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MASTER NAZIONALE MINIBASKET Corso di Aggiornamento riservato a 32 Istruttori Nazionali Minibasket Bracciano (RM) 17 – 20 Luglio 2014 Docenti Formatori: Maurizio Cremonini, Lucio Bortolussi, Roberta Regis APPUNTI TECNICI Estensore: Istruttore Nazionale Minibasket Guido De Alexandris

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MASTER NAZIONALE MINIBASKET

Corso di Aggiornamento riservato a 32 Istruttori Nazionali Minibasket Bracciano (RM) 17 – 20 Luglio 2014

Docenti Formatori: Maurizio Cremonini, Lucio Bortolussi, Roberta Regis

APPUNTI TECNICI

Estensore: Istruttore Nazionale Minibasket Guido De Alexandris

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Presentazione

MASTER 2014: UN VIAGGIO DALLE PRIME CONOSCENZE ALLE COMPETENZE…

Questa dispensa è il frutto di un lungo cammino, tratteggiato a piccoli passi, dieci mesi di sacrifici e di fatiche e finalmente il traguardo è stato varcato. Sì… perché gli impegni sono tanti, il lavoro che assorbe una sostanziosa fetta del mio tempo e a seguire tutti gli altri doveri… ma sono soddisfatto di aver concluso, senza alcuna pretesa editoriale e soprattutto senza fini di lucro, un elaborato che, senza presunzione, ritengo possa tornare utile agli altri colleghi.

Il Master di Bracciano è stato sicuramente un’esperienza esaltante e proficua. Ritrovare ancora una volta docenti eccezionali come Maurizio Cremonini, Lucio Bortolussi e Roberta Regis non può che trasformarsi in un momento di straordinaria crescita professionale e culturale. Ascoltare gli insegnamenti di questi tre “vip” del Minibasket nazionale è come scoprire tesori nascosti, una storia che si ripete ma che è sempre nuova, perché sgorga come una sorgente nuova, per la loro capacità di conquistare i discenti con la profondità d'intelligenti insegnamenti, di efficaci consigli e di sagge riflessioni.

Incontrarsi e confrontarsi con altri Istruttori Nazionali Minibasket provenienti da tutta Italia è stata un’esperienza assai produttiva sia sul piano umano sia, ovviamente, su quello tecnico. In questo senso colgo al volo una sottolineatura di Maurizio Cremonini nella sua presentazione: “Perché un Master? Per migliorare le competenze degli Istruttori Nazionali, per consolidarne il senso di appartenenza, per gratificarne il ruolo e per far sentire l’Istruttore Nazionale un Istruttore speciale”.

Il resoconto tecnico di questo Master si snoda, con minuziosa descrizione dei dettagli, attraverso il viaggio che parte dai 6 anni per arrivare agli 11-12 anni, ovvero dalle Prime Conoscenze alle Competenze, per capire quale sentiero un Istruttore deve seguire nel suo

percorso d’insegnamento del Minibasket.

Un “viaggio” che è occasione di riflessione per tutti gli Istruttori, come nel percorrere un sentiero che porta a un laghetto o a qualche pieve immersa tra i boschi o ad un prato di montagna. Istruttori che ci credono fino in fondo e cercano di sviluppare il loro progetto con forza e determinazione. Forza, determinazione, coraggio, curiosità, fermezza: tutte qualità ed emozioni da viaggiatori, da esploratori, con l’accesa speranza che questa sfida sia come una consacrazione, una sorta di rito per consentire loro di tuffarsi nelle palestre e nelle responsabilità che essa comporta.

Il viaggio dalle Prime Conoscenze alle Competenze costituisce l’essenza della nuova e aggiornata bibbia del Minibasket, frutto dell’intelligenza e delle fatiche dell’intero staff federale nazionale Minibasket che fa capo a Maurizio Cremonini. Una bibbia che conserva quel carisma tipico di parole che hanno un valore, quel valore che non può lasciare distaccati, ti conquista, ti immerge in un mare che onda dopo onda ti coinvolge nelle sue pieghe e nei suoi risvolti per poi restituirti alla spiaggia fantastica, nuovo e rigenerato. È una bibbia dallo spirito giovane, che appassiona, che regala nuova luce e é fatta per sognare o per portare i sogni e i sogni di libertà, soprattutto nel rispetto dei bambini, nella realtà di ciascuno.

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E ora... sognate di specchiarvi di fronte all’immensità del mare: non desiderereste di tuffarvi nella sua attraente trasparenza? Allora dovete assolutamente leggere questo testo, per la stessa esigenza e per lo stesso desiderio di quel tuffo nell'acqua tiepida ed accogliente... per la stessa voglia di immergervi in quel velluto azzurro brillante in cui, come uno scrigno damascato e prezioso, arricchito dal suo contenuto di perle uniche, è cullato il sapere...

Buona lettura!

Guido De Alexandris

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MASTER NAZIONALE MINIBASKET Corso di Aggiornamento riservato a 32 Istruttori

Nazionali Bracciano 17 – 20 luglio 2014

Programma.

Giovedì 17 luglio Arrivo e sistemazione entro le ore 15.00

Ore 16.00 Apertura del Master

(aula) - Presentazione programma - Obiettivi didattici e formativi - Osservazione delle Schede Tecniche

Ore 16.45 Analisi e Compilazione delle Schede Tecniche

- Dalle Prime Conoscenze alle Competenze

Ore 19.30 Termine attività

Ore 20.30 Cena

Venerdì 18 luglio Ore 09.00 Descrizione pratiche delle schede tecniche (palestra)

- Proposte pratiche dei gruppi di attività

Ore 12.00 Termine attività

Ore 13.00 Pranzo

Ore 15.30 Descrizione pratiche delle schede tecniche

Ore 19.00 Termine attività

Ore 20.30 Cena

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Sabato 19 luglio Ore 09.00 Dalle Prime Conoscenze alle Competenze (palestra) - Lezioni pratiche integrate (Cremonini – Regis)

Ore 12.00 Termine attività

Ore 13.00 Pranzo

Ore 15.30 Ambito Tecnico – Cognitivo (Cremonini - Regis) (palestra) - Dagli esercizi della Pallacanestro ai giochi del Minibasket

Ore 19.30 Chiusura del Master

Ore 21.00 Cena

Serata libera

Domenica 20 luglio

Ore 09.00 L’organizzazione e la gestione di un centro di Minibasket dal punto di vista fiscale

Ore 10.00 Ambito Tecnico – Cognitivo (L.Bortolussi)

(aula)

- Osservazioni sulla metodologia d’insegnamento

Ore 11.00 Ambito Tecnico (M.Cremonini)

(aula)

- Osservazioni sul modello di Minibasket di riferimento

Ore 12.00 Chiusura del Master

Ore 12.30 Pranzo Pomeriggio Partenza dei Partecipanti

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Master 2014 per Istruttori Nazionali MiniBasket a Bracciano

Si è svolto a Bracciano (Roma), dal 17 al 20 luglio, il Corso di Aggiornamento Master riservato agli Istruttori Nazionali Minibasket. Trentadue i partecipanti alla quattro giorni, arrivati da diverse realtà territoriali e con diverse esperienze e passioni, ma accumunati tutti dalla passione per l'insegnamento del gioco-sport della pallacanestro.

Durante il weekend lungo di lezioni lo staff dei Docenti del Settore Minibasket formato da Maurizio Cremonini, Roberta Regis e Lucio Bortolussi ha coinvolto i partecipanti in attività di riflessione e approfondimento sul modello di riferimento di insegnamento del Minibasket.

"Sono stati 4 giorni di grande lavoro pratico, con una forte motivazione "guida" - ha detto Cremonini, Responsabile del Settore Minibasket FIP -, quella cioè di recuperare il senso dell'appartenenza ad un impegno comune: insegnare il Minibasket al meglio, sempre".

Fonte: Minibasket FIP 21 Luglio 2014

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I DOCENTI FORMATORI

Maurizio Cremonini

CURRICULUM PROFESSIONALE

MAURIZIO CREMONINI

nato a Brescia il 18.06.1956. - Diploma di Ragioniere conseguito presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Abba” di Brescia nell’a.s.

1974/75 - I.S.E.F. presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia dal 1975 al 1978 - Allenatore di Pallacanestro dal 1978 - Istruttore Nazionale Minibasket dal 1981 - Allenatore e Responsabile Settore Giovanile e Minibasket della Pallacanestro Gardonese -

Gardone V.T. (Serie C/D) dal 1976 al 1986 - Allenatore della prima squadra e Responsabile del Settore Giovanile e del Minibasket nel Rovereto

Basket (Serie B) dal 1987 al 1988 - Responsabile del Settore Giovanile e del Minibasket nel Basket Brescia (Serie A) dal 1989 al 1992

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- Responsabile del Settore Giovanile e del Minibasket nella Pallacanestro Montichiari (Serie B) dal

1993 al 1997 - Responsabile Settore Giovanile e Minibasket della società Real Basket di Molinetto di Mazzano dal

1998 al 2003 - Responsabile tecnico delle Associazioni Culturali e Sportive “Insieme per Crescere” ed “Educare

Giocando” - Fondatore e Responsabile Tecnico della Società Sportiva Lions Basket School Brescia dal 2003 - Docente per la Federazione Italiana Pallacanestro settore Minibasket nei Convegni Internazionali

di: Lussemburgo nel 1998 - Francoforte (Germania) nel 1998 e 1999 - Manresa (Spagna) 2007 –

Helsinki 2010 - Salò 2008/2009 e 2010 - Docente per la Federazione Italiana Pallacanestro settore Minibasket di numerosi Clinic e corsi di

formazione e aggiornamento su tutto il territorio nazionale per Istruttori Nazionali di Minibasket e

insegnanti di scuola primaria e secondaria - Docente nei Corsi Nazionali di Aggiornamento della Federazione Italiana Pallacanestro per i

Docenti di Scuola Primaria e Secondaria di 1° grado - Autore di numerose dispense e libri per conto della Federazione Italiana Pallacanestro:

- Conoscere ed insegnare il Minibasket

- Tutti i segreti del Minibasket

- L’emozione, la scoperta ... il Minibasket

- Il Minibasket : l’emozione, la scoperta il gioco - Autore per la Provincia di Brescia – Assessorato allo Sport del testo sull’Educazione Motoria

dedicato ai Docenti della Scuola Primaria “Educare Giocando” - Esperto e responsabile di progetti di educazione motoria con numerose Direzioni Didattiche della

città (1° Circolo) e della Provincia di Brescia (Mazzano – Botticino – Carpenedolo – Ospitaletto –

Bedizzole) e di province limitrofe (Verona – Lodi) - Coordina e realizza da oltre 5 anni il Progetto “Corpo, Musica e Palla” per la Direzione Didattica di

Flero - Master in Relazione e Comunicazione Didattica nella Pallacanestro alla Scuola Italiana di

Psicologia Integrata di Casoria (Napoli) nel 2004 - Tecnico Federale per la Federazione Italiana Pallacanestro Settore Minibasket dal 1998 - Premio Nazionale “Tricerri” come migliore Istruttore di Minibasket in Italia per l’anno 1996 - Responsabile Tecnico Nazionale per la Federazione Italiana Pallacanestro del Settore Giovanile

Minibasket e Scuola dal 2001

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Roberta Regis

ROBERTA REGIS

Diplomata all’ISEF di Urbino con la tesi sperimentale dal titolo “L’alfabetizzazione motoria nel Minibasket”, è allenatore FIP, Formatore CNA, Istruttore Nazionale Minibasket e Formatore Nazionale Minibasket. Fa parte dello staff tecnico nazionale Minibasket e del CONI di Ancona. Inoltre è stata responsabile tecnico del Settore Minibasket Aurora Jesi ed è Responsabile Tecnico Settore Minibasket del Nuovo Basket Ancona.

L'istruttrice Roberta Regis

al Fiba Europe Minibasketball convention

Fonte: basketmarche.it - 16/10/2014

Grazie a un suo tecnico che sta guadagnandosi di anno in anno attestati di stima per la qualità eccelsa del lavoro svolto, le Marche esportano il proprio prodotto oltre confine e con grande orgoglio accompagnano idealmente Roberta Regis al Fiba Europe Mini-Basketball Convention and U14 Get Together che si svolgerà nel prossimo week end in Polonia, a Varsavia. L'Istruttrice anconetana, componente ormai da anni anche dello Staff Nazionale Istruttori Minibasket oltre a essere punto di riferimento e uno dei coordinatori tecnici a livello regionale, farà infatti parte della delegazione che il Settore Tecnico della FIP manderà

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all'annuale appuntamento organizzato da FIBA Europe incentrato sull'attività del Minibasket ed esteso fino ai primi due anni del Settore Giovanile (U13 e U14). Fino al 2013 a questo meeting ha preso sempre parte solo ed esclusivamente il Responsabile del Settore Minibasket, in questa edizione invece lo stesso organo federale ha voluto estendere la convocazione anche a due istruttori nazionali in maniera che anch’essi possano confrontarsi con le altre realtà europee. Ed ecco quindi che accanto al nome di Maurizio Cremonini (Responsabile appunto del Settore) figurano i nomi di Roberta Regis e del pontino Fabio Bagni. Una convention nella quale saranno presentati i modelli di tre paesi con i quali ci sarà poi modo di confrontarsi e condividere magari gli aspetti più interessanti cercando poi di applicarli alle metodologie di allenamento attualmente in vigore. Sarà un momento di apprendimento quindi ma anche per far conoscere il mondo del Minibasket italiano e di casa nostra agli altri paesi europei con momenti di attività teorica uniti ad altri pratici. In tutto questo vedere incastonato il nome di Roberta Regis riempe di orgoglio chi l'ha vista crescere come istruttore fino a lanciarla in orbita continentale. "Sono ovviamente molto soddisfatta e piena di orgoglio nel poter partecipare a questo evento - dice la Regis proprio mentre sta ultimando le ultime cose prima della partenza - dal quale cercherò di apprendere tutto quello che può servire alla crescita di ogni ragazzo e bambino che ha il piacere di praticare il nostro sport." Buon lavoro quindi a Roberta Regis e ai suoi compagni di avventura dall'intero Comitato Regionale FIP Marche mai così orgoglioso di un suo esponente.

Ufficio Stampa FIP MARCHE

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Lucio BORTOLUSSI

Docente di educazione motoria, Istruttore Nazionale Minibasket, Formatore Nazionale Minibasket Settore Giovanile Minibasket e Scuola FIP, Coordinatore Tecnico Territoriale Friuli Venezia Giulia. E’ anche stato Allenatore di basket giovanile e basket senior (fino alla serie B femminile).

Lucio Bortolussi

Lucio Bortolussi il 6 maggio 2014 è venuto a trovarci e ha condotto una lezione con il nostro gruppo dei Mammut.

Bortolussi, oltre ad essere uno dei formatori più importanti del settore Minibasket italiano, è sopratutto un educatore. Per anni insegnante di educazione fisica, è stato anche preside delle scuole di Casarsa. Nel mondo della pallacanestro Lucio ha accumulato un’esperienza invidiabile: allenatore di squadre seniores ad alto livello maschili e femminili, allenatore settore giovanile e responsabile FIP del Settore Scuola Minibasket.

Di lui, oltre alla bravura come istruttore, ammiro la passione per l’educazione dei giovani.

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La lezione che Lucio ha proposto ai bambini è stata molto intensa e stimolante: i ragazzi sono stati coinvolti e attivi per tutta l’ora. Alla fine erano stanchi ma felici di aver avuto il privilegio di essere stati allenati da uno dei guru del Minibasket italiano.

Sicuramente inviteremo ancora Lucio e magari ci sarà ancora l’occasione di vederlo allenare i nostri piccoli allievi.

Fonte:

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L’estensore del presente testo:

Guido De Alexandris:

Qualifica CNA: “Allenatore Nazionale” (dal 1981), [in precedenza: “Preparatore Regionale” (corrispondente all’attuale qualifica “Allenatore di Base”) dal 1971; “Allenatore” dal 1976];

Qualifica Settore Minibasket: “Istruttore Nazionale Minibasket” (dal 2001), [inprecedenza: “Istruttore Minibasket” dal 1992];

Partecipante ai Master 2002, 2003, 2005 e 2014 per Istruttori Nazionali

Minibasket;

Insegnante di Easy Basket (dal 2013).

Attività tecnica:

Come giocatore ha militato nella trafila dei campionati giovanili e dei campionati minori a Viterbo. Ha iniziato l’attività di allenatore di settore giovanile maschile a Viterbo (Basket Viterbo e Libertas Viterbo) dal 1971 al 1975. Trasferitosi a Mestre nel 1975, ha allenato sempre squadre giovanili maschili, nell’ordine di tempo: Pallacanestro Giganti Zelarino, Canon Reyer Venezia; Basket Mogliano (squadre giovanili maschili e assistente allenatore della prima squadra in Serie D e poi in Serie C2); dal 1989 al 1999 a Marghera (VE) come Istruttore Minibasket ed allenatore di squadre giovanili maschili; dal 1999 al 2001 al Settore Minibasket della Panto Reyer Venezia; dal 2001 al 2008 come Istruttore Minibasket al Basket Mogliano. Dal Settembre 2008 al Settembre 2013 è Istruttore al Settore Minibasket Umana Reyer Venezia; dal 2012 al 2014 assistente allenatore al Settore Giovanile maschile Umana Reyer Venezia (Esordienti ed Under 13).

Incarichi conferiti dalla Federazione Italiana Pallacanestro:

• “Osservatore-CAF” al raduno di selezione della Nazionale “Cadetti” nel Giugno 1981 a

Gorizia; • Aiuto-Formatore allo Stage di 1° grado per giovani allenatori a Fiuggi (FR), Giugno-Luglio

1983; • Rilevatore ai Clinics Internazionali di:

Montecatini (Maggio-Giugno 1982 – Capo Rilevatori: Elio Pentassuglia); Bologna

(Maggio 1983 – Capo Rilevatori: Elio Pentassuglia); Firenze (Maggio 1985 – Capo

Rilevatori: Elio Pentassuglia);

Grado (Giugno-Luglio 1987 – Capo Rilevatori: Ettore Messina); Bologna (Giugno 1988;

Capo Rilevatori: Ettore Messina); Montecatini (Giugno 1989; Capo Rilevatori: Ettore

Messina);

Pesaro (Giugno 1990; Capo Rilevatori: Ettore Messina); Forlì (Giugno 1991; Capo

Rilevatori: Ettore Messina); Cervia (Giugno 1992; Capo Rilevatori: Ettore Messina).

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• Capo Rilevatori

- ai Centri di Alta Specializzazione maschile di Madonna di Campiglio: Settembre 1988,

Settembre 1989 e Luglio 1990 – Responsabile Tecnico l’allenatore della Nazionale A

maschile italiana Sandro Gamba e Agosto 1993 – Responsabile Tecnico l’allenatore

della Nazionale A maschile italiana Ettore Messina;

- ai Clinics Internazionali di Treviso (Giugno 1993 e Giugno 1994);

- al 1° Clinic Nazionale di MINIBASKET di Riccione (2-3-4 Giugno 1995).

• Formatore dei Corsi “Tecnici Regionali” per la provincia di Venezia dal 1985 al 1994.

• Partecipante al 4° Corso Nazionale per Formatori dei Corsi per Tecnico Regionale

(Madonna di Campiglio, 18-25 Luglio 1992; docenti formatori: Gaetano Gebbia e Ninì

Ardito).

Ha realizzato diverse pubblicazioni tecniche di basket e minibasket.

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Giovedì 17 luglio 2014 – Bracciano (RM)

Ore 16.00 Apertura del Master

(aula)

- Presentazione programma - Obiettivi didattici e formativi

MAURIZIO CREMONINI

La presentazione di questo Master non può prescindere dalle motivazioni per cui è nata l’idea di tornare a organizzarlo (i precedenti risalgono al 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005). Qualche mese fa, dietro varie sollecitazioni tra cui anche da parte di Istruttori Nazionali, nacque l’idea di realizzare il Master, mirato a migliorare le competenze degli stessi Istruttori Nazionali, a gratificarne il ruolo e far sentire l’Istruttore Nazionale un Istruttore speciale.

I motivi che sostengono il perché di un Master:

Aggiornamento. Voglia di aggiornarsi e confrontarsi con esperienze diverse.

Contaminazioni positive. Incontrare persone conosciute in occasione di corsi precedenti in ogni caso mette in atto azioni di conoscenza in relazione all’incontro. Lo scambio d’idee con altri Istruttori può offrire sempre spunti e stimoli per la propria attività. Questo è un meccanismo che è implicito, interno e sotteso alle dinamiche dell’aggiornamento.

Riconoscimento. Questo corso è riservato a Istruttori Nazionali, cioè per quelli che hanno seguito un percorso specifico di formazione e il riconoscimento è dare qualcosa anche in termini di atteggiamento esteriore.

Il Master è anche motivazione, lo è per voi Istruttori Nazionali, lo è per noi docenti, lo è per il movimento intero, per tenere in vita quel “pullmino che viaggia”.

Appartenenza a questo movimento con un ruolo e delle responsabilità che possono essere diverse e le responsabilità non sono soltanto quelle che derivano dal possesso di un ruolo. Responsabili si è non perché si è responsabili di qualcosa, come ad esempio responsabili regionali o perché si è docenti formatori. Si è responsabili nel momento in cui si mettono in atto azioni che dovrebbero riferirsi a un modello. L’aspetto peggiore si concretizza quando Istruttori o genitori si esprimono nei confronti del nostro Minibasket in chiave negativa. Spesso ci arrivano delle mail riportanti denunce di atteggiamenti non positivi, non corretti, non adeguati chiedendoci “Come mai? Dichiarate dei valori importanti e poi nel Centro dove ho portato mio figlio a fare Minibasket accadono episodi in contrasto con i principi dichiarati? E il protagonista è proprio un Istruttore Nazionale che ha anche il coraggio di fregiarsi di questa qualifica!”. Non è certamente piacevole ricevere queste “segnalazioni”. E’ un vero e proprio tradimento, dopo aver assegnato una qualifica più elevata a seguito di due settimane di corso, nel quale un obiettivo doveva pur essere prioritario. Abbiamo riposto la fiducia con la nomina di Istruttore Nazionale affinché il Minibasket possa esser descritto a un livello più alto, perché sono state riconosciute delle capacità, ma purtroppo, spesso, avviene il contrario.

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Obiettivi del Master

Obiettivi generali.

Descrivere. L’occasione dell’incontro è provare a sviluppare alcune descrizioni riferite al modello di Minibasket che stiamo cercando di diffondere negli ultimi anni. Tutte le azioni(Clinic Integrati, “Camminare Insieme”), tutti quegli interventi di aggiornamento esplosi in termine di comunicazione verso gli Istruttori, saranno compendiati in questi tre giorni che alla fine risulteranno tre giorni di attività a 360°. Questa sarà pertanto un’occasione per approfondire i modelli e i tempi che vogliamo mettere in campo oltre, certamente, anche a concedere spazio a momenti di discussione e di confronto. A volte, alla fine di un corso nazionale, qualcuno se ne ritorna a casa con più confusione piuttosto che con le idee chiare… “Mi hanno dispensato tanti insegnamenti, adesso la chiarezza me la devo ricercare io! E se vado a frequentare un Master di aggiornamento è perché ho bisogno di cercare ancora di più quella chiarezza”, quindi non è mai finita la ricerca della chiarezza. Accade anche a noi dello staff nazionale di discutere su determinati argomenti. Soltanto discutendo, ragionando, approfondendo si può aver chiaro quello che poi dobbiamo descrivere agli altri.

Contaminazione. E’ sinonimo di testardaggine: ci piacerebbe molto condividere questo significato, essere testardi come noi. Spesso, nelle partite di Minibasket, quante volte capita che uno dei due Istruttori s’impegna a essere coerente con il modello di riferimento, mentre sull’altra panchina l’altro Istruttore se ne infischia del modello e vince con uno scarto abissale la partita del campionato Esordienti! L’Istruttore sconfitto è consapevole che quello non è il modello corretto, coerente, giusto: quanti rospi, allora, da ingoiare! Occorre esser testardi e proseguire imperterriti, se ci crediamo, se coltiviamo dei sogni.

Conoscenze, abilità e competenze sono gli argomenti che affronteremo e approfondiremo.

Obiettivi didattici

L’approfondimento sul modello di riferimento. L’obiettivo, in termini di contenuto fondamentale, è prendere il modello, approfondirlo e discuterlo.

Conoscenza delle linee-guida. Le linee-guida sono chiare e fanno riferimento a tutti gli ambiti che compongono il modello socio-relazionale, il motorio-funzionale, il tecnico e il cognitivo. Linee-guida che sono gli obiettivi da raggiungere a 6 anni, quelli da raggiungere a 8, quelli da raggiungere a 10 e le competenze da raggiungere ad 11 anni.

Analisi dei punti forti che sostengono le azioni del modello. L’ultimo giorno, dopo aver sperimentato le pratiche sul campo, rifletteremo sulle linee-guida e sui punti forti che sostengono le azioni del modello e in particolare sarà affrontato l’aspetto metodologico a cura di Lucio Bortolussi, che è anche vice Presidente del Settore Scuola e nel nostro staff nazionale si occupa per l’appunto delle dinamiche in ambito metodologico. Roberta Regis si occupa dell’ambito tecnico specifico ed ha la responsabilità di Emilia Romagna, Marche e Umbria, Lucio ha la responsabilità di coordinatore del Friuli Venezia Giulia.

Conferma del quadro di riferimento culturale. Attraverso le osservazioni riferite, l’approfondimento sul modello, le conoscenze delle linee-guida e dei punti forti, provare a confermare il quadro di riferimento culturale perché vogliamo sentirci orgogliosi di avere questo come motivo. Noi facciamo della pratica in campo, cerchiamo di farla al livello qualitativo migliore possibile ma dietro c’è un disegno culturale che ha un valore superiore: far crescere delle persone usando il Minibasket come occasione, come

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strumento. Questo è il punto su cui dobbiamo sempre avere una certezza e quindi provare a cercare una convergenza da parte di tutti verso questo punto che è il modello culturale di riferimento.

Immagine di qualcuno che prova a mettere insieme i tasselli di un puzzle: le comunicazioni,

gli ambiti, le idee si devono comporre e non farle accasciare sul tavolo.

Obiettivi Formativi.

Disponibilità. Dal punto di vista formativo la proposta che riguarda voi è più come

persone che non come tecnici. Io mi auguro di avere da voi disponibilità al movimento, al

modello, al confronto, al dialogo, alla comunicazione, alla contaminazione. La vera

disponibilità è virtù di pochi, in particolare quella vera e coerente, cioè la disponibilità ad

ascoltare, a mettere in discussione il lavoro in palestra, a rivedere il proprio metodo. Accoglienza. Essere disponibili significa accogliere le idee, i pensieri, essere pronti a far

nostri i pensieri ed essere pronti a trasformarli in azioni nel nostro modo di fare. Crescere. La vostra crescita individuale sarà la crescita di tanti bambini che avete in

palestra e sarà la crescita di tutto il movimento.

“La somma delle nostre azioni fatte in modo adeguato e corretto produrrà un risultato importante”.

Prima il puzzle presentava un’immagine di seduti a un tavolo mettendo insieme i nostri

pezzi, questa immagine esprime aiuto nel senso che se non ci sei ti posso dare un aiuto io,

se mi ascolti, se hai fiducia in quello che io cerco di insegnarti.

