Anno xxxii n° 17 10 maggio 2015

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ANNO XXXII N° 17 - 10 Maggio 2015 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno MAGGIO: MARIA, LA MAMMA E LE ROSE A pag. 2 PriMO MaggiO fEsta Di s. giUsEPPE LaVOratOrE A pag. 3 TESTIMONI DI vITA CONSACRATA “Finestra aperta sul nostro seminario regionale” Auguri Mamma!!! Ma fino a quando? Mamma…e c’è subito il rischio di scivolare su un tappeto di petali di rosa, di non ritrovarsi tra una selva di fiori, di gettar baci a profusione. Sulla scena del mondo, oggi, ci sentiamo attori a getto continuo, sbirciando il vicino per poter fare sempre di più. È una maschera o viene dal cuore? Un tempo, quando le feste erano solo quelle del calen- dario, si rubava una rosa nel giardino del vicino da infilare nel collo di una bottiglia a restare a testa in giù fino alle pulizie pasquali. I sentimenti restavano dentro a costruire silenziosamente la vita. E si era gelosi di quel nome che veniva troncato a metà strada, quasi per evitare di farne spreco: Ma’! Oggi che per molti di noi “lungo è il percorso e breve la speme” parafrasando il Leopardi, ci si ac- corge che intorno a quel nome è stata costruita la propria vita; ci si aggrappava nelle tempeste, sicuri di trovarla sempre in attesa. In lei si ritrovavano gli affetti e l’unità familiare. Quanto importante è la “disponibilità materna”! Donald Winnicott, psi- canalista inglese, nel libro “il bambino e la sua fa- miglia”, così scrive: “Se il mondo ha continuato a girare da millenni, ciò si deve al fatto che la cono- scenza del significato della vita originaria del bam- bino è depositato in ciò che si chiama “disponibilità materna”, la quale, forse, costituisce il patrimonio ereditario più prezioso agli effetti della sopravvivenza della specie”. Quante sono le mamme oggi consapevoli di questa responsabilità? Quanti figli, tornando a casa non hanno più la gioia di pronunciare quel nome, ma- gari al risparmio come si faceva un tempo? L’egoi- smo è diventato il signore della nostra storia, lasciando sul posto del combattimento gli affetti più cari, cui nessun progresso potrà sopperire. Il sa- crificio è stato cancellato dal dizionario familiare, il suo posto è stato preso da un soggettivismo in- quieto e sempre insoddisfatto. Il divorzio facile frantuma la vita e passa come un rullo compressore sul pianto di quanti hanno perso la bussola dell’esi- stenza. Mai una legge in favore della famiglia. Quante pic- conate! L’ultima, sul divorzio come la tela di Pene- lope, l’hanno data con votazione bulgara per paura che ci fosse qualche ripensamento. Intanto avanza il «gender» a sostituire nomi che sanno di stantio. “Mamma” è stata la canzone che ha sempre com- mosso l’emigrante: e in “son tutte belle le mamme del mondo” ritrovavi la tua che, schiva da ogni esteriore forma di affettuosità, ti abbrac- ciava ogni volta che i suoi occhi si incrociavano con i tuoi. AUGURI MA’!!! Pp. EDITORIALE A pag. 4 A pag. 5 IL PELLEGRINAGGIO A LORETO A pag. 6 MOntELParO DaL PaPa A pag. 7 “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Pro- prio con le parole del Padre Nostro Papa Fran- cesco ha esordito nel discorso di apertu ra del- l’Expo. “Vorrei che oggi ogni persona che passerà l’Expo di Milano - ha affermato - possa percepire la presenza dei volti degli uomini e delle donne che hanno fame e si am- malano e muoiono”. Il Pontefice ha sottolineato che “l’Expo fa parte di questa cultura dell’ab- bondanza se non si cambia la mentalità dello spreco”. “Penso – ha aggiunto – a tanti uomini e donne che patiscono la fame e i milioni di bambini che muoiono di fame nel mondo”. “L’Expo e’ un’occasione propizia per glo- balizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla”, ha proseguito nel suo intervento in diretta dal Vaticano durante la cerimonia inau- gurale dell’Expo. “Esiste, ha detto, “la voce di tanti poveri che fanno parte di questo mondo e cercano di guadagnarsi con dignità'” di che vi- vere. “Vorrei farmi voce di questi fratelli, che Dio ama come figli. Dio ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre ‘dacci oggi il nostro pane quotidiano'”, ha soggiunto. “Vorrei – ha sottolineato – che oggi ogni persona che vi- siterà Expo possa percepire la presenza na- scosta dei volti di uomini e donne che hanno fame, che si ammalano e persino muoiono a causa di una alimentazione carente o nociva”. “Facciamo in modo che Expo sia espressione di un cambiamento di mentali- tà per fare in modo che le nostre azioni abbiano un impatto su chi vicino o lontano soffre la fame. Soprattutto i bambini – ha poi ribadito il Pontefice -. E’ una grande sfida a cui Dio chiama l’umanità: smettere di abusare del giar- dino che Dio ci ha affidato perché tutti possano mangiarne i frutti”. EXPO: il Papa interviene in diretta all'apertura dell'Esposizione Universale a Milano È proprio difficile accettare che una città come Milano venga messa a ferro e fuoco da qualche centinaio (forse un migliaio) di “black bloc”. Ancor più dopo aver ascoltato i bambini del coro dell’Expo, con i loro grem- biulini bianchi, cantare “siamo pronti alla vita”. Senza facili sentimentalismi ci avevano appena riempito il cuore di speranza, perché loro sono il nostro futuro. Ed ecco, invece, il presente materializzarsi come un’orda nera di giovani e meno giovani con il volto celato dai caschi e dai passamontagna, con le mani occu- pate a violentare la città. Ore di guerriglia ur- bana nel cuore di una capitale dell’Occidente che per sei mesi avrà su di sé gli occhi del mondo. Non è il momento delle analisi socio- logiche. Prendiamo atto del fatto che nel ventre dell’Europa c’è un cuore nero di odio che non perde occasione, con tecniche raffinate di guer- riglia e di mimetizzazione, per portare lo scompiglio e la violenza fra la gente comune. segue a pag. 2 NON SOLO ''BLACK BLOC'' La complicità della "zona grigia" ANCONA - Cinque candidati presidenti alla Regione Marche. Depositate liste e simboli presso la Corte d'Appello di Ancona. Tra loro il presidente uscente Gian Mario Spacca, in lizza per la terza volta, dopo avere rotto con il centrosinistra (con cui ha governato per anni), questa volta sostenuto da Marche 2020 (la sua lista in cui sono confluiti anche candidati di Area Popolare), Forza Italia; l'ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli del Pd, sostenuto da Pd, Uniti per le Marche e Popolari Marche-Udc. E ancora Gianni Maggi di M5S, Edoardo Mentrasti (Altre Marche- Sinistra Unita), Francesco Acquaroli con la coalizione Centrodestra Marche (Fdi-An e Lega). Elezionimarche. Depositate le liste: cinque i candidati governatore. Acquaroli, Ceriscioli, Maggi, Mentrasti e Spacca gli sfidanti

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ANNO XXXII N° 17 - 10 Maggio 2015

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ANNO XXXII N° 17 - 10 Maggio 2015 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

MAGGIO: MARIA, LAMAMMA E LE ROSE

A pag. 2

PriMO MaggiO fEsta Di

s. giUsEPPE LaVOratOrE

A pag. 3

TESTIMONI DI vITA CONSACRATA

“Finestra aperta sul nostro

seminario regionale”

Auguri Mamma!!!Ma fino a quando?

Mamma…e c’è subito il rischio di scivolare su untappeto di petali di rosa, di non ritrovarsi tra unaselva di fiori, di gettar baci a profusione. Sullascena del mondo, oggi, ci sentiamo attori a gettocontinuo, sbirciando il vicino per poter fare sempredi più. È una maschera o viene dal cuore? Untempo, quando le feste erano solo quelle del calen-dario, si rubava una rosa nel giardino del vicino dainfilare nel collo di una bottiglia a restare a testa ingiù fino alle pulizie pasquali. I sentimenti restavanodentro a costruire silenziosamente la vita. E si eragelosi di quel nome che veniva troncato a metàstrada, quasi per evitare di farne spreco: Ma’!

Oggi che per molti di noi “lungo è il percorso e

breve la speme” parafrasando il Leopardi, ci si ac-corge che intorno a quel nome è stata costruita lapropria vita; ci si aggrappava nelle tempeste, sicuridi trovarla sempre in attesa. In lei si ritrovavanogli affetti e l’unità familiare. Quanto importante èla “disponibilità materna”! Donald Winnicott, psi-canalista inglese, nel libro “il bambino e la sua fa-

miglia”, così scrive: “Se il mondo ha continuato a

girare da millenni, ciò si deve al fatto che la cono-

scenza del significato della vita originaria del bam-

bino è depositato in ciò che si chiama

“disponibilità materna”, la quale, forse, costituisce

il patrimonio ereditario più prezioso agli effetti

della sopravvivenza della specie”.

Quante sono le mamme oggi consapevoli di questaresponsabilità? Quanti figli, tornando a casa nonhanno più la gioia di pronunciare quel nome, ma-gari al risparmio come si faceva un tempo? L’egoi-smo è diventato il signore della nostra storia,lasciando sul posto del combattimento gli affettipiù cari, cui nessun progresso potrà sopperire. Il sa-crificio è stato cancellato dal dizionario familiare,il suo posto è stato preso da un soggettivismo in-quieto e sempre insoddisfatto. Il divorzio facilefrantuma la vita e passa come un rullo compressoresul pianto di quanti hanno perso la bussola dell’esi-stenza. Mai una legge in favore della famiglia. Quante pic-conate! L’ultima, sul divorzio come la tela di Pene-lope, l’hanno data con votazione bulgara per paurache ci fosse qualche ripensamento. Intanto avanzail «gender» a sostituire nomi che sanno di stantio.“Mamma” è stata la canzone che ha sempre com-mosso l’emigrante: e in “son tutte belle lemamme del mondo” ritrovavi la tua che, schivada ogni esteriore forma di affettuosità, ti abbrac-ciava ogni volta che i suoi occhi si incrociavanocon i tuoi. AUGURI MA’!!! Pp.

