Arcireport n 23 2014

12
Crimine contro l’umanità per le Nazioni Unite, proibizione senza eccezioni per la Corte Europea dei diritti umani, peccato mortale per Papa Francesco, parola vuota per l’ordinamento giuridico italiano. In- credibilmente da venticinque anni il Parla- mento del nostro Paese non fa quello che la Costituzione e il diritto internazionale ci impongono, ovvero introdurre il delitto di tortura nel codice penale italiano. Abbiamo criminalizzato qualsiasi cosa, imposto divieti di tutti i tipi, trasformato il diritto penale in un helzapopping invadente, violento, illiberale e privo di senso. Nei giorni scorsi l’Italia è stata condannata nuovamente per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea del 1950 sui diritti umani che proibisce la tortura e ogni forma di trattamento inumano e degradante. La Corte di Strasburgo ha condannato il nostro Paese per le violenze subite dal signor Dimitri Alberti nel 2010. Le violenze in questo caso sarebbero state inferte dai carabinieri. I giudici europei hanno sostenuto che le fratture alle costole e le lesioni ai testicoli del signor Alberti non fossero compatibili con il normale e legittimo uso della forza. Inoltre, questione ancora più grave, nonostante le plurime denunce della persona sottoposta a mal- trattamenti, la procura si sarebbe limitata a prendere atto di quanto dichiarato dalle forze dell’ordine e non avrebbe garantito un’inchiesta giudiziaria degna di questo nome. Il signor Alberti potrà ora avere un risarcimento economico di 19mila euro. Nei mesi scorsi il Pontefice motu proprio ha modificato il codice penale vaticano abolendo l’ergastolo e introducendo il crimine di tortura. Un gran numero di organizzazioni della società civile italiana ha deciso di spingere decisamente verso il perseguimento di questo obiettivo. Anche Francesca Chia- vacci, presidente nazionale dell’Arci, si è espressa sull’argomento, auspicando che il provvedimento venga assunto al più presto. «Crediamo - ha detto - che a chiederlo siano la civiltà giuridica, le esigenze processuali, le famiglie che in questi anni hanno visto figli e parenti perdere la vita nel corso di operazioni di polizia: Cucchi, Uva, Aldrovandi, Fer- rulli, Magherini. Senza dimenticare – ha aggiunto – quanto i fatti e le violenze dei giorni di Genova 2001 siano ancora una ferita aperta per la nostra democrazia e per le vittime di quelle violenze». Giornata internazionale per le vittime di tortura di Patrizio Gonnella presidente di Antigone arcireport settimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 23 | 26 giugno 2014 | www.arci.it | report @arci.it La proposta di legge è ora in discussione alla Camera. Il testo, però, non è fedele alla definizione delle Nazioni Unite. Ve- dremo se e come si svilupperà il dibattito parlamentare. Per sbloccare una situazione in cui alcune forze politiche si oppongono alla legge sulla tortura in virtù di una captatio be- nevolentiae nei confronti di Polizia, Am- ministrazione penitenziaria e Carabinieri, forse l’unica via è costringere i capi delle forze di sicurezza a dire la loro opinione in un’audizione formale a Montecitorio. Siamo certi che non gli sarebbe facile argo- mentare pubblicamente la loro contrarietà. Risulterebbero fuori luogo e fuori tempo. Dal capo della Polizia, quando ci furono gli applausi Sap ai poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, abbiamo potuto ascoltare parole di buon senso. Il semestre europeo a guida italiana che inizia il prossimo primo luglio deve essere l’occasione per colmare lacune normative che ci mettono ai margini della comunità democratica. Una volta però colmato il vuoto legislativo bisognerà lavorare sui processi educativi, formativi, culturali affinchè la tortura sia bandita non solo dal diritto ma anche dalle pratiche di polizia. Un crimine contro l’umanità che in Italia non è reato

description

 

Transcript of Arcireport n 23 2014

Page 1: Arcireport n 23 2014

Crimine contro l’umanità per le Nazioni Unite, proibizione senza eccezioni per la Corte Europea dei diritti umani, peccato mortale per Papa Francesco, parola vuota per l’ordinamento giuridico italiano. In-credibilmente da venticinque anni il Parla-mento del nostro Paese non fa quello che la Costituzione e il diritto internazionale ci impongono, ovvero introdurre il delitto di tortura nel codice penale italiano. Abbiamo criminalizzato qualsiasi cosa, imposto divieti di tutti i tipi, trasformato il diritto penale in un helzapopping invadente, violento, illiberale e privo di senso. Nei giorni scorsi l’Italia è stata condannata nuovamente per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea del 1950 sui diritti umani che proibisce la tortura e ogni forma di trattamento inumano e degradante. La Corte di Strasburgo ha condannato il nostro Paese per le violenze subite dal signor Dimitri Alberti nel 2010. Le violenze in questo caso sarebbero state inferte dai carabinieri. I giudici europei hanno sostenuto che le fratture alle costole e le lesioni ai testicoli del signor Alberti non fossero compatibili con il normale e legittimo uso della forza. Inoltre, questione ancora più grave, nonostante le plurime

denunce della persona sottoposta a mal-trattamenti, la procura si sarebbe limitata a prendere atto di quanto dichiarato dalle forze dell’ordine e non avrebbe garantito un’inchiesta giudiziaria degna di questo nome. Il signor Alberti potrà ora avere un risarcimento economico di 19mila euro. Nei mesi scorsi il Pontefice motu proprio ha modificato il codice penale vaticano abolendo l’ergastolo e introducendo il crimine di tortura. Un gran numero di organizzazioni della società civile italiana ha deciso di spingere decisamente verso il perseguimento di questo obiettivo. Anche Francesca Chia-vacci, presidente nazionale dell’Arci, si è espressa sull’argomento, auspicando che il provvedimento venga assunto al più presto. «Crediamo - ha detto - che a chiederlo siano la civiltà giuridica, le esigenze processuali, le famiglie che in questi anni hanno visto figli e parenti perdere la vita nel corso di operazioni di polizia: Cucchi, Uva, Aldrovandi, Fer-rulli, Magherini. Senza dimenticare – ha aggiunto – quanto i fatti e le violenze dei giorni di Genova 2001 siano ancora una ferita aperta per la nostra democrazia e per le vittime di quelle violenze».

Giornata internazionale per le vittime di tortura

di Patrizio Gonnella presidente di Antigone

arcireportsettimanale a cura dell’Arci | anno XII | n. 23 | 26 giugno 2014 | www.arci.it | report @arci.it

La proposta di legge è ora in discussione alla Camera. Il testo, però, non è fedele alla definizione delle Nazioni Unite. Ve-dremo se e come si svilupperà il dibattito parlamentare. Per sbloccare una situazione in cui alcune forze politiche si oppongono alla legge sulla tortura in virtù di una captatio be-nevolentiae nei confronti di Polizia, Am-ministrazione penitenziaria e Carabinieri, forse l’unica via è costringere i capi delle forze di sicurezza a dire la loro opinione in un’audizione formale a Montecitorio. Siamo certi che non gli sarebbe facile argo-mentare pubblicamente la loro contrarietà. Risulterebbero fuori luogo e fuori tempo. Dal capo della Polizia, quando ci furono gli applausi Sap ai poliziotti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, abbiamo potuto ascoltare parole di buon senso. Il semestre europeo a guida italiana che inizia il prossimo primo luglio deve essere l’occasione per colmare lacune normative che ci mettono ai margini della comunità democratica. Una volta però colmato il vuoto legislativo bisognerà lavorare sui processi educativi, formativi, culturali affinchè la tortura sia bandita non solo dal diritto ma anche dalle pratiche di polizia.

