“Date loro voi stessi da mangiare” - WebDiocesi...divisi in gruppi di 50 persone; dormi-vamo su...

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06 numero VICENZA IN MISSIONE Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 2 DCB Vicenza GIUGNO 2013 CORPUS DOMINI UN PANE PER LA FAME DI TUTTI ORDINAZIONI PRESBITERALI PRETI PER CONDIVIDERE IN UMANITÀ GIOVANINSIEME 2013 I SEMINARISTI INCONTRANO LE PARROCCHIE

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CORPUS DOMINI un Pane Per la fame di tutti

ORDINAZIONI PRESBITERALI Preti Per condividere in umanità

GIOVANINSIEME 2013 i seminaristi incontrano le Parrocchie

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Anno XXXXVIII

n. 06/2013Redazione: Piazza Duomo 2 • 36100 VicenzaTel. 0444 226546/7 - Fax 0444 226545Portale Internet: www.missioni.vicenza.chiesacattolica.itE-mail: [email protected]. 001006251514 intestato a “Diocesi di Vicenza - gestione missioni”

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CORPUS DOMINI UN PANE PER LA FAME DI TUTTI

ORDINAZIONI PRESBITERALI PRETI PER CONDIVIDERE IN UMANITÀ

GIOVANINSIEME 2013 I SEMINARISTI INCONTRANO LE PARROCCHIE

In copertina: I nuovi preti con il Vescovo Beniamino.

Rivista di informazione e animazione mis-sionaria e diocesana, destinata soprattutto alle famiglie, che possono dare una offerta per le Opere Missionarie ed il Seminario (si propongono circa 10,00 euro).

Direttore responsabile: Lucio MozzoIn Redazione:Direttore: Arrigo GrendeleSeminario: Andrea DaniPagina dei ragazzi: Massimiliano BernardiMigrantes: Mauro Lazzarato

Aut. Trib. di Vicenza n. 181 del 4/12/1964Iscr. reg. naz. della stampa n. 12146 del 9/10/1987

Progetto grafico/Impaginazione: Dilda Design - VicenzaStampa: Gestioni Grafiche Stocchiero - Vicenza

giugno

“Date loro voi stessi da mangiare”

Inedia e pandemie, guerre e carestie, sono una costante in molti Paesi dell’Africa sub sahariana, soprattut-

to nella fascia del Sahel fino al Corno d’Africa, dove 36 milioni di persone ri-schiano di morire di fame. Secondo un recente rapporto della FAO, nella sola Somalia la carestia ha provocato – tra il 2010 e il 2012 – circa 260 mila morti per fame, metà dei quali bambini sotto i cinque anni. Un autentico tsunami di guerra e fame.Le ragioni di questo permanente e pro-gressivo degrado delle condizioni di vita di una folla enorme di esseri uma-ni sono legate alla povertà che – ormai è noto a tutti – non è una fatalità pio-vuta dal cielo, ma è l’inevitabile risulta-to di tutto un processo di esclusione e di emarginazione al quale concorrono molteplici cause, che non è qui il caso di elencare. Sconcertanti e imperdona-bili sono stati finora il silenzio e l’o-mertà della comunità internazionale, che solo in queste ultime settimane

sembra riconoscere di non avere più scuse.Noi non possiamo non avere tutto que-sto negli occhi e nel cuore mentre ci stiamo avvicinando alla festa del Cor-po e del Sangue del Signore che, attra-verso le parole e i gesti di Gesù, ci parla di folle affamate e di pane condiviso, di un cuore che, mosso a compassione, fa passare cinque pani e due pesci dalle mani di uno alle mani di tutti affinché tutti possano mangiare a sazietà. “Con-gedali – dicono i discepoli – perché vadano a comprarsi da mangiare”. Ed erano in zona deserta! “Date loro voi stessi da mangiare!”, ribatte il Maestro, mostrando che ci sono molte possi-bilità dentro allo sconfinato territorio dell’impossibile.La fame comincia quando io tengo il mio pane per me, quando l’Occidente accumula pane per sé. Il miracolo del pane per tutti comincia quando il pane da “mio” diventa “nostro”, nostro pane quotidiano. Dacci il nostro pane, dicia-

mo a Dio. Ma Dio fa rimbalzare verso di noi quella domanda: Date loro voi stessi da mangiare! “Misteriosa rego-la del Regno, scrive Ermes M. Ronchi: poco pane, condiviso tra tutti, è suffi-ciente, diventa il pane di Dio. Così se il pane per me stesso è una questione materiale, il pane per il mio prossimo diventa una questione spirituale”.Davvero in questo nostro mondo il primo miracolo, impossibile e pure necessario, è la condivisione. Sfamare la terra è possibile, non moltiplicando interventi d’emergenza che spesso na-scondono più segrete e sofisticate vora-cità, ma entrando tutti in logiche – an-che piccole, possibili – di condivisione e di giustizia. Allora la moltiplicazione verrà, perché sarà come mettere il pane nelle mani di Dio, e cinque pani baste-ranno per una folla, e i pezzi avanzati riempiranno dodici ceste. Nulla andrà perduto di ciò che viene messo a servi-zio della comunione.

don Arrigo

Questo mese

L'intenzione del mese

Perché là dove è più forte l’influsso della secolarizzazione, le comunità cristiane sappiano promuovere efficacemente una nuova evangelizzazione.

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François-Xavier Nguyen Van Thuan, arcivescovo coadiutore di Saigon (Vietnam) fu arrestato il 15 agosto 1975 e detenuto in carceri e campi di rieducazione fino al 21 novem-bre 1988. Nominato cardinale nel 2001 da Giovanni Paolo II,muore a Roma nel 2002, all’età di 74 anni. È in corso il processo di beatificazione. Per la prossima festa del Corpus Do-mini raccogliamo una toccante te-stimonianza sull’Eucaristia, scritta dal carcere e pubblicata nel volume “Cinque pani e due pesci”.

«Lei ha potuto celebrare la Messa in prigione?», è la domanda che molti mi hanno posto più volte.

Quando rispondo «sì», conosco già la domanda seguente: «Come ha potuto procurarsi il pane e il vino?».Quando fui arrestato, dovetti andar-mene subito, a mani vuote. L’indo-mani mi è stato permesso di scrivere per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio... Ho scritto al mio destinatario: «Per favore, mi mandi un po’ di vino, come medicina contro il mal di stomaco». I fedeli capiscono cosa significa; mi mandano una picco-la bottiglia di vino per la Messa, con l’etichetta «medicina contro il mal di stomaco», e delle ostie celate in una fiaccola contro l’umidità. La polizia mi ha domandato: – Lei ha male allo sto-maco? – Sì. – Ecco, un po’ di medicina per lei.Non potrò mai esprimere la mia gran-de gioia: ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d’acqua nel palmo della mano, celebro la mia Messa.Nel campo di rieducazione eravamo

divisi in gruppi di 50 persone; dormi-vamo su un letto comune, 50 cm per ciascuno. Abbiamo cercato di fare in modo che ci fossero cinque cattolici con me. Alle 21 e 30 bisogna spegne-re la luce e tutti devono dormire. Mi curvo sul letto per celebrare la Messa, a memoria, e distribuisco la comunione passando la mano sotto la zanzariera. Fabbrichiamo sacchettini con la carta dei pacchetti di sigarette, per conserva-re il Santissimo Sacramento. Gesù eu-caristico è sempre con me nella tasca della camicia.Ogni settimana, ha luogo una sessione di indottrinamento, a cui deve parteci-pare tutto il campo. Al momento della pausa, con i miei compagni cattolici, approfittiamo per passare un pacchet-tino a ciascuno degli altri quattro grup-pi di prigionieri: tutti sanno che Gesù è in mezzo a loro, è lui che cura tutte le sofferenze fisiche e mentali. La not-te, i prigionieri si alternano in turni di adorazione; Gesù eucaristico aiuta in modo tremendo con la sua presenza silenziosa. Molti cristiani ritornano al fervore della fede durante questi gior-ni; anche buddhisti e altri non cristiani si convertono. La forza dell’amore di Gesù è irresistibile. L’oscurità del car-cere diventa luce, il seme è germinato sotto terra durante la tempesta. Come Gesù ha sfamato la folla che lo seguiva nel deserto, nell’eucaristia è lui stesso che continua ad essere cibo di vita eter-na.Ho trascorso 9 anni in isolamento. Durante questo periodo celebro la Messa ogni giorno verso le 3 del pome-riggio: l’ora di Gesù agonizzante sulla croce. Sono solo, posso cantare la mia

