Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

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Andrea ZIFFERERO con un'appendice di Pino PULITANI l Archeologia sperimentale e parchi archeologici* Riassunto Il parco archeologico è una forma integrata di conservazione e di fruizione dei beni culturali ancora poco applicata nel nostro Paese. L'offerta europea, limitatamente all'archeologia sperimentale, può contare invece su una consolidata esperienza nel rapporto tra parchi e sperimentazione (che molto spesso si concretizza nella dimostrazio- ne dei processi o nella ricostruzione degli edifici e dei contesti), oltre che nel settore dell'educazione e formazione. Viene quindi tentata una rassegna dei principali punti e delle forme di offerta, a livello europeo, dell'archeologia sperimentale: un valore particolare è riconosciuto al contributo scientifico portato dagli archeologi nella progettazio- ne e nella gestione di tali attività, al fine di evitare il rischio della "disneyficazione" delle stesse. Alcuni casi britannici di archeologia urbana hanno comunque condotto a concepire progetti di elevato valore culturale, come nel recente caso del Globe Theatre elisabettiano, ricostruito con tecniche sperimentali e utilizzato per le rappresentazioni della drammaturgia dell'epoca. Il contributo affronta nella seconda parte le potenzialità dell'archeologia sperimentale nelle forme di valorizzazione e fruizione consapevole del paesaggio archeologico, in stretta connessione con quelle discipline inerenti la teoria della produzione e del consumo di beni, quali l'archeologia ambientale e l'archeologia della produzione. La capacità di riprodurre cicli produttivi legati alla confezione di particolari alimenti viene proposta come uno degli elementi di possibile successo della sperimentazione, sia nell'ambito di progetti d'area destinati alla creazione di parchi archeo- logici, sia nell'ambito di progetti relativi all'impianto dei parchi tecnologici. In questo senso è auspicata una collabo- razione più stretta tra le archeologie (ambientale, della produzione e sperimentale) e la contemporanea ricerca etnografica ed antropologica, di cui vengono presentati alcuni case-studies. Parole chiave: Parco archeologico, Ricostruzione sperimentale, Interpretation, Public Archaeology, Archeologia del paesaggio, Teoria della valorizzazione 1. Archeologia sperimentale, parchi archeo- logici e ricerca scientifica Trattare di archeologia sperimentale in conries- sione con i parchi archeologici significa aggiun- gere, ad un tema già di per sè articolato, la so- stanziale novità dei soggetti in esame. Da un punto di vista istituzionale, infatti, non sono mancati gli interventi, anche recenti, che hanno discusso la natura e le finalità del parco archeo- - logico, oggetto di riconoscimento e accezione non sempre univoci da parte degli addetti ai la- vori (la migliore sintesi in BENINI 1999). Il recente dibattito italiano sull'argomento, in- fatti, per ora mette insieme (o distingue, a se- conda della prospettiva), grosso modo tre con- cezioni diverse: 1. Una prima, che discende in modo diretto dall'impostazione legislativa su cui è costruito il sistema della tutela archeologica in Italia: in altre parole una definizione che parte dall'area archeolQgica' tesa come un "sito su cui' si- stono i resti di un insieme edilizio originaria- mente concluso per funzione e desti azione d'uso complessiva", identificando su una sca- la progressiva di grandezza il parco come "un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, at- trezzato come museo all'aperto in modo da facilitarne la lettura attraverso itinerari ragio- nati e sussidi didatticI' (T.U. 490/1999, art. 99); 2. Una-seconda, di matrice "urbanistica", nata nel settore della ricerca e della pianificazione del paesaggio (fatta propria e condivisa dagli archeologi), che intende il parco archeologico come una possibile componente utile alla con- servazione e alla valorizzazione diacronica delle risorse di un territorio (o altrimenti di un'area culturale omogenea per vicende stori- che), con una prospettiva di gestione che rac- corda il singolo "oggetto" archeologico (una necropoli, una villa, un castello) all'odierno contesto urbano o rurale di sviluppo delle co- munità residenti (FRANCOVICH, ZIFFERERO 1~~9); _ 3. Una terza che parte infine dall'esperienza dei parchi naturali per sviluppare in senso estremo (e comunque dinamico), la concezio- ne del "paesaggio culturale" come risultante di un'attività antropica che ha prodotto la forma e l'attuale assetto del paesaggio: si tratta di 49

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Andrea ZIFFERERO con un'appendice di Pino PULITANI

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Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

Riassunto

Il parco archeologico è una forma integrata di conservazione e di fruizione dei beni culturali ancora pocoapplicata nel nostro Paese. L'offerta europea, limitatamente all'archeologia sperimentale, può contare invece su unaconsolidata esperienza nel rapporto tra parchi e sperimentazione (che molto spesso si concretizza nella dimostrazio-ne dei processi o nella ricostruzione degli edifici e dei contesti), oltre che nel settore dell'educazione e formazione.Viene quindi tentata una rassegna dei principali punti e delle forme di offerta, a livello europeo, dell'archeologiasperimentale: un valore particolare è riconosciuto al contributo scientifico portato dagli archeologi nella progettazio-ne e nella gestione di tali attività, al fine di evitare il rischio della "disneyficazione" delle stesse. Alcuni casi britannicidi archeologia urbana hanno comunque condotto a concepire progetti di elevato valore culturale, come nel recentecaso del Globe Theatre elisabettiano, ricostruito con tecniche sperimentali e utilizzato per le rappresentazioni delladrammaturgia dell'epoca.Il contributo affronta nella seconda parte le potenzialità dell'archeologia sperimentale nelle forme di valorizzazione efruizione consapevole del paesaggio archeologico, in stretta connessione con quelle discipline inerenti la teoria dellaproduzione e del consumo di beni, quali l'archeologia ambientale e l'archeologia della produzione. La capacità diriprodurre cicli produttivi legati alla confezione di particolari alimenti viene proposta come uno degli elementi dipossibile successo della sperimentazione, sia nell'ambito di progetti d'area destinati alla creazione di parchi archeo-logici, sia nell'ambito di progetti relativi all'impianto dei parchi tecnologici. In questo senso è auspicata una collabo-razione più stretta tra le archeologie (ambientale, della produzione e sperimentale) e la contemporanea ricercaetnografica ed antropologica, di cui vengono presentati alcuni case-studies.

Parole chiave: Parco archeologico, Ricostruzione sperimentale, Interpretation, Public Archaeology, Archeologia delpaesaggio, Teoria della valorizzazione

1. Archeologia sperimentale, parchi archeo-logici e ricerca scientifica

Trattare di archeologia sperimentale in conries-sione con i parchi archeologici significa aggiun-gere, ad un tema già di per sè articolato, la so-stanziale novità dei soggetti in esame. Da unpunto di vista istituzionale, infatti, non sonomancati gli interventi, anche recenti, che hannodiscusso la natura e le finalità del parco archeo- -logico, oggetto di riconoscimento e accezionenon sempre univoci da parte degli addetti ai la-vori (la migliore sintesi in BENINI 1999).Il recente dibattito italiano sull'argomento, in-fatti, per ora mette insieme (o distingue, a se-conda della prospettiva), grosso modo tre con-cezioni diverse:1. Una prima, che discende in modo direttodall'impostazione legislativa su cui è costruitoil sistema della tutela archeologica in Italia: inaltre parole una definizione che parte dall'areaarcheolQgica' tesa come un "sito su cui' si-stono i resti di un insieme edilizio originaria-mente concluso per funzione e desti azioned'uso complessiva", identificando su una sca-la progressiva di grandezza il parco come "un

ambito territoriale caratterizzato da importantievidenze archeologiche e dalla compresenzadi valori storici, paesaggistici o ambientali, at-trezzato come museo all'aperto in modo dafacilitarne la lettura attraverso itinerari ragio-nati e sussidi didatticI' (T.U. 490/1999, art. 99);2. Una-seconda, di matrice "urbanistica", natanel settore della ricerca e della pianificazionedel paesaggio (fatta propria e condivisa dagliarcheologi), che intende il parco archeologicocome una possibile componente utile alla con-servazione e alla valorizzazione diacronicadelle risorse di un territorio (o altrimenti diun'area culturale omogenea per vicende stori-che), con una prospettiva di gestione che rac-corda il singolo "oggetto" archeologico (unanecropoli, una villa, un castello) all'odiernocontesto urbano o rurale di sviluppo delle co-munità residenti (FRANCOVICH, ZIFFERERO1~~9); _3. Una terza che parte infine dall'esperienzadei parchi naturali per sviluppare in sensoestremo (e comunque dinamico), la concezio-ne del "paesaggio culturale" come risultante diun'attività antropica che ha prodotto la formae l'attuale assetto del paesaggio: si tratta di

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una chiave di lettura non propriamente archeo-logica, certamente meno "ambientale" e più"umanistica" in senso stretto, interessata sem-mai a sottolineare l'apporto delle comunità re-sidenti alla costruzione delle singole compo-nenti del paesaggio odierno e che è comun-que rappresentata, anche a livello di organi ditutela, da tecnici e da architetti del paesaggio(FERRARA,VALLERINI1996; PEANO1999).

In questo quadro, certamente in divenire, siinserisce l'apporto dell'archeologia sperimen-tale: ancorché di recente affermazione nel no-stro Paese, tale disciplina si è accostata peraffinità epistemologiche all'archeologia prei-storica, con un ruolo centrale e strettamenteconnesso all'etnoarcheologia e all'archeolo-gia della produzione: la sperimentazione of-fre oggi un profilo scientifico del tutto convin-cente e ricco di potenzialità, che sta muoven-do i primi passi nell'ambito della formazioneuniversitaria, (anche se per ora agganciatasoprattutto ai curricula professionalizzantinell'ambito delle scienze dei beni archeologi-ci, come nel caso dell'ateneo senese) e neiprogetti di valorizzazione (MANNONI,GIANNI-CHEDDA1996; VIDALE 2000; GIANNICHEDDA2000a; 2000b).Dando per scontati alcuni aspetti della storiadella disciplina e della sua affermazione.nelnostro Paese, ampiamente illustrati con tagliodiverso in questo volume, mi preme sottolinea-re come l'archeologia italiana sia del tutto privadi un luogo di dibattito (utile evidentemente aprodurre dati e strumenti di lavoro o almeno diconfronto per gli addetti ai lavori), sulle implica-zioni e sulle potenzialità che la sperimentazio-ne e le altre discipline del comparto rivestononella più vasta cornice della ricerca archeologi-ca, soprattutto nella diffusione e nella fruizionedella conoscenza storica.Un pur sommario spoglio bibliografico condu-ce inevitabilmente alla letteratura specializza-ta anglosassone (limitandosi a compulsare pa-role chiave come experimental archaeology,interpretation, archaeological parks o public ar-chaeology), per scoprire tribune di discussio-ne specializzata e sopratutto riviste (cartaceecome Common Ground, pubblicata dal Natio-nal Park Service statunitense, o le britannicheConservetion and Management of Archaeolo-gical Sites e la neonata Public A rchaeology,oppure on line, come quelle dell'Associationfor Heritage Interpretation e della National As-

societion for Interpretation): un mondo nel qua-le l'apporto teorico italiano è praticamente ine-sistente.Mi si scuserà, quindi, se questo contributo ècostruito con una prospettiva "europeista",meno attenta al nostro Paese: ciò è dovuto allaquasi esclusiva possibilità di reperimento al-l'estero di dati verificati per far emergere i suc-cessi (ma anche gli aspetti negativi e le con-traddizioni), che un'azione congiunta tra l'ar-cheologia sperimentale e la valorizzazione delpatrimonio culturale hanno conseguito in va-rie nazioni del continente.

