Antropologia Culturale Cap. 3 Sistemi economici [modalità ...

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Barbara Miller ANTROPOLOGIA CULTURALE Edizione italiana a cura di Alessandra Broccolini Edizione italiana a cura di Alessandra Broccolini Antropologia culturale 1

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Barbara Miller

ANTROPOLOGIA CULTURALEEdizione italiana a cura di Alessandra BroccoliniEdizione italiana a cura di Alessandra Broccolini

Antropologia culturale1

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Capitolo 3

I sistemi economiciI sistemi economici

Antropologia culturale2

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Capitolo 3 - I sistemi economici

I GRANDI interrogativi

• Quali sono e come si distinguono i cinque principali sistemi di sussistenza?sussistenza?

• In che modo sono correlati al consumo e allo scambio?

• Come stanno cambiando i sistemi di sussistenza, di scambio e consumo nel mondo contemporaneo?

Antropologia culturale3

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L'antropologia economica è un indirizzo di studiodell'antropologia culturale che analizza i sistemieconomici vigenti presso le diverse culture

Capitolo 3 - I sistemi economici

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Il sistema economico è composto da tre diversi elementi: ilsistema di sussistenza, ovvero la produzione o l'acquisizione dirisorse o denaro; il consumo, ossia il loro uso e lo scambio, cioè

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la circolazione di beni o denaro tra individui o istituzioni.

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Sistema di sussistenza

Il modo prevalente di una data cultura per provvedere al proprio sostentamento

Capitolo 3 - I sistemi economici

proprio sostentamento

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Capitolo 3 - I sistemi economici (cont.)

CINQUE PRINCIPALI SISTEMI DI SUSSISTENZA

• CACCIA E RACCOLTA (SISTEMA ACQUISITIVO)

ORTICULTURA• ORTICULTURA

• PASTORIZIA

• AGRICOLTURA

• INDUSTRIALIZZAZIONE E INFORMATIZZAZIONE

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Tabella 3.1 Sistemi di sussistenza.

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Capitolo 3 - I sistemi economici

• La maggior parte dei cacciatori-raccoglitori (circa 250.000 persone) contemporanei vive in quelle che vengono considerate aree marginali, come i deserti, le foreste pluviali e le regioni circumpolari.

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Caccia e raccolta

a)I sistemi acquisitivi o di caccia e raccolta si basano sull'acquisizione di alimenti disponibili in natura attraverso la raccolta, la caccia, la pesca

Capitolo 3 - I sistemi economici

b) Il successo di questo sistema di sussistenza dipende da una conoscenza raffinata dell'ambiente naturale e dei suoi cambiamenti stagionali

c) Quella dei cacciatori-raccoglitori è una strategia estensiva, un sistema di sussistenza che comporta lo sfruttamento temporaneo di ampi territori e necessita di un alto grado di mobilità nello spazio

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Tabella 3.2 Sistemi acquisitivi (caccia e raccolta) degli ambienti temperati e delle zone circumpolari a confronto.

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Sistema di sussistenza basato sulla caccia raccolta

Scopo della produzione: finalizzata all'uso

Divisione del lavoro: basata sulla divisione in base al genere secondo ruolisovrapponibili

Relazioni di proprietà: basati sul diritto d'uso e su rapporti ugualitari e

Capitolo 3 - I sistemi economici

Relazioni di proprietà: basati sul diritto d'uso e su rapporti ugualitari ecollettivi

Uso delle risorse: estensivo e provvisorio

Sostenibilità: alta

Le società di caccia e raccolta sono definite

“società dell'abbondanza”

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Economia e processi naturali

L’uomo vive del suo ambiente; trae dal suo ambiente di vita l’energia e tutte le sostanze che gli sono necessarie per la sopravvivenza e la riproduzione.

Capitolo 3 - I sistemi economici

riproduzione.

Ecologia ed economia sono termini strettamente interrelati.

Ecosistema: sistema vivente in cui convivono molte specie vegetali e animali, in un determinato contesto geo-climatico.

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Ecosistemi

• Gli ecosistemi si distinguono in:

1) ecosistemi generalizzati con numero elevato di specie presenti ma

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con numero limitato di individui per ciascuna specie

2) ecosistemi specializzati con numero limitato di specie presenti ma con numero elevato di individui per ciascuna specie

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La quantità di energia che gli uomini riescono a ricavare dal loro ambiente di vita dipende da:

1) sistema economico

Capitolo 3 - I sistemi economici

2) livello tecnologico

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• L’orticoltura è un sistema di sussistenza basato sullacoltivazione di piante domestiche attraverso l’uso diattrezzatura manuale. La si può definire anche coltivazione

itinerante per la necessità della rotazione dei terreni.

• Alla produzione orticola sono spesso affiancati la caccia e laraccolta e lo scambio con i prodotti animali dei pastori.

• L’orticoltura è ancora praticata da molte migliaia di persone intutto il mondo.

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Tabella 3.3 Cinque fasi dell’orticoltura.

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Sistema di sussistenza basato sull'orticoltura

• Scopo della produzione: finalizzata al sostentamento dei gruppi familiari riuniti in piccoli villaggi semipermanenti

• Divisione del lavoro: divisione netta dei ruoli per genere ed età

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• Relazioni di proprietà: diritti d'uso più formalizzati e rapporti tendenzialmente ugualitari e collettivi

• Uso delle risorse: estensivo e itinerante• Sostenibilità: alta

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• La pastorizia è un sistema di sussistenza basato sull’allevamento di bestiame e sull’uso dei loro prodotti, per esempio carne e latte. esempio carne e latte.

• È praticata da molto tempo nel Medio Oriente, in Africa, in Europa e nell’Asia Centrale.

