APPUNTI ALESSANDRINI N.4-09

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Pubblicazione non destinata alla vendita a circolazione interna mediante diffusione on-line ANNO 3 N. 4 APRILE 2009 Newsletter mensile di politica e attualità [email protected] Come cambia la destra LA NASCITA DEL PDL Lo scandalo che ha fatto discutere il Piemonte e l’Italia Un caso nuovo di gestione privata del pubblico denaro Marco Ciani Appunti Alessandrini ha spesso argo- mentato intorno alla formazione del PD, dichiarando la propria simpatia per tale esperienza politica. Ora vorremmo tentare un’operazio- ne più ardita, ovvero capire cosa e- sprima il Popolo della Libertà, nato alla fine di marzo, al netto (o quasi) della sua leadership che pure è causa efficiente della nuova formazione. Innanzitutto è opportuno fare un pas- so indietro, di circa 15 anni (ma sembra trascorso un secolo) per rammentare che in un’Italia smarritasi nella crisi di Tangentopoli, nel crollo dei partiti che avevano retto le sorti del governo nel dopoguerra e per di più alle prese con gravi problemi economici, si creò ad un certo punto un vuoto politico. I moderati che non si sentivano rap- presentati dalla sinistra, dalle leghe o dalla destra tradizionale si trovarono nei fatti privi di un saldo riferimento. In questo scenario (che per alcuni versi ricorda, a parti invertite, la situazione di oggi) si affacciò alla ribalta un parti- to nuovo con un nome fuori dalle con- venzioni, Forza Italia. Solo oggi, alcuni dei consumati politi- ci di allora riconoscono con onestà di non aver capito nulla di quanto stava per accadere. Mentre la sinistra pre- gustava l’ inevitabile (apparentemen- te) vittoria alle politiche dopo aver conquistato molti enti locali e tutti i grandi comuni - con la sola eccezione significativa di Milano, i maître à pen- ser di centro e della destra intellettu- ale schernivano la nuova formazione ed il suo fondatore bollato come un parvenu della politica. (segue a pag.4) Dario Fornaro Lo scandalo che ruota, da diverse settimane, attorno al “Grinzane- Cavour” (un incredibile inviluppo di Langa, letteratura, vini, vip, castelli, feste e filiali innumeri, intitolate al Grinzane medesimo, maritato con le più varie promozioni in Italia e all’estero) ha incendiato un gran pagliaio e fiamme e fumo si scorgo- no da lontano. Ma, complice forse la stagione pio- vosa, o non piuttosto le trincee sca- vate prestamente, torno torno, dalla politica e dai generosi finanziatori, il fuoco della polemica e delle curiosi- tà non è dilagato per le erbe e per le stoppie e non ha raggiunto “fortu- natamente” alcun altro fienile. Il babelico edificio del Grinzane (il “Grinzanone”) andrà più o meno in rovina per gli eccessi del suo padre- padrone, ma il sospetto che possa- no darsi diverse altre minori “Grin- zanine” (minori fino ad un certo punto) in giro per il Piemonte, è sta- to, o si è per conto suo, bloccato. L’estro e l’allegra gestione, econo- mica e amicale, del “patron”, sono probabilmente inarrivabili, irripeti- bili almeno per dimensione, ma la fungaia di iniziative e manifestazio- ni, cresciuta all’ombra dei contributi pubblici e intitolata alla promozione del territorio (turismo, folklore, cul- tura, mercati, gastronomia e chi più ne ha più ne metta) non sembra investita da ombra di dubbio. Dubbio non di malversazione – non siamo così diffidenti – ma di perdita o nascondimento di ogni prassi di resoconto, di ogni abitudine alla rendicontazione, di ogni commisura- zione, a posteriori, dei costi (reali) e dei benefici (supposti). Ciò che si fa, i quattrini che si impe- gnano, per la promozione del terri- torio, godono di una “liberatoria” assoluta: un cavallo al quale, per convenzione, non si guardano né i denti né i conti. Chi ha mai visto che al termine di una “grande mostra di pittura” (o di una arcana mostra fotografica, o di che altro si rivolgeva al pubblico) gli organizzatori diano qualche riscon- tro in termini di visitatori paganti, e di entrate per servizi connessi, ri- spetto ai costi (quali e quanti) soste- nuti per il lancio e l’effettuazione della manifestazione? La sensazione è che si tratti per lo più, in buona sostanza, di gestioni fuori bilancio (sotto il profilo della ragioneria pubblica) o addirittura senza bilancio (nel privato): non nel senso che manchino i “conti della serva”, ma che siano trattenuti con- cordemente nell’ambito della più rigida riservatezza. Il motto sembra essere: chiudere in bellezza, archiviare in gloria e passa- re al più presto al prossimo “evento” e ai prossimi pubblici stanziamenti, cospicui e possibilmente distratti. EDITORIALE