EDITORIALE

A pag. 4

A pag. 5

IL PELLEGRINAGGIOA LORETO

A pag. 6

MOntELParO DaL PaPa

A pag. 7

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Pro-prio con le parole del Padre Nostro Papa Fran-cesco ha esordito nel discorso di apertu ra del-l’Expo. “Vorrei che oggi ogni persona chepasserà l’Expo di Milano - ha affermato -possa percepire la presenza dei volti degliuomini e delle donne che hanno fame e si am-malano e muoiono”. Il Pontefice ha sottolineatoche “l’Expo fa parte di questa cultura dell’ab-bondanza se non si cambia la mentalità dellospreco”. “Penso – ha aggiunto – a tanti uominie donne che patiscono la fame e i milioni dibambini che muoiono di fame nel mondo”.“L’Expo e’ un’occasione propizia per glo-balizzare la solidarietà. Cerchiamo di nonsprecarla”, ha proseguito nel suo intervento indiretta dal Vaticano durante la cerimonia inau-gurale dell’Expo. “Esiste, ha detto, “la voce ditanti poveri che fanno parte di questo mondo e

cercano di guadagnarsi con dignità'” di che vi-vere. “Vorrei farmi voce di questi fratelli, cheDio ama come figli. Dio ci ha insegnato achiedere a Dio Padre ‘dacci oggi il nostropane quotidiano'”, ha soggiunto. “Vorrei – hasottolineato – che oggi ogni persona che vi-siterà Expo possa percepire la presenza na-scosta dei volti di uomini e donne che hannofame, che si ammalano e persino muoiono acausa di una alimentazione carente onociva”. “Facciamo in modo che Expo siaespressione di un cambiamento di mentali -tà per fare in modo che le nostre azioni abbianoun impatto su chi vicino o lontano soffre lafame. Soprattutto i bambini – ha poi ribadito ilPontefice -. E’ una grande sfida a cui Diochiama l’umanità: smettere di abusare del giar-dino che Dio ci ha affidato perché tutti possanomangiarne i frutti”.

EXPO: il Papa interviene in diretta all'apertura dell'Esposizione Universale a Milano

È proprio difficile accettare che una cittàcome Milano venga messa a ferro e fuoco daqualche centinaio (forse un migliaio) di“black bloc”. Ancor più dopo aver ascoltato ibambini del coro dell’Expo, con i loro grem-biulini bianchi, cantare “siamo pronti allavita”. Senza facili sentimentalismi ci avevanoappena riempito il cuore di speranza, perchéloro sono il nostro futuro. Ed ecco, invece, ilpresente materializzarsi come un’orda nera digiovani e meno giovani con il volto celato daicaschi e dai passamontagna, con le mani occu-pate a violentare la città. Ore di guerriglia ur-bana nel cuore di una capitale dell’Occidente

che per sei mesi avrà su di sé gli occhi delmondo. Non è il momento delle analisi socio-logiche. Prendiamo atto del fatto che nel ventredell’Europa c’è un cuore nero di odio che nonperde occasione, con tecniche raffinate di guer-riglia e di mimetizzazione, per portare loscompiglio e la violenza fra la gente comune.

segue a pag. 2

NON SOLO ''BLACK BLOC''

La complicitàdella "zona grigia"

ANCONA - Cinque candidati presidenti alla Regione Marche. Depositate liste e simboli pressola Corte d'Appello di Ancona. Tra loro il presidente uscente Gian Mario Spacca, in lizza per laterza volta, dopo avere rotto con il centrosinistra (con cui ha governato per anni), questa voltasostenuto da Marche 2020 (la sua lista in cui sono confluiti anche candidati di Area Popolare),Forza Italia; l'ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli del Pd, sostenuto da Pd, Uniti per le Marchee Popolari Marche-Udc. E ancora Gianni Maggi di M5S, Edoardo Mentrasti (Altre Marche-Sinistra Unita), Francesco Acquaroli con la coalizione Centrodestra Marche (Fdi-An e Lega).

Elezionimarche.

Depositate le liste: cinque icandidati governatore.

Acquaroli, Ceriscioli, Maggi,Mentrasti e Spacca gli sfidanti

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Anno XXXII

10 Maggio 20152

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Continua dalla prima pagina

Parola del SignoreSESTA DOMENICA DI PASQUA - ANNO B

il signore Ha riVelato ai popoli la sua giustiZia

Dal Vangelo secondo gioVanniCome il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Seosserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i co-mandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la miagioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nes-suno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. voi siete mieiamici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non saquello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dalPadre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho co-stituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quelloche chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gliuni gli altri. (GIOVANNI 15,9-17)

Il messaggio di questa domenica è come il coronamento di quanto è stato proposto nelle pre-cedenti domeniche del tempo pasquale: il segno inconfondibile della presenza del Risortonel mondo è l’amore, che Dio ha diffuso nei nostri cuori col dono del suo Spirito. Gesù parlasoprattutto dell’amore fraterno, di cui egli stesso ha dato l’esempio. L’amore, poi, fa cono-scere Dio, perché «Dio è amore». Esso ci porta a superare tutte le fratture e a uscire dai nostriegoismi, sull’esempio della prima comunità cristiana, che si apre ai pagani.

Poiché l’amore è da Dio, chi ègenerato da lui e si muove nelcircuito del suo amore, conosceDio, esprime cioè nella carità ilsuo essere figlio di Dio. L’amorevissuto dal credente è una realtàdivina che ci fa andare incontroal Padre, che ci dona il suo Figliounigenito. Per sollecitarci a vi-

vere questa realtà dell’incontro con il Cristo il Vangelo ci propone l’ennesimo appello: “Rima-nete nel mio amore”, un invito pressante all’impegno, alla risposta alla chiamata di Dio all’amore,all’amicizia con Lui. Un impegno di vita che ci rende amici del Signore, suoi discepoli, coloroche godendo della sua amicizia,vivono in rapporto di obbedienza, ma nella libertà della dedizionee della risposta. Rimanere nel suo amore = osservare i suoi comandamenti = amare Dio e il pros-simo. Innamorarsi di Gesù, legarsi a Lui implica l’innesto profondo nella sua vita fino a sentirela responsabilità, la gioia e la tensione continua di rimanere fedeli a tutte le sue parole, a tutti isuoi insegnamenti. Solo nella sequela rimaniamo fedeli.Solo in Lui, con Lui e per Lui possiamo essere certi di essere sulla strada che ci porta al Padre,alla felicità e all’amore eterno. O Dio Padre eterno, che ci hai amati per primo e ci hai donato iltuo Figlio, perché ricevessimo la vita per mezzo di lui, fa’ che nel tuo Spirito impariamo adamarci gli uni gli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli. RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:RESTARE NELLA CARITA’, PER RIMANERE IN DIO (GIOVANNI XXIII)

MIO DIO, SE vOI SIETE OvUNQUE, COM’E’ POSSIBILE CHE IO SIA TANTO SPESSO ALTROvE (MADELEINE DELBREL)

Non finiremo mai di chiederci, però, come siapossibile per mille violenti infiltrarsi in una ma-nifestazione e poi riuscire a dileguarsi senza ilcomplice sostegno e silenzio di quello che soloapparentemente è un popolo antagonista nonviolento. Non abbiamo sentito le scuse degli or-ganizzatori della manifestazione di protesta, néuna presa di distanza. Piuttosto, abbiamo ascol-

tato arroganti parole di adesione, soddisfazionee complicità. È quella che gli esperti chiamanola “zona grigia”. Possiamo permetterci di sot-tovalutarla? A quel qualcuno che ha chiesto alleautorità civili l’autorizzazione a manifestare,non andrebbe chiesto conto di quanto è acca-duto? Oggi si discute di chi pagherà i danni aquanti sono stati colpiti e danneggiati. Un’ideace l’avremmo. La legge non lo prevede, macome accade negli stadi di calcio che vengonochiusi, almeno dovrebbe essere interdetta lapiazza ai violenti. A tempo determinato? Fatevoi. Nel frattempo l’Europa intera, attraversole sue polizie e le sue intelligence deve co-struire un’anagrafe del nuovo terrorismo in-terno. Questo anarchismo intermittente - nonfacciamoci illusioni - può divenire il terreno dicoltura di un nuovo terrorismo. Meglio correresubito ai ripari. 

La complicitàdella "zona grigia"

Il mese di maggio e delle rose è per i cattolici de-dicato tradizionalmente alla Madonna e alla pre-ghiera del Rosario, “corona di rose”. Ilmaggio delle rose e della Madonna ha origine an-tichissime che si radicano nel tentativo di cristia-nizzare le feste pagane in onore della natura,quando si pensò che nella Madonna, "Rosa Mi-stica", si potevano unire insieme i temi della na-tura e della Madre di Dio. Sappiamo che moltoprima del cristianesimo, fin dall’età della pietra,si sono ritrovati templi dedicati alla GrandeMadre con centinaia di ex voto: l’antropologiaculturale ci dice che quando il cristianesimo arriva in ambienti in cui la re-ligione della Madre aveva già radici antichissime, Maria diventa automa-ticamente "Madre di Dio" (Theotókos), molto prima dell’approvazione delConcilio di Efeso; e per secoli Maria, il “volto materno di Dio” è la tau-maturga, la buona madre, la dispensatrice di grazie. Le sue apparizioni frale genti della montagna o del mare si fanno frequenti e ricorrenti, specie inepoche di grandi difficoltà. E’ così bello oggi vedere come piccoli santuariin onore a Maria siano presenti ovunque nel nostro territorio: lungo i fiumi,vicino ad uno stagno, negli anfratti di una caverna, alle radici di una grossaquercia, nei pressi di una sorgente, su una collina dominante una valle. Eanche dopo il mese di maggio, tante sono le città, i paesi e le comunitàparrocchiali che celebrano feste in onore della Madonna, amabilmente ono-rata con i più svariati titoli: come Madonna della Marina, della Montagna,

