Anno xxxi n° 42 7 dicembre 2014

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ANNO XXXI N° 42 - 7 Dicembre 2014 1.00 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno “Tota pulchra es Maria”, il canto che intenerisce i ricordi Una tradizione che si perpetua nella chiesa di S.Benedetto martire, quest’anno animata da p. Rocco Nigro del Sacro Cuore e dalla nostra missionaria Lucia Capriotti A tirar dietro con il tempo ci sono spazi in cui uno vorrebbe sostare per rivivere certe emozioni che sono state fondamentali nel proseguimento degli anni. Risentire, ad esempio, il canto “Tota pulchra es Maria…”, ecco il ragazzo aggrappato allo scialle della madre continuare il sonno interrotto verso la costa che porta alla chiesa di S.Bene- detto martire, di mattino quando ancora l’alba faceva fatica a respingere la notte. Bisognava andare alla Novena de “La Cuncezziò”, quando la comodità della messa serotina non c’era an- cora e c’erano invece i doveri scolastici che non potevano essere tralasciati. C’era da servir Messa, da cantare nel coro e tutto si svolgeva alle 6 del mattino e non si poteva mancare. Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in Te”. Nonostante le levatacce è rimasto un dolce ri- cordo, perché il sacrificio era ampiamente ri- compensato da tutto quel daffare che ci preparava alle feste del Santo Natale. Oggi che pensiamo ad una vita senza ostacoli, ipocrita- mente si griderebbe allo scandalo di fronte ad un simile comportamento da parte dei genitori, tanto più se richiesto per partecipare ad una ce- rimonia religiosa. Santi quei sacrifici che ci hanno abituato ad apprezzare tutti i risvolti della vita. Su quel canto si è formata la mia devozione verso la Madonna, a cui ancor oggi mi aggrappo con la forza e la serietà con cui era manifestata dalle nostre mamme e dalle nostre nonne; senza leziosità, senza tanti ghirigori anche nei nomi che non andavano più in là di Madonna o della “Cuncezziò”. Termini disincantati che nel- l’umano non tolgono nulla al divino. È la donna, cioè Colei cui spetta la presenza dell’umano nella Chiesa. Siamo stati abituati ad un rapporto concreto con la Madonna, perché Ella ci veniva presen- tata come una di noi, una madre, che, inoltre, non ebbe sempre vita facile con suo Figlio. E siamo cresciuti con questa presenza vicina tanto da chiedere prima scusa a Lei e poi ai nostri ge- nitori, nelle nostre frequenti monellerie. “Tota pulchra es Maria…”, è la bellezza di- gnitosa delle nostre madri, con il loro affetto contenuto e rassicurante, sul quale sapevi di poter sempre contare. Spesso la devozione verso la Madonna viene presa come una sorta di infantilismo, non te- nendo conto che il suo “sì” alla provocazione di Dio, che Ella dapprima non comprese e su cui rifletté criticamente, fu un presupposto, affinché si realizzasse il più importante evento della sto- ria della salvezza. È da quel “si” che devo de- durre il mio “si”; infatti “ se il Regno di Dio deve venire in questo mondo, se i piani di Dio si devono concretizzare, allora quel che conta è che pure noi diciamo “sì” alle sue chiamate, quantunque queste sembrino spesso superare le nostre capacità”. Sono questi “sì” che rendono gioiosa la vita e che ci spingono, come per la Madonna, ad into- nare il canto del nostro “Magnificat”. Pietro Pompei II Domenica di Avvento A pag. 3 Dal dialogo sincero con i musulmani al bacio da cristiani A pag. 2 Vescovo Carlo all’ASMO LA NOVENA DELL’IMMACOLATA A RIPATRANSONE Monteprandone: Giornata mondiale per l’infanzia e l’adolescenza A pag. 8 A pag. 6 A pag. 5 Cari lettori, con questo numero apriamo ufficialmente la campagna abbonamenti per il nuovo anno. Confidiamo nella vostra benevola compren- sione. La nostra diocesi si è dotata del setti- manale come di uno strumento moderno ed efficace di informazione e di formazione per raggiungere due obiettivi di massima: la co- municazione e la comunione all’interno della nostra chiesa locale, non prescindendo mai dal contesto sociale e civile delle nostre comunità. La comunicazione sul piano dottrinale,morale ed ecclesiale, è più che mai urgente nel mondo di oggi, è il primo atto d’amore verso il pros- simo. La prima carità è proclamare a tutti quello che è bene e cosa è male, non rinun- ciando mai alle ragioni della nostra speranza. È amore concreto aiutare la gente a scoprire il significato profondo degli avveni- menti, degli uomini e delle cose. C’è in giro tanta confusione di idee e di comportamenti: è carità vera e reale richiamare alle menti erranti e alle per- sone sbandate i valori etici, civili, re- ligiosi ed ecclesiali; è amore effettivo diffondere pure i valori (onestà,com- petenza, solidari età, ecc.) a livello po- litico, economico e sociale. Pertanto una chiesa locale non può assoluta- mente privarsi dei settimanale, di que- sto prezioso strumento per comunicare: è questo il momento di so- stenerlo con la cooperazione di tutti. fa- cendo aumentare gli abbonamenti. Oltre a renderlo più bello e interessante, abbiamo provveduto a diffonderlo gratuitamente nelle varie parrocchie ed anche ab- biamo continuato, per le ra- gioni sopra esposte, a inviarlo anche a molti che non hanno rinnovato l’abbonamento. Questo ha comportato un ag- gravio di spesa che non riu- sciamo più a sostenere. Ecco perché abbiamo bisogno di Voi! Grazie Il Direttore Abbiamo bisogno di Voi! Sono quasi 200 i settimanali cattolici in Italia O ggi siamo disarmati di fronte all’epidemia Ebola che conti- nua a mietere vittime, come lo furono i nostri antenati nel 1855 per il “cholera morbus” che in soli 24 giorni fece nella nostra città 379 vittime. A quel punto alla nostra gente non restò che pregare. Lo storico Liburdi in un articolo su “La Vedetta”del 1975, settimanale dioce- sano di cui siamo eredi, così descrive «IL VOTO» A pag. 4 CERTO, ABBONATI PER IL 2015 basta versare 30 (abbonamento ordinario) oppure 50 (Abbonamento sostenitore) sul nuovo C.C.P . n. 11886637 intestato a: L’ANCORA VIA FORTE, 16 S. Benedetto del tronto Causale: ABBONAMENTO

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ANNO XXXI N° 42 - 7 Dicembre 2014 € 1.00

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

“Tota pulchra es Maria”, il canto che intenerisce i ricordi

Una tradizione che si perpetua nella chiesa di S.Benedettomartire, quest’anno animata da p. Rocco Nigro

del Sacro Cuore e dalla nostra missionaria Lucia Capriotti

A tirar dietro con il tempo ci sono spazi in cuiuno vorrebbe sostare per rivivere certe emozioniche sono state fondamentali nel proseguimentodegli anni.

Risentire, ad esempio, il canto “Tota pulchraes Maria…”, ecco il ragazzo aggrappato alloscialle della madre continuare il sonno interrottoverso la costa che porta alla chiesa di S.Bene-detto martire, di mattino quando ancora l’albafaceva fatica a respingere la notte. Bisognavaandare alla Novena de “La Cuncezziò”, quandola comodità della messa serotina non c’era an-cora e c’erano invece i doveri scolastici che nonpotevano essere tralasciati. C’era da servirMessa, da cantare nel coro e tutto si svolgevaalle 6 del mattino e non si poteva mancare.“Tota pulchra es Maria et macula originalis nonest in Te”.

Nonostante le levatacce è rimasto un dolce ri-cordo, perché il sacrificio era ampiamente ri-compensato da tutto quel daffare che cipreparava alle feste del Santo Natale. Oggi chepensiamo ad una vita senza ostacoli, ipocrita-mente si griderebbe allo scandalo di fronte adun simile comportamento da parte dei genitori,tanto più se richiesto per partecipare ad una ce-rimonia religiosa. Santi quei sacrifici che cihanno abituato ad apprezzare tutti i risvolti dellavita. Su quel canto si è formata la mia devozioneverso la Madonna, a cui ancor oggi mi aggrappocon la forza e la serietà con cui era manifestatadalle nostre mamme e dalle nostre nonne; senzaleziosità, senza tanti ghirigori anche nei nomi

che non andavano più in là di Madonna o della“Cuncezziò”. Termini disincantati che nel-l’umano non tolgono nulla al divino. È la donna,cioè Colei cui spetta la presenza dell’umanonella Chiesa.

Siamo stati abituati ad un rapporto concretocon la Madonna, perché Ella ci veniva presen-tata come una di noi, una madre, che, inoltre,non ebbe sempre vita facile con suo Figlio. Esiamo cresciuti con questa presenza vicina tantoda chiedere prima scusa a Lei e poi ai nostri ge-nitori, nelle nostre frequenti monellerie.

“Tota pulchra es Maria…”, è la bellezza di-gnitosa delle nostre madri, con il loro affettocontenuto e rassicurante, sul quale sapevi dipoter sempre contare.