Un crimine contro l’umanità che in Italia non è reato

Page 2: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 20142 meetingantirazzista

Tre Tavole rotonde per discutere di tutela dei diritti e percorsi di accoglienzaL’Abbraccio Mediterraneo della ventesima edizione del meeting antirazzista stringe nelle tre principali tavole rotonde la riflessione sulle esperienze di tutela dei diritti e dei percorsi di accoglienza seguiti dalle organizzazioni della società civile dei Paesi bagnati dal mare nostrum (anche all’indomani delle primavere arabe) e sui pericoli che minacciano la democrazia nel vecchio continente. Giovedì 10 luglio, per tutta la giornata, Rotte migranti: dalla fuga dai conflitti alla speranza del Mediterraneo che vedrà confrontarsi attivisti e studiosi da Libia, Tunisia, Libano, Spagna. Venerdì 11 luglio, dalle 15, è in programma Mediterranean Civil Society: migrazioni e diritti tra nuove e vecchie democrazie. A chiudere il ciclo di conferenze, sabato 12 luglio dalle ore 15.30, sarà Il continente minacciato: l’Europa e il successo dei movimenti xenofobi incentrato sull’affermazione nelle società e nelle urne delle destre razziste. Gli incontri si terranno presso Villa Ginori a Marina di Cecina.Programma completo su meeting.arcitoscana.it

Abbraccio Mediterraneo

di Simone Ferretti Arci Toscana

Mediterraneo, spazio eternamente in divenire. Mai unità etnica, né linguistica, religiosa, politica, o storica. Ma luogo di intreccio di culture, emozioni, conflitti e sfide. Oggi come ieri.Oggi, però, quella natura di spazio aperto e plurale rischia di svanire.Dal 1988, ha rappresentato il sepolcro per 19.720 persone. Le immagini del naufragio del 3 ottobre scorso a largo di Lampedusa generano ancora rabbia e orrore. Dal gennaio 2014, sono oltre 170

le persone morte in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa, a largo di Grecia, Libia, Italia e in acque internazionali.Nonostante tutto questo, nonostante Frontex e i respingimenti, le persone che decidono di lasciare le sponde Sud del Mediterraneo continuano ad aumentare, consapevoli di rischiare la loro vita. Noi siamo impegnati a restituire al Mediterraneo la sua originaria e storica vocazione. Sappiamo che questo compito è in capo innanzitutto all’Italia.

Il nostro è il paese mediterraneo per eccellenza. Eppure oggi non siamo in-capaci di accogliere, abbiamo ritirato i ponti naturali che nel corso dei secoli avevamo costruito. Al tempo stesso, tutti gli attori dell’area, assieme a noi, sono chiamati a interrogarsi sulla tran-sizione, a mettere al centro delle loro azioni e riflessioni l’idea di cittadinanza e ad operare una scelta. Continuare a chiudersi nella rivendicazione di una realtà nazionale, fondata sulle tradi-zioni culturali, soprattutto religiose, e politiche di ognuno. Oppure costruire una nuova idea di cittadinanza, fondata sull’eguaglianza sociale e sulla diversità e parità delle culture, presenti e ricono-sciute anche entro i confini nazionali.Crediamo che nel primo caso signifi-ca ribadire l’appartenenza al proprio territorio e perpetuare conflitti per preservarne l’autenticità, escludendo tutti coloro che di quel territorio non fanno parte.Nel secondo caso significa ri-cominciare a pensare al bacino del Mediterraneo come nuovo spazio pubblico da costruire nella diversità dei punti di vista, delle storie e delle culture di ciascun paese, e nel riconoscimento di un ‘destino comu-ne’ di tutti i popoli dell’area impegnati a realizzarlo e ad assumerlo.Siamo convinti che l’approccio delle condizionalità, in cui paesi più avanzati imponevano condizioni a quelli meno sviluppati, sia fallito. Abbiamo oggi l’occasione di essere il teatro di una nuova transizione, che sappia affrontare e risolvere le contraddizioni geopolitiche che il nostro tempo ci riserva. Abbiamo l’occasione per riscoprire il senso e la ricchezza di un Abbraccio Mediterraneo.La nuova edizione del Meeting Interna-zionale Antirazzista, giunto al traguardo del ventesimo anno, vuole partire pro-prio da questo abbraccio. Venti anni di impegno nella costruzione di uno spazio comune di dibattito e confronto sul tema dei diritti, venti anni di incontri nella consapevolezza che è dal confronto tra ‘differenti’ che si cresce.Abbraccio Mediterraneo quindi come incontro e crescita, in uno spazio che sempre più ha l’esigenza di confrontarsi per costruire un vocabolario comune.Dal 9 al 12 luglio prossimo a Cecina Mare!

Dal 9 al 12 luglio la ventesima edizione del Meeting Internazionale Antirazzista

Page 3: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 20143 cultura

A Milano, dal 14 al 17 ottobre del 2015, ‘Mediterranea 17’

di Carlo Testini

La Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo (BCJEM) è uno dei tanti progetti nati da un’idea dell’Arci, che negli anni è diventato uno degli strumenti più interessanti per promuovere il dialogo tra i giovani dei paesi che si affacciano sul ‘mare nostrum’. Nel 2015 festeggeremo i 30 anni della Biennale. Lo faremo con i nostri amici e partner dei paesi della riva sud che stanno attraversando uno dei momenti più difficili e appassionanti della loro storia. L’Arci ha scelto da tempo di costruire relazioni con la società civile progressista che si batte per una soluzione democratica delle primavere arabe. In questi anni abbiamo incontrato e conosciuto molte organiz-zazioni sociali e culturali di questi Paesi, senza dimenticare il nostro impegno in Palestina. Già negli scorsi anni abbiamo iniziato ad utilizzare la Biennale dei Gio-vani Artisti del Mediterraneo, che dalla scorsa edizione si chiama Mediterranea, come piattaforma per promuovere progetti artistici e culturali. Questo percorso lo abbiamo chiamato La ville Ouverte per sottolineare il nostro approccio legato

all’interazione dell’arte con le comunità e le città. Quindi la Biennale non è più solo iniziativa per selezionare giovani artisti, ma anche occasione per ragionare sul loro ruolo nella società e nella dimen-sione euro-mediterranea. Già durante la preparazione di Mediterranea 16 che si è svolta ad Ancona nel 2013, abbiamo verificato le potenzialità di un nostro approccio originale alla giovane creatività. Certo, non tutto è semplice visto anche il ritardo cronico nella lettura dei fenomeni creativi più innovativi e il rischio di rima-nere ancorati ad un’idea dell’artista che si chiude nel suo spazio creativo senza dialogare col mondo. Ad Ancona abbiamo anche verificato come i giovani artisti sono antenne straordinarie dei fenomeni sociali e politici. Per questo l’assemblea dell’associazione BJCEM che si è svolta a Torino il 20 giugno, ospitata dal Comune, è stata importante per dare maggiore impulso all’intero progetto. I 55 soci della rete della Biennale hanno scelto la nuova presidente, Dora Bei. Una scelta condivi-sa a larga maggioranza. Dora Bei è una dirigente del Ministero per i Giovani e la

Cultura del governo greco e da anni segue il progetto Biennale. Sarà coadiuvata dal nuovo board internazionale composto da rappresentanti di associazioni e città dei 17 Paesi coinvolti e dal segretariato generale guidato da Emiliano Paoletti. L’assemblea ha anche accettato la candidatura del Co-mune di Milano ad ospitare Mediterranea 17 presso la Fabbrica del Vapore, dal 14 al 17 ottobre del 2015. Circa 300 artisti saranno selezionati nei prossimi mesi per partecipare alla Biennale. Mediterranea 17 si svolgerà nel periodo di chiusura di Expo 2015 e coinvolgerà alcuni degli spazi dell’esposizione universale, lavorando sul tema ‘Energie per la vita’. Per rafforzare la nostra capacità di coinvolgimento dei movimenti artistici della riva sud, si è deciso di sostenere un’antenna operativa in Egitto con la collaborazione dell’Atelier d’Axelandrie, socio della Bjcem. Ora sta a noi cogliere il valore della Biennale come spazio da sfruttare per rilanciare la nostra elaborazione culturale che abbraccia creatività e inclusione sociale, dialogo e partecipazione dei cittadini. Anche nei processi artistici.

La Ville Ouverte. Un percorso d’indagine sulle Officine Reggiane

Il percorso di avvicinamento di Arci alla 17esima edizione di Me-diterranea Young Artists Biennial prosegue con La Ville Ouverte, programma di azioni di arte pubblica sul territorio nazionale ed internazionale. È in corso di realizzazione un progetto promosso in collaborazione tra Arci e Arci Reggio Emilia che è partito ad ottobre 2013 con un workshop dal titolo RE2000, tenutosi nell’ambito dell’ul-tima edizione di Strati della Cultura, a Reggio Emilia. Il workshop, che ha visto la partecipazione dei curatori Marco Trulli e Claudio Zecchi e degli artisti e videomaker Alberto Gemmi e Mirco Marmiroli, si è concentrato sull’area ex industriale delle Officine Reggiane, al centro di una trasformazione urbanistica cruciale per il futuro della città. Le Officine Meccaniche Reggiane sono state un’azienda italiana nata all’inizio del Novecento per la produzione ferroviaria e di proiettili d’artiglieria per la realizzazione di aerei da caccia. Si tratta di un’a-rea di circa 4000 metri quadri, ormai totalmente in disuso e solo in piccola parte riconvertita in Tecnopolo. L’indagine degli artisti coinvolti si muove all’interno delle Officine, puntando l’attenzione sulle micro-comunità di migranti che vivono negli edifici abbando-nati e, contemporaneamente, sulla percezione dei cittadini, anch’es-si perlopiù migranti, che vivono nella zona circostante le Officine. Il progetto, recentemente finanziato da Emilia Romagna Film Commis-sion, è finalizzato alla realizzazione di un docufilm che verrà presentato alla prossima edizione della BJCEM.