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Lo scandalo che ha fatto discutere il Piemonte e l’Italia Come cambia la destra ANNO 3 N. 4 APRILE 2009 ● Newsletter mensile di politica e attualità ● [email protected] Pubblicazione non destinata alla vendita a circolazione interna mediante diffusione on-line APPUNTI ALESSANDRINI Una veduta aerea del Forte Aqui 2 Don Luigi CIOTTI Luigi CIOTTI 3 LL’INTERVISTAL

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Pubblicazione non destinata alla vendita a circolazione interna mediante diffusione on-line

ANNO 3 N. 4 APRILE 2009 ● Newsletter mensile di politica e attualità ● [email protected]

Come cambia la destra

LA NASCITADEL PDL

Lo scandalo che ha fatto discutere il Piemonte e l’Italia

Un caso nuovo di gestione privata del pubblico denaro

Marco Ciani

●Appunti Alessandrini ha spesso argo-mentato intorno alla formazione delPD, dichiarando la propria simpatiaper tale esperienza politica.Ora vorremmo tentare un’operazio-ne più ardita, ovvero capire cosa e-sprima il Popolo della Libertà, natoalla fine di marzo, al netto (o quasi)della sua leadership che pure è causaefficiente della nuova formazione.Innanzitutto è opportuno fare un pas-so indietro, di circa 15 anni (ma sembratrascorso un secolo) per rammentareche in un’Italia smarritasi nella crisi diTangentopoli, nel crollo dei partiti cheavevano retto le sorti del governo neldopoguerra e per di più alle prese congravi problemi economici, si creò ad uncerto punto un vuoto politico.I moderati che non si sentivano rap-presentati dalla sinistra, dalle leghe odalla destra tradizionale si trovarononei fatti privi di un saldo riferimento.In questo scenario (che per alcuni versiricorda, a parti invertite, la situazionedi oggi) si affacciò alla ribalta un parti-to nuovo con un nome fuori dalle con-venzioni, Forza Italia.Solo oggi, alcuni dei consumati politi-ci di allora riconoscono con onestà dinon aver capito nulla di quanto stavaper accadere. Mentre la sinistra pre-gustava l’ inevitabile (apparentemen-te) vittoria alle politiche dopo averconquistato molti enti locali e tutti igrandi comuni - con la sola eccezionesignificativa di Milano, i maître à pen-ser di centro e della destra intellettu-ale schernivano la nuova formazioneed il suo fondatore bollato come unparvenu della politica.

(segue a pag.4)

Dario Fornaro●

Lo scandalo che ruota, da diversesettimane, attorno al “Grinzane-Cavour” (un incredibile inviluppo diLanga, letteratura, vini, vip, castelli,feste e filiali innumeri, intitolate alGrinzane medesimo, maritato conle più varie promozioni in Italia eall’estero) ha incendiato un granpagliaio e fiamme e fumo si scorgo-no da lontano.Ma, complice forse la stagione pio-vosa, o non piuttosto le trincee sca-vate prestamente, torno torno, dallapolitica e dai generosi finanziatori, ilfuoco della polemica e delle curiosi-tà non è dilagato per le erbe e per lestoppie e non ha raggiunto “fortu-natamente” alcun altro fienile.Il babelico edificio del Grinzane (il“Grinzanone”) andrà più o meno inrovina per gli eccessi del suo padre-padrone, ma il sospetto che possa-no darsi diverse altre minori “Grin-zanine” (minori fino ad un certopunto) in giro per il Piemonte, è sta-to, o si è per conto suo, bloccato.L’estro e l’allegra gestione, econo-mica e amicale, del “patron”, sonoprobabilmente inarrivabili, irripeti-bili almeno per dimensione, ma lafungaia di iniziative e manifestazio-ni, cresciuta all’ombra dei contributipubblici e intitolata alla promozionedel territorio (turismo, folklore, cul-tura, mercati, gastronomia e chi piùne ha più ne metta) non sembra

