005 a laureati del Kenyon College.Il festival sonoro della letteratura è re-alizzato dall’Arci di Reggio Emilia in collaborazione con l’assessorato Cultura

e Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia.www.arcire.it

Collisioni Festival 19 e 20 luglio – Barolo (CN)Anche quest’anno Arci ReAL è presente sui palchi del festival più importante d’Italia: Collisioni.A Barolo (CN) il 19 e 20 luglio suone-ranno i giovani musicisti di ReAL... altro che talent!In programma esibizioni di: Absolut Red (BO), Les Enfants (MI), OffTheCage (LE), Marti Stone (RM), DJ Rabbit (RM).Fb Collisioni Festival

Le notti del Barbagianni – 5 e 18 luglio, 2 agosto – Guagnano (LE)Torna con tre appuntamenti (il 5 e 18 luglio e il 2 agosto) Le notti del Barba-gianni, il festival estivo di Arci Rubik giunto alla quarta edizione. Aprirà la rassegna la band bresciana Le man avec les lunettes, che presenterà in formazio-ne completa il nuovo Make It Happen,

album uscito il 10 marzo 2014 sotto la label We Were Never Being Boring.Appuntamento alle 22.30 all’Arci RubikFb Arci RubikAncora - 6 luglio - MantovaUn festival per ricordare Enrico Fonta-nelli, inventore di suoni negli Offlaga-DiscoPax, scomparso lo scorso aprile: si chiama Ancora e si terrà domenica 6 luglio a Mantova, al Rivage (che sarebbe l’Arci Tom di Mantova in versione estiva), in viale Te n° 25. L’inizio dei concerti è previsto per le ore 18 e si alterneranno sul palco in ordine sparso: Anna Magda-lena (Milano), Deborah Walker (Parigi), Felpa (Daniele Carretti/OfflagaDiscoPax) (Reggio Emilia), I Camillas (Pordenone), Japanese Gum (Genova), Selfimperfectio-nist (Torino), Spartiti (Jukka Reverberi/Giardini di Mirò + Max Collini/Offlaga-DiscoPax) (Reggio Emilia). L’ingresso è a offerta libera e quanto raccolto nella serata verrà devoluto al reparto di on-cologia dell’Ospedale di Reggio Emilia.Fb Rivage

È stata approvata in via definitiva la proposta di legge sul riconoscimento dei professionisti dei beni culturali (‘Dispo-sizioni recanti modifiche al codice dei beni culturali e del paesaggio’), in sede legislativa alla Camera dei Deputati. È un momento storico per tutte quelle persone che hanno scelto di fare dell’archeologia, del restauro, della storia dell’arte, dell’archivistica una professione, oltre a coltivarne la passione. A quasi quarant’anni dall’Istituzione del Ministero si dà finalmente riconoscimento e dignità professionale a decine di migliaia di professionisti e una prospettiva a coloro che hanno intrapreso percorsi di studi in questo campo. L’As-sociazione Nazionale Archeologi fin dalla sua costituzione, nel 2005, ha perseguito con chiarezza l’obiettivo del rico-noscimento giuridico. Per sensibilizzare la classe politica è scesa in piazza per ben tre volte per manifestare con governi di centrodestra e di centro sinistra.«Come archeologi – afferma il presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi e vicepresidente di Confassociazioni – sentiamo di dover ringraziare tutti coloro che hanno con-tribuito a raggiungere questo obiettivo, comprese le forze politiche, sindacali e le associazioni».

Approvata la proposta di legge sul riconoscimento dei professionisti dei beni culturali

Il 20 giugno il Ministro Franceschini ha firmato il decreto per adeguare le tariffe del cosiddetto ‘equo compenso per copia privata’. Com’è noto, questo ‘compenso’ viene pagato indiret-tamente da tutti i cittadini che acquistano un prodotto che può memorizzare un contenuto digitale. L’ipotesi che giustifica questo tributo è che ogni persona scarica contenuti protetti dalla Siae. Per legge, le tariffe devono essere adeguate ogni tre anni e gli incassi sono gestiti dalla Società Italiana degli Autori ed Editori. Si pagheranno quasi 5 euro all’acquisto di uno smartphone o di un tablet da 32 Gb, 5,20 per un PC, 0,36 centesimi di euro all’acquisto di una pendrive usb da 4 Gb e tanto di più se maggiore ne sarà la capacità di memorizzazione. Si calcola che la Siae incasserà 100 milioni di euro aggiuntivi. La ripartizione di queste nuove entrate sarà fatta con metodi di calcolo che, storicamente, rischiano di sostenere gli autori più noti. Qualche milione resterà alla Siae a titolo di ‘costi di gestione’. Da una ricerca commissionata dal precedente Ministro Bray si evince che solo il 13% dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo 1 terzo usa smartphone e tablet per archiviarle. Per questo molte organizzazioni musicali e culturali hanno chiesto che il 50% di questi introiti venga usata dalla Siae per sostenere progetti di giovani autori e festival che promuovono la giovane creatività. Il Ministro Franceschini e Gino Paoli, presidente della Siae, hanno assicurato che ciò verrà fatto. È stato chiesto all’intergruppo dei Parlamentari per la musica, costituitosi il 21 giugno scorso, di vigilare che questo avvenga, anche attraverso interrogazioni in settima commissione e in Aula.