Si è spenta Bianca Guidetti Serra, una delle protagoniste del ‘900Si è spenta a 94 anni Bianca Guidetti Serra. Avvocato, storica, pilastro della Resistenza torinese, fece parte del Pci sin dall’epoca della clandestinità. Fedele solo alla propria coscienza, non ha mai esitato a sfidare il senso comune, le simpatie dell’opinione pubblica, o le direttive del suo partito, che abbandonò nel ’56 dopo i fatti d’Ungheria. Era una donna pas-sionale e creativa, ma anche meticolosa e pignola nell’esercitare, dopo un’esperienza nel sindacato, la sua professione di avvocato penalista. Si spese sempre per i deboli, in particolare per le donne. Fu lei, ad esempio, a mettere in piedi a Torino il primo processo per la parità salariale. E alle donne impegnate nella Resistenza dedicò il suo capolavoro Compagne, due volumi pubblicati da Einaudi nel ’77. Prima di morire, stava raccogliendo materiale per un libro sulle donne della Repubblica di Salò. Bianca Guidetti Serra fu anche la prima a fare processi (e a vincerli) contro la ‘monetizzazione della salute’ e da parlamentare firmò la proposta di legge per la messa al bando dell’amianto. Ci lascia una delle figure che hanno segnato la sto-ria del nostro novecento, con una vita dedicata, sempre, alla causa della libertà e della giustizia.

di Marco Trulli Arci Viterbo

Page 4: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 20144 musica

Tornano i Festival estivi dell’ArciFestival estivi targati Arci, si ricomincia! Tornano anche quest’anno le rassegne musicali promosse da circoli e comitati su tutto il territorio italiano: momenti di aggregazione, spazi per la buona musica ed eventi che cercano di continuare a far crescere curiosità e gusto del pubblico. Tra i primi segnalati, dal 5 luglio al 2 agosto c’è il Bombo Festival a Torino: un villaggio di musica, teatro, cultura e partecipazione nel grande parco dello Spazio 211 di via Cigna. Sono più di 20 tra circoli Arci, compagnie teatrali e associazioni culturali di Torino e pro-vincia, pronti a mettere insieme energie e competenze per regalare alla città un nuovo luogo in cui vivere l’estate.A Roma ci sono Roma incontra il mondo con Arci Roma, nella tradizionale cor-nice di Villa Ada, ed Eutropia Festival con Arci Lazio, progetto che fa vivere e valorizza un luogo storico e affascinante di Roma, grazie anche alla preziosa ospitalità e collaborazione della Città dell’Altra Economia. A Capo Rizzuto (KR) a partire dal 27 giugno ci sono tre mesi di concerti ed eventi al Camping San Paolo, un lembo di spiaggia sede di un laboratorio umano e sociale che, da oltre trenta anni, continua a rappre-sentare un’oasi di pace e di benessere.

A Villafranca in Lunigiana (MS) tor-na il tradizionale appuntamento con Mama Africa Meeting: antirazzismo, solidarietà, accoglienza, intercultura, corsi di danza e musica, laboratori per bambini, conferenze, dibattiti e concerti per una settimana, dal 27 luglio al 3 agosto. Con l’Estate a Villa Bombrini, rassegna all’insegna di musica, tea-tro e spettacolo in programma fino al 13 settembre a Genova, sono tante le proposte a cura degli organizzatori: Sarabanda, Teatro Cargo, Duemilagran-dieventi, Pro Loco Cornigliano, Arci, Metrodora e Associazione Artu. A La Spezia torna per la sua seconda edizione BOSS, acronimo dei quattro circoli Arci Btomic, Origami, Shake e Skaletta, che da anni organizzano numerose attività rivolte ai giovani con alcuni tra i più importanti artisti e musicisti italiani e non. Il Montagnola Music Club a Bologna promette, come ogni anno, un programma ricco e articolato per tutte le età: corsi, giornate a tema, eventi, feste, concerti, campi estivi e invernali per le vacanze dei bambini, laboratori e spettacoli. Dal 2 al 6 luglio a Salsomag-giore c’è Festival Beat, che da semplice raduno annuale per i sixties-maniacs italiani, zoccolo duro di una scena ini-

zialmente confinata nell’underground più oscuro, si è trasformato negli anni in un evento che travalica il mero aspetto ‘tecnico’ comprendendo quello sociale e di costume. Gestito quest’anno, per il terzo consecutivo, da Arci Milano, ha aperto con la scatenata Loredana Bertè il festival Carroponte, che assicura come ogni anno la diffusione della cultura a prezzi accessibili, con grandissimi nomi della musica italiana e mondiale. A Collegno per il quarto anno conse-cutivo l’associazione Comitato per la Resistenza del Colle del Lys e l’Arci Valle Susa presentano Resistenza Elettrica, un progetto ideato in occasione del 60° anniversario dell’eccidio della fossa comune del Colle del Lys del 2 luglio 1944. Il progetto mira a dare continu-ità, con un finanziamento dal basso, ad un progetto che coinvolge giovani e musicisti con l’obiettivo di diffondere tra le giovani generazioni la conoscenza dei valori e dell’esperienza maturati durante la lotta di Liberazione condotta dalla Resistenza partigiana. L’evento conclusivo del progetto è previsto per sabato 5 luglio, piazzale del Colle del Lys, Rubiana (TO).Sul sito www.arci.it verranno pubblicati aggiornamenti sui Festival in corso.

La decisione di youtube di lanciare un servizio streaming senza etichette indipendenti è un grave erroreLa Rete Worldwide Independent (WIN), l’organizzazione che rappresenta gli in-teressi della comunità globale di musica indipendente, ha rilasciato una nuova dichiarazione contro le azioni di You-Tube: la società di proprietà di Google infatti va avanti con i piani per bloccare e ‘cancellare’ il contenuto delle etichette indipendenti che non si iscrivono ad un nuovo accordo di streaming musicale.YouTube continua a rilasciare minacce di blocco ai membri delle etichette indipen-denti della WIN che si rifiutano di firmare un accordo altamente sfavorevole, con condizioni non negoziabili, che sottova-lutano le proposte esistenti sul mercato da partner come Spotify e Deezer. WIN è stata costituita nel 2006 per rappre-sentare l’industria indipendente a livello mondiale e vanta complessivamente la seconda più grande quota di mercato globale. In Italia AudioCoop aderisce e sostiene WIN dal 2008. YouTube ha

annunciato l’intenzione di lanciare un nuovo servizio di streaming musicale, apparentemente già negoziato con le tre principali etichette - Sony, Warner e Universal - ma deve ancora raggiungere un accordo con il settore indipendente. L’amministratore delegato di WIN ha detto: «Rifiutando di ascoltare le pre-occupazioni del settore musicale indi-pendente, YouTube sta facendo un grave errore commerciale e di travisamento del mercato. Abbiamo provato e conti-nueremo a cercare di aiutare YouTube a capire quanto sia importante la musica indipendente in qualsiasi servizio di streaming. Gli appassionati vogliono un servizio che offra la gamma completa di musica disponibile. Questo è qualcosa che aziende come Spotify e Deezer fanno ed entrambe hanno ottimi rapporti con il settore della musica indipendente. Non dando ai loro abbonati un accesso alla musica indipendente, YouTube si sta

allestendo al fallimento. Ancora una volta sollecitiamo YouTube a venire a parlare con noi in un confronto aperto e reciprocamente utile». AudioCoop, che aderisce in Italia alla battaglia di WIN, ha chiesto al Ministro per i Beni Culturali l’apertura di un Tavolo di confronto tra social multinazionali e produttori musicali italiani e ha trovato molta attenzione sull’argomento da parte dei parlamentari che hanno partecipato al convegno La Musica in Mezzo al Guado, tenuto qualche giorno fa a Roma. Giorda-no Sangiorgi, presidente di AudioCoop, dichiara: «Tutta la discografia italiana invita i rappresentanti di YouTube in Italia a un incontro con il Ministro Franceschini con la massima urgenza, per affrontare la questione» e aggiunge «In alternativa, invitiamo i rappresentanti italiani di YouTube a un confronto pubblico che si potrebbe tenere al MEI di Faenza a fine settembre con tutto il settore».

