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P er il nostro Paese il cambiamento poli- tico, o meglio, il rinnovamento politico, avrebbe potuto realizzarsi tredici anni fa, nel 1996. Infatti, in quell’anno si effettua- rono le elezioni amministrative con circa i 2/3 dei candidati completamente nuovi alla sce- N asce a San Felice Circeo il 16 novem- bre 1895. Le scarpe le risuolava “bone tacche gi- re e mezze suole”. Questo era zio Modesto Salemme, persona simpatica, spiritosa, intel- ligente, ma soprattutto un “comunista” con- vinto. Non c’è persona della precedente ge- nerazione a San Felice che non abbia avuto le scarpe risuolate da Modesto. Finito il suo la- voro sulle scarpe le avvolgeva con un foglio di giornale e le portava a destinazione. Non da- va mai le scarpe se prima non veniva pagato. Se qualcuno gli diceva: “Le scarpe puoi la- sciarle a me che quando viene mio marito e deve uscire per comprare il vino, cambia i sol- di, e te li porta” - ”Beh! Quando tuo marito va in cantina da Battistino, passa da me e si pren- de le scarpe.” Avendo prese tante fregature non si fidava più di nessuno. Anche il Barone Aguet era un suo cliente, In nessuna altra parte, neanche a Roma, aveva trovato un calzolaio che lo soddisfaceva co- me mio zio. Dopo anni che lo conosceva si era creata una certa amicizia, una certa confidenza. Ogni vol- ta che il barone arrivava da Roma lo manda- va a chiamare dal suo fattore Giovanni detto “Barbit”. Mio zio subito accorreva, perché portava le scarpe risuolate e prendeva quelle da risuola- re; veniva pagato e il resto era mancia. Una volta il Barone lo fece entrare facendogli ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 7 N. 39 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2009 D omenica 15 novembre scorso ero a Fondi, dove ho incontrato degli amici, con i quali è stato inevitabile parlare della trasmissione “Anno Zero”, che aveva trattato il noto pro- blema dell’Amministrazione comunale del posto. Pur essendo di diverse idee politiche, eravamo tutti d’accordo nel biasimare un si- stema risultato corrotto, ingiusto, illegale. Un giovane trentenne locale, però, ha con- cluso affermando che si augurava un ritorno a quel sistema, ora fermato dalle indagini, perché era stato proprio quel sistema a con- sentire una crescita positiva della città, tan- to lavoro ai cittadini e un benessere diffuso. E questo sarebbe valido per Fondi, per San Felice Circeo e per l’Italia tutta. Tornando a Roma non potevo togliermi dal- la testa, lungo tutto il viaggio, questa affer- mazione, alla quale ho voluto dare una spie- gazione e soprattutto un’interpretazione e un giudizio. Quando poi la sera ho letto l’editoriale di Eu- genio Scalfari su la Repubblica dello stesso giorno, ho avuto la piacevole conferma che ciò che pensavo era perfettamente in linea con quanto scritto dall’autorevole giornalista a proposito di alcuni comportamenti del Go- verno. In pratica è certo che tutti gli italiani sono as- solutamente in grado di riconoscere azioni e provvedimenti sbagliati di chi amministra e di chi governa, però, invece di condannare i re- sponsabili di siffatte iniziative, li sostengono, perché sottoscrivendo comportamenti ille- Ambiente L’ambiente ci appartiene! di Anna Scalfati a pag. 4 Territorio Missione impossibile: cambiare la politica a S.F.C. di Fausto Luigi Lanzuisi a pag. 3 C ENTR O S T ORICO SAN FELICE CIRCEO Tempo libero Il teatro a Borgo Montenero di Al. Cr. pag. 11 Politica “C’erano una volta in Italia” di Alessandro Petti a pagg. 5 Il fatto Pompa qua, pompa là, ... A chi asso e a chi trentuno di E. Dantes e Roderigo a pagg. 8-9 Presente e futuro Nescis quid vesper serus vehat Tu non sai quello che la tarda sera ti porterà (non accontentarti della fortuna presente, datti pensiero per il futuro) Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Francesca Faccini, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Alessia Bravo - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma di ALESSANDRO CRESTI “I L CALZOLAIOModesto Salemme di Domenico Ceccarelli POLITICA Missione impossibile: cambiare la politica a San Felice Circeo! di Fausto Luigi Lanzuisi continua a pag. 2 POPULISMO continua a pag. 5 continua a pag. 3 “C’erano una volta in Italia” di Alessandro Petti Editoriale Modesto Salemme C’ erano una volta, in Italia, Gobetti, Salvemini, Amendola, Rosselli, Ros- si, Bobbio, Galante Garrone, La Malfa (Ugo, naturalmente), Visentini, Sylos Labini, … e non ci sono più. E con loro sembra a poco a poco essere scomparso lo spazio per una posizione lai- ca dello Stato e della politica, rispettosa cioè dei valori degli altri e capace di riscuotere pari rispetto dall’avversario. Auguri di Buon Natale e felice Anno Nuovo

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Per il nostro Paese il cambiamento poli-tico, o meglio, il rinnovamento politico,avrebbe potuto realizzarsi tredici anni

fa, nel 1996. Infatti, in quell’anno si effettua-rono le elezioni amministrative con circa i 2/3dei candidati completamente nuovi alla sce-

Nasce a San Felice Circeo il 16 novem-bre 1895.Le scarpe le risuolava “bone tacche gi-

re e mezze suole”. Questo era zio ModestoSalemme, persona simpatica, spiritosa, intel-ligente, ma soprattutto un “comunista” con-vinto. Non c’è persona della precedente ge-nerazione a San Felice che non abbia avuto lescarpe risuolate da Modesto. Finito il suo la-voro sulle scarpe le avvolgeva con un foglio digiornale e le portava a destinazione. Non da-va mai le scarpe se prima non veniva pagato.Se qualcuno gli diceva: “Le scarpe puoi la-sciarle a me che quando viene mio marito edeve uscire per comprare il vino, cambia i sol-di, e te li porta” - ”Beh! Quando tuo marito vain cantina da Battistino, passa da me e si pren-de le scarpe.” Avendo prese tante fregaturenon si fidava più di nessuno.Anche il Barone Aguet era un suo cliente, Innessuna altra parte, neanche a Roma, avevatrovato un calzolaio che lo soddisfaceva co-me mio zio.Dopo anni che lo conosceva si era creata una

certa amicizia, una certa confidenza. Ogni vol-ta che il barone arrivava da Roma lo manda-va a chiamare dal suo fattore Giovanni detto“Barbit”.Mio zio subito accorreva, perché portava lescarpe risuolate e prendeva quelle da risuola-re; veniva pagato e il resto era mancia.Una volta il Barone lo fece entrare facendogli

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 7 N. 39 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2009

Domenica 15 novembre scorsoero a Fondi, dove ho incontratodegli amici, con i quali è stato

inevitabile parlare della trasmissione“Anno Zero”, che aveva trattato il noto pro-blema dell’Amministrazione comunale delposto. Pur essendo di diverse idee politiche,eravamo tutti d’accordo nel biasimare un si-stema risultato corrotto, ingiusto, illegale.Un giovane trentenne locale, però, ha con-cluso affermando che si augurava un ritornoa quel sistema, ora fermato dalle indagini,perché era stato proprio quel sistema a con-sentire una crescita positiva della città, tan-to lavoro ai cittadini e un benessere diffuso.E questo sarebbe valido per Fondi, per SanFelice Circeo e per l’Italia tutta.Tornando a Roma non potevo togliermi dal-la testa, lungo tutto il viaggio, questa affer-mazione, alla quale ho voluto dare una spie-gazione e soprattutto un’interpretazione e ungiudizio.Quando poi la sera ho letto l’editoriale di Eu-genio Scalfari su la Repubblica dello stessogiorno, ho avuto la piacevole conferma checiò che pensavo era perfettamente in lineacon quanto scritto dall’autorevole giornalistaa proposito di alcuni comportamenti del Go-verno.In pratica è certo che tutti gli italiani sono as-solutamente in grado di riconoscere azioni eprovvedimenti sbagliati di chi amministra e dichi governa, però, invece di condannare i re-sponsabili di siffatte iniziative, li sostengono,perché sottoscrivendo comportamenti ille-

AAmmbbiieennttee L’ambiente ciappartiene!di Anna Scalfati

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Presente e futuroNescis quid vesper serus vehat Tu non sai quello che la tarda

sera ti porterà(non accontentarti della fortuna presente,datti pensiero per il futuro)

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] - Reg. Trib. di Latina n. 796 del12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Francesca Faccini, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Alessia Bravo - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

di ALESSANDRO CRESTI ““IILL CCAALLZZOOLLAAIIOO””

Modesto Salemmedi Domenico Ceccarelli

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Missione impossibile: cambiare la politica a San Felice Circeo!di Fausto Luigi Lanzuisi

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“C’erano una voltain Italia”di Alessandro Petti

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Modesto Salemme

C’erano una volta, in Italia, Gobetti,Salvemini, Amendola, Rosselli, Ros-si, Bobbio, Galante Garrone, La

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Auguri di Buon Natale

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Personaggi

visitare il Palazzo e mio zio tra sé e sé diceva:“chi tanto e chi niente!”A un certo punto esclamò: “Signor Barone iodicendole quello che sto per dirle perderò an-che il lavoro, ma è giusto che lei ha tanta ro-ba e io niente? Essendo io di fede comunistaquando arriverà il compagno Stalin lei dovràdare una parte dei suoi beni a noi compagni.”“Signor Salemme – gli diceva il Barone – lei mivuol dire che quando arriverà Baffone io do-vrò darle un appartamento?” “Signor Barone,lei è una persona intelligente e ha capito al vo-lo!” Vi ricordate quando si diceva: “Ha da ve-nì Baffone pè divide er capitale!”?

Il Barone rispondeva: ”Signor Salemme, io do-mani non ci sono, ma lei porti pure la sua si-gnora, io lascio detto a Giovanni “Barbit” di far-vi visitare il Palazzo. Quando lei e la sua si-gnora avete visto l’appartamento che vi pia-ce, prendetelo, decidete subito, perché se do-vesse arrivare all’improvviso “Baffone”, contutti i comunisti che ci sono lei potrebbe rima-nere fuori”.Modesto ha continuato a risuolare le scarpe alBarone fino a quando non è morto e chissà sein cielo continua ad essere il suo fedele cia-battino! Oppure, come spesso si vede, in cie-lo le scarpe non servono, perché gli angeli nonle usano.Modesto era una persona precisa special-mente sugli orari per mangiare. Infatti, ancoraoggi si dice: “dai che è mezzogiorno, dobbia-mo andare a mangiare”.Ha fatto il calzolaio in un piccolissimo locale,in Via Virgilio, sotto le scale per salire al “bali-chetto”, accanto alla farmacia, dove faceva“casa e bottega”, abitava in una casa a diecimetri, uscendo dal locale sulla sinistra.Oggi il piccolo locale è ancora come quello diuna volta, con una vecchia porta a due ante.Quando mancavano cinque minuti a mezzo-giorno, chiudeva mezza anta e rimaneva in at-tesa del suono della campana. Allo scoccaredell’ora, si toglieva il grembiule e lo buttava sulbanchetto di lavoro.Sbatteva l’altra anta e infilava il catenaccio: tut-to questo veniva fatto in meno di dieci secon-di. Di corsa saliva la prima rampa di scale, se-dici gradini alti venti centimetri, poi il pianerot-tolo e altri undici scalini alti 30 centimetri. Al-tro pianerottolo e infine due gradini alti qua-rantacinque centimetri.Finalmente in sala da pranzo. La moglie An-gelica Malorzo, che si occupava della cucina,gli faceva trovare un “bacile” di acqua frescache serviva per lavarsi le mani e per “spezza-re” il fiatone che gli era venuto per salire la ri-pida scalinata. Ancora oggi dopo 60 anni lascalinata è sempre la stessa: molto ripida.Affamato si sedeva di fronte al piatto fumantee la prima cosa che faceva era quella di met-tervi due-tre cucchiai di peperoncino. Mode-sto usava il peperoncino anche nel latte e caf-fè al posto dello zucchero!Le stesse operazioni le ripeteva alle cinque

della sera quando toglieva le ginocchia da sot-to il tavolo da lavoro.Massimo alle diciotto andava a dormire infi-landosi sotto una coperta imbottita.Si svegliava presto per iniziare una nuova gior-nata che aveva più o meno lo stesso ritmo.Durante il lavoro era sempre attorniato daquattro-cinque persone: amici e compagni dipartito. Verso le nove qualcuno andava a com-prare il giornale che veniva letto a voce alta atutti gli astanti. Modesto continuava a lavora-

re e il suo intervento era certo quando in par-ticolare si parlava di Alcide De Gasperi, al mo-mento Presidente del Consiglio. Come lo sen-tiva nominare incominciava a bestemmiare,perché riteneva Alcide De Gasperi più au-striaco che italiano. La reazione era sempreapprovata dai compagni di partito. “E’ maipossibile che l’Italia debba essere comanda-ta da un austriaco? Quando sento il nome DeGasperi mi inc…. Speriamo che alle prossimeelezioni perda così non lo sento più.” Il con-senso dei compagni di partito presenti nonmancava mai.E’ proprio vero che il diavolo ci ha messo lozampino, e mai come in questo caso ha fattole pentole e non i coperchi.Dal suo matrimonio con Angelica sono nate trefiglie: Ida, Filomena e Annita.La primogenita, Ida, è sempre vissuta a Romapresso una zia, “Richetta”, sorella di Modesto.A Roma conobbe il suo futuro marito. Alla na-scita del primogenito gli venne dato il nome delnonno paterno “Alcide”.