Madonna delle Grazie: insomma, con infinitinomi, quasi a dirne l’infinità di grazie che questamadre buona ottiene ai suoi figli. Certamente lefeste religiose hanno anche un grande significatoantropologico: già ad Atene le grandi feste pa-natenaiche erano il momento di auto-identitàdella città, tant’è che quando vennero re-istituite,durante la guerra del Peloponneso, Atene rilan-ciò se stessa come immagine. Così è per le no-stre processioni: quell’avanzare lento dellastatua, tra i canti sacri, in mezzo alle case dellagente, significa aggregazione della comunità, ri-

badisce la propria appartenenza a un territorio, mette in contatto col so-prannaturale attraverso il gesto sacro, ha forte incidenza psicologica conla preghiera in movimento e fa prendere coscienza del proprio essere pel-legrini su questa terra, nella quale si è di passaggio: “Salve regina!...a tericorriamo in questa valle di lacrime….” E se Dio stesso ha scelto di avereuna donna per madre, vuol dire che non si può avere un’adeguata erme-neutica di ciò che è umano, senza un adeguato ricorso a ciò che è femmi-nile; solo la differenza tra l’“io femminile”, e l’“io maschile” potràarricchire e completare l’espressione dell’humanum in tutti gli ambiti dellasocietà, come ci ricorda un bellissimo pensiero di Pavel Evdokimov: “Ilmondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcun ruoloè sempre più un mondo senza Dio, poiché senza madre Dio non può na-scervi”. Zenit

«Questa città ha l’occasione storica di lasciare unsegno, di rilanciare uno stile di vita sobrio e ospi-tale. Se oggi San Giovanni di Dio fosse a Milanoripeterebbe “fate del bene fratelli, a voi stessi”perché aiutare gli affamati e i sofferenti non fabene solo a loro ma anche a noi: come ha ricor-dato il Papa, l’Expo è un’occasione di globaliz-zare la solidarietà, ioaggiungo che è un’occa-sione per riscoprire l’ospi-talità come stile di vita,nella vita di tutti i giorni».Così fra Jesus Etayo, supe-riore generale dei Fatebene-fratelli, ha commentatol’apertura dell’Expo alleporte di Milano, dove si tro-vava per celebrare la me-moria di San RiccardoPampuri. A Trivolzio, dove riposa il Santo, fraEtayo ha ricordato in cosa consista il carismadell’ospitalità che caratterizza l’Ordine Ospeda-liero da cinquecento anni. «Dedicarsi all’assi-stenza degli ammalati e dei bisognosi, aprire lanostra casa al forestiero e accoglierlo affinché sisenta come a casa propria, accogliere incondizio-

natamente …» ha spiegato, commentando:«l’ospitalità è ciò che fece Cristo, il buon sama-ritano, ciò che visse fino all’estremo San Gio-vanni di Dio ed è ciò che fanno i nostri confratelliin Liberia e sierra Leone». I fatebenefratelli sono una delle congregazioni re-ligiose in prima linea sul fronte di Ebola, una

prova che li induce a vi-vere con ancor maggioreintensità il loro anno voca-zionale all’ospitalità, che èin corso. Impegnati nel-l’assistenza dei malati,degli anziani e dei disabili,sono impegnati in un ap-profondimento anche teo-logico e pastorale del loroimpegno: «Siamo chiamatia una conversione – ha

detto il superiore generale nel pomeriggio, incon-trando la provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine– per vivere la nostra consacrazione con maggioreesigenza ed audacia, superando soprattutto me-diocrità e ambiguità, smettendo di guardare soloa noi stessi in molte occasioni, o, come dice ilPapa, superando l’autoreferenzialità, manife-

stando con i fatti la gioia e l’entusiasmo di viverela nostra vocazione» ha sottolineato, chiamandoogni confratello a un periodo di discernimento e,eventualmente, a «rivedere la loro forma di vita,per mettere al centro Dio e le persone sofferenti».Perché, ha detto, «la gioia e l’entusiasmo dellanostra vocazione rendono feconda l’opera di Dio,il carisma e la missione, mentre l’ambiguità e lamediocrità la rendono sterile». L’obiettivo? Nonessere “funzionari dell’ospitalità” ma “testimonidell’ospitalità”.Del resto, come ha detto monsi-gnor Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, ricor-dando san Pampuri, che era un religioso deiFatebenefratelli, «non crediamo che siano le cir-costanze a scegliere per noi il prossimo che dob-biamo servire ma dobbiamo essere noi a prenderequesta decisione e a vivere in conformità di que-sta decisione». Un concetto che il superiore pro-vinciale dei Fatebenefratelli, fra Massimo Villa,ha declinato illustrando l’impegno dell’Ordine sulfronte delle nuove povertà, «un impegno che staampliandosi mese dopo mese, esattamente comesi amplia il bisogno sociale, e che trova un riscon-tro importante anche nella disponibilità dei laici:non è un mistero che alle nostre strutture arrivinoanche molte persone che non sono in grado ne-

Maggio: Maria, la mamma e le rose la madre di Dio viene venerata con infiniti nomi, quasi a dirne l'infinità di grazie

che ottiene ai suoi figli di Anna Rotundo

anche di pagare il ticket e che possono ricevereassistenza grazie alla “mutua di san Giovanni diDio”, che è alimentata dal volontariato dei pro-fessionisti che collaborano con noi». Una culturadell’ospitalità di cui san Riccardo Pampuri fu ungrande testimone, ha sottolineato Fra Etayo,«come giovane, come medico e come fatebene-fratello», e che «può germogliare anche nelmondo dell’Expo, se, appunto, la nostra atten-zione a quest’evento non si ferma al business ese si riesce a trasformare questo senso di condi-visione dell’evento in un senso di condivisionedella giustizia sociale e diritto al cibo, come hachiesto papa Francesco».

il superiore generale dei fatebenefratelli: «L’Expo sia l’occasione per riscoprire l’ospitalità»

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10 Maggio 2015 PAG

Primo Maggio festa di s. giuseppe La-voratore è la festa del lavoro. Una festadeclinata in tanti modi, che ha una lungastoria e tradizione legata al suo nascerecome festa che riconosceva i diritti e do-veri dei lavoratori e un’attenzione almondo del lavoro da richiamare. Una festache ha assunto il tono giocoso della festatra musica e sole, una festa che oggi l’ur-genza dei tempi chiede riscopra la sua di-mensione più profonda di giornatadedicata al tema del lavoro, anzi per esserepiù corretti dedicata ai lavoratori. C’è una zona della nostra città, l’Agraria aPorto d’Ascoli che da quaranticinque anni ce-lebra il primo maggio con una festa che coin-volge l’intero quartiere. Una festa di famiglia edi famiglie, che hanno costruito con il proprio

lavoro un quartiere, hanno contribuito con unaspiccata laboriosità all’autonomia, alla crescita,alla libertà della comunità locale con uno spiritodi appartenenza che si è mostrato anche comespirito di solidarietà. Mentre le vie dell’Agrariasi animano dei colori e sapori della festa, tragiochi, palloncini e buon cibo, c’è anche l’oc-casione di mostrare la vicinanza della Chiesaattraverso la preghiera e la celebrazione Euca-ristica, a cui affidare i lavoratori e il suffragiodi chi ha perso la vita mentre lavorava.Quest’anno per la prima volta, c’è stata la pre-senza del vescovo invitato dalla parrocchia acelebrare l’Eucaristia. Prima della celebrazioneha incontrato alcune realtà del mondo del la-voro per mostrare la vicinanza della chiesa eaiutare a non perdere la fiducia. Il vescovo ha ascoltato le voci del mondo del

lavoro. Il momento, promosso dalla Pastoralesociale del lavoro diocesana, è stato l’occasionedi ascoltare l’esperienza del rappresentante delCNA che a Comunanza ha attivato una serie diiniziative con le scuole per educare al lavoro ealla riscoperta di lavori tradizionali coinvol-gendo le competenze delle famiglie. La diffi-

coltà di un lavoratore precario delsentirsi definito attraverso denomina-zioni legate all’avere o no lavoroquando ci si sente per prima cosa unessere umano. Significativa la testimonianza di unadonna lavoratrice proprio dell’Agraria,Adele, che ha raccontato al vescovo lastoria di un quartiere dove molti sonovenuti per lavorare costruendo attivitàe così le proprie case li dove c’erano icampi. Una rete produttiva che in partesi è interrotta dopo l’esperienza indi-menticata dell’alluvione che ha messoin ginocchio il quartiere, ma ha anche

fatto emergere tanta solidarietà. Ma come lagente dell’Agraria, anche Adele ha raccontatodi essersi sempre rimboccata le maniche, rico-minciando sempre e mettendo su insieme ad al-cune amiche un’attività e credendoci eaffidandosi anche alla Provvidenza, anchequando per un anno non hanno avuto nessunostipendio. Storie di lavoratrici donne che hannofatto davvero il quartiere come la signora Seve-rina, un “mito” ha detto qualcuno, che trasferi-tasi dalla campagna aprì una bottega nelquartiere. Il vescovo ha ricordato l’importanzadel condividere, le energie spirituali e materiali,perché ci sia un vero sviluppo integrale, pertutto l’uomo e per ogni uomo. La Chiesa è pre-sente per ricordare il valore del lavoro che devepromuovere l’uomo. Monica Vallorani

MLaC: Veglia di preghiera per il lavoro “Come Giuseppe, custodidella speranza.” è stato il ti-tolo della veglia che il Movi-mento Lavoratori di AzioneCattolica della diocesi di SanBenedetto ha proposto allavigilia della festa del PrimoMaggio. Festa di S. GiuseppeLavoratore e tradizional-mente la festa del lavoro.Una veglia di preghiera a cuiil MLAC ha invitato, unitialle tante veglie che in molteparti d’Italia sono state orga-nizzate, per pregare per il mondo del lavoro, le difficoltà e sofferenze dei lavoratori, per affidarcia S. Giuseppe e al suo esempio di custode attento e paziente, laborioso e fiducioso. La veglia dipreghiera ha avuto anche un significato particolare perché si è svolta all’interno del capannone diuna realtà lavorativa, la Piemme dell’Agraria che ha aperto le porte della grande officina per acco-gliere tutti coloro che hanno voluto sostare insieme in preghiera. La veglia, guidata dall’assistenteunitario di Azione Cattolica don Luigino, ha richiamato forte la responsabilità e la solidarietà diognuno di noi per costruire cammini di speranza giusti e nuovi per il lavoro, la custodia della terra,possibili solo se affidati a Cristo Signore. I vari momenti della veglia sono stati scanditi da deisegni come un lumino, la Bibbia e la Dottrina Sociale della Chiesa che ci indicano la via e il centroda dove nasce la giustizia, l’equità dell’economia e l’impegno a che ogni uomo viva con dignità.Il segno della terra ha ricordato, così come dice papa Francesco, l’impegno a custodirla come unprestito, che è stata consegnata poi a ogni partecipante. E poi anche una tuta e la busta paga di unlavoratore a ricordare tutti coloro che erano al lavoro, o che lo cercano, e il diritto alla giusta retri-buzione e al lavoro che permette di vivere e “unge di dignità”. Un momento prezioso questo offertodal MLAC diocesano per fondare ogni impegno sulla Parola, per affidare le preoccupazioni e leincertezze del mondo del lavoro oggi al Signore, per ritrovarsi insieme, e mai soli, come Chiesa,come comunità ad essere attenti custodi dei diritti e doveri degli uomini. Monica Vallorani

