Arcireport numero 13_2012

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3 aprile 2012 anno X - n. 13 [email protected] www.arci.it arci report settimanale a cura dell’Arci H A tre anni dal terremoto una città sospesa tra dramma e speranza Senza equità fiscale non c’è democrazia In Italia le dieci persone più ricche dispon- gono di tante risorse quante sono quelle su cui possono contare i tre milioni più poveri fra i loro concittadini. Il dato, emerso da una recente ricerca su ricchezza e diseguaglianza in Italia, fotografa in modo impietoso lo squilibrio del nostro paese. Negli ultimi decen- ni i benefici della crescita si sono concentrati nella minoranza più ricca allargando la forbice del divario sociale fino quasi a far scomparire la classe media. Cambia anche la composizione della ricchez- za del paese, rappresentata sempre più dal patrimonio accumulato negli anni e sempre meno dal reddito corrente. Ne consegue che gli anziani sono in media più ricchi dei giovani, e che questi anche quando lavorano non riescono ad accumulare ricchezza. Come dire che siamo una società poco dinamica, in cui chi può campa di rendita e molti tirano avanti solo grazie ai risparmi di genitori e nonni. Il divario sociale cresce ancora di più per effetto della crisi, per la frammentazione del mercato del lavoro, l’elevato numero di famiglie monoreddito e il basso livello di occu- pazione soprattutto fra i giovani e le donne. E non bastano ad attenuarlo gli strumenti di pro- tezione offerti da un sistema di welfare ormai pesantemente indebolito dai tagli alla spesa pubblica, né i meccanismi redistributivi che dovrebbero essere garantiti dal sistema fi- scale. Pochi giorni fa il Ministero delle Finanze ha diffuso i dati sulle dichiarazioni del 2011. Non stupisce la conferma che a pagare le tasse siano principalmente dipendenti e pensionati, e che gli imprenditori dichiarino meno dei subordinati. Certo, sono dati gener- ali che andrebbero affinati, ma bastano a evi- denziare quanto enorme sia il problema del- l’evasione fiscale. In Italia abbiamo un livello fra i più alti d’Europa, circa 130 miliardi di mancato gettito ogni anno. Si stima che l’e- conomia sommersa valga il 16% del Pil, e che un ulteriore 10% sia il peso dell’economia prodotta dalle mafie. Questi sono i dati che pesano in modo decisivo sulla competitività del paese, non certo il costo del lavoro o l’ar- ticolo 18. Ma si continua a considerare irri- solvibile il problema dell’evasione fiscale, e si aumentano le tasse a tutti perché non si è in grado di farle pagare ad alcuni. Bisognerebbe cominciare da qui, da una vera lotta all’eva- sione, agli sprechi e alla corruzione, per cam- biare il clima culturale del paese e coniugare sviluppo ed equità. Senza democrazia fiscale non c’è vera democrazia. D omani a Comiso, su iniziativa di 55 organizzazioni tra cui l’Arci, ci ritro- veremo in migliaia a discutere di pace, di smilitarizzazione, di futuro. Le tre assemblee d’istituto organizzate con gli studenti di Comiso all’inizio della scorsa settimana e l’iniziativa promossa insieme all’Auser, alla CGIL e alla Rete degli studen- ti medi, ci hanno fatto toccare con mano quanto, 30 anni dopo e nel ricordo di Pio La torre, nei giovani di oggi viva l’entusiasmo di allora. Chi ha vissuto le manifestazioni nel 1982 e ha partecipato con noi agli incontri dello scorso 28 e 29 marzo, ha rivisto nell’inte- resse mostrato dalle ragazze e dai ragazzi degli Istituti superiori la forza, la stessa ge- nuinità e disponibilità all'impegno che nei primi anni ottanta caratterizzava ancora i movimenti giovanili. Nella figura di Pio La Torre, queste ragazze e questi ragazzi hanno trovato molti punti di contatto e di interesse, ai quali aggrapparsi con forza, entusiasmo e curiosità. Le idee di Pio sono sembrate loro, cosi come erano 30 anni fa, straordinarie e al contempo utopiche ma estremanente con- crete, perché disegnano una Sicilia diversa, non solo libera dalla mafia, ma anche libera dai missili e dalle installazioni militari, dunque dal quadrilatero ‘mafia-guerra-affari- politica’. Ma piacciono anche perché fanno sognare un’Europa diversa e un diverso Mediterraneo, finalmente spazi di pro- mozione dei diritti di cittadinanza e non luoghi di privazione della dignità umana e di trionfo delle logiche di mercato. Per questo siamo certi che, domani 4 aprile 2012, Pio La Torre sarà ancora una volta insieme a noi: a Comiso, 30 anni dopo. Di nuovo a Comiso, con Pio La Torre, per un Mediterraneo di pace Una via del centro storico de LÊAquila A CAUSA DELLE FESTIVITÀ PASQUALI, ARCIREPORT TORNERÀ IL 17 APRILE BUONA PASQUA A TUTTE E TUTTI

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iniziative, bilanci e commemorazioni a L'Aquila a tre anni dal terremoto, le mozioni sugli F-35 e i dati sull'industria di armamenti, la Carovana internazionale antimafie e i laboratori della legalità in Toscana, le serate del Cinema d'autore a Iglesias e le iscrizioni al Giovinazzo Rock Festival

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3 aprile 2012anno X - n. 13

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arcireports e t t i m a n a l e a c u r a d e l l ’ A r c i

H

A tre anni dal terremoto una cittàsospesa tra dramma e speranza

Senza equità fiscalenon c’è democrazia

In Italia le dieci persone più ricche dispon-gono di tante risorse quante sono quelle sucui possono contare i tre milioni più poveri frai loro concittadini. Il dato, emerso da unarecente ricerca su ricchezza e diseguaglianzain Italia, fotografa in modo impietoso losquilibrio del nostro paese. Negli ultimi decen-ni i benefici della crescita si sono concentratinella minoranza più ricca allargando la forbicedel divario sociale fino quasi a far scomparirela classe media. Cambia anche la composizione della ricchez-za del paese, rappresentata sempre più dalpatrimonio accumulato negli anni e sempremeno dal reddito corrente. Ne consegue chegli anziani sono in media più ricchi dei giovani,e che questi anche quando lavorano nonriescono ad accumulare ricchezza. Come direche siamo una società poco dinamica, in cuichi può campa di rendita e molti tirano avantisolo grazie ai risparmi di genitori e nonni.Il divario sociale cresce ancora di più pereffetto della crisi, per la frammentazione delmercato del lavoro, l’elevato numero difamiglie monoreddito e il basso livello di occu-pazione soprattutto fra i giovani e le donne. Enon bastano ad attenuarlo gli strumenti di pro-tezione offerti da un sistema di welfare ormaipesantemente indebolito dai tagli alla spesapubblica, né i meccanismi redistributivi chedovrebbero essere garantiti dal sistema fi -scale. Pochi giorni fa il Ministero delleFinanze ha diffuso i dati sulle dichiarazioni del2011. Non stupisce la conferma che a pagarele tasse siano principalmente dipendenti epensionati, e che gli imprenditori dichiarinomeno dei subordinati. Certo, sono dati gener-ali che andrebbero affinati, ma bastano a evi-denziare quanto enorme sia il problema del-l’evasione fiscale. In Italia abbiamo un livellofra i più alti d’Europa, circa 130 miliardi dimancato gettito ogni anno. Si stima che l’e-conomia sommersa valga il 16% del Pil, e cheun ulteriore 10% sia il peso dell’economiaprodotta dalle mafie. Questi sono i dati chepesano in modo decisivo sulla competitivitàdel paese, non certo il costo del lavoro o l’ar-ticolo 18. Ma si continua a considerare irri-solvibile il problema dell’evasione fiscale, e siaumentano le tasse a tutti perché non si è ingrado di farle pagare ad alcuni. Bisognerebbecominciare da qui, da una vera lotta all’eva-sione, agli sprechi e alla corruzione, per cam-biare il clima culturale del paese e coniugaresviluppo ed equità. Senza democrazia fiscalenon c’è vera democrazia.

Domani a Comiso, su iniziativa di 55organizzazioni tra cui l’Arci, ci ritro-veremo in migliaia a discutere di

pace, di smilitarizzazione, di futuro. Le tre assemblee d’istituto organizzate congli studenti di Comiso all’inizio della scorsasettimana e l’iniziativa promossa insiemeall’Au ser, alla CGIL e alla Rete degli studen-ti medi, ci hanno fatto toccare con manoquanto, 30 anni dopo e nel ricordo di Pio Latorre, nei giovani di oggi viva l’entusiasmo diallora.Chi ha vissuto le manifestazioni nel 1982 eha partecipato con noi agli incontri delloscorso 28 e 29 marzo, ha rivisto nell’inte -resse mostrato dalle ragazze e dai ragazzidegli Istituti superiori la forza, la stessa ge -nuinità e disponibilità all'impegno che neiprimi anni ottanta caratterizzava ancora imovimenti giovanili.

Nella figura di Pio La Torre, queste ragazzee questi ragazzi hanno trovato molti punti dicontatto e di interesse, ai quali aggrapparsicon forza, entusiasmo e curiosità.Le idee di Pio sono sembrate loro, cosicome erano 30 anni fa, straordinarie e alcontempo utopiche ma estremanente con-crete, perché disegnano una Sicilia diversa,non solo libera dalla mafia, ma anche liberadai missili e dalle installazioni militari,dunque dal quadrilatero ‘mafia-guerra-affari-politica’. Ma piacciono anche perché fannosognare un’Europa diversa e un diversoMediterraneo, finalmente spazi di pro-mozione dei diritti di cittadinanza e nonluoghi di privazione della dignità umana e ditrionfo delle logiche di mercato.Per questo siamo certi che, domani 4 aprile2012, Pio La Torre sarà ancora una voltainsieme a noi: a Comiso, 30 anni dopo.

Di nuovo a Comiso, con Pio La Torre, per un Mediterraneo di pace

Una via del centro storico de LÊAquila

A CAUSA DELLE FESTIVITÀ PASQUALI, ARCIREPORT TORNERÀ IL 17 APRILEBUONA PASQUA A TUTTE E TUTTI

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Sono passati oramai tre anni da quelmomento in cui tutto è cambiato edabbiamo dovuto iniziare da capo.

Sembra ieri! Sembra di sentire ancora ilcalore di quegli abbracci che ci scambia-vamo man mano che ci ritrovavamo, all’in-terno del campo di accoglienza. Prima Mario, poi Nicoletta, poi Ciro, Lucia,quindi gli amici del teatro, Cecilia, Sara,Giulio, Eugenio, Simone, Cristiana eRoberto. Tutti amici, tutti con la voglia, l’o-biettivo, il bisogno di fare cultura, di faresocialità. Come? In qualsiasi modo, attra-verso i libri, con il teatro, con incontri, conla musica…Sembra ieri ma di strada ne abbiamo fattatanta. Il sogno che ci ha unito sin dall’inizio versoun unico obiettivo, è stato quello, ovvio,quasi banale, di ritrovare un tetto, unacasa, un container, una struttura all’internodella quale ricominciare con la nostra quo-tidianità, con le nostre attività, in unmomento in cui ancora più importante diprima era creare dei momenti di aggrega-zione e di confronto.