Spesso la devozione verso la Madonna vienepresa come una sorta di infantilismo, non te-nendo conto che il suo “sì” alla provocazione diDio, che Ella dapprima non comprese e su cuirifletté criticamente, fu un presupposto, affinchési realizzasse il più importante evento della sto-ria della salvezza. È da quel “si” che devo de-durre il mio “si”; infatti “ se il Regno di Diodeve venire in questo mondo, se i piani di Diosi devono concretizzare, allora quel che conta èche pure noi diciamo “sì” alle sue chiamate,quantunque queste sembrino spesso superare lenostre capacità”.

Sono questi “sì” che rendono gioiosa la vita eche ci spingono, come per la Madonna, ad into-nare il canto del nostro “Magnificat”.

Pietro Pompei

II Domenica di Avvento

A pag. 3

Dal dialogo sincero con i musulmani al bacio da cristiani

A pag. 2

Vescovo Carlo all’ASMO

LA NOVENA DELL’IMMACOLATA A RIPATRANSONE

Monteprandone: Giornata mondiale per l’infanzia e l’adolescenza

A pag. 8

A pag. 6

A pag. 5

Cari lettori,con questo numero apriamo ufficialmente lacampagna abbonamenti per il nuovo anno.Confidiamo nella vostra benevola compren-sione. La nostra diocesi si è dotata del setti-manale come di uno strumento moderno edefficace di informazione e di formazione perraggiungere due obiettivi di massima: la co-municazione e la comunione all’interno dellanostra chiesa locale, non prescindendo mai dalcontesto sociale e civile delle nostre comunità.La comunicazione sul piano dottrinale,moraleed ecclesiale, è più che mai urgente nel mondodi oggi, è il primo atto d’amore verso il pros-simo. La prima carità è proclamare a tuttiquello che è bene e cosa è male, non rinun-ciando mai alle ragioni della nostra speranza.È amore concreto aiutare la gente a scoprire il

significato profondo degli avveni-menti, degli uomini e delle cose. C’èin giro tanta confusione di idee e dicomportamenti: è carità vera e realerichiamare alle menti erranti e alle per-sone sbandate i valori etici, civili, re-ligiosi ed ecclesiali; è amore effettivodiffondere pure i valori (onestà,com-petenza, solidari età, ecc.) a livello po-litico, economico e sociale. Pertantouna chiesa locale non può assoluta-mente privarsi dei settimanale, di que-sto prezioso strumento percomunicare: è questo il momento di so-stenerlo con la cooperazione di tutti. fa-cendo aumentare gli abbonamenti. Oltre arenderlo più bello e interessante, abbiamoprovveduto a diffonderlo gratuitamente nelle

varie parrocchie ed anche ab-biamo continuato, per le ra-gioni sopra esposte, a inviarloanche a molti che non hannorinnovato l’abbonamento.Questo ha comportato un ag-gravio di spesa che non riu-sciamo più a sostenere. Eccoperché abbiamo bisogno diVoi! Grazie Il Direttore

Abbiamo bisogno di Voi!

Sono quasi 200 i settimanali cattolici in Italia

Oggi siamo disarmati di fronteall’epidemia Ebola che conti-nua a mietere vittime, come lo

furono i nostri antenati nel 1855 per il“cholera morbus” che in soli 24 giornifece nella nostra città 379 vittime. Aquel punto alla nostra gente non restòche pregare. Lo storico Liburdi in un articolo su “LaVedetta”del 1975, settimanale dioce-sano di cui siamo eredi, così descrive«IL VOTO»

A pag. 4

CERTO, ABBONATI PER IL 2015

basta versare € 30 (abbonamento

ordinario) oppure € 50

(Abbonamento sostenitore)

sul nuovo C.C.P. n. 11886637

intestato a: L’ANCORA

VIA FORTE, 16

S. Benedetto del tronto

Causale: ABBONAMENTO

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Anno XXXI

7 Dicembre 2014

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Parola del Signore2ª DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B

CONVERTITEVI : IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO

Dal VANGELO secondo MARCOInizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco,io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada.Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoisentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di con-versione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tuttigli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanniera vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava dilocuste e miele selvatico e predicava: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e alquale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho bat-tezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo" (MARCO 1,1-8)

Giovanni il battezzatore (il Battista) è il personaggio che per primo annuncia la buona no-vella, colui che dà inizio alla preparazione per il regno di Dio. Perfino il suo nome ne dàl’annuncio, infatti Giovanni è la forma greca del nome ebraico IOCHANAN che significa“Jahve ha mostrato grazia”; infatti il suo annuncio è: “Convertitevi, perché il regno dei cieliè vicino!", e prosegue citando la profezia di Isaia che riguardava la liberazione dalla schiavitùe il ritorno in patria dei deportati in Babilonia. In questo sta l’annuncio principale di Gio-vanni: Dio viene a salvarci, viene a portarci la liberazione dalla schiavitù del peccato, maper usufruire di questa liberazione dobbiamo convertirci, dobbiamo cambiare mentalità.

URGENTEMENTE! Giovanni riprendendo la scia dei profeti,inizia il suo cammino parlando di Dio, predicando un batte-simo di conversione per il perdono dei peccati. Ma il noccioloprincipale del suo annuncio è l'arrivo imminente del Messia.Il suo stesso atteggiamento di vita vuole essere per noi comedi esempio per indicarci la severità e la urgenza del suo mes-saggio e della preparazione che dobbiamo portare avanti. Certonon siamo chiamati a vestirci di peli di cammello e a cibarcidi locuste, ma vuole insegnarci quali sono le cose vere dellavita, al di là delle apparenze, delle mode e delle illusioni;l’unica cosa vera, importante è essere pronti alla venuta delSignore, essere disponibili ad accettarlo. La fede in Cristo

esige che noi, come ci chiede Giovanni, prepariamo la strada al Signore che viene, affinchéil suo cammino nella nostra anima sia sempre più fruttifero, affinché egli possa (come diceSanta Teresa) lavorare come un giardiniere, e non come uno sterratore, per rendere il giardinodella nostra anima sempre più bello e profumato. Allora vedremo la salvezza di Dio. La con-versione deve essere continua, radicale, deve essere personale e comunitaria. Conversionenon significa evasione, ma maggiore impegno nella vita, una vita vissuta secondo il Vangelo;possiamo dire che la conversione del mondo passa attraverso la mia conversione, e che ilmondo non potrà mai cambiare se io non cambio per primo. Chiediamo al Signore di donarciun cuore di carne, un cuore puro per accogliere con gioia e fede l’Avvento del suo Figlio uni-genito. Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZAOGNI GIORNO DOBBIAMO RINNOVARE IL NOSTRO PROPOSITO, COME SE

LA NOSTRA CONVERSIONE RISALISSE A QUELLO STESSO ISTANTE.(L’IMITAZIONE DI CRISTO)

È un’Europa stanca, invecchiata, smarrita,quella che denuncia Papa Francesco nel suolungo discorso al Parlamento Europeo. Un’Eu-ropa dove i valori che l’hanno fondata appaionoun ricordo sbiadito, e dove al posto della li-bertà, della democrazia, dell'uguaglianza, delloStato di diritto e del rispetto dei diritti umani,ci sono la solitudine, la crisi economica, il con-sumismo esasperato e il mancato rispetto dellapersona umana che provoca stragi come quelledel Mediterraneo, divenuto ormai un cimiteroa cielo aperto. Per questo Bergoglio sente didover portare “speranza e incoraggiamento” aicinquecento milioni di cittadini rappresentatidai 28 membri riuniti nell’Eurocamera, affin-ché questo continente torni ad essere “fertile evivace” come auspicato da Schuman, De Ga-speri e Adenauer, e non più una “nonna” cheassiste impassibile al declino della sua proge-nie. Meta successiva al Parlamento Europeo, èstata per papa Francesco il Consiglio d’Europa.Parlando al Consiglio d'Europa, papa Fran-cesco esorta il Vecchio Continente a non per-dere le sue radici e a continuare a tutelare idiritti umani contro la "cultura dello scarto"e la "globalizzazione dell'indifferenza"

Dialogo. Il Papa è venuto qui in Turchia, in questa terrache fa da ponte tra Oriente e Occidente, per lanciare lasua “via” di uscita dalla guerra, dal fondamentalismo,dalle persecuzioni attuate in nome della fede. Ed è unavia che i credenti in Dio sono chiamati per primi a se-guire. Insieme cristiani e musulmani per dire al vicinoMedio Oriente che è possibile convivere in pace.Istanbul, prima tappa alla “Moschea Blu”. Accoltodal Grand Mufti, il Papa - come è tradizione - si è toltole scarpe ed è entrato in moschea dove il gran Muftìha presentato alcuni versetti del Corano partendo da