Equo compenso e giovane creatività

Continua la pubblicazione dei Festival estivi dell’Arci

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20147 pace/movimenti

Dal 24 al 28 marzo 2015 il Forum Sociale Mondiale a TunisiNell’ultima riunione tenuta a Casablan-ca nel dicembre del 2013, il Consiglio Internazionale ha preso la decisione di organizzare la prossima edizione del Fo-rum Sociale Mondiale nel 2015 di nuovo in Tunisia. Questa decisione è stata presa dopo una valutazione dell’organizzazione e dei risultati del FSM 2013, dopo una analisi comune della situazione delle lotte dei movimenti sociali della regione e del mondo, nonché del nuovo contesto geopolitico e dell’evoluzione della crisi del modello neoliberista. È d’obbligo constatare che dopo essere stata dal 2011, grazie alle rivoluzioni e ai movimenti democratici, una fonte di speranza per sè e una fonte di ispirazione per il resto del mondo, la regione ha conosciuto sviluppi che ispirano una inquietudine profonda. I governi in carica dopo tre anni non sono stati capaci di formulare e mettere in opera alternative, per rispondere alle preoccupazioni dei giovani in cerca di libertà e di lavoro, delle donne in cerca di uguaglianza, dei movimenti sociali in cerca di giustizia sociale. Al contrario, in tutta la regione abbondano armi e si

susseguono episodi di violenza, le politiche neoliberiste dettate dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale sono presentate come la sola soluzione, e i movimenti sociali e democratici sono criminalizzati. Gli interventi stranieri, politici e militari, sono diventati la re-gola, con l’obiettivo di strumentalizzare la instabilità interna a beneficio degli Stati Uniti, della Unione Europea, della Turchia, dei paesi del Golfo. Oltre il Maghreb e il Mashrek, il continente africano, diventato una fonte di materie prime e presentato come la ‘nuova frontie-ra’ economica, è anch’esso sferzato dalla violenza estremista, dalla rapina delle sue risorse, dalla violenza devastatrice dei programmi di aggiustamento strutturale e dalla militarizzazione generalizzata dei suoi territori. In tutto il mondo, compresa l’Europa, l’Asia, l’America Latina e del Nord, i movimenti sociali si trovano a fronteggiare l’aggravamento della crisi economica, sociale e ambientale, e la messa in discussione sistematica dei diritti. Nuove tensioni, direttamente legate alle strategie egemoniche per l’appropriazione

delle risorse e dei mercati, fanno temere il peggio in Europa, in Asia e in Africa.Il Forum Sociale Mondiale resta più che mai uno spazio vitale per i movimenti sociali che lottano perchè i popoli sal-vaguardino la loro dignità, rimangano padroni dei loro destini, conquistino nuovi diritti economici, sociali, culturali ed ambientali, e perchè costruiscano alternative al neoliberismo che sono più che mai necessarie. I movimenti sociali tunisini e del Maghreb-Mashrek vi invitano dal 24 al 28 marzo 2015 a venire a condividere l’impegno per fare trionfare la giustizia, l’uguaglianza e la pace, per discutere le sfide mondiali e costruire insieme le alternative alle quali tutti i popoli della terra aspirano.Con voi, riusciremo a costruire un pro-cesso preparatorio aperto, partecipativo, democratico per organizzare il FSM 2015.Un altro Maghreb Mashrek è possibileUn’altra Africa è possibileUn altro mondo è possibileTunisi, 20 giugno 2014Il comitato organizzatore del FSM 2015

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Presentata in Cassazione la proposta per una Difesa civile non armata e nonviolentaÈ stato depositato presso la Corte di Cassazione il titolo della legge di ini-ziativa popolare che sarà l’architrave della campagna per la Difesa Civile non armata e nonviolenta. Le reti ed orga-nizzazioni che da tempo si muovono per sviluppare, anche a livello istituzionale, una concreta alternativa nonviolenta di costruzione della Pace hanno così segnato una nuova tappa nel percorso comune iniziato da qualche mese. Dopo l’estate partirà quindi la raccolta delle firme per un testo legislativo volto alla ‘istituzione e modalità di finanziamento del Dipar-timento della Difesa Civile non armata e nonviolenta’. La raccolta di adesioni comincerà nella Giornata Internazio-nale della Nonviolenza in programma il prossimo 2 ottobre (data di nascita del Mahatma Gandhi). Di fronte alla drammatica crisi economica e sociale del Paese, che sostanzialmente non ha sfiorato lo strumento militare, l’inten-zione è quella di compiere un passo in avanti, promuovendo congiuntamente

una Campagna per il disarmo e la di-fesa civile. L’obiettivo è quello della costituzione di un Dipartimento che indirizzi il contributo alla difesa civile con le proprie autonomie e modalità di lavoro delle varie componenti oggi esistenti fra cui il Servizio civile, i Corpi civili di pace, la Protezione civile, oltre ad un ipotizzato Istituto di ricerca su Pace e Disarmo. Si tratta di dare finalmente concretezza a ciò che prefiguravano i Costituenti con il ripudio della guerra e che già oggi è previsto dalla legge e confermato dalla Corte Costituzionale: la possibilità di assolvere all’obbligo costituzionale dell’articolo 52 con una