Page 5: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 20145 solidarietàinternazionale

Una nuova stagione di cooperazione e integrazione

di Francesco Petrelli portavoce di Concord Italia

L’Italia con il suo semestre di Presidenza europea è chiamata ad una importante responsabilità in una fase complessa e difficile per il futuro dell’Europa. Certo, come sappiamo sarà un semestre di tran-sizione: gran parte di questi 180 giorni si consumeranno tra l’insediamento di un nuovo Parlamento appena eletto, la designazione di un presidente di Com-missione che speriamo per la prima volta sia in relazione con le indicazioni espresse dai cittadini e dal Parlamento, nella nomina dei Commissari e di una Commissione Europea che si prevede sarà insediata non prima di novembre.Nonostante ciò siamo convinti che la presidenza italiana possa costituire una occasione importante sia per l’Europa che per l’Italia. Crediamo nella necessità di ‘più Europa in Italia’ se l’Europa si rinnova e cambia decisamente direzione.Da un anno come Concord Italia, la Piattaforma delle Ong e delle associa-zioni italiane – fra cui Arcs - parte della confederazione europea delle 1800 Ong europee di sviluppo e aiuto umanitario,

abbiamo cominciato a preparare questo evento. Lavorando per coinvolgere oltre ai nostri associati una ampia rete di rap-presentanze, coalizioni, campagne della società civile e del terzo settore, impegnate nella cooperazione, nello sviluppo nella lotta alla povertà e alla discriminazione nel mondo e in Europa. Abbiamo proposto alcune priorità per noi essenziali. La sfida del diritto al cibo, pensando anche all’occasione costituita da Expo 2015; un ruolo positivo dell’Europa nella definizione di una nuova agenda globale e di un nuovo framework per lo sviluppo per il post 2015; il tema degli attori privati nello sviluppo, analizzandone opportunità e rischi, non dimenticando il ruolo unico dell’APS e il rispetto degli im-pegni internazionali. Infine, la migrazione vista nella sua quotidiana emergenza, ma anche come opportunità e fattore di sviluppo. In particolare crediamo che su questo tema ‘difficile’ l’Europa non possa più volgere lo sguardo altrove di fronte alle tragedie che si consumano in un mare che è anche europeo. Al contrario essa

deve pensare alla regione Euromediter-ranea come una grande opportunità per rilanciare una nuova stagione di coopera-zione e integrazione. Si tratta di una sfida ineludibile che riguarda tutte le politiche europee anche in termini di coerenza e sicurezza comune. Su queste priorità, in dialogo con il MAE e la Commissione Europea, abbiamo definito un programma di eventi e di attività che saranno resi possibili anche grazie al loro supporto. Cominceremo il 14 e 15 luglio a Firenze in occasione dell’incontro informale dei ministri dello Sviluppo europei, dove pro-porremo due eventi che si svolgeranno a Palazzo Vecchio. Il primo, sul diritto al cibo il pomeriggio del 14, mentre il 15 mattina presenteremo con le altre Piattaforme del Sud Europa di Concord un primo documento di lavoro sulla cooperazione euro mediterranea. Parteciperemo infine il 15 pomeriggio in modo propositivo al dialogo che si svol-gerà nell’ambito dell’evento aperto con i ministri europei, organizzato dal MAE, sul ruolo degli attori privati nello sviluppo.

Il Mare Nostrum…in 3DLa prospettiva dell’Europa del Sud

Costruire insieme una nuova narrativa per accelerare la primavera sociale e ambien-tale nell’intero Mediterraneo, a partire da un cambiamento profondo delle politiche europee che determinano le relazioni tra sponda Nord e Sud del Mare Nostrum, e con il resto del mondo. È l’obiettivo ambizioso che le Piattaforme delle Ong aderenti a Concord dell’Europa del Sud si sono date in occasione del Semestre italiano di presidenza dell’Unione, su impulso delle organizzazioni italiane, e che verrà presentata a Firenze il 15 luglio nell’iniziativa For a New Narrative on De-velopment: a perspective from Southern Europe on the Euro-Med area.Questo racconto condiviso parte dallo scenario comune che stiamo vivendo e determinando insieme: violazioni dei diritti umani, ingiustizie e ineguaglianze crescenti, precarietà, disoccupazione e corsa all’esaurimento delle risorse umane sono fenomeni che stiamo determinando e subendo tutti in egual misura. Il model-lo neoliberale colluso con le oligarchie

politiche e finanziarie continua a pro-durre sfruttamento umano e ambientale attraverso la speculazione commerciale, finanziaria, la competizione a tutti i costi e la privatizzazione dei beni comuni. Un modello fallimentare, che non riesce ad uscire dalla voragine di crisi che ha esso stesso determinato, ma che rimane, in larga misura, l’unico modello cui la politica, e quella europea in particolare, continua a guardare per trovare le risposte e le vie d’uscita dalla crisi. Le nuove speranze sorte con le primavere arabe si stanno affievolendo attraverso processi di tran-sizione estremamente difficili e soggetti a una nuova crisi democratica. La crisi delle democrazie si sta diffondendo anche nei paesi del Sud Europa, dove xenofobia e nazionalismi stanno erodendo l’ideale di un’Europa unita e solidale. Questo scenario ha bisogno di una nuova narrazione per la ri-localizzazione del discorso di sviluppo nel Mediterraneo. Più coerenza, e uno spostamento deciso verso un approccio al ben vivere basato sui diritti umani è

di Monica Di Sisto responsabile PCD per Arcs nel progetto ‘More and Better Europe’

urgente, secondo le organizzazioni aderenti a Concord. L’Unione per il Mediterraneo è in una situazione di stallo continua e la politica europea di vicinato (PEV) si rivela notevolmente insufficiente in relazione al mutato contesto politico dei Paesi e delle società del Sud del Mediterraneo. L’approccio more for more e le cosid-dette 3M (Money, Market, Mobility, cioè denaro, mercato e mobilità) del PEV, sono inefficienti a causa delle ambiguità e contraddizioni del modello neoliberale cui si ispirano. La proposta di Concord? Scegliamo le 3D: Democracy, Decent work e sustainable Development, ovvero democrazia, lavoro dignitoso e umano del territorio e sviluppo rispettoso dell’ambien-te. Il 3D può funzionare come principio di base per la realizzazione di veri e propri incentivi 3M: più soldi alle società, mercati equi e sostenibili, percorsi di mobilità concrete. Questa è l’Europa migliore e più grande cui aspiriamo: cercheremo a Firenze nuovi alleati, dentro e fuori dalle istituzioni, disposti a realizzarla con noi.

Page 6: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 20146 infanzia&adolescenza

L’Italia non è un paese per bambini e per ragazzi!

di Yuri Pertichini Arciragazzi

Il 17 giugno è stato presentato il settimo Rapporto su I diritti dell’infanzia e dell’a-dolescenza in Italia, frutto del lavoro di 87 organizzazioni di Terzo Settore aderenti al Gruppo CRC, coordinate da Save The Children Italia.Il Rapporto è frutto di un lavoro ini-ziato nel 2001 con il primo Rapporto al comitato Onu sui diritti dell’infan-zia e dell’adolescenza (in inglese CRC: Convention on the Rights of the Child). L’Italia, infatti, ha ratificato con L. 176 del 27 maggio 1991 la CRC e periodica-mente relaziona all’Onu sullo stato di avanzamento del rispetto dei diritti; è consentito (anzi suggerito) che a fianco dei rapporti governativi vi sia la voce indipendente delle Organizzazioni non governative. Il Gruppo CRC ha presen-tato nel 2001 e nel 2011 all’Onu rapporti supplementari e ogni anno redige un aggiornamento. Tutti i rapporti e gli approfondimenti sono disponibili sul sito www.gruppocrc.net.Il 2013/2014 vede aumentare la dram-maticità delle condizioni per i bambini e

i ragazzi nel nostro Paese. Non si tratta ‘solo’ degli effetti della crisi economica; vi è una vera e propria assenza comples-siva di pensiero, politico e culturale, riguardante l’infanzia e l’adolescenza. Le risorse economiche diminuiscono e in meno di un decennio si è frantuma-to il sistema delle ‘politiche’ nazionali che riguardano i più giovani cittadini. I processi legislativi si sono accavallati e contrapposti: fra tutti l’incompleta, confusa e contraddittoria attuazione della riforma del Titolo V del 2001 e il decentramento/federalismo che ha tagliato risorse e politiche nazionali senza organizzare un sistema alterna-tivo. Oggi è impossibile individuare un sistema coerente di norme, leggi, misure che riguardino il benessere, lo sviluppo, la cura dei bambini e dei ragazzi e non esiste, letteralmente, alcun ‘welfare’ per l’infanzia e l’adolescenza. Il Piano nazionale Infanzia e adole-scenza (previsto per legge) manca da 3 anni; l’organismo che dovrebbe re-digerlo (Osservatorio Infanzia) è stato

nominato il 20 giugno 2014 dopo quasi due anni; solo il 13,5% dei bambini 0/3 anni possono andare in un asilo (con punte del 2,5% in Calabria); crescono del 14% i minorenni fuori dalla famiglia (quasi 30mila); gli stessi dati inerenti l’infanzia e l’adolescenza non vengono raccolti in modo completo; non sono stati definiti i livelli essenziali di prestazioni sui diritti civili e sociali (come chiede la Costituzione per far fronte al rischio di disparità fra le varie regioni); i pochi fondi ‘dedicati’ sono stati ulteriormente tagliati (la legge 285/97 taglia di quasi il 30%, il Fondo nazionale Politiche Sociali dal 2009); e così via…I dati, tutti reperibili sul Rapporto, ci consegnano la fotografia di un Paese che ha smarrito la strada, che ‘non vede’ i propri bambini e ragazzi, se non quando sono un problema così grande che non è possibile non agire con misure tampone e, generalmente, non lungimiranti. Occorre ripartire, quasi da zero, e bisogna farlo in fretta. A cominciare dai diritti.