investita da ombra di dubbio.Dubbio non di malversazione – nonsiamo così diffidenti – ma di perditao nascondimento di ogni prassi diresoconto, di ogni abitudine allarendicontazione, di ogni commisura-zione, a posteriori, dei costi (reali) edei benefici (supposti).Ciò che si fa, i quattrini che si impe-gnano, per la promozione del terri-torio, godono di una “liberatoria”assoluta: un cavallo al quale, perconvenzione, non si guardano né identi né i conti.Chi ha mai visto che al termine diuna “grande mostra di pittura” (o diuna arcana mostra fotografica, o diche altro si rivolgeva al pubblico) gliorganizzatori diano qualche riscon-tro in termini di visitatori paganti, edi entrate per servizi connessi, ri-spetto ai costi (quali e quanti) soste-nuti per il lancio e l’effettuazionedella manifestazione?La sensazione è che si tratti per lopiù, in buona sostanza, di gestionifuori bilancio (sotto il profilo dellaragioneria pubblica) o addiritturasenza bilancio (nel privato): non nelsenso che manchino i “conti dellaserva”, ma che siano trattenuti con-cordemente nell’ambito della piùrigida riservatezza.Il motto sembra essere: chiudere inbellezza, archiviare in gloria e passa-re al più presto al prossimo “evento”e ai prossimi pubblici stanziamenti,cospicui e possibilmente distratti.

EDITORIALE

APPUNTI ALESSANDRINI Ap ● PER UN DIBATTITO POLITICO2

LQUI ALESSANDRIAL La risorsa dei parchi urbani e la loro non facile gestione

IlcasodiNovie il ForteAcquialCristo richiamanotrasparenzaepartecipazione

Carlo Piccini●

Da alcune settimane una polemicafuroreggia a proposito del possibileprogetto di attrezzare ad “AdventurePark” il Parco Castello di Novi Ligure.A scatenare la polemica il giornalistaGigi Moncalvo, neocandidato Sinda-co per il PDL, che dal suo sito webattacca preventivamente il proget-to, puntando il dito contro l’attualeamministrazione novese e contro leeventuali società private interessateal progetto.”Chi si aggiudicherà un bene pubbli-co lo recinterà per scopi privati, faràpagare un biglietto di ingresso. E’ uncopione già visto, restare 50 annisenza risolvere il problema, farlomarcire, creare il massimo degradoe poi chiedere soccorso ai privati to-gliendo ai cittadini un bene di loroproprietà” (da IL PICCOLO del30/03/2009).E’ parola di Gigi Moncalvo, non diun vetero-comunista d’antan.Certo, nell’immaginario collettivo esoprattutto in quello alessandrino cisi aspetterebbe, forse preconcet-tualmente, un candidato del PDL i-deologicamente ben disposto versoil mondo imprenditoriale.Vero anche che siamo in pre-cam-pagna elettorale, ma ciò che più cicolpisce non è tanto il caso specifico.Piuttosto il pensiero va a quell’ in-commensurabile monumento risor-gimentale, che tutta Europa ci invi-dia, che è la Cittadella di Alessandriaed a quale destino l’attende, dalmomento che i militari l’hanno la-sciata e dovrà essere gestita dalleamministrazioni locali.Tanto per capirci, solo per un singo-lo taglio d’erba si parla di un costodi 6-7 mila euro.Speriamo almeno di poter smentireMoncalvo e che la Cittadella nondebba prima marcire per 50 anni…Ma al di là delle battute ciniche, ilproblema è serio.E’ giusto o no affrontare questi casicon l’ausilio dei privati ?