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Sistema di sussistenza basato sulla pastorizia

• Scopo della produzione: finalizzata al sostentamento dell'unità produttiva di base

• Divisione del lavoro: basata sull'età e il genere

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• Relazioni di proprietà: il concetto di proprietà si applica agli animali e di solito si eredita per linea di discendenza maschile; le aree di pascolo e le vie di transumanza sono regolati da diritti d'uso

• Uso delle risorse: estensivo• Sostenibilità: alta quando vi sono ampi spazi disponibili per le

migrazioni

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• L’agricoltura è un sistema di sussistenza che prevede la coltivazione di raccolti su appezzamenti di terreno permanenti e la pratica dell’aratura, dell’irrigazione e della fertilizzazione.

• Richiede una raffinata conoscenza dell'ambiente, delle piante e degli animali, dei diversi tipi di suolo, dell'andamento delle precipitazioni delle tecniche e dei materiali per difendere le piante dai parassiti.

• Diversamente dalla caccia-raccolta, dall’orticoltura e dalla pastorizia, l’agricoltura è un’attività intensiva poiché richiede l'uso continuativo dello stesso suolo e delle stesse risorse.

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• Agricoltura a conduzione familiare →→→→ forma di produzione agricola di misura ridotta, sufficiente al sostentamento di una famiglia e a dotarla di alimenti da poter vendere.

•••• Agricoltura industriale capitalistica →→→→ sistema di produzione agricola basato sull’impiego di ingenti capitali e, piuttosto che sulla forza lavoro di animali ed esseri umani, sull’uso di macchinari e fertilizzanti chimici (Barlett 1989).

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Agricoltura a conduzione familiare

• Divisione del lavoro: l'unità di base per la produzione è la famiglia e il genere e l'età sono criteri importanti dell'organizzazione del lavoro – sistemi agricoli a conduzione femminile

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• Rapporti di proprietà: chiara definizione della proprietà e del trasferimento dei diritti di successione

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Un esempio di agricoltura a conduzione familiare negli altopiani dell’Ecuador. Un uomo è intento ad arare, mentre le donne della sua famiglia lo seguono, spargendo patate da semina.

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Tabella 3.4 Tre ipotesi che spiegano la predominanza degli uomininell’agricoltura a conduzione familiare.

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Azienda agricola

• Grande impresa agricola che produce esclusivamente raccolti destinati alla vendita ed è posseduta e gestita da società che si affidano esclusivamente a lavoratori salariati

Capitolo 3 - I sistemi economici

si affidano esclusivamente a lavoratori salariati

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3 caratteristiche dell'agricoltura industriale

• Impiego di tecnologie complesse• Maggiore impiego di capitale• Maggiore impiego di fonti di energia

Capitolo 3 - I sistemi economici

• Maggiore impiego di fonti di energia

L'agricoltura intensiva non è un sistema sostenibile

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Tabella 3.5 Tre caratteristiche dell’agricoltura industrialee corrispondenti ricadute sociali.

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Mezzadria in Italia

• Mezzadria: dal latino tardo “che divide a metà”• Sistema di conduzione e tipo di contratto agrario per cui il

concedente, cioè il proprietario di un fondo, e il mezzadro in proprio,

Capitolo 3 - I sistemi economici

quale capo di una famiglia colonica, si associano per la coltivazione di un podere e per l’esercizio delle attività connesse, al fine di dividere a metà, o in quote leggermente diverse, i prodotti e gli utili derivanti dal podere stesso.

• Nel 1964 è stato introdotto in Italia il divieto di stipulare nuovi contratti di mezzadria e l’obbligo, a determinate condizioni, di trasformare in affitto i contratti di mezzadria precedentemente stipulati.

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Capitolo 3 - I sistemi economici

• Il sistema caratterizzato da industrializzazione e

informatizzazione procura le risorse necessarie alla sussistenza ricorrendo all’impiego di massa di forza lavoro in operazioni d’affari e commerciali e attraverso la creazione, manipolazione, gestione e trasferimento di informazioni per mezzo di media elettronici.

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2 significati del termine consumo:

• corrisponde all'input: utilizzo dei beni in senso stretto

• corrisponde all'output: investimento o uso di risorse per ottenere

Capitolo 3 - I sistemi economici

• corrisponde all'output: investimento o uso di risorse per ottenere determinati beni

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Domanda e offerta

• Le diverse tipologie di consumo si distinguono sulla base delle diverse relazioni tra:

Capitolo 3 - I sistemi economici

• Domanda: quello di cui si ha bisogno o si desidera

• Offerta: le risorse disponibili per soddisfare la domanda

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Capitolo 3 - I sistemi economici

MODELLI DI CONSUMO

Minimalismo: modello di consumo che valorizza la semplicità; ècaratterizzato dalla presenza di una domanda di beni di consumoscarsa e limitata e dalla possibilità di ottenerli in modo semplice escarsa e limitata e dalla possibilità di ottenerli in modo semplice esostenibile

Consumismo: modello di consumo nel quale la domanda èabbondante e illimitata e non ci sono sufficienti mezzi persoddisfarla. Le risorse vengono dilapidate per soddisfare ladomanda. Caratterizza le culture industrializzate-informatizzate

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Modelli di consumo: caccia e raccolta

Modello di consumo: minimalismo, esigenze limitate

Organizzazione sociale del consumo: egualitarismo, condivisione;

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consumo di prodotti personalizzati

Principali voci di spesa: esigenze primarie

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Modelli di consumo: industrializzazione/informatizzazione

Modello di consumo: consumismo, esigenze illimitate

Organizzazione sociale del consumo: disuguaglianza di classe, consumo di prodotti spersonalizzati

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consumo di prodotti spersonalizzati

Principali voci di spesa: affitto, tasse, beni di lusso

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Sistemi di scambio

Scambio: trasferimento di qualcosa (beni o servizi) tra persone,gruppi o istituzioni. Gli oggetti dello scambio, le occasioni e isignificati attribuiti a tali attività dai diversi gruppi umani possono