struttura di Difesa civile alternativa a quella prettamente militare, finanziata direttamente dai cittadini attraverso l’opzione fiscale in sede di dichiarazione dei redditi. Obiettivo della Campagna è quello di fornire ai cittadini uno stru-mento concreto che renda forte come Istituzione dello Stato la difesa civile, non armata e nonviolenta, ossia la difesa della Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati. Tutto questo attraverso la preparazione di mezzi e strumenti non armati d’intervento nelle controversie internazionali per la difesa dell’integrità della vita, dei beni e dell’ambiente dai danni che derivano dalle calamità naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni. È una scelta chiara, che pensa che il finanziamento di cacciabombar-dieri, sommergibili, portaerei e missioni di guerra lasci il nostro Paese indifeso dalle vere minacce che lo colpiscono, rendendolo invece minaccioso agli occhi del mondo.

L’appello del comitato organizzatore

Sul sito www.newdeal4europe.eu/it è possibile firmare l’iniziativa dei cit-tadini europei (ICE) per proporre un piano straordinario per lo sviluppo sostenibile e l’occupazione che rilanci l’economia e crei nuovi posti di lavoro.

L’ICE per un New Deal

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20148 diritti

‘Dopo la crisi, la crisi’, Rapporto sui diritti globali 2014Verrà presentato alla stampa l’8 luglio il Rapporto sui diritti globali 2014, dal significativo titolo Dopo la crisi, la crisi. Il Rapporto è a cura di Asso-ciazione Società Informazione Onlus, promosso da Cgil con la partecipazione di ActionAid, Antigone, Arci, Cnca, Fon-dazione Basso-Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, GruppoAbele, Legambiente.Secondo gli estensori, più che di cri-si, si rischia ormai di dover parlare di catastrofe globale. Dopo sei anni, infatti, tutti gli indicatori economici e sociali rivelano un quadro drammatico e univoco. In Europa le persone che hanno perduto il lavoro sono cresciute di 10 milioni, portando a 27 milioni il totale di disoccupati. Per il quinto anno consecutivo l’occupazione è in calo nel continente. I nuovi poveri sono cresciuti di 13 milioni di unità. Nell’Europa a 28 Paesi, nel 2012, le persone già povere e quelle a rischio di esclusione erano ben 124 milioni, poco meno di una ogni quattro, con una crescita di 2 milioni e mezzo rispetto all’anno precedente.Nel suo piccolo, l’Italia contribuisce significativamente a questa mappa della privazione: il numero di quanti vivono in condizioni di povertà asso-luta è esattamente raddoppiato tra il 2007 e il 2012, passando da 2 milioni e 400mila a 4 milioni e 800mila, l’8% della popolazione. Il tasso di occupa-zione nel 2013 è tornato ai livelli del 2002: 59,8%; all’inizio della crisi, nel 2008, era al 63%. Peggio stanno solo i greci (con il 53,2%), i croati (53,9%) e gli spagnoli (58,2%). Tra il 2012 e il 2013 sono stati persi 424 mila posti di lavoro. Dall’inizio della crisi hanno perso il lavoro oltre 980 mila persone. Il tasso di disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni è arrivato al 42,4%. Muoiono le piccole imprese: dal 2008 ne sono scomparse 134mila. E muoiono le persone: per quanto sia difficile stabilire nessi causali certi, alcuni studi indicano in 149 le persone che si sarebbero tolte la vita per motivazioni economiche nel 2013.Numeri non meno tragici nel panorama mondiale: nel 2013 i disoccupati erano 202 milioni. Lievita anche il fenomeno dei lavoratori poveri: sono 200 milioni e sopravvivono in media con meno di due dollari al giorno.Questo stato di catastrofe - umanitaria, non solo economica - è il risultato di

scelte politiche precise. Nessun serio in-vestimento è stato fatto per promuovere l’occupazione e sostenere il lavoro. La rotta non è stata invertita e nemmeno corretta. Anzi. Le politiche della Banca Centrale, del Fondo Monetario Interna-zionale e della Commissione Europea, la famigerata Troika hanno portato allo stremo i lavoratori e i ceti medi nel paesi destinatari dei programmi di assistenza finanziaria, Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Romania. Complice la crisi, è in atto l’intensifi-cazione di una ‘lotta di classe dall’alto’, una resa dei conti totale con i sistemi democratici e di welfare, per come sono stati edificati nella seconda metà del secolo scorso, a partire dal modello

sociale europeo. Sono potenti le spinte in direzione della privatizzazione dei servizi di protezione sociale in Europa, un potenziale mercato di 3.800 miliardi di euro l’anno, vale a dire ben il 25% del PIL, verso il quale si stanno indirizzan-do gli incontenibili appetiti dei gruppi finanziari e delle multinazionali. Risulta sempre più evidente il contrasto tra due idee diverse e antagoniste del mondo, la più forte delle quali, fondata sul dogma del libero mercato e del pro-fitto, vuole fare una definitiva tabula rasa di tutti i diritti faticosamente acquisiti dalle classi subalterne nel corso della seconda metà del Novecento.La crisi globale ha reso maggiormente manifesta l’incapacità di perseguire al-ternative. Negli ultimi anni si è assistito alla bancarotta del liberismo. Eppure i responsabili della crisi - grande finanza,