Una veduta aerea del Forte Aqui

In scala ridotta un esempio Alessan-dria lo sta già affrontando da unadecina d’anni, con alterne vicende.Si tratta di uno dei tre forti “minori”della città, il Forte Acqui (gli altri so-no il Forte Bormida e il Forte Ferro-via), che è fruibile al pubblico dal1998.In attesa che il Parco Ghandi(l’attuale aeroporto) esca dal librodei sogni, il parco di Forte Acqui èattualmente l’area verde attrezzatapiù grande della città. Peccato soloche la maggioranza degli Alessan-drini non ci abbia mai messo piede.Fino al 1998 l’area non era accessi-bile, ma in occasione del primo Pa-lio del Barbarossa si spesero 200 mi-lioni di vecchie lire per la messa insicurezza e l’apertura al pubblico.Tra il 2000 e il 2002 una parte fu ce-duta alla Protezione Civile Comuna-le, mentre per la parte interna furo-no stipulate delle convenzioni tra laCircoscrizione Sud, che ne ha tutto-ra la gestione, ed alcune associazio-ni private.Una di queste, occupandosi di atti-vità equestre, per timore di danniagli animali e/o di fuga degli stessidal parco, salvo manifestazionispecifiche da concordarsi preventi-vamente, era costretta a tenerespesso i cancelli chiusi, come pos-sono testimoniare molti abitantidel Cristo e come dimostra il fattoche la maggioranza degli Alessan-drini non conosca neppurel’esistenza della loro principale a-rea verde.

Oggi cosa è cambiato?Dal 2009 la convenzione conl’associazione equestre è stata azze-rata e se ne stanno perfezionandodelle nuove, in particolare una conun circolo (privato) che in cambiodell’apertura del parco al pubblico edella manutenzione ordinaria, potràgestire un bar all’interno.Ma torniamo alla domanda.E’ giusto o no affrontare questi casicon l’ausilio dei privati?Se la presenza dei privati si riduce aciò che è successo al Forte Acquinegli ultimi anni, ha ragione Mon-calvo, certamente no.E allora?A certe condizioni forse sì e le con-dizioni sono principalmente due:Trasparenza e Partecipazione.Trasparenza perché tutti i cittadinidevono essere portati a conoscenzadei diritti e dei doveri di chiunque siassuma l’onore e l’onere dei gestireun bene pubblico a fruizione pubbli-ca.Partecipazione perché fruendoneconsapevolmente tutti possano vigi-lare sul rispetto delle regole e de-nuncino puntualmente le eventualiviolazioni di chi gestisce in conven-zione quel dato bene pubblico.Allora sì che i cittadini sarebberodavvero proprietari di quei beni enon ci sarebbe bisogno né di vigi-lanze ambientali, né di ronde in di-visa.La vigilanza la possono fare i cittadi-ni stessi.Tutti, non solo delegando qualcunoin divisa.Dunque proprio il Forte Acqui ci ridàoggi l’opportunità di sperimentarela maturità sociale degli Alessandrininella co-gestione partecipata di unbene pubblico.E forse sarà la misura di questa ma-turità a dirci quanto noi tutti, cittadi-ni ed amministratori, potremo dav-vero meritare di gestire un domani,davanti a tutta l’Europa, un benepubblico, unico e straordinario, co-me la Cittadella di Alessandria.

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LL’INTERVISTAL La lotta alla mafia, i giovani, l’esperienza con “Libera”

Il difficile cammino verso la giustizia, i diritti, la pace e la verità

A cura di Roberto Massaro●

21 marzo, giornata della memoria edell'impegno contro tutte le mafie.Quest’anno la manifestazione si èsvolta tra Napoli e Casal di Principe.Come è andata ?Sono stati momenti forti, emozio-nanti, sia a Casal di Principe che aNapoli, al di là dei numeri e dellagrande partecipazione.La Giornata della memoria non è in-fatti un evento fine a se stesso, ma il“raccolto” di una semina che vienefatta ogni giorno dell’anno, nellescuole, nei beni confiscati, nelle uni-versità, nelle coscienze delle persone.Un momento per ritrovarci insieme,stringerci attorno ai famigliari dellevittime, e riprendere il nostro cam-mino con forza, orgogliosi dei risul-tati raggiunti ma consapevoli deltanto che ancora c’è da fare.Solo così la memoria riesce a stimo-lare l’impegno per la giustizia.Ma le giornate di Napoli e Casal diPrincipe avevano anche un altro ob-biettivo, che mi pare sia stato cen-trato: valorizzare il positivo, fare ve-dere che c’è una Campania diversada quella della camorra, delle eco-mafie, della corruzione e dei silenzicomplici o intimoriti. Una Campaniache vuole cambiare e che si mette ingioco nel cambiamento. Una Cam-pania che vuole portare con orgo-glio il nome della propria terra.Pace, giustizia, diritti e voglia di ve-rità e legalità, sono temi ricorrentinei suoi messaggi alle giovani gene-razioni: si tratta di obiettivi o dipunti di partenza?Sono valori di una ricerca poten-zialmente infinita.C’è sempre un “oltre” e un “di più”nel cammino verso la giustizia, i di-ritti, la pace e la verità.Questo “approssimarci per difetto”potrebbe a prima vista scoraggiare,in realtà è la premessa della nostralibertà e della nostra responsabilità.

