App Unti

10
Nel corso della sua breve vita Schubert ebbe sempre intorno diversi amici. La sua opera compositiva fu spesso legata ad avvenimenti connessi a occasioni conviviali. Nell’estate del 1819 si recò con l’amico Vogl, un cantante di buona fama, nell’Austria settentrionale per un giro turistico, raggiungendo il paese di Steyr, luogo natale del compagno di viaggio. Lì trovò una fiorente comunità di appassionati musicofili che, sotto la guida di Sylvester Paumgartner, si cimentavano in esecuzioni dilattentistiche di buon livello. Proprio Paumgartner commissionò a Schubert un’opera adatta all’inconsueto gruppo strumentale da loro formato, un quintetto composto da un anomalo quartetto d’archi composto da un Violino, una Viola, un Violoncello ed un Contrabasso a cui si aggiunse un Pianoforte. Il titolo “La trota” gli derivò dal tema dell’omonimo Lied su cui Schubert costruì delle variazioni nel penultimo movimento. Primo Movimento – Allegro Vivace Il primo tempo, Allegro Vivace, si apre con un arpeggio del pianoforte, che ritornerà poi, quasi come un ritornello, nel corso del movimento. Gli archi, che aprono con un pianissimo, introducono il primo motivo, mentre il pianoforte, costretto al silenzio, sembra confermare le affermazioni degli altri strumenti con il disegno arpeggiato d’apertura. In questa prima parte del quintetto risultano di notevole interesse il gioco di corrispondenze e la sapiente distribuzione delle masse sonore proposti da Schubert. Soprattutto il contrabbasso e il pianoforte si fondono meravigliosamente , evitando accuratamente di sopraffarsi l’un l’altro. Il pianoforte, dotato di una potenza superiore, non suona quindi quasi mai nelle regioni più gravi della tastiera in presenza del contrabbasso, ma lo sostiene e lo controbilancia muovendosi preferibilmente nella zona mediana. Questo movimento è in forma sonata e si svolge secondo una logica profondamente schubertiana con quelle modulazioni al limite tanto care alla sensibilità dell’autore. L’andamento ritmico è spesso caratterizzato dall’uso delle terzine, soprattutto da parte del pianoforte, che contrastano la scansione rigorosamente binaria delle parti affidate agli altri strumenti. Secondo Movimento – Andante L’Andante è costituito da tre sezioni ripetute in tonalità differenti. La prima è caratterizzata dall’andamento melodico del pianoforte, che procede sempre con le due mani all’ottava. Questo procedimento, oltre a conferire maggior spessore alla parte cantabile, lascia agli archi, in special modo a violoncello e contrababasso, il compito di arricchire e sostenere armonicamente il discorso melodico che scivola magistralmente dal violino al pianoforte. Nella seconda sezione, il canto si sposta dalle regioni acute a quella mediana, più calda e vibrante, occupata da viola e violoncello. I due strumenti cantano una dolce serenata, muovendosi