Carissimi tutti,

è ormai prossimo l’appuntamento di

preghiera, per tutte le famiglie, che

vogliamo riproporvi anchequest’anno, come da

calendario, la sera del 13MAGGIO, nelle vostre

parrocchie. Siamo certi che sarà untempo di grazia grande

per chi, insieme alla propria Comunità

parrocchiale, si raduneràper pregare

contemporaneamente allealtre parrocchie

diocesane. Sarà anche una sera

speciale, perché tutta laChiesa ricorda la prima

apparizione della Madonna a Fatima.

Speriamo che nessunomanchi a questo

appuntamento per pregare uniti.

Un abbraccio fraterno

L’Equipe dell’Ufficio Diocesano di Pastorale

Familiare

Primo Maggio festa di s. giuseppe LavoratoreIl vescovo incontra il mondo del lavoro

BRASILE - Messaggio dei vescovi per il Primo Maggio:“Non possiamo convivere con il lavoro schiavo”Brasilia (Agenzia Fides) – In occasione del Primo Maggio, nella giornata dedicata in tutto ilmondo al tema del lavoro, la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) ha pub-blicato un messaggio rivolto ai lavoratori per confermare il sostegno della Chiesa "agli uominie le donne che, per mezzo del lavoro, costruiscono vie di vita e di fratellanza". Nel messaggioi Vescovi brasiliani hanno riaffermato con forza la necessità di difendere e allargare i diritti deilavoratori, citando esplicitamente le misure di tutela sanitaria in caso di malattia, la pensione,l'assicurazione contro la disoccupazione, i bonus salariali. L'attacco a tali diritti - ha ribaditol'episcopato brasiliano "rappresenta una minaccia per i lavoratori". Nella parte conclusiva delmessaggio, i Vescovi brasiliani hanno espresso la loro preoccupazione "per il numero di lavo-ratori che sono ancora in regime di schiavitù", sollecitando con forza la proposta di modificacostituzionale 57/1999, già approvata al Senato, che prevede la punizione legale per le aziendeche si avvalgono del lavoro schiavo. "Non possiamo più convivere" si legge nel documentodella CNBB "con questa realtà che mina la dignità della persona umana". (CE) (Agenzia Fides)

Il 25° di sacerdozio di don Patrizio Spina, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Martinsicuro

di Floriana Palestini

Mercoledì 29 aprile è stata una giornatacarica di emozioni per don PatrizioSpina, giunto al 25esimo anniversario disacerdozio: la chiesa era gremita, l’ab-side colmo di amici sacerdoti venuti aMartinsicuro da tutta la diocesi per fe-steggiare il parroco del Sacro Cuore diGesù. In prima fila, tra l’assemblea, pre-sente il sindaco della città Paolo Cama-ioni con alcuni assessori, e a seguireanche alcuni amici di Castignano. Ilvescovo Carlo ha presieduto la S. Messadelle 18:30 e commentando il brano del vangelo del giorno (Mt 11,25-30) ha paragonato gli umiliche hanno fiducia nel Signore alla figura del sacerdote, poiché «il sacerdote prima ancora di essereuna persona che celebra la messa e i sacramenti è uno che ha saputo fidarsi del Signore. Un sa-cerdote è la testimonianza del fatto che una vita fondata sul Signore è bella e degna di essere vis-suta. Passati venticinque anni dall’ordinazione sacerdotale, arriva il momento di rendere grazie aGesù, perché il sacerdozio è un dono immeritato: noi preti non ci siamo meritati il dono del sa-cerdozio, ci è stato dato gratuitamente dal Signore. Se non ci fidiamo del Signore, come può egli

farci dei doni? Il sacerdote èdono di Dio, Lui lo ha do-nato alla Chiesa e la pre-senza del sacerdoterappresenta la ricchezzadella grazia di Dio per cia-scuno di noi.”.“Il sacerdoteinoltre, ha concluo il ve-scovo Carlo, deve impararedai più umili a farsi piccolodavanti alla grazia di Dio ericonoscersi segno sacra-mentale della presenza diCristo in mezzo a noi”.

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4 Anno XXXII

10 Maggio 2015PAG

Testimoni di vita consacrataA tu per tu con suor vittoria, impegnata nella Caritas diocesana

di Floriana Palestini

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero fo-restiero e mi avete ospitato, nudo e mi avetevestito, malato e mi avete visitato, carceratoe siete venuti a trovarmi. […] In verità io vidico: ogni volta che avete fatto queste cose auno solo di questi miei fratelli più piccoli,l'avete fatto a me.” Con queste parole delvangelo di Matteo (cap. 25, 35-40) si puòriassumere l’opera delle suore del PiccoloFiore di Betania in Caritas, parole che ha ri-cordato il vescovo Carlo, nel luglio dell’annoscorso, durante la celebrazione per il trasfe-rimento delle suore del Piccolo Fiore pressola struttura stessa. Abbiamo incontrato suor Vittoria, impegnatain Caritas insieme a suor Smitha, per saperne di più sulla lorovita e sul prezioso servizio che svolgono nella nostra diocesi. Suor vittoria, quando è arrivata a San Benedetto? Io, suorSmitha e suor Tarcisia siamo a San Benedetto dal 2013: nel mesedi dicembre siamo arrivate a Santa Gemma, ma insieme al ve-scovo Carlo abbiamo deciso che era più opportuno metterci a di-sposizione presso la Caritas, dove siamo dal giugno 2014. Ilnostro stesso fondatore, mons. Raimondo Francesco CamilloMascarenhas, aveva il desiderio di lavorare con tutte le persone,specialmente i poveri o quanti si trovano in situazioni di emer-genza. Noi del Piccolo Fiore di Betania seguiamo l’esempiodella beata Vergine Maria come serva di Dio nella fede, lo zelomissionario di santa Teresa del Bambin Gesù e cerchiamo di es-sere veri discepoli come lo furono Marta, Maria e Lazzaro di Be-tania. Divenendo serve di Dio, trasmettiamo l’amorecompassionevole di Gesù al nostro servizio ai poveri ed emargi-nati, seguendo le orme di santa Teresa del Bambin Gesù e ripe-tendo il nostro motto: “Eccomi, sono la serva del Signore, sicompia in me la Tua Parola”.Di cosa vi occupate in questa struttura? Noi aiutiamo inmensa insieme a dei volontari, serviamo il cibo e stiamo in cu-

cina fino alla fine del pranzo, l’unicopasto che offriamo, se si esclude la co-lazione. Io e suor Smitha ci occupiamoanche dei vestiti e di controllare ledocce, mentre un’altra sorella distribui-sce i viveri. Siamo contente di rispon-dere pienamente al nostro carisma, cheè quello di lavorare con i poveri. Oltrea persone con gravi difficoltà economi-che, bussano alla nostra porta anchedrogati, ubriachi. Cerchiamo di parlarecon loro, ascoltarli, dare loro cose ur-genti come i vestiti o il cibo. Molte per-sone che vengono qui non hanno

nemmeno una casa e questa è una “casa aperta”, dove possonotrovare (quasi) tutto ciò di cui hanno bisogno. Molti gestori dialimentari e supermercati ci regalano i viveri: grazie a loro fac-ciamo poca spesa perché ci arrivano tante buone cose e possiamomantenere tutti quelli che vengono a chiederci qualcosa. Dalpunto di vista spirituale abbiamo l’appuntamento fisso del gio-vedì, con la S. Messa. Noi consacrate cerchiamo dicoinvolgere chi viene in Caritas a partecipare allamessa, parlando con le persone, ascoltandole, e soprat-tutto testimoniamo con la nostra stessa vita l’amore diDio per gli ultimi della società. Non è sempre facileparlare con le persone, perché può capitare qualcunoall’apparenza violento o irascibile, ma che si calma conqualche parola di conforto.In genere di quante persone vi occupate alla mensa?Sono sempre le stesse o vedete anche qualche faccianuova? Per la mensa tornano quasi sempre le stessepersone. Ogni 15 giorni distribuiamo i viveri, mentrealla distribuzione dei vestiti ci sono sempre molte per-sone. Alla mensa, inoltre, siamo arrivati a circa qua-ranta persone, molte di più rispetto ai mesi scorsi. C’èmolto lavoro lì perché ognuno ha esigenze particolari:

dobbiamo stare attenti alle allergie ma anche alla religione (adesempio i musulmani). Per fortuna abbiamo diversi volontariogni giorno in cucina che ci danno una grossa mano, sia ad or-ganizzare il cibo che a distribuirlo. C’è un avvenimento che ricorda con affetto, legato a qual-cuno della mensa? Sì, qualche settimana fa è stato il comple-anno di un signore che viene spesso a mangiare da noi. In ufficioabbiamo un elenco di chi frequenta la mensa con nomi e date dinascita ed era arrivato il giorno del compleanno di un nostroamico. Senza che lui sapesse niente, gli abbiamo cucinato i suoipiatti preferiti e cantato “Tanti auguri”. È stato bellissimo e gra-tificante vedere la felicità e il sorriso che hanno conquistato ilvolto di quell’uomo quando è arrivata sul tavolo una piccola tortache gli avevamo preparato. Trattenendo le lacrime ci ha ringra-ziato e ha confessato che nessuno si era mai ricordato del suocompleanno e che eravamo riusciti a farlo sentire importante eamato. Credo che il nostro scopo qui sia proprio questo: cer-chiamo di dare la speranza a queste persone. Ci impegniamo adessere per loro la luce, a portare un po’ di gioia e amore nelleloro vite e far sì che siano meno soli.