“Non c’è mai stata la volontà di porre qualcosa, non ci sta accompagnando il

desiderio di un pensiero unico”.

Il dito puntato che si esprime in termini di “o si fa così, oppure…”. Ciascuno a casa propria

agisce come gli pare e piace e non si può negare questa libertà di fare….

… però “Ci sostiene la forza derivante dallo studio e dalla ricerca, la convinzione che

ciò che descriviamo non sia contestabile scientificamente”.

Lo abbiamo ripetuto quasi all’infinito: si possono avere modelli diversi d’insegnamento del

Minibasket. Qualcuno si ricorderà di alcuni miei interventi ad alcuni Clinic: si può pensare

che il Minibasket si possa fare anche in un’altra maniera, ad esempio proponendo la tecnica

a 8 anni. E’ una scelta, però quando uno ha a che fare con i bambini e fa una scelta,

dovrebbe dichiarare su quali testi ha studiato che quella è una scelta corretta. Non c’è! Non

esiste scienza che dichiara la tesi di insegnare tecnica a 8 anni, quindi quella è ignoranza e

siamo pieni nelle palestre di ignoranti! Allora: i dubbi…

“I dubbi, le perplessità, le critiche troppo spesso provengono dall’ignoranza o dalle

inadeguate logiche di opportunismo ed egoismo individuale”.

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Dietro alle dichiarazioni di alcuni che bisogna insegnare il Minibasket in un certo modo,

spesso, c’è peggio dell’ignoranza! Il voler ottenere qualcosa personalmente,

individualmente, egoisticamente, sfruttando i bambini! Se ne infischiano di quello che serve

ai bambini, a loro come Istruttori/allenatori serve soltanto vincere! Sono verità proferite da

anni ma almeno quando ci troviamo fra noi che emerga la condivisione, la convinzione di

quello in cui crediamo e nelle nostre palestre la coerenza: saremo 100 testardi. Gli ignoranti

sono 500? Combattiamo la nostra battaglia, perché la nostra è una battaglia giusta,

scientificamente non contestabile, il resto non vale niente.

“Dobbiamo trovare una forza e un’energia nuova e diversa ma dobbiamo trovarla e

viverla tutti insieme, con un approccio diverso!”

Se il Minibasket che vogliamo pertanto insegnare, quello che vogliamo descrivere ogni

giorno e che devono percepire i più giovani e meno esperti perché la nostra responsabilità è

avere in palestra spesso al nostro fianco degli Istruttori che hanno fatto una recente

formazione, quelli si devono assumere una responsabilità. Se quel Minibasket è un

Minibasket adeguato, scientificamente inattaccabile, moderno e integrato e qui troveremo la

condivisione, questo incontro può avere un senso. Se il Minibasket che abbiamo nella mente e nel cuore è veramente un Minibasket dalla parte

dei bambini, veramente! Se é sostenuto da un’onesta e coerente convinzione, questo nostro

incontro potrà essere utile. E ancora: se la vostra presenza è qui è perché vi sentite perennemente in viaggio, come

quel pullmino che ci ha accompagnato in tutte le slide era il viaggio che volevo

metaforicamente condividere con voi. Tutte le immagini che accompagnavano i pensieri,

quel pullmino che viaggiava ne ha attraversate di tutti i colori: acqua, tempesta, neve, è il

Minibasket rispetto alla pallacanestro! È così, ma è così da quando ho cominciato a farlo io,

da bambino e da quando ho cominciato a insegnarlo a 18 anni e ora ne ho 58! Sono 40 anni

che viaggio con il pullmino nella bufera! Crediamoci tutti, proviamo a farlo con gli adulti e se vi sentite anche voi perennemente in viaggio, questo nostro incontro potrebbe essere un

nuovo inizio per un viaggio ancora molto lungo da fare insieme. Con quest’auspicio vi dò il

benvenuto.

ROBERTA REGIS

Mi è gradito, in questa introduzione, presentarvi il nuovo testo di Minibasket perché come

Settore Nazionale abbiamo appurato che il testo attuale non è aggiornato soprattutto per il

linguaggio che noi stiamo utilizzando. Da un po’ di tempo continuiamo, infatti, a sostenere

dei concetti molto importanti come l’utilizzo dei fondamentali come strumento, l’obiettivo

delle capacità coordinative, le linee-guida, gli ambiti e altri. Il nostro libro di testo tuttora in

distribuzione rimane un percorso comunque importante perché i sostantivi come emozione,

scoperta e gioco non sono certamente da rinnegare per noi Istruttori ed è importante che

rimangano perché danno chiara l’idea di un intero percorso. Per essere però ancora più

incisivi sull’idea del Minibasket che abbiamo recentemente migliorato, indubbiamente si

rendevano necessarie delle modifiche e il libro di testo era proprio l’elemento più indiziato

per cui stiamo dettando, come staff nazionale, un nuovo libro che abbia le seguenti

caratteristiche.

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Un Istruttore di Minibasket, quando apre un libro nuovo, è solito scavalcare tutta la parte che

riguarda la teoria per arrivare subito alla parte dedicata ai giochi perché quando va in

palestra gli serve capire come presentare i giochi e a quali bambini. A fronte di questa

considerazione abbiamo concepito un testo che partisse dall’attività pratica ma comunque

sostenuta dai principi di riferimento. E’ importante, pertanto, che le esemplificazioni pratiche

sul campo s’arricchiscano di quei richiami che si collegano alla parte teorica. Per questo

motivo abbiamo chiesto ai componenti dello staff nazionale che si occupano di Metodologia,

Psicologia, Pedagogia e Biologia di essere in sostanza molto sintetici. Nella descrizione

pratica delle attività sono presenti sempre dei puntuali richiami a quella che in realtà è la

materia teorica.

Perché è importante presentare questo nuovo manuale? Perché se l’orientamento comune è

rivolto verso un’uniformità di linguaggio, che non si traduce in un pensiero unico, ma un’idea

di condivisione, è corretto e opportuno che tutti gli Istruttori Nazionali s’impegnino a

condividere questo nuovo prodotto. Una novità succulenta è che ogni gioco del libro sarà inserito in una scheda.

Diagramma 1

Disegno della situazione (Diagramma 1): questa, per esempio, è una situazione di 3>3 in

cui il potere è a uno dei tre attaccanti (in questo caso l’attaccante n. 3).

Nel momento in cui (3) parte, decide il canestro in cui attaccare, quindi la denominazione

del gioco è: “3>3 volando”. Caratteristiche di questo gioco: è un gioco a squadre ed è un gioco di potere. E’

importante la caratteristica perché per un Istruttore alle prime armi, ad esempio, una delle

prime difficoltà si configura nel capire che le situazioni di gioco riferite al Minibasket devono

essere tutte a squadre. Il perché è spiegato dall’ambito psicologico, ovvero perché il

bambino a una certa età ha bisogno di identificarsi con il gruppo. Gioco di potere, perché? Perché per noi i giochi di potere sono veramente un emblema del

nostro modello, perché con il gioco di potere emerge comunque quell’ambito importante

che noi definiamo come ambito cognitivo che nei giochi di potere è espresso nella maniera

più incisiva possibile. Per questo motivo vorremmo che anche gli Istruttori avessero

stabilmente l’idea che il gioco di potere dà l’input d’inizio attraverso degli stimoli visivi. Questi

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ultimi sicuramente aumentano l’attenzione dei nostri ragazzi per cui si creano quelle

situazioni anche in termini di autonomìa e responsabilità, che poi è l’obiettivo che noi

andiamo a dichiarare in maniera diversa rispetto ad altre situazioni. Infine importante è la descrizione del gioco, che nel libro tenteremo di elaborare nella

forma più sintetica possibile. Un’altra discrepanza che ci siamo resi conto che emerge tra

Istruttori e allenatori e persone che gravitano attorno al nostro mondo, infatti, è per noi

Istruttori gestire un gioco di Minibasket, quando una terminologia sintetica può assicurare più

semplicità e più chiarezza. In sintesi: diagramma illustrativo, descrizione del gioco, caratteristiche del gioco,

quando utilizzarlo perché nel testo attuale tutti i giochi sono sistemati in maniera

occasionale. Per questo motivo sorge l’interrogativo orientato verso quale contesto inserire

un determinato gioco, invece l’idea è di classificare il gioco in funzione della fase della

lezione dove lo si può inserire. E’ emerso, infatti, che una delle criticità che ancora ci mette

in imbarazzo (anche se siamo Istruttori Nazionali) è di riuscire a organizzare una

progressione didattica che sia allineata con l’obiettivo preposto. Organizzare una

progressione didattica, infatti, non è poi così semplice per cui anche per gli Istruttori di nuova

formazione la possibilità di sapere immediatamente in quale contesto utilizzare un

determinato gioco, riteniamo possa risultare un facilitatore molto utile.

Abbiamo sempre sostenuto che l’obiettivo prioritario per l’Istruttore di Minibasket si configura

nel lavoro mirato a sviluppare le capacità motorie e con questo linguaggio viene dichiarato

in maniera esplicita, quindi il fondamentale utilizzato come strumento, in questo caso il

passaggio, e poi quella parte di teoria, cioè gli obiettivi per ambito, dal punto di vista motorio-

funzionale per questo tipo, anticipazione e scelta e orientamento spazio-temporale. Sotto il

profilo della condivisione e della discussione è un aspetto molto forte perché nel momento in

cui noi riflettiamo sui nostri giochi di Minibasket spesso e volentieri all’interno del gioco sono

coinvolte tutte le capacità coordinative, ovvero nel contesto di quel gioco si riconoscono

diverse capacità coordinative.

L’idea è invece di riflettere su quel gioco per quale capacità coordinativa effettivamente

allena e soprattutto riconoscere che lo stesso gioco, modificando alcuni piccoli dettagli,

allena un’altra capacità coordinativa. Questo è un po’ un traguardo che ci siamo fissati che

indubbiamente non è semplice perché nel momento in cui mettiamo in campo un gioco

diventa difficile riconoscere quella che è la capacità coordinativa principe che sostiene quel

tipo di attività.

Obiettivi dal punto di vista socio-relazionale, cognitivo e tecnico. Questa è la parte che

riguarda di più la teoria. Nel momento in cui un Istruttore di Minibasket si approccia a una

scheda di questo tipo ritrova anche, dal punto di vista socio-relazionale, cognitivo e tecnico

tutte le linee-guida che magari non si è preoccupato di leggere. Il nostro linguaggio si

traduce nelle linee-guida, nei quattro ambiti, negli obiettivi in termini di conoscenza seriale a

8 anni, attività a 10 anni, traguardi di competenza a 11 anni. Se un Istruttore non è stato

attento a quella parte se la ritrova assolutamente nel momento in cui ritrova il gioco d’istinto.

Mettere in campo un gioco significa anche far vivere l’idea di quel gioco, non solo dal punto

di vista motorio-funzionale ma s’identifica in un’idea completa riguardo anche a tutti gli altri

ambiti.

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Un altro aspetto importante da focalizzare, che il vecchio testo non tratta, è la parte che

riguarda errore, correzione e rinforzo. Nel vecchio manuale non figura un capitolo

riguardante questo argomento che invece è una competenza che noi Istruttori dovremmo

avere. E’ molto importante e necessario riuscire a capire, rispetto al gioco, cosa dover più

attentamente osservare, come dover correggere e quale attenzione dover riservare nel

momento in cui quel gioco viene messo in campo. Infine i consigli: per esempio non

rinunciare a intervenire quando serve e mantenere il concetto di gioco a squadre.

A seguire la descrizione del gioco, riguardo ogni gioco ogni scheda riporta un riferimento

quindi già è possibile inquadrare il percorso, se si tratta di un gioco o di prime conoscenze o

di conoscenze o di abilità o di competenze. Scompaiono pertanto le parole “emozione”,

“scoperta” e “gioco” che però sono sicuramente accumunabili al fatto che se si affrontano le

prime conoscenze, evidentemente, si parla di emozioni; se parliamo di conoscenze,

evidentemente arriva il momento della scoperta e se trattiamo le abilità e le competenze è la

fase relativa al gioco. E’ risaputo, infatti, che la parola “gioco” non significa tanto per giocare

ma capire il senso del gioco. Questa terminologia, copiata dalla scuola, è pretesa

dall’Europa e quindi tutto sommato è molto attuale anche in termini di traguardi che i nostri

ragazzi possono raggiungere.

La dichiarazione del quadro indicato in relazione con i fondamentali. Il gioco illustrato

poco prima avrà sopra una parte in cui dichiarerà che questo, come quadro di riferimento, è

un gioco di competenze e verrà anche dichiarato il fondamentale che è utilizzabile in una

situazione di questo tipo come strumento. La dichiarazione del quadro indicato in relazione ai fondamentali innesca un altro aspetto

che ci ha fatto un po’ discutere ma di cui ci siamo resi conto. Nel momento in cui vengono

affrontate le capacità coordinative e nel momento in cui viene messa in relazione quella

capacità coordinativa con lo strumento fondamentale, diventa poi per ogni Istruttore difficile

riuscire a capire come quella capacità coordinativa in relazione con quel fondamentale può

essere allenata a secondo delle diverse fasce di età. E’ sicuramente risaputo che tutte le

capacità coordinative hanno delle fasi sensibili, però sappiamo anche che schemi motori di

base e capacità senso percettive vanno sviluppati in senso verticale dai 5 agli 11 anni.

Occorre capire poi come quel lavoro possa esser messo in relazione al fondamentale, ma

quel lavoro possa esser messo in relazione anche al quadro di riferimento che diventa forse

la sfida più importante per un Istruttore. Per questi motivi noi abbiamo ritenuto che potesse

essere utile per gli Istruttori avere anche, vicino al quadro di riferimento, un tipo d’indicatore

che potesse aiutarci a capire com’è il percorso. Lasciamo un attimo da parte le prime

conoscenze però se parliamo di conoscenze, la scoperta la mettiamo in relazione con alcuni

elementi del gioco, quindi non diventa più un correre tanto per correre ma diventa un correre

in relazione agli altri elementi che compaiono nel gioco del Minibasket, quindi un correre per

andare a occupare uno spazio che diventa libero. Quando parliamo di abilità, entrano in scena le situazioni di gioco quindi quel correre diventa

un correre non più per cercare lo spazio libero ma quello spazio diventerà uno spazio utile in

relazione alle situazioni di gioco, poi in funzione delle azioni di gioco in termini di traguardi di

competenza. Evidenziamo pertanto che questo percorso possa aiutare gli Istruttori a dare

un’idea di come possono lavorare sulle capacità coordinative.

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I fondamentali come strumento in attacco con e senza palla e in difesa. Quando

parliamo di Minibasket, parliamo comunque di fondamentali con palla, di fondamentali senza

palla e indubbiamente se i fondamentali sono uno strumento sostanzialmente li mettiamo in

campo tutti e quattro, nessuno escluso. L’altro aspetto che purtroppo è debole nel nostro

Minibasket, l’aspetto forse debole dal punto di vista dei fondamentali è che parliamo tanto di

palleggio, parliamo tanto di tiro, un pochino di passaggio e si parla poco di difesa. Se invece

mettiamo in campo la difesa come strumento forse emerge una capacità coordinativa di

controllo motorio che in questo momento, considerando le qualità dei nostri bambini, forse è

un elemento molto importante che dobbiamo allenare sempre di più. Per quanto riguarda le Prime Conoscenze, l’altra incongruenza che emerge nel libro è forse

che noi parliamo di affabulazione. A 5 – 6 anni portiamo avanti l’affabulazione e in questo

contesto consiglierei la lettura di uno degli ultimi articoli della rivista della Scuola dello Sport

riguardante la psicologia che tratta proprio dell’importanza della narrazione. Quest’articolo

presenta un piccolo cappello in cui emerge tutto l’ambito che stiamo raccontando in maniera

scientifica con il nostro Minibasket. Quando a bambini di 5-6 anni noi raccontiamo storie, poi

viene dimostrato sul campo che non è un raccontare storie ma è giocare senza dimenticarsi

il carico, con alcuni personaggi significa entrare in quel modo nel mondo fantastico del

bambino e poi riuscire a essere anche più incisivi dal punto di vista della professione senza

dispersione di tempo. Nel testo attuale non si parla di affabulazione, non sono presenti storie raccontate ma

soltanto alcuni piccoli esempi di alcune situazioni, alcuni giochi lanciati là per cui l’idea è

anche quella, nel nuovo testo, di presentare delle sequenze narrative e senza trascurare il

carico. Il nome adesso non è più il nome del gioco ma diventa il nome nel contesto, le

caratteristiche del gioco = gioco individuale; gli obiettivi per ambito: motorio-funzionale,

relazionale, cognitivo e tecnico in modo che un Istruttore abbia chiaro per ogni tipo di lezione

su cosa può lavorare; poi la descrizione: in rapporto ai diversi giochi presenti all’interno di

questa situazione e di questa storia. Un altro aspetto che emerge dal punto di vista culturale è a cosa serve. Un messaggio che

noi vogliamo lanciare con il nostro nuovo testo è quello che a 5-6 anni la quantità dei

materiali (è importante far procurare dai dirigenti più materiali possibili per arricchire la

palestra) ovviamente porta il bambino a maturare più esperienze che poi, dal punto di vista

del bagaglio motorio, il bambino stesso costruirà. Noi, dal punto di vista culturale, vorremmo

che passasse che a 5 - 6 anni diventa importante avere una ricchezza di materiali per

lavorare con i bambini. Diventa quindi molto importante come devo osservare e come devo correggere.

Questo nuovo testo probabilmente sarà pubblicato nel 2015 e con questo testo gli Istruttori

devono familiarizzare. I termini che noi stiamo ora utilizzando (fondamentali come strumento,

capacità coordinative) anche se alla fine sono concetti che abbiamo sempre dichiarato e

sostenuto forse ora emergono in maniera più esplicita e li ritroverete in maniera ancora più

esplicita quando uscirà il testo.

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Bracciano, 18 Luglio 2014

Mattino, ore 9 – 12

Proposte pratiche dei gruppi di attività

Commenti ed esemplificazioni dei docenti a integrazione alle proposte dei gruppi.

Maurizio Cremonini

Per allenare lo schema motorio del correre, a 5 – 6 anni la presenza della palla è un fattore limitante.

Passaggi che coprano una distanza importante non sono indicati per l’età della categoria “Scoiattoli”. Esempio pratico consigliato: vedi Diagramma 2.(1) e [1], posizionati nel semicerchio del tiro libero, si scambiano i palloni, chi ha il potere decide il momento di partire affinché entrambi in palleggio si proiettino a consegnare il pallone alproprio compagno posizionato nell’angolo corrispondente di metà campo. (2) e [2], ricevuto il pallone, si

Diagramma 2 lanciano in palleggio verso il canestro

opposto.

3>1 + 2

Conoscenze.

Proposta didattica di verifica delle conoscenze di base riferite alla consapevolezza del corpo in movimento.

Disposizione iniziale come da Diagramma 3.

L’attivatore del gioco è (1), quando decide di partire si muovono anche tutti gli altri.

Variante: se (1) passa subito a (2), X2 e X3 corrono a toccare i rispettivi coni per ripiegare poi in difesa e riequilibrare la parità numerica.

Oppure: X1 e X3 corrono a toccare i coni.

Diagramma 3

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Disposizione iniziale come da Diagramma 4.

(1) e [1] si scambiano i palloni; (1) ha il potere, quando decide passa la palla a(2), sceglie il canestro su cui tirare, riceve da (2); analogamente [1] passa a[2] e va a tirare sul canestro opposto. Chi segna per primo, punto e potere.

Concetto del giocare “Mentre”:

- Correre in un quadro di anticipazione e scelta.

- Correre in relazione alla situazione di gioco.

- Lettura del tempo.

Diagramma 4

Se si pretende che i bambini corrano si deve riservare molto spazio alla corsa! Sviluppare la corsa è importantissimo!

Nei giochi di situazione riveste notevole importanza leggere i vantaggi e recuperare

gli svantaggi. L’Istruttore non deve essere un riproduttore di esercizi ma un riproduttore di

situazioni!

Abilità

2>2

Disposizione iniziale come da Diagramma 5 (quattro file a fondo campo, le due esterne di attaccanti, le due interne di difensori). Potere a (2) che decide quando partire e quale canestro attaccare entro la linea di metà campo. Se X2 è in vantaggio, (2) riprende il vantaggio con un cambio di senso (soluzione A); viceversa, se (2) è in vantaggio, prosegue (soluzione B).

Bambini di 11 anni devono essere abituati a correre come frecce!

Diagramma 5

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CONOSCENZE

Modello a 5/6 anni: è importante che il carico di lavoro sia alto. Nei giochi cercare il più possibile di non fermare i bambini. Esempio: il bambino non

deve aspettare qualcuno che lo liberi; soprattutto perché si tratta sempre di chi ha più bisogno di muoversi e quindi chi viene fermato è sempre l’anello debole della catena, per cui evitare di tenerlo fermo.

ABILITA’

Obiettivo-sentire: cercare di sviluppare adeguatamente la percezione acustica.

I 10’ di attivazione iniziale devono comprendere tantissimi movimenti. “Centrifuga sui cerchi”: finché il capitano non decide di attaccare il canestro e quale

canestro; girare nel cerchio (spazio piccolo). Nelle attivazioni iniziali inserire molta corsa all’indietro, giri, etc.

Competenze

1>1

A coppie, disposizione come da Diagramma 6. Pallone stretto ai fianchi dai due giocatori, chi ha il potere strappa la palla e attacca.

Diagramma 6

Acustico: riconoscere e discriminare.

Il primo dei difensori nel cerchio del tiro libero opposto parte e urla il via al gioco. Allenare a parlare. (X1) deve comunicare ai compagni che inizia il gioco. E’ un gioco a squadre; obiettivo: far realizzare meno canestri possibili all’attaccante con palla. (Diagramma 7).

Diagramma 7

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Acustico: riconoscere e discriminare.

Disposizione iniziale come da Diagramma 8. I tre giocatori con palla tengono gli occhi chiusi. Il giocatore in mezzo deve comunicare ai compagni che inizia il gioco = allenare a parlare. E’ un gioco di squadra. Obiettivo: far realizzare meno canestri possibili agli attaccanti con palla. X1 (il primo della fila dei difensori) corre a toccare i palloni.

Variante: occhi aperti, partono quando parte il primo difensore della fila.

Variante: due difensori.

Diagramma 8

Mettere le capacità motorie in relazione al gioco.

Il Palleggio in arretramento è controllo motorio e anticipazione.

Il movimento dei difensori genera sempre uno spazio libero.

Pomeriggio, h 15,30 – 19,30

CONTROLLO MOTORIO

Obiettivo-Controllo: proposte mirate a mettere in difficoltà i bambini nel gestire il loro corpo e i loro movimenti.

A 5 - 6 anni si deve far conoscere corpo e movimento. E’ importante far prima conoscere il corpo e il movimento per passare poi al controllo.

Conoscere il corpo e iniziare a provare il movimento.

Muovere rapidamente i piedi come le forbici.

Saltelli. Discriminazione dei colori. Esempio: Colore blu = arrotolarsi sulla parte blu. Colore

scarpe verde = andare a battere i piedi su parti di colore verde. Coni di vario colore sparsi a terra per il campo, correre a “intingere” con la mano un

colore (battere la mano sulla punta del cono) e poi andare a toccare una riga dello stesso colore.

Toccare con un piede un cono e poi correre a saltare una linea dello stesso colore.

L’emozione è un potente fattore di motivazione che non va perso di vista.

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A coppie, tutti con palla, chi comanda si muove liberamente per il campo imitato dal compagno che lo segue; chi comanda può anche girarsi di fronte al compagno, i due devono comunque mantenere sempre la distanza.

Possono esser disseminate sul campo anche delle porte costruite con i coni, disposti anche, ad esempio, a“triangolo” (Diagramma 9). Se chi ha il potere passa anche la seconda porta, anche gli altri devono passarla (controllo motorio). L’uso delle porte serve più all’orientamento che al controllo.

Diagramma 9

ABILITA’

Il campo è disseminato di coni (Diagramma 10) bambino deve toccare tre coni di colore diverso; se si scontrano: toccare due coni in più. Chi segna per primo, punto e potere; più attrezzi in campo, più giocatori in campo. Lo strumento-palleggio aumenta il carico motorio, mentre lo spazio è l’elemento che condiziona le abilità.

Diagramma 10

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Diagramma 11

PRIME CONOSCENZE

DIFFERENZAZIONE

“Trenino”. Quando (1) esce dalla linea dei 3 punti, giocare 2>2 (Diagramma 11). (1) si muove in palleggio liberamente anche avanti-indietro e improvvisamente esce; in questo momento il difensore deve esser pronto a controllare il proprio corpo.

Il fondamentale che più degli altri in assoluto sviluppa il controllo motorio è la difesa! Il bambino deve conoscere il proprio corpo per imparare a difendere. Per la sua natura il Minibasket è attività di formazione motoria.

La differenzazione è la capacità di adeguare il proprio movimento in relazione a situazioni che modificano lo spazio e il tempo.Differenzazione è mettere a confronto spazi diversi in un ambito di sostenuto dinamismo, esplorando lo spazio operativo di gioco. In questo senso il bambino deve imparare a conoscere lo spazio operativo di gioco e “differenziarlo”.

Con i bambini piccoli (5 - 6 anni) l’Istruttore deve essere sempre dentro al gruppo, sempre insieme con i bambini, sempre in mezzo ai bambini!Il prerequisito iniziale è la relazione tra bambino e Istruttore. L’Istruttore ha un compito molto importante: far vivere ed emozionare i bambini.Il bambino deve esser posto in una proficua relazione con l’Istruttore e con le attività che l’Istruttore propone.E’ importante, con bambini di 5-6 anni, mettere nel focus le Prime Conoscenze.

Le conoscenze (in generale) costituiscono il risultato dell’assimilazione delle informazioni recepite dall’apprendimento.

2>2

Riconoscere spazi diversi e giocare in spazi diversi (Diagramma 12).

I bambini non conoscono gli spazi da utilizzare in quanto la scelta dipende dall’Istruttore che lancia il pallone.

Diagramma 12

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Competenze

Dal 3>2+1 al 3>3.

Differenzazione in questo gioco rappresenta il tempo che l’attacco ha a disposizione prima che la difesa recuperi la parità numerica. X3 corre prima a battere

cinque con l’Istruttore (

) per poi ripiegare

in difesa (Diagramma 13).

Diagramma 13

Il Basket è un gioco di attività di spazio e tempo, nei cui ambiti l’obiettivo è costruire situazioni di vantaggio, sottolineando il concetto di variabilità.

Aggiustamento motorio (Combinazione motoria) = Combinare diversi schemi motori di base. Esempi di giochi: “Le zanzare”

“Le banane e le scimmie”: banane in palleggio, scimmie che cacciano (toccare).

… ma soprattutto: Emozionare!

Palleggiare con una mano il pallone da Minibasket e contemporaneamente tirare a canestro una pallina da tennis (figura accanto): per bambini di 7/8 anni si tratta di un’associazione di gesti troppo complessa perché perdono l’elemento-combinazione. Si devono invece mettere in relazione le capacità coordinative con alcuni elementi del gioco.

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1>1

Disposizione su due file, tutti con palla, come da Diagramma 14 (su due canestri). I primi delle due file s’incontrano nel semicerchio del tiro libero, si scambiano i palloni, chi ha il potere decide di andare al tiro. Chi segna, difende. No chi segna attacca ancora.

Obiettivo = combinazione motoria con elevato carico e diverse ripetizioni.