Zaccaria, Giovanni, Elisabetta e Maria. Il Papaper ben due volte ha detto al Muftì: “Dobbiamoadorare Dio”. E poi sotto la cupola ha insistito:“Non solo dobbiamo lodare e glorificare Dio, madobbiamo adorarlo”. Poi il Papa e il Grand Muftìsi sono messi davanti al “Mihrab”. È una sorta diabside che, in una moschea o dovunque si vogliapregare, indica la “qibla”, ovvero l‘esatta dire-zione della Mecca, la città ospitante la Kaʿba. IlMuftì ha citato uno dei versetti del Corano neiquali si parla di Dio come Dio dell’amore e dellagiustizia e, rivolgendosi al Papa, ha detto: “suquello sicuramente siamo d’accordo”. E il Papaha risposto: “certamente su quello sono d’ac-cordo”. E dopo che il seguito si è posto in semi-cerchio, il Papa e il Gran Muftì si sono fermati in un momento di“adorazione silenziosa”: oltre tre minuti durante i quali il Papa ha pregatocon le mani giunte, il capo chino e gli occhi chiusi mentre il Gran Muftìrivolgeva le mani al cielo. Dialogo: la parola proposta anche alle comunità cattoliche che com-pongono la variegata galassia della Chiesa cattolica turca. Un meravi-glioso mosaico di lingue e culture, canti e liturgie che compongono lacristianità con i suoi riti latino, armeno, siro e caldeo. La Cattedrale delloSpirito Santo di Istanbul è in festa. Con urla di gioia, applausi e grida digiubilo - “viva il Papa” - hanno accolto il Papa latino-americano. Un in-contro “atteso da tanti anni”, dice Mary, armena. E Jacqueline, cattolicalatina, aggiunge: “Porta una ventata di aria fresca. Il Papa ci dà coraggio

e ci invita alla comunione”. “Siamo una chiesa - ci tiene a precisare Co-stantino di Smirne - dalla fede radicata e forte ma che soffre. Noi nonchiediamo niente, ma vorremmo più sacerdoti perché in Turchia sonopochi ed è estremamente difficile per loro ottenere il permesso di sog-giorno”. La celebrazione della messa è inter-rituale. Si prega per la pacee per i profughi in sei lingue, anche in turco e in arabo. La prima letturaè in lingua caldea e il canto finale è in armeno. “È vero - dice papa Fran-cesco -, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; appa-rentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la suaguida, costituisce un’immensa ricchezza… Solo lo Spirito Santo può su-scitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità”.

La fraternità con il Patriarca. Conil Patriarca ecumenico BartolomeoI, il rapporto va oltre il dialogo persintonizzarsi su un piano di frater-nità. È stato il Patriarca ad invitarePapa Francesco a Istanbul per cele-brare insieme la festa patronale diSant’Andrea e dare al mondo, so-prattutto alle regioni in guerra delMedio Oriente, la testimonianza diuna cristianità unita nella carità. “Viaccogliamo con gioia, onore e rico-noscenza - sono le prime parole concui Bartolomeo ha accolto il Papa alFanar -, poiché avete avuto la bontà

di portare i vostri passi dalla Antica alla Nuova Roma, gettando un pontesimbolico, con questo vostro gesto, tra l’Occidente e l’Oriente”. E il Papagli risponde: “Andrea e Pietro hanno ascoltato questa promessa, hannoricevuto questo dono. Erano fratelli di sangue, ma l’incontro con Cristoli ha trasformati in fratelli nella fede e nella carità. E in questa sera gio-iosa, in questa preghiera vorrei dire soprattutto: fratelli nella speranza”.Poi terminato il discorso, il Papa ha messo da parte i fogli, ha guardatonegli occhi il Patriarca e gli ha detto: “Vi chiedo di benedire me e laChiesa di Roma”. E così si è avvicinato a Bartolomeo; si è inchinato pog-giando il capo sul suo petto e il Patriarca lo ha baciato sulla testa. Ungesto semplice, quasi familiare, come è l’amore tra i fratelli. Amore cheunisce e abbatte in un attimo secoli di divisioni e di muri.

La visita del Papa a StrasburgoLa speranza di Bergoglio affinché

l'Europa riscopra la sua anima buona

Nel suo lungo discorso al Parlamento Europeo, ilPapa risveglia la coscienza di un Continente di-venuto ormai "una nonna" stanca e smarrita,lontana dal suo progetto originario

PAPA FRANCESCO A ISTANBUL

Dal dialogo sincero con i musulmanial bacio da cristiani

"Adorazione silenziosa" nella Moschea Blu: oltre tre minuti du-rante i quali il Papa ha pregato con le mani giunte, il capo chino egli occhi chiusi mentre il Gran Muftì rivolgeva le mani al cielo. Poila messa inter-rituale e la preghiera ecumenica. Infine, la benedi-zione invocata da Francesco con il capo inchinato sul petto del Pa-

triarca Bartolomeo che lo ha baciato sulla testadall'inviata Sir a Istanbul, Maria Chiara Biagioni

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3Anno XXXI

7 Dicembre 2014 PAG

EVENTOL’immigrazione è certamente un “segno dei tempi” che interpella la comunità cristiana. Si tratta diuna realtà che non costituisce soltanto un problema, peraltro molto complesso, dovuto alla diversitàdi culture, a situazioni di illegalità, a carenza di strutture di accoglienza, ecc.; ma una risorsa, un’oc-casione di un grande arricchimento per la comunità ospitante e per gli immigrati. Ha scritto papaFrancesco “Cari migranti e rifugiati! Voi avete un posto speciale nel cuore della Chiesa, e la aiutate

ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare la sua maternità verso l’intera famiglia

umana. Non perdete la vostra fiducia e la vostra speranza! Pensiamo alla santa Famiglia esule in

Egitto: come nel cuore materno della Vergine Maria e in quello premuroso di san Giuseppe si è con-

servata la fiducia che Dio mai abbandona, così in voi non manchi la medesima fiducia nel Signore

(messaggio Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati 03.09.20 14).

TESTIMONIANZANel nostro paese, sui ‘sentieri’ del mare, arriva tanta gente: la testimonianza di Karim, proveniente dal Marocco.Sono scappato dal mio paese perché volevo fuggire dalla povertà e dai maltrattamenti che spesso

lo Stato riserva a chi è senza lavoro o si trova in stato di necessità. Il mio sogno sarebbe quello

di poter continuare i miei studi, cosa che non ho potuto fare nel mio Paese perché la mia famiglia

è troppo povera. Avevo 15 anni quando ho dovuto lasciare gli studi per andare a lavorare facendo

il sarto sotto un padrone che mi pagava poco e male, senza contratto né documenti in regola.

Sono venuto in Italia 14 anni fa sa-

lendo da clandestino dentro un ca-

mion che partiva dal mio Paese. Ho

rischiato la vita diverse volte,ma mi

sosteneva sempre il sogno di arri-

vare in Italia per migliorare la mia

situazione e quella della mia fami-

glia trovando un lavoro e conti-

nuando gli studi. In questi 14 anni

non si è verificato niente di quello

che pensavo! Sono stato accolto

molto male. Sono vissuto a Torino in

una casa abbandonata in cui la

pioggia e la neve mi cadevano nei

piedi ed ho avuto solo l’aiuto di

qualche persona che mi dava da

mangiare ma nessuno che mi abbia

aiutato a trovare un lavoro o a mi-

gliorare la mia lingua. Dopo un

anno di sofferenza mi si è aperta una

porta che ha fatto riaccendere in me

la speranza di potercela fare. Infatti

ho trovato una famiglia che mi ha

offerto una casa (pagavo l’affitto

s’intende!) e un lavoro ,in nero,

nella tipografia di famiglia. Dopo 5

anni, quando mi sembrava che tutto

andasse per il meglio, alla richiesta

di regolarizzare la mia situazione, mi ha buttato fuori sia dalla casa che

dal lavoro. A questo punto sono andato in Austria, sperando di trovarmi meglio. Ma le autorità

di quel Paese mi hanno addirittura accompagnato alla stazione per assicurarsi che lasciavo l’Au-

stria dove gli immigrati non sono graditi. Il mio peregrinare mi ha portato in Francia, ma, avendo

documenti italiani, non ho trovato nessun tipo di appoggio. Allora ho deciso che almeno uno dei

miei sogni di bambino potevo realizzarlo: quello di vivere in Italia! Così sono ritornato in questo

Paese che amavo tanto! Purtroppo però neanche in Italia ho trovato finora una sistemazione sta-

bile, ho trovato persone che cercano di aiutarmi come possono ma mi rendo conto che anche gli

Italiani hanno molti problemi ora!

Io ho visto che in Italia molti valori

si stanno perdendo, come quello

della famiglia, della fede, dell’ami-

cizia. Penso che questi valori che

a noi sono rimasti dentro, pur se

nell’estrema povertà, potrebbero

essere recuperati, se si permettesse

a noi immigrati di integrarci me-

glio nella società italiana! Da que-

sto popolo italiano che ancora

sotto certi aspetti di sentimento e

di morale è il migliore di quelli che

ho conosciuto mi aspetto che con-

sideri noi immigrati come una ri-

sorsa e non come un problema. Io

sono sicuro che se gli italiani co-

minceranno a voler conoscere me-

glio quali sono i nostri sogni, i

nostri valori, la nostra cultura ne

usciranno sicuramente arricchiti e

meglio disposti ad accettare coloro

che sono uguali a loro, anche se di

diverso hanno la religione, la lin-

gua e il colore della pelle.