Capitolo 3 - I sistemi economici

essere di volta in volta diversi

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2 principali sistemi di scambio

Scambio equilibrato: sistema di scambio il cui obiettivo è giungere, immediatamente o in futuro, al loro bilanciamento fra i partner coinvolti

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Scambio squilibrato: sistema di scambio in cui una delle parti coinvolte ha l'obiettivo di trarre profitto

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Modelli di scambio: caccia e raccolta

Sistema di scambio: scambio equilibrato

Organizzazione sociale dello scambio: in piccoli gruppi, face-to-

Capitolo 3 - I sistemi economici

Organizzazione sociale dello scambio: in piccoli gruppi, face-to-face

Catagoria primaria dello scambio: il dono

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Modelli di scambio: industrializzazione/informatizzazione

Sistema di scambio: scambio di mercato

Organizzazione sociale dello scambio: transazioni commerciali

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Organizzazione sociale dello scambio: transazioni commerciali anonime

Categoria primaria dello scambio: vendita

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Scambio equilibrato

Reciprocità generalizzata: forma di scambio i cui partecipanti si preoccupano meno, a livello cosciente, di ottenere un guadagno in termini materiali o di ricevere qualcosa in cambio

Dono disinteressato: bene elargito in assenza di qualsiasi aspettativa di

Capitolo 3 - I sistemi economici

ottenere una ricompensaReciprocità attesa: scambio di beni o servizi che si ritiene abbiano lo stesso

valore tra persone dotate di un simile status sociale (es. il kula delle isole Trobriand)

Ridistribuzione: forma di scambio in cui un individuo raccoglie donazioni in beni o denaro dai membri di un dato gruppo e in futuro li ricompenserà organizzando eventi pubblici in cui sono previste ulteriori donazioni (es. il moka di Papua Nuova Guinea)

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Scambio squilibrato

Scambio di mercato: compravendita di beni in condizioni di competitività. Il valore dei beni è determinato dalle forze della domanda e dell'offerta

Capitolo 3 - I sistemi economici

Mercato: luogo in cui avviene la compravendita

Commercio: scambio formalizzato di un bene con un altro in base a parametri di valore prefissati

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Altre forme di scambio squilibrato:

Il gioco d'azzardo: tentativo di ricavare un profitto sfidando la fortuna in un gioco

Capitolo 3 - I sistemi economici

Il furto: è l'opposto logico del dono disinteressato

Lo sfruttamento: si basa sull'ottenimento di qualcosa di maggiore valore rispetto a quanto si ottiene in cambio

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Tabella 3.6 Sistemi di sussistenza, consumo e scambio.

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Tabella 3.7 Lo scambio in sintesi.

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Capitolo 3 - I sistemi economici

• Nel capitalismo industriale la maggior parte dei beni non è Nel capitalismo industriale la maggior parte dei beni non è prodotta per soddisfare bisogni primari, ma per venire incontro alla domanda di beni non essenziali da parte dei consumatori.

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IL paradigma del dono

Parlare di dono oggi nel mondo occidentale potrebbe apparire comequalcosa di anacronistico.Nella società capitalistica l’uomo si è abituato a comprare quasi tutto e ildono ha un ruolo marginale nella sua vita.

I regali, nelle società ricche trovano posto in occasioni ben precise: ilcompleanno, Natale, un matrimonio, e cosi via; ed anche in quellecompleanno, Natale, un matrimonio, e cosi via; ed anche in quelleoccasioni il regalo sembra rappresentare un problema più che un piacere.Cosa compro? Il mio regalo sarà adeguato? Piacerà?Ma il valore del dono va al di là di quello che comunemente la gente pensa.Ha una funzione sociale importantissima che è quella di creare

legami.

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La circolazione della ricchezza attraverso scambi rituali di doni

Malinowski e il Kula delle Trobriand

Boas e il potlatch presso i Kwakiutl della costa occidentale del Canada

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Il dono presso i Kwakiutl

Il gruppo dei Kwakiutl dell’isola di Vancouver, nell’America Nord-occidentaleè stato studiato dagli antropologi fin dal XIX° secolo. L’economia di questopopolo si basava sulla pesca e la lavorazione del pesce, in particolaremerluzzo, salmone e balena. L’immensa disponibilità di pesce nel loroterritorio ha reso questo popolo molto ricco. A differenza delle cultureoccidentali dove la ricchezza tende ad essere accumulata e conservata, traoccidentali dove la ricchezza tende ad essere accumulata e conservata, trai Kwakiutl la ricchezza si dimostra regalando. Il prestigio, dunque, sta nelpotere di donare in maniera dispendiosa. Questa forma di dono è statastudiata da Mauss ed è denominata potlatch. Mauss definisce il potlàc laforma arcaica dello scambio rigettando l’opinione comune che sia il barattola forma primitiva di scambio.

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Chi è più ricco, quindi, più dona. Ma cosa significa donare presso i Kwakiutl?Significa sostanzialmente dimostrare la propria superiorità umiliando chiriceve il regalo, significa sfidare:

“Esso (il potlàc) esclude ogni mercanteggiamento e, in generale, è costituito“Esso (il potlàc) esclude ogni mercanteggiamento e, in generale, è costituitodaun considerevole dono di ricchezze ostensibilmente offerte con il fine diumiliare, di sfidare o di obbligare un rivale. Il valore di scambio del donorisulta dal fatto che il donatario, per cancellare l’umiliazione e raccogliere lasfida, deve soddisfare all’obbligo da lui contratto in occasionedell’accettazione, di rispondere ulteriormente con un dono più importante,cioè di restituire ad usura” (G. Bataille, Il dispendio, 1997, p.65).