Messa come voglio, in latino, france-se, vietnamita... Porto sempre con me il sacchettino che contiene il Santissi-mo Sacramento: «Tu in me ed io in te». Sono le più belle Messe della mia vita. La sera, dalle 21 alle 22, faccio un’ora di adorazione, canto in lingua vietna-mita, malgrado il rumore dell’altopar-lante che dura dalle 5 del mattino alle 11 e 30 della sera. Sento una singolare pace di spirito e di cuore, e la gioia, la serenità della compagnia di Gesù e Maria e Giuseppe. Canto in unità con la Chiesa universale. Come faccio nei momenti di tristez-za infinita? Guardo a Gesù, crocifisso e abbandonato sulla croce. Agli occhi umani, la sua vita è fallita, inutile, fru-strata: non può più predicare, curare gli infermi, visitare la gente, fare mira-coli, rimane nell’immobilità assoluta! Ma agli occhi di Dio Gesù ha compiu-to sulla croce l’azione più importante della sua vita, versando il suo sangue per salvare il mondo. Ha dato tutto se stesso come un pane per essere man-giato.Carissimi, posso dire che sono felice, qui, in questa cella, dove sulla stuoia di paglia ammuffita crescono funghi bianchi. Perché sento che tu sei con me, e vuoi che io viva qui con te. Come Gesù ha compiuto la sua rivoluzione sulla croce, anche la nostra rivoluzione deve cominciare dalla mensa eucari-stica e da qui essere portata avanti per rinnovare l’umanità.

Nguyen Van Thuan, nell’isolamento, prigione di Phú Khánh

(Centro Viet Nam), 7 ottobre 1976, Festa del santo Rosario

Spiritualità missionaria

“Gesù eucaristico aiuta in modo formidabile con la sua presenza silenziosa”

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Agenda & Appunti

Giugno

MISSIONARI VICENTINIPIEVEBELVICINO: GRUPPO MISSIONARIO 700,00– PONTE dei NORI: ZELATRICI MISSIONARIE 200,00 – S. GIORGIO in BREN-TA 100,00– TIMONCHIO: GRUPPO CARITATIVO MISSIONARIO 500,00– TRISSINO 120,00– VICENZA: ISABELLA 10,00; CHIA-RA 10,00; VALENTINA 10,00; MARTA 10,00; FEDERICO 10,00; EDOARDO 10,00; NICOLO’ 10,00; FILIPPO 10,00; MATTEO 10,00; F.G. 10,00; NN 1.900,00; POLACCHI IOLE 300,00.

LEBBROSIMADONNA della PACE: NN 50,00

BORSE di STUDIO al CLERO INDIGENOBARBARANO: NN 300,00 – MELEDO: MAZZOCCO SERGIO 300,00 – PIEVEBELVICINO: CE 50,00; DM 40,00; GE 40,00; GM 20,00; ME 20,00; MS 50,00; PMR 45,00; SA 60,00; SN 50,00; TE 60,00– SCHIO: CA’ TRENTA in MISSIONE ONLUS 520,00.

OFFERTE A TUTTO APRILE 2013

Ricordiamo con riconoscenzaAmelia FestaLa Parrocchia di Ponte di Barbarano deside-ra ricordare a tutti con affetto Amelia Festa che si è spenta a 90 anni nello scorso mese di febbraio. Zelatrice missionaria e terzia-ria francescana, è stata sempre una presen-za attenta e partecipe alla vita comunitaria della parrocchia, cercando Dio non solo per sé ma anche per portare ogni giorno

gli altri nella preghiera. Catechista per cinquant’anni, partecipa-va alle riunioni dell’Azione Cattolica e ai vari gruppi di preghie-ra e, se distribuiva Chiesa Viva ed altre pubblicazioni diocesane, lo faceva perché ci teneva che le famiglie fossero informate del-le situazioni sociali ed anche internazionali attraverso i racconti dei missionari. Lei stessa del resto amava conoscere, viaggiare, confrontarsi umilmente con altre realtà, suggerendo a chi le stava vicino – con il suo modo di essere – di non voltarsi indietro, di non desistere nel cammino della ricerca della verità. Operosa in famiglia, non trascurava mai le persone povere, ammalate e sole. È stata la testimone di un grande patrimonio di fede e di umanità.

1 giugno Incontro conclusivo della Commissione diocesana del Centro Missionario

Casa San Bastian (via Tiepolo, Vicenza), ore 10.00-14.00

Ordinazione presbiterale

Cattedrale, ore 16.00

8 giugno Adorazione Eucaristica per le Missioni e i missionari

Villa San Carlo, Costabissara: ore 15.00-18.00

Da ricordare

11a Settimana Nazionale di Formazione e Spiritualità Missionaria “Sulle strade del mondo, con il Vangelo nelle ricerche degli uomini”

Assisi, 26 - 31 agosto 2013, Iscrizioni entro il 7 luglio

Anniversario di Renato SabbadinÈ passato un anno dalla morte di Renato Sabbadin, collabora-tore dell’Ufficio Missionario per oltre quarant’anni e poi anco-ra per molto tempo disponibile al servizio di distribuzione di Chiesa Viva nelle Parrocchie.Una Santa Messa di suffragio sarà celebrata per lui martedì 11 giugno, ore 18.00, nella chiesa di S. Lucia in Vicenza.

31 maggio - 9 giugno:

FESTIVAL BIBLICO, 9a edizione“Se conoscessi il dono di Dio” - Fede e libertà religiosa secondo le Scritture

Anche quest’anno Vicenza e molte parrocchie della diocesi ospiteranno gli eventi del Festi-val biblico, giunto alla 9a edizione e diven-tato ormai evento di importanza nazionale. Il filo conduttore di questa edizione verterà su Fede e libertà, in sintonia con l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI e con le cele-brazioni per i 1700 anni dell’editto di Costan-tino. Seguendo uno schema ormai consoli-dato, il tema sarà approfondito e sviluppato con tutte le possibili modalità comunicative (lezioni e conferenze, dibattiti e confronti, testimonianze, preghiera e meditazione, arte, cinema, musica, teatro…) in numerosissime proposte raggruppate attorno a tre percorsi: biblico, antro-pologico, sociale. Tra i tantissimi eventi, ci permettiamo di evidenziare:•mercoledì29maggio: testimonianza sui “Martiri del nostro tempo”, in

margine alla mostra su 12 storie di martirio (Missionari Saveriani, ore 20.30)•domenica2giugno, ad Arzignano: proiezione del film: “Un giorno devi

andare”, di Giorgio Diritti•lunedì3giugno: a Valdagno, presentazione del libro di Luigi Accattoli

su Francesco Canova, fondatore di Medici con l’Africa CUAMM, con la presenza dell’autore

•giovedì6giugno, nella Cattedrale di Vicenza, la serata inaugurale con mons. Vincenzo Paglia e Lucietta Scaraffia

•venerdì7giugno, alle ore 15.30 presso il Conservatorio di Musica di Vi-cenza: meditazione in prosa sulla fede e il martirio dei monaci di Tibhirine, a partire dai diari e dai pensieri di fr. Christophe (prima assoluta)

•sabato8giugno, ore 17.30, incontro con Claire Ly, cambogiana, sopra-vissuta alla follia omicida dei kmer rossi e poi diventata cristiana