7 DICEMBRE 2014 SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

NATALE MULTIETNICO

La vicenda dei minori egiziani a Romaspostati prima da Tor Sapienza e poi dal-l’Infernetto è il sintomo di qualcosa chenella nostra società si è lacerato. Le pro-teste e gli assalti dei residenti con bottigliee bombe carta hanno convinto il Campi-doglio a spostare i minori in altre comu-nità. Quello che mi ha profondamenteamareggiato sono state le interviste rila-sciate da alcuni abitanti di Tor Sapienzaletteralmente inferociti nei confronti deiminori. Soltanto gli operatori delle case diaccoglienza hanno difeso i minori ed illoro diritto ad avere una casa ed una fa-miglia. Le accuse allo Stato, ai politici, in-capaci di dare risposte concrete a questo stato di crisi che generadisoccupazione, frustrazione, povertà si sono trasformate in vio-lente contestazioni verso minori, verso gli immigrati accusati di“rubarci” le risorse necessarie per vivere meglio. Ed in questesituazioni riaffiorano i peggiori istinti che ci portiamo dentro(“bastardi neri che ci rubano il lavoro”, “lo Stato aiuta loro e nonnoi” “non è colpa nostra se Dio li ha fatti neri” sono alcune dellefrasi più tenere che sono state loro rivolte) e siamo capaci di vio-

lenze, di comportamenti dav-vero incivili. «Perché non si spiega ai ro-mani chi sono le persone chevivono nei centri di acco-glienza, non si dice che scap-pano dalle guerre, dalledittature. Queste personehanno diritto ad essere ac-colte secondo tutte le leggiinternazionali. Non si diceche dei 154mila salvati dal-l'operazione Mare Nostrumla maggior parte sono transi-tanti, perché in Italia non ci

vogliono stare, preferiscono il nord Europa, dove vengono trat-tati dignitosamente » sono queste le affermazioni di monsignorEnrico Feroci, direttore della Caritas Diocesana di Roma. «C'èuna responsabilità di tipo individuale: non ci possiamo chiuderenel nostro privato, la mia libertà non può occultare i diritti del-l'altro. E c'è un grande problema di gestione politica. Devonotutti sedersi intorno ad un tavolo, prefettura, comune, associa-zioni, cittadini, regione, per risolvere i problemi della nostra con-

vivenza». Queste persone, con le quali spesso veniamo a contattoanche noi nella nostra San Benedetto del Tronto, per il loro dif-ficile vissuto si portano dietro un grande carico di tensioni chespesso sfociano in comportamenti violenti e rischiosi. La comu-nità civile deve porre in essere risposte adeguate ed efficaci. Ma,e questo penso sia un passaggio fortemente significativo, le no-stre comunità cristiane debbono essere capaci di gesti profeticie concreti di accoglienza, di tolleranza, di condivisione, di mi-sericordia. Soprattutto però queste vicende dovrebbero interpel-lare le coscienze di ciascuno di noi ed indurci a passare dalladiffidenza e paura dello straniero, dell’immigrato, all’accetta-zione del diverso, all’incontro e non scontro con le altre culture.E’ solo accettando “l’altro”, qualunque altro che possiamo get-tare i semi per una società più armoniosa e pacificata. E riprendendo le parole di papa Francesco a Lampedusa: “Lacultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rendeinsensibili alle grida degli altri. In questo mondo della globaliz-zazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Cisiamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ciinteressa, non è affare nostro”.

Fernando PalestiniDirettore diocesano Ufficio Cultura

Il problema dell’accoglienzaSolo accettando “l’altro”, qualunque altro, possiamo gettare i semi per una società più armoniosa e pacificata.

SUGGERIMENTI: IN FAMIGLIA

Scegliere un giorno in cui consumare un pasto po-vero.

Offrire il risparmio ottenuto a favore di una famiglia di migranti

All’accensione della seconda candela la preghiera: Vieni, Gesù, luce di sobrietà e di condivi-sione.

Page 4: Anno xxxi n° 42 7 dicembre 2014

4 Anno XXXI

7 Dicembre 2014PAG

Ho avuto la grazia di partecipare, dal 20 al 22 no-vembre, al III Congresso mondiale dei movimentiecclesiali e delle nuove comunità, che si è svolto aRoma su iniziativa del Pontificio Consiglio per iLaici. Alcuni mesi fa, il cardinal Stanisław Ryłko,Presidente del Dicastero, aveva inviato una letteradi invito a Nicolino Pompei, quale fondatore diFides Vita: con lui ho potuto vivere l’intensa bel-lezza di quei giorni, al cui centro vi è stato l’incon-tro con il Santo Padre Francesco.Si è trattato del terzo incon-tro di questo tipo, dopoquelli voluti da GiovanniPaolo II nel 1998 e da Be-nedetto XVI nel 2006. Inquesta edizione, si sono ri-trovati più di 300 membridi esperienze ecclesiali –tra fondatori, moderatorigenerali e delegati – in rap-presentanza di circa 100 re-altà provenienti da più di40 paesi del mondo; si sonoriuniti attorno al tema sug-gerito da Papa Francesco:“La gioia del Vangelo: unagioia missionaria” (cfr. EG21).Il cardinal Ryłko, che haaperto i lavori, ha ricordato come “la fioritura deimovimenti ecclesiali e delle nuove comunità, siauno dei frutti più preziosi del Concilio Vaticano II”,ed inoltre come tale “improvvisa e inaspettata fio-ritura sia stata interpretata dal Magistero pontificiocome una risposta tempestiva dello Spirito Santoalla difficile sfida dell’evangelizzazione del mondocontemporaneo”. Da qui, il Presidente del Pontifi-cio Consiglio per i Laici ha sottolineato lo sguardoprofetico degli ultimi tre Sommi Pontefici, da SanGiovanni Paolo II che ha ribadito la co-essenzialitàtra istituzione e carisma nella vita della Chiesa, aPapa Francesco che, nel suo accento pieno di forzae di tenerezza, ha inteso così rivolgersi alle nuoverealtà ecclesiali: “Siete un dono e una ricchezzanella Chiesa! Questo siete voi! […] Portate semprela forza del Vangelo! Non abbiate paura! Abbiatesempre la gioia e la passione per la comunione nellaChiesa!”.Autorevoli e numerosi sono stati gli interventi: dalcardinal Marc Oullet al padre Raniero Cantala-messa; dal vescovo Massimo Camisasca al profes-sor Gianfranco Ghirlanda, per citarne solo alcuni.Ed ogni contributo, dal palco come dall’assemblea,ha sostenuto il nostro cammino e ci ha accompa-gnato al momento centrale del Congresso: l’incon-tro con il Santo Padre.Papa Francesco ci ha detto che, innanzitutto “è ne-cessario preservare la freschezza del carisma: chenon si rovini quella freschezza! Freschezza del ca-risma! Rinnovando sempre il «primo amore» (cfrAp 2,4)”. Poi ci ha parlato della pazienza di Dio edella necessità di farsi accanto all'umanità ferita delnostro tempo, accompagnando nella libertà il cam-mino di ognuno. Tutto questo, ha aggiunto il Papa,non può che essere vissuto nella comunione; essa è“il bene più prezioso, il sigillo dello Spirito Santo”:

“L’unità prevale sul conflitto, perché il fratello valemolto di più delle nostre personali posizioni: per luiCristo ha versato il suo sangue (cfr 1 Pt 1,18-19),per le mie idee non ha versato niente!”. Così, haconcluso Papa Francesco, mantenendo la fre-schezza del carisma, rispettando la libertà diognuno e cercando sempre la comunione, si cam-mina verso la maturità ecclesiale e si vive una con-versione realmente missionaria; si partecipa cioè“alla missione di Cristo che ci precede sempre e ci

accompagna sempre nel-l’evangelizzazione”.Meraviglioso l'interventodel Santo Padre e, se possi-bile, ancora più grande esplendente e struggente lasua affabilità, la sua cordia-lità, la sua passione perognuno dei convenuti. Nelnostro cuore resta partico-larmente viva la memoriadel saluto e dell’abbracciodi Papa Francesco a Nico-lino, come segno di tutta lanostra Compagnia. E poi,dopo quel momento, l'in-contro si è concluso con larichiesta di perdono daparte del Papa per non riu-

scire, dati i suoi impegni, a salutare personalmente,uno ad uno, tutti i presenti. Come qualcuno ha dettonei lavori del Congresso, occorre avere l'umiltà diparagonarsi con Papa Francesco, con la sua umanitàafferrata e segnata dalla impareggiabile bellezzadella Carità di Cristo.