È nata così la nostra piazza, Piazza d’Arti.Lo spazio che ospita il Circolo Querencia,la Casa del Teatro e la Bibliocasa, maanche la sede di Arci Servizio Civile equella di altre 14 associazioni (centri diur-ni, centri di aggregazione, commercioequo e solidale, sportelli per migranti, peradolescenti…). Una realtà unica e bellissima nel suogenere, che esteticamente lascia ancora adesiderare, mancano illuminazione e pavi-mentazione…ma vuoi mettere quanto èbello incontrarsi in uno spazio nel qualesentirsi protetti?È qui che nascono e si realizzano unagran parte delle iniziative che stiamo por-tando avanti per cercare di offrire dei ser-vizi alla cittadinanza ed in particolar mododegli stimoli ai giovani dell’Aquila. Iniziative sulla ricostruzione, sulla legalità,letture e presentazioni ma al centro dell’at-tenzione ci sono quasi sempre loro, i gio-vani. Sono loro ad avere bisogno di luoghi diaggregazione in cui esprimersi e speri-mentarsi, luoghi in cui ritrovarsi ed orien-

tarsi in un contesto in cui è facile perdersie che dovranno essere loro a ricostruire. Èper questo che le nostre associazioni stan-no lavorando molto in questo senso attra-verso laboratori, attraverso spettacoli osemplici momenti di festa. Oltre alle fascegiovanili grande è l’attenzione che neces-sitano i migranti presenti a L’Aquila inseguito al cambiamento della composizio-ne della popolazione aquilana dopo il ter-remoto. La leggenda del cantiere più granded’Europa è raccontata sempre più spessoe tanti sono i ragazzi che arrivano allaricerca di un lavoro. È questo uno dei motivi per cui abbiamoreputato importante e necessario avviareun progetto di accoglienza per richiedentiasilo e rifugiati anche a L’Aquila. Un progetto complesso da gestire, soprat-tutto nel nostro contesto, ma con un valen-za importante nel momento in cui rico-struiamo la nostra città con uomini edonne che nel frattempo ricostruiscono leloro vite, insieme a noi.Info: [email protected]

l’aquila

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Sono passati ottocentoquarantanovegiorni dal terremoto, quando Va -lentino Mas tella e Monique D'A les -

sandro iniziano a L'Aquila le riprese dell'o-monimo documentario presentato in ante-prima domenica sera nella Casa del Teatro. La Casa del Teatro è un'altra struttura Arci,oltre il nostro circolo, nate in Piazza d'Arti. La realizzazione di questo spazio è statasicuramente l'impresa più grande cheabbiamo compiuto grazie a tutti voi e alladeterminazione di altre 17 associazioni chesono rinate da qui.Oggi in questo luogo, certo precario ma vivoe sicuro, sono ripartite le nostre vecchie e

nuove sfide. Oltre al Querencia, anche laBibliocasa che ci affianca, il Teatro, il Museodi Arte Sperimentale, ogni giorno di più, pro-pongono, a tutta la città, ma specialmente aigiovani, momenti di confronto e di riflessio-ne. Ma la sfida più grande, come Arci, èstata quella dello Sprar, perché, oltre allavolontà di dare supporto ai rifugiati e richie-denti asilo, indica i nuovi valori su cui desi-deriamo si costruisca il futuro di questa città.Ma diciamo chiaramente che questi, pur-troppo, sono solo piccoli, impercettibili segnidi vita di fronte all'irritante immobilismo dellapolitica. Si ha la sensazione di vivere intorno ad unostagno, dove ogni giorno l'odore si fa piùinsopportabile. Bisogna denunciare ancorauna volta e con la morte nel cuore che, oggidopo tre anni, tra silenzi colpevoli e liti buro-cratiche-partitiche, la nostra città lentamen-te muore, sola e abbandonata con le sueferite che, in questo tempo, si sono solomoltiplicate ed incancrenite. Ma i dati dram-matici riguardano tutta l'economia dellacittà. Le imprese sono in crescente difficoltà

e rischiano di seguire il destino di quelle chenon hanno mai più ripreso, il ricorso allacassa integrazione è enorme e la disoccu-pazione a livelli impensabili.Gli studenti che sono stati la vera spina dor-sale per l'economia e la cultura della città,oggi sono diventati pendolari e forse accet-tano questa dura realtà solo perché non sipagano le tasse.Gli anniversari, se servono ad accendereluci e facili pietismi per un giorno, non cipiacciono ma siamo consapevoli di nonpotere, una volta di più, negarci e negare lapossibilità di rompere questo omertoso, pilo-tato silenzio ed allora rieccoci, in questi gior-ni, di nuovo di fronte a microfoni, computer,facce vecchie e nuove a riflettere ed infer-vorarci delle paure di quella notte e di... ber-tolasoberlusconitendecasezonarossamap-muspgrandirischirisatedinottetassemutui-soldimortiimusilenziscuolepassatofuturola-quila. Per chi di voi avesse, ancora oggi, voglia disapere di noi e della nostra città, vi segna-liamo tutte le possibilità di contattare gliautori di Ottocentoquarantanove (la locandi-na è in ultima pagina).

Tra silenzi colpevoli e liti burocratiche-partiticheL’Aquila lentamente muore

Piazza d’Arti, uno spazio dove ritrovarsi e orientarsi, in un contesto in cui è facile perdersi

Ottocentoquarantanove è il

documentario di Valentino Mastella e

Monique D’Alessandro, nato con

l’obiettivo di esplorare la situazione

de L’Aquila e dei paesi colpiti dal

sisma a due anni e mezzo dall’evento

IL DOCUMENTARIO

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n.13 3 aprile 2012

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di Ciro Cannavacciuolo, Presidente del circolo Arci Querencia dell’Aquila

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Sono passati tre anni dal terremotoche ha distrutto la città dell’Aquilae Arci Modena vuole ricordare l’an-

niversario con tre iniziative che celebranoil gemellaggio tra i comitati delle due città.Si inizia il 15 aprile con un pranzo al circo-lo Giliberti di Carpi a cui parteciperà unadelegazione aquilana composta da rap-presentanti dei circoli Arci e compagniateatrale Teatrabile che si esibirà in alcunispettacoli per i più piccoli. Il 16 aprile alle21, sempre al circolo Giliberti di Carpi, cisarà la serata A tutto liscio, con diversi arti-sti della scena musicale tradizionale emi-liano-romagnola. Entrambi gli appuntamenti sono pensatiper raccogliere fondi da devolvere ai circo-li aquilani. Il 26 e il 27 maggio è in pro-gramma per i soci modenesi una visitaall’Aquila per vedere la ‘new town’ dellearee residenziali e il centro storico. Negli ultimi anni Arci Modena e i suo soci

si sono adoperati per raccogliere i fondi eaiutare gli aquilani. Oltre ad aver parteci-pato attivamente con i volontari ai primimomenti di aiuto alla popolazione dura-mente colpita dal terremoto, ben 18 tra cir-coli e polivalenti hanno deciso di metterein programma serate e pranzi di raccoltafondi per la ricostruzione. Il risultato è statoun contributo di 20mila euro inviato neiprimi mesi del 2010 a Marcella Leombruni,presidente di Arci L’Aquila. Quei soldi si sono concretizzati in unnuovo spazio per la socialità e la culturanelle vicinanze dell’ospedale San Salva -tore nella prima periferia. La sede del comitato Arci L’Aquila si trovaall’interno di piazza d’Arti, una vera e pro-pria cittadella del volontariato e della pro-mozione sociale che raggruppa 17 asso-ciazioni che si impegnano per la ricostru-zione culturale del territorio con progetticome la biblioteca itinerante, gli spazi

gioco e la piazza-teatro. Con questa rac-colta fondi si è dato inizio a un gemellag-gio tra i circoli modenesi e i circoli aquilani.L’8 luglio del 2011 una delegazione mode-nese si è recata all’inaugurazione dellenuove sedi del comitato provinciale e di trecircoli che erano andate distrutte durante ilterremoto. “Ricostruire un territorio significa anchedare spazio ai progetti di promozionesociale e culturale e, attraverso la creazio-ne di spazi per la socialità, ridargli un’ani-ma - commenta Greta Barbolini, presiden-te Arci Modena - per noi è stato un piace-re poter rafforzare il rapporto con l’Arcidell’Aquila e dare il nostro contributo.L’emozione che abbiamo provato visitandole nuove sedi ci ha ripagati ampiamentedegli sforzi e speriamo che anche questenuove iniziative ci diano la possibilità dicontribuire alla ricostruzione”.Info: www.arcimodena.org

Sembra impossibile, ma da quel 6aprile 2009 la Prociv-Arci (laProtezione Civile dell'Arci) non ha

più lasciato L'Aquila. In quella notte di ter-rore di tre anni fa la Prociv-Arci si mobilita-va in tutta Italia, e nelle ore seguenti alle-stiva uno dei campi de L'Aquila in localitàPianola, praticamente poco sotto ColleRoio, dove si trova la sede dell'Universitàdi Ingegneria.Con grande rapidità i volontari, giunti datutta Italia, lavorando anche di notte, alle-stirono il campo di Pianola che nei primimomenti ha ospitato fino a 920 sfollati.Quel campo, gestito dalla sola Prociv,sembrava preso a modello, lo visitò ancheil Presidente del Consiglio, ed è rimastoaperto fino al 26 novembre 2009. Solo inquel momento la Prociv-Arci lasciava ilcampo, ma era già nato il seme necessarioper porre le basi della nostra permanenza,ancora oggi, a L’Aquila. Il seme della solidarietà e del valore delvolontariato è nato in quel periodo, con lacostituzione di un gruppo di volontari diprotezione civile Prociv-Arci creato diretta-mente da terremotati sfollati con gravidanni alle proprie case. Nasceva pochimesi dopo un altro gruppo, e poi un altro, eun altro ancora, fino ad arrivare ad oggi,

dove i gruppi Prociv-Arci a L'aquila sono 6,e altri ancora in altri comuni.Sembra che il nostro passaggio abbia sca-turito una sorta di reazione a catena, percui adesso in Abruzzo la Prociv-Arci ha unproprio coordinamento regionale, e l'incre-mento è ancora attivo. Siamo ancora aL'Aquila perché sta per partire il progetto‘Noi, con voi, per sempre’: un percorso fit-ness da realizzare nella pineta di Roio con14 stazioni per l'attività fisica all'aperto econ la costruzione di uno spazio pic-nic. Ifondi necessari sono stati recuperati attra-verso donazioni di circoli Arci e di attività disolidarietà effettuate in più parti d'Italia. Ilprogetto, dopo qualche problema burocra-tico, è in partenza, nei prossimi giorni ini-zieranno i lavori, la realizzazione serviràanche per dare una prospettiva di sviluppoturistico a quella zona e soprattutto perdare un segnale concreto di ricostruzione.Fortunatamente per la Protezione Civilenazionale L'Aquila non rappresenta unmodello da seguire dal punto di vista dellaricostruzione, anche se dal punto di vistaoperativo e della solidarietà credo che rap-presenti lo sforzo più grande degli ultimi 30anni. La ricostruzione è purtroppo una notadolente che preoccupa tutti. Un nostro

volontario, che ha avuto la casa completa-mente distrutta, ci racconta che per la rico-struzione di 131 mq. di casa avrà un rim-borso di € 131mila euro, non abbastanzaper completare i lavori. Purtroppo il lavoroscarseggia e accollarsi un mutuo in questomomento sarebbe come giocare alla rou-lette. Quando pensiamo che l'Aquila era unacittà poco conosciuta alla maggior partedegli italiani prima del terremoto, ci emo-zioniamo. Viviamo la stessa emozione tutte le volteche entriamo in quel centro storico com-pletamente vuoto, pieno di storie, pieno diricordi di una città ferita e che da sola nonriuscirà a rialzarsi. Ecco perché noi nonlasciamo l'Aquila…