1. 1. Archeologia sperimentale, ricostruzioni e"disneyficazione" del passato

';L\s archaeologists, we do not believe that the-re is one past, knowable and acceptable to eve-ryone, but rather we aknowledge that there aremany interpretations of the past to which ditte-rent individuals or groups - for a wide range ofdifferent reasons - choose to subscribe".È quasi un postulato al metodo che introduceil lavoro di Peter G. Stone e Philippe G. Planel(1999, p. 1), nella definizione di un passato con-tinuamente "costruito" (constructed past) dal-la visione individuale dell'archeologo e/odell'archeotecnico che sceglie di interaqire conesso, piuttosto che "ricostruito" (reconstructedpast) nella sua effettiva sostanza storica o tec-nologica.Questa visione del tutto individuale e perso-nale, mai riduttiva o negazionista, è la premes-sa al dibattito scientifico che consideral'archeologia sperimentale, per la sua capaci-tà di rappresentare i cicli produttivi di qualun-que natura, cruciale per la valorizzazione delpatrimonio culturale nei parchi.Nata dal bisogno di rispondere agli interroga-tivi posti dalla tecnologia antica, ma subito con-dizionata dalla volontà di proporre i reperti ar-cheologici al di fuori degli schemi costrittividell'esposizione in vetrina, la sperimentazio-ne riflette una concezione della scienza quasidel tutto estranea alle finalità e agli sviluppidell'archeologia mediterranea: sorta nella cor-nice dell'archeologia nord-europea, si è affer-mata ed è cresciuta talvolta a margine o inaperto contrasto con gli ambienti ufficiali e ac-cademici (STONE,PLANEL1999; RASMUSSEN,GR0NNOW1999).Le stesse ricostruzioni sperimentali, operate inparticolari condizioni di nazionalismo politico, si

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sono talvolta trasformate in strumenti finalizzatialla ricerca del consenso e alla giustificazionedel potere: si pensi al legame tra la monarchiaprussianae il Parco Archeologicq della Saal-burg in Germania o al rapporto tra iljlazismo e

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la riscoperta delle radici germaniche (cfr. da ul-timi VON HASE 1999; SCHMIDTM. 1999).È opportuno sottolineare l'avvio, a partire dalsecondo dopoguerra, di un dibattito scientificoad ampio spettro che non ha investito soltantoo in prevalenza l'aspetto tecnico della sperimen-tazione, ma ha espresso e tentato di soddisfarele istanze relative alla fruizione dei siti archeo-logici e dei reperti: la discussione é~stata perlo-più ricondotta e mantenuta in quel vasto filoneanglosassone della myseology (cioè museolo-gia di contenuto, non inuseografia o museotec-nica di allestimento) da una parte e della inter-pretation dall'altra: le necessità di ricostruiresperimentalmente il passato si frammentano esi disperdono oggi in rivoli molto diversi, tuttifortemente condizionati dalla richiesta di forni-re risposte adeguate agli specialisti ma al tem-po stesso strettamente collegati alla fruizionepubblica dell'archeologia, in un rapporto dìalét-tico con le componenti sociali e civiche che ven-gono il più possibile cointeressate dagli addettiai lavori (KILLEBREW,LEHMANN1999; JAMESON1999, MCMANAMON2000).Queste, in estrema sintesi, le radici entro cuiaffondano operazioni di grande valore scienti-fico come il Centro Sperimentale Storico-Ar-cheologico di Lejre in Danimarca, _equello del-la Butser Ancient Farm In Gran Bretagna, ca-postipiti di una tradizione di lavoro sperimenta-le che è stata comunque arricchita, a partiredagli anni '60, dal contributo teorico delle gri-glie interpretative dell'archeologia processua-le (BLOCKLEY 1999; TERRENATO2000).Una citazione a parte meritano alcune discus-se tendenze tedesche degli anni '70, che han-no fatto della ricostruzione on site un_acniav.eper il recupero degli elevati e la creazione deiparchi archéoloqici sugli insediamenti militaridel I.Jmes romano: il caso più noto è quellodel!' ArchaologischerPark di anten in Rena-nia-Westfalia, con le sue incerte ricostruzionidi edifici su grandi cubature, segnate dall'ab-bondante impiego di cemento armato rispettoall'esiguità dei resti conservati (soprattutto neigrandi monumenti pubblici, come il C.§I2.itolilJ.mnel Foro): una 1§D~§nza che non ha mancatodi sollevare critiche sulla disneyficazione di quelsito archeologico, oltre a tuffiTlimiti imposti dalla- ~

Fig. 1 Archàoloqischer Park di Xanten (Germania): pa-noramica della cinta muraria con le torri di avvistamen-to (1981)

non reversibilità dell'intervento (RIECHE 1988;ulteriore oioliografià in VON HASE 1999; le criti-che sono pubblicate nel sito ufficiale del Par-co: www.xànten.de/indexg.htm) (fig. 1).Accanto ai problemi aperti dalle vere e proprieoperazioni di anastilosi che correttamente in-ducono nel dubbio dii si occupa dei restauri ri-costruttivi della grande architettura sacra grecae romana, relativamente all'assenza di autenti-cità nel prodotto finale, è il caso invece di consi-

. dèrare alcuni recenti esperimenti italiani, certa-mente di avanguardia, che purtroppo non han-no avuto il dovuto seguito nel nostro Paese: ilprimo caso è rappresentato dalla ricostruzioneappena off-site della caganna_protostorica (VIIIsecolo a.C.) di Fidene alla periferia nord=orien-tale di Roma; effettuata da Riccardo Merlo dopoun attento scavo coordinato da Anna Maria BiettiSestieri; colpisce qui il voluto contrasto tra lastruttura abitativa protostorica e il contesto ur-....bano circostante: oltre all'ovvio valore.aqqiuntoché-fa capanna conferisce al luogo, si dovreb-be considerare anche la potenziale solleélfazio-ne che l'archeologia urbana (e con essa l'ar-cheologia sperimentale), potrebbero esercitaresulle periferie urbane e sugli stessi abitanti delluogo, attraverso l'inserimento di questi "segni"del passato, iQ tutti i sen§i l'!l a reato ri della cre-scita della città (SCHMIDT H. 1999; BIETTI SE-STIERIet Alii 1999) (figg. 2-3).Un caso che pone altri interrogativi a marginedella sperimentazione archeologica, inserendo-si pur sempre nel filone trattato, jUlteotativo diricostruzione (in materiale diverso da q~i-ginario), er p.adeJf.&TaTZatoael tempio tarCfò-=-ar-caico (fine del VI s~colo a-:-CTael P6rronaccio,nell'antica città etrusCà di .v~io: una sorta di "rie-vocazione" dell'area sacra, come è stata definitadal gruppo di lavoro coordinato da Francesca

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Fig. 2 Fidene (Roma): l'area con la ricostruzione dellac~p'anna protostorica latina (VIII secolo a.C.: i pali asinistre segnano la posizione originale dell'edificio(1998) (cortesia R. Merlo)

Fig. 3 Fidene (Roma): la capanna protostorica in fasedi costruzione (1998) (cortesia R. Merlo)

Boitani, Giovanni Colonna e Giovanni Scichilo-ne, per la realizzazione di Fraricesco Ceschi cheI1ElI'incalcolabile valore di produrre un- forte im-patto visivo, di immediata percezione del volu-me architettonico nell'osservatore non addettoa\~a'l(J~\~a ~ \lD-\l~\~ ~~\i~~\\\~ ~ ~~~\~li~\\~

dimensionale anche nei lo studiosoj.L'elevato deltempio è stato ricostruito soltanto in parte: la par-zialità dell'intervento determina perciò di per sèun intenzionale carattere di "non finito", confe-rendo da un lato leggerezzaereversibilità allastruttura, dall'altro sottolineando il voluto distac-co dall'impianto originale dell~ fondamenta, dacui si è partiti per la ricostruzione interpretativa,enfatizzando di conseguenza il peso dell'inso-stituibile ricerca scientifica alla base del progetto(BOITANI, CESCHI 1995) (fig. 4).Con tali premesse si possono condensare, trale altre, le-tre funzioni chiave dei parchi di ar-cheologia sperimentale e dei siti archeologici

Fig. 4 Veio (Roma): santuario etrusco del Portonaccio."Rievocazione" del tempio con parziale ricostruzionedegli alzati in tondini metallici (1995)

Fig. 5 Parco Archeologico e Museo all'aperto della Ter-ramara di Montale (Castelnuovo Rangone, Modena):progetto per la costruzione di un villaggio dell'età delBronzo per attività ispirate all'archeologia sperimentale(cortesia R. Merlo) ì

dove sono proposte ricostruzioni del passato(STONE, PLANEL 1999: pp. 4-5) (fig. 5):1. La necessità di sviluppare la sperimenta-z19ne archeologica, inerente la ricostruzionedi alcune fasi della tecnologia antica o comun-~~ ~~\ ~\~~ ~'\S~~~~\, ~~~ ~~~~ ~~~ ~~~~

definiti dall'archeologia della produzione;2. La necessità primaria di esercitare attivitàritenute formative per i giovani in età scolare(education) ;3. La necessità di "presentare" il sito (presen-tation), per rispondere ad esigenze di comuni-cazione del luogo e degli oggetti (interpreta-tion), allo scopo di favorire lo sviluppo turisticoed accentuare le identità culturali locali.È interessante osseNare come proprio l'esperien-za europea, a partire dal secondo dopoguerra,abbia maturato la convinzione che siano le disci-pline accreditate dall'archeologia la migliore ga-ranzia per una fruizione lontana dalle strumenta-

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Fig. 6 Cartografia con il sistema dei Parchi Archeologici e Naturalistici della Val di Cornia (Livorno) (cortesia ParchiVal di Gornia spa)

lizzazioni di ogni genere e soprattutto libera dairischi di una disneyticazione sempre in agguato.In altre parole, ci si è accorti che il dubbio instilla-o dai metodi della ricerca archeologica in pro-gress e dai suoi processi interpretativi siano laricetta migliore per allontanare quella forma disclerosi e di ripetitività del dato, legata all'enfasidi alcuni suoi caratteri più spettacolari e più spen-dibili con il pubblico; questi caratteri covano ap-pena sotto la cenere e, se fatti emergere, hannospesso l'effetto di indurre il collasso del sistema. terpretaffi.;o;-p,ù o-rri8rlo- robusto,' prodotto dallavoro archeologico. In realtà, il lavoro dell'arche-ologo è da considerarsi, in ogni caso, un insosti-

ibile raccordo tra la_teoria e la pratica, attraver-la capacità e l'abilità speculativa che è un tipi-

co atteggiamento dell'essere umano e ha segna-tutte le tappe dell'evoluzione e del progresso

1ecnologico. Purtroppo, però, è più comunicati-presentare un archeointerprete truccato dao di Neandertal, che spiega con gesti e gru-

.. come ha prodotto i suoi utensili, piuttostoriproporre al grande pubblico le catene ope-

. e della tecnologia musteriana: d'altra parte· è visto come la tensione scientifica e culturale

creata dalla presenza di archeologi e di archeo-tecnici presso un sito o un parco archeologicosiano la condizione necessaria per garantire lavita e la sopravvivenza scientifica e culturale diquel luogo. In altre parole, la tendenza a mettereinaubbio parte dell'assunto precedentemente ac-quisito, che è tipica del lavoro archeologico inprogress, sarebbe la ricetta vincente per salva-guardare la qualità scientifica del proprio lavoroe del prodotto finale, del quale l'aspetto di "nonfinito" (nel senso di non essere mai in condizio-ne di assicurare una forma definitiva, mantenen-dosi nell'ambito delle mutazioni prodotte conti-nuamente dalle nuove scoperte e dall'incrementodelle conoscenze), è uno stato che si trasmetteed informa di sè il vero parco archeologico "scien-tJico" (STONE, PLANEL 1999; IJZEREEF 1999b).