Come dicevo all'inizio, sono stati per me giorni diGrazia; giorni nei quali ho potuto capire di più checosa voglia dire sentire cum Ecclesia. Nel succe-dersi degli eventi, nei numerosi incontri vissuti, hocontemplato le meraviglie del Signore, la Sua in-cessante iniziativa, la grande bellezza della SuaChiesa; e ho gustato, nuovamente, il dono dellaCompagnia nella quale sono nato e cresciuto, viaattraverso la quale il Signore mi ha chiamato e michiama a Sé, modalità attraverso cui continua afarmi innamorare di Sé e della Sua Santa Chiesa,universale e particolare.

don Armando Moriconi

La gioia del Vangelo: una gioia missionaria...III Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

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continua dalla prima pagina

Il voto

alla Madonna Addolorata“Ma quello che ci preme ricordare in modo par-

ticolare ora è il voto formulato alla Vergine Im-

macolata in quella funesta circostanza dal

Consiglio Comunale del tempo, sincero inter-

prete dell’unanime desiderio e della religiosa

pietà di un’afflitta popolazione che solo dalla Di-

vina clemenza attendeva fiduciosa la propria sal-

vezza. Il volume degli

Atti Consigliari di

quell’anno (miracolo-

samente saIvatosi da un

Archivio miseramente

distrutto dal bombarda-

mento del 15 marzo

1944), ce ne conserva

memoria, quale può ve-

dersi nella integrale tra-

scrizione della storica

pagina. Dal verbale si

rileva come l’8 luglio

1855 il Magistrato al completo si portasse, in

forma ufficiale, nella Chiesa Abbaziale di S. Be-

nedetto Martire dalla vicina sede Comunale al-

lora situata nell’attuale da poco ricostruito

Palazzetto delle Scuole Elementari. Giunti nella

Chiesa si prostrarono ai piedi del venerato simu-

lacro della Vergine Addolorata e, a nome dell’af-

flitta cittadinanza, il Priore Raimondo Voltattorni

invocava la materna benigna intercessione della

Vergine presso il suo Divino Figliolo, facendo so-

lenne promessa, per sé e per i suoi legittimi suc-

cessori e per i devoti cittadini, di un perpetuo

impegno a tributarLe particolari onoranze nella

festività dell’Immacolata Concezione da poco

istituita e non ancora degnamente celebrata in

paese. Nella stessa occasione la Magistratura

s’impegnava anche a fare eseguire una artistica

effige in tela della Vergine Immacolata a memo-

ria perenne della grazia ricevuta. Dieci altri

giorni durò ancora quel tremendo flagello poi

miracolosamente, tornò il sereno e rifiorì spe-

ranza di vita nelle desolate contrade paesane.

L’interrotto lavoro riprese il normale andamento

ed il patrio Consiglio, riavutosi alquanto da

quello sbigottimento e dalle ingenti spese soste-

nute per quella calamitosa evenienza, decise la

regolare ratifica del Voto fatto a Maria SS. Im-

macolata il cui dogma era stato proclamato l’8

dicembre del 1854 e la cui festa era molto vene-

rata. Il Vescovo ripano

Mons. Fedele Bufarini,

recanatese, nell’elogìare

il pio proposito, suggerì

di dar corpo a quel voto,

anzitutto con il fermarne

solenne impegno con

una deliberazione Con-

sigliare che valesse per

il presente e per il futuro.

Questo si fece nella se-

duta Consigliare del 13

marzo 1856. In essa, su

ragionata proposta del consigliere Don Tommaso

Mascaretti, al primitivo progetto di far dipingere

a spese del Comune una bella tela raffigurante

l’Immacolata per esporla nella Chiesa matrice,

fu sostituito il più immediato progetto dell’acqui-

sto di un’artistica statua della Vergine Immaco-

lata come quello che (senza mutare lo spirito del

voto) meglio permetteva lo svolgersi delle fun-

zioni religiose. Si tratta appunto del simulacro

della Vergine che da più di un secolo si venera

nella Chiesa Abbaziale del Castello e che, trion-

falmente, mentre passa per le vie della Città ri-

ceve il devoto omaggio dei suoi figli. La Vergine

Immacolata, mite e bella, passò in trionfo per le

vie dell’antico borgo del Castello, non meno che

per le vie larghe dell’operosa marina, tra luci,

canti e fiori, pure in occasione dell’Anno Ma-

riano, a cent’anni esatti dopo il luttoso avveni-

mento sopra ricordato, quando fu portata anche

per quelle stesse vie, come la via Laberinto, in

cui il morbo aveva maggiormente infierito”.

«Il Papa chiedeva sempre di pregare per lui»Bergoglio e la mendicanteChiedo a Etelvina Sánchez, 62 anni, mendicante, che spesso baz-

zica i paraggi della cattedrale di Buenos Aires: come ha incon-

trato Papa Francesco?

«L’ho incontrato qui, mentre camminava sul marciapiedi. Mi sa-lutava sempre chiamandomi per nome, “Etelvina”, e io lo salu-tavo. Lo incontrai quando mia figlia aveva 4 anni ... adesso lei –si chiama Cecilia – ha compiuto 21 anni il 14 marzo. Porto il ro-sario al collo perché padre Bergoglio mi ha sempre detto: “Pregaper me”. Così di notte prendo il mio rosario e prego sempre unpo’, anche se il rosario non lo so benissimo ... ma Bergoglio mi ha sempre incoraggiata a “pregare,pregare”...». Quando le chiedeva “Prega per me”...

«... io gli dicevo: “Sì padre, pregherò per lei”. Lo chiamavo padre; non ho mai detto “vescovo” o “cardi-nale”; io lo vedevo così, un padre... Lui passava sempre sul marciapiede alle 10 o alle 11 del mattino. Ioero qui, seduta e gli dicevo: “Buon giorno padre”; lui si avvicinava e io lo salutavo. Si fermava, parlavamoun po’ e, quando veniva per lui il momento di andarsene, mi diceva sempre: “Prega per me, alleluia”. Avolte rideva: “So che ti dico sempre la stessa cosa”, e in effetti mi ripeteva sempre quella stessa frase.Adesso invece è lui che deve pregare per noi, giusto? Lo so che adesso è lui che prega per noi». Che cosa ha provato quando lo hanno eletto Papa?

«Non sapevo se piangere o se ridere. All’inizio fui felice ma alla fine ero molto triste, perché adesso chelui è Papa non potrò vederlo più. Lui infatti aveva cura di me, si prendeva cura di noi, ci conosceva tutti.Ho molte figlie: una abita nella capitale, si occupa di turismo; un’altra studia; e un’altra ancora vive quicon me: ha un bimbo piccolo, e siccome il bambino non ha un padre, sta con me, vive insieme a me. Quella che ha 21 anni sta cercando un lavoro, ma non è ancora riuscita a trovarlo nonostante ci stiaprovando da tempo. Spero che un giorno il Papa venga qui e quel giorno io lo accoglierò a bracciaaperte. Da sacerdote o da vescovo mi ha sempre infatti colpita per quanto era amato. Mi è sempre pia-ciuto salutarlo perché lui sorrideva sempre. Non ha mai risposto in maniera accigliata o scortese: pas-sava di qua sempre con un sorriso e a me piace la gente che sorride. Le persone arrabbiate non mi piacciono, sono fatta così. Io mi arrabbio un po’ solo quando sono giù.Quando invece sto bene, ecco sto bene. Qui padre Bergoglio ci manca. Sto per compiere 63 anni e peril mio compleanno il vescovo mi avrebbe fatto un regalo ... Spero che mi mandi un regalo da Roma ...So che si ricorderà di me perché io lo apprezzo molto, perché gli voglio tanto bene».

Alejandro Bermudez (traduzione di Marco Respinti)

(tratto da www.avvenire.it)

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5Anno XXXI

7 Dicembre 2014 PAG

Leggiamo Lc 6,6-11, che riporta l’ultima dellecontroversie in Galilea. Luca segue ancora – a voltealla lettera – il testo di Mc 3,1-6; nello stesso tempoha anche contenuti quale quello di Gesù che leggenei cuori. Per Mt 12,9-14 si veda Serie su Matteon. 59.

1. Gesù insegna. «Un altro sabato egli entrònella sinagoga e si mise a insegnare» (Lc 6,6a).Con questa frase, che gli è propria, Luca continuaa presentare l’attività evangelizzatrice che Gesù stasvolgendo e che ha molto sottolineato già nei braniprecedenti: «Insegnava nelle loro sinagoghe e glirendevano lode» (4,14); a Cafarnao «in giorno disabato insegnava alla gente» (4,31); «erano stupitidel suo insegnamento perché la sua parola avevaautorità» (4,31); «insegnava alle folle dalla barca»(5,3); insegnava anche a persone importanti e ve-nute anche da lontano (5,17).

2. L’intenzione malevola degli scribi e dei fa-

risei. «C’era là un uomo che aveva la mano destraparalizzata. 7Gli scribi e i farisei lo osservavanoper vedere se lo guariva in giorno di sabato, pertrovare di che accusarlo» (Lc 6.6b-7).

Entra ancora in campo il riposo sabatico! Se-condo gli scribi e i farisei questo verrebbe violatoda Gesù se questi avesse compiuto il lavoro (!) diguarire la mano “secca” (xerá) in giorno di sabato.Livellano un eventuale miracoloso di Gesù, fruttodi onnipotenza e di bontà sconfinata, a una sem-plice attività terapeutica che la tradizione ebraicadiceva di rimandare ad altro giorno, se non era pro-prio urgente e necessaria. Cercano solo un pretestoper denigrare e accusare Gesù.