Da quel 6 aprile 2009, la Prociv-Arci è ancora a L’Aquila

Le iniziative Arci Modena per l’anniversario del sisma

A partire dal 6 aprile Mettiamoci una pezza, azione di urban knitting

promossa dalle donne aquilane nel centro storico della città:

100 metri quadrati di superficie da ricoprire con pezze lavorate amaglia provenienti da tutta Italia. Una maniera per mantenere viva

la memoria e cercare una normalità,ricucendo i rapporti tra le persone

DONNE ALL’AQUILA

notizieflash

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n.13 3 aprile 2012

di Fabio Mangani, presidente nazionale Prociv-Arci

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4migranti

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Al termine di un’inchiesta durata noveme si, il rapporto del Consiglio d’Eu -ropa attribuisce all’Italia le maggiori

responsabilità per la morte di 63 persone, tracui 20 donne e due bambini, avvenuta nelmarzo del 2011. Queste persone si trovavanosu un barcone partito dalla Libia per fuggirealle violenze della guerra civile in corso. Quasisubito si registrò un’avaria, ma nessuno inter-venne, lasciando i naufraghi per due settima-ne alla deriva finchè la barca non approdò allecoste da cui era partita. L’Italia fu la prima aricevere la richiesta di soccorso. Di qui l’attri-buzione delle maggiori responsabilità, nonmitigate dal fatto che responsabili venganoconsiderati anche la Nato - i cui mezzi in quelperiodo pattugliavano numerosi il Medi -

terraneo -, Malta e la Libia, accusata di averindotto, anche con la forza, molti migranti aprendere la via del mare. Alcuni giorni fa la reteeuropea Migreurop, insieme ad altre organiz-zazioni internazionali, aveva inviato una richie-sta di chiarimenti proprio su quest’episodio allaNato e ai ministri della difesa dei Paesi inte-ressati, paventando quelle responsabilità chepoi sono state confermate dal rapporto. Lastessa indagine andrebbe fatta per gli altri1500 morti, ugualmente provenienti dallaLibia, scomparsi in mare lo scorso anno, men-tre la Nato inviava i suoi cacciabombardieri ad‘aiutare’ la popolazione civile di quel Paese. Inrealtà quei morti, come gli altri a migliaiainghiottiti dal Mediterraneo negli ultimi anni,sono il frutto di un imbarbarimento della politi-ca e dell’etica pubblica, che ha raggiunto unodei suoi momenti peggiori con i respingimentiin mare voluti dal precedente ministro Maroni,una prassi disumana e illegale, condannatanei giorni scorsi dalla Corte Europea. Nel rap-porto la relatrice afferma che le morti in maredimostrano l’esistenza di un inaccettabile«doppio standard nel valutare le vite umane»,e che «non ha titolo per parlare di rispetto deidiritti umani chi lascia morire le persone per-

ché non identificabili o perché provenientidall’Africa». Sono parole che sottoscriviamo inpieno. Vogliamo però lanciare un allarme, per-ché l’attenzione su questo problema non deveabbassarsi. Nei primi mesi del 2012 sono giàmorte più di 70 persone nel tentativo di rag-giungere le nostre coste. Chiediamo al gover-no di ribadire in modo chiaro, nelle sedi ade-guate e a tutti i soggetti interessati, pubblici eprivati, che l’obbligo di salvataggio in mare,previsto dal diritto internazionale, dev’esseresempre e comunque rispettato. Non sono piùtollerabili i palleggiamenti di responsabilità trauno Stato e l’altro o le intimidazioni più o menoesplicite usate in passato verso i pescherecciperché non intervenissero. Così come va ribadito che l’accesso al dirittod’asilo dev’essere garantito a tutti, senza dis-criminazioni o preconcetti.L’accoglienza, il rispetto della dignità delle per-sone, oltre che della loro vita, deve diventarela pratica concreta di un Paese che deve chiu-dere subito una pagina vergognosa della suastoria recente. Le frontiere non debbono piùessere lo spazio in cui si esercita la prepoten-za del forte contro il debole, in barba alle leggie alle responsabilità internazionali.

L’Italia responsabile per 63 morti in mare.Sull’immigrazione il governo apra una pagina nuova

Sgomberiamoli! Giornalismo e immigrazione: come evitare stereotipi, pregiudizi, discriminazioniè il tema del seminario promosso

da Redattore sociale che si terrà il 18

aprile alla Sala conferenze Porta futuro

ROMA

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n.13 3 aprile 2012

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Il rapporto sulle domande d’asilo pre-sentate nel 2011 in 44 paesi industria-lizzati, reso noto nei giorni scorsi

dall’Alto Commissariato delle NazioniUnite per i Rifugiati, offre una prospettivaallargata all’Europa e ai maggiori Paesiindustrializzati, una lettura ampia che per-mette di svolgere delle considerazionitenendo presente anche quanto accadefuori dai confini nazionali. Nel 2011, rispetto all’anno precedente, c’èstato nei paesi industrializzati un aumentodel 20% delle domande d’asilo a causa dinuovi conflitti, compresi i grandi sommovi-menti determinati dalla primavera araba, edel continuo flusso di persone in fuga dallezone di vecchie crisi mai risolte. L’aumentopiù consistente si nota nell’Europa meri-dionale, Italia inclusa, con circa 36miladomande d’asilo di persone per la maggiorparte provenienti dal Corno d’Africa edall’Africa Sub Sahariana, giunte via maredalla Libia dove si trovavano allo scoppiodella guerra civile.Questa cifra pone l’Italia al terzo postoall’interno dell’Unione Europea, dopo laFrancia con 52mila domande d’asilo e la

Germania con quasi 46mila. Dunquel’Italia non è l’unico paese dell’Unione afarsi carico di questo problema, ma si èsemplicemente allineata alla media di altriPaesi. Se infatti prendiamo in considerazionel’anno precedente, la Francia aveva regi-strato 48mila domande di asilo, laGermania 41mila, mentre l’Italia ne avevasoltanto 10mila.Questo dato così contenuto va attribuitoalle politiche restrittive attuate nel canaledi Sicilia da Italia e Libia. Politiche chenella seconda metà del 2009 avevano por-tato alla scelta dei respingimenti in mare dimigranti e richiedenti asilo. Per questaprassi l’Italia è stata recentemente con-dannata dalla Corte Europea dei dirittidell’Uomo.Non è neanche la prima volta che in Italiavengono presentate oltre 30mila domandedi asilo. Già nel 2008 erano state presen-tate altrettante domande, così come varicordato che nel 1999, a seguito dellaguerra del Kosovo, arrivarono sulle costeitaliane oltre 33mila richiedenti asilo.Volendo poi allargare lo sguardo al resto

del pianeta, non può passare inosservatoun dato estremamente significativo e cioèche circa l’85% dei rifugiati vive nel sud delmondo. Lo scorso anno nel solo stato delSud Africa sono state presentate circa110mila domande di asilo. Una cifra netta-mente superiore a quella registrata negliStati Uniti d’America, il paese con il più altonumero di domande tra quelli industrializ-zati. E allora non si possono che condivi-dere le parole dell’Alto CommissarioAntonio Guterres quando afferma che «èimportante guardare queste cifre in pro-spettiva. Il numero delle domande di asilopresentate in tutti i paesi industrializzati èancora inferiore alla popolazione diDadaab, un campo di rifugiati che si trovanel nord-est del Kenya».Ma non possiamo nemmeno tacere cheoggi in Italia la maggioranza dei richieden-ti asilo viene ospitata in strutture del tuttoinadeguate. È necessario che il governointervenga con urgenza sul sistema d’ac-coglienza generale, potenziandolo, unifi-candolo e superando l’attuale frammenta-zione. Info: www.unhcr.org

Crescono le domande d’asilo nei paesi industrializzati.L’Italia si allinea alla media europea

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Il 29 marzo 1976 il governo israelianoannunciava il suo piano di confiscaremigliaia di dunum (un dunum equivale a

1000 mq) di terra palestinese nella regionedi Galilea per la sicurezza dei coloni che vi sierano stanziati, oltre ad imporre un coprifuo-co sui villaggi palestinesi in Israele.L’iniziativa ebbe una risonanza enorme ecome conseguenza i palestinesi cittadini diIsraele proclamarono lo sciopero generale il30 marzo. Le proteste si diffusero veloce-mente nelle altre aree: a Gaza, in Ci sgio r -dania e nei campi profughi in Libano. Ladura repressione da parte di Israele non sifece attendere: sei palestinesi furono uccisie migliaia feriti o arrestati. Da allora il 30marzo si celebra il Giorno della Terra, inPalestina e nel resto del mondo. Dopo 36anni, anche la manifestazione di quest’an-no ha visto i palestinesi impegnati in unagrande mobilitazione. Questa volta gliorganizzatori, oltre ad utilizzare lo slogan«end the occupation», hanno voluto darealla celebrazione una simbologia particola-re istruendo la Global March to Jerusalem(www.gm2j.com). Da tutti i Territori Occupati, dai paesi limitrofie da altre parti del mondo, i manifestanti

hanno cercato di raggiungere la città, fisica-mente o idealmente. Si è voluto così riporta-re l’attenzione alla questione di Geru -salemme come nodo cruciale per istruire unqualsiasi percorso di pace credibile e con-temporaneamente denunciare la discrimina-zione e la creazione di un sistema di apar-theid nella città. Si è voluto anche sottoli-neare l’importanza di agire in maniera paci-fica, ritenendo che il punto di forza dei movi-menti nazionali palestinesi in questa fase siaproprio quello di riuscire a dare voce allagente in modo univoco e attraverso metodinon violenti . Gli obiettivi della marcia sonostati raggiunti, sostengono gli organizzatori,ma ancora una volta ad un prezzo troppoalto. Di nuovo morti e feriti, attacchi da partedell’esercito israeliano, manifestazioni re -pres se con la violenza. Dopo 36 anni, dob-biamo ancora parlare di negazione dei dirit-ti, di detenzioni amministrative, di segrega-zione, annessione delle terre, colonizzazio-ne, violenza e morte. Sembra che la storia sisia fermata per il popolo palestinese, sebbe-ne, come hanno fatto in questa occasione, cidimostrino come riescano a trovare comun-que la forza e la determinazione per conti-nuare la loro lotta. Lo hanno fatto i migliaia di

dimostranti nella Giornata della terra, i moltiche manifestano pacificamente ogni setti-mana nei villaggi di Bi’lin, Ni’lin, a Silwan eSheih Jarrah e in altre località dei TerritoriOccupati. Lo fanno gli abitanti di Gaza, reinventandosiquotidianamente la loro reclusione perriuscire a sopravvivere e lo sta facendo inquesti giorni la prigioniera politica HanaShalabi. Hana è diventata un simbolo per laforza che ha dimostrato nel non accettarepassivamente una detenzione ingiusta enon motivata, una detenzione amministrati-va che non rispetta i canoni del diritto inter-nazionale e che viene motivata da Israele inbase ad ordinanze militari e a leggi in vigoredurante il mandato britannico. Hana harischiato la propria vita stando in scioperodella fame per 44 giorni, prima di lei KhaderAdnan, per poter denunciare le violenze ele umiliazioni subite durante l’imprigiona-mento. Ancora oggi sono molti i prigionieripalestinesi, detenuti in carceri israeliane,in sciopero della fame. Molti giovani chehanno deciso di non subire passivamenteun’altra ingiustizia, sebbene al costo dellapropria vita. Info: [email protected]