Servizi socio-educativi per l’infanziaLa media italiana di disponibilità di servizi educativi rispetto alla popolazione è anco-ra lontana da quella raccomandata in sede europea del 33%. A fronte di un’utenza potenziale di 737mila bambini, i posti fruibili nei nidi in Italia sono 155.404: mezzo milione di bambini non ricevono quindi i benefici cognitivi, emotivi, sociali e di salute, derivanti dalla frequenza di nidi di qualità. La carenza di interventi a favore delle famiglie, accompagnata a mancanze strutturali nei servizi per la prima infanzia, è tra le maggiori de-terminanti delle basse prestazioni degli alunni e studenti italiani, nelle valuta-zioni periodiche sulle competenze degli studenti delle scuole primarie (Invalsi) e delle superiori (Pisa). L’investimento pubblico in Italia per i servizi per la prima infanzia è più basso sia nel confronto europeo che nel confronto con altre classi di età: la spesa per i bambini in questa fascia di età è del 25% inferiore a quella dei paesi Ocse ed è la metà della spesa per le classi di età 6-11 e 12-16.

Il rapporto su ‘I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia’

In un anno, più di 300mila minori sono diventati poveri. L’aumento del numero di bambini e adolescenti in condizioni di povertà è in linea con l’aumento più generale di famiglie e individui pove-ri. Osservando i dati del Mezzogior-no il valore percentuale è del 21,4%.La povertà minorile si addensa in si-tuazioni familiari particolari (famiglie operaie, con un solo genitore, composte da immigrati) e incide in misura cre-scente anche sulle coppie più giovani.La fascia d’età che sta peggio è quella da 4 a 6 anni, in termini di povertà relativa, e da 7 a 13 anni in termini di povertà assoluta. Per questo il Gruppo CRC raccomanda al Mi-nistero del Lavoro e delle Politiche Sociali e al Parlamento di definire e approvare un Piano straordinario nazionale di contrasto alla povertà minorile, ispirato ai Princi-pi Guida delle Nazioni Unite su povertà estrema e diritti umani, tenendo conto del quadro di priorità della strategia Europa 2020 e della Raccomandazione della Com-missione Europea Investing in Children.

Nel 2013 sono arrivati in Italia via mare quasi 43mila migranti, di cui circa 5200 minori non accompagnati (MNA) e 3000 minori in nucleo familiare. La quasi totalità (2.440) dei minori ac-compagnati sono siriani, mentre la maggior parte dei MNA proviene dalla Siria (1.224), dall’Egitto (1.144), dalla Somalia (820) e dall’Eritrea (685). Al 31 gennaio 2014 risultano essere 7.824 i MNA segnalati dalle comunità al Mi-nistero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La maggior parte sono ragazzi con un’età compresa tra i 16 (1.962) e i 17 anni (4.238). Anche nel 2013 non si è provveduto a una riforma del sistema di accoglienza dei MNA, non è stata af-frontata in modo strutturale la questione inerente l’onere finanziario della loro accoglienza e l’ospitalità ai MNA conti-nua ad essere affrontata in modo emer-genziale. Il Comitato raccomanda chel’Italia introduca una legislazio-ne completa che garantisca assi-stenza e protezione a tali minori.

Condizioni di povertà in Italia

Minori stranieri non accompagnati

Page 7: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 20147 pace&disarmo

È necessaria una radicale revisione del modello di difesa

di Giulio Marcon deputato indipendente Sel

L’Italia si sta avviando ad elaborare un Libro Bianco sulla difesa, che prenderà molti mesi. Probabilmente non vedrà la luce prima della fine dell’anno. Che si faccia un Libro Bianco per discutere ed orientare le scelte della difesa del nostro paese è sicuramente un fatto positivo. Che lo si faccia per esautorare il ruolo del parlamento (il Libro Bianco lo prepara il governo) e per ritardare ulteriormente la decisione sugli F35 e sugli altri sistemi d’arma un po’ meno.Infatti, in questi mesi il Parlamento non è stato fermo. Dopo le votazioni del giugno del 2013 sulle mozioni che chiedevano lo stop del programma F35, la Commissione Difesa della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva sui sistemi d’arma che si è conclusa il 7 maggio scorso. La principale conclu-sione dell’indagine (sulla base di una relazione finale dei deputati PD della Commissione) è stata la richiesta della sospensione e - in prospettiva- della riduzione del programma F35.La condotta della ministra Pinotti è stata sin qui ambigua e negativa. Da due mesi la ministra si rifiuta di venire

a rispondere alla Camera ad una richiesta di informativa presentata da diversi deputati di Sel sul programma F35. La ministra si è messa di tra-verso rispetto al lavoro par-lamentare. Ha ‘utilizzato’ il Consiglio Supremo di Difesa per ricordare al Parlamento che non può rimettere in discussio-ne gli investimenti nei sistemi d’arma sin qui decisi e che sul Libro Bianco la Camera deve limitarsi ad esprimere ‘valutazioni’ e ‘suggerimenti’. In sostanza ha cercato - anche con la collaborazione del Presidente Napolitano - di ridurre il Parlamento ad un ruolo consultivo sui sistemi d’arma. E ha cercato di creare allarmismo ingiustificato, paventando la chiusura dello stabilimento di Cameri in caso di interruzione del programma degli F35. La priorità oggi è quella di una radicale revisione del modello di difesa. Questa revisione deve essere incentrata sulla riduzione delle spese militari, la can-cellazione di alcuni costosissimi sistemi d’arma come quello degli F35 e su un

ruolo delle forze armate non piegato all’interventismo militare ma legato ad un ruolo di pace e di cooperazione nelle aree di conflitto. La riduzione dei costi è una questione assolutamente priorita-ria, soprattutto in un momento di crisi economica che costringe a riduzioni della spesa pubblica. Tagliamo le spese militari e non le spese sociali. Sono le richieste che in questi mesi hanno fatto campagne come Sbilanciamoci e la Rete per il Disarmo. Sono le richieste che il governo dovrebbe ascoltare, con la speranza che l’elaborazione del Libro Bianco possa essere l’occasione di un confronto vero sulla politica italiana della difesa e della sicurezza e sul ruolo delle nostre forze armate.

‘Arms Trade Treaty’ e spesa militare mondiale Il 2 aprile 2013 l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato l’adozione del Trattato sul Commercio mondiale delle armi convenzionali, in inglese Arms Trade Treaty (ATT), con il voto favo-revole di 154 stati, quello contrario di 3 e l’astensione di 23. Degli oltre 180 paesi che avevano votato a favore, si erano astenuti o erano assenti, oggi solo 118 hanno firmato il trattato e di questi solo 40 l’hanno anche ratificato. Nonostante il trattato non sia ancora entrato in vigore, visto che sono ne-cessarie almeno 50 ratifiche, 18 stati hanno deciso di applicarlo in forma provvisoria come previsto dall’articolo 23 del trattato stesso. L’Italia, assieme ad altri paesi europei, ha ratificato il trattato il 2 aprile del 2014. Tuttavia, disponendo già della legge 185/90, ha deciso di non applicarlo in forma provvisoria a differenza, per esempio, della Germania e del Regno

Unito. Iran e Siria, paesi contrari al trattato, hanno motivato il loro dissenso spie-gando che il trattato non proibisce né la vendita di armi ad attori non statali né il trasferimento di armi convenzionali agli occupanti stranieri. La Corea del Nord, invece, ha fatto presente che il trattato è pregiudizievole nei confronti dei paesi importatori. La maggior parte degli stati che si sono astenuti ha dichiarato che il trattato favorisce i paesi esportatori e gli interessi economici dei grandi gruppi industriali. Ma qual è l’andamento della spesa mi-litare nel mondo? Lo Stockholm In-ternational Peace Research Institute (SIPRI) ha reso noti i dati del 2013. L’anno passato la spesa militare globale è stata pari a 1.747 miliardi di dollari, con una lieve diminuzione che conferma il trend del 2012. Disaggregando questo dato, si può os-

servare che alcune regioni del mondo presentano decise riduzioni. La spesa militare è infatti diminuita in molti paesi dell’area occidentale - Nord America, Europa occidentale e centrale, Oce-ania - mentre è cresciuta in tutte le rimanenti aree. Se si escludessero gli Stati Uniti dal computo, il dato della spesa milita-re mondiale risulterebbe in aumento dell’1,8%, nonostante le diminuzioni di Europa e altre regioni. I cinque paesi con la più alta spesa sono stati Usa, Cina, Russia, Arabia Saudita e Francia; l’Arabia Saudita è stata il quarto stato in termini di spesa; ma nel 2012 era settimo. Il Regno Unito è ora passato al sesto posto. Rispetto alla concentrazione delle spese militari, il dossier sottolinea che metà delle spese è attribuibile a due soli paesi, Usa e Cina, mentre circa l’80% delle spese è stato realizzato da 15 paesi.