Diagramma 14

COMPETENZE / COMBINAZIONE MOTORIA

Basket associato al calcetto (con palla di spugna) non è utile perché pochi sono coinvolti! Molti non sono impegnati.

Modello: in relazione alle Capacità Motorie, su Abilità e Competenze lo si utilizza come riferimento costante in prospettiva.

Le Capacità di gioco sono in relazione alle abilità e in funzione delle competenze.

La Combinazione Motoria è efficace se i bambini si muovono sul campo, usano il palleggio sia con la mano destra sia con la mano sinistra ed anche i cambi di mani perché hanno precedentemente sviluppato un percorso corretto. Attivazione: quando chi comanda si ferma, si fermano tutti, e guardare quando riparte. Sviluppare l’abitudine a riconoscere la nuova situazione. Mettere in campo tante variabili per stimolare l’attivazione.

A coppie, l’uno di fronte all’altro, movimenti a specchio. Comanda (2) che, quando decide, chiama la palla a (1), che tiene aperto il palleggio con un pallone e passa l’altro pallone a (1). (1), mentre passa un pallone, tiene aperto il palleggio con l’altro pallone (Diagramma 15).

Diagramma 15

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Attivazione 2>2

Palleggio, passaggio dal palleggio, tira chi riceve: tutto nasce da una lettura di una situazione di gioco (Diagramma 16).

Diagramma 16

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Bracciano, 19 Luglio 2014, ore 9 - 13

DALLE PRIME CONOSCENZE ALLE COMPETENZE

Maurizio Cremonini

Introduzione.

Molte spesso, nella giornata di ieri, abbiamo preannunciato dei concetti e delle idee molto importanti su cui provare a riflettere. Nel preparare i giochi abbiamo approfondito alcuni aspetti essenziali come, ad esempio, sottolineare quegli elementi organizzativi e utili per poi render efficace nel tempo la gestione delle attività per i nostri bambini. A tal fine cercheremo sopratutto la chiarezza nell’impostazione delle attività che ci accingiamo a proporre.

Modalità che adotteremo. Noi abbiamo dichiarato spesso, in occasione delle azioni di aggiornamento che abbiamo intrapreso negli ultimi anni, di aver puntato sulla modalità integrata, che è diversa dal concetto di alternanza. Presentare alternativamente in campo le varie parti di una lezione è differente dal coagularle attraverso un filo conduttore. Riallacciarsi all’argomento appena presentato incanalandolo sulla scia delle attività successive è la modalità nella quale crediamo maggiormente, proprio per cercare di alzare ancora di più il livello dell’asticella sulla qualità delle nostre proposte. Configureremo la modalità integrata, che adotteremo stamattina, in modo tale che il collegamento fra i quadri si sviluppi nella seguente sequenza. Inizieremo con le prime conoscenze e le conoscenze, in maniera tale da rendere in relazione diretta le variabili che vanno dalle prime conoscenze (che sono rivolte ai più piccoli) alla parte successiva. In questo contesto riprenderò poi le prime conoscenze e le conoscenze che avrà trattato Roberta per presentare le abilità e le competenze. Sarà diverso, invece, il lavoro di questo pomeriggio, con modalità di comunicazione differenti e innovative. Quale sarà il punto di partenza questa mattina? Le Capacità senso-percettive e per la prima volta presenteremo una lezione sulle competenze completamente mirata agli stimoli acustici, in altre parole come riconoscere e discriminare gli stimoli individuando anche in maniera efficace lo stimolo acustico. L’aspetto che ci preme sottolineare è come gli stimoli iniziali, forte richiamo alle capacità senso-percettive in questo caso acustico-iniziali, diventano poi un riferimento anche in funzione del gioco perché si ritroveranno negli anni successivi. Se non si abituano i bambini sin da piccoli ai rumori che un giorno incontreranno nella pallacanestro, forse non viene tracciato un percorso didattico adeguato anche perché si devono ritrovare queste capacità nelle competenze successive. Occorre iniziare sempre con un’adeguatezza al contesto dei bambini.

Roberta Regis

“Prime conoscenze e Conoscenze”

Il gioco che sto per presentare prende spunto dal film che narra i Croods (i cavernicoli). L’ambientazione è riferita al mondo primitivo, nella cui epoca gli uomini vivevano nelle caverne e improvvisamente, uscendo dalle caverne, scoprivano che esisteva un mondo diverso, popolato da diversi oggetti. La struttura del gioco è molto complessa, espongo la situazione iniziale e poi quella finale. Il gioco complesso è quello finale, però scrutiamo come le diverse parti del gioco stesso possono poi essere assemblate. Proponiamo uno stimolo per volta per poi collegarli tutti insieme.

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Gioco: “I Croods” (gli uomini primitivi che scoprono un “mondo nuovo” uscendo dalle caverne).

Disposizione degli attrezzi come da

Diagramma 17. A metà campo cinesini e

funicelle sparsi a terra, agli angoli di fondo

campo i cerchi che rappresentano le

caverne rosse (C.R.) e le caverne verdi (C.V.). Fasi: “Andiamo a scoprire le caverne” e poi “Usciamo dalle caverne”. Ogni gruppo va a occupare una delle quattro caverne. Al comando, i gruppi escono dalle caverne e ci rientrano (comando “Sveglia!” = uscire dalle caverne; comando “Notte” = rientrare nelle caverne). L’Istruttore comanda usando il cono a mò di megafono per diversificare lo stimolo acustico. Usciti dalle caverne, l’Istruttore annuncia: “Ho scoperto un posto fantastico: la foresta”. Tutti convergono a metà campo, a coppie, ogni coppia raccoglie una funicella, uno davanti che corre trascinando il compagno che afferra la stessa funicella.

Diagramma 17

La foresta è rappresentata dal rettangolo di metà campo delimitato dalle linee gialle della pallavolo ed è cosparsa dei piccoli attrezzi. “Al ruggito del leone tutti scappano per rifugiarsi nelle caverne, muniti delle funicelle. Quando il ruggito si placa, tutti ritornano nella foresta”.

Riconoscere e discriminare.

L’obiettivo del gioco “I Croods” si configura pertanto nello sviluppo delle Capacità senso-percettive; poiché lo strumento per la realizzazione di questo obiettivo è rappresentato dagli stimoli acustici, il cono nasconde la bocca ed è diverso dall’usare il fischietto. Se l’Istruttore usa il fischietto, i bambini avvistano il momento in cui l’Istruttore si avvicina il fischietto alla bocca per cui spesso diventa uno stimolo visivo. E’ importante, invece, l’idea che gli stimoli siano acustici e che i bambini debbano riconoscere lo stimolo giusto, uno stimolo che permetta loro, in questo caso, di giocare e togliere tutti gli stimoli che non servono nel gioco, quindi riconoscerli e iniziare a discriminare. Non dimenticare poi quando riconoscere e discriminare vengono riportati successivamente e il tempo a disposizione per riconoscere lo stimolo giusto si riduce. L’idea è quindi di giocare attraverso degli stimoli acustici negli spazi ove si possa agire, quindi riuscire a riconoscere in maniera giocata lo stimolo adeguato alla soluzione. Da non trascurare, inoltre, che si lavora anche su come dosare il carico: saltare i cinesini, saltare le funi, i cerchi, in situazioni in cui siano coinvolti, insomma, le variabili sul carico sono infinite.

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Disposizione come da Diagramma 18. In

una metà campo, un bimbo dentro ciascuno

dei quattro “cerchi-caverna” di colore

diverso; in corrispondenza dell’altro

canestro, tre coni di colore diverso, ogni cono sormontato da un pallone, tre file, ciascuna in corrispondenza di un cono. Raccogliere il pallone dal cono e tirare: per ogni canestro o ferro colpito si guadagna un

cinesino (i cinesini sono a terra dietro la

linea di fondo campo). (1) e (2) chiamano

per nome i loro compagni (dello stesso

colore) per dar loro il cambio. Questi sono

gli stimoli acustici importanti: devono

riconoscere, in mezzo a tutta quella

confusione, quando viene chiamato il proprio nome e nel momento in cui ciascuno viene chiamato deve rispondere

alla collaborazione. Fra tanti stimoli deve

riconoscere quello stimolo che in quel caso

gli permetta di sviluppare il gioco proposto. Lo stimolo di questo gioco si configura nel come riuscire a essere attenti a non

Diagramma 18 scollegarsi con tutto il resto.

Nella pallacanestro i ragazzi in campo non parlano e invece la comunicazione verbale è un elemento troppo importante per la pallacanestro stessa. Le proposte a 5/6 anni devono essere funzionali in prospettiva al percorso del modello.

CONOSCENZE

Utilizzo dell’attrezzo e percezione della distanza dal compagno.

Suddivisione a coppie, un pallone e un cerchio ogni coppia. (1) davanti, impugna il cerchio a mò di volante e guida il “camion rimorchio” seguito da (2) che lo segue da dietro in palleggio. Quando (2) decide, chiama per nome il compagno (1), lascia rimbalzare il pallone a terra mentre (1) fa girare a terra su se stesso il cerchio, dopodiché si scambiano i ruoli. Questo gioco evidenzia la differenza tra prime conoscenze e conoscenze focalizzando lo stimolo acustico in relazione ad alcuni elementi del gioco: il palleggio e la distanza rispetto a un compagno che deve giocare con la palla.

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Suddivisione su tre file come da Diagramma 19. I numeri (2A), (2B) e (2C) fanno girare su se stessi i cerchi a terra, mentre i numeri (1A), (1B) e (1C), partendo dalla posizione spalle a canestro vanno a tirare. I numeri “2” avvertono i numeri “1” quando il proprio cerchio sta per adagiarsi a terra. Questo gioco è mirato al calcolo di un tempo, in altre parole il tempo necessario affinché coloro che sono impegnati a tirare siano a conoscenza che il cerchio è in procinto di fermarsi. E’ una circostanza strettamente in relazione con la situazione del gioco. Si gioca insieme! Chi

Diagramma 19 tira deve avvertire quando il cerchio si ferma, perché sta giocando assieme al

compagno, altrimenti si perdono i punti.

La spinta agonistica che anima questo gioco (che è sotto forma di gara) orienta l’attenzione di chi tira sul momento in cui il cerchio cade a terra. L’attrezzo (il cerchio) che sta girando, con la sua caduta segna il tempo, per chi tira, per potersi girare. Arriva lo stimolo acustico e il tiratore lo relaziona con gli elementi del gioco.

Maurizio Cremonini

ABILITA’

Propongo una riflessione attraverso lo stesso gioco appena presentato. Restiamo ancora su questa proposta per elaborare questa considerazione: nel gioco, possiamo spendere del tempo per altri obiettivi mantenendoli sostanzialmente identici. Io posso proporre due giorni dopo lo stesso gioco inserendo delle difficoltà maggiori, ad esempio: non si può parlare. Stesso gioco, senza voce = visivo; con la voce = acustico. E’ molto importante avere chiaro l’obiettivo e adattare il gioco rispetto all’obiettivo che s’intende sviluppare.

Stimolo Visivo.

(2) fa girare su se stesso il cerchio ma non può avvertire (1) quando il cerchio stesso cade. (1) tira finché non vede il cerchio cadere a terra (Diagramma 20).

Diagramma 20

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Se nel gioco illustrato dal Diagramma 18 si pone a un bambino la domanda se ha visto che si è fermato il cerchio, su cosa si interviene? Sul visivo! Significa sostituire allo stimolo acustico lo stimolo visivo e questo è un altro elemento di criticità riferito a come s’interviene sui feedback. L’importante è che l’Istruttore sia chiaro nella comunicazione.

Diagramma 21

Diagramma 22

“Trenino”. Suddivisione a terzetti come da Diagramma 21, due palloni ogni terzetto, di cui due giocatori con pallone e uno senza pallone, muoversi in una metà campo. Comanda il giocatore senza palla, quando chiama “cambio!”, (1) e (2) si scambiano di posto.

Obiettivi: Concetto di spazio nel mantenere i tre passi; sviluppo del controllo del palleggio. Inoltre: comunicazione verbale, cambio di posto, organizzare lo spazio nel momento in cui si esegue qualcosa di diverso.

Variante: quando (3) chiama “palla!”, rimonta la fila e va a ricevere consegnato da (1) e i due si scambiano di posto (Diagramma 22). E’ una proposta per allenare le capacità senso-percettive. Se il segnale fosse trasmesso dall’Istruttore i bambini non imparerebbero a riconoscere e discriminare. Il miglioramento della percezione acustica è legata al riconoscimento e alla discriminazione. Se è l’Istruttore che dà il segnale, diventa stimolo-risposta e non è il riconoscimento dello stimolo e gestione dello stimolo. Nelle partite di basket e di Minibasket molto spesso si verificano situazioni di intensa confusione e per questo motivo occorre allenare i bambini a riconoscere il loro stimolo in situazione teoricamente complessa.

I ragazzini riescono a riconoscere il loro stimolo se si allenano a sentir riconoscere la voce del compagno. Sono talmente concentrati sulla percezione dello stimolo che finiscono per togliere l’attenzione dal guardare la palla mentre palleggiano. E’ questa la complessità che stiamo cercando per il miglioramento della percezione acustica.

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Diagramma 23

Diagramma 24

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ABILITA’ E COMPETENZE IN RELAZIONE ALLE SITUAZIONI DI GIOCO.

2>2 con conversione, in totale tre discese. Due squadre, tre palloni disponibili. Schieramento degli attaccanti (1) e (2) e dei difensori X1 e X2 come da Diagramma 23. (1) e (2) si passano la palla con passaggi anche battuti a terra. Il difensore X1 (attivatore) si volta di scatto e decide di dar inizio al gioco chiamando anche il compagno X2 per nome. Comunicazione verbale nel gioco: a questa età sono più grandi e i concetti visitati negli anni precedenti devono commutarsi in situazioni di gioco.

Variante: modificare lo schieramento di partenza (Diagramma 24), l’iniziativa viene assegnata a (1), è X2 a chiamare il compagno X1 a difendere.

Obiettivo: Riconoscere il collegamento degli stimoli acustici in relazione alle azioni di gioco. Se in precedenza sono stati allenati a riconoscere, discriminare e sentire, a questo punto devono valorizzare queste risorse. Le comunicazioni verbali del compagno devono trovare risposta. Questa è un’esercitazione di relativa complessità, quindi stiamo allenando le abilità. Se si modificano le situazioni accorciando i tempi e incrementando le difficoltà si passa alle competenze.

COMPETENZE

Tutti con palla, suddivisione a terzetti che si muovono in palleggio (Diagramma 25). (2), che è in mezzo, decide con quale mano palleggiare e gli altri due devono palleggiare con la stessa mano con cui palleggia (2). Poiché (1) non vede con quale mano palleggia (2) in quanto è alle sue spalle, viene avvertito da (3) su quale mano usare per il palleggio.

Diagramma 25

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Varianti:

Per intensificare la complessità: circoscrivere il campo d’azione a una metà campo riducendo così lo spazio e di conseguenza il “traffico” sarà più fitto.

L’Istruttore fischia: girarsi, così (1) diventa ultimo e (3) diventa primo. L’Istruttore fischia, i tre si avvicinano e si fermano per formare un triangolo stretto per

scambiarsi la palla. Al segnale “Via!”, ripartire.

Riconoscere la complessità! A livello Esordienti devono essere “bombardati” da stimoli: sentire, pronti, al fischio ripartire! Modellare le proposte in situazioni di gioco e sempre di complessità.

Diagramma 26

Riflessioni.

COMPETENZE

Esordienti

3>3

Disposizione iniziale illustrata dal Diagramma 26. (1) e (2) si passano in continuità la palla, X1 avverte X3 quando (1) e (2) attivano il gioco. La competenza deve risultare funzionale allo sviluppo del gioco.

Questa proposta conclusiva di 3>3 è finalizzata alla competenza relativa a tempi e spazi di un certo tipo dove lo stimolo acustico è riferito al gioco. Quante volte nella pallacanestro servirà questa comunicazione verbale! Cioè la capacità di un ragazzo di chiamare un compagno per far scattare un aiuto, nella pallacanestro, non nel Minibasket! Competenza non significa anticipare certi insegnamenti ma è saperli spendere al momento giusto.

Se ai ragazzini s’insegna prima a riconoscere e discriminare, poi progressivamente si lavora per arricchire le loro esperienze con le conoscenze attraverso degli stimoli acustici ed infine si inseriscono gli stimoli acustici in funzione del gioco, alla fine di questo percorso sapranno effettivamente utilizzare lo stimolo acustico con efficacia e competenza.

In questo contesto è importante chiarire l’identità degli obiettivi che si pongono rispettivamente il Minibasket e la pallacanestro. L’obiettivo prioritario del Minibasket è coordinativo e motorio, mentre quello della pallacanestro deve essere rivolto a mettere molto più a punto gli aspetti tecnici e tattici in forma analitica. Se queste sono le identità concettuali delle due discipline, il Minibasket deve risultare aderente alle situazioni della pallacanestro attraverso proposte che siano utili all’obiettivo da realizzare in funzione della

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pallacanestro anche tenendo presente le posizioni sul campo contemplate dalla pallacanestro. Il programma di questo pomeriggio avrà proprio come base di partenza degli esercizi di pallacanestro per snodarsi a ritroso fino alle prime conoscenze. A una squadra di Esordienti di qualità, perché non cominciare a insegnare le posizioni? Questo tipo di scelta significherebbe poter variare gli esercizi di attacco e indirizzare i ragazzini sempre di più in situazioni di gioco: questo è il vero percorso che conduce alla pallacanestro. Il grande obiettivo della pallacanestro si configura nel pulire, sistemare, analizzare. Coloro che hanno avuto il privilegio di partecipare al 3° anno del corso Istruttori Nazionali Minibasket, cosa hanno potuto enucleare del lavoro di Andrea Capobianco? Hanno potuto cogliere il passaggio dalle situazioni del Minibasket all’analisi della pallacanestro. La pallacanestro, infatti, è mirata al particolare affondando le radici nel lavoro specifico e nella complessità costruiti dagli Istruttori di Minibasket. Per questi motivi l’Istruttore di Minibasket deve conoscere anche la pallacanestro soprattutto in tutti i suoi effetti specifici. L’integrazione rappresenta qualcosa di concettualmente corretto per il Minibasket ma la pallacanestro ha bisogno di pulizia, definizione, pignoleria e soprattutto il percorso che dal Minibasket conduce alla pallacanestro deve caratterizzarsi all’insegna della gradualità.

Roberta Regis

Nella pallacanestro la fase didattica è la fase di pulizia del gioco.

Maurizio Cremonini

A mio avviso l’esasperazione eccessiva della fase didattica va a discapito della parte relativa al gioco, della parte della comprensione ed è una scelta concettualmente non positiva, condivisa anche da molti tecnici del Settore. Importante è la gradualità nell’approccio. Per quale motivo i nostri giochi di Minibasket presentati ai clinic hanno riscosso numerosi e qualificati consensi? Perché questi giochi del Minibasket, proposti con grande equilibrio e senza esasperazione, hanno confermato una pallacanestro di grande intensità. L’obiettivo-chiave di questi giochi appena presentati era mirato a fare in modo che anche il giocatore che si trovava in mezzo (vedi esercizio del Diagramma 25) avesse ricadute in termini acustici sull’obiettivo. Il rischio, infatti, era che chi si trovava sempre in mezzo sostanzialmente eseguisse soltanto i cambi di mano e nell’allenamento sugli stimoli acustici in effetti non rimanesse coinvolto proprio perché si trovava sempre in mezzo. Io ho pertanto apportato delle varianti per sottolineare il fatto che deve essere importante modificare anche le situazioni cronologiche, quindi l’attivatore può essere anche uno dei ragazzini. Per non distaccarmi dall’obiettivo ho comunque utilizzato gli stimoli acustici per distinguere come farli ripartire, se avessi lasciato decidere loro avrei concesso un vantaggio di un certo tipo. L’intento è stato di indirizzare tutta la sequenza sull’acustico, era l’obiettivo che volevo realizzare per sviluppare questo metodo di mescolare i ragazzi. Tengo a sottolineare il fatto che sostanzialmente, fra tutte le sequenze, qual’è stato l’elemento quasi ridondante? La continua stimolazione acustica! Lo stress sull’attenzione a percepire gli stimoli acustici è stato incessante perché la lezione era finalizzata a un tema ben preciso, cioè al cognitivo.

Domanda di un corsista inerente la difesa pressante e la difesa a uomo.

Maurizio Cremonini. In questo contesto emerge un principio fondamentale educativo e formativo: la responsabilità individuale. Ciò significa che nel momento in cui si conclude l’azione in attacco, inizia la responsabilità difensiva individuale. Non si fissa una regola unica, ma la responsabilità difensiva contempla

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di prendere in consegna il proprio avversario il prima possibile! Non può sussistere un’indicazione sempre uguale per tutti. Se si pretende che ogni bambino impari a difendere contro il proprio avversario non è opportuno suggerire dove ma ciascuno deve riuscire a dare la propria risposta! Chi riuscirà a essere un efficace difensore dovunque, tanto di guadagnato! In caso contrario se l’attaccante riuscirà a scappare s’inciterà il proprio difensore a tentare di recuperare con il massimo impegno. A tal fine si devono proporre esercizi e giochi affinché i bambini diventino capaci di recuperare in difesa. L’obiettivo è arrivare alla fine del ciclo del Minibasket in cui tutti riescano a prendere in consegna il proprio avversario il più presto e il più vicino possibile, diversamente significa non aver sviluppato le competenze adeguate. La responsabilità è riconoscere il proprio avversario il prima possibile, immediatamente dopo che la propria squadra ha realizzato canestro. Questo è l’obiettivo, è ovvio che si debba procedere per gradi ma non si possono fornire a tutti le stesse indicazioni. Non condivido che a livello Under13 venga impartito l’ordine di prendere gli attaccanti che capitano più vicini e magari l’azione successiva cambiare. Sicuramente non mi entusiasma! Perché i più pigri, quelli che devono essere i più svegli, i più motivati a difendere si prendono in consegna gli avversari meno bravi possibili e non diventavano più rapidi a eseguire i movimenti difensivi! Quest’ atteggiamento non è sicuramente positivo ai fini della responsabilità individuale. Tutti devono farsi trovare pronti il più rapidamente possibile, senza scappatoie, assumendosi la responsabilità del proprio avversario, altrimenti scansano queste responsabilità, soprattutto a livello di Minibasket.

Domanda di un corsista: certi istruttori scelgono di far marcare dal proprio ragazzino più bravo l’avversario più debole, che non fa mai canestro. Impartiscono a questo ragazzino più bravo di assumere, in difesa, la posizione sotto canestro, pronto a chiudere il più bravo avversario che arriva e che è il più pericoloso in attacco. Avendo “battezzato” il più bravo degli avversari, ritengono che sia più conveniente flottare sull’attaccante più pericoloso dedicando meno cura al più scarso. Cosa rispondere a chi opta per questa scelta?

Maurizio Cremonini. Non ha capito cosa significhi, in palestra, insegnare a dei bambini, sta “facendo dell’altro”. Ogni Istruttore deve assumersi le proprie responsabilità: se sceglie di fare l’insegnante e l’educatore, al bambino deve insegnare che, a prescindere da chi è l’avversario, lo deve in ogni caso marcare. Se viceversa insegna in maniera opportunistica per prendere un vantaggio, significa che non sta insegnando ai suoi ragazzi quali sono i principi formativi e educativi del giocare a Minibasket. E’ nauseante accampare futili alibi, è un atteggiamento che non ha senso praticarlo con bambini di 9-10 anni. Non si deve difendere in sovrannumero contro l’avversario più bravo quando è in possesso di palla, ciascuno deve essere responsabile del proprio avversario e impara a essere responsabile di quello! Un metodo invece interessante è, nel susseguirsi dei tempi di gioco, mescolare i ragazzi. Questo tipo di scelta è sicuramente utile! Non durante il gioco, perché, dal punto di vista della responsabilità difensiva, il meccanismo empio di gestione di una partita Minibasket è studiare strategicamente le marcature, è sicuramente di cattivo gusto assegnare le marcature in senso mirato. E’ certamente “intrigante” mescolare le marcature! Invece, ad esempio, di un lungo che difende su un lungo, provare un piccolo che marca un lungo, un lungo che marca un avversario un po’ più veloce, questo è allenare! Il paradosso è che tutti marcano la palla e nessuno marca nessuno.

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Diagramma 27

2° tipo di situazione: Stimoli visivi

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Roberta Regis

PRIME CONOSCENZE

Stimoli tattili

Ambientazione = il film televisivo “Lost” (l’aereo che precipita). La situazione del gioco parte da elementi semplici: l’aereo, il mare, la spiaggia, l’ambiente esotico.

- Chi vuole fare il pilota d’aereo? - L’aereo precipita = sdraiarsi a terra. - Nuotare nel mare. - Strisciare sulla spiaggia.

I cerchi a terra con varie palle e palline rappresentano gli alberi di banane e i meloni, dietro ai quali si nascondono le scimmie (Diagramma 27). Ciascuno raccoglie un pallone e va a tirare. Improvvisamente sbucano delle scimmie (elemento distruttivo), le quali lanciano per colpire i bimbi che hanno colto la frutta (palle e palline). Due bambini devono correre a rimettere la propria palla nel cerchio e poi devono cambiare palla.

Palla easy (a 7 – 8 anni)

Tutti con palla e un cinesino, di cui metà con pallone easy e metà con pallone minibasket. Ciascuno può prendere una palla (che può essere da Easy o da Minibasket) più un cinesino. La palla da Easy è più leggera, è da usare in situazioni particolari. Palleggiare con una mano e con l’altra mano tenere “il cappellino” (cinesino). Muoversi in palleggio liberamente, ogni volta che s’incontra un compagno che ha il cappellino dello stesso colore salutarlo con il cinesino, lasciare la palla che rimbalzi e scambio delle palle.

Varianti: stesso pallone, scambiarselo; pallone diverso, scambiarselo.

Varianti: palleggio alto e forte; palleggio basso.

Si devono inserire tutte le variabili nel giocare con una palla: rotolarla, lanciarla, palleggiarla, tirare a canestro con palle di diverso tipo, così i bambini si abituano a conoscere situazioni diverse. L’elemento-scimmia è distruttivo, la scimmia lancia la pallina perché lanciare la pallina significa anche passare, però è presente un altro elemento importante: lo scambio della palla, per quale motivo? Perché l’egocentrismo del bambino di 5-6 anni lo induce a scegliere il tipo di pallina che vorrebbe utilizzare sempre, per cui spesso il gioco contempla uno scambio palla e questo è un limite, un limite metaforico, un vero e proprio accorgimento.

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Diagramma 28

Maurizio Cremonini ABILITA’ (non guardare la palla)

Diagramma 29

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Conoscenze: mettere le conoscenze in relazione ad alcune situazioni di gioco.

Disposizione come da Diagramma 28. (1A) e (1B) si scambiano i palloni da Minibasket, (2A) e (2B) i palloni da Easy basket. (1A) e (1B) corrono in palleggio (decide la partenza chi ha il potere) per scambiarsi i palloni con (2A) e (2B), i quali vanno a canestro. E’ con il pallone da Minibasket che si va a tirare! Chi segna per primo conferisce punto e potere alla propria squadra. I bambini che si trovano in attesa nei “serbatoi” eseguono ball-handling riferito al carico uditivo.

Varianti:

- Allargarsi e passarsi i palloni facendoli rotolare a terra.