corporations e tecnocrazie - hanno stron-cato ogni ripensamento sui paradigmi della crescita infinita e dell’asservimento dei viventi alle logiche del profitto, e ora addirittura rilanciano, con quel Transatlantic Trade and Investment Partnership, il trattato commerciale USA-UE che incombe sull’Europa.Eppure le proposte alternative sono da tempo sul tavolo. Certo, non bastano le piattaforme. Per trasformazioni di tale radicalità occorrono la forza politica, il consenso e la cooperazione sociale. Un’altra Europa e un’altra globalizzazio-ne, quella dei cittadini, dei diritti e della solidarietà politica e sociale ha bisogno di essere pensata e di nascere presto dalle macerie di quella delle monete e dei mercati. Una riconversione ecolo-gica dell’economia deve soppiantare il castello di carte della finanza speculativa, che da tempo detta le agende ai governi e che vorrebbe ora addirittura forzare e svuotare le Costituzioni antifasciste europee. Un deciso investimento sul lavoro stabile e di qualità e su un nuo-vo welfare deve spodestare la politica dell’austerità che sta strangolando eco-nomie e stato sociale e a cui l’Unione Europea e i singoli governi si sono inchinati. Come afferma nel Rapporto Luciano Gallino, «i Parlamenti hanno sbattuto i tacchi e hanno votato alla cieca perché ce lo chiedeva l’Europa. Non esistono alternative, ci è stato detto. Questa espressione è un corollario del colpo di Stato in atto». Le alternative invece sono possibili, oltre che necessarie. Ma non possono che sortire dal basso, dalle forze vive del lavoro, della società, dei popoli. Per contrastare quel ‘colpo di Stato’, difendendo la democrazia, ricucendo la profonda ferita delle diseguaglianze, ristabilendo equità e giustizia sociale. Globalizzando i diritti. Di tutto questo e di molto altro ancora parla il Rapporto sui diritti globali di quest’anno, giunto alla dodicesima edizione. Macro-capitoli tematici documentano la situazione e delineano possibili prospettive future. L’analisi e la ricerca sono corredate da cronologie dei fatti, da schede temati-che, da quadri statistici. Uno strumento fondamentale d’informazione e forma-zione per quanti operano nella scuola, nell’informazione, nella politica, nelle amministrazioni pubbliche, nel mondo del lavoro, nelle professioni sociali, nelle associazioni.

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20149 diritti

L’Onda Pride non si ferma

di Vincenzo Branà Arcigay

Sono dieci le città italiane che sabato 28 giugno sono state attraversate dall’Onda Pride, la manifestazione nazionale con cui il movimento Lgbt italiano ha cele-brato la giornata dell’orgoglio, quella dei moti di Stonewall che nel 1969 diedero vita alle rivendicazioni di gay, lesbiche

e trans. Alghero, Bologna, Catania, Lec-ce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Torino, Venezia sono stati i nodi di una rete di cortei che ha portato nelle strade contemporaneamente e complessiva-mente decine di migliaia di persone. «Ancora una volta - ha detto Flavio Romani, presidente di Arcigay - siamo tornati a manifestare per riscattare un’intera fetta della popolazione dal-la marginalità nella quale uno Stato che non riconosce i diritti la spinge quotidianamente. Il Pride è il giorno dell’anno in cui riusciamo ad invertire una prospettiva, a ribadire la dignità di identità, istanze, relazioni e stili di vita esclusi dall’orizzonte della politica, dai paradigmi istituzionali e spesso anche dagli immaginari dei mezzi di comunicazione di massa». Tra le rivendicazioni che l’Onda Pride ha portato nelle strade, c’è anche quella

del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso: «Renzi ha promesso entro settembre la discussio-ne di una legge per il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso», ha ricordato Romani. «Di per sé l’annuncio - ha aggiunto - ha tutti

i connotati di un dejà-vu, nel metodo ma anche nel merito della proposta: lo stesso istituto veniva messo sul piatto due anni fa da Pierluigi Bersani e già allora protestavamo per l’arretratezza di una proposta che non raggiungeva l’obiettivo dell’uguaglianza e proiettava il nostro Paese in un dibattito che gran parte dei Paesi europei hanno affrontato dieci o quindici anni fa. La meta - ha messo in chiaro il presidente di Arci-gay - è e rimane per noi il matrimonio egualitario, cioè l’abbattimento totale del discrimine tra coppie omo ed eteroses-suali e il riconoscimento pieno di tutti i diritti, alle une come alle altre. Renzi è di fatto fermo sulle posizione che altri leader hanno già prodotto: ora dimostri in cosa consiste il suo ‘nuovo verso’, ci faccia contare i passi in avanti che il suo partito è in grado di compiere nel cammino per il riconoscimento dei diritti

civili. Il vero cambiamento, in questo Paese, sarebbe quello di vedere entrare una proposta di legge insufficiente in Parlamento e scoprirla arricchita alla fine del dibattito nelle aule. Lo shock della legge contro l’omotransfobia è an-cora molto recente: già abbiamo vissuto