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“Queste tribù, molto ricche, [...] trascorrono l’inverno in una festa continua:banchetti, fiere e mercati che costituiscono al tempo stesso l’assembleasolenne della tribù. [...] Ma ciò che è notevole nelle tribù di cui cioccupiamo è il principio della rivalità e dell’antagonismo che domina sututte queste usanze. Si arriva fino alla battaglia, fino alla messa a mortedei capi e dei nobili che così si affrontano. Si giunge, d’altra parte, fino alladistruzione puramente suntuaria delle ricchezze accumulate, per oscurare ilcapo rivale e, nello stesso tempo, associato (d’ordinario, nonno, suocero ocapo rivale e, nello stesso tempo, associato (d’ordinario, nonno, suocero ogenero). C’è prestazione totale nel senso che è tutto il clan che contrattaper tutti, per tutto ciò che possiede e per tutto ciò che fa, tramite il suocapo. Ma tale prestazione assume, per parte del capo, un andamentoagonistico molto spiccato. Essa essenzialmente usuraria e suntuaria; siassiste,prima di ogni altra cosa, a una lotta dei nobili per assicurarsi unagerarchia da cui trae un ulteriore vantaggio il loro clan” (M. Mauss, Saggiosul dono, 2002, p. 10).

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Nel potlatch è possibile sfidare un altro capo attraverso spettacolaridistruzioni di ricchezza. Si tratta di rituali nei quali le distruzionirappresentano un sacrificio religioso offerto agli antenati:

“Tutto il sistema economico della costa nord-occidentale era al serviziodi questa ossessione. Un capo aveva due modi per ottenere lavittoria a cui ambiva. L’uno consisteva nel gettare vergogna sulrivale donandogli molto di più di quanto lui potesse restituire conl’interesse richiesto. L’altro consisteva nella distruzione di beni.[...]” (R. Benedict, Modelli di cultura, 1970, p. 195).

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Nella cultura Kwakiutl donare è un obbligo. Il capo perde la sua autorità se nondimostra, sperperando ricchezza, di essere protetto dagli spiriti della fortuna. Nellatribù Kwuakiutl, così come in altre tribù del nord-ovest americano, perdere ilprestigio equivale a perdere l’anima.

Tuttavia anche ricevere comporta un obbligo. Non si ha il diritto di rifiutare un dono,sarebbe come dire in pubblico che si ha paura di ricambiare e perdere il proprioposto nella società. Oppure, al contrario, potrebbe simboleggiare la presunzione dichi si ritiene già invincibile. Bisogna accettare la sfida.

Se donare e ricevere sono un obbligo, ricambiare lo è ancora di più. Nella restituzione

c’è l’essenza del potlàc. Se non si ricambia ciò che si è ricevuto o non si distruggeun valore equivalente si perde la propria dignità davanti a tutta la tribù e persempre. Si perde il proprio rango e persino la propria libertà. La pena è la schiavitùper debiti. Normalmente, però, non basta restituire l’equivalente di quanto ricevuto.Presso queste società l’obbligo di restituzione è ad usura, ed il tasso di interesseparte dal 30% fino ad arrivare al 100% l’anno. Quindi, se ricevo quest’anno unacoperta per il matrimonio di una figlia vuol dire che devo restituirne due l’annoprossimo.

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Il kula delle isole Trobriand

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Il kula è uno scambio simbolico di doni effettuato nelle isole Trobriand(nell'Oceano Pacifico) tra le popolazioni di queste isole ed è basatosu un rapporto di fiducia.

I partecipanti compivano viaggi anche di centinaia di chilometri incanoa per scambiarsi doni che consistono in collane di conchiglie

Il circuito del Kula

canoa per scambiarsi doni che consistono in collane di conchiglie

rosse (soulava), scambiate in direzione nord (il viaggio è in cerchioe segue il movimento delle lancette dell'orologio) e braccialetti di

conchiglia bianca (mwali), scambiati in direzione sud. Dunque loscambio può avvenire solo tra oggetti diversi: braccialetti percollane e viceversa.

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La funzione dello scambio rituale

Gli oggetti dovevano circolare in continuazione, restando nelle manidel possessore solo per un periodo limitato di tempo e venivano poibarattati nel corso di visite che gli abitanti delle isole siscambiavano periodicamente. I preparativi per la partenza e gliscambi erano fortemente e rigidamente ritualizzati ma durante ilviaggio per gli scambi di tipo kula avveniva anche un commercioviaggio per gli scambi di tipo kula avveniva anche un commerciomeno simbolico con il quale venivano scambiati oggetti ed alimentidi uso comune. Lo scambio rituale infatti ha il compito di

instaurare un rapporto di fiducia, base necessaria dello scambiomateriale.

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HOMO OECONOMICUS

L’età moderna è stata caratterizzata dal modello dell’homo oeconomicus che, apartire da Locke, vede l’interesse come l’impulso dominante di un individuoautonomo e autoaffermativo, il legame sociale come prodotto di rapporti contrattualie l’ordine come effetto di scelte razionali.

L’economia classica e alcune correnti della filosofia concordano nell’affermare che,affinché la società funzioni bene, ciascuno deve perseguire il proprio interesseegoistico.

Tra queste correnti filosofiche la più incisiva è stata la dottrina filosoficadell’utilitarismo, concepita da Jeremy Bentham, il quale definì l'utilità come ciò cheproduce vantaggio e che rende minimo il dolore e massimo il piacere. La teoria diBentham fu ripresa dal suo allievo John Stuart Mill che relativizzò la quantità dipiacere al grado di raffinatezza dell'individuo: una persona, posta di fronte ad unascelta fra n alternative sarà portata a scegliere quella che ne massimizza la felicità.

Finalità della giustizia è la massimizzazione del benessere sociale, quindi lamassimizzazione della somma delle utilità dei singoli, secondo il noto mottobenthamiano: “Il massimo della felicità per il massimo numero di persone.”