2. Archeologia sperimentale e luoghi dellafruizione: ~a prima ~sintesi

È comunque difficile elaborare una sintesi sulrapporto tra archeologia sperimentale e par-chi in Europa, tanto è diffusa la pratica di pro-

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Fig. 7 Cartografia con planimetria e sentieristica del Parco Archeologico di Baratti e Populonia (Piombino, Livorno): inposizione centrale il Centro di Archeologia Sperimentale del Parco (cortesia Parchi Val di Cornia spa)

porre esperimenti, dimostrazioni di esperi-menti, ricostruzioni e/o animazioni sperirnen-tali nei siti e nei parchi: è sufficiente interro-gare i principali motori di ricerca del web perrendersi conto dell'articolazione della voce"archeologia sperimentale/experimental ar-chaeology". Almeno in ambiente europeosembrerebbe, tuttavia, possibile operare unaprima e sommaria distinzione tra queste ca-tegorie di offerta:

1. Siti archeologici (anche urbani) con ricostruzio-ni e attività di archeologia sperimentale: JorvikViking Centre and Archaeological Resource Cen-tre (York, Gran Bretagna); West Stow Country ParkandAnglo-Saxon Village(Suffolk, Gran Bretagna);Cteuveux-tes-t.scs (Jura, Francia); Unteruhldingen(Konstanzsee, Germania); Parco Archeologico eMuseo all'aperto della Terramara di Montale (Ca-stelnuovo Rangone, Modena);

2. Parchi naturali (anche archeologici) con at-tività di archeologia sperimentale: Pembroke-shirecoast National Park (Galles, UK); ParcoArcheominerario di San Silvestro e Parco Ar-cheologico di Baratti e Populonia (Val di Cor-nia, Livorno) (figg. 6-9);

3. Archeoparks (o parchi tematici), spesso off-site, che fanno dell'archeologia sperimentaleuna delle principali attrazioni: lrish NationalHeritage Park (Wexford, Irlanda); ArchaeolinkPrehistory Park (Aberdeenshire, Gran Breta-gna); Archeon (Aìphen aan den Rijn, Olanda);Archéodrome de Bourgogne (Francia); VikingCentre (Ribe, Danimarca); Szazhalombatta Ar-chaeological Park (Matrica, Ungheria) (fig. 10);Archeopark, (Darfo Boario Terme, Brescia);

4. Musei (open air museums) che ospitano rico-struzioni e/o attività di archeologia sperimentale(sul modello dei siti di Gross Raden ed Oerlin-ghausen (Germania), del Federseemuseum nel-l'Alta Svevia, (Germania) o del Pare Archéologi-que de Beynac nel Périgord (Francia);

5. Centri di ricerca e di educazione/formazio-ne con attività collegate anche all'archeologiasperimentale: Butser Ancient Farm (Hampshi-re, Gran Bretagna); Historical-ArchaeologicalExperimental Centre (Lejre, Danimarca); Sa-mara (Amiens, Francia); Ancient TechnologyCentre (Cranborne, Gran Bretagna); Bede'sWorld (Northumbria, Gran Bretagna); LosehillHall, Peak Oistrict National Park Authority (Der-

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Page 7: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

Gite di istruzione di unoO più giorni e attività di

laboraìono di archeologiasperimentale ed

educazione ambientateall'aria aperta e in aule

attrezzate,

A scuola nei boscoAvvicinarsi agli splendidiambienti naturall dove il

litorale marino e le collinediventano una grande aula

all'aria aperta.

La produzione del metalliRipercorrere le varie fasi dilavorazione del rame e delferro, dalla frantumazione

alla fusione, fino altacootazrone delle monete eatla forglatura di utensili di

ferro.

Fare l'archeologoIn aree appositamentepredisposte scavare comedei veri archeologi edimparare a "'leggere" lastoria attraverso le traccedeilaterra.

Fate la ceramicaManipolare l'argilla emodellare le formeceramiche secondo l'anticatecnica "a coIombina· comenell'età neolitica,

Nella capanna dell'Etàdet BronzoProvare esperienze di vitaquotidiana intorno ad unacapanna dell'Età del Bronzo,di dimensioni reali efedelmente ricostruita.

Fare il geol090Riconoscere le rocce e iminerali e fare esperimentiin un territorio che è unosplendido laboratorioscientifico all'aperto.

Fig, 8 Parchi della Val di Cornia (Livorno): programmicon attività di animazione archeologica (cortesia Par-chi Val di Cornia spa)

byshire, Gran Bretagna); Centro Antiquitates(Blera, Viterbo).

3. Archeologia sperimentale, parchi archeo-logici e sostenibilità economica

3. 1. Perché conviene il "modello Disney/and"

Questi pochi e incompleti riferimenti a livelloeuropeo riescono a dare un'idea delle poten-zialità detl'archeoloqia quale veicolo torrnativoe soprattutto quale fonte ~ci53nti!iGR-dj primis-- - - -...

"Programma di due giorni"

Primo giornQParco archeominerario di San SilvestroVisita guidata: Musei del Parco, Miniera de! Temperino

Sectmdo giornolaboratorioLaboratorio archeometallurgico; riproduzione del ciclo di lavorazione dei minerali dirame nell'area di archeologia sperimentale di Rocca San snvestro. Introduzione alle antichetecniche di estrazione metallurgica, accensione dei forni, frantumazione ed errcsumentcdel minerale, apertura del forno con esercitazione al riconoscimento del prodotti di fusione,ccntazìone di monete medievali 11'1rame ed arqento. AUafine della giornata gli stùdentiparteciperanno ad un gioco a premi formulato sugli argomenti trattati.Visita guidata: Castello di Rocca San Silvestro

Tariffe: Euro Z8.40 a studente. Ingresso gratuito per gli insegnanti (1 accompagnatoreogni 8 studenti).I gruppi devono essere composti da un minimo di 20 studenti. Qualora Il gruppo fosse dìun numero inferiore a 20 il prezzo del biglietto dovrà essere concordato

Il programmo è comiglioto agli studenti ddJe scuole elemetltari e medie infetiori.

Fig. 9 Parco Archeologico Minerario di San Silvestro(Campiglia Marittima, Livorno): programma di etcheo-metallurgia per le scuole (2001) (cortesia Parchi Val diCornia spa)

simo livello per il recupero delle informazionisulla tecnologia antica.È possibile osservare a margine come il deno-minatore comune delle attività menzionate, al-meno sotto il profilo gestionale, risiedanellaprovata incapacità di autosostentamento eco-nomico dei parchi, una condizione che ha co-rTIuiique indirizzato il management di molte dellestrutture nominate, in particolare quelle britan-niche, a cercare una sintonia con la promozio-ne turistica di alcune contee, così da attivareuna politica di sviluppo condivisa proprio grazie

Fig. 10 Szezhetomaett« (Ungheria): la ricostruzionedella capanna dell'età del Bronzo nell'Archeopark diSzezneiomoette (1999)

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Fig. 11Alphen aan den Rijn (Olanda): cartografia planimetrica con attuale estensione dell'Archeon (1997) (cortesiaG. F Ijzereef)

cesso comunicativo e commerciale che hannocerti theme parks come l'italiano Archeopark diDarfo Boario Terme (BS), nei quali un parados-sale incremento di valore è rappresentato dal fattodi non dover mantenere o conservare monumenti"autentici" ma soltanto ricostruzioni o copie deglistessi: si semplifica così la conferenza degli Entipubblici e privati nelle attività di tutela, valorizza-zione e gestione e si induce un sostanziale ab-battimento dei costi d'esercizio legati alla con-

Fig. 12 Alphen aan den Rijn (Otende): attività di rico-struzione di long house protostorica nel/'Archeon (1997)(cortesia G. F Ijzereef)

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alla creazione dell'immagine "archeologica" delcomprensorio; i dati emersi da un confronto alivello europeo sulla sostenibilità dei parchi ar-'cheologici hanno prodotto un quadro general-mente desolante, i cui caratteri comuni si iden-tificano nel necessario e continuo finanziamen-to pubblico che alimenta il settore (STONE, PLA-NEL 1999, ma vedi anche TOSI, ZIFFERERO inprep.; per un caso in controtendenza, cfr. ADDY-MAN 2000; un case-study italiano nel qualeemerge il rapporto tra il peso del finanziamentopubblico e l'effettiva incapacità di autososten-tamento della struttura di gestione, per quantolimitato ad uno dei nostri Parchi Nazionali, èpresentato in NICCOLINI1998).Un noto caso di insuccesso iniziale è quellodell'Archeon olandese, costruito con criterisperimentali, la cui prima versione si è conclu-sa con il fallimento della società di gestione:un secondo tentativo ha posto le condizioni perricostruire questo theme park su una dimen-sione spaziale decisamente più contenuta,

assando dagli originali 60 ha agli attuali piùest i e gestibili 6 ha (IJZEREEF 1999a;

li oo 11-14).o meritevole di commento è il sue-

Page 9: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

R . 13 Alphen aan den Rijn (Olanda): attività di anima-zione archeologica nell'Archeon (1997) (cortesia G. F. reef)

servazione e alla gestione di beni "autentici",si mai di proprietà del gestore. Tale circostan-

za offre l'occasione per richiamare lo scenariotenzialmente conflittuale che si nasconde die-l'auspicata e ormai ritardata applicazione del

. . 112/1998 e la possibile compartecipazionedello Stato alla stessa gestione decentrata deibeni culturali, prospettata dal D.L. 368/199_8: se

si renderà in qualche modo l'attuale quadrolegislativo più dinamico e più "morbido" con gliEnti territoriali (che non vuoi dire aprire tout court

una gestione diretta dei privati), ci si avvieràrtroppo sempre di più ad un incremento del-

archeologia "disneyficata" nel nostro Paese,ostante l'immenso patrimonio potenzialmente

valorizzabile (PARADISI2002).n rapporto più sereno tra lo Stato e gli Enti

gestori del patrimonio (parchi archeologicilthe-e parks), potrebbe avere al contrario svilup-

. positivi in senso formativo e scolastico: esi-e un legame molto stretto tra attività all'aper-

o e curricale scolastici britannici, in quanto lascuola dell'obbligo nel Regno Unito prevedeche attività formative on site conferiscano cre-diti formativi agli studenti, come accade nellaButser Ancient Farm nello Hampshire e nel-l'Ancient Technology Centre di Cranborne(REYNOLDS 1999; KEEN 1999).

3.2. Un nuovo caso di successo dell'archeolo-gia urbana: il Globe Theatre a Londra

Vi sono inoltre casi di notevole interesse, ine-renti più direttamente l'archeologia urbana: ilsuccesso clamoroso e consolidato (12.5 mi-lioni di visitatori dal 1984) dello Jorvi« VikingCentre e dell'annesso ARC (ArchaeologicalResource Centre) a York (GB), ormai ben notoagli addetti ai lavori, dovrebbe far riflettere sul

Fig. 14 Alphen aan den Rijn (Olanda): ricostruzione diedifici privati di età romana nell'Archeon (1997) (corte-sia G. F Ijzereef)

potenziale contributo espresso dalla ricercaarcheologica per la valorizzazione dei centristorici (AOOYMAN2000).Oltre che elemento qualificante la conoscenzastorica dello sviluppo urbano e quindi strumen-to insostituibile di pianificazione, l'archeologiaurbana può determinarsi talvolta come vero eproprio incubatore elo generatore d'impresa: neicasi più riusciti, sembra opportuno sottolineareche il buon fine di tali iniziative risieda nella giu-sta esaltazione della molteplicità dei significatie degli usi dell"'oggetto" archeologico urbano,rispetto alla prevedibile fruizione del luogo.Anche e soprattutto in questo caso, tuttavia,gli equilibri sono delicati e la presenza dello

. specialista deve tendere a fornire quelle ga-ranzie necessarie ad evitare il rischio cheun'operazione culturale complessa sia gher-mita dai tentacoli della disneyficazione.Il Globe Theatre londinese è un eccellenteesempio di impresa di grande rilevanza cultu-rale nonché 'commerciale, nata dalla sollecita-zione prodotta dall'archeologia urbana. L'iden-

Fig. 15 Southwark (London, GB): panoramica del Glo-be Theaìre elisabettiano dopo la ricostruzione off site(1999)

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Page 10: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

1.:.