quella discesa in picchiata che ha trasformato una proposta di legge contro le discrimina-zioni e i crimini d’odio in un testo ambiguo e scarsamente efficace, costruito con la logica della mediazione tra partiti, di-menticando obiettivi e cittadini e cittadine da tutelare. E infatti quel testo, nonostante i sem-pre più ricorrenti casi di omo-transfobia riportati dai media, ha completamente arrestato il suo iter parlamentare. Per cambiare verso, allora, bisogna innanzitutto contraddire que-sti precedenti, perciò a Renzi mandiamo a dire: ‘fai uno scatto in più, sposa l’uguaglianza’». Il messaggio al Premier e se-gretario del Pd è stato mandato diffondendo un finto selfie, re-alizzato da Condividilove e che immergeva il Presidente del Consiglio nella folla del Pride. Il premier, dal canto suo, non ha risposto. Hanno reagito però Francesca Pascale, compagna di Silvio Berlusconi, e il giornalista Vit-

torio Feltri, che proprio il 28 giugno hanno annunciato l’intenzione di tes-serarsi ad Arcigay. «Non si può dire che quest’Onda Pride sia passata senza sortire effetti - ha commentato sorridendo Romani - dieci Pride in altrettante città italiane, tutti gremitissimi e accolti con entusiasmo dai territori – prosegue – sono evidente-mente una buona strategia per sciogliere anche le rigidità più sedimentate». Nel frattempo Arcigay resta mobilitata per le ultime tappe dell’Onda Pride: il 5 luglio sarà Siracusa a raccogliere il testimone, con un Pride che a bordo delle imbarcazioni tradizionali percor-rerà per la prima volta la via del mare. Poi toccherà a Reggio Calabria, che scenderà in piazza per il primo Pride di quella regione.

www.arcigay.it

di firma qualifica

In tutta Italia per chiedere uguaglianza e diritti

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arcireport n. 24 | 3 luglio 20141010

IN PIÙ

daiterritori

IL CINEFORUM CATANIA Nuovo appuntamen-to con il cineforum Emigrazione Immigrazione, promosso dall’Arci Catania in collaborazione con Offi-cina Rebelde, Mangiacarte Libreria Sociale, Opificio Zeronove e Gam-mazita Catania. Il 3 luglio alle 21 al Gammazita, in piazza Federico di Svevia 92 a Catania, sarà proiettato Latcho Drom, un documentario sui viaggi, le musiche, le danze dei grup-pi gitani provenienti da Rajastan, Egitto,Turchia, Romania, Ungheria, Slovacchia, Francia e Spagna. www.arcicatania.org

CENA CONTRO LE MAFIE BIBBIENA (AR) Si svolge venerdì 4 luglio presso i locali del circolo Arci Bocciofila ‘A. Sassoli’ di Bibbiena, in piazza della Resistenza, una cena di solidarietà contro tutte le mafie, per sostenere la cooperativa sociale Placido Rizzotto – Libera Terra di Corleone. La serata è pro-mossa e organizzata dalla Sezione soci Coop Centro-Italia di Bibbiena, in collaborazione con il circolo Arci e propone un menù realizzato proprio con i prodotti di Libera Terra. La Cooperativa Placido Rizzotto – Libera terra è nata nel 2001 e gestisce terre confiscate ai boss mafiosi. Prenota-zioni al punto d’ascolto dei negozi Coop di Bibbiena e Subbiano oppure ai numeri 3488932997 (Valentina) e 3343099906 (Silvia). Riduzione per i minorenni.

www.arciarezzo.it

I 30 ANNI DELL’ARCI PABLO NERUDASAN MARCO IN LAMIS (FG) È il 1984, in via Cavour si riuniscono 27 cittadini che si richia-mano agli ideali della pace e della Resistenza e costituiscono l’Arci Pablo Neruda eleggendo Emanuele Leggieri primo presidente del circolo. Da allora sono passati trenta anni, tra impegni e qualche difficoltà; sabato 5 luglio, presso i locali dei lab ‘Arte Facendo’ siti in Villetta Comunale, si festeg-geranno i primi 30anni di attività dell’Arci Pablo Neruda. Alle 21.30, suoneranno i Fratelli Bisceglia dei Sud Folk (guest star Luigi Pagliara).

fb Arci Neruda

L’11 luglio si conclude la prima edizione di Milano e la memoria.Nato da un’idea del circolo Arci Ponti di memoria, il progetto si è poi esteso a livello organizzativo al Comune di Milano, ad Arci Milano ed ha ottenuto il sostegno di due importanti istituzioni culturali, Fondazione Rcs e Fondazio-ne Feltrinelli. «Quello dell’11 luglio è l’ultimo appuntamento di Milano e la memoria. Qualcosa di più di una rassegna o di un semplice festival. Si è trattato del primo esperimento di un progetto di tipo identitario di una città italiana - spiega Daniele Biacchessi, ide-atore del progetto - Questo è il segreto del successo di Milano e la memoria. Realizzare teatro e musica nei luoghi simbolici della città. Siamo partiti il 27 gennaio dalla stazione centrale con i set di Massimo Priviero e Settegrani. Poi il 22 marzo abbiamo raccontato con Antonio Scurati le cinque giornate di Milano. Il 24 aprile abbiamo riempito piazza Mercanti, e il 9 maggio abbiamo ricordato Walter Tobagi con Manuel Ferreira e Alma Rosé. Ora ci manca l’ultima tappa: il grande omaggio, il primo ufficiale, a Giorgio Ambrosoli, l’eroe borghese caduto l’11 luglio 1979 sotto i colpi della mafia politica. 35 anni dopo, in piazza Affari, nel luogo simbolo del potere finanziario».In questa occasione, verranno messe in scena due piéces teatrali.Lo spettacolo di Luca Maciacchini in-titolato Giorgio Ambrosoli racconta la tragedia dell’avvocato milanese, che ricevette l’arduo compito di essere il commissario liquidatore della Banca