description

storia

Transcript of App Unti

Page 1: App Unti

Nel corso della sua breve vita Schubert ebbe sempre intorno diversi amici. La sua opera compositiva fu spesso legata ad avvenimenti connessi a occasioni conviviali. Nell’estate del 1819 si recò con l’amico Vogl, un cantante di buona fama, nell’Austria settentrionale per un giro turistico, raggiungendo il paese di Steyr, luogo natale del compagno di viaggio. Lì trovò una fiorente comunità di appassionati musicofili che, sotto la guida di Sylvester Paumgartner, si cimentavano in esecuzioni dilattentistiche di buon livello. Proprio Paumgartner commissionò a Schubert un’opera adatta all’inconsueto gruppo strumentale da loro formato, un quintetto composto da un anomalo quartetto d’archi composto da un Violino, una Viola, un Violoncello ed un Contrabasso a cui si aggiunse un Pianoforte. Il titolo “La trota” gli derivò dal tema dell’omonimo Lied su cui Schubert costruì delle variazioni nel penultimo movimento.Primo Movimento – Allegro VivaceIl primo tempo, Allegro Vivace, si apre con un arpeggio del pianoforte, che ritornerà poi, quasi come un ritornello, nel corso del movimento. Gli archi, che aprono con un pianissimo, introducono il primo motivo, mentre il pianoforte, costretto al silenzio, sembra confermare le affermazioni degli altri strumenti con il disegno arpeggiato d’apertura. In questa prima parte del quintetto risultano di notevole interesse il gioco di corrispondenze e la sapiente distribuzione delle masse sonore proposti da Schubert. Soprattutto il contrabbasso e il pianoforte si fondono meravigliosamente , evitando accuratamente di sopraffarsi l’un l’altro. Il pianoforte, dotato di una potenza superiore, non suona quindi quasi mai nelle regioni più gravi della tastiera in presenza del contrabbasso, ma lo sostiene e lo controbilancia muovendosi preferibilmente nella zona mediana. Questo movimento è in forma sonata e si svolge secondo una logica profondamente schubertiana con quelle modulazioni al limite tanto care alla sensibilità dell’autore. L’andamento ritmico è spesso caratterizzato dall’uso delle terzine, soprattutto da parte del pianoforte, che contrastano la scansione rigorosamente binaria delle parti affidate agli altri strumenti.Secondo Movimento – AndanteL’Andante è costituito da tre sezioni ripetute in tonalità differenti. La prima è caratterizzata dall’andamento melodico del pianoforte, che procede sempre con le due mani all’ottava. Questo procedimento, oltre a conferire maggior spessore alla parte cantabile, lascia agli archi, in special modo a violoncello e contrababasso, il compito di arricchire e sostenere armonicamente il discorso melodico che scivola magistralmente dal violino al pianoforte. Nella seconda sezione, il canto si sposta dalle regioni acute a quella mediana, più calda e vibrante, occupata da viola e violoncello. I due strumenti cantano una dolce serenata, muovendosi l’uno vicino all’altro, mentre violino e pianoforte accompagnano, il primo con un disegno sussultante inframmezzato da pause, l’altro con fluidi arpeggi ininterrotti. La terza sezione manifesta immediatamente il suo carattere più energico con un disegno melodico affidato nuovamente al pianoforte in ottava, i cui slanci verso l’acuto, resi più incisivi dal ritmo puntato, si alternano a ricadute più morbide verso il grave. La riapparizione dei tre motivi in ambiti tonali diversi rinnova l’attenzione e il piacere dell’ascoltatore, che si ritrova in luoghi conosciuti senza aver la sensazione di una semplice ripetizione.Terzo Movimento – Scherzo (Presto)Lo Scherzo, con la sua spumeggiante vivacità, coinvolge immediatamente. I cinque strumenti si muovono simultaneamente, con qualche eccezione per il pianoforte che accenna talvolta a brevi dialoghi con il violino. Il trio è invece chiaramente in forma antifonale: il pianoforte da un lato e gli archi dall’altro si alternano in un dialogo pacato. La ripetizione dello Scherzo conclude il movimento.Quarto Movimento – AndantinoIl quarto tempo è costituito dalle sei variazioni sul tema dell’omonimo Lied La trota. Il testo di questa canzone, a un tempo ingenuo e divertito, narra le vicende di una povera troterella che finisce per