•domenica9giugno: - conversazione di Michael Davide Semeraro su Etty Hillesum, con lettura

di pagine del Diario (ore 15.00) - conversazione sul dialogo interreligioso, con la presenza di p. Paolo Dal-

l’Oglio, gesuita e rifondatore del Monastero di Mar Musa in Siria (ore 16.30)

N.B.: Il programma può subire delle variazioni

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Giovanincontro 2013! Nelle scuole, per le vie, fra le case della città di Vicenza…

Qualcuno si chiedeva se i seminari-sti fossero delle persone normali … C’è invece chi credeva che vi-

vessero fuori dal mondo, chiusi dentro quattro mura … Altri giuravano di aver-li incontrati in qualche parrocchia…Non ci crederete ma noi seminaristi per ben una intera settimana abbiamo vissu-to una esperienza proprio significativa: la Giovanincontro 2013!Dal 7 al 14 aprile siamo stati presenti nel-le parrocchie di San Carlo, Santa Bertilla, San Lazzaro, San Giuseppe nella città di Vicenza, ospitati nelle famiglie, inseren-doci nella normale vita delle comunità, portando la nostra testimo-nianza anche nelle classi di alcuni istituti superiori. Ma perché tutto ciò? Il nostro desiderio è sempli-cemente quello di generare un incontro coi giovani. Al di là del credo, della prove-nienza o dei propri interes-si, passare un po’ di tempo con loro..Nelle scuole, all’inizio della lezione, i più ci guardavano insospettiti, con un grande punto interrogativo nei loro occhi: «ma son fuori di te-sta, questi seminaristi a fare una scelta così?». È così che l’onda della nostra testimo-nianza ha fatto crollare tante immagini vecchie e polverose della chiesa, facendo sparire quell›odore di stantìo che corona la parola «vocazione»... e ha aperto nuovi interrogativi, o almeno catturato qualche sorriso e un velo di simpatia per una chiesa che si sporca le mani per cercare i giovani. Un docente di religione che ci ha ospi-tato nelle sue ore scrive: “Devo dire che è stato un piacere accogliervi nelle classi nella settimana di “GIOVANINCONTRO”. Negli studenti hanno avuto una buona riso-nanza le vostre testimonianze, in particolare quelle esperienze di vita che hanno sentito più vicine alle loro ed esprimevano “un sentire” i dubbi, le paure, i rischi insieme al desiderio di ricerca costante. Per molti studenti è rima-sto un po’ da chiarire il “come” sia accaduto il passaggio “da una vita normale a quella del prete”. È come se fossero alla ricerca di una risposta precisa, puntuale, matematica che taciti i conflitti e le paure. Oppure ricercano una risposta che li porti maggiormente nell’in-timità del proprio procedere vocazionale”. L’onda della Giovanincontro è prosegui-

ta nella preghiera del mattino! Quanti giovani, ragazzi e famiglie vi hanno par-tecipato con attenzione, lasciandosi pro-vocare dalle parole del profeta Geremia e coinvolgere dai segni proposti: il fiore di mandorlo, l’impronta nella creta, il laccio che unisce... Poi l’accoglienza delle famiglie ospitanti... chi per la notte, chi per i pranzi! Davvero si sono presi cura di noi, con cuore sincero a aperto, consi-derandoci come loro fratelli, addirittura figli carissimi! Non sono mancati eventi straordinari come il concerto-testimonianza coi The Sun e il Recital “Geremia, Dio ti dà la sua

Parola”. Ed è nella storia di questo pro-feta che riconosciamo il nostro desiderio di regalare la vita perché “mi hai sedotto Signore e mi sono lasciato sedurre”. Gra-zie a tutti!

Fabio, Raffaele e la comunità di Teologia

Lodi inaspettate…Spesso capita che le sensazioni più inten-se e sentite nascano da eventi imprevisti o da situazioni in cui si son riposte meno aspettative. La settimana GiovanIncontro è stata proprio una di queste situazioni. La prima mattina della settimana sono andata alle lodi solo perché “mi toccava”, essendo animatrice di molti ragazzi che accoglievano in casa alcuni dei semina-risti ed essendo la co-animatrice di un seminarista: che figura avrei fatto a non andare? Sono entrata nella cappella e a mia sorpresa era piena di persone, forse un po’ titubanti come me. Il tema della GiovanIncontro era il libro del profeta

Geremia. Il primo giorno la preghiera mi è sembrata un modo semplice e genuino di iniziare la giornata, ma niente di più: una lettura, una preghiera e un simbolo, un fiore di mandorlo da portare con sé durante il giorno, come ricordo del mo-mento in cui Geremia ha visto un ramo di mandorlo, sentendosi chiamato dal Signore. Finita la preghiera veniva offerta la colazione, un modo per prolungare un po’ i momenti da vivere assieme. Non ho più pensato alle lodi per tutto il giorno, e di sicuro non pensavo di andarci il giorno dopo, se non che durante la giornata mi è ricapitato tra le mani il fiore di mandor-

lo, trovato disperso nella borsa. Trovarlo mi ha fatto ripensare alla mattina, alla sensazione di calma che mi aveva ispirato e alla poca fa-tica che tutto sommato ave-vo fatto per svegliarmi un po’ prima. Così, in mezzo al caos giornaliero, ho pensa-to che un momento di tran-quillità ci poteva stare pure il martedì... E sono tornata alla preghiera. Geremia nel-la bottega del vasaio... Un bellissimo brano, che fa pensare alla vita e al destino di ognuno. E quel giorno ci ho pensato per ben due vol-te, così sono andata anche

mercoledì... E ormai avevo capito che sa-rei andata tutta la settimana. Quello che più mi piaceva era poi pensare che in giro per Vicenza c’erano molte persone al la-voro o a scuola che avevano pregato con me la mattina, e questo mi faceva senti-re un po’ meno sola. Nella vita di tutti i giorni capita di sentirsi soli, di non sapere se la nostra vita sta prendendo la piega giusta, ci si sente proprio come Geremia quando affonda nella cisterna con il fan-go. Invece la preghiera insegna a sperare, a trovare un po’ di fiducia, a non sentirsi soli anche quando si è soli. La settimana condivisa coi seminaristi si è conclusa, ci ha lasciato dei bei ricordi e qualche lacrima di nostalgia, ma soprat-tutto a me ha lasciato un fiore di mandor-lo in fondo alla borsa, che mi fa ricordare che il Signore, anche quando tutto sem-bra remare contro, non mi lascia sola.

Alice, animatrice della parrocchia di Santa Bertilla

Tutto il gruppo dei seminaristi sulle colline di Creazzo.

(segue a pag. 6)

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La bellezza di viaggiare insiemeA ripensare alla settimana in cui la no-stra famiglia ha vissuto l’esperienza Giovanincontro, sento un grande entu-siasmo e una gran voglia di raccontare... Tantissimi segni sono rimasti nella no-stra casa e nostro cuore.Quello che abbiamo vissuto ha “spolve-rato” la nostra fede e rinnovato la gio-ia di essere cristiani perchè esserlo fa veramente la differenza! Differente da chiunque, abbiamo conosciuto Josè, che

ci ha affascinato con la sua testimonian-za e per una settimana ha condiviso la nostra casa e risposto pazientemente a tutte le nostre domande.Ha raccontato con semplicità la sua sto-ria e come il Signore è entrato nella sua vita, scuotendo dal torpore della nostra fede fatta di comodi riti domenicali. La cosa più bella è stata parlare con lui del Signore, dei suoi insegnamenti, dei suoi doni… tanto e in ogni momento.Abbiamo poi riscoperto una dimensio-ne comunitaria che avevamo dimentica-to. Le lodi della mattina e la colazione tutti insieme sono state un momento di comunione con i seminaristi ma soprat-tutto per noi famiglia. Ad essere sincera il primo giorno ci siamo alzati all’alba (circa un’ora prima della nostra normale sveglia!) e siamo andati più per rispet-to dell’impegno preso e, sinceramente, pensando che sarebbe bastata una sola presenza per fare “il nostro dovere”. Con Emma e Simone, 11 e 13 anni, abbia-