Don Luigi CIOTTI

Mi spaventa chi si sente arrivato, chiritiene di aver fatto e capito tutto,come mi lasciano perplesso le per-sone che riducono tutto a un calcolodi rischi e benefici e si dicono dispo-ste a fare solo nella garanzia di unrisultato.Per fortuna sono tendenze di cui lamaggior parte dei giovani è ancoraimmune.Loro hanno “fisiologicamente” biso-gno di grandi sfide, spazi in cui di-spiegare un’energia che va certo ac-compagnata ma non ingabbiata.E qui entra in gioco la responsabilitàeducativa degli adulti, la nostra ca-pacità di relazione e la nostra credi-bilità.Perché quell’energia deve appren-dere la continuità, la capacità di fareanche quando non si è sorrettidall’entusiasmo, anche quando lastrada è in salita.Se è vero che la speranza si chiamaimpegno, mi piace ripetere chedobbiamo avere speranza anche“nelle curve”, quando il cammino sifa tortuoso.Magistrati, testimoni di giustizia, ser-vitori dello Stato, parenti delle vitti-me innocenti di mafia. Come condi-videre, con coloro che stanno quoti-dianamente in prima linea, questabattaglia per la libertà di tutti?Costruendo il “noi”, soggetto pluraleche regge il cambiamento.La lotta alle mafie deve essere fattanon a parole ma con i fatti, simulta-neamente e su più piani.

Quello della repressione, grazieall’impegno di magistratura e forzedell’ordine. Quello educativo, attra-verso i percorsi nelle scuole e la te-stimonianza dei famigliari delle vit-time. Quello culturale, con un’infor-mazione accurata e libera, capace didenuncia, analisi, approfondimento.Quello sociale sui beni confiscati,per dimostrare che è possibile crea-re opportunità anche in contesti do-ve la presenza e la mentalità mafio-sa sono profondamente radicate.Ma tutto questo presuppone un for-te impegno politico. Le mafie non sivincono rincorrendo le emergenzecriminali.Bisogna, come disse il prefetto DallaChiesa, «dare come diritti ciò che lemafie offrono come favori». Cioèpunti di riferimento e opportunità,formazione e posti di lavoro.Il lavoro di Libera consiste anche nelmettere insieme questi “pezzi”, nel-lo stimolare progetti articolati in cuichi opera nei più diversi ambiti – as-sociazioni e scuole, giornalismo ecultura, istituzioni e amministrazio-ni – possa portare le sue energie, lesue competenze, la sua voglia dicambiamento.

Luigi CIOTTI

Nato a Pieve di Cadore (BL) nel1945 emigra con la famiglia aTorino. Ordinato sacerdote nel

1972 dal cardinale Pellegrino, checome parrocchia gli affida la

strada. Nel 1966 fonda il "GruppoAbele", organizzazione che operaall'interno delle carceri minorili ed

aiuta le vittime della droga; nel1986 Ciotti diventa il 1° presidente

della Lega italiana per la lottacontro l'Aids (LILA). Nel’93 pubblicail 1° numero di "Narcomafie" e nel

‘95 fonda "Libera", una reteimpegnata nella lotta alle mafie,di cui è tuttora presidente. Luigi

Ciotti è anche autore di libri a ca-rattere educativo, di impegnosociale e di riflessione spirituale.

APPUNTI ALESSANDRINI Ap ● PER UN DIBATTITO POLITICO4

LLAA NNAASSCCIITTAA DDEELL PPDDLL(Editoriale - continua da pagina 1)