Alla notizia Modesto disse rassegnato: “Ma ditanti nomi che ci sono al mondo proprio Alci-de dovevate dargli?”Gli amici l’apostrofavano dicendo: “Chi di DeGasperi ferisce, d’Alcide perisce!” Solo l’amore di un nonno verso il nipotino hacancellato vecchi rancori politici, anzi al mat-tino quando gli leggevano il giornale non be-stemmiava più con meraviglia dei suoi amici ecompagni di partito. Il suo pensiero volava aRoma al suo amato nipotino.Modesto aveva una certa somiglianza con ilpresentatore della TV Mario Riva.La bestemmia di Modesto era strutturata in unmodo particolare: per primo nominava la per-sona destinataria della bestemmia, poi doveera nata, il padre, la madre, chi l’aveva bat-tezzata, la strada, il numero civico e così di se-guito. Durante la seconda guerra mondiale eravamosfollati in un appezzamento di terra di proprietàdi mio padre Giuseppe Ceccarelli, insieme al-la famiglia di Modesto. In quel particolare pe-riodo la fame era tanta! Modesto era una per-sona che quando voleva sapeva trasmettere

allegria e per distrarci dalla fame ci racconta-va sempre la favola di “Coticchio” modifican-dola ogni volta cercando di tenerci allegri.Raccontava che i contadini per fare il conci-me per l’orto usavano portare con sé, di ritor-no dalla campagna, un fascio di paglia che ve-niva sistemata sotto il “balichetto”. Al mattino,in mancanza dei bagni, l’orinale veniva svuo-tato sulla paglia portata il giorno precedente. Modesto usava dire che “c’è un profumo dipuzza!” Il tutto veniva successivamente utiliz-zato come concime per gli orti. Era una per-sona socievole con tutti, soprattutto con i ra-gazzi. Sopra uno sgabello teneva sempre unacandela per quando mancava la luce, che al-l’epoca mancava spesso. Questa candela neltempo era diventata la metà. Un giorno pas-sando nei pressi un ragazzino gli disse: “Mu-dè perché non me la dai quella mezza cande-la?” “e no! Mudeste non te la può dare ades-so, perché se manca la luce Modesto adope-ra il coltello per tagliare la suola e non veden-doci potrei tagliarmi”. Il ragazzino rispondeva:“Ma io non la voglio adesso, me la dai quan-do si è consumata tutta e a te non serve più!”“Allora sì! – rispose Modesto – tu quando pas-si e vedi che la candela non c’è più perché siè consumata me la chiedi e Modesto te la dà!”Allora il ragazzino se ne andò tutto contento.Modesto una volta al mese andava a Priver-no ad acquistare il cuoio per confezionare poile suole delle scarpe. Insieme alle cugine an-davamo ad aspettarlo come se tornasse lo ziod’America. Aveva sempre un pensiero per noinipoti e in particolare nei mesi di maggio e giu-gno portava una busta di ciliegie. Al suo arri-vo mi affidava sempre il rotolo di cuoio.Modesto era sposato con Angelica Malorzo,vedova Rossi e sorella di mia madre Gentili-na. Era rimasta vedova in giovane età con un

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Il “calzolaio”

Modesto Salemme

la bestemmia di Mdesto era strut-turata in modo particolare“

il Barone Aguet era una suo fe-dele e affezionato cliente“

“Modesto usava il peperoncinoanche nel latte e caffè al posto

dello zucchero“ “

Persona simpatica, spiritosa, intelligente, ma un “comunista” convintosegue da pag. 1

Angelica Malorzo, Modesto Salemme, Domeni-co Rossi, seduta Attilia Di Prospero madre di An-gelica e suocera di Modesto

continua a pag. 4

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IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 33

Territorio

na politica. Era davvero un’occasione irripe-tibile! Il sindaco, quasi l’intera giunta e partedell’opposizione, uscita dalle elezioni, eracomposta da personaggi che non avevanonessuna, o quasi nessuna, esperienza politi-co-amministrativa. Tutti volti nuovi! Resiste-va una piccola frangia, della cosiddetta “pri-ma repubblica”, ma assolutamente margina-le al processo di cambiamento politico in at-to a livello locale. Anche sul piano nazionalec’era stato uno sconvolgimento epocale.Nuove aggregazioni politiche avevano sop-piantato i vecchi partiti dissolti dallo scanda-lo di tangentopoli. Due realtà fra tutte, una adestra e l’altra a sinistra si stavano impo-nendo nella scena politica: Forza Italia e l’U-livo. Insomma, sia in Italia, che localmente, sirespirava un’aria di rinnovamento concreto.Mai, come allora, speranze e progetti di cam-biamento erano affermati e ricercati. Perso-ne “nuove”, non contaminate dal vecchiomodo di intendere la politica, si erano resedisponibili per il cambiamento. I presuppostic’erano tutti! Ammetto che anche io (nel1996, ero stato eletto consigliere comunale

dell’opposizione nella lista del centrosinistra,ndr) mi illusi che finalmente anche a San Fe-lice Circeo si potesse cambiare il modo diamministrare. Volti nuovi; una nuova classedirigente; un ricambio generazionale tantoauspicato; dei programmi concreti e centra-ti sul valore della politica come servizio e nelrispetto della legalità e soprattutto una par-tecipazione popolare credibile, numerosa edentusiasta con la voglia di fare qualcosa diutile per il paese. Tutto sembrava incorag-giare un cambiamento reale. Ma, ben prestola speranza e i progetti di rinnovamento la-sciarono il posto ad una scoraggiante e de-primente illusione. I cosiddetti “nuovi” si di-mostrarono, nell’agire politico, addiritturapeggiori dei loro predecessori. I rapporti conil mondo degli “affari” (che per San Felice so-no soprattutto centrati nel cemento e negli in-carichi pubblici); le ambizioni divergenti del-la coalizione di centrodestra vincitrice delleelezioni; un’improvvisata preparazione e for-mazione alla responsabilità amministrativa epolitica; la ricerca del consenso, senza i limi-ti imposti dalla legalità; la mancanza di con-trollo istituzionale; la pessima abitudine dicoltivare un sistema di rapporti interpersona-

li fondato sul favoritismo; la pratica di distri-buire benefici non in base al merito o al dirit-to, ma in relazione al proprio interesse han-

no fatto naufragare quel sogno di cambia-mento che si respirava tredici anni fa. Moltesono state le “vittime” del tradimento opera-to, coscientemente e volontariamente, al rin-novamento politico di San Felice Circeo dal-la maggioranza di allora (e tuttora al gover-no), e tra queste “vittime” la più importante èstata certamente la partecipazione e l’entu-

siasmo disinteressato dei sanfeliciani alla vi-ta politica del paese. Un senso diffuso di im-potenza e di rassegnazione è subentrato inmoltissimi cittadini che di fronte a un poterepolitico impenetrabile, autoreferenziale e ar-rogante ha preferito isolarsi e disimpegnarsi,lasciando libero e indifeso il “campo del be-ne comune” (la politica intesa come servizio)a coloro che sanno coniugarla solo come in-teresse privato, determinando un progressi-vo clima di lassismo morale e indebolimentodelle regole con una pericolosa deriva versoun’illegalità diffusa e accettata come conse-guenza naturale e inevitabile. Sembra dav-vero che una volta toccato il fondo (del de-grado etico - politico), ci si ostini a raschiareil fondo stesso, per andare ancora più giù,sempre più giù, abbandonando la speranzadi rialzarsi, di ribellarsi, di ricominciare a risa-lire. Possibile che sia davvero una “missione im-possibile” ridare a questo Paese, dalle straor-dinarie risorse naturali e paesaggistiche an-cora non del tutto compromesse, una politi-ca seria e onesta? Davvero dobbiamo pensare che non ci sonopiù persone disposte a dare il proprio disin-teressato contributo per il “bene comune”?Fino a quando le persone “per bene” (e inquesto Paese sono tante), dovranno soffo-care la propria indignazione? Reprimere lapropria rabbia?

Fino a quando si dovrà sopportare l’umilia-zione e la sofferenza di vedere deperire ine-sorabilmente questo Paese?L’appello di tentare qualcosa per risollevarele sorti di questo Paese è rivolto a uomini edonne che credono nell’onestà, nella legali-tà, nella disponibilità e nella partecipazionedisinteressata, nel rispetto degli altri, nella so-lidarietà. Questi valori non sono né di sinistrané di destra, non sono monopolio di un’ap-partenenza politica. Essi rappresentano iprincipi più profondi del vivere civile e trova-no la loro naturale affermazione nella nostraCostituzione. Spetta a questi uomini e don-ne il compito di provare a compiere la “mis-sione impossibile” di una nuova politica a SanFelice Circeo. Alcuni segnali incoraggianti co-minciano timidamente a fare capolino nel pa-norama politico locale, sia a destra che a si-nistra si inizia a discutere, a confrontarsi, a or-ganizzarsi. Si cercano di unire tutte le risorseumane e intellettuali per elaborare una pro-posta, un percorso, una strategia. Per ora sicammina per strade diverse, magari dentro iconfini sicuri di appartenenze politiche pre-definite, ma non si può escludere che in unprossimo futuro tutti coloro che si ricono-scono nei valori sopra descritti possano ri-trovarsi in un percorso comune, insieme percompiere la “missione impossibile”. �

di Fausto Luigi Lanzuisi

Editoriale Presente e futuro 1Personaggi Modesto Salemme 2Territorio Missione impossibile:

cambiare la politica a S.F.C.3Ambiente L’ambiente ci appartiene! 4Politica “C’erano una volta

in Italia” 5Lettere Lettere al Direttore 6Territorio Giù le mani dalle scuole del C.S.

Lorenzo Vella 7Il fatto Pompa qua, pompa la, ...

A chi asso e a chi trentuno8-9Libri Maledetti vampiri! 10Tempo libero Il teatro a Borgo Montenero11Storia Una targa commemorativa

a Dante Calisi 12Personaggi/ O’KEA’MUSOroscopo 13Sport Calcio 14Tempo libero Cucina – Cinema –

Ora legale – Poesia 15

SSSSOOOOMMMMMMMMAAAARRRRIIIIOOOO

alle amministrative del 1996 sia inItalia che localmente persone

nuove si erano rese disponibili perun cambiamento“ “

Dobbiamo tentare qualcosa per risollevare le sorti di questo Paese

segue da pag. 1

Missione impossibile: cambiare la politica a San Felice Circeo!Nel 1996 sembrava che fosse possibile cambiare il modo di gestire la cosa pubblica

a San Felice Circeo ben presto lasperanza e i progetti di rinnova-

mento lasciarono il posto a una sco-raggiante e deprimente illusione“ “

è auspicabile che in un prossimofuturo tutti coloro che credono in

una politica seria e onesta si possa-no riunire per compiere una “mis-sione impossibile”

“ “

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ddii AAnnnnaa SSccaallffaattii

Il nostro Paese vive un momento difficile

L’ambiente ci appartiene!L’area protetta del Lago di Paola è a rischio per fini speculativi

figlio Eugenio che Modesto ha accettato co-me se fosse il suo erede maschio anche senon portava il suo cognome. Aveva un buonrapporto con il suocero e spesso lo andavaa trovare per gustare un buon bicchiere di vi-no cesanese ottenuto dall’uva che coltivavaalla “Cesa” dove Modesto era sfollato nellaseconda guerra mondiale.Quando mi capita di vedere uno dei film diGuareschi su Don Camillo e Peppone mi vie-ne in mente lo sfottò che c’era tra i comuni-sti e i democristiani di San Felice. I democri-stiani dicevano che i comunisti bestemmia-vano per obbedire al partito, ma poi di na-scosto andavano a confessarsi.Un giorno transitava davanti alla bottega diModesto una certa Edmonda Faiola, di fededemocristiana, e uno degli astanti, comunista,per prenderla in giro disse: “Oh! lo sapete cheil Papa prende moglie?” Edmunda si allonta-nò non avendo afferrato immediatamente il

senso della frase. Subito dopo tornò indietroe replicò: “Sì è vero, il Papa si sposa e hannogià fissato la data delle nozze. Lui è ricco e puòpermettersi di sposare più donne cosa che voipoveri non potete fare!” La risposta fulmineadi Edmunda lasciò tutti allibiti. Rimasto vedovo, nel 1968, andò a Roma dal-le figlie. Per lui fu come se fosse andato incarcere per la seconda volta.In passato Modesto era inciampato in unabrutta storia giudiziaria a suo dire ingiusta-mente. Era stato richiamato alle armi in oc-casione della guerra del 1915-18. Nel 1917,venuto in licenza, insieme ad altri due com-militoni, di cui uno di Terracina, alla fine del-la licenza, insieme a quest’ultimo, non rien-trò al reparto di appartenenza. Considerati di-sertori si dettero alla macchia. Decisione pre-sa per motivi ideologici? Perché era unaguerra non sentita? Non è possibile dare unarisposta. I carabinieri incaricati delle ricercheli individuarono in località “Palazzo”. Ne se-guì una sparatoria e rimase ucciso un cara-biniere. Il compagno di Terracina riuscì ad evi-tare la cattura ed emigrò in America, mentreModesto fu arrestato e condannato nel 1923

all’ergastolo con la motivazione “complicenecessario al delitto”. Risultò, infatti, che nonfu lui a sparare.Nel 1933 fu graziato, anche a seguito di unaconfessione scritta lasciata dal terracinese,che si assumeva la responsabilità del delitto,prima di morire negli Stati Uniti.A seguito di questa esperienza, Modesto, an-che per timore di tornare in carcere, non rea-giva mai alle provocazioni anche fisiche, co-me quella subita da una sanfeliciana nota “at-taccabrighe”. I fatti che riferisco li ho vissutipersonalmente o mi sono stati riferiti da Mo-desto che ritengo sia stata una persona cheha vissuto intensamente la vita paesana.Modesto non si lamentava mai della sua con-dizione economica e trovava la forza di anda-re avanti affermando che i tempi passati era-no stati ancora più difficili. A suo giudizio so-no i figli dei poveri che possono far grande unPaese in quanto hanno voglia di uscire dallamorsa della fame. Questa affermazione avevacertamente una forte carica ideologica.Modesto muore a Roma il 4 febbraio 1978 edè sepolto a San Felice Circeo accanto allamoglie Angelica. �

IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 44Ambiente

Un momento molto difficile per il no-stro Paese. E’ vero, io sono impe-gnata in una battaglia per salvare il

lago di Paola, ma tutto questo non sareb-be stato necessario in altri tempi. Basti pen-sare che sul lago sono vigenti normative na-zionali e direttive comunitarie sufficienti astabilire che quello e’ un posto unico perbellezze paesaggistiche, ambientali e ar-cheologiche. Ma, quel che sembra saltato oggi sono tut-te le regole. Quei modi di dire di una volta“questo non si fa”, “questo non si dice”,“questo non sta bene”. Una volta si sotto-lineava “quella persona è perbene”, “quel-la persona è affidabile” etc.