mo insistito dando l’opzione che non li avremmo poi costretti nei giorni succes-sivi. Ma per i giorni successivi non è ser-vito costringerli. L’entusiasmo che si re-spirava e la forza della preghiera li han-no toccati profondamente. I momenti di riflessione hanno scosso così tanto i nostri figli che li abbiamo visti cambiati perché hanno scoperto un nuovo modo di ascoltare la parola del Signore. È stato molto faticoso, ve lo assicuro, ma non pensavo che ne avrei sentito così tanto la mancanza. Esperienza e testimonianza, questo con-ta, questo ti cambia! Toccare con mano,

vivere e percepire le emozioni. Sentire l’entusiasmo di chi è convinto che con l’a-iuto del Signore può affrontare qualsiasi prova. Per noi genitori è stato come ripercor-rere esperienze fatte al tempo dei gruppi parrocchiali, dell’at-tività di animazione, ma per i nostri figli è stata un’occasio-ne nuova. Mia figlia, che ha 11 anni, mi ha raccontato che in alcuni momenti della preghiera si è com-mossa e che non le

era mai capitato di sentirsi così bene. Mio figlio, 13 anni, età in cui si mette in dubbio qualsiasi cosa, è stato conquista-to dai The Sun che con il loro Conceto-Testimonianza hanno usato linguaggi che lo hanno raggiunto.Molto più ricchi ci siamo ritrovati alla fine di quella settimana, soprattutto di una amicizia significativa, di un tipo speciale e sicuramente differente: Josè, che ci ha lasciato questo messaggio: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri. Chi ama come Gesù fino a dare la vita per amore continua la reden-zione e glorifica il Cristo poiché compie atti di amore infinito in creature limitate come noi”.Speriamo di poter ancora fare un pezzo di strada con voi, come se viaggiassimo insieme verso Emmaus.

Michela e la famiglia Guerra

Una grande famiglia di amici, di storie, di vita…“E questi chi sono?! Ma vogliono tutti diventare preti?!”; “Ma c’è un’iniziati-va speciale in questi giorni?” “Questo è troppo bello per diventare prete…”. Per spiegare che cosa è stata la settimana di GiovanIncontro nella nostra parrocchia partiamo da queste espressioni simpa-tiche e stupite di alcuni nostri giovani. Questa bella “invasione” ha suscitato tante domande in noi e dato risposta a tante curiosità che ci portavamo dietro già da alcune settimane. Se prima, infat-ti, il Seminario era visto semplicemente come un luogo staccato dalla realtà, alla fine è diventato una grande famiglia di amici, storie e vita. La settimana è stata ricca di appunta-menti e attività alle quali noi giovani ab-biamo risposto con entusiasmo e voglia di metterci in gioco accompagnati dalla figura del profeta Geremia. Il ritmo del suo canto nelle lodi mattutine, infatti, ci ha sostenuto nelle nostre “fatiche” quo-tidiane (scuola, lavoro, ecc.) accompa-gnandoci fino al meraviglioso recital del sabato sera che ha aperto le porte della casa dei nostri ospiti, invertendo simpa-ticamente le parti. I giorni sono passati in fretta, ma il pas-saggio dei seminaristi ha lasciato nel nostro cuore una traccia indelebile; in una società apparentemente senza gran-di speranze è stato bello vedere che ci sono ancora dei giovani che sanno farsi domande serie sulla loro vita e riescono a trasmettere speranza con i loro volti sorridenti. Quando sentiremo la parola Seminario, non penseremo più solamente all’edi-ficio, ma a tutti quei ragazzi che piano piano stanno ascoltando la voce del Si-gnore, come ha fatto il giovane Geremia. E sarà bello accompagnarli con l’affetto e la preghiera nelle varie tappe verso l’or-dinazione. Speriamo che la scossa portata da Gio-vanIncontro abbia un effetto prolungato nel tempo e che spinga anche noi ragaz-zi a interrogarci profondamente sulla nostra vita e a saper “spalancare le porte a Cristo”. Per fortuna c’è ancora chi pen-sa come Dio… Francesco e Leonardo,

animatori della parrocchia di San Lazzaro

Foto di gruppo dopo la preghiera del mattino a Santa Bertilla.

Giovanincontro 2013! Nelle scuole, per le vie, fra le case della città di Vicenza…(segue da pag. 5)

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Preti… per condividere in umanità

Francesco Peruzzo, Stefano Por-cellato, Giovanni Refosco e Nico-la Spinato stanno per intrapren-

dere il servizio di presbiteri – me-diante l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione del vescovo Beniamino Pizziol – nella Chiesa vi-centina e universale. Hanno percorso un lungo cammino di ricerca vocazionale e di formazio-ne, attraverso fasi, luoghi ed esperien-ze diverse (come possiamo vedere nelle pagine a loro dedicate in que-sto numero di Chiesa Viva); hanno esercitato per un anno il ministero di diaconi in Seminario, nelle par-rocchie e unità pastorali o nei gruppi dell’Operazione Mato Grosso. Negli ultimi mesi abbiamo avuto insieme la possibilità di incontrare e ascoltare testimoni per certi versi straordinari, come Loris Capovilla, già segretario di papa Giovanni XXIII, e Arturo Pao-li, centenario piccolo fratello di Char-les de Foucauld. A fine febbraio abbia-mo vissuto alcuni giorni nel quartiere napoletano di Scampia, noto per lo spaventoso degrado ambientale e per il tragico potere della camorra, ma molto meno per la presenza coraggio-sa e l’opera tenace di donne e uomini, religiose e preti che nel nome di Gesù Cristo danno cuore, volto e mani alla resistenza e alla speranza.Non è senza significato che don Fran-cesco, don Giovanni, don Nicola e don Stefano ricevano il dono dell’ordina-zione presbiterale – come del resto gli otto amici, compresi i tre diaconi per-manenti, che hanno appena ricevuto l’ordinazione diaconale – agli inizi del pontificato di papa Francesco. La semplicità sorridente, il linguaggio popolare, la vicinanza ai poveri, il de-siderio e la capacità di condividere “le gioie e le speranze, le tristezze e le an-gosce” dell’umanità di questo tempo, il richiamo quasi quotidiano alla pri-orità assoluta dell’amore misericor-dioso di Dio che non si ferma davanti a nessuna fragilità delle sue creature: sono gli aspetti più caratteristici ed evidenti di questo vescovo di Roma – la Chiesa che “presiede nella carità” a tutte le chiese – venuto dalla “fine del mondo” a ridare fiato e credibilità a un cattolicesimo che (specialmente in alcune forme centrali e istituziona-li di grande impatto mediatico) appa-

re oggi più prigioniero delle proprie contraddizioni, dolorose e talvolta clamorose, che fiducioso nella forza e nella promessa del Risorto. Il consen-so e l’entusiasmo che circondano i ge-sti e le parole di papa Francesco – che peraltro, assumendo, primo nella sto-ria del papato, questo nome impegna-tivo, non può non essere consapevole delle attese e della responsabilità con-nessa – non costituiscono certamente il criterio fondamentale della verità e della autenticità evangelica. Anche perchè l’entusiasmo e il consenso emotivo rischiano sempre di scemare

davanti a messaggi o decisioni ma-gisteriali necessarie ma impopolari. Ci dicono però con disarmante chia-rezza in quale direzione vada il for-tissimo condiviso anelito di “novità” rispetto al modo di presentarsi e di agire della Chiesa romana. Penso che questo particolare mo-mento in cui i nostri amici diventa-no preti sia paragonabile a quello che vivemmo noi, molto più anziani di loro, nei primi tempi dopo il Conci-lio Vaticano II. Forse con una risorsa in più. Si ha l’impressione infatti che papa Francesco non abbia bisogno di proporre dotte riflessioni teologiche sulla “continuità” o sulla “rottura” del Concilio rispetto al cammino pre-cedente della Chiesa e neppure sulla