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L'Economia Classica: Adam Smith

In campo economico, determinante è stato il contributo di Adam Smith, fondatoredella scuola classica. Per Smith un sistema di libera iniziativa economica, nel qualeciascuno è libero di promuovere i propri interessi, era il più adatto a procurare ilmaggior beneficio possibile sia per l’individuo sia per la società. Lo sforzodell’individuo di perseguire esclusivamente il proprio interesse egoistico determina,secondo Smith, il massimo benessere per lui e per gli altri

L’uomo ha un’innata tendenza alla socialità e al perseguimento dei propri bisogniL’uomo ha un’innata tendenza alla socialità e al perseguimento dei propri bisogniattraverso lo scambio con gli altri. E’ l’interesse egoistico e non la benevolenza adessere produttivo di benessere.

Secondo questa impostazione, non solo il comportamento economico è guidato dalself interest ma si ipotizza anche che l'individuo, in quanto razionale, sia sempre ingrado di riconoscere e perseguire il proprio interesse, cioè sia capace di individuare imezzi più appropriati per raggiungere il suo fine. In questo senso la razionalità è

strumentale

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La genesi del legame sociale

Nelle scienze sociali esistono due paradigmi fondamentali: il primo, definitoutilitarista o individualismo metodologico, concepisce l’uomo cometeso a conseguire il proprio interesse personale. Questa caratteristicaumana sarebbe preesistente alla volontà dell’individuo. Il secondoparadigma è quello definito da Durkheim come paradigma collettivista oparadigma è quello definito da Durkheim come paradigma collettivista oolistico. Esso vede l’individuo assoggettato alle regole della sua cultura esocietà, delle quali è il prodotto. Cultura e società preesistono all’individuo.Ma cultura e società non sono forse generate dagli individui?

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Il paradigma del dono: Alain Caillé

Alain Caillé si inserisce in questo dibattito affermando che entrambi iparadigmi non forniscono una spiegazione plausibile alla questione dellagenesi del legame sociale e propone l’assunzione di un terzo paradigma,il paradigma del dono. Il dono, dice Caillé, istituisce rapporti diobbligazione reciproca e costituisce le basi della società.

Secondo questa prospettiva, beni e servizi non avrebbero più soltantoSecondo questa prospettiva, beni e servizi non avrebbero più soltantovalore di scambio, cioè un valore commerciale e neppure più solo un valored’uso, determinato dai bisogni che si riescono a soddisfare. Beni e serviziassumono sotto questa luce un nuovo valore, il valore di legame. Ilvalore del bene/servizio va oltre a quello finora identificato, diventando,attraverso il dono, promotore di relazioni sociali. Il legame creato diventapiù importante del bene/servizio scambiato.

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Il dispendio: Georges Bataille

Georges Bataille, seppure con argomenti diversi, si oppone fermamente al principio classico

dell’utilità. La vita umana per Bataille non può accontentarsi di una logica dell’utile, ma ha a suofondamento un bisogno di perdita e di dono, rimosso dall’odierna società borghese. L’utilitarismoriduce l’esistenza umana alla logica quantitativa della produzione, acquisizione e consumo di benicausando un radicale impoverimento, in quanto l’esistenza stessa viene privata del suo senso piùprofondo.

A fondamento della vita dell’uomo non esiste solo la mera legge della necessità ma anche l’Eros,l'energia che preme per trovare spazi di espressione. Altrimenti non si spiegherebbero tutti ifenomeni accomunati dal principio della perdita legati dall’idea di consumo improduttivo e diperdita senza contropartita quali il lusso, i culti, la poesia o l’erotismo.

Tutte queste attività richiedono sacrificio, che etimologicamente significa, dice Bataille, produzionedi cose sacre. Bataille, quindi oppone il dispendio all’utile, la produzione al consumo e infine ilsacro al profano. Sono tutti fattori che tengono unita la società, attività creatrici di unità ecoesione sociale. Divieto e trasgressione, come sacro e profano sono, per Bataille, non solocomplementari ma anche indispensabili ai fini del mantenimento dell’equilibrio sociale eindividuale. Bataille individua nel potlatch la forma primitiva della dépense e del sacro.

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Definizione di dono

Gli esseri umani non agiscono sempre seguendo ragioniutilitaristiche. Ma neppure in maniera completamente gratuita. Ildono non è mai gratuito. Chi dona si aspetta qualcosa in cambio.

“Definiamo dono ogni prestazione di beni o servizi effettuata, senzagaranzia di restituzione, al fine di creare, alimentare o ricreare ilgaranzia di restituzione, al fine di creare, alimentare o ricreare illegame sociale tra le persone” (J. T. Godbout, Lo spirito del dono,1993, p. 30).

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Dono e scambio mercantile: differenze

Cosa differenzia il dono dallo scambio mercantile?

Gli aspetti discriminanti rispetto allo scambio mercantile sono almeno tre:

1) Il primo concerne la libertà. Il dono è libero, non vi è nessun vincolo e nessun contratto che ci spinga adonare o a ricambiare. E’ vero che un obbligo di ricambiare esiste, ma mai questo obbligo può essereparagonato a quello contrattuale dello scambio commerciale. Mentre la violazione di quest’ultimo èperseguibile legalmente e penalmente il primo obbligo si configura come dovere squisitamente morale,pertanto non sanzionabile legalmente. L’assenza di coercizione e di costrizione a sì che il dono sia unascelta.

2) La seconda differenza riguarda la valutazione che facciamo dell’altro. A differenza dello scambio2) La seconda differenza riguarda la valutazione che facciamo dell’altro. A differenza dello scambiomercantile nel dono non esistono garanzie. Questo presuppone ed alimenta fiducia in chi dà e in chiriceve. Ad esempio per ciò che concerne il valore del bene/servizio donato. Infatti, al contrario delloscambio mercantile, che si basa sull’equivalenza dei beni scambiati, non esistono garanzie diequivalenza nel dono o di restituzione dello stesso.