Dopo undici anni di guerra la condi-zione femminile in Afghanistan con-tinua a peggiorare. Visito uno ‘shel-

ter’, che ospita donne afghane che hannosubìto violenza. È gestito da Hawca, unaong impegnata nel sostegno a donne e bam-bini. La casa ha 30 posti letto, ma a volte ci sonoanche 40 donne, spesso con bambini. Ledonne vi rimangono da qualche settimana adue o tre anni, dipende dai casi. Seguonocorsi di alfabetizzazione e di formazione perpoter trovare un lavoro in futuro, in modo dadiventare indipendenti economicamente. C'èchi ora fa la sarta e due sono diventate poli-ziotte. Alcune delle ragazze sono molto gio-vani, tutte sono scappate di casa per sfuggi-re alla violenza. Ma scappare di casa inAfghanistan, sebbene non sia un reatosecondo la legge, è un ‘crimine morale’che ticondanna direttamente al carcere. Anche ledonne che denunciano uno stupro invece diveder punito lo stupratore finiscono in carce-re con pesanti condanne per ‘adulterio’. Lasituazione delle donne resta terribile. Lo haconfermato il rapporto presentato nei giorniscorsi a Kabul da Human rights watch (Hrw).Lo studio è basato su 58 interviste a donne

detenute in tre prigioni e tre centri giovaniliaccusate di ‘crimini morali’. Quasi tutte leragazze sono detenute per questo ‘reato’,così come la metà delle donne adulte. I ‘cri-mini’ consistono in fughe da casa per sot-trarsi a matrimoni forzati o alla violenzadomestica. Alcune donne sono state accu-sate di adulterio dopo essere state stuprateo costrette alla prostituzione. L’ong è preoc-cupata per un possibile ulteriore peggiora-mento della situazione quando verrà menol'impegno internazionale, che tuttavia non hacertamente migliorato sostanzialmente lasituazione: l'alfabetizzazione è aumentatama le femmine sono ancora fortemente di -scriminate (rappresentano solo il 30 % deglistudenti). Altri problemi riguardano la sanità:50 donne al giorno muoiono di parto. Il fatto che le donne vengano imprigionatenon in base alla legge ma alla ‘morale’ èmolto preoccupante perché avviene in aper-ta violazione delle leggi e sotto l'occhio ‘vigi-le’ della comunità internazionale. Ci sonodiversi modi per sfuggire alla violenza,anche immolandosi e andando incontro auna morte terribile. L'ospedale Istiqlal ha un reparto riservatoalle ustioni, la maggior parte dei pazienti

sono donne che difficilmente riescono asopravvivere, anche perché vengono porta-te in ospedale solo quando sono ormai in findi vita. I delitti d'onore sono diffusi ma i dativengono tenuti nascosti: quando una donnaviene uccisa per lavare l'onore scomparesemplicemente. La condizione delle donne è peggiore nei vil-laggi, dove non arrivano le associazioni enon ci sono case dove rifugiarsi. In questasituazione, il governo Karzai voleva chiude-re gli ‘shelter’ delle ong, sostenendo chedovevano essere tutti controllati dal governo.Dopo molte proteste è stato raggiunto uncompromesso: gli shelter chiusi sono rimastialle ong, quelli aperti - le donne possonouscire per andare al lavoro o per andare ascuola - sono sotto il controllo del governo.Peccato che finora il governo non ne abbiacostruito nemmeno uno. Rimangono così quelli delle ong: tre a Kabule quattordici in tutto l'Afghanistan, insuffi-cienti rispetto al dilagare della violenza, maevidentemente il governo preferisce incarce-rare le donne colpevoli di ‘crimini morali’ piut-tosto che dare loro una speranza, l'arrestocostituisce un monito per chi vuole ribellarsiall'ordine morale degli Ulema.

Essere donne in Afganistan

Il Giorno della Terra, in Palestina e nel resto del mondo

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n.13 3 aprile 2012

Un articolo della giornalista Giuliana Sgrena

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L’industria di armamenti non cono-sce crisi. È l’amara constatazioneche emerge dall’ultimo rapporto

del Sipri (Stockholm international peaceresearch institute). I trasferimenti mondialidi armi sono cresciuti del 24% nel periodo2007-2011 rispetto al quinquennio 2002-2006. La regione Asia-Oceania rappresentaormai il 44% delle importazioni mondiali diarmamenti, mentre i primi esportatori sonogli Stati Uniti (30%). Il maggior cliente dei ‘mercanti di morte’ siconferma l’India, che vale da sola il 10%delle importazioni mondiali. E le speseinvestite in armamenti cresceranno anco-ra, raggiungendo nell’anno in corso quota40 miliardi di dollari, il doppio circa di quan-to investa l’Italia. Delhi sta inoltre diversificando le fonti diapprovvigionamento e sviluppando un’in-dustria nazionale. Mosca è sua fonte privi-legiata, con forniture di aerei ed elicotteri,di carri pesanti, di sommergibili e altrimateriali. I due Paesi cooperano anche nello svilup-po dell’aereo furtivo T-50 Pak-Fa e sulfuturo aereo da trasporto multiruolo Mta.

Ma da qualche anno l’India si sta rivolgen-do sempre più spesso ai Paesi occidenta-li: ha acquistato dalla Francia cacciaMirage e Rafale, missili Mica e sottomariniScorpène, ma non sono mancati materialimilitari provenienti dalla Gran Bretagna eItalia. Fortissima è la collaborazione conIsraele nel campo dei droni, dei sistemiantimissilistici e dei radar. Ancora più aovest, sono gli Stati Uniti la nuova frontie-ra del procurement indiano. Due ragionispiegano i dati indiani: innanzitutto l’evolu-zione del bilancio della difesa cinese, increscita dell’11,2% nel 2012. I due Paesispartiscono una frontiera comune di 2milachilometri e hanno diversi contenziosi ter-ritoriali, uno dei quali legato al fiumeBrahmaputra. L’altro motivo è legato all’o-stilità ricorrente fra India e Pakistan, con ladisputa sul Kashmir che data ormai dal1947. Lo stato maggiore indiano ha elabo-rato una strategia del ‘duplice fronte’, cheprevede di disporre delle capacità neces-sarie a condurre offensive multiple nelnord dell’Himalaya sia contro il Pakistan,sia contro la Cina. Gli acquisti d’armivanno in questa direzione, come lo svilup-po del deterrente nucleare, dei missili bali-

stici e di una flotta sottomarina strategica.Per l’Istituto internazionale di studi strate-gici, le spese militari asiatiche supereran-no quest’anno quelle dei Paesi europei:parliamo di oltre 180 miliardi di euro e nonè un caso che tutti i maggiori importatorimondiali di armi siano asiatici. Dopol’India, spiccano la Corea del Sud, ilPakistan, la Cina e Singapore, la città-Stato che dedica alla difesa il 5% della suaricchezza nazionale, uno dei tassi princi-pali al mondo. Nei 16 Paesi membri della Nato si sonoinvece registrati cali superiori al 10% acausa della crisi, mentre crescono spesein armamenti anche in Paesi delleAmeriche come il Venezuela o del No rd -africa, dove primeggia il Marocco. Ma se iPaesi asiatici primeggiano per spese mili-tari, sono le industrie dell’armamento euro-pee e soprattutto statunitensi a beneficiar-ne, queste ultime con un giro d’affari di246,6 miliardi di dollari. Imprese non toccate dalla crisi economica:l’ultimo decennio è stato prodigo in guerree i guadagni sono esplosi. I dieci leader,(tra cui in Europa Finmeccanica) impiega-no 1.138.310 persone.

disarmo

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La Camera ha votato nei giorni scorsile numerose mozioni sull’acquisto deicacciabombardieri F35, oggetto della

campagna promossa da Rete Disarmo,Tavola della Pace e Sbilanciamo ci! Il risulta-to è la decisione di riportare questo temaall’interno del dibattito parlamentare, acco-gliendo la motivazione che «prima si discu-te e si decide il modello di Difesa che l’Italiavuole adottare e poi si decidono gli acquistidi cui c’è bisogno. Logica vuole che non sifaccia il contrario». È quanto aveva richie-sto la campagna ‘Taglia le ali alle armi’ conuna lettera inviata a tutti i deputati primadella discussione e del voto sulle moltemozioni che, in queste settimane, sonostate presentate da tutti i gruppi politici sul

tema degli F-35. «Finalmente una discussione c’è stata: perchi come noi lavora da anni per chiedere l’u-scita dell’Italia dal programma - ha com-mentato Francesco Vignarca, coordinatoredella Rete Disarmo - è già un primo succes-so vedere finalmente ritornare nell’ambitodel Parlamento la discussione su un temadelicato come quello degli acquisti di costo-sissimi sistemi d’armamento». Va ricordatoinfatti che, nonostante il parere rilasciatodalle competenti Commissioni nel 2009richiedesse un aggiornamento annualesoprattutto su costi e sui ritorni industriali,per tre anni il Governo non ha mai relazio-nato sull’andamento della partecipazioneitaliana all’F35, alzando sempre una cortinafumogena (si pensi ad esempio alle ‘penali’inesistenti) verso qualsiasi richiesta di tra-sparenza, in particolar modo della campa-gna ‘Taglia le ali alle armi’. Rispetto al meri-to delle votazioni avvenute, la Rete Disarmoesprime una valutazione positiva sullo spi-raglio aperto da alcuni voti favorevoli. In par-ticolare riguardo alle mozioni che si espri-mono almeno nell’ottica di una riconsidera-zione del programma subordinata soprattut-

to alle scelte di ristrutturazione della Difesa.Era proprio il punto a cui faceva riferimentola richiesta inviata ai Deputati dalla campa-gna, anche se con rammarico si deve pren-dere atto dell’indisponibilità del Governo afermare il programma. «La nostra Rete continua comunque adessere contraria e molto critica sul progettodei caccia F-35, sia per i problemi tecnici(recentemente un velivolo ha preso fuoco involo e i test sono compiuti solo al 20%) che,soprattutto, per gli enormi costi di acquisto emantenimento - sottolinea Massimo Pao -licel li, presidente dell’As sociazio ne ObiettoriNonviolenti e analista della Rete - In unmomento così drammatico per le famiglieitaliane e per i conti pubblici che senso haspendere miliardi (il costo di un singoloaereo è di oltre 130 milioni di euro) per deicaccia d’attacco?». Secondo i calcoli diffusida tempo dalla campagna ‘Taglia le ali allearmi’ le risorse ipotizzate per l’acquisto deicaccia potrebbero essere molto più utilmen-te impiegate per interventi sociali, di welfare,sanitari e di ricostruzione di zone colpite dacalamità naturali.Info: www.disarmo.org

Votate in parlamento le mozioni sugli F-35: qualchespiraglio per un ripensamento del programma