- Andare a tirare nel canestro opposto. - Inserire giochi di ball-handling.

Sensibilizzazione tattile.

Suddivisione in tre squadre, tutti con il pallone da Minibasket (tre file a fondo campo, su entrambe le righe, disposizione come da Diagramma 29).

Tutti si muovono sul posto con esercizi di “ball-handling” (tutti devono muovere la palla!). (1), (2) e (3) partono in palleggio per incontrarsi sulla linea di metà campo con i rispettivi compagni partiti dalla riga di fondo campo opposto. A metà campo si fermano per scambiarsi i palloni, chi ha il potere decide di partire per attaccare il canestro. Chi segna per primo = punto e potere per la propria squadra.

Esercizio di sviluppo di sensibilizzazione tattile in riferimento alla palla ma anche molto dinamico associando l’attenzione da parte di tutti (tutti attenti!). L’attenzione non è rivolta soltanto alla percezione della palla ma su tutto ciò che è presente attorno.

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Suddivisione in due squadre (bianchi = B e rossi = R), a loro volta suddivise in due file, disposte agli angoli diametralmente opposti di fondo campo (Diagramma 30). (1B) decide quando partire in palleggio, (1R) parte a sua volta; i due s’incontrano a metà campo per scambiarsi i palloni. Potere ai bianchi, quando (2B) si muove, si muove anche (2R), entrambi ricevono dai rispettivi compagni, che a loro volta partono per ricevere nuovamente e attaccare il canestro.

E’ un esercizio mirato ad associare il sentire la palla con il percepire il movimento del compagno. (1R) e (1B) non possono preoccuparsi solamente della palla, ma devono anche guardare, quindi sono indotti a sviluppare la sensazione della palla.

Diagramma 30

Variante: concludono (2B) e (2R).

Diagramma 31.

L’obiettivo era distrarli con l’attenzione rivolta a qualcosa di diverso (richiamo attenzione con battito di mani).

Diagramma 31

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COMPETENZE.

L’obiettivo delle competenze è mirato a governare la palla senza permettere loro di guardarla: devono vedere cosa succede attorno! I giochi di sensibilizzazione tattile sono finalizzati a distrarli intanto che guardano attorno perché se perdono il tempo del guardare, non riescono a vedere la palla, quindi sono stimolati a essere più efficaci nel riconoscere la palla. L’altro elemento che abbiamo messo in campo, oltre all’attenzione, è il potere. Quando proporre tutti gli esercizi di “ball handling” a specchio? Quando si trovano in fila per riempire i tempi di attesa, se poi a quel muovere la palla è legato il fatto di guardare attorno.

“I soldatini”. Suddivisione a coppie (Diagramma 32). La “provocazione” del gioco dei soldatini, con (1), senza palla che torna indietro, si ferma sul posto, (2) deve imparare a gestire due palloni contemporaneamente. (2) palleggia con due palloni guardando come si muove (1). (2) chiama il compagno, lascia i due palloni e si scambiano di ruolo.

Palleggiare con due palloni, destro e

sinistro, questa è la competenza nel

Diagramma 32 Minibasket, palleggiare con una mano e

con l’altra con la stessa confidenza.

Non recuperare il secondo pallone prendendo sotto il braccio il primo pallone! Lo si deve palleggiare! A 11 anni ne devono esser capaci! L’importante è non commettere infrazione di passi!

Ancora a coppie, disposizione come da Diagramma 33.

(1) palleggia sul posto con due palloni e deve scappare da (2) che, quando decide, scatta per cercare di rubare almeno un pallone. (1) è salvo quando arriva sotto la linea gialla (linea laterale gialla che delimita il campo di pallavolo).

Diagramma 33

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Varianti (Diagramma 34)

“A”: (1) passa un pallone a (2) che va in palleggio verso (1) e gli riconsegna il pallone.

“B”: (2) o chiama la palla (“amico”) o va a rubarla (“nemico”) e in questo caso (1) cerca di mettersi in salvo.

Nel movimento di palleggio, abbassarsi per essere più efficaci! Questa è la posizione fondamentale.

Diagramma 34

Diagramma 35

“Mantengo una palla in palleggio e passo l’altra palla al compagno”.

Confidenza complessa e impegnativa in funzione del tiro a canestro. Due squadre, A e B, disposte ai quattro angoli di metà campo, come da Diagramma 35. (1A) e (1B) con due palloni. Chi ha il potere decide quando partire, nel momento in cui decide di partire si dirige verso il cerchio di centro campo, cambia direzione, attacca il canestro, mantenendo un pallone in palleggio ne passa uno al compagno all’angolo ed entrambi vanno a canestro. Si tiene un pallone, l’altro lo si deve passare.

I ragazzini che non hanno competenze fermano un pallone per passare l’altro. Anche per questo motivo è indispensabile seguire il percorso “Prime Conoscenze – Conoscenze – Abilità – Competenze”. Vince la coppia che segna per prima due canestri. Per coerenza cosa devono fare i giocatori in attesa con due palloni? Palleggiano con i due palloni sul posto e devono riconoscere chi segna i due canestri per primi. Chi si trova in fila ad attendere, pertanto, esegue sempre palleggio sul posto con due palloni e deve riconoscere chi conquista il potere.

Variante: disporre le squadre in senso diametralmente opposto, ovvero il proprio compagno si trova all’angolo opposto, quindi “incrociare” i passaggi.

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Riflessioni. Certamente i giochi “a specchio” non sviluppano competenze nei bambini, occorre invece far migliorare la confidenza con la palla in situazioni di complessità, far sviluppare la specificità con la palla rispetto a ciò che accade attorno, al compagno che va a canestro. L’accorgimento dei due palloni da gestire è mirato all’utilizzo contemporaneo e coordinato di mano destra e mano sinistra e alla gestione del passaggio. La complessità, nel Minibasket, dimora nella tipologia motoria e soprattutto coordinativa, senza preoccuparsi eccessivamente della tecnica. L’aspetto più importante risiede nel come gestire gli atti motori, nel come governare due palloni contemporaneamente, soltanto successivamente subentrerà la tecnica per mettere a punto il gesto tecnico dettagliatamente. A questa età, infatti, la priorità compete agli aspetti coordinativi. Per quanto riguarda, ad esempio, la presa della palla é opportuno dire a un bambino del Minibasket “strappa!”? Forse sarà più appropriato suggerirgli “tienila forte!”. Certamente gli insegnamenti devono essere impartiti, ma in riferimento all’obiettivo coordinativo. A 7 anni, se riceve la palla in “back-door” e per la fretta per tirare mette male i piedi, si deve sicuramente insegnargli a mettere i piedi a canestro! Prima di tirare deve provare a mettere i piedi a canestro! Se non ci riesce è necessario proporre dei giochi per cercare di sviluppare la capacità di mettere i piedi a canestro. Questo significa cercare il controllo del proprio corpo in quanto è necessario ai fini di una corretta esecuzione di un tiro. Occorre mettersi in posizione adeguata per prepararsi per il tiro, se il bambino non sa adeguarsi è perché non ha lavorato sulla capacità di avere sempre il controllo motorio quando esegue un’azione. E’ oltremodo importante guardare con gli occhi del Minibasket dove emerge l’elemento carente coordinativo per proporre i dovuti “rinforzi”. Ad esempio: il passaggio è combinazione motoria, quindi se la posizione delle mani sulla palla risulta errata certamente si deve far capire al bambino come possa pretendere di passare la palla posizionando le mani in maniera non corretta sull’attrezzo-palla. L’importante è riconoscere l’obiettivo da perseguire e lo strumento per mezzo del quale arrivare all’obiettivo stesso.

ROBERTA REGIS

“VISIVO”

Gli Stimoli visivi sono la base del nostro gioco. E’ ovvio che lo stimolo visivo emerge già in maniera preponderante a 5/6 anni perché richiama l’attenzione. Lo stimolo acustico è solo un nostro segnale, per cui significa che io non richiamo nei bambini l’attenzione nel momento in cui posso ottenere una risposta. Occorre pertanto aggiungere, a livello di questi giochi, tanti stimoli visivi non solo in preparazione ma anche per aumentare l’attenzione in forma semplice. L’idea è che il bambino cominci a vedere come si muove il proprio compagno.

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Diagramma 36

Diagramma 37

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“Il Brutto anatroccolo”.

(BA), il brutto anatroccolo, prova nello stagno (la sua metà campo) vari movimenti. Tutti gli altri, nell’altra metà campo, a specchio, lo imitano (Diagramma 36). Brutto anatroccolo ed imitatori si scambiano poi le metà campo. Il “Cigno bellissimo” si trova nel gruppo. E’ diventato un cigno anche il Brutto Anatroccolo, i due cigni cercano di esibirsi. Si tratta di una situazione semplicissima riferita a stimoli visivi messi in relazione ad un altro elemento: lo spazio. Gli stimoli visivi vanno sempre inseriti nello spazio. L’idea è vedere cercando di mantenere lo spazio rispetto ai compagni.

Conoscenze.

Suddivisione in due squadre (A e B) e disposizione come da Diagramma 37. Il primo di ogni fila è senza palla. Obiettivo: mettere in relazione il vedere con alcuni elementi del gioco.

I primi senza palla di entrambe le file [(1A) e (1B)] corrono per entrare nel cerchio di metà campo attraversando la porta corrispondente e al comando dell’Istruttore vanno a canestro ricevendo rispettivamente dai compagni (2A) e (2B). Chi segna per primo: punto e potere (all’inizio il gioco viene attivato dal comando dell’Istruttore). Quasi tutti i giochi di potere contemplano stimoli visivi e l’obiettivo consiste nel mettere gli stimoli visivi in relazione al gioco e allo spazio. Questi bambini, in termini di spazio, devono cercare di rubare il tempo per guadagnare vantaggio. Perché inserire la porta in una situazione del genere? Perché in assenza delle porte i bambini, a 7/8 anni, si precipitano a prendersi la palla.

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2>2

Anche questo é un gioco di potere, ma contestualizzato in una situazione ben definita (la partita).

Disposizione come da Diagramma 38. (2) è “nascosto” e, quando decide, parte scegliendo il canestro da attaccare e riceve dal compagno (1).

In questo modo si comincia a direzionare “il non vedere” in relazione allo spostamento dell’avversario, quindi cominciare a vedere in relazione a come si comporta il difensore. A fronte di quest’ accorgimento, (1) deve cercare di vedere il compagno dove sbuca in una situazione un po’ complessa, cioè ha davanti una figura (il difensore che funge da “schermo” e copre quindi la visuale) ed in questo caso si deve adattare in funzione a come si sposta quella figura.

Diagramma 38

Ho preparato questo gioco tenendo anche presente che contiene un altro obiettivo: l’anticipazione, ma l’anticipazione in termini di prerequisito non è un vedere in relazione al gioco? Certamente! Infatti, in termini di capacità di anticipazione, si tratterebbe di cominciare a vedere uno spostamento del pallone. L’idea è proprio quella di cominciare a vedere lo spostamento della palla perché poi in termini di competenza mi aspetto da loro quel tempo, quel centesimo di secondo di vantaggio che permette poi di raggiungere l’altro.

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MAURIZIO CREMONINI

Abilità.

A questo punto proporrei di inserire il vedere più in relazione al gioco. Il bambino deve vedere il movimento che esegue un suo compagno per dirigersi verso canestro.

Suddivisione in quattro squadre (“A”, “B”, “C”, “D”), disposte come da Diagramma 39. E’ un gioco di potere. Il potere consiste nel decidere quale cono, dei tre posizionati a terra sulla linea dei tre punti, correre a toccare da parte del secondo senza palla della squadra, cioè di (2). Chi ha il potere tocca un cono a sua scelta, l’avversario tocca un cono diverso. Toccare e ricevere per andare a canestro. Il primo che segna conferisce punto e potere alla sua squadra.

Diagramma 39

Nel concetto di modello non viene escluso il palleggio (Diagramma 40):

Variante: (1) può usare il palleggio per allargarsi e migliorare così l’angolo di passaggio. (1) si “apre” per fornire un passaggio migliore al compagno. Uso del passaggio dal palleggio (è una “provocazione tecnica”).

Diagramma 40

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Situazione di gioco 3>3.

Bianchi contro colorati, potere ai bianchi. Disposizione come da Diagramma 41.

L’attivatore del gioco è (2), che decide quando partire per ricevere la palla dal compagno (1). Come si muove (2), parte il gioco.

Obiettivi: lettura dello spazio, creare l’abitudine al vedere perché senza vedere non è possibile muoversi sul campo con efficacia. Inoltre: anticipazione e scelta.

Diagramma 41

Variante: cambiare l’attivatore del gioco. L’attivatore del gioco ora è (1), che è il giocatore con palla (Diagramma 42).

Gioco semplice di abilità per vedere il movimento di un compagno che va a canestro, inoltre è stata inserita una partenza da fermo in una situazione di gioco.

Diagramma 42

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COMPETENZE

2>2 con due palloni.

Suddivisione in due squadre, a loro volta disposte su due file a fondo campo, di cui una fila con palla e una fila senza palla, come da Diagramma 43. Chi ha il potere decide quando partire e su quale canestro attaccare effettuando la scelta nell’ambito della fascia centrale di campo denominata “Pensatoio” (nel Diagramma 42 è la fascia di campo contraddistinta dalla lettera “P”). Chi segna per primo conferisce punto e potere per la propria squadra. Ancora una volta è importante il “vedere”, altrimenti non è possibile giocare in maniera efficace.

Diagramma 43

2>2 con un pallone. Situazione che cambia improvvisamente (Diagramma 44).

Variante: l’Istruttore (

) mostra le mani per ricevere la palla o da (1) o da [1] e questo è il segnale per difendere. Chi passa la palla all’Istruttore, infatti, deve difendere assieme al compagno contro l’altra coppia.

Variante: se l’Istruttore (

) riceve la palla nel “Pensatoio”, indica anche il canestro da attaccare.

Non è importante che se passano la palla non fanno in tempo a recuperare in difesa! In questa fase si allena “il vedere”, non sono rilevanti, in questo caso, i tempi di impiego per ritornare in difesa ma che tutti contemporaneamente vedano e reagiscano! Quando l’Istruttore mostra le mani, tutti devono riconoscere la situazione che cambia.

Diagramma 44

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4>4

Disposizione iniziale come da Diagramma 45.

L’Istruttore (

) attiva il gioco passando la palla a uno degli attaccanti. La situazione è più complessa per la presenza di più giocatori sul campo ma anche la situazione iniziale è più complessa.

Diagramma 45

Conclusioni.

Questa mattina abbiamo visitato le capacità senso-percettive: quanti giochi, quante lezioni possiamo costruire! Sulla base di tutte le variabili possiamo redigere programmi che coprono delle settimane intere. Abbiamo cercato di studiare il giusto percorso, soprattutto attraverso proposte costruite in stretta relazione con il gioco. In questo ambito é sufficiente, ad esempio, modificare la situazione iniziale per variare l’obiettivo. Se si cambia chi comanda possono mutare i tempi, gli spazi, le letture. Ai fini dell’interpretazione del gioco da parte dei bambini le varianti diventano rinforzi efficaci soprattutto se la loro lettura comincia a cogliere i risvolti di tutto ciò che succede sul campo.

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Bracciano, 19 Luglio 2014, ore 15,30 – 19,30.

AMBITO TECNICO-COGNITIVO

Maurizio Cremonini

Roberta ha preparato sul campo i piccoli attrezzi per presentare una lezione inerente, in forma approfondita, gli schemi motori di base. Lo schema che particolarmente sarà proposto è l’“Afferrare”. Questa lezione partirà dalle prime conoscenze per arrivare alle competenze snodandosi lungo il percorso degli schemi motori di base, sopratutto in funzione dell’afferrare la palla, per sfociare infine nei giochi a tre. Perché questa scelta? Perché l’abbiamo considerata tra le espressioni più naturali dei nostri bambini. Saper afferrare la palla, dai bambini piccoli ai ragazzi più grandi, si sta evidenziando come un problema di capacità. Occorre pertanto proporre dei giochi e delle situazioni che comprendano l’afferrare la palla affinché possa diventare uno schema motorio di base assolutamente consolidato soprattutto in funzione del gioco.

ROBERTA REGIS

AFFERRARE

Lezione: Schema motorio di base “Afferrare”. Proposta per bambini di 5/6 anni. L’idea è mirata a sviluppare lo schema motorio dell’afferrare in relazione al gioco.

“Le volpi e le uova”.

Attrezzatura (Diagramma 46): “A” = palloni e palline varie (da Minibasket, da Easy Basket e palline da tennis), che giacciono sparse a terra entro il recinto dell’area dei 3”, rappresentano “le uova”. “B” = pile di cinesini e di coni.

“Le volpi ladre vanno a rubare le uova nel pollaio. Correre, raccogliere le uova e correndo lanciarle per aria. Una parte si muove saltellando sui cerchi. Le volpi che vanno a rubare le uova cercano di non farle cadere (quindi non devono palleggiare) per

Diagramma 46 non far svegliare il contadino. Le volpi che

ricevono corrono a depositare le uova nella “tana”. Poi arriva il contadino che recupera le uova e da un’area le riporta nell’area precedente.”

Lettura dello spazio rispetto all’afferrare. Stimoli visivi e stimoli all’attenzione.

Questo è un afferrare diverso, associato all’idea di cercare una posizione, perché non è un afferrare lineare. Molti dei nostri giochi di Minibasket riferiti all’afferrare si sviluppano, infatti, in linea (passaggi e movimenti senza palla, in forma schematica) e spesso costruiti per i più

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piccoli. In questo nostro caso, invece, l’idea è cercare una posizione rispetto a un compagno e farsi aiutare da qualcuno per fare in modo che la palla arrivi al compagno e soprattutto in una situazione che contempla una lettura di spazio rispetto a questo afferrare. Non é un caso la lettura di spazio rispetto all’afferrare perché è importante che il nostro gioco contempli l’afferrare riuscendo a leggere lo spazio in funzione di come gestire il pallone. Si contempla poi il cambio del ruolo, quindi situazioni semplici iniziali in cui si dà l’idea di come lanciare e afferrare. Perché l’idea di gioco collettivo tutti insieme? Piuttosto che un lanciare e afferrare a coppie che potrebbe essere un gioco più semplice? Per aprire il campo agli stimoli visivi e agli stimoli all’attenzione perché in questo caso, rispetto al lanciare e all’afferrare, gesti che sono proposti molto spesso, in questa situazione il lanciare è abbinato all’avanzare nello spazio, correndo da una parte all’altra del campo. Questa idea sta a significare che il bambino comincia a lanciare non solo per il gusto di lanciare la palla e afferrarla, ma comincia a leggere lo spazio e ad avanzare per trasferire velocemente la palla verso la metà campo opposta.

Disposizione generale come da Diagramma 47: una coppia dentro ogni cerchio, il cerchio di metà campo pieno di palle e palline (da Minibasket, da Easy basket e da tennis).

“Per cucinare un uovo occorrono alcuni ingredienti: (la pentola, l’acqua)”. La coppia corre a raccogliere due palle per andare a tirare. Quando si lancia, se la pallina tocca il ferro si deve riprenderla prima che cada a terra. Se cade si rompe l’uovo, per cui se l’uovo si rompe bisogna riportarlo al suo posto, ove si trovava prima e andare a prenderne un altro. La palla o pallina tocca il ferro = si guadagna un cinesino; se si realizza il canestro = 3 cinesini. Tiro sbagliato e palla o pallina che cade a terra equivalgono a “uovo rotto”, per cui si deve riportarlo nel cerchio di metà campo e prendere un’altra palla o pallina. Muoversi con l’uovo che scotta fra le mani, quindi correre lanciandolo in alto.

Obiettivo: un primo afferrare messo in

Diagramma 47 relazione agli elementi del gioco.

Riflessioni. L’idea forte è di afferrare l’attrezzo messo in relazione ad alcune situazioni del gioco. Con palle di diverse dimensioni diventa importante come riuscire a posizionare le mani rispetto all’attrezzo, quindi lo scoprire l’attrezzo nelle sue dimensioni diverse. E’ ovvio che il primo gradino, per il bambino, è lanciare la palla per poi riafferrarla da solo. Lo step successivo è lanciare la palla con qualcuno che collabora e cercare di riafferrare al rilancio con spostamento. Step successivo è lanciare la palla al canestro e cercare di calcolare un tempo per riafferrare la palla su rimbalzo. Questa è la progressione dal più semplice al più complesso.

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MAURIZIO CREMONINI

Quando il bambino prende la palla e palleggia esegue un gesto reale. E’ chiaro che non sosteniamo che quando si prende la palla non si deve palleggiare, ma semplicemente proponiamo una serie di giochi mirati ad afferrare la palla. Il miglioramento dell’afferrare è importante perché è un elemento che sostiene il gioco. Nei giochi appena proposti si esigeva un’attenzione nell’afferrare la palla che era fondamentale. Avere attenzione significa prepararsi, avere le mani pronte, saltare verso la palla per cui è importante orientare l’attenzione dei bambini su questi aspetti. Si devono proporre diverse situazioni che contemplino l’afferrare la palla per cui quando si ripresenteranno il bambino forse si sente più sicuro nell’affrontarle. I bambini devono correre, lanciare, tirare e afferrare tantissimo, quindi il palleggio diventerebbe un fattore limitante, più corrono senza palleggiare, più lanciano e afferrano perché l’obbiettivo è: afferrare!

CONOSCENZE

Gioco di potere. Suddivisione in due squadre, disposte in fila come da Diagramma 48. Afferrare in relazione ad alcuni elementi del gioco. (2) si lancia velocissimo a canestro ricevendo da (1)! Chi segna per primo conferisce punto e potere per la sua squadra.

Diagramma 48

Variante: Proposta di un afferrare diverso.

Un lancio nell’altra direzione, differenza di spazio rispetto al precedente, è uno spazio operativo più ampio (Diagramma 49).

Diagramma 49

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3>3

Disposizione come da Diagramma 50. Nel momento in cui (2) decide di muoversi, viene attivato il gioco. (2) riceve da (1) e attacca immediatamente il canestro. La situazione iniziale contempla uno svantaggio per la difesa, conseguentemente chi attacca, che ha il potere di decidere quando attivare il gioco, deve approfittare del tempo che ha a disposizione per sfruttarlo come vantaggio (siamo sempre nel campo delle conoscenze).

Spazio e tempo così precostituiti sono uno

spazio e un tempo diverso, a differenza

delle precedenti proposte che

contemplavano un lanciare semplice. In

riferimento all’età dei bambini siamo a

livello di conoscenze, quindi in relazione al

Diagramma 50

lanciare e all’afferrare questa è una

situazione che si presenta più complessa.

Attraverso queste proposte è stato mostrato, a 7 – 8 anni, come viene configurata l’idea riferita all’afferrare e come l’afferrare diventa importante in termini di tempi utili. In riferimento al concetto di vantaggi, afferrare la palla è legato anche agli aspetti di tempo e di spazio e tempo e spazio affondano le loro radici nelle capacità coordinative, non si limitano soltanto al gesto tecnico. Se quell’afferrare, anche con i più piccoli, non viene modulato nella maniera dimostrativa-coordinativa, successivamente si può rivelare una difficoltà e una complessità non facili da superare.

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ABILITA’

3>3

Disposizione come da Diagramma 51. (2) attiva il gioco muovendosi verso il canestro, (1) accorcia la distanza del passaggio muovendosi in palleggio (se un bambino non ha la forza sufficiente per passare la palla a una certa distanza, deve certamente aiutarsi con il palleggio per ridurre la distanza). (1) deve riconoscere lo spazio dove passare la palla.

Variante: (1) attiva il gioco partendo in palleggio.

Diagramma 51

MAURIZIO CREMONINI

Richiamo all’afferrare in situazioni di gioco.

3>3

Suddivisione in due squadre, i cerchiati (bianchi) contro i quadrati (colorati), che hanno il potere. Disposizione su tre file come da Diagramma 52. [2] è l’attivatore del gioco partendo in palleggio. Vince chi segna due canestri di squadra (la prima coppia che realizza canestro conferisce il potere alla propria squadra).

Diagramma 52

“Fotografare il gioco”: una cattiva ricezione per un cattivo passaggio rende inefficace l’azione (condiziona l’esito dell’azione stessa). Per rendere efficace il gioco si deve riuscire ad afferrare correttamente la palla!

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3>3

Disposizione come da Diagramma 53.

(1) e X1 si passano la palla, quando (1) decide, attiva il gioco.

Qual è l’elemento che determina, che sostiene l’efficacia dell’azione? Saper afferrare la palla! Quante volte, nel Minibasket, si verificano situazioni in cui i bambini non sono capaci di ricevere la palla in corsa, afferrarla e tirare a canestro!

Diagramma 53

Quale modalità si può adottare per realizzare la verifica di una capacità? Semplicemente giocando la partita a fine lezione, provando a controllare se in quella situazione di gioco si riscontra con certezza il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Cosa può costare proporre un 3>3? Oggi abbiamo giocato, a livello di capacità, con il lanciare e afferrare la palla. Cosa costa iniziare un 3>3 da una situazione in cui l’afferrare la palla diventa l’elemento fondante del gioco? E’ importante osservare se i ragazzini iniziano a padroneggiare questi gesti e al tal fine quante situazioni si possono proporre! Quante verifiche degli obiettivi si possono provare nelle nostre situazioni di allenamento! Verifiche che ci consentano di aiutare i bambini a capire cosa significa mettere in campo quelle complessità nelle quali dovrebbero cercare destreggiarsi!

COMPETENZE

Ricevere e afferrare la palla.

Suddivisione in tre squadre (A, B, C), disposte in fila come da Diagramma 54. 4 coni posizionati a terra lungo l’arco della linea dei 3 punti. In ogni fila, il primo con palla, il secondo senza palla. Potere a (2B), che attiva il gioco correndo a toccare un cono, per poi ricevere da (1) e andare a canestro. Importante l’afferrare la palla! Punto e potere a chi segna per primo. Gli spazi sono complessi, la ricezione si presenta difficile perché abbiamo una

Diagramma 54 complessità di spazi e si devono evitare le infrazioni di passi in partenza.

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3>3

Suddivisione in due squadre (cerchiati e quadrati), disposte come da diagramma 55. Presegnale che dà la direzione del

canestro: l’Istruttore (

) passa a un giocatore che si trova nell’area dei 3” (in una o nell’altra area dei 3”, indifferentemente). (1) esce a chiamare la palla per riceverla da

(2).

Potere di uscire dal cerchio, quando (1) esce dal cerchio, si gioca. Concedere un tempo al giocatore che ha il potere per ricevere, afferrare, eseguire un palleggio e un passaggio al compagno. Sono queste le situazioni che devono scoprire! Lanciare e afferrare! Senso di collaborazione, più gioco di squadra, più utilizzo del fondamentale del passaggio.

Variante: chi riceve la palla, attacca subito.