Per chi è cresciuto in un Paese che, dopola guerra, si era dato delle regole importan-ti basate su una carta di valori condivisa;per chi ha creduto di poter identificare i cu-stodi delle legalità in determinate figure al-l’interno delle Istituzioni, per chi si è affida-to alla politica per amministrare, gestire e di-rigere: per queste persone è duro accetta-re il tempo odierno. Tutte le regole sonosaltate a livello comportamentale: la politi-ca si esibisce, in un contesto da basso im-pero, in storie di sesso, di denaro, di spie.I magistrati riempiono questo vuoto in mo-do disordinato e gridato. Tutto è ideologico:o sei con me o sei contro di me. Tutto è vio-lento. Penso a quei genitori che fanno unagran fatica per insegnare al figlio a dire “gra-zie” o a cedere il sedile in autobus a unadonna incinta, magari cinese. In questocontesto si può capire meglio anche perchéè stato così difficile e ancora lo è, difende-re il lago di Paola.

Esiste una legge la 394 del ’91 che attri-buisce le competenze per regolamentare learee protette al Ministero dell’Ambiente. Èuna legge quadro approvata dal Parlamen-to dopo molto tempo, molte sedute e ungrande impegno dei parlamentari. Non so-lo: questa legge recepisce tutte le indica-zioni che l’Europa ci ha dato in tema am-bientale nel momento in cui siamo diventa-ti europei (e non credo che qualcuno vogliauscire dall’Europa oggi, anche perché ciporterebbe in un’area di rischio economiconon indifferente). Bene, una volta che il Co-mune di Sabaudia ha visto la strada sbar-rata per le sue avventure economiche spe-ricolate e contrarie alle norme, che ha fat-to? Si è rivolto al tribunale Superiore delleAcque Pubbliche, una sezione particolaredella Cassazione, chiedendo che la regola-mentazione del Parco Nazionale venisse af-fidata al Comune stesso.A ferragosto il Tribunale si è’ espresso con

un’ordinanza volta in pratica a togliere lapotestà al Ministero in favore del Comunestesso, ignorando del tutto la legge quadro,la 394. Il Ministero ricorrerà rivendicando ilproprio ruolo assegnato dalla legge e potràfare battaglia fino all’incostituzionalità del-l’ordinanza.Nel frattempo si muove l’Europa che pre-para le sanzioni da comminare all’Italia qua-

lora chicchessia dovesse violare l’area pro-tetta dalle direttive comunitarie. E così sisnoda questa storia tipicamente italiana do-ve un gruppetto di persone ha deciso quel-la che è la via da percorrere a qualunquecosto.Andiamo avanti così, con metà Paese cherincorre lo stipendio a fine mese, metà Pae-se che lotta contro gli evasori, metà Paeseche studia e non trova lavoro e metà che in-vece si adatta al clientelismo e alla corru-zione e va avanti sempre più rapidamentee con grandi benefici economici.Forse accadrà come diceva mio padre chealla fine si arriverà a una sorta di guerra ci-vile. In tutti i Paesi con un regime impostoda una maggioranza (non parlo della mag-gioranza politica) che è al di sopra delle leg-gi, della stessa Costituzione, della buonaeducazione, delle regole, del rispetto, dellacomprensione, alla fine in un Paese così sigenera una violenza sotterranea e micidia-le. Per ora la gente è narcotizzata da un be-nessere finto. Si consuma e si soffre, sem-pre di più. Ancora c’è qualcuno che sognauna particina in un reality o che pensa divincere un premio in TV, ma sono sempre dipiù quelli che si svegliano angosciati dal fu-turo. Il clima, il nucleare, l’immondizia, l’in-quinamento, la corruzione … Che mondo èquesto?Il lago invece è bello ed è calmo. Tra pocosarà anche finalmente libero dall’armaturadi lamiere che lo circonda. I pesci sono tor-nati, volano gli aironi cinerini.La battaglia del lago contiene tutto il brut-to di questi tempi ma anche l’annuncio di untempo migliore. La luna che sorge dietro lamontagna, come duemila anni fa, illuminauna terra potente e fiera. E’ lei la nostra al-leata, per ripartire, per lottare. Anche con-tro la politica, contro le ordinanze, controtutti quelli che pensano di poter cambiarequalcosa che ci appartiene: l’ambiente. �

la battaglia del lago contiene tuttoil brutto di questi tempi, ma anche

l’annuncio di un tempo migliore“ “

metà del Paese si adatta al clien-telismo e alla corruzione e va

avanti rapidamente e con grandi be-nefici economici“ “

quel che sembra saltato oggi so-no tutte le regole“

segue dalla pagina 2Personaggi di DOMENICO CECCARELLI

Modesto Salemme

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Politica

Nulla è più pericoloso, infatti, per una de-mocrazia di una dialettica resa impossibile,di un confronto non alla pari tra opposte te-si, del venir meno dei giusti contrappesi tramaggioranza e minoranze, di una demoniz-zazione dell’avversario come nemico.Quando ciò accade, vuol dire che a un regi-me democratico è subentrato un regime po-pulista. E il populismo è la negazione dellademocrazia stessa, là dove si trasforma inpotere personale, demagogico, senza con-trolli e contrappesi, sostituendo all’interessegenerale un interesse particolare: un regime

nel quale chi è minoranza non solo non hapari diritti, ma anzi ha semplicemente torto!Non dovrebbe esserci posto in Europa perun paese così. E infatti la Turchia la Croaziae la Serbia stanno fuori dall’Unione Europea,pur avendo fatto domanda di adesione dadiversi anni, in particolare la prima come ènoto. Ciò per una ragione molto semplice:perché non rispondono ancora a quello“standard di democrazia” che è richiestodallo Stato di diritto, lo stato cioè dei dirittidi tutti i cittadini. Nel caso dell’Italia baste-rebbe invece sostituire quell’ancora con un“non risponde più”.E’ presente invero in Italia un crescente con-flitto tra costituzione democratica e populi-smo, tra Repubblica Italiana e i suoi valoricostituenti da un lato, e “Principato di Arco-re” e i suoi disvalori discriminanti dall’altro.Un conflitto che non ha pari in Europa - enemmeno in tutte le altre democrazie delmondo – e che deriva dal disprezzo che l’i-deologia populista berlusconiana ha per ilprincipio su cui si fonda la democrazia oc-cidentale: quello della divisone dei poteri.Un regime populista è un regime che si sot-trae ai limiti e vincoli che lo stato di diritto(quello cioè – ripeto - che tutela i diritti di tut-ti) pone a difesa dei principi e valori perma-nenti della convivenza, rispetto a chi detie-ne il potere (che è per definizione transito-rio).

Un regime populista – è bene precisare an-che - non ha nulla a che vedere con la “De-stra”. Come non solo si è sgolato a dirci fin-ché era in vita quel grandissimo liberale con-servatore che è stato Indro Montanelli, maanche come sta sottolineando un giorno sìe uno no lo stesso Presidente della Camera

Fini, che di Destra dovrebbe intendersene.“Destra”, difatti, non è difesa di interessi per-sonali rispetto agli interessi del Paese. Nétanto meno negazione dell’equilibrio istitu-zionale dei poteri esecutivo, legislativo e giu-diziario. Destra non è neanche negazionedello stato di diritto. Charles De Gaulle, adesempio, leader per lunghi anni dello schie-ramento conservatore francese, fu anchecapo della Resistenza francese stessa!La presenza oggettiva di un gigantesco con-flitto di interessi – che non ha pari in Europa- è l’aspetto più sconcertante dell’attualepratica di governo italiana e si materializzanell’uso privato del mandato ricevuto. Il ca-po della lega nord Bossi – non dimentichia-molo - fece cadere il primo esperimento Ber-lusconi denunciando esattamente questouso.

Scomparsi i partiti liberale e repubblicano –che erano, soprattutto il secondo, la co-scienza critica del nostro Paese - e scom-parsi gli “spiriti” socialisti (con tangentopo-li) e anche quelli radicali (con buona pace diPannella, equidistante ormai anche da séstesso), è venuto meno insomma in Italia il“sale” della democrazia: quell’energia cioèche deriva dalla spinta di minoranze critichequalificate e trascinanti, senza le quali nonvi è terreno di coltura per lo spirito laico equindi neanche per la garanzia del ricono-scimento, a tutti, di eguali diritti ed eguale di-gnità. L’“eclissi dei laici” l’ha definita un sin-cero liberale come Nello Ajello.I laici invece erano – e dovrebbero essere - lagaranzia dello stato di diritto, la garanzia chelo Stato accolga i diritti di tutti, dei credenti edei non credenti, della maggioranza e delle mi-noranze, dei più abbienti e dei meno abbien-ti, dei più forti e dei più deboli. Là dove per dia-logare, cioè per esprimere la democrazia stes-sa, occorre essere sempre in due. Con spirito natalizio e come augurio per unfelice 2010, vorrei chiudere questo articolocon un segno di pace e di speranza. E per farlo voglio ricorrere al romanzo di Vic-tor Hugo “Notre-Dame de Paris” e alle vi-cende ivi narrate della Corte dei Miracoli, uninsieme di mendicanti e manigoldi, e del suore. Ebbene, immaginando un finale perfet-tamente natalizio alla “… e vissero tutti fe-lici e contenti”, il mio augurio è che, entrola fine del 2010, a un certo punto, la Cortedei Miracoli del Signor Berlusconi si ribelli alsuo capo e, in un afflato di ritrovato spiritolaico e liberale, quindi sinceramente demo-cratico - o anche più semplicemente in unconato di vecchio trasformismo italiano -scelga di schierarsi con i giusti e con i buo-ni, abbandonando il suo “re”!Il quale, guardandoli – immagino - attonito,una volta tanto avrebbe però ragione! �

ddii AAlleessssaannddrroo PPeettttii

Com’è nato il populismo

Lo spazio vuoto lasciato dai laici

“C’erano una volta in Italia”

l’ideologia populista berlusconia-na disprezza il principio della di-

visione dei poteri su cui si basa lademocrazia“ “

un regime populista non ha nul-la a che vedere con la Destra co-

me diceva Montanelli e come diceFini“ “

mi auguro che entro il 2010 laCorte dei Miracoli del Signor Ber-

lusconi si ribelli al suo capo“ “

Piero Gobetti

Gaetano Salvemini

Galante Garrone

Ugo La Malfa

segue da pag. 1

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Lettere

gittimi e corrotti, si sentono autorizzati a po-ter fare altrettanto ogni qualvolta vogliono rag-giungere benefici immediati.Poco importa, o meglio non importa affatto,che il futuro anche prossimo sia messo in pe-ricolo dalla “mala gestio” di oggi e che le pros-sime generazioni, quella dei nostri figli e nipoti,dovranno pagare a vita, e non basterà nem-meno, le conseguenze degli errori e delle su-perficialità di oggi.Un esempio per tutti: l’abolizione dell’ICI sul-la prima casa. E’ stato un cavallo di battagliaper l’attuale Governo nelle ultime elezioni po-litiche, che sicuramente ha prodotto l’effettodesiderato di un consenso enorme, ma nes-suno allora si è chiesto o preoccupato per leconseguenze che avrebbe avuto l’improvvisomancato apporto di denaro nelle casse co-munali. Nessuno ha pensato che tale man-canza prima o poi sarebbe stata coperta, co-me è accaduto inevitabilmente, con l’aumen-to di tasse e gabelle di vario genere.L’importante, quindi, era per tutti la felicità ef-fimera prodotta da quel beneficio, non si èproiettato il pensiero più in là, in avanti versoil futuro, perché in tutti c’è sempre molta at-tenzione al presente, ai vantaggi immediati,mentre totale è l’indifferenza per il futuro. Magli effetti devastanti di azioni e provvedimen-ti perversi riguardano proprio il futuro, mentrequeste stesse azioni, questi stessi provvedi-menti, si sa, rendono molto più facile il pre-sente, quindi si accettano con entusiasmo,sostenendone gli autori.C’è un lassismo generale, un indebolimento