3. Gesù interviene sovranamente. «Ma Gesùconosceva i loro pensieri e disse all’uomo cheaveva la mano paralizzata: “Àlzati e mettiti qui inmezzo!”. Si alzò e si mise in mezzo. 9Poi Gesù disseloro: “Domando a voi: in giorno di sabato, è lecitofare del bene o fare del male, salvare una vita osopprimerla?”. 10E guardandoli tutti intorno, disseall’uomo: “Tendi la tua mano!”. Egli lo fece e lasua mano fu guarita» (Lc 6,8-10).

Luca omette l’argomento ad hominem di Mat-teo, anche se molto efficace: «Chi di voi, se pos-siede una pecora e questa, in giorno di sabato, cadein un fosso, non l’afferra e la tira fuori?», con lacontinuazione: «Ora, un uomo vale ben più di unapecora!» (Mt 12,11-12). Tralascia Mc 3,5a che diceche Gesù li guarda «con indignazione, rattristatoper la durezza dei loro cuori». Parla solo di tramecontro Gesù. Luca punta all’essenziale che – comenel caso precedente delle spighe – è il mettere in ri-

salto la stessapersona diGesù, la suaparola, il suoagire. Diceche Gesù co-nosce addirit-tura i«pensieri»,d i a l o g i -smoús, dei suoi avversari. Conoscenza che Luca hagià rilevato varie volte; «Ma Gesù, conosciuti i lororagionamenti, rispose: “Perché pensate così nel vo-stro cuore?”» (5,22; cf 2,35). Però qui la richiamasolo per rilevare la sua dignità e il significato cheattribuisce col suo comportamento.

«Àlzati e mettiti qui in mezzo!», il che vienesubito eseguito. Il Signore esige la visibilità del pa-ralizzato e di quanto sta per fare. Pone la domandacentrale: «In giorno di sabato, è lecito fare del beneo fare del male». Riporta così il sabato a un giornoqualsiasi, adatto come gli altri per fare il bene alprossimo. «Tendi la tua mano!», e la mano dell’in-dividuo viene tesa e, nello stesso tempo, guarita.Gesù ha confermato la sua dignità e ha dato materiaagli avversari perché riflettano

4. Il complotto contro Gesù. «Ma essi, fuori disé dalla collera, si misero a discutere tra loro suquello che avrebbero potuto fare a Gesù» (Lc 6,11).Marco conclude: «E i farisei uscirono subito congli erodiani e tennero consiglio contro di lui perfarlo morire» (Mc 3,6). Luca ritiene che questa no-tizia anticiperebbe troppo gli eventi e la tralascia.Si limita a dire che gli avversari di Gesù complot-tano contro di lui.

5. Perché Gesù trasgredisce il sabato? La no-stra domanda riguarda le controversie e non il va-stissimo argomento sul sabato. A tale domandarispondiamo: non è per anticonformismo premedi-tato, dato che il Gesù terreno ha praticato il sabato,ma quale segno della sua dignità e della sua mis-sione. Il sabato è il giorno per fare del bene e persalvare (Lc 6,9), per liberare dai lacci di satana(13,15-16; 14,5); per questo «il Figlio dell’uomo èsignore del sabato» (Lc 6,5; Mt 12,8; Mc 2,28). Inbreve, non si è davanti a una trasgressione cercata,ma a un segno che nasce dalle circostanze: con l’in-carnazione redentrice dal sabato ebraico si passa algiorno che ricapitola l’opera di Gesù; è la kyriakéheméra, il giorno del Signore (Ap 1,10), della ce-lebrazione eucaristica, delle opere buone.

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Quinta controversia: sul fare o no il bene anche di sabato

33. GESÙ GUARISCE UN UOMO DALLA MANO INARIDITA

DOMENICA 7 DICEMBRE

Ore 12.00 San Benedetto Tr. - Santuario dell’Adorazione: S. Messa

LUNEDì 8 DICEMBRE

Ore 10.00 Montalto M. - Parrocchia S. Maria Assunta: S. Messa

Ore 11.30 Cossignano - Parrocchia S. Maria Assunta: Cresime

Ore 16.00 San Benedetto Tr. Solennità dell’Immacolata: S. Rosario, S. Messa e processione

MARTEDì 9 DICEMBRE

Ore 19.00 Valtesino - Parrocchia Madonnadi Fatima: S. Messa per il 25° diordinazione di d. Luis Sandoval

MERCOLEDì 10 DICEMBRE

Ore 18.00 Ripatransone - S. Messa per la patrona della Diocesi

Ore 20.00 Cena con la Consulta laicale

GIOVEDì 11 DICEMBRE

Ore 10.00 Monteprandone - Santuario S. Giacomo: Ritiro del Clero

VENERDì 12 DICEMBRE

Ore 16.00 San Benedetto Tr. Cattedrale: Confessioni

Ore 18.30 Parrocchia S. Benedetto martire:incontro con i Cresimandi della città

Ore 20.00 Padri Sacramentini: lezione alla scuola di formazione teologica

SABATO 13 DICEMBRE

Ore 8.30 Centobuchi - Parrocchia Regina Pacis: S. Messa per la scuola media C. Allegretti

DOMENICA 14 DICEMBRE

Ore 15.30 San Benedetto Tr. Palariviera: S. Messa per la Banca Picena Truentina

Ore 18.00 Centobuchi - Parrocchia Regina Pacis: Natale multietnico

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 7 AL 14 DiCEMBRE 2014

LA NOVENA DELL’IMMACOLATA A RIPATRANSONE,CAMMINO DI PREGHIERA E DI SPERANZA.Anche quest’anno a Ripatransone viene ripropo-sto il cammino della novena in preparazione dellafesta dell’Immacolata Concezione. Da Sabato 29infatti, la comunità parrocchiale si ritroverà nel-l’antica e monumentale chiesa dedicata alla Ver-gine concepita senza peccato, detta peròcomunemente dal popolo di San Filippo Neri. Sitratta infatti di uno dei più significativi luoghi fi-lippini nelle Marche, avendo ospitato i padri ora-toriani dagli albori della fondazione di questacongregazione, essendo alcuni compagni delsanto per l’appunto Ripani. Il Dogma dell’Imma-colata risale al 1854 e qui quasi immediatamentequesto culto venne recepito e solennizzato con unnovena preparatoria, come anche nella vicina città

di San Benedetto del Tronto dove tale pratica è ancora molto sentita e partecipata.Il programma vedrà svolgersi due sante messe feriali, di cui quelle serali animate a rotazionedalle cinque confraternite ripane. Ci sarà spazio per una celebrazione eucaristica rivolta airagazzi delle scuole elementari, una liturgia penitenziale per i giovani del catechismo ed unmomento particolare di adorazione comunitaria sarà riservato giovedì 4 dicembre, nel do-pocena, alla preghiera per le vocazioni. Domenica 30 novembre sarà amministrato il sacra-mento dell’unzione degli infermi e durante tutto il periodo vi sarà la possibilità di effettuarevisite agli ammalati direttamente nelle loro case. Questo grazie alla disponibilità dei parroci,e del predicatore che quest’anno è padre Dario Di Giosia, passionista. Sabato 6 Dicembreinfine ci sarà la gradita visita del nostro pastore Mons. Carlo Bresciani per condividere lagioia di questo percorso e preparare i fedeli all’imminente festa. Si tratta quindi anchequest’anno di vivere l’inizio dell’avvento con un periodo di grazia, preghiera e riflessioneche coinvolge veramente tutta la comunità dai più giovani ai più anziani, proprio per per-correre questo cammino dell’avvento assieme nella gioia e nella speranza. Silvio Giampieri

RIPATRANSONE: La “Corale Madonna di San Giovanni”si esibisce in occasione della Festa di Santa Cecilia,

patrona della Musicadi Alessio Rubicini

Anche quest’anno il Duomo di Ripatransone ha fatto da cornice alle manifestazioni organizzatedalla “Corale Madonna di San Giovanni” in occasione della Festa di Santa Cecilia, patrona dellaMusica, dei Musicisti e dei Cantori. La Corale ripana, diretta da Nazzareno Fanesi con la colla-borazione della pianista Laura Michelangeli, ha festeggiato la patrona della Musica nel tardo po-meriggio di Sabato 22 Novembre, giorno della sua memoria liturgica, animando dapprima, laMessa Vespertina celebrata dal Parroco di Ripatransone Don Domenico Vitelli e dal Vicario Par-rocchiale Don Gian Luca Rosati, durante la quale ha eseguito diversi canti polifonici.Don Rosati ha salutato la Corale ricordando come la musica e il canto siano sempre stati il mezzocon cui l’uomo, in ogni occasione della propria vita, esprime la propria gioia, il proprio desideriodi vivere ed, in particolare, la propria lode ed il proprio ringraziamento a Dio per le benedizioniche da Egli riceve. Don Gian Luca, poi, ha ricordato come questo profondo significato della mu-sica si sia ultimamente un po’ perso a causa dei ritmi sempre più frenetici della nostra quotidianitàed ha concluso invitando tutti ad ascoltare il Concerto che la Corale avrebbe offerto al terminedella Messa.La Corale “Madonna di San Giovanni”, ha offerto ai presenti un breve ma ricco concerto, propo-nendo brani di polifonia sacra, profana senza tralasciare il folklore. L’esibizione si è aperta, infatti,con la lauda “A Santa Cecilia” di Davide Liani (1921 – 2005), per omaggiare la Santa nel giornodella sua festa, il brano trae ispirazione dall’antifona di introito della messa per tale ricorrenza. Ipresenti, poi, hanno potuto ascoltare la vivacità del lied di Mozart “Oh quant’è bello seder qui in-sieme”, la poesia di “Improvviso” e “Apri la porta” di Bepi de Marzi, la piccante villanella “Io tivorria contar la pena mia” di Orlando di Lasso e la maestosità della “Corale Finale” della Cantatan. 147 di Bach seguita dalle gioiose note di “Ode an Die freude”, l’Inno alla Gioia di Beethoven.