Diagramma 55

Considerazioni. I quadri finali sono configurati a un certo livello di applicazione. Se ci si riferisce alle competenze, queste competenze possono essere proposte agli Esordienti ma possono essere appropriate anche per gli Under 13. Cosa è importante sottolineare? Non possiamo ridurre l’idea del miglioramento degli schemi motori di base, così come stamattina riguardo le capacità senso-percettive, a qualcosa che si propone limitatamente per un po’ di tempo ai bambini più piccoli e non invece a un impianto sportivo in verticalità, anche mano a mano che i ragazzi crescono. Il lanciare e l’afferrare non si devono proporre soltanto a 5, 6, 7 anni ma si devono richiamare anche negli anni successivi. Si devono fornire ai ragazzini strumenti di gioco in cui l’afferrare è fondamentale per consentire di rendere efficace il gioco perché il corretto afferrare, quando giocheranno le partite, sarà un elemento che potrebbe fare la differenza. Ragazzini che guadagnano sul campo un vantaggio veramente significativo ma non riescono a prendere la palla finiscono per perdere quel vantaggio e non poter intraprendere l’azione successiva. Devono sopratutto saper prendere la palla ed essere sicuri della presa, avere una concreta consapevolezza di cosa significa afferrare la palla in un certo modo, in una certa posizione e per arrivare a questo livello occorre sviluppare prima un lavoro adeguato e poi sostenuto con i quadri successivi.

MAURIZIO CREMONINI

Sono state scelte tre capacità coordinative e per esplorarle si parte dalla pallacanestro. Avvalendoci del ruolo che Roberta ricopre nel CNA (Formatore CNA 2° livello), la prima delle proposte che saranno presentate è compresa tra quelle che vengono utilizzate nei corsi di formazione per i docenti CNA ai fini di applicare questi concetti. Molte proposte sviluppate

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dal CNA sono assolutamente riconducibili al nostro Minibasket, in particolare riferite alle capacità motorie che sostengono una migliore esecuzione dal punto di vista tecnico delle attività che venivano proposte. Partiamo da un esercizio di pallacanestro e scendiamo fino alle prime conoscenze. Il primo esercizio e quindi il primo obiettivo che affrontiamo come elemento coordinativo è l’aggiustamento motorio.

ROBERTA REGIS

L’esercizio che sto per presentare riflette una situazione di pallacanestro e cercheremo poi di analizzare insieme il lavoro svolto quest’anno con gli istruttori tecnici federali. L’idea è di adattare le attività della pallacanestro al Minibasket, quindi metto in campo una situazione di pallacanestro non come tecnico della pallacanestro ma leggendo quella situazione in funzione del Minibasket. Cosa significa leggere una situazione di pallacanestro in funzione del Minibasket? Significa individuare la capacità coordinativa o la capacità motoria prevalente che sostiene quel tipo di attività. Se noi Istruttori di Minibasket ci concediamo di partire dalla pallacanestro spesso e volentieri, per, come dire, deformazione cestistica sulla tecnica, ricerchiamo tutte le capacità coordinative o anche le altre capacità motorie perché sostanzialmente costituiscono le fondamenta della pallacanestro. L’idea è di provare in forma un po’ più complessa (la situazione che viene messa ora in campo è semplice) la capacità coordinativa o la capacità motoria che sostiene tale tipo di situazione, cioè senza quella capacità motoria, senza quella capacità coordinativa è difficile riuscire a gestire la situazione in campo. In termini di situazione ci divideremo con Maurizio i compiti a scendere fino alle prime conoscenze (sequenza: competenze-abilità-conoscenze-prime conoscenze), dagli esercizi di pallacanestro ai giochi di Minibasket.

CAPACITA’ COORDINATIVE

Dagli esercizi della pallacanestro al gioco del Minibasket. 1° esercizio: “Aggiustamento motorio”. Disposizione come da Diagramma 56. Due Istruttori in appoggio: (A1) e (A2). Se l’appoggio (A1), solitamente l’Istruttore, fa vedere le mani, (1) gli passa la palla mentre il difensore X1 esercita una forte pressione sull’attaccante con palla. (1) non può partire finché uno dei due appoggi non fa vedere le mani. Vedere! E’ un esercizio che sviluppa la “visione periferica”.

Diagramma 56

Se (A2) fa vedere le mani a (1), quest’ultimo gli passa la palla; viceversa la passa a (A1) se lo stesso (A1) gli fa vedere le mani. X1 deve cercare di pressare (1) il più possibile. (1) non può partire per andare a canestro fino a che o (A2) o (A1) non gli fa vedere le mani. E’ una situazione che si verifica in partita. Questo è un esercizio di pallacanestro e qual’é la capacità motoria che sostiene tale tipo di situazione e senza la quale questo gioco non si rivelerebbe efficace e quindi questo tipo di situazione non si potrebbe proporre? In un gioco del genere, qual’é il tipo di visione da far funzionare in campo? La visione periferica! Non solo si deve saper decidere, ma si deve anche saper vedere, a tutto campo, sottoposti a un’intensa pressione esercitata dal diretto difensore. L’attaccante, pur sottoposto a un’asfissiante pressione, deve riuscire a mantenere la capacità di decidere guardando il

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compagno e nel momento in cui uno degli appoggi mostra le mani deve saper dare un passaggio, quindi si sviluppa un “vedere” nell’ambito di una specifica situazione. Sono state fin qui particolarmente approfondite le capacità senso-percettive, soprattutto sotto l’aspetto del vedere, e come organizzare dei giochi in modo che i bambini sviluppino in un quarto di campo la visione periferica. Proseguiamo il percorso per sviluppare il vedere seguendo sempre la traccia dalle competenze alle prime conoscenze focalizzando soprattutto la visione periferica.

MAURIZIO CREMONINI

Diagramma 57

COMPETENZE

Gioco di potere.

Gioco di potere semplice, che richiede però di saper gestire la palla e contemporaneamente saper vedere cosa succede sul campo. Suddivisione in due squadre, ciascuna composta da due file e disposte come da Diagramma 57. (1) e [1] si trasferiscono in palleggio nel cerchio di metà campo. L’obiettivo di (1) è mirato a muovere in palleggio il suo avversario e prendere spazio. (2) e [2] corrono per entrare nel “Pensatoio”, (2) ha il potere e decide, nell’ambito del “Pensatoio”, quale canestro attaccare appena aver ricevuto dal suo compagno. Chi segna per primo conferisce punto e potere per la propria squadra.

(1) e [1], mentre si muovono in palleggio, contemporaneamente devono vedere cosa succede: è una complessità inferiore rispetto a quella precedente, ma è una complessità! Il palleggiatore deve riuscire a vedere la scelta del compagno, lo spazio che si prende e quindi deve avere una visione ampia e non solo, deve anche vedere il comportamento del suo avversario.

Variante: per aumentare le difficoltà a (1), [1] gioca a rubare la palla allo stesso (1), che si troverà a dover affrontare un problema più fastidioso: non farsi rubare la palla! Non farsi rubare la palla e nello stesso tempo dover vedere; muoversi in un piccolo spazio per cercare poi di battere l’avversario. È un gioco di Minibasket che si avvicina alla pallacanestro, in quanto contempla relazione e collegamento.

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Diagramma 58

Diagramma 59

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ROBERTA REGIS

ABILITA’

Suddivisione in quattro gruppi (“A”, “B”, “C”, “D”), disposti come da Diagramma 58. Tutti con palla.

“A” sfida “B” e “C” sfida “D”.

Gioco semplice ma mirato all’obiettivo, cioè all’idea che i nostri ragazzi si abituino a vedere. Se partono in quattro per poi convergere tutti

e quattro nello stesso spazio, la situazione si

presenta sempre più complessa poiché la

difficoltà che s’incontra è nell’implementare tutti lo stesso spazio. Si deve giocare in profondità scegliendo anche il momento opportuno per quando trovare lo spazio.

MAURIZIO CREMONINI

CONOSCENZE

Semplice gioco per bambini di 7/8 anni. Suddivisione in due squadre, disposte come da Diagramma 59.

(1) e [1] palleggiano sul posto, (2) e [2] s’incontrano nel cerchio di metà campo, chi ha il potere decide di partire per toccare un cono e ricevere dal proprio compagno (visione periferica); l’altro toccherà l’altro cono e riceverà a sua volta dal proprio compagno. Punto e potere per la propria squadra a chi segna per primo.

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ROBERTA REGIS

Prime Conoscenze

“Cacciatori di pepite”

Giocare a fare i cacciatori. Suddivisione in due squadre (cerchi e quadrati, nel Diagramma 60). I ricercatori di pepite palleggiano dentro il cerchio di metà campo i palloni da Easy basket. Le pepite sono rappresentate dai cinesini giacenti a terra lungo le linee di fondo campo. Attivatore = (1). (1) e [1] corrono in palleggio per andare a tirare, i loro compagni cacciatori corrono a portare le pepite nei cerchi a loro rispettivamente assegnati e posizionati a terra come dallo stesso Diagramma 60. Se chi tira segna, il proprio compagno può portare tre cinesini (pepite), se il pallone tocca soltanto il ferro, un cinesino (pepita).

Si viene così a creare una situazione in cui il compagno del tiratore è concentrato a vedere il campo, a raccogliere e rimettersi veloce, pronto per vederlo.

Diagramma 60

Disposizione come da Diagramma 61.

Uno-contro-uno per prendere e mantenere il vantaggio: questa è la lettura che si dà nella pallacanestro.

L’Istruttore (

) mostra una mano al

difensore, che deve “battere cinque”. Nell’attimo che il difensore si muove, (1)

parte per ricevere dall’appoggio e attaccare il canestro. Il difensore deve recuperare la

posizione difensiva. Obiettivo: orientamento.

Diagramma 61

Orientamento. La capacità che sostiene questa proposta è l’orientamento, un elemento semplice che consente anche di riconoscere lo spazio libero dallo spazio occupato. E’ ovvio che è importante anche l’anticipazione, si deve però tener conto che, in termini di competenze, tutte le capacità coordinative vengono coinvolte in campo e sono importanti. Nell’affrontare la pallacanestro si ritrovano tutte le capacità coordinative, però in situazioni di questo tipo l’elemento che diventa più importante è l’orientamento spazio-temporale.

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MAURIZIO CREMONINI

COMPETENZE

Partita 5>3+2 per Esordienti. Obiettivo: orientamento spazio-temporale. Disposizione come da Diagramma 62, invece di alzare la palla a due s’inizia con questi schieramenti.

[1] deve alzare la mano affinché [2] corra a “battere cinque”, 5>3 + due che recuperano. In attacco i cerchiati. Il difensore [2] deve “battere cinque” con il compagno [1] e poi entrambi recuperano in difesa. Come si può intervenire per modificare la variabile spazio-tempo?

Variante: ridurre lo spazio tra [1] e [2]. Il tempo, in questo caso, è diverso, quindi

Diagramma 62 risulta tutto un altro gioco.

Stesso concetto di gioco in spazi diversi per riconoscere degli spazi in tempi diversi.

Ho usato lo stesso concetto di gioco con spazio diverso perché la pallacanestro lo utilizza in spazi maggiori per mantenere i vantaggi. In questo caso è stato proposto in modo tale da concedere spazi diversi per far imparare ai ragazzi a riconoscere gli spazi giocando a tutto campo. Affinché questa proposta sia praticabile per i ragazzi, è necessario seguire l’opportuno percorso.

ROBERTA REGIS

ABILITA’

4>3+1

[1] e [2] si passano la palla, (1) valuta se può intercettare questo pallone, nel momento in cui (1) si muove: segnale di via al gioco. [1], [2], [3] e [4] attaccano e si muovono anche i difensori (Diagramma 63). Questa proposta è riferita all’obiettivo Orientamento e specificatamente orientamento in termini di qualità. Poiché ora approfondiamo gli spazi utili, non più spazi liberi e spazi occupati, diventa importante capire qual’è l’obiettivo nell’istante in cui si attiva il gioco, in altre parole capire quand’è il momento di occupare lo spazio e quando è invece il momento di liberare quello spazio.

Diagramma 63

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In termini di competenza, abbiamo visto prima, può essere lo spazio in funzione di una situazione di gioco; in termini di abilità lo spazio in funzione dell’orientamento.

MAURIZIO CREMONINI

CONOSCENZE

Riconoscere lo spazio libero dallo spazio occupato attraverso il gioco denominato: “Un passo avanti insieme”.

2>2

Disposizione come da Diagramma 64. [1] è l’attivatore del gioco, quando parte si muovono anche (1), (2) e [2].

Non a caso questo gioco è denominato “Un passo avanti insieme” in quanto devono cercarsi uno degli spazi liberi e non inserirsi in uno spazio occupato. Questa percezione può essere codificata come una conoscenza? Certamente, perché se a 7 – 8 anni non riconoscono gli spazi liberi dagli spazi occupati a 10 anni le difficoltà si moltiplicheranno e non saranno consapevoli del concetto di vantaggi.

Diagramma 64

Variante: Cambiare attivatore, questa volta è (1).

Riconoscere se lo spazio tra (1) e (2) è occupato. I bambini devono visivamente riconoscere lo spazio libero (Diagramma 65).

Diagramma 65

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E’ importante non confondere la nostra azione di comunicazione con l’attività che deve essere realizzata coerentemente. Cosa significa? Quando viene proposto questo gioco ai bambini non deve succedere che, alla sua conclusione, chiedano di giocare la partita. Questa deve essere considerata “la partita”. Rimanere in campo per un certo numero di azioni per un paio di minuti è come fosse partita. E’ una partita 2>2, si devono conteggiare i punti e cambiare i compiti. Dopo 10 minuti quante azioni sono state sviluppate in attacco e quante in difesa? E’ stata disputata una partita di 2>2 denominata “Un passo avanti insieme”. L’organizzazione dell’allenamento deve essere così strutturata. Per i bambini deve trattarsi di un susseguirsi di azioni senza soluzione di continuità, dalla rimessa attaccare subito il canestro, senza esitazioni, anche e soprattutto a 7 e 8 anni perché devono crearsi queste abitudini. Attraverso questa struttura di allenamento si allena anche un’altra grande capacità motoria: la resistenza.

ROBERTA REGIS

PRIME CONOSCENZE

Capacità di orientamento.

Disposizione come da Diagramma 66. Il rettangolo di metà campo delimitato dalle linee gialle della pallavolo è “il recinto”. Due pecore, le “(P)”, posizionate in ciascuno dei quattro angoli del recinto (quindi suddivisione in quattro gruppi). Tutte le pecore con palla. I due cani, i “[C]”, si tengono per mano e ostacolano l’avanzata delle pecore a canestro cercando possibilmente di assediarle ai rispettivi angoli del recinto. E’ un passo avanti rispetto a quanto è stato trattato in precedenza in riferimento alla capacità di orientamento (differenzazione, che poi è anche in termini di orientamento). In termini di differenzazione l’obiettivo primario è la conoscenza del campo e le varie zone del campo, in termini di

Diagramma 66 orientamento, invece, l’obiettivo primario è

la percezione dei concetti di dentro, fuori, vicino, lontano.

Questo gioco rappresenta uno stimolo a riconoscere i concetti di spazio tecnologico ossia di dentro, fuori, vicino, lontano, sopra, sotto in una situazione giocata.

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3>3 in continuità su metà campo.

Situazione semplice, situazione di pallacanestro a metà campo. Capacità coordinativa coinvolta: Adattamento e trasformazione. Disposizione come da Diagramma 67. Il terzetto in difesa, quando recupera la palla, la passa al terzetto che aspetta in riga sulla linea di metà campo. Il terzetto che attacca, quando perde la palla difende contro il terzetto che era in attesa.

Diagramma 67

Qual è la capacità coordinativa che sostiene questo tipo di attività? Adattamento e trasformazione. E’ doveroso, però, enunciare una specificità: una proposta del genere è un gioco tipico della pallacanestro. Questo tipo di gioco non può essere messo in campo nel Minibasket in termini di adattamento e trasformazione. Qual’é, pertanto, l’elemento mancante? L’orientamento su due canestri. Se s’intende allenare la capacità di adattamento e di trasformazione nel Minibasket, non si può adottare questa situazione anche perché gli spazi e i tempi in questo caso sono diversi. A noi interessa l’adattamento e la trasformazione nel Minibasket come capacità coordinativa riferita al campo di gioco. Nella pallacanestro è ovvio che può esser utile anche una situazione di questo tipo.

MAURIZIO CREMONINI

COMPETENZE

Partita 5>5 di fine lezione per Esordienti per

verificare se i ragazzini hanno assimilato l’idea dell’adattamento e della trasformazione.

Disposizione iniziale come da Diagramma 68. Con questa modalità non è dato a sapere ai ragazzini dove attaccano e quando attaccano. (1) e [1] corrono all’interno del cerchio di metà campo, gli altri si muovono all’interno delle aree. Quando l’Istruttore

(

) lascia cadere la palla, chi la conquista,

tra (1) e [1], attacca il canestro più lontano ed entrano in gioco anche tutti gli altri.

Diagramma 68

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Variante: disposizione come da Diagramma 69. Spostare due giocatori da una delle due aree al cerchio di metà campo.

Diagramma 69

Concettualmente attraverso una partita si può verificare se i ragazzini sono capaci di svolgere determinati compiti, soprattutto proporre delle situazioni di gioco per verificare ad esempio come si destreggiano a fronte di sollecitazioni inerenti l’adattamento e la trasformazione. Quanto conta nella pallacanestro questa capacità di adattarsi e trasformare rapidamente la situazione? Quanto sono lenti i ragazzi soprattutto nella pallacanestro? Uno degli errori più gravi nel Minibasket e nella pallacanestro giovanile è l’esasperazione tattica. Una delle modalità più errate è, dopo l’esecuzione, tutti in coda! Inizia la partita e lo stesso allenatore/istruttore striglia i ragazzini a correre e a essere svegli, ma se non vengono allenati, anche bambini di 7 anni, che dopo aver subito un canestro devono eseguire rapidamente la rimessa e giocare, è tutto inutile! Le azioni devono susseguirsi a ritmo elevato, i bambini devono essere come dei proiettili in campo, allenati ad adattare e trasformare velocemente! Certamente che questa verifica era contrassegnata da tempi esasperati; se non sono rapidissimi a trasformare in un battibaleno la situazione rischiano di farsi anticipare dagli avversari.

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ROBERTA REGIS

ABILITA’

Adattamento e trasformazione

4>4

Disposizione come da Diagramma 70. Nel mentre che [4] parte (attivatore del gioco), (1) e (2) corrono avanti per recuperare la palla e attaccare il canestro. Inizialmente é un 4>0, una situazione in cui gli attaccanti hanno molto tempo a disposizione nel frattempo che i difensori [1], [2], [3] e [4] recuperano. Nel momento in cui (1) e (2) attaccano il canestro tutti gli altri (gli altri due attaccanti e i quattro difensori) devono adattarsi e trasformarsi subito trovando lo spazio utile in relazione al corpo, ovvero mentre stanno correndo devono modificare la linea di corsa la in relazione allo spazio utile. Nella sua complessità è un gioco di adattamento e trasformazione sia per chi attacca sia per chi difende.

Diagramma 70

MAURIZIO CREMONINI

CONOSCENZE

Adattamento e trasformazione.

3>3

“Specchio”: è gioco facile, tre coppie che si muovono a specchio, disposizione come da Diagramma 71. Ogni giocatore si muove a specchio avanti

indietro, l’Istruttore (

) passa la palla ad

un giocatore qualsiasi, che riceve ed attacca. Ovviamente fino all’ultimo momento non è dato a sapere chi attacca, essendo una proposta mirata alla capacità di adattamento e trasformazione.

Diagramma 71

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Variante: due coppie che giocano a “specchio”. Il compito viene ancora più facilitato poiché sono stati tolti di scena due giocatori e precisamente la coppia centrale, quindi è più facile riconoscere lo spazio utile per la palla (Diagramma 72).

Diagramma 72

ROBERTA REGIS

Qual’è il fondamentale utilizzato per allenare l’Adattamento e la trasformazione in tutte le proposte sin qui presentate? Dalle competenze fino alle conoscenze? Quale strumento è stato utilizzato per allenare l’Adattamento e la trasformazione? Sono state le situazioni di gioco lo strumento utilizzato per allenare l’Adattamento e la trasformazione dalle competenze alle conoscenze. Abbiamo allenato l’adattamento e la trasformazione mettendo in campo delle situazioni di gioco, quindi 5>5, una situazione di 4>4 a partire dal 4>0, una situazione di 3>3 e una situazione di 2>2 e ora continuo con i più piccoli ai quali propongo, per allenare l’adattamento e la trasformazione, sempre situazioni di gioco.

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PRIME CONOSCENZE

“Bolla” (Diagramma 73)

Correre passandosi la palla lanciandola in aria: quando “la bolla scoppia”, l’Istruttore

(

) schiaccia la palla a terra e chi la prende va a tirare a canestro!

Varianti: l’Istruttore la può consegnare per evitare contatti o per evitare che siano gratificati sempre gli stessi.

Utilizzare le regole di Easy basket. Partenza: differenziare le situazioni. Devono avere tempo e spazio a sufficienza per poter giocare.

Diagramma 73

MAURIZIO CREMONINI

Conclusioni

L’obiettivo di questo Master si è configurato nel far passare determinati concetti, ad esempio come allenare un pre-requisito dalle prime conoscenze alle competenze e sopratutto la chiarezza sulle tematiche presentate costituissero un momento di condivisione. Il Minibasket è mirato ad allenare i pre-requisiti, successivamente la pallacanestro svolgerà la sua parte sul piano puramente tecnico. Oggi abbiamo affrontato le senso-percezioni tattili, visive, acustiche per poi sviluppare alcune capacità motorie, ma l’essenziale è costruire una progressione didattica che spazia dalle prime conoscenze alle competenze.

Domanda da parte di un corsista riguardo alla comunicazione

Risposta. Si sviluppa in due modi. Il primo costruendo l’abitudine. Prestare attenzione, però, a non scivolare nella situazione in cui la comunicazione verbale viene utilizzata soltanto negli esercizi specifici e non viene richiamata invece anche in altre situazioni che richiedono una determinata lettura del gioco. Se la comunicazione verbale fosse allenata soltanto attraverso gli esercizi specifici, questa modalità risulterebbe una specie di “autogol”. Utilizzare quell’attenzione in situazioni di gioco affinché i ragazzi la usino e poi richiamarla deve pertanto diventare poi l’abitudine nelle attività che svolgono. Se invece resta circoscritta all’esercizio specifico, non si sviluppa la competenza. Se viene dimenticata la comunicazione con un compagno, ad esempio per distrazione, si deve richiamarla! In fase di definizione di un obiettivo non si può non continuare a richiamarlo nelle situazioni in cui si presenta la necessità di comunicazione. Occorre in questo caso rinforzare con determinazione i ragazzi sotto il profilo della comunicazione verbale perché è indice di collaborazione.

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Si può variare, modificare le proposte ma si deve continuare a perseguire l’obiettivo prefissato, che va richiamato spesso, con modalità martellante, soprattutto in senso pratico, continuamente, variando le situazioni.

Domanda da parte di un corsista inerente l’importanza della difesa.

Risposta. Se l’obiettivo è allenare i fondamentali con palla o senza palla in attacco, adottare le situazioni di sovrannumero e le variabili spazio e tempo. Se l’obiettivo è allenare i fondamentali difensivi, si adotta la parità numerica. Situazioni di svantaggio, a mio avviso, è una modalità di allenamento che si attaglia molto alla pallacanestro. Nel Minibasket, poiché anche oggi è stato affrontato l’argomento inerente lo sviluppo delle responsabilità individuali, secondo le mie convinzioni la parità numerica è la condizione che aiuta di più a sviluppare le competenze, a riconoscere le linee del campo, il controllo, tutti aspetti che la pallacanestro dovrà un giorno raccogliere come frutto di questo lavoro. Le situazioni di sottonumero sono anche stimolanti per la difesa perché se si trovano in due contro tre provano sopperire provvisoriamente allo svantaggio se riconoscono la situazione che sta arrivando il terzo compagno. La modalità meno utile è la situazione di sottonumero che non finisce mai, ovvero con la consapevolezza di trovarsi in 3>2 e rimanere in 3>2 sarà conveniente realizzare canestro il prima possibile. Viceversa in situazione di due contro tre ma con il compagno che sta arrivando, sussiste l’incentivo perché arriva il compagno che consente di tornare in parità numerica. Questa situazione sta anche a significare, in difesa, di conoscere lo spazio e il tempo di svantaggio e può rivelarsi stimolante al tempo stesso. Per un bambino piccolo trovarsi in sovrannumero difensivo due contro uno a livello di conoscenze è stimolante fino ad un certo punto, in altre parole se sussiste la consapevolezza che arriva il compagno di rinforzo altrimenti è troppo debole la motivazione a impegnarsi.

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Bracciano, 20 luglio 2014

Domenica 20 luglio, Ore 09.00 - aula

L’organizzazione e la gestione di un Centro di Minibasket dal punto di vista fiscale.

Presentazione di MAURIZIO CREMONINI

Dedichiamo questa mattina alla sintesi del lavoro svolto in questi giorni, corredata da alcune considerazioni e alcune riflessioni per fissare alcuni concetti per i quali siamo stati impegnati. Prima di questa sintesi dal punto di vista metodologico e l’aspetto generale tecnico nella costruzione del programma, ho ritenuto utile e opportuno anche un intervento di Graziano Martinelli. Graziano Martinelli è responsabile di un’area importante della Federazione che comprende anche il Settore Giovanile, Minibasket e Scuola. Ho ritenuto che fosse utile a tutti noi per due motivi: perché Graziano, nell’ambito della Federazione, ha la responsabilità di governare un sistema che coinvolge tutte le complessità e le specificità che riguardano le società e i tesserati. Per quanto riguarda la Comunicazione vogliamo proprio focalizzare le complessità che riguardano il sistema di comunicazione e di relazione tra gli Istruttori, i Centri Minibasket e la Federazione e quindi offrire quest’occasione di dialogo e di comunicazione potrà risultare un proficuo approfondimento. È stato rilevato che gli Istruttori frequentano poco FIP On Line e questo dato è inspiegabile. Noi abbiamo un senso di appartenenza a ciò che viviamo molto “sui generis”, nel senso che gli Istruttori appartengono al loro movimento, alle loro attività e alle loro condivisioni. Spesso i dirigenti appartengono alla loro specificità ed io gradirei che una certa conflittualità in atto venisse estinta perché esiste una continua mancanza di responsabilità e di comunicazione. Abbiamo poco orgoglio di appartenenza alla Federazione, negli altri sport emerge più orgoglio di appartenenza alla propria Federazione, come ad esempio la Pallavolo. Per questi motivi è importante conoscersi, dialogare e crescere insieme.

GRAZIANO MARTINELLI

Sono il responsabile dell’Area Tecnica della Federazione Italiana Pallacanestro, che comprende una serie di uffici incaricati allo svolgimento dell’attività, nella fattispecie i campionati, ossia arbitri e gestione delle gare. Personalmente ho esperienze anch’io come Istruttore Minibasket.

Il primo concetto che vorrei esporre è quello di sentirsi Federazione come un qualcosa di positivo perché lo si vive tutti i giorni. Colgo l’occasione anch’io per citare come esempio l’atteggiamento positivo della Pallavolo perché in qualsiasi situazione, sia nei successi sia nelle sconfitte, i suoi affiliati ne escono positivamente perché anche sotto l’aspetto organizzativo sono sempre propositivi e non recriminano mai.

Dopo questa breve premessa, vorrei mirare il mio intervento a dei brevi pensieri-spot che nascono dalla mia esperienza da parte della Federazione e da parte delle società. Personalmente sono impegnato sia come Istruttore Minibasket sia come allenatore di settore femminile.

Vorrei sottolineare l’importanza dei siti degli uffici federali perché per gli Istruttori rappresenta la vita quotidiana. La struttura federale è una provocazione e al tempo stesso un consiglio che mi permetto di suggerire al fine di ottenere più risultati per la propria attività.