Fig. 16 Southwark (London, GB): la fase della costruzione della copertura del Globe Theatre elisabettiano (cortesiaSpinney Publications, Reading, GB)

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Page 11: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

tificazione di uno dei teatri elisabettiani collo-cati nell'area del South Bank londinese, par-zialmente indagato dalle Archaeological Unitsdel Museum of London negli anni '80, ha forni-to lo spunto per un'operazione complessa direcupero e museificazione dell'evidenza ar-cheologica, che ha coinvolto le istituzioni dellacittà e ha portato alla ricostruzione off-site del-l'edificio con il recupero di tecnologie costrutti-ve ormai obsolete: si pensi soltanto àì proble-mi innescati dalla ricostruzione del tetto in can-nucce e paglia, per l'adeguamento alle normedi sicurezza dei luoghi di uso pubblico vigentiin Gran Bretagna (figg. 15-16).La creazione di una charity per la gestione, hafatto del luogo un laboratorio di ricerca sul tea-tro elisabettiano e soprattutto il contesto idea-le per mettere in scena la drammaturgia ingle-se del Cinquecento (l'edificio è stato lanciatocome scenario del film plurivincitore di Oscar,Shakespeare in Love). La chiave del succes-so dell'iniziativa è nella convergenza di inte-ressi pubblici e privati, incanalati in una pro-spettiva di sviluppo sistemico: il quartiere diSouthwark oggi sta tornando a vivere una sta-gione di grande fioritura, anche grazie all'ope-razione culturale-commerciale di Vinopolis (unmuseo del vino di nuova concezione, che nepromuove la cultura ed il consumo) e ai varimusei navali fioriti tra gli storici docks londine-si: l'area è stata infatto il porto commercialesul Tamigi nei secoli d'oro della marineria in-glese (B0A\THERWICK,GURR 1992; MULRYNE,SHEWRINGt997; SCHADLA-HALL1999).

4. Archeologia e progetti d'area: dall'inter-vento puntiforme alla valorizzazione in-tegrata del paesaggio

Qualsiasi modello di valorizzazione possibile(da quello a piccola scala del sito, al parco ar-cheologico, fino al theme park) , prima di appli-care i possibili strumenti della sperimentazio-ne in archeologia dovrebbe fare i conti con ladimensione e le proporzioni dell'intervento. Inaltri termini, bisognerebbe operare con unaprospettiva di valutazione "selettiva" delle ri-sorse archeologiche, per far emergere soltan-to alcuni tra quegli elementi di cui è possibile.la conservazione, che segneranno di sè il pa-esaggio circostante. L'uso di questo terminecondiziona in profondità la logica della fruizio-ne pubblica: interventi recenti sull'archeologia

.~--._-

dei paesaggi hanno sottolineato la complessi-tà sottesa alla definizione del "paesaggio ar-cheologico", lasciando emergere un livello an-cora insufficiente di discussione scientifica sugliaspetti della sua valorizzazione (cfr. CAMBI,TERRENATO1994, per un inquadramento ge-nerale dei temi).Chi fa oggi archeologia del paesaggio, con-centra il 90% delle proprie energie nella dia-gnostica georeferenziata sul campo, da trasfor-mare in informazioni digitali che potranno es-sere oggetto di una restituzione a fini museali,ma soltanto raramente saranno organizzateanche in previsione di una loro fruizione on site.Molto si è discusso e si discute sul valore, sulsignificato e sulla potenzialità delle carte ar-cheologiche: poco si è discusso finora sul sen-so e sul significato del rapporto tra carte ar-cheologiche e valorizzazione del paesaggio(tra i contributi più critici in questo senso, cfr.RICCI1996; AMENDOLEA1999).L'attenzione dello studioso si dovrebbe appun-tare perciò su cosa selezionare e su comevalorizzare in futuro un paesaggio, in occasio-ne della redazione della carta archeologica: inrealtà, si tratta spesso di operare dei collega-menti utili, che sfuggono in sede di ricerca sulcampo o sono trascurati al momento della rac-colta dei dati e della documentazione finale. Ilpunto è, come ho cercato di sostenere in unprecedente intervento, che la carta archeolo-gica rappresenta un momento ineludibile diconoscenza della potenziale "risorsa archeo-logica", perché, oltre a far emergere "oggettiarcheologici", riesce a ristabilire relazioni traquesti oggetti, la cui lettura complessiva ci in-troduce nella restituzione del paesaggio ar-cheologico (ZIFFERERO2001).Il problema è trovare una cornice adatta alla frui-zione, in cui il paesaggio possa essere restitui-to impiegando, se non tutte, almeno una buonaparte delle relazioni tra i singoli oggetti archeo-logici e gli elementi che li circondano e ne rap-presentano il contesto naturale di sviluppo.Una visione organica di questo genere puòinfatti essere utile per abituarsi a lavorare inuna prospettiva d'area, attraverso un proces-so di scomposizione di tutti gli elementi delpaesaggio, in fase di ricerca, seguito da unaricomposizione dei possibili paesaggi archeo-logici (figg. 17-19).Il procedimento, già utilmente applicato nel Par-co Archeominerario di San Silvestro, nel siste-ma dei Parchi della Val di Cornia (Livorno), può

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periali della Roma fascista, per fornire unesempio a noi ben noto. La "demassificazio-ne", cioè un consumo ragionato e democrati-co del bene culturale è proprio il fine oggi per-seguito da molti archeologi spagnoli nella va-lorizzazione di un territorio: molti indirizzi di ri-cerca dell'archeologia post-franchista stannorecuperando velocemente il terreno perduto,avendo mutuato dall'archeologia processuale(e ora da quella post-processuale), gli strumentiper fare effettivamente luce sulla complessitàdei sistemi di popolamento, con chiavi di lettu-ra collocate sulla diacronia e sulla lunga di-stanza, di per sè garanti di un uso corretto dellastoria e delle sue rappresentazioni moderne,in quanto strumenti di reale analisi critica deiprocessi storici (DE GUZMAN 1993).Questo è, a mio giudizio, il punto sul quale oc-corre approfondire il dibattito scientifico e cultu-rale nel nostro Paese: ammesso che l'archeo-logia sia un formidabile strumento interpretati-vo per la lettura delle trasformazioni del pae-saggio e quindi della piena comprensione delcontesto geografico e paesistico nel quale oggici troviamo, la conoscenza della sua evoluzio-ne (vera e propria ecostoria), appare strategicaper la redazione dei piani o dei progetti d'areafinalizzati alla valorizzazione (ZIFFERERO 1999).Se, infatti, l'applicazione degli strumenti di ana-lisi e di interpretazione di un territorio, provocaun superamento naturale del riduttivo modellodi valorizzazione intesa come esaltazione delsingolo "oggetto" archeologico, allora il cam-po si apre a soluzioni infinite che vedono ac-crescere progressivamente il livello di difficol-tà, rispetto alla scala del progetto: in altre pa-role, produrre una moderna interpretazione deinodi e delle relazioni istituibili nella (ri)costru-zione di un paesaggio romano, attraverso lasegnalazione degli "oggetti" (come struttureproduttive e residenziali, luoghi di manifattura,annessi agricoli, cisterne, tombe, ecc.), maanche dei "nessi" del paesaggio agrario (via-bilità, opere di irrigazione, tecniche di suddivi-sione e coltivazione dei campi, impiego dellerisorse forestali, opere di protezione dei pendiiecc.), impone comunque un atteggiamento cri-tico nella distinzione degli elementi e dei segniche costituiscono il "palinsesto" paesistico.Quali elementi far emergere in questo palin-sesto? Il problema è contenuto esattamentein questa domanda.La nostra selezione, infatti, influenzerà e in ognicaso condizionerà la futura identità di quel luo-

go, rispetto ai possibili paesaggi da valorizzare(e quindi l'area avrà un più marcato accento"etrusco", "romano" o "medievale", nel contestodella sua promozione culturale e turistica).Storicizzare appare oggi, a fronte di un dibatti-to sostanzialmente inesistente sul significatopubblico (e politico) della ricerca archeologi-ca, il modo migliore per affrontare un approc-cio che sia selettivo ma consapevole, anche esoprattutto ai sensi della fruizione.

4.2. Le forme della valorizzazione integrata: leidentità di un territorio attraverso le arche-ologie (dell'ambiente, della produzione,sperimentale)

Il nostro Paese è ricco di tradizioni e consue-tudini spesso ignorate dal grande pubblico, piùpropenso ad accedere a forme di comunica-zione sintetica (i cosiddetti "macroprocessi"della storia), per via mediatica, che ad impe-gnarsi nella faticosa raccolta di informazionisparse sulle storie locali. Questa strada è in-vece praticata di solito dagli studiosi, che han-no tuttavia scarsa familiarità e interesse a di-vulgare informazioni a campi d'esperienza di-versi dal proprio.Uno dei settori di sviluppo più promettenti perricostruire identità e microstorie regiònali è quel-lo dell'indagine archeologica della cultura ma-teriale, attraverso l'analisi e lo studio dei carat-teri storici, topografici, tecnologici delle formedi produzione, atte ad assicurare la sopravvi-venza dell'uomo. Soprattutto l'analisi archeolo-gica della ceramica antica, delle tecnologie dellaproduzione a tutti i livelli, delle forme e dei si-stemi alimentari, tendono ad indagare e a rico-struire in modo scientifico le microstorie, legatea particolari processi tecnologici.Si può osservare come in questo senso l'ar-cheologia sia molto vicina all'etnografia e al-l'antropologia culturale: queste discipline ana-lizzano culture materiali e tradizioni dei cetisociali subalterni vissuti in un passato recen-te, che di solito non hanno lasciato traccia disé, se non negli oggetti costruiti e nelle storiedi vita quotidiana (CLEMENTE 1999).Ancora una volta le archeologie (dell'ambien-te, della produzione e sperimentale), costitui-scono le chiavi migliori per l'interpretazione ditali processi, a patto che si abbia l'accortezzadi considerare e far interagire alcuni fenomeniin contesti di macroscala (cronologica e tec-nologica): il settore dei sistemi alimentari offre

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elementi di grandissimo interesse e potenzia-lità sia nei progetti di valorizzazione d'area (iparchi archeologici) che in quelli di valorizza-zione a tema (i possibili parchi delle tecniche/tecnologie), sempre e comunque finalizzati alla(ri)costruzione dell'identità storica di un terri-torio: i casi offerti in questo contributo propon-gono osservazioni e analisi scaturite da unaricerca in corso sui sistemi alimentari di etàpreromana, effettuata in collaborazione conPino Pulitani (cfr. infra, appendice).È utile sottolineare che lo studio corrente dellaceramica domestica protostorica e preromana,a parte alcune felici e recenti eccezioni, sia sta-to orientato soprattutto all'analisi cronotipologi-ca delle forme piuttosto che all'indagine del verofine di cui la ceramica domestica è il prodotto: ilsistema alimentare di una comunità (COCCHIGENICK1999; per il rapporto tra forme e sistemialimentari, cfr. MATTEUCCI1986; NEGRONICA-TACCHIO1995; una sintesi dei sistemi alimenta-ri dell'area etrusca in SASSATELLI1999).In altri lavori ho tentato di dimostrare come lavariabilità dello strumentario domestico possacontenere indizi utili per individuare cambiamen-ti o forme di acculturazicine, spesso percepibilinell'introduzione di nuove classi ceramiche oforme vascolari (ZIFFERERO2000; b, c.s.; c, c.s.).La stessa distribuzione di utensili di uso do-mestico lascia emergere, nell'attestazione diparticolari forme, episodi di acculturazione ali-mentare o anche espressioni di etnicità: inquesto senso si è tentato di operare per rico-struire in modo ipotetico alcune linee del siste-ma alimentare della Roma di età regia, indivi-duando specifiche trasformazioni occorse tral'VIII e il VI secolo a.C. (figg. 20-22).La possibilità di attingere a fonti documentariediverse, come quelle letterarie, archeologiche,paleobotaniche, zooarcheologiche, ha arricchi-to il contesto operativo di partenza: ne è risul-tato un quadro molto integrato, nel quale il va-lore documentario dei singoli dati viene incre-mentato dalle variabili via via inserite. In que-sto modo si è tentata una spiegazione del cam-biamento (oggettivo e abbastanza repentino)occorso nel repertorio domestico della Romadei Tarquini, con l'uso dei dati qualitativi e quan-titativi, raccolti di recente in una delle pochesintesi disponibili sulla ceramica domesticapreromana (CARAFA1995).Ulteriori elementi diagnostici, utili a far luce sulsistema alimentare romano sono inoltre deriva-ti dallo studio di un utensile di foggia particola-