3) L’ultimo aspetto riguarda ancora il rapporto di reciprocità che si instaura attraverso il dono. Loscambio mercantile è incentrato sull’abolizione del debito: al termine della transazione le parti risultanorispettivamente proprietarie del bene scambiato e prive di obblighi nei confronti dell’altra parte. Il dono,al contrario, induce all’indebitamento. Infatti, la dimensione prolungata nel tempo nella restituzione deldono crea un debito che mantiene attivo il legame tra le due o più parti.

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I tre aspetti del dono

L’atto del donare non è un momento unico, ma è costituito daalmeno tre parti:

donare, ricevere e ricambiare

il dono.

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DONARE

Nella lingua italiana, i termini “dono” e “regalo” siamo soliti associarli a un atto gratuito, mentre il dono

è tutt’altro che gratuito. La parola “regalo” in verità contiene il “rovescio della medaglia” del donare,ovvero la creazione del debito. Anche quest’ultimo termine, debito, in italiano sembra essere relegatoquasi esclusivamente alla sfera economica o, se riferito a rapporti privati, ha spesso una connotazionenegativa. Sembra quasi che si voglia inconsciamente negare la possibilità di potersi trovare in quellostato che invece è normale nei rapporti comuni tra persone, anche se non viene percepito come tale. Lostato di debitore, appunto.

Tra genitori e figli, tra amici, nella coppia si dona a volte di più di quanto si riceva, ma non per questo cisi sente creditori o debitori. Il dono è uno strumento indispensabile nella creazione e nel

mantenimento dei rapporti: la situazione di squilibrio che si viene a creare permette che la relazionemantenimento dei rapporti: la situazione di squilibrio che si viene a creare permette che la relazionerimanga “in tensione”, viva. Anzi, è proprio la situazione contraria, quella di equilibrio, che sancisce larottura del rapporto. Basti pensare alla restituzione dei regali alla fine di un rapporto sentimentale: ildebito viene annullato e si ritorna alla parità.

L’idea del dono gratuito, del dare senza cercare nulla in cambio sono entrate nella nostra culturaprobabilmente attraverso la religione cristiana e la predicazione del Vangelo, dove il dare viene esaltatoe il ricevere scoraggiato. Nelle società arcaiche e tradizionali il dono era locale e rivolto sempre apersone concrete e conosciute. La religione, invece, ha creato una vasta comunità universale eimpersonale dove occorre donare a tutti. Il dono cristiano “ritorna”, come il dono nelle società arcaiche etradizionali, solo che non ritorna nella maniera orizzontale delle società arcaiche, dove lo scambioavveniva tra pari, ma ritorna in maniera verticale, da Dio all’uomo.

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RICEVERE

Quando si riceve un dono si prova quasi sempre una duplice emozione: un senso di

gioia legato alla gratitudine per l’autore del dono ed un certo imbarazzo causato dalfatto di essere automaticamente passati nella condizione di debitori.

Tuttavia, ricevere un dono è sempre piacevole e bisogna riconoscere anche che avolte, in queste circostanze ricorriamo a frasi fatte come “Non ti dovevi disturbare!”o “E’ solo un pensiero!” allo scopo di minimizzare il “peso” dell'atto del donare dalleimportanti conseguenze relazionali e morali.

Accettare un dono significa accettare la relazione con l’altra persona. Spessol’inizio di un nuovo rapporto è proprio segnato da un regalo. Se il regalo si accetta sicrea immediatamente una situazione di squilibrio che innesca la relazione, seinvece si rifiuta è il segnale che non ci si vuole sbilanciare, non si vuole creare unasituazione di debito – e quindi di relazione – con l’altro. Ma rifiutare un dono puòrivelarsi molto offensivo in certe situazioni o in certe culture. Tra i Kwakiutl, peresempio, equivale a dichiarare guerra.

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RICAMBIARE

Perché ci sentiamo obbligati a restituire?

Secondo Mauss l’oggetto donato porta con sé un’anima che

costituisce l’identità del donatore, per cui il destinatario non ricevesoltanto un oggetto ma anche l’associazione di quell’oggetto con l’identitàdel donatore. Mauss porta come esempio lo “hau” maori. “Hau” significa“spirito del dono”. Lo “hau” viene trasferito dal donatore al destinatario“spirito del dono”. Lo “hau” viene trasferito dal donatore al destinatarioattraverso il dono e può, anzi deve ritornare al suo proprietario originaleattraverso lo stesso dono o un equivalente. Per i Maori lo spiritodell’oggetto è dotato di una forza propria che lo spinge a tornare nel luogodi origine. Nelle isole oceaniche, invece, non ricambiare significa perdere il“mana”, ovvero la fonte spirituale di autorità e ricchezza.

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L'atto di ricambiare:le critiche di C. Lévi-Strauss

L’interpretazione di Mauss è stata attaccata da Claude Lévi-Strauss in quanto connotata di“animismo”. Egli propone a sua volta un’altra interpretazione che si basa sul primato delsimbolo e sull’origine simbolica della società che nasce proprio dallo scambio. L’errore diMauss, per Lévi-Strauss, è stato quello di studiare il dono come fenomeno a sé stantepiuttosto che inserirlo nel sistema più vasto della reciprocità integrata nella società. PerLévi-Strauss la realtà dello scambio degli oggetti va ricercata in quelle “strutture inconsce”che sono la componente profonda della cultura sociale e che sono indipendenti dalleche sono la componente profonda della cultura sociale e che sono indipendenti dallesoggettività individuali. Così, per Lévi-Strauss, attraverso gli scambi si crea il mondo

della reciprocità, in cui gli oggetti comunicano valori simbolici, in quanto

simboleggiano sentimenti, uniscono persone e gruppi.

Tuttavia, la tesi di Mauss, potrebbe rivelarsi tutt’al più incompleta piuttosto che sbagliata.Un’altra interpretazione è infatti possibile: lo “hau” o il “mana” non sono un valore già

prestabilito come proprio dal donatore, ma piuttosto il valore prodotto dalla

reciprocità, valore etico condiviso dai protagonisti dello scambio.