Ha concluso il proprio concertocon “Exultent Caeli” (dal Vesprodella Beata Vergine) di ClaudioMonteverdi.Presenti tra il qualificato e nume-roso pubblico diverse autorità lo-cali tra cui il PresidenteProvinciale dell’Anbima Prof. Ar-senio Sermarini, il sindaco di Ri-patransone Prof. Remo Bruni, ilVice Sindaco Ing. AlessandroLucciarini, i Consiglieri ComunaliPaolo Polidori, delegato alla Cul-tura ed Alessandro Ricci che,anche quest’anno hanno volutoomaggiare le coriste presenti e lapianista con un dono floreale.

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6 Anno XXXI

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Sabato 22 novembre si è tenuta pressola proprietà Boccolini a Sirolo la riu-nione regionale del "servizio per lapromozione del sostegno economicoalla Chiesa Cattolica"Presenti all'incontro: Il Vescovo Eme-rito Delegato Mons. Gervasio Gestori,Giuliano Vagnoni e Franco Lucadeidella diocesi di San Benedetto delTronto - Ripatransone - Montalto, ildirettore dell'Ufficio promozione re-gionale Don Alberto Pianosi, Don Ca-naro De Angeli e Domenico Campogliani delladiocesi di Urbino, Massimo Stopponi della diocesidi Fabriano - Matelica, Giancarlo Sabbatini e Al-fredo Antonelli della diocesi di Jesi,  Don Ivan Bel-lomari e Don Piergiorgio Giorgini della diocesi diFano, Don Leandro Natolini di Fermo e don SandroDe Angeli dell'Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado. Negli anni è diminuita visi-bilmente la raccolta delle offerte nella regioneMarche: nel 2013 sono stati raccolti 283.315€ afronte dei 297.829€ del 2012 e dei 468.930€ del2007. Ricordiamo che attraverso i fondi dell'8 permille si sostengono economicamente i sacerdoti, sirealizzano opere di ristrutturazione di opere già esi-stenti e di realizzazione di nuove chiese. Ad aprire la riunione il Vescovo emerito GervasioGestori incaricato dalla C.E.M.: "Spesso non c'è laconoscenza del problema, bisogna tornare a far ap-passionare le persone all'8 per mille. Nella mia dio-cesi abbiamo realizzato tante opere, restaurato tantechiese, sostenuto economicamente il clero, tuttograzie alle offerte dei fedeli, ma sopratutto grazieal sostegno dell'8 per mille. A volte i nostri fratelli

preti, vedendo l'accredito dello stipendio alla finedel mese, non si preoccupano di raccogliere lefirme. Bisogna svegliarci. Le possibilità ci sono,potremmo realizzare molto di più.Il lavoro da fare è ancora tanto, se ripenso al mioepiscopato, in 18 anni, forse anche io probabil-mente mi sarei dovuto impegnare di più".Don Alberto: "Bisogna ritornare ad educare i nostrisacerdoti e i nostri collaboratori parrocchiali. ICUD sono i talloni di Achille del sistema. In Italia,a diversi milioni di pensionati, è tolta la possibilitàdi scegliere, noi dobbiamo preoccuparci anche diquelle persone che non sono messe nella possibilitàdi esercitare il loro diritto. In ogni diocesi dobbiamoimpegnarci di più per realizzare una rete che aiutia diffondere l'informazione dell'8 per mille, per aiu-tare a comprenderne l'importanza". Altri suggeri-menti e poposte sono state espresse dairappresentanti delle altre diocesi. Giuliano Vagnonial termine ha così sintetizzato: "Non firmare per l'8per mille è un peccato di omissione, perché pos-siamo fare del bene molto semplicemente e velo-cemente". La mattinata si è conclusa con unmomento di convivio tra tutti i presenti. S.I.

IL SINODO: UNA FINESTRA APERTA SULLA FAMIGLIADomenica pomeriggio, 23 novem-bre, presso il Biancazzurro, ci siamoritrovati famiglie, fidanzati, operatoridi pastorale familiare, insieme al no-stro Vescovo, a vivere un importantee significativo incontro con i coniugiGiuseppe Petracca Ciavarella e LuciaMiglionico, medici dell’ospedaleCasa Sollievo della Sofferenza di SanGiovanni Rotondo e responsabilidella Consulta di Pastorale familiare della Puglia, invitati dal Santo Padre al recente Sinodo in qualitàdi uditori. Le coppie presenti ai lavori sinodali erano tredici in tutto, provenienti da ogni continente;dodici convocate come “uditori”, una tra gli “esperti”. Le loro testimonianze, espresse con franchezzaall’assemblea dei padri sinodali prima di ogni dibattito, hanno messo in luce la realtà dei vari continentie ogni possibile aspetto che caratterizza il matrimonio. Il Vescovo Bresciani, nella sua riflessione in-troduttiva, dopo aver ringraziato i coniugi per la loro presenza, ha richiamato la nostra attenzione suldono grande della famiglia e sulla necessità di andare incontro ad essa come il buon samaritano delVangelo. Egli, passando accanto all’uomo ferito, “ lo vide e ne ebbe compassione”,allo stesso modonoi siamo chiamati a “vedere” e ad “ avere compassione” della famiglia chiedendoci, innanzitutto,come curarne le ferite. Dovremmo chiederci quale può essere l’intervento immediato, ma anche qualisono le “locande”, cioè gli ambienti, le relazioni,… dove prendersi cura della famiglia. La Chiesa, hacontinuato il nostro Vescovo, deve agire sul fronte della Misericordia e della Verità tenendo presenteche l’una non può fare a meno dell’altra, ma deve anche fare in modo che le famiglie siano semprepiù solide e sempre meno “ferite”. I coniugi Giuseppe e Lucia, con il loro intervento, sono riusciti atrasmettere non solo i contenuti, le riflessioni dei padri sinodali, le esperienze, le realtà e le fatiche vis-sute nei vari Paesi, ma il clima che hanno definito “straordinario” per familiarità e serenità. <<Abbiamovisto la Chiesa universale; abbiamo visto i padri sinodali interrogarsi sul bene della famiglia; abbiamovisto una Chiesa Madre e Maestra>>, è stata la loro testimonianza. Da qui si comprende non solo qualegrazia abbiano vissuto, ma anche quella di cui abbiamo beneficiato ascoltandoli. Ci hanno raccontatoche il Papa, all’inizio dei lavori, ha chiesto tre doni allo Spirito Santo: l’ascolto, l’umiltà e lo sguardofisso su Gesù per poter conoscere il vangelo della famiglia. Ha chiesto un confronto “sincero, aperto efraterno” e così è stato. Tantissimi i temi oggetto di dibattito, semplicisticamente ridotti dai media apochi nodi da sciogliere. E’ emersa la fatica dell’essere famiglia tra mille difficoltà e ferite, ma non sipuò tacere la generosa fedeltà con cui tante altre rispondono al progetto di Dio. I padri sinodali hannomesso al primo posto il bene della famiglia senza mettere in discussione i principi dottrinali o i “ valorinon negoziabili”, soprattutto riguardo alla vita, alla procreazione, all’indissolubilità, alla fedeltà, al-l’unità del matrimonio. E’ stata sottolineata la necessità di una conversione pastorale, una conversionenell’impegno quotidiano rivolta non solo ai religiosi, ma ad ogni uomo e donna affinché, anche le fa-miglie cattoliche, diventino soggetti attivi della pastorale familiare. La famiglia è chiamata a ritrovarela sua vocazione e a riscoprire che essa è anche missionaria. Per questo è chiamata a “sporcarsi lemani”, ad “andare”, a farsi “pane spezzato” anche lottando contro i “briganti” di oggi che si chiamanoegocentrismo, relativismo,… per imparare a formare famiglie sane e solide, in cammino verso la santità,capaci di viverla nell’ordinario. Sarebbe cosa buona tornare alla “Familiaris Consortio” di GiovanniPaolo II perché è responsabilità individuale, di coppia e della Chiesa tutta, quella di annunciare la bel-lezza e la ricchezza del Sacramento del Matrimonio. Il dibattito seguito alla relazione è stato moltopartecipato. Forse qualcuno pensava di avere subito nuove soluzioni, ma il Sinodo straordinario nonaveva l’obiettivo di dare risposte immediate. Toccherà ora anche a noi laici prendere sul serio il cam-mino di riflessione avviato dai lavori sinodali e, continuando a pregare, portarlo nelle nostre realtà, di-scuterne e capire facendo in modo che la Chiesa non solo si occupi delle famiglie ferite, ma eviti ancheche, altre, possano trovarsi in sofferenza. (Nella foto: solo una parte dei partecipanti con i coniugi Cia-varella al centro) Franco e Chiara Equipe di Pastorale Familiare

8 per mille Marche "Non pecchiamo di omissione", le nuove prospettive

Vescovo Carlo all’ASMO: “Se la fede non è seguita dalle opere, non è una fede che salva”

PERCORSO DI VITA E DI FEDE CON GLI SPOSI CHE VIVONO IN SITUAZIONE DI SEPARAZIONE, DIVORZIO E NUOVA UNIONE.