re, diffuso in area medio-tirrenica tra l'VIII e ilIV-IlI secolo a.C., il cosiddetto "bacino tipo S.Omobono": si tratta di un bacino tronco-conico,con quattro prese a linguetta complanari allabase, che lo rendono evidentemente simile nel-l'uso ad un coperchio: in molti esemplari sonopoi presenti fori passanti di diametro medio-grande, praticati in corrispondenza dell'attaccotra la base e la parete (COLONNA1963-64; BER-LINGO'1995) (cfr. infra, appendice; figg.23-24).L'ipotesi, integrata da osservazioni di tipo et-noarcheologico, ha permesso di riconoscerenell'utensile quello definito testum/testu dallefonti romane (e "testo grande" nella nomen-clatura di alcune regioni italiane italiane dovela forma si è conservata): si tratta in sostanzadel forno portatile adatto alla cottura sul foco-lare domestico del pane rotondo e schiaccia-to, non lievitato, che le fonti definiscono libum(confezionato a Roma con la farina di farro),prodotto anche in Etruria meridionale con ar-nesi di foggia simile (MANNONI1965; ZIFFE-RERO2000; b, c.s.).È interessante osservare come l'impiego del"testo grande" sul focolare domestico sostitui-sca il classico forno a calotta in argilla, cheespleta le stesse funzioni, pur costituendo unapostazione fissa e ingombrante all'interno del-la casa-capanna protostorica e preromana ingenerale; l'uscita di scena del testo (nel Lati-um vetus intorno al IV-III secolo a.C.) è stataprobabilmente determinata dall'impiego di fa-rine lievitate e dall'apertura dei forni comunita-ri: tale innovazione si sarebbe riflessa anchenello strumentario domestico, con la compar-sa di nuove classi ceramiche e forme vasco la-ri, più adatte a sostenere le fasi dell'impasto edella lievitazione (CUBBERLEYet A/ii 1988; ZIF-FEREROb, c.s.).Non sfuggano le eventuali applicazioni del ci-clo del pane nei due ambiti possibili dei parchiarcheologici (con sperimentazione diffusa delletecniche di panificazione e relativa documen-tazione d'area nei distretti da valorizzare) e deiparchi tecnologici, (cioè luoghi dove si concen-trano aspetti e problemi di storia della tecnolo-gia, presentati con una chiave di lettura impron-tata alla diacronia e alla lunga durata). La pro-spettiva cronologica, in particolare, può esse-re strategica per recuperare o trovare un ter-reno d'intesa con l'antropologia storica, chepure ha fatto della longue durèe una chiave dilettura di tutto rispetto di molti territori storicid'oltralpe (LE GOFF1990).

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Page 16: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

,------1 sistema alimentare m--------,

ceramica domesticapreromana

etnicità e acculturazione Ifr-------"

'\ "",,,,,,"\(\l~C.O\\'buml;) ù\,

maggiore consumo dicarne suina rispetto adaltre specie domestiche

. Iarcaicità del!'aula IROMA rispetto ad altre forme

VIII-VIIsecolo a.C. informazioni delle fonti

sul rapporto tra forme(olle) e cottura del maiale

--f approvvigionamento del sale:

RjJ: 20 Ua possibile mode//o ti7terpre-fativo per le funzioni della ceramica do-mestica preromana (fonte: ZIFFERE-AD b. c.s.)

Fig. 21 Quadro ipotetico per la restitu-zione di un segmento di un sistema ali-mentare: ceramica domestica e consu-mo della carne suina a Roma, tra VIII eVII secolo a.C. (fonte: ZIFFERERO b,c.s.)

sistema di cottura delle •focacce di farro sub testu •

informazioni delle fonti sulconsumo del farro e dei cereali

ROMA inferiori: relazione aula I puls

VI-Vsecolo a.C. informazioni delle fonti sul consumo

del pane (di farina lievitata?): impiegodel mortarium per prepararne l'Impasto

Ila comparsa dell'impasto

- augitico è legata al consumodei cereali superiori?

Fig. 22 Quadro ipotetico per la restitu-zione di un segmento di un sistema ali-mentare: ceramica domestica e consu-mo dei cereali a Roma, tra VI e V seco-lo a.C. (fonte: ZIFFERERO b, c.s.)

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Page 17: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

Fig. 23 Colonna (Roma): ricostruzione dei bacini latini"tipo S. Omobono" per la cottura de/libum (2002)

Fig. 24 Colonna (Roma): primo piano di bacino latino"tipo S. Omobono" per la cottura del pane non lievitatoin farro ~ibum): si osservi la posizione delle prese alinguetta scanalata, complanari al fondo e la presenzadel foro di sfiato, in corrispondenza dell'attacco dellaparete (2002)

--------------------------

5. "Archeologia del prodotto tipico" e ricer-ca etnografica

È senza dubbio rilevante l'apporto archeologi-co alla storia dell'alimentazione, in un'auspi-cabile visione più integrata della storia dellatecnologia, condivisa con l'etnografia e l'an-tropologia culturale: la pratica della ricerca et-nografica su alimenti come il pane (ma il me-todo può estendersi ad altre manifatture nonalimentari, come il carbone: LUGLI,PRACCHIA1994), è essenziale nel fissare la sequenza delciclo di confezione di vari prodotti DOP: nelcaso del pane di Altamura è evidente l'impor-tanza che la documentazione del ciclo puòavere per focalizzare il modo d'impieg,o e latipologia degli strumenti richiesti dalla confe-zione del pane lievitato di grandi dimensioni (icontenitori in terracotta per il sale e il lievito, ilradimadia in metallo, i marchi per il pane inlegno o metallo ecc.) (MIRIZZI2000).

A questo proposito è opportuno sottolineare ivantaggi di eventuali applicazioni di storia del-la tecnologia, che prevedano la pratica dell'ar-cheologia sperimentale:

1. Un generale recupero di tecniche desueteche non è soltanto apprezzabile sotto il profiloetnografico o antiquario, quanto nel fatto di ri-stabilire un legame storico tra il contesto geo-grafico di produzione e le strutture dell'odier-na economia rurale, tuttora garanti della pro-duzione alimentare locale, attraverso le certifi-cazioni della tipicità del prodotto: si tratta, insostanza, di ripristinare una rete scientifica diconnessioni remote per favorire collegamentia tutta prima impensabili nel settore, certo an-cora poco familiare agli archeologi ma densodi sviluppi, dell' archeologia del prodotto tipico:si pensi soltanto all'eccezionale documenta-zione proposta dai taralli di età arcaica offertia Demetra e Persefone nel santuario di MontePapalucio (Oria, Brindisi), nella stessa formadel tradizionale biscotto dolce/salato oggi dif-fusissimo nelle regioni più meridionali del no-stro Paese o all'esperimento in corso sullaselezione dei vitigni "romani" presso il Labora-torio di Ricerche Applicate della Soprintenden-za Archeologica di Pompei ed Ercolano (CIA-RALDI1997-98; FRASSINETI2001) (fig. 25j;

2. L'archeologia sperimentale e l'etnoarcheo-logia sono il mezzo per "riscoprire" e reintro-durre tecnologie desuete, avvalendosi di una

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Page 18: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

5--~==~--~~--..=Fig. 25 Riproduzione grafica dei dolci e dei biscotti rin-venuti nel santuario di Demetra e Persefone a MontePepelucio (Oria, Brindisi): con le lettere d, e ed f sonosegnalati i biscotti simili agli odierni taralli (fonte: CIA-RALDI 1997-1998)

,

componente di forte utilità sociale, con l'anali-si di processi che possiamo ipotizzare fosserolargamente impiegati nelle società preindustria-li: un esempio in tal senso è rappresentato dalprogetto internazionale Vadastra, mirato a rein-serire alcune tecniche della ceramica anticanell'odierno artigianato rumeno, finanziato dallaWorld Bank e presentato al 7th Annua/ Mee-ting della EAA, Esslingen am Neckar, 2001.Un altro case-study ricco di implicazioni è lapratica della refrigerazione dei cibi basata sulsistema "pot in pot', studiato dal nigerianoMohammed 8ah Abba (che proviene da unafamiglia di vasai) e reintrodotto in questi anninella Nigeria settentrionale: si tratta del recu-pero di una risorsa potenziale e strategica,costituita dalla ceramica domestica, al fine digarantire una migliore conservazione di alimen-ti freschi, senza fare uso di salamoia.\I sistema riproposto dall'insegnante nigeriano(che gli è valso, tra l'altro il Ro/ex Award forEnterprise per l'anno 2000), alle comunità contradizionale economia agricola, stanziate inuna zona dominata da un clima arido e carat-terizzata dalla cronica assenza d'acqua, con-siste di due contenitori in terracotta (sostan-zialmente grandi olle ovoidi) di grandezza edimensioni tali che l'una sia inseribile all'inter-no dell'altra. L'intercapedine formata così tra idue contenitori è riempita con sabbia, che vie-ne mantenuta costantemente umida: la fruttae gli ortaggi (ma anche le bevande ricavate dasucchi e spremute), conservati nel recipienteinterno, coperti da un panno bagnato e postiin un ambiente asciutto e ventilato, possono

mantenere la loro freschezza da dieci a trentagiorni in più che se fossero. conservati in con-dizioni normali nello stesso recipiente. \I pro-cesso si verifica grazie ad un principio dellafisica: l'acqua contenuta nella sabbia tra i duerecipienti evapora attraverso la superficie delrecipiente esterno, che è a contatto con l'ariapiù calda e asciutta. Per le leggi della termodi-namica, questo processo di evaporazione in-duce un abbassamento della temperatura in-terna di alcuni gradi che raffredda il contenito-re e quindi gli alimenti, con la conseguente di-struzione dei microorganismi esistenti ed unconsiderevole rallentamento del loro sviluppo(documentazione rintracciabile presso il sito:www.rolexawards.com).

L'applicazione del sistema "pot in pot" sugge-risce alcune osservazioni:

1. In primo luogo l'ovvia utilità pratica di un pro-cedimento in grado di migliorare la qualità del-la vita delle comunità nigeriane: secondo l'au-tore, il sistema doveva essere tradizionale nellaNigeria settentrionale e quindi adoperato pri-ma dell'abbandono della ceramica domesticain favore dell'alluminio, che offre altri vantaggima non quello di mantenere a lungo il cibo chevi è conservato o cucinato.

2. In secondo luogo, tale processo di refrige-razione integra notevolmente le nostre lacunein merito alla potenziale conservazione deglialimenti in età antica. Con le attuali conoscen-ze archeologiche e considerando il presumibi-le impiego dello stesso strumentario domesti-co nel settore dell'archeologia mediterranea,il sistema "pot in pot" costituisce un metodoaltrettanto efficace della salagione degli alimen-ti, con il vantaggio non trascurabile di mante-nere il cibo fresco senza alterarne le caratteri-stiche organolettiche. Anche se resta da dimo-strame l'uso nell'ambito di contesti di scavo,non può sfuggire a chi si occupa di ceramicaprotostorica o preromana l'importanza del fe-nomeno fisico celato nel sistema e soprattuttoil potenziale impiego offerto da una forma comel'olia ovoide per applicazioni simili: non sem-bra casuale, infatti, sotto il profilo ergonomico,la grande variabilità dimensionale e soprattut-to la verificata assenza di anse a maniglia checaratterizza anche olle di grandi dimensioni,facendone utensili ottimi per il sistema "pot inpot". Un uso funzionale dell'olia ovoide per laconservazione del pesce è del resto già stato

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avanzato da Marco Pacciarelli per la frequen-za con cui ricorre questo contenitore nei siticostieri della prima età del ferro distribuiti lun-go il litorale medio-tirrenico (PACCIARELLI1991;il tema è stato ripreso di recente da BELARDEL-LI, PASCUCCI 1996) (cfr. infra, appendice; figg.26-30).