Per le armi non c’è recessione

Il 4 aprile alle 17 nell’Auditorium

dell’Istituto centrale per i beni sonori

e audiovisivi sarà presentato il film

documentario Mille giorni a Sarajevodi Giancarlo Bocchi. A seguire

l’evento Sarajevo vent’anni dopo

ROMA

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7cultura

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Action jeunesse, il gruppo di giovanidell’associazione Forum des Alterna -tives Maroc (FMAS) ha realizzato un

progetto di Teatro interculturale, per il Dia -logo e la Comprensione reciproca, co-finan-ziato dall’Unione Europea, in associazionecon l’Istituto Superiore d’Arte Dram matica ed’Animazione Culturale (ISADAC), in colla-borazione con Arci Cultu ra e Sviluppo (Arcs -Italia), Echanges et Partenariats (E&P -Francia), e l’associazione Nous Jouons pourles Arts (NJ - Maroc co), con il supporto delteatro Nazionale Mohamed 5. Questo progetto aspira a contribuire al raffor-zamento del ruolo del teatro in quanto stru-mento di sensibilizzazione dei cittadini, dipromozione della cultura e del dialogo inter-culturale tra i giovani delle due sponde delmediterraneo. 16 giovani marocchini emarocchine di provenienza diversa sonostati selezionati/e per partecipare a questoambizioso progetto. Il lancio è avvenuto con la fase di formazioneche si è svolta dal 4 giugno all’8 luglio del2011, tenuta da sette giovani professionisti

del Teatro, laureati dell’Istituto Superiored’Arte Drammatica e d’Anima zione Culturale(ISADAC), sulle tecniche della scritturadrammatica, del gioco teatrale, della messain scena e della scenografia. Il progetto si è svolto durante un periodo di14 mesi nei quali i/le giovani partecipantihanno avuto l’opportunità di presentare le treopere teatrali prodotte: A’alach trifouliti, Lhihe Lazreek. Una prima fase è culminata con la presenta-zione delle tre opere in anteprimaall’ISADAC, il 9 luglio 2011, ed è proseguitacon la fase di trasmissione attraverso duerappresentazioni realizzate in due cittàmarocchine (Rabat e Khénifra) tra ottobre edicembre 2011. Per chiudere le attività delprogetto, due giovani attori e partecipantimarocchini al progetto, Adam Lahlou eAmine Ettalidi, accompagnati di YassineAabar, membro del comitato esecutivo delFMAS, hanno partecipato alla trasmissione epromozione del progetto a Milano dal 23 al25 febbraio 2012. Distinguendosi per il lorodinamismo, il loro impegno in tutte le fasi del

progetto (formazione, scrittura, messa inscena, realizzazione, diffusione al Marocco,etc.), le loro competenze tecniche, artistichee comunicazionali, questi giovani sono statidelegati dalle loro compagnie per testimonia-re la loro esperienza e presentare le opereteatrali che ne sono derivate. Questo evento è stato un grande successo,che ha coinvolto operatori culturali della cittàdi Milano, operatori del partner Arci di diver-se regioni d’Italia, consentendo proficuidibattiti tra questi e i giovani attori marocchi-ni e italiani sulle tematiche dell’immigrazionee del dialogo interculturale. I giovani parteci-panti marocchini hanno anche avuto l’oppor-tunità di partecipare al Carnevale dei popoli,grande evento della città di Milano organiz-zato dall’Arci locale. Una tournée avrebbe dovuto svolgersi simul-taneamente a Parigi, presso il partnerEchanges et Partenariats, ma è stata pur-troppo annullata a causa del rifiuto di conce-dere visti dalle autorità francesi ai due giova-ni beneficiari e al rappresentante del FMASche accompagnava il gruppo.

Il successo riscontrato dalla proposta diun Manifesto per la cultura lanciata dalSole 24 Ore conferma la vivacità cultura-

le del nostro Paese e la qualità dell’apportoche economisti, sociologi e imprenditori pos-sono portare al dibattito sulle politiche pubbli-che per la cultura. Non è certo un temanuovo quello dell’importanza di investire incultura e conoscenza per il futuro del Paese,ma stavolta il dibattito si sta facendo più riccoe articolato. Finalmente comincia ad esserechiaro il nesso tra politiche culturali, coesionesociale, innovazione e sviluppo economico.Continua invece ad essere sottovalutato unaltro aspetto decisivo della questione: ilnesso fra cultura e qualità della democrazia.La conoscenza e la circolazione delle ideesono la chiave dell’autonomia e della capaci-tà critica delle persone, gli strumenti per leg-gere il contesto in cui viviamo e costruirci lecompetenze di cittadinanza necessarie adesercitare la democrazia. Purtroppo oggil’Italia sconta un grave deficit educativo, moltisoggetti vivono in una condizione culturaleincerta e rischiano di essere spinti ai marginidei processi di cambiamento. Si sta ridimen-sionando il ruolo di formazione civica dellascuola pubblica, cresce l’abbandono scola-stico e crollano le iscrizioni universitarie. Perquesto, affrontare l’emergenza educativa e

investire nella crescita culturale diffusa deicittadini è la prima condizione per superarel’attuale crisi sociale e morale. Obbiettivodell’Arci è proprio quello di promuovere spazie opportunità affinché le persone possanorafforzare le proprie capacità culturali. Lo fac-ciamo nei territori, in relazione col tessutolocale fatto di cinema, teatri, spazi espositivi,biblioteche: una straordinaria rete di espe-rienze diffuse che offre a migliaia di personela possibilità di avvicinarsi alla cultura. Ma lostato di salute di questo gigantesco patrimo-nio di competenze ed energie culturali è pes-simo. Centinaia sono i teatri abbandonati,decine le sale cinematografiche chiuse o tra-sformate in sale giochi. Non va meglio pertante esperienze associative che non reggo-no più ai costi di affitto e gestione.Servirebbero risorse pubbliche, ma gli EntiLocali ne hanno sempre meno e anche gliinvestimenti privati diminuiscono a causadella crisi. E allora che fare? Proviamo a deli-neare alcune proposte. La prima: istruzione ecultura vanno inserite fra i servizi essenzialiche Regioni e Comuni devono garantire aicittadini, sulla base di standard da definirsitenendo conto degli obiettivi di sviluppo terri-toriali e delle reti culturali. Senza questo pas-saggio la cultura resterà la cenerentola del-l’intervento pubblico e non - come dovrebbe

- parte di un moderno sistema di welfare. Laseconda riguarda il Ministero dei Beni e delleattività Culturali che può diventare, insiemead altri dicasteri, motore di politiche culturaliterritoriali stipulando con le Regioni veri epropri accordi di programma per rafforzare iltessuto culturale diffuso. La terza riguardal’utilizzo dei fondi strutturali comunitari daparte di Governo e Regioni: se è vero che l’o-biettivo è migliorare quantità e qualità dei ser-vizi ai cittadini, bisogna che tra gli ambiti diintervento oltre all’istruzione ci sia la cultura,e che l’Ue operi in tal senso. Una quarta pro-posta è legata infine alla riqualificazione dellearee urbane. È necessario un accordo con gliEnti Locali per definire linee quadro per indi-viduare progetti di recupero di grandi edifici ecomplessi industriali dismessi che possonodivenire ‘beni comuni culturali’, spazi da recu-perare e gestire col concorso dei soggetti,profit e non profit, che fanno cultura nel terri-torio. Ma la questione di fondo resta quella dicapire se questo Paese intende fare dellepolitiche per la cultura e la conoscenza unapriorità strategica oppure no. Nel primo casonon sarà più rinviabile uno spostamento rile-vante della spesa pubblica verso il settore.Anche su questo si misura la capacità dellanostra classe dirigente di operare sceltecoerenti per un serio progetto di sviluppo.

Cultura e qualità della democrazia

Teatro interculturale per il dialogo e la comprensione reciproca

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Pubblichiamo stralci dell’articolo del presidente nazionale dell’Arci Paolo Beni che interviene nel dibattito aperto dal Manifesto per la cultura lanciato da Il Sole 24 Ore

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Leonardo Sciascia fu molto criticato peralcune frasi che ebbe a pronunciare escrivere. Tra queste, le famose:

«Diffidate dai professionisti dell’Antimafia» e«La linea della Palma si alza». In Toscananel 2004, all’interno della tappa aretina dellaCarovana Antimafie, furono pensati i primicampi antimafia a Corleone. Furono due e oggi sono programmati ben 32eventi tra campi e laboratori in tutta Italia. Iquattro laboratori in Toscana risentono di unaprofonda ‘evoluzione di pensiero’, frutto ditanto ascolto, riflessione e anche della capar-bietà di non rinunciare a prendere atto che leattività della criminalità organizzata sono atti-ve e floride anche in Toscana. Sono datatitutti quei testi di saggistica storica dove siscrive che «nelle comunità locali tradizionalivi è…». Non è più così. La linea della palmasi è alzata davvero e tutti ne devono essereconsapevoli, non solo i cosiddetti ‘professio-nisti’. Servono azioni forti di contrasto all’in-differenza e all’omertà. Azioni che riescano aconoscere i percorsi storici dell’infiltrazionemafiosa, dall’arrivo dei mafiosi in soggiornoobbligato alla conoscenza dei 61 beni confi-scati in Toscana. Di chi erano? A quali annirisalgono i loro sequestri? A seguito di qualiindagini? Come vengono riutilizzati oggi? Di

questo parleremo a Serravalle Pistoiese,all’interno del Festival Incontri della Cgil.Delle dinamiche educative di cittadinanzaattiva parleremo nel laboratorio di Carrara.Gli interlocutori e i luoghi di queste buonepratiche non saranno solo quelli scolastici,ma anche quelle sociali e del tempo libero.Affronteremo al Meeting Antirazzista diCecina una delle attività di infiltrazione mafio-sa toscana, una filiera fiorente e maledetta,molto diffusa ma anche offuscata da tantaignoranza e omertà: gare a massimo ribas-so, appalti, sub-appalti, caporalato, cementodepotenziato, schiavitù delle braccia e infil-trazione mafiosa. Non è sempre così, maspesso accade che sia così in Toscana.Parleremo anche del contatto che c’è tracontraffazione di prodotti griffati e lavorominorile, tra illegalità per sopravvivenza eillegalità per speculazioni. Infine, promuove-remo una lunga camminata da Sant’Anna diStazzema fino a Marzabotto lungo le viedelle brigate partigiane per ripercorrere i luo-ghi della Resistenza e della Liberazionedell’Italia dal Fascismo. C’è un filo rosso trapartigiani di ieri e i volontari antimafie di oggi?Noi crediamo di sì. Combattono per sconfig-gere una tirranide che detiene il controllo delterritorio in modo autoritario e attuando la pri-

vazione di libertà d’espressione, di opinionee lavoro onesto. Allora si chiamava Fasci -smo, adesso si chiama Mafia. Chi la com-batte ha la stessa età: giovani erano i parti-giani di ieri e giovani sono i volontari di oggi.Tutti alla ricerca di nuovi riferimenti ideali econ tanta voglia di fare una politica radicale,sana e utile. Con queste attività l’Arci Toscana sarà attivanell’estate 2012 portando un contributo attivoad una riflessione nazionale, che spessostenta a decollare oltre il comunicato o laconferenza stampa. Spesso anche inToscana prevale la dinamica del «non vedo,non sento e non parlo». Noi ci attiveremo peraffermare un altro motto della scimmietta:«conosco, denuncio e partecipo». Odiare gliindifferenti fa parte infatti delle nostre radiciculturali e politiche. Oggi, in modo modernoe meno ideologico, ma senza dubbio ideale,dobbiamo trovare la forza di rilanciare questasete di Giustizia Sociale senza creare ‘vuoti’nella politica ma, al contrario, riempiendodecorosamente quella tanta sfiducia nei par-titi politici in voglia di fare, di impegnarsi e diservire le comunità locali per i tanti giovaninon più disponibili a rassegnarsi ed a‘lasciarsi vivere’.Info: [email protected]

legalitàdemocratica

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Adistanza di 18 anni, 15 edizioni eun’infinità di chilometri dopo, ripartela Carovana internazionale antima-

fie. L’edizione del 2012 attraverserà 3 paesi:Francia, Tunisia e Italia, dal 12 aprile al 10ottobre con una sosta nel periodo estivo.L’anteprima e la presentazione sarà a Romal’11 aprile. 19 le regioni italiane interessate alviaggio di una Carovana che di anno in annosi apre a nuovi compagni di viaggio, nazio-nali e non solo. Arci, Libera, Avviso pubblico,Cgil e Uil hanno infatti oramai allargato iltavolo di lavoro a decine di partner locali intutto il territorio italiano. Fra le novità va sot-tolineata la partecipazione di Banca Etica,