Page 2: App Unti

abboccare all’amo di un pescatore. Non dimentichiamo che Schubert era in vacanza in un ridente paesino di montagna ed era felice. Tutto il quintetto lascia del resto trasparire questo senso di appagamento, di sintonia perfetta con il mondo circostante. La gentile e ammiccante melodia del Lied trova dunque in questo contesto una collocazione ideale. Il tema viene esposto dal quartetto d’archi, mentre il pianoforte assiste in silenzio, per prendere voce subito dopo, nella prima variazione, quando esegue il tema con le due mani all’ottava. Viola, violino e violoncello lo accompagnano con arpeggi veloci, completati dal leggero pizzicato del contrabasso. Nella seconda variazione, il tema passa a viola e violoncello, mentre il violino esegue spericolati passaggi virtuosistici. Il ‘solista’ della terza variazione è il contrabbasso, che esegue il tema al registro grave. Gli altri strumenti, per farne risaltare meglio la voce, si muovono sempre nella regione media e acuta. La quarta e la quinta variazione sono le più complesse. La prima, in modo minore, alterna zone fortissimo ad altre pianissimo; la seconda è ricchissima soprattutto dal punto di vista armonico e contrappuntistico. I vari strumenti eseguono parti completamente diverse tra di loro, e lo stesso pianoforte, nella seconda parte del brano, sviluppa un disegno melodico molto articolato, in cui le mani si muovono per moto contrario, seguendo cioè direzioni opposte. La sesta ed ultima variazione è un leggero Allegretto, dove violino e viola eseguono in eco il tema del celebre Lied.Quinto Movimento – Finale (Allegro Giusto)Il Finale, Allegro Giusto inizia con un motivo grazioso, eseguito in eco da violino e viola da un lato e pianoforte dall’altro su di un accompagnamento saltellante di violoncello e contrabbasso. Questo disegno si repete continuamente, interrotto in due sole occasioni, quando tutti gli strumenti eseguono simultaneamente, forte, la stessa melodia, creando delle improvvise ed efficaci zone di luce. Il secondo motivo è nuovamente affidato agli archi, mentre il pianoforte esegue l’accompagnamento che, nel disegno ritmico, ricorda il galoppo di un cavallo. La melodia, cantabile, è costituita da due brevi sezioni; nella prima, violino e viola paiono porre una domanda, cui rispondono in perfetta armonia, nella seconda, violoncello e contrabbasso. Nello sviluppo i discorsi si intrecciano e le parti dei diversi strumenti si infittiscono, mentre qua e là si sente ritornare qualche frammento ora del primo ora del secondo motivo. Con la ripresa ritroviamo lo stesso schema della prima parte. I due temi, come avviene nella tradizione classica, si ripresentano tuttavia in una nuova veste, una tonalità diversa rispetto a quella iniziale. L’intero quintetto si chiude con una coda breve e decisa, in un clima festoso e spensierato

Quintetto per pianoforte in la maggiore "Forellen-quintett" (La trota), op. 114, D. 667Musica: Franz SchubertAllegro vivace (la maggiore)Andante (fa maggiore)Scherzo. Presto (la maggiore)Tema. Andantino (re maggiore)Allegro giusto (la maggiore)Organico: pianoforte, violino, viola, violoncello, cotrabbassoComposizione: autunno 1819Edizione: Czerny, Vienna, 1829Guida all'ascolto 1 (nota 1)«Il più grande poeta in musica che sia mai esistito»: così Liszt definì Schubert, che ha toccato momenti di insuperabile felicità inventiva nella estesa produzione liederistica ed anche nell'arte sinfonica, quartettistica e pianistica. Giudizio condiviso da tutti, perfino da uno spirito caustico e tagliente come Nietzsche che ebbe parole di ammirazione per questo artista simbolo del romanticismo, fino a