sua intenzionalità “esclusivamente” o “prevalentemente” pastorale, tan-tomeno preoccuparsi in quale misura il Vaticano II sia stato correttamente “interpretato” o “tradito”. Tutto que-sto, in poche settimane, pare irrime-diabilmente e provvidenzialmente datato. Per il semplice motivo che lo Spirito è anche capace di farci vedere in concreto, magari nella figura del vescovo di Roma, come è possibile es-sere pastori “conciliari” proprio per-chè immagine del Pastore buono.L’augurio sincero e affettuoso che porgiamo ai nostri preti novelli è che

siano contagiati nel profondo da que-sta gioiosa responsabilità e sappiano custodire giorno per giorno, con ri-conoscenza e con umiltà, il dono che hanno ricevuto da Cristo, nella Chie-sa, per il mondo.Un pensiero fraterno e uno speciale incoraggiamento va a Luigi Baldrani e Samuele Stocco, anch’essi ordinati diaconi un anno fa, che eserciteran-no ancora per qualche tempo il mi-nistero di Cristo Servo di tutti, con-sapevoli di condividere un cammino che con modalità e scadenze diverse rivela l’unico imprescindibile Amore di Dio.

don Lucio Mozzo, rettore del Seminario di Vicenza

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Don Francesco Peruzzodella parrocchia di Rosà, in tirocinio pastorale nell’Unità Pastorale Dueville-Vivaro

ORDINAZIONI

Sulla tua Parola getterò le reti (Lc 5,5)

Quando ripenso al mio cammino vocazionale non è facile fare un punto preciso della situazione. Una vita in parrocchia come animatore ACR e non solo, un lavoro sicuro e ben pagato, interessi e relazioni che almeno in apparenza non potevano in alcun modo ricondurre ad una scelta di questo tipo. Almeno non secondo il mio metro di misura. A un certo punto è accaduto “qualcosa”… ma non qualcosa di nuovo, non un ripensamento che mi facesse dire “ah, finora ho sbagliato tutto, adesso rimedio e cambio strada”. Quando si parla di vocazione, di chiamata, nessuno sa bene a che cosa si riferisce un termine come questo. È semplicemente Qualcuno che ti parla per voce della tua stessa vita, di tutte quelle vicende belle e brutte, esperienze e persone incontrate, situazioni e sentimenti vissuti che, uniti da un invisibile filo segnano una direzione ben precisa, ti pren-dono per mano e danno fuoco al desiderio di realizzare compiutamente tutto ciò che già sei.

E questo cammino si gioca su una sola scommessa, ossia dicendo con Pietro sulle rive del lago “Sulla tua Parola getterò le reti”. Ricordiamo l’episodio: una giornata di lavoro infruttuoso, uno sconosciuto che ti piomba sulla barca e che per giunta inizia a dare ordini. Ma Pietro si fida…

È questo che sento particolarmente significativo quando penso alla vocazione: il coraggio di affidarsi. Affidarsi a Colui che per primo è sempre fedele, perché a ciascuno di noi Egli ha dato un compito su misura. Un compito grande ma non insostenibile, perché affonda le proprie radici in noi, nella nostra stessa storia. Ma attenzione: non siamo chiamati a viverlo come se si trattasse solo di una cosa pri-vata, in modo solitario ed eroico. Camminiamo insieme agli altri perché apparte-niamo ad un unico corpo. Camminiamo con e per gli altri perché siamo tanti “rega-li” che continuamente ci facciamo reciprocamente. La gratuità è davvero il ritorno alla realtà, alla consapevolezza che possiamo e dobbiamo coglierci come dono,

rileggere il nostro “esserci” come offerta gratuita e disinteressata a tutti coloro che ci stanno a fianco, soprattutto di quelli che soffrono nel corpo e nello spirito. Alla fine questo è il senso ultimo di ogni per-corso e scelta vocazionale, qualsiasi essa sia: saper rispondere a un dono d’amore, fattoci senza prezzo. Con questa consapevolezza mi metto in strada forte dell’amore di Dio e dei fratelli che mi circondano.

Sono consapevole che la via da percorrere per vivere a pieno come Egli vuole non è certamente facile... e io mi sento solo all’inizio del cammino. Pertanto, ringraziando il Signore per il sostegno con il quale ogni giorno mi sento circondato, confido nella pre-ghiera e nell’accompagnamento della famiglia che mi ha generato nella vita e nella fede, delle comu-nità parrocchiali di provenienza e di tirocinio, dei cari amici conosciuti nel corso del tempo e di tutte le persone ancora sconosciute che avrò la grazia di incontrare nell’esercizio del mio ministero, perché riusciamo tutti ad avere sempre, in ciò che viviamo, un cuore sempre docile alla Sua volontà.

don Francesco Peruzzo

Don Francesco coi ragazzi durante l’esperienza in Perù.

Da destra, don Francesco con la cognata Monica, il papà Ugo, il fratello Roberto, la mamma Gianna, il fratello Tiziano e i due nipotini Sofia e Nicola.

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Dicono di lui...

Grazie Francesco…

Ci troviamo qui a scrivere un articolo su Francesco, anzi Checco. La cosa ci sembra veramente strana e siamo in difficoltà a riassumere in così poche righe il suo vissuto in Parrocchia qui a Rosà. Per noi Checco è un’istituzione, un punto di riferimento, un vero e proprio esempio per ogni animatore di Ac. Ci sembra l’altro giorno quando ci ha informato della sua decisione di entrare in Seminario. Sicuramente ci ha spiazzato ma anche molto rallegrato, perché tutto il suo impegno e tutta la sua disponibilità verso i ragazzi e verso gli animatori aveva ormai spianato la strada verso quella decisione. Nei suoi “brevi” 20 anni di animazione già tutti i cappellani l’avevano invitato a riflettere su un’eventuale vocazione; ma forse lui troppo preso dall’impegno in Ac ha rimandato il discernimento a dopo il pensionamento. Col suo entusiasmo e il suo sorriso ha più volte risollevato le sorti del gruppo animatori parrocchiale e posto le basi per un’efficace equipe vicariale. Non passerà sicuramente alla storia come una persona sempre organizzatissima, ma ha sempre saputo coinvolgere i giovani nelle attività in cui fermamente credeva. Ha sempre avuto a cuore i suoi animati tanto da voler conoscerli a fondo, ricordandoli con generosità in occasione di compleanni e festività. Le buone abitudini che ci ha lasciato, il modo di stare tra i ragazzi e i giovani e la coscienza che il servizio è gioia, restano tuttora nei nostri gruppi come sua eredità dopo tanto lavoro e impegno. Per sempre grati,