Ucca (Unione dei circoli cinematografici Arci)e della League de l’enseignament, associa-zione fortemente radicata sul territorio fran-cese. Mostre, proiezioni, incontri nelle scuo-le e nei luoghi della partecipazione, visite deibeni confiscati, viaggi alla scoperta dellecomunità alternative alle mafie saranno glioramai consueti strumenti di Carovana, coni furgoni a ‘stringere’ i territori e i nodi dellarete. Un’edizione sicuramente di transizioneper un progetto, come quello di Carovana,destinato a trasformarsi seppur mantenendoun forte radicamento alle origini. Trasformazione necessaria per tutta l’anti-mafia sociale se ci si vuole adeguare allamutazione delle stesse mafie, meno propen-se ad azioni eclatanti, più silenziose forse,ma non per questo meno pericolose e poten-ti. C’è la necessità, per batterle, di leggere la‘zona grigia’, compresa quella che si muovenell’economia legale; le infiltrazioni e le col-lusioni non sono solo nella (e con) la politicama nella stessa società. La tradizionale chiusura in Sicilia sarà l’oc-casione per rilanciare il monito dell’avanzata

delle mafie verso nord, quella linea dellapalma (per dirla, abusando, con Sciascia)che oggi non può essere un semplice feno-meno d’esportazione. Il filo conduttore dell’e-dizione oramai in partenza tiene insieme iltema della transizione politica vissutadall'Italia e, comunque vadano le presiden-ziali, dalla Francia, con le grandi trasforma-zioni dell’altra riva del Mediterraneo. La Carovana come viaggio attraverso paesial tempo del loro cambiamento, divisi fra lanecessità di voltare pagina e l’inquietudineper le grandi questioni sociali internazionali.La criminalità organizzata e la corruzionesono i maggiori freni allo sviluppo e gli agen-ti di degrado che indeboliscono le economiedi interi Paesi. La Carovana unisce i territo-ri, ne raccoglie le ansie, trasporta unadomanda di cambiamento che solo un ‘guiz-zo creativo’ può trasformare in un grandeprocesso di rinnovamento culturale.Mettendo al centro l’educazione popolare ela partecipazione. ‘Fare società’ quindi,come trait d'union dell'intero percorso.Info: [email protected]

Riparte la Carovana internazionale antimafie: di nuovo in viaggio per ‘fare società’

‘La linea della Palma si è alzata’

Il 7 aprile il comitato ‘Un altro porto

è possibile...se la città cambia’

promuove Il porto alla città, corteo

dal parco urbano a calata Anselmi

per ridare dignità e liberare la città

dal malaffare. Partecipa l’Arci locale

IMPERIA

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Noi - organizzazioni della società civi-le e movimenti che hanno rispostoalla chiamata dell'Assemblea Gene -

rale delle Nazioni Unite a partecipare al pro-cesso di Rio +20 - richiamiamo l'attenzionedelle autorità competenti e dei cittadini delmondo su una situazione che minaccia gra-vemente i diritti di tutte le persone e mina lacredibilità delle Nazioni Unite. Sorprendentemente, stiamo assistendo altentativo da parte di alcuni paesi di indeboli-re, o addirittura eliminare, quasi tutti i riferi-menti ai diritti umani e ai principi di equità neltesto "Il futuro che vogliamo", che verrà pre-sentato a Rio+20. Le richieste di abolizioneincludono il diritto al cibo e a una corretta ali-mentazione, il diritto all'acqua potabile e aiservizi igienico-sanitari, il diritto allo sviluppo,ecc. Il diritto a un ambiente pulito e sano, essen-ziale per il pieno godimento dei diritti umanifondamentali, risulta molto indebolito neltesto. Molti Stati membri si stanno opponen-do, impegnando i loro governi a sostenere idiritti umani, rivendicando la responsabilitàdelle Nazioni Unite nel difendere tali diritti, nelsostenere lo sviluppo, la tecnologia e altri

strumenti per aiutare i paesi in via di sviluppo.La forte spinta verso gli investimenti in questipaesi, senza un controllo sul rispetto dei dirit-ti, rischia di privatizzare beni di consumo ebeni comuni primari - come l'acqua - che aloro volta mettono in pericolo l'accessibilità aidiritti fondamentali. Anche se il sostegno allosviluppo economico è essenziale, la logicaeconomica non può prevalere sul soddisfaci-mento dei bisogni umani primari e sul rispet-to dei confini planetari. Pertanto, un fortequadro istituzionale e una forte regolamenta-zione sono assolutamente necessari. I mer-cati devono lavorare per le persone e le per-sone non dovrebbero essere una funzionedei mercati. Dalle ceneri della seconda guer-ra mondiale, l'umanità si è impegnata adotarsi di istituzioni volte alla costruzione e almantenimento della pace. La DichiarazioneUniversale dei Diritti Umani e l'ONU sono glistrumenti perché ciò si realizzi. Oggi questaistituzione viene utilizzata in modo allarman-te, in balia dei governi, lasciando le personesenza difesa e mettendo il ruolo stesso delleNazioni Unite in gioco. Esortiamo la UNCSD,il Segretario generale e gli Stati membri arinegoziare Rio +20, sostenendo la realizza-

zione dei diritti per tutti, la democrazia e lasostenibilità, così come il rispetto per la tra-sparenza. Chiediamo al Segretario Generaledelle Nazioni Unite di difenderne il ruolo,facendo in modo che il Rio+20 si basi su unosforzo multigenerazionale, volto a rafforzarei diritti come fondamento di pace e prosperi-tà. Invitiamo i nostri concittadini di tutto ilmondo a difendere il futuro che vogliamo efar sentire la loro voce. Per migliorare Rio+20chiediamo che i grandi gruppi abbiano l'op-portunità di presentare suggerimenti e propo-ste relative al testo ufficiale. Infatti, a differen-za delle riunioni del Comitato e delle riunionipreparatorie di intersessione, a nessuno deisoggetti interessati è stato consentito di pre-sentare revisioni o fare dichiarazioni. Pensiamo perciò che non sarà probabilmen-te consentito di presentare osservazioni opartecipare agli incontri del gruppo di lavoro. Ci appelliamo al Segretario Generale perchéintervenga per far sì che grandi gruppi di inte-resse sostengano la negoziazione con pro-poste e suggerimenti, partecipando attiva-mente al tavolo delle trattative. Per firmare: http://www.ipetitions.com/petition/rightsatrisk/

Diritti a rischio all'Onu

arci

n.13 3 aprile 2012

Lettera aperta al Segretario Generale della Conferenza delle Nazioni Unite sullo svilupposostenibile, al Segretario Generale e agli Stati Membri dell’Onu

Se zero erano le ambizioni della primabozza di 20 pagine di documentonegoziale verso il summit di Rio+20, il

cosiddetto zero draft, fatta circolare nel gen-naio scorso, anche i suoi ultimi sviluppi nonentusiasmano. Il fatto che dopo la prima tor-nata di riunioni formali/informali dell'Onu,svoltasi alla fine di marzo, il documento abbiamoltiplicato la sua lunghezza per 10 nonsignifica che si sia arricchito di chissà qualicontenuti. Almeno a giudicare dai primi testi incircolazione. Al contrario dimostra la grandedifficoltà nel riuscire a fare passi avanti di fron-te alla diplomazia che pretende di limare per-sino le virgole. Il documento che è stato fattocircolare dalle reti internazionali sarà disponi-bile a breve, ma la bozza mostra le posizionidei vari Governi, gli aggettivi e i concetti chealcuni ritengono necessario inserire. Aldilà di questo spaccato di diplomazia, il per-corso verso Rio+20 è ancora a metà delguado. I rischi di progressi insufficienti ci sonotutti e le attese guardano ai prossimi mesi, eal Paese ospite, il Brasile, che vent'anni doporitorna ad essere al centro dei riflettori delmultilateralismo. Assieme ai progressi insuffi-

cienti, c’è anche l'ombra di un imbroglio. Lodice chiaramente la vicepresidente dell'orga-nizzazione peruviana Yachay Wasi, speaker il20 marzo scorso del movimento dei Popoliindigeni all'apertura dell'Intersessional Mee -ting: «Green economy è già diventato un ter-mine utilizzato dalle imprese e dalle pubblici-tà senza alcun riferimento ai valori di sosteni-bilità dei prodotti. Ha perso la sua integrità enon può essere associata a Rio+20. La paro-la dovrebbe essere sostituita». E la soluzioneviene dalla sostenibilità praticata quotidiana-mente: «appoggiamo gli emendamentidell'Indigenous Peoples Major Group che iltermine da utilizzare dovrebbe essere Greeneconomies». Quanto il privato avrà un ruolonella rivoluzione verde del nuovo millenniosaranno i Governi a doverlo stabilire sia alivello nazionale che multilaterale, perchèogni passo indietro del pubblico rispetto all'in-vadenza dell'economia è sempre una sceltapolitica, visto che i mercati non cresconospontaneamente come gli alberi. Questo, tragli altri, è il grande tema che starà dietro lequinte e sopra i tavoli negoziali di Rio+20.Perchè uno sviluppo sostenibile presuppone

la revisione alle radici del mercato per comelo conosciamo oggi, come ha ricordato JojiCariño, dell'organizzazione indigena Tebteb -ba in un meeting il 21 marzo scorso, quandoha sottolineato l'importanza delle economielocali e della regolamentazione del mercatoper evitare lamd grabbing e investimenti pre-datori. Quanto queste voci siano state ascoltate èpresto per dirlo, ma certo è che l'alzata discudi della società civile mondiale sul rischioche persino il tema dei ‘diritti umani’ potesseessere escluso dal testo negoziale, tra cui il‘diritto all'acqua’, è un pessimo precedente(c'è una petizione indirizzata al SegretarioGenerale delle Nazioni Unite) e dà la perce-zione di cosa ci sia in gioco tra le miriadi diparentesi quadre che arricchiscono quelle200 pagine discusse a New York. Un solo,auspicato, passo avanti: il riferimento ai ‘limitidel pianeta’, cavallo di battaglia dei movimen-ti ecologisti ed ambientalisti di tutto il mondodai tempi del Club di Roma. Un passaggio,sebbene breve, su un concetto così impe-gnativo metterebbe in crisi la logica della cre-scita indefinita. Sempre che alle parole scrit-te, ed alle parentesi quadre, possano seguirepolitiche coerenti.