Page 3: App Unti

pronunciare la seguente frase che può essere sottoscritta da tutti: «Schubert ebbe, rispetto agli altri maestri, la maggiore ricchezza ereditaria musicale. Egli la elargì a piene mani con cuore buono; ed i musicisti ancora per qualche secolo avranno da nutrirsi dei suoi pensieri e delle sue idee. Nelle sue opere abbiamo un tesoro di trovate non messe a frutto; altri saranno grandi per il modo come sfruttano la loro grandezza». Certo, la freschezza melodica e la sincerità di espressione non trovarono sempre in Schubert una adeguata perfezione di linguaggio e diversi studiosi hanno più volte annotato ripetizioni e lungaggini riscontrate nelle migliori composizioni strumentali del musicista. Ma Walter Dahms, scrittore acuto dell'estetica schubertiana, non ha mancato di osservare che l'autore della Sinfonia Incompiuta «da spirito eminentemente romantico non viene lasciato in pace dal tema una volta proposto. Deve continuamente rivoltarlo e rimaneggiarlo, e può plasmare la sua opera d'arte solo dietro l'impulso di codesto gioco, non già in rapporto all'architettura musicale... Invece di preoccuparci della lungaggine dei suoi tempi dobbiamo badare a ciò che di indefinibile e di indicibile sta all'interno delle sue combinazioni sonore». Soltanto ponendosi in questo stato d'animo si può cogliere il senso più vero e nascosto della creatività idilliaca e crepuscolare di Schubert, il quale non si vergognò a trentun anni, alla vigilia della morte, di chiedere lezioni di alta composizione in quanto egli stesso, vagheggiando maggiore austerità e disciplina dello stile, sentiva di averne bisogno.Allo Schubert più emblematico per purezza di sentimento e schiettezza di immaginazione appartiene il Quintetto "della trota" (Forellen-quintett) op. 114 uno dei lavori cameristici più esaltati e popolari del musicista, insieme al Quartetto in re minore, meglio conosciuto come "La morte e la fanciulla" (Der Tod und das Mädchen), composto tra il marzo del 1824 e l'inizio del 1826. Il Quintetto "della trota", così chiamato perche il compositore utilizzò nell'Andantino come tema per le variazioni il suo Lied "La trota", fu composto nel 1819 su commissione del mecenate e direttore della miniera di Steyr, nell'Alta Austria, Silvester Paumgartner, musicista dilettante e violoncellista, oltre che animatore di un cenacolo musicale che si riuniva abitualmente in casa sua. Probabilmente il Quintetto fu eseguito in uno di questi incontri musicali a carattere familiare e poi riposto nella biblioteca del Paumgartner: fu pubblicato postumo da Joseph Czerny come opera 114 ad un anno di distanza dalla morte del musicista. Il componimento è una serenata contrassegnata da un tono di cordiale conversazione tra i quattro archi e il pianoforte in cui Schubert rivela tutta la sua abilità di costruttore di finissime ed eleganti armonie. Si tratta senza dubbio di un capolavoro, come appare sin dal primo movimento (Allegro vivace) in cui una dolce melodia cantabile si contrappone ad un gruppo di accordi ora veloci e ora lenti, fra slanci e ripiegamenti, in un gioco tra situazioni statiche e dinamiche. Soltanto alla ventisettesima battuta, dopo la quarta entrata del pianoforte, il tema acquista contorni precisi e la ritmica dello sviluppo diventa più densa e compatta, sino a sciogliersi in piacevoli impasti strumentali, tra i quali si possono cogliere accenti di variazioni. Volta a volta il pianoforte, il violino e il violoncello assumono il ruolo di guida del discorso strumentale esprimendo quel gusto del fraseggio musicale luminoso e cristallino, tipico della personalità di Schubert.Il successivo Andante, diviso in due momenti in fa maggiore e in la bemolle maggiore, è un canto spianato con qualche appoggiatura armonica di sapore magiaro e un ritmo puntato di gradevole effetto. A spezzare l'atmosfera sognante dell'Andante ci pensa lo Scherzo costruito sui contrasti ritmici tra pianoforte e violino, attenuati nella seconda parte in un morbido gioco armonico. Ed eccoci al purissimo tema del Lied "La trota" con le sei variazioni di lucente levigatezza musicale. Il tema è annunciato dagli archi, poi la melodia passa alternativamente al pianoforte, alla viola, al violoncello, al contrabbasso e al violino, [in realtà la sequenza è: pianoforte, viola, contrabbasso, violino e violoncello. n.d.r.] così da toccare alla fine il più alto godimento estetico.L'Allegro giusto dell'ultimo movimento è partico-larmente colorito nel suo incedere ritmico all'ungherese, mentre il pianoforte con il suo spigliato e fosforescente tessuto sonoro contribuisce ad

Page 4: App Unti

arricchire quel senso di benessere spirituale proveniente dall'ascolto del Quintetto, che, come sottolinea giustamente Alfred Einstein, è parte integrante dello Schubert «che non possiamo fare a meno di amare».