Page 8: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 20148 diritti

Giornalisti sì, ma di serie B. Sono i tanti stranieri che in Italia fan-no della scrittura la loro professione. Possono iscriversi all’ordine, ma non possono firmare come direttori respon-sabili. Insomma professionisti, ma con un’incomprensibile limitazione.A denunciare il caso è l’associazione Carta di Roma. «Era il 13 marzo di quest’anno quando l’Ansi (Associazione nazionale Stampa interculturale, gruppo di specializzazio-ne Fnsi) rendeva noto il parere del mi-nistero di Grazia e Giustizia, sollecitato dal Consiglio nazionale dell’ordine, che considerava abrogato il requisito della cittadinanza italiana per diventare di-rettori responsabili di una testata. Forti di questo apparentemente definitivo parere - scrive sul sito cartadiroma.org Anna Meli - il gruppo di colleghi aveva presentato domanda al Tribunale di Torino per l’iscrizione della testata

online Prospettive. La direzione della testata doveva essere assunta da Do-menica Canchano, giornalista iscritta all’ordine della Liguria e collaboratrice de Il Secolo XIX di Genova, già compo-nente anche della giunta di Assostampa Liguria».Nei giorni scorsi la doccia fredda. Il tribunale di Torino ha respinto la richiesta di registrazione del periodico, smentendo di fatto il parere del ministe-ro di Grazia e Giustizia che riteneva la norma risalente alla legge sull’editoria del 1948 «nella parte in cui richiede che il direttore responsabile di una testata possa essere solo un cittadino italiano, fosse stata abrogata (per incompatibili-tà) con il d. lgs 286/98», ovvero il testo Unico sull’Immigrazione. La giornalista, nata a Lima, in Perù, ma cresciuta in Italia e residente a Genova, che vanta numerose collaborazioni con testate italiane, prima con Repubblica

per l’inserto Metropoli e ora con Il Secolo XIX, non può assumere la di-rezione perché tale incarico «implica l’esercizio di poteri e facoltà latamente politici», come dice il tribunale, e quindi la direzione «è riservata al cittadino ovvero vietata allo straniero». Secondo il presidente della FNSI, Gio-vanni Rossi «la legge che impedisce ad un cittadino non italiano di poter essere direttore di testata va cambiata. È fuori dalla realtà, appartiene ad un’altra fase storica». Viorica Nechifor e Paula Baudet Vivan-co, presidente e segretaria nazionale di Ansi, avvertono: «Non ci fermiamo davanti a questa risposta negativa, che lede un diritto fondamentale per noi giornalisti che da anni lavoriamo in Italia, molti anche cresciuti e formati qui. Assieme al Cospe e con il supporto prezioso degli avvocati dell’Asgi, agire-mo per contrastare questa decisione».

I rifugiati di palazzo Selam

Un wc ogni 19 persone, 1 doccia ogni 33. A palazzo Selam, un palazzo occupato a Sud di Roma, 1.200 migranti, titolari quasi tutti di protezione internazionale, vivono così, nella totale indifferenza delle istituzioni. A denunciare la situa-zione è il report Palazzo Selam la città invisibile realizzato dall’associazione ‘Cittadini del mondo’, che dal 2006 ha attivato uno sportello sociosanitario all’interno per far fronte alla situazione di degrado. Il palazzo era un’ex facoltà dell’universi-tà di Tor Vergata. I servizi igienici iniziali erano quindi totalmente insufficienti per una popolazione stabile e così nu-merosa. Nel tempo gli abitanti hanno aggiunto i sanitari, ma sovraccaricando e compromettendo le tubature. Inoltre la situazione oggi è particolarmente pericolosa perché ci sono infiltrazioni d’acqua che provocano caduta di into-naco e calcinacci. Non va meglio sul fronte dell’accesso ai servizi. Sebbene a palazzo Selam il 95% dei migranti sia titolare di protezione internazionale e abbia quindi diritto ad usufruire dei servizi pubblici del territorio, l’accesso è precluso per le difficoltà burocratiche. «In tutti gli uffici pubblici non vi è la presenza, o vi è solo sporadicamente, di

un mediatore culturale e gli operatori in molti uffici non conoscono le procedura per l’accoglienza dei titolari di protezio-ne - denuncia il rapporto - esemplare è il fatto che, esclusa la Asl del I mu-nicipio, nelle altre Asl della Capitale il cedolino rilasciato a coloro che hanno fatto richiesta di asilo politico non viene immediatamente riconosciuto come un documento di identità in quanto riporta solo il nome e non la foto. La completa assenza di una politica di accoglienza sommata a queste continue difficoltà di accesso ai servizi pubblici territoriali de-terminano la mancanza di integrazione dei rifugiati politici nel tessuto sociale e la loro costante emarginazione». Un quarto della popolazione di Palazzo Selam è composta da donne con figli a carico, per lo più nuclei monoparentali dove l’unica figura genitoriale è rappre-sentata dalla madre, la quale, dovendo occuparsi a tempo pieno dei figli piccoli, non può lavorare. Il 51% delle donne del palazzo ha figli a carico e nessun tipo di ingresso economico. In questi casi la presa in carico del nucleo familiare da parte di un assistente sociale è fon-damentale per garantire la tutela dei minori. «Negli anni le assistenti sociali dei due municipi di riferimento hanno

iniziato una collaborazione informale che, seppure complessa, ha permesso di seguire e monitorare le famiglie, di richiedere sussidi per sostegno scolasti-co/familiare e attivare la distribuzione di pasti caldi nei casi di dichiarata indi-genza per malattia - spiega il rapporto - Anche in questo caso i veri diritti si sono persi nelle procedure di accoglienza e solo la buona volontà degli operatori ha permesso la tutela delle persone». Per nulla facili per le famiglie con bam-bini sono state poi le procedure per l’iscrizione scolastica, il problema è sempre quello della residenza, anch’esso risolto solo grazie alla buona volontà delle assistenti sociali.Il 60% degli abitanti del palazzo sono disoccupati, solo il 7% ha un regolare contratto, la restante parte lavora nel settore informale. In realtà a pochi passi dal palazzo esiste un Centro per l’impiego territoriale presso il quale si viene iscritti nelle liste di disoccupazio-ne. Ma nonostante l’utenza straniera sia preponderante, anche qui non c’è un servizio funzionale di mediazione linguistica per cui la compilazione del curriculum e la consultazione delle of-ferte di lavoro rimangono inaccessibili agli stranieri.

Giornalisti sì, ma non direttori

Un esempio di mancata integrazione per l’indifferenza delle istituzioni

Page 9: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 201499

IN PIÙ

daiterritori

IL PERCORSO FORMATIVO MESAGNE (BR) Il circolo Arci Salento Fun Park ha progettato, in par-tenariato con altre associazioni pugliesi, un percorso formativo gratuito rivolto agli animatori dei servizi per i giovani. Dopo il primo appuntamento del 21 giugno, altri due eventi di formazione si terranno il 27 e 28 giugno e il 4 e 5 luglio. L’idea su cui si basano i laboratori consiste nel fornire ad un pubblico di animatori giovanili pugliesi un pano-rama delle possibili declinazioni del significato di ‘youth worker’ in Europa. Attraverso lezioni magistrali e workshop partecipativi saranno affrontati i diversi aspetti relativi al lavoro con i giovani e in particolare nel settore dell’inclusione sociale, dell’acquisizione delle compe-tenze e dell’attivazione di giovani neet. www.salentofunpark.com

INAUGURA L’ARCI DOC CAPANNORI (LU) Il 28 giugno a partire dalle 17.30 ci sarà l’inaugura-zione del circolo Arci D.O.C. (Direzione Ostinata e Contraria). Il circolo, che avrà la sua sede in via San Quirico 4, si propone come circolo culturale, ricreativo, enogastronomico, basato su ideali di consumo critico, filiera corta e rispetto per l’uomo e l’ambiente.