6. Le applicazioni: forme di valorizzazione"pesante" (i parchi archeologici) o for-me di valorizzazione "leggera" (le "Stra-de del Vino")

Le archeologie dell'ambiente, della produzio-ne e sperimentale sono strumenti insostituibiliper la progettazione e la gestione dei parchi: ilcaso della Val di Cornia è in un certo sensoparadigmatico per il ruolo qui rivestito dall'ar-cheologia sperimentale: le ricerche e le dimo-strazioni che riproducono e rendono attuali certiprocessi tecnologici presentati nei due parchiarcheologici (rispettivamente quello Archeomi-nerario di San Silvestro e quello Archeologicodi Baratti-Populonia), rivestono una posizionedi tutto rilievo nell'offerta di servizi promossi inloco dalla società di gestione (cfr. FRANCOVICH1993, per i primi esperimenti sull'archeome-

26Figg. 26-30 Colonna (Roma). Sequenza fotografica condimostrazione del riempimento in sabbia marina a gra-na fine dell'intercapedine tra due grandi olle ovoidi, perapprestare il sistema di conservazione degli alimenti"pOI in pOI" (2002)

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29 30

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Fig. 31 Centro di Archeologia Sperimentale del ParcoArcheologico di Baratti e Populonia (Piombino, Livorno):dimostrazione di lavorazione preistorica della steatite(1999) (cortesia Parchi Val di Cornia spa)

tallurgia a Rocca San Silvestro; per i dati piùaggiornati, si rimanda a FRANCOVICH, CASINI2000) (figg. 31-34).Alla luce delle considerazioni avanzate, tut-tavia, è interessante considerare anche casidi valorizzazione "leggera", dove il parco, in

Fig. 32 Centro di Archeologia Sperimentale del ParcoArcheologico di Baratti e Populonia (Piombino, Livor-no): prodotti di lavorazione "preistorica" della steatite(1999) (cortesia Parchi Val di Cornia spa)

Fig. 33 Centro di Archeologia Sperimentale del ParcoArcheologico di Baratti e Populonia (Piombino, Livor-no): la lavorazione della ceramica protostorica (1999)(cortesia Parchi Val di Cornia spa)

realtà, non è un'area perimetrata con gli stru-menti urbanistici a disposizione degli EntiLocali, bensì un vero e proprio sistema di iti-nerari integrati con i musei della zona: in que-sto senso si è mosso, in via del tutto speri-mentale, il progetto "Archeodromo dell'Etru-

Fig. 34 Parco Archeominerario di San Silvestro (Cam-piglia Marittima, Livorno): dimostrazione di tecnica ar-cheometallurgica medievale (1999) (cortesia Parchi Valdi Cornia spa)

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Page 21: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

@ STIIDIARE NELL'ARCHEODROMOL'Archeodromo dell'Erruria Meridionale èun sistema di itinerari storico-archeologici e naturalistici ancorati ai Musei Civici di un ampio comprensorio, esteso dalla costa tìrrenicaai Monti della Tolfa.Le finalità del progetto, nato dalla collaborazione tra il Gruppo Archeologico Romano. la Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale, la Regione Lazio ed iComuni di Allumiere, Tolfa

e Santa Marinella, sono dirette a promuovere la conoscenza e la salvaguardia di un patrimonio naturale e monumentale unico nel Lazio.Reso operativo dalla Legge Regionale 37/1988. I' Archeodromo dell'Btruria Meridionale intende proporre un primo insieme di itinerari, di immediata attuazione, nella previsione di integrare ed

estendere a breve scadenza le possibilità di fruizione di aree archeologlche, centri di documentazione e ricostruzioni di monumenti.Qui di seguito verngooo proposti soggiorni di studio e programmi sperimentali, da realizzarsi in più giorni, studiati ed ideati per rispondere alle esigenze di approfondimento culturale e di integrazione

didattica per istituti scolastici, associazioni culturali, circoli aziendali e gruppi organizzati.

1. INVITO ALL'ARCHEODROMOVisita al Museo Civico e al centro storico di

Tolfa.Lezioni: La ricerca archeologica: La riccr-ca di superficie.

Visita al Museo Civico di Allumiere, allaFeggeta e all'antica cava di allume detta «delMoro». Lezione: Lo scavo archeologico.

Archeotrekking: visita ai tempio etrusco-ro-mano di Grasceta dei Cavallari e ai resti del-l'abbazia romanica di Piantangeli. Lezione: Tbeni culturali: un patrimonio da difendere.

2. INTRODUZIONE All'ARCHEOLOGIA

5. INTRODUZIONEAllA QVll.T À RmlANA

SOGGIORNI DI STUDIO7. INTRODUZIONEALL'ARCHEOWGIA INDUSTRIALE

LA MACCHINA DEL TEMPO

Visita della villa romana della Pontanaccia.Lezione: La civiltà romana: sviluppo storico: Leville e l'agricoltura romana

Visita delle Tenne 'I'aurine, Lezione: I Romaniurbanisti e architetti: le tecniche edilizie

Visita delle ville, dei ponti e delle peschiereromane di Santa Marinella. Lezione: Gli oggettidella vita quotidiana in Romaantìca: le ceramiche.6. INTRODUZIONEAL MEDIOEVO

VisitadelcentrostoricodiTolfaeddlaroccadeiPrangipane. Lezione: Archeologia industriale:t'atìume dei Monti della Tolfa

Visita delle antiche cave di allume (Cava delMoro, Santa Barbara, Cava della Concia) e degliimpianti per la lavorazione del minerale. Lezione:La cava in galleria detta «di Santa Barbara»

Visita della cava detta «Gregoriana»e dei restidel vicino villaggio minerario. Lezione: L'allumee l'Europa tra il XV .e il XIX secolo

Finalità: Rivivere in modo attivo momenti e aspetti della vita sociale nelmondo amico; l'istruttore proporrà ai ragazzi, fornendo loro le conoscenzedi base, di ricostruire ed animare un contesto storico, utilizzando tutti glistrumenti (didattici e linguistici), per analizzare e approfondire in mododiverso la conoscenza della storia e la sua influenza nella nostra condizioneattuale.

Tempi: Da un minimo di tre giorni ad nn massimo di cinque giorni; sitenga presente che tre giorni sono sufficienti per analizzare e riprodurre inmodo attivo un tema specifico.

Ambientazioni: Ogni campo scuola prevede un ambientazione specificadel tema prescelto all'interno di un sito archeologico, che funge da scenarioper il lavoro dei ragazzi.

Supporti didattici: I temi svolti verranno integrati con esperienze dilaboratorio (ricostruzione di plastici, utensili, elementi dell'abbigliamento,scenogratle). finalizzate a completare la documentazione e ad arricchirelambìenrazìone. Per l'esperienzaLASTORlADIROMA, è previsto, in viasperimentale, l'uso del latino da parte dell'istrottore, come merlo di comu-nicazione per stimolare i ragazzi all'interesse per la lingua.

Formule possibili:

c. LA STORIA DI ROMATemi: il banchetto e il simposio;

l'abbigliamento; la scuola; il latinodella gente comune; il teatro; le ter-me; la vita della donna: il serviziomilitare;ilbaraRoma;ilsacrificio;itrito funebre; la stazione di servizio.

Ambtentazronì:colomadi LecusFeromae (Fiano Romano.); villadella Fontanaccia (Allumiere); Ter-me Taurine (Civitavecchia); Ostia:Pyrgi (S. Marinella); Mnnsìo diBaccano (Campagnano Romano).

d. IL MEDIOEVO'I'emìr il castello, il borgo, la cat-

tedrale; il banchetto; l'agricoltura el'alimentazione; la festa: musica edanze; la caccia e la guerra; la vitadel signore; la vita dei ceti subalterni;la vita nei conventi; l'educazione egli scriptorìa; i mestieri,

Amuìentazìont: Rocca dì Tolfa;borgo di S. Severa; Tarquinia.

Visita dell'area archeologica di Pyrgi e delborgo di Santa Severa, Lezioni: La ricerca ar-cheologlca: storia, metodi, tecniche, finalità; Laricerca di superficie.

Visita del Museo di Tolfa e del centro storicodel paese. Lezione: Lo scavo archeologico.

Archeotrekkìng:visitadellanecropoli etruscadel Ferrone. Lezione: dallo scavo al museo

Visita della Rocca deiPrangipane, del MuseoCivico e del centro sto-rico di Tolfa. Lezione:Il medioevo sui Montidella Tolfa

Visita dei resti dellacittà medievale diCencelle. Lezione: cn.tà e campagna nel me-dioevo

Archeotrekking: Vi-sita dei resti dell'abba-zia romanica di Pian-{angeli. Lezione: Glioggetti della vita quoti-diana: le ceramiche