Il quintetto per pianoforte e archi in la maggiore detto La trota è un'opera di Franz Schubert. Nel catalogo Otto Erich Deutsch delle opere di Schubert porta il numero D. 667. L'opera fu composta nel 1819,[1] da uno Schubert ventiduenne e non venne pubblicata prima del 1829, un anno dopo la sua morte.[2]Piuttosto che un normale quintetto per pianoforte e quartetto d'archi, Schubert scrisse un pezzo per pianoforte violino, viola, violoncello e contrabbasso. Il compositore Johann Nepomuk Hummel riarrangiò il proprio settetto per lo stesso organico strumentale,[3] e il quintetto La trota venne eseguito dallo stesso gruppo di esecutori che suonarono il lavoro di Hummel.L'opera è conosciuta come La trota poiché il quarto movimento è una variazione sul precedente Lied di Schubert Die Forelle ("La trota"). A quanto pare, il quintetto era stato scritto per Sylvester Paumgartner, di Steyr in Alta Austria, un ricco mecenate musicale e violoncellista dilettante, che aveva suggerito a Schubert di inserire una serie di variazioni sul Lied.[1] Variazioni sulle melodie dei suoi Lieder si trovano in altre quattro opere di Schubert: nel quartetto La morte e la fanciulla, nelle variazioni per flauto e pianoforte "Trockne Blumen" (D. 802), nella Wanderer Fantasy e nella Fantasia in do maggiore per violino e pianoforte (D. 934, "Sei mir gegrüßt").La sestina di accompagnamento del brano viene utilizzata come motivo unificante in tutto il quintetto, ed i relativi dati appaiono in quattro dei cinque movimenti - tutti tranne che nello scherzo. Come nella canzone, la linea è di solito introdotta dal pianoforte, in ordine crescente.[1]Allegro vivace in forma sonata. Come comune in opere di musica classica, l'esposizione si sposta dalla tonica alla dominante, tuttavia, il linguaggio armonico di Schubert è innovativo , incorporando molti medianti e sopradominanti. Questo è evidente quasi dall'inizio del pezzo: dopo aver affermato la tonica per dieci battute, l'armonia si sposta bruscamente in Fa maggiore (la sopradominante bemolle) nell'undicesima battuta. La sezione di sviluppo inizia con un analogo spostamento brusco, da Mi maggiore (alla fine dell'esposizione) a Do maggiore. Il movimento armonico è lento in un primo momento, ma diventa più veloce verso il ritorno del primo tema, l'armonia modula in modo crescente di mezzi toni. La riproposizione inizia sulla sottodominante, rendendo inutile apportare modifiche di modulazione della transizione al secondo tema: un fenomeno frequente nei primi movimenti della forma sonata scritti da Schubert.[1] Si differenzia dall'esposizione solo omettendo le prime battute e un altro breve tratto, prima del tema di chiusura.Andante in Fa maggiore (sopradominante della chiave principale dell'opera, la maggiore). Questo movimento è composto da due sezioni simmetriche, il secondo essendo una versione trasposta del primo, salvo alcune differenze di modulazione che permettono al movimento di terminare nella stessa chiave in cui è iniziato. Una caratteristica di questo movimento è la sua struttura tonale: la tonalità cambia cromaticamente, di semitono in ordine crescente, secondo lo schema seguente (alcune chiavi intermedie di minore significato strutturale sono state omesse): Fa maggiore - Fa diesis minore - Sol maggiore - La bemolle maggiore - La minore - Fa maggiore.Scherzo - Presto. Questo movimento contiene anche tonalità medianti, come la fine del primo tratto dello scherzo, che è in Do maggiore - il mediante bemolle o relativo maggiore del parallelo minore (La minore).Andantino - Allegretto in Re maggiore (sottodominante della chiave principale dell'opera), un tema e variazioni sul Lied di Schubert Die Forelle. Come tipico di altri movimenti con variazioni di Schubert (in contrasto con lo stile di Beethoven),[4] le variazioni non trasformano il tema iniziale in un altro tema