facebook.com/circoloarcidoc

SEI PROPRIO UNA SCEMAGRUGLIASCO (TO) Il 27 giu-gno alle 19 primo appuntamento del Casseta Book Festival promosso dal circolo Arci Casseta popular. Sarà pre-sentato Sei proprio una scema di Gaia Giordani (edizioni Baldini&Castoldi). Sarà presente l’autrice, aperitivo a seguire.

www.cassetapopular.it

CINEMA AL DATURI PIACENZA Presentata l’undi-cesima edizione della rassegna estiva Cinema al Daturi, 38 serate di pro-iezioni promosse da Arci Piacenza e dall’associazione culturale Cinemaniaci. La manifestazione sarà arricchita da numerose proiezioni speciali, frutto di collaborazioni attivate anche quest’anno con diverse realtà del territorio. All’in-terno della rassegna rientrerà anche il festival Radici, dedicato al sud del mondo. Si inizia il 2 luglio, con Beppe e Gisella, prodotto da Cinemaniaci e Arci.

fb ARCI Piacenza

Villa Ada si veste di nuovo e si apre ancora di più alla capitale, dettando un reale cambiamento della manifestazione che è stata completamente ripensata diventando, per la prima volta, uno spazio per i cittadini per tutto l’arco della giornata. La rinnovata Roma incontra il mondo a Villa Ada vede la collaborazione dell’Arci di Roma con Humus, con il sostegno di Roma Capitale in collaborazione con Acea e Siae e si inserisce nel programma Estate romana 2014. L’Arci di Roma ha anche ricevuto l’assegnazione dell’area per il periodo 2014-2016, ottenendo per Roma incontra il mondo il riconosci-mento come manifestazione storica e tra i festival di particolare interesse per la vita culturale della città. In una cornice naturale unica, a bordo lago e fra gli alberi secolari della Villa, si snoderà un percorso di arte, musica e food. Per regalare a Roma un interesse cittadino, nazionale ed internazionale.La direzione artistica, affidata a Roy Paci e Mamo Giovenco, si concentrerà sul meglio della musica nazionale ed internazionale con una virata rispetto

‘Roma incontra il mondo’ Villa Ada si veste di nuovo. Tanta musica, ma anche benessere, sport e cibi bio per l’edizione 2014

al concetto di World Music, non solo etnica ma intesa come quanto di più sperimentale c’è nel mondo. Quindi dalle nuove tendenze della musica elettronica al rap, al new rock, dando spazio anche a quella musica italiana che si sta facendo largo al di fuori dello stivale. Fra i nomi in cartellone Public Enemy, Nouvelle Vague, Roy Paci & Aretuska, Brunori Sas, Pierpaolo Capovilla, Tre allegri ragazzi morti ed altri ancora. Centralità dunque come sempre alla musica, passando per il benessere e lo sport, e un’offerta eno-gastronomica rivoluzionata che strizza l’occhio alla qualità bio e allo street food, protago-nista per tutta la manifestazione.A garantire qualità e ricercatezza cinque chef stellati che, fino al 25 luglio, mar-chieranno il food stand appositamente creato per loro. È previsto anche uno show cooking dedicato a cura di Chef Rubio, volto di Dmax, canale 52 del digitale terrestre. E poi ancora le partite dei Mondiali di calcio Brasile 2014, ed un servizio alle famiglie, con un’area bambini dedicata.Inoltre per la prima volta Villa Ada apre alla club culture con uno spazio all’interno del villaggio e un ingresso dedicato, pronto ad accogliere 600 per-sone, aperto sia al pubblico dei concerti sia a quello della notte. Roma incontra il mondo ospiterà le migliori realtà del dance floor capitolino per dare vita, nel weekend, dalla mezzanotte alle 3.30, ad after show con sonorità house, abstract hip hop e new disco.

www.villaada.org

Il 27 giugno iniziativa a BariIl 27 giugno a Bari si terrà l’iniziativa La memoria è un ingranaggio collettivo, promossa dal coordinamento regionale di Libera con l’Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata, in collaborazione con il coordinamento pugliese dei familiari di vittime innocenti delle mafie, con il comitato regionale Arci Puglia e con il circolo Arci Train de Vie di Bitonto. Un pomeriggio di riflessione, di incontro e di confronto, pensato innanzitutto per rendere pubblica la vicenda umana di Mar-

cella Di Levrano, giovane brindisina uccisa nel 1990 dalla Sacra Corona Unita, di cui stava iniziando a raccontare gli affari, gli interessi. A lei è dedicato, a partire dalle 19 (Sala Murat) l’incontro Storie di memoria, storie di tutti. Per parlare di Marcella sarà presente, per la prima volta in Puglia, sua madre Marisa Fiorani. Modererà l’incontro Daniela Marcone, referente del Coordi-namento pugliese dei familiari di vittime innocenti delle mafie. L’incontro sarà pre-ceduto, alle 17.30 (Piazza del Ferrarese), da animazione e giochi per bambini.

Page 10: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 201410 daiterritori

Ancora una volta, la Lunigiana veste d’Africa con la nona edizione di Mama Africa Meeting, che si svolgerà dal 27 luglio al 3 agosto al Parco discoteca Il nido a Filetto di Villafranca (MS).Mama Africa è una iniziativa nata in un piccolo circolo Arci della Lunigiana, il circolo Arci Torrano Cultura e solidarietà, e successivamente allargatasi al comitato Arci Massa Carrara, con l’obiettivo di avvicinare i giovani ai temi dell’intercultura e dell’antirazzismo. Progressivamente, nell’organizzazione dell’evento, si sono uniti altri circoli Arci, realtà associative e molti volontari che hanno apportato nuove proposte, iniziative e pratiche. Vi partecipano ogni anno centinaia di giovani provenienti da tutta Italia e da diversi paesi europei. Sono diverse anche le centinaia di cittadine e cittadini, giovani e meno giovani della Lunigiana e della provincia di Massa Carrara che frequentano Mama Africa, assistono alle sue attività culturali, politiche e ricreative. Decine sono i volontari che permettono il corretto svolgimento del Meeting e sempre più stretto è il coinvolgimento e la collaborazione con le amministrazioni della Lunigiana. Mama Africa è prima di tutto un luogo di incontro e scambio tra culture, di ‘valorizzazione delle culture’, che propone percorsi di approfondimento pratico e teorico a discipline artistico/espressive provenienti in particolare dall’Africa dell’Ovest, attraverso corsi e laboratori dedicati a bambini, ragazzi e adulti, puntando sulla qualità dell’insegnamento accostata alla cura del contesto sia artistico che sociale in cui i corsi e i laboratori si inseriscono. Il tema di riferimento dell’edizione 2014 sarà l’accoglienza: in Lunigiana, dall’inizio di quest’anno, sono aperti centri di accoglienza dei profughi e richiedenti asilo SPRAR. Sono presenti 21 ospiti divisi in gruppi di 5-6 in 4 diversi comuni tra cui Villafranca. L’accoglienza non è solo un’esperienza di dignità umana, ma deve diventare anche una straordinaria occasione di arricchimento e crescita culturale per tutta la comunità. Nei dibattiti e negli incontri di approfondimento, si conosceranno le esperienze e i protagonisti dell’accoglienza in Toscana e in Italia, ma saranno mostrate anche realtà vergognose di sfruttamento e schiavitù nella nostra ‘bella Italia’. Si parlerà inoltre della necessità e dell’importanza dell’informazione e della rete di comunicazione che deve sorreggere le lotte alle ingiustizie e per il lavoro, e i progetti per sostenere le comunità migranti e richiedenti asilo.Mama Africa dedica quest’anno la sua nona edizione a Maurizio Verrieri, che l’anno scorso ha accolto al Nido i partecipanti al Meeting. Conosciuto per poco tempo, appena un anno, la sua disponibilità e la sua adesione al progetto Mama Africa sono stati totali.Il programma dettagliato dei corsi è sul sito www.mamaafrica.it

Il circolo Arci Settima Generazione di Tremezzo (CO) promuove, per venerdì 27 giugno alle 17, l’iniziativa Il dovere di un ricordo. Ritrovo all’imbarcadero di Moltrasio: qui ci saranno la commemorazione storica della vita e delle vicende di Giusep-pina Tuissi, la partigiana ‘Gianna’, la posa di una corona di fiori nelle acque del lago in località Pizzo di Cernobbio e per finire la cena alla cooperativa Moltrasina e il concerto La storia sbagliata di e con Filippo Andreani.

