Anticipazione dei fabbisogni professionali per il settore chimico e farmaceutico

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1 SCENARI 2020 Anticipazione dei fabbisogni professionali per il settore chimico e farmaceutico 30 Aprile 2014

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SCENARI 2020

Anticipazione dei fabbisogni professionali per il settore chimico e farmaceutico

30 Aprile 2014

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Lo studio di scenario settoriale, “chimico e farmaceutico”, per l’anticipazione dei fabbisogni Professionali, è stato condotto da: Gruppo di lavoro ISFOL: Mario Gatti (Responsabile Struttura Lavoro e professioni), Maria Grazia Mereu (Responsabile gruppo di ricerca Professioni), Massimiliano Franceschetti (Ricercatore), Fabrizio Giovannini (Ricercatore), Maurizio De Simone (Ricercatore) Gruppo di ricerca SOGES S.p.A. e ARES 2.0 S.r.l.: Bartolomeo Avataneo (Coordinatore e Ricercatore), Clemente Tartaglione (Cura scientifica e ricercatore), Mauro Di Giacomo (Cura scientifica e ricercatore), Lorenzo Birindelli (Statistico), Sara Corradini (Ricercatrice), Fulvio Pellegrini (Ricercatore), Luca Di Maio (Ricercatore), Elena De Luca (Segreteria organizzativa) Parti sociali: Maurizio Don (UILTEC-UIL), Renzo Grosso (FEDERCHIMICA), Clemente Tartaglione (FILCTEM – CGIL), Luciano Tramannoni (FEMCA-CISL) Esperto di dinamiche settoriali: Marco Zirulia

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Sommario

1. Le scelte metodologiche

1.1 L’utilizzo delle metodologie di scenario per l’anticipazione dei fabbisogni professionali

2. La delimitazione dei settori oggetto di indagine

2.1 L’articolazione dell’industria Chimica e Farmaceutica

3. Caratteristiche strutturali del sistema chimico e farmaceutico: il presente ed il passato

3.1 Principali dati sulle imprese: dimensione, specializzazione operativa e performance economico –

finanziaria,

3.2 Il profilo dell’occupazione attraverso le principali variabili anagrafiche di istruzione e di posizione nel

mercato del lavoro

3.3 Dinamiche di innovazione: spese in ricerca, brevetti, dotazione di personale e posizionamento

nazionale e internazionale di un settore composito

4. Principali dinamiche del cambiamento con cui si confronteranno il settore chimico e quello

farmaceutico

4.1 Concorrenza e internazionalizzazione

4.2 Mercato delle materie prime ed energia

4.3 I fattori tecnologici e innovazione

4.4 Dinamiche di crescita e assetti proprietari: riflessi sull’organizzazione aziendale, sui modelli

produttivi e l’outsourcing

4.5 I fattori demografici, sociali e culturali

4.6 Andamento della domanda industriale: per i mercati della chimica di base e della chimica fine e di

specialità

4.7 Dinamiche emergenti nel mercato dei farmaci e gestione del ciclo di vita dei prodotti farmaceutici:

dalla commercializzazione iniziale sino alla gestione della fase di “genericazione”

4.8 I fattori istituzionali e regolatori

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5. Scenario 2020: una visione d’insieme

5.1 Premessa metodologica

5.2 Una sintesi dei principali trend e driver che guideranno il cambiamento

6. Strategie delle risorse umane per interpretare il cambiamento

6.1 Implicazioni del nuovo scenario: principali competenze emergenti

6.2 Le figure professionali coinvolte dal cambiamento

6.3 Implicazioni per il sistema dell’istruzione e formazione

7. Le schede delle unità professionali

APPENDICE STATISTICA

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1. Le scelte metodologiche

Se l’analisi dei fabbisogni contingenti espressi dal sistema produttivo riveste un ruolo

fondamentale ai fini dell’adattabilità delle risorse umane, l’anticipazione dei fabbisogni assume un

ruolo strategico per lo sviluppo delle politiche di formazione del paese. Prefigurare la direzione del

mutamento e ciò che ne deriva in termini di necessità future, significa avere la possibilità di

prevenire, con adeguate politiche, l’impatto che determinati eventi possono avere sui sistemi

economici, produttivi, organizzativi e professionali.

Negli ultimi anni l’Isfol, su mandato del Ministero del Lavoro, è impegnato nella realizzazione di un

sistema informativo su professioni, occupazione e fabbisogni professionali. Il sistema si configura

come l’interfaccia che consente la comunicazione tra sistema economico-produttivo e mercato del

lavoro da un lato, e sistema istruzione/formazione professionale dall’altro, al fine di creare un

canale che colleghi i due versanti in un’ottica di sinergia, per favorire l’attivazione di politiche

integrate del lavoro e dell’education. Il sistema è organizzato intorno alla Nomenclatura e

classificazione delle Unità Professionali (NUP)1. La NUP ha individuato 805 unità professionali,

oggetto di una ponderosa indagine campionaria2 che ha prodotto la rappresentazione media del

lavoro in Italia. Il sistema è concepito in modo speculare, con fabbisogni occupazionali da un lato e

fabbisogni professionali dall’altro. Altra caratteristica del sistema è data dalla doppia dimensione

temporale: previsioni di assunzione a breve termine e fabbisogni professionali contingenti;

previsioni di occupazione di medio termine e anticipazione dei fabbisogni professionali a cinque

anni.

L’anticipazione dei fabbisogni nel settore chimico farmaceutico, che qui viene presentata, è frutto

della sperimentazione di una delle tecniche di foresight3 più diffuse: le metodologie di scenario.

L’utilizzo di tali metodologie è stato sviluppato in campo militare, negli anni immediatamente

successivi alla fine della seconda guerra mondiale, per poi estendersi nella società civile negli anni

settanta con la prima crisi petrolifera. Da allora, sull’esperienza pionieristica della Shell, che,

attraverso la prefigurazione degli scenari riuscì a limitare i disagi provocati dallo shock petrolifero,

molte multinazionali hanno adottato questa metodologia per definire le strategie aziendali di

1 La Nomenclatura e classificazione delle Unità professionali (NUP) è un prodotto derivato dalla Classificazione delle

Professioni Istat 2001 ed è ad essa collegato. Realizzata da Isfol e Istat nel 2006 la NUP disaggrega ad un ulteriore quinto livello (Unità professionale) la CP 2001 e fornisce una breve descrizione di tutto l’albero classificatorio. 2 L’indagine campionaria condotta da Isfol e Istat ha interessato un campione di circa 16.000 lavoratori occupati in

tutte le professioni 3 Le attività di foresight si basano sulla “prefigurazione” degli eventi che potranno verificarsi nel futuro e degli effetti

che tali eventi potranno determinare. Vengono realizzate attraverso l’uso di tecniche e strumenti empirici e scientifici. Si tratta di anticipazioni utilizzate per la pianificazione di politiche e strategie di medio e lungo termine.

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medio-lungo periodo. Dal campo aziendale l’utilizzo delle tecniche di foresight si è esteso ai

contesti di ricerca strategica a supporto della decisione politica.

La rappresentazione delle opportunità e dei rischi dei processi di cambiamento, proprie delle

tecniche di foresight, consente, ai principali attori coinvolti nel processo, di effettuare le scelte più

adeguate e predisporre azioni e strategie rispondenti ai bisogni espressi dal sistema delle

professioni. Tra le diverse metodologie di foresight la più indicata per valutare gli impatti di medio

lungo termine sui sistemi professionali determinati dai cambiamenti socio-economici, tecnologici

ed organizzativi, è proprio quella degli scenari.

1.1 L’utilizzo delle metodologie di scenario per l’anticipazione dei fabbisogni professionali

Gli studi di scenario, come tutte le metodologie di foresight, si basano sulla prefigurazione e la

descrizione di probabili eventi che possono verificarsi nel futuro e sull’identificazione che tali

eventi possono avere all’interno dei contesti oggetto d’analisi – nel nostro caso il settore chimico

farmaceutico - focalizzando l’attenzione sulle relazioni esistenti tra eventi possibili e momenti

decisionali.

Come sottolineato in premessa, l’utilizzo di tecniche e strumenti empirici e scientifici permette di

utilizzare la metodologia di scenari come elemento estremamente utile nella lettura

dell’anticipazione dei bisogni professionali a livello settoriale. Per il raggiungimento dell’obiettivo

un ruolo fondamentale, come mostra il lavoro che qui si presenta, è svolto da un lavoro di gruppo

estremamente sinergico e dall’intervento delle parti di sociali che si sono impegnate nel

prefigurare i fabbisogni futuri all’interno del settore in oggetto.

Di regola, la costruzione di uno scenario risulta utile in situazioni in cui i problemi da affrontare

sono complessi, esiste una alta probabilità di cambiamenti significativi, i trend dominanti possono

non essere favorevoli e devono quindi essere analizzati, l’orizzonte temporale è relativamente

lungo. Questa tecnica consente di concentrare l’attenzione direttamente sulle forze che guidano il

cambiamento, immaginare i possibili percorsi di evoluzione, tracciare la sequenza di eventi e

cambiamenti critici.

Lo scenario si configura, quindi, come uno strumento pratico in grado di supportare il decision

making in contesti complessi, quando gli accadimenti futuri sono incerti, la società si sviluppa in

modo eterogeneo, i cambiamenti socio-culturali, tecnologici e organizzativi sono rapidi e l’impatto

della globalizzazione e la crescita della conoscenza e dell’informazione sono complessi e

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contradditori. Le tecniche di scenario4 possono perciò essere utili in quanto contribuiscono allo

sviluppo di strategie alternative che consentono di esplorare sistematicamente storie

coerentemente costruite che contengono le tendenze più importanti e le principali aree di

incertezza, riducendo la complessità di un futuro sfaccettato che appare contraddittorio, incerto e

imprevedibile.

L'analisi di scenario, come vedremo nel dettaglio più avanti, ha impegnato un gruppo di esperti in

un processo di identificazione di trend e driver5 poi utilizzati nell’esplorazione e prefigurazione

degli scenari più probabili tra quelli possibili, attraverso un percorso di lavoro che utilizza

informazioni, fatti, deduzioni e intuizioni. L’organizzazione di un’analisi di scenario può variare in

ragione degli argomenti trattati, che possono richiedere informazioni di base più o meno estese

e/o approfondite per prefigurare scenari plausibili e significativi. La stessa durata delle fasi che

precedono e seguono le sessioni di lavoro in plenaria variano in funzione della prevalente

conduzione del processo di scenario da parte del gruppo più esteso o da parte di quello ristretto

che è deputato a raccogliere gli input dell’altro per predisporre la documentazione di scenario. Le

tecniche di scenario vengono, quindi, calibrate di volta in volta in funzione dell’utilizzo delle

indicazioni che scaturiscono dall’esercizio previsivo.

Nel caso dell’anticipazione dei mutamenti dei ruoli e dei contenuti professionali in un settore di

attività il gruppo di esperti segue i seguenti passi:

- definizione statistica del settore, mappatura di prodotti/servizi e processi di produzione

che caratterizzano l’attuale scenario;

- rassegna della letteratura e dei dati più recenti sui fenomeni in atto;

- trend economici e andamenti dell’occupazione in atto nel settore;

- identificazione dei trend e driver che segneranno il prossimo futuro;

- la combinazione dei trend e dei driver nei fattori chiave del cambiamento;

- l’individuazione dei nodi di stress rispetto all’attuale scenario e la prefigurazione dei

cambiamenti della mission, dell’organizzazione e dei prodotti/servizi;

- l’individuazione, in rapporto a tali cambiamenti, delle trasformazioni dei ruoli e dei compiti

professionali;

4 Cfr Cedefop, Scenarios and strategies for vocational education and lifelong learning in Europe, Salonicco 2002

5 Fattori esogeni e non governabili i primi, pilotabili i secondi

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- l’individuazione, in rapporto ai cambiamenti di ruolo e compiti, delle nuove competenze

emergenti;

- l’incidenza e le implicazioni di tali cambiamenti per le figure professionali impegnate nel

settore;

- il disegno del mutamento delle caratteristiche professionali e la sua rappresentazione.

In generale, negli esercizi di foresight vengono individuati più scenari alternativi da sottoporre

all’attenzione del decisore politico; nel nostro caso, poiché l’utilizzo della metodologia di scenario

è finalizzato all’anticipazione dei fabbisogni professionali e a fornire conseguenti indicazioni al

sistema dell’education, viene compiuto lo sforzo di individuare quello più probabile tra quelli

possibili. Attraverso l’organizzazione di sessioni di lavoro in plenaria (5 sedute plenarie di due

giornate ciascuna) intervallate da riunioni del sotto-gruppo di esperti, sono state esperite le

seguenti attività:

- raccogliere e analizzare la più recente letteratura e documentazione in campo chimico

farmaceutico per enucleare, discutere e sistematizzare le prime evidenze sulle prospettive

del settore;

- identificare anche con l’ausilio di testimoni privilegiati ed esperti esterni i trend e i driver

per pervenire agli ambienti e ai fattori del cambiamento;

- focalizzare i nodi di stress che interesseranno le figure professionali che operano nel

settore;

- prefigurare le modificazione delle caratteristiche professionali richieste dal settore

approfondendo, per ogni macro fattore individuato, le innovazioni e le modificazioni

prefigurabili;

- esplorare le implicazioni dei cambiamenti sul sistema di competenze richiesto dal settore e

descrivere le tendenze al 2020 delle figure professionali del settore chimico-farmaceutico.

Nel corso delle sedute in plenaria gli esperti, sollecitati dal conduttore del gruppo, hanno

analizzato, discusso e interpretato i fenomeni che caratterizzano il settore chimico-farmaceutico.

Le idee scaturite dal brainstorming sono poi state oggetto di sistematizzazione da parte del sotto-

gruppo. Gli incontri plenari sono stati condotti facendo molta attenzione a che non vi fossero

dinamiche condizionate solo da alcuni membri dotati di maggiore leadership nella formulazione di

pareri e assunzione di decisioni sulle valutazioni previsionali.

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Tenuto conto che il settore chimico-farmaceutico è correlato con molti settori della vita

economica e sociale, è quindi il primo problema da risolvere è stato quello di provare a definire il

perimetro di osservazione dello studio. Si è poi proceduto nella selezione e interpretazione dei

principali trend che incidono sul mercato chimico-farmaceutico, condizionandone le regole della

competitività e ne modificano in definitiva il sistema delle competenze professionali degli addetti.

La numerosità delle variabili individuate ha reso non praticabile la costruzione di scenari intesi in

senso classico. Ciò era in parte atteso vista la trasversalità dei due settori tuttavia uno scenario

non può essere statico ma deve essere in grado di modificarsi a seguito dell’azione delle variabili

che sono state identificate. Ne consegue che la sua costruzione deve essere sottostante ai

seguenti postulati:

- le variabili che lo compongono e descrivono sono fra loro interdipendenti;

- un processo di cambiamento comporta un riallineamento di tutte le variabili;

- non esiste un modello ottimale e statico ma soltanto un contesto dinamico e coerente con

l’azione delle variabili;

- il contesto è aperto all’azione anche di altri fattori che non sono stati elencati ma che

possono condizionare le variabili principali.

Si è perciò posto immediatamente il problema di circoscrivere gli ambiti e le variabili che li

compongono con obiettivo di individuare quei fattori che maggiormente di altri hanno un ruolo di

maggiore centralità e maggiori capacità e peso per indirizzare e condizionare l’asset del settore.

La richiesta di abilità, conoscenze e competenze da parte dei sistemi produttivi è diretta

conseguenza degli asset che verranno assunti dal settore ma che vengono modulati in modo

diverso a seconda del livello di coesistenza tra nuovi servizi e servizi tradizionali. Non va

dimenticato, infatti, che il settore chimico-farmaceutico si presenta al momento come un ambito

tecnologicamente avanzato ad alta vocazione industriale caratterizzato da grandi investimenti

materiali e immateriali, capitale umano qualificato e importanti innovazioni.

Va anche evidenziato che l’analisi dei trend è un’attività resa oggi ancora più complessa dai

fenomeni di crisi che stanno attraversando tutti i mercati, compreso quello chimico-farmaceutico.

Il cambiamento nel settore è continuo ma presenta diversi livelli di gradualità. Per questi motivi

l’interpretazione dei cambiamenti dei contenuti professionali deve fare i conti con le tendenze

innovative ma anche con la persistenza di caratteristiche consolidate. Le figure professionali, come si

evince dalle schede, saranno, infatti, chiamate a svolge nuovi compiti ma anche compiti tradizionali ma

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sicuramente innovati nelle loro modalità di esercizio.

Lo scopo complessivo dell’attività è il raggiungimento per ciascuna delle unità professionali selezionate

alla definizione di:

- Figure professionali maggiormente coinvolte e maggiormente trasformate da qui a 5 anni;

- Nuove competenze;

- Competenze innovate;

- Aggiornamento-implementazione della banca dati Isfol;

- Suggerimenti sugli elementi curriculari che andrebbero innovati/inseriti per adeguare l’unità

professionale al cambiamento.

Va qui sottolineato che uno degli elementi di maggiore innovazione e successo, che ha integrato la

metodologia di scenari del presente progetto Isfol, è stata l’introduzione – su proposta dal gruppo di

lavoro Soges/Ares2.0 – di audizioni di esperti del settore che, nel corso del lavoro plenario sono

intervenuti fornendo elementi utilissimi per l’interpretazione dei principali trend e driver del

cambiamento, anche orientando il gruppo di lavoro nella individuazione dello scenario più probabile.

In taluni casi gli esperti individuati hanno dato anche alcune indicazioni circa le potenziali figure

professionali che potrebbero essere passibili di cambiamenti e trasformazioni all’interno del settore,

fornendo informazioni utili nelle fasi successive del lavoro.

In ognuna della plenarie si è seguito un percorso che è stato poi integrato dal lavoro di un sottogruppo

operativo.

Di seguito si fornisce brevemente una descrizione delle 5 sessioni di incontro con gli esperti del settore

chimico-farmaceutico e con le parti sociali e del lavoro che ha poi portato alla stesura del presente

documento.

L’obiettivo della 1a Sessione plenaria è stato quello della delimitazione dei settori su cui lavorare e

l’individuazione dei possibili elementi di cambiamento ovvero quei fattori che incideranno

maggiormente sul cambiamento (ad es. la competizione globale, le innovazioni tecnologiche, i fattori

demografici, il sistema di norme finanziare nazionali ed internazionali, i cambiamenti

nell’organizzazione del lavoro). Inoltre si è cominciato ad identificare i trend e i driver che

influenzeranno maggiormente il settore indicando anche i contesti e ambiti operativi più interessati dal

cambiamento.

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In questa prima sessione si è anche identificato il sottogruppo che si è assunto il compito di lavorare

alla sistematizzazione e stesura delle discussioni, delle evidenze e dei risultati emersi dalla plenaria e

nella elaborazione dei documenti da sottoporre poi all’attenzione degli esperti nelle sessioni plenarie

successive.

Al termine delle prime due giornate il sottogruppo ha sistematizzato gli esiti degli incontri e ha

predisposto un documento che ha individuato gli “ambienti” dello scenario che subiranno le maggiori

trasformazioni proponendo una prima prefigurazione di nuovi assetti/nuovi prodotti con orizzonte a 5

anni.

Nelle due successive giornate della 2a Sessione plenaria si è proceduto, anche attraverso il contributo

di esperti settoriali specifici individuati nel mondo accademico e nei centri di ricerca specialistici, a

mettere a fuoco tuti i trend e drivers di scenario evidenziati dal gruppo di lavoro in prima battuta e

riportati nel documento elaborato dal sottogruppo, nonché a validarne e verificarne i contenuti,

concordando eventuali modifiche o integrazioni.

Nella 3a Sessione plenaria si sono prefigurati i nuovi elementi (competenze, atteggiamenti, sensibilità)

necessari per operare nella nuova situazione ipotizzata, proponendo una tassonomia di “competenze

emergenti”. Anche in questa terza plenaria il ruolo del sottogruppo è stato fondamentale per la

sistematizzazione degli esiti della riunione e quindi per la predisposizione di un documento che ha

associato i nuovi elementi a ciascuno degli “ambienti” individuati e redatto la tassonomia di

“competenze emergenti”.

Nella 4a sessione plenaria Il gruppo ha discusso il documento elaborato dal sottogruppo e si è passati

all’individuazione delle figure professionali maggiormente interessate dai processi di cambiamento,

analizzando le figure professionali individuate sulla base della classificazione delle professioni; ed

infine, per ogni figura prescelta si è andato delineando il mutamento di ruolo, i nuovi compiti e/o le

modifiche introdotte nei compiti svolti.

Anche stavolta il sotto-gruppo ha sistematizzato gli esiti delle due giornate della 4a riunione in plenaria

e predisposto un documento nel quale codificare tutte le figure professionali individuate per le quali

sono stati descritti:

- Compiti nuovi, compiti innovati;

- Il sotto-insieme specifico di nuove competenze, per le singole figure professionali, con indicazione

del livello di rilevanza;

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Infine nella 5a sessione plenaria il gruppo di lavoro ha validato la versione definitiva del rapporto di

scenario rivisto, integrato e trasmesso dal sottogruppo al gruppo della plenaria e, quindi, ha concluso

l’analisi degli impatti del cambiamento sulle professioni, estrapolando dai risultati dell’indagine

campionaria delle professioni (scheda Unità Professionale) i primi dieci valori di skill e conoscenze e

sulla base delle nuove competenze individuate e delle percezioni del gruppo di lavoro, indicazione di

crescita, diminuzione o stabilità di ciascun valore associato alle conoscenze e skill, sia in termini di

importanza che di complessità. Infine si è provveduto a elaborare le indicazioni da sottoporre al

sistema dell’education in termini di integrazioni dei curricula coerenti con le nuove competenze

individuate.

Conclusa l’ultima giornata il sotto-gruppo ha provveduto a sistematizzarne gli esiti e ha avviato la

stesura del documento unitario che ha raccolto i contributi precedentemente validati in plenaria e che

è il contenuto del presente lavoro e comprende :

- La delimitazione del settore, i trend e i driver del cambiamento con le trasformazioni degli

ambienti dello scenario;

- La tassonomia delle nuove caratteristiche/competenze e abbinamento di queste ai singoli

profili professionali in forma sinottica;

- Le schede delle unità professionali con indicazione di compiti nuovi, compiti innovati,

nuovo sistema di competenze, trend al 2020 del set di skill e conoscenze, indicazioni per il

sistema dell’education.

2 La delimitazione dei settori oggetto di indagine

Nell’approcciare un’analisi di scenario del settore chimico e farmaceutico, il primo passo riguarda

la definizione del perimetro settoriale oggetto di osservazione.

Nella classificazione delle attività economiche ATECO 2007 adottata dall’ISTAT, adattando la

classificazione internazionale NACE Rev.2, i settori del focus finalizzato all’analisi del cambiamento

nelle professioni corrispondono alla Divisione 20 (Fabbricazione di prodotti chimici) e 21

(Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici).

Nell’ambito del chimico e farmaceutico non rientra dunque il settore della gomma-plastica, che

non fa parte del macro comparto se non per la componente che comprende la produzione di base.

Oltre alle indicazioni cogenti di Eurostat, che distingue i settori chimico farmaceutico dal settore

della trasformazione della plastica, la scelta di escludere dal campo di analisi la trasformazione in

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prodotti plastici e della gomma scaturisce da due ulteriori considerazioni di fondo :

- dal punto di vista organizzativo e delle professionalità nel chimico farmaceutico si seguono

logiche totalmente diverse rispetto alla gomma plastica;

- il settore della Gomma Plastica appartiene molto più al settore dell’economia tradizionale,

a minore contenuto tecnologico rispetto al comparto chimico farmaceutico.

2.1 L’articolazione dell’industria Chimica e Farmaceutica

Fatta questa premessa, all’interno delle Divisione 20 dei prodotti chimici il maggior dettaglio

settoriale è rappresentato dai Gruppi: Chimica di base (20.1); Prodotti chimici per l’agricoltura

(20.2); Fabbricazione di vernici (20.3); Fabbricazione di detergenti (20.4) ; Fabbricazione (20.5) di

altri prodotti chimici (Esplosivi, Colle, ecc.).

La Divisione della farmaceutica (21) è composta dalle Classi dei Prodotti farmaceutici di base (21.1)

e della Fabbricazione di medicinali e preparati farmaceutici (21.2).

Nella tabella viene anche riportata l’ulteriore eventuale suddivisione in Classi dei Gruppi ATECO.

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Comparti chimico-farmaceutici dell’ATECO 2007. Divisioni, Gruppi e Classi

Codice

Ateco 2007DESCRIZIONE

20 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI20.1 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI DI BASE, DI FERTILIZZANTI E COMPOSTI AZOTATI, DI MATERIE

PLASTICHE E GOMMA SINTETICA IN FORME PRIMARIE

20.11 Fabbricazione di gas industriali

20.12 Fabbricazione di coloranti e pigmenti

20.13 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici

20.14 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici

20.15 Fabbricazione di fertilizzanti e composti azotati

20.16 Fabbricazione di materie plastiche in forme primarie

20.17 Fabbricazione di gomma sintetica in forme primarie

20.2 FABBRICAZIONE DI AGROFARMACI E DI ALTRI PRODOTTI CHIMICI PER L'AGRICOLTURA

20.3 FABBRICAZIONE DI PITTURE, VERNICI E SMALTI, INCHIOSTRI DA STAMPA E ADESIVI SINTETICI (MASTICI)

20.4 FABBRICAZIONE DI SAPONI E DETERGENTI, DI PRODOTTI PER LA PULIZIA E LA LUCIDATURA, DI PROFUMI E

COSMETICI

20.41 Fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura

20.42 Fabbricazione di profumi e cosmetici

20.5 FABBRICAZIONE DI ALTRI PRODOTTI CHIMICI

20.51 Fabbricazione di esplosivi

20.52 Fabbricazione di colle

20.53 Fabbricazione di oli essenziali

20.59 Fabbricazione di prodotti chimici nca

20.6 FABBRICAZIONE DI FIBRE SINTETICHE E ARTIFICIALI

21 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI DI BASE E DI

PREPARATI FARMACEUTICI21.1 FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI DI BASE

21.2 FABBRICAZIONE DI MEDICINALI E PREPARATI FARMACEUTICI Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES dalla Classificazione delle attività economiche Ateco 2007 (ISTAT, 2009).

Il comparto si presenta dunque complesso e dai tratti interni assai compositi anche da un punto di

vista delle classificazioni statistiche. Tuttavia il forte collegamento esistente in ciascuna divisione

induce a trattarle ciascuna come un unicum da un punto di vista dei fenomeni. Il tema della

chimica verde, ad esempio, impegna tutta la filiera trasversalmente. Una possibile classificazione

che nella chimica è utile a evidenziare processi distintivi comuni a gruppi omogenei e individua

due sub-divisioni specifiche: la chimica di base (meno passibile ai cambiamenti) e la chimica fine e

di specialità.

La numerosità delle imprese e degli addetti interni (dipendenti + indipendenti) per Divisione e

Gruppo di attività viene riportata nella successiva Tabella.

Le 120 grandi imprese (250 addetti e più) sono equamente distribuite tra Chimico e Farmaceutico,

mentre in termini di addetti prevale il Farmaceutico (43,3 contro 36,2 mila).

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Nelle micro-imprese6 (fino a 9 addetti) e nelle piccole (10-49) è assolutamente preponderante la

presenza del settore Chimico, sia in termini di addetti (35,7 mila contro 3,3 mila) che di imprese

(4,1 mila contro circa 300). Nelle medie imprese, da 50 a 250 addetti, a fronte di circa 370 imprese

chimiche si trovano circa 130 imprese farmaceutiche; in termini di addetti, le medie imprese della

Chimica assommano 39 mila addetti interni tra dipendenti e indipendenti, contro i 16,1 mila della

farmaceutica.

Numero di addetti interni ed imprese a fine 2011 per classe aggregata di addetti dell’impresa

fino a 9 10-49 50-249 250 e + totale fino a 9 10-49 50-249 250 e + totale

20: fabbricazione di prodotti

chimici 2.874 1.267 368 60 4.569 9.140 26.510 38.998 36.219 110.867

201: fabbricazione di prodotti

chimici di base, di fertilizzanti e

composti azotati, di materie

plastiche e gomma sintetica in

forme primarie 599 327 119 23 1.068 1.826 6.871 13.750 17.287 39.734

202: fabbricazione di

agrofarmaci e di altri prodotti

chimici per l'agricoltura 25 20 9 1 55 99 423 1.189 276 1.987

203: fabbricazione di pitture,

vernici e smalti, inchiostri da

stampa e adesivi sintetici 544 275 62 14 895 1.930 5.395 6.287 6.919 20.531

204: fabbricazione di saponi e

detergenti, di prodotti per la

pulizia e la lucidatura, di

profumi e cosmetici 988 304 77 15 1.384 3.000 6.234 8.293 8.431 25.958

205: fabbricazione di altri

prodotti chimici 708 322 90 4 1.124 2.231 7.109 8.208 2.092 19.640

206: fabbricazione di fibre

sintetiche e artificiali 10 19 11 3 43 54 478 1.271 1.214 3.017

21: fabbricazione di prodotti

farmaceutici di base e di

preparati farmaceutici 206 119 129 60 514 358 2.968 16.139 43.260 62.725

211: fabbricazione di prodotti

farmaceutici di base 34 19 40 13 106 77 507 5.263 6.023 11.870

212: fabbricazione di

medicinali e preparati

farmaceutici 172 100 89 47 408 281 2.461 10.876 37.237 50.855

TOTALE 3.080 1.386 497 120 5.083 9.498 29.478 55.137 79.479 173.592

numero imprese attive numero addetti delle imprese attive

(add. interni dipendenti ed indipendenti)

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).

La Figura illustra in modo sintetico la diversa composizione dimensionale del Chimico e del

Farmaceutico, con la netta prevalenza in quest’ultimo delle grandi imprese, che rappresentano da

sole quasi il 70% dell’occupazione, contro il 33% nel Chimico. Nel complesso del Chimico, in

6 Il dettaglio dimensionale maggiore verrà illustrato nel paragrafo successivo.

17

termini di addetti, risultano prevalenti le medie imprese, con il 35,2% del totale. Nelle

Farmaceutiche, le medie imprese rappresentano il 26% del totale degli addetti. Le micro e le

piccole, che superano il 32% degli addetti nel Chimico, costituiscono una quota pari a poco più del

5% nel Farmaceutico. Si tratta di dati che richiamano una struttura di impresa con una forte

connotazione settoriale, che che si riscontra anche al maggiore livello di ventilazione settoriale.

Distribuzione per aggregato dimensionale degli addetti: val. assoluti e % sul totale di comparto.

Fine 2011. Industria chimica e farmaceutica (Divisioni)

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).

Passando all’esame della composizione degli addetti per Gruppo di attività economica e classe

dimensionale aggregata (il dettaglio verrà svolto nel paragrafo successivo), si osserva che la quota

delle grandi imprese (da 250 addetti in su) è particolarmente elevata nella Fabbricazione di

medicinali e preparati farmaceutici (73%). Nella Chimica, è la Chimica di base ad avere la quota più

elevata (43,5%) di addetti nelle grandi imprese, insieme alle Fibre sintetiche (ormai, un settore con

numeri in assoluto poco rilevanti).

Sul fronte opposto, il maggior peso relativo in termini occupazionali delle piccole e micro imprese

si ha nella produzione di Altri prodotti chimici (48%), di Detergenti e cosmetici e di e Pitture e

vernici (36%).

Le medie imprese prevalgono, in termini di addetti, nei Prodotti chimici per l’agricoltura (60%),

fino a 9;

9.140 ; 8,2%

10-49; 26.510 ; 23,9%

50-249; 38.998 ; 35,2%

250 e +; 36.219 ; 32,7%

20: fabbricazione di prodotti chimicifino a 9; 358 ; 0,6%

10-49; 2.968 ; 5%

50-249; 16.139 ; 26%

250 e +; 43.260 ; 69%

21: fabbricazione di prodotti farmaceutici

18

negli Altri prodotto chimici e nelle Fibre (42%) e, nel Farmaceutico, nei Prodotti farmaceutici di

base (44%).

Distribuzione per aggregato dimensionale degli addetti: val. assoluti e % sul totale di comparto. Fine 2011. Gruppi di attività economica del Chimico e del Farmaceutico

1.930

3.000

2.231

6.871

423

5.395

6.234

7.109

478

507

2.461

13.750

1.189

6.287

8.293

8.208

1.271

5.263

10.876

17.287

276

6.919

8.431

2.092

1.214

6.023

37.237

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

201: fabbricazione di prodotti chimici di base, di fertilizzanti ecomposti azotati, di materie plastiche e gomma sintetica in forme

primarie

202: fabbricazione di agrofarmaci e di altri prodotti chimici perl'agricoltura

203: fabbricazione di pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa eadesivi sintetici

204: fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia ela lucidatura, di profumi e cosmetici

205: fabbricazione di altri prodotti chimici

206: fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali

211: fabbricazione di prodotti farmaceutici di base

212: fabbricazione di medicinali e preparati farmaceutici

fino a 9

10-49

50-249

250 e +

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).

3. Caratteristiche strutturali del sistema chimico e farmaceutico: il presente e il passato

3.1 I principali dati sulle imprese: dimensione, specializzazione operativa e performance

economico-finanziaria

Gli ultimi dati del censimento raccontano di un sistema paese in cui operano poco più di 4.500

imprese all’interno del settore chimico e 514 imprese nel settore farmaceutico. Ad una analisi

per classi dimensionali, il solo dato sulle imprese, senza entrare nel merito della distribuzione di

occupati e fatturato, descrive un assetto produttivo molto eterogeneo per dimensioni di addetti, e

questo in modo particolarmente evidente nel l’aggregato chimico.

19

I dati del censimento fotografano, infatti, una realtà dove sono 2.257 le imprese chimiche sotto la

soglia dei 5 addetti (poco più del 49% del totale), che convivono con 1.884 imprese con dimensioni

da 6 a 49 addetti e 428 con oltre 50 addetti. All’interno di quest’ultima classe, le grandi imprese,

ossia, quelle che superano la soglia di 500 addetti sono 21.

Passando al settore farmaceutico, i dati descrivono la presenza di 185 micro operatori (fino a 5

addetti) che assieme a 140 realtà industriali tra 6 e 49 addetti, formano l’ara delle micro e piccole

imprese. Il quadro completo del sistema farmaceutico, si compone anche di 189 imprese, con un

numero di addetti superiore a 50, di cui 32 superano la soglia di 500 lavoratori presenti in azienda.

A questi risultati dell’assetto produttivo si giunge dopo un decennio in cui in entrambi gli

aggregati si registra un processo di razionalizzazione produttiva, che pur non risparmiando

alcuna classe dimensionale, incide in modo particolarmente rilevante sulle micro imprese fino a

19 addetti che diminuiscono di 530 unità nella chimica (-13%) e di 77 unità nella farmaceutica (-

23%).

Il risultato sul livello di concentrazione/frammentazione produttiva, descritto dal numero delle

imprese, assume dei contorni più precisi se letto attraverso la lente della distribuzione degli

addetti. Facendo questo esercizio, si scopre che le classi minori fino a 19 addetti assorbono poco

più del 17% dell’occupazione nell’industria chimica e meno dell’1,6% nell’industria farmaceutica.

Altro esercizio che consente di rappresentare in modo più preciso le reali condizioni di

concentrazione/frazionamento produttivo dei due settori è certamente quello del filtro del gruppo

aziendale e del numero di imprese e lavoratori che possono essere ricondotti sotto il modello

organizzativo di gruppo; un’analisi che consente inoltre di comprendere il livello di diffusione di

una delle forme più strutturate di strategia organizzativa per dare una risposta dimensionale

adeguata alla sempre più evidente complessità competitiva del mercato chimico e farmaceutico.

Fatta questa premessa, i dati di fonte Istat “I gruppi di impresa in Italia”, tratteggiano una

situazione in cui la scelta del gruppo aziendale è particolarmente diffusa e ben al di sopra della

media dell’aggregato dell’industria in senso stretto. Le statistiche disponibili, infatti, riconducono

alla forma di gruppo il 60% delle imprese e 95% dei lavoratori nel settore farmaceutico, e il 37%

delle imprese e 79% dei lavoratori del settori chimico. Queste percentuali, si attestano già

intorno al 100% per le imprese e lavoratori della classe superiore a 100 addetti, mentre, si colloca

su livelli significativamente più bassi per le imprese con livelli dimensionali inferiori.

20

Le imprese che operano nella filiera chimica - farmaceutica

Numero

Imprese

(anno 2011)

Quota %

(anno 2011)

Var.numero

imprese

2001/2011

Numero

Imprese

(anno 2011)

Quota %

(anno 2011)

Var.numero

imprese

2001/2011

fino a 5 2.257 49,4% -422 185 36% -28

6-9 617 13,5% -78 21 4,1% -34

10-15 544 11,9% -10 41 8,0% -5

16-19 186 4,1% -20 10 1,9% -10

20-49 537 11,8% 12 68 13,2% -29

50-99 208 4,6% -9 55 10,7% -8

100-249 160 3,5% 9 74 14,4% 10

250-499 38 0,8% -5 28 5,4% 5

500 e oltre 22 0,5% -15 32 6,2% -3

Totale 4.569 100,0% -538 514 100,0% -102

fabbricazione di prodotti chimici fabbricazione di prodotti farmaceutici

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT

Altro dato importante per disegnare l’apparato produttivo che opera nei due settori oggetto della

nostra indagine, è quello sul livello di multi nazionalità delle imprese italiane, sia nella forma del

controllo di operatori esteri sia nella forma del controllo estero di imprese italiane.

Su questo fronte, i dati sempre di fonte Istat (Indagine sulle Struttura e attività delle multinazionali

estere in Italia pubblicata il 17 dicembre 2012; Indagine sulla Struttura, performance e nuovi

investimenti delle multinazionali italiane all’estero pubblicata il 28 novembre 2012), descrivono un

quadro di internazionalizzazione dell’apparato produttivo che va ben oltre l’attività strettamente

commerciale di importazione ed esportazione.

Attualmente, infatti, nella chimica ci sono 259 imprese a controllo estero che occupano il 31%

degli addetti presenti nel settore e realizzano il 38% del suo fatturato complessivo. Inoltre, si

tratta d’imprese da cui dipende quasi la metà degli investimenti e delle spese in ricerca e

sviluppo. Ancora più marcato è il risultato nel settore farmaceutico, dove le 119 imprese a

controllo estero sviluppano il 59% dell’occupazione, il 71% del fatturato globale, il 60% degli

investimenti ed il 50% delle spese in ricerca e sviluppo.

Di particolare rilievo anche se su livelli dimensionali inferiori è la presenza multinazionale delle

imprese italiane attraverso il controllo di operatori stranieri. In questo caso il livello

multinazionale nella chimica è descritto da 446 imprese estere controllate, che sviluppano

un’occupazione che corrisponde al 23% di quanto sviluppa il settore in Italia e un fatturato che

corrisponde al 16% di quanto sviluppa il settore sempre in Italia. Una penetrazione superiore si

21

registra invece nel farmaceutico, dove 177 imprese controllate sviluppano una occupazione che

corrisponde al 27% di quella nazionale e un volume di affare pari a poco meno del 20%, sempre

di quello nazionale.

Posizionamento multinazionale delle imprese che operano nella filiera chimica – farmaceutica

Addetti FatturatoInvestime

nti

Spesa in

R&S

Fabbricazione di prodotti chimici 259 31,0 38,4 48,0 46,8

Fabbricazione di prodotti farmaceutici 119 58,8 71,1 59,2 49,2

Totale manifatturiero 2.886 10,6 18,9 13,6 24,6

Addetti FatturatoInvestime

nti

Spesa in

R&S

Fabbricazione di prodotti chimici 446 22,7 16,0 .. ..

Fabbricazione di prodotti farmaceutici 177 27,1 19,5 .. ..

Attivi tà manifatturiere 6.505 18,7 16,3 .. ..

In % del le imprese res identi in Ita l ia

Imprese estere

a control lo

nazionale

In % del le imprese res identi in Ita l ia

Numero imprese

i ta l iane a

control lo estero

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ISTAT

Rispetto alle macro aree di specializzazione operativa, i dati del censimento raccontano di un

apparato produttivo che per poco più di 1.000 imprese è attivo nella chimica di base, al cui

interno la componente più rilevante, naturalmente in termini di imprese che vi operano, è quella

della fabbricazione di materie plastiche in forme primarie con 369 unità, seguita dai fabbricanti

di prodotti chimici di base inorganici, dai fabbricanti di prodotti chimici di base organici e dai

fabbricanti di fertilizzanti e composti azotati, dove in ciascun comparto operano circa 170

imprese.

Passando alla chimica dei prodotti, e senza riportare qui nel testo quanto è dettagliatamente

fotografato nella tabella che segue, merita evidenziare che l’area dove si concentra il maggior

numero di imprese è quella della fabbricazione di saponi, detergenti, prodotti per la pulizia,

profumi e cosmetici (1.384 imprese).

22

Le imprese che operano nella filiera chimica e farmaceutica distribuite per comparto

Imprese Quota %

FABRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI 4.569 100,0

fabbricazione di prodotti chimici di base 1.068 23,4

fabbricazione di gas industriali 64 1,4

fabbricazione di coloranti e pigmenti 98 2,1

fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici 172 3,8

fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici 171 3,7

fabbricazione di fertilizzanti e composti azotati, esclusa la fabbricazione di compost 173 3,8

fabbricazione di materie plastiche in forme primarie 369 8,1

fabbricazione di gomma sintetica in forme primarie 21 0,5

fabbricazione di agrofarmaci e di a l tri prodotti chimici per l 'agricol tura, esclus i i concimi 55 1,2

fabbricazione di pi tture, vernici e smalti , inchiostri da s tampa e ades ivi s intetici 895 19,6

fabbricazione saponi , detergenti , prodotti per la pul izia e la lucidatura, di profumi e cosmetici 1.384 30,3

fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura 478 10,5

fabbricazione di profumi e cosmetici 906 19,8

fabbricazione di a l tri prodotti chimici 1.124 24,6

fabbricazione di esplosivi 150 3,3

fabbricazione di colle 89 1,9

fabbricazione di oli essenziali 78 1,7

fabbricazione di prodotti chimici per uso fotografico 21 0,5

fabbr. prodotti chimici organici ottenuti da prodotti di base derivati da fermentazione o materie vegetali 122 2,7

trattamento chimico degli acidi grassi 11 0,2

fabbricazione di prodotti chimici vari per uso industriale (compresi i preparati antidetonanti e antigelo) 431 9,4

fabbricazione di prodotti chimici impiegati per ufficio e per il consumo non industriale 37 0,8

fabbricazione di prodotti ausiliari per le industrie tessili e del cuoio 111 2,4

fabbricazione di prodotti elettrochimici (esclusa produzione di cloro, soda e potassa) ed elettrotermici 7 0,2

fabbricazione di altri prodotti chimici nca 67 1,5

fabbricazione di fibre s intetiche e arti ficia l i 43 0,9

FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI 514 100,0

fabbricazione di prodotti farmaceutici di base 106 20,6

fabbricazione di medicina l i e preparati farmaceutici 408 79,4 Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT

Anticipando con alcuni numeri quanto verrà sviluppato in modo approfondito nei prossimo

paragrafo, la fonte censimento attribuisce al sistema di imprese sin qui descritto quasi 111 mila

occupati nell’aggregato chimico, di cui la chimica di base rappresenta il 35% (era il 42,9% nel

2001) e poco meno 63 mila occupati nella farmaceutica, dove il segmento della filiera delle

produzioni di base si ferma al 19%. Entrando più nel merito dei comparti, in Italia, la componente

della chimica di base in cui si addensa il maggior numero di occupati, sono la fabbricazione di

materie plastiche in forme primarie (oltre 13 mila addetti) e la fabbricazione di prodotti chimici

di base organici (oltre 10 mila addetti). Per quanto riguarda invece la chimica dei prodotti, l’area

più consistente per occupati è quella della fabbricazione saponi, detergenti, prodotti per la

pulizia e la lucidatura, profumi e cosmetici (quasi 26 mila addetti), seguita dalla fabbricazione di

pitture, vernici e smalti, inchiostri da stampa e adesivi sintetici (più di 20 mila addetti).

23

Gli addetti nella filiera chimica – farmaceutica distribuite per comparto

Addetti Quota %

FABRICAZIONE DI PRODOTTI CHIMICI 110.867 100,0

fabbricazione di prodotti chimici di base 39.734 35,8

fabbricazione di gas industriali 4.319 3,9

fabbricazione di coloranti e pigmenti 2.673 2,4

fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici 5.883 5,3

fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici 10.526 9,5

fabbricazione di fertilizzanti e composti azotati, esclusa la fabbricazione di compost 2.781 2,5

fabbricazione di materie plastiche in forme primarie 13.309 12,0

fabbricazione di gomma sintetica in forme primarie 243 0,2

fabbricazione di agrofarmaci e di a l tri prodotti chimici per l 'agricol tura, esclus i i concimi 1.987 1,8

fabbricazione di pi tture, vernici e smalti , inchiostri da s tampa e ades ivi s intetici 20.531 18,5

fabbricazione saponi , detergenti , prodotti per la pul izia e la lucidatura, di profumi e cosmetici 25.958 23,4

fabbricazione di saponi e detergenti, di prodotti per la pulizia e la lucidatura 11.317 10,2

fabbricazione di profumi e cosmetici 14.641 13,2

fabbricazione di a l tri prodotti chimici 19.640 17,7

fabbricazione di esplosivi 909 0,8

fabbricazione di colle 1.316 1,2

fabbricazione di oli essenziali 848 0,8

fabbricazione di prodotti chimici per uso fotografico 432 0,4

fabbr. prodotti chimici organici ottenuti da prodotti di base derivati da fermentazione o materie vegetali 1.248 1,1

trattamento chimico degli acidi grassi 294 0,3

fabbricazione di prodotti chimici vari per uso industriale (compresi i preparati antidetonanti e antigelo) 9.913 8,9

fabbricazione di prodotti chimici impiegati per ufficio e per il consumo non industriale 1.185 1,1

fabbricazione di prodotti ausiliari per le industrie tessili e del cuoio 2.512 2,3

fabbricazione di prodotti elettrochimici (esclusa produzione di cloro, soda e potassa) ed elettrotermici 429 0,4

fabbricazione di altri prodotti chimici nca 554 0,5

fabbricazione di fibre s intetiche e arti ficia l i 3.017 2,7

FABBRICAZIONE DI PRODOTTI FARMACEUTICI 62.725 100,0

fabbricazione di prodotti farmaceutici di base 11.870 18,9

fabbricazione di medicina l i e preparati farmaceutici 50.855 81,1 Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT

A questa dimensione occupazionale si giunge dopo un decennio in cui per entrambi gli aggregati si

è assistito ad un processo di riduzione della forza lavoro. Tra i due censimenti la perdita è infatti

stata di oltre 23 mila unità nella chimica, pari ad un arretramento del 17%, e di circa 7500 unità

nella farmaceutica (-11%). Da notare, ad una lettura del dato per classi dimensionali, che la classi

di addetti dove si concentra la maggiore perdita sia in valore assoluto sia nella variazione

percentuale, sono quelle delle grandi imprese, ossia, quelle da 500 occupati ed oltre.

24

Gli addetti nella filiera chimica – farmaceutica: variazione nel decennio 2011-2001 per classi dimensionali

Variazione assoluta variazione %

fino a 49 35.650 -1.892 -5,0%

50-249 38.998 -182 -0,5%

250-499 13.670 -1.155 -7,8%

500 e ol tre 22.549 -20.131 -47,2%

fino a 49 3.326 -1.576 -32,2%

50-249 16.139 1.203 8,1%

250-499 9.121 1.210 15,3%

500 e ol tre 34.139 -8.256 -19,5%

Numero addetti (anno

2011)

Variazione 2011/2001

fabbricazione di prodotti chimici

fabbricazione di prodotti farmaceutici

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati CENSIMENTO ISTAT

Con questo assetto industriale il settore della chimica e della farmaceutica nazionale, all’interno di

una fase di tensioni economico-finanziarie che stanno influenzando da oltre 4 anni le prospettive

di sviluppo del paese, ha realizzato nel 2012 un fatturato complessivo di 76, 5 miliardi di cui 48,8

miliardi nella chimica e 27,7 nella farmaceutica. Leggendo questo risultato di fatturato all’interno

di una serie storica lunga, è possibile affermare che siamo in presenza di una realtà farmaceutica

che sembrerebbe, almeno in termini di performance di vendite - pur in un quadro di valori

nominali – essere riuscita a difendere il suo posizionamento competitivo. Più articolata è invece la

situazione dell’aggregato chimico, dove la crescita è stata più lenta ed interrotta da una crisi che

ha trascinato il fatturato su livelli ancora molto lontani dai risultati precedenti al ciclo recessivo.

Rispetto a questa situazione, un primo dato da mettere in evidenza è la relazione con l’andamento

degli investimenti, che pur rallentando in entrambi i settori, diminuiscono in modo

particolarmente consistente nel settore chimico, che è anche il settore con i risultati peggiori in

termini di valore delle vendite.

Altro dato importante e utile alla lettura della più generale dinamica del fatturato è certamente la

performance sul mercato nazionale e quello estero. A questo proposito, a fare la differenza tra i

due settori è stata la diversa tenuta del mercato nazionale che se nel farmaceutico ha continuato

a crescere anche durante il periodo della crisi, nella chimica ha subito un brusco rallentamento

nel 2009 che ancora oggi non è stato recuperato. Sul fronte estero invece, che rappresenta per

entrambi i settori circa il 30% delle vendite totali, pur con ciclicità divergenti, il risultato al 2012,

conferma un solido posizionamento competitivo sui mercati esteri sia per l’aggregato

farmaceutico sia per quello chimico.