Page 5: App Unti

musicale; piuttosto, si concentrano sulla decorazione melodica e in cambiamenti di umore. In ciascuna delle prime variazioni il tema principale è svolto da un diverso strumento o gruppo. Nella quinta variazione Schubert inizia con la sopradominante (Si bemolle maggiore), e crea una serie di modulazioni per poi tornare alla chiave principale del movimento, all'inizio della sesta variazione finale. Un processo simile si trova in tre delle composizioni successive di Schubert: nell'ottetto in fa maggiore D. 803 (quarto movimento), nella Sonata per pianoforte in la minore D. 845 (secondo movimento) e nell'Improvviso in re bemolle maggiore D. 935 No. 3. La variazione conclusiva è simile a quella del Lied originale, condividendo lo stesso accompagnamento caratteristico del pianoforte.Allegro giusto. Il Finale è in due sezioni simmetriche, come il secondo movimento. Tuttavia, il movimento differisce da questo per l'assenza di un'inusuale cromatismo, e nella seconda sezione essendo un'esatta trasposizione del primo (salvo alcune modifiche di ottava). Un segno di ripetizione si trova nella prima sezione: se si aderisce meticolosamente alla musica, il movimento è composto da tre lunghe ripetizioni, quasi identiche dello stesso materiale musicale. Gli esecutori a volte scelgono di omettere la ripetizione della prima sezione. Anche se questo movimento non ha il cromatismo del secondo movimento, il suo disegno armonico è innovativo: la prima sezione si conclude in Re maggiore, la sottodominante. Questo è in contraddizione con l'estetica dello stile musicale classico, in cui il primo grande evento armonico in un brano musicale o movimento, è il passaggio dalla tonica alla dominante (o, più raramente, alla mediante o sopradominante - ma mai alla sottodominante).[5][6]

Trio per archi e pianoforte n. 7 in si bemolle maggiore, op. 97 "L’Arciduca"Musica: Ludwig van BeethovenAllegro moderatoScherzo. AllegroAndante cantabile me pero con moto (re maggiore)Allegro moderatoOrganico: pianoforte, violino, violoncelloComposizione: Vienna, 26 Marzo 1811Prima esecuzione: Vienna, Romisch-Könige Hôtel, 11 Aprile 1814Edizione: Steiner, Vienna 1816Dedica: Arciduca Rodolfo d'AsburgoGuida all'ascolto 1 (nota 1)Scritto nel mese di marzo 1811, lo stesso anino in cui furono iniziate la Settima e l'Ottava sinfonia, il Trio per archi e pianoforte in si bemolle maggiore op. 97 è generalmente considerato uno dei capolavori di questo genere. Dedicato da Beethoven all'amico, allievo e mecenate Rodolfo d'Asburgo, da cui la sua denominazione, il Trio «Arciduca» è un'opera straordinaria per la grandezza e la varietà dell'impianto formale, per inventiva espressività e varietà timbrica, nella quale il genio dei suo grande compositore emerge a «tutto tondo» nel pieno della sua maturità.II movimento iniziale (Allegro moderato) si apre sulle note del solo pianoforte, con un tema iniziale nobile ed elegante dalla cantabilità liederistica, sostenuto da un delicato impasto sonoro di accordi ribattuti sulla stessa nota di basso. Il violoncello fa il suo ingresso con breve stacco solistico, un gesto teatrale a cui fa eco il violino che, nelle battute successive riprende la melodia del tema, dando a esso un carattere meno aulico e più appassionato. Echi del primo tema, fatti risuonare dagli archi sopra un flusso di terzine del pianoforte, portano a un secondo gruppo tematico, costituito da un ricco insieme di idee ritmico-melodiche che si apre con un grazioso fraseggio a note ribattute, per poi sciogliersi in un reiterato inciso melodico del violoncello. Quando poi le terzine del pianoforte «rallentano» la velocità