Invece l’impossibile accadde.La coalizione di destra vinse.La cosa più sbalorditiva fu che quasinessuno, prima di quell’evento, a-vesse intuito quanto l’Italia fossecambiata in profondità.Ancor meno si intese che era possi-bile condurre una battaglia elettora-le e vincere con metodi nuovi per lanostra tradizione sostenendo unacampagna in stile americano e pun-tando su immagine, comunicazione,marketing applicato alla politica,sovraesposizione della leadership,quali paradigmi mutuati da sofisti-cate tecniche di promozione azien-dale e poi trasfuse nell’agone dellacompetizione tra partiti.Riguardo ai contenuti venne resusci-tata la potente suggestione dell’an-ticomunismo unito ad una ridon-danza del concetto di libertà giocatoin chiave antipolitica e antistatali-sta, richiamo che produsse in moltila speranza di una imminente rivo-luzione liberale.Perciò quando si insediò il nuovoesecutivo, che aveva elevato alla di-gnità di forze di governo l’MSI e laLega, la miopia del precedente e-stablishment produsse un altro er-rore fatale: considerare Forza Italiaun partito finto, di plastica, legato inmodo inscindibile alle fortune ipote-ticamente transitorie del suo presi-dente e quindi destinato, di lì a po-co, a tramontare.Essendosi regolati per mezzo secolosu rendite di posizione dipendentidal binomio comunismo/anticomu-nismo (o, specularmente, fascismo/antifascismo) a quel punto storica-mente superate, i vecchi attori si ri-trovarono spiazzati.Questa fu in sintesi – al di là, lo ripe-tiamo, delle vicende de l suo ideato-re, con tutti i corollari legati condoppio filo al conflitto di interessi, aiprocessi, all’enorme concentrazionedi potere, alle derive leaderistiche edantiparlamentari, alle battute imba-razzanti – il nucleo della vicenda in-torno al quale si costruì il PDL; ieriPolo e oggi Popolo della Libertà.Venendo all’attualità, quel chesembra prendere forma nel Con-gresso è un partito di notevole di-mensione, solido, strutturato sulterritorio anche grazie all’apporto diAN, integrato nel consesso delle for-ze europee che si riconoscono nel

PPE, con una politica sociale che purtra mille richiami all’impresa risultaspesso orientata ad una partecipa-zione attiva dello stato in economiae con una visione sui temi etici cheappare decisamente condizionatadall’altra sponda del Tevere.Per la sua particolare morfologiaquesto tipo di destra non può esseredefinita liberale perché difetta diuna limpida propensione al bilan-ciamento reciproco dei poteri; né,per altri, complessi motivi, neo-de-mocristiana (come ammesso dallostesso Berlusconi); neppure di stam-po gollista da cui la distingue in mo-do sostanziale il diverso rapportocon la laicità; e nemmeno anglosas-sone per mancanza di un deciso o-rientamento liberista. Insomma saràuna destra all’italiana, un po’ comeaccade per la sinistra nazionale.Obiettivamente, ci ha un po’ stupitoche anche (ma non solo) durante ilCongresso i maggiori stimoli nelsenso di un avanzamento verso unaconnotazione repubblicana moder-na, laica e aperta siano giunti dalmassimo rappresentante della de-stra post-fascista, vale a dire il pre-sidente della Camera Fini. Posizionetemporaneamente solitaria.Ciò nonostante, se questo tentativodi correzione si dimostrerà utile aportare in futuro il nuovo soggettoad un approdo autenticamente libe-rale, risolvendo le numerose anoma-lie che l’attuale leadership trascinacon sé, avrà, per poco che possa con-tare, la nostra puntuale attenzioneed il nostro incoraggiamento.

LL’’eessaammee

Bizzarro●

Secondo un aneddoto di qualchetempo fa, il celeberrimo scienziatoAlbert Einstein, mentre teneva uncorso all’università, distribuì un fo-glio contenente alcuni problemi difisica agli studenti che si accingeva-no a sostenere un esame.Dopo una prima iniziale valutazionedei quesiti sottoposti, gli assistentidel professore, vincendo l’imbaraz-zo, si rivolsero al loro superiore, os-servando sommessamente: “Scusise ci permettiamo di farglielo nota-re, ma i problemi di questo compi-to…sono esattamente gli stessi con-tenuti nella prova che abbiamo di-stribuito qualche mese fa”.Al che il premio Nobel, scoppiandoin una fragorosa risata rispose:“Egregi collaboratori, voi avete per-fettamente ragione.Le domande di fisica contenute nelcompito d’esame sono esattamentele stesse di alcuni mesi fa.Il fatto è che, nel frattempo, hocambiato le risposte!”.

APPUNTI ALESSANDRINIAp ● per un dibattito politico

ANNO 3 N.4 Aprile 2009

Coordinatore: Agostino Pietrasanta

Staff: Marco Ciani ● Walter FiocchiDario Fornaro ● Roberto Massaro

Carlo Piccini

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