Rio+20: il rischio di uno zero draft. Le distanze tra i Paesirestano enormidi Alberto Zoratti responsabile Fair - Economie solidali

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Con l’Arci Iglesias le Serate del Cinema d’autore

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n.13 3 aprile 2012

Liberarci 2012CREMONA - Primo evento diLiberarci 2012. Giovani memorieresistenti il 5 aprile alle 21 al Luogo

comune di via Speciano con la pre-sentazione del volume Pietre dellamemoria. I caduti cremonesi nellaResistenza (1943-1945) a cura di G.Azzoni, G. Carnevali, A. Locatelli ed E.Serventi. A seguire, si esibisce il coroI giorni cantati di Calvatone, che pro-porrà un repertorio di canti popolari epartigiani. La rassegna prosegue finoal 25 aprile. Ingresso gratuito con tes-sera Arci.Info: [email protected]

South park per Laic sine maREGGIO EMILIA - Autoironia e irrive-renza sono gli ingredienti del penulti-mo appuntamento della rassegna dicinema laico Laic sine ma promossadallÊArci Gardenia. Appuntamento alle19.45 con la cena 'Colorado Viola',durante la quale avrà luogo uno spet-tacolo d'eccezione con Luca Speroni ela sua performance di ÂmentalismoÊ. Aseguire saranno proiettati due episodidi South Park: Viaggio nel futuro, in cuii protagonisti vengono trasportati in un

curioso mondo senza Dio e Intrap -polato nello stanzino, dedicato aScientology. Visione gratuita, cena suprenotazione.Info: [email protected]

Laboratori sulla RivoltaUDINE - Iniziano il 4 aprile il laborato-rio teatrale e il seminario di scritturateatrale al circolo MissKappa condottida Carlo Tolazzi e Serena Di Blasio.Tema principale dei lavori è la ÂrivoltaÊ,come atto personale o collettivo, comeesperienza vissuta, desiderata o soloosservata, come esperienza emotiva ocome immaginario. La rivolta degli altri,nella storia, oggi, le mille declinazioniintime o condivise di questo concetto. Ilaboratori, che si terranno ogni merco-ledì fino al 6 giugno, sono gratuiti per isoci Arci.Info: [email protected]

Venerdì cinemaRIETI - Anche quest'anno il circoloUnderground organizza la consuetarassegna cinematografica VenerdìCinema. Prima data in programma il 6aprile con la proiezione del film Ledonne del 6° piano, con inizio alle

21.45 presso la sala congressidell'Hotel Serena. Il 13 aprile ci sarà laproiezione di La Kryptonite nella borsa.Questi i titoli decisi dal circolo finora, glialtri si decideranno insieme per unarassegna ancora più partecipata.Info: [email protected]

Celestini all’Arci TomMANTOVA - Il 4 aprile alle 21 allÊArciTom i personaggi di Ascanio Cele stiniprendono vita sul palcoscenico nellÊan-teprima italiana del suo nuovo spetta-colo Racconti Âil piccolo paeseÊ. Laserata è organizzata e sostenuta dallaCgil di Mantova, insieme ad ArciMantova e Officina Tom nell'ambitodella Campagna nazionale L'Italiasono anch'io. Lo spettacolo, con inizioalle ore 21, prevede posto unico a 17euro con tessera Arci. Info: [email protected]

Comiso trenta anni dopoCOMISO (RG) - UnÊintera giornata diiniziative per la manifestazione AComiso, 30 anni dopo, in programma il4 aprile, a cui partecipa lÊArci. Si alter-nano, nel corso della giornata, unÊas-semblea con gli studenti in cui inter-

vengono Luciana Castellina e AngeloCapitummino, la premiazione del con-corso per scuole primarie, lÊinaugura-zione della mostra Memoria Co -miso...trenta anni dopo, lÊincontro pub-blico Comiso 30 anni dopo⁄ memoriae prospettive. Per un Mediterraneomare di Pace⁄e ancora testimonian-ze, fotografie, video e musica.Info: comiso4aprile.blogspot.com

Proiezione allo XanadùCOMO - Il 5 aprile alle 21 al circoloXanadù proiezione di Il mondo allarovescia. Appunti sul cabaret milanesedi Tonino Curagi e Anna Gorio.Originario di Francia e Germania, il tea-tro di cabaret in Italia significa DerbyClub, fondato a Milano nel 1962 in viaMonterosa da Giovanni e AngelaBongiovanni, fucina e laboratorio pervent'anni di talenti comici. Il documen-tario alterna testimonianze dei protago-nisti con filmati di repertorio. A seguire,alle 23, concerto di Flavio Pirini, can-tautore non tradizionale, che mescolaelementi poetici e ironici. Ingresso riser-vato ai soci Arci. Info: [email protected]

Notizie Brevi

Il Centro Iniziative Culturali Arci - Iglesias,dopo la recente esperienza della settimaedizione delle Giornate del Cinema del

Mediterraneo, propone una interessanterassegna cinematografica in collaborazionecon il Cineworld di Iglesias. La rassegna,denominata Serate del Cinema d’Autore, èun’iniziativa promossa e richiesta dai soci edal pubblico Arci che riprende le esperien-ze delle rassegne d’essai che per molti annihanno educato e formato ad Iglesias e din-torni un pubblico sempre più esigente epreparato nel conoscere e confrontare

opere cinematografiche d’autore. Ed èrivolto appunto al cinema d’autore il nostrointeresse, proprio perché raramente coinci-de con un successo ‘commerciale’ ed è uncinema che, spesso, non trova nella distri-buzione cinematografica la sua giusta col-locazione. Questo è anche uno dei ruoli delle asso-ciazioni di cultura cinematografica comel’Ucca e dei suoi circoli associati che, contenacia e nonostante le difficoltà oggettive,continuano ad organizzare e proporre uncinema di alta qualità culturale, un cinemadiverso e vario, spesso controcorrenterispetto alle tendenze commerciali.Si inizia con un primo gruppo di cinque film:Romanzo di una strage di Marco TullioGiordana; Hugo Cabret di Martin Scorsese;To Rome with love di Woody Allen; Cesaredeve morire di Paolo e Vittorio Taviani(Vincitore dell’Orso d’oro a Berlino 2012);Diaz di Daniele Vicari (premio del pubblicoall’ultimo Berlino Film Festival). Ogni film sarà presentato da un sociodell’Arci - Iglesias e, come nella tradizionedel cinema d’essai, alla fine della proiezio-ne ci sarà un riflessione-dibattito sui temi

proposti dal film. Le proiezioni si terrannoogni mercoledì e giovedì alle 20.30 a parti-re dall’11 aprile.A questi film seguiranno poi altre propostecon opere indicate dallo stesso pubblicocome: 17 ragazze di Delphine e MurielCoulin, Cosa piove dal cielo di SebastianBorensztein, The lady di Luc Besson, oltread uno sguardo attento sulla cinematogra-fia italiana e a quella, per noi importantissi-ma, delle produzioni nell’ambito dei Paesidel Mediterraneo.Quest’anno il Centro Iniziative Culturalicompie 25 anni di attività cinematografica,25 anni di impegno e di presenza in un set-tore importante della cultura italiana.Abbiamo iniziato il percorso nel 1987 e, daallora, sono centinaia le iniziative realizza-te: proiezioni, dibattiti, incontri con autori,rassegne tematiche, festival, seminari dicinematografia, corsi di educazione all’im-magine, mostre e tanto altro.Vogliamo continuare a crescere, a migliora-re le nostre proposte, ad elaborare nuoviprogetti insieme al nostro prezioso pubbli-co, insieme a tutti i soci Arci. Info: [email protected]

Al Piccolo Apollo il 5 aprile sarà

proiettato il film documentario

di Sergio Basso Giallo a Milano.Alle 20.45 ci sarà un aperitivo cinese

a cura di Lin Aizheng; alle 20.45

la proiezione e a seguire il regista

incontrerà il pubblico insieme

a Marco Wong di Associna

e alla blogger Mary Pan

ROMA

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Torna il contest per la selezione delleband emergenti che parteciperannoal Giovinaz zo Rock Festival 2012,

che si tiene anche quest’anno a Giovi -nazzo (BA), all’interno dell’area mercataledella città. Il Giovinazzo Rock Festivalnasce alla fine degli anni ‘90 da un’idea deiragazzi del circolo Arci Tressett diGiovinazzo. In dodici edizioni ha ospitatopiù di 150 band: Giuliano Palma & TheBluebeaters, dEUS, Marlene Kuntz, Il tea-tro degli orrori, Tre allegri ragazzi morti,Africa Unite, Bandabardò, Fujiya & Miyagi,Amari, Disco Drive, …a toys orchestra,Bud Spencer blues expolsion, Brunori sas,Di Martino, Casinò Royale, Après la clas-se, Blonde Redhead, Nada & The ZenCircus, Linea 77, Il pan del diavolo,Punkreas e tantissimi altri artisti emergentiprovenienti da tutta l’Italia. Le iscrizioni alcontest saranno aperte fino al 30 aprile2012: in palio 3 posti per la 13esima edi-zione del Festival.Il contest è aperto ad artisti o gruppi pro-venienti da tutta l’Italia che non abbianopubblicazioni all'attivo o che abbiano pub-

blicato al massimo un album con un’eti-chetta indipendente. La manifestazione èaperta ad ogni genere musicale e nonsono previste limitazioni per quanto riguar-da la lingua usata nel cantato o l'utilizzo dibrani strumentali. Non sono ammessecover e tribute band. La partecipazione alconcorso è gratuita. Non è previsto com-penso per le band selezionate per la fasefinale di selezione, è invece previsto unrimborso spese forfettario per le band vin-citrici del contest per la loro partecipazioneal GRF 2012. Per partecipare alla selezio-ne occorre inviare una e-mail all’indirizzo:[email protected], contenente iseguenti dati: link al proprio accountmyspace / soundcloud / bandcamp o similidove poter ascoltare almeno 3 brani origi-nali della band / artista partecipante; nomeband / artista, città di provenienza, genere,nome e recapito telefonico di almeno unreferente; formazione; scheda tecnica; cur-riculum (facoltativo), link a un indirizzo sucui sia possibile visualizzare una perfo-mance live della band / artista (facoltativo). Una giuria di preselezione nominata

dall’Arci Tressett sceglierà insindacabil-mente gli artisti del contest che si esibiran-no dal vivo nelle serate di finale previstepresso la sede dell’Arci Tressett il 19 e 26maggio e il 1 giugno. Fra tutti i concorrentisaranno selezionate 5 band/artisti. Durante le tre serate di finale si esibirannole 5 band selezionate più 4 band vincitricidei contest indetti dai media partner dell’e-vento. Al termine della terza serata sarà resa pub-blica la classifica. I primi 3 classificatiavranno diritto ad esibirsi durante ilGiovinazzo Rock Festival 2012.Info: facebook.com/giovinazzorock

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arcireport

Giovinazzo Rock Festival 2012: torna il contestper la selezione delle band emergenti

Venerdì 6 aprile doppio appuntamentoal circolo La CasaMatta: alle 18

inaugurazione della mostra fotograficaI love AQ, alle 20 Uniti c’è più senso!