25

Performance di sviluppo (anno 2001 = 100)

Fatturato totale Investimenti

96,3

120,3 118,4

94,5

112,4116,8

113,5100,0

113,2 112,1

125,8

137,2 136,3

70

80

90

100

110

120

130

140

150

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

Chimica

Farmaceutica

100 99

82

10098

93

84 84

110

90

105108

105 105

70

75

80

85

90

95

100

105

110

115

20

01

20

02

20

03

20

04

20

05

20

06

20

07

20

08

20

09

20

10

Chimica

Farmaceutica

Vendite in Italia Vendite all’estero

97,7

114,9 115,5

93,9

107,0109,5

105,3

100,0

126,1

136,5132,1

70

80

90

100

110

120

130

140

150

20

01

20

02

20

03

20

04

20

05

20

06

20

07

20

08

20

09

20

10

20

11

20

12

Chimica

Farmaceutica

93,0

133,6

96,0

135,2

100,0

125,3

148,4

70

80

90

100

110

120

130

140

150

1602

00

1

20

02

20

03

20

04

20

05

20

06

20

07

20

08

20

09

20

10

20

11

20

12

Chimica

Farmaceutica

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ISTAT

Per arricchire questo quadro, che indubbiamente contribuisce a delineare quei trend utili alla

costruzione di una fotografia di scenario, un esercizio importante è quello della lettura

disaggregata per comparto delle perfomance complessive sin qui descritte. Per orientarsi nella

lettura, al dato sulla dinamica del fatturato è stato affiancato il dato sulla consistenza

occupazionale, un riferimento, quest’ultimo, che consente di leggere in modo più efficace

l’effettivo peso delle diverse dinamiche del valore delle vendite nel periodo 2001-2012.

Fatta questa premessa, salta subito agli occhi il risultato dell’aggregato che va sotto il nome di

chimica di base, a cui sono attribuiti oltre 35 mila addetti, che pur arretrando rispetto al picco

raggiunto nella fase pre-crisi, è riuscito in una dinamica di lungo periodo a sovraperformare

rispetto alla media dell’intero settore chimico. Rimanendo sempre nell’ambito dei comparti a più

rilevante presenza occupazionale, risultato non altrettanto interessante, benché positivo, e quello

fatto registrare dal comparto delle pitture e dal comparto dei saponi, detergenti e cosmesi.

Nell’area dei comparti minori per numero di occupati coinvolti, particolarmente grave è invece la

26

situazione delle fibre sintetiche ed artificiali, dove si è più che dimezzato il valore delle vendite

(fatto 100 il livello 2001, il 2012 a chiuso con un risultato pari a 38). Benché non altrettanto grave,

va evidenziata anche la debole performance del comparto della fabbricazione di agro farmaci.

Performance di fatturato per comparto (anno 2001 = 100)

ADDETTI 2001 2004 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Fabbricazione di prodotti chimici di

base, di fertilizzanti e composti

azotati, di materie plastiche e

gomma sintetica in forme primarie

39.734 100 103 134 128 91 121 128 122

fabbricazione di agrofarmaci e di

altri prodotti chimici per

l'agricoltura

1.987 100 82 85 88 81 80 81 101

Fabbricazione di pitture, vernici e

smalti, inchiostri da stampa e

adesivi sintetici

20.531 100 105 118 115 106 110 114 109

Fabbricazione di saponi e

detergenti, di prodotti per la

pulizia e la lucidatura, di profumi e

cosmetici

25.958 100 105 108 110 109 113 108 107

Fabbricazione di altri prodotti

chimici19.640 100 106 122 131 103 120 131 126

Fabbricazione di fibre sintetiche e

artificiali3.017 100 70 59 50 30 36 39 38

Fabbricazione di prodotti

farmaceutici di base11.870 100 110 114 116 115 119 127 143

Fabbricazione di medicinali e

preparati farmaceutici50.855 100 114 128 132 134 139 139 135

CHIMICA

FARMACEUTICA

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati ISTAT

Il sistema chimico-farmaceutico sin qui tratteggiato nelle sue dimensioni e caratteristiche

strutturali, posiziona l’Italia al 3° posto per fatturato e al 4° posto per occupazione all’interno

dell’UE27. Secondo i dati Eurostat, a queste posizioni corrisponde una quota di fatturato e di

occupazione dell’Italia sul totale UE27 pari a poco più del 10%, quota che sale al 17% quando la

variabile utilizzata è quella della numerosità di imprese, elemento questo che non manca di

approssimare un struttura dell’apparato produttivo Italiano sicuramente più frazionato di quello

espresso dai principali paesi UE.

27

I paesi UE27 della Chimico-Farmaceutica: il posizionamento dell’Italia

Il contributo % dell’Italia all’interno dell’UE27 FATTURATO:

Italia 3° Posizione

10,1%

10,5%

11,3%

16,8%

8,1%

Occupati

Fatturato

ProduzioneImprese

Valore aggiunto

Germany24%

France18%

Italy11%

United Kingdom

11%

Netherlands7%

Spain7%

Belgium6%

Ireland5%

Poland2%

Sweden2%

Austria1%

Denmark1%

Finland1%

Czech Republic

1% Hungary1%

Portugal1%

Greece0%

Romania0%

Bulgaria0%

IMPRESE

Italia 1° Posizione OCCUPAZIONE

Italia 4° Posizione

Italy17%

Spain13%

Germany11%

France11%

United Kingdom

11%Poland

7%

Czech Republic

5% Romania4%

Portugal3%

Sweden3%

Netherlands3%Belgium

3%

Hungary2%

Bulgaria2%

Austria1%

Greece1%

Finland1%

Denmark1%

Ireland1%

Germany25%

France15%

United Kingdom

11%

Italy10%

Spain8%

Poland6%

Belgium4%

Netherlands4%

Romania3%

Czech Republic

2%

Sweden2%

Hungary2%

Denmark2% Austria

2%Ireland

1%

Bulgaria1%

Portugal1%

Finland1%

Greece1%

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati EUROSTAT

Per affrontare in modo più approfondito il tema delle potenzialità di sviluppo dei due settori

oggetto di questa indagine, un ultimo compito senza dubbio utile è quello di esercitarsi in una

lettura mirata delle perfomance economico-finanziarie di quella componente del sistema

imprenditoriale che si posiziona almeno per dimensioni in una ruolo di leadership nel quadro

nazionale.

Per fare questo, si è deciso di utilizzare il campione Mediobanca delle grandi imprese (oltre 50

milioni di fatturato), nella forma aggregata in una serie storica lunga che va dal 2001 al 2012. Su

28

questo campione, che rispetto al fatturato rappresenta quasi due terzi delle imprese chimiche e la

quasi totalità delle imprese farmaceutiche, sono stati sviluppati 20 indicatori che consentono di

descrivere in un periodo che va dal 2001 al 2012 le performance dei due settori su quattro ambiti

tematici (sviluppo, redditività, efficienza operativa, struttura finanziaria).

Con l’architettura di analisi sin qui descritta, e cominciando l’analisi dall’aggregato farmaceutico, il

primo dato che emerge in modo inequivocabile è la capacità delle imprese di conseguire

importanti risultati di sviluppo dei ricavi, e questo anche nel quinquennio della crisi e nonostante

un costante impegno della pubblica amministrazione, fondamentale committente dell’industria

farmaceutica, nella direzione di una razionalizzazione della spesa sanitaria. Questa crescita del

fatturato, come evidente dalla prima sezione della tabella che segue, si associa anche ad un

andamento di sviluppo degli investimenti e dell’impegno patrimoniale. Non è andato invece

nella stessa direzione il lavoro, che dal 2008 fa registrare una riduzione anche per effetto di

dinamiche di esternalizzazione di servizi e attività non core che a parità di lavoro hanno spostato

occupazione dalla chimica verso altri comparti.

Spostandosi sui dati di redditività, l’esercizio di analisi dei principali indicatori offre uno spaccato

dove le dinamiche di sviluppo, hanno contribuito alla sostanziale tenuta della capacità di creare

ricchezza, senza quindi imprimere una spinta al rafforzamento della capacità di reddito.

Indubbiamente, le dinamiche descritte oltre a trovare una spiegazione nella capacità di aderire ad

una strategia di sviluppo coerente con le esigenze del mercato, sono il risultato anche di una

capacità di tradurre questa strategia in una organizzazione produttiva che ha determinato un

avanzamento sul piano dell’utilizzo dei fattori della produzione. A questo riguardo, il dato più

rilevante è stato quello della produttività del lavoro che mostra una dinamica costantemente

positiva.

Infine, i dati disponibili descrivono un comparto la cui solidità economica e capacità di sviluppo

non ha in alcun modo compromesso un percorso di rafforzamento della struttura finanziaria che in

un mercato come quello sanitario, dove i tempi di pagamento sono particolarmente lunghi e gli

investimenti necessari per garantire standard di servizi coerenti ai vincoli di legge sono sempre

maggiori, assume certamente un valore competitivo rilevante.

Entrando nel merito degli indicatori, va anzitutto evidenziato che nella media del settore la

copertura delle attività con mezzi propri oggi si attesta al 45%. Anche rispetto alla tipologia di fonti

di indebitamento, la scelta delle imprese esprime una strategia finalizzata alla solidità finanziaria. I

debiti finanziari sono infatti tornati nel 2012 ai livelli più bassi del decennio (27%).

29

Altrettanto stabile è la struttura finanziaria rispetto ai tempi di pagamento ed incasso. L’Indice di

liquidità immediata si colloca infatti ben oltre il valore 100. Ad indicare che gli esborsi a breve

trovano copertura completa attraverso quelli che sono stimati incassi a breve.

Passando all’aggregato chimico, e cominciando dagli indicatori di sviluppo, emerge una fotografia

con luci ed ombre. Infatti, se da un lato si conferma la capacità di incrementare il fatturato,

dall’altro lato si assiste ad una forte riduzione dell’occupazione e valore complessivo degli

investimenti.

Le dinamiche di sviluppo descritte si associano ad un livello di redditività operativa molto

contenuto, fino a determinare in molti periodi un risultato di perdita in termini di performance

complessiva del settore.

Contribuiscono a spiegare questa situazione di bassa redditività anche gli indicatori di efficienza

operativa, da cui emerge che il lavoro, sia in termini di produttività sia in termini di costo e gli

ammortamenti danno un contributo positivo che però non è sufficiente a compensare il maggior

peso del costo per acquisti esterni.

Infine, nonostante un quadro economico non ottimale, gli indicatori che descrivono la struttura

finanziaria restituiscono un settore che non ha sottovalutato l’importanza della tenuta finanziaria

proprio in fasi critiche e questo è possibile visualizzarlo dall’evidente tentativo di tenere sotto

controllo l’indebitamento, in modo particolare quello finanziario, nonché dal tentativo di

mantenere un buon livello di patrimonializzazione nonostante i molti periodo di perdita che hanno

ovviamente inciso sul capitale proprio delle stesse imprese.

30

I conti delle grandi imprese (oltre 50 milioni di fatturato) che operano nel settore farmaceutico: redditività, costi e struttura finanziaria 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Variazione ricav i 100,0 108,8 112,9 117,0 119,2 124,6 129,8 132,0 136,1 139,3 142,7 141,7

Variazione occupati 100,0 103,3 105,3 106,5 105,8 106,5 105,0 102,1 97,8 94,0 95,7 94,4

Variazione patrimonio netto 100,0 109,9 110,0 130,9 138,4 135,9 131,6 142,4 141,6 158,1 160,3 182,3

Variazione totale attiv o 100,0 107,9 111,9 119,1 131,3 134,9 139,0 143,5 140,7 149,3 153,1 158,1

R.O.I. (Return on inv estment) in% 10,5% 9,7% 8,9% 8,7% 8,0% 8,4% 8,4% 8,2% 10,4% 10,0% 8,8% 7,9%

R.O.S. (Return on Sales) in% 10,6% 9,8% 9,0% 9,0% 9,0% 9,1% 9,1% 8,9% 10,8% 10,8% 9,4% 8,9%

R.O.E. (Return on Equity ) in% 20,9% 19,1% 9,2% 9,7% 13,5% 12,6% 12,5% 7,4% 10,5% 12,3% 12,4% 13,7%

Fatturato per dipendente (.000 €) 347 366 372 381 391 407 430 449 483 514 518 521

Valore aggiunto per dipendente (.000 €) 106 110 109 109 112 115 120 123 136 142 138 134

Acquisti 49,8% 51,5% 51,2% 52,0% 52,3% 52,1% 53,0% 52,9% 52,9% 53,0% 55,0% 55,5%

Serv izi 21,3% 20,4% 20,7% 20,9% 20,9% 21,0% 20,5% 20,9% 20,2% 20,6% 19,9% 20,3%

lav oro 14,7% 14,3% 14,8% 14,5% 14,5% 14,6% 14,4% 14,3% 13,4% 13,2% 13,5% 13,1%

Ammortamenti 4,1% 4,7% 4,7% 4,1% 3,8% 3,7% 3,5% 3,4% 3,2% 2,8% 2,7% 2,7%

Copertura delle Immobilizzazioni 92% 94% 91% 96% 91% 96% 90% 94% 100% 105% 99% 107%

Mezzi propri / Totale attiv o 39% 40% 38% 43% 41% 39% 37% 39% 39% 41% 41% 45%

Indebitamento finanziario/Totale attiv o 28% 28% 30% 26% 28% 32% 32% 33% 31% 31% 30% 27%

Indebitamento finanziario/Fatturato 29% 29% 31% 28% 33% 36% 36% 37% 34% 35% 34% 31%

Indebitamento v erso fornitori/Totale attiv o 17% 16% 16% 15% 17% 15% 15% 15% 15% 14% 14% 14%

Indebitamento v erso fornitori/Fatturato 18% 17% 17% 17% 19% 17% 17% 17% 17% 16% 16% 16%

Indice di liquidita immediata (Acid Test) 93% 98% 103% 110% 114% 120% 105% 106% 111% 115% 108% 120%

GLOSSARIO

R.O.I. (Return on inv estment) : Risultato operativ o/totale attiv o al netto delle disponibilità liquide RISULTATO OPERATIVO: v alore aggiunto - costo lav oro - ammortamenti ed accantonamenti

R.O.E. (Return on Equity ): Utile d'esercizio/Patrimonio Netto LIQUIDITA' IMMEDIATA: (Attiv o Corrente - Rimanenze)/Passiv o Corrente (*100)

R.O.S. (Return on Sales): Risultato operativ o/Ricav i COPERTURA IMMOBILIZZAZIONI: Patrimonio Netto/Immobilizzazioni nette

SERVIZI: lav orazioni, Oneri accessori merce, Consul. di prodotto, Pubblicità e marketing, Prov v igioni e contributi enasarco, Trasporti, Magazzinaggio e Logistica, Consulenze fiscali, commerciali, consulenze tecniche,

Management fee ed emolumenti (amministratori e sindaci), Spese legali e notarili, Spese per sistemi informativ i, Spese di v iaggio e rappresentanza, Costi di gestione automezzi, Utenze, Assicurazioni, Costi per uffici,

Commissioni bancarie e factoring, Serv izi per il person.(mensa,soc.inter.), Serv izi postali e corrieri, Manutenzioni, Affitti Passiv i, Spese condominiali, Canoni leasing, Canoni locazione, macchine elettroniche, Noleggio

autov etture, Roy alties su marchi, Noleggi v ari

INDICATORI DI SVILUPPO

(anno 2001 = 100)

INDICATORI DI

REDDITIVITA'

IND

ICI

DI

EF

FIC

IEN

ZA

OP

ER

AT

IVA

Produttiv ità del

lav oro

incidenza dei

princiapali costi

sul v alore

produzione (in

%)

INDICI DI STRUTTURA ED

EFFICIENZA FINANZIARIA

(in %)

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati Mediobanca

31

I conti delle grandi imprese (oltre 50 milioni di fatturato) che operano nel settore chimico: redditività, costi e struttura finanziaria 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Variazione ricav i 100,0 98,2 98,5 107,7 117,9 127,5 129,8 126,0 101,6 122,8 133,9 134,7

Variazione occupati 100,0 98,1 97,8 95,4 93,9 93,1 91,7 90,0 87,9 87,1 86,5 85,3

Variazione patrimonio netto 100,0 85,2 93,6 98,2 103,4 111,0 114,5 113,3 110,3 118,2 116,4 106,8

Variazione totale attiv o 100,0 83,4 85,5 87,2 89,2 94,9 95,4 94,7 92,3 97,4 100,0 96,9

R.O.I. (Return on inv estment) in% 0,8% 1,7% 1,2% 3,2% 2,1% 1,2% 3,2% 0,3% -1,1% 3,0% 2,3% 1,0%

R.O.S. (Return on Sales) in% 1,0% 1,7% 1,2% 3,0% 1,9% 1,1% 2,7% 0,3% -1,2% 2,8% 2,0% 0,8%

R.O.E. (Return on Equity ) in% -8,9% -2,8% 1,0% 2,4% -3,1% 0,9% 1,0% -5,1% -7,3% 2,5% 1,4% -5,3%

Fatturato per dipendente (.000 €) 437 437 440 493 548 598 618 611 505 616 676 690

Valore aggiunto per dipendente (.000 €) 72 77 77 87 83 80 92 77 68 92 89 83

Acquisti 63,2% 61,1% 60,3% 61,1% 64,7% 66,8% 65,5% 66,2% 62,7% 64,9% 67,6% 68,4%

Serv izi 20,7% 21,9% 22,6% 21,8% 20,7% 20,3% 20,1% 21,5% 24,0% 20,7% 19,6% 20,0%

lav oro 10,0% 10,1% 10,5% 9,6% 9,0% 8,6% 8,6% 8,8% 10,8% 9,0% 8,4% 8,3%

Ammortamenti 5,1% 5,2% 5,4% 4,5% 3,7% 3,4% 3,2% 3,2% 3,6% 2,7% 2,5% 2,5%

Copertura delle Immobilizzazioni 58% 69% 73% 77% 85% 95% 95% 85% 83% 88% 87% 86%

Mezzi propri / Totale attiv o 34% 35% 37% 38% 39% 40% 41% 41% 41% 41% 39% 37%

Indebitamento finanziario/Totale attiv o 36% 29% 28% 27% 25% 23% 23% 26% 26% 26% 25% 27%

Indebitamento finanziario/Fatturato 46% 31% 31% 28% 24% 22% 22% 25% 31% 26% 24% 25%

Indebitamento v erso fornitori/Totale attiv o 14% 18% 17% 18% 19% 20% 19% 17% 17% 18% 18% 18%

Indebitamento v erso fornitori/Fatturato 18% 20% 19% 19% 18% 19% 18% 17% 19% 18% 17% 16%

Indice di liquidita immediata (Acid Test) 69% 91% 92% 94% 107% 126% 114% 109% 118% 112% 112% 111%

GLOSSARIO

R.O.I. (Return on inv estment) : Risultato operativ o/totale attiv o al netto delle disponibilità liquide RISULTATO OPERATIVO: v alore aggiunto - costo lav oro - ammortamenti ed accantonamenti

R.O.E. (Return on Equity ): Utile d'esercizio/Patrimonio Netto LIQUIDITA' IMMEDIATA: (Attiv o Corrente - Rimanenze)/Passiv o Corrente (*100)

R.O.S. (Return on Sales): Risultato operativ o/Ricav i COPERTURA IMMOBILIZZAZIONI: Patrimonio Netto/Immobilizzazioni nette

SERVIZI: lav orazioni, Oneri accessori merce, Consul. di prodotto, Pubblicità e marketing, Prov v igioni e contributi enasarco, Trasporti, Magazzinaggio e Logistica, Consulenze fiscali, commerciali, consulenze tecniche,

Management fee ed emolumenti (amministratori e sindaci), Spese legali e notarili, Spese per sistemi informativ i, Spese di v iaggio e rappresentanza, Costi di gestione automezzi, Utenze, Assicurazioni, Costi per uffici,

Commissioni bancarie e factoring, Serv izi per il person.(mensa,soc.inter.), Serv izi postali e corrieri, Manutenzioni, Affitti Passiv i, Spese condominiali, Canoni leasing, Canoni locazione, macchine elettroniche, Noleggio

autov etture, Roy alties su marchi, Noleggi v ari

INDICATORI DI SVILUPPO

(anno 2001 = 100)

INDICATORI DI

REDDITIVITA'

IND

ICI

DI

EF

FIC

IEN

ZA

OP

ER

AT

IVA

Produttiv ità del

lav oro

incidenza dei

princiapali costi

sul v alore

produzione (in

%)

INDICI DI STRUTTURA ED

EFFICIENZA FINANZIARIA

(in %)

Fonte: ARES2.0/SOGES su dati Mediobanca

32

3.2 Il profilo dell’occupazione attraverso le principali variabili anagrafiche, di istruzione e di

posizione nel mercato del lavoro

Occupazione nei dati di censimento di fine 2011

Nelle elaborazioni precedenti, dal punto di vista occupazionale, si assumono a riferimento gli

addetti “interni” all’impresa, dipendenti ed indipendenti: la grandissima maggioranza

dell’occupazione nei settori in esame è comunque rappresentata dagli addetti dipendenti, con

percentuali che vanno da un minimo dell’88% (Detergenti) ad un massimo del 94-95% (Chimica

di base, Fibre, Farmaceutico).

Occupati nelle imprese attive del settore chimico-farmaceutico per posizione professionale (val. assoluti e % per comparto). Fine 2011

TOTALE

ADDETTI

(dipendenti+

indipendenti

)20 fabbricazione di prodotti chimici 106.202 91,4% 4.665 4,0% 110.867 2.640 2,3% 2.659 2,3% 116.166 100,0%

201 fabbricazione di prodotti chimici di base, di

fertilizzanti e composti azotati, di materie

plastiche e gomma sinteti

38.796 94,4% 938 2,3% 39.734 706 1,7% 676 1,6% 41.116 100,0%

202 fabbricazione di agrofarmaci e di altri prodotti

chimici per l'agricoltura1.947 91,6% 40 1,9% 1.987 83 3,9% 55 2,6% 2.125 100,0%

203 fabbricazione di pitture, vernici e smalti,

inchiostri da stampa e adesivi sintetici19.499 91,8% 1.032 4,9% 20.531 276 1,3% 440 2,1% 21.247 100,0%

204 fabbricazione di saponi e detergenti, di

prodotti per la pulizia e la lucidatura, di profumi e

cosmetici

24.459 87,7% 1.499 5,4% 25.958 1.253 4,5% 668 2,4% 27.879 100,0%

205 fabbricazione di altri prodotti chimici 18.521 89,6% 1.119 5,4% 19.640 279 1,3% 762 3,7% 20.681 100,0%

206 fabbricazione di fibre sintetiche e artificiali 2.980 95,6% 37 1,2% 3.017 43 1,4% 58 1,9% 3.118 100,0%

21 fabbricazione di prodotti farmaceutici di

base e di preparati farmaceutici 62.482 94,4% 243 0,4% 62.725 2.539 3,8% 936 1,4% 66.200 100,0%

211 fabbricazione di prodotti farmaceutici di base 11.824 95,1% 46 0,4% 11.870 376 3,0% 189 1,5% 12.435 100,0%

212 fabbricazione di medicinali e preparati

farmaceutici 50.658 94,2% 197 0,4% 50.855 2.163 4,0% 747 1,4% 53.765 100,0%

TOTALE 168.684 92,5% 4.908 2,7% 173.592 5.179 2,8% 3.595 2,0% 182.366 100,0%

numero

dipendenti delle

imprese attive

numero

indipendenti delle

imprese attive

numero lavoratori

temporanei delle

imprese attive

TOTALE(Addetti+Temporanei

+

Esterni)

numero lavoratori

esterni delle

imprese attive

Nota7: per lavoratori esterni si intendono i collaboratori (co.co.pro, e co.co.co) e altre forme di lavoro atipico (associati in

partecipazione, voucher, ecc.). I lavoratori temporanei sono gli ex interinali,. Per definizione, i lavoratori indipendenti sono presenti nelle imprese organizzate con forma giuridica individuale, società di persona e di capitale e cooperative Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).

La percentuale di addetti indipendenti ha qualche rilevanza in alcuni settori della Chimica

(Vernici, Detergenti, Altre chimiche), con percentuali intorno al 5%, ed è residuale (meno di

7 ISTAT (2013), “9° Censimento dell’industria e dei servizi e Censimento delle istituzioni non profit. Primi risultati”, Roma.

33

mezzo punto percentuale) nel Farmaceutico. I lavoratori temporanei (ex interinali) sono una

presenza di un certo rilievo nei Detergenti e cosmetici (4,5%), nella Farmaceutica (3-4%) e negli

Agrofarmaci (3,9%). I lavoratori esterni (“atipici”) hanno una presenza superiore al 3% solo negli

Altri prodotti chimici. Per quanto riguarda la distribuzione dei dipendenti per qualifica, gli Operai

risultano complessivamente avere nel Chimico un’incidenza maggiore di quasi 20 punti in più

rispetto al Farmaceutico (47,9% contro 28%). Peraltro, la quota di occupazione di questo

segmento occupazionale nella Chimica è in ogni caso nettamente più bassa rispetto al complesso

del manifatturiero, dove essa rappresenta ancora i 2/3 del complesso del manifatturiero. Gli

Apprendisti, che già nella Chimica costituiscono una quota molto modesta dei dipendenti,

diventano nella Farmaceutica una componente assolutamente residuale.

Nella Farmaceutica, lo spazio occupazionale lasciato dagli Operai viene riempito dalla quota di

Impiegati, che ha un peso superiore di circa 10 punti rispetto alla Chimica (49,7% contro 39,6%).

Quasi eguale in termini di quota, ma nettamente superiore In proporzione, lo scarto per quanto

riguarda i Quadri (17,1% contro 7,5%). Maggiore nella Farmaceutica anche la quota relativa dei

Dirigenti (4,3% contro 3,0%).

Distribuzione per Qualifica dei dipendenti: % sul totale di comparto. Fine 2011. Industria

chimica e farmaceutica (Divisioni)

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).

Nelle Classi di attività economica, la percentuale di occupazione operaia è particolarmente

elevata nelle Fibre (71%) e rappresenta più della metà dei dipendenti anche nei Detergenti e

apprend.; 1,6%

operaio; 47,9%

impiegato; 39,6%

quadro; 7,5%

dirigente; 3,0% altro; 0,3%

20 fabbricazione di prodotti chimici

apprend.; 0,4%

operaio; 28,0%

impiegato; 49,7%

quadro; 17,1%

dirigente; 4,3% altro; 0,5%

21 fabbricazione di prodotti farmaceutici

34

cosmetici (51,9%). Il valore più basso si registra nella Fabbricazione di medicinali (24,9%). Una

quota inferiore al 40% si riscontra anche negli Agrofarmaci e prodotti chimici per l’agricoltura.

Agrofarmaci e Fabbricazione di medicinali sono anche i comparti dove più robusta è la presenza

dei Quadri e dei Dirigenti.

L’occupazione impiegatizia supera il 40% in tutti i comparti considerati con l’eccezione appunto

delle Fibre e dei Detergenti e cosmetici. Un valore superiore al 50% si registra nella Fabbricazione

di medicinali, seguito dall’altro comparto farmaceutico (44,5%), dagli Altri prodotti chimici (43,7%)

e dagli Agrofarmaci (43,6%).

Occupati nelle imprese attive del settore chimico-farmaceutico per Qualifica (% per Divisione, Gruppo e totale Chimico-Farmaceutico). Fine 2011

apprend. operaio impiegato quadro dirigente altro TOTALE

20 fabbricazione di prodotti chimici 1,6% 47,9% 39,6% 7,5% 3,0% 0,3% 100,0%

201 fabbricazione di prodotti chimici di base,

di fertilizzanti e composti azotati, di materie

plastiche e gomma sinteti

1,3% 45,7% 40,8% 9,0% 3,1% 0,0% 100,0%

202 fabbricazione di agrofarmaci e di altri

prodotti chimici per l'agricoltura0,4% 38,8% 43,6% 11,5% 5,8% 0,0% 100,0%

203 fabbricazione di pitture, vernici e smalti,

inchiostri da stampa e adesivi sintetici1,3% 48,4% 40,7% 6,2% 2,9% 0,4% 100,0%

204 fabbricazione di saponi e detergenti, di

prodotti per la pulizia e la lucidatura, di

profumi e cosmetici

2,5% 51,9% 35,6% 6,6% 2,4% 1,0% 100,0%

205 fabbricazione di altri prodotti chimici 1,8% 43,6% 43,7% 6,9% 3,8% 0,1% 100,0%

206 fabbricazione di fibre sintetiche e

artificiali0,4% 70,8% 22,9% 4,2% 1,7% 0,0% 100,0%

21 fabbricazione di prodotti farmaceutici di

base e di preparati farmaceutici0,4% 28,0% 49,7% 17,1% 4,3% 0,5% 100,0%

211 fabbricazione di prodotti farmaceutici di

base1,0% 41,0% 44,5% 9,9% 3,6% 0,0% 100,0%

212 fabbricazione di medicinali e preparati

farmaceutici0,3% 24,9% 50,9% 18,8% 4,5% 0,6% 100,0%

TOTALE 1,2% 40,5% 43,4% 11,0% 3,5% 0,4% 100,0% Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).

35

Nella distribuzione geografica dell’occupazione, prevalgono ancora le regioni del Nord-ovest, che

pesano per il 49% sull’occupazione complessiva. La quota è mediamente più elevata nella Chimica

(52,2%), ma il valore più elevato della ripartizione si registra nella Farmaceutica di base, oltre che

nelle Fibre (in entrambi casi il 67%).

Nella Chimica, Nord-Est e Centro sostanzialmente si equivalgono, rappresentando ciascuna area

circa un quinto dell’occupazione. Nella Farmaceutica il peso delle regioni centrali (37%) non è

lontano da quello del Nord-ovest (43,4%), mentre la quota del Nord-est non arriva al 12%. Il

Centro, con il 43% è la zona di principale insediamento per quanto riguarda la Fabbricazione di

medicinali. Il Mezzogiorno pesa complessivamente per l’11% nella Chimica e per il 7,5% nella

Farmaceutica.

Distribuzione % per ripartizione geografica degli occupati dipendenti nei comparti del Chimico-Farmaceutico. Valori relativi alle Unità locali. Fine 2011

Nord-

ovest

Nord-est Centro Sud Isole ITALIA

20 fabbricazione di prodotti chimici 52,2 24,3 12,6 6,7 4,2 100,0

201 fabbricazione di prodotti chimici di base,

di fertilizzanti e composti azotati, di materie

plastiche e gomma sinteti

48,0 25,6 11,2 6,7 8,6 100,0

202 fabbricazione di agrofarmaci e di altri

prodotti chimici per l'agricoltura59,9 29,2 6,2 1,9 2,8 100,0

203 fabbricazione di pitture, vernici e smalti,

inchiostri da stampa e adesivi sintetici50,4 30,1 12,0 5,1 2,3 100,0

204 fabbricazione di saponi e detergenti, di

prodotti per la pulizia e la lucidatura, di

profumi e cosmetici

54,8 19,8 16,5 7,5 1,3 100,0

205 fabbricazione di altri prodotti chimici 56,2 22,2 12,0 7,7 1,8 100,0

206 fabbricazione di fibre sintetiche e

artificiali67,5 16,9 9,7 5,8 100,0

21 fabbricazione di prodotti farmaceutici di

base e di preparati farmaceutici43,4 11,7 37,3 5,4 2,1 100,0

211 fabbricazione di prodotti farmaceutici di

base67,2 16,1 12,7 3,6 0,4 100,0

212 fabbricazione di medicinali e preparati

farmaceutici37,9 10,7 43,0 5,9 2,5 100,0

TOTALE 48,9 19,7 21,7 6,2 3,4 100,0

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (CensimentoIndustriaServizi 2011).

36

Dinamiche occupazionali e della produttività lorda reale del lavoro

Il settore Chimico, dopo l’emorragia occupazionale della prima parte degli anni ’90 ha conosciuto

una fase di relativa stabilizzazione, con una moderata tendenza al declino, fino alla recessione del

2008-2009; nell’ultimo triennio si assiste ad una nuova stabilizzazione su un livello più basso

rispetto alla fase pre-crisi. Pur con un’evoluzione temporale differente, il punto di arrivo nel 2012

rispetto al 1992 coincide con quello della media del manifatturiero.

Diverso il quadro per quanto riguarda il settore Farmaceutico, che ha conosciuto un’espansione

occupazionale consistente tra la metà degli anni ’90 ed i primi anni 2000, recuperando appieno, ed

anzi finendo col superare, il livello del 1992. A tale fase è seguita una di declino nella prima metà

degli anni 2000, con una modesta ripresa nel 2006-2007, seguita da un nuovo, e molto

consistente, calo. Tuttavia, rispetto alla situazione di inizio periodo la situazione nel 2012 è

relativamente migliore di quella del Chimico e della media manifatturiera.

Evoluzione dell’occupazione in equivalenti annui a tempo (Unità di lavoro). Dipendenti ed indipendenti. 1992=100. Anni 1992-2012

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Conti economici nazionali, ed. marzo 2013 e ottobre 2013).

La combinazione delle dinamiche occupazionali con quelle della produzione, misurata con il valore

aggiunto a prezzi costanti, evidenza una notevole crescita della produttività reale lorda nella

Farmaceutica, crescita che si intensifica negli ultimi 3 anni dopo una limitata battuta di arresto nel

37

2009. Lo stesso non si verifica per la Chimica, dove i notevoli guadagni di produttività degli anni

’90 sono in parte andati perduti negli anni successivi.

Evoluzione della produttività lorda a prezzi costanti per equivalenti annui a tempo pieno. 1992=100. Anni 1992-2012

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Conti economici nazionali, ed. marzo 2013 e ottobre 2013).

Turn-over occupazionale nelle grandi imprese

I flussi cumulati di mobilità in entrata e in uscita8 nelle imprese con almeno 500 dipendenti sono

stati percentualmente rilevanti nel corso degli anni 2000, raffigurando comparti con una mobilità

del lavoro tutt’altro che trascurabile.

Nella Chimica, i flussi cumulati in uscita in rapporto allo stock di occupazione medio hanno sfiorato

nel 2002 il livello del 20% e si sono mantenuti ben sopra il 10% fino al 2008. Pur se con un saldo

largamente negativo, i flussi in ingresso sono rimasti sopra il 5% fino al 2011. Con la crisi ed in

probabile connessione con gli interventi sul sistema pensionistico, si assiste ad una riduzione dei

flussi di turn-over.

8 Sono compresi i passaggi di qualifica.

38

Industrie chimiche. Flussi occupazionali cumulati in entrata ed in uscita in rapporto allo stock di occupazione medio nelle grandi imprese (%). Anni 2000-2013*

(*) Stima sul tendenziale del primo semestre.

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Indagine sulle Grandi imprese).

Anche nella Farmaceutica i flussi in entrata e in uscita sono stati rilevanti nel corso del periodo di

osservazione, in prevalenza oltre il 10% dello stock medio, con un maggiore equilibrio però nei

saldi rispetto alla Chimica. I flussi in uscita hanno sopravanzato quelli entrata dal 2007 al 2012 (per

il 2013 abbiamo una parziale stima sulla base del risultato del primo semestre, che è positivo).

Tuttavia, anche nel triennio 2010-2012 i flussi in ingresso sono stati pari annualmente a più del

10% dello stock occupazionale medio annuo.

39

Industrie farmaceutiche. Flussi occupazionali cumulati in entrata ed in uscita in rapporto all’occupazione media dell’anno nelle grandi imprese (%). Anni 2000-2013*

(*) Stima sul tendenziale del primo semestre.

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Indagine sulle Grandi imprese).

Professioni nelle Forze di lavoro

La Rilevazione Continua delle Forze di lavoro dell’ISTAT consente di avere un quadro

statisticamente affidabile delle professioni presenti nel Chimico-farmaceutico. La tendenza

evolutiva dal 2005 al 2012 dei gruppi professionali aggregati si può avere per il complesso del

settore, mentre la distinzione tra Chimico e Farmaceutico è possibile solo dal 2011.

Nell’insieme, si registra un ridimensionamento relativo delle mansioni operaie, mentre crescono

i Tecnici e le Professioni non qualificate. Il quadro è comunque improntato ad una generale

stabilità, e le variazioni vanno assunte con una certa cautela derivante dalla natura campionaria

della fonte.

Passando all’esame, contemporaneamente, della distinzione tra Chimico e Farmaceutico ed al

maggior dettaglio della classe professionale, emerge il quadro riportato nella tabella successiva

relativa alla media dell’anno 2012.

Si riscontra una differenziazione piuttosto netta tra i due comparti, in particolare circa

l’importanza del ruolo delle professioni ad elevata specializzazione, nettamente più diffuse nel

40

Farmaceutico rispetto al Chimico (27% contro il 6%). Coerentemente, sono gli Specialisti in scienze

naturali ad avere il ruolo predominate (18,4%). Nella Chimica la figura professionale più

importante tra gli Specialisti è la stessa del Farmaceutico, ma la sua quota vale solo il 2,5%

dell’occupazione complessiva.

Chimico-farmaceutico. Occupati nel 2012 e nel 2005 per professione aggregata. % sul totale

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).

Complessivamente, il peso delle figure professionali tecniche è molto simile nelle due Divisioni di

attività economica (27,2% nel Chimico e 26,5% nel Farmaceutico). Maggiore il peso nella Chimica

delle Professioni esecutive nel lavoro d'ufficio (17,7% contro 11,6%) e del lavoro manuale

qualificato (Operatori di macchinari, Conduttori di impianti), che vale il 29,1% del totale nel

Chimico contro il 21,3% nel Farmaceutico. Maggiore anche nel Chimico il ruolo delle professioni

non qualificate (8,9% contro 5,7%). Simili e piuttosto modeste, le quote relative del lavoro

manuale specializzato (intorno al 4% in entrambe le Divisioni). Residuale infine, in entrambi i

comparti il ruolo delle Professioni qualificate nei servizi (1,5-1,9%).

Gli Specialisti in scienze naturali sono la figura professionale più diffusa nel Farmaceutico,

precedendo gli Operatori di macchinari e di impianti (15,6%), gli Addetti alla segreteria (5,1%), i

Tecnici della gestione dei processi (5,1%) ed i Tecnici dei rapporti con i mercati (4,8%). Nelle

posizioni dal 6° al 10° posto si collocano: i Tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle

41

attività produttive (4,6%); i Tecnici delle scienze quantitative, fisiche e chimiche (4,4%); gli Operai

addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali (3,6%); gli Impiegati addetti alla gestione

amministrativa della logistica (3,4%); gli Specialisti nelle scienze della vita (3,0%). Nel complesso, i

primi 10 raggruppamenti professionali assorbono oltre il 68% dell’occupazione complessiva.

Nella Chimica ai primi 5 posti della graduatoria troviamo: Operatori di macchinari e di impianti

(13,9%); gli Impiegati addetti alla gestione amministrativa della logistica (10,1%); il Personale non

qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci (6,7%); i Tecnici dell’organizzazione e

dell’amministrazione delle attività produttive (6,2%) ed i Tecnici dei rapporti con i mercati

(4,5%). Nelle posizioni dal 6° al 10° posto troviamo: Conduttori di macchinari (4,5%); i Tecnici delle

scienze quantitative, fisiche e chimiche (4,2%); gli Impiegati addetti alla segreteria (4,1%); i

Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (3,9%); gli Operai addetti a macchine

confezionatrici di prodotti industriali (2,8%). Nel complesso, i primi 10 raggruppamenti

professionali assorbono il 61% dell’occupazione complessiva.

42

Distribuzione % degli occupati nel 2012 secondo la Classificazione delle Professioni 2011. Imprenditori, Dirigenti, Specialisti e Tecnici

fabbricazione di

prodotti chimici

fabbricazione di

prodotti farmaceutici di

base e di preparati

farmaceutici

Imprenditori e amministratori di grandi aziende 0,3% 0,5%

Direttori e dirigenti generali di aziende 1,4% 0,0%

Direttori e dirigenti dipartimentali di aziende 1,2% 1,2%

Imprenditori e responsabili di piccole aziende 1,8% 0,1%

Totale 4,6% 1,8%

Specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e

naturali 2,5% 18,4%

Ingegneri e professioni assimilate 1,9% 0,7%

Specialisti nelle scienze della vita 0,0% 3,0%

Medici 0,0% 0,8%

Specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie 1,0% 2,9%

Specialisti in scienze sociali 0,4% 0,0%

Ricercatori e tecnici laureati 0,4% 1,8%

Altro 0,2% 0,0%

Totale 6,4% 27,6%

Tecnici delle scienze quantitative, fisiche e chimiche 4,2% 4,4%

Tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni 1,4% 1,0%

Tecnici in campo ingegneristico 1,0% 0,4%

Tecnici della conduzione di impianti produttivi in continuo e

dell'esercizio di reti idriche ed energetiche1,1% 1,2%

Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi 3,9% 5,1%

Tecnici della sicurezza e della protezione ambientale 1,3% 0,7%

Tecnici della salute 0,1% 0,6%

Tecnici nelle scienze della vita 0,9% 0,3%

Tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività

produttive6,2% 4,6%

Tecnici dei rapporti con i mercati 4,5% 4,8%

Tecnici della distribuzione commerciale e professioni assimilate 2,4% 2,4%

Altro 0,3% 1,0%

Totale 27,2% 26,5%

PR

OF

ES

SIO

NI

TE

CN

ICH

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IMPRENDITORI E

DIRIGENZA

PR

OF

ES

SIO

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SP

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IZZ

AZ

ION

E

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).

43

Distribuzione % degli occupati nel 2012 secondo la CP Professioni 2011. Esecutivi, Qualificati nel commercio e servizi, Specializzati, Operai qualificati e Personale non qualificato.

fabbricazione di

prodotti chimici

fabbricazione di

prodotti farmaceutici

di base e di preparati

farmaceutici

Impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali 4,1% 5,8%

Impiegati addetti alle macchine d'ufficio 0,3% 0,3%

Impiegati addetti all'accoglienza e all'informazione della clientela 1,2% 0,1%

Impiegati addetti alla gestione amministrativa della logistica 10,1% 3,4%

Impiegati addetti alla gestione economica, contabile e finanziaria 1,1% 0,5%

Impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della

posta0,8% 1,4%

Impiegati addetti all'archiviazione e conservazione della documentazione 0,2% 0,0%

Altro 0,0% 0,0%

Totale 17,7% 11,6%

Addetti alle vendite 1,0% 0,4%

Altre professioni qualificate nelle attività commerciali 0,7% 0,7%

Professioni qualificate nei servizi di sicurezza, vigilanza e custodia 0,1% 0,4%

Altro 0,2% 0,0%

Totale 1,9% 1,5%

Meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine 1,5% 1,8%

Artigiani e operai specializzati dell’installazione e della manutenzione di

attrezzature elettriche ed elettroniche0,6% 2,0%

Altro 2,1% 0,4%

Totale 4,2% 4,1%

Operatori di macchinari e di impianti per la chimica di base, ecc. 13,9% 15,6%

Conduttori di impianti per la prod, di energia termica e di vapore, ecc 0,4% 0,9%

Operatori di catene di montaggio automatizzate e di robot industriali 1,3% 0,1%

Conduttori di impianti per la trasformazione dei minerali 0,4% 0,0%

Operai addetti a macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni

metalliche e per prodotti minerali1,2% 0,6%

Conduttori di macchinari per la fabbricazione di articoli in gomma e materie

plastiche4,5% 0,0%

Conduttori di macchinari per tipografia e stampa su carta e cartone 0,5% 0,0%

Operai addetti a macchinari dell'industria tessile, delle confezioni ed assimilati 1,3% 0,0%

Operai addetti all'assemblaggio di prodotti industriali 0,5% 0,2%

Operai addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali 2,8% 3,6%

Conduttori di veicoli a motore e a trazione animale 1,0% 0,1%

Altro 1,4% 0,1%

Totale 29,1% 21,3%

Personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci 6,7% 2,5%

Personale non qualificato nella manifattura 1,3% 1,8%

Altro 0,9% 1,3%

Totale 8,9% 5,7%

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NON

QUALIFICATE

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PROFESSIONI

QUALIFICATE

NELLE ATTIVITA'

COMMERCIALI E

NEI SERVIZI

ARTIGIANI,

OPERAI

SPECIALIZZATI

Fonte: elaborazioni ARES2.0/SOGES su dati ISTAT (Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro).

3.3 Dinamiche di innovazione: spese in ricerca, brevetti, dotazione di personale e

posizionamento nazionale e internazionale di un settore composito

I settori chimici e farmaceutici sono tecnologicamente avanzati, ad alta vocazione industriale e

caratterizzati da un elevato livello di investimenti materiali e immateriali, capitale umano

qualificato e propensione all’export. La R&S amplia il contenuto innovativo dei prodotti e consente

di sottrarre la competitività ad un mero fattore di costo.

Sebbene in entrambi i settori, la ricerca assuma forme generalmente molto più strutturate e a

maggiore contenuto tecnologico e scientifico rispetto al resto del manifatturiero, i due comparti

presentano situazioni differenziate al loro interno.

44

Nella chimica italiana nel 2012 gli addetti che si dedicano alla ricerca risultano 4900 unità (di cui

2100 ricercatori), pari al 4% circa dell’occupazione settoriale con una quota più che doppia della

media manifatturiera (1,9%).

Nello stesso anno. le spese di innovazione nelle imprese chimiche hanno superato gli 838 milioni

di euro (9% circa del valore aggiunto generato dal settore) e la ricerca assorbe 554 milioni di

euro pari al 6% del valore aggiunto. Una parte preponderante della R&S è realizzata

internamente (454 milioni di euro). Una quota inferiore al 20% delle spese di R&S, pari a 100

milioni di euro, è affidata a istituti di ricerca esterni, pubblici o privati.

Nell’attività brevettuale l’industria chimica mostra un’incidenza (10%) superiore rispetto a quella

in termini di fatturato (6%). Rispetto alla media europea, l’Italia innova maggiormente nei polimeri

(27% contro 20%). Il 18% dei brevetti riguarda la biochimica, una quota ancora inferiore rispetto

a quella europea (22%), ma in forte crescita (+5 punti percentuali in 5 anni).

Come ha evidenziato Federchimica, nonostante l’intensità dell’attività di R&S – espressa in

termini di spesa sul fatturato – nella chimica italiana il livello, pari all’ 1,0%, è comunque

inferiore alla media europea (1,8%) trainata dalla Germania (2,4%)

Il divario si riduce se si considerano le spese di innovazione che incidono per l’1,6% sul fatturato

al punto che l’incidenza sul fatturato in Italia è sostanzialmente in linea con la media europea se

si esclude la Germania (1,7%). In effetti in Italia una quota inferiore delle spese di innovazione

deriva dalla ricerca (66% contro 77%) mentre hanno maggiore rilevanza attività di problem solving

meno strutturate. L’incidenza delle spese di R&S sul fatturato chimico, anche a livello europeo,

risente del peso crescente delle commodities – cioè di prodotti indifferenziati per i quali

l’innovazione non è adeguatamente remunerata dai clienti – e della diversa propensione alla

ricerca dei singoli settori chimici. Secondo Federchimica le nuove frontiere tecnologiche in via di

sviluppo – dalla sostenibilità alla chimica da fonti rinnovabili, dalle nanotecnologie alle

biotecnologie -potrebbero dare nuovo slancio alla R&S nell’industria chimica europea ed italiana.

Intensità di innovazione e ricerca nell’industria chimica in Italia ed Europa (spese in % del fatturato) anno 2011

Italia Europa esclusa la

Germania Germania Europa

Spese di innovazione 1,6% 1,7% 3,2% 2,3%

Spese di R&S 1,0% 1,4% 2,4% 1,8%

Fonte : Federchimica

45

I dati di Farmindustria (Indicatori Farmaceutici 2013) rilevano come nel 2012 le imprese del

farmaco abbiano investito in Ricerca e Sviluppo 1.230 milioni di euro, una somma

considerevolmente più elevata rispetto alla chimica. Il dato per quanto elevato registra però un

calo del -1,6% rispetto al 2011. Per quanto riguarda gli addetti R&S, i dati Farmindustria per il 2012

indicano una presenza 5.950 (-0,8% rispetto al 2011) lavoratori, rappresentando il 9,4% del totale

degli addetti del settore. Gli investimenti in R&S nel settore farmaceutico sono dunque ingenti, sia

in termini assoluti, sia rispetto alle dimensioni del settore. A talei investimenti le imprese

contribuiscono con proprie risorse per oltre il 90%.

Sulla base delle statistiche dell’associazione di categoria, se si considerano anche le piccole

imprese biotech del farmaco, il volume di investimenti in R&S raggiunge una soglia pari a 1.549

milioni, l’8% del totale della Ricerca svolta in Italia, un valore ben maggiore del peso del settore in

termini di addetti e fatturato, mentre il numero di addetti in R&S arriva complessivamente a 7.169

unità pari al 7,4% dell’occupazione R&S di tutto il manifatturiero; una incidenza molto più elevata

rispetto all’occupazione totale che è pari all’1,6%.

R&S nella Industria Farmaceutica in Italia confronto con manifatturiero

Farmaceutica e

biotech del farmaco

Solo farmaceutica Settori a medio alta tecnologia

Industria manifatturiera

Totale Imprese

Investimenti in R&S in milioni di euro

1549 1230 10509 11187 15020

Addetti R&S 7169 5950 57367 80783 114265

Fonte Indicatori Farmaceutici Luglio 2013 Farmindustria

R&S Farmaceutica in Italia Confronto internazionale Paesi Spesa in R&S (Milioni di

euro) Addetti in R&S Spesa per addetto in (Migliaia di

euro)

Italia 1.230 5.950 207

Francia 4.787 21.575 222

Germania 5.318 20.691 257

Regno Unito 5.588 23.000 243

Belgio 1.907 3.862 494

Paesi Bassi 642 4.743 135

Spagna 980 5.251 187

Svizzera 4.972 8.463 587

Europa 29.142 115.251 253

USA 26.130 72.033 363

Giappone 11.084 30.027 369

Totale 66.356 217.311 305

Fonte Indicatori Farmaceutici Luglio 2013 Farmindustria

46

Addetti all’innovazione

Chimica e farmaceutica si caratterizzano, come osservato, per l’elevato livello di qualifica dei

lavoratori: dirigenti, quadri e direttivi rappresentano il 32% degli addetti.

Come osserva Federchimica (Chimica in Cifre 2012) la composizione per profili professionali nel

tempo sta spostandosi verso le qualifiche più elevate: la quota di dirigenti e quadri è cresciuta di 3

punti percentuali nel periodo tra il 2000 e il 2012, quella dei direttivi di 2 punti. Anche la quota di

operai specializzati cresce di 2 punti percentuali a fronte di un corrispondente calo degli operai

non specializzati ben maggiore (5 punti percentuali).