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I Regolamenti. Sono tanti ed anche, a mio avviso, troppi rispetto a tutte le altre Federazioni e rispetto anche alle esigenze che noi abbiamo e che esprimiamo. Dobbiamo in ogni caso cercare di rispettarli e di conoscerli e dove reperirli. Una cattiva abitudine sono espressioni del tipo “mi pare che”, “sembra che sia stato detto che”, “gira voce che”… no! Soprattutto per voi che siete un punto di riferimento della vostra società, voi avete potere sul territorio, i dirigenti si riferiscono a voi, i bambini, i genitori, i colleghi Istruttori, anche i dirigenti federali si riferiscono a voi per un aiuto a organizzare. Modi di dire del tenore “è stato detto”, “pare che”, “sembra che”, “si è sempre fatto così” non funzionano! È preferibile detenere un documento scritto che delinea chiaramente le modalità esecutive per avere la certezza di non incappare in un passo falso perché una volta commesso l’errore è più difficile tornare indietro. Dirigenti di società di Serie A che si sono mossi con espressioni del tipo “mi pare”, “si è detto”, “è probabile” ci hanno rimesso il posto di lavoro. Devono imparare a memoria i regolamenti: è il loro lavoro! Ma anche chi lo fa per passione ha delle responsabilità per cui ogni suo operato deve risultare giusto e corretto per evitare qualsiasi inconveniente e spiacevole sorpresa.

Il Regolamento Settore Giovanile e Minibasket è un Regolamento più per la struttura. Gli articoli che possono interessarvi sono il bambino quando s’iscrive, quando si vuole cancellare, quando si vuole spostare ma fondamentalmente è più per dare un’idea com’è strutturato il Settore Minibasket.

La Guida Minibasket è un po’ come la bibbia, cioè le modalità con cui si gioca a Minibasket, i tornei, le partite e quant’altro.

Le disposizioni riguardano le norme che regolamentano tutti i campionati, dalla Serie A per finire al Minibasket. A voi interesserà per quanto riguarda l’attività dell’Under 13 e dell’Under 14 in quanto siete coinvolti come Istruttori, oltre ad esser coinvolti anche i vostri bambini.

Il sito FIP. Per reperire le fonti certe per muoversi nella maniera più corretta è preposto il sito, che non viene sfruttato appieno, è poco conosciuto. E’ importante navigarci per orientarci e riuscire a trovare tutto ciò che serve e quindi l’informazione, dove si svolge l’evento, chi lo tiene, che cosa fa e come lo fa. Esempio: servono 20 palloni per aprire un Centro Minibasket a scuola, a chi rivolgersi? Trovare nel sito l’ufficio preposto e porre il problema: mi serve questo materiale, come devo regolarmi? Come devo muovermi per ottenerlo? Sicuramente viene fornita la risposta circa il percorso migliore da seguire.

Gli organi della FIP sono a partire da quelli territoriali, provinciali per arrivare poi al regionale fino al nazionale, che è rappresentato in questa sede, per quanto riguarda il Minibasket, da Maurizio Cremonini e da Stefano Gadda.

FIP On Line. Vorrei ringraziare gli utenti della loro pazienza per aver sopportato che FIP On Line non ha funzionato un anno intero. Ora ricomincia a funzionare, ci stiamo provando, noi siamo i primi a subire il malfunzionamento di FIP On Line.

Il punto di registro CONI. La maggior parte di voi o sono i Dirigenti Responsabili o sono gli Istruttori ma anche con funzioni di dirigenti “factotum” e nella situazione di dover gestire un po’ tutto il Centro. Come Centri Minibasket non potete ottenere la registrazione sul registro CONI perché non siete Associazione Sportiva Dilettantistica affiliata alla FIP ma voi aderite alla FIP ed è uno “status” diverso. Da quest’anno è previsto anche un registro per i Centri Minibasket, lo stiamo elaborando e perfezionando pur non avendo i requisiti delle associazioni sportive dilettantistiche.

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Il consiglio che posso dispensare è, nel limite del possibile per avere gli sgravi fiscali di cui godono le associazioni iscritte al registro CONI, di collegarsi a una associazione e poi gestire con questa associazione gli eventuali sgravi fiscali. A breve arriverà una circolare con le necessarie istruzioni per il Centro Minibasket, però ancora non è dato a sapere se l’iscrizione in questo registro diverso garantisce gli stessi diritti sul campo tributario al fine di ottenere gli sgravi fiscali.

Rapporto con la società: è un rapporto di collegamento, in funzione dell’attività dei bambini che possono andare a giocare per quell’associazione nel campionato Under13.

Contabilità. Quest’ambito riveste un’importanza fondamentale soprattutto nel rapporto con i dirigenti della società. Collegarsi con la società significa che la propria parte contabile, in altre parole i debiti, si riversa nel pentolone della società quindi equivale a svincolarsi da ogni obbligo. Da un certo punto di vista è positivo perché paga la società e pertanto la quota del Centro Minibasket confluisce nella sua rata; da un altro punto di vista se il Centro Minibasket non detiene la gestione e il controllo dell’altra associazione la conseguenza è che il Centro Minibasket stesso rischia di ritrovarsi con il bambino che non è coperto dall’assicurazione. Mi spiego. Se io sono collegato a un’altra associazione che svolge attività giovanile e/o senior, in altre parole attività di pallacanestro, e quest’associazione non paga la sua rata vuol dire che non ha pagato neanche la mia e se non ha pagato la mia significa che io non ho i bambini assicurati. Se instaurate dei collegamenti con un’altra associazione assicuratevi che essa versi quanto dovuto, in alternativa voi stessi potete provvedere alla quietanza. Quel tipo di pagamento automaticamente ricade sull’associazione. Il bollettino arriva per metterti nelle condizioni comunque di assicurare i bambini se l’associazione non si muove, ma automaticamente anche l’associazione ha il tuo debito nella sua rata.

La possibilità di instaurare un collegamento tra un Centro Minibasket e un’associazioneè per noi, al momento, vincolata nel senso che non è facile gestire amministrativamente i Centri collegati a società per motivi amministrativi, più che per motivi tecnici. Immaginare un’associazione che crea diversi collegamenti con diversi Centri, può gestire i bambini a suo piacimento senza che i Centri ne vengano a conoscenza. Questa evenienza non è certamente apprezzabile perché significa che le società agiscono indisturbate. In una situazione di collaborazione, di territorio, devono essere gli Istruttori Minibasket che gestiscono e che controllano il territorio, ma devono conoscere e gestire bene la situazione altrimenti rischiano di perdere i bambini.

Un Centro Minibasket non può svolgere attività giovanile, per averne diritto occorre aprire un’altra Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD) che avrà un altro codice, con un suo statuto. Un consiglio: fondare una propria associazione sportiva, iscriverla al registro CONI per ottenere gli sgravi fiscali e ci s’iscrivono tutti i bambini che si hanno nel Centro Minibasket. Con questa formula si maturano i premi, che saranno spalmati anno per anno, su quei bambini che escono dal Centro Minibasket. Esempio: se il mio bambino va a giocare in Serie A, la società di Serie A che lo ha acquisito deve corrispondere a me 10.000 Euro. Il vincolo è diviso in 9 anni perché decorre dal momento in cui viene tesserato per la prima volta nel Giovanile fino ai 21 anni (quindi sono 9 anni). I 10.000 Euro del premio della Serie A vengono divisi per 9 e se la società tessera l’atleta per ogni anno io suggerirei di fondare la propria ASD per svolgere attività giovanile, per dare continuità alla propria tessera di Istruttore. Si può così partecipare ai campionati Under 13 e Under 14 e poi all’Under 15. Si può comunicare ai giocatori di poter scegliere la squadra, il che significa maturare il 25% del premio e se quel bambino prosegue la sua attività dopo i 21 anni e diventa un giocatore di pallacanestro che svolge attività di campionati nazionali, ogni anno si può acquisire il 25% di quel premio.

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Sito federale.

Gli organi federali e la struttura della Federazione. Uffici e commissioni danno l’idea della struttura della Federazione perché forniscono dati utili. Per quanto riguarda il Minibasket, ad esempio, pubblica i riferimenti per i contatti e contiene inoltre il sito delSettore, quindi si ha un’immagine diretta per trovare la soluzione e il canale di contatto. L’Ufficio Minibasket ha Domenico Meroni come responsabile, come collaboratori MarcoGianlorenzi e Stefano Gadda. Se ci si deve affiliare per la prima volta, è disponibile l’indirizzo dell’ufficio affiliazioni, se si deve costituire una società sul sito, è presente il link apposito.

I Regolamenti sono tutti presenti, sono importanti e ovviamente servono. Si può trovare anche la sezione riguardante i comunicati dei contributi, che rappresentano il pane quotidiano per chi gestisce Centri Minibasket e associazioni. I costi per costituire i NAS, le associazioni, un Centro Minibasket etc.

Per quanto riguarda le assicurazioni, consiglierei di stipulare delle polizze privatamente su RC, soprattutto per chi tratta con minorenni e in particolare bambini.

Un altro consiglio è l’assicurazione integrativa perché assicurando il bambino con il tesseramento si hanno le condizioni standard che non sono in linea con tutte le assicurazioni standard di questo livello. Per usufruire di un qualcosa in più è quindi consigliabile l’integrativa magari proponendola ai genitori e a loro carico. Così si mettono i genitori nelle condizioni di scegliere la soluzione migliore. L’assicurazione della FIP copre soltanto entro certi limiti.

Per correggere eventuali dati errati di un bambino è sufficiente inviare una comunicazione attraverso mail scrivendo a [email protected] chiedendo la correzione dei dati.

Per concludere, Maurizio Cremonini ha chiesto alla Presidenza del Settore Giovanile, Minibasket e Scuola di riunirsi per valutare delle nuove proposte:

Centro di Qualità. È una buona idea? Controindicazioni ed eventualmente come istituirla. Criteri, obiettivi, valutazione del territorio, valutazione del Centro, insomma tutta una serie di aspetti molto importanti.

Lista elettronica. È un’idea in fase di valutazione. Significa concedere a ogni Centro la possibilità di presentare la propria lista di iscritti; dare la possibilità a ogni Centro di presentare tutta la lista iscritti e tutti gli Istruttori tesserati. La possibilità di costituire un’associazione sportiva dilettantistica che tesseri Minibasket.

Sono tutte idee che noi stiamo raccogliendo grazie alle visite territoriali da parte di Maurizio e del nostro Presidente e che Maurizio ha chiesto di valutare con molta attenzione perché ciò che può servire a un territorio non è proponibile a un altro territorio o parzialmente a un altro territorio. Occorre pertanto conciliare varie esigenze.

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Domenica 20 Luglio, h. 10,00

LUCIO BORTOLUSSI

AMBITO METODOLOGICO

Questa lezione è stata inserita di proposito nelle battute finali di questo Master perché in qualche misura si collega al percorso compiuto in palestra e che ci fa richiamare i principi generali che dobbiamo tener presenti quando lavoriamo per competenze.

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PREMESSA

Sul piano metodologico, il modello di bambino che deve scaturire dalla nostra azione deriva dal modello di minibasket che abbiamo in testa e influenza fortemente metodi e stili di insegnamento.

Una considerazione importante: ogni Istruttore che lavora in palestra, un metodo lo sta adottando in maniera cosciente o perlomeno ha un suo metodo. Il bambino che si forma dalla nostra azione influenza enormemente il nostro stile di insegnante, se abbiamo in testa un Minibasket direttivo i nostri metodi sono conseguentemente di un certo tipo. Se vogliamo proporre un Minibasket fondato su conoscenze, abilità e competenze il nostro modello va modificato nel senso che non si può pretendere di ottenere competenze adottando un approccio del tipo “direttivo”.

La coerenza di Sparta

Modello di riferimento: L’importanza di un modello di riferimento

addestrativo

Obiettivo finale:

Il bambino /soldato.

Metodo:

direttivo (esercizi direttivi, ripetitivi,

allenamenti duri ….)

Stile di insegnamento:

autoritario.

Comando/esecuzione/ripetizione/punizione

Colgo l’occasione per citare il seguente esempio: il modello di bambino nell’insegnamento nell’antica Sparta era del tipo addestrativo. L’obiettivo è il bambino-soldato che non è un soggetto pensante ma che deve saper combattere. Il metodo è un solo: il direttivo, con esercizi ripetitivi, allenamenti duri; lo stile d’insegnamento era autoritario, quindi il comando, esecuzione, ripetizione, punizione… 2.500 anni fa… ma qualcuno, al giorno d’oggi, ricicla i metodi di quel tempo e di quella realtà… anche nel Centro Minibasket… l’obiettivo è: “il bambino programmato”… “tu non pensare, tira, passa!”… se faccio un esame di coscienza: sono lontano da questo modo di operare? Conosciamo tutti la situazione della nostra realtà, tutti siamo in grado di individuare chi adotta questa metodologia.

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IL NUOVO MODELLO DI MINIBASKET

Il modello culturale attraverso il quale il Minibasket si

intende descrivere è ispirato a modalità applicative

nelle quali le Conoscenze e le Abilità diventano

Competenze ed il piano di sviluppo funzionale -

motorio, si integra con il livello emotivo - cognitivo,

per bambini che imparano a giocare comprendendo

il significato di ciò che apprendono e crescono come

persone più libere, più autonome, più competenti.

Il nuovo modello di Minibasket s’ispira a un modello culturale attraverso il quale il Minibasket s’intende descrivere perché ispirato a modalità applicative nelle quali le Conoscenze e le Abilità diventano Competenze.

Non solo, però: un modello culturale nel quale il piano di sviluppo funzionale - motorio, s’integra con il livello emotivo - cognitivo, per bambini che imparano a giocare.

La capacità di gioco non nasce spontanea per aver proposto numerosissime ripetizioni sul palleggio e sul tiro ma per aver lavorato attraverso una metodologia appropriata; non solo, ma comprendendo il significato di ciò che apprendono, cosa che nel Minibasket per attività non avveniva. Perché tutti quegli esercizi? Forse lo sapeva l’Istruttore ma il bambino no! Il bambino gli chiedeva di disputare la partita per il piacere di giocare.

Ancora: questo modello trova la sua ragione di esistere perché i bambini comprendono le situazioni che apprendono e crescono come persone più libere, più autonome e più competenti. Questo modello non è solo per il Minibasket ma anche per la vita. Un bambino può oppure no diventare un campione ma questa esperienza sarà significativa.

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CONSAPEVOLEZZA

Assieme al concetto di competenza sono i punti forti del modello di minibasket

AUTONOMIA: la capacità di fare delle scelte consapevoli

e responsabili.

RESPONSABILITĂ: da re-spondeo, aver cura di quello

che sa e di come lo sa

CONSAPEVOLEZZA: è una condizione in cui la cognizione

di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente

armonizzata col resto della persona, in un uno coerente. È

quel tipo di sapere che dà forma all'etica, alla condotta di

vita, alla disciplina, rendendole autentiche.

Non essere consapevoli vuol dire non esistere. Marshall

McLuhan, La galassia Gutenberg, 1962

Se chiediamo ad un soggetto solo abilità e conoscenze, non

mette in pratica responsabilità e autonomia. Se chiediamo competenza deve dimostrare responsabilità

(rendere conto, da re-spondeo), aver cura di quello che sa e di

come lo sa.

Le parole che caratterizzano in palestra questo modello, i punti forti sono proprio l’autonomia del bambino, intesa come capacità di fare scelte consapevoli e responsabili. Vi sono state presentate numerosissime proposte in questi giorni, con le quali siete stati messi in condizione di avvio di fare le scelte per poi giocare 3>3.

Il concetto di responsabilità. Noi cerchiamo il concetto di responsabilità dei bambini ma Il concetto di responsabilità dell’adulto che insegna, dell’adulto che ha responsabilità di ruolo nel far rispettare le regole, questo è essenziale. Noi lo pretendiamo dai bambini nel senso di re-spondeo, cioè aver cura di quello che sa e di prenderci cura delle azioni che fa. E’ strettamente legata all’autonomia: scelgo e sono responsabile di quello che scelgo e sono anche consapevole perché ci ho riflettuto, ci ho ragionato, perché la scelta è il frutto di una convinzione profonda. E’ un tipo di sapere, questo, che dà forma all’etica, che non si usa più ma che dà forma al nostro lavoro, dà sostanza al nostro lavoro. Etica significa condotta di vita, condotta verso la disciplina delle regole. Esistono delle regole delle quali non si può fare a meno rendendole autentiche e interiorizzarle perché non è possibile fare diversamente.

Se chiediamo (questo passaggio vi prego di sottolinearlo con la matita rossa) a un bambino solo abilità e conoscenze e ci fermiamo lì, in realtà non mettiamo in pratica la responsabilità e l’autonomia perché l’uno è il bambino programmato, l’altro è il bambino competente. Nel primo l’Istruttore ha tutto in testa, il progetto chiaro e lo travasa al bambino. Nell’altra parte, nel bambino responsabile ed autonomo, l’Istruttore realizza veramente la sua professionalità perché mette il bambino in condizione di scegliere! Perché mette in condizione il bambino di apprendere mentre impara, nel senso di imparare ad apprendere.

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DIDATTICA INCLUSIVA E CONCETTO DI COMPETENZA

Una didattica inclusiva … per tutti i bambini si fonda sul concetto di competenza.

PER UN LINGUAGGIO CONDIVISO

CONOSCENZE Dal Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli [1]:

“Competenze” indicano la comprovata capacità di usare

ABILITĂ COMPETENZE RESPONSABILITĂ conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o

metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello

sviluppo professionale e/o personale; le competenze

AUTONOMIA sono descritte in termini di responsabilità e autonomia.

[1] Raccomandazione del Parlamento europeo e del

Consiglio del 7 settembre 2006.

Tra le parole-chiave che ci interessano in forma immediata e inclusiva nel modello di abilità, forse il concetto d’inclusività era più proclamato, in realtà interpretato nel senso che il concetto di didattica inclusiva è strettamente legato al concetto di competenza.

Inclusività vuol dire mettere tutti i bambini nelle condizioni di agire, di provare il successo, in sostanza si tratta di personalizzare l’insegnamento offrendo a ciascuno quello che ha bisogno in quel momento della sua storia, delle sue capacità, delle sue conoscenze e delle sue abilità.

Un’idea inclusiva si fonda sul concetto di competenza per tutti i bambini, nessuno escluso. Per sviluppare le competenze in palestra non potevano bastare 50 esercizi per renderci felici, noi! Convinti che plasmavamo un giocatore perché il concetto di competenza recava qualcosa di più profondo, assume su di sé tutte le conoscenze e le scoperte fatte sul campo delle conoscenze, sul campo dell’apprendimento. E’ qualcosa di più alto, non ci basta più un bambino che sa fare soltanto una cosa perché nella partita le situazioni cambiano continuamente ma che è capace di leggere quello che succede. Le competenze indicano la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità, capacità personali, sociali, metodologiche per noi perché se vogliamo creare un bambino competente abbiamo bisogno di un Istruttore competente e in situazioni di lavoro e di studio, nell’esercizio professionale e personale, le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia. E’ un po’ quello che avviene in Europa nel campo dell’apprendimento e dell’aggiornamento.

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DIDATTICA INCLUSIVA E CONCETTO DI COMPETENZA

CONOSCENZE ABILITĂ COMPETENZE

PER UN LINGUAGGIO CONDIVISO

CONOSCENZE

ABILITĂ

Il risultato dell‟assimilazione di informazioni attraverso l‟apprendimento (il mio

corpo, le sue possibilità di movimento, le sensopercezioni, lo spazio e sue variabili,

gli altri …). Le conoscenze sono l‟insieme di fatti, principi, teorie e pratiche, relative

a un settore di attività; le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche.

la capacità di applicare le conoscenze . . . per portare a termine compiti e risolvere

problemi. Nel nostro caso le abilità sono individuabili nei 4 fondamentali. Le abilità

sono descritte come: •cognitive (uso del pensiero logico, intuitivo e creativo) •pratiche (che implicano l‟abilità manuale e l‟uso di metodi, materiali, strumenti).

Indicano la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali,

COMPETENZE sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale; le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia.

Se questo è il modello, conoscenze, cosa vuol dire, allora? Sono il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Il nostro ruolo qui è fondamentale nel far capire al bambino e a far conoscere il suo corpo (tutto il lavoro sviluppato in palestra ieri mattina), le sue possibilità di movimento, le senso-percezioni, usarle, si parla di vero e proprio apprendimento sensoriale, una forma di apprendimento, quindi cosa si deve sviluppare? Lo spazio (poco o pieno) e le sue variabili.

Le abilità sono la capacità di applicare le conoscenze. Sapere ma non saper applicare è un sapere monco, teorico, che non trova ragione di esistere. Noi dobbiamo applicare questo sapere: è la capacità di applicazione delle conoscenze. Applicare le conoscenze sono proprio le abilità per portare a termine i compiti e risolvere i problemi quindi nel nostro caso le abilità sono individuabili nei quattro fondamentali, tenendo presente che le abilità sono descritte come cognitive che reclamano l’uso del pensiero logico per risolvere quei problemi per i quali il bambino ricorre a diverse strategie di carattere cognitivo. Questo termine non deve esser mai dimenticato: “creativo”, ossia uso del pensiero divergente, ossia mettere in condizione i bambini di sperimentare e di trovare cose nuove, vie nuove, ma anche abilità manuali restano soltanto abilità teoriche, abilità pratiche in situazioni.

Le competenze significano allora usare conoscenze, abilità e capacità personali in situazioni di gioco (nel nostro caso), che sono gestite in termini di autonomia e responsabilità. Competenza senza autonomia e senza responsabilità non è competenza ma è un’altra cosa, il saper agire in un contesto che reclama uso di autonomia. Autonomia non è agire se penso io per te, la responsabilità tua non te la puoi assumere.

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IL NUOVO MODELLO DI MINIBASKET

Modello di riferimento:

neocognitivo (“il pensiero precede, accompagna

e segue l‟azione”- J.Weineck1)

Obiettivo finale: bambino autonomo e responsabile

. Metodi:

Attivi e aperti - Situazioni problema. Compiti significativi di apprendimento

Stili di insegnamento: Autorevole. Empatia. Relazione

d‟aiuto. Attenzione al contesto

1( J.Weineck, L’allenamento ottimale., Calzetti Mariucci, 2009, p. 92)

C‟è un forte richiamo alla coerenza che ci viene richiesto. Dobbiamo adeguare metodi e stili di insegnamento.

Sicuramente da leggersi J. Weineck che sostiene:” il pensiero precede, accompagna e segue l’azione”. Non posso fare a meno di tener conto di un bambino pensante e stimolato dalla mia proposta, che lo accompagna nella scelta e che alla fine è anche autoriflessione, il perché ho fatto certe scelte.

Obiettivo finale non è il bambino programmato ma un bambino autonomo e responsabile. Non sono favole, questa metodologia è legata alla pratica, a quello che abbiamo fatto, produzione e pratica, questo è il principio.

Metodi: attivi e aperti, altrimenti non posso più sviluppare autonomia e responsabilità. Situazioni problema. Compiti significativi di apprendimento legati all’esperienza del bambino, quello che lui ritrova poi nella partita. Nell’affabulazione bisogna stare attenti a gestire una qual certa situazione che deve essere un po’ legata alla storia reale, come “il pesce che affonda”, non lo possiamo raccontare a un bambino a meno che tu non dici “ho fatto una magìa”. Metodi attivi e aperti – Situazioni problema; compiti significativi di apprendimento.

Lo stile nostro d’insegnamento: autorevole, l’Istruttore é il modello, lo é dal momento che entra in palestra fino a quando uscirà, quando insegna, quando si rapporta con tutti, quando la sua capacità di comunicazione si fonda sulla relazione ma con tutti i bambini, non solo con quelli più bravi con i quali si è più indulgenti; non si fonda sulle capacità dei bambini, si fonda sulla sua capacità di relazione. Enpatia, relazione d’aiuto e attenzione al contesto. L’attenzione al contesto fa riferimento a qualcosa d’importante nel senso che è sempre l’Istruttore a creare la situazione di apprendimento nella quale il bambino, dentro, agisce. Questo fa parte dello strutturalismo, cioè è la situazione creata dall’Istruttore che struttura la decisione dei bambini o che non la struttura. Un gioco in cui tre file di bambini, quello in mezzo che ha il potere e nel pensatoio decide da che parte tirare, questa è una situazione che struttura la decisione dei bambini.

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Proviamo a descrivere con parole-chiave la metodologia applicata

nella traduzione pratica del nuovo modello di minibasket

Fare sintesi

Proviamo insieme a sintetizzare l’esperienza di conoscenze e di competenze che avete fatto in questi giorni attraverso parole-chiave. Come definireste la metodologia che avete usato? In quali termini?

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Parole-chiave

Responsabilità, competenze, le eredità, apertura mentale, quindi lasciare i bambini liberi di sperimentare; iniziativa, quindi capacità di decidere, di scegliere; attività che ha un senso per lui ossia che non lo ossessiona per il risultato, sei capace, non sei capace, riesci o non riesci, l’Istruttore che giudica e non attiva situazioni; situazioni aperte, situazioni di apprendimento per problem solving con la tua soluzione, io ti do la cornice, il quadro lo dipingi tu. L’attivatore, parola-chiave importante, per i piccoli l’emozione ma l’attivatore e il difensore parte dal vivo e poi dà il via al gioco. Motivazione, qualcuno l’ha definita che era all’interno della stessa sfida che il gioco proponeva. Avete azzeccato il termine perfetto, compito significativo e quindi auto motivante. L’attenzione. Fin dai 5 anni il problema di stimolare l’attenzione è fondamentale.

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La lettura, che è strettamente collegata. Scelta. Decisione. Apprendimenti significativi-compiti autentici; la personalizzazione dei percorsi, tempo e spazio: riduco il tempo, ampio il tempo, siamo nelle situazioni più semplici. Se penso all’abilità, per fare un esempio di abilità, giocando nello spazio diventa un lavoro per competenze e riduco il tempo di scelta del bambino. Il Contesto, il cui concetto lo abbiamo già illustrato; fasi sensibili, dicono i sacri testi, sono la base per lo sviluppo delle capacità cognitive e questo deve essere il nostro obiettivo primario ed i fondamentali sono lo strumento e non il fine dell’attività. Carico motorio e carico cognitivo. Lo avete provato ieri, si poteva giocare senza prestare attenzione? Senza guardare cosa succede? Era praticamente impossibile! Se non lo si prova non si può capire cosa si chiede ai bambini in termini di attenzione, in termini di scelte. Stili di insegnamento e di apprendimento; il concetto di programmazione: programmare per competenze non è programmare per obiettivi rigidi ma è qualcosa di più.

DEFINIZIONE DI METODO

Il metodo è il percorso che conduce al risultato; esso riguarda il come insegnare

ma ha origine dall’intreccio di due fattori: il che cosa si vuole insegnare (Linee

Guida) e a chi si vuole insegnare (un bambino con grandi potenzialità ma

anche con grandi limiti).

Il compito specifico di un metodo didattico è di creare le condizioni, interne ed

esterne al soggetto, che consentano l'attivazione di operazioni intellettuali

necessarie all'assimilazione dei contenuti dell'apprendimento nella struttura

conoscitiva dell'allievo e alla riorganizzazione di tale struttura.

La metodologia postulata del nuovo modello è strettamente legata

alla promozione di competenze per un bambino autonomo e

responsabile.