Milano e la memoria 2014L’11 luglio con due spettacoli teatrali in ricordo di Giorgio Ambrosoli termina il progetto di Arci Ponti di Memoria

Privata Italiana di Michele Sindona negli anni ‘70. Per la sua solerzia e in-corruttibilità pagò con la vita il suo alto senso dello Stato e del dovere morale. Lo spettacolo, scritto da Michela Marelli e Serenella Hugony Bonzano, con le musiche e le canzoni di Luca Maciacchini e la regia di Michela Marelli, ricostru-isce la vicenda umana e professionale dell’avvocato milanese basandosi sulle testimonianze dirette dei familiari e sui testi fondamentali scritti sulla vicenda, tra cui Un eroe borghese di Corrado Stajano e Qualunque cosa succeda del figlio Umberto Ambrosoli. La formula è quella del ‘Teatro - canzone: Luca Maciacchini, attore e cantautore, narra la vicenda attraverso canzoni originali scritte per lo spettacolo.Mafie in pentola Libera terra, il sapore di una sfida nasce dai viaggi di Andrea Guolo e Tiziana Di Masi nei terreni confiscati alle mafie, dove hanno rac-colto interviste e documenti. Milioni di ettari di terreno tra Sicilia, Calabria, Campania, Puglia hanno assistito a se-coli di violenza, sfruttamento, illegalità, omicidi. Ora quelle stesse terre, liberate con lo strumento della confisca, offrono al mercato alcuni gioielli enogastro-nomici del nostro paese: dai vini alle conserve, dai mieli ai legumi, all’olio extravergine, alla pasta. Lo spettacolo racconta la storia di questa sfida che Libera Terra ha vinto e che continua a combattere ogni giorno. Appuntamento in piazza Affari, a Milano, a partire dalle 21. Ingresso libero.

pontidimemoria.it

Teatro civile in val d’EnzaAnche quest’anno torna per la sua nona edizione il festival Teatro civile in val d’Enza, ideato e organizzato dal circolo Arci Pontenovo con il patronicinio e il contributo del Comune di San Polo d’Enza (RE). Il festival inizia con un’anteprima esclusiva del Festival di Resistenza del Museo Cervi: sabato 5 luglio, alle 21.30 andrà in scena lo spettacolo Al forestèr. Vita accidentale di un anarchico di Matteo Bacchino per la regia di Savino Paparel-la. Si tratta di uno spettacolo sulla vita dell’anarchico Antonio Cieri, soldato di

leva, ferroviere, antifascista, morto su una collina spagnola in un giorno d’aprile.Al forestér è un attore solo che è tante voci diverse, è la storia di come un ragazzo coraggioso e spaventato, che non capiva come si potesse morire a vent’anni per conquistare una trincea , diventa un uomo e di come un uomo diventa un uomo libero.Lo spettacolo è ad ingresso gratuito e si tiene presso la corte interna del circolo Arci Pontenovo in via Pontenovo 1 (in caso di maltempo, presso la sala polivalente).

fb Circolo Pontenovo

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arcireport n. 24 | 3 luglio 201411 daiterritori

Ancora pochi giorni per sostenere il festival di poesia e musica L’importanza di essere piccoli, promosso per la sua quarta edizione dal circolo Arci SassiScritti di Porretta Terme (BO), che si terrà dal 5 al 9 agosto. Il festival, nelle precedenti edizioni, ha portato nei piccoli borghi dell’Alta Valle del Reno alcuni tra i più si-gnificativi nomi della poesia e della musica italiana – come i cantautori Francesco Guccini, Bobo Rondelli, Paolo Benvegnù, Colapesce, Filippo Gatti, i poeti Franco Loi, Mariangela Gualtieri, Franco Buffoni e molti altri. Vera particolarità del festival è la creazione ‘dal basso’ dell’atmosfera d’accoglienza e apertura: gli abitanti dei borghi di tutte le età collaborano alla realizzazione delle serate, facendo sì che gli appuntamenti si trasformino in qualcosa di unico. Per la prima volta nei borghi dell’Appennino bolognese sono invitati a collaborare insieme poeti e cantautori; i borghi sono presentati al pubblico, proveniente da varie parti d’Italia, in una maniera inedita ed estremamente piacevole e accoglien-te. Le persone del luogo sono coinvolte a tutto tondo nella realizzazione di una manifestazione artistica di qualità ed è previsto il coinvolgimento di associazioni e studenti nella realizzazione del festival, che è così un modo per far conoscere e collaborare persone di tutte le età. Il festival è un modo di conoscere antichi bor-ghi e luoghi dell’Appennino spesso tralasciati dai circuiti turistici tradizionali, un percorso artistico e umano prima che semplicemente spettacolare e aggregativo. Non solo tutti i reading e i live sono gratuiti, ma al pubblico e agli ospiti è anche offerto un piccolo benvenuto preparato dagli abitanti delle frazioni. L’idea è quella di condividere un momento di festa. In questo momento è inne-gabile che la vita in Appennino sia in condizioni di vera e propria marginalità, non solo per la sua naturale morfologia ma anche per una serie di sofferenze a cui il territorio e le sue genti è esposto. Difficoltà che confermano l’esigenza di continuare a dare risposte creative e di possibilità agli abitanti e ai visitatori di queste zone, attraverso iniziative come L’importanza di essere piccoli, che per-mettono una modalità di aggregazione diversa, profonda, costruttiva. Vedere la propria ‘casa’ con gli occhi degli artisti e degli ospiti è un modo per abitarla fuori dal cerchio delle sole difficoltà, del campanilismo e del senso d’abbandono che molti abitanti lamentano. Il festival è fatto con grandi sforzi e poche risorse: per questo gli organizzatori hanno pensato di aprire una campagna fondi che possa contribuire a coprire almeno alcune delle spese, quelle che contribuiscono a rendere il festival curato e accessibile. In cambio, i sostenitori riceveranno una serie di piccoli ‘grazie’ sia virtuali che non, dalle stampe d’arte fatte a mano alle magliette, alcuni doni creati apposta per l’occasione, oggetti fatti con dedizione e altrimenti introvabili. L’obiettivo è raggiungere la cifra di 1500 euro. Per con-tribuire (si può donare fino all’ 11 luglio) vai sul sito www.sassiscritti.wordpress.com o sulla pagina facebook L’importanza di essere piccoli.