Page 6: App Unti

dell'accompagnamento, emerge un secondo soggetto tematico dolce e affettuoso che va a confluire nella coda conclusiva dell'Esposizione.Nello Sviluppo, l'incipit del primo tema rimbalza tra i tre strumenti per poi ridursi a sole tre note (manca la nota iniziale). Gli archi ripropongono quindi la seconda metà del primo tema sopra un soffuso tappeto di ottave del pianoforte, fino a quando l'atmosfera diviene ancor più rarefatta e prende corpo un divertente gioco di trilli e scale staccate del pianoforte, che si intrecciano ai pizzicati degli archi. La Ripresa giunge con straordinaria leggerezza, quasi «galleggiasse nell'aria», grazie anche all'aggiunta degli archi, mentre la seconda esposizione del tema è affidata alla voce del violoncello. Al termine dell'intera riesposizione, nella quale il secondo gruppo tematico viene come sempre trasportato nella tonalità principale, un intenso e appassionato ritorno del primo tema (fortissimo) dà vita a un'ulteriore coda che conclude il movimento.Lo Scherzo è collocato nell'insolita posizione di secondo movimento (Allegro); il suo tema nasce da un grazioso e divertito gioco contrappuntistico tra violoncello e violino, subito ripreso dal pianoforte con accompagnamento degli archi pizzicati: si tratta di una corsa leggera e scanzonata nella quale il tema trascolora continuamente in nuove forme. Il fraseggio diviene così più legato, evidenziando maggiormonlo la scansione ternaria della battuta, per poi intrecciarsi a un picchiettante controcanto a ottavi e passare infine ai toni più dolci e pacati della voce del violoncello. Nell'episodio centrale, un tortuoso profilo cromatico si snoda in una lenta imitazione a quattro voci per poi sciogliersi, dopo un deciso crescendo, in vigorosi stacchi accordali, con i quali il pianoforte si libera dal viscoso intreccio sonoro iniziale. Questa suggestiva alternanza viene riproposta, con delle varianti, altre due volte fino a che, all'ultima riproposizione degli stacchi accordali, il tessuto sonoro si assottiglia sempre di più per potersi collegare, senza soluzione di continuità, alla ripresa dello Scherzo. In coda al movmento vi è un imprevisto ritorno del motivo cromatico della sezione centrale, che non viene però interrotto dagli stacchi accordali, ma da uno scanzonato spunto conclusivo nel quale riechedgia il tema dello Scherzo.Il tema dell'Andante cantabile, ma però con moto, che verrà ripreso in cinque variazioni, è un piccolo tesoro di sentimenti ed emozioni appena sussurrate, e viene disegnato dalla lenta scansione del pianoforte e quindi di tutto il Trio. Nella prima variazione, la tastiera tesse una delicata trama di arpeggi terzinati su cui gli archi intervengono in maniera frammentaria; è come se restasse il solo accompagnamento, mentre il tema viene suggerito implicitamente come ricordo affidato alla nostra memoria. La seconda variazione è invece caratterizzata da un dialogo tra violino e violoncello, nel quale si alternano leggeri fraseggi a note staccate con brevi incisi melodici assai più cantabili. La trama della terza variazione è fatta di leggeri accordi ribattuti dal pianoforte (con echi degli archi al termine di ogni frase), con cui Beethoven, attraverso una precisa alternanza tra valori terzinati e valori regolari, crea un delizioso effetto a «elastico» grazie al quale sembra che la velocità di esecuzione cambi a ogni battuta. Se nella precedente variazione ogni riferimento di carattere melodico rimane dissimulato nella trama degli accordi ribattuti, nella quarta variazione, con indicazione Un poco più adagio, ritroviamo il canto di pianoforte e violino, il cui profilo non scorre in maniera lineare, ma «pulsa» continuamente con scansioni regolari di ritmo sincopato. La quinta e ultima variazione ha più il carattere di uno Sviluppo, con il tema che ricompare nella sua struttura ritmica originale, variato però nell'andamento melodico-armonico; sul successivo accompagnamento terzinato del pianoforte, gli archi sembrano sospirare con delicati incisi melodici per poi dispiegarsi in un canto affettuoso e appassionato con cui portano a termine il movimento.Il movimento conclusivo (Allegro moderato - Presto) è scritto nel tempo di rondò; il temna del ritornello, esposto dal pianoforte, procede con andatura moderata, secondo l'indicazione di tempo, risultando al tempo stesso guizzante e nervoso grazie a una notevole varietà di figurazioni ritmiche: staccati, acciaccature, accenti in levare, gruppi irregolari che si succedono trovando come unico