Il Metodo che noi adottiamo è il percorso che conduce a un risultato. Se io preferisco un metodo, ho possibilità di arrivare a quel risultato, se io uso un metodo sbagliato, un metodo direttivo, non produco competenze, produco forse abilità, ma l’abilità è un limite che non é spendibile in contesti e modi sbagliati. Questo tipo di modello modifica anche il concetto di apprendimento, anzi fa tesoro di diverse definizioni di apprendimento. L’apprendimento non è un semaforo: “Pronti. Via!”, dove il bambino non pensa, non sceglie, non decide.

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ILMODELLO E IL CONCETTO DI APPRENDIMENTO

Apprendere significa modificare la struttura della

conoscenze possedute, i legami tra le stesse così da integrare progressivamente informazioni nuove,

riorganizzando la mappa dei concetti già elaborati (posseduta) in modo da renderli sempre più potenti,

cioè capaci di operare in situazioni problematiche mai incontrate.

Apprendere vuol dire anche sviluppare strategie per acquisire rapidamente, e in modo efficace, concetti

e abilità nuove.

Apprendere in modo significativo, cioè in modo tale da costruire concetti pienamente utilizzabili, è un processo

che implica la direzione consapevole e finalizzata dei processi intellettuali (funzioni cognitive), delle diverse

forme del pensiero, in funzione di scopi differenti.

Apprendere significa comprendere, mantenere nel tempo, trasferire le conoscenze e saperle utilizzare in altri

contesti: competenza.

Apprendere significa modificare la struttura delle conoscenze possedute. Le avete sperimentate, questi giorni. Significa modificare i legami con le stesse così da integrare progressivamente informazioni nuove. La progressività, la sequenza, non solo: riorganizzando la mappa dei concetti già elaborati, quelli che il bambino già possiede. I bambini hanno già delle esperienze, in modo tale da rendere questi concetti sempre più potenti cioè capaci di operare in situazioni problematiche mai incontrate, perché gli Istruttori hanno provato un percorso dai 5-6 anni agli 11 anni con situazioni dalle più semplici alle più complesse.

Apprendere vuol dire anche sviluppare strategie per acquisire rapidamente, e in modo efficace, concetti e abilità nuove. Non è semplicemente “fare quello che comanda l’Istruttore!”

Apprendere in modo significativo, cioè in modo tale da costruire concetti pienamente utilizzabili, è un processo che implica la direzione consapevole e finalizzata dei processi intellettuali (funzioni cognitive), delle diverse forme del pensiero, in funzione di scopi differenti (percezione, lettura). Apprendere significa comprendere, mantenere nel tempo, trasferire le conoscenze e saperle utilizzare in altri contesti: competenza.

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Costruire condizioni didattiche per lo sviluppo di competenze

COSTRUIRE SITUAZIONI - PROBLEMA

tali da sollecitare la riorganizzazione

delle risorse possedute dal soggetto

Come?

• in forme di sfide che possono essere affrontate direttamente dall‟allievo

• con possibilità risolutive aperte

• con elementi che necessitino la „lettura‟ del soggetto • che siano compiti autentici, legati alle situazioni di gioco

• che siano compiti significativi (motivazione intrinseca) • vicine all‟esperienza del bambino (personale, quotidiana, scolastica)

• compiti di realtà (legati al gioco)

Quindi: (Rogers, 2003; Rey, 2004; Develay1997)

COMPITI DI REALTÀ (legati alla capacità di gioco) COMPITI AUTENTICI (che il bambino percepisce utili a risolvere un problema che incontra giocando)

COMPITI ESPERTI IN SITUAZIONI-PROBLEMA (conoscenze e abilità

competenze)

La costruzione delle situazioni-problema, come avviene? In modo tale che possa sollecitare la riorganizzazione delle risorse possedute dal bambino? In forme di sfide, che possono essere affrontate direttamente dall’allievo; con possibilità risolutive aperte (vedi tutto il grande lavoro di Roberta Regis per i 5-6 anni); con elementi che necessitino la lettura del soggetto (vedi giochi di potere); che siano compiti autentici, cioè legati alle situazioni di gioco reali, non fittizie; che siano compiti significativi e che quindi sollecitino la motivazione intrinseca del bambino, perchè ha un senso per lui, perchè lo prendono; sono vicine alla sua esperienza e sono fonte di compiti di realtà, cioè compiti che poi lui ritrova nelle situazioni di gioco. Quel 3>3 proposto in un certo modo e che crea situazioni di sovrannumero se le ritrova poi in partita.

Quindi:

Compiti di realtà (legati alla capacità di gioco);

Compiti autentici (che il bambino percepisce utili a risolvere un problema che incontra giocando);

Compiti esperti in situazioni-problema (conoscenze e abilità → competenze), si tratta di situazioni più complesse, sono messe in gioco nell’ottica delle competenze, risolvere e utilizzare le conoscenze e le abilità in un contesto.

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Costruire condizioni didattiche per lo sviluppo di competenze

«L’idea è di creare delle situazioni in cui il soggetto

debba lavorare costantemente con la mente su ciò

che fa, sul perché lo fa e sul come lo fa: attenzione,

osservazione, percezione, decisione, valutazione”.

(A. Ceciliani, Elementi di didattica dei giochi sportivi., SdS-Scuola

dello Sport, XXI, 57, Roma, 2002, p. 21-30)

Tutto il lavoro sviluppato in questi giorni si configura nell’idea di creare delle situazioni in cui il bambino debba lavorare con la mente, costantemente, su ciò che fa, sul perché lo fa e sul come lo fa, quindi attenzione, osservazione, percezione, decisione e valutazione. In questo contesto rientra tutto l’insieme del cognitivo.

Esempio: abilità

3c3 da rimessa

-Anticipazione

-Orientamento spazio/temporale

Attivatore del gioco

inizio da rimessa laterale, l ‟attivatore della situazione di gioco è il

giocatore in attacco senza palla posizionato a centro campo; nel

momento in cui si muove per ricevere la palla tutti i giocatori coinvolti

entrano in campo per il 3 c 3

Situazione di apprendimento efficace. Legata alla esperienza del bambino Motivante (sfida: coinvolge l’emozionale e il cognitivo) Lettura, scelta, decisione

Arrivo del terzo difensore: modifica della situazione

Esempio di abilità: attaccanti, difensori, difensore che parte da molto lontano; l’attivatore del gioco, quando entra in campo parte il gioco, passaggio e così via. Non è un esercizio ma è una situazione di apprendimento efficace perché è legata all’esperienza del bambino, si trova con due difensori e sono in tre; è motivante, è una sfida (riesco a segnare prima che arrivi questo? Comporta una scelta di spazi); lettura, scelta, decisione; arriva il terzo difensore e crea un “inciampo cognitivo”, che ho trattato in precedenza per cui l’attacco deve escogitare altre strategie.

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Esempio: competenze

3c3 da rimessa

-Anticipazione

-Orientamento spazio/temporale

Attivatore del gioco

Situazione di gioco identica alla proposta delle abilità, posizione

diversa (più vicina) del difensore lontano dal gioco; concetto di

variabile spazio/tempo come attivatore iniziale diverso del gioco Situazione di apprendimento efficace. Dalle abilità alle competenze, modificando la situazione con un

piccolo accorgimento. Il difensore che nelle abilità era lontano, ora si

posizione più vicino (variabile spazio/tempo) ed è l’attivatore iniziale

del gioco: diminuisce per gli altri bambini il tempo a disposizione per

fare delle scelte. Semplice adeguamento che richiede ai bambini la

mobilitazione delle loro conoscenze e abilità nel nuovo contesto.

Se si modifica il quadro posizionando il difensore più avanti e quindi più vicino, il tempo che viene concesso per la risoluzione del problema è parametrato a uno spazio che è minore rispetto al precedente gioco e quindi si coinvolgono le competenze. Quest’accorgimento induce i bambini alla mobilitazione delle conoscenze e delle loro abilità nel nuovo contesto che è stato creato. Questa nuova situazione è risolvibile da parte dei bambini se negli anni precedenti hanno lavorato sulle conoscenze e sopratutto in un modo appropriato.

MODELLO DI APPRENDIMENTO

Che caratteristiche deve avere un apprendimento efficace?

Un ambiente di apprendimento dovrebbe offrire

rappresentazioni multiple della realtà, non semplificandola

ma rispettando la sua naturale complessità che prende

forma nella molteplicità dei percorsi e alternative.

Dovrebbe sostenere la costruzione attiva …

… e collaborativa della conoscenza, attraverso la

negoziazione sociale

più che la sua semplice riproduzione.

Dovrebbe poi alimentare pratiche riflessive

Apprendimento come processo non

lineare Apprendimento come processo costruttivo

intenzionale Apprendimento come processo sociale

Apprendimento come processo autoriflessivo

proponendo compiti autentici e contestualizzando gli Apprendimento come processo situato

apprendimenti.

Citato da B.M.Varisco, Costruttivismo socio-culturale, Roma, Carrocci, 2002

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MODELLO DI APPRENDIMENTO EFFICACE Conseguenze

Trovo qualcosa di più

Mi senso coinvolto, (interesse, piacere, senso ….)

interpellato, interpellato

Mi sento supportato

nelle mie convinzioni

APPRENDO SE …

Sono rilassato

Mi confronto (con gli altri, con la realtà, con le

informazioni)

Metto in atto il mio Prendo coscienza del sapere mio sapere

(interesse, strutture, processi …)

Sento di potermi fidare (di me stesso,

dell‟istruttore/mediatore, della situazione)

Faccio dei collegamenti

Posso agganciare le informazioni ad una

rete di conoscenze

Trovo dei metodi che mi aiutano a pensare

(schemi, analogie, modelli, metafore …)

PROGRAMMARE PER COMPETENZE

Per programmare per competenze che cosa occorre?

Una matrice di riferimento Modello cognitivo

Una matrice per la programmazione

Linee Guida: obiettivi in progress

Una mappa per strutturare la programmazione Linee Guida: competenze in uscita

Un esempio di declinazione di competenze Linee Guida: competenze in uscita

Lavorare per competenze significa programmare in un certo modo, in altre parole avere la matrice di riferimento. L’Istruttore investe a livello cognitivo, deve far pensare i bambini, quindi trasformare gli esercizi in situazioni problematiche. Non solo, ma deve avere una matrice per la programmazione, che s’identifica nelle Linee Guida, ovvero obiettivi per i 4 ambiti dai 6 agli 11 anni. Se si legge in verticale, si ha un programma di lavoro da svolgere in quell’anno; in orizzontale la progressione dei 5 anni di Minibasket. Non devono intendersi come delle coordinate rigide, a volte quello che non riesco a completare in una determinata fascia di età si riprenderà in quella successiva. Occorre avere anche un esempio di declinazione di competenze, si lavora tenendo presente le competenze in uscita, ossia cosa si vorrebbe che dopo 5 anni di Minibasket il bambino sappia fare.

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PROGRAMMARE PER COMPETENZE

La mappa per strutturare la progettazione degli interventi

1. Partire dai bisogni dei bambini

2. Rilevare dalla Linee Guida le competenze attese

3. Declinare un percorso in verticale di obiettivi di apprendimento promotori delle competenze (Linee Guida)

4. Stabilire gli indicatori di competenza (Linee Guida)

5. Organizzare e animare le situazioni di apprendimento

Che cosa fa l‟allievo? Che cosa fa l‟insegnante? Quale materiale è disponibile?

Quali sono le modalità di lavoro prescelte?

6. Costruire e pianificare sequenze didattiche in progress

7. Stabilire le modalità di valutazione

Programmare per Competenze.

La programmazione per Competenze parte dai bisogni dei bambini, con le strutture di collaborazione; rileva le competenze attese dalle Linee Guida; aiuta un percorso verticale dai 6 agli 11 anni; poi iniziano le situazioni di apprendimento. L’Istruttore deve provare a pensare nel suo gioco, nella sua situazione, cosa fa il bambino, quali processi l’Istruttore può attivare con quel gioco, che cosa fa, che cosa osserva, quali proposte di modifica può introdurre? A secondo il materiale disponibile, un cono spostato, ad esempio, cambia la situazione; uno spazio ridotto cambia la situazione. Quali sono le modalità di lavoro prescelte? Tutto campo, metà campo, etc. Costruire e pianificare sequenze didattiche in progressione: situazioni sempre più complesse. Strutturare qualche modalità di valutazione. Se l’Istruttore propone un gioco di conoscenze, deve rilevare se i bambini hanno acquisito le conoscenze che si aspettava con due o tre anni di lavoro. La valutazione non è la partita.

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VALUTARE LE COMPETENZE

“Per valutare le competenze,

si tratta di riconoscere insieme all’allievo,

non solo ciò che sa,

ma anche ciò che sa fare con ciò che sa,

e soprattutto perché lo fa e che cosa potrebbe fare con ciò che sa e

che sa fare !”

(Tessaro, 2010)

Le attenzioni dell’istruttore

che coinvolgono la

metodologia di

insegnamento

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Le attenzioni dell’Istruttore che coinvolgono la metodologia di insegnamento.

LINEE GUIDA – PRIME CONOSCENZE Attenzioni

PRIME CONOSCENZE 5-6 ANNI

Punti forti - Affabulazione – emozione

- Il carico motorio

- Le capacità senso-percettive

- Gli schemi motori di base

- La palla

Definizione degli obiettivi

Criteri -

- Programmazione del contesto

- Giochi aperti (stimoli all‟attenzione)

- Tutti coinvolti

- Relazione con l‟istruttore e le situazioni ludiche

- Emozione (attivatore)

Attenzioni a

Tempo (per esercitarsi sul compito)

- Gestione delle attività

- Opportunità (esercitarsi con successo) (tempi-gruppi)

Gestione dei materiali

(preparazione)

Linee Guida – Prime Conoscenze

Attenzioni

A 5-6 anni, quali sono i punti forti, che ogni Istruttore deve tener presenti nel suo lavoro?

- Affabulazione, come situazione privilegiata, per catturare l’emozione dei bambini; - Attenzione, però, perché l’affabulazione è legata al carico motorio. In talune proposte di

Roberta Regis il carico motorio s’innalzava moltissimo; - Lavoro sulle capacità senso-percettive; - Lavoro sugli schemi motori di base.

Questi ultimi due elementi costituiscono un’assunzione di responsabilità. Se i bambini oggi sono analfabeti motori, gli Istruttori devono farsi carico di colmare questa lacuna. Non si può lavorare sulle abilità pretendendo che i bambini possano risolvere i problemi se non è stato sviluppato un lavoro efficace sugli schemi motori di base all’età di 5-6 anni. - La palla.

Criteri: obiettivi, linee-guida. - La Programmazione del contesto - Giochi aperti, con stimoli all’attenzione - Tutti coinvolti - Attenzione alla Relazione con l’Istruttore e le situazioni ludiche - Tener presente che l’emozione è l’attivatore

Due elementi importanti che valgono per tutte le categorie:

- L’attenzione al tempo per esercitarsi sul compito. Le proposte sono in funzione del controllo motorio, quindi avere la possibilità di esercitarsi più volte su questa capacità e non passare da un tema all’altro, rapidamente, senza costrutto. Si deve dare il tempo al bambino di esercitarsi sul compito con l’opportunità di esercitarsi con successo.

- Gestione delle attività (tempi-gruppi), gestione dei materiali.

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PRIME CONOSCENZE

Linee Guida 5-11 anni

AMBITI

Motorio funzionale

Socio relazionale

Neuro cognitivo

Tecnico

Obiettivi di apprendimento e sviluppo delle conoscenze a 6 anni (categoria pulcini-paperine)

Scoprire con esperienze diversificate tutti gli schemi motori di base.

Esplorare nuovi schemi di movimento in relazione alle diverse situazioni ludiche, alle variabili spaziali, temporali degli altri e degli oggetti.

Percepire il proprio corpo in situazioni di mancanza di equilibrio.

Scoprire la mobilità e flessibilità articolare di tutte le articolazioni del corpo. Favorire la relazione positiva verso le situazioni ludiche, l’Istruttore, i compagni di gioco, l’ambiente. Sperimentare la differenza e l’integrazione tra il gioco individuale e quello collettivo. Favorire una relazione di empatia con l’Istruttore e con le sue proposte.

Scoprire le tante forme di comunicazione che il gioco consente. Partecipare a giochi di vario tipo come risposta ai bisogni di movimento.

Consolidare la capacità di riconoscere su di sé e sugli altri e nominare le varie parti del corpo impegnate nel gioco e nelle attività (schema corporeo). Riconoscere i primi riferimenti spaziali e temporali in relazione al sé, agli altri, agli oggetti, all’ambiente. Stimolare e sviluppare i diversi sistemi percettivi.

Riconoscere i propri sensi e le modalità di percezione sensoriale.

Conoscere e prendere confidenza con la palla, nelle sue diverse tipologie, come strumento di gioco. Eseguire il palleggio da fermo e camminando. Lanciare la palla centrando l’obiettivo di riferimento.

Lanciare e afferrare la palla in modi diversi. Spostarsi camminando e correndo nelle diverse modalità (in avanti, indietro, di lato).

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LINEE GUIDA – CONOSCENZE Attenzioni

CONOSCENZE 7/8 ANNI

Punti forti: ▪ le capacità coordinative

▪ il principio verticale delle senso percezioni e degli schemi motori di base

▪ il carico motorio

▪ la scoperta dei 4 fondamentali

▪ l‟equilibrio nella scoperta dei 4 fondamentali (cioè bisogna trattarli tutti)

▪ l‟emozione della scoperta

definizione degli obiettivi

Criteri: ▪

▪ fondamentali come strumento e non come obiettivo

▪ giochi semi-strutturati - continui stimoli all‟attenzione

▪ coinvolgimento adeguato (a coppie-piccoli gruppi)

▪ le relazioni con gli altri e con le regole

▪ l‟utilizzo dei giochi di potere

Attenzioni a: ▪ leggere e risolvere le prime situazioni problema

▪ Tempo (per esercitarsi sul compito) Gestione delle attività

▪ Opportunità (esercitarsi con successo) (tempi-gruppi)

Gestione dei materiali

(preparazione)

Linee Guida – Conoscenze

Attenzioni

7 – 8 anni, i Punti forti:

- Le capacità coordinative - Il principio verticale delle senso-percezioni (la risoluzione dei problemi) e degli schemi

motori di base - Il carico motorio (molta attenzione a quest’aspetto) - La scoperta dei 4 fondamentali - L’emozione della scoperta di questi 4 fondamentali

Criteri:

- Anche a questa età Definizione degli obiettivi - Tener presente che i fondamentali sono strumento e non obiettivo del nostro lavoro - Giochi semi-strutturati – continui stimoli all’attenzione con giochi di potere - Le relazioni con gli altri e con le regole - Proporre ai bambini di leggere e risolvere le prime situazioni-problema.

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CONOSCENZE

AMBITI

Motorio

funzionale

Socio relazionale

Linee Guida 5-11 anni Obiettivi di apprendimento e sviluppo delle conoscenze a 8 anni

(categoria scoiattoli-libellule)

Combinare, variare e utilizzare diversi schemi motori coordinandoli tra loro.

Padroneggiare e variare gli schemi motori di base.

Gestire il proprio equilibrio in riferimento alle variabili spaziali e temporali.

Consolidare la propria mobilità e flessibilità articolare utilizzando anche grandi attrezzi. Stabilire relazioni positive con le situazioni di gioco, i loro esiti, il contesto e le regole.

Comprendere la differenza tra giochi collettivi e il gioco di squadra. Comprendere la relazione asimmetrica con l’Istruttore e con le sue proposte. Comprendere e utilizzare le forme di comunicazione proprie del gioco di squadra. Scoprire attraverso il gioco la collaborazione con i compagni.

Sviluppo delle capacità coordinative speciali di differenziazione

dinamica e orientamento.

Neuro Risolvere semplici situazioni-problema con variabili spaziali e temporali.

cognitivo

Leggere e interpretare lo svolgimento delle diverse situazioni di gioco.

Sviluppare la capacità di utilizzare feedback e feedforward sul piano

senso – percettivo e motorio.

Controllare la palla nel palleggio, nel tiro, nella ricezione e nella sua

protezione.

Controllare il palleggio da fermo, camminando e correndo con entrambe

Tecnico la mani

Tirare a canestro, curando la posizione dei piedi e il punto di mira.

Curare il punto di mira e la precisione del passaggio.

Usare il proprio corpo per la difesa (arti inf. e sup.)

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LINEE GUIDA - ABILITĂ

Attenzioni

ABILITÀ 9/10 ANNI

Punti forti: ▪ Le capacità motorie e coordinative (generali e speciali)

▪ Il principio verticale delle senso percezioni e degli schemi motori di base

▪ capacità di lavorare sulle variabili spazio-temporali (attenzione: incidere su Tempo e Spazio

per fare un gioco = Tempo e Spazio di gioco)

▪ carico motorio

▪ giocare per capire

▪ emozione nel crescere per giocare (autonomia – competenze)

Criteri: ▪ Definizione degli obiettivi

▪ I fondamentali come strumento

▪ I fondamentali in funzione delle azioni di gioco

▪ Giochi strutturati e giochi di situazione

▪ Carico motorio e carico cognitivo

▪ La relazione con le situazioni di gioco

Attenzioni a: ▪ Utilizzo dei giochi di potere-responsabilità e collaborazione

▪ Tempo (per esercitarsi sul compito) Gestione delle attività

▪ Opportunità (esercitarsi con successo) (tempi-gruppi)

Gestione dei materiali

(preparazione)

Linee Guida – Abilità

Attenzioni

9/10 ANNI

Punti forti:

- La costante: Le capacità motorie e coordinative, sempre! - Il principio verticale delle senso percezioni e degli schemi motori di base - La capacità di lavorare sulle variabili spazio-temporali (incidere su Tempo e Spazio per

fare un gioco, perché modifica la situazione di apprendimento, dalle conoscenze si passa alle abilità.

- Carico motorio (molta attenzione!) - Giocare per capire (capacità di gioco.) - Emozione nel crescere per giocare e qui è emozione alla partita, non è più emozione a

giocare all’anatroccolo.

Criteri:

- Definizione degli obiettivi - I fondamentali come strumento - I fondamentali in funzione delle azioni di gioco (insegnare a giocare, devono imparare a

giocare) - Carico motorio e carico cognitivo - La relazione con le situazioni di gioco - Utilizzo dei giochi di potere come concetto di responsabilità e collaborazione. Da soli non

si riesce a risolvere determinate situazioni. In palestra sono stati presentati esempi lunghissimi di soluzioni di 2>2.

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AMBITI

Motorio funzionale

Socio

relazionale

Neuro

cognitivo

Tecnico

LINEE GUIDA – ABILITĂ

Obiettivi di apprendimento e sviluppo delle abilità a 10 anni (categoria aquilotti-gazzelle)

Padroneggia, combina e integra tutti gli schemi motori di base.

Trasformare i movimenti appresi in relazione allo spazio, al tempo e alle situa-zioni di gioco.

Sviluppare la capacità di orientamento rispetto ai riferimenti del campo di gioco, agli spostamenti dei compagni e degli avversari.

Incrementare la propria mobilità e flessibilità articolare. Mettersi in gioco, accettando con serenità il risultato finale. Assumere coerenti e responsabili comportamenti pro-sociali sia in allenamento che in partita. Sviluppare la capacità di comprensione e rispetto degli altri.

Comunicare positivamente con gli altri. Rafforzare la fiducia in sé stessi, le motivazioni al gioco, all’agonismo e all’affiliazione. Integrazione delle capacità coordinative speciali. Scegliere rapidamente, in una situazione di ioco sport, l’abilità specifica più conveniente da attivare.

Sviluppare la capacità di osservazione e analisi delle situazioni di gioco.

Acquisire l’abitudine ad utilizzare feedback e feedforward sul piano della

raccolta e gestione delle informazioni. Consolidare il controllo della palla nelle diverse situazioni di gioco.

Padroneggiare il palleggio almeno con la mano preferita. Tirare in terzo tempo sia di dx che di sx.

Scegliere il tiro adeguato in relazione al difensore. Eseguire correttamente il passaggio in situazione di disturbo di un difensore. Controllare ed ostacolare efficacemente un attaccante senza palla e con palla.

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LINEE GUIDA - COMPETENZE

Attenzioni

COMPETENZE 11 ANNI

Punti forti: ▪ Le capacità coordinative gen. e spec.

▪ Il principio verticale degli schemi motori di base e delle senso percezioni

▪ il carico motorio e cognitivo

▪ le variabili spazio e tempo

▪ giocare per risolvere problemi e situazioni di gioco

▪ giocare a pensare in funzione delle azioni di gioco

Criteri: ▪ l‟emozione del capire il gioco

▪ Definizione degli obiettivi

▪ I fondamentali come strumento

▪ i fondamentali in funzione delle azioni di gioco

▪ Giochi di situazione “reale” (variabile spazio-tempo)

▪ Carico motorio e carico cognitivo

▪ La relazione con le situazioni di partita

Attenzioni a: ▪ Utilizzo dei giochi di situazione: autonomia responsabilità e collaborazione

▪ tempo (per esercitarsi sul compito) Gestione delle attività

▪ opportunità (esercitarsi con successo) (tempi-gruppi)

Gestione dei materiali

(preparazione)

Le attenzioni a 11 anni = COMPETENZE

Punti forti:

- Ancora si lavora sulle capacità coordinative generali e speciali. - Il principio verticale degli schemi motori di base e delle senso percezioni - Il carico motorio e il carico cognitivo: sempre presenti! - Le variabili spazio e tempo (per tutte le ragioni esplicate in questi giorni.) - Giocare per risolvere problemi e situazioni di gioco. - Giocare a pensare in funzione delle azioni di gioco - L’emozione del capire il gioco.

Criteri:

- Definizione degli obiettivi - I fondamentali come strumento - I fondamentali in funzione delle azioni di gioco - Giochi di situazione “reale” (variabile spazio-tempo) - Carico motorio e carico cognitivo - La relazione con le situazioni di partita - L’utilizzo dei giochi di situazione per stimolare l’autonomia, la responsabilità e la

collaborazione.

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LINEE GUIDA - COMPETENZE

AMBITI TRAGUARDI DI SVILUPPO A 11 ANNI (CATEGORIA ESORDIENTI)

Organizza le abilità motorie, coordinando vari schemi di movimento in successione, simultaneità e anticipazione.

Ĕ consapevole delle proprie capacità fisiologiche (forza – resistenza e Motorio rapidità), dei loro cambiamenti in relazione allo sforzo e le adegua

funzionale all’intensità e alla durata del compito motorio.

Consolida l’adattamento, il controllo e la trasformazione dei movimenti appresi in relazione allo spazio, al tempo e alle situazioni di gioco.

Mantiene i propri livelli di mobilità e flessibilità articolare. Ĕ consapevole dell’importanza dell’efficacia della comunicazione nella relazione, in presenza di situazioni ed aspettative diverse.

Affronta le difficoltà e accettando la sconfitta, rispettando le regole, Socio

manifestando il vero senso del fair play.

relazionale Si rapporta correttamente con gli altri, accogliendo le diversità.

Comunica efficacemente con gli altri ed è capace di autocritica costruttiva.

Partecipa attivamente al gioco in forma agonistica, collaborando con gli altri.

Riconosce e valuta i movimenti, le direzioni e le distanze, nelle azioni di

gioco in relazione allo spazio, al tempo, agli altri, e alle regole.

Risolve le situazioni e i problemi di gioco utilizzando come strumenti tecnici i

Neuro fondamentali di gioco. cognitivo Utilizza il pensiero divergente (capacità di scegliere in modo funzionale).