Nella chimica e farmaceutica, considerate complessivamente, la presenza di laureati è pari al 29%

degli addetti, un valore quasi triplo rispetto alla media industriale (10%). Oltre la metà dei laureati

possiede una laurea in materie scientifiche.

L’incidenza dei laureati sulle nuove assunzioni (38%) è superiore a quella sul totale degli addetti

(29%) e si conferma quasi doppia rispetto alla media dell’industria (14%).

Se si osserva la sola chimica la presenza di laureati che è pari al 19% (con una quota di assunzioni

dei laureati però pari 26%) risulta tuttavia ancora inferiore di 7 punti percentuali rispetto alla

chimica europea, dove la presenza di laureati è pari al 26%.

Da sottolineare, in ogni caso, a corollario della forte attenzione verso il capitale umano qualificato

e l’aggiornamento delle competenze, come l’industria chimica investa fortemente nella

formazione dei suoi lavoratori con il 39% dei dipendenti che partecipa in media ogni anno ad

almeno un corso di formazione a fronte di un dato medio dell’industria pari al 25%.

Per quanto riguarda la farmaceutica si evidenzia l’assoluta rilevanza di questo settore rispetto alla

capacità di assorbire capitale umano, con il 55,6% di laureati sul totale degli addetti a cui va

associata la quota di diplomati pari ad un ulteriore 33,7%.

Da segnalare la specificità del settore anche rispetto alla sua capacità di valorizzare l’apporto

femminile: le donne nel settore farmaceutico rappresentano il 45% degli addetti, una quota di

molto superiore rispetto al totale dell’industria dove raggiungono il 25%. Con 6 donne laureate

ogni 10 assunte e con una incidenza di laureate superiore a quella dei colleghi uomini (dove 5 su

10 sono laureati) si spiega anche la femminilizzazione della funzione ricerca e sviluppo, con le

donne che rappresentano il 53% degli addetti, registrando un valore allineato a quello europeo del

settore e nettamente più alto rispetto alla media in Italia (19%).

47

Addetti alla Ricerca e Sviluppo nell’industria farmaceutica e numero di studi clinici svolti in Italia

Fonte: Farmindustria – La produzione di valore dell’industria farmaceutica in Italia Novembre 2013

L’XI° rapporto nazionale 2012 sulla sperimentazione dei medicinali in Italia dell’AIFA documenta la

riduzione del numero e delle caratteristiche degli studi clinici attivati nell’ultimo quinquennio. La

riduzione registrata in Italia del numero assoluto di studi clinici, in realtà accomuna il nostro paese

al resto d’Europa tanto che la percentuale di sperimentazioni si è stabilizzata negli ultimi due anni

intorno a valori pari al 16% del totale Europa9.

La distribuzione nelle varie fasi, denotando un continuo spostamento verso le fasi precoci di

sviluppo, secondo Farmindustria farebbe ben sperare per un’accelerazione del settore nei

prossimi anni.

Per quanto riguarda gli studi condotti con prodotti biotech in Italia, nonostante una lieve flessione

nel 2010 in linea con quella generale di tutte le sperimentazioni, le attività di ricerca clinica

mostrano una forte crescita sia in valore (il numero medio del periodo 2006-2010 è quasi cinque

9 Grazie ai dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica, è possibile ottenere diverse informazioni sugli studi clinici in Italia. Tra il 2000 e il 2011 ne sono state svolti 8.139, di cui la maggior parte di fase 3 e 4, anche se le fasi 1 e 2 tendono a crescere nel tempo (dal 28,7% del 2000 al 45,4% nel 2011). Nel 2011 le imprese sono state promotrici del 65% delle sperimentazioni. Le prime tre aree terapeutiche per numero di sperimentazioni sono state le neoplasie, le malattie del sistema nervoso e le malattie del sistema cardiovascolare (rispettivamente con 1.083; 361; 348 sperimentazioni in totale, 28,6%; 9,5%; 9,2% del totale).

48

volte quello del periodo 2001-2005), sia in percentuale sugli studi totali: quasi il 30%. Il dato non

considera peraltro gli studi clinici di medicinali per terapie avanzate, che comprendono per

definizione la terapia genica, la terapia cellulare somatica ed i prodotti di medicina rigenerativa.

In questo contesto l’Italia conferma un ruolo da protagonista nelle biotecnologie per la salute con

188 aziende sul territorio che contribuiscono con 84 progetti in fase di discovery e 319 prodotti in

sviluppo, il 45% dei quali è per la cura di patologie oncologiche, seguito da quelle metaboliche,

epatiche e endocrine e da quelle autoimmuni.

4. Principali dinamiche del cambiamento con cui si confronteranno il settore chimico e quello

farmaceutico

4.1 Concorrenza e internazionalizzazione

Specializzazione Produttiva ed evoluzione della domanda: il valore della prossimità al cliente

nella chimica fine e di specialità

L’industria chimica nazionale fine e della specialità si è sempre rivolta ai comparti industriali tipici

del made in italy, garantendo formulazioni particolari e non standardizzate, definite in ragione

della specializzazione manifatturiera e della specifica esigenza dell’impresa. La capacità delle

imprese chimiche di stabilire una relazionalità e una prossimità culturale, più che fisica, con le

imprese utilizzatrici finali ha rappresentato uno straordinario fattore di successo delle imprese

chimiche nazionali (Vitali 2010).

In uno scenario di ridimensionamento progressivo della domanda della chimica di base, la chimica

fine ha continuato negli ultimi due decenni a rafforzare in Italia la strategia della specializzazione

di nicchia - caratterizzata dalla flessibilità produttiva - in termini di dimensione dei lotti di

produzione e mix produttivo interno ai lotti e dalla personalizzazione della produzione con

specifici formulati chimici per ciascun cliente, per poi aprirsi negli ultimi anni ai mercati

internazionali, sulla base di una precisa strategia di crescita basata ancora su specializzazioni in

particolari nicchie produttive.

Negli ultimi anni la quota di esportazioni rispetto al totale della produzione è andata perciò

aumentando dal 18% del 1990 al 40% del 2011.

Lo stretto rapporto esistente tra dimensione d’impresa e specializzazione produttiva ha consentito

a diverse imprese italiane di raggiungere, reinterpretando su scala globale il modello della

prossimità, una leadership internazionale anche senza possedere una dimensione elevata.

49

La media impresa italiana, anche a livello internazionale, è riuscita a competere contro le

multinazionali affrontando singole divisioni delle stesse, in mercati di nicchia rispetto ai quali le

dimensioni ridotte delle imprese nazionali appaiono comunque adeguate (Vitali 2010) e dove le

capacità relazionali dell’impresa e la prossimità con la domanda al fine di cogliere le necessità

della clientela sono decisive.

Produzione nazionale nella chimica di base: un perdita di sovranità?

La gran parte dei prodotti della chimica di base sono commodities, ossia prodotti indifferenziati

(cioè del tutto simili a prescindere dai produttori), caratterizzati da specifiche chimico-fisiche

condivise internazionalmente e venduti in grandissime quantità. La competizione si gioca sui costi

di produzione, sfruttando al massimo le economie di scala attraverso la costruzione di grandi

impianti e puntando su vantaggi logistici.

Nella chimica di base, infatti, la dimensione degli impianti di produzione industriale genera

economie di scala molto elevate in relazione alla ottimizzazione dei consumi e – in generale - dei

costi unitari di produzione; a un imponente ciclo industriale si associa anche una complessa

infrastruttura logistica per la movimentazione e lo stoccaggio delle materie prime, degli intermedi

e dei prodotti finiti tramite porti, ferrovie interporti o condotte.

Il gigantismo degli impianti, che necessitano di molte risorse in termini di suolo e spazio, appare

peraltro ormai difficilmente compatibile con il denso contesto nazionale italiano. Anche il carico di

esternalità ambientali e sociali da contenere e gestire a fronte di una crescita della attenzione dei

territori sugli impatti degli insediamenti, scoraggia la scelta di insediarsi o di continuare a produrre

nel nostro paese chimica di base, sommandosi questi aspetti peculiari ai fattori strutturali che

rendono poco competitivi gli investimenti industriali in Italia.

In Italia è cessata la produzione di cloruro di polivinile, di cui peraltro l’Italia è forte consumatrice

con circa 800.000 tonnellate all’anno. Nel 2012 l’Italia ha registrato un deficit della bilancia

commerciale pari, per il polietilene, a circa 900.000 tonnellate (1 miliardo di euro), e per il

polipropilene, a oltre 700.000 tonnellate (circa 762 milioni di euro). Continuano ad essere

presenti, invece, le produzioni di altri polimeri di largo impiego, quali polietilene (Eni-Versalis),

polipropilene (LyondellBasell), polietilene tereftalato (Mossi&Ghisolfi), poliammide (Radici

Chimica) e polistirene (Eni-Versalis).

Come ha osservato Federchimica10, negli ultimi vent’anni l’industria della chimica di base italiana è

10 http://scuole.federchimica.it/Universita/Schede_di_approfondimento_sui_settori/Chimica_di_base.aspx

50

stata investita da una profonda trasformazione che ha ridotto il numero delle imprese a pochi

grandissimi produttori, con una larga la presenza sul nostro territorio di multinazionali chimiche,

che detengono importanti quote di mercato e dispongono, generalmente, di tecnologie industriali

più avanzate.

La dimensione media delle imprese chimiche a capitale estero è di 140 addetti contro una media

di settore di 55, mentre il 49% dell’occupazione chimica nelle imprese sopra i 250 addetti

appartiene a questa tipologia di imprese. Delle 40 imprese chimiche con un fatturato superiore a

200 milioni di euro 24 sono a capitale straniero. Il fattore dimensionale delle imprese estere ne

spiega la maggiore propensione all’innovazione. Circa 2400 ricercatori chimici italiani lavorano in

imprese a proprietà estera, mentre la quota sulla spesa settoriale di R&S è pari circa al 37% per un

controvalore di 212 milioni di Euro, con un valore che sale al 57% se si considera solo componente

della ricerca strutturata11 .

Le imprese chimiche a maggioranza di capitale estero occupano poco meno di 40 mila addetti pari

al 31% del totale settoriale, con un valore della produzione realizzato in Italia prossimo ai 17

miliardi di euro; ricoprono circa il 36% del totale e generano un indotto superiore ai 9,5 miliardi di

euro.

Imprese a capitale straniero

Imprese Quota su tot. chimica

Imprese con produzione in Italia (numero) 288 16%

Valore della produzione in Italia (miliardi di euro) 16.8 36%

Export (miliardi di euro) 6.6 43%

Valore delle vendite in Italia (miliardi di euro) 26.9 44%

Spese di R&S (milioni di euro) 211.9 37%

Investimenti fissi (milioni di euro) 566.4 39%

Addetti (migliaia) 39.5 31% Fonte : Federchimica 2013

Il maggior numero di addetti chimici dipendenti da imprese estere si concentra nella chimica di

base, dove il peso sul totale sugli addetti è pari al 28,9% seguito dal settore della cosmesi che

incide sul 17,6% degli addetti esteri.

I dati sulle dinamiche di esportazione delle imprese multinazionali in Italia evidenziano come le

scelte di investimento non abbiano comportato una perdita di ruolo della produzione nazionale.

Come ha osservato Federchimica, le imprese estere che hanno scelto di localizzarsi e/o di

mantenere una presenza in Italia nonostante le citate difficoltà di insediamento, hanno ottenuto

11 Federchimica 2012 (Il ruolo delle imprese chimiche italiane a capitale estero)

51

comunque un vantaggio competitivo, valorizzando i fattori tecnologici e di conoscenza del tessuto

produttivo nazionale, la qualità delle risorse umane e le caratteristiche del mercato italiano.

L’internazionalizzazione commerciale e produttiva e le dinamiche nei mercati più competitivi

(Cina e India, Brics ecc.)

Con la crisi economica del 2008-2009 si è diffusa, all’interno del sistema industriale italiano e

anche nel comparto chimico, la consapevolezza di dover inseguire la domanda più dinamica

laddove essa si presenta e cioè nei paesi dell’Asia e altri paesi (Europa Est, Russia ecc.) che stanno

emergendo dalle prime fase del processo di sviluppo industriale. La necessità di rispondere alla

crisi dell’attuale domanda europea mediante una strategia di internazionalizzazione più ampia

della precedente è, come già evidenziato, un dato ormai consolidato e ben fotografato nelle

statistiche sul commercio estero del comparto chimico.

I mercati emergenti oggi però sono concorrenti e non mercati di sbocco, si pensi a india o Cina. Se,

infatti, esaminiamo la dinamica della distribuzione delle esportazioni per paese di destinazione,

possiamo notare come il peso della Cina sia particolarmente basso, ma mostri una dinamica

positiva, essendo raddoppiato nel corso dell’ultimo decennio. Su 25 miliardi export solo 500

milioni vanno in Cina. I processi di internazionalizzazione verso questi mercati (come anche il

Brasile) vedono barriere in crescita, dove gli Usa sono molto più capaci di imporre uno scambio

alla pari con questi paesi rispetto all’Europa. L’internazionalizzazione verso i paesi emergenti è

probabilmente la strada migliore per rafforzare l’industria chimica italiana, in quanto consente alle

medie imprese di utilizzare la nuova domanda per stabilizzare i cicli produttivi e per ampliare la

capacità produttiva.

52

Imprese per mercato di riferimento e attività economica - Anno 2011-2012 primi 20 settori Imprese con almeno 3 addetti (v.a e v.%)

SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA

Mercato locale

Mercato nazionale

Mercati esteri

Totale

Mercato locale

Mercato nazionale

Mercati esteri Totale

Valori assoluti

% (sul totale)

Estrazione di carbone (esclusa torba) 1 .. .. 1

100,0 .. .. 100

Estrazione di minerali metalliferi .. 1 .. 1

.. 100,0 .. 100

Industria del tabacco .. .. 3 3

.. .. 100,0 100

Industria delle bevande 83 256 1.100 1.439

5,8 17,8 76,4 100

Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 1.405 2.763 12.794 16.962

8,3 16,3 75,4 100

Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 15 82 256 353

4,2 23,2 72,5 100

Fabbricazione di articoli in pelle e simili 1.292 1.441 5.954 8.687

14,9 16,6 68,5 100

Fabbricazione di prodotti chimici 281 748 2.059 3.088

9,1 24,2 66,7 100

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 804 1.838 4.791 7.434

10,8 24,7 64,4 100

Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi

358 779 1.979 3.116

11,5 25,0 63,5 100

Attività de98gt0p i servizi di supporto all'estrazione 3 4 12 19

15,8 21,1 63,2 100

Confezione di art7p0 èicoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia 2.120 4.051 9.479 15.650

13,5 25,9 60,6 100

Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche

839 1.402 3.434 5.675

14,8 24,7 60,5 100

Fabbricazione di mobili 1.540 2.290 5.479 9.309

16,5 24,6 58,9 100

Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 226 499 993 1.718

13,2 29,0 57,8 100

Alloggio 5.913 2.286 9.595 17.794

33,2 12,8 53,9 100

Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 281 397 774 1.451

19,4 27,4 53,3 100

Ricerca scientifica e sviluppo 116 304 477 897

12,9 33,9 53,2 100

Industrie tessili 1.913 1.935 4.071 7.918

24,2 24,4 51,4 100

Metallurgia 530 792 1.387 2.709

19,6 29,2 51,2 100

Tutte le imprese 604.835 212.883 229.317 1.047.035

57,8 20,3 21,9 100

Fonte Istat 2013 ASSETTI STRUTTURALI E FATTORI DI COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE

53

4.2 Mercato delle materie prime ed energia

Il mercato delle Materie Prime: Virgin Naphta, Shale Gas e materie prime rinnovabili

Il petrolio (da cui deriva la virgin nafta, principale materia prima della petrolchimica)

continua rappresentare la materia di prima di riferimento. In un orizzonte a breve termine,

secondo quanto osservato dalla stessa Federchimica nel report “L’industria chimica:

situazione e prospettive Dicembre 2013”, non si attendono generalizzate spinte al rialzo in

presenza di un prezzo del petrolio in limitato calo anche se saldamente al di sopra dei 100$

(Brent: 104$ a fronte di 109$ nel 2013). Diversamente, la riduzione di capacità produttiva

nella petrolchimica europea potrebbe, invece, generare tensioni al rialzo su specifici prodotti

secondari e intermedi chimici, in particolare se non ottenibili da impianti alimentati ad

etano.

Finora la ‘rivoluzione del gas non convenzionale’ ha dispiegato i propri effetti soprattutto

negli Stati Uniti, che hanno rapidamente aumentato la quota di autosufficienza energetica e

dove i prezzi sono crollati: nel 2012 il prezzo medio del Gas sul mercato statunitense (Henry

Hub) è stato pari a circa 7 €/MWh, rispetto ai 25 €/MWh europei e ai 28-29 del mercato spot

italiano (PSV).

E’ da attendersi che dagli USA siano esportati anche di prodotti chimici finora fatti in Europa:

la disponibilità di gas metano non rappresenta solo una fonte energetica a basso costo, ma

anche una materia prima per la sintesi di prodotti chimici; in questo senso gli USA

potrebbero divenire produttori ed esportatori di materia prima e di derivati, in competizione

con l’industria petrolchimica europea.

Le dinamiche del mercato energetico e l’evoluzione del gap di costo in Italia: la

trasformazione della domanda verso un sistema industriale meno energivoro

La strategia energetica nazionale (SEN) prevede, quale obiettivo prioritario, la riduzione

significativa del gap di costo dell’energia per i consumatori e le imprese, allineando prezzi e

costi dell’energia a quelli europei al 2020 e assicurando che la transizione energetica di più

lungo periodo (2030-2050) non comprometta la competitività industriale italiana ed

europea. I differenziali di prezzo di oltre il 25%, ad esempio per l‘energia elettrica, hanno un

impatto decisivo sulla competitività delle imprese oltre che sul bilancio delle famiglie.

L’Italia ha prezzi dell’energia mediamente superiori ai suoi concorrenti europei (soprattutto

per l’elettricità), e ancor più rispetto ad altri Paesi come gli Stati Uniti. Questa situazione

54

rappresenta un fattore di grave appesantimento per la competitività del sistema economico

italiano.

I prezzi all’ingrosso del gas, come riporta l’Autorita per l’energia (Aeeg) e il rapporto Sen

2013 del Ministero dello Sviluppo Economico, in Italia sono mediamente più alti che negli

altri Paesi europei. Il prezzo medio del gas sul mercato spot PSV nel 2011 è stato di circa il

25% superiore a quello dei principali hub nord-europei (anche il prezzo dei contratti di lungo

termine ‘Take-or-Pay’ (ToP) italiani è mediamente superiore agli analoghi contratti ToP

europei). Ciò si riflette anche sul prezzo all’ingrosso dell’elettricità, che nella maggior parte

delle ore viene determinato da centrali CCGT a gas: il differenziale di prezzo del gas, pari a

circa 6 Euro/MWh termici nel 2011, ha un impatto di circa 10-12 euro al MWh sulla

produzione elettrica di una centrale CCGT. Negli ultimi mesi del 2012 è iniziato un percorso

di riduzione di questo ‘spread’, che ha consentito una riduzione del divario medio annuo a

circa 3,7 Euro/MWh, favorito dalla crescente liquidità del mercato spot.

Vi sono infine una serie di altri costi, dovuti a politiche pubbliche sostenute dalle tariffe

come ad esempio per il settore elettrico gli altri “oneri di sistema” (oneri per

smantellamento nucleare, ricerca di sistema, regimi tariffari speciali) e inefficienze diffuse,

colli di bottiglia nella rete (ad esempio tra Sicilia e Continente), incentivi elevati per certi tipi

di produzione (es. CIP6 non rinnovabile) e per alcuni segmenti di clientela:

• Lo Spread energetico elettrico - differenziale di prezzo con l’Europa per una utenza di

impresa fino a 20mila Mwh annui è pari + 25%

• + 3,7 Euro/MWH Differenziale di prezzo Gas pagato in Italia rispetto all’Europa

• 20% Quota in bolletta ( al netto imposte) del costo per incentivi rinnovabili (6,7 mld

Fotovoltaico)

• + 6-7 Euro/MWH Impatto del Costo Gas su differenziale costo produzione elettrica CCGT12

L’industria chimica italiana ha grande difficoltà a sopportare un costo dell’energia elettrica

superiore di oltre un terzo alla media europea; sono sotto sforzo soprattutto quei subsettori

rispetto ai quali l’energia è spesso la più importante voce di costo, come nel caso della chimica di

base, gas tecnici e fibre, dove rappresenta quasi il 30% del valore aggiunto. Per capire il rilievo del

fattore produttivo energia in questa tipologia di imprese basti considerare che l’incidenza media

nell’industria manifatturiera è pari al 6%. Peraltro come osserva Federchimica (Dicembre 2013) il

fattore sovra costo energetico rende meno competitivi i prodotti nazionali nella concorrenza

12

Fonte Aeeg 2012 e SEN 2013

55

internazionale e per un settore così esposto sui mercati internazionali con una quota esportata

ormai sopra al 40% ciò rappresenta un divario che nel medio termine può finire per spiazzare la

produzione nazionale che vede sempre più erosi i propri margini. E’dunque auspicata un’azione

mirata del Governo per interventi strutturali sulle scelte energetiche e sul mercato energetico, ma

anche immediate azioni finalizzate a ridurre gli oneri in bolletta o a creare più incentivi. Il settore

chimico, peraltro, ha già compiuto passi molto avanzati in materia di efficienza energetica

misurata da Federchimica in un +45% dal 1990 ed è difficile ipotizzare che questi miglioramenti

possano proseguire.

4.3 I fattori tecnologici e innovazione

Il quadro dell’innovazione nelle imprese chimiche e farmaceutiche

L’Istat conduce ogni tre anni in Italia l’indagine europea sull’innovazione delle imprese (CIS),

attraverso la quale è possibile identificare le tendenze all’innovazione delle imprese italiane ed

europee con almeno 10 addetti. L’indagine, i cui risultati sono stati resi noti a dicembre 2102, si

riferisce al triennio 2008 – 2010 e pur riguardando un periodo rispetto al quale è solo in parte

misurato l’effetto della crisi è comunque utile per ripercorre il quadro delle tendenze principali

sull’innovazione nel comparto, tenuto conto che Istat ed Eurostat identificano come innovatrici

quelle imprese che abbiano introdotto sul mercato o nel proprio processo produttivo almeno

un’innovazione.

Delle oltre 1700 imprese chimiche con più di 10 addetti censite, le imprese che hanno innovato i

prodotti o i processi risultavano essere il 72,3% del totale ovvero circa 1250. Mentre nella

farmaceutica a fronte di 303 imprese, 215 nel triennio precedente la rilevazione, ovvero il 71% ha

portato a termine almeno una innovazione. Da segnalare come la quota d’imprese che ha

sviluppato entrambe le tipologie d’innovazione è pari al 58,4% nella chimica ed al 48,8% nella

farmaceutica, dove però la quota di imprese che ha scelto di puntare solo sui nuovi prodotti è pari

al 40,9% di imprese.

Il settore chimico-farmaceutico si distingue fortemente dal resto dell’industria manifatturiera in

senso stretto che registra nel suo complesso un tasso di imprese innovatrici pari al 43,1% ed un

dato relativo a tutta l’economia pari al 31%.

I due settori evidenziano una quota decisamente più elevata di spesa in Ricerca e Sviluppo

rispetto alla media industriale con valori rispettivamente pari al 61,3% nella chimica ed al 67,1%

56

nella fabbricazione di prodotti farmaceutici13. Nella Farmaceutica la componente della spesa per

l’acquisto di servizi di ricerca e sviluppo affidata per commessa ad altre imprese (anche dello

stesso gruppo) o istituzioni (R&S extra-muros) è pari al 30,5%, mentre la ricerca realizzata con

proprio personale e con proprie attrezzature incide per il 36,6% della spesa. Nella chimica la spesa

è invece decisamente concentrata al proprio interno con una internalizzazione dei costi per

personale e attrezzature che arriva al 50% sul totale contro una spesa per lavori affidati all’esterno

pari all’11,3%.

La spesa sostenuta dalle imprese per l’innovazione nella chimica è pari a 10,5 mila Euro per

addetto e sale fortemente nel settore farmaceutico, dove il valore raggiunge la somma di 23 mila

euro per addetto (al secondo posto in assoluto dopo il settore estrattivo).

I principali canali informativi che le imprese della Chimica e della Farmaceutica hanno utilizzato

nelle scelte e nei percorsi di innovazione sono costituiti da fonti informative interne alle aziende

stesse, giudicati decisivi dal 81,2% delle imprese innovatrici chimiche e dal 92,1% delle imprese

farmaceutiche, ad indicare una forte consapevolezza e qualità delle risorse umane impiegate in

queste tipologie di aziende, mentre anche i fornitori - al pari di quanto accade nel resto delle

imprese nazionali - appaiono determinanti per indirizzare l’innovazione. Oltre la metà delle

imprese farmaceutiche ha dichiarato di essersi basata su informazioni fornite da consulenti

esterni, mentre è ancora più forte il ruolo della comunità scientifica con le pubblicazioni tecnico

scientifiche, indicate come decisive dal 71,2 delle imprese innovatrici (ad indicare un buon livello

di produzione di pubblicazioni), come pure delle conferenze, mostre, fiere segnalate dal 60%.

Nella Chimica la prossimità commerciale appare pesare più di quella tecnico scientifica; oltre ai

fornitori anche i clienti pesano molto nelle scelte mentre è più debole e più vicino ai valori medi

dell’industria in senso stretto il ruolo delle pubblicazioni tecnico scientifiche, degli istituti e

consulenti privati, delle conferenze e mostre. Si conferma marginale anche nella chimica, industria

science based per eccellenza, il contributo della comunità scientifica: solo il 10,9% delle imprese

valuta determinanti nei suoi percorsi innovativi i rapporti con le università e gli istituti pubblici di

ricerca.

Le imprese chimiche, hanno innovato soprattutto per migliorare la qualità (94,3%) ma è

considerato assai importante molto più che nel resto dell’economia l’obiettivo di accrescere

l’accesso a nuovi mercati o comunque guadagnare quote e quindi migliorare il posizionamento

competitivo.

13

Nel 2010 le imprese italiane sopra i 10 addetti hanno investito complessivamente 28 miliardi di euro per l’innovazione. Nell’industria la spesa per ricerca e sviluppo (tanto interna quanto esterna) rappresenta la voce principale (più della metà della spesa complessiva) 54,1%

57

Pesa anche l’obiettivo di aumentare la gamma dei prodotti e dei servizi offerti (87,7%), e la

necessità di continuare a garantire quel processo di miglioramento che impatta sulla salute e la

sicurezza sul lavoro (83,7%), che si associa alla necessità di ridurre l’impatto ambientale delle

produzioni (75,0%), vero e proprio nuovo obiettivo strategico generale delle imprese chimiche.

Nella farmaceutica si conferma l’obiettivo del miglioramento della qualità come pure l’attenzione

alla salute e alla sicurezza sul lavoro, mentre nelle imprese chimiche innovatrici si sostiene

soprattutto la necessità di ottenere un aumento del numero di prodotti offerti e quella di

sostituire prodotti obsoleti, per entrambi i settori la flessibilità produttiva, l’accesso a nuovi

mercati e la ricerca di maggiore capacità produttiva appaiono, invece, meno strategici.

Nel 2010 la quota di fatturato che le imprese innovatrici industriali attribuivano alla vendita di

prodotti nuovi (nuovi per il mercato o per l’impresa) era pari al 26%, di cui circa la metà (il 13,3%)

è associata alla vendita di prodotti “nuovi per il mercato”, cioè introdotti per la prima volta sul

mercato di riferimento. Sotto il profilo sub settoriale non si rilevano differenze per la chimica dove

l’incidenza sul fatturato è leggermente maggiore 28,4%, mentre la quota di fatturato relativa ai

prodotti “nuovi per il mercato” è maggiore del dato medio dell’industria, con un valore tra i più

elevati e pari al 19,4%. L’industria farmaceutica, che risente anche della tendenza generale ad un

sottodimensionamento della quota di fatturato che le imprese attribuiscono ai nuovi prodotti

nelle imprese maggiori, vede un dato complessivo come quota sul totale del fatturato pari al

18,9% come quota di prodotti nuovi offerti mentre per la quota di fatturato derivante dalla

sottocategoria dei prodotti “nuovi per il mercato” il dato del farmaceutico è comunque superiore

al dato medio dell’industria e corrisponde a gran parte della quota di fatturato per innovazione.

Nel triennio 2008-2010, il 70,5% delle imprese innovatrici ha introdotto forme di innovazione non

tecnologica e quindi di tipo organizzativo o di marketing. Tra queste prevale l’innovazione

organizzativa (55,5%) rispetto a quella di marketing (47,6%), mentre un quarto delle imprese

innovatrici ha introdotto innovazioni nel design.

Si conferma il ruolo importante svolto dalla dimensione di impresa nell'adozione di innovazioni di

tipo organizzativo o commerciale: hanno adottato nuove soluzioni nel campo dell’organizzazione e

del marketing i due terzi delle piccole imprese innovatrici, ma l’86% delle grandi.

Sotto il profilo settoriale i due settori della chimica e della farmaceutica confermano le dinamiche

positive, evidenziando una maggiore propensione a combinare innovazioni di prodotto-processo

con innovazioni organizzative o commerciali con i valori di innovazione organizzativa pari

rispettivamente al 76% ed al 76,7%. L’innovazione organizzativa prevale (70,2%) rispetto a quella

di marketing (37,2%) nella farmaceutica, mentre all’opposto nella chimica il 64,3 delle imprese ha

58

introdotto cambiamenti nel marketing e solo il 45,6% nell’organizzazione. Una maggiore

propensione a combinare innovazioni di prodotto-processo con innovazioni organizzative o

commerciali emerge nei servizi (76,2% contro il 70,5% delle costruzioni e il 67,8% dell’industria).

Considerando, invece, la sola innovazione di design ovvero innovazioni nelle caratteristiche

estetiche o nel loro confezionamento è l’industria chimica ad avere di gran lunga la maggiore

presenza di imprese innovatrici impegnate in questa attività (53,3%), bel al di sopra del dato

medio dell’industria 29,2 che supera peraltro anche i valori della farmaceutica 23,3%.

A differenza del complesso delle imprese l’attività di innovazione nelle imprese chimiche e

soprattutto in quelle farmaceutiche risente solo parzialmente dei fattori di natura economico-

finanziaria. In entrambi i settori le risorse finanziarie non sono la causa di ostacolo principale

all’innovazione. Nella chimica la mancanza di finanziamenti esterni viene sottolineata un po’ di più

(63,9%) ma l’innovazione sconta di più la presenza di una domanda troppo instabile e volatile

evidenziata dal (66,3)% delle imprese chimiche innovatrici. Quindi le stesse imprese segnalano la

presenza di imprese dominanti 61,4%.

Nella farmaceutica il principale fattore di ostacolo all’innovazione è invece proprio nella presenza

di imprese dominanti, mentre la mancanza di risorse finanziarie interne pur al secondo posto tra i

fattori più determinanti di ostacolo all’innovazione, appare comunque molto meno rilevante del

primo.

Da evidenziare come nelle imprese chimiche oltre il 40% delle imprese innovatrici con un dato al di

sopra delle medie di comparto segnala, sempre secondo l’indagine CIS, ostacoli nel reperimento di

personale qualificato. Mentre nella farmaceutica questo aspetto appare marginale, con una quota

di imprese pari al 17,7% .

Il gap di una ricerca poco discovery: il mercato dei brevetti ed il peso ridotto delle innovazioni di

prodotto

La propensione all’innovazione registrata dai due settori, trova un oggettivo limite nei forti

investimenti in ricerca e sviluppo necessari per realizzare impianti pilota in scala semi industriale e

con ingegneria di processo, che necessitano spesso molti anni, o per l’avvio di processi di sviluppo

di nuovi farmaci il cui iter può arrivare anche a diversi anni.

Per l’industria farmaceutica si stima che sia necessario, per essere competitivi (a livello mondiale)

in un’area terapeutica non marginale, gestire tre o quattro progetti di ricerca simultaneamente.

Dal momento che ciò comporta spese in R&S pari ad almeno 300 milioni di euro all’anno,

59

servirebbero, almeno in teoria, imprese con un volume di fatturato pari a circa due miliardi. Per

sviluppare prodotti e servizi ad alta tecnologia è necessaria una ingente quantità di risorse e quindi

l’aspetto dimensionale si conferma costituire una barriera importante. Altra soluzione è la

cooperazione tra aziende, con il coinvolgimento di altri soggetti pubblici e/o privati, su progetti di

innovazione tecnologica, ancor più che su iniziative di acquisizione per linee esterne di nuove

tecnologie. La capacità di cooperare tra le imprese, si presenta sempre più come un fattore

determinante, con una valenza strategica più efficace rispetto alla crescita tramite acquisizioni, il

cui studio e realizzazione richiede, peraltro, elevati rischi come pure la disponibilità di

professionalità elevate e particolari .

Come rileva Farmindustria (Indicatori 2013) per i nuovi medicinali occorre in media un processo

che richiede 10-15 anni di ricerche e fasi di studio regolate da specifiche norme e linee guida

internazionali che garantiscono l’attendibilità dei dati, la tutela dei diritti, la sicurezza e il

benessere dei soggetti che partecipano agli studi. Il numero di nuove molecole tende peraltro a

ridursi, mentre gli investimenti in R&S per sviluppare un nuovo prodotto tendono ad aumentare

nel corso del tempo. Si calcola che dallo screening iniziale su 5-10 mila molecole in media ne arriva

solo 1 alla fine del processo sul mercato, con costi che crescono e possono anche arrivare a

superare il miliardo di euro per singola linea.

La necessità di ingenti risorse spiega perché la ricerca come attività discovery non è fatta quasi mai

dalle aziende italiane; ora peraltro anche a livello di grandi imprese multinazionali si va verso la

concentrazione in grandi centri di ricerca, localizzandoli per lo più fuori dall’Europa (USA).

Le aziende italiane al più tendono ad acquisire brevetti e svilupparli poi internamente, per le

ragioni dimensionali ed economiche viste prima. La ricerca fondamentale è fatta sempre più

spesso solo da start up che scaturiscono dal mondo universitario e che brevettano soprattutto in

ambito biotech.

A fronte dei costi della ricerca farmaceutica condotta in prevalenza dall'industria, la tutela

brevettuale garantisce che l'azienda detentrice del brevetto possa commercializzarlo in esclusiva

per almeno 20 anni. Tenendo conto che occorrono almeno 10-12 anni perché un nuovo

medicinale arrivi sul banco della Farmacia, questo significa che all'azienda rimangono in media

solo 8 per ripagarne (complessivamente) 2014.

Il tema della capacità di fare innovazione si pone, perciò, soprattutto per le imprese

14 Anche rispetto al tema della gestione della proprietà intellettuale che si traduce in brevetto dalle scelte di rendere pubblica la

tecnologia sino agli aspetti economici legale come pure alle scelte di acquisto dei brevetti la figura di “una manager della conoscenza” capace di individuare l’innovazione, potrebbe essere una figura strategica per le aziende.

60

farmaceutiche, a fronte della progressiva scadenza dei brevetti importanti con un mercato in Italia

che ormai scambia principi attivi e farmaci non più coperti da brevetto per il 90% dei medicinali.

Negli Stati Uniti, per esempio, la produttività dell’innovazione è in grado di compensare le perdite

derivanti dalla scadenza dei brevetti, generando continuamente nuovi brevetti.

Il prolungamento della filiera chimica sino al riciclo: una filiera nazionale

Secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, nel 2012 la produzione nazionale di rifiuti in Italia ha

raggiunto nel 2010 un volume pari a 32,5 milioni di tonnellate (+1,1% rispetto al 2009),

evidenziando un andamento in controtendenza sia rispetto alla media UE, sia rispetto alla

dinamica di leggera contrazione che pure aveva cominciato a manifestarsi negli anni più recenti

anche in Italia.

Sempre prendendo a riferimento il 2010 in Italia, secondo i dati del rapporto ISPRA sui rifiuti

urbani pubblicato nel giugno 2012, lo smaltimento in discarica rappresenta ancora la forma di

gestione più diffusa in termini relativi (46%). Oltre la metà dei rifiuti urbani prodotti (54%) nel

2010 veniva quindi sottoposta a recupero, trattamento o altro tipo di smaltimento: il 19% dei

rifiuti urbani risultava oggetto di operazioni di recupero di materia; il 12% era avviato a processi di

trattamento biologico di tipo aerobico o anaerobico (il 10% a compostaggio, il 2% a digestione

anaerobica); il 16% incenerito con recupero di energia; l’1% recuperato per produrre energia in

impianti produttivi, quali i cementifici, e sempre l’1%, dopo il pretrattamento, utilizzato per la

ricopertura delle discariche 15.

Il dato nazionale sul volume di rifiuti urbani evidenzia una forte capacità “produttiva” del nostro

paese, soprattutto di rifiuti urbani. La quota italiana sul totale europeo è pari, infatti, al 14,8%, un

dato che ci colloca al secondo posto dietro la Germania, che però con una popolazione

complessiva superiore di circa il 40% alla popolazione italiana produce un volume di rifiuti urbani

di poco superiore, con una quota pari al 16,5% del totale europeo.

Le direttive sui rifiuti e i documenti di indirizzo generali, come Europa 2020, o più specifici come la

Tabella di marcia per l'uso efficiente delle risorse (COM (2011) 571) presentata il 20 settembre

2011, mirano a sviluppare la prevenzione rispetto alla produzione di rifiuti e l’uso efficiente degli

stessi. Nella Tabella di Marcia in particolare la Commissione ha proposto, perciò, di sviluppare un

15

Tali tipologie di intervento includono le perdite di processo, nonché le esportazioni di rifiuti, pari a circa 134 mila tonnellate (0,4% del totale di rifiuti prodotti). In aggiunta a quanto sopra riportato va rilevato che circa 9 mila tonnellate di rifiuti pretrattate sono stoccate sotto forma di “ecoballe” in Campania (0,03% del totale dei rifiuti prodotti a livello nazionale).

61

piano per la competitività e la crescita economica fondato su un modello più razionale di uso di

tutti i materiali e risorse naturali, focalizzando l’attenzione verso l’intera catena dei materiali -

dall'estrazione al trasporto, dalla trasformazione al consumo, allo smaltimento dei rifiuti - al fine di

spostare l'attenzione dalla produzione dei rifiuti “all'intero sistema dei flussi di materiali, nonché

alla comprensione degli impatti lungo l’intero ciclo di vita, in modo da individuare scelte politiche

vantaggiose per l'ambiente, convenienti sul piano dei costi, ed eque nei confronti delle

generazioni successive”.

Per far si che a livello europeo i rifiuti si trasformino in una risorsa da reintrodurre nell’economia

come materia prima, la Commissione ha evidenziato che tutti i paesi debbano sviluppare le

pratiche del riuso e del riciclo. La Commissione sottolinea la necessità di innescare una vera e

propria economia del riciclo, dove a partire dalla progettazione di prodotti (che integrino un

approccio basato sul ciclo di vita), si realizzi una migliore cooperazione tra tutti gli operatori del

mercato lungo l’intera catena di valore, si realizzino processi di raccolta perfezionati, si adotti

ovunque un quadro normativo adeguato e si introducano incentivi per la prevenzione e il riciclo

dei rifiuti, nonché si indirizzino investimenti pubblici in impianti moderni per il trattamento dei

rifiuti e il riciclaggio di alta qualità.

Alcuni Stati membri del nord Europa in realtà già riescono a riciclare anche più dell’80% dei rifiuti,

trasformandoli in una risorsa effettiva.

L'obiettivo europeo è dunque quello di ampliare la diffusione dell'uso intelligente dei rifiuti per

trasformare i rifiuti in risorsa attraverso il riciclo ed il riuso dei rifiuti facendo si che tale procedure

siano opzioni economicamente sempre più interessanti per gli operatori pubblici e privati, grazie

alla diffusione della raccolta differenziata e allo sviluppo di mercati funzionali per le materie prime

secondarie.

Agendo in questa direzione nel prossimo futuro con le norme europee pienamente applicate da

tutti i paesi si potrà arrivare progressivamente all'eliminazione dello smaltimento in discarica e al

recupero di energia limitato ai materiali non riciclabili sempre più ridotti.

L'azione UE mira dunque a incentivare la crescita di un comparto su cui anche l'Italia già esprime

una forte competitività e sui cui sarebbe conveniente concentrare gli sforzi. La crescita del

mercato potrà favorire anche l'efficienza e la capacità stimolando l'innovazione e introducendo

procedimenti e tecnologie più efficaci. In questo senso l'Italia può efficacemente fare la sua parte

vantando peraltro una specializzazione e un sistema formativo ampiamente all'altezza del compito

di promuovere e sostenere una crescita continua del mercato con le facoltà di ingegneria

ambientale peraltro molto presenti .

62

Il monitoraggio condotto dalla Commissione rispetto alla corretta applicazione della legislazione

UE in materia di rifiuti, pubblicato nel 2012 16, evidenzia come l’Italia sia tra i Paesi con maggiori

deficit attuativi (20° posto). Lo studio pur rilevando, a partire dagli ultimi anni, prestazioni

soddisfacenti in termini di riduzione dei rifiuti biodegradabili conferiti in discarica, recupero di

energia e copertura completa nella raccolta dei rifiuti domestici, registra al contempo gravi gap

per ciò che riguarda la pianificazione, la conformità delle discariche di rifiuti non pericolosi ed il

riciclaggio dei rifiuti urbani .

L’attenzione alla crescita di un sistema di gestione dei rifiuti efficiente scaturisce anche dalla

necessità di garantire anche in Italia un pieno sviluppo dell’industria del riciclo17.

L’Italia, come già osservato. gioca in euro un ruolo molto importante posizionandosi ai primissimi

posti rispetto ai volumi di rifiuti recuperati.

Il settore industriale del riciclo, appare peraltro piuttosto diversificato, con una filiera industriale

complessa e composta, oltre che dai servizi di raccolta dei rifiuti, da due segmenti:

• l’industria di valorizzazione dei rifiuti, composta dal settore classico di preparazione al riciclaggio

e dai trattamenti di recupero tecnologico finalizzati alla trasformazione dei rifiuti in materie prime

seconde per l’industria manifatturiera, in prodotti di uso agronomico (compostaggio) e di uso

energetico (combustibili derivati, biogas da digestione anaerobica, syngas). Si tratta di un settore

strategico, dal momento che l’ampliamento del mercato del riciclo richiede un miglioramento

della qualità delle materie seconde;

• l’industria di trasformazione delle materie seconde e di produzione di beni basati, in tutto o in

parte, su materie seconde (rottame, macero ecc.); quest’ultima componente è in alcuni casi un

segmento dell’industria manifatturiera acquirente dei prodotti dell’industria di valorizzazione

(come nel caso dell’industria cartaria, delle acciaierie a forno elettrico, dei forni di seconda fusione

ecc.), in pochi altri casi è una integrazione verticale della filiera del recupero dei rifiuti.

L’importanza di questo segmento si evince chiaramente considerando che sulle materie seconde si

basano oggi circa i tre quarti della produzione di acciaio, rame e alluminio, ben più del 50% della

produzione di carta, quote molto rilevanti della produzione vetraria o plastica.

16

SCREENING OF WASTE MANAGEMENT PERFORMANCE OF EU MEMBER STATES Final version 2 July 2012

17 Il riciclo ecoefficiente - L’industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi”, un volume curato da

Duccio Bianchi, rappresenta il risultato di una ricerca a vasto spettro condotta dall’Istituto di ricerche Ambiente Italia, nell’ambito del Kyoto Club e promossa da CIAL, COMIECO, CONAI, CONSORZIO ACCIAIO, COREPLA, RILEGNO.

63

Le nuove tecnologie stanno migliorando la capacità di selezione dei materiali raccolta (come con le

tecnologie a sensori NIR per le plastiche), per consentire lo sfruttamento di nuove frazioni di

rifiuto (come per alcune tecniche di estrazioni di metalli rari e preziosi da rifiuti elettronici o di

recupero dalle scorie di incenerimento), per consentire nuove forme di impiego dei materiali di

riciclo (come con la produzione di paste disinchiostrate dai maceri di carta).

Il Gruppo di lavoro ha segnalato la produzione di PVC con la messa a punto di processi di riciclo del

pvc usato per usi durevoli (cavi elettrici) per ottenere una materia prima seconda per nuovi utilizzi

(tubazioni edilizia interne, componenti interne delle auto).

Un altro settore di grande interesse è quello del recupero delle scorie di incenerimento. Oggi il

trattamento termico determina scorie e residui tra il 20-25% del rifiuto trattato. Le tecnologie

disponibili, ma ancora poco presenti in Italia (quattro impianti che recuperano solo il 20% delle

scorie), consentirebbero di valorizzare – “chiudendo il cerchio” nei processi di trattamento termico

– le scorie e ceneri pesanti recuperandone non solo la frazione inerte (per sottofondi stradali o

cementifici), ma anche le non piccole frazioni metalliche ferrose e non ferrose, come l’alluminio,

con risultati positivi in termini di bilancio energetico e di emissioni evitate (Cial 2010; Grosso

2010).

La chimica da fonti rinnovabili: materie prime sostenibili/biomasse

La necessità di ampliare per l’industria della chimica l’utilizzo di materie prime non derivanti da

fonti fossili ma da quelle rinnovabili è sempre maggiore, sia in seguito alle politiche che a livello

internazionale tentano di frenare l’utilizzo di materie impattanti per l’ambiente, sia per la ricerca

di fonti non esauribili. Inoltre per il settore chimico italiano cresce l’esigenza di non essere

dipendente da paesi che già oggi producono biomasse, replicando la dipendenza presente per i

combustibili fossili, e provare quindi a ricercare e applicare tecnologie in grado di ottenere sempre

maggiori sviluppi nel campo delle biomasse.

Lo sviluppo della capacità di lavorare per la produzione di prodotti provenienti da materie prime

rinnovabili rappresenta quindi una grande opportunità per il settore anche in termini di sviluppo di

nuove tecnologie utili alle evoluzioni di comparto, allo sviluppo di filiera, evoluzioni che

andrebbero anche ad avere un impatto importante sulle dinamiche occupazionali.

Come sottolineato dal rapporto Federchimica “Un adeguato sviluppo di tecnologie che consentano

di utilizzare biomasse non rientranti nell’impiego alimentare e mangimistico, ed eventualmente

coltivabili anche su terreni non adatti alle colture classiche, costituisce un’ulteriore spinta per la

creazione di un circolo virtuoso di rilancio della chimica italiana e per ulteriori opportunità di

64

reddito degli agricoltori. Esiste inoltre l’opportunità di valorizzare biomasse di natura diversa,

derivanti da attività agricole o dell’industria alimentare abitualmente considerate come rifiuti e,

come tali, soggette solo a costi di smaltimento”. Ed è proprio in questa ottica che vanno visti gli

sforzi da mettere in campo anche dal Cluster della chimica verde (Cfr. 4.8).

Nei prossimi decenni ci si aspetta quindi un aumento esponenziale dell’impiego di biomasse, e per

il 2020 l’Unione europea prevede il raggiungimento della quota del 20% di impiego di

biocarburanti. Tali obiettivi possono essere raggiunti con lo sviluppo progressivo di colture che

siano specificamente progettate per la produzione di biocarburanti con la realizzazione di

bioraffinerie in grado di frazionare le biomasse in varie componenti.

Federchimica sostiene, ancora, che la chimica delle biomasse sia un tassello molto importante

della chimica sostenibile, convinta che questo settore debba essere sviluppato in una logica che

unisca biotecnologie, bioraffinerie, biocarburanti e bioprodotti chimici in modo coordinato. La

chimica europea dovrebbe attivarsi per cogliere le opportunità che la chimica sostenibile può

offrire e la costituzione della Public Private Partnership BRIDGE 20/20 (Biobased and Renowable

Industries for Development and Growth) rappresenta un segnale in questa direzione. (Rapporto

Federchimica 2013).

4.4 Dinamiche di crescita e assetti proprietari: riflessi sull’organizzazione aziendale, sui modelli

produttivi e l’outsourcing

Multinazionali farmaceutiche in Italia

Delle 230 principali imprese produttrici di specialità medicinali presenti in Italia il cui valore della

produzione farmaceutica realizzata nel 2012 è stato pari a 25,7 miliardi di euro, la componente

straniera rappresenta il gruppo più importante. Esprimendo il peso delle aziende straniere non

solo in termini di fatturato ma piuttosto come presenza complessiva sul mercato e adottando

come indicatore la media aritmetica del fatturato, e di parametri quali occupazione, investimenti,

vendite estere e imposte pagate, il settore farmaceutico risulta composto per il 39% da imprese a

capitale italiano e per il 61% da imprese a capitale estero (40% europee e giapponesi, 21% USA).

In termini assoluti a fronte di 395 imprese nazionali su un totale di 514 le imprese straniere

sviluppano il 71% del fatturato (29% le italiane) e assorbono il 59% dell’occupazione (41% le

italiane), il 60% degli investimenti (40 % le Italiane) ed il 50% delle spese in ricerca e sviluppo. Le

395 imprese italiane controllano a loro volta 177 imprese straniere fuori dall’Italia sviluppando una

65

occupazione che corrisponde al 27% di quella nazionale e un volume di affari pari a poco meno del

20% di quello nazionale.

Il processo di internazionalizzazione coinvolge il settore farmaceutico più di quanto osservato per

la chimica e molto più della media industriale, sia per la presenza di imprese estere in Italia, sia

dunque per la proiezione all’estero di quelle italiane. Tra le imprese a capitale estero quelle

farmaceutiche sono le prime per il valore degli investimenti in Italia con una spesa di poco

inferiore a 1,2 miliardi di euro per investimenti in produzione e ricerca e sviluppo incidendo sul

totale degli investimenti esteri in Italia per una quota pari al 17%. Estremamente rilevante il peso

dell’export sul totale dell’export italiano con il 16% prodotto da imprese estere in Italia.