I cibi raccontano...il Senegal, viaggio tra profumi, gusti, musica, storia e cultura. Info: [email protected]

MASSA (MS)

notizieflash

Calcio, danza e cenetipiche all’Arci TerniSettimana ricca di eventi per l’Arci di Terni: siinizia martedì 10 aprile con un quadrangolaredi calcio a 7 dove scenderà in campo ancheArci Internazionale, la squadra composta dairichiedenti asilo ospitati da Arci Solidarietà Terninella provincia. Giovedì 12 si terrà un conve-gno presso il Caos (Centro Arti Opificio Terni)per fare il punto sulla situazione dei profughiospitati, ad un anno dall’inizio dell’emergenza.Parteciperanno, tra gli altri, il Prefetto MarioMorcone, Capo di Gabinetto del Mini stroRiccardi, Carla Casciari, VicePresidente dellaRegione Umbria, i Sindaci di Terni e Perugia eFilippo Miraglia, responsabile Immigrazione diArci nazionale. Al termine dell’incontro, seguiràla premiazione del quadrangolare di calcio e laconsegna dei diplomi ai profughi che hannopartecipato ai corsi per aiuto pizzaiolo e peroperaio manutentore del patrimonio edilizio.Sabato 14 tornerà il Circuito dei Club, presso ilFat Bar del Caos, con un seminario sulla danzadetta 'spallata molisana'. Seguirà poi una cenaa base di prodotti tipici e concerto degli AlberiSonori. Domenica 15 aprile nuovo appunta-mento con il Salento, con i seminari di pizzicae di tamburello. Info: [email protected]

Auguri a Carlo Lizzani per i suoi 90 anni

A nome di tutti i circoli cinematograficidell’Arci, gli auguri più sinceri a CarloLizzani per i suoi 90 anni. Regista, sceneg-giatore, critico cinematografico, saggista,storico e amico di tutti coloro che contribui-scono a diffondere sapere e conoscenza,innumerevoli i film, i documentari, i film perla televisione che Lizzani ha realizzato nellasua lunghissima carriera e tantissimi anchei libri da lui scritti soprattutto su Il cinema ita-liano, che è anche il titolo della sua primaopera, editata ripetutamente, diffusa e tra-dotta in molti paesi. Molti ricorderanno inquesti giorni tutto quello che Lizzani ha

fatto, noi vogliamo semplicemente ringra-ziarlo per la sua passione di intellettualeimpegnato in prima fila in tutte le battaglieper la democrazia nel nostro paese e per ladifesa del cinema italiano. Importante ancheil suo sistematico lavoro di recupero dellamemoria del cinema italiano, non solo conle immagini delle sue videomonografie dedi-cate al neorealismo, a Visconti, a Rossellini,ma anche con l’organizzazione del primoconvegno in Italia nel 1981 – quando eradirettore della Mostra di Venezia – sullamemoria e il ruolo degli archivi audiovisivi. Info: [email protected]

arci

n.13 3 aprile 2012

Sono aperte le iscrizioni al corso di forma-zione Il volontariato internazionale comemotore di trasformazione sociale, organiz-zato dall’associazione Carretera Central incollaborazione con l’Arci di Siena e finan-ziato dal Cesvot Toscana, che avrà luogodal 26 aprile all’8 giugno presso il circoloArci Centro in via di Città 101 a Siena. Il corso, gratuito e aperto a un massimo di20 iscritti, è destinato ai volontari che desi-

derino sviluppare e approfondire le cono-scenze nell’ambito della cooperazioneinternazionale. Coloro che sono interessa-ti a partecipare al corso devono comuni-carlo alla segreteria organizzativa entromercoledì 18 aprile. Sul sito dell’associa-zione è possibile scaricare il volantino conil programma, la scheda di iscrizione eulteriori informazioni sul corso.Info: www.arcicarreteracentral.org

A Siena corso sul volontariato internazionale

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Hanno collaborato a questo numeroAnna Bucca, Ciro Cannavacciuolo, AlessandroCobianchi, Carla Cocilova, Alina De Gennaro,Michela Faccioli, Michela Iorio, Fabio Mangani,Maurizio Pascucci, Tommaso Sabatini, AndreaSalomone, Paola Scarnati, Roberta Tocco

In redazioneAndreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialePaolo Beni

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Progetto graficoSectio - Roma, Cristina Addonizio

EditoreAssociazione Arci

RedazioneRoma, via dei Monti di Pietralata n.16

Registrazione Tribunale di Roman. 13/2005 del 24 gennaio 2005

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n.13 3 aprile 2012

La Lega Nord per l'Indipendenza dellaPadania, oggi il partito più longevo natodalle ceneri dei vecchi e consunti parti-

ti della Prima Repubblica e affermatosi sem-pre più negli anni del disincanto verso la poli-tica, si scopre vulnerabile e contaminato dalmalaffare. Cresciuto dando forza a poche espesso grevi espressioni quali ‘etnofederali-smo’ e ‘Roma ladrona’, questo movimentoha via via sostituito la prossimità al territoriodei compagni delle case del popolo e deidemocristiani delle parrocchie. È riuscito afarlo cercando, con l'utilizzo dei pochi pensa-tori alla Miglio e alla Oneto, di piegare i fattidella storia al proprio credo, di inventare unluogo fisico-politico-culturale mai esistito (perbuona pace del deputato Gianluca Buon-tempone secondo cui «la Padania esiste, seno perché c'è il Grana Padano?»), di avvici-narsi alla religione dei lefebvriani «usando ilcrocifisso - per dirla con Enzo Bianchi - comeuna clava minacciosa per difendere un'iden-tità culturale e marcare il territorio riducendoquesto simbolo cristiano a una sorta di idolotribale e localistico». Negli ultimi venti anni,gli avversari politici hanno spesso sbagliatoanalisi anticipandone una dipartita politicamai avvenuta: hanno sottovalutato la capaci-tà dei leghisti di essere allo stesso tempopartito di Governo e di lotta, hanno sorvolatosul linguaggio violento e folkloristico e si sono

lasciati confondere dal ‘bis-pensiero’ diBossi, che dice una cosa e poi il suo contra-rio. È il partito della pancia e non della testao, meglio, è il partito che si incarica non dielevare culturalmente il proprio elettoratocome hanno, nel bene e nel male, cercato difare gli storici partiti, ma di porsi al livello delsuo ‘popolo’ e di spingersi più giù. La LegaNord si è trovata spesso ad avere una dispo-nibilità di posti, di ‘careghe’, probabilmente avolte superiore al numero di leghisti formati ingrado di occuparle. Con la conquista di voti adiscapito soprattutto degli alleati di centro-destra, fortunatamente contrastata dalleamministrazioni di centro-sinistra che gover-nano buona parte dei Comuni del Nord, laLega considera ormai consuetudine agirecon disinvoltura all'interno delle Istituzioni. Loha fatto in verità dal principio, quando nel ten-tare un approccio funanbolesco al pensierodel federalista Carlo Cattaneo, si è di fattodiscostata dall'intellettuale ottocentescoapprocciando più prosaicamente i benefitparlamentari. Così, risucchiati nel vortice delsuccesso elettorale e delle pratiche in voganella Casa delle Libertà, i leghisti hanno navi-gato con destrezza nel mondo dei favoritismifamiliari (la saga dei Bossi) e degli allegri rap-porti con la pubblica amministrazione. Unesponente, assunto in un'azienda municipa-lizzata, ha lodato la pratica dello ‘spoil

system’ e con naturalezza (un tempo sisarebbe detto «si è lasciato sfuggire») haaffermato che «è giusto che chi governaabbia dei referenti nei posti che contano».Questo esponente è di Verona, come lo sonotanti altri invischiati in vicende giudiziare - tal-volta conclusesi con condanne, altre in corsodi accertamento da parte della Magistratura -o immersi in acque torbide come nel caso delSegretario della Lega Nord provinciale che èstato nominato alla guida di un ente e cheintrattiene, attraverso l'azienda di famiglia,rapporti economici con un altro ente verone-se senza che questi rapporti siano subordi-nati a gare di appalto. Bossi e Tosi: fino aqualche giorno fa parevano dividersi su temisquisitamente politici e nazionali, nella realtàsi confrontavano l'un contro l'altro armati perdefinire il nuovo assetto interno al partito.Oggi, hanno ritrovato la pace in vista delleimminenti amministrative e affinità per analo-ghi vizi giudiziari e poitici (la moglie delSindaco ha ricevuto una promozione contanto di rassicurante stipendio). Il Venetocome la Lombardia? Forse no, sperando chela percentuale di voti, ultimamente favorevo-le ai veneti, non sia direttamente proporzio-nale ai casi di corruzione.Info: [email protected]

La Lega si scopre vulnerabile e contaminata dal malaffare

Immagini dal sud del mondoImmagini dal sud del mondo è il titolo dellaXVII edizione della rassegna cinematografi-ca inaugurata giovedì 29 marzo con laproiezione, in prima visione a Viterbo, delbellissimo film Una separazione del registairaniano Asghar Farhadi, vincitore del -lÊOscar come miglior film straniero e pluri-premiato al Festival del Cinema di Berlino.La rassegna è stata organizzata grazie allacollaborazione tra Arci solidarietà Viterbo eArci comitato provinciale con i progetti diaccoglienza per i rifugiati Sprar, con lÊUccae con il patrocinio dellÊUniversità degli studidella Tuscia. La proiezione si è svolta pres-so il cinema Trieste, storica sala di quartie-re che purtroppo, come tante piccole sale, èstata costretta alla chiusura. LÊappunta men -to è stato quindi anche unÊoccasione perringraziare il cinema e i suoi gestori, che intutti questi anni hanno promosso film diqualità, ospitato le edizioni della rassegna econdiviso i valori del cinema come una ric-chezza culturale e di integrazione socialeaccessibile a tutti. Prossimo appuntamentoil 19 aprile con la proiezione del film docu-mentario di Luca Ragazzi e Gustav HoferItaly: love it or leave it, racconto di viaggio in

un paese, il nostro, diviso e contraddittorio,ma prossimo – speriamo – al cambiamento.La rassegna continuerà ogni giovedì pertutto il mese di maggio presso il cinemaTrento.

Proiezioni per L’Italia che non si vedeContinuano in tutta Italia le proiezioni dellarassegna itinerante di cinema del realeLÊItalia che non si vede promossa dallÊUcca.LÊArci di Orvieto ha programmato le proie-zioni di Black blok di Carlo Bachshmidt, chea dieci anni di distanza racconta le dram-matiche giornate di Genova nel 2001, e diFerrohotel di Mariangela Barbanente, sullecondizioni di vita di giovani somali arrivati inItalia con la speranza di una vita migliore.Anche a Como lÊArci proietterà Black bloc eMM Milano Mafia di Gianni Barbacetto eBruno Oliviero, sulla presenza della mafia aMilano e sulla cecità di una città che nonvuole vedere i segnali della pervasionedelle mafie nel proprio territorio. Infine, lÊArcidi Modena ha organizzato, il 10 aprile, unaserata speciale con la proiezione di Sic FiatItalia di Daniele Segre, a cui seguirà unadiscussione sui temi del lavoro. Partecipa ilsegretario generale della Fiom MaurizioLandini.

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cca.it / ucca@

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La magnifica ossessione

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