Alberto, David & Lucia per l’Ac Rosà

Vi è mai capitato di incontrare una perso-na e sentirla subito amica da tanto tempo? Ecco, Francesco, è una di queste. Francesco c’è sempre “tutto”, mai a metà, dona la sua fede, o meglio il suo cammino in Gesù insieme a tutto se stesso, offrendo le sue esperienze passate e presenti per donarci la Parola con un entusiasmo disarmante che contagia senza via di scampo. La testa pie-gata da un lato, lo sguardo penetrante con gli occhi socchiusi, la mimica da attore di teatro, l’espressione della voce, ecco in que-sto modo spiega i brani della Bibbia duran-te la formazione a noi catechisti, uno spie-gare non solo con le parole, ma con tutto il corpo, con tutto se stesso. Le sue irrefrena-bili emozioni travolgono e coinvolgono chiunque gli sta attorno, è proprio innamorato della vita, ogni giorno è vissuto nella pienezza, sia questo intriso di dolore o di gioia.Non dimenticheremo mai la sera dell’elezione del Pontefice nella quale doveva farci formazione, ma era così pieno di commozione che non riusciva a parlare di nient’altro che del Papa. Ci raccontava emozionatissimo e felicissimo della scelta di Bergoglio che sentiva particolarmente vicino a sé, e soprattutto ci resterà indelebile la sua esplosione di gioia per la scelta del nome Francesco, proprio come lui. Francesco allegro, un po’ casinaro, che ritroviamo con la voglia di giocare come un bambino, che nelle notti del camposcuola è il primo a tirar matti-na tra scherzi e risate con gli animatori. Non dice mai di no, neanche ad un buon bicchiere (o due) per stare in compagnia e nella leggerezza offrire quell’amicizia che non ti lascia indifferente, ti fa sempre intravvedere quel Qualcosa di più.Ti sa ascoltare, accogliere, mai domande di troppo, sceglie di camminare insieme a te. Tutto questo sempre con una fede vibrante che scuote e stupisce chiunque incontra, con un sorriso sempre presente, anche quando le oc-chiaie lasciano intravvedere sofferenze e momenti difficili. E per questo vogliamo ringraziarti Francesco perché con la tua vita concreta ci hai insegnato giorno dopo giorno ad abbandonarci e ad affidarci a Dio tenendo viva la Speranza. Ti auguriamo di mantenere l’autenticità e la spontaneità di oggi nel cammino instancabile verso Dio, il tuo innamoramento sia sempre così grande da inondare tutti coloro che incontrerai.Grazie di tutto ciò che ci doni.

Daniela e Sergio catechisti di Dueville

Don Francesco con i suoi animati Mattia e Alessandro.

Don Francesco con alcuni giovani, in Perù, al rifugio Huascaran.

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Don Giovanni Refoscodella parrocchia di Trissinoin tirocinio pastorale presso l’Unità Pastorale Monte di Malo

ORDINAZIONI

Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi (2 Cor 4,7)

Non mi viene facile scrivere, vorrei fare silenzio, vivere questo momento in si-lenzio, senza dover dire tante parole. Cosa dovrei dire? Ripeto le parole di san Paolo: porto questo tesoro in un vaso di creta, ho ricevuto un grande dono e lo porto con tutte le mie debolezze e fragilità.

Fra pochi giorni diventerò prete, fa impressione, è un regalo, una straordinaria potenza, in un contenitore fragilissimo… essere prete oggi è una cosa un po’ strana, poco attraente, per niente affascinante agli occhi di tutti, ma vi assicuro che è una avventura stupenda: poter regalare davvero tutta la vita agli altri, per Dio, per incontrare Dio. Soprattutto se nella breve esistenza che ho vissuto finora ho scoperto che la vita, quello che ho, quello che sono, ha senso e valore solo se so regalarlo. Ecco, allora, che poter sognare di donare tutto diventa una straordinaria potenza.

Questo cammino è partito da lontano, più di vent’otto anni fa, quando sono nato, a Trissino, grazie all’amore dei miei genitori Bortolo e Valeria, dei miei fratelli e sorella, cognati e nipoti, e a tanti amici…è nato da tanto amore ricevu-to dalle persone care vicine e lontane, dai poveri delle Ande del Perù, dai com-pagni di seminario di Pomallucay e di Vicenza, dalle comunità parrocchiali di Trissino e Monte di Malo, dagli amici dell’Operazione Mato Grosso, e dai miei compagni diaconi Francesco, Luigi, Nicola, Stefano e Samuele.

Questo cammino è un dono, un dono d’amore, che aiuta a superare tutte le difficoltà, anche quelle che sembrano insormontabili. Spero che la mia vita da prete possa essere, almeno un po’, un restituire questo amore, donarlo ad altri. Affidiamoci fiduciosi all’amore di Dio che non ci abbandona e non delude.

don Giovanni Refosco

Don Giovanni con i genitori Bortolo e Valeria.

Giovanni con i suoi familiari (genitori, fratelli, sorella, cognati e nipotini).

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Dicono di lui...

Caro don Giovanni,

ti abbiamo conosciuto negli anni nei quali hai scoperto quanto sia importante lasciare entrare le persone povere, le persone in difficoltà e gli ideali grandi. Era chiara la formazione e l’educazione della tua famiglia che ti ha preparato bene a queste scoperte. Questo desiderio di conoscere e di vive-re una vita buona, ti ha portato a correre, a metterti in gioco con il tuo tempo, con le tue energie e con il tuo cuore.Sei riuscito ad andare a conoscere i poveri del Perù di persona, quei poveri tanto nominati dai tuoi amici del grup-po dall’Operazione Mato Grosso con i quali regalare gli anni più belli e spensierati.Ma non ti bastava, volevi correre di più e così il passo si fa più spedito e deciso fino a decidere di scommettere tutta la tua vita dietro a quell’invito straordinario:” … vieni e seguimi…”…e così il desiderio di dare tutto ti faceva affrontare un’altra lunga stagione di studi, …ma il sogno grande prendeva forma e ancora più velocità: “…Voglio fare il prete tra i poveri!”“…Desidero lasciarmi usare dalla loro sete di Dio e di Vita.”“…Desidero far conoscere l’Amore attraverso la Carità.”Immaginiamo i tuoi pensieri e il tuo entusiasmo nel progettare una vita per Dio, …a tutta velocità, prendendo la rincorsa per fare un grande salto e arrivare in quelle terre lontane, le terre di missione, dove la vita ha il sapore del tempo e la semplicità dei poveri accende sempre il dilemma profondo su ciò che stiamo perdendo con questa nostra società “sviluppata”. …Ecco d’improvviso la nebbia, non senti più la strada, sei sospeso nel vuoto. La tua salute precipita e la tua vita cambia. Ti ritrovi nel lettino per la dialisi, …fermo, ad aspettare che passino quelle interminabili ore. Sei riuscito a superare la voragine apertasi sotto i tuoi piedi perché stavi correndo forte. Hai sentito che ora sotto di te la base è cambiata, che devi appoggiare bene i piedi, che devi chie- dere una mano,…hai sentito che non è più come prima. Ti ritrovi in salita, la strada è diventata un sentiero, devi aggrapparti, …che senso ha tutto questo?... Ti abbiamo visto in difficoltà, caro Giovanni, ma abbiamo anche visto in te la forza tenace di andare e di approfondire il significato di tutto ciò, perché la scelta di seguire Gesù ha radici ben più profonde dei nostri confini, ragiona-menti o intuizioni. C’è una parte di mistero che non viene da te, che ti prende per mano e ti chiede di lasciarti condurre. Abbiamo conosciuto con piacere il bene che i tuoi superiori ed educatori ti hanno sempre regalato e ancor di più ora, cercando di rendere meno brusco il cambio di quotidianità che la vita ti ha chiesto. Così un giorno, poco prima di Natale, sei arrivato a Monte di Malo, per prestare il servizio diaconale nella parrocchia, accolto da don Lino. Sei arrivato in canonica a condividere con noi questo progetto di servizio ai gio-vani e ai poveri. Siamo qui ad accompagnarti e a lasciarci coinvolgere dal tuo entusiasmo ritrovato. Grazie Giò.

Massimo e Rossella, Anna, MariaElena, Renato, Nancy e Christian, Laura, Alessandro, Sara, Daniele e Paola

Ci riposeremo solo quando saremo in paradiso

Non sembra una preghiera… ma può diventarlo..È una frase pesante, piena di determinazione, di coraggio e di convinzione.L’ho letta sul diario di Giovanni, al liceo… Scritta di sua mano come fosse una regola per la vita, quasi un comandamento. Riassume ancora benissimo la voglia di vivere una vita piena, di non risparmiarsi, di non farsi sconti o giustificarsi, di vivere una battaglia che duri tutta la vita! Per tanti anni la battaglia è stata la rivoluzione dell’OMG: combattere l’egoismo che rovina il mondo, ma partendo dal proprio… Regalando il proprio tempo libero, le energie, i soldi ai poveri lontani del Sud America; attraverso i campi di lavoro in Italia e l’affidarsi a per-sone amiche per le scelte più importanti. Fare gruppo, fare i campi di lavoro, il desiderio di fare il parroco in Perù … ora la vita gli chiede di essere sacerdote in Italia. È una dimensione differente, il contesto è diverso ma tutti, in ogni angolo del mondo, abbiamo bisogno di bravi pastori che siano anche dei padri buoni, che ascoltino, che accolgano, che insegnino a perdonare, che diano fiducia e speranza… Il liceo è finito da un pezzo, ma la “Scuola” non finisce mai: Signore aiuta noi allievi a superare i nostri maestri, e a vivere bene ogni minuto che ci doni!