Significativa anche l’incidenza del fatturato un 11% e degli addetti pari al 9% sul totale degli

addetti esteri, ad indicare complessivamente il forte dinamismo delle imprese estere di un

comparto che pesa per poco più di un punto percentuale del Pil nazionale. A fronte della presenza

rilevante e assai dinamica sino ad oggi delle imprese farmaceutiche e della capacità nazionale di

attrarle, le attese per il futuro segnano un arretramento del nostro paese al pari di quanto avviene

nei paesi avanzati in termini di capacità di attrarre nuovi investimenti. Se nel 2002 tutti i paesi

avanzati raccoglievano il 70% dei nuovi investimenti farmaceutici annui, il quadro attuale indica un

livello pari circa il 40%, a cui corrisponde un valore dei paesi emergenti pari al 60%. Anche la

domanda mondiale di farmaci continua a spostarsi verso i paesi emergenti: secondo le stime IMS

la quota Ue sul mercato pari al 24% nel 2011 al 2016 scenderà al 19 % a fronte di una crescita dei

paesi cosiddetti Bric e altri paesi diversi da Giappone e Usa, dal 28 al 37%.

E’ evidente che lo spostamento della domanda mondiale determina necessariamente la

rilocalizzazione dell’industria a livello globale e dà un nuovo impulso alla concorrenza tra le

economie avanzate per mantenere gli investimenti e attrarne di nuovi.

Nel contesto della trasformazione in atto del settore farmaceutico a livello internazionale, l’Italia

continua in ogni caso a mantenere il ruolo di importante e qualificata “piattaforma produttiva”.

Come già osservato le filiali di multinazionali estere hanno continuato anche in fase di inizio crisi,

come riporta lo studio della Università Bocconi del 201018, a produrre, favorendo la crescita dell’

innovazione e la valorizzazione delle competenze di ricerca e sviluppo delle unità di eccellenza

nazionali.

18

Università Bocconi Il settore farmaceutico italiano nel panorama internazionale: trend in atto e strategie di impresa Centro di Ricerca Imprenditorialità e Imprenditori (EntER) 2010

66

La produzione conto terzi nella farmaceutica in Italia

Secondo gli ultimi dati di Farmindustria il contributo di imprese produttrici conto terzi sta

crescendo sia per quanto riguarda addetti e fatturato, sia per gli investimenti, in particolare in

Salute, Sicurezza e Ambiente. I dati raccolti dal Gruppo Produttori Conto Terzi di Farmindustria,

che rappresenta le principali aziende del comparto, indicano un aggregato di 2.703 addetti e un

fatturato pari a 532 milioni di euro di cui 238 milioni generato dall’export.

Il dato più interessante è rappresentato dall’andamento del sub comparto: dal 2005 al 2012 si

segnala una forte crescita del fatturato (+103%), così come anche del numero di addetti, con una

percentuale ancora maggiore (+106%). Il dato di crescita scaturisce sia dalle imprese terziste già

esistenti nel 2005 che hanno ampliato gli organici, sia dall’ingresso di nuovi operatori che hanno

acquisito produzioni da gruppi farmaceutici internazionali. Anche la dinamica delle esportazioni,

con un valore che pressoché si triplica nel periodo sopraindicato, dà una chiara indicazione

dell’andamento davvero positivo. Date le caratteristiche del comparto che assume la valenza di

piattaforma produttiva, gli addetti si concentrano nelle attività di produzione (55,6% del totale) e

manutenzione (8,9%), con il 35,5% impiegato in altre mansioni.

L’elevata qualità del terzismo farmaceutico si evince dal peso delle risorse umane qualificate con il

31,6% degli occupati totali laureato, un dato ben distante dalle altre attività tipicamente

manifatturiere dell’industria in Italia (8,4%). Con i diplomati, il capitale umano qualificato

raggiunge il 67,2% degli addetti. Anche il livello di investimenti del 2012 in produzione, ricerca e

attività innovative, pari a circa 64 milioni di euro, segnala lo sforzo di qualità in atto, attestato

anche dalla spesa nel segmento Salute, Sicurezza e Ambiente (HSE), ambito nel quale le imprese

hanno speso in media 5,2 milioni per anno, pari al 16,8% degli investimenti in produzione.

Accesso al credito e fonti di finanziamento

Gli ultimi dati di Banca d’Italia (Ottobre 2013) sulle sofferenze bancarie, riferiti complessivamente

ai due settori delle industrie chimiche e farmaceutiche, evidenziano la complessiva solidità del

settore anche in una fase ormai di piena espansione della crisi. L’incidenza delle sofferenze sui

prestiti bancari era pari, infatti, ad appena il 4,7% a fronte del 15,6% medio dell’industria italiana,

Se la crisi non ha destabilizzato la struttura finanziaria di un macro comparto solido e che, pure

perdendo solo nell’industria chimica oltre il 15% in volume e di circa il 5% di valore, dal 2007 ad

oggi è stato capace di fronteggiare il calo della domanda interna con una crescita dell’export, la

mancanza di risorse finanziarie sembra incidere invece sulla capacità delle imprese dei due settori

di mantenersi competitive, di generare innovazione e di potenziare la R&S.

67

Per il 36% delle imprese chimiche e per il 19% delle aziende farmaceutiche, la mancanza di risorse

finanziarie rappresenta, infatti, un fattore in grado di ostacolare la competitività. Il dato raccolto

dall’Indagine Istat 2013 sulla competitività delle imprese, realizzata sulla base del censimento

2011, evidenzia un’attenzione non marginale al dato finanziario, che fa il paio anche con le

difficoltà già evidenziate nell’indagine Cis sull’innovazione e che ponevano in maggiore difficoltà

l’industria chimica.

I nuovi dati Istat evidenziano come vincoli di tipo finanziario sono avvertiti soprattutto dalle

imprese più piccole, con una difficoltà segnalata dal 46,7% delle micro imprese chimiche e dal

21,7% delle micro imprese del settore farmaceutico. All’opposto un livello assai più basso nelle

grandi imprese (quelle con oltre 250 addetti) sia della chimica (15%) sia della farmaceutica (8,5%)

attesta una maggiore capacità di autofinanziamento e anche una maggiore capacità di gestire gli

strumenti finanziari. Considerate le imprese più piccole, quelle che più lamentano difficoltà di tipo

finanziario, l’indagine Istat con dati riferiti all’intera economia evidenzia come le modalità di

finanziamento più utilizzate sono soprattutto il credito bancario (sia di breve sia di medio/lungo

termine) e quindi l’autofinanziamento.

Il ricorso ad altri strumenti finanziari - che includono la raccolta di fondi sui mercati finanziari,

diverse forme di prestito, incentivi pubblici, ecc. – rappresenta la scelta effettuata dal 39,5% di

tutte le imprese dell’industria in senso stretto, con un dato che cresce per le imprese che

appartengono ad un gruppo (circa 45%) e per quelle di maggiori dimensioni (53,6 e 62,8%

rispettivamente per le medie e le grandi). Il ricorso ai mercati finanziari, in particolare, è limitato in

assoluto, e ancora fortemente circoscritto alle grandi imprese, ma soprattutto è limitata alla

grande dimensione la possibilità di un profilo di finanziamento più articolato. Tuttavia, nell’ambito

delle imprese che dichiarano di competere sui mercati internazionali, come nel caso di numerose

imprese chimiche e farmaceutiche, anche le piccole e le medie fanno in generale ricorso a più

fonti, utilizzando in particolare la raccolta sui mercati finanziari.

Da segnalare come anche il ricorso a finanziamenti o incentivi pubblici sia presente. L’indagine Cis

sull’innovazione ha evidenziato, infatti, come il 33,9% delle imprese industriali innovatrici ha

ricevuto un sostegno pubblico per l’innovazione, proveniente principalmente da amministrazioni

pubbliche locali o regionali. Un dato particolarmente interessante e forse indicativo dell’immagine

deteriorata di cui gode il settore, è che la chimica con una quota di imprese pari al 32,8% è però al

di sotto del dato complessivo dell’industria in senso stretto. All’opposto il settore farmaceutico

presenta una molto più accentuata capacità di attrarre contributi pubblici con una quota di

imprese innovative beneficiarie di finanziamenti pubblici pari al 46,5%.

68

Incidenza mancanza risorse finanziarie come ostacolo alla competitività per attività economica

Manifatturiera e classe di addetti - Anno 2011

3 9 addetti 10- 49 addetti

50 -249 addetti

250 e oltre addetti Totale

Estrazione di minerali da cave e miniere 39,6 32,7 25,9 .. 36,5

Attività manifatturiere 47,9 38,9 27,1 20,1 44,1

Industrie alimentari 46,7 39,1 26,4 21,4 44,7

Industria delle bevande 46,0 31,7 17,1 15,4 39,1

Industria del tabacco .. .. .. .. ..

Industrie tessili 45,0 34,9 31 31,8 40,9

Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia

47,1 42,6 31,6 20,8 45,3

Fabbricazione di articoli in pelle e simili 46,2 35,4 29,5 12,0 41,3

Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio

50,8 40,5 40,4 38,5 48,2

Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 42,1 31,8 20,9 18,5 35,8

Stampa e riproduzione di supporti registrati 53,9 40,6 29,1 14,3 49,8

Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio

45,5 38,5 27,3 6,7 38,4

Fabbricazione di prodotti chimici 46,7 31,3 20,4 15,0 36,6

Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici

21,7 27,1 14,7 8,3 19,0

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 47,1 33,3 29,5 19,4 39,5

Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

52,5 42,6 31,4 23,3 48,7

Metallurgia 41,1 33,9 22,2 17,9 35,2

Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature)

47,8 40,6 28,3 22,2 44,8

Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi

49,7 38,2 27,2 14,6 42,6

Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche

45,3 36,6 22,2 15,7 39,8

Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 45,6 37,3 22,1 19,4 39,8

Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 57,2 39,0 35,9 20,8 44,4

Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 51,4 46,7 38,6 38,5 48,1

Fabbricazione di mobili 54,7 45,5 32,1 24,2 50,9

Altre industrie manifatturiere 46,9 41,3 23,4 16,7 45,1

Come ha evidenziato l’indagine Istat CIS sull’innovazione, In entrambi i settori di analisi la difficoltà

a reperire risorse finanziarie è comunque un fattore importante, in grado di ostacolare

effettivamente l’innovazione, anche se non è il fattore preponderante. Come già evidenziato, è

comunque innegabile che per avere prodotti e servizi ad alta tecnologia serva nei due settori una

69

ingente quantità di risorse da investire nella R&S.

Nella chimica, la mancanza di finanziamenti esterni pesa comunque in maniera rilevante tra le

imprese innovatrici individuate dall’indagine Cis-Istat (63,9%), ma l’innovazione sconta di più, ad

esempio, la presenza di una domanda troppo instabile e volatile evidenziata dal 66,3% delle

imprese chimiche innovatrici.

La più elevata capacità di ottenere finanziamenti o di autofinanziarsi delle imprese maggiori fa si

che l’attività di innovazione nelle imprese chimiche e soprattutto in quelle farmaceutiche - attività

che appunto risulta più concentrata nelle soglie dimensionali maggiori - risenta, invece, solo

parzialmente dei fattori di natura economico-finanziaria.

Sempre nelle imprese farmaceutiche, per confermare il quadro finanziario positivo, è utile citare

uno studio Farmindustria condotto all’inizio del manifestarsi della crisi economica, che aveva

sottolineato come i maggiori gruppi a capitale italiano presentano, in media, elevati livelli di

solidità finanziaria (PFN/capitale netto) rispetto alla medie imprese italiane di tutti i settori, come

pure nettamente più favorevole sempre rispetto alle media risultava la propensione

all’autofinanziamento (tasso di ritenzione degli utili) e capacità di indebitamento non ancora

sfruttata.

In questo gruppo di imprese per sostenere costi di ricerca e sviluppo davvero molto ingenti,

l’aspetto dimensionale è importante e soprattutto si evidenzia come fattore competitivo la

capacità di cooperare tra le imprese e la crescita per linee esterne, ovvero la capacità di fare

acquisizioni importanti o giuste; attività questa che richiede professionalità elevate e particolari.

Vale la pena capire se nel caso dell’industria farmaceutica emergano nuove difficoltà, come ha

osservato Farmindustria, nello scenario attuale di crisi con i tempi di pagamento più lunghi e in

aumento. L’esposizione commerciale, a causa dei lunghi tempi di pagamento, in Italia è 26% del

fatturato, con l’Ue15 al 19% e il minimo in Germania, al 7%. I tempi di pagamento da parte delle

strutture pubbliche - evidenziati dalle imprese aderenti all’associazione degli industriali

farmaceutici - sono arrivati a 222 giorni nel primo trimestre del 2013, con un dato ben al di sopra

rispetto a quanto previsto dalla normativa e con forti differenze a livello regionale. Ad esempio il

Molise ha raggiunto 820 giorni, la Calabria 578 giorni e la Campania 326. Si evidenzia una

situazione che rappresenta al di là dei possibili oneri finanziari per l’esposizione commerciale e

soprattutto una mancata disponibilità di risorse che potrebbero essere investite. Si tratta di

somme ingenti, che non possono essere sostituite da credito o anticipazioni. Una stima

Farmindustria riporta ad esempio che se i tempi di pagamento fossero almeno pari a quelli della

Francia, che tra i grandi paesi Ue ha ritardi medi maggiori, l’industria farmaceutica disporrebbe di

70

2 miliardi in più di liquidità, valore che più raddoppierebbe se i ritardi fossero equivalenti a quelli

della Germania.

Reti di impresa e assetti proprietari

Sulla base della rilevazione Istat, le imprese dei settori chimico e farmaceutico appaiono piuttosto

prudenti nell’adozione di strategie per l’attivazione/incremento di collaborazioni con altre

imprese. I dati dei due settori non si discostano dal valore medio riferito all’intera economia

(11,7%) e con un posizionamento intermedio tra tutti i settori manifatturieri o dell’industria. Solo

il 16,1 % delle imprese chimiche ed il 14,8% di quelle farmaceutiche ha, infatti, avviato o

consolidato strategie di partnership.

I dati Istat, riferiti all’intera economia, evidenziano che il profilo strategico delle imprese è

condizionato in modo rilevante dalla dimensione aziendale, all’aumentare della quale cambia la

rilevanza di strategie anche a prescindere dalla loro complessità. Nel caso dell’intensificazione di

collaborazioni con altre imprese, sono però soprattutto quelle di piccola dimensione (10-49

addetti) a farne ricorso (17,2%), con un comportamento analogo a quello delle classi superiori; per

contro, rimangono relativamente isolate buona parte delle microimprese, tra le quali solo una su

dieci intende ricorrere a questa leva strategica. Questa circostanza spiega l’andamento dei due

settori, dove il peso delle imprese maggiori e la rilevanza dei gruppi condiziona i dati complessivi

dei due comparti.

Come già analizzato, per sostenere costi di ricerca e sviluppo davvero molto ingenti, l’aspetto

dimensionale è importante ed è decisivo per garantire una relativa autonomia; solo per le imprese

minori si evidenzia infatti come fattore competitivo la capacità di cooperare tra imprese. La già

citata indagine CIS dell’Istat conferma una scarsa propensione alla cooperazione, con solo l’11%

delle imprese Chimiche “innovatrici” che ha stipulato accordi di cooperazione per l’innovazione. I

partner più importanti sono state le imprese dello stesso gruppo ed i clienti più che i fornitori e

soprattutto le università e istituti di ricerca pubblici più che le società di consulenza e di ricerca

private. L’industria farmaceutica è più aperta alla cooperazione con una quota di imprese

innovatrici interessata alla collaborazione con altre imprese che sale al 15,8% e un legame più

stretto con i fornitori e con le imprese concorrenti rispetto a quello con i clienti e con società di

ricerca private e istituti di ricerca pubblici.

71

Strategie di rete adottate dalle imprese Chimiche e Farmaceutiche nel contesto Industria in s.s. -

Anno 2011 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale delle imprese)

SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Attivazione/incremento di relazioni tra imprese

Attività di risanamento e altri servizi di gestione dei rifiuti 29,4

Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale 28,6

Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi

24,9

Attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; recupero dei materiali 21,5

Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature 20,2

Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche 19,6

Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 19,6

Stampa e riproduzione di supporti registrati 18,8

Gestione delle reti fognarie 18,1

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 17,8

Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 17,4

Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 17,2

Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) 16,8

Fabbricazione di mobili 16,3

Fabbricazione di prodotti chimici 16,1

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 15,7

Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 14,8

Raccolta, trattamento e fornitura di acqua 14,6

Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 14,5

Metallurgia 13,9

Altre industrie manifatturiere 13,7

Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 12,8

Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio

12,2

Industrie tessili 11,8

Altre attività di estrazione di minerali da cave e miniere 11,6

Industria delle bevande 11,6

Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia 11,6

Fabbricazione di articoli in pelle e simili 11,3

Attività dei servizi di supporto all'estrazione 10,5

Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 9,9

Industrie alimentari 7,2

Fonte Istat MERCATI, STRATEGIE E OSTACOLI ALLA COMPETITIVITÀ 2013

72

Il Censimento 2011, opportunamente elaborato dall’Istat nell’indagine Mercati, Strategie e

Ostacoli alla Competitività 2013, evidenzia come nel sistema produttivo italiano prevalgano

modelli di governance relativamente semplificati, con un’elevata concentrazione delle quote di

proprietà, un controllo a prevalente carattere familiare e una gestione aziendale accentrata.

Considerando tutta l’economia l’imprese risultano essere gestite direttamente da membri della

famiglia proprietaria e/o controllante nell’81,4% dei casi. La gestione è affidata a manager interni

o esterni all’impresa in quasi il 5% (3,6% e 1,3% rispettivamente), mentre nel rimanente 13,7% dei

casi si ricorre ad altre forme di management (gestione diretta da parte di imprese controllanti,

affidamenti a trust, ecc.).

Imprese per tipologia di gestione 2011-2012. Posizionamento industrie chimiche e

farmaceutiche rispetto all’industria in s.s. – Managerialità vs Familiarità

SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA

Gestione familiare

Gestione manageriale

Altro Totale

% (sul totale)

Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale .. 71,4 28,6 100

Attività dei servizi di supporto all'estrazione 36,8 47,4 15,8 100

Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici 50,4 39,1 10,5 100

Raccolta, trattamento e fornitura di acqua 25,3 37,0 37,3 100

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 35,6 33,1 31,3 100

Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio 61,6 21,2 17,1 100

Attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti; recupero dei materiali 68,7 15,5 15,7 100

Fabbricazione di prodotti chimici 73,1 14,2 12,7 100

Attività di risanamento e altri servizi di gestione dei rifiuti 69,7 13,5 16,7 100

Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 74,8 13,3 11,9 100

Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi 75,1 11,8 13,1 100

Industria delle bevande 71,6 11,0 17,4 100

Fabbricazione di altri mezzi di trasporto 74,0 10,1 16,0 100

Gestione delle reti fognarie 72,7 9,9 17,4 100

Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche

77,8 9,3 13,0 100

Altre attività di estrazione di minerali da cave e miniere 71,3 9,0 19,7 100

Metallurgia 77,7 9,0 13,3 100

Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca 77,3 8,4 14,3 100

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 78,1 7,3 14,7 100

Fabbricazione di carta e di prodotti di carta 80,8 6,7 12,4 100

Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 81,0 5,4 13,6 100

73

Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature 79,4 5,2 15,4 100

Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia 83,9 4,5 11,6 100

Fabbricazione di articoli in pelle e simili 81,9 4,5 13,5 100

Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) 81,6 4,5 13,9 100

Industrie tessili 83,6 4,3 12,1 100

Fabbricazione di mobili 80,6 3,8 15,7 100

Altre industrie manifatturiere 81,0 3,7 15,3 100

Stampa e riproduzione di supporti registrati 83,9 3,5 12,6 100

Industrie alimentari 86,2 3,2 10,6 100

Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio

82,4 2,3 15,3 100

Totale economia 81,4 4,9 13,7 100

Fonte: Istat Mercati, Strategie e Ostacoli alla Competitività 2013

I due settori oggetto di osservazione si distanziano fortemente dai dati medi settoriali e da larga

parte del manifatturiero, con la farmaceutica che appare fortemente orientata alla gestione

manageriale tanto da posizionarsi ai primissimi posti dell’industria in senso stretto, con il 39,1%

delle imprese in mano a manager e solo il 50,4% direttamente gestite dalle famiglie proprietarie.

Il settore chimico è decisamente più allineato alla modalità gestionale manifatturiera,

evidenziandosi contestualmente un ruolo importante delle famiglie che mantengono il pieno

controllo sulla conduzione delle aziende nel 73,1% dei casi.

Tralasciando gli effetti di gruppo, che condizionano chiaramente queste tipologie di scelta,

soprattutto se il gruppo è multinazionale, la managerialità della conduzione dell’impresa è

profondamente influenzata dalla dimensione aziendale. Con un dato che passa nel settore chimico

da un’incidenza dell’8% nelle micro imprese al 13,5% nelle piccole, fino ad arrivare a circa il 58,3%

in quelle con almeno 250 addetti. Da sottolineare la maggiore concentrazione della managerialità

nelle industrie farmaceutiche dove il dato parte dal 17,4 nelle micro imprese con un valore doppio

rispetto all’analogo gruppo della chimica, ma raggiunge per le imprese superiori a 250 addetti lo

stesso valore registrato nella chimica.

74

Imprese chimiche e farmaceutiche per tipologia di gestione, classe di addetti e attività

economica - Anno 2011 (valori percentuali)

SETTORI DI ATTIVITÀ ECONOMICA Gestione familiare

Gestione manageriale

Altro Totale

% (sul totale)

CHIMICO

3 – 9 addetti 78,4 8,0 13,6 100

10 49 addetti 74,2 13,5 12,3 100

50 249 addetti 55,7 33,2 11,1 100

Da 250 30,0 58,3 11,7 100

Totale 73,1 14,2 12,7 100

FARMACEUTICO

3 – 9 addetti 69,6 17,4 13,0 100

10 49 addetti 59,3 28,8 11,9 100

50 249 addetti 45,7 47,3 7 100

Da 250 28,3 58,3 13,3 100

Totale 50,4 39,1 10,5 100

4.5 I fattori demografici sociali e culturali

Le dinamiche demografiche nazionali e mondiali e gli impatti sulla domanda attesa di prodotti

chimici e farmaceutici: dai farmaci ai fertilizzanti

L’analisi dei fattori che contribuiranno al cambiamento del settore chimico-farmaceutico non può

non tener conto delle evidenti trasformazioni demografiche che investono il pianeta. In primo

luogo, la crescita demografica dovuta agli elevati tassi di natalità che si concentra in alcune aree.

Nei paesi occidentali che in generale vedono una forte riduzione della natalità cresce la speranza

di vita e si assiste a un rapido invecchiamento della popolazione.

Entrambi i fenomeni: invecchiamento della popolazione e pressione delle nascite hanno come

conseguenza, come detto, un aumento della popolazione mondiale che si stima possa arrivare

entro il 2050 a 9 miliardi di persone.

La crescita della popolazione comporterà un aumento del ruolo della chimica legata all’utilizzo di

fertilizzanti per le culture alimentari; dall’altro lato l’invecchiamento della popolazione porterà ad

un aumento del consumo dei prodotti farmaceutici, collegati alle patologie e al benessere della

terza età.

75

Osserviamo brevemente i due fenomeni, in modo distinto.

Chimica alimentare e utilizzo di fertilizzanti

Secondo Assofertilizzanti oggi ben il 48% della popolazione globale è nutrito grazie ai fertilizzanti e

dati recenti (Istat 2011), mostrano in Italia un mercato dei fertilizzanti in crescita dell’11% dal 2010

al 2011; la crescita di fertilizzanti si registra anche nel caso dell’agricoltura biologica.

Poiché nei prossimi anni la produzione globale di cibo dovrà aumentare in modo significativo per

rispondere ai bisogni alimentari dell’umanità e se si considera il crescente impatto ambientale

dell’incremento delle superfici agricole, è evidente che l’intensificazione della produzione agricola

con connesso massiccio utilizzo di fertilizzanti sarà uno degli scenari da prospettare. E anche in

questo caso appare evidente l’importanza di un adeguamento del settore alle nuove esigenze.

Prodotti farmaceutici e invecchiamento della popolazione

Il rovesciamento della piramide demografica comporterà necessariamente un ri-orientamento del

settore farmaceutico, che dovrà indirizzare la propria attività di ricerca e sviluppo in coerenza a

questo spostamento demografico. Il rapporto dell’OMS del 2013 “Priority medicines for Europe

and the world - 2013” evidenzia come tale cambiamento, oggi presente soprattutto nei paesi

dell'Unione Europea, rappresenti un campanello d’allarme per il resto del mondo. Infatti, tra i

punti critici del settore vi è la possibile inefficacia di trattamenti per una malattia o condizione che

potrebbero presto non essere appropriati per i pazienti di destinazione. L’invecchiamento della

popolazione comporta la tendenza ad un aumento di malattie croniche ad esso associate: malattie

cardiache, diabete, artrosi, Alzheimer e così via, che richiederanno maggiori investimenti in ricerca

e innovazione per aumentare l’offerta del settore farmaceutico in questi campi. Va sottolineato

che le aziende legate all’health care beneficeranno quindi per ovvi motivi del “global ageing”, il

quale rappresenterà una importante opportunità per la crescita del settore e per l’evoluzione delle

professionalità ad esso associate.

Fattori culturali e sociali: tra nuove esigenze di sostenibilità e la crescita dell’effetto Nimby

Nell’evoluzione dei settori chimico e farmaceutico, un ruolo sempre più importante sarà svolto dai

forti cambiamenti culturali e sociali che attraversano l’opinione pubblica in merito all’impatto

ambientale e alla salute dei due settori industriali. Come è noto, infatti, il macrocomparto più di

altri vive negli ultimi anni l’esigenza di doversi attrezzare sempre più per rispondere alle sfide che

gli vengono poste in tema di riduzione degli impatti ambientali e di diffusione della sostenibilità in

senso più ampio e ancora di resistenza ai contrasti posti dalle comunità locali. La questione

76

ambientale ha sempre rappresentato per il settore in esame un elemento di forte criticità, sia per

l’avvio di nuovi investimenti che per l’insediamento e la gestione degli impianti produttivi.

A tale tematica di fondo si aggiunge negli ultimi anni la necessità di rispondere ad un consumatore

sempre più esigente ed informato e che quindi trasforma anche nelle scelte di acquisto le strategie

di produzione delle imprese chimiche, che divengono sempre più orientate verso lo sviluppo di

prodotti considerati sostenibili che quindi garantiscano una sempre maggiore sicurezza ai fini della

salute dei consumatori e dei lavoratori, e che abbiano, lungo il loro intero ciclo di vita, impatti

ambientali il più possibile ridotti.

Ovviamente la tensione verso una maggiore sostenibilità deriva da diversi fattori e di diversa

natura. Oltre a quelli legati alle previsioni normative (esaminate più avanti), quelli qui analizzati

possono essere definiti più di carattere etico: sono legati alla diffusione della cultura della gestione

sostenibile del prodotto e del processo lungo l’intero ciclo di vita. La dimensione sociale del

concetto di sviluppo sostenibile si colloca a partire dalle iniziative che mirano al miglioramento

delle condizioni lavorative delle persone che operano presso gli impianti, fino alla capacità

fondamentale di rafforzare il rapporto col territorio su cui insistono gli stabilimenti nel quale

vivono i dipendenti e sul quale operano le autorità pubbliche che regolano le attività produttive

(XVIII Rapporto Responsible Care).

Le sfide poste al comparto della chimica sono quindi fortemente legate anche al senso di

insicurezza che gli impianti producono e, negli anni, le imprese chimiche sono sempre di più

chiamate alla costruzione di un percorso sostenibile per mantenere in vita gli impianti e di

insediarne di nuovi ed inoltre sono chiamate a indirizzare le attività di ricerca sull’individuazione di

sostanze che garantiscano migliori livelli di sicurezza e minori impatti ambientali rispetto alle

sostanze da sostituire. Quando si decide di realizzare un progetto industriale che prevede la

realizzazione di un impianto ad alto impatto sul territorio, sia esso una fabbrica chimica o una

centrale che produce energia, una delle scelte cruciali da affrontare riguarda il luogo in cui

realizzare tale progetto. Una risposta comune da parte degli attori coinvolti è l’opposizione ai

progetti di localizzazione, ormai comunemente definita come fenomeno NIMBY (acronimo che sta

per Not In My Back Yard, letteralmente “non nel mio cortile”). Quello del NIMBY è un argomento

decisamente vasto, che presenta una letteratura sterminata; la reazione di opposizione ai progetti

di localizzazione da parte degli attori locali è determinata dalla percezione della loro non equità

che consiste nel fatto che i benefici sono prodotti per la industria che si insedia mentre i costi

ambientali si scaricano sulla comunità locale.

Per far fronte a tali ostacoli e agli impedimenti che frenano gli investimenti nel comparto, diviene

77

necessario sviluppare da parte delle aziende una maggiore capacità di gestione del consenso della

comunità, anche attraverso nuove politiche di comunicazione aziendale di marketing territoriale

che creino un’immagine positiva dell’azienda; bisognerà creare sempre più le condizioni per gli

investimenti a partire anche dai cambiamenti di opinione. Questo quindi determinerà la necessità

di sviluppare per il comparto nuove figure esperte in comunicazione interna ed esterna che

rappresenteranno in futuro competenze strategiche, proprio in un comparto come quello chimico

farmaceutico in cui il marketing territoriale non ha mai rappresentato una priorità.

Bisognerà introdurre e rafforzare competenze professionali in grado di perseguire attività di

comunicazione che evidenzi il ruolo della chimica e dei suoi prodotti nei suoi campi d’applicazione

e contemporaneamente competenze e figure sempre più capaci di gestire i processi volti ad una

migliore gestione delle risorse.

Gli impegni ed i risultati dell’industria chimica nella trasformazione in industria sicura e

sostenibile

Nello scenario attuale dello sviluppo del sistema chimico italiano l’innovazione per la sostenibilità

è senza dubbio uno dei fattori maggiormente in grado di spiegare le prospettive di competitività e

crescita. Per le industrie chimiche si tratta di interpretare il contenuto di innovazione sostenibile

oltre le sue forme tradizionali di rispetto delle norme cogenti che impongono di adottare misure

di contenimento dei rischi ambientali, di aumentare la sicurezza per i consumatori, come pure di

preservare i lavoratori esposti alle fasi del ciclo produttivo più pericolose per la salute,

allargandone l'ambito per aggiungere nuovo valore al prodotto e guadagnare in competitività,

valorizzando anche quei fattori riconducibili alla nuova sensibilità ambientale dei cittadini ed ai

nuovi paradigmi della sostenibilità: efficienza energetica, riuso, riciclo, abbattimento dei rischi,

utilizzo di materie prime rinnovabili e chimica verde, ripristino ambientale. Tutti fattori che

rappresentano la direzione dell'avanzamento tecnologico di processo e prodotto e degli

investimenti in ricerca, come pure i presupposti per l’investimento in capitale umano e più in

generale per il rinnovamento organizzativo e di rapporto con il mercato.

Va qui sottolineato, che il concetto di chimica verde è un po’ controverso, perché come

sottolineano anche gli addetti ai lavori: “la chimica se è fatta bene è pulita per definizione, chimica

verde vuol dire utilizzo di materie prime vegetali”.

Sicurezza

Altro tema fondamentale che si inserisce nella nuova cultura di una chimica verde e sostenibile è

78

quello della sicurezza, che è strettamente legato anche al rapporto con il territorio (vedi sopra).

Infatti, negli anni si è passati attraverso un cambiamento della cultura che ha portato dalla

monetarizzazione del rischio alla prevenzione del rischio stesso; la sicurezza diviene infatti un

elemento fondamentale che ha portato alla costruzione di un percorso imprescindibile per

continuare a mantenere in vita gli impianti. La crescita della necessità di sicurezza ha come

obiettivo quello della “nocività zero”, il che comporta di conseguenza la fine dello scambio

monetizzazione contro nocività.

Va ricordato che il settore chimico farmaceutico rappresenta il settore con la minore infortunistica

e la minore incidenza di incidenti sul lavoro e malattie professionali rispetto ad altri settori

industriali. Nel suo complesso esso costituisce un settore leader in termini di risultati su Sicurezza

e Salute a livello nazionale, come mostrato anche nel XIX Rapporto annuale "Responsible Care”,

secondo il quale l’industria chimica si configura come uno dei settori con i luoghi di lavoro più

sicuri. La media dell’Indice di Frequenza degli Infortuni (IF), relativa agli anni 2009 - 2010 - 2011

per tutti i Settori Manifatturieri, vede soltanto l’industria del petrolio (7,2) con una performance

migliore dell’industria Chimica (11,6), mentre il valore mediano per i settori industriali si presenta

ben più elevato (24,9). Detto ciò permane ancora l’impegno sia sul fronte della prevenzione del

rischio che della comunicazione della sicurezza del settore, portando a ulteriori diminuzioni gli

Indici di Frequenza e gli Indici di Gravità degli Infortuni sul Lavoro e, sul lungo termine, anche ad

un miglioramento dei dati relativi alle Malattie Professionali.

Il sistema dell’education: domanda e offerta di istruzione in ambito chimico e farmaceutico

La chimica negli ultimi decenni ha scontato una lunga fase di declassamento curricolare e una

perdita di interesse da parte degli studenti. Una delle cause, almeno sino all’inizio del nuovo

secolo, va riferita al lascito pesante della disattenzione rispetto agli effetti ambientali di molte

iniziative industriali chimiche realizzate dal dopoguerra agli anni 60. La chimica ha perso spazio nei

curricola scolastici e ha subito una riduzione di iscritti a livello universitario soprattutto nel corso

degli anni 90 e sino all’inizio del 2000, una riduzione in parte bilanciata dagli iscritti in Ingegneria

chimica, dagli iscritti in discipline farmaceutiche e nell’ultimo decennio dagli iscritti nei nuovi corsi

di laurea in biotecnologie.

A livello nazionale, come osserva uno studio Federchimica 2012 (Chimica in Cifre), l’offerta di

laureati in chimica appare quantitativamente adeguata ai nuovi livelli di domanda di un comparto

che è andato ridimensionandosi, ma occorre verificare la rispondenza dei curricola alle esigenze

aziendali.

79

Emerge la necessità di un rinnovato e nuovo approccio della formazione nella scuola in modo da

correlare più strettamente la chimica al ruolo della qualità della vita, in quanto industria in grado

di fornire le più efficaci soluzioni per assicurare la salute negli alimenti nel rispetto di una diffusa

cultura ambientale.

A livello scolastico gli indirizzi chimici permangono in un sistema di istituti tecnici industriali che,

pur scontando la generale difficoltà della scuola di adeguarsi alle esigenze produttive, in alcuni

contesti territoriali riescono ad accompagnare la domanda di periti e tecnici qualificati.

Come riporta Federchimica (Formula della crescita 2012) solo il 47% degli studenti italiani ha

frequentato un corso di chimica, contro il 67% della media dei paesi OCSE.

Considerando il livello universitario per l’ambito chimico farmaceutico va in ogni caso osservato

come a fronte di una domanda fortemente rivolta verso profili elevati vi è oggi una estrema

eterogeneità di offerta a causa dell’affastellarsi di riforme dell’ultimo quindicennio, che ha

prodotto una pletora di corsi di laurea riconducibili a classificazioni diverse tutte ancora vigenti

rispetto alla tipologia di corso e in gran parte orientati a soddisfare un approccio scientifico-

disciplinare più che calarsi su tematiche concrete, una circostanza che non agevola il matching tra

domanda e offerta di profili qualificati in ambito chimico e farmaceutico.

La riforma dell’università prevede a regime solo due tipologie di classi: le classi delle lauree di 1°

livello (l) [lauree triennali] e classi delle lauree di 2° livello (lm) [lauree magistrali - già lauree

specialistiche], ma permane ad esaurimento degli iscritti una classificazione legata agli

ordinamenti pre riforma ed alle successive modifiche. Tanto che oggi, come è evidente dalla

tabella che segue, si elencano laureati dell’area chimica dell’ingegneria chimica, della farmaceutica

e delle biotecnologie a cui possono essere associati un Corso di Laurea (vecchio ordinamento), una

Laurea: Corso di Laurea D.M. 270/04, una Laurea Triennale: Corso di Laurea D.M. 509/99, una

Laurea Specialistica: Corso di Laurea Specialistica D.M. 509/99, una Laurea Magistrale: Corso di

Laurea Magistrale D.M. 270/04, Laurea a Ciclo Unico: Corso di Laurea Specialistica a Ciclo Unico

D.M. 509/99, Laurea Magistrale Ciclo Unico: Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico D.M. 270/04.

Al di la delle complesse classificazioni, il numero di Laureati triennali in Biotecnologie, Chimica

scienze farmaceutiche e Ingegneria chimica nel 2012 è risultato pari a 5299 studenti, mentre

quello dei quinquennali è stato pari a 6729. In totale il numero di laureati complessivamente pesa

per il 3,9% dei laureati nel 2012. Dopo il forte calo degli anni Ottanta, grazie anche ad una politica

di sensibilizzazione sulle materie tecnico scientifiche (si pensi ad esempio al Piano Lauree

Scientifiche del Miur), il numero dei laureati magistrali in chimica, in chimica industriale e in

ingegneria chimica è tornato ad aumentare, attestandosi sui 1400 all’anno.

80

Nonostante la crisi, a quattro anni dalla laurea lavora l’80% dei chimici e il 93% degli ingegneri

chimici, e oltre il 90% dei laureati in Farmacia. Ciò che conta maggiormente è che i laureati chimici

vedono nel loro lavoro riconosciuto il valore del titolo di studio: infatti, la quota di posti di lavoro

per i quali è richiesto il titolo di studio conseguito tra gli ingegneri chimici (89%) e i chimici (82%) si

colloca dietro soltanto all’area medico-farmaceutica (99%) ed è molto più elevata della media

(69%).

81

CDL: Corso di Laurea (vecchio ordinamento) - CDU: Corso di Diploma (vecchio ordinamento) - Laurea: Corso di Laurea D.M. 270/04 - Laurea Triennale: Corso di Laurea D.M. 509/99 - Laurea Specialistica: Corso di Laurea Specialistica D.M. 509/99 -Laurea Magistrale: Corso di Laurea Magistrale D.M. 270/04; Laurea a Ciclo Unico: Corso di Laurea Specialistica a Ciclo Unico D.M. 509/99; Laurea Magistrale Ciclo Unico: Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico D.M. 270/04.

Laureati 2012 CORSI TRIENNALI Biotecnologie Laurea Triennale Biotecnologie 1 1-Classe delle lauree in biotecnologie Corso di Laurea in Biotecnologie per la Salute 692 356

Laurea L-2 L-2-Biotecnologie 703 325

Chimica

Laurea Triennale 21 21-Classe delle lauree in scienze e tecnologie chimiche Classe delle lauree in scienze e tecnologie chimiche 341 382

Laurea L-27 L-27-Scienze e tecnologie chimiche 310 376

Laurea L43 L-43-Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali

Tecnologie per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali 2

Scienze e tecnologie farmaceutiche

1411

Laurea Triennale 24 24-Classe delle lauree in scienze e tecnologie farmaceutiche 24-Classe delle lauree in scienze e tecnologie farmaceutiche 587 270

Laurea L-29 L-29-Scienze e tecnologie farmaceutiche 120 49

Ingegneria Chimica

Laurea L-9 L-9-Ingegneria industriale Corso di Laurea in Ingegneria Chimica 30 32

Laurea L-9 L-9-Ingegneria industriale Ingegneria Chimica 118 216

Laurea L-9 L-9-Ingegneria industriale Ingegneria dei Materiali e delle Nanotecnologie 14 39

Laurea Triennale 10 10-Classe delle lauree in ingegneria industriale Ingegneria Chimica 120 145

Laurea Triennale 10 10-Classe delle lauree in ingegneria industriale Ingegneria dei Materiali 24 50

788

82

LAUREA QUINQUENNALE

Chimica

CDL Chimica / tecnologie Farmaceutiche 34 27

Laurea Magistrale 54 LM-54-Scienze chimiche Scienze e Tecnologie Chimiche 355 326

Laurea Specialistica 62/S 62/S-Classe delle lauree specialistiche in scienze chimiche 67 69

Laurea Specialistica 81/S 81/S-Classe delle lauree specialistiche in scienze e tecnologie della chimica industriale Scienze e Tecnologie della Chimica Industriale 12 12

Laurea Magistrale LM-71 LM-71-Scienze e tecnologie della chimica industriale 81 141

Farmacia 1124

Laurea a Ciclo Unico 14/S 14/S-Classe delle lauree specialistiche in farmacia e farmacia industriale Farmacia 3021 1142

CDL Farmacia 21 13

Ingegneria

Laurea Specialistica 27/S 27/S-Classe delle lauree specialistiche in ingegneria chimica 104 155

CDL Ingegneria chimica 5 13

Laurea Magistrale LM-22 LM-22-Ingegneria chimica 105 150

Biotecnologie

532

Laurea Specialistica 9/S 9/S-Classe delle lauree special. in biotec. med., vet. e farmaceut 104 47

Laurea Magistrale LM-7 LM-7-Biotecnologie agrarie 43 28

Laurea Magistrale LM-8 LM-8-Biotecnologie industriali 185 116

Laurea Magistrale LM-9 LM-9-Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche 765 269

Fonte: Elaborazione Ares 2.0 Soges su dati Miur 2014

83

Anno 2011/2012 Biotecnologie 2012

Fonte: Elaborazione Ares 2.0 Soges su dati Miur 2014

Classe iscritti totali immatricolati totali

Biotecnologie - L270 10035 3986

Biotecnologie agrarie – LM 294

Biotecnologie agrarie – LS 25

Biotecnologie industriali – LM 977

Biotecnologie industriali – LS 88

Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche - LM 2868

Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche - LS 216

14503

Farmacia e farmacia industriale - LMCU 22170 7434

Farmacia e farmacia industriale - LSCU 26489

Scienze e tecnologie farmaceutiche - L 4151

Scienze e tecnologie farmaceutiche - L270 5375 2119

58185

Ingegneria chimica – LM 1452 Ingegneria ambientale

Ingegneria chimica – LS 350

Scienza e ingegneria dei materiali – LM 884

Scienza e ingegneria dei materiali – LS 190

2876

Scienze chimiche – LM 2318

Scienze chimiche – LS 169

Scienze e tecnologie chimiche – L 2512

Scienze e tecnologie chimiche - L270 8054 3299

Scienze e tecnologie della chimica industriale - LM 668

Scienze e tecnologie della chimica industriale - LS 35

13756

Iscritti 95618 16838

Totale Università 1751192 278866

84

4.6 Andamento della domanda industriale: per i mercati della chimica di base e della chimica

fine e di specialità

L’Industria Chimico-Farmaceutica si caratterizza, per una straordinaria interrelazione con tutto il

sistema produttivo. Con alcuni settori industriali, come quello della gomma plastica, l'integrazione

è così stretta da rendere non semplice riuscire neppure a delineare chiaramente i confini tra le

diverse attività e gli specifici comparti al fine di individuare un preciso perimetro di analisi del

settore.

Come emerge chiaramente dalle statistiche economiche, il settore chimico rifornisce di prodotti e

sostanze chimiche in pratica tutta la produzione manifatturiera. In Italia, l’industria chimica

nazionale è sempre stata un fattore propulsivo per la competitività dell'intero sistema industriale

sia nei settori tradizionali che in quelli più avanzati. Il made in Italy, in particolare, si è sempre

garantito la possibilità di innovare e godere di vantaggi competitivi e aumentare il valore aggiunto

della propria produzione grazie all’apporto della chimica.

La chimica è essenziale, dunque, per le imprese del tessile-abbigliamento, del mobile-arredo,

legno, degli occhiali-accessori di moda, della ceramica, e per moltissimi altri settori manifatturieri

come elettronica, auto e trasporti, le telecomunicazioni, l’aeronautica ed il settore spaziale, il

settore farmaceutico e sanitario, la nautica, elettrodomestici, calzature e imballaggi come pure per

i comparti industriali dell'edilizia e dell'energia gas e acqua .

La chimica offre innovazioni di prodotto incorporate anche nelle produzioni più tradizionali, come

nel campo tessile, grazie all’unione di filati naturali (lana e cotone) con le nuove fibre chimiche o

nel settore del mobile arredo grazie ai nuovi laminati o resine chimiche vernici, o nelle costruzioni

con gli additivi per calcestruzzi, rivestimenti, materiali per il restauro, resine e prodotti per l'edilizia

sostenibile come i cementi per confezionare calcestruzzi con uso di ceneri da rifiuti che

consentono un forte risparmio energetico per costruire nuove abitazioni. La chimica è presente

nelle frontiere più avanzate dell'innovazione con la produzione di fibre per materiali compositi

(che vanno dalle attrezzature sportive, all’aeronautica, all’automotive o per il restauro) o per la

produzione di semiconduttori e nuovi materiali, nano-strutturati a base di carbonio, cristalli liquidi,

plasma, superconduttori ponendosi a monte dell'innovazione settoriale industriale in senso lato.

I dati Input-Output su base europea (Cefic 2012) evidenziano in modo assai chiaro il ruolo della

industria chimica europea di base e specialistica come fornitore per l’intera economia. Quasi 2/3

dell’offerta chimica si indirizza così al settore industriale allargato (comprendente le costruzioni)

con una domanda concentrata nelle industrie della gomma plastica, delle costruzioni

85

e della carta e cellulosa come pure dell’industria automobilistica. La quota restante, di poco

superiore ad un terzo si distribuisce in agricoltura, nei comparti della salute e dei servizi sociali e

nel resto dell'economia.

Percentage of output consumed by customer sector 2012

Source: European Commission, Eurostat data (Input-Output 2000) and Cefic analysis Unless specified, chemicals industry excludes

pharmaceuticals Unless specified, EU refers to EU-27

Come è ben evidente anche dalle ultime analisi di Federchimica il settore chimico in Italia sta

fronteggiando negli ultimi anni un crollo della domanda interna diffuso praticamente a tutti i

settori clienti, dai più importanti, come l’auto e l'industria delle costruzioni o il tessile ad altri

comparti come gli elettrodomestici, una contrazione aggravata da crescenti problemi di liquidità di

molte imprese clienti, che si traducono in ritardi nei pagamenti o in insolvenze19. Nell'ultimo

biennio a causa della crisi sistemica dell'economia il settore chimico in Italia sta risentendo anche

della difficoltà dei settori legati ai consumi finali o dei beni non durevoli (alimentare, detergenti e

cosmetici, imballaggio) che, negli anni passati si erano dimostrati più al riparo dalla crisi.

La contrazione della domanda interna ha determinato una contrazione significativa della

19

La caduta della domanda interna si è riflessa anche sulle importazioni, in calo nel 2012 del 2,3 per cento a valore, e ha portato con sé il miglioramento del deficit commerciale, che si attesta a 10,3 miliardi di euro rispetto agli 11,6 miliardi di euro del 2011.

86

produzione20 (-5% in volume nel 2013 rispetto ai livelli già depressi del 2012) tanto che essa si

colloca così attualmente su livelli prossimi al 2009 con un divario, rispetto al 2007, pari al 17,5 per

cento in quantità e al 6 per cento in valore21

Riprendendo le analisi di Federchimica che a fronte di stime sulla produzione manifatturiera

italiana – dopo un calo in volume pari al 3% nel 2013 – prevista in crescita nel 2014 dell’1,2%,

evidenzia una segmentazione dei settori clienti distinguendo quelli rispetto ai quali è prevista una

ripresa della domanda e che corrispondono ai settori più internazionalizzati e quindi capaci di

ottenere buone performance all’export ma anche di tenere sul mercato interno (farmaceutica,

alimentare, carta cuoio ) da quei settori ancora fortemente penalizzati come per le industrie

legate alle costruzioni (piastrelle e materiali per costruzioni, legno e mobili) e le industrie degli

elettrodomestici e del tessile.

20

Parte del calo nelle quantità riflette la razionalizzazione delle produzioni, molte abbandonate per concentrarsi su prodotti a maggiore contenuto di innovazione e ricerca. 21

Le dinamiche nazionali registrate da Federchimica per la prima parte del 2013 registrano un calo del 3,3 per cento in volume in presenza di prezzi pressoché stazionari con una caduta della domanda interna (-6 per cento in volume nel primo quadrimestre), contestualmente si è registrato un calo nelle importazioni che – nei primi 4 mesi dell’anno – perdono il 2,8 per cento in valore.

87

Anche le dinamiche dell'industria siderurgica risentiranno delle difficoltà e dell'evoluzione del

settore ancora gravato dalle crisi di alcuni grandi produttori nazionali. Anche su base europea il

protrarsi della crisi riduce l’export (anche se gli ultimi dati Federchimica evidenziano come il

primo quadrimestre del 2013 abbia comunque segnato un +1,7 per cento in valore, dopo aver

chiuso il 2012 sempre in crescita + 1,6%).

Tenuto conto che l’Unione Europea rappresenta il mercato di destinazione di oltre il 60% delle

esportazioni chimiche italiane, l'evoluzione della ripresa o il consolidamento delle economie

nazionali europee meno colpite dalla crisi si rifletterà necessariamente sull'andamento della

domanda di prodotti chimici nazionali. La buona performance sui mercati extra-Unione europea

(+5,5 per cento in valore), registrata da Federchimica nel 2012, evidenzia la possibilità di un

ulteriore crescita futura che può essere ben assecondata da un comparto che in Italia presenta

dopo la farmaceutica la più elevata incidenza di imprese esportatrici (54%) e che è riuscito in 10

anni a far crescere la quota di export sul fatturato dell'11% così da garantire al sostanziale tenuta

del settore anche a fronte dei drammatici cali della domanda interna.

4.7 Dinamiche emergenti nel mercato dei farmaci e gestione del ciclo di vita dei prodotti

farmaceutici: dalla commercializzazione iniziale sino alla gestione della fase di “genericazione”

Nuovi modelli distribuitivi tra peso crescente delle farmacie e rapporto diretto con i medici e la

clientela finale

Le case farmaceutiche nel corso degli ultimi anni hanno modificato profondamente le strategie

commerciali abbandonando il tradizionale approccio che legava la figura dell’informatore

Scientifico del farmaco al medico prescrittore e attraverso di esso ai volumi di vendita, un modello

che aveva determinato una crescita continua del numero di informatori scientifici in ragione della

loro capacità di contatto del medico. Nell’ultimo decennio importanti fenomeni quali fusioni tra

big pharma, scadenza dei brevetti per medicinali a larga diffusione e sempre più ridotta

attivazione di linee di sviluppo di nuovi prodotti farmaceutici soprattutto per la medicina di base,

connessa all’ampliamento del ruolo dei farmaci generici, si sono sommati alla contrazione

continua della spesa sanitaria con forte esposizione della componente farmaceutica

componendosi peraltro all’interno di un quadro recessivo profondo che ha colpito fortemente la

domanda finale.