Si terrà venerdì 4 luglio alle 10 presso l’Auditorium di Santa Croce a Bisceglie (BT) la conferenza stampa di bilancio dei primi 4 anni di attività del circolo Arci Open Source. Un incontro con la stampa e con quanti vorranno conoscere meglio questa vir-tuosa esperienza di associazionismo del territorio, ormai consolidata grazie alla forza propulsiva dei suoi soci e sostenitori. A raccontare la felice esperienza dell’as-sociazione biscegliese saranno il presi-dente regionale dell’Arci Davide Giove e il presidente del comitato territoriale Arci Bari e Bat Luca Basso, insieme ai soci del direttivo di Arci Open Source. Sono state inoltre invitate le massime autorità cittadine. Con circa 1000 tesserati l’anno il circolo di Bisceglie ha saputo radunare intorno a sè tante esperienze e competenze che avevano solo bisogno di essere messe insieme, dando a ciascuna area di ri-ferimento ampio spazio di manovra ed espressione, come testimoniato dal numero e dalla varietà di iniziative e percorsi intrapresi dall’associazione. L’area Events, dedicata principalmente alla musica dal vivo, alle performance teatrali, alla presentazione di libri, l’ha fatta senz’altro da padrone con una media di 100 appuntamenti all’anno accessibili per costi e tipologie a tutti, avendo nelle aree Lab, Bio e Om Room il contraltare di attività continuative che hanno portato alla realizzazione di oltre 50 corsi, workshop e iniziative che spaziano in diversi campi della conoscenza, registrando una parteci-pazione attiva di un numero cospicuo di soci molto diversi tra loro per età, interessi e cultura. Un circolo quindi che può guardare ai suoi primi quattro anni di vita con un occhio senza dubbio positivo, e che spesso funge da antenna per sogni e bi-sogni di un pezzo di società biscegliese.

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I quattro anni dell’Arci OpenSource

‘L’importanza di essere piccoli’Fino all’11 luglio, la raccolta fondi per il Festival sull’Appennino bolognese

Arci For social con il Tina MerlinIl circolo Arci Tina Merlin di Montereale Valcellina (PN), insieme al Gruppo di Acquisto Solidale Gasolina propone un acquisto di gruppo, settimanale, di prodotti del Forno Sociale di Tramonti. Il For Social, oltre ad assolvere l’impor-tante compito di portare il pane sulle tavole degli abitanti della valle, ha come obbiettivo quello di raggiungere le persone anziane che non si possono muovere e che abitano decentrate rispetto ai centri abitati più importanti della valle, per dar loro i servizi basici di fornitura di alimenti, pane appunto, medicinali, referti medici, ed altre cose di carattere solidario.É possibile ordinare entro il martedì di ogni settimana scrivendo all’indirizzo email [email protected] oppure direttamente al circolo Arci Tina Merlin, chiamando al numero 0427799685 dalle ore 19 alle ore 20 nelle giornate di martedì, venerdì e sabato. La consegna avverrà presso la sede del circolo il sabato successivo verso mezzogiorno con un aperitivo, per chi non potrà esserci distribuzione la sera al circolo Arci Tina Merlin tra le 18.30 e le 19.30.