Damiano Peruffo

Alcuni degli amici che vivono in canonica a Monte di Malo (dall’alto, Alessandro, Rossella, Laura, Cristian, Nency e Massimo).

Giovanni in Perù, con Benancio, muratore,

costruendo una scuola.

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Don Nicola Spinatoda Isola Vicentinain servizio all’Unità Pastorale di Trissino

ORDINAZIONI

“La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”(Gv 15,11)

Aprite, spalancate le porte a Cristo!

Un giorno di nove anni fa, uno come tanti altri, scendevo rapido nel sottopasso della stazione di Padova. Un normale giorno di novembre, da studente di Storia. Attorno a me un viavai inarrestabile e caotico. Mi fermai. Come uno scoglio in mezzo alla corrente dell’oceano, lasciai che le onde mi travolgessero. Da un po’ di tempo ero scosso da tanti pensieri, interrogativi profondi che attendevano ri-sposte. Grandi avvenimenti erano accaduti: conseguita la Maturità Linguistica al Pigafetta, ottenuta la patente di guida, inaugurata l’esperienza universitaria. Però, qualcosa giaceva di inascoltato, nell’intimo della mia anima.

Mi arrestai, così, in mezzo alla fiumana di frettolosi e mi lasciai invadere dalle domande, mentre osservavo curioso la folla che vagava fra un treno e l’altro: dove vanno? Cosa fanno? Perché corrono? Ed io, cosa ci faccio qui? Qual è il posto giusto per me? Cosa posso essere io per loro? E lì mi ricordai di quella parola di Gesù che mi aveva sconvolto, qualche giorno prima: “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà” (Mc 8,35). Chi osa promettermi così tanto, o Gesù? Te solo.

In agosto, mamma mi aveva regalato una Bibbia, presa nel santuario di Santa Ma-ria del Cengio, ad Isola Vicentina, il mio paese natale. Dapprima l’avevo trascu-rata, ancora immerso in un abbandono quasi ostile della religione, instauratosi dopo la mia Cresima. Tuttavia, a poco a poco mi sentii attirato da quel grosso libro rosso che stazionava impolverato sulla mia scrivania, e presi a sfogliarlo. Lì, una Buona Notizia insospettata mi venne incontro, un Evangelo d’amore, di co-

raggio e di speranza, che mai avevo conosciuto prima. Mi affascinava sempre più, pur destando in me anche dubbi: come fidarsi di quella Parola che veniva da così lontano? L’unico modo per saperlo era diventare un amico assiduo di quel Gesù che parlava anche a me.

“Vi ho detto questo perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11): Tu, o Gesù, ti stavi prendendo cura della mia gioia! Ma dove la potevo trovare? Con la sete di cercarti, mi misi a seguirti; ri-tornai a Messa, con stupore e regolarità, dalla prima domenica di Avvento del 2004. Poi, passo dopo pas-so, di scoperta in scoperta, Tu mi hai condotto in una Terra Promessa di vita abbondante e gioiosa. Il rientro nella mia parrocchia, il discernimento al “Mandorlo”, la formazione in Seminario, il tirocinio a Trissino, il Diaconato ed ora, addirittura, il Presbiterato, a soli 28 anni. Doni enormi, inaspettati, che mi spingono a fare della mia vita un dono, nel nome del Signore Gesù, crocifisso e risorto, nella sua Chiesa. Testimo-nio in prima persona che è proprio vero che “Gesù non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centu-plo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita” (Benedetto XVI, 24 aprile 2005).

don NicolaDon Nicola con i suoi genitori Claudio e Ombretta dopo l’Esame di Baccalaureato il 21 maggio 2012.

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Dicono di lui...

«Ognuno possiede lo Spirito Santo tanto quanto ama la Chiesa di Dio» (S. Agostino)

Il nostro rapporto con don Nicola è sempre stato caratterizzato da grande amicizia, stima e collaborazione. Come animatore e come amico, è stato per noi e per la nostra parrocchia un punto di riferimento significativo, grazie alla sua disponibilità, alla sua capacità di capire le esigenze degli altri, di affrontare con pazienza le situazioni di conflitto. É una persona con cui è difficile non andare d’accordo, perché è un ragazzo semplice e spontaneo, con cui si può scherzare e allo stesso tempo parlare di cose serie. Quando parli con lui, ti senti ascoltato, nel vero significato del termine: abbiamo sempre apprezzato il suo grande rispetto e la sincerità con i quali si avvicina e accoglie ogni persona. Abbiamo gioito con lui per i traguardi raggiunti in questi anni e siamo ancora più felici di vederlo oggi diventare sacerdote. Il nostro augurio è che possa testimoniare sempre l’Amore di Cristo mettendosi al servizio della Chiesa e di quanti la compongono, offrendo la sua vita nel servizio dei più deboli. Federica Pellizzaro,

animatrice Giovanissimi ad Isola, con la sua famiglia

La bellezza dell’amiciziaGinevra, nostra figlia, compie 9 mesi. E passato cosi in fretta il tempo da quand’è nata, che risulta difficile crederci. La prima bambina che tu, don Nicola, hai benedetto e battezzato. É passato veloce il tempo dalla sua nascita, ed è passato veloce anche da quando ci hai detto che avresti intrapreso la strada del sacerdozio. La nostra amicizia è nata al liceo, dove ne abbiamo passato delle belle. Poi la tua scelta, come un fulmine a ciel sereno. Non ne-ghiamo che non ci fossero stupore ed incertezza per questa tua decisione che sembrava affrettata. Eppure, caro Spina, giorno dopo giorno, discorso dopo discorso, ci dimostravi che la consapevolezza di te e del tuo cammino si concretizzava sempre più, rimanendo fermo nella tua certezza di diventare discepolo del Signore anche davanti alle continue provocazioni che ti venivano presentate. Ti dobbiamo ringraziare, perché ci sei stato amico e consigliere fin dalla nostra scelta di unirci in matrimonio. Grazie per aver concelebrato le nostre nozze, grazie per aver benedetto la piccola Ginevra a pochi giorni dalla sua nascita ed per averle poi dato il Sacramento del Battesimo; grazie per averci resi partecipi alla tua commovente Ordinazione Diaconale. Sarà un onore poter partecipare alla tua consacrazione a sacerdote e alla tua prima Messa. Buon cammino, don Nicola, e grazie per la tua amicizia.

Nicola Gasparoni, compagno di classe al Pigafetta, con Laura e Ginevra.

Nicola Spinato, un tipo molto spigliato! Per conoscere meglio Nicola, quando è arrivato a Trissino, lo abbiamo invitato a pranzo assieme ai sacerdoti; lo abbiamo così visto a suo agio, aperto e disponibile al dialogo, non solo con i giovani ma anche con noi più “maturi” e soprattutto con la buona tavola. Una sera è stato con noi all’incontro del gruppo famiglia, lo ha seguito con grande interesse e alla fine ci ha confidato di avere apprezzato molto l›unione e l›impegno delle coppie e l›importanza di queste inizia-tive per la crescita della famiglia nella comunità. Abbiamo poi vissuto con lui il Campo Famiglie in Val d’Algone; insieme abbiamo gustato il gioco, il lavoro, lo scambio di esperienze, la bellezza del confronto tra laici e consa-crati; ci siamo scoperti diversi nei ruoli ma uguali nei bisogni e questo ci ha aiutato a comprendere che una buona amicizia ci migliora e ci rafforza nella vita. Con Nicola è stato facile instaurare tutto questo; il suo naturale senso dell’umorismo, la sua espansività e intelligenza ci hanno conquistati. Sei forte Nicola, lascerai in tutta la comu-nità un grande segno dell’“esserci stato”. Ti auguriamo uno splendido cammino con la tua squadra del cuore (la Chiesa): noi tifiamo per te!