Mediazione, cultura, arte e territorio: l’arte e la cultura come strumenti d’inserimento sociale e di valoriz-zazione delle comunità locali. Un confronto tra Francia e Italia è il titolo della giornata di studio e confronto tra esperienze italiane e francesi promossa da Arci Liguria e Arci Genova, che si svolgerà presso la sede della Regione Liguria, a Ge-nova, il prossimo 27 giugno a partire dalle 14.30. L’esperienza acquisita in tanti anni di lavoro ha evidenziato la necessità di allargare lo spettro delleiniziative di inserimento sociale per non ridurlo ad una mera questione di sopravvivenza ma, al contrario, cercando di far leva sulla cultura, e quindi anche sull’arte, come momento di coinvolgimento capace di stimolare l’interesse e la partecipazione dei beneficiari dell’intervento. Fondamentale, in quest’ottica sarà il confronto con i rappresentanti di due associazioni che operano in città ‘complesse’ come Marsiglia, Cultures du Coeur, e Nizza, MJC Agora Nice-Est, oltre, evidentemente, all’esperienza genovese. I lavori sa-ranno aperti e coordinati da Walter Massa, presidente di Arci Liguria.

www.arciliguria.it

L’iniziativa di Arci Liguria

Mama Africa Meeting 2014Antirazzismo, accoglienza, solidarietàe intercultura nella Lunigiana

‘Il dovere di un ricordo’

Il CaterRaduno a SenigalliaQuest’anno si svolgerà a Senigallia il CaterRaduno, tradizionale appuntamento con i fan della trasmissione Radio 2 Rai. Il CaterRaduno sarà chiuso, come ogni anno, dall’asta per Libera alla presenza di Luigi Ciotti. In questa occasio-ne il ricavato sarà devoluto in parte alla città di Senigallia, ad un progetto di ricostruzione sul territorio: servirà a ricostruire due luoghi di aggregazione a Borgo Molino, il circolo Arci – frequentato da anziani e punto di riferimento dei giovani, corredato da un parco giochi per bambini per ora inagibile - e il vicino oratorio della parrocchia, dotato di cucina, a disposizione di tutta la comunità per attività educative ma anche per feste e momenti di svago. L’altra parte servirà invece a finanziare l’avvio di un’attività in un locale confiscato alla mafia. All’asta, in programma per sabato 28 giugno, è prevista la presenza di Ester Castano, giovane giornalista, minacciata più volte per le sue inchieste scomode sulla presenza della mafia nella provincia di Milano. Dopo il taglio del nastro, il popolo del CaterRaduno è pronto ad affrontare una nuova edizione all’insegna della solidarietà.

caterpillar.blog.rai.it/caterraduno-2014

Page 11: Arcireport n 23 2014

arcireport n. 23 | 26 giugno 201411 società

Un Esposto del Controsservatorio Valsusaal Tribunale Permanentedei Popoli

Prosegue l’attività del Controsserva-torio Valsusa, promosso fra le tante organizzazioni anche dai comitati Arci piemontesi. Dopo la ricerca su Tav e media e il con-vegno e la pubblicazione sugli aspetti giudiziari della vicenda Tav, l’assemblea ha deciso di presentare un esposto al Tribunale Permanente dei Popoli (TPP), firmato anche dal presidente e dal vi-cepresidente della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone e da numerosi sindaci e amministratori.Il TPP è un organo della Fondazio-ne Basso-sezione internazionale, un tribunale di opinione la cui opera è rivolta a identificare e rendere pub-blici i casi di sistematica violazione dei diritti fondamentali, in particolar modo riguardo tutti quei casi in cui la legislazione nazionale e internazionale risultino fallimentari nel difendere il diritto dei popoli. Nei suoi trent’anni di storia il Tribunale Permanente dei Popoli ha accompa-gnato, anticipato e supportato le lotte dei popoli contro le violazioni dei loro diritti fondamentali, come la negazione del principio di autodeterminazione, le invasioni straniere, la distruzione am-bientale e tutti quei casi di nuove forme di dittatura economica e di schiavitù.L’iniziativa è stata condivisa da numero-se personalità del mondo della cultura e della scienza, di diversi paesi, che hanno voluto manifestare il loro sostegno, fra questi: Giuristi Democratici, Noam Chomsky, Dario Fo, Luciano Gallino, Serge Latouche, Ken Loach, Ugo Mattei, Luca Mercalli, Paolo Rumiz, Salvatore Settis e Alex Zanotelli; tante adesioni importanti stanno arrivando anche dal mondo Arci, a partire da Francesca Chiavacci, Raffaella Bolini e Giancarlo Pizzardi.L’esposto parte dall’idea che nei ven-ticinque anni trascorsi da quando si è iniziato a parlare del progetto di una nuova linea Torino-Lyon siano stati sistematicamente violati alcuni diritti fondamentali dei cittadini: il diritto alla salute (propria e delle generazioni future), il diritto all’ambiente, il diritto a condizioni di vita dignitose, il diritto a una informazione corretta e trasparente,

il diritto di partecipare alle decisioni che riguardano la propria vita.In questi anni i cittadini, riuniti in co-mitati e sostenuti dalle amministrazioni locali, hanno ripetutamente denunciato le violazioni documentando ampiamente l’inutilità dell’opera, i danni per l’am-biente e i rischi per la salute, lo sperpero di danaro pubblico. Tecnici, esperti e scienziati di fama internazionale hanno supportato le loro ragioni presentando studi e analisi di innegabile validità scientifica. Da questo lavoro è stato selezionato il materiale allegato all’esposto, unitamen-te ad un elenco di possibili testi in grado di offrire testimonianze significative.L’accoglimento dell’esposto compete ovviamente soltanto al TPP, ma sarà comunque significativo e importante il numero delle adesioni che raccoglieremo a sostegno di questa iniziativa.

www.controsservatoriovalsusa.org

di Gabriele Moroni Arci Valle Susa

In redazioneAndreina Albano Maria Ortensia FerraraCarlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialeFrancesca Chiavacci

Progetto graficoAvenida

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Impaginazione newsletter onlineMartina Castagnini

EditoreAssociazione Arci

Redazione | Roma, via dei Monti di Pietralata n.16Registrazione | Tribunale di Roma n. 13/2005 del 24 gennaio 2005

Chiuso in redazione alle 19.30

Arcireport è rilasciato nei termini della licenza Creative CommonsAttribuzione | Non commerciale |Condividi allo stesso modo 2.5 Italia

arcireport n. 23 | 26 giugno 2014

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

VIAGGIO DI CONOSCENZA E TURISMO RESPONSABILE IN MOZAMBICO Prorogata la scadenza delle iscrizioni al viaggio di conoscenza e di turismo responsabile in Mozambico fino al 28 giugno. Obiettivo di questa esperienza è promuovere momenti di scambio e conoscenza reciproca fra Italia e Mo-zambico attraverso le attività realizzate da Arci e Arcs insieme agli altri attori del Consorzio Zambézia (Nexus, Iscos, Mani Tese) e ai partner locali.Il programma prevede un viaggio di turi-smo responsabile nel nord del paese (Ilha de Moçambique, un paradiso terrestre dichiarato patrimonio mondiale dall’U-nesco) e alcune visite nei distretti rurali della Zambézia dove sono attive le asso-ciazioni di donne e di contadini coinvolte nelle attività (in particolare attraverso il progetto co-finanziato dalla Regione Emilia Romagna). Incontri e scambi di opinioni ed esperienze verteranno sulla realtà locale, la cultura e la vita nei di-stretti, i diritti delle donne, il movimento contadino in Mozambico. I partecipanti osserveranno e parteciperanno ad alcune delle attività promosse dal Consorzio Zambézia riguardanti il sostegno alle donne con gruppi di risparmio e credito rotativo, la promozione di attività gene-ratrici reddito, le formazioni sui diritti di genere e il teatro. La partecipazione attiva ad un progetto di solidarietà e il confronto con le persone che lo realizzano e i bene-ficiari è un’esperienza unica e profonda.La quota di partecipazione al campo è di Euro 1850. La quota comprende il viaggio aereo da Roma o Milano (da stabilire) a Nampula/Quelimane, gli spostamenti in loco, vitto, alloggio, assicurazione, gli accompagnatori sul posto. Ai partecipanti non sono richieste competenze specifiche, ma solo spirito di adattamento e voglia di conoscenza. Può essere preferenziale la conoscenza della lingua portoghese.Il gruppo arriverà a Maputo e si sposterà nelle Regioni nord in aereo. Gli sposta-menti interni avverranno attraverso un pulmino locale. I letti nelle strutture ricettive sono dotati di lenzuola e zanza-riere. I pasti principali sono solitamente consumati in piccoli ristoranti o in casa (anche preparati dagli stessi volontari).Non resta che scaricare la scheda di iscrizione dal sito di Arcs e tuffarsi in un’esperienza unica di volontariato in-ternazionale.

www.arciculturaesviluppo.it

AZIONISOLIDALILE NOTIZIE DI ARCS

a cura di Francesco Verdolino

Page 12: Arcireport n 23 2014