3. INTRODUZIONE AllA PREISTORIAVisita del Museo Civico di Allumiere. Lezio-

ne: La preistoria italiana.Archeorrekking: visita del sito preistorico di

~~~tiS~~I;;;ral~~e. Lezione: La preistoria dei

Visita del Museo Civico e [Il centro storico diTolfa. Lezione: Uomini e ambienti della preisto-ria: l'età del bronzo

4. INTRODUZIONEAllA avn:.TÀ FfRUSCAVisita delta necropoli di Pian Conserva. Le-

zioni: Gli Etruschi: origini e sviluppo storico; Lareligione: Ilculto dei morti.

Visita del Museo Civico edel centro storico diTolfa. Lezioni: La lingua etrusca; Gli oggettidella vita quotidiana.

Visita dell'abitato etrusco di San Giovenale edella relativa necropob. Lezione: Le case deglietruschi

Tolfa, panorama.Sullo sfondola Rocca delFrangil'sne

tà: l'uomo e la donna; la tribù e ilterritorio; le migrazioni.

Ambtentazìonu di tipo natura-listico, nella Faggeta e ail'Elceto(Allumiere).

b.LASTORIADEGLI ETRUSCm

Temi: il banchetto e ilsimposio;la pittura e la ceramica; l'abbiglia-mento; la lingua etrusca; il tempio;L'arte degli aruspici; il sacrificio; imiti etruschi; il rito funebre.

Ambientaaioni. necropcli etru-sca di Pian Conserva (Tolfa); Tar-quinia; Cerveteri; Norchia (Ve-tralla); San Giovenale (Blera).

LABORATORIO DI ARCHEOLOGIAFinalità.:..nelt'ultimo decennio, l'archeologia si è sempre più qualificata, nei libri di testo adottati nelle scuole, come una disciplina essenziale per analizzate il passato e ricostruire imeccanismi

socialì ~d eccaomicì dell' antichità: l'esperienza intende ripropcrre.ai ragazzi imetodi d'Indagine e gli obiettivi di questa disciplina. facendoriproclurre, sul Campo, le fasi della ricercaurcheclogica,dello studio e della classificazione; speciale attenzione è dedicata, inoltre, alla riproduzione dei processi tecnologici primitivi.

Tempi.Da un minimo di tre a un massimo di cinque giorni. Simulazioni:Verranno condotte nel comprensorio dell' Areheodromo dell'Etruria Meridionale.SUpp011i didattici: Verranno forniti dagli istruttori e consisteranno di schede per documentare le varie attività

Formule possibili:

a. L'ARCHEOLOGIASULCAMPO

Temi ed esercitazioni pratiche.- la conoscenza del paesaggio: laricerca di superficie;- la stratigrafia archeologica: espe-rienza in UDO scavo simulato;- la ricerca sul campo: esperienza~:~~~n~~lfa);li etrusca di Pian Con-

- il laboratorio: esperìenzadìpuliziae assemblaggìo della ceramica;- lo studio: esperienza di riconosci-mento e schedarura della ceramica;-I'anaììsì. ricerca pilotata nella ne-cropoli di Cerveteri;a rlchlesta degli insegnanti: lezioniintegrative su aspetti storici e cultu-ralì delle civiltà dell'Italia antica.

b. IL LABORATORIODEL MINATORE

Temi ed esercitazioni pratiche:-Ia conoscenza del territorio mine-rario: visita alle miniere di allumedei Monti della Tolfa;- il riconoscimeoto dei minerali:esercitazioni sui campioni;-te fasi di lavorazione dei minerali:la costruzione del forno siderurgico;- la sperimentazIone dell' allume edel ferro: la bollitura e la fusione;- la vita quotidiana dei minatori: gliutensili.

Il LABORATORIO DEL MINA-TORE è panìcolarmerne consiglio-to per gli istituti tecnici

ARCHEOLOGIA E AMBIENTEIN COLLABORAZIONE CON ~ WW'F IAZIO

L'elevato valore naturalisticcdei Monti della Tolfa è alla base di questaproposta, che intende accostare alla conoscenza dell' ambiente alcuni aspettidell'interazione dell'uomo preistorico ed etrusco con le risorse offerte dalcomprensorio

Tempi: Da tre a cinque giorni. Temi da svilupparet

a. COSTRUZIONEDI SENTIERI NATURA

c. LABORATORIO DI CERA.l\1ICAANTICAL'esperienza intende proporre ai partecipanti un'introduzione alla tecno-"

logia della ceramica antica, mettendo in pratica le fasi della lavorazionedell'argilla, della confezione dei vasi e della cottura in forno.

li Laboratorio di ceramica antica si svolge nell'arco di 5 giorni ed èsuddiviso nelle sgucnti opzioni:

d. LABORATORIODI RESTAURO

L'esperienza intende promuove-re la conoscenza di base delle tecni-che di restauro della ceramica anti-ca, attraverso la rlproposlzione del-le fasi di pulizia, riconoscimento,assemblaggio ed incollaggio delmateriale ceramico; il lavoro di la-boratorio viene integrato con lezio-ni sulle principali produzioni cera-

~l~~~~r:a~~~f~Z:~is~o~! ~:e~cìoevo.

Durata prevista: 3 giorni.L'iniziativa è coordinata dal dr.

Alberto Maz.;:;oleni, restauratore,responsabile del Laboratorio di re-stauro del GAR.

1. La ceramicaprotostorica

La ceramica d'impasto rappre-senta il primo livello tecnologicoraggiunto dalle comunità dell'Italiaprotostorìca. L'esperienza si prefig-ge dì arrivare a comporre un servi-zio domestico o un corredo funebreprotostorico, realizzato nella tipolo-giadell'etàdetBronzo,documenta_fa sui Monti della Tolfa.

Illaboratorio è integrato da lezio-ni di ìnquecremezmo culturale sullaprctcsroria della zona ed eartìcolatonelle seguenti fasi:a) ricerca e identificazione dell'ar-gilla;b) preparazione dell'impasto;c) esecuzione della forma;d) decorazione dei vasi;e) cottura all'aperto.

2. La ceramicaetrusca

La ceramica etrusca costituisceuna tappa fondamentale nello svi-luppo tecnologico dell'Italiapreromana. TI laboratorio mira a ri-produrre le due classi più rappresen-tative della ceramica etrusca, cioè ilbucchero e l'impasto rosso, arrivan-do alla confezione di un servizio dabanchetto, che veniva di nonna de-posto nella tomba per accompagna-re il defunto ..

L'esperienza è integrata da lezio-ni di inquadramento culturale sullaciviltàetruscadeì Monti della Tolfaed è articolata nei seguenti punti:a) esecuzione di forme al tornio;b) decorazione dei vasi;c) preparazione-di un piccolo forno;dj cottura.

ADOTTIAMO UN MONUMENTOFìnalìtà: L'esperienza intende

comunicareai ragazzi l'eccezionalevalore storico e culturale dei patri-monio archeologico italiano, inse-gnando loro ad operare attivamentepersalvaguardareeatimolare lapro-tezione dei monumenti; i ragazzientreranno in contatto con un monu-mento attraverso (a formula del-t'adozione, che comporterà un lavo-

~~i~~~u:e:p=::!! r:-~~:-:------,del monumento ed un pro-getto finale di valorizza-rione.

Tempi: Da un minimodi tre ad un massimo dicinque giorni.

Supportididattici:Pereffettuare l'adozione, èopportuno che gli inse-gnanti preparino in prece-denzai ragazzi sul periodostorico che interessa ilmonumento e concordinocon gli isrruttorl la raccol-ta della documentazione.

Esperlenze previste:Scelta del monumento

Temi: riconoscimento e Ideutifi-cezlone dellaflora;uso dei sensi peresplorarel'ambiente;costruzionedicartellini floristicie di pannelli sullabiologia e sul funzionamento del-l'ambiente; elaborazione dei dati,delle osservazioni e delle ìmpres-sioni raccclte.

Temi: ricercaeidentificazionedeiminerali; studio delle tecniche diestrazione dei minerali; fauna e flo-ra nelle cave di aljume.

b.L'UOMOEL'A.l\iBIEN1'JJ

Temi: topografia degli insedia-menti; forme di abitazione; tecnolo-gia dei materiali edilizi e di uso.domestico; l'allevamento e la cac-cia; l'agricoltura e l'alimentazione.

(nell'ambito dell' Arcbcodromodell'EtruriaMeridionale);ripuliturae ripristino; il rilievo: la documenta-zione grafica; lafotografia: la docu-mentazione perimmagini; la ricer-ca: lo s.tudio del monumento; il pro-getto: li recuperc e la valorìzzaaìc-ne; Ia mostre: elaborazione del ma-teriale ed esposizione presso lascuola

Fig. 35 Allumiere, Tolfa e S. Marinella (Roma): il progetto "Archeodromo dell'Etruria Meridionale" con le offerte deilaboratori didattici (1995)

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Page 22: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

ria Meridionale", attivato alla fine degli anni'90 nella Provincia di Roma (ENEI et Alii 1995;1998).L'Archeodromo è stato, in sintesi, un tentativodi agganciare tre Musei Civici (rispettivamen-te Allumiere, Tolfa e Santa Marinella, compre-si dalla Regione Lazio nel Sistema Musealedell'Area Cerite-Tolfetana), ai siti archeologicidel comprensorio, per mezzo di itinerari tema-tici e ragionati.Il ruolo dei laboratori archeologici nella corni-ce delle attività promosse dall'Archeodromo èstato sostanziale: oltre all'archeologia speri-mentale in senso stretto, si è avuta l'opportu-nità di inserire la sperimentazione nella rico-struzione di particolari aspetti della vita socia-le dell'antichità, contenuti nelle iniziative lega-te ai campi scuola e alle settimane archeologi-

e/7eper i più giova!7i (ffg. 35)

Esistono tuttavia progetti (di fatto ancora adun livello non avanzato di elaborazione) neiquali la formula della valorizzazione non èesclusivamente archeologica, quanto piuttostoabbinata ad altre chiavi di lettura e di promo-zione del territorio: un'occasione che offre gran-di possibilità per la ricerca e la sperimentazio-ne, su una dimensione di sistema, può esserequella inserita sulle cosiddette "Strade de!Vino". Le "Strade del Vino" sono comprensonnei quali il paesaggio e i caratteri della produ-zione vitivinicola si associano a particolari for-me di identità culturali, sviluppate nel corso deltempo grazie alle produzioni agricole: il casoofferto da questa iniziativa di promozione viti-vinicola sembra particolarmente adatto a for-me di valorizzazione integrata per varie ragio-ni:

1. la "Strada del Vino" raccoglie attraverso as-sociazioni o consorzi gli Enti territoriali e i pro-duttori di una certa area di produzione DOC oDOCG, creando così una sorta di comparto cheè in qualche modo definito e perimetrato daiconfini dei Comuni inclusi, pur non essendostato determinato da alcuno strumento urba-nistico;

2. la "Strada del Vino" è la classica formuladi valorizzazione "leggera", in cui gli elementida far emergere possono essere collegati dauna rete costruita sulla viabilità, sulla sen-tieristica o altrimenti prevalentemente sullasegnaletica, in un sistema che in ogni casopossa far risaltare chiaramente, pur nell'am-

bito di territori comunali diversi, analogie ediversità delle componenti inserite negli iti-nerari integrati;

3. il fine è quello di uscire dall'abusato trino-mio promozionale "arte, natura e cultura" perfornire invece un esempio di identità del com-prensorio nel quale uno dei principali motivi disviluppo (o altrimenti di recessione nei periodidi crisi), sia individuabile proprio nei caratteridel paesaggio agrario, modellato dalla produ-zione vitivinicola o olearia (fig. 36).

6.1. La vitivinicoltura etrusca e le reti integratein Maremma: il caso di Archeovino (Scan-sano) nella valle dell'A/begna

Le idee che seguono fanno parte di un proget-to di massima pensato da chj scrive (nella cor-

nice dei seminari dell'insegnamento di Muse-ologia e Museografia dell'Università di Siena)per il Comune di Scansano (Grosseto), con Ilfine di promuovere un'immagine storica e cul-turale di quel territorio, oggi interessato da una

lt;ngo le strade del oino,11110 oacansa tra natura, arte

e tanta stona

Fig. 36 Valle dell'Albegna (Grosseto): cartogré!fia con.estensione delle zone ODC nella Strada del Vmo Collidi Maremma (1999) (cortesia Associazione Strada delVino Colli di Maremma, Scansano)

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Page 23: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

produzione vitivinicola in forte espansione cheha suggerito, tra l'altro, la creazione in loco diun Museo del Vino (FIRMATI2001).Ammesso che per valorizzazione si intenda"ogni attività diretta a migliorare le condizionidi conoscenza e conservazione dei beni cultu-rali e ambientali e ad incrementarne la fruizio-ne", (D.L. 112/1998, art. 148), la difficoltà mag-giore consiste di solito nel progettare una va-lorizzazione integrata delle risorse di un terri-torio comunale: la tendenza corrente, infatti, èquella di considerare i vari aspetti dell'ambien-te, della storia, dell'archeologia, dell'architet-tura, dell'urbanistica e dell'etnografia in modoautonomo e non comunicante; una consuetu-dine dovuta alla separazione tra questi saperi,promossa e sostenuta dai centri di formazionee di educazione (come la Scuole e l'Universi-tà), e tutelata dallo Stato con leggi e istituzionidiverse (Ministero per i Beni e le Attività Cultu-rali, Ministero dell'Ambiente ecc.).

Con tali premesse, si prospettano perciò leseguenti opzioni:

1. Una concezione tradizionale che si manife-sta nell'istituire musei (archeologici, artistici odemo-etno-antropologici) e/o altrimenti nel "rnu-seificare" i siti archeologici più rilevanti che in-sistono su un territorio comunale, rendendolivisibili con una segnaletica apposita. L'integra-zione tra museo e siti esterni è comunque mol-to bassa: la percezione da parte del visitatoreè quella, abbastanza usuale, della fruizione dirovine in un "bel paesaggio di Maremma";

2. Una concezione innovativa, che dovrebbeal contrario tendere a sviluppare un sistemaintegrato di valorizzazione in tutto il territoriocomunale scansanese, sviluppando il rappor-to centro-periferia (cioè dal centro abitato allearee periferiche di tutta l'area), proponendola restituzione dell'identità culturale e ambien-tale del comparto, con la ricostruzione dei pro-cessi storici e tecnologici che ne hanno de-terminato la storia e l'attuale assetto. I mezziper giungere alla trasmissione delle informa-zioni sono vari: itinerari attrezzati con waysi-de exhibits, centri di servizi e documentazio-ne, aree di archeologia sperimentale, inter-connessioni con le strutture turistiche, ricetti-ve e produttive dell'area, in linea con l'ideadella valorizzazione "per distretti", perseguitadagli economisti della cultura (VALENTINOetAlii 1999).