ABORTO A PADOvA. C’È SEMPRE UNA STRADA PER TUTELARE MAMMA E BAMBINOOra la magistratura accerti le gravi responsabilità che sicuramente ci sono state

La notizia di un aborto eseguito in fase molto avanzata di gestazione nella clinica ostetrica del poli-clinico universitario di Padova è di quelle che riempiono di dolore. «Non ci permettiamo di giudicarela madre che ha deciso impedire a suo figlio di vedere la luce» commenta Gian Luigi Gigli, presidentedel Movimento per la vita. «Ad essa vorremmo solo dire che vi era la possibilità di altre soluzioni eche avremmo potuto e voluto aiutarla, se la sua scelta fosse stata frutto di disperazione. «La maggioreo minore età gestazionale del bambino non cambia evidentemente la natura dell’atto, ma fa differenzaagli occhi della legge e la magistratura, doverosamente, sta indagando sull’eventuale falsificazionedei dati presenti nella cartella clinica. Tuttavia, se anche non dovesse esserci stato dolo nell’accertarel’età gestazionale, come si può non stigmatizzare la superficialità con cui sono state accertate le con-dizioni della donna e del suo bambino? Non doveva essere particolarmente complicato determinarnele reali condizioni, considerato che l’aborto dopo i 90 giorni è consentito solo in caso di grave pericoloper la vita della madre o per la presenza di gravi malformazioni fetali (tali da creare grave pericoloper la salute della donna) e che gli esami per accertare la presenza di tali circostanze devono essereeffettuati all’interno della struttura dove l’aborto viene eseguito. «In ogni caso, quando sussista lapossibilità di vita autonoma del feto, l’aborto può essere praticato solo in presenza di pericolo di vitaper la madre e adottando ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto. Qualcuno evidentementeritiene ormai che l’aborto sia un diritto esigibile sempre e comunque, ben al di là dei fragili palettiposti dalla legge 194, fino a sopprimere all’interno di un ospedale pubblico un feto già capace di vitaautonoma. «È urgente quindi ricreare le condizioni anche politiche, oltre che sanitarie e sociali, affin-ché la scelta per la vita sia incoraggiata e perché alle gestanti in difficoltà possano essere proposte so-luzioni alternative all’aborto anche dentro gli ospedali pubblici. Il Movimento per la vita» ha conclusoGigli «è pronto a mettere a disposizione delle autorità sanitarie e dei consultori i suoi volontari e larete dei Centri di aiuto alla vita per studiare ed offrire insieme soluzioni che salvaguardino la mammaed il bambino». Daniele Nardi

Domenica 3 maggio, alle ore 12,00, in piazzaSacconi, si è svolta l’inaugurazione della mo-stra in onore della Madonna, esposta all’internodella “Torre dei Gualtieri”, alla presenza delparroco Mons. Romualdo Scarponi e dell’as-sessore alla cultura dottoressa MargheritaSorge. È una mostra dedicata al “Volto diMaria”, durante tutto il mese di maggio, volutadall’associazione “Amici del Paese Alto”, conla collaborazione del “Comitato di Quartiere”.Si mette in risalto il volto di una Madre, non diuna Madre qualunque.Si tratta della figura dellaMadre di Dio … di una ragazza il cui grembo èstato scelto dal Signore per farsi uomo tra gliuomini. “La mostra vuole essere un momentodi riflessione per il visitatore sul volto dellaMadre di Dio, Lei che è stata l’anello prolificotra il Creatore e gli uomini”, spiega Vincenzo

Rossi, coordinatore della mostra. Il percorsodell’esposizione è caratterizzato dall’ambienta-zione suggestiva della “Torre dei Gualtieri ed èaccompagnato da musiche e luci che permet-tono ai visitatori anche un raccoglimento spiri-tuale. Le opere, tutte originali, provengono dacollezioni private della nostra diocesi. Molte diesse sono della parrocchia di S.Benedetto Mar-tire. La mostra resta aperta durante il mese dimaggio nel seguente orario:SABATO DALLE ORE 17,30 ALLE ORE 19,30; DOMENICA DALLE ORE Inoltre, tutti i VENERDÌ del mese di maggio,alle ore 21,30 SARÀ RECITATO IL SANTOROSARIO sotto la “Torre” guidato dal “Movimento Mariano con la Gioia nel cuore”.

MC

Parrocchia di S. Benedetto Martire“Il volto di Maria” nel vecchio incasato

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Qual è lo spirito dello studio della teologia inun cammino di formazione?Da molti secoli la teologia è stata consideratauna materia di studio. Ma, come ha affermatoBenedetto XVI, Dio non è l'oggetto della teolo-gia: ne è piuttosto il soggetto. Chi parla nellateologia è Dio stesso, e il nostro pensare e par-lare serve perché Lui possa essere ascoltato. Inquesto senso è evidente che il parlare di Dio, laParola di Dio sono essenziali in un cammino diformazione, sia quella fatta di studio sia quellafatta di vita cristiana quotidiana. Anche se la teo-logia ha assunto una veste "accademica" essaresta una delle espressioni più significative dellavita cristiana, quindi lo studio teologico non puòessere vissuto al di fuori di un cammino di au-tentica conversione e di servizio all'uomo.Qual è la particolarità dello studio della teo-logia nel contesto della Chiesa marchigiana?Credo che la particolarità dell'ITM sia il suo le-game con il territorio, cioè con le chiese chesono nella nostra regione. Questo è un valore in-nanzitutto per gli studenti che la frequentano, lamaggior parte dei quali provengono dalle nostreDiocesi. Poi per i docenti che sono tutti impe-gnati nella vita delle nostre comunità o comepresbiteri o come laici. Indubbiamente questoinsegnare part time ha i suoi svantaggi, ma haanche il grande pregio di far nascere dalla vitadelle comunità le domande sulle quali la teolo-gia deve lasciar parlare Dio. Altra caratteristica,in base alle indicazioni che ci sono state date daivescovi sia direttamente all'ITM sia nel Conve-gno ecclesiale del 2013, è quella di prestare unaparticolare attenzione alla teologia sacramenta-ria e, all'interno di questa, a due sacramenti: ilsacramento dell'ordine e quello del matrimonio.

Descriva con un'immagine a lei cara il per-corso dello studio teologico.La prima volta che ricordo di aver ascoltato unteologo è stato nel 1969 quando diciottenne hopreso parte a una conferenza dell'allora padreCarlo Maria Martini, rettore del Pontificio Isti-tuto Biblico. Non ricordo esattamente cosadisse, parlava della testimonianza nella carità,ma ricordo l'umiltà con la quale egli si mettevadi fronte alle Sante Scritture. Durante quell'orapiù volte ripeté: "se possiamo dire qualcosa al-lora io direi che la Bibbia dice….". Sette annidopo ebbi la fortuna di poter cenare io e lui dasoli e gli confidai che quelle parole, quel suo at-teggiamento verso le Sante Scritture, mi ave-vano profondamente colpito e da lì era nato ilmio desiderio di cercare in esse il volto di Dio.La sua risposta resta per me un riferimento es-senziale. Mi disse: "Fa piacere sapere che tra letante parole che si dicono ce n'è una che serve aqualcosa!" Mi auguro che anche per i nostri stu-denti, tra le tante parole che ascoltano, ce ne siauna che li aiuti a vivere e a testimoniare la nostrafede. Giacomo Pompei (Diocesi di Macerata)

5Anno XXXII

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Leggiamo Lc 8,11-15. Si veda il testo paral-lelo di Mt e il commento nella Serie su Matteon. 66. 1. Le parabole nei Vangeli spiegate da Gesù.Sono due, quella del seminatore, in Mt, in Mce in Lc; quella della zizzania seminata sulcampo subito dopo che era stato seminato agrano, solo in Mt. La spiegazione della parabola del seminatoreda parte di Gesù si ha, quindi, in tutti e tre iSinottici, anche se con sfumature diverse fra itre autori. Questa triplice attestazione ci dicegià che la spiegazione della parabola facevaparte della grande tradizione apostolica dallaquale gli evangelisti la riprendono. C’è da direche essa, nella so-stanza, risale al Gesùstorico. Un po’ di-versa è la situazionedella parabola dellazizzania che si hasolo in Mt 13,36-43 eche usa un parlare cherimanda a quellodella chiesa aposto-lica.2. La natura di tali

spiegazioni. E’ fonda-mentalmente di tipo metaforico. Distin-guiamo. La parabola si fonda su una metaforache viene sviluppata in un racconto voluta-mente piacevole e più o meno ampio. E’ taleracconto nel suo insieme che contiene il mes-saggio da comunicare.L’allegoria, invece, dà alle parole e alle frasiun significato particolare, diverso da quelloche esse hanno. E’ quanto fa Gesù, anche semoderatamente, nella spiegazione del semi-natore. Nella spiegazione della parabola dellazizzania l’allegoria è portata al massimo.«Colui che semina il buon seme è il Figliodell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme

buono sono i figli del Regno. La zizzania sonoi figli del Maligno 39e il nemico che l’ha se-minata è il diavolo. La mietitura è la fine delmondo e i mietitori sono gli angeli» (13,37-39). Sette soggetti con sette predicati chedanno ai soggetti un significato diverso!3. Gesù spiega la parabola. «11Il significato

della parabola è questo: il seme è la parola

di Dio. 12I semi caduti lungo la strada sono coloro

che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo

e porta via la Parola dal loro cuore, perché

non avvenga che, credendo, siano salvati.13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando

ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma

non hanno radici; credono per un certo

tempo, ma nel tempo della prova vengono

meno.14Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro

che, dopo aver ascoltato, strada facendo si la-

sciano soffocare da preoccupazioni, ric-

chezze e piaceri della vita e non giungono a

maturazione. 15Quello sul terreno buono sono coloro che,

dopo aver ascoltato la Parola con cuore in-

tegro e buono, la custodiscono e producono

frutto con perseveranza» (Lc 8,11-15).Questa spiegazione non è di natura esegetica,ma pastorale. Lc inserisce nella spiegazioneallegorizzante, che prende dalla tradizione,quanto rientrava nelle necessità spirituali dellacomunità alla quale destinava direttamente ilsuo scritto.Lc identifica il seme con «la parola di Dio»che, come sappiamo, è anche parola di Cristo,«il suo seme». Poi, con «i semi», «quelli», «quello», Lcpassa a indicare «coloro» che ascoltano taleParola. Quindi immagina che la Parola si è in-carnata e quasi identificata in loro; e che adessi spetta il compito di farla custodirla atti-

vamente, cioè di farlaoperare nella lorovita.Nel primo caso «isemi» sono coloro gliincostanti, che si la-sciano conquistaredalla Parola inizial-mente, che la vivonoper un certo tempocon gioia, ma che poila rifiutano. E’ ildramma che si ripete

in tanti adolescenti che hanno assorbito congioia l’insegnamento cristiano, ma che, dadopo la cresima, lasciano la porta aperta al«diavolo» che «porta via la Parola dal lorocuore» e per uno scopo preciso, perché non«credendo, siano salvati». Volesse il cielo chequesto dramma fosse vissuto solo da adole-scenti e non da adulti e anziani! Nel secondo caso «i semi» sono coloro che,dopo un ascolto promettente, vengono rag-giunti d «prova» di vario genere e infine crol-lano. Reagiamo con Paolo: «Tutto posso incolui che mi dà forza» (Fil 4,13).Nel terzo caso «i semi» sono coloro che la-sciano che la Parola finisca per essere soffo-cata «da preoccupazioni, ricchezze e piaceridella vita». Le ricchezze occupano un postoimportante nel pensiero di Lc.Nel quarto caso il seme sono coloro che ascol-tano «la Parola», in maiuscolo, personificatacome spesso in Atti, con cuore buono e conperseveranza. Il «cuore» indica la sede delledecisioni; cioè, qui l’impegno forte di lasciarsiguidare dalla Parola. Con «perseveranza», hy-

pomonÌ , mediante la quale uno “sta cometorre ferma, che non crolla già mai la cima persoffiar di venti” (cf Dante, Purgatorio, 5,14-15), una virtù che è assai importante in Lc:«Con la vostra perseveranza salverete la vo-stra vita» (Lc 21, 19). La pratichiamo con Cri-sto in vista dell’unione in cielo con lui: «Voisiete quelli che avete perseverato con menelle mie prove 29e io preparo per voi unregno, come il Padre mio l’ha preparato perme» (22,2829).Conclusione. Conquistàti e plasmati dalla Pa-rola, facciamo nostro questo programma:«Siate lieti nella speranza, costanti nella tri-bolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm12,12). [email protected]

Su richiesta dei discepoli

53. gEsÙ sPiEga La ParabOLa DEL sEMinatOrE

DOMEniCa 10 MaggiO Ore 10.30 Castignano - Parrocchia

S. Pietro Apostolo: Cresime

LUnEDì 11 MaggiO

Ore 21.00 San Benedetto Tr. Biancazzurro: Relazione al corso per i volontari delle Caritas

MErCOLEDì 13 aPriLE

Ore 19.30 Valtesino - Parrocchia Madonna di Fatima: S. Messa

VEnErDì 15 MaggiO Ore 16.00 San Benedetto Tr.

Cattedrale: ConfessioniOre 21.00 Padri Sacramentini: lezione alla

Scuola di formazione teologica

sabatO 16 MaggiO Ore 18.30 San Benedetto Tr. - Parrocchia

S. Filippo Neri: Cresime

DOMEniCa 17 MaggiO Ore 11.00 Grottammare - Parrocchia

S. Giovanni Battista: CresimeOre 18.30 San Benedetto Tr.

Parrocchia S. Pio X: Cresime

Impegni Pastorali del Vescovo Dal 10 al 17 maggio 2015

“Finestra aperta sul nostro seminario regionale” – (maggio 2015)

GLI STUDI TEOLOGICI ALL’INTERNO DELLA FORMAZIONE AL SACERDOZIO.

Intervista al preside dell’Istituto Teologico Marchigiano (ITM), don Giovanni Frausini.

Premiazione progetto miniguide dell’archeoclub di ripatransone

Nell’ambito della manifestazione “Il Piceno Città Grande”, svoltasi presso il teatro Concordia diSan Benedetto del Tronto il 29-30 Aprile, gli allievi del secondo anno della scuola media dell’Iscdi Ripatransone sono stati premiati per il progetto miniguide di Archeoclub d’Italia e per la loro

attività nei giorni di 11-12 Aprile, in occasione della festa dell’Ottava. I gruppi premiati hannotenuto aperte per le visite guidate le seguenti chiese:- Duomo: Irene Cellini, Sara Straccia, Elisa Lucidi , tutor Dott.ssa Donatella Donati Sarti (presi-dente Archeoclub)- Prof. Bruna Di Gabriele (referente per la scuola)- San Pastore e San Michele Arcangelo: Emanuele Traini, tutor ins.Rita Massi –ins.FrancescaCiabattoni

- San Filippo: Sofia Mazza- Nicola Fastigi- De-nise Cruciani, tutor ins.Lucia Ciabattoni -dott.Mario VirgiliIl progetto, nato in perfetta sintonia tra la Isc el’Archeoclub, ha una duplice finalità: 1) portare alla utilizzazione delle giovani forzeper tamponare la carenza di mezzi pubblici epermettere ai turisti di usufruire di personalepreparato nella storia e arte locale.

2) appassionare i ragazzi alla conoscenza dal proprio territorio e al rispetto dei beni culturali e ar-tistici. Iniziato lo scorso anno a seguito della perdita del prof. Antonio Giannetti che, con la suacompleta disponibilità e l’aiuto di alcuni collaboratori, rendeva sempre usufruibili le varie strut-ture, il corso utilizza quale libro di testo la guida di Ripatransone del Prof.Antonio Giannetti e laguida prodotta dai corsisti di una precedente esperienza scolastica con i membri archeoclubProf.ssa Orlanda Sabatini e Prof. Alberto Pulcini.Articolato con lezioni teoriche su argomenti storici, divisi in ordine cronologico (dott.ssa DonatellaDonati Sarti), lezioni linguistiche: dal dialetto alla corretta dizione italiana (prof. Eligio Ciabat-toni), lezioni di storia dell’arte: Ripatransone attraverso la fotografia (dott.ssa Chiara Cappelli)-lezioni pratiche sulla figura dell’operatore turistico (dott. Francesco Maroni)viene poi integrato con esercitazioni dirette sul campo, quale appunto quella citata per il premio. Tutti i docenti sono membri archeoclub ordinari e la sede nazionale ha voluto includere questigiovanissimi quali membri Archeoclub juniores. La cittadinanza tutta ringrazia queste nuove forze

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6 Anno XXXII

10 Maggio 2015PAG

Domenica 10 Maggio alle ore 10.00, partendodal Duomo, avrà luogo a Ripatransone la pro-cessione cosiddetta della “Benedizione delleCampagne” con il venerato simulacro della Ma-donna di San Giovanni. Per capire il senso diquesto momento che tradizional-mente vive la comunità ripana,dobbiamo tornare indietro nel tem-po di qualche secolo fino al 10Maggio 1682. Infatti quella fu unadata molto significativa per la sud-detta immagine della Beata VergineLauretana, nonché per la confra-ternita che l’aveva in custodia. Aquel tempo cresceva in modo sem-pre più fervido la devozione allaMadonna detta di San Giovanni eparimenti il numero delle grazieda lei concesse. Accadde quindiche alcuni Ripani nel 1675 si trovavano a Romain occasione del giubileo, e decisero di ricorreread un canonico del Capitolo di San Pietro, peresprimere il desiderio di vedere “Incoronata” lavenerata Immagine ripana, da parte di questoorganismo ecclesiale autorizzato dai sommi pon-tefici ad espletare tale compito. Per perseguireun tale scopo furono inoltrate due istanze: unaproveniente dalla Confraternita ed un’altra daparte della Comunità, oltre alle dimostrazioni dialcuni miracoli compiuti dalla Madonna. Esa-minata la documentazione, il 30 Giugno del1681 il Capitolo di San Pietro concesse la coronaaurea alla venerata Immagine di Ripatransone,ed il Magistrato, il Capitolo della Cattedrale e laCompagnia inviarono subito a Roma attestazionidi ringraziamento. Per la data dell’incoronazionedel simulacro, fu scelta quella del 10 Maggiodell’anno seguente e si decise di celebrare nelmodo più solenne un tale avvenimento, nuovo

per tutto il Piceno, divenendo la Madonna diSan Giovanni la prima nella “Provincia dellaMarca” a godere di tale distinzione. Fu ilVescovo Giovanni Giorgio Mainardi a porre ledue corone sul capo della Beata Vergine e del

Bambino Gesù. Da quel momentoabitualmente la Madonna di SanGiovanni viene ricordata nei do-cumenti ed invocata con il titolodi “Incoronata”. Sussiste poi unsecondo motivo per il quale l’an-nuale processione di Maggio nonvada considerata come un “dop-pione di dimensioni ridotte” diquella trionfale che ha luogo inoccasione dell’Ottava di Pasqua(che quest’anno poi ha avuto ancheil dono della partecipazione delVescovo Carlo). La denominazione

popolare di “Benedizione delle campagne” derivadal fatto che l’incedere processionale lungo ilcorso di Ripatransone prevede quattro sostepresso i rispettivi punti cardinali nei quali vengonopronunciate preghiere di benedizione per il ter-ritorio campestre circostante. Si tratta quindi delconfluire in questo momento liturgico delle co-siddette “rogazioni”, orazioni che venivanoelevate per chiedere la protezione sul raccolto ele attività agricole. Nel momento storico in cuiviviamo, contrassegnato dall’accentuarsi di alcunecalamità naturali, dovute ai repentini e violenticambiamenti atmosferici, che flagellano le nostrecampagne, questa preghiera riacquista senzadubbio significato. Chiedere l’intercessione divinaper il buon esito del lavoro agricolo, fonte disussistenza per tante famiglie e lavoratori checontraddistinguono la fisionomia del nostro ter-ritorio, diventa quindi un’esigenza di tutta la co-munità cittadina.