Page 7: App Unti

contrappeso brevi incisi melodici degli archi. Uno stacco dal singhiozzante ritmo puntato porta quindi a rapide scale ascendenti con note staccate, mentre la successiva reiterazione di una particolare figura ritmica fa da collegamento con il ritornello del tema. L'episodio centrale è una elaborazione dell'incipit del tema che assume il carattere dello Sviluppo, mentre la successiva Ripresa ripropone il tema affidato agli archi. Il finale è una rapida corsa verso la cadenza conclusiva con la quale si chiude l'intera composizione: per questo Beethoven opera un cambiamento di tempo, passando a un Presto in 6/8, nel quale gli. archi si liberano in una serrata tarantella sottesa da lunghi trilli del pianoforte. I ruoli degli strumenti si invertono, ed è quindi il pianoforte a condurre la galoppata finale che, dopo un evidente cambiamento di scansione ritmica, rallenta e si ferma per dar spazio agli accordi della cadenza conclusiva.

Ben diversa è l'atmosfera che si respira nel Trio in si bemolle maggiore Op. 97, detto "Arciduca" in onore dell'Arciduca Rodolfo, uno dei tanti nobili che all'epoca si dilettavano con la musica, discreto allievo e amico di Beethoven. Solenne e complesso come un vero concerto, questo Trio comprende ben quattro movimenti, con una sequenza che anticipa addirittura quella della Nona Sinfonia. L'iniziale "Allegro moderato" è monumentale e assai ricco di temi melodici. Il principale è quello esposto da principio dal solo pianoforte, ma con il ronzio degli archi subito pronto ad unirsi e a rinforzarlo. Seguono innumerevoli affascinanti intrecci con gli altri temi che hanno origine durante questo lungo movimento. A questo punto, quando ognuno si aspetterebbe un "lento", ecco in agguato, proprio come nella Nona, lo "Scherzo", che non a caso si chiama così. Violino e violoncello iniziano a duettare timidi e circospetti, ma la tensione ben presto espode in un energico e trionfale intervento del pianoforte, ben sostenuto dagli archi. Segue l'atteso "lento" ("Andante cantabile"), ed è una di quelle melodie dolcissime, tipicamente beethoveniane, che all'inizio sembrano impalpabili (un po' come l'Adagio del Concerto per pianoforte "Imperatore"), ma poi acquistano sempre più consistenza nel loro sviluppo, che in questo caso è dato da una serie di variazioni, così fantasiose che nella terza il tema iniziale è già completamente trasfigurato. La splendida coda dell'ultima variazione conduce senza soluzione di continuità al finale ("Allegro moderato"), uno dei pezzi di musica più vivaci e lieti che Beethoven abbia mai scritto, gioioso come un rondò mozartiano, ma arricchito da una robusta e generosa fioritura di motivi che chiude in bellezza questo grande Trio.