Non si tratta di istituire un parco (quindi non cisono strumenti urbanistici diversi da quelli giàattivati per l'amministrazione corrente dei vin-coli comunali) e le necessità della tutela ar-cheologica sono limitate ai musei già esistentie ai siti archeologici. Dal punto di vista dellagestione, perciò, è possibile contenere nei co-sti già previsti la conservazione e la custodiadei reperti nei musei e la manutenzione dei sitiarcheologici. Il criterio generale della valoriz-zazione è quello sistemico della rete museale:non vi sarà soltanto più il "Museo Civico Ar-cheologico" o il "Museo del Vino", ma questidiverranno i poli direzionali di un museo diffu-so, che tenterà di ricostruire e riproporre, al-meno in parte, l'identità storica e sociale delterritorio scansanese e dei Comuni limitrofi,insistenti sulla Strada del Vino dei Colli di Ma-remma, attraverso l'evoluzione e le stratifica-zioni dei suoi paesaggi (si rimanda a DETII1998, per la formazione del paesaggio scan-sanese di età moderna e contemporanea).È superfluo osservare come non si possa di-stinguere una produzione vitivinicola anticacoincidente esattamente con l'attuale esten-sione dei territori comunali: il criterio perciò saràquello di distribuire in maniera coerente e quin-di di organizzare la fruizione dei temi nella cor-nice del sistema, già esistente, della Stradadel Vino dei Colli di Maremma.Si potrebbe avere così una proposta di valo-rizzazione incentrata sul vino a Scansano,definita in via sperimentale e provvisoria "Ar-cheovino": è auspicabile che una logica di si-stema porti a promuovere in seguito una sortadi parco tecnologico comprensoriale, incentratosu tematiche produttive (olivicultura, tecnica-casearia ecc.), nei Comuni limitrofi.

6.2. Una proposta per ricostruire una fase del-la storia etrusca nella valle dell'Albegna

Tra il VII ed il 111 secolo a.C., questo settoredella Maremma e l'area scansanese in parti-colare costituivano un tassello del versantenordoccidentale del distretto vulcente: il terri-torio della potente città etrusca era verosimil-mente protetto da un sistema difensivo (unavera e propria frontiera), i cui valichi d'acces-so erano controllati da santuari e abitati di pia-noro. Il centro di Ghiaccioforte (documentatonel Museo Civico Archeologico di Scansano),dovrebbe rientrare in questa logica di confine:le ricerche già effettuate e quelle in corso han-

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Page 24: Archeologia sperimentale e parchi archeologici*

no messo in evidenza alcuni dei caratteri tipicidel sito di altura, posto a controllo della valledell'Albegna e allineato ai centri di Talamone,Doganella-Kalousion, Magliano e Saturnia al-l'interno (tra la vastissima bibliografia sull'ar-gomento, mi limito a proporre i più recenti PER-KINS 1999; TAMBURINI 2000; FIRMATI 2001).È evidente come le possibilità di comunicareal pubblico i caratteri del comprensorio potreb-bero aumentare in modo consistente, se que-sto fosse inserito in un sistema di valorizza-zione che ne trasmetta la ragion d'essere e lafunzione storica. La ricostruzione del tessutoe della cultura della frontiera (si trattava di unasorta di cerniera tra l'Etruria meridionale el'Etruria centrale) accrescerebbe, da un lato,la leggibilità del territorio, dall'altro l'identità diun sito che altrimenti non potrebbe essere in-terpretato e ben distinto rispetto ad altri (per-ché, ad esempio, privilegiare la visita di Ghiac-cioforte rispetto a Roselle, Vetulonia o Popu-lonia, che sono più estesi e decisamente piùrilevanti sotto il profilo archeologico?).L'altra potenziale chiave di lettura è quella pro-duttiva: questo settore del cornparto vulcenteera già un fortissimo esportatore di vino nel VIsecolo a.C., distribuito fino alle regioni dei Celtiattraverso rotte tirreniche e liguri che toccava-no il porto focese di Massalia e i centri indigenidel Golfo del Leone. È evidente come, in ter-mini di una valorizzazione consapevole e giu-stificata sotto il profilo storico, uno degli obiet-tivi potrebbe essere quello di ricostruire e pro-porre alla fruizione alcuni segmenti della pro-duzione vitivinicola e olearia (etrusca e suc-cessivamente anche romana), che la ricercaarcheologica ha documentato con grande det-taglio nella valle dell'Albegna.L'idea "forte" per collegare tale forma di val0-

rizzazione ad un'effettiva consistenza storicadella Strada del Vino dei Colli di Maremmapotrebbe essere contenuta in una domanda,tutta da verificare sul piano scientifico: oggi iconfini delle aree di produzione del Morellinodi Scansano, del Bianco di Pitigliano, del Per-rina e dell'Ansonica coincidono grosso modocon la valle dell'Albegna e quindi con l'anticafrontiera vulcente: esiste una ragione storicaper questo fenomeno e se esiste, perché nonfame uno dei motivi conduttori della valorizza-zione?L'incremento di valore nell'identità dell'areasarebbe notevole, considerando il fatto che lazona non offre contesti archeologici di rilevan-

'=

za paragonabile a quella dei grandi centri etru-schi e romani dell'area tirrenica: è tuttavia evi-dente per confermare o smentire l'assunto dipartenza, la necessità di condurre un'indagi-ne a ritroso sulla coltivazione della vite e sul-l'impiego di determinati vitigni nel Medioevo enel periodo romano, fino alle forme più anti-che di viticoltura etrusca e protostorica: un pro-blema articolato che potrebbe essere affron-tato con le odierne tecniche diagnostiche del-l'archeologia dei paesaggi in stretta connes-sione con le indagini paleoambientali. Questaconcezione della valorizzazione (che partedalla fisionomia attuale di un territorio per rico-struirne l'identità storica) può essere in teoriadilatata in un percorso a ritroso dall'età con-temporanea alla protostoria, per scoprire laforma e la ragion d'essere del paesaggio odier-no, attraverso l'evoluzione dei suoi caratterioriginali.

Pino PULITANI

Appendice

Si presentano in queste schede i dati tecnicirelativi al vasellame ricostruito nel 2001 per lasperimentazione della cottura delle focacce(Iiba) di farro e per la conservazione degli ali-menti con il sistema "pot in pot'. È opportunosottolineare come in questa sede si offre sol-tanto la sequenza delle fasi per rendere piùchiaro il procedimento del sistema "poi in pot',riservandoci di effettuare la sperimentazionerelativa alla conservazione degli alimenti perabbassamento della temperatura interna, fa-vorito dalla sabbia umida, in altra occasione(figg. 23-24 e 26-30).

1. /I testum/testu per la cottura dellibum nonlievitato

Le due forme ricostruite sono varianti dimen-sionali (rispettivamente di medie e grandi di-mensioni), di un tipo latino, presente nell'abi-tato dell'Acqua Acetosa-Laurentina (RM) e as-segnato da Alessandro Bedini all'età tardo-ar-caica e classica. È stato possibile effettuare laricostruzione delle due forme, grazie alla do-cumentazione grafica cortesemente fornitadallo scavato re e in base alla conoscenza or-

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mai acquisita su forme di questo tipo, da altricontesti latini ed etrusco-meridionali.1.1. Bacino con vasca tronco-conica con bordolievemente ingrossato; fondo piano con quattroprese a linguetta con scanalatura al centro edapicature ai margini, complanari al fondo; unforo passante di sfiato è stato praticato all'at-tacco tra la parete ed il fondo; inornato.Diametro orlo: 35 cm; diametro base: 25 cm;altezza: 9 cm; diametro foro passante: 1.5 cm.1.2. Bacino con vasca tronco-conica con bordolievemente ingrossato; fondo piano con quattroprese a linguetta con scanalatura al centro edapicature ai margini, complanari al fondo; unforo passante di sfiato è stato praticato all'at-tacco tra la parete ed il fondo; inornato.Diametro orlo: 49 cm; diametro base: 36 cm;altezza: 11 cm; diametro foro passante: 2 cm.

2. Le alle ovoidi per la conservazione di ali-menti con il sistema "pot in pot"

Le quattro forme ricostruite sono varianti di-mensionali (raggruppate in coppie), di un tipoetrusco-meridionale, documentato nel centroetrusco di Piana di Stigliano (Canale Montera-

o, RM), un grande sito produttivo dell'entro-erra di Caere, frequentato tra l'inizio del VI einizio del V secolo a.C. Il tipo della grandelIa vi è attestato con un grande numero di

emplari, tra i quali sono stati tratti i due cam-. ni ricostruiti, di grandi dimensioni. La varian-

con bordo estroflesso, corpo ovoide e fon-I-=.J:::,;,;ia;;;,;n.;.:o,privo di anse a maniglia, è ben noto

in tutti i contesti abitativi dell'area etrusco-me-ridionale, latina e sabina.2.1. Grande olia con corpo ovoide, bordo estro-flesso ed orlo lievemente ingrossato, fondopiano; inornata.Diametro esterno orlo: 24 cm; diametro in-terno orlo: 20 cm; diametro base: 15 cm; al-tezza: 33 cm; diametro massima espansio-ne: 31 cm.2.2. Grande alla con corpo ovoide, bordo estro-

flesso ed orlo lievemente ingrossato, fondopiano; inornata.Diametro esterno orlo: 39.5 cm; diametro in-terno orlo: 34 cm; diametro base: 17 cm; al-tezza: 50 cm; diametro massima espansione:46 cm.2.3. Grande alla con corpo ovoide, bordo estro-flesso ed orlo lievemente ingrossato, fondopiano; inornata.Diametro esterno orlo: 29 cm; diametro inter-no orlo: 24 cm; diametro base: 11.5 cm; altez-za: 41.5 cm; diametro massima espansione:35.5 cm.2.4. Grande alla con corpo ovoide, bordo estro-flesso ed orlo lievemente ingrossato, fondopiano; inornata.Diametro esterno orlo: 44 cm; diametro inter-no orlo: 37 cm; diametro base: 23 cm; altezza:54 cm; diametro massima espansione: 55 cm.Tutti i vasi sono stati fabbricati impiegando ar-gilla non decantata, naturalmente ricca di sol-fato di calcio, proveniente dalla valle del Teve-re (Monterotondo); l'argilla è stata impastatacon sabbione vulcanico finemente tritato, al finedi irrobustire i vasi in fase di cottura e di au-mentarne la capacità refrattaria. Tutti gli esem-plari sono stati lavorati al tornio lento e nonsono ingubbiati: si è proceduto alla cotturadopo un'essiccazione media di 20-30 giorni inlaboratorio. La cottura è stata effettuata in for-no a gas, con un ciclo completo di 8 ore, aduna temperatura massima di 8500 C .

* Desidero ringraziare Gianni Ciurletti e gli amici dell'UfficioBeni Archeologici della Provincia di Trento per l'invito ad in-tervenire al Convegno di Comano Terme-Fiavè e per la di-sponibilità ad attendere e ad accogliere un testo corposo pergli atti; particolare gratitudine va al dotto Alessandro Bedini,della Soprintendenza Archeologica di Roma, per aver corte-semente fornito la documentazione relativa ai "bacini tipo S.Omobono", i cui disegni sono serviti per la ricostruzione del-la forma vascolare. Giovanna laneselli, Silvia Paradisi ed Ele-na Ramerini mi hanno aggiornato sulla bibliografia e sulleinformazioni raccolte on fine sui parchi archeologici europeie sulle attività di archeologia sperimentale che vi sono prati-cate.

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The archaeological park ìs an integrated form of conservation and exploitation of the cultural heritage whichis stili little used in our country: indeed there is no single unequivocal profile which identifies the various types ofpossible parks, which are often conceived in very different ways according to the composition and different experienceof the planning staff. Whereas European structures in the field of experimental archaeology in many countries maycount on consolidated experience regarding the relationship between parks and experimentation (which often takesconcrete form in the demonstration of processes or in the reconstruction of buildings and environments), as well asin the training and education sector, the Italian panorama is stili relatively poor in terms of integrated experiences.Hence it has been attempted to bring together the main points and the formats offered in terms of experimentalarchaeology at European level: the scientific contribution made by archaeologists in the planning ano managementof these activities has been recoqnised as having particular value, in order to avoid the risk of "Disneyfication". A riskwhich appears inevitable in our country, where confllcts in jurisdiction (between public institutions) and insufficientclarity concerning the educational role of applied archaeology are leading to the creation of very successful themeparks. Some British examples of urban archaeology have nevertheless led to the conception of projects with a highcultural value, such as in the recent case of the Elizabethan Globe Theatre, reconstructed using experimentaltechniques and adopted for performances of plays dating back to the era.In its second part the paper considers the potential of experimental archaeology in terms of conscious enhancementand exploitation of the archaeological landscape, closely linked to disciplines concerning the theory of productionand consumption of goods, such as environmental archaeology and archaeology of production. The capacity toreproduce production cycles linked to the preparation of certain foods is proposed as a potentially successful elementof experimentation, both within the context of area projects destined for the creation of archaeological parks and asregards projects related to the establishment of parks dedicated to production teckniquee from the era. In this contextcloser collaboration is to be hoped far between the different forms of archaeology (environrnental, production andexperimental) and contemporary ethnographic and anthropological research, for which some case-studies arepresented, related to the making of bread and the conservation of fresh food. In the long-term, archaeological researchis also establishing the origin and method of preparation of certain traditional ltalian foods: the cultural consequences(but also the consequences in terms of economie development at locallevel) which may result from the research andfrom applications aimed at defining the "archaeology of the typical product" can today only be guessed al. Finally,some guidelines for the "Iight" exploitation of a geographically distinct area such as the valley of Albegna (Grosseto)are presented. Here the promotion of modern-day wines, through the "Strada del Vino", supports the wider andintegrated exploitation of archaeological sites and of the landscape.

ANDREA ZIFFERERO

Dipartimento di Archeologia e Storia delle ArtiUniversità degli Studi di SienaVia Roma, 561- 53100 SIENAe-mail: [email protected]

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