Ogni anno il 25 Aprile è l’occasione per la co-munità parrocchiale Ripana per ricordare DonFilippo Consorti, un tempo parroco della cattedralee rimasto nel cuore di tanti fedeli. Ricorrendopoi nel 2015 il ventennale della sua morte, si èpensato di dare corpo ad un’iniziativa più me-morabile e che fosse al contempo di aggregazioneper gli amici ed ex chierichetti di “Don Pippo”.È stato organizzato quindi un pellegrinaggio aLoreto, che rappresenta uno dei santuari metadei pellegrinaggi, organizzati tradizionalmentedal sacerdote tra le sue attività pastorali. Nellamattinata di questo giornodi festa, un pullman è par-tito da Ripatransone perraccogliere anche a Grot-tammare e Cupramarittimaalcuni ex parrocchiani delDuomo provenienti oradai paesi limitrofi. Duranteil viaggio ciascuno deipresenti è stato invitato afornire un ricordo perso-nale di Don Pippo, ed alcontempo anche del Ca-nonico Don Vittorio Perozzi, essendone occorsada pochi giorni la morte e trattandosi di unafigura che per molti anni ha operato nellacattedrale ripana. È stata rinverdita la memoriaanche di alcuni collaboratori e benefattori par-rocchiali, persone che nella loro quotidianitàhanno saputo tenere vivo il dinamismo dellavita ecclesiale. Nella Basilica Lauretana, dopola possibilità di accedere al Sacramento dellaRiconciliazione, ha avuto luogo la celebrazioneEucaristica nella cappella del Crocifisso cheinsiste in uno degli ambienti dell’ampia cripta.

A presiedere il momento di preghiera è statoPadre Aro, il quale ha accompagnato nel viaggiola comitiva e che nella sua omelia ha saputo co-niugare la figura di San Marco, di cui ricorrevala memoria liturgica, con l’attività pastorale diDon Pippo, essendosi previamente documentatoattraverso alcune testimonianze scritte ed orali.Un ringraziamento va anche al Maestro VincenzoTravaglini per l’animazione musicale e a PadreGiuseppe Santarelli per la sua disponibilità nelmettere a disposizione gli ambienti per la cele-brazione. Per il gruppo di fedeli è stato inoltre

possibile visitare i camminamenti di ronda checorrono lungo il perimetro e l’abside dellaBasilica della Santa Casa di Loreto, e che offronoun panorama spettacolare sul territorio circostante,spaziando dai monti al mare.Al termine dellavisita c’è stata una tappa conviviale presso il ri-storante “Pellegrino e Pace” durante la quale siè avuto modo di ricordare aneddoti e rinverdirealcune memorie del passato. Di sicuro una bellainiziativa che ha coniugato il ricordo, la preghiera,la riflessione e la convivialità facendo memoriadella figura sacerdotale di Don Pippo.

LA MADONNA DI SAN GIOvANNI PRIMA NELLA “MARCA” AD AvERE IL PRIvILEGIO DELLA CORONA AUREA

IL PELLEGRINAGGIO A LORETO

NEL vENTENNALE DALLA SCOMPARSA DI DON PIPPO

L’occasione di festeggiare i primi dieci anni diMinistero sacerdotale è sempre un momentoalto di preghiera e di rendimento di Grazie aDio Padre, Padrone della Messe, che chiama al-cuni uomini, non in base alle loro possibilitàumane, ma unicamente per un dono gratuito delsuo Amore, a collaborare particolarmente conlui nell’annuncio del Vangelo del suo FiglioGesù e nell’amministrazione della sua Salvezzaad ogni creatura. Quando poi, come in questoAnno liturgico, tale occasione si celebra nellacircostanza della Domenica detta “del Buon Pa-store”, la quarta Domenica di Pasqua, Giornatain cui la Chiesa in tutto il mondo prega per leVocazioni, specialmente quelle che chiamanoal Sacerdozio ministeriale e alla Consacrazionee Missione, la festa assume un significato an-cora più profondo. Così è avvenuto a Montaltonei giorni trascorsi, ricordando i dieci annidall’Ordinazione presbiterale del Parroco donLorenzo Bruni, avvenuta nella Basilica Catte-drale di San Benedetto del Tronto la sera di Sa-bato 23 aprile 2005, per l’imposizione dellemani dell’allora Vescovo diocesano, MonsignorGervasio Gestori, e la preghiera consacratoriadella Chiesa. Giovedì 23 u. s., dunque, don Lo-renzo ha celebrato una Santa Messa presso ilMonastero di Santa Chiara, ricordando nell’in-timità della preghiera, insieme alle Sorelle Cla-

risse Urbaniste, il suo significativo traguardo,presenti gli amici del Coro “La Cordata”, chehanno animato egregiamente la Celebrazioneeucaristica, e con i quali poi si è vissuto un mo-mento di convivialità presso la Ludoteca comu-nale. Venerdì 24 u. s. poi, è stato riaffidato allaMadonna l’impegno di servire la Comunità cri-stiana, con una Santa Messa celebrata da donLorenzo nella Cappella di Maria Santissima,Madre della Fiducia, nel Seminario Romano, aSan Giovanni in Laterano in Roma, luogo dellaformazione seminaristica e degli studi filosoficie teologici, dal 1999 al 2005 appunto. Infine,Domenica 26 aprile, alle ore 11, le tre Comunitàparrocchiali di Montalto capoluogo, Patrignonee Porchia, hanno potuto festeggiare il loro Pa-store, con una Santa Messa davvero ben vissuta,e animata gioiosamente dai diversi Cori parroc-chiali riuniti per l’occasione. Presenti i Fami-liari del festeggiato, il Sindaco della Cittàsistina, Professor Raffaele Tassotti e due con-fratelli concelebranti, don Giovanni Croci e donGabriele Silvestri. Un rinfresco preparato pertutti i Fedeli presenti alla Celebrazione nei lo-cali del Seminario Vescovile e il Pranzo condi-viso nella Casa parrocchiale con alcuniSacerdoti della Vicaria della Beata Assunta Pal-lotta hanno coronato la giornata di festa nel-l’amicizia e nella fraternità.

Da montalto marche a cura di LauretanumDa ripatransone a cura di Silvio Giampieri

MOMENTI DI PREGHIERA E DI FESTA PER I 10 ANNI DI ORDINAZIONE SACERDOTALELe Comunità cristiane di Montalto vicine in questi giorni al loro Parroco

don Lorenzo Bruni.

UNA REALTÀ NUOvA NEL SOLCO DI UNA TRADIZIONE SENZA INTERRUZIONI

Conosciamo un pò più da vicino la Casa d’Accoglienza “Genitori a vita” di Montalto.

Da alcuni mesi a Montalto, presso la bella e storica struttura delvecchio Episcopio, che occupa la parte più alta della Città sistina,e che fu residenza dapprima dei Vescovi montaltesi, quindi Col-legio e Casa di formazione dell’Istituto dei Padri Salvatoriani,fino ad arrivare ai decenni scorsi, con la presenza delle Suoredella Fanciullezza, fondate da Madre Flora Pallotta di Force, gliambienti che avevano sempre ospitato le generazioni più giovanidella locale popolazione offrono accoglienza oggi a una “Co-munità alloggio” per madri e figli, che esprime nell’interesse co-mune la vicinanza non soltanto istituzionale ma anche integrataverso situazioni di vita con problematiche familiari e con pre-senze infantili. L’Associazione “Pronto Soccorso Famiglie”, cheopera nel campo della promozione della tutela dei diritti dei Minori e della Famiglia, attraverso laCasa d’accoglienza si prende cura attualmente di alcune giovani mamme, con i loro rispettivi bambini.È proprio l’accostamento tra la figura genitoriale di riferimento e una équipe di operatori, professio-nalmente e umanamente formati, tutti con laurea, che può incentivare l’autonomia personale dei com-ponenti del nucleo familiare e un progressivo reinserimento nel tessuto sociale, non trascurando finda subito il quotidiano svolgimento della vita da parte dei Minori interessati nella più assoluta nor-malità rispetto ai loro coetanei presenti sul territorio, in quanto essi frequentano le scuole pubbliche,partecipano alle attività sportive e ricreative loro offerte, portano avanti l’attività scolastica con pun-tualità, aiutati anche da operatori competenti, e con gli stessi dedicano molto tempo al gioco, vissutoanche come momento forte di educazione e di aggregazione. Nel contempo anche le mamme, com-patibilmente con le situazioni familiari e personali che ci sono a monte, sviluppano percorsi nei qualiè loro possibile gestire adeguatamente il tempo, svolgere un’attività lavorativa, imparare a rispettaredeterminati regolamenti, avere cura del proprio corpo e del proprio ambiente di vita, e avere una cor-retta alimentazione, sotto la guida e la supervisione del Responsabile della struttura e degli altri edu-catori, che garantiscono la presenza negli orari diurni come in quelli notturni, accompagnando cosìintegralmente il ritorno alla vita ordinaria di ciascuno degli ospiti.

Il Coro La Cordata piange la scomparsa del corista Gianfranco CandidoriGianfranco è andato avanti ! Corista fondatore dal 1987, cantava con passionee dedizione nella sezione dei bassi del Coro La Cordata di Montalto Marcheche amava sopra ogni cosa. Sempre presente e puntuale alle prove ed ai con-certi, esempio per tutti gli altri coristi per la serietà con cui svolgeva l'attivitàcorale ed altrettanto serio e disponibile nelle fasi di lavoro dell'organizza-zione. Grande senso dell'umorismo, amava spesso intervenire con una battuta.Cantore esemplare, ha sempre rispettato i consigli vocali e musicali del mae-stro, al quale rivolgeva sempre a fine concerto un ringraziamento per i tra-guardi raggiunti. Ha voluto indossare la divisa del Coro anche nel suo ultimogiorno terreno. Nel messaggio di Bepi De Marzi appare un'immagine tene-rissima: “Gianfranco in divisa che aspetta di cantare, Gianfranco che sorridecon il cuore, Gianfranco sospeso come un angelo senza tempo tra la genero-sità e la poesia.”  