o addirittura l’annullamento delle regole, il dif-fondersi di privilegi, per ciò stesso ingiusti, chefavoriscono comportamenti moralmente ri-provevoli e a volte addirittura veri e propri rea-ti. A proposito del d.d.l. sul “processo breve”proposto dal Governo, Eugenio Scalfari scri-

ve: “Quella legge è percepita da una parte ri-levante dell’opinione pubblica come un’evi-dente violazione del principio di eguaglianzadei cittadini di fronte alla legge. … Si attendeperò una contropartita, si attende cioè di po-ter beneficiare del clima di lassismo moraleche quel privilegio e la legge che lo sancisceestenderà a tutte le furberie, le elusioni, l’in-debolimento delle regole o addirittura la loroeliminazione che contrassegnano il caratterenazionale.” Un esempio recente a San FeliceCirceo, che riflette bene questa situazione, èla darsena allo stabilimento “Lido del Circeo”di cui sono iniziati i lavori. Sono stato sul po-sto e ho visto grossi escavatori e una quanti-tà notevole di massi di pietra, che fanno pen-sare a un intervento impegnativo e invasivo,che porterà certamente a una consistentemodifica del territorio circostante.E mi domando: è mai possibile che per il van-taggio di pochi si autorizzi un tale scempio?Qual è il beneficio per la collettività?Non voglio entrare nel merito della legittimitàdelle autorizzazioni, ma chi le ha rilasciate hapensato alle conseguenze di un simile inter-vento?In questo Paese si è perso di vista il concet-to fondamentale che il territorio, l’ambiente, lanatura sono beni di “tutti”, e ognuno può usu-fruirne, ma senza ledere l’uguale diritto deglialtri. Ciò posto tutti, proprio tutti, abbiamo ildovere di tutelare il patrimonio ambientale insenso lato, per il nostro bene e per quello del-le generazioni future, senza invece approfit-tarne e fare altri abusi.L’avvenire non è un probabile dono del cie-lo, ma è reale, legato al presente come unasbarra di ferro, immersa nel buio, alla suapunta illuminata. Vitaliano Brancati, “Paoloil caldo”. �

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Presente e futuroMMaarrccoo VVuucchhiicchh

DISAGI IN VIA C. COLOMBOCaro direttore, mi spoglio dellamia veste politi-ca, per scriverticome cittadinoed esporre unproblema chesta a cuore aquanti, comeme, vivono neltratto finale divia Cristoforo

Colombo. L’incubo di tutti noi è una sem-plice grata per lo scorrimento delle acque.Da anni ormai è completamente dissalda-ta e deformata: ciò comporta che, a ognipassaggio di veicoli a due o quattro ruo-te, produca un suono come di una enor-me “tagliola”. Nelle notti d’estate, con lefinestre aperte e un flusso quasi ininter-rotto di auto fino alle prime luci dell’alba,sembra di vivere in un tunnel della metro-politana in cui i treni scorrono ininterrotta-mente. Da anni questo problema è statosegnalato al Comune: le soluzioni sonostate a volte patetiche (pezzetti di gommanegli interstizi, durati meno di due ore), avolte inconcludenti (cemento nella corni-ce: ha resistito meno di un mese). Poche

settimane fa, dopo il passaggio di un ca-mion, la grata è uscita dalla sede, restan-do a penzolare per metà fuori dalla suanormale collocazione. Alcuni solerti citta-dini l’hanno rimessa al suo posto, sì chepotesse tornare a farci sentire il suoschioccare. Sembra che gli uffici comunalinon sappiano come risolvere il problema,o forse qualche altro motivo giustifica tan-ta incuria?

Franco Domenichelli

CIMITERO BORGO MONTENEROCaro Direttore,da un po’ di tempo il Cimitero di BorgoMontenero ha cominciato a osservare de-gli orari di apertura e di chiusura che pri-ma non aveva. Questo rappresenta una

forte limitazione per chi vuole portare unfiore sulla tomba dei propri cari o vuolefermarsi in preghiera sulle spoglie di unamico. Mi rendo conto del fatto che chi hapreso in gestione il Cimitero può avere deicriteri da rispettare, ma forse andrebberoprese in considerazione anche le necessi-tà della gente del Borgo che è ancoraestremamente attaccata alla terra e all’a-gricoltura, con esigenze totalmente diver-se da quelle di cittadini dediti ad altre at-tività lavorative, e dove tutti, anche donnee anziani, sono legati a ritmi diversi dai so-liti. In una città dove spesso si va in dero-ga a tante cose, non si potrebbe fareun’eccezione per un fine nobile?

(lettera firmata)

n.d.r. – Questa rubrica è a disposizione dichiunque voglia segnalare inconvenienti divario genere, la cui soluzione spetta al-l’Amministrazione comunale. Nello speci-fico la segnalazione per gli orari del cimi-tero di Borgo Montenero era già stata fat-ta attraverso questo giornale, mentre Fran-co Domenichelli aveva avanzato la sua do-glianza già altre volte e personalmente achi di competenza. Riteniamo di offrire unservizio ai nostri lettori e anche all’Ammi-nistrazione locale che può così prendereatto e provvedere. E’ un fatto di civiltàquando si collabora per la soluzione diproblemi di carattere comune!

“Autocombustione”

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Territorio

In questo giornale sono sempre in-tervenuta con articoli riguardanti ibeni culturali del nostro paese per

lo più ignorati e dimenticati da coloroche dovrebbero amministrarli e curar-li, con la speranza di interessare il let-tore alla storia locale e al concetto dibene culturale, che, in quanto portato-re di cultura e bellezza dovrebbe es-sere sempre conservato, preservato evalorizzato come tesoro comune. Larealtà è ben lontana da questa idea maa volte già il solo parlare ad esempiodelle mura medievali del Centro Stori-co, delle numerose ville romane del ter-ritorio, del porto romano di Torre Pao-la, delle strutture templari locali aiuta arisvegliare l’interesse dei lettori e a creare inloro una coscienza della storia e delle originidel nostro attuale paese. In questo articolo, invece, vorrei affrontare daun altro punto di vista il concetto di bene cul-turale, ovvero inteso non come bene storicoartistico o archeologico, ma come bene pae-saggistico. Questa idea mi è venuta dopoaver letto sul quotidiano Latina Oggi un arti-colo che riportava la volontà dei nostri Am-ministratori di trasformare il complesso dellescuole del Centro Storico in un albergo conrelativo centro benessere. Alcuni cittadiniavranno forse considerato l’idea geniale,proposta come risposta al problema dell’in-calzante abbandono del Centro Storico, confrotte di turisti assetati di massaggi, piscine efanghi. Più che una risposta al problema del-la “desertificazione” del Centro Storico que-sto progetto, ancora fortunatamente solo sucarta, sembra la solita chimera che si propo-ne ai cittadini con l’intento di distrarli dai pro-blemi reali, che continuano ormai da anni a

rimanere irrisolti come ad esempio parcheg-gi, strutture di ricezione turistica, campeggiper i turisti più giovani ed altro. Personalmente mi sembra che questo pro-getto vada a detrimento e discapito dei solibambini sanfeliciani che si vedrebbero priva-ti, nella loro reale quotidianità di scolari, di uncontatto con il nostro territorio, e più in ge-nerale con l’ambiente, davvero unico nel suogenere (comune forse con poche altre loca-lità turistiche). Sì perché grazie alla loro ubi-cazione, nella zona alta, a ridosso della mon-tagna Parco Nazionale, di fronte al bellissimospettacolo del golfo di Gaeta e del mar Tirre-no con le Isole Pontine in lontananza, quellodelle scuole è per me un Bene Paesaggisti-co da preservare e conservare per i nostrifigli. Si tratta di due plessi, quello delle Me-die Inferiori e quello delle Elementari, chehanno stabilito un legame e una fusione conl’ambiente circostante assolutamente natu-rale e soprattutto non invasivo (al contrariodi come potrebbe risultare un albergo conannesso centro benessere) con un sistema

di terrazzamenti che si appoggianoalla montagna, con vetrate che si af-facciano sul mare aperto e dalle qua-li io da bambina ho assistito alla spet-tacolare formazione di una tromba dimare, con l’acqua che si sollevava aformare un vortice fortissimo. Vedereil mare dai banchi di scuola forse èper i nostri amministratori un qualco-sa di poco importante, direi quasiscontato, un bene del quale si puòprivare un bambino. Al contrario illuogo in cui una scuola nasce nondeve essere casuale, ma dettato an-che, e soprattutto, come è possibilenel nostro caso, dalle esigenze di ap-prendimento dei bambini che risulta-

no essere più stimolati in un ambiente ac-cogliente e bello, pieno di luce e di verde econ il mare davanti agli occhi. Immaginateche effetto farebbero le nostre belle scuoleagli abitanti di una città abituati a vedere pa-lazzi, strade e periferie desolate. Noi ab-biamo la fortuna di vivere in un luogo me-raviglioso, ricco di fascino e di bellezza, unpaese che per le sue caratteristiche naturalideve essere considerato un Bene Paesag-gistico nella sua interezza, portatore di unabellezza da vivere, da vedere, da speri-mentare e da fare propria. In questo sensoil luogo nel quale le scuole medie ed ele-mentari del Centro Storico sono ubicate de-ve essere salvaguardato e difeso per i bam-bini di oggi e per tutti quelli che verrannodopo. Quindi non vedo il nesso tra un cen-tro benessere e il costante abbandono delCentro Storico, la cui morte, invece, sareb-be definitivamente decretata con lo spo-stamento anche delle scuole nella partebassa del paese. �

di Chiara Parlagreco

Potrebbe essere presa una grave decisione

L’obiettivo è spopolare il Centro Storico?

Giù le mani dalle scuole del Centro Storico

Lorenzo Vella nasce in una famiglia diartigiani del marmo, guardando lavo-rare suo padre scopre e consolida l’a-

more, la passione per questo mestiere, chein poco tempo gli regalerà anche grandisoddisfazioni. In modo straordinario con le sue grandi ma-ni da un masso, unapietra informe, riesce aestrapolare un panora-ma, un volto, un corpo,dai quali sembra scatu-rire anima, vivacità, vita.Sono stata all’inaugura-zione della sua mostra il25 luglio in piazza Vit-torio Veneto, nel locale

un tempo sede della proloco, e, in quellacircostanza, ho potuto notare nelle espres-sioni, negli sguardi dei presenti, visitatori eamici, la medesima sensazione che provo iodavanti alle sue opere. C’era molta ammi-razione per ciò che vedevano, ma soprat-tutto tanto stupore e tanta sorpresa nelloscoprire un artista in un uomo che, oggipensionato, ha vissuto di tutt’altro.L’arte, si sa, non paga sempre e lui ha vo-luto dare alla sua famiglia quella certezza estabilità che quell’arte, per quanto magnifi-ca e ormai rara, molto probabilmente non gliavrebbe garantito.Lorenzo Vella, infatti, benché ormai Sanfe-liciano di adozione, nasce in un piccolopaese di montagna chiamato Vallata in pro-

vincia di Avellino. È lì che apprende a pocoa poco questa meravigliosa arte, che, all’e-tà di 24 anni lo porterà in Svizzera dove puòintraprendere il mestiere di marmista. Sta-rà lontano per circa un paio d’anni. Ritornato al suo paese non riesce ad avereuna reale prospettiva di guadagno e a tren-t’anni si trasferisce a San Felice Circeo. Qui, dopo aver tentato di fare il marmista,in parte per il sopraggiungere di un proble-ma di artrosi, in parte per la consapevolez-za che quel tipo di lavoro non gli avrebbegarantito un reddito stabile, ormai neces-sario ora che conosce mia madre e deci-dono di sposarsi, abbandona il suo mestie-re, mette da parte il suo grande talento conprofondo rammarico ma anche tanto co-raggio e comincia la ricerca di un nuovo la-voro, che, soltanto dopo alcuni anni, trove-rà nella scuola media del paese, dove re-sterà sino alla pensione.Oggi Lorenzo Vella ripensando a quei gior-ni, in cui guardava suo padre lavorare la pie-tra, è ritornato con passione al suo anticomestiere, facendone un suo personale pas-satempo per creare opere sempre nuove esuggestive, che ben rappresentano tutto ilsuo talento. �

di Simona Vella

Un artista del marmo

Lorenzo VellaUna piacevole interessante scoperta al Circeo

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Mi dispiace, ma questa volta non sia-mo assolutamente d’accordo conchi vuole spargere il seme del so-

spetto camorristico sul nostro paese; né,tantomeno, con chi vuole coprire di infamiaalcuni personaggi locali additandoli ad ese-cutori di terribili misfatti. E vi diremo di più:basta con il lanciare strali all’indirizzo di unsindaco che ha visto distruggere il frutto deisuoi sacrifici lavorativi. Perché, se non loavete ancora capito, la serie di incendi chesta funestano il nostro territorio da anni, èsolo uno sfortunato elemento che si è inse-rito nei programmi elettorali di Schiboni pri-ma e di Cerasoli poi, due sindaci che sonostati accomunati oltre che dalla loro ferven-te fede politica anche dagli incendi di cosea loro tanto care: la Volvo nuova di zecca eil chiosco della Bussola.Immagino lo stupore sui vostri volti, ma nontutti sanno che nei programmi di Forza Ita-lia, oltre a quelle opere indispensabili allapopolazione locale (quali la teleferica dalPorto al Centro Storico) ne esistono altreche non sono mai state esplicitamente ci-tate ma che sono un asso nella manica dipura ispirazione berlusconiana.Una è il ponte che unirà il Circeo alle isolepontine e che spazzerà, in un colpo solo,tutte quelle dicerie sugli interessi dei politi-ci locali con qualunque cosa che possaavere a che fare, sia pure lontanamente, conporti, porticcioli, darsene, eccetera. L’altra– reggetevi forte – è la fondazione del cor-po dei Pompieri del Circeo! E siccome perla costruzione del suddetto ponte si è in at-tesa del prossimo Responsabile del Setto-re Urbanistico che firmi la necessaria va-riante al Piano Regolatore, nel frattempo inostri amministratori hanno deciso di met-tere in pratica l’altro ambizioso progetto.L’idea era venuta fuori, anni fa, da una ri-unione di strateghi di Forza Italia e vennesubito approvata in quanto rappresentavauna ficcante metafora politica: un Corpo