Anche i cambiamenti culturali e di approccio alla conoscenza e alla informazione sui medicinali

hanno inciso sulle dinamiche distributive e di domanda: basti pensare alla sempre più ampia

88

capacità dei sistemi informativi di diffondere informazioni mirate anche di tipo professionale

medico.

Con la scadenza della maggior parte dei brevetti e l'avvento dei generici il mercato è cambiato ed i

lanci di nuove linee si sono ridotti. Rispetto al passato i prodotti a forte domanda che passavano

dal contatto con il medico di base sono diminuiti in modo netto, mentre contemporaneamente è

cresciuta la domanda di farmaci indirizzati verso la secondary care, con un evidente

ridimensionamento dell’informazione scientifica rivolta al medico di medicina generale.

L’attenzione si è spostata sulle speciality per promuovere direttamente allo specialista prodotti ad

alto costo e a bassi volumi.

In questo scenario, gli interlocutori delle case farmaceutiche nell’acquisto dei farmaci si sono

notevolmente ampliati e si è modificato il peso dei tradizionali soggetti di mercato, annoverando

oltre ai medici, ai farmacisti ed ai dirigenti delle aziende ospedaliere, anche i decisori pubblici a

livello di governo locale e territoriale, come pure le associazioni dei pazienti ed i singoli cittadini

sino a considerare anche nuovi soggetti emergenti, come gli opinion leader in grado di influenzare

la domanda.

Il ruolo stesso delle case farmaceutiche è mutato profondamente trasformandosi da

organizzazioni di produzione e vendita di farmaci a soggetti capaci di attivare partnership sociali

con tutti gli attori del mercato della salute.

La tradizionale figura degli informatori ha visto ridurre notevolmente il proprio ruolo e peso sul

mercato e al contempo ha dovuto ampliare le capacità relazionali e le modalità di comunicazione

richieste specializzandosi su nuove specialità terapeutiche (oncologia, neuropsichiatria, diabete,

cell market, pain). Questa dinamica è andata a discapito di figure con un background

eccessivamente generico o con scarsa esperienza.

Nell’ambito delle attività dell’informatore scientifico ci saranno almeno tre figure:

- la più alta rivolta all’ospedaliera specialistica e maggiormente formata;

- la classica che va dai medici di base e che non subirà grandi trasformazioni;

- quella commerciale, di livello più basso.

Con l’immissione sempre maggiore nel mercato di farmaci equivalenti, cambierà, e già è in netto

cambiamento, l’intero sistema di distribuzione del farmaco: la tendenza generalizzata sarà la

riduzione dell’informazione scientifica a livello dei medici di base e l’aumento del peso di quei

distributori capaci di ampliare sempre più anche il mercato dei generici. Quindi sempre di più per l

89

’industria farmaceutica il focus della vendita sarà la ASL e poi la farmacia, rispetto al tradizionale

contatto con il medico di base, e le aziende si stanno adeguando alle evoluzioni del mercato;

chiara dimostrazione di questo cambiamento è la riduzione enorme in soli 5 anni dell’informazione

scientifica.

Il ruolo crescente della logistica per l’accoglimento rapido dell’ordine dai distributori:

conseguenze produttive e organizzative

Nella filiera farmaceutica, a valle dell’industria Farmaceutica, operano nella logistica una serie di

operatori integrati tra di loro che comprendono Concessionari ed i Depositari e poi i Trasportatori

e operatore logistici e infine il Distributore intermedio (grossista) il cui scopo è quello di

organizzare la distribuzione verso per oltre 20 mila destinatari tra Farmacie, ospedali, case di cura,

ASL in tutto il paese .

Le aziende concessionarie, mono o plurimandatarie, sono circa 130 di cui 60 pure player: queste

imprese con oltre 200 depositi svolgono per conto delle case mandanti lo stoccaggio, gestione e

allestimento ordini, consegna merci, fatturazione. La concentrazione produttiva è forte con i primi

5 operatori a coprire i 2/3 del mercato essendo in grado di garantire Lead Time compresi tra 3 - 5

giorni.

I concessionari cedono circa il 22% dei medicinali direttamente al consumo finale formato o dalle

farmacie (8%) e dagli ospedali, ASL e case di cura a cui va la rimanente quota del (14%) ed il resto

(78%) ai grossisti il cui mercato è in larghissima parte fatto di farmacie, che coprono il 76% dei

volumi scambiati.

Anche in questo caso a fronte di 128 aziende con 254 depositi, i primi 4 operatori all’ingrosso

coprono oltre il 50% del mercato evidenziando una forte concentrazione ma anche una forte

capacità di riposta alla domanda, arrivando ciascuno di essi a garantire sino a 4 consegne al giorno

e con lead time medio inferiore alle 4 ore.

Il cambiamento distributivo dell’industria farmaceutica trova dunque nella logistica un importante

riflesso, essendo un focus di business per le aziende farmaceutiche sarà sempre più rivoluzionata

verso prodotti “just in time”, con una riduzione sempre maggiore delle giacenze di magazzino e un

trasferimento di queste presso i distributori.

Genericazione

Sulla base dei dati Farmindustria, è oggi a brevetto scaduto il 90% del mercato, con la conseguenza

di una forte crescita dei farmaci generici. I dati sulle vendite di medicinali rimborsati per tipo di

90

copertura brevettuale riferiti al 2012, indicano come solo il 9% delle vendite dei farmaci

rimborsati è coperto da un brevetto. Per quanto riguarda la quota restante del valore delle vendite

pari al 91% di essa il 65% è riferita a farmaci di marca a brevetto scaduto, mentre il 21% è

attribuibile a farmaci generici ed il restante 5% si riferisce a farmaci mai coperti da brevetto. Le

norme sulla genericazione stanno ampliando lo spazio dei farmaci generici su quelli di marca a

brevetto scaduto.

4.8 I fattori istituzionali e regolatori

L’ampliamento ed il peso del sistema regolatorio europeo ed internazionale: da Reach, Clp alle

dinamiche di Europa 2020

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una accentuata regolamentazione sia a livello europeo

sia a livello nazionale, indirizzata al settore chimico-farmaceutico. La regolazione appare sempre

più un fattore chiave rispetto al quale si misurerà la capacità delle imprese stesse di mantenersi

competitive e dei sistemi paese di attrarre investimenti. Federchimica, ha evidenziato l’estrema

articolazione della produzione normativa a livello comunitario in materia di salute ambiente e

sicurezza, identificando ben 1724 atti al netto delle abrogazioni al 2012, con un incremento

rispetto ai 940 atti del 2004 di ben 784 provvedimenti. Si tratta di una pletora di norme e regole

europee che appare ridondante di per sé ma su cui si innesta la complessità normativa nazionale

italiana e la vischiosità burocratica delle amministrazioni pubbliche nazionali, regionali e locali

creando per le nostre aziende un contesto davvero sfavorevole.

Il Reach

Il sistema di Autorizzazione previsto per le Sostanze Estremamente Preoccupanti (SVHC -

Substances of Very High Concern), introdotto dal Regolamento REACH, si basa sul PRINCIPIO DI

PRECAUZIONE (Art.1) e ha lo scopo di assicurare un elevato livello di protezione della salute

umana e dell’ambiente garantendo ove possibile, la sostituzione delle sostanze che destano

maggiori preoccupazioni con sostanze o tecnologie meno pericolose e dall’altro, rafforzando la

competitività e l’innovazione delle aziende. Con il Reach, quindi, il tema dell’autorizzazione diviene

fondamentale e si applica alle sostanze incluse nell’Allegato XIV del Regolamento. Nel 2012 è stato

pubblicato il primo CoRAP (piano d’azione a rotazione a livello comunitario) contenente 90 gruppi

di sostanze che saranno valutate in ambito REACH nel triennio 2012-2014.

L’altro principio fondamentale su cui si fonda il REACH è “No Data no market” ovvero senza la

91

Registrazione della sostanza chimica e quindi senza la comunicazione all’Agenzia europea (ECHA)

dei dati richiesti non sarà possibile effettuare né l’importazione, né la commercializzazione di

alcuna sostanza chimica. Il REACH è senza dubbio il più grande intervento legislativo sulla chimica

europea portato mai a termine.

La nuova regolamentazione del settore che sta già producendo un impatto significativo

sull'industria chimica e sulle imprese che utilizzano sostanze chimiche (dalla gomma‐plastica al

tessile ecc.), nasce nel nome della sicurezza e dell'ambiente e per consolidare il ruolo guida

dell'industria chimica europea in una intensa fase di competitività attraverso ricerca ed

innovazione.

I prossimi anni segneranno la sostituzione di composti persistenti e bioaccumulanti, laddove

alternative più sicure siano presenti, con l'obbligo delle aziende di fornire informazioni sulla

sicurezza delle sostanze prodotte od importate. Si stanno già registrando tutte le sostanze

utilizzate o prodotte con un costo per le analisi sui rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori dei

cittadini e dell'ambiente.

Le nuove regole di autorizzazione, introducendo costi per oneri di ricerca e autorizzatori,

potrebbero portare ad una riduzione delle sostanze prodotte e all'abbandono di prodotti minori, i

quali senza registrazione non potranno più essere prodotti e commercializzati, benché ancora utili

e con un mercato. Le imprese utilizzatrici potranno essere costrette a modificare processi o a

cambiare prodotti a fare innovazione. Le aziende produttrici dovranno abbandonare composti e

sostanze non più ammissibili e assumersi i costi della registrazione di quelle ammesse. Il nuovo

scenario presuppone, allora, la necessità di policy nazionali o territoriali finalizzate a centralizzare

a livello di filiera o di distretto le procedure di registrazione per condividere gli oneri economici e

organizzativi connessi.

Gli elenchi di sostanze pericolose, come quelle classificate CMR, da bandire innescheranno

processi di innovazione per la sostituzione delle sostanze non più ammissibili. Il nuovo

regolamento Reach apre quindi un grande capitolo per la ricerca. Inoltre se prima occorreva

registrare solo prodotti nuovi creando un costo aggiuntivo sull'innovazione, il regolamento Reach,

imponendo la registrazione per tutte le sostanze, riequilibra i costi relativi tra prodotti nuovi,

frutto della ricerca e prodotti consolidati, dando quindi nuove opportunità a chi sino ad oggi

teneva molecole ferme nei laboratori per ragioni di costo di autorizzazione.

I nuovi oneri creeranno però difficoltà soprattutto per le piccole imprese. Chi avvia la procedura di

autorizzazione potrà però condividere i costi di autorizzazione o condividere analisi e studi con

92

tutti i produttori creando un consorzio che stabilirà costi e apporti per ciascun membro. Le grandi

imprese avranno invece la possibilità di muoversi autonomamente creando nuove occasioni di

vantaggio grazie alla loro maggiore capacità di sopportare e ammortizzare gli investimenti per

l'autorizzazione.

Per i piccoli produttori la procedura Reach diventa perciò una occasione per fare rete, per

condividere attività e rafforzare la cooperazione, per riaffermare le logiche distrettuali. Chi riuscirà

a cogliere per primo le soluzioni per superare i nuovi vincoli, con nuovi processi e nuove sostanze

si troverà con un vantaggio competitivo notevole. Anche per questo le imprese italiane

generalmente medie e piccole potranno avere la capacità e la possibilità di muoversi per tempo e

introdurre nuove tecnologie e nuovi processi.

Il CLP

Il Regolamento 1272/2008/CE (cosiddetto Regolamento CLP) regola i criteri nuovi di applicazione,

per le sostanze, per la classificazione e l’etichettatura. Il regolamento CLP garantisce in pratica che

i rischi presentati dalle sostanze chimiche siano trasmessi ai consumatori nell’UE attraverso la

classificazione e l'etichettatura delle sostanze chimiche. Prima di immettere sostanze chimiche sul

mercato, bisogna stabilire quali sono i rischi per la salute e per l'ambiente che possono derivare da

sostanze e miscele, classificandole in linea con i rischi individuati. Quindi le sostanze chimiche

pericolose devono essere etichettate in base a un sistema standardizzato in modo che i lavoratori

e i consumatori possano conoscerne gli effetti prima di utilizzarle.

Il Regolamento Biocidi

Il regolamento 528/2012 approvato nel 2012 riguarda l’immissione sul mercato e l’uso dei biocidi.

I biocidi sono sostanze chimiche utilizzate per eliminare gli organismi nocivi come i parassiti e i

germi (ossia muffe e batteri) e comprendono insettifughi, disinfettanti e prodotti chimici

industriali. Il nuovo regolamento sui biocidi, aumenta sensibilmente la sicurezza e semplifica la

procedura di autorizzazione di biocidi utilizzati e immessi sul mercato dell'Ue. Nel 2012 è stato

predisposto un documento guida a supporto delle imprese.

Regolamento sul previo assenso informato

Il regolamento sull'assenso preliminare in conoscenza di causa (Prior Informed Consent, "PIC",

regolamento (UE) n. 649/2012) disciplina l'importazione e l'esportazione di talune sostanze

chimiche pericolose e impone obblighi alle imprese che desiderano esportare tali sostanze nei

93

paesi extra UE. Il regolamento attua, all'interno dell'Unione europea, la convenzione di Rotterdam

sulla procedura di assenso preliminare in conoscenza di causa per talune sostanze chimiche e

pesticidi pericolosi nel commercio internazionale (fonte Echa).

Europa 2020

Come è noto la strategia Europa 2020 è stata concepita dalla Commissione come la strategia post-

Lisbona e mira ad attuare una crescita intelligente, inclusiva, e sostenibile. Nell'ambito della nuova

strategia, bisogna garantire una crescita sostenibile con il passaggio a un’economia efficiente

nell'utilizzo delle risorse, e a basse emissioni di carbonio. In questo contesto, nel 2011 è stata

pubblicata una «Tabella di marcia verso l'efficienza delle risorse», tabella che definirà le tappe, gli

elementi da fornire e la suddivisione del lavoro tra la Commissione, gli Stati membri e l'Echa al fine

di inserire entro il 2020 tutte le sostanze estremamente problematiche note nell'elenco di

sostanze candidate, congiuntamente a una «Tabella di marcia verso un'economia competitiva a

basse emissioni di carbonio entro il 2050».

Va poi ricordato il Pacchetto Clima – Energia 20 20 20 che prevede:

- il risparmio dei consumi energetici della UE del 20% rispetto alle proiezioni tendenziali per il

2020, aumentando l’efficienza energetica;

- un obiettivo vincolante secondo cui una quota del 20% dei consumi energetici della UE entro il

2020 sarà soddisfatta da fonti energetiche rinnovabili (FER);

- una quota minima del 10% di biocarburanti nel totale dei consumi di benzina e gasolio per

autotrazione della UE entro il 2020;

- un impegno dell’Unione Europea a protezione del clima da ottenersi realizzando una riduzione

delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 20% entro il 2020 rispetto al livello base del

1990.

In tale contesto l’industria chimica svolgerà un ruolo essenziale per raggiungere gli obiettivi messi

in atto da Europa 2020 e dal pacchetto clima energia e dai vari regolamenti citati. Il primo passo è

l’utilizzo, in alcuni sotto segmenti, di volumi sempre più consistenti di materie prime rinnovabili.

Infatti, come visto nei precedenti punti, l’utilizzo di materie prime alternative nell’industria

chimica diverrà sempre più importante anche alla luce delle sempre più limitate risorse fossili.

Quindi pur restando ancorato e forse ancora per molti anni all’utilizzo di risorse fossili aumenterà

sempre di più nel settore chimico il ricorso alle materie prime biologiche.

94

Il principale meccanismo nazionale volto a promuovere l’utilizzo delle energie rinnovabili nel

settore trasporti è costituito dall’obbligo di immissione in consumo di una quota minima di

biocarburanti, a carico dei fornitori di carburanti. Si tratta di coprire il 10% con FER

prevalentemente con biocarburanti (biodiesel 65% e bioetanolo 20%), mentre il contributo

dell’elettricità da fonti rinnovabili sarà del 13% .

La percentuale di biocarburanti immessi in consumo è crescente sino al 2020 ed era prevista pari a

3,5% per il 2010, 4% per il 2011, 4,5% per il 2012 e 5%, da conseguire entro l’anno 2014

rispettando i criteri di sostenibilità tale per cui i sottoprodotti per la produzione non presentino

altra utilità produttiva o commerciale al di fuori del loro impiego per la produzione di carburanti o

a fini energetici.

Il peso del sistema autorizzativo e le dinamiche di sburocratizzazione in Italia

Per liberare il potenziale di ripresa del paese economico nazionale è sempre più evidente che

occorre agire anche sul sistema delle regolamentazioni amministrative e dei sistemi autorizzativi.

Lo scenario di difficoltà complessiva della Pubblica Amministrazione - a tutti i livelli di governo - nel

realizzare processi funzionali alle esigenze - da un lato - di tutela collettiva di interessi pubblici

(quali il diritto alla sanità e salute, alla sicurezza, alla difesa dell’ambiente ecc.) e - dall’altro lato -

di rispetto e difesa della libera iniziativa di imprese e cittadini, emerge chiaramente dal rapporto

internazionale messo a punto dalla Banca Mondiale che annualmente misura la facilità di fare

imprese in 185 paesi del mondo.

L’analisi condotta nel 2012 sulla base dell’esame di quattro eventi standard della vita aziendale

(l’avvio d’impresa, l’ottenimento dei permessi edilizi, Il trasferimento proprietà immobiliare, la

risoluzione di dispute commerciali) che sintetizzano il livello disponibilità di un paese a favorire gli

affari (Business Friendly level), vede l’Italia classificarsi al 73° posto su 185 Paesi del mondo per

quanto riguarda la facilità di fare impresa. Il nostro paese risulta abbondantemente al di sotto

della posizione media europea che è pari a 40.

il Dipartimento della Funzione pubblica ha misurato i costi che gravano sulle imprese e sui cittadini

analizzando 93 procedure, scelte in 9 aree di regolazione, sulla base delle metodologia Standard

Cost Model, per adempiere ad un onere (o “obbligo”) informativo (OI), ossia all’obbligo giuridico di

fornire informazioni sulla propria attività per ottenere autorizzazioni, permessi ecc. Un OI si

95

configura, quindi, ogni qualvolta una norma imponga alle imprese o ai cittadini di raccogliere,

produrre, elaborare, trasmettere o conservare informazioni, che devono essere fornite su richiesta

o verificate in caso di ispezioni. La stima indicava un ammontare d costi per il paese pari a quasi 31

miliardi di Euro.

In uno scenario del genere è evidente che le imprese chimiche e farmaceutiche, che per la loro

natura sono imprese ad impatto ambientale più elevato perché assoggettate a stringenti controlli,

per la salute pubblica, subiscono fortemente il peso del gravame degli adempimenti burocratici

nazionali che si somma agli oneri connessi alle nuove norme di regolazione e controllo di origine

europea già evidenziate innanzi.

Da un’analisi di Confindustria22 del marzo 2013 si rileva come i costi di istruttoria nel settore

chimico riferita all’AIA ovvero all’autorizzazione integrata ambientale che autorizza l'esercizio di un

impianto garantendone la conformità a prevenire e ridurre l’inquinamento, in Italia sono oltre

250.000€ per un impianto complesso, in Germania non superano i 125.000€, per un investimento

di 60 M€. Inoltre in Italia vige ancora una discrezionalità delle regole regionali troppo ampia e

sussistono asimmetrie applicative per quel che riguarda la tempistica nel rilascio delle

autorizzazioni, la fissazione dei valori limite di emissione, le ispezioni e le tariffe per i controlli.

Soprattutto la tempistica delle autorizzazioni diviene un fattore di interferenza nelle scelte di

insediamento produttivo dirimente soprattutto quando i tempi si dilatano fortemente rispetto ai

periodi peraltro già lunghi previsti dalla legge. Una recente indagine del Centro Studi del Consiglio

Nazionale Ingegneri 23 riporta un quadro delle tempistiche per le principali procedure autorizzative

22 Valutazione comparativa della disciplina di Autorizzazione Integrata Ambientale a livello europeo e nazionale: effetti sullo sviluppo industriale del Paese 23 Per il rilancio del Paese: sussidiarietà e semplificazione : Le opinioni degli ingegneri

96

Tempistiche per principali procedure autorizzative (2013)

337 333 333

251195 177 173 157

11488 84

0

50

100

150

200

250

300

350

400

Fonte: indagine Centro studi CNI, luglio 2013

I dati raccolti indicano le maggiori difficoltà proprio nell’ambito ambientale dove impattano di più

le imprese chimiche e farmaceutiche. Le autorizzazioni necessarie per avviare attività e impianti a

fronte di un iter procedurale complesso che vede anche un ruolo di interpello dei cittadini,

arrivano nel caso dell’Aia a 333 giorni; in media si rileva la stessa tempistica per l’AUA

(autorizzazione unica ambientale) mentre per la Via (Valutazione di impatto ambientale) si arriva a

337 giorni medi. A questi tempi devono essere aggiunti anche i tempi spesso pari ad alcuni mesi

necessari a preparare l’istruttoria.

Vale la pena osservare che anche il SISTRI – Sistema Informatico per la Tracciabilità dei Rifiuti -

finalizzato a garantire appunto il controllo dei rifiuti che avrebbe dovuto essere un’occasione di

semplificazione degli adempimenti amministrativi e miglioramento delle operazioni di gestione dei

rifiuti da parte delle imprese, sta evidenziano nuove problematicità con aumento dei costi in un

quadro di incertezza normativa dovuto all’affastellarsi di norme. Dal decreto ministeriale istitutivo

del dicembre 2009 ad oggi sono stati emanati più di 20 i provvedimenti (tra Leggi, Decreti

Legislativi, Decreti Legge e Decreti ministeriali), che sono intervenuti per modificare o integrare il

quadro normativo rendendo il sistema sempre più complesso e oneroso.

97

Il ruolo del sistema normativo specifico nazionale nell’ambito delle le linee di indirizzo europee

sulla farmacovigilanza

Secondo Farmindustria nella comparazione europea sui processi di autorizzazione dei farmaci

spetta all’Italia il “record europeo” di vincoli per l’accesso nazionale e regionale ai nuovi

medicinali. Dopo l’approvazione EMA (European Medicines Agency), in Italia, sono necessari infatti

in media 2 anni per ottenere l’autorizzazione a livello nazionale e regionale. Oltre ai tempi

autorizzativi agiscono poi i vincoli che arrivano anche a comprendere tetti di prodotto e di

categoria.

Il percorso a partire dall’autorizzazione comunitaria comprende circa 12 mesi per ottenere

l’autorizzazione nazionale e quindi ulteriori 12 mesi per l’inserimento nei prontuari regionali a cui

si sommano nel caso di utilizzo ospedaliero, a cui corrisponde una quota importante della

domanda, altri due mesi per l’uso effettivo nelle strutture sanitarie.

Secondo Farmindustria la durata dell’iter determina - osservando i farmaci con brevetto lanciati

negli ultimi 5 anni - una più ridotta vendita pari a -24% rispetto gli altri grandi paesi europei.

Per i prodotti con tetti di consumi si arriva ad una riduzione anche sino al 60% in meno rispetto

agli altri paesi.

98

Passaggi per autorizzazione previsti in Italia in confronto con gli altri grandi paesi Ue

Fonte Farmindustria 2013

Una specifica indagine Farmindustria, su 54 prodotti che hanno ottenuto l’approvazione Ema a

partire da Gennaio 2010, ha misurato il ritardo medio nazionale pari a 300 giorni rispetto al paese

più rapido nell’autorizzazione, una tempistica che posiziona il nostro paese al penultimo posto dei

Big Ue riuscendo a far meglio solo della Spagna.

Le norme sulle bonifiche ambientali ed i costi di reinsediamento

Il tema delle bonifiche ambientali rappresenta un altro elemento rilevante per la nostra analisi,

poiché come emerso dai focus si tratta di una attività per la quale c’è una chiara difficoltà di

reperimento di figure professionali in grado di perseguire l’obiettivo del miglioramento della

gestione degli aspetti di Salute, Sicurezza e Ambiente nelle attività di bonifica. Obiettivi che vanno

da riduzione degli impatti nelle fasi di: demolizione, realizzazione e gestione degli impianti per la

bonifica; soluzioni per la gestione degli aspetti ambientali (quali rifiuti, emissioni, scarichi idrici,

biodiversità), monitoraggi ambientali sia all’interno sia all’esterno delle aree da bonificare.

99

Va qui rilevato che ad oggi i maggiori infortuni riscontrabili nell’industria chimica sono relativi agli

ambienti di bonifica (attività appaltate per lo più all’esterno).

Per quanto concerne la normativa nazionale relativa alla tutela dell’ambiente, nel 2012 ci si è

concentrati soprattutto nell’elaborazione di proposte volte ad una significativa semplificazione di

alcune disposizioni, soprattutto in relazione alle bonifiche. Ci sono stati vari provvedimenti su

questo tema all’interno di un quadro regolativo frammentato, come il decreto “Salva Italia”, e

quello “Semplificazioni”. Le novità principali consistono nella possibilità di realizzare gradualmente

la bonifica e la messa in sicurezza dei siti contaminati; la bonifica può essere articolata anche in

fasi distinte al fine di rendere possibile la realizzazione degli interventi per singole aree o per fasi

temporali successive. Inoltre, si prevede che possano essere autorizzati interventi di

manutenzione ordinaria e straordinaria e di messa in sicurezza degli impianti e delle reti

tecnologiche, purché non compromettano la possibilità di effettuare o completare gli interventi di

bonifica che siano condotti adottando appropriate misure di prevenzione dei rischi. I nuovi

provvedimenti tendono infine tutti verso la semplificazione degli adempimenti. Ma va ancora fatto

molto per arrivare ad un quadro normativo in grado di non ostacolare le attività produttive,

nonché quelle di re-industrializzazione o riconversione industriale che devono affiancare gli

interventi di bonifica. Emerge la necessità di porre fine alla gestione emergenziale delle bonifiche,

prevedendo nuovi investimenti produttivi e nuove infrastrutture con elevati standard di efficienza

e sostenibilità ambientale, affiancati da attività di ricerca e da sistemi di monitoraggio e controllo

della qualità ambientale dei siti e degli effetti sulla salute dei cittadini.

Politiche di sviluppo Nazionale: il Cluster chimica verde

In linea con i più recenti indirizzi della Commissione europea in tema di bioeconomia, nel 2013 si è

costituito, su impulso del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il cluster

tecnologico nazionale «Chimica verde», con l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo delle

bioindustrie in Italia attraverso un approccio interdisciplinare e globale all’innovazione. Il cluster

che mira alla costruzione di bioraffinerie di seconda e terza generazione integrate nel territorio e

dedicate principalmente ai prodotti innovativi ad alto valore è uno degli 8 Cluster Tecnologici

Nazionali voluti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Si tratta di

aggregazioni organizzate di imprese, università, soggetti pubblici o privati attivi nel campo

dell'innovazione e rappresenteranno un importante interlocutore per le istituzioni, in quanto

realtà individuate come propulsori della crescita economica sostenibile dei territori e dell’intero

sistema economico nazionale.

L'obiettivo specifico del cluster chimico è la promozione delle bioindustrie a basse emissioni di

100

carbonio, efficienti sotto il profilo delle risorse, sostenibili e competitive. Il cluster, al quale hanno

aderito più di 100 soggetti (imprese, istituzioni di ricerca, regioni, università e associazioni),

diventerà un interessante soggetto per le istituzioni italiane ed europee con elevate potenzialità

nella creazione di sinergie tra le imprese e tra gli strumenti di ricerca pubblica e privata nel campo

della bio-economia e della chimica verde. Le attività si concentreranno sempre più sulla

promozione della bioeconomia con la trasformazione dei processi e dei prodotti industriali

convenzionali in biologici, con lo sviluppo di bioraffinerie che utilizzano biomassa, rifiuti biologici e

biotecnologici, tenendo conto delle conseguenze della bioeconomia sull'utilizzazione del terreno e

delle modifiche di destinazione del terreno (chimicaverde.eu).

Recenti ordini del giorno parlamentari per il rilancio del settore

Sulla scia delle scelte di rilancio del settore chimico vanno letti poi anche i recentissimi lavori

parlamentari che hanno approvato una mozione ampiamente condivisa dalle forze politiche che

impegna il governo ad avviare Iniziative per una politica industriale volta alla riqualificazione e alla

reindustrializzazione dei poli chimici.

I lavori si sono orientati soprattutto a favore del rilancio della chimica verde, che va fortemente

sostenuta con un investimento per il futuro nel medio e lungo termine. Con la mozione approvata

il 23 ottobre 2013 il governo si impegna ad avviare una politica industriale finalizzata a riqualificare

e re-industrializzare i poli chimici concordando i percorsi con le amministrazioni locali e regionali e

dando come priorità la bonifica dei siti contaminati. Inoltre ci si impegna a mettere in campo tutta

una serie di azioni per il rilancio del settore; seguono i principali punti messi in evidenza:

- messa in campo di strumenti di sostegno per la tenuta della chimica nazionale, evitando ulteriori

chiusure di impianti e promuovendo la realizzazione degli investimenti necessari a riportare a

livello competitivo le produzioni presenti in Italia;

- promozione dell'avvio di processi di reindustrializzazione e sviluppo in una logica di filiera e nei

settori della chimica fine, delle specialità e della chimica verde;

- sviluppo di una nuova politica di sostegno all'innovazione che tenga in considerazione i legami tra

le varie filiere industriali, favorendo le aggregazioni tra piccole e medie imprese per accelerare il

trasferimento di know-how all'interno di ciascuna filiera;

- riduzione del differenziale del costo dell’energia con gli altri Paesi concorrenti adottando in tempi

certi un Piano energetico nazionale e modificando l'attuale SEN;

- accelerazione delle bonifiche dei siti chimici d’interesse nazionale, promuovendo la rivisitazione

dei processi produttivi in chiave di sostenibilità ambientale, e favorendo l’insediamento all'interno

101

di tali siti (o nelle loro immediate vicinanze) di piccole e medie aziende;

-semplificazione delle procedure burocratiche di autorizzazione per nuove imprese, al fine di

facilitare gli investimenti e attrarre nuovi capitali italiani ed esteri nel settore;

-sviluppo di una politica nazionale di sostegno alla bioeconomia;

- gestione integrata dei rifiuti solidi urbani.

- sostegno per l’attivazione e l’attuazione del cluster chimica verde, come strumento chiave per

permettere sviluppi su settori prioritari per l'Italia;

- sostegno a livello europeo la PPP (partnership pubblica-privata) BIO BASED chiamata anche

BRIDGE il cui obiettivo è quello di aiutare le industrie europee a colmare il «divario di innovazione»

tra lo sviluppo tecnologico e la commercializzazione di prodotti ad alto valore aggiunto e cercare in

questo ambito di valorizzare le azioni del cluster chimica verde al fine di permettere un

allineamento di azioni a livello nazionale ed europeo. (cfr, testo Atto parlamentare 103 del 23

ottobre).

Nuove norme sul mercato del lavoro: il blocco del turn over e gli effetti sulla trasmissione

intergenerazionale delle competenze in ambiti produttivi e organizzativi chiave del settore

Uno primo tema emerso dal confronto con gli esperti è senza dubbio quello dell’impatto che la

legge 92/2012 (Riforma Fornero), nella sua volontà di superare alcune distorsioni del mercato del

lavoro, avrà sulle strategie aziendali di implementazione dell’attuale assetto occupazionale. Le

disposizioni contenute nel testo normativo, puntando a superare quegli spazi di discrezionalità

nell’interpretazione delle forme contrattuali atipiche che per molti anni sono stati alla base di

diffusi fenomeni di simulazione contrattuale, e puntando per questa via a restituire al contratto di

lavoro a tempo indeterminato il suo tradizionale ruolo cardine all’interno del mercato del lavoro,

hanno rivisto, con l’introduzione di alcuni vincoli, le modalità di utilizzo della contrattazione a

tempo determinato e hanno limitato l’utilizzo del contratto a progetto e delle prestazioni di lavoro

autonomo attraverso la partita IVA.

Tali restrizioni, secondo le evidenze emerse nei focus, introducono alcuni trade off che potrebbero

incidere sull’evoluzione della struttura occupazionale anche nel settore chimico farmaceutico e

con l’irrigidimento delle dinamiche di ingresso al mercato del lavoro, rischiano di rappresentare,

attraverso la riduzione anche dei comportamenti virtuosi legati alla flessibilità, un ostacolo alla

crescita; e ciò avviene proprio in un momento storico in cui, come abbiamo visto fino ad ora, la

necessità di ristrutturazione ed adeguamento di competenze del settore, appare sempre più

stringente.

102

Le principali modifiche apportate dalla legge in relazione alle fasi di ingresso al mercato del lavoro:

- Disciplina dei contratti a Tempo determinato: diviene più severa la disciplina relativa ai periodi che

devono intercorrere nel caso di riassunzione a termine. E’ stato inoltre disposto il cumulo delle

somministrazioni per raggiungere il periodo massimo di trentasei mesi per proroghe e rinnovi dei rapporti

di lavoro a termine.

- Apprendistato: questo strumento di inserimento è stato completamente rinnovato dal testo unico

sull’apprendistato, al quale si rimanda per approfondimenti. Va qui evidenziato che l’assunzione di nuovi

apprendisti è subordinata alla prosecuzione del rapporto di lavoro al termine del periodo di apprendistato,

nei 36 mesi precedenti la nuova assunzione, di almeno il 50 per cento (30% per un fino al 18 luglio 2015)

degli apprendisti. Gli apprendisti assunti in violazione dei limiti sono considerati “non apprendisti” sin dalla

data di costituzione del rapporto24.

- Lavoro Parasubordinato: il legislatore ha definito in modo più rigoroso il contratto a progetto, rendendo

più rigide le modalità di esecuzione della prestazione. In primo luogo viene eliminato “il programma di

lavoro” e le nuove co.co.pro devono essere collegate ad uno specifico progetto, dettagliato in ogni punto e

funzionalmente collegato ad un determinato risultato finale, rafforzando le presunzioni di lavoro

subordinato nel caso in cui il collaboratore svolga la propria attività con modalità analoghe a quelle svolte

dai lavoratori subordinati.

- Partite Iva: vengono trasformati automaticamente in co.co.co i rapporti con partita Iva che non rientrano

nei requisiti di collaborazione inferiore agli 8 mesi nell’anno solare e con compenso inferiore all’80% del

reddito complessivo del titolare di partita IVA; inoltre viene definita la ‘committenza prevalente’ per la

valutazione del compenso complessivamente percepito dal lavoratore.

- E’ stato infine abolito il contratto di inserimento e limitato il ricorso al lavoro accessorio.

Questa valutazione sui trade off della legge Fornero, assume maggiore consistenza se inquadrata

all’interno di un processo di riforme che ha inciso profondamente sull’assetto regolatorio delle

pensioni attraverso l’innalzamento dei requisiti di età ed anzianità (legge 214/2011). Sempre dalla

discussione condotta al tavolo dei focus, è infatti emerso che gli spazi di rinnovamento dell’assetto

occupazionale si sono ridotti ancora di più a fronte di una riforma che ha significativamente

allungato i tempi per la pensione.

Le competenze e professionalità preesistenti non risultano più perfettamente coerenti con le

nuove modalità organizzative e gestionali del settore e questa condizione dovrà essere

fronteggiata all’interno di un contesto di irrigidimento dei meccanismi di turn over, e di riduzione

delle opportunità di inserimento di nuovi occupati, contesto che renderà sempre più incalzante la

24

Considerato dalla riforma come principale strumento di inserimento al lavoro esso ha presentato un andamento in flessione rispetto all’anno precedente; va qui sottolineato che solo in parte marginale la sua dinamica è stata determinata dalla legge 92/2012, poiché almeno per quel che riguarda il 2012, un ruolo determinante è stato svolto dal varo Testo Unico sull’Apprendistato (d.lgs 167/2011) e dal ritardo della stipulazione degli accordi contrattuali di comparto necessari per l’avvio del provvedimento.

103

necessità di calibrare gli interventi di formazione e di innovazione delle competenze pensando ad

un personale occupato e spesso in età prossima alla pensione.

Principali misure contenute nella riforma Monti-Fornero, legge n. 214/2011, operativa dal 2012:

Metodo contributivo pro-rata. Estensione anche a chi andrà in pensione con il sistema retributivo,

applicando il calcolo contributivo ai contributi versati dal 1° gennaio 2012.

Pensione di vecchiaia ordinaria. Dal 1° gennaio 2012 l’età minima di pensionamento viene innalzata;

l’equiparazione dell’età pensionabile delle donne e degli uomini, a 66 anni, avverrà entro il 2018.

Pensioni di anzianità. Dal 1° gennaio 2012 scompare il sistema delle quote, ora in vigore solo per i

lavoratori impiegati in attività usuranti. Dal 2013 l’accesso anticipato alla pensione prevede un’anzianità di

41 anni e 5 mesi per le donne e 42 anni e 5 mesi per gli uomini (la pensione di anzianità che s’incassava con

35 anni di contributi ed una determinata età o 40 anni di contributi indipendentemente dall’età è stata

eliminata), con penalizzazioni percentuali sull’importo retributivo della pensione, per disincentivare il

pensionamento anticipato.

Altre innovazioni sono scattate nel 2013, come il meccanismo che aggancia i requisiti anagrafici alla

speranza di vita e che sposterà sempre più avanti il traguardo. Infatti, in base alle speranza di vita saranno

via via ridotti anche i coefficienti di calcolo delle pensioni contributive determinando una riduzione del 2-3

per cento delle pensioni erogate (sulla sola parte contributiva). Per contro, coloro che ritarderanno la

pensione potranno godere di importi di pensione più elevati.

Come è noto, formare i lavoratori adulti non è cosa semplicissima; si registra spesso una marcata

resistenza, ovvero ancora una insufficiente disponibilità al cambiamento, alla riconversione e alla

riqualificazione professionale, elementi divenuti, invece, ormai imprescindibili; il personale più

adulto e vicino alla fuoriuscita dal mercato appare più restio ad adattarsi dalle nuove esigenze

rispetto ai lavoratori più giovani e di nuovo ingresso nel mercato del lavoro, più motivati ed aperti

all’assimilazione di nuove competenze. Quindi, in tale contesto, la riforma pensionistica,

innalzando l’età pensionabile, rende più complesso il processo di ristrutturazione delle risorse

umane.

Vale qui la pena di evidenziare lo strumento staffetta generazionale, misura discussa in questi mesi

e che permetterebbe di coniugare la riforma del sistema previdenziale con la lotta alla

disoccupazione giovanile: infatti attraverso questo strumento, il lavoratore negli ultimi anni di

attività, può decidere di accettare una riduzione del suo orario per fare entrare in azienda un

giovane che, con contratto part-time, cominci a svolgere parte delle proprie mansioni. Quindi, alla

riduzione del proprio orario, il lavoratore anziano non ha penalizzazioni sulla pensione a fronte

dell’ingresso di un giovane. Inoltre con il passaggio generazionale, prevedendo un part time in

104

ingresso ed uno in uscita, si potrebbe andare nella direzione di creazione di sistemi di tutoraggio

da parte dei lavoratori anziani verso i nuovi assunti, che porterebbe ad una non dispersione del

patrimonio aziendale.

Il concetto relativo della trasmissione delle conoscenze come emerso anche dai focus, rappresenta un

elemento davvero importante e sul quale lavorare in modo deciso: infatti gli esperti al tavolo hanno

sottolineato l’opportunità di realizzare meccanismi di "knowledge sharing/management" (KM) che

potrebbero collegare su apposite piattaforme di accumulazione e scambio di conoscenze (gestite a livello

consortile ovvero accademico ovvero confindustriale) tecnici operanti negli stessi ambiti di operatività e

che condividono medesime problematiche conoscitive.

Non si è a conoscenza di casi concreti di sperimentazione di meccanismi aziendali o consortili di KM,

tramite ad esempio la costituzione di Comunità di Pratica, se non in alcuni limitati casi riservati alle

tematiche dei saperi per la tutela della salute, sicurezza, ambiente.

Per concludere, si può quindi affermare che le due riforme descritte non mancheranno di avere

ricadute su un sistema chimico farmaceutico che sta vivendo una fase di cambiamenti e di nuove

esigenze organizzative e produttive. Le limitazioni alla flessibilità nelle fasi di ingresso e i pesanti

effetti sul turn over imposti dalle nuove riforme rischiano di rappresentare un freno alla necessità

sempre maggiore di nuove, innovate e specifiche competenze, essenziali nei processi di

riadattamento tecnici ed organizzativi delle imprese del settore.

Dinamiche di spesa pubblica e riassetto del mercato dei farmaci: gli effetti sulla domanda e

l’impatto sulle imprese farmaceutiche

Nel 2012 la spesa pubblica e privata per medicinali venduti in farmacia (compresa GDO e

parafarmacie per i medicinali senza obbligo di prescrizione) nel 2012 è stata di 17,8 miliardi di euro

comprensiva della componente farmaceutica convenzionata pari a 8.986 milioni di euro e della

spesa privata (8.807 milioni), registrando un calo complessivo del -5,8% rispetto al 2011.

Includendo anche la spesa no retail (pubblica e privata), la spesa totale è stata pari a circa 26

miliardi di euro. Il controvalore rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale rappresenta il 65%, il

16% composto da farmaci di classe C con prescrizione e di classe A acquistati privatamente, il 10%

di farmaci senza obbligo di prescrizione e la parte restante da ticket.

La spesa farmaceutica convenzionata al sistema sanitario nazionale fa registrare in particolare una

costante diminuzione, dal 2007 al primo trimestre 2013 tale spesa risulta sempre in calo.

L’andamento della spesa nei primi mesi del 2013 è influenzato soprattutto dal calo del valore

medio delle ricette (-6,6%): vengono, cioè, erogati a carico del SSN farmaci di costo sempre più

105

basso. Questa riduzione può essere attribuita da un lato alla riduzione dei prezzi dei medicinali e

dall’altro al ruolo sempre più importante che sul mercato hanno i medicinali equivalenti. Infatti

come è emerso dai Focus, negli ultimi anni sono scaduti e sono ora in scadenza numerosi brevetti,

e ciò ha fatto sì che si sia aperta la possibilità di produzione, spesso anche da parte delle stesse

aziende farmaceutiche detentrici del brevetto, di farmaci equivalenti, da immettere sul mercato

ad un prezzo più contenuto.

A fronte di una dinamica di crescita della spesa farmaceutica da diversi anni piuttosto blanda

(+2,3% dal 2001, a fronte di un PIL a valori correnti cresciuto globalmente del 24,7% e una spesa

sanitaria totale cresciuta complessivamente del 41,8%25) sulla spesa farmaceutica continuano a

concentrarsi i tagli e le spending review. Secondo Farmindustria, infatti, il 30% dei tagli delle

manovre 2012-2014 riguarda tagli nella spesa farmaceutica. Rispetto al PIL la spesa farmaceutica

totale (pubblica e privata, canale farmacia) in Italia rappresenta l’1,14%, in calo rispetto all’anno

precedente (1,20%). Un valore inferiore alla media dei maggiori paesi Ue (1,34%).

La crisi economica e finanziaria ancora in atto non fa che aggravare la trasformazione strutturale

che il settore sta attraversando, in quanto accentua le iniziative di contenimento dei costi da

parte dei Governi (attraverso un maggiore controllo dei prezzi e dei rimborsi, l’allungamento dei

tempi di accesso ai farmaci innovativi, ecc.).

Tali iniziative possono disincentivare gli investimenti delle imprese farmaceutiche proprio in un

momento, quale quello attuale, in cui alcune di esse stanno valutando un riposizionamento

geografico delle proprie attività. Ne consegue, soprattutto per il nostro Paese, il rischio di perdere

opportunità in termini di ritorni economici, occupazionali e di innovazione nel lungo periodo. Le

aziende meglio posizionate per superare la trasformazione del settore sembrano essere quelle

caratterizzate da un’ampia diversificazione geografica, con una presenza forte nei mercati

emergenti, ben capitalizzate e specializzate in determinate nicchie.

Il valore complessivo delle vendite conferma che l'Italia è tra i più grandi mercati mondiali, anche

se in calo nel ranking internazionale. Rispetto al 2005 il nostro Paese è sceso dal quinto al sesto

posto al Mondo e entro il 2016 si appresta a diventare il settimo, sopravanzato da Paesi

emergenti, quali Cina e Brasile, con India e Russia sempre più vicini.

Quello che appare chiaro in tale contesto è il decollare di quello che potremmo definire il «low

cost» sanitario, in cui si cercano le prestazioni ed i farmaci a prezzi più bassi; questo segmento del

25

spesa farmaceutica rappresenti solo il 14% della spesa sanitaria pubblica, con una quota che dal 2006 al 2012 è diminuita del 3%

106

mercato sarà infatti senza dubbio in crescita nei prossimi anni, comportando ovviamente un

importante impatto sul sistema farmaceutico più generale che dovrà tendere sempre di più

rispondere adeguandosi al cambiamento.

Relazioni industriali e sindacali: evoluzione di modello di cooperazione e dialogo continuo

Sia il settore chimico che quello farmaceutico si caratterizzano da tempo per un sistema di

relazioni industriali proattivo. Nella chimica la natura specifica di un sistema industriale impegnato

da tempo con la società e le istituzioni per offrire soluzioni a stringenti temi di rispetto ambientale,

a fronteggiare i temi della sicurezza o a superare ostacoli burocratici crescenti, ha condotto il

comparto a sviluppare una modalità di intervento operativa tra le parti sociali, in un percorso che

ha portato i chimici a fare una serie di iniziative che sono state vincenti e hanno permesso di

mantenere sempre presente il dialogo all’interno del settore.

Il settore chimico è stato così tra i primi ad avviare azioni congiunte, in cui attraverso la

contrattazione aziendale ed il costante raccordo di confronto e di rinvio ha permesso, a differenza

di molti settori che si incontrano solo al momento di rinnovo dei contatti, di lavorare in modo

continuativo e costruttivo. Su moltissimi temi si è lavorato con processi di confronto continuo.

L’industria chimica come osserva Federchimica ha sviluppato un sistema di relazioni industriali pur

nella costante ricerca delle migliori condizioni di produttività e competitività, molto attento alle

esigenze della Persona.

Nel panorama industriale la Chimica è stato il primo comparto ad avere istituito un fondo

settoriale per la previdenza integrativa (Fonchim) e uno per l’assistenza sanitaria (FASCHIM), a cui

può essere iscritto anche il nucleo familiare. La quota di dipendenti iscritti, rispettivamente pari

all’80% e al 51%, è tra le più alte nell’ambito dei fondi settoriali dell’industria. Al fondo Faschim

sono iscritti anche 47 mila familiari di dipendenti.

La lunga tradizione di confronto costruttivo e partecipazione tra le Parti sociali determina una

ridotta conflittualità tanto che tutti i rinnovi del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sono

avvenuti entro la scadenza, con negoziati pragmatici e non rituali e con una forte propensione

all’innovazione soprattutto in tutti gli ambiti dell’ambiente e sicurezza. Anche sul fronte della

occupabilità va segnalata l’iniziativa favorita dal sistema di relazioni individuata come Progetto

Ponte attraverso la quale si assegna al lavoratore in uscita per determinato periodo e in part-time,

il ruolo di tutor per le nuove risorse con vantaggi sul piano formativo e di inserimento.

107

Anche la farmaceutica si distingue per un modello di Relazioni Industriali innovative. Nella

farmaceutica la contrattazione aziendale è molto più diffusa che negli altri settori:

- le imprese che applicano un contratto aziendale con contenuti economici sono il 74% nella

farmaceutica rispetto a 32% nel totale dell’industria;

- le imprese che erogano premi variabili sono il 96% nella farmaceutica rispetto a 42% nel totale

dell’industria;

- i lavoratori ai quali tali premi sono stati erogati sono l’87% nella farmaceutica rispetto al 56% nel

totale dell’industria.

Per quanto riguarda il tasso di gravità delle assenze, misurato sia come percentuale sulle ore

lavorabili, sia in termini di ore procapite di assenza, le imprese farmaceutiche si caratterizzano per

un andamento migliore rispetto alle altre imprese, mentre è da sottolineare al pari della chimica

un’incidenza di infortuni e malattie professionali largamente inferiore alla media.

Da sottolineare la sperimentazione del progetto Welfarma frutto di un accordo quadro nazionale

siglato nel 2008 tra Farmindustria e le Organizzazioni Sindacali nazionali, attraverso il quale è stata

convenuta l'opportunità di dotare il settore di uno strumento operativo di carattere volontario,

aggiuntivo e non alternativo, rispetto agli strumenti contrattuali e di legge già disponibili, utile a

supportare ulteriormente la ricollocazione dei lavoratori del comparto farmaceutico coinvolti da

processi di crisi aziendale.

Grazie anche al contributo finanziario del Ministero del Lavoro oltre che delle aziende aderenti e al

supporto operativo dell’agenzia tecnica Italia Lavoro al lavoratore che ha perso il posto viene

offerto un voucher del valore massimo di 2 mila euro da utilizzare per corsi di formazione o

riqualificazione finalizzati al reinserimento nel mercato del lavoro. L’adesione su base volontaria,

dal 2008 ha visto la partecipazione di 703 lavoratori provenienti da 20 aziende diverse. Di questi il

38% è stato ricollocato anche attraverso le Apl.

Le Relazioni Industriali rappresentano perciò sempre più un valore per la competitività delle

Aziende dei due comparti chimico e farmaceutico incidendo in modo significativo sulle condizioni

operative delle Aziende, da un lato facendo sì che il rapporto costo/qualità delle Risorse Umane

appaia decisamente positivo, dall’altro garantendo efficienza e flessibilità dell’organizzazione

aziendale, miglioramento e crescita del capitale umano, capacità di proporre posizioni congiunte

verso le Istituzioni (tutti fattori che garantiscono uno straordinario vantaggio competitivo nella

competizione globale rispetto alla capacità di attrarre e mantenere gli investimenti).

108

5. SCENARIO 2020: UNA VISIONE DI INSIEME

5.1 Premessa metodologica

Come indica la metodologia di scenari ISFOL, il lavoro mira a evidenziare lo scenario all’interno del

quale si produce una prefigurazione di eventi che potranno verificarsi nel futuro, come avviene per

tutte le indagini di foresight, e sull’identificazione degli effetti che questi potranno determinare nei

contesti oggetto di analisi; per tale ragione il gruppo di ricerca, seguendo le principali evidenze

emerse nei focus e dall’analisi della documentazione, ha messo in luce per i due comparti oggetto

di indagine – il comparto Chimico e quello Farmaceutico – da un lato, le principali caratteristiche

della struttura occupazionale e di impresa, delimitando il perimetro entro il quale definire l’analisi

ed osservandone le principali trasformazioni degli ultimi anni; quindi ha provato a dipanare le

principali dinamiche di cambiamento economico, sociale, tecnologico e culturale che andranno a

delineare uno scenario - non l’unico ma quello che secondo le caratteristiche attuali del sistema,

può rappresentare quello più probabile - all’interno del quale i due settori chimico e farmaceutico

si troveranno ad operare nei prossimi anni.