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Di parere ancora diverso è Maurice Godelier, il quale rifiuta l’idea del primato del simbolo di

Lévi-Strauss e propone una teoria sociologica. Sarebbero meccanismi sociologici infatti,secondo Godelier, a indurre gli individui a donare. Godelier è convinto che ad aprire la

strada al dono è la volontà degli uomini di creare dei rapporti sociali (M. Godelier,L'enigma del dono, 2013).

Infine, interessante appare la teoria illustrata da Arlie Russell Hochschild nel suo saggio“Economia della gratitudine” (1989) in cui si occupa in particolare della coppia e di come le

Dono e relazioni sociali: Godelier e Hochschild

peculiarità di genere incidano nel rapporto. Nella coppia si dona spesso per il piacere divedere felice il proprio compagno. Sono proprio questi gesti che creano “uno stato di

debito reciproco che, nutrito da surplus e da sorprese […] fa sì che ciascuno

possa dire dell’altro: «gli devo tanto». Tale sistema è tutt’altro che altruistico: apparetale solo se letto con una lente utilitaristica. Il «guadagno», il ritorno esiste, ma va cercatoin un appagamento che non è oggettivamente quantificabile. Occorre infatti tenere contodelle diverse percezioni degli attori”. E’ cosa abbastanza frequente sentir dire da personedi cui raccogliamo sfoghi o confidenze frasi come “gli ho dato tanto” oppure “bisognaanche dare, non solo prendere!”

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L'obbligo della restituzione

L'obbligo della restituzione costituisce l’atto fondamentale del dono.Si tratta piuttosto di un obbligo morale che di altro tipo, ed è proprio lamancanza di garanzie sulla restituzione, la scommessa del dono, che crea illegame sociale. Caratteristica distintiva del dono rispetto allo scambiomercantile è la libertà. La libertà di restituire quando e come si vuole. Pur

nel rispetto di questa libertà esistono però delle regole e dei limitinel rispetto di questa libertà esistono però delle regole e dei limiti

al quando ed al come deve avvenire la restituzione. Ad es. il regalodato in cambio deve essere di pari o di maggior valore, non “basta ilpensiero” come si è soliti dire. La data della restituzione è dilazionata neltempo, è vero, ma un ritardo eccessivo, così come un dono di valore moltoinferiore a quello elargito possono creare tensioni in un rapporto, in quantocreano asimmetria. Il dono in quel caso può rivelarsi un’arma. E’ quello chesuccede nelle tribù del Nord America, dove il dono non ricambiato rendeinferiore colui che lo ha accettato.

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Le forme del dono

Il dono: «non concerne soltanto momenti isolati e discontinui dell’esistenza sociale, ma la sua stessa

totalità. Ancor oggi non è possibile avviare o intraprendere alcunché, niente può crescere e funzionare senon nutrito dal dono» (J. T. Godbout, Lo spirito del dono, 1993).

Il dono è assolutamente presente nelle società contemporanee: c’è il dono in famiglia, nel gestodella madre verso il bambino, o negli innumerevoli servizi, aiuti e gesti quotidiani compiuti da membridella rete familiare verso altri membri.

C’è il dono in amore: donarsi tempo, emozioni, felicità; il dono in amicizia, gli aiuti e il sostegno, le cosee gli oggetti che circolano fra amici; il dono in occasione di eventi: nascita, compleanni, esami,fidanzamenti, matrimoni, ecc.; il dono in occasione di festività come il Natale, la Befana, la Pasqua, ele varie feste della donna, degli innamorati; il dono agli ospiti e agli stranieri, il doveredell'accoglienza, dell’offrire cibo, vino, ospitalità che in molti posti è ancora molto forte.

C’è il dono nella forma del volontariato sociale, volontariato con anziani, bambini, immigrati, poveri,persone vittime di violenza; il dono in gruppi di aiuto reciproco, i gruppi di mutuo-aiuto, gli alcolistianonimi, basati sul principio che non si può riuscire da soli, che c'è bisogno dell'aiuto degli altri e di unaforza superiore che si riceve e si trasmette ad altri. C’è il dono nello spazio del lavoro, nel tempo e nelsostegno che si rivolge ai colleghi, alla ditta o all'impresa. Dunque, il dono è estremamente diffuso ancheda noi, seppure non trova spesso un adeguato riconoscimento simbolico. Il dono è alla base della

nostra società moderna, molto più di quanto non pensiamo

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IL “DONO GENERALIZZATO”

Il dono è un atto personale. Quando facciamo un regalo scegliamo sìqualcosa che piace a noi ma allo stesso tempo calibriamo la scelta anchesui gusti del destinatario. Nel dono, quindi c’è una componente checaratterizza chi dona e allo stesso tempo chi riceve.

Tuttavia, nella società moderna si è venuto a creare un nuovo tipo di dono,il dono agli sconosciuti, detto anche dono generalizzato che si differenziaradicalmente da quello fin qui descritto. E’ quello che si ritrova per esempioradicalmente da quello fin qui descritto. E’ quello che si ritrova per esempionel dono del sangue, degli organi, nella beneficenza, nelle sottoscrizioni.

“Il dono della carità non è più il dono al prossimo, al vicino, a qualcuno checonosciamo, ma diventa un dono finalizzato a lenire tutte le sofferenze ingenerale. Al soggetto singolo del destinatario si sostituisce una categoria(poveri, affamati, affetti da determinate malattie, colpiti da catastrofi) più omeno vasta e quanto mai anonima” (J.T. Godbout, Lo spirito del dono,1993).

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Ambiguità del dono generalizzato

Il dono generalizzato non presuppone, e spesso non crea, nessun tipo di legame tra

chi dona e chi riceve. E’ un sistema di delega che ha come elemento positivo il

diffondere nella comunità lo spirito di solidarietà tra chi ha ricevuto di più e chiha ricevuto di meno.