Speciale destinato aspegnere la Fiammaper eccellenza, valea dire quella che an-cora resisteva nelsimbolo di AlleanzaNazionale. Ma, comespesso accade, sifanno i conti senzal’oste e così gli uo-mini di An (e, qualcuno ora dice, forse perfare dispetto ai “cugini” di Forza Italia) laFiamma se la spensero da soli e così l’am-ministrazione comunale restò con.... il ceri-no in mano.Tornare indietro su di una decisione presa?“Nemmeno per idea” – fu il commento del-la maggioranza compatta – “Corpo deiPompieri si è detto e Corpo dei Pompieri sa-rà. Si tratta pur sempre di creare nuovi po-sti di lavoro... Saremo ben capaci di trovare altre cose daspegnere!” Avete mai fatto caso che seavete fame e vi mettete a guardare la pen-tola dove buttare la pasta, l’acqua non bol-le mai? Si verificò la stessa cosa: più siaspettavano gli incendi e quelli meno veni-vano.A parte qualche cuore in fiamme per amo-re o qualche fotografo che metteva a fuo-co il panorama con la sua macchina, a San

Felice non ardeva nulla, neppure più lamontagna d’estate. Poi a qualcuno venne-ro in mente una vecchia canzone ed un filmdi Totò, entrambi dal titolo Viva i pompieridi Viggiù e la soluzione fu trovata.E già, perché pare che anche nel paese delVaresotto che dette origine alla storiellamessa in versi e musica dal maestro Fra-gna, ci fosse stato un problema analogo;sentite qua: Per volere del visconte, su pa-

rere del barone hanfondato la sezione deipompieri di Viggiù -pompa qua, pompa là,pompa su e pompa giù- poi a spese del mar-chese han comprato ledivise con feluche alarghe tese e i pennac-chi rossi e blu - pompaqua, pompa là, pompasu e pompa giù - india scopo addestrativo ilpaese hanno incendia-

to il reparto si è schierato e ha gridato:“Hip, hip urrà!” E allora, ecco spiegato l’ar-cano.L’amministrazione comunale doveva dimo-strare la necessità del costituendo Corpo diPompieri, quindi, con un gesto di estremosacrificio, a turno l’ex sindaco Schiboni,l’assessore Capponi e il sindaco Cerasolihanno messo a disposizione dei beni per-sonali per valutare l’efficienza del servizio;certo, nel tempo sono andati a fuoco anchealtri due stabilimenti balneari, un bar ed al-cune auto ma, si sa, non può andare sem-pre tutto bene e poi – che diamine! – un po’di collaborazione anche dalla gente comu-ne ci vuole.Abbiamo solo una perplessità: nel gergosanfeliciano fare una pompa a qualcuno si-gnifica dargli una fregatura.Con certi pompieri in giro... Speriamo bene. �

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Il fatto

di E. Dantes

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Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico) 04017 San Felice Circeo (LT)

Tel. 0773/546167 - 348.9185443

“Il Centro Storico” vi dà il benve-nuto presso www.sanfelicecirceo.in-fo il nuovo Sito web dell’Associazio-ne culturale.In linea con i più moderni sistemi diinformazione, il sito vuole esserepunto d’incontro anche on-line sucronaca, storia, leggende e curiositàdel territorio del Circeo.Il sito è attualmente in corso di alle-stimento e vogliamo scusarci perqualsiasi disagio si possa avere nel-la sua fruizione.

Super lavoro per i VV.FF. a San Felice Circeo

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Il fatto

Questa volta vogliamo raccontarvi lastoria di un paio di atti amministrativi(leggi: delibere) della nostra gloriosa

amministrazione, che forse ai più sarannosfuggiti, vuoi per il fumo dei falò notturni,vuoi per il clangore di cingoli di scavatrici allavoro su nostrani lidi.Sembrano non avere rapporto tra loro, mavedrete che alla fine della storia, un nessoc’è e una morale pure.Prima storia: un signore, intendendosi pertale uno di quelli che a Quarto Caldo han-no fatto “carne di porco” di piante e sco-gliere, ha pensato bene che la sua ampia ebella magione avesse bisogno di qualchecomfort in più. Non avendo tempo né vo-glia di penare per le lunghe attese riserva-te al volgo negli uffici tecnici del Palazzo, ilsignore in questione (professionista roma-no noto alle cronache non esattamente ro-sa …) pensò bene di scavalcare le normaliprocedure e realizzò le opere abusivamen-te. Ma, ogni tanto, anche il comune di SanFelice fa il suo dovere, e venne emessa or-dinanza di demolizione. Ovviamente, il ric-co signore, avvampando d’ira, propose ri-corso al TAR, per il grave torto subìto diaver sentito nominare in sua presenza la pa-rola “legge”. Il Comune riceve l’avviso, mapensa bene di non costituirsi (si vede chel’abituale avvocato era in vacanza) e, logi-camente, essendo assente perde la causa.Non solo la perde, ma viene condannato apagare le spese. L’abusivo, non pago del-la vittoria che imporrebbe un atto di ma-gnanimità (o di decenza), vuole quei soldi-ni, tutti e subito (uno più ne ha e più non glibastano …): con atto di precetto pretendei quasi tremila euro, senza i quali non puòpermettersi neanche un panino con la mor-tadella. Il Comune, pronto ai desiderata ditanta potenza, si spertica subito a pagare,con un “debito fuori bilancio”. E qui arrivia-mo alla delibera: in consiglio comunale,Giuseppe Bianchi (cui pagheremo di tascanostra un soggiorno a Chianciano, per ri-pagarlo dei gravi danni al fegato subiti nel-l’assistere all’operato di questa Giunta)cerca di chiedere ragione. “Ma come – di-ce - questo costruisce abusivamente in pie-no Parco Nazionale, sembra di capire po-co tempo fa, e il Comune, che vincerebbea mani basse, neanche si costituisce a di-fendersi? Qualcuno mi spieghi l’arcano!” Ri-sponde pronto ed esauriente Schiboni (ci-tiamo testualmente): “Non conosco nei det-tagli la cosa”. Ovviamente, aggiunge, se ilfatto è successo nel Parco, sia la Foresta-le a rivedersela: che pretesa, che il Comu-ne tuteli il territorio! Bianchi non demorde: qui si fa un abuso nelParco e non solo il Comune non intervieneal TAR, ma ci rimettiamo pure i soldi … Toc-ca all’aspirante sindaco Ceccato risponde-re, con precisione e dovizia di particolari:”Io non conosco la causa … però proba-bilmente avranno avuto ragione …”. E quila perla: noi abitualmente non ci costituia-

mo al TAR (ricordate queste parole), ci limi-tiamo a mandare una relazione tecnica evinciamo sempre (peccato che se non ti co-stituisci non puoi vincere e che comunquedi questa relazione nella sentenza non siparli proprio). Al povero consigliere d’op-posizione non resta che notare come inquesto pasticcio non si capisce un bel nien-te, anche perché sono assenti persino i re-sponsabili dell’Ufficio Tecnico e della Ra-gioneria: non sarebbe più logico rinviare?Non lo degnano neanche di una risposta, ela palude della maggioranza è pronta ad al-zare la manina e votare la delibera. Seconda storia: tutti conoscono le vicendedella darsena di Golfo Sereno, un mega ap-prodo con relative strutture che una socie-tà vuole realizzare quasi al confine con Ter-racina. La società fa parte dei beni di fami-glia di un assessore e l’opera occuperebbeuna bella porzione di mare, oltre a uno deipochi lotti liberi di terreno in quella zona.Ovvio che i confinanti non gradiscano par-ticolarmente avere a fianco casa il rumore,i pericoli e l’andirivieni che una grossa strut-tura d’ormeggio (con relative opere a terra)comporterebbe. Pensano allora di ricorrereal TAR, e presentano opposizione contro ilprogetto della società. Le solite liti di vici-nato, si dirà: uno vuole fare un lavoro, il vi-cino si oppone (magari gli è pure parente),se la sbrighino loro. Il ricorso riguarda alcuniparcheggi, senza i quali la darsena non po-trebbe funzionare, che prima o poi dovreb-bero diventare pubblici (come la strada diaccesso, che comunque per ora resta pri-vata). Ma la Giunta di San Felice non è sen-za cuore: come lasciare la famiglia di unproprio membro a lottare da sola contro ilconfinante oppositore? E allora, si deliberaun “Intervento volontario avanti al Tribuna-le di Latina” a fianco della famiglia dell’as-

sessore (assente nella riunione, poverino,chissà che sorpresa quando l’ha saputo!).Ci mettiamo anche l’avvocato, che costa aicontribuenti soltanto 3.060 euretti d’ac-conto, segue parcella e conguaglio. Ve lo ricordate l’assessore aspirante sinda-co che diceva: “Abitualmente non ci costi-tuiamo al TAR?”. Stavolta si vede che la re-lazioncina non bastava, ci mettiamo l’avvo-cato e impegnamo tanti bei soldini. Ebbe-ne, la verità è che le costituzioni in giudiziosi fanno valutando il risultato che ne trae laparte in causa: se deve sistemare un abu-so edilizio, non ci costituiamo e così vince,se è oggetto di ricorso, ci costituiamo conlui e così magari vince. Due pesi e due misure, con un unico risul-tato: gli amici devono essere sempre so-stenuti. E poi dice che questi non hannoben presente il concetto di solidarietà!Ma il concetto unificante c’è: in un caso enell’altro, i soldi li cacciamo sempre noi. Afare una delibera ci vuole poco, se gli euro(a migliaia per volta) non si tirano fuori di ta-sca propria. Basta prenderli dalle casse co-munali, che tanto poi i cittadini provvede-ranno a riempire di nuovo pagando le tas-se.La morale di tutto ciò non è difficile da trar-re: indovinate chi fa la parte dell’ortolano,che deve vedersela con il famigerato or-taggio? Ma tanto, si sa, poi alle elezioni i vo-ti arrivano lo stesso…. �

di Roderigo

A chi asso e a chi trentunoOvvero, è la solita storia dell’ortolano...

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Libri

Accidenti quante cose strane stannovenendo fuori da quasi tutte le caseeditrici!

L’imminente uscita del secondo film ispira-to alla tetralogia di Bella ed Edward, crea-ta dalla statunitense Stephanie Mayer, por-ta in libreria un considerevole, esorbitantenumero di volumi più o meno ispirati ai piùdisparati succhia sangue. Qualcosa di ori-ginale c’è, ma numerose pubblicazioni sul-l’argomento non sono né più né meno chedegli “Harmony” affumicati e nella miglioredelle ipotesi a tenui tinte fosche.Come nella migliore abitudine italiana le co-se decenti passano inosservate e branchi diteenager si contendono l’ultimo libro sustreghe o vampiri con pulsioni logicamen-te adolescenziali. Tutto qui? Certo che no!Perché il consumatore diventa esigente, avolte capzioso, rilegge e ogni tanto chiede.Chiede edizioni di piccole case editrici dif-ficilmente reperibili, che hanno improntatola loro produzione verso un certo gusto go-tico ma “evoluto” oppure (sigh!) chiedeanalisi accurate, disamine, paragoni, criti-che e giudizi su libri che anche ai vostri ca-ni farebbe schifo leggere.

Un esempio sututti il piacevole li-bro di Mike Mi-gnola “Baltimore”(Mondadori € 13)ambientato nelleArdenne della pri-ma guerra mon-diale dove il capi-tano Henry Balti-more, che rimanegravemente ferito

a seguito di un’incursione oltre le linee ne-miche, risveglia le ire di un essere mo-struoso, un vampiro. E il mondo cambia persempre: una pestilenza, che neppure lamorte è in grado di arrestare, si diffonde pertutta l’Europa. Soltanto Baltimore può com-batterla e nella sua lotta contro il male con-voca in una solitaria locanda tre uomini dalpassato inquietante che possono capire lanatura del morbo.Saranno loro i testimoni dello scontro fina-le tra l’eroico soldatino di stagno e il Maledi cui è la nemesi da troppo tempo.Conosciuto in Italia come scrittore e dise-gnatore dell’ormai storico fumetto “Hell-boy”, Mignola riesce a partire da un’am-bientazione storica credibile per inserire te-mi e suggestioni che sono diventate con iltempo suoi riconoscibili marchi di fabbricae il romanzo scorre come un fumettone an-che senza aiuto di vignette.