Le trasformazioni evidenziate obbligheranno i due comparti analizzati a mettere in campo una

serie di adattamenti, in particolare per quel che attiene le competenze e gli skills necessari ed

indispensabili per la competitività, e per fornire orientamenti al sistema dell’education; poiché, se

da un lato l’analisi dei fabbisogni espressi dal sistema produttivo riveste un ruolo fondamentale ai

fini dell’adattabilità delle risorse umane, quello che appare ancor più evidente è che

l’anticipazione dei fabbisogni riveste un ruolo strategico per lo sviluppo delle politiche di

formazione del paese.

Nel presente capitolo si espliciteranno i principali trend e driver tra quelli descritti nelle pagine

precedenti quelli che andranno a disegnare un possibile nuovo scenario e all’interno del quale si

andrà successivamente a comporre quel quadro di rilevazione dei nuovi fabbisogni professionali

ed aggiornamento delle competenze che porteranno ad adeguare il sistema informativo ISFOL

Professioni per quel che attiene le Unità professionali interessate dal cambiamento.

5.2 Una sintesi dei principali trend e driver che guideranno il cambiamento

Come osservato nel capitolo precedente (Cfr. cap.4), il gruppo di ricerca nell’analizzare i due

comparti oggetto di indagine si è sforzato di delineare attraverso la riflessione collettiva con il

gruppo di esperti e stakeholder del progetto e con l’ulteriore contributo degli esperti esterni

109

nonché attraverso l’ esame sistematico della documentazione più aggiornata prodotta nell’ambito

della ricerca operativa accademica e istituzionale, le possibili dinamiche che potranno incidere sul

cambiamento dei due settori Chimico e Farmaceutico.

Le dinamiche specifiche sono state raggruppate in un esercizio di sintesi e semplificazione in

quattro categorie o macro aree principali:

- Reti, Concorrenza e internazionalizzazione;

- Fattori culturali, demografici e sociali;

- Fattori tecnologici, di innovazione e produttivi;

- Fattori istituzionali e regolatori.

Con riferimento a questa classificazione il gruppo di lavoro ha provato a mettere a sistema i

principali e più identificabili trend e driver che - all’interno di una cornice più generale di

cambiamento – interesseranno i due settori della chimica e della farmaceutica. A partire dalla

distinzione delle macro aree e, nell’ambito di ciascuna di esse, sono stati esaminati i diversi fattori

di cambiamento che avranno un impatto rilevante sulle competenze che il mercato potrà

richiedere nei due settori. Successivamente si descriveranno le competenze in cambiamento e

l’associazione delle stesse alle figure professionali di riferimento.

Il comparto Chimico

Per quel che attiene il comparto chimico, i fattori di cambiamento che dalle discussioni e analisi

sviluppatesi nel corso dei focus sono emersi come a maggior impatto sui cambiamenti delle

competenze, sono riscontrabili in tutte 4 le macroaree individuate.

Per quanto riguarda la prima macroarea quelle delle Reti, Concorrenza e internazionalizzazione

l’analisi di scenario ha individuato come la quota di imprese esportatrici sia ormai maggioritaria

(54%, corrispondenti al 91% degli addetti del settore) e come i maggiori gruppi chimici a capitale

italiano sono sempre più in grado di presidiare i mercati esteri facendo leva sia su modelli di

internazionalizzazione commerciale, sia sempre più con modalità di internazionalizzazione

produttiva con l’export che ha raggiunto il 40% del fatturato a fronte di una domanda interna in

calo dal 2007. La globalizzazione con la transizione rapidissima dei paesi emergenti verso il pieno

sviluppo ha visto trasformare rapidamente i mercati emergenti più che i mercati di sbocco in

mercati concorrenti, si pensi a india o Cina. Per le imprese chimiche si tratterà di gestire ambienti

competitivi sempre più complessi e mercati sempre più lontani ed in continua evoluzione. Le

110

strategie aziendali di rete dovranno divenire più articolate anche al fine di trovare risposte e

competenze all’esterno in grado di dare soluzioni ai problemi più complessi.

Più in dettaglio il primo elemento di cambiamento che è emerso con forza nei focus è legato alla

crescita dell’importanza delle Dinamiche di Specializzazione produttiva. L’industria chimica

nazionale fine e della specialità si è sempre rivolta ai comparti industriali tipici del made in italy,

garantendo formulazioni particolari e non standardizzate, definite in ragione della specializzazione

manifatturiera e della specifica esigenza dell’impresa. La capacità delle imprese chimiche di

stabilire una relazionalità e una prossimità culturale, più che fisica, con le imprese utilizzatrici finali

ha rappresentato e continuerà a rappresentare uno straordinario fattore di successo delle imprese

chimiche nazionali anche rispetto ai mercati internazionali, dove si assiste ad una precisa strategia

di crescita della media impresa italiana basata ancora su specializzazioni in particolari nicchie

produttive e dove le capacità relazionali dell’impresa e la prossimità con la domanda al fine di

cogliere le necessità della clientela sono decisive.

Tra i driver e trend di questa macrocategoria è stata sottolineata la crescita della dinamica di

Internazionalizzazione commerciale e produttiva con un ruolo sempre maggiore dei Paesi Bric a

partire dalla CINA

Con la crisi economica del 2008-2009 si è diffusa all’interno del sistema industriale italiano, e

anche nel comparto chimico, la consapevolezza di dover inseguire la domanda più dinamica

laddove essa si presenta, e cioè nei paesi dell’Asia e altri paesi (Europa Est, Russia ecc) che stanno

emergendo nella competizione industriale. La necessità di rispondere alla crisi dell’attuale

domanda europea mediante una strategia di internazionalizzazione più ampia della precedente è

come già evidenziato un dato ormai consolidato e ben fotografato nelle statistiche sul commercio

estero del comparto chimico.

Lo spostamento verso la chimica fine e di prodotto o in ogni caso la logica della valorizzazione della

prossimità, deve prevedere senza dubbio una spinta al marketing e alla commercializzazione e alle

competenze ad essa legate. Le specializzazioni hanno bisogno di una clientela molto diversificata.

Rispetto al driver Crescita delle Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca di conseguenza

le partnership strategiche con altri soggetti assumeranno un ruolo sempre più importante.

Se dalla analisi di scenario emerge come il settore chimico (ma il discorso come vedremo è

analogo per quello farmaceutico) appaia piuttosto prudente rispetto alla attivazione/incremento

111

di collaborazioni con altre imprese con una percentuale pari al 16,1% evidenziando un

posizionamento intermedio tra tutti i settori manifatturieri, allo stesso modo si evidenzia come la

natura e finalizzazione di tali partnership risponda a strategie di largo respiro, laddove si rilevano

come obiettivi oltre alla riduzione dei costi anche la necessità di sviluppare nuovi prodotti o

processi, di acquisire nuove competenze o tecnologie o ancora per avere accesso a nuovi mercati

come pure per internazionalizzarsi.

La presenza di finalità più articolate comporta un maggiore coinvolgimento delle funzioni aziendali

diverse dall’attività principale (tipicamente connessa alla compravendita di prodotti), in particolare

nella aree di progettazione-R&S-innovazione, marketing e servizi finanziari.

Nell’analisi di scenario sulla seconda macroarea inerente ai Fattori culturali demografici e sociali si

è sottolineato soprattutto come il settore chimico più degli altri deve dimostrare di rispondere alle

sfide che gli vengono poste in tema di riduzione degli impatti ambientali e di diffusione della

sostenibilità nel senso più ampio, e deve ancora superare la resistenza ai contrasti posti dalle

comunità locali. La questione ambientale ha sempre rappresentato per il settore in esame un

elemento di forte criticità, sia per l’avvio di nuovi investimenti che per l’insediamento e la gestione

degli impianti produttivi.

Il driver che emerge per la chimica riguarda in particolare la tematica della crescita della

sensibilità collettiva sui temi ambientali a cui si si aggiunge la necessità di rispondere ad un

consumatore sempre più esigente ed informato e che quindi dà valore nelle scelte di acquisto e

consumo sempre più alla sostenibilità dei prodotti in termini di sicurezza e minore impatto

ambientale.

Per far fronte alla crescente attenzione del mercato alla sostenibilità dei prodotti nell’intero ciclo

di vita, come pure degli insediamenti produttivi diverrà necessario sviluppare da parte delle

aziende una maggiore capacità di gestione del consenso nella comunità dei consumatori o dei

residenti, anche attraverso nuove politiche di comunicazione aziendale e di marketing territoriale,

di attenzione agli opinion leader di costruzione sociale del consenso.

Questo driver quindi determinerà la necessità di sviluppare per il comparto nuove figure esperte in

comunicazione interna ed esterna che rappresenteranno in futuro competenze strategiche, proprio

in un comparto come quello chimico farmaceutico in cui il marketing territoriale non ha

rappresentato una priorità.

Bisognerà introdurre e rafforzare competenze professionali in grado di perseguire attività di

112

comunicazione che evidenzi il ruolo della chimica e dei suoi prodotti nei suoi campi d’applicazione e

contemporaneamente competenze e figure sempre più capaci di gestire i processi volti ad una

migliore gestione delle risorse.

Per quando riguarda i Fattori tecnologici, di innovazione e produttivi, l’analisi di scenario ha

evidenziato come la dimostrata capacità di presidiare i mercati internazionali e di crescita

dell’export del settore chimico si basa sempre di più sulla ricerca (in 10 anni la quota di imprese

chimiche che fanno ricerca è passata dal 38% al 48%, una quota più che doppia della media

industriale e superiore anche a molti altri settori ad alta tecnologia e soprattutto innovazioni di

prodotti o di processi (72,3%) per migliorare la qualità (94,3%) o accrescere l’accesso a nuovi

mercati o comunque guadagnare quote e quindi migliorare il posizionamento competitivo. Da

segnalare però come nelle imprese chimiche oltre il 40% delle imprese innovatrici con un dato al di

sopra delle medie di comparto segnala ostacoli nella carenza di personale qualificato. Per definire i

contorni dell’innovazione sono stati individuati alcuni driver specifici tra cui il prolungamento

della filiera chimica sino al riciclo. La dinamica scaturisce dalle norme europee che se pienamente

applicate porteranno progressivamente all'eliminazione dello smaltimento in discarica e

incentiveranno la crescita di un comparto del riciclo e recupero tecnologico finalizzato alla

trasformazione dei rifiuti in materie prime seconde per l’industria manifatturiera, in prodotti di

uso agronomico (compostaggio), in prodotti di uso energetico (combustibili derivati, biogas da

digestione anaerobica, syngas) o PVC o scorie di incenerimento.

Per quanto riguarda il driver inerente l’Ampliamento delle attività di Bonifica di recupero

ambientale e produttivo dei siti dismessi l’analisi di scenario ha sottolineato la necessità di porre

fine alla gestione emergenziale delle bonifiche, e la possibilità che si intraprendano nuovi

investimenti produttivi e nuove infrastrutture con elevati standard di efficienza e sostenibilità

ambientale, affiancati da attività di ricerca e da sistemi di monitoraggio e controllo della qualità

ambientale dei siti e degli effetti sulla salute dei cittadini. Questa dinamica creerà nuove attività

per le quali emerge una chiara difficoltà di reperimento di figure professionali in grado di

perseguire l’obiettivo del miglioramento della gestione degli aspetti di Salute, Sicurezza e

Ambiente nelle attività di bonifica. Obiettivi che vanno da riduzione degli impatti nelle fasi di:

demolizione, realizzazione e gestione degli impianti per la bonifica; soluzioni per la gestione degli

aspetti ambientali (quali rifiuti, emissioni, scarichi idrici, biodiversità); monitoraggi ambientali sia

all’interno sia all’esterno delle aree da bonificare.

Rispetto alla Crescita chimica verde, delle materie prime rinnovabili e delle sperimentazioni

113

industriali la necessita di ampliare per l’industria della chimica sempre più l’utilizzo di materie

prime non derivanti da fonti fossili ma da quelle rinnovabili, anche in ragione degli obiettivi

europei di Europa 2020, svilupperà le capacità di lavorare per la produzione di prodotti

provenienti da biomasse e rifiuti biologici. Questo tipo di produzioni rappresenta ormai già una

grande opportunità per il settore anche in termini di sviluppo di nuove tecnologie utili alle

evoluzioni di comparto e la direzione appare quella di una filiera che unisce biotecnologie,

bioraffinerie, bioprodotti chimici in modo coordinato. Evoluzioni che potrebbero avere anche un

impatto importante sulle dinamiche occupazionali.

Per quanto riguarda il Consolidamento della innovazione più che della ricerca, la propensione

all’innovazione registrata dal settore chimico trova come limite i forti investimenti in ricerca e

sviluppo necessari ad esempio per impianti pilota, in scala semi industriale e con ingegneria di

processo avanzata che durano spesso molti anni. Per questo motivo si può immaginare nella

chimica a fronte della struttura produttiva e delle pressioni competitive che il percorso di

innovazione proseguirà soprattutto su innovazioni di processo e di prodotto più che attraverso la

ricerca di base. Nonostante il buon posizionamento in termini di numeri e spessore del capitale

umano rappresentato dagli addetti per ricerca e sviluppo, molte imprese chimiche segnalano

carenze di personale qualificato per i processi di innovazione. Nell’ambito dell’innovazione di

processo un ruolo innovativo potrà essere giocato da una evoluzione in chiave di sostenibilità e di

efficientamento della Logistica che appare un driver emergente come pure quello della ricerca di

processi produttivi meno energivori soprattutto nei comparti della chimica di base, delle fibre e

dei gas tecnici.

La quarta macroarea rispetto alla quale si svilupperanno trend e driver in grado di alimentare

processi di cambiamento è quella legata ai Fattori istituzionali e regolatori. Sull’industria chimica

incideranno da un lato l’ampliamento ed il peso del sistema regolatorio europeo ed internazionale

con la Ue che continua soprattutto in materia di salute ambiente e sicurezza a produrre nuove

norme a ritmo molto sostenuto, dall’altro la complessità normativa nazionale italiana e la

vischiosità burocratica delle amministrazioni pubbliche italiane creano per le nostre aziende un

contesto davvero sfavorevole.

Per quanto riguarda il driver specifico emerge dunque con forza l’Impatto crescente adempimenti

Reach e altre normative Ue Clp ecc, driver che assumerà un ruolo chiave per il settore e su cui si

misureranno le capacità non solo di competitività ma anche di mantenimento della produzione per

molte imprese nazionali. Il Reach in particolare impone alle imprese chimiche entro il 2018 di

114

registrare presso l’autorità europea le sostanze ammesse e di eliminare le sostanze pericolose

sostituibili. Questo processo ha già innescato dinamiche di innovazione per la sostituzione delle

sostanze non ammissibili. Il nuovo regolamento Reach apre quindi un grande capitolo per la

ricerca per le imprese maggiori poiché imponendo la registrazione per tutte le sostanze riequilibra

i costi relativi tra prodotti nuovi, frutto della ricerca e prodotti consolidati dando quindi nuove

chance a chi sino ad oggi teneva molecole ferme nei laboratori per ragioni di costo di

autorizzazione.

Come già più volte riportato in questo rapporto, gli oneri per la registrazione provocheranno però

effetti distorsivi sul mercato dato che i nuovi costi, anche elevati, creeranno difficoltà per le

piccole imprese. Chi avvia la procedura di autorizzazione potrà condividere le spese di

autorizzazione o condividere analisi e studi con altri produttori creando o entrando in consorzi che

stabiliranno costi e apporti per ciascun membro. Le grandi imprese avranno comunque la

possibilità di muoversi autonomamente creando nuove occasioni di vantaggio grazie alla loro

maggiore capacità di sopportare e ammortizzare gli investimenti per l'autorizzazione e potrebbero

anche creare sbarramenti di costo per le imprese minori che non avessero altra scelta in ragione di

specificità produttive, se non quella aderire ai consorzi di registrazione da loro guidati. Per i piccoli

produttori la procedura Reach diventa perciò una occasione fondamentale per fare rete, per

condividere attività e rafforzare la cooperazione, per riaffermare le logiche distrettuali.

Chi riuscirà a cogliere per primo le soluzioni per superare i nuovi vincoli, con nuovi processi e nuove

sostanze si troverà con un vantaggio competitivo notevole. Anche per questo le imprese italiane

generalmente medie e piccole devono avere la capacità e la possibilità di muoversi per tempo, per

non essere spiazzate dai grandi competitor europei, e introdurre nuove tecnologie e nuovi processi

ma anche di attrezzarsi con personale di ricerca qualificato ad hoc per la gestione delle procedure

di autorizzazione.

Il comparto Farmaceutico

Anche per quel che riguarda il comparto Farmaceutico è possibile sintetizzare i principali elementi

emersi dal lavoro degli esperti e del gruppo di ricerca, esposti nei capitoli precedenti di questo

rapporto e che avranno un impatto considerevole per il settore all’interno dello scenario definito

con un orizzonte temporale che arriva al 2020.

115

Sulla base della distinzione sulle quattro grandi aree tematiche e, partendo dall’ambito relativo a

Reti, Concorrenza e internazionalizzazione, l’analisi di scenario ha evidenziato come il comparto

continuerà a veder dispiegati quei processi profondi di trasformazione già in atto da almeno un

decennio: dalle fusioni tra big pharma, alla scadenza dei brevetti per medicinali a larga diffusione,

alla sempre più ridotta attivazione di linee di sviluppo di nuovi prodotti farmaceutici soprattutto

per la medicina di base connessa all’ampliamento del ruolo dei farmaci generici. A tali dinamiche

continueranno a sommarsi la contrazione continua della spesa sanitaria con forte esposizione

della componente farmaceutica e un quadro recessivo profondo che continuerà almeno nel breve

periodo a colpire la domanda finale, mentre si approfondiranno i processi di internazionalizzazione

che porteranno la domanda, gli investimenti e la produzione sempre più verso i paesi emergenti.

L’internazionalizzazione, in particolare, coinvolge il settore farmaceutico più di quanto osservato

per la chimica e molto più della media industriale, sia per la presenza di imprese estere in Italia, sia

per la proiezione all’estero di quelle italiane. Il dato più interessante dello scenario italiano

riguarda la fortissima presenza di imprese a capitale estero nel comparto ed il loro ruolo trainante

in termini di investimenti in produzione, ricerca e sviluppo ed export.

Una delle prime evidenze confermate dagli esperti è relativa alla dinamica - che accomuna il

farmaceutico con la chimica - di crescita attesa dell’Internazionalizzazione commerciale e

produttiva dovuta al peso crescente dei Paesi Bric a partire dalla CINA.

La trasformazione in atto del settore farmaceutico a livello internazionale, che vede uno

spostamento della domanda mondiale verso i paesi emergenti, che impone sempre più anche

scelte di rilocalizzazione dell’industria a livello globale, sta evidenziandosi un nuovo impulso alla

concorrenza tra le economie avanzate per mantenere gli investimenti e attrarne di nuovi.

L’Italia continuerà a mantenere il ruolo di importante e qualificata piattaforma produttiva, ma

occorrerà favorire il processo di crescita e di innovazione delle competenze in ricerca e sviluppo,

grazie, soprattutto, alle unità di eccellenza specializzate, che molte imprese multinazionali hanno

creato, rafforzato o valorizzato sul nostro territorio, riuscendo a esportare in tutti i Paesi del

mondo.

Per quanto riguarda le dinamiche di mercato interne è emerso, per il settore farmaceutico, il

driver relativo all’emergere dei Nuovi modelli distributivi nel mercato dei farmaci con la

prosecuzione ed il rafforzamento del processo di cambiamento delle strategie commerciali, che

sta vedendo il progressivo abbandono del tradizionale approccio che legava la figura

dell’Informatore Scientifico del Farmaco al medico prescrittore e attraverso di essi alle dinamiche

di crescita dei volumi di vendita.

116

Con la scadenza della maggior parte dei brevetti e l'avvento dei generici il mercato è cambiato ed i

lanci di nuove linee si sono ridotti. Rispetto al passato i prodotti a forte domanda sostenuta dalla

spesa pubblica che passavano dal contatto con il medico di base sono diminuiti in modo netto,

mentre contemporaneamente è cresciuta la domanda di farmaci indirizzati verso la secondary

care, con un evidente ridimensionamento dell’informazione scientifica rivolta al medico di

medicina generale. L’attenzione si è spostata sulle speciality per promuovere direttamente allo

specialista prodotti ad alto costo e a bassi volumi.

In questo scenario, gli interlocutori delle case farmaceutiche nell’acquisto dei farmaci si sono

notevolmente ampliati e si è modificato il peso dei tradizionali soggetti di mercato, annoverando

oltre ai medici, ai farmacisti ed ai dirigenti delle aziende ospedaliere e ASL, anche i decisori

pubblici a livello di governo locali e territoriale come pure le associazioni dei pazienti ed i singoli

cittadini sino a considerare anche nuovi soggetti emergenti come gli opinion leader in grado di

influenzare la domanda.

La tradizionale figura degli informatori continuerà a vedere ridotto il proprio ruolo e peso sul

mercato subendo dinamiche di esternalizzazione e con una penalizzazione soprattutto di quelle

figure con un background eccessivamente generico o con scarsa esperienza. Al contempo i nuovi

informatori dovranno ampliare le capacità relazionali e le modalità di comunicazione richieste,

specializzandosi su nuove specialità terapeutiche (oncologia, neuropsichiatria, diabete, cell

market, pain ecc).

Rispetto al driver rappresentato dalla Crescita di Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca

nell’analizzare il settore chimico si è già osservata una somiglianza di approcci tra i due comparti

rispetto alla attivazione/incremento di collaborazioni con altre imprese emergendo una diffusa

prudenza, con il settore farmaceutico ancora meno attratto di quello chimico a fare rete con altre

imprese.

Per sostenere costi di ricerca e sviluppo davvero molto ingenti nel settore soprattutto per le

imprese minori (concentrate peraltro nell’area del biotech) si evidenzia però come fattore

competitivo emergente (essendo più evidente tra le imprese innovatrici) la capacità di cooperare

per l’innovazione anche con le università e istituti di ricerca pubblici con l’attivazione ed il

coinvolgimento di nuove funzioni aziendali complesse in aree di progettazione, R&S, innovazione,

marketing e servizi finanziari e legali.

Per quanto riguarda la macroarea che abbiamo indicato con la definizione di fattori demografici e

sociali e culturali, il driver che senza dubbio avrà un impatto notevole nell’ambito dell’industria

117

farmaceutica è quello relativo alla Innovazione nella Domanda, per effetto anche della accentuata

attenzione alle dinamiche di riduzione della spesa per farmaci che stanno sempre più

comportando tagli, tetti di spesa e sostegno alla genericazione. In questo scenario già tratteggiato

in merito alle innovazioni distributive, il ruolo stesso delle case farmaceutiche sta mutando

profondamente, trasformandosi da organizzazioni di produzione e vendita di farmaci a soggetti

capaci di attivare partnership sociali con tutti gli attori del mercato della salute.

Pesano sulle trasformazioni della domanda anche i cambiamenti culturali e di approccio alla

conoscenza e alla informazione sui medicinali che hanno inciso sulle dinamiche distributive e di

domanda: basti pensare alla sempre più ampia capacità dei sistemi informativi di diffondere

informazioni mirate anche di tipo professionale medico ed emergere la necessità di presidiare

nuovi modelli e modalità di interlocuzione e comunicazione con il mercato.

Anche i fattori demografici con l’invecchiamento della popolazione potrebbero rialimentare una

crescita della domanda con approfondimento di quelle dinamiche già in atto di ri-orientamento

del settore farmaceutico, anche rispetto alla attività di ricerca e sviluppo per fronteggiare la

tendenza ad un aumento della domanda di farmaci per le malattie croniche ad esso associate:

malattie cardiache, diabete, artrosi, Alzheimer e così via, che richiederanno maggiori investimenti

in ricerca e innovazione per aumentare l’offerta del settore farmaceutico in questi campi. Mentre

altre filiere merceologiche come quelle dei prodotti naturali ed omeopatici potrebbero crescere in

ragione dell’emersione di nuovi approcci di consumo nelle future coorti di popolazione anziana.

Per quando riguarda i fattori tecnologici, di innovazione e produttivi, l’analisi di scenario ha

evidenziato la particolare natura del settore farmaceutico che si caratterizza per essere

tecnologicamente avanzato, ad alta vocazione industriale, con un elevato livello di investimenti

materiali e immateriali, capitale umano qualificato ed elevata propensione all’export. Tuttavia si è

evidenziata l’importanza dei cambiamenti nella ricerca, che continuerà ad essere sempre meno

discovery, spostandosi sempre più, le case farmaceutiche, sulla ricerca clinica e sull’acquisto di

brevetti. La necessità di ingentissime e crescenti risorse per trovare nuovi principi attivi spiega

perché la ricerca come attività discovery è sempre meno presente nelle aziende italiane, ma anche

perché a livello di grandi imprese multinazionali ci si spinga verso concentrazione in grandi centri

di ricerca, localizzandoli per lo più fuori dall’Europa.

La ricerca fondamentale in Italia troverà ancora spazi dentro start up che scaturiranno dalle

università, e che brevettano soprattutto in ambito biotech.

118

Come già evidenziato per la chimica e ancor più per la farmaceutica per avere prodotti ad alta

tecnologia serve una ingente quantità di risorse e quindi l’aspetto dimensionale è importante. La

capacità di cooperare tra le imprese soprattutto le nuove e più innovative della farmaceutica

diverrà comunque un fattore determinante, e per le maggiori ciò sarà importante anche come fare

acquisizioni. La stessa capacità di fare acquisizioni importanti o giuste richiederà professionalità

elevate e particolari.

Anche rispetto al tema della gestione della proprietà intellettuale che si traduce in brevetto dalle

scelte di rendere pubblica la tecnologia sino agli aspetti economici, legali, come pure alle scelte di

acquisto dei brevetti, la figura di manager della conoscenza capaci di individuare l’innovazione e

gestirla, sembrano poter trovare spazi nelle aziende.

Tra i driver connessi alla macro categoria dei fattori tecnologici dell’innovazione e della

produzione è emerso come rilevante quello dell’ampliamento della produzione conto terzi nella

farmaceutica in Italia, dinamica che è emersa anche dall’analisi di scenario dove si è evidenziato il

contoterzismo come segmento produttivo in continua crescita dal 2005, sia sul mercato nazionale

che estero e rispetto ai quali emergeranno sempre più non solo funzioni produttive ma anche

aspetti quali il presidio di tematiche connesse a qualità, sicurezza e ambiente, che potrebbero far

emergere nuove funzioni di Marketing.

Appaiono rilevanti anche le dinamiche connesse al potenziamento atteso della logistica per

rendere sempre più rapido l’ accoglimento dell’ordine dai concessionari distributori e dai grossisti,

tenuto conto che le dinamiche nuove della domanda stanno ampliando la rete degli interlocutori e

assegnano sempre più ruolo alle farmacie e agli ospedali dinamiche che in un contesto di

generizzazione e quindi di apertura del mercato, impongono nuovi modelli di offerta che giocano

anche sulla capacità di dare risposte rapide alle richieste dei distributori e grossisti sulla possibilità

di creare vantaggi competitivi. Il cambiamento distribuitivo dell’industria farmaceutica trova

dunque nella logistica un importante riflesso, essendo un focus di business per le aziende

farmaceutiche, sarà sempre più rivoluzionata verso prodotti “just in time”, con una riduzione

sempre maggiore delle giacenze di magazzino e una crescita delle capacità gestionali e operative

in questo ambito della produzione.

Infine anche per il comparto farmaceutico, un ruolo importante sulle dinamiche di cambiamento e

quindi sugli attesi sulle competenze e skills è svolto dai fattori Istituzionali e regolatori che

continueranno ad avere effetti in particolare in termini di oneri istruttori e procedurali, previsti

nell’ambito della farmacovigilanza per i quali l’Italia continua a imporre una serie di passaggi

supplementari, rispetto ai principali paesi europei e che in un quadro di inefficienze burocratiche

119

ritardano i tempi di immissione sul mercato. Ma l’ambito più rilevante continuerà ad essere quello

relativo alle Dinamiche di spesa pubblica e riassetto del mercato dei farmaci con le iniziative

crescenti di contenimento dei costi da parte del governo (attraverso un maggiore controllo dei

prezzi e dei rimborsi, l’allungamento dei tempi di accesso ai farmaci innovativi, i teti di spesa e la

genericazione ecc.).

Quello che appare chiaro è in tale contesto è l’espansione del «low cost» sanitario, in cui si

ampliano le prestazioni ed i farmaci a prezzi più bassi; questo segmento del mercato sarà infatti

senza dubbio in crescita nei prossimi anni, comportando ovviamente un importante impatto sul

sistema farmaceutico più generale che dovrà tendere sempre di più rispondere adeguandosi al

cambiamento.

120

CHIMICA 2020: Fattori di cambiamento che avranno un impatto rilevante su occupazione, competenze e figure professionali Categoria Scenari: principali trend e driver

Reti, Concorrenza e internazionalizzazione Chimica

Accentuazione Dinamiche di Specializzazione produttiva

Ampliamento dinamiche Internazionalizzazione Commerciale Produttiva e della pressione paesi emergenti e Cina

Crescita Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca

Reti, Concorrenza e internazionalizzazione Farmaceutica

Nuovi modelli distributivi nel mercato dei farmaci

Ampliamento dinamiche Internazionalizzazione Commerciale Produttiva e della pressione paesi emergenti e Cina

Crescita Reti e modelli cooperativi con Università e ricerca

Fattori culturali, demografici, sociali Chimica

Crescita sensibilità collettiva su temi ambientali sicurezza e incremento effetto Nimby

Crescita Popolazione nei paesi emergenti

Fattori culturali, demografici, sociali Farmaceutica

Innovazione nella Domanda :socializzazione, genericazione, omeopatia

Invecchiamento nei paesi avanzati

Fattori tecnologici di innovazione e produttivi Chimica

Prolungamento della filiera chimica sino al riciclo e crescita utilizzo delle materie prime seconde

Ampliamento attività di Bonifica e servizio di recupero ambientale e produttivo dei siti dismessi

Crescita chimica verde e delle sperimentazioni industriali

Consolidamento della innovazione più che della ricerca

Evoluzione verso una Logistica più efficiente e sostenibile

Crescita dei processi produttivi a maggiore Efficienza energetica

Fattori tecnologici di innovazione e produttivi Farmaceutica

Consolidamento della ricerca di tipo non discovery

Consolidamento esternalizzazioni e outsourcing e contoterzismo

Crescita della logistica verso modelli lead

Fattori istituzionali e regolatori Chimica

Impatto crescente adempimenti Reach e altre normative Ue Clp ecc

Impatto norme sul riciclo

Effetti del blocco Turnover e delle nuove norme sul mercato del lavoro

Fattori istituzionali e regolatori Farmaceutica

Crescita Complessità del sistema autorizzativo e farmaco vigilanza e dinamiche burocratiche

Accentuazione spending review e vincoli bilancio e riassetto del mercato dei farmaci e crescita della genericazione

Effetti del blocco Turnover e delle nuove norme sul mercato del lavoro

121

6. Strategie delle risorse umane per interpretare il cambiamento

Il lavoro di foresight descritto nei capitoli precedenti, che ha condotto alla definizione dello

scenario 2020 più probabile per la chimica e la farmaceutica, trova la sua principale ragion

d’essere nella prefigurazione delle trasformazioni sul sistema delle professionalità attive nelle

organizzazioni aziendali dei due comparti.

Le principali dinamiche che caratterizzano i mutamenti economici, produttivi ed organizzativi

tracciati ci hanno consentito di ipotizzare alcuni significativi impatti sulle professioni e di delineare

le principali competenze emergenti per un esercizio sempre più efficace delle professioni.

Il fabbisogno professionale previsionale di competenze risultante viene qui definito soltanto in

termini qualitativi. Più precisamente, cerca di prefigurare come le conoscenze, i ruoli e compiti

lavorativi potrebbero/dovrebbero trasformarsi o innovarsi nel medio periodo sotto l’influsso dai

trend e driver individuati e definiti dal gruppo degli esperti. L’analisi qualitativa è, pertanto,

finalizzata sia ad intercettare, in via preventiva, cioè in relazione ad un determinato scenario che è

stato considerato come il più probabile, le competenze fondamentali che caratterizzano

l’evoluzione dei comparti, sia ad offrire orientamenti al sistema dell’education a supporto di tale

evoluzione.

Prima di prospettare come le dinamiche identificate dal gruppo degli esperti (concorrenza ed

internazionalizzazione, fattori demografici, sociali, culturali, fattori tecnologici e fattori

istituzionali) impattino sul sistema delle professioni, è opportuno premettere alcuni elementi

fondamentali ai fini della comprensione di quali materiali di analisi vengano utilizzati e dove

guardare per definire con maggiore dettaglio i cambiamenti attesi in relazione alle competenze e

le professioni.

Questo presuppone la necessità di enunciare che cosa si intenda qui per competenza, figura

professionale e Classificazione delle professioni.

Il costrutto di competenza è sempre più rilevante, in Italia e in Europa, nelle policies del lifelong e

lifewide learning, ed è alla base della programmazione dell’offerta formativa nelle scuole di ogni

ordine e grado, nella formazione professionale e nelle università, nonché nelle pratiche di

orientamento e di incrocio tra domanda e offerta di lavoro e, infine, nella gestione delle risorse

umane nelle imprese.

Ai fini della nostra ricerca facciamo riferimento qui a quanto contenuto nel D.Lgs. 16/01/2013, n.

122

1326 ove la competenza è definita come “…capacità di utilizzare, in situazioni di lavoro, di studio o

nello sviluppo professionale e personale, un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite

nei contesti di apprendimento formale, non formale o informale”.

La competenza ha, peraltro, una natura fortemente soggettiva, dinamica e processuale.

Nell’ambito dell’apprendimento permanente essa indica la capacità che ogni persona possiede di

“mobilitare” le proprie risorse in rapporto ad un contesto, al fine di prendere in carico determinati

compiti, combinando dinamicamente saperi e skill27. La competenza, così intesa, facilita l’esercizio

previsionale nel quale ci siamo impegnati in quanto non ingessa il lavoro di analisi in uno schema

precostituito, ma bensì lo lascia aperto, declinandolo come un cambiamento a cui tendere, nel

caso in cui, si concretizzi lo scenario, ad oggi, scelto solo in quanto ritenuto il più probabile.

Le competenze ‐ assieme ai compiti, alle condizioni e al livello di esercizio relativo al contesto

professionale di riferimento ‐ concorrono a determinare i contenuti di una specifica figura

professionale all’interno della più generale classificazione delle professioni28.

A sua volta, la classificazione delle professioni fornisce, come vedremo, un linguaggio “di base”

condiviso, da utilizzare per la descrizione delle professioni potendone, per tale via, confrontare nel

tempo e nello spazio le caratteristiche salienti.

Inoltre, sia le figure professionali sia la classificazione delle professioni, sono costrutti ad un

elevato livello di astrazione se messi in relazione con le attività effettivamente eseguite al fine di

produrre un determinato bene o servizio.

26

D. Lgs. 13/2013 “Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle competenze, a norma dell'articolo 4, commi 58 e 68, della legge 28 giugno 2012, n. 92. (13G00043) (GU Serie Generale n.39 del 15‐2‐2013)”. 27

La definizione presente nel Dgls 13/13 va integrata da quanto previsto dalla RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 aprile 2008 sulla costituzione del Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (Testo rilevante ai fini del SEE) (2008/C 111/01) che definisce sia le competenze, descritte in termini di autonomia e responsabilità, direttamente connesse alle conoscenze e alle abilità che ne completano la corretta contestualizzazione. La Raccomandazione utilizza le seguenti definizioni: «conoscenze»: risultato dell'assimilazione di informazioni attraverso l'apprendimento. Le conoscenze sono un insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche; «abilità»: indicano le capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le abilità sono descritte come cognitive (comprendenti l'uso del pensiero logico, intuitivo e creativo) o pratiche (comprendenti l'abilità manuale e l'uso di metodi, materiali, strumenti); «competenze»: comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia. 28

A partire dal 2011 l'Istat (http://www.istat.it/it/archivio/18132) ha adottato la nuova classificazione delle professioni CP2011, frutto di un lavoro di aggiornamento della precedente versione (CP2001) e di adattamento alle novità introdotte dalla International Standard Classification of Occupations ‐ Isco08. La classificazione CP2011 fornisce uno strumento per ricondurre tutte le professioni esistenti nel mercato del lavoro all'interno di un numero limitato di raggruppamenti professionali, da utilizzare per comunicare, diffondere e scambiare dati statistici e amministrativi sulle professioni, comparabili a livello internazionale; tale strumento non deve invece essere inteso come uno strumento di regolamentazione delle professioni.

123

Tuttavia, la loro descrizione, nonostante sia costruita con criteri classificatori (astrazione)

tendenzialmente rigidi, non impedisce di prefigurare i cambiamenti nelle competenze che li

costituiscono, osservate attraverso i principali ruoli e azioni distintivi di ogni singola professione.

Al fine di anticipare i cambiamenti delle competenze professionali è stato necessario mappare le

figure professionali ‐ come aggregato informativo e riassuntivo di attività, compiti, conoscenze e

capacità, etc. – rientranti nel perimetro dei due comparti oggetto di studio e, successivamente,

inferire le possibili trasformazioni partendo dallo scenario 2020 prefigurato durante il lavoro di

ricerca realizzato insieme agli esperti.

6.1 Implicazioni del nuovo scenario: principali competenze emergenti

Nel precedente capitolo 5 (par. 5.2), dedicato ad una sintesi ragionata dei trend e dei drivers

caratteristici dei cambiamenti attesi nei prossimi anni nei due comparti oggetto di studio, sono

state individuate le principali dinamiche all’interno delle quali tali cambiamenti possono essere

osservati in termini di competenze, abilità, conoscenze comportamenti organizzativi.

Abbiamo preferito, prima di arrivare alla selezione delle competenze che più sembrano

caratterizzare i cambiamenti (di scenario) attesi e alla selezione delle Unità professionali

maggiormente coinvolte, arricchire la descrizione soffermandoci su due livelli intermedi di analisi.

Attraverso il primo livello intermedio di analisi abbiamo raggruppato il fabbisogno di competenze,

abilità e conoscenze delineato dalle dinamiche emergenti in vere e proprie famiglie (es.

competenze, sociali, orientamento a, etc.) utili a descrivere con più immediatezza, e ad un più

elevato livello di sintesi (meso), le trasformazioni principali che, in futuro, caratterizzeranno il

capitale umano dei due comparti.

Attraverso il secondo livello intermedio di analisi abbiamo inteso, invece, mettere in relazione le

principali professioni o meglio, famiglie professionali, (es. managers, ingegneri, operatori, etc.) con

le competenze maggiormente coinvolte dai cambiamenti individuati. Come vedremo molte delle

competenze sono presenti e distribuite su più professioni anche se a differenti livelli di importanza

e di impatto nell’organizzazione del lavoro individuale.

Questo percorso più analitico sulle principali professioni ha avuto il pregio di facilitare l’estrazione

finale delle principali competenze emergenti in base alle quali sono state poi, con maggiore

sicurezza, selezionate le Unità Professionali (qui Par. 6.2.) che si è ritenuto essere maggiormente

coinvolte dall’insieme dei processi descritti.

124

Tali Unità costituiscono, com’è noto, l’insieme delle figure professionali in relazione alle quali si

procederà alla specifica riscrittura delle Schede Professionali.

La Tavola seguente dà conto del I livello intermedio di analisi.

I principali cambiamenti attesi in relazione alle conoscenze, ai comportamenti organizzativi e alle principali famiglie di competenze

Conoscenze Legislazione, ambiente, sicurezza, contrattazione, lingua straniera, E-skills, Marketing, conoscenza tecnica generale, dei prodotti e dei processi, conoscenza intersettoriale.

Competenze sociali Lavorare in gruppo, empatia (ascolto e comprensione), comunicazione, capacità di fare rete, lingua, approccio interculturale

Competenze orientate al problem-solving

Capacità di analisi dei dettagli, multiskilling, interdisciplinarietà degli approcci, capacità di “intraprendere”, creatività.

Competenze orientate al self-management

Capacità di pianificazione, capacità di gestione del tempo e dello stress, flessibilità, capacità di approcci multipli e concomitanti.

Competenze di natura manageriale

Approccio strategico e di visione, orientamento al coaching e al team building, orientamento al cambiamento, alla qualità, al miglioramento continuo.

Competenze orientate all’ imprenditorialità

Orientamento al cliente e all'innovazione, spiccata comprensione del core business, trend-setting e trend-spotting.

La tabella seguente dà conto del II livello intermedio di analisi Relazione tra principali professioni presenti nei comparti e conoscenze e competenze richieste

MANAGERS

Competenze manageriali in senso lato che facilitino la comprensione dei cambiamenti delle relazioni tra domanda e offerta e supportino la capacità di sviluppo di nuovi business e di ottimizzazione dei processi.

Competenze sociali che ispirino le persone/dipendenti/collaboratori alla crescita personale e al cambiamento in risposta alla grande frammentazione dei mercati e la rapida nascita di nuovi mercati connessa alla obsolescenza di molti ambiti/settori di mercati tradizionali.

Competenze che potenzino la capacità di visione e di approntamento di strategie a medio e a lungo termine, soprattutto in considerazione di trend di sviluppo di mercati in continua evoluzione insieme all'emergere continuo di mercati di nicchia.

Competenze che supportino la ricerca di collegialità dei processi decisionali appare fondamentale in ragione dell'ampia gamma di fattori e processi da tenere in considerazione per muoversi in direzione del cambiamento.

Competenze centrate, a tutti i livelli, su un approccio multiculturale accompagnato da solide e crescenti basi di comunicazione in lingue straniere a supporto della tendenza all'off-shoring e all'outsourcing.

125

Competenze di self-management a supporto della necessità di lavorare sotto pressione e in condizioni di competitività crescente.

La conoscenza tecnica specifica dei processi va ad associarsi alle competenze più squisitamente manageriali. Essa va a sostenere la comprensione e la capacità di giudizio sulle direzioni del business game.

Le competenze informatiche appaiono, comunque importanti anche per i managers.

INGEGNERI DELLA PRODUZIONE

Conoscenze tecniche specifiche (processi organizzativi e della produzione, caratteristiche specifiche dei prodotti) e di contesto (legislazione, sicurezza, ambiente, forme contrattuali) che devono potersi associare alla conoscenza delle business views e della domanda del cliente.

Conoscenze in ambito regolativo, organizzativo, economico orientate alla crescita dell'orientamento aziendale (in alcuni casi alla acquisizione e/o realizzazione di nuovi brevetti).

L'innovazione è sempre più organizzata attorno a processi e gruppi di lavoro fortemente orientati all'interdisciplinarietà e fondati su approcci di cooperative learning su basi di conoscenza sempre più ampie e in continuo rinnovamento tematico e tecnico.

La conoscenza incorporata nella professione deriva, sempre più, da una collaborazione tra centri di ricerca, imprese e università. I processi di innovazione sono promossi da queste tipologie di networks.

Competenze sociali, linguistiche e interculturali, nonchè spiccate doti comunicative.

L'invenzione e l'uso di nuovi materiali, potenzialmente rischiosi per l'ambiente e per la salute presuppone la crescita di un approccio fortemente orientato allo sviluppo del risk management.

Curiosità e orientamento allo studio interdisciplinare devono guidare lo sviluppo professionale.

Occorrono precisi orientamenti di ricerca in direzione di processi e prodotti bio-based.

Tossicologia e nanotecnologie rappresentano nuove frontiere conoscitive

Capacità di diagnosi e supporto alla scelta del Supply Chain.

Competenze di management nell'acquisto e utilizzo di brevetti necessari allo sviluppo aziendale.

126

INGEGNERI E QUADRI PER LA RICERCA&SVILUPPO

Orientamento alla ricerca con una spiccata capacità di comprensione delle traiettorie dell'innovazione di base, di nuovi prodotti e processi, e/o di natura incrementale.

L'innovazione si caratterizza come un processo aperto, multidisciplinare. È richiesta la capacità di rapportarsi a contesti variabili e a differenti tipologie di partners. network-based Knowledge.

Sviluppare la capacità di cross fertilization tra impresa e università. Sempre più richiesta capacità di internalizzare nell'impresa quanto realizzato dalle università, così come la capacità di promuovere l'impresa presso le università.

Tale approccio stimola la crescita di competenze sociali, linguistiche e interculturali, nonchè più spiccate doti comunicative.

Cruciali appaiono anche le competenze digitali, soprattutto in direzione della necessità di lavorare su modelli previsionali, anticipazioni degli esiti, descrizione di scenari possibili con il supporto con la modellistica E-based.

SUPPLY CHAIN MANAGEMENT (SCM)

La convergenza nel SCM di competenze legate agli acquisti, alle vendite e alla logistica chiama la necessità di un rafforzamento delle conoscenze relative ai tre ambiti di provenienza.

Sono richiesti titoli anche universitari dedicati e specifici, oltre che la conoscenza della regolazione sul Commercio internazionale, conoscenza della regolazione contrattuale internazionale nonché conoscenze di natura finanziaria.

Sono specificatamente richieste sia elevate competenze linguistiche sia spiccate E-skill per poter utilizzare portali di acquisto.

I professional del SCM sono sempre più esposti alla necessità di lavorare in condizioni di stress dovuti al gap temporale (lack of time) e di conoscenza insito nelle transazioni via web.

ACCOUNTING & FINANZA (SOLO GRANDI IMPRESE AD

ELEVATA ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE)

Saranno sempre più richieste competenze organizzative di impresa orientate alle attività finanziarie e al bookeeping.

Saranno richieste specifiche conoscenze relative alla regolazione finanziaria internazionale.

Saranno indispensabili E-skills per gestire i processi necessari via web.

Sono richieste, anche in questo caso, competenze sociali, linguistiche e interculturali spiccate oltre quelle di self-management.

VENDITA &MARKETING

Competenze imprenditoriali connesse alla capacità di funzionare come "antenna" aziendale si combinano alla capacità di individuare

mercati di nicchia;

strategie di difesa in relazione ai nuovi competitors,

strategie di penetrazione in nuovi mercati

Non eludibile sarà la conoscenza di dettaglio di processi e prodotti (modularizzazione processi e componentistica prodotti) per favorire la loro collocabilità di mercato e/o la loro vendita.

127

Sono richieste, competenze sociali, linguistiche e interculturali spiccate oltre quelle di self-management.

Sarà sempre più necessario il lavoro di gruppo, l'interdisciplinarietà dell'approccio alla diffusione dei prodotti e alla comprensione delle dinamiche di mercato emergenti.

E-skills necessarie all'utilizzo crescente di programmi automatizzati per l'acquisto e la vendita.

Si necessiterà sempre più di una conoscenza adeguata dei processi di salvaguardia della salute e dell'ambiente nonché dei rischi connessi all'uso diffuso di nuovi prodotti e/o tecnologie (risk management).

IT PROFESSIONALS

Sviluppo di competenze di supporto infrastrutturale e gestionale ai differenti processi produttivi di impresa.

Crescita delle capacità diagnostiche in relazione ai sistemi informatici attivi in funzione di una loro migliore integrazione.

Miglioramento delle capacità di fornire soluzioni orientate al cliente basate.

Capacità elevata di integrazione tra risorse in house e risorse in outosourcing.

Potenziamento delle competenze linguistiche, di approccio interculturale.

Sviluppo del self-management.

Crescente attenzione al risk managment di processi e prodotti IT, anche di quelli legati alla segretezza dei prodotti e dei brevetti.

Capacità di collaborare con il management dedicato alla sicurezza aziendale

FUNZIONI DI STAFF A SUPPORTO DELLE FIGURE

PRECEDENTI

Le richieste in termini di nuove competenze vanno in direzione della crescita dell'autonomia, dello spirito di iniziative, della capacità di programmazione, nonché dalla capacità di lavorare in condizioni di stress organizzativo.

In crescita significativa le richieste di una acquisizione di competenze relazionali e linguistiche, nonché la capacità di adattamento e la flessibilità e la capacità di lavorare in gruppi sia peer to peer sia gerarchizzati (assistenti di direzione)

128

OPERATORI DELLA PRODUZIONE

L'aggiornamento e la continua manutenzione delle conoscenze tecniche appare il processo a cui dare attenzione in maniera prioritaria.

Conoscenza di nuovi apparati e di nuovi processi.

Crescente attenzione alla conoscenza di norme e comportamenti pro-attivi in materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona.

Adeguato e crescente bisogno di manutenzione delle E-skill.

Promozione a tutti i livelli di una adeguata conoscenza delle catene essenziali dei processi produttivi attivati e controllati allo scopo di migliorare le competenze diagnostiche e di autocorrezione.

Flessibilità ed elevata capacità di adattamento ai differenti contesti lavorativi.

Miglioramento delle competenze relazionali e quelle di gestione dello stress.

Potenziamento delle capacità decisionali e della propria autonomia lavorativa.

Miglioramento della percezione della catena delle responsabilità e degli ambiti di collaborazione verticali e orizzontali.

OPERATORI GENERICI DI PRODUZIONE

Più competenze di base per tutti.

Molti di questi lavoratori sono in outsourcing.

Questo tende a definire diverse relazioni tra le aziende utilizzatrici e aziende fornitrici in materia di competenze e formazione dei lavoratori da utilizzare

Le Tavole riportate ci hanno permesso di identificare, da una parte, le principali famiglie di

competenze caratteristiche dei cambiamenti previsti dallo scenario prefigurato al 2020 dall’altro,

di selezionare e ridefinire con maggiore precisione le competenze ritenute maggiormente

significative e utili a descrivere quei cambiamenti attesi.

Tali competenze sono state, infatti, estratte anche a partire grazie al lavoro preliminare di analisi

appena descritto e anche in considerazione dalla ricorsività di taluni processi che, come abbiamo

visto, erano già opportunamente sintetizzati nella Tavola X come tipici ed identificativi dei

cambiamenti attesi.