Nadia e Davide Cazzola, animatori di un Gruppo Famiglia a Trissino

Don Nicola con Federica al camposcuola ACR delle medie a Posina nell’agosto 2009.

Don Nicola, Davide, Nadia e altri al Campo Famiglie 2012

in Val D’Algone con le suggestive Cascate di Val di Genova.

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Don Stefano Porcellatodi Bosco di Nantoordinato per la Diocesi di Hùari in Perù

ORDINAZIONI

“Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!”(At 3,6)

Non possiedo “l’argento scintillante” di chi sa “vendersi bene”, di chi sa parlare, di chi sa trascinare. Non possiedo “l’oro pregiato” di chi trabocca di cultura o è ricercato come uno che vale. Non ho grandi tesori di umanità da cui attingere. Ma ciò che ho ricevuto, posso spezzarlo e condividerlo ancora una volta con chi ne ha fame e sete. A 30 anni, nel mio piccolo cammino fatto di sbagli e intuizioni, cadute e nuovi inizi, ferite e cure amorevoli, riconosco il bene di un Padre che mi ha attratto a seguirlo. Cercare Dio, seguire i suoi passi, è l’avventura più sincera ed esagerata che ho trovato, mi ha permesso di varcare i confini di abitudini e sicurezze.

Inseguire il “profumo del bene” mi ha fatto avvicinare a tante persone buone, da ognuno ho potuto “rubare” qualcosa di veramente prezioso. Seguire la fame e sete di Dio mi ha fatto incontrare i poveri: chi ha fame e sete di pane, giustizia e libertà. Ho desiderato tanto dare risposta al loro grido di sofferenza, all’inizio lavorando tanto, mettendo qualcosa di mio. Poi la vita mi ha fatto scoprire la fame e sete più profonda di quello che si può mettere nello stomaco. Continuo a cercare, la direzione mi sembra quella giusta, ne sono talmente convinto da sentire il bisogno di sussurrare alle persone care: “venite, per di qua, cerchiamo insieme da questa parte!” Poco a poco, nella confusione di un mondo sempre più veloce e stordito, intravedo il volto di una persona cara. Non si impone, non segue la gara a chi grida più forte, sa aspettare, accetta i rifiuti, le distrazioni, sa avvicinarsi con tenerezza. La sua vita, la sua morte e la sua risurrezione le riconosco come la risposta più vera alla fame e sete di verità e amore che abita il cuore di molti.

Dopo l’ordinazione presbiterale passerò qualche mese a lavorare assieme ai ra-gazzi nei campi di lavoro dell’Operazione Mato Grosso. Sarà l’occasione per sta-re vicino a molte persone. La concretezza, la condivisione e il lavoro sono alcuni dei doni preziosi ricevuti nell’omg. Questi mesi saranno la rincorsa che mi per-metterà di fare un bel salto in settembre, quando partirò per andare a servire la

diocesi di Hùari, in Perù. Andrò ad aiutare in una parrocchia delle Ande, accanto a un parroco che mi mostrerà come essere padre di tanta gente. La preghiera e l’augurio più bello che vorrei lasciarvi è il Cantico del Magnificat. Dalle parole di Maria passa la lode e la riconoscenza verso un Dio che ama i piccoli, gli umili ed è capace di compiere cose grandi usando la nostra piccolezza. Un Dio di misericordia che accoglie l’uomo con amore vi-scerale, che sa scovare il meglio di ognuno anche quando è sepolto nel peccato. È la gioia della fidu-cia, la profezia di un futuro fecondo di speranza. È uno sguardo che sa vedere oltre le tenebre dei giorni tristi. È la riconoscenza per un Dio attento al grido degli ultimi e fedele alle sue promesse. Il bene più prezioso che possiamo donare è la spe-ranza in un Dio che ci attende a braccia aperte, ha la capacità di rialzarci e farci percorrere orizzonti sconfinati.

don Stefano PorcellatoDon Stefano con i genitori Dino e Flora, il fratello Mirco e la sorella Debora.

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Dicono di lui...

«L’anima mia magnifica il Signoree il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,perché ha guardato l’umiltà della sua serva.D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotentee Santo è il suo nome;di generazione in generazione la sua misericordiaper quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;ha rovesciato i potenti dai troni,ha innalzato gli umili;ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato i ricchi a mani vuote.Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia,come aveva detto ai nostri padri,per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (Lc 1,46-55)

don Stefano Porcellato

Un’avventura per tutta la vita

La nostra amicizia risale ad una decina di anni fa quando, ognuno proveniente da percorsi di vita diversi, si avvicinava al cammino dell’Operazione Mato Grosso (OMG): un movimento (nato nel 1967) che si propone l’educazione dei giovani attraverso il lavoro gratuito per i più poveri di alcuni paesi dell’America Latina. Ci trovavamo durante il tempo libero con altri ragazzi in una cascina a Bosco di Nanto per svolgere i più svariati lavori come raccogliere ferro, spaccare la legna, falciare prati o imbiancare. Giorno dopo giorno abbiamo intra-preso una strada che ci ha portato a scoprire alcuni valori importanti: la fatica, il “dare via” gratis, la coerenza tra le parole e la vita, lo spirito di gruppo, l’attenzione agli altri e il tentativo di voler bene. Ricordiamo quando nel nostro gruppo sognavamo che uno di noi partisse per un periodo di quattro mesi per andare a conoscere i poveri “lontani” per i quali tanto lavoravamo. Stefano è partito per la prima volta nel 2004. Questa scelta e il suo incontro con i poveri ci ha proprio unito ed entusiasmato. Per questo motivo, quando Stefano è tornato dal Perù, ci siamo lanciati in una nuova avventura: iniziare un gruppo a Camisano, spinti dal desiderio di coinvolgere altri ragazzi in questo cammino della carità. Abbiamo trascorso anche noi alcuni mesi in Ecuador e in Perù mantenendo il forte legame con Stefano nel tentativo di accompagnarci in quello che la vita ci stava offrendo. Stefano è stato “testimone” nei nostri rispettivi matrimoni, così ora ci troviamo a pregare e ad accompagnarlo verso questo Sì, un sì grande al Signore e un sì ai suoi cari poveri dell’America Latina.Dieci anni fa senz’altro non avremmo pensato che Stefano un giorno diventasse sacerdote e soprattutto che l’OMG diventasse un’avventura per tutta la vita. Non sarà facile salutarsi fra qualche mese quando partirà per il Perù per diventare “Padre” di tanta gente povera, di tanti giovani. Siamo convinte però, che sarà un piccolo sacrificio per continuare anche a chilometri di distanza, ognuno al proprio posto, a regalare le nostre fatiche per inseguire il sogno di una vita totalmente regalata. In un mondo che di fronte ai tanti problemi porta ognuno a chiudersi in se stesso, la partenza di Stefano è una finestra che si apre al mondo. Sarà uno stimolo per noi e per le nostre comunità a guardare oltre noi stessi, verso chi sta peggio, vicino e lontano.

Laura e Valentina

Il signor Anshy, per don Stefano amico e

maestro di umiltà.

Don Stefano con un gruppo di giovani di Nanto.

Durante l’esperienza in Perù, una bambina di ritorno dai campi.

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Page 16: “Date loro voi stessi da mangiare” - WebDiocesi...divisi in gruppi di 50 persone; dormi-vamo su un letto comune, 50 cm per ciascuno. Abbiamo cercato di fare in modo che ci fossero