Rimanendo semprenell’ambito degli sce-neggiatori prestati alla“letteratura”, sottopor-rei alla vostra pazien-tissima attenzione“Con tanta benzina invena” di Warren Ellis(Elliot ed. € 16,5). Que-sta è la stupefacentestoria del detective pri-vato Michael McGill

cresciuto nel vivaio Pinkerton di Chicago eora a New York per cercare di diventare uninvestigatore credibile. Molti fattori hannogiocato contro di lui, trascinandolo sull’or-lo del baratro, fino a che non viene contat-tato da un sedicente ufficio governativo co-ordinato da un onanista eroinomane (nellanarrazione molte volte gli aggettivi si so-vrappongono) per affidargli un compito as-sai delicato. Il nostro Michael deve recupe-rare la copia originale della Costituzione de-gli Stati Uniti, smarrita da Nixon in un bor-dello o scambiata dal presidente in cambiodi favori sessuali.Infatti, quella attualmente in vigore sarebbesolo un’eterna seconda, un doppione, qua-si un falso, niente a che vedere con l’origi-nale, rilegata in pelle d’alieno si pensa di-rettamente da Benjamin Franklin. Con l’aiu-to della calda e avvenente Trix Holmes, lau-

reanda in cerca di spunti per la sua tesi, Mi-chael si lancia in un’odissea on the roaddall’Ohio alla California, tra adoratori diGodzilla, improbabili sette segrete, pratichesessuali inedite ed esotiche, strani ritualicustoditi nei meandri di internet, nel ventreoscuro e perverso di un’America nascosta,cattiva e demente. Warren Ellis è uno stre-gone capace di snodare una trama di persé piuttosto banale e recitata da personag-gi fin troppo stereotipati farcendo il tuttocon una sana overdose di dietrologia, su-perstizione e adrenalina. Molto convincen-te il libro si regge su un ritmo serrato dovepratiche innaturali, amplessi e dialoghi alvetriolo si alternano a una velocità super-sonica.

Per ultimo, concludereiparlandovi di un libromeraviglioso e tristissi-mo, tragico e comico“Suttree” di CormackMcCarthy (Einaudi €

23.)Per vivere Suttree pe-sca pesci gatto nelleacque limacciose delfiume Tennessee. E sulfiume vive, in una ba-racca galleggiante ai

margini della città di Knoxville, fra ratti rea-li e metaforici. Ci si è trasferito dopo averabbandonato un’esistenza di privilegi bor-ghesi e pastoie religiose; l’ha fatto per vi-vere. Ora nel suo nuovo mondo impara ciòche il fiume insegna: che nel tutto in mo-vimento - quel flusso ora grigio, ora bruno,nero, marrone, ardesia, inchiostro o car-bonio della cloaca maxima - “il colore diquesta vita è acqua” e perciò solo “le for-me più primitive sopravvivono”. Alcune diesse finiscono impigliate nelle sue reti dipescatore e, volente o più spesso nolente,Suttree deve tentare di portarle in secca,magari immergendosi con loro in liquidi apiù alta gradazione. Prima fra tutte la for-ma di uno spassoso troglodita come Har-rogate, giovane topo di campagna con unapassione contronatura per i cocomeri euna determinazione tanto candida quantoferoce a trasformarsi in ratto di città. A fian-co di questo novello Huckleberry Finn e deisuoi guai Suttree guarda altri colori dell'in-finito scorrere. Molti i colori che si spen-gono, inghiottiti da una città in perenne tra-sformazione, un “accampamento dei dan-nati” che, stritolato, stritola. Pubblicato perla prima volta negli Stati Uniti nel 1979 do-po una gestazione durata vent'anni, inedi-to in Italia, il libro, se non si vuole consi-derarlo il capolavoro di McCarthy, lo si puòsicuramente considerare la sua opera piùambiziosa; lo si potrebbe dire figlio dell'e-sistenzialismo e precursore del “grunge”,ma certamente è opera da leggere assolu-tamente, come viatico per i nostri momentibui. �

di Andrea

Regalare un libro a Natale

Interessanti e accattivanti pubblicazioni

Maledetti vampiri!

I lettori di questo giornale, che fosse-ro interessati a contribuirvi con artico-li e notizie, sono invitati a contattare laredazione ai seguenti numeri: 328.6110379fax 06.51985217 e-mail: [email protected]

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o n c e l l i

otticaviale tittoni, 68

tel. 0773/540459san felice circeo

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Tempo libero

Due belle serate di Teatro in una cor-nice nuova. E’ quello che ci ha of-ferto la Compagnia “I Timidi” di San

Felice Circeo il 7 e l’8 novembre nel Teatrodell’Oratorio di Borgo Montenero. Due se-rate che – come sempre – hanno avuto ungrande successo di pubblico, un pubblicoche ha riso di cuore e che ha applauditocon convinzione gli attori che si sono suc-ceduti sul palco e i lavori che hanno rap-presentato. Lo spettacolo – Festival dellaComicità Napoletana – è risultato essereabbastanza originale dal momento che eracostituito da una serie di tre atti unici cui eraaffidato il compito di mostrare la vis comi-ca di autori del calibro di Eduardo e Peppi-no De Filippo; e il confronto tra i due auto-ri ha dimostrato (così come messo in rilie-vo dal regista Egidio Calisi durante la pre-sentazione dello spettacolo) come sia pos-sibile suscitare la risata in maniera decisa-mente diversa.Nel primo atto andato in scena (Amicizia diEduardo) Bartolomeo Ciaccia, apparente-mente in fin di vita, si rifiuta ostinatamen-te di vedere un amico di vecchia data, Al-berto Califano, che pure si era recato a tro-varlo in una sorta di eremo dove si era ri-tirato a vivere gli ultimi giorni in compagniadella sorella Carolina. Viceversa Bartolo-meo invoca drammaticamente la visita dialtri amici e parenti e Carolina riesce a con-vincere Alberto “per accontentare il suofraterno amico” a camuffarsi ora da Matil-de – loro zia defunta – , ora da LorenzoBotta – carabiniere siciliano – e, addirittu-ra da Johnny, un americano di colore. L’ul-timo a essere invocato da Bartolomeo è ilnotaio Covone; solo che Bartolomeo al“notaio” da’ alcune lettere da consegnare“alla moglie di Alberto Califano” dal mo-mento che lui ne è stato l’amante per an-ni e dal momento che il primo figlio di Al-berto è, in realtà, figlio suo. Bravissimi Ol-ga Picierno nel ruolo di Carolina e LucaD’Antrassi in quello di Alberto; ma l’inter-pretazione di Raffaele De Luca nel ruolo diBartolomeo ci è sembrata davvero ecce-zionale.Il secondo atto è stato dedicato alla comi-cità farsesca di Peppino De Filippo messain evidenza con Cupido scherza e ... spaz-za. Il protagonista è Vincenzo Esposito, unoscopatore (accezione napoletana di spaz-zino) che, nonostante l’estrema condizio-ne di povertà in cui vive, ha riconsegnato aisuoi superiori una busta trovata per stradacontenente ben diecimila lire, cifra che pu-re avrebbe potuto cambiare la sua esisten-za. Attorno a questo evento si avvicendatutta una serie di personaggi: la moglie don-na Stella e la nipote Rosina, il diretto supe-riore di Vincenzo (il caporale Pascottella,vecchia fiamma di Stella), la moglie di Pa-scottella (megera terribile e gelosa, detta ‘aDiavola), il signor Nicola La Croce (preten-dente di Rosina e affetto da un imbaraz-zante difetto di pronuncia), Salvatore (sco-

patore e poeta ermetico), due colleghi diVincenzo (Capa ‘e bomba e Panzarotto) einfine don Giovanni l’Usuraio (guappo estrozzino). La storia segue ritmi serrati emette in evidenza la bravura nel gioco disquadra de “I Timidi” anche se, pure in que-sto caso, spiccano alcune individualitàmolto apprezzate dal pubblico e cioè Dolo-res Della Corte, perfetta nella parte di don-na Stella, Olga Picierno, esilarante Diavolae Raffaele De Luca che ha dato una inter-pretazione eccellente del caporale Pascot-tella. Ma non possiamo non citare un ispi-rato Felice Capponi (Salvatore), SabrinaMastrantoni (Rosina), Domenico Cuozzo(don Giovanni), Antonio Giuffreda (Panza-rotto) e Luca D’Antrassi (Capa ‘e bomba).Ha fatto seguito Pericolosamente di Eduar-do. La storia si basa su di una scoperta sur-reale di un marito (Arturo) il quale, duranteuna lite con la moglie (Dorotea), le esplodecontro un colpo di pistola; l’arma è carica-ta a salve ma la moglie non lo sa e sicco-me crede di essere rimasta miracolosa-mente illesa, muta il suo atteggiamento liti-gioso e aggressivo in uno molto affettuosoe compiacente. L’effetto però dura poco ecosì Arturo è costretto a ricorrere spesso al

suo “metodo”. Un giorno fala sua comparsa in casa deiconiugi, Michele, vecchioamico di Arturo, il quale as-siste trasecolato e terroriz-zato a un paio di battibecchicon regolare sparatoria fina-le. Solo quando Arturo gliavrà spiegato il mistero riac-quisterà la calma impegnan-dosi ad adottare la stessacondotta appena prenderàmoglie. Sarà l’argomentosempre intrigante dei rap-porti tra marito e moglie, sa-ranno gli inattesi colpi di ri-voltella che scandiscono illavoro, ma certamente è sta-

to questo l’atto che è risultato davvero ir-resistibile. I protagonisti sono impeccabilinella loro interpretazione. Manuela Tosinella parte di Dorotea ma soprattutto Anto-nio Di Caterino nella parte di Michele edEgidio Calisi in quella di Arturo, proprio per-ché estremamente credibili nelle loro parti,non avrebbero sfigurato in una rassegna diattori professionisti.Un grazie di cuore, quindi, a “I Timidi” cheriescono a portare un po’ di luce nel desertoculturale della nostra città e che, inoltre, uti-lizzano per impegni sociali le offerte rac-colte. Infatti, la prima serata è stata dedi-cata al sostegno della sezione locale del-l’AVIS, mentre la seconda è servita ad aiu-tare la Società “Amatori Circeo” che, a suavolta, consente a una cinquantina di ragaz-zi sanfeliciani di praticare con regolaritàun’attività sportiva e di partecipare a bendue campionati di calcio. Un ringraziamen-to particolare va anche al parroco dellachiesa di San Francesco, don Massimo, ilquale, mettendo a disposizione la strutturadell’oratorio, contribuisce in maniera deter-minante alla fattibilità di questa e di tante al-tre manifestazioni. �

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Un’iniziativa da sostenere

Il teatro a Borgo MonteneroOttima interpretazione della Compagnia teatrale “I Timidi”

Pascottella (Raffaele De Luca) e Donna Stella (Dolores DellaCorte)

Arturo (Egidio Calisi) e Michele (Antonio Di Caterino)

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Giornata emozionante a San Felice Cir-ceo in P.za G. Marconi – alla ringhie-ra – dove è stata inaugurata alle ore

11 dello scorso 31ottobre una targa com-memorativa alla memoria del maestro e ca-pitano Dante Calisi.E’ stato un momento di profonda commo-zione, curato nei minimi dettagli dai paren-ti e da coloro che, malgrado l’attuale vetu-stà, hanno avuto il piacere di conoscerlopersonalmente e di apprezzarne le rare vir-tù.Unitamente agli organizzatori numerosi so-no stati i cittadini, me compreso, che conla loro presenza hanno voluto rendere ono-re a un valoroso, che della sua vita ha fat-to dono alla collettività.Presente alla manifestazione il consiglierePietro Bianchi, delegato dal Sindaco, il qua-le sicuramente assente perché affaccenda-to in faccende ben più importanti, ha per-duto una buona occasione per formulare un

doveroso tributo nella sua carica di primocittadino.Dopo le formalità di rito, dalla mano inno-cente di un bambino, viene scoperta la tar-ga commemorativa avvolta con il tricolore.Grande l’emozione e lungo l’applauso qua-le segno spontaneo della comunità che re-sterà nel tempo a testimonianza di una vi-ta spesa per i concittadini sanfeliciani e perla patria.La targa commemorativa posizionata sullafacciata dell’abitazione ove Dante Calisi ènato e vissuto contiene la seguente dizio-ne:“ Maestro Dante Calisi 1903 – 1943. Uomodi profonda cultura umanistica, forgiato dal-la severa educazione salesiana, lasciò perl’insegnamento la brillante carriera militaredi tenente osservatore - pilota. Richiamatoalle armi nel conflitto mondiale e promossocapitano, si distinse nella battaglia di Lerodove al comando della sua compagnia re-spinse lo sbarco tedesco nell’isola grecasubendo per questo l’atroce vendetta ne-mica. Nel luogo ove ebbe i natali l’ammini-strazione comunale a perenne ricordo 4 no-vembre 2009 “Il maestro Dante Calisi insegnò fino al 1933a Roma e successivamente fino al 1941 aSan Felice Circeo. Allo scoppio della se-conda guerra mondiale fu trasferito nel1942 all’isola di Lero (Grecia) al comando diuna Compagnia posta a difesa dell’isola, di-fesa che si protrasse anche dopo l’armisti-zio dell’8 settembre 1943, per il rifiuto diconsegnare le armi ai tedeschi, sino a tut-to il 16 novembre 1943, giorno della resa.Il giorno successivo Calisi veniva fucilato in-sieme ad altri Comandanti dell’isola.La cerimonia commemorativa si è conclu-

sa con l’intervento di Renato Capponi, ami-co di vecchia data, il quale, malgrado lamancanza del microfono, ha sovrastato laplatea con la sua voce ferma e sicura.Dopo avere delineato con appassionato ca-lore la figura di patriota del capitano DanteCalisi si è soffermato sulla sua generosità,qualità che l’ha sempre distinto.E’ stato il suo maestro 75 anni orsono e alriguardo ha voluto raccontare con dovizia diparticolari un aneddoto, come se stesse ri-vivendo quel momento.Era appena terminato l’anno scolastico e ilmaestro, come sua abitudine, aveva chia-mato tutti gli alunni per partecipare loro l’e-sito dell’anno.Verso la fine dell’elenco però, venne nota-ta una titubanza e un rallentamento nellecomunicazioni nonché un palese muta-mento della sua espressione.