Utilizza in maniera appropriata e finalizzata il feedback e il feedforward sul

piano senso – percettivo e motorio (capacità di leggere e interpretare le

diverse situazioni di gioco).

Controlla efficacemente la palla nelle diverse situazioni di gioco.

Tecnico Utilizza i fondamentali, con e senza palla, per affrontare le situazioni di gioco

anche attraverso la conoscenza dei primi, semplici elementi di tecnica e di

tattica.

Una necessaria

sottolineatura

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Superare un insegnamento centrato solo sulle abilità

DOMANDE FREQUENTI

Perché faccio molti esercizi sui

fondamentali e poi in partita non

li vedo applicati? Perché faccio

così tanta fatica a motivare i

bambini?

Non si può insegnare a giocare attraverso

esercizi che non hanno sempre un rapporto

con la capacità di gioco. Non si può lavorare puntando solo sulle

abilità senza tener conto dalle carenti

capacità motorie dei bambini di oggi Non si può pensare che il bambino replichi

in partita in modo identico le condotte

apprese attraverso gli esercizi, trattandosi il

nostro di un gioco di situazione, non prevedibili in astratto

Si vorrebbe che il trasferimento (dagli esercizi alla partita e alla vita) avvenisse sempre. L‟esperienza didattica,

corroborata dagli esperimenti psicologici, rivela che tale trasferimento non avviene in tutti i casi (B. Rey,

2003).

B.Rey, Ripensare le competenze trasversali, Franco Angeli, 2003

Una sottolineatura, però, mi preme farla presente. La domanda più frequente che mi rivolgono sia gli Istruttori che gli Allenatori è la seguente: <<Io propongo moltissimi esercizi sui fondamentali e poi in partita non li vedo applicati. Perché faccio tanta fatica a motivare i bambini?>>.

Non si può insegnare attraverso esercizi che non hanno un rapporto diretto con la capacità di gioco, ovvero “esercizi a secco”.

Non si può lavorare puntando solo sulle abilità senza tener conto delle carenti capacità motorie dei bambini di oggi quindi senza gli schemi motori di base che costituiscono i pre-requisiti per le abilità.

Non si può pensare che il bambino replichi in partita in modo identico le condotte apprese attraverso gli esercizi, trattandosi il nostro di un gioco di situazione, con situazioni non sempre prevedibili.

Si vorrebbe che il trasferimento (dagli esercizi alla partita e alla vita) avvenisse sempre. L’esperienza diretta, didattica, corroborata dagli esperimenti psicologici rivela che tale trasferimento non avviene in tutti i casi (B. Rey, 2003), ci si può lavorare sopra!

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Superare un insegnamento centrato solo sulle abilità

Quelle illustrate sopra sono didattiche che riducono l‟apprendimento:

per l‟approccio decontestualizzato per la limitata significatività per i bambini delle proposte didattiche

per la poca o nulla sollecitazione dell‟intervento personale (risoluzione di problemi).

Philippe Perrenoud, Dix nouvelles compétences pour enseigner. Invitation au voyage, Paris, ESF, 1999. Tr.it:

Dieci Nuove Competenze per Insegnare. Invito al viaggio, Anicia, Roma 2002

Si vorrebbe che il trasferimento (dagli esercizi alla partita e alla vita) avvenisse sempre. L‟esperienza didattica,

corroborata dagli esperimenti psicologici, rivela che tale trasferimento non avviene in tutti i casi (B. Rey,

2003).

B.Rey, Ripensare le competenze trasversali, Franco Angeli, 2003

Gli esercizi sono situazioni che riducono l’apprendimento, perché?

per l’approccio decontestualizzato (il bambino non capisce perché fa certe cose, l’Istruttore decide di far fare il cambio di mano perché poi in partita “serve”)

per la limitata significatività per i bambini delle proposte didattiche per la poco o nulla sollecitazione dell’intervento personale (il cognitivo è la risoluzione

dei problemi).

Il viaggio verso le competenze, é il nostro invito…..

L’ultima diapositiva l’ho lasciata in bianco perché sopra ci scrivete voi il vostro viaggio, dalle prime conoscenze alle Conoscenze, alle Abilità, alle Competenze…

Buon viaggio!!!

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Grazie per l’attenzione

Lucio Bortolussi

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Domenica 20 Luglio 2014

Maurizio Cremonini

Non sussiste alcun dubbio che è molto bella, concettualmente, questa prosa. Essa è un’esortazione ad assumersi delle responsabilità. Vi ricordate l’immagine di quel pullmino che ci ha accompagnato nella giornata di apertura? Volete cambiare quel pullmino? Io sono molto nostalgico, quel pullmino ricorda molto gli anni ’60, gli anni ’70, i tempi dei pittori naif, dei figli dei fiori. Io preferirei che quel pullmino continuasse a viaggiare superando le difficoltà con l’aiuto di tutti. E’ più facile recarsi da un rivenditore per acquistarne uno nuovo con tutti gli optionals rottamando questo vecchio: forse è troppo comoda, questa scelta! Che cosa intendo far capire? Il cambiamento, che possiamo generare, che si può generare, potrebbe essere anche diverso. Non so se avete colto i messaggi della prima lezione di questa mattina, in altre parole noi potremmo anche trasformare tutto il Minibasket in una pallacanestro, dal punto di vista formale. Tutto che tende alla perfezione e all’insegna della massima scrupolosità, bambini tesserati, liste R e quant’altro… ma mi sembrerebbe di perdere quel po’ di nostalgia che ha sempre caratterizzato il nostro mondo, che è stato anche il nostro senso di appartenenza. Non dico che non voglio essere rigoroso, semplicemente non gradisco che chi ricopre ruoli di responsabilità sollecita alcune esigenze e non magari altre più importanti. Costituiremo la struttura che controlla se tutti sono in regola con i titoli che consentono di sedersi in panchina per guidare le squadre. Il timore è che per prendere una scorciatoia, per l’incapacità di risolvere quei problemi trasformiamo il nostro Minibasket in una gabbia intasata di contenziosi, tutto schematico e ripeto, potrebbe essere una soluzione.

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Il nostro mondo.

Non so se avete visto questo video quando è passato, un video che secondo me descrive esattamente il nostro mondo. E’ presente nell’area dei video della Federazione ed è secondo me il video che più di ogni altro riporta fedelmente la realtà del nostro mondo della pallacanestro. Apparteniamo a questo, apparteniamo ai nostri problemi, alle nostre difficoltà ma anche alle linee-guida che non possono essere una verità assoluta ma che spesso qualcosa danno da condividere e rappresentare. Lo scopo per cui abbiamo organizzato questo Master è di incontrarci, raccontarci qualcosa, creare confronto, discutere, descrivere un modello, riconoscerlo, condividerlo ed esserne testimoni. Chiedere di rappresentare questo modello, chiedere di provare a superare i problemi, le difficoltà, gli alibi, provare veramente ad andare in campo ed essere coerenti rispetto a questo. Non v’è dubbio che emergono anche tutte le altre complessità che cercheremo comunque di affrontare, però quando ci riferiamo all’appartenenza di genere, quando siamo tra noi, noi che andiamo in campo e lavoriamo, vogliamo riconoscerci quest’ appartenenza e questa condivisione? Vogliamo riconoscerci in alcuni aspetti di queste linee-guida? Ci vogliamo provare? Quindi se il nostro mondo è questo, nessuno può fare tutto ma tutti possono fare qualcosa. Un tassello, una responsabilità, ognuno di voi può essere fondamentale in questo senso.

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Il nostro obiettivo? La più piccola delle azioni è sempre meglio della più nobile delle intenzioni.

E’ importante essere propositivi! Qualcosa riusciremo a ottenere, qualcosa di riferito a un quadro.

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Quale sarà il nostro impegno? Vi sto chiedendo di essere un po’ più rivolti a voi stessi. Siamo veramente tutti coerenti quando cerchiamo di impegnarci? Non abbiamo mai un momento di debolezza, non abbiamo mai delle difficoltà o delle incoerenze o delle distanze dai concetti che dichiariamo di condividere? Mi sarebbe gradito che fossimo tutti riuniti i 7.000 Istruttori di tutta Italia per queste riflessioni, per un esame di coscienza da parte di coloro che si riconoscono spesso incoerenti. Non intendo fare il moralista, semplicemente ritengo giusto esprimere dei pensieri che abbiano un valore e abbiano un senso.

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Questo è il campo riservato alla Metodologia.

Cosa deve insegnare il Minibasket?

Quali aspetti (o ambiti) deve sviluppare?In sostanza gli ambiti sono quattro, ma qualcuno spesso viene dimenticato.

Il Minibasket è obiettivo o strumento?Nella sua essenza è strumento, ma lo è anche la pallacanestro e lo è ancora di più lo sport in generale; ma perché dobbiamo diventare succubi della smania di insegnare a palleggiare, passare, tirare e a difendere meglio di tutti gli altri, per poter “apparire”… alla fine “è questo che conta”! Ed io mi sento soffocare da un pensiero così; mi sento soffocare perché esiste un livello culturalmente superiore al quale dobbiamo riferirci.

Possiamo parlare di “competenze” da raggiungere?Quali?

E vogliamo provare a riconoscere il significato di Condivisione?

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Le Competenze del Minibasket si configurano in questi quattro ambiti di riferimento.

Diventare autonomi e responsabili significa dare un senso alla propria presenza al mondo, in altre parole cominciare a capire fin dove si può arrivare. Abbiamo sempre di più bambini che non sanno fare niente da soli. E’ normale? Il Minibasket si fa condizionare da questa cultura? “Perché si gioca in questo modo”, “il compito viene svolto così”, in definitiva “al bambino si deve insegnare soltanto mediante metodi prescrittivi”. E’ mai possibile? Non è possibile! È incoerente quest’atteggiamento!

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Questa è condivisione: a 6 anni, quali obiettivi vogliamo raggiungere?

I bambini devono raggiungere adeguati livelli di conoscenze riguardo alle esperienze relative a tutti gli schemi motori di base: correre, saltare, strisciare, rotolare, lanciare, afferrare, se non sperimentano tutti questi gesti non esplorano! I bambini, al giorno d’oggi, non fanno più niente. La nostra lezione a 5 – 6 anni deve essere “un disastro di confusione organizzata” che comprenda tutto per apprendere nuovi schemi di movimento in relazione alle variabili generate dalle diverse situazioni ludiche, dallo spazio, dal tempo, dagli altri e dagli oggetti, quindi dentro il movimento e le espressioni del movimento.

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Socio-Relazionali.

All’età di 6 anni vogliamo arrivare a dei bambini che sono capaci con le attività di scuola e in relazione con le situazioni ludiche e con l’Istruttore, con i compagni e con l’ambiente. Un’insicurezza di cui soffrono i bambini è che se il mattino svolgono attività fisica nella loro palestra scolastica, entrare poi al pomeriggio in una palestra che non conoscono è già un problema, perlomeno per alcuni. Entrano a fatica perchéè un ambiente nuovo, se poi ci sono compagni nuovi, l’Istruttore che non conoscono e le attività che svolgono sono un po’ complesse e poco chiare, sicuramente insorgono imbarazzo e difficoltà.

Emergono sicuramente differenze, integrazioni tra gioco individuale e gioco collettivo, anche questa è una conoscenza che si deve raggiungere con i bambini.

La Relazione con l’Istruttore che è l’unico che accompagna il bambino all’incontro con le proposte. E’ l’Istruttore che infonde sicurezza, è la sua enpatia che consente al bambino di viaggiare da solo perché poi l’Istruttore comincia a “mettersi un passo indietro”.

Le tante forme di comunicazione che il gioco consente.

Il gioco come adeguata risposta ai bisogni. Autonomia!

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Tecniche.

La palla: viene lanciata in tutte le parti ma l’obiettivo è posto alla fine dei 5-6 anni, non di tutte le lezioni. Alla fine del percorso si deve aver fatto capire ai bambini che la palla è conosciuta in diverse forme, poi se fanno canestro, bene! se prendono il ferro un punto, perché questo è l’approccio a 5 - 6 anni.

Palleggiare come movimento fondante, cioè riconoscere il fatto che quando hanno la palla in mano devono ricordarsi ogni tanto di buttarla a terra. Questo vuol dire che i bambini di 5 – 6 anni devono esser capaci di palleggiare sempre quando si spostano? Affatto! Se si devono preoccupare di questo aspetto, può diventare un fattore limitante perché hanno un obiettivo da centrare.

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NEURO-COGNITIVE.

E’ inquietante questa immagine perché “se qualche Istruttore potesse mettere tutti questi sensori in testa ai bambini”.. sarebbe davvero la fine!

Riconoscere e consolidare su di sé e sugli altri e nominare le varie parti del corpo;

I primi riferimenti spaziali e temporali

Le esperienze motorie connesse alle senso-percezioni riconoscendo e discriminando anche le diverse nature.

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Un passo avanti, bambini in età di 8 anni. Sono cresciuti, quali traguardi si possono fissare a 8 anni?

Motorie-Funzionali

L’obiettivo è di esser capaci di combinare utilizzando diversi schemi motori coordinandoli tra loro, quindi la parola coordinative che comincia a entrare nella nostra attenzione.

Controllare e gestire condizioni di equilibrio, controllare! I bambini di 8 anni, che hanno scoperto e conosciuto il loro corpo a 5 – 6 anni, riescono a gestire le situazioni di difficoltà e controllare le espressioni di movimento orientando anche le proprie azioni in riferimento agli elementi di spazio e di tempo. Riconoscete, come coerenza, le proposte che abbiamo presentato in palestra? È tutto riferito alle linee-guida, che si sono fondate sul lavoro svolto da una commissione che comprendeva pedagogisti, insegnanti, esperti di metodologia, medici, psicologi, tecnici. Se abbiamo impegnato molto tempo a lavorare su queste linee-guida è perché abbiamo creduto in questi valori.

Parlare di mobilità articolare è un tema che ci deve preoccupare come costante perché vuol dire continuamente proporre un grande lavoro riferito all’attività motoria, quindi il muoversi in un certo modo, il lanciare in un certo modo, l’esprimere il movimento sempre in un certo modo deve essere una costante che ci accompagna.

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SOCIO-RELAZIONALI.

Certamente diventano più complesse le relazioni perché entrano in gioco gli esiti delle situazioni, perché si comincia a fare delle partitelle, si comincia a fare delle gare, con vincitori e sconfitti e non è una relazione diversa? Prima si acchiappavano, quando avevano 5 o 6 anni giocavano alla scimmia o all’anatroccolo, ora il bambino fa parte di una squadra che vince o che perde, non c’entra in relazione con questo? È un demonio? No! È semplicemente arrivato il momento di cominciare a istituire il gioco come relazione, con le regole, con il contesto.

La differenza tra giochi collettivi e giochi di squadra. Adesso cominciamo molto di più a giocare di squadra anche se più che di squadra di piccoli gruppi. Se dividiamo un gruppo di Minibasket in due squadre, quali problemi ci creiamo? Di carico! Creare piccoli gruppi: due o tre bambini per ogni gruppo significa dare il senso di un gioco collettivo ma di squadra, mantenendo il rispetto per il carico di lavoro che deve essere svolto.

La relazione con l’Istruttore ma soprattutto con le proposte più strutturate che l’Istruttore comincia a mettere in campo.

Le forme di comunicazione che a questo punto il gioco di squadra genera, ossia genera delle forme di comunicazione che sono complesse, difficili da sostenere e da condividere.

Il gioco come scoperta dei primi rapporti di collaborazione.

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TECNICHE.

Lo abbiamo ripetuto in questi giorni: i fondamentali con la palla, palleggio – tiro – passaggio, scoprendone l’utilità e l’importanza in relazione ai primi elementi del gioco. Si presenta l’opportunità di attaccare il canestro, c’è un compagno libero, c’è qualcuno che cerca di rubare la palla, quindi i primi riferimenti del gioco, sia con la palla sia senza la palla.

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NEURO COGNITIVE

Non a caso l’ambito cognitivo viene inserito sempre alla fine. Secondo noi, infatti, costituisce la parte mancante del precedente modello di riferimento e quindi l’evoluzione del Minibasket si completa proprio con il cognitivo. Sicuramente importanti sono il motorio-funzionale, il pedagogico, il tecnico ma per essere moderni, adeguati e integrati con la pallacanestro per i bimbi il cognitivo rappresenta il processo di insegnamento di tutti i livelli e di tutte le situazioni. Un bambino deve capire cosa sta facendo! Come deve capire a scuola, deve capire anche in palestra perché se capisce il gioco significa che è anche responsabile!

Consapevolezza del proprio corpo e dei movimenti in relazione allo spazio, al tempo, agli altri, agli oggetti, all’ambiente e alle regole. Ciò significa un bambino che comincia a essere un po’ più consapevole.

Un bambino che utilizza i feedback e feedforward cioè i feedback anticipatori, in altre parole: prima riesco a capire ciò che sta accadendo e in conseguenza attivo le strutture muscolari, quindi una grande capacità senso – percettiva.

La capacità di leggere e interpretare lo svolgimento delle diverse situazioni di gioco.

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Passiamo ai 10 anni, i bambini sono cresciuti ancora.

MOTORIE-FUNZIONALI.

Organizzazione delle abilità motorie, coordinando vari schemi di movimento in successione, simultaneità e anticipazione, quindi un livello coordinativo che s’incrementa ancora di più, bambini sempre più coordinati sono lo specchio delle capacità coordinative speciali.

Gli allievi devono raggiungere adeguati livelli di sviluppo di:

adattamento, controllo e trasformazione dei movimenti appresi in relazione allo spazio, al tempo e alle situazioni di gioco.Le situazioni di gioco diventano l’elemento che veramente funge da riferimento a come il corpo deve muoversi sul campo.

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SOCIO - RELAZIONALI

Gli allievi devono raggiungere adeguati livelli di:

assunzione di coerenti e responsabili comportamenti pro-sociali sia in allenamento sia in partita. Per bambini di 10 anni ci si preoccupa di questo? È un valore che conta oppure no? A questa età cominciano i piccoli campionati: Competitivo o non competitivo, si comincia a giocare! I bambini cominciano a entrare in relazione con i comportamenti che devono tenere in allenamento e in partita, con gli altri, con i compagni, con gli arbitri, con l’Istruttore.

capacità di comprensione e rispetto degli altri.E’ un obiettivo da raggiungere, un bambino che sa comprendere e rispettare gli altri.

consapevolezza e controllo emotivo.Se sa comprendere, sa anche controllarsi dal punto di vista emotivo.

fiducia in se stessi

capacità di comunicare positivamente con gli altri

motivazioni al gioco, all’agonismo e all’affiliazione.

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TECNICHE

La parola-chiave è questa: dei fondamentali con la palla devono essere messi in relazione con le azioni di gioco, sono sempre in relazione con le azioni di gioco.

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NEURO-COGNITIVE

Consapevolezza del proprio corpo e dei propri movimenti in relazione allo spazio, al tempo, alle persone e alle regole.Un ragazzino che comincia a essere molto attento a come si muove nello spazio, nel tempo, in rapporto ai compagni, agli avversari, alla palla, all’area, a metà campo, a fondo di campo, alle regole del gioco.

Capacità di osservazione e analisi delle situazioni di gioco.Quando proponiamo le situazioni di gioco e le abbiamo fatto riconoscere uno spazio utile oppure no; riconoscere l’efficacia di avere un’attenzione nel controllo motorio rispetto a un’azione che deve essere realizzata, quindi la consapevolezza di ciò che il proprio corpo può fare e sta facendo sempre però legato a una parola magica: le situazioni di gioco!

Abitudine a utilizzare i feedback e feedforward sul piano della raccolta e gestione delle informazioni.Il rischio che può presentarsi è affidarsi eccessivamente alla comunicazione dei feedback perdendo che cosa di nuovo? Il carico! Bisogna diventare bravi nel trovare dei momenti in cui fare una fotografia, un feedback che è utile a tutti per svolgere la volta successiva un compito improntato a una qualità superiore.

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LE COMPETENZE IN USCITA

Competente è chi padroneggia efficacemente e con sicurezza le situazioni, ricorrendo alla capacità di riflettere e coordinare i suoi schemi d’azione e le sue conoscenze. (Bastien).

Taluni termini sono chiari: riflettere, coordinare azione e conoscenze. A volte le citazioni che facciamo o che prendiamo non provengono da chi esercita pratica in palestra ma sono talmente coerenti con la nostra attività pratica che sono utili per aiutarci a riflettere. Quale sarà la nostra competenza del Minibasket? Un bambino che sa padroneggiare con efficacia e sicurezza il suo giocare con gli altri e il suo corpo in relazione con gli altri.

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MOTORIE-FUNZIONALI

Padronanza, combinazione e integrazione di tutti gli schemi motori di base.Siamo riusciti a formare un bimbo che ha acquisito queste capacità motorie-funzionali come sua competenza? Purtroppo no! Perché se valutiamo il nostro Minibasket non è così! Siamo molto lontani, molto difficilmente i nostri bambini, a 11 anni, hanno questa competenza.

Adattamento, controllo e trasformazione dei movimenti appresi in relazione allo spazio, al tempo e alle situazioni. È sicuramente una bella competenza!

Consapevolezza delle proprie capacità fisiologiche, i cambiamenti in relazione allo sforzo con intensità e durata del compito motorio.Entrare nell’ordine d’idee che la lezione è allenamento. Siamo stati condizionati da questo pensiero per tanti anni: “Non è un allenamento, ma è una lezione di Minibasket”.. come non è un allenamento? Com’è possibile allenare le capacità motorie se non si fa allenamento? Che poi sia proposto in forma ludica, è un altro discorso! Una lezione è allenamento! Come si fa a parlare di miglioramento delle capacità motorie? Sta all’Istruttore preparare sequenze didattiche coinvolgenti e giochi divertenti che appassionano i bambini. Alla fine della lezione i bambini devono aver fatto allenamento alle capacità e devono tornare a casa con qualcosa in tasca di significativo ed è importante per il loro miglioramento.

La capacità del proprio corpo di esprimersi al massimo delle proprie mobilità.

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SOCIO-RELAZIONALI

Consapevolezza dell’importanza della comunicazione, in presenza di situazioni e aspettative diverse.A fronte di situazioni in cui le aspettative forse sono esagerate con conseguenti delusioni dobbiamo preoccuparci di rendere i bambini un po’ più responsabili e più consapevoli, comunicando nella maniera più adeguata quello che sta accadendo. A volte “quanto stiamo esagerando nel mettere pressione e aspettative su bambini di 10 – 11 anni per un campionato a che deve essere soltanto occasione di verifica del lavoro svolto!”.Questo non significa che non si gioca ogni partita, a 11 anni, alla massima intensità per vincerla, ma non si può gestire il gruppo unicamente in funzione del risultato sopratutto attraverso scelte mirate, perché anche questa è comunicazione. Quante volte su 20 ragazzini Esordienti giocano sempre gli stessi, addirittura non iscrivendone 12 a referto per evitare il cambio o quando sono 12 il sesto gioca 10”… che comunicazione sì dà?Gravissima! I meno bravi possono anche smettere.

Partecipazione attiva al gioco: fair play.Facile a dirsi.. un po’ più difficile da realizzare, ogni giorno, le azioni corrette, concrete, adeguate, aiutare i nostri bambini a collaborare, affrontare le difficoltà, accettare la sconfitta, rispettare le regole, accogliendo le diversità. La diversità non è un bambino di colore che viene a fare Minibasket ma la diversità è un undicenne che non ha mai giocato. Bussa alla palestra e chiede di giocare: no! Perché il nostro gruppo è già avanti… “avanti”… ma deve giocare, invece! Magari ci fossero sempre ragazzini che

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chiedono di giocare! Certo, non è facile, ma è comunicazione! Chiara! Deve pur iniziare, anche se gli altri sono più avanti, lavorano tutti assieme, se si vuole però sostenere la sua difficoltà dopo 4 partite lo si fa giocare lo stesso! Il controsenso è di farlo entrare nel gruppo e poi nel corso di un anno non gioca neanche un secondo.. no! Io non lo si sta aiutando in questa maniera, così non si comunica un messaggio onesto!

TECNICHE

Qual è la differenza?

Controllo della palla, perché la palla è una competenza. Dopo 4, 5 o 6 anni di Minibasket, il controllo della palla dovrebbe essere una capacità che i ragazzini utilizzano per lo spettacolo, perché la gestione e la confidenza con la palla è uno spettacolo.

Utilizzo dei fondamentali con e senza palla per affrontare le situazioni di gioco anche attraverso la conoscenza dei primi, semplici elementi di tecnica e di tattica.Semplici elementi: come mettere i piedi, come mettere le mani, come posizionarli prima dell’esecuzione di ogni gesto tecnico.

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NEURO - COGNITIVE.

Percezione, attenzione, concentrazione nel riconoscere e valutare movimenti, direzioni, distanze nelle azioni di gioco in relazione allo spazio, al tempo, agli altri e alle regole.Una bella competenza! Questo è il motivo per cui a bambini di questa età proponiamo tutti quei giochi in cui devono esser distanti fra loro 3 passi, 5 passi, un passo e controllare, mantenere lo spazio. Se prima per i più piccolini era importante stare dietro, ora proviamo a tenere sempre lo spazio di riferimento e non è facile per i ragazzi a 11 anni! Però si deve proporlo perché significa percezione, attenzione e concentrazione.

Capacità di utilizzare in maniera appropriata e finalizzate il feedback e il feedforward e quindi capacità di leggere e interpretare le diverse situazioni di gioco.Se il bambino, a 11 anni, sa leggere ed interpretare, che cosa può fare? Comincia a scegliere in modo funzionale e quindi utilizza il pensiero divergente. Pensa una cosa e comincia a fare in maniera coerente una conseguente.

Capacità di risolvere le situazioni e i problemi di gioco utilizzando come strumenti tecnici i fondamentali quindi, quadro definitivo: strumenti tecnici i fondamentali

Saper cogliere anche il significato e l’importanza dei riferimenti.

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Il nostro modello di Minibasket, qual’è?

Il Minibasket è per la persona prima di tutto!Questo è un valore superiore perché parlare di autonomia e responsabilità significa costruire qualcosa per una persona che da adulta sia più autonoma, più responsabile grazie al Minibasket, che lo ha aiutato a essere una persona più sicura di sé, più serena nell’affrontare le cose, quindi:

un Minibasket fatto di testimonianze coerenti!Se vogliamo un Minibasket per la persona, l’Istruttore lo deve dimostrare sul campo e ogni bambino come persona vale, anche quello che ha cominciato da poco, anche quello meno dotato perché anch’egli, attraverso il Minibasket, ha bisogno di diventare una persona autonoma e responsabile. Se qualcuno diventerà un campione, buon per lui! Noi amiamo un Minibasket a regola d’arte, poi alla fine del Minibasket non fa piacere lo stesso che scelgano un altro sport: affatto! Io voglio che quando hanno completato il ciclo del Minibasket scelgano di giocare a pallacanestro! Senza alcun dubbio! E secondo me in un modello ideato come questo si potrà giocar bene anche a pallacanestro! Teste pensanti in campo, che sanno capire il gioco.

un Minibasket da condividere su valori veri!

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Conoscenze, abilità, competenze, autonomia e responsabilità, questo è il nostro quadro: per fare che cosa? Alla fine dello scivolo cosa c’è? Crescere!

Per chiudere propongo questa prosa, l’ho appena trovata e mi ha entusiasmato:

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Buona fortuna a tutti voi, buon ritorno a casa!!

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