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7Anno XXXII

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siamo qui io e te…Prigionieri di questa inevitabile realtà cercando rifugio in un semplice ma utile foglio di carta…Tu terribilmente accecato dalla rabbia, io infinitamente triste e rassegnato …I pensieri corrono veloci, senza meta, senza nessun traguardo prefissato, incuranti di cosa possa suc-cedere all’ interno di un esile e fragile corpo umano. Siamo soli io e te … Forse perché è quello cheabbiamo sempre desiderato o semplicemente perché il susseguirsi di eventi è stato considerato comeuna primaria necessità da non so quale forza superiore. Soli con la nostra parte oscura, il nostro latoombrato, dove la luce della nostra ragione si terrorizza al solo pensiero di offrire uno spiraglio di lucescossa dalla paura … quell’angosciante paura di essere sconfitto. Abbiamo sempre avuto timore delbuio, il solo pensiero ci tramutava in gelide statue di pietra … ma ora è proprio in questa zona buiae fantastica che ci muoviamo agili e spensierati dopo aver scoperto all’improvviso un mondo scono-sciuto e un nuovo volto adottato allo specchio. Stati d’animo costituiti da inquietudini e gravi turba-menti ci accompagnano in questi giorni di prigionia. M.

PEnsiEriMi chiedo spesso, anzi quasi puntualmente da più di 15 mesi cosa mi aspetta dopo questa bruttissimaesperienza, ma anche se mi sforzo di essere ottimista non riesco ad immaginare nulla, che mi facciapensare al mio futuro in modo positivo. Il pensiero che più mi fa paura è il poter ritornare a varcarela soglia dell’inferno nel quale già sto vivendo e questo mi crea un turbamento interiore, che mi portaal non stare bene con me stesso e con chi mi circonda. Certo sarebbe stupendo uscire e trovare unlavoro che mi permetta di vivere onestamente, ma questo è solo un sogno purtroppo irrealizzabile,perché da quanto si sente alla tv e si legge sui giornali, lavorare diventa ogni giorno che passa semprepiù difficile, tranne se non hai una raccomandazione o sei figlio di qualche persona importante. Avolte provo il disgusto per la vita stessa, sentendo che una modella, un calciatore, un attore e cosivia, guadagnano fior di miliardi per far cose che alla fin fine non sono utili a nessuno, mentre ci sono

milioni di bambini e non solo, che muoiono tutti i giorni di fame.Giuro non parlo per invidia, perché ho sempre apprezzato ciò chela vita mi ha dato, ma il pensare che c’è chi ha tanto e chi non haniente mi provoca una rabbia indescrivibile. A volte vorrei tantoche il mondo finisse, per poter poi ripartire tutti dall’inizio con lestesse cose e prima di tutto un lavoro per tutti (so che è solo la miafantasia) ma sono sicuro che ci sarebbero, per prima cosa le carcerivuote, non ci sarebbero morti ammazzati e soprattutto tornerebbetra le genti il rispetto e il bene reciproco, cosa che nella realtà dioggi ormai non esiste più.

“sPEranZa”Incontro con i volontari, con la presenza del Magistrato di sorve-

glianza e di don Francesco dei Salesiani. Il discorso e i commenti sono rivolti alla parola Speranza,con quest’incontro ho capito cosa vuol dire sperare, un detto napoletano dice chi di speranza vive di-

sperato muore, invece non è vero. Mi ha colpito molto la testimonianza della volontaria Silvia quandoha riportato queste parole di sua madre: “Sei l’unica persona che prende le ferie per andare in carcere”.Questi fantastici volontari stanno dedicando il loro tempo a farci capire questa parola, ed avere spe-ranza nel futuro, una speranza di una vita migliore. “LA SPERANZA: È CRISTO”

Dal Carcere di marino del tronto

La nostra Comunità si pre-para a celebrare la propriaFesta Parrocchiale che,come indicato dal nostroParroco Don Luis nel suomessaggio alla Comunitàche accompagna il pro-gramma dei festeggiamenti,“Non è solo una opportunitàd’incontro e socializzazio-ne. È soprattutto pubblicamanifestazione della Fededi una Comunità, una Co-munità che vive la propriaesperienza del Signore Ri-sorto e che, con la Fede,cerca di illuminare la pro-pria vita”.Sia Don Luis che FrancoMosca, presidente del Co-mitato festeggiamenti, han-no rivolto il loro pensieroai nostri carissimi fratelli Sante Mozzoni eAgostina Lanciotti, una delle coppie “storiche”della nostra Comunità che recentemente, apoche settimane l’uno dall’altra, hanno fattoritorno alla Casa del Padre dopo una lunga vitain cui non sono mai mancati, particolarmentenei giorni della Festa Parrocchiale e del Mesedi Maggio, nell’esprimere la loro Fede e laloro devozione a Maria, Patrona della nostraComunità. Il programma della Festa si apriràcon la Novena in onore della Madonna diFatima a partire da Lunedì 4 Maggio con larecita del Rosario alle 18.30 e la Santa Messaalle 19. Proseguirà poi con il Concerto Polifonicodella Corale Madonna di San Giovanni di Ri-

patransone Venerdì 8 Mag-gio alle 21.15, la serata diFesta di Sabato 9 Maggiocon la fiaccolata dopo laMessa, gli Stand gastrono-mici e lo spettacolo musicaledi “Stefano Band”. Sarà fe-sta anche Domenica 10Maggio con le Sante Messealle ore 8, 10.30 e 18.30 ela Solenne Processione del-l’Immagine della Madonnadi Fatima alle ore 11.30 ac-compagnata dal Corpo Ban-distico “Città di Ripatran-sone”. Nel pomeriggio spa-zio poi al 5° Raduno delleFiat 500 d’epoca, ai giochipopolari guidati dai ragazzidel nostro Gruppo Giovani,agli Stand Gastronomici edalla musica dell’Orchestra

Spettacolo “Claudia For&ver Marakaibo”. Mer-coledì 13 Maggio poi la Solennità della Festain occasione del 98° Anniversario della PrimaApparizione della Madonna a Fatima che que-st’anno potremo vivere con l’onore della presenzadel nostro Vescovo Carlo che ci accompagnerànella recita del Rosario (ore 19), nella SantaMessa che egli presiederà alle 19.30 e nellasuccessiva Fiaccolata nel Piazzale Parrocchia-le.Per ogni dettaglio sulla nostra Festa Parrocchialesi può consultare il nostro Sito Internet www.par-rocchiamadonnadifatima.org o la nostra paginaFacebook “Parrocchia Madonna di Fatima Val-tesino Ripatransone Ap”.

VaLtEsinO - fEsta MaDOnna Di fatiMa 2015di Alessio Rubicini

I volontari del gruppo “Il Mosaico” inviano a Roberto e valentina, in oc-casione del matrimonio, un mondo di auguri speciali…..speciali, ma sem-plici come sono loro, perché costruiscano insieme una vita piena di amore,di gioia per la loro famiglia e per il prossimo.

Montelparo

Una domenica diversa trascorsa a roma tra momenti dellospirito e di cultura. L’angelus di papa francesco in una piazzas. Pietro gremita di fedeli.

Organizzato dal Comitato di Sant’Antonio Abate e dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo diMontelparo si è svolto, nell’ultima domenica di Aprile 2015, un Pellegrinaggio a Roma con lo scopoprincipale di assistere all’Angelus di Papa Francesco in Piazza San Pietro!Padre Agostino Maiolini, Priore-Parroco della Parrocchia (nonché Presidente del Comitato Sant’An-tonio Abate) ci ha affidato questo “reportage” che fotografa la giornata intensissima trascorsa in queldi Roma! “Domenica 26 aprile scorso, con partenza da Montelparo alle prime ore dell’alba (eranole 5 del mattino!), un pulman, pieno di gente festosa, partiva con destinazione Roma. Si era ospitinella Casa Generalizia dei Padri Salvatoriani (che ha sede nel Palazzo del Cardinal Cesi in Via dellaConciliazione 51 a nemmeno 100 metri da Piazza San Pietro. Alle 9,30, accolti dal Padre Superioreil colombiano Juan Carrasquilla , visita della Casa. Dopo la celebrazione della S. Messa nella Cap-pella interna, c’è stato il momento toccante della visita e della preghiera sulla tomba del Padre Fon-datore il Venerabile Padre Francesco Maria della Croce JORDAN. Proprio vicino a questa tomba ècustodita una preziosa reliquia di San Giovanni Paolo II: si tratta della Sua veste bianca portataancora fino a poco prima della Sua morte! La Casa Generalizia è costituita da un’antica sala seicen-tesca adibita a biblioteca, un corridoio con dipinti seicenteschi, uffici della Curia Generalizia e ufficiomissionario della Congregazione. I pellegrini hanno poi raggiunto la terrazza che guarda su PiazzaSan Pietro. Dalla stessa terrazza è possibile osservare innumerevoli ed importanti monumenti dellaCittà di Roma. Dopo questa visita il gruppo è sceso in una Piazza San Pietro già gremitissima digente (oltre centomila persone) dove ha potuto ascoltare la parola del Santo Padre, Papa Francesco,e dove ha ricevuto la Sua Benedizione! Prima dell’ottimo pranzo, programmato presso la Casa Ge-neralizia, preparato dalle Suore Polacche e servito dai Padri Salvatoriani, breve visita alla chiesa diSanta Maria in Traspontina, al Borgo di Santo Spirito in Sassia dove sono custodite le reliquie diSanta Faustina. Nel pomeriggio, mentre un gruppo visitava la Basilica di San Pietro, un altro, inOpen Bus, girava per Roma, un terzo invece sceglieva di visitare, a piedi, Castel Sant’Angelo, ilPantheon, Piazza Navona, la Chiesa di Sant’Agostino (dove è sepolto, nella Cappella di Santa Mo-nica, il nostro Cardinale Montelparese Gregorio Petrocchini), Palazzo Madama, Fontana di Trevi.Stanchi, ma felici e soddisfatti, alle 17,30 si riprendeva la via di casa!”

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

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8 Anno XXXII

10 Maggio 2015PAG

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