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L’Accademia europea di Firenze, di cui è partner l’Arci Catania, promuove il bando Pro-Actors: attori nello sviluppo di comunità e politiche giovanili per tirocini all’estero per i giovani tra i 25 e i 32 anni. Scadenza il 14 luglio. Per saperne di più e partecipare, info su www.aefonline.eu.Chi invia la propria candidatura, è pre-gato di mandare una mail per conoscen-za anche a [email protected]

Pro-Actors

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arcireport n. 24 | 3 luglio 201412 società

In redazioneAndreina Albano Maria Ortensia FerraraCarlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialeFrancesca Chiavacci

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EditoreAssociazione Arci

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Chiuso in redazione alle 18.30

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arcireport n. 24 | 3 luglio 2014

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L’Unità è dei lettori È il momento di darle una mano

Che succede all’Unità? Ma ce la fate, vero? Ditemi che ce la fate. Ma possiamo dare una mano? Giuro che se avessi i soldi vi comprerei io... Basterebbe riportare le telefonate e i messaggi che arrivano, giorno dopo giorno, per capire che quella dell’Unità è una storia nella storia. Da una parte c’è un giornale che lotta, come tanti, contro la dura legge dei conti, dall’altra un luogo dove incontrarsi, discutere, persino litigare, ma sempre e soltanto con uno scopo preciso: cambiare, in meglio, questo benedetto mondo. Da una parte c’è l’impresa editoriale, fatta di carta da acquistare, orari da rispettare e pub-blicità da trovare (ma quale, se cala sempre?). Dall’altra ci sono i lettori che a questo giornale vogliono un bene dell’anima e che se non lo trovano in edicola, prima ci restano male, ma poi si incazzano sul serio. Perché l’Unità è loro. E la vogliono ogni mattina, tutte le mattine. Me ne sono accorto il 24 febbraio, quando abbiamo pubblicato l’inserto speciale per i novant’anni di questo bellissimo giornale. Non avete

idea delle telefonate di fuoco e degli insulti che abbiamo ricevuto perché le copie (e dire che avevamo raddoppiato la tiratura) sono sparite nel giro di due ore. E vi risparmio le parole di Emanuele Macaluso, giovane novantenne anche lui, costretto a girare tre edicole per non trovare nemmeno una copia...No, l’Unità non è un giornale: è un mondo a parte, un pianeta (rosso come Marte) sul quale però c’è vita. E tanta. Lo abbiamo detto e scritto più volte: l’Unità, a differenza di tutti gli altri giornali, non è solo informazione. È informazione e passione: una miscela preziosa, forse unica, che ha permes-so a questo giornale di venire scritto, stampato, diffuso durante i lunghissimi anni di clandestinità sotto il fascismo. Ed è proprio la passione, sempre lei, che ha permesso di riportarlo in edicola nel 2001 dopo otto mesi di chiusura, riprendendo tutto il suo spazio e tutta la sua voce: fatto unico al mondo, per-ché di solito i giornali che chiudono e ritornano durano qualche mese, poi spariscono: l’Unità no, è ancora qui e

ha tutta la voglia e tutta l’intenzione di rimanerci (alla faccia dei gufi e dei grilli che dicono meno giornali ci sono e meglio è).Da qualche giorno la Nie, la società che edita l’Unità, è entrata in liquida-zione, perché questo dicono i conti e perché i soci non sono riusciti a trovare un accordo per rilanciare il giornale consentendogli di affrontare, anziché subire, le sberle della crisi economica in generale e di quella dell’editoria in particolare. Che vuol dire questo, che l’Unità chiuderà un’altra volta? No, però vuol dire che il giornale sta affrontando, di nuovo, uno dei momenti più difficili della sua vita. Ed è qui, come è accadu-to tante volte in passato, che entrano in gioco i lettori. Perché se l’Unità è loro, anzi è vostra, visto che mi sto rivolgendo a un’associazione vicina da sempre, è adesso che dovete far sentire, ogni mattina in edicola, la vostra forza e la vostra passione. E perché se c’è un momento per aiutare l’Unità, quel momento è arrivato.Grazie.

Questo libro presenta il complesso itinerario di lotte politiche, di analisi e di attività legislative di Pio La Torre contro il sistema mafioso, nei quasi venti anni di vita parlamentare del dirigente politico siciliano, prima all’Assemblea regionale siciliana poi alla Camera dei deputati. Prende le mosse dalle denunce dei primi anni sessanta contro il sistema che con Lima, Gioia, Ciancimino ed altri dominava la scena di Palermo, quando La Torre era

parlamentare all’Assemblea regionale siciliana, per arrivare alla proposta di norme di prevenzione e repressione del fenomeno della mafia del marzo 1980, che ha costituito l’asse portante dell’articolo 416-bis del Codice penale. Al centro di questo percorso si colloca la relazione di minoranza della Commissione parla-mentare d’inchiesta sulla mafia, del 1976, redatta da La Torre con il contributo di Cesare Terranova, documento chiave nella definizione dei percorsi politico-mafiosi in Sicilia. La relazione è completata dai memoriali indirizzati all’Antimafia dalle federazioni del PCI di Caltanissetta, Agrigento, Trapani e Palermo, in cui vengono spiegati i nessi tra politica, economia e mafia nei territori. La lettura di questi documenti permette di valutare nella loro complessità lo sfondo storico e gli orizzonti sociali e politici in cui matura l’analisi di Pio La Torre e i processi della stagione politico-criminale che tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta portò alla decapitazione del ceto dirigente democratico della Sicilia. Permette inoltre di seguire passo dopo passo il processo di ‘incubazione’ della legge La Torre che, recepita dall’Unione Europea e da altri organismi sovranazionali, sta cambiando i modelli del contrasto ai sistemi criminali e ha contribuito a fare la storia civile del Paese.

il libroPio La Torre legislatore contro la mafiaa cura di Carlo Ruta

Edizioni di storia e studi sociali

Pagine 330 - euro 20,00

di Luca Landò direttore de L’Unità