Ciò che differenzia principalmente il dono generalizzato dal dono vero e proprio è chenel primo il donatore non sceglie un oggetto o un servizio che in qualche modonel primo il donatore non sceglie un oggetto o un servizio che in qualche modorappresenti il suo rapporto con il destinatario. Anche perché il donatore non conosceil destinatario. Viene a mancare il rapporto di fiducia verso il ricevente che

invece è tipico del legame interpersonale forte che si crea con il dono.Questo perché il dono agli sconosciuti non prevede contro-dono, l’unica forma dibeneficio che il donatore può ricavare dal suo gesto è, se c’è, di tipo interiore. “Ildono generalizzato è una ruota che gira. Si dà non a qualcuno ma alla società e si sa

che si riceverà” (J.T. Godbout, Lo spirito del dono, 1993).

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Ma la carità, avverte Mauss, “ferisce chi la riceve”, è umiliante perché non sipuò restituire, ricambiare il dono. Nel dono generalizzato chi riceve nonentra nella spirale del dare, ricevere, ricambiare, l’atto dell’aiutare siconclude nel momento della ricezione. Viene a crearsi una falla nel

triangolo donare-ricevere-ricambiare che dà vita a gerarchie sociali edeconomiche che si trasformano inevitabilmente in rapporti di forza etrasforma il ricevente in debitore impotente

Quello che potrebbe sembrare un atto puramente gratuito, proprio perchéQuello che potrebbe sembrare un atto puramente gratuito, proprio perchénon chiede niente in cambio, si rivela invece un gesto ambiguo e forseanche rischioso, perché, come dice Mauss, nulla è meno gratuito del dono.Fare dono significa marcare simbolicamente la necessità sociale

dello scambio. Il dono costruisce legami e pertanto getta le basi dellasocietà. La carità non ha niente di tutto ciò, essa gratifica chi la fa e glimette il cuore in pace. E’ un medicamento per l’anima, un aiuto alla societàma non un dono.

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Socialità primaria e socialità secondaria

Nella società moderna si è soliti separare due ambiti della vitaumana, quello della socialità primaria e quello della socialità

secondaria.

Socialità primaria: i rapporti tra le persone sono più importanti delruolo funzionale che le stesse svolgono all'interno della società (èruolo funzionale che le stesse svolgono all'interno della società (èl'ambito della famiglia, della socialità, dell'amicizia)

Socialità secondaria: dà più importanza alla funzionalità degli attorisociali e vige la legge dell'impersonalità (è l'ambito del mercato,delle istituzioni pubbliche)

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Il dono nella socialità secondaria: il ruolo delle associazioni

Associazione: non opera né nell'ambito dell'economia privata opubblica, né nella sfera politico-amministrativa. La caratteristicapropria dell'associazione è quella di assolvere compiti funzionaliall'interno della società mantenendo un forte legame personale tragli individui e ricorrendo a modalità tipiche della socialità primaria(pensiamo all'AIDO per i donatori di organi e AVIS per i donatori di(pensiamo all'AIDO per i donatori di organi e AVIS per i donatori disangue).

L'associazione è in grado di creare legami e alleanze su grandescala. Opera in uno spazio pubblico-privato: privato sociale/terzo

settore.

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Il dono nella socialità secondaria: il ruolo delle associazioni

Associazione: non opera né nell'ambito dell'economia privata opubblica, né nella sfera politico-amministrativa. La caratteristicapropria dell'associazione è quella di assolvere compiti funzionaliall'interno della società mantenendo un forte legame personale tragli individui e ricorrendo a modalità tipiche della socialità primaria(pensiamo all'AIDO per i donatori di organi e AVIS per i donatori di(pensiamo all'AIDO per i donatori di organi e AVIS per i donatori disangue).

L'associazione è in grado di creare legami e alleanze su grandescala. Opera in uno spazio pubblico-privato: privato sociale/terzo

settore.

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ECONOMIE DEL DONO

Tutta l'economia solidale e l'economia cosiddetta plurale siinseriscono in questa riscoperta dello spirito del dono: i sistemi di

scambio locale sono un esempio di attività associative in cui i

membri scambiano al di fuori del mercato beni e servizi di

ogni genere (es. LETS – Local Exchange Trade System; BdT –Banche del Tempo; SEL – Systémes d'Échanges Locaux).

Si potrebbe obiettare che si tratta di un semplice baratto: ladifferenza sta nell'attivazione del circuito e al contrario delbaratto, che è un semplice scambio tra due soggetti senza l'utilizzodel denaro, tra gli individui che si scambiano i servizi si

consolida sempre di più il legame di solidarietà che rafforza

il circuito stesso.

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Questa economia informale che Latouche chiama “neoclanica” utilizza una logica

che si avvicina a quella del dono maussiano: all'interno di essa si tessono reti direlazioni che portano gli individui che vi aderiscono a conoscersi e a instaurarecatene di debiti che li lega tra loro.

Il dono appartiene dunque alla nostra realtà sociale e ancora oggi continua astrutturare le relazioni fra le persone ed è un fenomeno niente affatto residuale néquantitativamente né qualitativamente.

Un gruppo di studiosi francesi, riuniti sotto la sigla MAUSS (Mouvement Anti-utilitariste dans le Sciences Sociales), si sono impegnati in un programma di ricercavolto a verificare non solo la persistenza e l'efficacia delle forme arcaiche, ma lapossibilità di un'inversione di tendenze, vale a dire di una riduzione progressiva degliambiti governati secondo i principi dell'economia del mercato e del profitto, avantaggio di un rinnovato sviluppo dell'economia del dono.

La lezione di Mauss ritorna ad essere attuale a più di novant'anni di distanza dallapubblicazione dell'Essai sur le don.

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Capitolo 3 - I sistemi economiciPAROLE CHIAVE

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