Le competenze sono state declinate, come previsto dalla stessa definizione come capacità di agire

in un contesto dato che abbiamo sintetizzato nella forma “essere in grado di”.

Di seguito l’elenco delle competenze individuate dal gruppo degli esperti.

Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi

produttivi, organizzativi e di ricerca

Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari

129

Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi

relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro

interconnessioni

Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di

una crescente capacità di internazionalizzazione

Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute,

sicurezza e sostenibilità ambientale

Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al

sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a

partire da una matrice di obiettivi e di metodi

Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo

Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando

la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali

Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del

linguaggio tecnico-scientifico

Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati

su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

Riesaminiamo ora ciascuna competenza prefigurata illustrandone i principali nessi con i fattori di

cambiamento descritti fornendone, per ognuna di esse, una più precisa chiave di lettura.

Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi,

organizzativi e di ricerca

I comparti chimico e farmaceutico sono stati ampiamente identificati, nell’analisi di scenario, come

knowledge based. Con questa espressione si è voluto richiamare la tendenza costante ad utilizzare

un elevato contenuto di conoscenza nelle pratiche aziendali a tutti i livelli. Come sappiamo, nel

tempo questo ha portato ad una caratterizzazione “high skilled” dei due comparti nei quali lavora

una percentuale elevata di diplomati e laureati (in relazione a quanto accade negli altri settori

130

industriali). Le imprese chimiche e farmaceutiche sono attraversate costantemente da dinamiche

fortemente orientate al trasferimento e all’internalizzazione nei processi, nei prodotti nonché

nelle pratiche organizzative di insiemi di saperi nuovi, il cui utilizzo diviene, in breve tempo,

condizione necessaria o al miglioramento della competitività o, comunque, al mantenimento della

propria posizione di mercato. La capacità di favorire, a tutti i livelli e nel più breve tempo

possibile, l’accesso a nuove e più ricche basi di conoscenza si costituisce come una competenza

strategica per la crescita dei due comparti.

Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari

La forte esposizione internazionale sia in relazione ai mercati di sbocco dei prodotti, sia in

relazione ai cambiamenti più o meno repentini degli assetti proprietari e delle configurazioni

aziendali (in Italia e all’estero), sia in relazione alla partecipazione a forme di cooperazione di

mercato e/o di ricerca di natura reticolare, determinano una crescente necessità di acquisire

specifiche competenze per gestire la complessità di tali processi dal forte contenuto innovativo.

Esse devono consentire di entrare con maggiore facilità in relazione con gli altri in ambienti dove, a

partire da un più agevole uso di lingue veicolari (l’inglese, ma non solo), si possano tessere

relazioni significative improntate alla comprensione delle categorie culturali, delle aspirazioni, dei

metodi, degli strumenti in uso delle persone con le quali si entra in contatto. Questa

comprensione diventa la conditio sine qua non dell’efficacia e, in ultima analisi della qualità stessa

del business che si intende realizzare.

Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi

relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro

interconnessioni

I processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione fanno parte

di un insieme di eventi che caratterizzano sempre più la vita aziendale, determinando, in ultima

analisi, il successo stesso dell’azienda. Il decentramento della produzione e dei processi di acquisto

e vendita della componentistica, delle materie prime, di servizi alla clientela, la necessità di ridurre

al minimo le scorte per evitare una eccessiva immobilizzazione del capitale circolante, spingono

principalmente in due direzioni.

La prima più squisitamente di natura conoscitiva vorrebbe di molto accresciute le conoscenze

diffuse sui prodotti e sui servizi acquistati e venduti allo scopo di migliorarne l’analisi del

131

fabbisogno e la collocabilità. Conseguenza immediata di questo processo è l’accorciamento della

filiera conoscitiva sui prodotti e servizi. La conoscenza dei beni e dei servizi acquistati e venduti

deve essere, in generale, più elevata e rappresentare una parte del contenuto professionale di

numerose figure professionali apicali e non che, al di là delle proprie specializzazioni, devono

potersi scambiare rapidamente informazioni essenziali a sostegno dei processi decisionali basati

sulla conoscenza di dettaglio del bene da acquisire e/o da vendere.

Questo spinge, in parte, anche a riconsiderare le modalità di trasferimento delle informazioni

nell’azienda e tra le aziende e le modalità con le quali vengono depositate (ad esempio - in pochi

grandi contenitori o molto e più accessibili presidi) e promuove la presenza di significative e

accresciute basi di conoscenza settoriale nel profilo professionale di tutti coloro che fanno parte

delle filiera professionale individuata.

La seconda direzione verso la quale muove lo sviluppo della competenza analizzata è un

accrescimento significativo del contenuto manageriale delle attività svolte attorno ai processi

individuati qui. Ci riferiamo, quindi, al miglioramento della capacità manageriali tout court, quindi

di visione, di decisione, di self-management, ma soprattutto alle accresciute competenze per il

coordinamento e la reciproca integrazione di processi a volte molto differenti e distanti tra loro

nonché di interconnessione di processi situati su filiere attuative differenti (es. acquisto delle

materie prime e distribuzione di un determinato prodotto/servizio).

Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una

crescente capacità di internazionalizzazione

I comparti della chimica e della farmaceutica sono da tempo caratterizzati da una forte e crescente

internazionalizzazione sia in termini di assetti proprietari, sia di localizzazione della produzione, sia

in relazione alle caratteristiche dei mercati di beni e servizi a cui essi sono soliti riferirsi. Questo

processo è destinato a proseguire e rappresenta uno dei trend più consolidati che qualificano i

comparti oggetto di studio. Pur con le dovute differenze, sulle quali non ci soffermiamo qui, tra il

settore chimico e quello farmaceutico, il consolidamento di tutte le competenze che definiamo

genericamente interne alla filiera dei processi di internazionalizzazione passa soprattutto per i)

una maggiore e migliore conoscenza dei mercati sia di approvvigionamento sia di sbocco; ii) per

una crescita significativa della capacità (manageriale, linguistica, di fare rete e promuovere

collaborazioni) di tessere relazioni con imprese di altri Paesi; iii) per il miglioramento della capacità

di individuare, a partire dal possesso di specifici assets interni o limitrofi alla propria azienda, aree

nelle quali impiantare nuove e remunerative attività industriali e/o intercettare nuove

132

opportunità. Corollario evidente di questa tendenza è la spinta verso una più spiccata capacità di

reperimento di informazioni cruciali sui processi, sui luoghi, sulle opportunità che favoriscono

l’internazionalizzazione stessa dell’azienda.

Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza

e sostenibilità ambientale

I comparti oggetto di studio sono da molti anni caratterizzati da un trend positivo in relazione

all’infortunistica e alla sicurezza aziendale. Inoltre, da anni, l’investimento in relazione alla tutela e

sostenibilità ambientale della produzione ha rappresentato il mood prevalente che ha ispirato e

accompagnato la profonda ristrutturazione e l’attuale caratterizzazione dei due comparti. Tutto

ciò premesso, va detto qui che gran parte dei fattori tecnologici e di innovazione individuati si

snodano attorno agli ambiti caratteristici di questa competenza. Ci riferiamo allo sviluppo della

chimica verde e alle sperimentazioni industriali, allo sviluppo di attività di bonifica e il recupero

ambientale e produttivo dei siti dismessi, la crescita di processi produttivi legati

all’efficientamento energetico e, non ultimo, all’allungamento alla gestione dei rifiuti della catena

produttiva. Ad esse va aggiunta la tendenza già evidente a investire in direzione di una crescente

attenzione specifica al risk management che si afferma come un trend emergente tra le aree

gestionali delle imprese.

Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema

aziendale locale, nazionale e internazionale

La spinta verso l’internazionalizzazione e, quindi, verso una maggiore e migliore conoscenza dei

vincoli e delle risorse presenti nei differenti sistemi regolativi locali, la crescita esponenziale futura

in relazione agli adempimenti legati al Reach e alle altre normative Ue, Clp, e il costante

aggiornamento della normativa in materia di impatto ambientale, sicurezza e normativa del lavoro

spingono in direzione della acquisizione, a tutti i livelli della filiera professionale e gestionale

aziendale di una crescita esponenziale delle capacità di interpretazione e di un uso virtuoso e non

solo vincolistico della regolazione settoriale, anche al fine di individuare significativi, seppur

temporanei, vantaggi competitivi.

133

Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a

partire da una matrice di obiettivi e di metodi

E’ questa una competenza che, seppur all’apparenza appare tipicamente di natura manageriale,

contiene in sé molti elementi per essere pensata, se intesa in senso ampio, come interagente con

differenti livelli e profili professionali. Essa implica, infatti, al di là della specifica formulazione qui

utilizzata, la necessità di elevare il grado di progettualità della propria attività lavorativa che deve

poter essere pensata in maniera più strutturata come una matrice obiettivi/risultati rispetto alla

quale mobilitare risorse personali e organizzative per un più efficace fine tuning dei cambiamenti

presupposti e attesi dalla matrice stessa. Appare altrettanto evidente che, implicita/connaturata a

questa capacità di valutazione del rapporto tra le azioni e le loro conseguenze c’è la crescita della

fondamentale capacità di autodiagnosi che, più di tutte, può promuovere strategie di

riposizionamento individuale in relazione alle proprie specifiche tasks professionali.

Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo

La crescita della consapevolezza della propria posizione all’interno dell’organizzazione e la

connessione tra autopercezione e azione sono elementi fondanti dell’organizzazione che

apprende. A sua volta la percezione del contesto di riferimento della propria azione/attività

professionale può essere alla base di strategie fondate sulla scomposizione e ricomposizione delle

proprie azioni professionali. Esse sono alla base dell’individuazione degli snodi rilevanti attorno ai

quali si genera miglioramento continuo della propria prestazione. Quindi migliorare l’autodiagnosi

e la percezione del sè professionale per individuare strategie di miglioramento futuro più efficaci è

una competenza che può e deve essere sviluppata a tutti i livelli aziendali diventando più che una

competenza un modo di vedere e di autopercepire la propria mission all’interno della

organizzazione di riferimento.

Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando

la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

Questa competenza pone in evidenza la spinta verso il miglioramento delle proprie capacità

decisionali agendo anche su una più precisa e cosciente percezione del sistema delle

responsabilità aziendali. Al tempo stesso, una più diffusa e sviluppata capacità di decidere

richiama la necessità di approvvigionarsi di buone informazioni utili alla decisioni, miglioramento,

allo stesso tempo, la qualità tecnica della raccolta e della distribuzione delle informazioni rilevanti

134

in merito ai processi aziendali, ai differenti livelli di responsabilità. Ciò nondimeno, la definizione

mette in evidenza la rilevanza dei tempi all’interno dei quali l’acquisizione delle informazioni e il

loro utilizzo a fini decisionali debbano trovare il proprio spazio realizzativo. Nel parlare di tempi

utili ci si riferisce, pertanto, alla necessità di garantire una adeguata qualità dei processi decisionali

agiti in condizioni di elevata incertezza degli esiti e in condizione di estrema brevità dei tempi con i

quali le decisioni stesse devono poter essere prese (self management).

Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali

La spinta al miglioramento della qualità dei sistemi informativi deve associarsi allo sviluppo

adeguato delle capacità di utilizzo delle informazioni stesse. Tale competenza si alimenta

attraverso il miglioramento della capacità stessa di selezionare le rilevanze informative relative ai

processi/servizi/prodotti interni ed esterni all’azienda e di utilizzarle a fini decisionali. Questo

processo richiama, altresì, la necessità di investire nella qualità della progettazione dei sistemi

informativi che è alla base del loro più efficace utilizzo da parte di tutti. Va da sé il richiamo ad una

più approfondita conoscenza del funzionamento dei sistemi informativi e delle loro potenzialità di

integrazione della dimensione gestionale/decisionale dell’azienda, integrazione che non può fare a

meno della crescita generalizzata e costante, a tutti i livelli aziendali, delle skill informatiche.

Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del

linguaggio tecnico-scientifico

Lo sviluppo di ambienti aziendali knowledge and learning based appare essere un elemento

strategico per la competizione globale. La capacità di intercettare, definire e rendere disponibili

per l’attività lavorativa e per la ricerca modelli improntati al linguaggio tecnico scientifico è, con

tutta evidenza, una delle prerogative caratterizzanti i comparti chimico e farmaceutico. Se

pensiamo alla caratteristica non discovery, quindi localizzata e ad alta intensità di impego di

risorse, della ricerca che verrà promossa in questi comparti nel prossimo futuro, appare di

strategico interesse che si costituisce come valore aggiunto, la capacità di permeare l’intera vita

aziendale di competenze orientate alla promozione del linguaggio e della modellistica science

based.

Questo può produrre effetti rilevanti sulla rapidità, l’efficacia e l’efficienza con la quale le imprese

trasformano, al proprio interno, funzioni e processi, vitali per l’internalizzazione a tutti i livelli dei

contenuti e nei metodi che contraddistinguono, nel tempo, i materiali d’uso corrente. Questo

135

cambiamento, seppure coinvolge più direttamente le professionalità che presidiano i processi più

squisitamente basati sui sistemi di conoscenza aziendali sostiene, altresì, l’intera organizzazione in

più ampi processi di apprendimento di valenza strategica (organizzazione che apprende)

Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati

su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

La costante capacità di ancoraggio alle dinamiche economiche locali e la capacità di dialogare con

differenti tipologie di attori sono quelle che possiamo definire capacità orientate a potenziare e

migliorare l’embeddedness dell’azienda in determinati territori. Il controllo e la modifica creativa di

dinamiche di governance, istituzionali e partenariali si fondano su spiccate competenze relazionali

degli attori implicati, sulla capacità che essi hanno di condividere valori, di lasciarsi incuriosire dalla

diversità e di percepire, in tutta la sua articolazione e complessità, il milieu territoriale su cui

imbastire le proprie rilevanze economiche e organizzative. Elementi quali la responsabilità sociale

dell’impresa in relazione allo sviluppo locale, il contributo alla sostenibilità, a tutti i livelli, dei

processi economici e di lavoro, la valorizzazione delle eccellenze locali unite alla capacità di

cogliere e internalizzare (in maniera originale) le innovazioni e le potenzialità provenienti dal

territorio per portarle a differenti livelli scala, sono competenze uniche che alla vocazione

manageriale aggiungono la sensibilità tipica del geografo sociale e del imprenditore innovativo.

6.2 Le figure professionali coinvolte dal cambiamento

Se queste sono le competenze che appaiono strategiche e aiutano a qualificare i trend e i driver

tipici dello scenario prescelto attraverso l’attività di ricerca, il passaggio fondamentale è, a questo

punto, quello di rapportarle alla organizzazione del lavoro reale.

Nel nostro caso si tratta, quindi, di verificare i cambiamenti promossi dalle competenze

individuate sulle caratteristiche di specifiche professioni (Unità Professionali).

Come già anticipato nell’introduzione di questo studio, e anche all’inizio del presente capitolo, il

criterio ordinatore delle informazioni sulle professioni del sistema informativo “Professioni,

occupazione e fabbisogni”, è costituito dalla Nomenclatura e classificazione delle Unità

Professionali.

Ne consegue che le figure professionali dei comparti chimico e farmaceutico esaminate alla luce

del plausibile mutamento anticipato con lo scenario, sono state ricondotte alle Unità Professionali

presenti nel sistema di classificazione nazionale.

136

Quindi, il gruppo degli esperti ha individuato le Unità professionali su cui stimare i principali

cambiamenti estraendole da un insieme molto più ampio.

Tale insieme è composto delle unità professionali riconosciute sino ad oggi come direttamente

afferenti ai due comparti anche se, come si potrà osservare facilmente, non possono tutte essere

considerate tipiche dei comparti. E’ fuori di dubbio, infatti, come la migliore gestione del capitale

umano, dei processi decisionali, dei sistemi di acquisto e di vendita possano trovare nei comparti

analizzati specifiche declinazioni all’interno, però, di un generale sviluppo di quella determinata

professione, sviluppo probabilmente significativo anche in altri settori. Ciò premesso, come

vedremo, quelle unita professionali, non solo chimiche e/o farmaceutiche, assumono in questi

comparti una valenza specifica e fondante che ha guidato la selezione operata dal gruppo degli

esperti.

La tavola seguente contiene, quindi, sia l’elenco esaustivo delle professioni rinvenibili nei due

comparti29, sia, individuate con un differente colore, le 13 Unità selezionate per la riscrittura finale

delle Schede professionali.

Unità professionali afferenti al settore della chimica e della farmaceutica30 Codice Unità Professionale

1.2.1.2.0 Imprenditori e amministratori di grandi aziende che operano nell'estrazione dei minerali, nella manifattura, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua e nella gestione dei rifiuti

1.2.2.2.0 DIRETTORI E DIRIGENTI GENERALI DI AZIENDE CHE OPERANO NELLA MANIFATTURA, NELL'ESTRAZIONE DEI MINERALI, NELLA PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, ACQUA E NELLE ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI RIFIUTI

1.2.3.2.0 DIRETTORI E DIRIGENTI DEL DIPARTIMENTO ORGANIZZAZIONE, GESTIONE DELLE RISORSE UMANE E DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI

1.2.3.3.0 DIRETTORI E DIRIGENTI DEL DIPARTIMENTO VENDITE E COMMERCIALIZZAZIONE

1.2.3.5.0 DIRETTORI E DIRIGENTI DEL DIPARTIMENTO APPROVVIGIONAMENTO E DISTRIBUZIONE

1.3.1.2.0 Imprenditori e responsabili di piccole aziende che operano nell'estrazione di minerali, nella manifattura, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua e nelle attività di gestione dei rifiuti

2.1.1.2.1 CHIMICI E PROFESSIONI ASSIMILATE

2.1.1.2.2 CHIMICI INFORMATORI E DIVULGATORI

2.1.1.4.2 Analisti di sistema

2.1.1.5.4 Specialisti in sicurezza informatica

2.2.1.5.2 INGEGNERI DEI MATERIALI

29

Seppur non con le stessa definizioni presenti tra le oltre 180 figure professionali individuate dal vigente contratto dei chimici e farmaceutici. 30

Va tenuto in considerazione che le Unità Professionali contenute in questo elenco rappresentano tutte le unità professionali rinvenibili all’interno delle imprese del settori chimico e farmaceutico. Come appare chiaro, molte di esse non sono specifiche dei due settori anche se abbiamo preferito tenerle all’interno di questo elenco di carattere più generale.

137

2.3.1.1.2 Biochimici

2.3.1.2.1 Farmacologi

2.3.1.2.2 Microbiologi

2.3.1.5.0 Farmacisti

2.5.1.3.1 Specialisti in risorse umane

2.5.1.5.1 SPECIALISTI NELL’ACQUISIZIONE DI BENI E SERVIZI

2.5.1.5.2 SPECIALISTI NELLA COMMERCIALIZZAZIONE DI BENI E SERVIZI (ESCLUSO IL SETTORE ICT)

2.5.1.5.4 Analisti di mercato

2.5.2.2.1 Esperti legali in imprese

2.6.2.1.3 Ricercatori e tecnici laureati nelle scienze chimiche e farmaceutiche

2.6.3.2.1 Professori di scienze matematiche, fisiche e chimiche nella scuola secondaria superiore

2.6.3.2.2 Professori di scienze della vita e della salute nella scuola secondaria superiore

3.1.1.2.0 TECNICI CHIMICI

3.1.3.6.0 Tecnici del risparmio energetico e delle energie rinnovabili

3.1.4.1.2 TECNICI DELLA CONDUZIONE E DEL CONTROLLO DI IMPIANTI CHIMICI

3.1.5.3.0 Tecnici della produzione manifatturiera

3.1.8.1.0 Tecnici della sicurezza degli edifici e degli impianti industriali

3.1.8.2.0 Tecnici della sicurezza sul lavoro

3.2.2.3.1 Tecnici di laboratorio biochimico

3.3.3.1.0 Approvvigionatori e responsabili acquisti

3.3.3.2.0 Responsabili di magazzino e della distribuzione interna

3.3.3.4.0 Tecnici della vendita e della distribuzione

3.3.3.5.0 Tecnici del Marketing

4.1.1.4.0 Addetti alla gestione del personale

4.3.1.1.0 Addetti alla gestione degli acquisti

4.3.1.2.0 Addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate

6.2.3.3.1 Riparatori e manutentori di macchinari e impianti industriali

6.2.3.3.2 Installatori e montatori di macchinari e impianti industriali

6.2.4.2.0 Manutentori e riparatori di apparati elettronici industriali

7.1.5.1.1 Conduttori di impianti per la raffinazione del gas e dei prodotti petroliferi

7.1.5.1.2 Conduttori di impianti per la stazzatura di prodotti petroliferi

7.1.5.2.0 OPERATORI DI MACCHINARI E DI IMPIANTI PER LA CHIMICA DI BASE E LA CHIMICA FINE

7.1.5.3.1 OPERATORI DI MACCHINARI PER LA PRODUZIONE DI FARMACI

7.1.5.3.2 Operatori di macchinari per la produzione di prodotti derivati dalla chimica (farmaci esclusi)

7.1.6.2.1 Operatori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti

7.1.6.2.2 Operatori di impianti per la depurazione, la potabilizzazione e la distribuzione delle acque

7.2.7.4.4 Conduttori di macchine per movimento terra, di macchine di sollevamento e di maneggio dei materiali

8.1.3.2.0 Personale non qualificato addetto all'imballaggio e al magazzino

8.4.3.1.0 Personale non qualificato delle attività industriali e professioni assimilate

Le 13 unità professionali sono state selezionate attraverso un intenso confronto nel gruppo degli

138

esperti e individuate tra quelle all’interno delle quali sarebbe stato più utile, oltre che agevole,

rintracciare i cambiamenti che caratterizzano lo scenario prescelto. Come accennato e come il

lettore potrà verificare non si tratta di Unità professionali tutte tipiche deli comparti oggetto di

studio. Sicuramente, invece, esse sono rappresentative dei cambiamenti su cui si è deciso di

concentrare il nostro interesse.

Nella tabella che segue sono state individuate e riportate le 12 competenze (descritte nel

paragrafo 6.1) ritenute necessarie per affrontare i possibili effetti indotti dall’operare dei fattori di

cambiamento enucleati e sono state messe in relazione con i contenuti lavorativi effettivi

caratteristici delle UP riportate nel repertorio ISFOL della “Nomenclatura e classificazione delle

unità professionali”.

Tali competenze sono state osservate, al lavoro, ognuna all’interno della singola UP e

sistematizzate secondo un criterio di importanza relativa. Si è deciso cioè di individuare, all’interno

di ogni UP quale importanza, a partire dalla prospettiva di studio delineata, potrà avere quella

determinata competenza in futuro per quella specifica UP.

Nella casella di incrocio fra UP e competenza professionale compare, quindi, un indicatore che ne

identifica il livello di importanza definito come:

livello di importanza estremamente elevato (colore verde): per affrontare le modificazioni dei

compiti professionali e degli obiettivi richiesti dalla professione, il soggetto non può fare a

meno di possedere tali competenze in maniera approfondita;

livello di media importanza (colore giallo): per affrontare le modificazioni dei compiti connessi

alla UP e degli obiettivi richiesti dalla professione, il soggetto ha necessità di possedere

immediatamente gli elementi di base di tali competenze la cui acquisizione e completa

padronanza potrà essere dilazionata nel tempo ma comunque dovrà essere acquisita;

livello di sufficiente importanza (colore rosso): per affrontare le modificazioni dei compiti

connessi alla UP e degli obiettivi richiesti dalla professione, il soggetto ha necessità di possedere

gli elementi di base che caratterizzano la competenza professionale soprattutto per una

migliore comprensione e possibilità di interazione all’interno e all’esterno del posto di lavoro;

rispetto alle caselle di incrocio in cui non sono indicati valori/cambiamenti di rilievo (colore

bianco) è necessario evidenziare che al momento il gruppo degli esperti ha ritenuto che quel

tipo di competenza, per quella specifica professione, non sembra essere dotato di una rilevanza

utile da segnalare.

139

Incrocio tra le competenze individuate e le UP selezionate

Competenze selezionate

Mo

lto

imp

ortan

te

Imp

ortan

te

Po

co

imp

ortan

te

Inin

flue

nte

1.2

.2.2

.0

1.2

.3.2

.0

1.2

.3.3

.0

1.2

.3.5

.0

2.1

.1.2

.1

2.1

.1.2

.2

2.2

.1.5

.2

2.5

.1.5

.1

2.5

.1.5

.2

3.1

.1.2

.0

3.1

.4.1

.2

7.1

.5.2

.0

7.1

.5.3

.1

Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A A A B A A B B A A B C

Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari

A A B B A C B B B B B C C

Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

B C A A C C C A B C X X X

Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

A B A B C X B B A C C X X

Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

A B C C B X C X X A A B B

Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B A B B B B C C B B C C C

Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

A B B B A C A C C B B X X

Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo

A A A A A A A A A A A A A

Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B B A A B B B A B B B B B

Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali

B B A A B B B A A B A C C

Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A X A B A A A B B A A C C

Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

A A C C X X X X X B B X X

Legenda

1.2.2.2.0 Direttori e dirigenti generali di aziende che operano nella manifattura, nell'estrazione dei minerali, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas, acqua e nelle attività di gestione dei rifiuti

1.2.3.2.0 Direttori e dirigenti del dipartimento organizzazione, gestione delle risorse umane e delle relazioni industriali

1.2.3.3.0 Direttori e dirigenti del dipartimento vendite e commercializzazione

1.2.3.5.0 Direttori e dirigenti del dipartimento approvvigionamento e distribuzione

2.1.1.2.1 Chimici e professioni assimilate

2.1.1.2.2 Chimici informatori e divulgatori

2.2.1.5.2 Ingegneri dei materiali

2.5.1.5.1 Specialisti nell’acquisizione di beni e servizi

2.5.1.5.2 Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT)

3.1.1.2.0 Tecnici chimici

3.1.4.1.2 Tecnici della conduzione e del controllo di impianti chimici

7.1.5.2.0 Operatori di macchinari e di impianti per la chimica di base e la chimica fine

7.1.5.3.1. Operatori di macchinari per la produzione di farmaci

140

I risultati degli incroci riportati nella tabella evidenziano alcuni elementi che vale la pena qui sottolineare:

una ragionevole distribuzione dei livelli di importanza delle competenze tra le UP

selezionate, ci pare la prova di una buona capacità esplicativa delle competenze

individuate. Lo scenario descritto ci parla di cambiamenti fortemente caratterizzati da

processi di natura incrementale, distribuiti in maniera diseguale tra le varie professioni e

nelle professioni. La tabella dà precisamente conto di questo;

la presenza di competenze destinate a pesare in maniera significativa (colore rosso) in

futuro in tutte le UP selezionate evidenzia anche la loro capacità di caratterizzazione

all’interno di specifiche aree professionali aziendali che, più di altre, sono coinvolte da quel

cambiamento atteso;

si è deciso, unanimemente all’interno del gruppo degli esperti, che la competenza che

descrive la spinta verso il miglioramento continuo della prestazione lavorativa fosse la

competenza che più di tutte caratterizzerà in futuro i comparti oggetto di studio;

la competenza Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi

e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali che è

quella che sembra essere meno caratterizzante le differenti UP selezionate è stata inserita

in quanto strategica per il Management aziendale e quindi discriminante per l’azione locale

(nel senso di local) dell’azienda.

Tutto ciò premesso, per la descrizione analitica dei cambiamenti che impattano sulle singole Unità professionali, e che è il prodotto ultimo della ricerca qui presentata, si rimanda alla lettura delle Schede Professionali.

6.3 Implicazioni per il sistema dell’istruzione e formazione

Passiamo ora alla descrizione delle implicazioni per il sistema dell’istruzione e la formazione

stimolate dal percorso di ricerca sin qui realizzato.

Tali implicazioni sono quelle relative allo scenario possibile finalizzato a descrivere il contributo

che il sistema dell’education può dare allo sviluppo delle competenze individuate, competenze

ritenute strategiche all’interno dello scenario che si andrà a definire nei prossimi anni.

Tale contributo andrebbe inteso, come vedremo, in senso lato cioè come offerta di opportunità di

acquisizione di conoscenze ed esercizio di competenze utili alla qualificazione, nel tempo, delle

figure professionali comprese.

Pertanto, dietro la parola opportunità, si cela un insieme di processi e strumenti che non vanno

141

rigidamente intesi come corsi di formazione, programmi scolastici e/o corsi di Laurea universitari

ma piuttosto come crescita dell’intensità dell’interazione tra il sistema delle imprese dei due

comparti con i sistemi di istruzione e formazione ai fini di:

facilitare i processi di transizione scuola lavoro dei futuri lavoratori;

specializzare la filiera conoscitiva all’interno di alcune nicchie conoscitive e forme

organizzative potenziando l’offerta di contenuti già disponibili e circolanti;

migliorare l’offerta di formazione continua aziendale sia a livello diffuso (più informatica,

più lingua, più conoscenza del territorio, più responsabilità, più capacità decisionale) sia a

livello specialistico in relazione al potenziamento di quelle professioni che necessitano di

un trattamento specifico per sostenere al meglio i cambiamenti a livello aziendale (ricerca,

competizione, etc.).

Ognuno dei processi individuati porta con sè alcune implicazioni di rilievo che occorre mettere in

chiaro per dare maggior significatività e rilevanza a quanto si sostiene qui.

In linea generale, come più volte sostenuto all’interno del rapporto, i comparti chimico

farmaceutico sono caratterizzati da un elevato livello di istruzione e formazione di tutti i lavoratori.

Questo però mal si accorda con l’idea che, stante questa condizione di partenza, possa bastare

una attività routinaria di manutenzione delle skill già possedute dai lavoratori per poter affrontare

le sfide del futuro. Al contrario l’esposizione internazionale, la qualità dei processi e dei prodotti,

l’innovazione continua sono elementi da tenere in considerazione per un impegno sistematico e

costante in direzione del mantenimento dell’attenzione verso la formazione all’interno dei

comparti. Semmai, l’analisi qui svolta, ci suggerisce il miglioramento della sensibilità e pertinenza

con la quale i sistemi di education possono supportare lo sviluppo dei due comparti anche se la

sensazione che si coglie è che larga parte delle attese di cambiamento si sostanzino in attività

svolte a partire dall’esperienza on the job dei destinatari.

Ma c’è di più. Molte delle sfide annunciate possono essere vinte non tanto e non solo con un

aumento delle conoscenze circolanti nelle imprese quanto, piuttosto, con un miglioramento

sensibile della percezione della propria posizione organizzativa di ognuno, percezione ancorata

alle conoscenze necessarie per renderla più performante e adattabile alle necessità

dell’organizzazione/mercato che può guidare la richiesta personalizzata di nuova e migliore

formazione.

Se scegliamo, come abbiamo fatto una definizione di competenza che sposta il fuoco su una

visione che la vuole come una conoscenza agita, il miglioramento del sistema delle competenze

142

deve allora snodarsi sia sul versante delle conoscenze (migliori e meglio distribuite) sua sul

versante dei comportamenti (più efficaci e più consapevoli).

Allora se le occasioni per migliorare le conoscenze possono essere più accessibili a partire dalle

differenti offerte provenienti dalla formazione professionale e dalla università oltre che, per i

diplomati, dai cambiamenti avviati nei programmi di studio delle scuole superiori certamente più

sensibili al tema delle competenze scientifiche, occorre predisporre, nel tempo, molte più

occasioni affinché queste conoscenze vengano concretamente agite, diventando competenze

spendibili nei contesti aziendali.

Tutto questo spinge quindi molto più sul versante dei metodi e degli strumenti attraverso i quali

stimolare gli apprendimenti necessari all’instaurarsi delle competenze evidenziate piuttosto che su

quello del rinnovamento dei contenuti, utile ma certamente non discriminante in un settore dove

questo rinnovamento è, per la gran parte, un fattore genetico e taken for granted . Mettere alla

prova dei fatti le conoscenze acquisite significa elevare, quindi, in maniera esponenziale le

occasioni nelle quali, in vitro e in vivo, esse possano essere esercitate e verificate.

Inoltre, crediamo non sfugga dalla lettura dell’elenco delle competenze selezionate che molte di

esse possano essere costruite con azioni formative on the job e presuppongano un sistematico

ricorso a percorsi di simulazione e messa al lavoro degli apprendimenti.

In molto casi numerose nuove acquisizioni in termini sia di conoscenze sia di competenze possono

venire dalla rielaborazione sistematica e guidata (mentorship/tutorship) di esperienze

interculturali e o di collaborazioni realizzate nelle reti di attori e nelle filiere produttive.

Prepararsi ad affrontare queste sfide può essere possibile, ma il fine tuning delle competenze

necessarie alla piena riuscita di certi processi/percorsi ritenuti cruciali nell’ottica del cambiamento

previsto dalla scenario prescelto, avviene prevalentemente in situazione e questo espone le

aziende ad elevate condizioni di rischio di fallimento, qualora un certo tipo di competenze non

siano già consolidate o acquisite nel senso di una larga componente di confidence nel loro diretto

esercizio .

Quindi su questo versante il richiamo va alla possibilità di:

privilegiare le esperienze work based da parte di giovani tirocinanti a partire da contenuti

innovativi resi disponibili dalle Università, dalle scuole, ma anche dalle imprese stesse;

privilegiare forme di contrattualizzazione che stimolino fortemente la dimensione del learning

in ambito lavorativo (apprendistato – nel caso dei comparti considerati soprattutto l’alto

apprendistato per PHd e laureati in lauree tecniche specialistiche);

143

incrementare ogni possibile collaborazione con università, enti e centri di ricerca di livello

nazionale e internazionale come ambiti di formazione in the job di pregio;

offrire occasioni formative ad alto valore aggiunto in quei settori e in quelle nicchie conoscitive

nelle quali vanno colmati ritardi e/o eventualmente acquisiti vantaggi competitivi.

La tavola seguente porta a compimento il lavoro di ricognizione svolto con gli esperti orientato alla

individuazione delle conoscenze necessarie al miglior esercizio professionale nelle UP selezionate.

Per semplificare le indicazioni raccolte e per non anticipare quanto sarà contenuto nelle schede

professionali, la tabella contiene le indicazioni di massima verso le quale viene suggerito di

investire (le discipline implicate ne cambiamento).

Va da sé che in alcuni casi e per alcune unità professionali questo potrà significare la precisa

indicazioni di nuovi e più specializzati corsi di Laurea (es. Supply Chain Management), nella

maggior parte dei casi le schede conterranno indicazioni di massima sulle conoscenze da

implementare e sulle opportunità disponibile alla promozione delle opportunità favorevoli a

questa implementazione.

Relazione tra i cambiamenti nelle competenze e i fabbisogni di conoscenze declinate per macro ambiti disciplinari

Professioni principali

Richieste di cambiamento in relazione alla professionalità attuale

Discipline implicate nel cambiamento31

Managers

Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione al self – management, alle competenze digitali, alle competenze linguistiche/interculturali, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (economico – finanziarie, politico-sociali-geografiche) compresa la regolazione/legislazione

Commercializzazione e vendita

Gestione del personale e delle risorse

umane

Economia e contabilità

Lingue straniere

Sostegno alla competenza chiave

imprenditorialità

Comunicazione

Sostenibilità

Legislazione e regolazione nazionale

internazionale

31 La colonna contiene le informazioni selezionate a partire dal brainstorming realizzato con il gruppo degli esperti a proposito dei fabbisogni conoscitivi a supporto dello sviluppo delle competenze individuate

144

Ingegneri della produzione Ingegneri e Quadri per la Ricerca & Sviluppo Informatori medico scientifici

Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione alle conoscenze settoriali e disciplinari specifiche alle competenze digitali, alle competenze linguistiche/interculturali, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (compresa la regolazione/ legislazione) in relazione alle possibilità di anticipazione insite nelle attività presidiate Rispetto ai Managers agli ingegneri della produzione e agli ingegneri e i quadri del settore di ricerca & sviluppo viene richiesto un costante arricchimento e ammodernamento costante delle proprie conoscenze di tipo tecnico e metodologico Agli informatori medico scientifici viene richiesto un incremento costante delle proprie conoscenze sull’evoluzione di prodotti e dei processi scienze based di cui sono i principali sensori/divulgatori

Ambiente, territorio, rifiuti, biomasse,

biotecnologie nanotecnologie, tossicologia

Informatica ed elettronica

Servizi ai clienti e alle persone (servire alle

necessità)

Valutazione del rischio

Legislazione e istituzioni

Lavoro d'ufficio (reportistica modulistica)

Lingua straniera

Legislazione e istituzioni

Evoluzione delle disciplinare e della

strumentazione (processo e analisi

chimiche, apparecchiature, et)

Medicina e odontoiatria

Supply Chain Management (SCM)

Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione al self-management, alle conoscenze settoriali e disciplinari specifiche, alle spiccate competenze digitali richieste dalla professione, alle competenze linguistiche/interculturali, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (compresa la regolazione/ legislazione) in relazione alle possibilità di acquisire vantaggi competitivi dovute ad un uso mirato del tempo e delle conoscenze specifiche su processi e prodotti

Produzione e processo

Gestione del personale e delle risorse

umane

Legislazione

Lingua straniera

Economia e contabilità

Competenze di negoziazione

Valutare e prendere decisioni

Ascolto attivo

Time management

Miglioramento delle competenze digitali

Vendita &Marketing

Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione al self-management, alle conoscenze settoriali e disciplinari specifiche, alle competenze digitali, alle competenze linguistiche/interculturali, ai servizi alla clientela, alla conoscenza delle dinamiche dei mercati internazionali (compresa la regolazione/ legislazione) in relazione alle possibilità di acquisire vantaggi competitivi dovute ad un uso mirato del tempo e delle conoscenze specifiche settoriali su processi e prodotti

Commercializzazione e vendita

Lingua straniera

Gestione del personale e delle risorse

umane (per via della posizione aziendale) –

speculare al direttore aziendale

Comunicazione e media (politiche di

marchio o, diffusione informazioni

prodotto, etc)

Servizi ai clienti e alle persone

Lingua straniera

Miglioramento delle competenze digitali

IT Professionals

Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione all’implementazione di conoscenze, abilità e competenze relative ai

Modellizzazione e simulazione dei processi,

Sistemi di sicurezza,

145

servizi informatici aziendali in una proiezione interna ed esterna

Sistemi di accesso a piattaforme digitali per l’acquisto e la vendita

Operatori della produzione

Miglioramento delle condizioni di esercizio professionale in relazione all’insieme delle skill utilizzate in ambito lavorativo.

Sicurezza

Miglioramento generale degli skill specifici

Ascolto attivo

Controllo qualità

Ingegneria e tecnologia

Informatica ed elettronica

Produzione e processi di lavoro

Lingua straniera

Protezione civile e sicurezza pubblica

Consapevolezza dei rischi

Restano di grande utilità e, forse, aperte ad opportune tarature alcune specializzazioni

universitarie in relazione al risk management, alla gestione del ciclo dei rifiuti, alle nano e le bio

tecnologie, al SCM, all’utilizzo dell’informatica nelle attività di acquisto e vendita dei prodotti, alla

legislazione che, seppur richiamate all’attenzione dei sistemi di education, dovrebbero accrescersi

attraverso collaborazioni strategiche tra università, imprese, centri ed enti di ricerca piuttosto che

attraverso l’offerta di corsi universitari ex novo o attraverso esperienze di nicchia legate

all’implementazione di processo/prodotti o servizi ad hoc.

146

7. Le schede delle unità professionali

1.2.2.2.0 . Direttori e dirigenti generali di aziende che operano nella manifattura, nell'estrazione dei

minerali, nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas, acqua e nelle attività di gestione dei

rifiuti

Le professioni classificate in questa unità, nell'ambito delle imprese o organizzazioni che operano nei settori

economici delle attività estrattive, manifatturiere, della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria

condizionata, della fornitura di acqua delle reti fognarie e delle attività di trattamento dei rifiuti e

risanamento, classificati rispettivamente sotto le Sezioni B, C, D ed E della Classificazione delle attività

economiche, programmano, dirigono e coordinano le attività inerenti la produzione di beni e di servizi

dell’impresa o dell’organizzazione in cui operano e assicurano l’utilizzazione efficiente delle risorse a

disposizione e il raggiungimento degli obiettivi produttivi prefissati. Generalmente tali attività vengono

esercitate in ottemperanza delle direttive degli organi decisionali dell’impresa o dell’organizzazione a cui

rispondono per le decisioni prese e i risultati ottenuti, in collaborazione con le altre direzioni in cui l’impresa

o l’organizzazione è strutturata

All’interno della funzione manageriale svolta, le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a

sostenere e a orientare i processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che impatteranno

sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill, conoscenze) nei

prossimi anni.

Il rafforzamento di competenze manageriali per comprendere i cambiamenti della domanda e dell’offerta

di beni e servizi e per sviluppare nuovi business ottimizzando l’uso delle risorse a disposizione (processi

aziendali) dovrà coniugarsi allo sviluppo di competenze sociali che supportino l’affermarsi progressivo della

dimensione di collegialità dei processi decisionali.

La grande frammentazione dei mercati e la rapida nascita di nuovi mercati, molti dei quali di nicchia, unita

alla obsolescenza di molti ambiti/settori di mercato tradizionali, spingerà verso la crescita generalizzata

delle conoscenze relative ai nuovi e differenti contesti produttivi e geografici che potranno caratterizzare

sia i processi di delocalizzazione produttiva sia la nascita di alleanze economico finanziarie e di reti. La

capacità di visione e di produzione di strategie a medio e a lungo termine dovrà coniugarsi alla acquisizione

progressiva di un approccio multiculturale ai problemi e alle relazioni, accompagnato da solide e crescenti

basi di comunicazione in lingue straniere. La capacità di lavorare sotto pressione e in condizioni di

competitività crescente rendono, altresì, necessarie doti di carattere e capacità decisionali sempre

crescenti.

147

Compiti innovati Compiti nuovi

Presidiare efficacemente i processi di

commercializzazione e vendita e di gestione del

personale e delle risorse umane

Prestare crescente attenzione alle normative

generali e di settore (applicazione L 231/01, Reach,

CLP)

Acquisire comportamenti costantemente orientati

all’ internazionalizzazione e all’intensificazione delle

attività di networking

Promuovere e gestire la sostenibilità/responsabilità

sociale dei processi di cambiamento in ambiti

interculturali e in relazione ad aree quali Territorio

Ambiente e rischio ambientale, Pari opportunità

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari A

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

B

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

A

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

A

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

148

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

A

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

A

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale32 CONOSCENZE

Impresa e gestione d'impresa 73 72

Produzione e processo 67 65

Economia e contabilità 60 55

Gestione del personale e delle risorse umane 59 56

Servizi ai clienti e alle persone 52 54

Lingua italiana 50 52

Lingua straniera 45 45

Lavoro d'ufficio 44 45

Matematica 39 45

Commercializzazione e vendita 39 45

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

32

Ci si riferisce agli esiti della seconda edizione della indagine campionaria sulle professioni condotta da Isfol e Istat terminata nel 2013. I risultati sono disponibili sul sito http://professionioccupazione.isfol.it/. Dei 10 descrittori utilizzati per indagare la struttura professionale, nell’ambito della anticipazione dei fabbisogni professionali sono stati selezionati come benchmark gli esiti rilevati rispetto a Conoscenze e Skill in quanto aree sensibili per gli interventi di istruzione/formazione. Nel quadro dell’indagine le conoscenze - sono insiemi strutturati di informazioni, principi, pratiche e teorie necessari al corretto svolgimento della professione. Si acquisiscono attraverso percorsi formali (istruzione, formazione e addestramento professionale) e/o con l'esperienza; le skills - sono insiemi di procedure e processi cognitivi generali che determinano la capacità di eseguire bene i compiti connessi con la professione. Si tratta, in particolare, di processi appresi con il tempo e che consentono di trasferire efficacemente nel lavoro le conoscenze acquisite. L’importanza – è un valore percentuale risultante dalle valutazioni degli intervistati facenti parte della specifica UP, rispetto ad una scala valoriale su 5 livelli, da Non importante ad Assolutamente importante La complessità – è un valore percentuale risultante dalle valutazioni degli intervistati facenti parte della specifica UP, rispetto ad una scala valoriale su 7 livelli con ancoraggi esemplificativi del livello di complessità crescente ed esemplificative delle conoscenze o skills che l’UP deve possedere.

149

SKILL

Valutare e prendere decisioni 77 74

Gestire risorse umane 72 61

Parlare 72 65

Gestire risorse finanziarie 70 67

Senso critico 69 62

Adattabilità 67 62

Scrivere 66 60

Monitorare 65 63

Negoziare 65 61

Ascoltare attivamente 63 57

Comprendere testi scritti 63 54

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni

che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da

esse svolta.

Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la performance

professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla dimensione on the

job.

In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)

dallo scambio di esperienze tra pari sottesa alla partecipazione e animazione di Network professionali,

commerciali e finanziari di livello nazionale e internazionale che richiedono il potenziamento generalizzato

di competenze relazionali; ii) dal contatto crescente con ambienti interculturali e multiculturali che dovrà

spingere in direzione di un arricchimento delle competenze linguistiche; iii) dalla promozione diretta e

dall’ampliamento di nuove aree commerciali o di nicchia, che richiedono una crescita sensibile delle proprie

conoscenze della legislazione internazionale di settore, nonché di tutti gli elementi salienti e caratterizzanti

(geopolitici, economici, culturali, finanziari) i nuovi contesti produttivi e distributivi nei quali si agirà..

A tutto questo va aggiunta la necessità di possedere nuove conoscenze e competenze in materia di

gestione dei rischi ambientali e di potenziamento della responsabilità sociale di impresa, nonché quelle,

ormai ineludibili, legate all’applicazione del Regolamento REACH che costituiranno, nel tempo, il profilo di

un nuovo management capace di agire, a tutto tondo, nella complessità crescente prevista dallo scenario

2020.

È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari

livelli/settori organizzativi aziendali, proprio in ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si

innestano, per la gran parte, nella esperienza biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e

professionali possedute), presenta un elevato tasso di flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità

150

ex ante. Pensiamo, ad esempio, alle doti di imprenditorialità, di leadership, alla capacità di assunzione dei

rischi connessi alla propria posizione organizzativa e al grado di responsabilità ad essa associata, alla visione

strategica e alla capacità di giudizio e di anticipazione, competenze e capacità che sono ben lungi

dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi formativi, anche i più strutturati e personalizzati.

Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Ricerca, Centri di Formazione

di eccellenza di livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da

Master di specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc.. Tali

proposte formative andranno, pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e

di sviluppo personale on the job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo

individuale) sia un completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla

conoscenza alla conoscenza agita nel contesto di riferimento specifico).

151

1.2.3.2.0 - Direttori e dirigenti del dipartimento organizzazione, gestione delle risorse umane e delle relazioni industriali

Le professioni classificate in questa unità definiscono, dirigono e coordinano le politiche relative al personale

e alle relazioni sindacali, i programmi di reclutamento e di formazione del personale, la struttura salariale, i

percorsi di carriera; sovrintendono all’applicazione dei criteri di sicurezza e di salvaguardia della salute dei

lavorato

All’interno della funzione manageriale svolta, le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a

sostenere e a orientare alcuni dei processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che

impatteranno sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill,

conoscenze) nei prossimi anni.

Esse dovranno essere in grado di individuare e trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei

processi produttivi, organizzativi e di ricerca di livello aziendale, a partire dallo sviluppo costante di approcci

orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo. Dovranno essere, inoltre, sempre più in grado di

interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari sostenendo la creazione di un clima

aziendale fondato sull’ ascolto, la collaborazione e l’interazione positiva tra le varie componenti del sistema

organizzativo di riferimento. La sempre crescente necessità di interpretare e gestire i cambiamenti relativi

all’applicazione di normative generali e specifiche relative alle filiere produttive aziendali locali, nazionali e

internazionali dovrà svilupparsi a partire dalla capacità di promuovere e sostenere processi produttivi,

organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali.

Compiti innovati Compiti nuovi

Porre attenzione allo sviluppo delle componente manageriale della professione. Investire costantemente nella conoscenza approfondita degli altri settori dell’azienda. Negoziare dell’evoluzione dei processi organizzativi con altri ambiti/contesti aziendali ad elevato contenuto di conoscenza e di know how aziendale. Enfatizzare e monitorare costantemente i processi di learning che ricadono nell’evoluzione delle risorse umane

Rielaborare costantemente la conoscenza che proviene dal coordinamento tra settori differenti e metterla a disposizione del management generale come componente partenariale dell’area del business

152

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari A

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

B

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

A

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

A

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

A

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

A

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

153

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale

CONOSCENZE

Gestione del personale e delle risorse umane 87 78

Lingua italiana 76 67

Impresa e gestione d'impresa 75 68

Lingua straniera 74 66

Istruzione e formazione 64 58

Legislazione e istituzioni 59 53

Lavoro d'ufficio 57 56

Economia e contabilità 54 53

Servizi ai clienti e alle persone 48 49

Psicologia 44 47

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Gestire risorse umane 89 79

Parlare 85 73

Ascoltare attivamente 85 72

Gestire il tempo 84 73

Negoziare 83 71

Comprendere testi scritti 81 70

Scrivere 80 73

Monitorare 78 67

Comprendere gli altri 77 65

Adattabilità 77 70

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni

che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da

esse svolta.

Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la performance

professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla dimensione on

the job.

In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)

da una più spiccata conoscenza dei vari ambiti aziendali e dalla spinta verso una migliore e più efficace

154

organizzazione del lavoro a partire dalle conoscenze provenienti dalla partecipazione e animazione di

Network professionali di livello nazionale e internazionale; ii) da una più sofisticata capacità di analisi, a

tutti i livelli, dei fabbisogni di formazione e di competenze organizzative a livello aziendale; iii) dal contatto

crescente con ambienti interculturali e multiculturali che dovrà spingere in direzione di un arricchimento

delle competenze linguistiche; iv) dalla promozione diretta e dall’ampliamento di nuove aree commerciali o

di nicchia, che richiedono un costante e mirato approvvigionamento di risorse umane specifiche reperite sia

nei mercati del lavoro locali, sia nel più ampio mercato del lavoro (nazionale e/o internazionale) riservato a

determinate competenze specialistiche e settoriali.