Arrivato al nominativo dell’ultimo alunno isuoi occhi si inumidirono e nel parteciparela bocciatura alcune lacrime rigarono il suoviso. Preso da profonda sofferenza, acce-se una sigaretta allontanandosi per smalti-re l’angoscia per non aver potuto aiutarel’alunno a superare l’anno scolastico.“Questo, ha detto Renato Capponi, era ilmaestro Dante Calisi.”Trascinato dall’emozione, ha trattenuto astento le lacrime, mentre scrosciavano gliapplausi dei presenti e si augurava che il ri-cordo di Calisi possa aiutare a rivivere ilpassato per farne tesoro nelle esperienzefuture e ciò nella consapevolezza che, conil suo valore, ha reso alla collettività una for-te testimonianza di vita. Ciascuno di noi haun imperioso dovere morale: ricordarequanti hanno immolato la loro vita, la lorogiovinezza, per la dignità della Patria, perdifendere e sostenere un’identità naziona-le quale patrimonio morale e civile per noie per le future generazioni.Infine, a conclusione, Capponi ha afferma-to: “a distanza di più di 60 anni, sono sicu-ro di interpretare il pensiero collettivo di noitutti onorando il maestro e capitano DanteCalisi, fulgido esempio, simbolo di una ge-nerazione che non ha esitato di fronte al sa-

crificio dellapropria vitaper affermare un credo di libertà e di de-mocrazia”.Al termine i soliti gruppetti, le debite consi-derazioni, le proposte.Tra l’altro è stata riportata una frase stori-ca, attribuita a Cicerone: “Chi muore per laPatria ottiene l’immortalità“. La posa della targa ha suggellato un mo-mento molto importante che induce alla ri-flessione e alla meditazione e che infondeil sentimento dell’amor patrio, un idealeche, purtroppo, si sta sbiadendo, se nonaddirittura annullando.

In merito ai richiamati sentimenti, la GiuntaComunale con l’ordinanza n. 42 del 16 mar-zo 2009 aveva all’unanimità ritenuto: “….Che il Capitano Dante Calisi merita il ricor-do di tutta la cittadinanza ed il riconosci-mento del prezioso contributo alla crescitadel paese, prima dando la sua vita dedita al-l’insegnamento, successivamente dandolaalla Patria.“Anticamente al posto dell’attuale edificioprospiciente P.za Marconi sorgeva una pic-cola chiesa denominata “ Madonna delCarmine “ con annesso cimitero e soltantosuccessivamente, con il loro abbattimento,sorse l’attuale piazza – ringhiera o belve-dere – che assunse il nome di P.za della Ma-rina. Il tutto era di proprietà di un certo Sig.Alessandro Calisi, il quale, ritenendo di fa-re cosa gradita alla comunità sanfelicianacedette l’attuale superficie della piazza alComune con il vincolo che fosse sempre acompleta disposizione dei cittadini.Alessandro Calisi era un avo della famigliaCalisi, cioè il padre di Dante Calisi.Alla luce di quanto sopra, ritengo che la tar-ga commemorativa a Dante Calisi sia statoun tributo poco significativo in rapporto al-l’offerta della sua giovane vita agli ideali diPatria, esempio che costituisce per ognu-no di noi quanto di più grande possa esi-stere. La proposta per rimediare alla pochezza tri-butata sarebbe di intitolare l’ex piazza del-la Marina al suo nome, di concedergli unamedaglia al valore militare e di erigere unastele commemorativa. Resta il rammarico per l’assenza alla ceri-monia di autorità politiche, militari, religio-se e civili.Mi auguro che tali desideri possano realiz-zarsi, a meno che tra la burocrazia delle pa-role e il concretizzarsi degli intenti non ci siadi mezzo il mare e che tra il vincolo pae-saggistico della ringhiera e la destinazioneall’uso civico non ci sia di mezzo il bar chesuona insulto alla targa commemorativa ealla comunità limitrofa. �

Dante Calisi

IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 1122

Storia

ddii AAnnttoonniioo RRuuggggeerrii

Un sanfeliciano da ricordare

Al comando della sua compagnia cercò di respingere lo sbarco tedesco

il 31 ottobre scorso è stata sco-perta una targa commemorativa

in ricordo di Dante Calisi“ “

il maestro Dante Calisi insegnòfino al 1933 a Roma e fino al 1944

a San Felice Circeo“ “il 17 novembre 1943 venne fucilatodai tedeschi all’isola di Lero in Gre-

cia, difesa fino al giorno prima“ “

Una targa commemorativa a Dante Calisi

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IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 1133Personaggi tipici - Oroscopo

Giugno 1934. In un terreno, sito in con-trada “Cesa”, si mieteva il grano. Al-l’improvviso scoppiò il temporale e

tutti i mietitori, uomini e donne, si rifugiaro-no nella capanna.Fino a circa 40-50 anni fa, ogni appezza-mento di terreno, vigneto o orto che fosse,aveva la sua bella capanna alta, ampia e ro-busta. Poteva avere la forma circolare equindi assumere la figura conica, o la for-ma rettangolare ed assumere la figura tra-pezoidale. Occupava uno spazio dai dieciai venti-venticinque metri quadrati.La base era formata da “stacci”, pali di cer-ro (quercus cerris), la struttura o meglio l’os-satura era composta da “glie recuriénte”,cioè travi di ontani, lunghi, lisci e dritti, on-tani che abbondavano nei pantanelli dellaMolella. L’ossatura veniva ricoperta damattoni (covoni) di paglia saracena, checresceva rigogliosa lungo le rive del lago diPaola. I mattoni o covoni di paglia sarace-na venivano legati alle traverse sovrastanti“glie recuriénte” con vimini o giunchi.

I contadini sanfeliciani costruivano le ca-panne con vera arte. Dunque tra i rifugiatinella capanna c’era pure Peppe de Redol-

fe, noto a tutti per la sua miscredenza.Era allora in uso presso i sanfeliciani, in si-mile circostanza, cioè ricoverati in una ca-panna con il temporale in atto, di dire jùvèrbe.II verbo era una specie di litania, che si de-clamava o meglio cantilenava, quasi comescongiuro contro il fulmine. Ne riportiamoqualche verso che rammentiamo: “Verbo hodetto e verbo voglio dire; quello che disseDio, nostro Signore, quando si trovò sullacroce a morire. E’ morto per noialtri pecca-tori...”.A un certo momento una delle operaie rup-pe il silenzio, rivolgendo la parola a Peppe:“Ohie Pé! stanne facenne le tronnela (stan-no facendo i tuoni), perché nen deciame jùverbe?” - “E perché no!?” - rispose Peppe-. “E allora Pé! Attacca”. - “Mò! Nooh!Quande la tronnela sta pe da!” (Ora no!quando il fulmine sta per colpire!). Per ilsanfeliciano, dare la tronnela (tuono), jù ful-mene (fulmine), jù lampe (lampo) è la stes-sa cosa. �

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Peppe de Redolfe e jù verbe

Oroscopo di Dicembre 2009 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Con tanti cambiamenti nel vo-stro cielo vi potreste sentire unpo’ irrequieti e insoddisfatti.Dovete avere pazienza; so chenon è facile per voi, ma prestosi creeranno le circostanze giu-ste ed i vostri progetti si con-cretizzeranno.

Torodal 21/4 al 20/5

Non date eccessivo peso allepiccole contrarietà (Marte vi staostacolando), ma supereretesenza conseguenze ogni incer-tezza. Non ascoltate chi ha tut-to l’interesse a drammatizzarela vostra situazione.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Venere contraria, ma Marte fa-vorevole vi faranno vivere unperiodo un po’ imprevedibileperò eccitante e stimolante inamore. Il settore professionaleè in ripresa.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Anche se Saturno vi è ostile,dovreste avere più fiducia invoi stessi e nelle vostre rico-nosciute qualità. Guardate alfuturo con ottimismo e non rin-vangate vecchie e superatequestioni.

Leonedal 23/7 al 23/8

Periodo all’insegna di una granvoglia di fare e Marte vi aiuteràin modo eccellente. Correte il ri-schio però di impegnarvi sutroppi fronti senza raggiungererisultati. Sappiate scegliere icompiti e dosare le energiemarziane.

Verginedal 24/8 al 22/9

Gli aspetti astrali sembrano in-vitarvi a sfruttare al meglio il vo-stro potenziale creativo. Un ap-proccio realistico e pragmaticonei confronti della vita senti-mentale gioverà al vostro rap-porto.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Saturno nel vostro segno vi di-ce di non perdere tempo conchi non lo merita. Volgete altro-ve lo sguardo e scoprirete unasorprendente realtà. Spirito diiniziativa alto: potete realizzaremolto, ma senza fretta.

Scorpionedal 23/10 al 22/11

Momento congeniale al vostrocarattere; sarete un vulcano diidee pronti ad attuarle opportu-namente. In amore un desideriorimasto finora irrealizzato potràdiventare concreto.

Sagittariodal 23/11 al 21/12

Impegno e tempestività d’azio-ne garantiranno la buona ri-uscita dei vostri progetti. Vene-re favorevole vi regalerà amoree serenità che non ricordavateda parecchio tempo.

Capricornodal 22/12 al 20/1

La disarmonia di Saturno visuggerisce di evitare iniziativeavventate e giudizi affrettati. Inamore avete la tendenza a con-formarvi su certi schemi ripeti-tivi: reagite prima che il vostrorapporto finisca nell’abitudine enella noia.

Acquariodal 21/1 al 19/2

Giove può ancora aiutarvi amettere ordine nel settore eco-nomico: non perdete tempo. Inamore stanno rinascendo mo-menti di intensità e di emozioniper allontanare così una patinadi freddezza.

Pescidal 20/2 al 20/3

Momento favorevole per supe-rare alcune contrarietà e punta-re più in alto. Possibili succes-si all’orizzonte! Nel cielo senti-mentale c’è ancora qualche nu-be; è necessario un chiarimen-to sincero con il vostro partner.

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Quello di questa stagione è senza dub-bio uno dei più equilibrati campionati diPromozione delle ultimi anni e la for-

mazione rossoblu, per quanto abbiamo vistofinora, è la squadra che ha espresso il migliorgioco. Questo, ovviamente, non significa chela formazione sanfeliciana è la squadra mag-giormente accreditata alla vittoria finale, an-che perché, gli obiettivi della società restanoquelli di un campionato tranquillo.In ogni caso, resta forte la sensazione chela Nuova Circe sia stata costruita da Mar-zella e dal direttore sportivo Bruno Federi-co con raziocinio e intelligenza. In effetti,sembra che molti dei giocatori che fannoparte della squadra, abbiano immediata-mente recepito e metabolizzato il sistema digioco imposto da mister Marzella che pun-ta sempre alla ricerca della giocata con pal-la a terra.La Nuova Circe esprime un gioco godibilefatto di fraseggi veloci che vedono in Sor-rentino il volano di una formazione impre-vedibile per la qualità degli scambi e per lesoluzioni offensive. Questo però non haconsentito alla formazione rossoblu di rac-cogliere tutti i punti che avrebbe meritato eche, forse, l’avrebbero proiettata al primoposto in classifica con un ampio margine divantaggio sulle immediate inseguitrici.Per la Circe ci sono molti rimpianti per lasconfitta maturata a Priverno per 1-0. La squadra sanfeliciana ha imposto il suogioco durante tutto l’arco della partita, sfio-rando ripetutamente la rete e sbagliando uncalcio di rigore, nella partita interna con ilRoccasecca persa per 1-0 dopo aver crea-to diverse palle gol, a Pontinia, dove il van-taggio costruito grazie ad una bella azionecorale conclusa in rete da Di Giorgio, è sta-to vanificato per una leggerezza dell’estre-mo sanfeliciano su un tiro tutt’altro che ir-resistibile. Anche a Sabotino e a Tecchiena,la formazione di mister Marzella, nonostan-te l’iniziale vantaggio, non è riuscita a por-tare a casa i tre punti.Molte però le partite esaltanti, come la vit-toria esterna a Scauri per 3-1con reti diMonti, Di Giorgio e Sampaolo, il 4-2 casa-lingo rifilato al Supino con doppietta di Ri-eti, Sorrentino e Renzi e il 3-1 sempre alBallarin contro il Colfelice con uno stupen-do tiro da fuori area di Sorrentino e dop-pietta di Sampaolo. Importante, infine, lavittoria ottenuta contro il Formia 1905 non-ostante le assenza di Sampaolo e l’infortu-nio, dopo pochi minuti di gioco, di Omizzo-lo. La partita è stata sbloccata grazie allasolita invenzione di Sorrentino che, in mez-zo a tre giocatori avversari ha imbeccatoMonti con un improvviso cambio di gioco,consentendo all’esterno sanfeliciano di ser-vire un pallone invitante per l’accorrente Si-moneschi che metteva in rete.Ad ogni modo, la Nuova Circe ha semprecercato di imporre il suo gioco e spesso hacostretto gli avversari di turno a subire la mi-glior qualità del suo calcio. Probabilmente,alla formazione rossoblu, servirebbe una

punta in grado di completare il reparto of-fensivo con Sampaolo e capace di trasfor-mare in rete le tante occasioni che vengonocreate nell’arco della partita. La società restain attesa del mercato di dicembre per com-pletare e migliorare la rosa della squadra.Difficile al momento individuare la favorita,

le squadre sono tutte lì in un fazzoletto, ilRoccasecca, il sorprendente Sabotino, ilTecchiena, l’Anitrella, la Circe e il Bassianoma siamo certi, che, per il prossimo mer-cato invernale, le squadre in grado di farele scelte più oculate potranno puntare se-riamente alla vittoria del campionato. �

Ècominciata bene l’avventura nelcampionato di Terza Categoria per lacompagine del borgo che, anche se

punta ad un campionato tranquillo, non na-sconde le proprie ambizioni. In effetti, a mioavviso, il livello medio di questo campio-nato è piuttosto mediocre e, dalla sua, ilMontenero può vantare nella rosa la pre-senza di calciatori giovani con trascorsi incampionati di categoria superiore.Dopo le prime giornate di campionato,sembra che le squadre meglio accreditateal salto in Seconda categoria, possano es-sere La Marina e il Real Terracina, compa-gini che finora hanno mostrato una mag-giore continuità sul piano dei risultati. Fi-nora hanno deluso il Piave, da molti indi-cato come la squadra meglio attrezzata delgirone e l’Atletico Littoria che, onestamen-te, ha evidenziato più di qualche lacuna sulpiano tecnico e caratteriale.Il Montenero, non ha ancora espresso pie-namente tutto il suo potenziale ma ha mes-so in luce, anche nelle occasioni in cui nonha giocato bene, una certa facilità nel crea-re azioni da rete. Dopo la prima di campio-nato giocata tra le mura amiche del SanFrancesco, contro il Sabaudia, regolato con

il più classico dei risultati per 2-0 con retidi Dosio e Angri, è arrivata l’inattesa e im-meritata sconfitta di Latina contro il Picca-rello. Infatti, la sconfitta per 3-1 maturatanegli ultimi minuti di gioco non dà merito aduna squadra, quella del borgo, che sul pun-teggio di 1-1 ha provato per l’intera ripre-sa a far suo il risultato, sfiorando la via del-la rete con Sortino e Dosio.La partita successiva conclusa sul 2-2, havisto la squadra di mister Amadio “duella-re” con La Marina e lasciare sul campoqualche rimpianto per non aver portato acasa i tre punti. A Latina, la domenica suc-cessiva, su un campo reso pesante dallapioggia, il Montenero ha disputato la mi-glior partita della stagione regolando l’At-letico Littoria per 1-0 con rete di Calisi,sciorinando un buon gioco e creando di-verse palle gol. La domenica successiva incasa, il Montenero ha regolato il San Do-nato con un secco 3-0 con reti di Florian,e dei fratelli Sortino. E’ ancora presto percapire le potenzialità di una squadra che,quando avrà a disposizione tutti gli effetti-vi, potrà sicuramente recitare un ruolo daprotagonista in questo campionato di Ter-za Categoria. �

IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 1144

Sport

di Tommaso Di Prospero

Calcio

Gioca bene la squadra di mister Marzella

La Circe insieme alle più forti

Per il Montenero una partenza incoraggianteLa squadra del borgo a ridosso delle prime

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IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 1155

Tempo libero

L’immortale dottor Parnassus, (Chri-stopher Plummer), gestisce da se-coli uno scalcinato e obsoleto tea-

tro ambulante con l’aiuto del deforme efedele Percy (Verne Troyer), del giovaneAnton (Andrew Garfield) e della splendi-da figlia Valentina (Lily Cole). Peculiaritàdel dottor Parnassus è quella di guidarel’immaginazione della gente e far vivereloro esperienze incredibili, il tutto grazie auno specchio magico e a un patto stipulato con il diavolo, inter-pretato da Tom Waits. Parte di questo accordo prevede che Par-nassus rinunci a sua figlia Valentina, non appena questa avrà rag-giunto il suo sedicesimo anno di vita. All’avvicinarsi della data pat-tuita, però, egli strappa un ulteriore patto: Valentina andrà a coluiche per primo farà sue cinque anime. Heath Ledger, il 22 gennaio2008 muore per un overdose di farmaci nella sua casa di NewYork, lasciando le riprese del film a metà. Il regista impiega sosti-tuti di Ledger: Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrel, che deci-dono di interpretare gratuitamente il ruolo del collega scompar-so. Il film nel complesso è ricco di trovate interessanti e stuzzi-canti: un patto con il diavolo, il tema dell’immortalità, uno spec-chio capace di trasportarti in un mondo modellato sull’immagi-nazione e i sogni di chi vi entra. A tutto ciò va aggiunto il cast, chefà un gran bel lavoro: c’è il grande Christopher Plummer, la cuipresenza emana saggezza, ma che al tempo stesso rivela, dietrola maschera di Parnassus, i limiti di un uomo che si fa’ tentare, sipente, si dispera e che poi si rifà tentare, in un circolo vizioso ap-parentemente interminabile. Tom Waits nei panni del diavolo Mr.Nick, è altrettanto dannatamente azzeccato per la parte e la splen-dida Lily Cole è una dolce sorpresa. Ma la curiosità era tutta perHeath Ledger. Ebbene, se il film regge, regge in buonissima par-te solo grazie a lui. La sua presenza è di quelle che pesano, per-ché mentre per gli altri si registrano buone prove, che però noncontribuiscono a far scorrere piacevolmente la pellicola, nel suocaso si assiste ad una performance trascinante.. �

ORA LEGALEAvv. Fabio Serrecchia

Guida in statodi ebbrezza

Sono proprietaria di un immobile ubicato all’internodi un condominio residenziale estivo, nel mese digiugno 2009 si è tenuta un’assemblea di condomi-

nio per la conferma dell’amministratore; lo stesso è stato riconferma-to anche con il mio voto favorevole ma senza l’osservanza della mag-gioranza qualificata prevista dal Codice Civile; essendomi pentita delvoto favorevole espresso posso impugnare la delibera condominiale inquanto nulla per violazione dell’art.1136 c.c. 2°?

Gentile Sig.ra l’art.1137 c.c. stabilisce che i condomini dissenzientipossono fare ricorso a pena di decadenza entro 30 giorni avver-so le deliberazioni contrarie alla legge o al regolamento di condo-minio; tale termine decorre dalla data di deliberazione per i dis-senzienti e dalla data di comunicazione per i presenti. Nel casoin oggetto i motivi di impugnazione da lei dedotti non compor-tano la nullità della delibera nella parte impugnata; i vizi relativi al-la regolare costituzione dell’assemblea, alla violazione delle mag-gioranze prescritte dalla legge comportano infatti non la nullità del-la delibera impugnata bensì l’annullabilità (Cfr. Cass.Sez.Unite07/03/2005 n.4806); la delibera condominiale in quanto annullabi-le può essere compiutamente impugnata esclusivamente dai con-domini dissenzienti. L’eventuale impugnazione sarebbe quindi im-procedibile sia in quanto non tempestiva (sono già trascorsi 30giorni dalla votazione della delibera) sia in quanto lei ha votato afavore della riconferma e non è quindi condomina dissenziente.e-mail: [email protected]

PARNASSUS - L’UOMO CHE VOLEVA INGANNAREIL DIAVOLO

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di ALESSIA BRAVO

di Terry Gilliam

AAssssoocciiaazziioonnee CCuullttuurraallee ““IIll CCeennttrroo SSttoorriiccoo””Coloro che fossero interessati alle nostre iniziative e vogliono iscriversi alla nostra Associazione, possono telefonare al 332288..66111100337799,

inviare un fax al n. 0066..55119988 55221177 o inviare una e-mail a: [email protected]

Zuppadi cavolfiore

Ingredienti:

un cavolfiore di medie dimensioni2 spicchi d’aglio2 uovapecorinomezzo chilo di pane raffermooliosaleacqua

Fate rosolare l’aglio in 4 cucchiai d’olio, aggiungete il cavolfioremondato e lavato, salate e coprite d’acqua. Lasciate cuocereper mezz’ora circa e un minuto prima di spegnere aggiungete leuova leggermente battute. Adagiate in una terrina il pane affet-tato sottilmente, cospargetelo di pecorino, versatevi sopra lazuppa e terminate con una generosa spolverata di altro pecori-no. Lasciate riposare per qualche minuto prima di servire.

da “LA VISCOTTA”Ricette di San Felice Circeo

di Angela Bassani

AANNGGOOLLOO DDEELLLLAA PPOOEESSIIAA

L’istruzzioneLoreto, Pappagallo ammaestrato,doppo trent’anni ritornò ner boscopropio dov’era nato.Er padre disse: — Come sei cambiato! –La madre disse: — Nun te riconosco!— So’ diventato ‘na celebbrità!— rispose er Pappagallo co’ la boriad’un professore d’università —Ho imparato a memoriauna dozzina de parole belle...— Dodici sole?... — Sì, però so’ quelleche l’ommini ce formeno la Storiae che so’, su per giù, le litaniede li discorsi e de le poesie:Iddio, Patria, Famija, Fratellanza,Onore, Gloria, Libbertà, Doveri,Fede, Giustizzia, Civirtà, Uguajanza... –La madre disse: — Fijo, parla piano,nojantri nun volemo dispiaceri...

(Trilussa)

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IILL CCEENNTTRROO SSTTOORRIICCOO DDII SSAANN FFEELLIICCEE CCIIRRCCEEOO PPAAGG.. 1166Annunci

•• AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII AANNNNUUNNCCII GGRRAATTUUIITTII ••

Nascita27 ottobre. Un caldo benvenuto al piccolo Filippo Legge. Affet-tuosi auguri al papà Massimiliano e alla mamma Roberta Cestradai Soci dell’Associazione “Il Centro Storico” e dagli amici.

Compleanni3 dicembre. Compie gli anni un bimbo molto birichino, Gian-marco Aquino “il mitico Ben10 … ”. Un bacione da mamma,papà e Chicca.

3 dicembre. Il mondo è pieno di mamme; ma la nostra è la mi-gliore … tantissimi auguri ad Alessandra Avagliano da Fran-cesca e Gianmarco.

7 dicembre. Buon compleanno a Niccolò Borsellino da mam-ma e papà.

9 dicembre. Buon compleanno a Sergio Angri per i suoi ma-gnifici anni … dagli amici.

12 dicembre. Tanti auguri ad Alessia Bravo per i tuoi 30 annidal piccolo Flavio e da tutta la famiglia. Si aggiungono gli au-guri della redazione del “Centro Storico”.

15 dicembre. Buon compleanno a Domenica Garofalo dalleamiche.

16 dicembre. Tanti auguri “alla mamma più fortunata”… Or-nella Munari (sembra una battuta ma per noi è così….).Ti vo-gliamo bene. Antonio, Adriano e Vincenza.

16 dicembre. A Riccardo Coppola tanti auguri per i suoi 3 an-ni dai nonni e da Elisa.

17 dicembre. Buon compleanno a Tonino Angri dalla famiglia.

17 dicembre. Auguroni a Tiziano Lamberti dalla famiglia.

18 dicembre A Davide Ziarelli tantissimi auguri dalla mamma.

20 dicembre. Tanti auguri a Maikol Angri per i suoi 14 anni dal-la famiglia.

23 dicembre. Buon compleanno a Ziarelli Gino dalla cognataDomenica.

27 dicembre. A Davide Zambellan affettuosissimi auguri dibuon compleanno da tutta la famiglia e in particolare da Vitto-ria.

27 dicembre. Ad Anna Della Rocca tantissimi auguri dalle ami-che delle cene.

29 dicembre. A nonno Aldo Zambellan tantissimi auguri daDavide e Vittoria.

10 gennaio. A Valentina Avagliano auguri di cuore da Fran-cesca, Gianmarco, Alessandra e Felice.

11 gennaio. Al nostro tesoro di casa, Francesca Aquino, af-fettuosissimi auguri di buon compleanno da mamma, papà eGianmarco.

16 gennaio. Buon compleanno a Natascia Gauli da mammaMonique e famiglia.

24 gennaio. Buon compleanno a Francesco Ziarelli dalla fa-miglia.

27 gennaio. Al nostro papà, Aquino Felice, dolcissimi auguridi buon compleanno dai tuoi angeli Francesca, Gianmarco …e Alessandra.

27 gennaio. A Pina Amati infiniti auguri di buon compleannoda Domenica.

28 gennaio. Tanti Auguri a nonna Pia Cimmino da Francescae Gianmarco.

GGiooielllleriiaaLuigina Bartelloni

Piazza Vittorio Veneto S. FELICE CIRCEO

Centro Storico - tel. 0773.548292

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Il 30 gennaio 2010 alle ore 15.30, pressol’Hotel Maga Circe, si terrà una

conferenza sulla figura dell’AmmiraglioCarlo Bergamini, medaglia d’oro al valormilitare della seconda guerra mondiale.

Alla conferenza, che si avvarrà deicontributi di storici di rilievo nazionale e

anche di quello del figlio dell’Ammiraglio,Comandante Pier Paolo Bergamini,

saranno invitate personalità con caricheistituzionali , rappresentanti della Marina

Militare e delle Forze Armate.Sono invitati a partecipare tutti i cittadinidi San Felice Circeo. Sarà presente ancheFulgenzio Cerasoli, sanfeliciano superstite

della corazzata Roma