A tutto questo va aggiunta la necessità di programmare e internalizzare nuove conoscenze e competenze

utili allo sviluppo aziendale caso per caso (Economia e contabilità, Legislazione, REACH, Ambiente e Risk

Management Skill Matrix)

È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari

livelli/settori organizzativi aziendali, in questo caso delle risorse umane e dell’organizzazione, proprio in

ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si innestano, per la gran parte, nella esperienza

biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e professionali possedute), presenta un elevato tasso di

flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità ex ante. Pensiamo, ad esempio, alle doti relazionali, di

leadership, alla capacità di visione strategica e di anticipazione e alla capacità di giudizio relativi a contesti e

persone, competenze e capacità che sono ben lungi dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi

formativi, anche i più strutturati e personalizzati.

Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Formazione di eccellenza di

livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da Master di

specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc. caratterizzate

da un “irrobustimento” a tutto campo sul versante metodologico (formazione continua e in ingresso) e su

quello delle nuove frontiere dell’organizzazione aziendale globalizzata. Tali proposte formative andranno,

pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e di sviluppo personale on the

job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo individuale) sia un

completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla conoscenza alla

conoscenza

155

1.2.3.3.0 - Direttori e dirigenti del dipartimento vendite e commercializzazione

Le professioni classificate in questa unità definiscono, dirigono e coordinano le strategie di vendita, di

commercializzazione e di distribuzione dei beni o dei servizi prodotti; ne definiscono i prezzi di mercato, gli

sconti, le promozioni e gli incentivi da applicare.

All’interno della funzione manageriale svolta, le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a

sostenere e a orientare alcuni dei processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che

impatteranno sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill,

conoscenze) nei prossimi anni.

Esse dovranno innanzitutto essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e

gestione, i processi relativi alla vendita, alla logistica, alla produzione e le loro interconnessioni.

I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori

tecnologici e relazionali, spingeranno le professioni classificate in questa unità a mutare profondamente il

loro approccio commerciale tradizionale che dovrà muovere verso una maggiore integrazione tra differenti

modalità di offerta di servizi alla clientela a partire dal rafforzamento di canali basati sull’uso delle nuove

tecnologie. Essi potranno favorire l’organizzazione di reti di distribuzione e di vendita aperte ed efficienti

rispetto alle quali sarà necessario acquisire elevati livelli di padronanza. L’essere in grado di promuovere e

gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

di prodotti, processi e servizi rappresenta un altro degli elementi caratteristici del cambiamento atteso. La

capacità di acquisizione di set informativi pertinenti a processi decisionali strategici in tempi utili nonché la

conoscenza sempre più approfondita e distribuita dei processi, prodotti e servizi aziendali forniranno

elementi di supporto vitali alla capacità di promuovere l’apertura di nuove relazioni commerciali e/o nuovi

mercati di sbocco.

Compiti innovati Compiti nuovi

Utilizzare al meglio e in maniera crescente i sistemi

informativi nella gestione e sviluppo dei processi

aziendali

Acquisire comportamenti costantemente orientati

all’ internazionalizzazione e all’intensificazione

delle attività di networking

Non emergono significativi compiti nuovi dallo

scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

156

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

A

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

A

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

C

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

B

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

A

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

C

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

157

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Commercializzazione e vendita 77 74

Servizi ai clienti e alle persone 70 65

Impresa e gestione d'impresa 68 65

Produzione e processo 64 57

Lingua italiana 61 55

Lingua straniera 56 53

Economia e contabilità 50 47

Gestione del personale e delle risorse umane 47 44

Lavoro d'ufficio 47 54

Comunicazione e media 40 33

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Parlare 79 70

Ascoltare attivamente 77 66

Negoziare 75 67

Scrivere 71 62

Monitorare 70 65

Gestire il tempo 70 63

Comprendere testi scritti 69 59

Senso critico 67 59

Gestire risorse finanziarie 67 63

Orientamento al servizio 67 59

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni

che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da

esse svolta.

Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la performance

professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla dimensione on the

job.

In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)

da una più spiccata conoscenza di differenti strategie di commercializzazione e di vendita acquisiti

attraverso la partecipazione e l’animazione di network commerciali e professionali di livello nazionale e

internazionale; ii) da una più sofisticata capacità di analisi, a tutti i livelli, dei trend del mercato, della ricerca

158

e dell’innovazione, supportata da una crescente padronanza degli strumenti tecnologici e informativi

riguardanti il benchmarking dei prodotti e dei servizi e il funzionamento di nuovi e diffusi portali di vendita

digitali (skill informatiche); iii) dal contatto crescente con ambienti interculturali e multiculturali che dovrà

spingere in direzione di un arricchimento delle competenze linguistiche; iv) dalla conoscenza diretta e

sempre più approfondita dei prodotti e dei processi realizzati all’interno dell’azienda che può favorire il

potenziamento di strategie per la loro vendita e commercializzazione in nuovi mercati e/o rafforzando,

altresì, il posizionamento in quelli di riferimento.

A tutto questo va aggiunta la necessità di acquisire nuove conoscenze e competenze utili allo sviluppo dei

prodotti e dei servizi aziendali conseguenti all’evoluzione legislativa nazionale e internazionale, soprattutto

quella relative ai rischi ambientali, al REACH, e alle regole d accesso a nuovi mercati etc..

È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari

livelli/settori organizzativi aziendali, in questo caso delle vendite e della commercializzazione, proprio in

ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si innestano, per la gran parte, nella esperienza

biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e professionali possedute), presenta un elevato tasso di

flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità ex ante. Pensiamo, ad esempio, alla capacità di visione e

alle intuizione in termini di trend innovativi e/o mercati di sbocco di prodotti e servizi anche in relazione

all’immagine aziendale (politiche di marchio), alle doti di leadership, alla capacità di prendere decisioni in

contesti turbolenti e in condizioni informative limitate (self-management), competenze e capacità che sono

ben lungi dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi formativi, anche i più strutturati e personalizzati.

Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Formazione di eccellenza di

livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da Master di

specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc. caratterizzate

da un “irrobustimento” a tutto campo sul versante delle caratteristiche dei nuovi mercati di vendita e

commercializzazione e su quello delle nuove frontiere tecnologiche di supporto a tali processi. Tali proposte

formative andranno, pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e di

sviluppo personale on the job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo

individuale) sia un completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla

conoscenza alla conoscenza agita nel contesto di riferimento specifico).

159

1.2.3.5.0 - Direttori e dirigenti del dipartimento approvvigionamento e distribuzione

Le professioni classificate in questa unità pianificano, dirigono e coordinano gli approvvigionamenti, il

magazzino scorte e la logistica interna dei materiali e delle attrezzature necessarie al funzionamento

dell’impresa in cui operano; individuano i sistemi di inventario e di controllo dei consumi; definiscono le

procedure e negoziano gli acquisti con i fornitori, assicurandone la qualità.

All’interno della funzione manageriale svolta le professioni classificate in questa Unità sono chiamate a

sostenere e a orientare alcuni dei processi fondamentali che caratterizzeranno gli scenari futuri e che

impatteranno sull’organizzazione aziendale (strategie, processi decisionali, attività, competenze, skill,

conoscenze) nei prossimi anni.

Esse dovranno, innanzitutto, essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e

gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla logistica, alla produzione, alla distribuzione e alle

loro interconnessioni.

Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità

di acquisizione di set informativi pertinenti e strategici per l’impresa in tempi utili diventerà una delle

competenze più rilevanti nello scenario futuro di medio periodo. Altresì, apparirà come essenziale ed

irrinunciabile la capacità di lavorare sotto pressione e in condizioni di riduzione dei tempi decisionali.

I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori

tecnologici, spingeranno le professioni classificate in questa unità a mutare profondamente il loro

approccio commerciale tradizionale a favore del rafforzamento delle capacità di fare uso di tutte le

opportunità, molte delle quali centrate sull’uso delle nuove tecnologie, che possano sostenere

l’organizzazione di reti per l’acquisto e la distribuzione veloci, aperte ed efficienti. Sarà, inoltre, da

potenziare la capacità di agire attraverso un approccio just in time supportato da una costante attenzione

all’azzeramento delle scorte come fattore di competizione. Tale approccio spingerà, pertanto, verso una

crescente consapevolezza dell’insieme delle strategie aziendali maggiormente rilevanti. Infine, l’essere in

grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente

internazionalizzazione di prodotti e processi andrà a coniugarsi con il necessario sviluppo delle conoscenze

individuali utili a sostenere la spinta verso l’apertura di nuove relazioni commerciali e/o nuovi mercati di

sbocco.

160

Compiti innovati Compiti nuovi

Investire costantemente nel potenziamento del Self management soprattutto in relazione alla capacità decisionale e alla gestione del tempo Sviluppare adeguatamente il proprio approccio al dialogo e all’interazione multiculturale Assicurare una migliore logistica degli acquisti all’interno delle organizzazione riportando a sistema i differenti presidi aziendali dedicati. ( gestione efficace del decentramento dei soggetti che acquistano)

Investire quotidianamente nel potenziamento delle funzioni aziendali di management generale nell’ottica di rappresentare una come componente partenariale strategica dell’area del business aziendale

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

B

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

A

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

B

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

C

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

161

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

B

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

A

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

B

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

C

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Lingua italiana 78 62

Produzione e processo 72 60Servizi ai clienti e alle persone 68 61

Impresa e gestione d'impresa 68 63

Lingua straniera 64 54

Commercializzazione e vendita 60 55

Lavoro d'ufficio 47 50

Economia e contabilità 46 47

Gestione del personale e delle risorse umane 42 45

Progettazione tecnica 40 35

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Parlare 88 69

Adattabilità 80 69

Scrivere 77 68

Gestire il tempo 77 66

Comprendere testi scritti 76 66

Senso critico 76 66

Ascoltare attivamente 76 63

Risolvere problemi complessi 75 63

Valutare e prendere decisioni 75 62

Apprendimento attivo 73 66

Negoziare 73 67

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

162

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni

che appartengono a questa Unità Professionale non possono prescindere dalla funzione manageriale da

esse svolta. Tale funzione connota ampiamente le strategie e i metodi utilizzabili per migliorare la

performance professionale e adeguarla ai compiti futuri, spostandone il focus (prevalentemente) sulla

dimensione on the job.

In questa specifica dimensione diventano possibili apprendimenti componibili e personalizzati a partire: i)

da una crescente padronanza degli strumenti tecnologici e informativi riguardanti il benchmarking dei

prodotti e dei servizi e il funzionamento di nuovi e diffusi portali digitali di acquisto (skill informatiche) di

livello nazionale e internazionale; ii) da una più sofisticata capacità di analisi, a tutti i livelli, dei trend del

mercato, della ricerca e dell’innovazione messa al servizio della posizione organizzativa ricoperta; iii) dal

contatto crescente con ambienti interculturali e multiculturali (soprattutto via web) che dovrà spingere in

direzione di un arricchimento delle competenze linguistiche; iv) dalla conoscenza diretta e sempre più

approfondita dei prodotti e dei processi realizzati all’interno dell’azienda che può favorire il potenziamento

di strategie di acquisto come fondamentale fattore di produzione.

A tutto questo va aggiunta la necessità di acquisire nuove conoscenze e competenze utili allo sviluppo di

prodotti e di servizi aziendali coerenti e adeguati all’evoluzione legislativa nazionale e internazionale.

È evidente, d’altro canto, che la formazione del Manager della chimica e della farmaceutica, ai vari

livelli/settori organizzativi aziendali, in questo caso delle vendite e della commercializzazione, proprio in

ragione delle sue peculiari caratteristiche personali, che si innestano, per la gran parte, nella esperienza

biografica (peculiarità/unicità delle doti personali e professionali possedute), presenta un elevato tasso di

flessibilità, variabilità e (anche) scarsa prevedibilità ex ante. Pensiamo, ad esempio, alla capacità di visione e

alle intuizione in termini di trend innovativi e/o mercati di sbocco di prodotti e servizi anche in relazione

all’immagine aziendale (politiche di marchio), alle doti di leadership, alla capacità di prendere decisioni in

contesti turbolenti e in condizioni informative limitate (self-management), competenze e capacità che sono

ben lungi dall’essere trasferibili solo attraverso percorsi formativi, anche i più strutturati e personalizzati.

Ciò premesso, è ampiamente possibile reperire presso le Università, Centri di Formazione di eccellenza di

livello nazionale (e internazionale) proposte formative adeguate e flessibili, a partire da Master di

specializzazione, approfondimenti tematici ad hoc, forme di apprendimento a distanza, etc.. Esse dovranno

essere caratterizzate da un “irrobustimento” a tutto campo delle conoscenze sulle caratteristiche dei nuovi

mercati di vendita e commercializzazione acquisto e logistica nonché delle competenze digitali per

attraversare in maniera consapevole ed esperta le frontiere tecnologiche di supporto a tali processi. Tali

proposte formative andranno, pertanto, innestate ed arricchite, come si diceva, da campi di applicazione e

di sviluppo personale on the job, che ne costituiscono sia un prerequisito (analisi del fabbisogno formativo

individuale) sia un completamento essenziale per una opportuna stabilizzazione degli apprendimenti (dalla

conoscenza alla conoscenza agita nel contesto di riferimento specifico).

163

2.1.1.2.1 - Chimici e professioni assimilate

Le professioni comprese in questa unità conducono ricerche, test, esperimenti ed analisi qualitative e

quantitative su sostanze naturali o di sintesi, ne individuano la composizione e le variazioni chimiche ed

energetiche, individuano ed applicano metodi di indagine, formulano teorie e leggi sulla base delle

osservazioni; migliorano le sostanze e ne sintetizzano di nuove. L’esercizio della professione di Chimico è

regolato dalle leggi dello Stato

Le professioni classificate in questa Unità devono essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi

saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca dell’azienda (es nano tecnologie, riciclo,

recupero, materie prime seconde).

Per favorire questi cambiamenti esse devono essere anche sempre più capaci di interagire positivamente in

contesti interculturali e multidisciplinari valutando costantemente i risultati dei processi di lavoro a partire

da una capacità crescente di rapportarsi in maniera efficace ed efficiente ad un matrice di obiettivi e di

metodi.

L’acquisizione di comportamenti organizzativi orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non

deve essere mai disgiunta dalla capacità di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie

proprie del linguaggio tecnico-scientifico applicato ai processi aziendali presidiati.

Compiti innovati Compiti nuovi

Investire costantemente nella conoscenza delle novità legislative Porre attenzione alle caratteristiche relative al ciclo di vita dei prodotti

Trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca (es nano tecnologie, riciclo, recupero, materie prime seconde)

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

164

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari A

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

C

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

C

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

B

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

A

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

X

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

165

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Chimica 93 90

Produzione e processo 76 66

Lingua italiana 63 63

Lingua straniera 60 60

Matematica 42 47

Fisica 40 44

Biologia 38 45

Legislazione e istituzioni 34 36

Servizi ai clienti e alle persone 31 36

Lavoro d'ufficio 28 29

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Comprendere testi scritti 84 75

Senso critico 73 63

Scienze 73 71

Parlare 73 66

Ascoltare attivamente 73 71

Risolvere problemi complessi 72 70

Apprendimento attivo 71 67

Capacità di analisi 68 67

Scrivere 68 70

Gestire il tempo 65 59

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni

che appartengono a questa Unità Professionale vedono il Chimico ricoprire un ruolo caratterizzato da un

crescente livello di responsabilità sia in relazione alla qualità dei prodotti, alla rigorosità delle metodologie

applicate sia in relazione alla sicurezza interna ed esterna allo stabilimento e al trattamento dei materiali di

rifiuto potenzialmente pericolosi

Al chimico viene pertanto innanzitutto richiesta la capacità di interpretare i nuovi orizzonti conoscitivi e i

cambiamenti in atto attraverso un incremento costante emirato dei propri orizzonti conoscitivi. Nei propri

percorsi di formazione e autoaggiornamento (master, specializzazioni, formazione continua in azienda)

andranno preferiti percorsi di approfondimento della legislazione, in special modo quella ambientale o

legata i nuovi regolamenti REACH, della conoscenza delle lingue straniere nonché le competenze legate ad

una importanza crescente del lavoro d’ufficio accessorio al core tecnico-professionale. Andrebbero altresì

promosse e approfondite, in questo caso attraverso attività a diretto contatto con altri professionisti

(networks commerciali, università, centri di ricerca), le competenze relazionali e le attitudini a esercitare la

propria professionalità in contesti multiculturali e multilinguistici. L’abilitazione alla professione è

disciplinata dal “DPR 328/2001 - Capo VII PROFESSIONE DI CHIMICO” con la relativa iscrizione all’Albo

Sezione A al conseguimento della Laurea Specialistica.

166

2.1.1.2.2 - Chimici informatori e divulgatori

Le professioni comprese in questa unità incrementano la conoscenza scientifica in materia, utilizzano e

trasferiscono tale conoscenza nell’industria, nella medicina, nella farmacologia e in altri settori della

produzione. L’esercizio della professione di Informatore scientifico del farmaco è regolato dalle leggi dello

Stato.

Le professioni classificate in questa Unità devono essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere

modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico. Lo sviluppo costante di attività di ricerca

legate all’utilizzo e al miglioramento dell’efficacia terapeutica di nuovi farmaci soprattutto quelli utili alla

cura di malattie non di base e rare spinge in direzione di un miglioramento continuo delle proprie basi di

conoscenza. Il flusso di informazioni da accumulare e scambiare per assicurare il corretto uso del farmaco

in terapia, e per fornire informazioni utili per la salute del cittadino stimola un approccio sempre più

sistematico alla comunicazione inter e intra aziendale soprattutto attraverso l’utilizzo crescente di nuove

tecnologie e comunicazioni in remoto.

Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo è essenziale

per i chimici informatori e divulgatori il cui background esperienziale e organizzativo è improntato ad una

elevata autonomia gestionale e ad uno spiccato senso etico e di responsabilità. Seppur non con la funzione

specifica di una loro commercializzazione, essi sono impegnati in una fondamentale opera di promozione

dell’educazione sanitaria della popolazione e di tutti gli operatori delle reti di vendita di farmaci.

Compiti innovati Compiti nuovi

Investire in un miglioramento delle skill informatiche e nella capacità di produzione di una efficace e trasparente reportistica digitale a seguito di una riduzione crescente del lavoro face to face I e di un aumento della qualità e quantità dei presidi informativi da rendere disponibili per clienti autorità di controllo, superiori

Costruire una specializzazione su alcune tipologie di farmaco per malattie e patologia non di base e rare

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

167

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

B

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari C

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

C

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

X

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

X

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

C

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

X

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

168

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Lingua italiana 83 57

Chimica 78 69

Biologia 73 65

Commercializzazione e vendita 68 55

Medicina e odontoiatria 58 50

Lingua straniera 57 56

Psicologia 50 48

Servizi ai clienti e alle persone 47 41

Legislazione e istituzioni 46 42

Informatica ed elettronica 40 28

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Ascoltare attivamente 88 72

Parlare 88 72

Comprendere testi scritti 85 76

Gestire il tempo 83 69

Persuadere 78 65

Senso critico 78 67

Comprendere gli altri 76 66

Apprendimento attivo 75 68

Scrivere 63 55

Negoziare 60 53

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

A partire dal significativo livello di responsabilità e di autonomia ricoperti che si sostanzia oltre che

nell’ambito strettamente farmacologico anche in quello del funzionamento di strumenti e apparati

diagnostici e medicali andrebbe potenziata opportunamente la capacità di svolgere la funzione

fondamentale di raccordo e presidio tra produttori, fornitori, distributori e utilizzatori finali del farmaco

attenendosi rigorosamente, nello svolgimento di questa funzione, a codici etici e deontologici basati sulla

correttezza e l’adeguatezza crescente del set informativo offerto agli operatori sanitari, agli organi di

vigilanza e, più di recente, anche ai distributori di farmaci di uso comune (da banco) seppur al di fuori di

compiti (vietati dalla legge) di commercializzazione. La indicazioni per il sistema dell’education vanno

pertanto nella direzione di un miglioramento incrementale della qualità delle informazioni da veicolare,

delle capacità espositive delle caratteristiche dei farmaci immessi nel mercato, della competenze digitali

che possono promuovere una crescente capacità di lavorare in remoto per fornire , in maniera fruibile e in

tempi ristretti, agli organi competenti e alla propria azienda le informazioni essenziali in relazione alle

proprie attività professionali a contatto con il proprio pacchetto clienti. Per accedere alla professione, come

è noto ai sensi del DGLS 219/2006 aver conseguito una laurea triennale specificamente abilitante nonché,

per il suo corretto esercizio, è prevista la partecipazione e frequenti e intensivi percorsi di manutenzione

delle informazioni e delle conoscenze specifiche. In relazione a queste ultime si farà sempre più spazio la

capacità di informare correttamente sulle terapie sulle nuove malattie non di base e rare.

169

2.2.1.5.2 - Ingegneri dei materiali Le professioni comprese in questa unità conducono ricerche ovvero applicano le conoscenze esistenti in

materia di studio e di sviluppo dei materiali conosciuti, di possibili nuovi usi degli stessi, di progettazione e

sviluppo di macchinari e processi di produzione di materiali per prodotti con prestazioni particolari.

Sovrintendono e dirigono tali attività.

Le professioni classificate in questa Unità devono essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi

saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca dell’azienda. L'innovazione di prodotti e

processi a cui esse sono prevalentemente dedicate si caratterizza come un processo aperto,

multidisciplinare. È richiesta, quindi, la capacità di rapportarsi a contesti variabili e a differenti tipologie di

partners all’interno di Network- Knowledge and Digital based. E’ altresì richiesta la capacità di cross

fertilization tra impresa e università, nonché, ove possibile, la capacità di internalizzare nell'impresa quanto

realizzato dalle università. E dai centri di ricerca esterni all’impresa. Verificare le opportunità di

applicazione industriale di nuovi materiali e condurre attività di ricerca sulla loro sostenibilità e traiettorie

evolutive sono gli ambiti privilegiati su cui le professioni classificate in questa Unità devono misurarsi. La

componente trasversale che fa della produzione e l''uso di nuovi materiali uno degli elementi distintivi della

chimica come fattore di sviluppo dell'industria manifatturiera nel suo complesso va sostenuta dalla

crescente capacità di rapportarsi in maniera efficace ed efficiente ad un matrice di obiettivi e di metodi

tipica delle professioni ricomprese in questa Unità. L’acquisizione di comportamenti organizzativi orientati

all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non deve, altresì, essere mai disgiunta dalla capacità di

alimentare e sostenere il proprio bagaglio linguistico e le proprie capacità di comunicazione.

Compiti innovati Compiti nuovi

Lavorare in direzione di un sensibile miglioramento delle attività di networking, dello studio centrato sulla interdisciplinarietà, l’innovazione, e orientato alla riduzione sensibile del time to market di processi e prodotti Promuovere costantemente il proprio ruolo di ponte/interfaccia con la ricerca accademica, e le aree aziendali dedicate all’innovazione di processo e di prodotto

Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

170

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata.

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

C

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

B

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

C

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

C

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

A

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

X

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

171

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale

CONOSCENZE

Ingegneria e tecnologia 93 73

Produzione e processo 87 64

Lingua straniera 85 63

Fisica 78 64

Lingua italiana 75 58

Chimica 71 65

Matematica 71 66

Informatica ed elettronica 65 49

Progettazione tecnica 64 58

Servizi ai clienti e alle persone 57 46

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Senso critico 90 69

Parlare 85 69

Scienze 84 74Risolvere problemi complessi 84 66Adattabilità 82 74

Apprendimento attivo 82 75

Comprendere testi scritti 81 76

Capacità di analisi 81 66

Scrivere 81 74

Ascoltare attivamente 78 67

Selezionare strumenti 78 62

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti in relazione alle conoscenze e alle competenze previsti nel medio termine per le professioni

che appartengono a questa Unità Professionale vedono l’ingegnere dei materiali in una posizione strategica

orientata alla ricerca, all’innovazione, alla brevettazione (prevalentemente di natura incrementale) di nuovi

prodotti. Lo sforzo principale da operare nel prossimo futuro all’interno del sistema dell’education e

all’interno di un più generale sforzo di valorizzazione delle lauree tecniche di natura ingegneristica è quello

di tenere sempre vivi e di rafforzare atteggiamenti di curiosità e di scoperta che rappresentano una

componente essenziale del bagaglio personale per coloro che sceglieranno questa specifica professione.

Seppur non è reperibile in maniera consolidata e diffusa una posizione organizzativa a livello aziendale che

possa definirsi Ingegnere dei materiali (LM 53), assimilabile, peraltro, in vari contesti organizzativi al

Tecnologo dei materiali con Laurea specialistica (Abilitazione professionale disciplinata dal DPR 328/2001),

sono presenti corsi di Laurea triennale e specialistici che rilasciano il titolo accademico, così come definito

dalla declaratoria dell’UP. All’interno dei percorsi formativi già in essere offerti, nei quali andrebbe posta

attenzione crescente alle skill digitali, potrebbe essere possibile attivare nei prossimi anni specifici percorsi

172

centrati sulla valorizzazione della posizione strategica dell’ingegnere dei materiali come interfaccia di

mercato. Essa presuppone il potenziamento della capacità di analizzare i trend di innovazione, di ricerca e

di produzione in atto in tutta la filiera manifatturiera che utilizza la chimica a supporto dei propri processi

produttivi standard potenziando precocemente un approccio orientato all’anticipazione del cambiamento e

alla sperimentazione, sviluppando la capacità di essere un sensore di opportunità di innovazioni

caratteristiche di differenti settori. In relazione invece, all’implementazione di competenze e fabbisogni

formativi ad hoc il sistema dell’education potrà agire proattivamente sia attraverso l’offerta di percorsi

mirati di formazione continua in azienda sia, in fase di reclutamento di nuovo personale, attraverso l’offerta

di opportunità formative in entrata legate a specifici percorsi in apprendistato (alto apprendistato).

173

2.5.1.5.1 - Specialisti nell’acquisizione di beni e servizi

Le professioni comprese in questa unità analizzano le condizioni di vendita, i prezzi ed acquistano sul

mercato materie prime, componenti, attrezzature e forniture di servizi per rivenderli al pubblico o per

utilizzarli nelle attività dell’impresa.

Le professioni classificate in questa Unità dovranno innanzitutto essere in grado di comprendere e utilizzare

nuovi strumenti a supporto dei processi relativi all’acquisizione di beni e servizi opportunamente connessi

alla logistica e alla produzione. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di

riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi adeguati in tempi utili diventerà,

infatti, una delle competenze più rilevanti nello scenario futuro di medio periodo.

I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori

tecnologici, spingeranno le professioni classificate in questa unità a mutare profondamente il loro

approccio commerciale tradizionale in direzione del rafforzamento delle capacità di fare uso di tutte le

opportunità, molte delle quali centrate sull’uso delle nuove tecnologie, per un utilizzo efficace di reti e

strumenti di acquisto e distribuzione di beni e servizi veloci, accessibili ed efficienti (es. portali di acquisto,

analisi di mercato, benchmarking prodotti e servizi) ). Dovrà essere potenziata, altresì, la capacità di agire

secondo un approccio just in time che mantenga costante l’attenzione alla gestione delle scorte come

fattore competitivo per l’azienda. La capacità di lavorare sotto pressione e in condizioni di riduzione dei

tempi decisionali, unita alla curiosità verso nuove soluzioni tecnologiche a supporto delle strategie di

approvvigionamento aziendali saranno vettori significativi del cambiamento atteso in relazione agli scenari

identificati come probabili. Una crescente conoscenza delle lingue sarà il necessario corollario a supporto

dei cambiamenti attesi

Compiti innovati Compiti nuovi

Gestire in maniera sempre più efficace i processi di approvvigionamento innovato (Internet, just in time, scorte zero) Investire costantemente nella ricerca di soluzioni efficaci ed efficienti nella evoluzione della logistica degli acquisti Sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo

Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

174

Presidiare i nuovi canali di vendita (servizi on-line e multicanale) integrandoli con la riorganizzazione delle reti di vendita Recepire le esigenze della clientela per valorizzarle all’interno delle strategie aziendali

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

B

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

A

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

B

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

X

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

C

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

C

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

A

175

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

B

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

X

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Lingua italiana 70 67

Servizi ai clienti e alle persone 64 68

Commercializzazione e vendita 62 58

Lavoro d'ufficio 59 64

Lingua straniera 59 58

Impresa e gestione d'impresa 57 57

Economia e contabilità 53 54

Produzione e processo 45 39

Matematica 40 41

Comunicazione e media 40 41

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Parlare 81 71

Gestire il tempo 76 67

Negoziare 75 68

Scrivere 75 66

Valutare e prendere decisioni 75 67

Comprendere testi scritti 70 61

Adattabilità 68 66

Ascoltare attivamente 67 62

Persuadere 62 62

Gestire risorse finanziarie 62 64

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

176

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico

determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di gestire l’acquisto di

servizi/prodotti all’interno di nuovi modelli di business, ri-organizzati per fronteggiare i fattori di

concorrenza e internazionalizzazione, avvalendosi delle opportunità collegate principalmente

all’introduzione di nuove tecnologie. Esse, pertanto, dovranno acquisire conoscenze, capacità e

competenze rispondenti all’esigenza di pianificare, gestire e monitorare le principali funzioni di

approvvigionamento dell’azienda coordinando efficacemente l’utilizzo di risorse economico-finanziarie, e

tecniche. Le conoscenze dei processi produttivi, dei prodotti e dei servizi realizzati a livello aziendale

dovranno essere padroneggiate in funzione delle esigenze di presidio della strategia di approvvigionamento

e dei canali di acquisto. Risultano, altresì, qualificanti conoscenze in materia di economia e contabilità

nuove funzioni commerciali quali le reti di acquisto. Determinante la conoscenza sempre più approfondita

delle lingue straniere che faciliteranno il presidio dei crescenti processi di internazionalizzazione. Le

trasformazioni in atto comportano, infine, la capacità di adattarsi continuamente ai cambiamenti aziendali

e di contesto, pertanto il sistema dell’education dovrebbe porre le basi per rafforzare abilità poco

esercitate in passato ad esempio self management all’interno di procedure che hanno un crescente

margine di discrezionalità operativa legata anche ai tempi alle condizioni nelle quali si svolgono i principali

processi decisionali e di negoziazione (prezzo e qualità dei prodotti e dei servizi acquistati).

177

2.5.1.5.2 Specialisti nella commercializzazione di beni e servizi (escluso il settore ICT)

Le professioni comprese in questa unità si occupano dell'implementazione delle strategie di vendita,

dell'efficienza della rete distributiva e commerciale, del monitoraggio delle vendite e del gradimento sul

mercato dei beni o dei servizi prodotti, sia pubblici che d'impresa

Le professioni classificate in questa Unità dovranno innanzitutto essere in grado di comprendere e utilizzare

nuovi strumenti a supporto dei processi relativi alla commercializzazione di beni e servizi opportunamente

connessi alla logistica e alla produzione

I cambiamenti attesi legati a fattori di concorrenza e di internazionalizzazione, ma anche a fattori

tecnologici, spingeranno in direzione di un mutamento profondo d approcci commerciali tradizionali che

dovranno muovere in direzione di una maggiore integrazione tra differenti modalità di offerta di servizi alla

clientela. Tali servizi verranno via via profilati a partire dal rafforzamento di nuovi canali di natura

tecnologica e relazionale che utilizzino efficacemente reti di distribuzione e di vendita sempre più aperte,

efficienti e interconnesse. L’acquisizione progressiva di una specifica padronanza in relazione ad una

approccio multiculturale ai problemi e alle relazioni, accompagnato da solide e crescenti basi di

comunicazione in lingue straniere potranno avvalersi di comportamenti organizzativi sempre più orientati

al miglioramento continuo. Non eludibile sarà la conoscenza di dettaglio di prodotti e processi anche in

un’ottica di modularizzazione e di componentistica per favorire una loro collocazione di mercato e/o la loro

vendita.

Compiti innovati Compiti nuovi

Operare più frequentemente e più consapevolmente (competenze interculturali e skill linguistiche) in contesti internazionali

Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

178

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

B

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

B

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

A

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

X

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

C

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

B

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

X

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

179

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Servizi ai clienti e alle persone 81 65

Commercializzazione e vendita 77 73

Impresa e gestione d'impresa 58 58

Lingua italiana 52 46

Lavoro d'ufficio 52 50

Gestione del personale e delle risorse umane 50 45

Lingua straniera 44 40

Comunicazione e media 40 46

Produzione e processo 38 38

Economia e contabilità 33 33

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Parlare 84 73

Scrivere 77 69

Ascoltare attivamente 77 62

Adattabilità 76 69

Negoziare 69 64

Comprendere gli altri 68 61

Gestire il tempo 68 65

Gestire risorse finanziarie 68 72

Gestire risorse umane 68 67

Comprendere testi scritti 66 61

Valutare e prendere decisioni 66 65

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico

determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di gestire la commercializzazione

dei servizi/prodotti all’interno di nuovi modelli di business, ri-organizzati per fronteggiare i fattori di

concorrenza e internazionalizzazione avvalendosi delle opportunità collegate principalmente

all’introduzione di nuove tecnologie. Esse pertanto dovranno acquisire conoscenze, capacità e competenze

rispondenti all’esigenza di pianificare, gestire e monitorare le principali funzioni commerciali dell’azienda

coordinando efficacemente l’utilizzo di risorse economico-finanziarie, umane e tecniche. Le conoscenze dei

processi produttivi, dei prodotti e dei servizi realizzati a livello aziendale dovranno essere padroneggiate in

funzione delle esigenze di presidio della strategia distributiva e dei canali di vendita. Risultano qualificanti

conoscenze in materia di product & brand management, strategie e pianificazione della comunicazione;

web marketing; marketing per la vendita, organizzazione e pianificazione delle vendite, nuove funzioni

commerciali quali la direzione commerciale, e la gestione di una rete di distribuzione di servizi, di consulenti

e operatori a più diretto contatto con gli acquirenti finali. Determinante la conoscenza sempre più

approfondita delle lingue straniere che faciliteranno il presidio dei crescenti processi di

internazionalizzazione della produzione e della vendita e commercializzazione.

180

3.1.1.2.0 - Tecnici chimici

Le professioni classificate in questa unità assistono gli specialisti nelle analisi di materie solide, liquide e

gassose condotte nell’ambito della ricerca chimica ovvero per attività di produzione, che richiedono

l’applicazione delle procedure e dei protocolli della chimica, finalizzate allo sviluppo di nuovi prodotti o

processi; assistono gli specialisti al controllo della qualità della produzione, al controllo e mantenimento

degli standard di qualità ambientale, di funzionamento e di sicurezza degli apparati, impianti e dei relativi

sistemi tecnici. L’esercizio delle professioni di Chimico junior e di Perito chimico è regolato dalle leggi dello

Stato

Le professioni classificate in questa Unità dovranno Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere

modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico. Lo sforzo di rinnovo delle conoscenze di

base professionali, più significativo e mirato nell’aree della legislazione settoriale e delle lingue dovrà

essere promosso insieme allo sviluppo della capacità di trasferire costantemente set di nuovi saperi

all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca, prestando attenzione alle innovazioni nel

funzionamento di attrezzature e strumenti di supporto all’esercizio professionale (attività di laboratorio,

metodiche per la preparazione e per la caratterizzazione dei sistemi chimici, all’elaborazione, realizzazione e

controllo di progetti chimici e biotecnologici e alla progettazione, gestione e controllo di impianti chimici)

Oltre al costante potenziamento di approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo i tecnici

chimici dovranno essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali in

crescente autonomia fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

caratterizzandosi nella funzione (su delega aziendale) di interfaccia con le istituzioni sulle questioni

ambientali. Fondamentale appare, infine, la capacità di contribuire alla realizzazione e gestione di soluzioni

aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale.

Compiti innovati Compiti nuovi

Promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali (difesa dell’ambiente e ruolo di interfaccia con le istituzioni)

Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

181

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

C

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

C

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

A

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

B

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

B

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali B

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

B

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

182

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Chimica 89 82

Produzione e processo 78 68

Matematica 54 56

Lingua straniera 50 55

Lingua italiana 46 44

Fisica 42 41

Servizi ai clienti e alle persone 38 38

Biologia 26 30

Legislazione e istituzioni 23 23

Commercializzazione e vendita 21 25

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Controllare la qualità 78 66

Comprendere testi scritti 73 68

Gestire il tempo 71 65

Risolvere problemi complessi 71 65

Parlare 71 61

Ascoltare attivamente 70 65

Scienze 69 67

Senso critico 69 65

Scrivere 64 64

Adattabilità 64 61

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

Il tecnico chimico può avere oggi una formazione di base mirata a partire dalla applicazione dei nuovi

regolamenti previsti dalla riforma dell’Istruzione superiore - Decreto legislativo 15.03.2010 n° 87 - che

prevedono nel nuovo indirizzo del Settore tecnologico (punto 6) il diploma di istruzione superiore tecnica in

Chimica, Materiali e Biotecnologie. All’interno di questo corso di studi dovranno essere identificate,

acquisite e approfondite, soprattutto nelle attività di laboratorio, le competenze relative alle metodiche per

la preparazione e per la caratterizzazione dei sistemi chimici, all’elaborazione, realizzazione e controllo di

progetti chimici e biotecnologici e alla progettazione, gestione e controllo di impianti chimici. Andranno

previste opportunità formative aggiuntive legate anche a specifici percorsi di carriera (corsi di studio di

grado universitario, Master di I livello) che andrebbero nello scenario ritenuto più probabile indirizzate

verso una più spiccata conoscenza della legislazione di settore in particolar modo quella riferita

all’ambiente nonché verso una sempre più adeguata conoscenza di almeno una lingua straniera.

183

3.1.4.1.2 - Tecnici della conduzione e del controllo di impianti chimici

Le professioni comprese in questa unità applicano procedure, regolamenti e tecnologie proprie per

controllare, attraverso sistemi automatizzati, e gestire il funzionamento e la sicurezza dei processi di

lavorazione e dell'impiantistica chimica di flusso

Le professioni classificate in questa Unità dovranno essere in grado di utilizzare e trasferire costantemente

set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi e organizzativi presidiati.

Sarà essenziale la promozione di una adeguata conoscenza delle catene essenziali dei processi produttivi

attivati e controllati allo scopo di migliorare le competenze diagnostiche e di autocorrezione. Le professioni

classificate in questa Unità dovranno, altresì, essere in grado di porre crescente attenzione alla conoscenza

di norme e comportamenti pro-attivi in materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona.

Devono essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali

manutenendo costantemente l’insieme delle e-skill utili al funzionamento della strumentazione

professionale. La costante propensione all’applicazione e alla promozione di modelli e metodologie proprie

del linguaggio tecnico scientifico completa le caratteristiche del profilo professionale delineato dai

cambiamenti annunciati dallo scenario individuato come più probabile.

Compiti innovati Compiti nuovi

Trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

Non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

184

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

A

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari B

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

X

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

C

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

A

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

C

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

B

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali A

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

A

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

B

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

185

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Produzione e processo 76 64

Chimica 71 70

Lingua italiana 58 48

Matematica 42 40

Fisica 36 35

Lingua straniera 35 36

Meccanica 35 40

Ingegneria e tecnologia 28 27

Protezione civile e sicurezza pubblica 28 26

Informatica ed elettronica 25 27

Lavoro d'ufficio 25 28

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Sorvegliare macchine 77 68

Comprendere testi scritti 72 59

Parlare 69 59

Controllare la qualità 67 60

Controllo delle attrezzature 67 64

Risolvere problemi imprevisti 66 63

Adattabilità 65 63

Ascoltare attivamente 65 61

Gestire il tempo 64 61

Risolvere problemi complessi 61 59

Monitorare 61 59

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

Il tecnico della conduzione e del controllo di impianti chimici può avere oggi una formazione di base mirata

a partire dalla applicazione dei nuovi regolamenti previsti dalla riforma dell’Istruzione superiore - Decreto

legislativo 15.03.2010 n° 87 - che prevedono nel nuovo indirizzo del Settore tecnologico (punto 6) il

diploma di istruzione superiore tecnica in Chimica, Materiali e Biotecnologie. All’interno di questo corso di

studi dovranno essere identificate, acquisite e approfondite, soprattutto nelle attività di laboratorio, le

competenze relative all’elaborazione, realizzazione e controllo di progetti chimici e biotecnologici e

soprattutto alla progettazione, gestione e controllo di impianti chimici. Il lavorare su impianti spesso molto

complessi e ad un elevato livello di automazione e integrazione presuppone, infatti, un crescente livello di

autonomia decisionale e gestionale che spinge in funzione di un rafforzamento crescente delle conoscenze

degli strumenti in uso e dei rischi potenzialmente in essere causati dal loro malfunzionamento. Andrebbero

promossi, infine, specifici percorsi di alternanza formazione – lavoro o percorsi di inserimento in azienda

centrati sul ricorso all’apprendistato professionalizzante, anche se andrebbe tenuta presente, soprattutto

per le specifiche attività svolte in questo tipo di professione, la necessità quasi sempre irrinunciabile di

percorsi formativi interni all’azienda in affiancamento con personale esperto.

186

7.1.5.2.0 - Operatori di macchinari e di impianti per la chimica di base e la chimica fine

Le professioni comprese in questa unità conducono impianti e macchine per filtrare, depurare liquidi e gas,

per separare fanghi e altre componenti solide da fluidi, per separare liquidi e gas di diverse densità per

successive lavorazioni e produzioni; conducono distillatori per la produzione di sostanze chimiche di base

provvedendo anche all'alimentazione degli impianti e allo stoccaggio delle sostanze prodotte; provvedono

alla conduzione e al controllo di reattori e di altri impianti chimici effettuando analisi strumentali standard e

agendo attraverso quadri di manovra che riportano in tempo reale lo stato dei parametri fisici e chimici

essenziali e che consentono l'azionamento di valvole, pompe, generatori di calore ed altri dispositivi di

gestione dei processi chimici e delle condizioni energetiche in cui avvengono.

Per le professioni classificate in questa Unità l'aggiornamento e la continua manutenzione delle conoscenze

tecniche appare il processo a cui dare attenzione in maniera prioritaria. La conoscenza di nuovi apparati e

di nuovi processi nonché la crescente attenzione alla conoscenza di norme e comportamenti pro-attivi in

materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona dovranno potersi avvalere della

acquisizione di comportamenti organizzativi orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non

disgiunti dalla flessibilità ed elevata capacità di adattamento ai differenti contesti lavorativi. Il crescente

bisogno di manutenzione delle E-skill va a coniugarsi con il potenziamento delle capacità decisionali e della

propria autonomia lavorativa. Miglioramento della percezione della catena delle responsabilità e degli

ambiti di collaborazione verticali e orizzontali, delle competenze relazionali centrate sulla collaborazione e

sull’ascolto attivo completano il quadro delle competenze e dei comportamenti organizzativi verso i quali le

professioni facenti parte di questa unità devono muovere.

Compiti innovati Compiti nuovi

Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti innovati dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

187

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

B

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari C

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

X

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

X

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

B

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

C

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

X

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali C

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

C

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

X

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

188

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Chimica 53 49

Produzione e processo 50 44

Lingua italiana 47 39

Matematica 27 25

Lingua straniera 25 22

Fisica 25 22

Meccanica 21 20

Protezione civile e sicurezza pubblica 20 15

Informatica ed elettronica 16 14

Ingegneria e tecnologia 13 12

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Controllo delle attrezzature 77 64

Sorvegliare macchine 75 62

Parlare 66 51

Ascoltare attivamente 65 52

Adattabilità 63 51

Comprendere testi scritti 63 51

Scrivere 53 47

Gestire il tempo 48 40

Apprendimento attivo 48 47

Selezionare strumenti 46 41

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico

determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di incrementare a tutto campo,

seppur all’interno di specifiche caratteristiche di ogni profilo professionale, le conoscenze di base relative ai

nuovi processi e prodotti, all’informatica applicata alla strumentazione in uso, la lingua straniera,

l’ingegneria e la tecnologia oltre alle nuove acquisizioni della chimica e della farmaceutica. Questo potrà

avvenire sia attraverso percorsi mirati di formazione continua in azienda sia, in fase di reclutamento di

nuovo personale, attraverso l’offerta di opportunità formative in entrata legate a specifici percorsi in

apprendistato (professionalizzante). Particolarmente utili saranno tutto quei percorsi formativi atti a

migliorare la consapevolezza della propria posizione organizzativa, le competenze relazionali nonché le

conoscenze nelle materie relative alla protezione civile e alla sicurezza pubblica e ambientale.

189

7.1.5.3.1 - Operatori di macchinari per la produzione di farmaci

Le professioni comprese in questa unità conducono e controllano impianti e macchinari per la fabbricazione

di prodotti della chimica fine e delle specialità ovvero conducono e controllano impianti e macchinari per la

produzione dei farmaci e dei loro principi attivi, delle miscele con eccipienti, del loro dosaggio e del relativo

confezionamento per il consumo finale.

Per le professioni classificate in questa Unità l'aggiornamento e la continua manutenzione delle conoscenze

tecniche appare il processo a cui dare attenzione in maniera prioritaria. La conoscenza di nuovi apparati e

di nuovi processi nonché la crescente attenzione alla conoscenza di norme e comportamenti pro-attivi in

materia di sicurezza ambientale, aziendale e salute della persona dovranno potersi avvalere della

acquisizione di comportamenti organizzativi orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo non

disgiunti dalla flessibilità ed elevata capacità di adattamento ai differenti contesti lavorativi. La

manutenzione delle E-skill va a coniugarsi con il potenziamento delle capacità decisionali e della propria

autonomia lavorativa. Miglioramento della percezione della catena delle responsabilità e degli ambiti di

collaborazione verticali e orizzontali, delle competenze relazionali centrate sulla collaborazione e

sull’ascolto attivo completano il quadro delle competenze e dei comportamenti organizzativi verso i quali le

professioni facenti parte di questa unità devono muovere.

Compiti innovati Compiti nuovi

Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti innovati dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

Al di là di un approccio orientato al miglioramento e ampliamento delle conoscenze e competenze tipiche della professione considerata non emergono significativi compiti nuovi dallo scenario 2020 per le professioni comprese nell’UP.

A fronte delle innovazioni e dei cambiamenti attesi che si prevede modificheranno, più o meno

profondamente, le modalità specifiche in relazione all’esercizio effettivo delle professioni nei settori

chimico e farmaceutico, l’intero sistema delle competenze che caratterizzano ogni singola Unità

Professionale sarà interessato da una sua propria evoluzione.

Le 12 competenze individuate come fondanti e, seppur in misura differenziata, caratterizzanti tutte le

professioni dei due settori, assumono, pertanto, una loro configurazione tipica all’interno di ogni Unità

Professionale considerata

Il loro peso contribuisce a dare ad ognuna di esse una sua profilatura basata sulla rilevanza (alta, media,

bassa o nulla) assunta da ognuna delle competenze individuate.

190

La tabella che segue riepiloga in forma sinottica il quadro delle 12 competenze selezionate osservate

appunto (pesatura) in relazione alla specifica Unità Professionale qui descritta

COMPETENZE 2020

1. Essere in grado di trasferire costantemente set di nuovi saperi all’interno dei processi produttivi, organizzativi e di ricerca

C

2. Essere in grado di interagire positivamente in contesti interculturali e multidisciplinari C

3. Essere in grado di comprendere e di utilizzare in ambiti di coordinamento e gestione, i processi relativi all’approvvigionamento, alla vendita, alla logistica e alla produzione e le loro interconnessioni

X

4. Essere in grado di promuovere e gestire processi interni ed esterni all’azienda in direzione di una crescente capacità di internazionalizzazione

X

5. Essere in grado di realizzare soluzioni aziendali orientate al miglioramento della salute, sicurezza e sostenibilità ambientale

B

6. Essere in grado di interpretare e applicare normative generali e specifiche in relazione al sistema aziendale locale, nazionale e internazionale

C

7. Essere in grado di accompagnare i cambiamenti e valutare i risultati dei processi aziendali a partire da una matrice di obiettivi e di metodi

X

8. Essere in grado di sviluppare approcci orientati all’autodiagnosi e al miglioramento continuo A

9. Essere in grado di prendere decisioni in relazione al proprio contesto di riferimento migliorando la capacità di acquisizione di set informativi pertinenti in tempi utili

B

10. Essere in grado di utilizzare i sistemi informativi nella gestione e sviluppo dei processi aziendali C

11. Essere in grado di riconoscere, applicare, promuovere modelli e metodologie proprie del linguaggio tecnico-scientifico

C

12. Essere in grado di promuovere e sostenere processi produttivi, organizzativi e culturali fondati su una costante valorizzazione delle dinamiche relazionali locali

X

Legenda: LIVELLI DI RILEVANZA

Molto importante A

Mediamente importante B

Scarsamente importante C

Non influente rispetto al ruolo X

191

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale CONOSCENZE

Lingua italiana 55 44

Chimica 54 49

Produzione e processo 53 43

Matematica 31 31

Meccanica 31 29

Lingua straniera 29 24

Gestione del personale e delle risorse umane 26 22

Informatica ed elettronica 25 25

Fisica 23 24

Biologia 20 20

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

SKILL

Comprendere testi scritti 70 52

Sorvegliare macchine 69 55

Adattabilità 68 56

Parlare 63 57

Ascoltare attivamente 63 51

Gestire il tempo 61 45

Controllo delle attrezzature 56 51

Monitorare 56 48

Apprendimento attivo 56 50

Scrivere 53 49

IMPORTANZA COMPLESSITÀ

Indicazioni per il sistema dell’education

I cambiamenti previsti nel medio termine nell’ambito del comparto chimico e farmaceutico

determineranno per le professioni che rientrano in questa Unità l’esigenza di incrementare a tutto campo,

seppur all’interno di specifiche caratteristiche di ogni profilo professionale, le conoscenze di base relative ai

nuovi processi e prodotti, all’informatica applicata alla strumentazione in uso, la lingua straniera,

l’ingegneria e la tecnologia oltre alle nuove acquisizioni della chimica e della farmaceutica. Questo potrà

avvenire sia attraverso percorsi mirati di formazione continua in azienda sia, in fase di reclutamento di

nuovo personale, attraverso l’offerta di opportunità formative in entrata legate a specifici percorsi in

apprendistato (professionalizzante). Particolarmente utili saranno tutto quei percorsi formativi atti a

migliorare la consapevolezza della propria posizione organizzativa, le competenze relazionali nonché le

conoscenze nelle materie relative alla protezione civile e alla sicurezza pubblica e ambientale.