Domenica 7 DICEMBRE si svolgerà un nuovo incontro del PERCORSO DI VITA E DI FEDECON GLI SPOSI CHE VIVONO IN SITUAZIONE DI SEPARAZIONE, DIVORZIO ENUOVA UNIONE presso il Centro Pastorale in via Pizzi n° 25, dalle 15,45 alle 18,00.

Tutti gli altri appuntamenti, di questo percorso, si svolgeranno, come da calendario diocesano,presso il Centro Pastorale, la prima domenica di ogni mese, nello stesso orario. I partecipanti algruppo Orchidea attendono tutti quelli che, vivendo le situazioni indicate, vorranno unirsi a loro.

Ufficio di Pastorale Familiare

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nelpomeriggio di sabato 22 novembre il ve-scovo Carlo ha presieduto la S. Messa inricordo i defunti assistiti dall’ASMO, l’as-sociazione onlus di supporto ai malati on-cologici nata a San Benedetto del Trontonel 2001, in ricordo di Viviana Campanelli. «Il brano del vangelo (Mt 25,31-46, ndr) cipone di fronte a una questione: che cosaconta in realtà davanti a Dio?» ha spiegatoil vescovo durante l’omelia. «Non conta il

fatto che io ho creduto in te, Gesù. Conta quello che abbiamo fatto di bene agli altri. Questo giudizio Gesùlo presenta proprio così: quando la nostra fede non è seguita dalle opere, quella non è ancora una fede chesalva; non salva noi e non salva gli altri. La messa che stiamo celebrando per l’ASMO si inserisce benedentro questa realtà. La risposta al dolore e alla sofferenza degli altri non è né una compassione fatta dibelle parole, né purtroppo come oggi si sente dire “poiché soffre è bene che muoia”. No, la risposta aldolore e alla sofferenza dell’uomo è l’aiuto reciproco. È giusto e doveroso combattere il dolore, ma com-battere il dolore non vuol dire combattere contro la persona: lo scopo è dare una vita degna alla persona.Ecco perché preoccuparsi delle strutture e di offrire un valido servizio: perché l’ultimo tratto della vita (inalcuni casi) o comunque il dolore che colpisce possa essere combattuto con i mezzi adeguati, e oggi cisono. Vedete, la risposta alle difficoltà che incontriamo sta nella capacità di costruire solidarietà. Che cos’èla chiesa se non c’è solidarietà? (…) Per assistere un malato abbiamo bisogno non tanto dei mezzi materiali,per quanto siano importanti, ma della vicinanza, dell’amore. È per questo che una società costruita sull’in-dividualismo crea solitudine, crea maggiore difficoltà nella vita; la nostra società rende le relazioni fragili,le rompe e porta alla solitudine, la quale rende tutto peggiore. Gesù dice che la strada è un’altra: dobbiamoimparare a sostenere gli altri. Egli afferma: “Io sono presente in ogni persona, io sono ognuno di loro chesta male”, non dice “c’era un tale che aveva fame e quindi…”, dice “Io avevo fame”. Lì c’è Gesù: nellagrande dignità di ogni essere umano, anche di quello che non ha di che coprirsi. È questo il vero cristiano,è questo che fa il regno di Dio, quando si impara davvero a volerci bene gli uni gli altri. Quando siamo at-tenti l’un l’altro possiamo sempre dare un sorriso, una stretta calorosa di mano. È poco? Sì. Ma lì c’è lagrande relazione umana. Questo vuol dire che possiamo sempre aiutarci gli uni gli altri ed è così che co-struiamo il regno di Dio; è così che la nostra fede diventa una fede animata, plasmata dalla carità. Noi ce-lebriamo proprio questo oggi, questo Gesù, il figlio di Dio, che si fa vicino agli ultimi, per comunicare lorol’amore di Dio. Questo è il Regno, impariamo da Gesù e anche noi saremo parte del Regno». Durante l’of-fertorio sono stati portati all’altare numerosi oggetti simbolo dell’azione quotidiana dell’ASMO nella nostracittà: il camice dei medici ed operatori sanitari che assistono e visitano gli ammalati, le chiavi degli auto-mezzi, fondamentali per accompagnare chi ha bisogno di cure negli ospedali di Ancona, Teramo, Ascoli,un anthurium, pianta simbolo dell’associazione donato al vescovo Carlo, ed una pergamena con scritti inomi degli amici sostenuti dall’ASMO nel corso dei suoi 13 anni di vita. Alla celebrazione erano presentimolti soci e sostenitori ASMO, insieme a familiari dei defunti, e la vice presidente Jessica Campanelli, laquale ha speso qualche parola per ringraziare i volontari: questi, in modo totalmente gratuito, ogni giornosi mettono a disposizione per offrire un aiuto a chi vive nella malattia. Floriana Palestini

SGUARDO UMANOdi Giuseppe Paolini

All’ingresso di un supermercato dove facevo la Colletta Alimen-tare, ho dato il sacchetto ad una signora che mi ha detto: “In realtàavrei bisogno io di questo cibo che raccogliete, ma sono troppoorgogliosa per avere l’umiltà di chiederlo. Mio marito ha persoil lavoro, ho tre figli e non sappiamo come andare avanti:”All’uscita l’ho salutata per nome e lei è stata colpita dal fatto cheme lo fossi ricordato. A quel punto abbiamo cominciato a parlare e mi ha raccontato in dettagliola sua situazione e dato il suo livello di scoramento le ho chiesto che cosa le servisse tra gli ali-mentari che avevamo. Lei è scoppiata a piangere, ferita, e ha preso omogenizzati per la bimba didue anni e della pasta. Mi ha molto colpito, la libertà di domandare di questa signora e inoltre miè sembrata verissima la frase:“Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco, non ce la fai più. E d’un tratto incontri nellafolla lo sguardo di qualcuno-uno sguardo umano- ed è come se ti fossi accostato a un divino na-scosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice.”

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LA PREPARAZIONE SPIRITUALE DELLE NOSTRE COMUNITÀ IN AVVENTO

Il Tempo liturgico che favorisce la riflessione sulla triplice venuta del Signore.

Come ogni anno, nelle Comunità parrocchiali di Montalto, negli ultimi giorni del mese di novembre,fervono i preparativi per la realizzazione di quel particolare elemento liturgico, che risponde al nomedi “Corona di Avvento”, anche se propriamente essa attiene più a tradizioni dell’Europa del Nord. LaCorona dell'Avvento fu ideata dal pastore protestante Johann Hinrich Wichern (1808-1881). La ver-sione originale prevedeva la presenza di un maggior numero di candele. Il suo scopo era rendere pos-sibile una formazione a ragazzi e giovani bisognosi e senza casa. Verso la metà del XIX secoloilluminava per la prima volta una corona d'avvento con 24 luci la sala oratoria del Rauhen Haus. Leluci per le Domeniche erano grandi e quelle per i giorni feriali piccole. In seguito essa fu semplificata,arrivando ad un più largo uso, e fortemente simbolizzata nelle definizioni delle quattro candele, ascandire le Domeniche dell’Avvento romano: la prima candela è detta "del Profeta", poiché ricordale profezie sulla venuta del Messia; la seconda candela è detta "di Betlemme", per ricordare la cittàin cui è nato il Messia. La terza candela è detta "dei pastori", i primi che videro ed adorarono il Messia,e poiché nella terza domenica d'Avvento la Liturgia permette al sacerdote di utilizzare i paramentirosa al posto di quelli viola tale candela dovrebbe avere un colore diverso dalle altre tre. La quartacandela è detta "degli Angeli", i primi ad annunciare al mondo la nascita del Messia. Sia nella Con-cattedrale che nelle chiese parrocchiali di Patrignone e di Porchia, don Lorenzo, insieme a diversioperatori della Liturgia, che in queste occasioni è bene ricordare e ringraziare a nome di tutta la Co-munità cristiana, ha pensato alla costruzione progressiva di un vero e proprio "Cammino dell’Av-vento”, fatto da candele o lampade che si illuminano all’inizio della Celebrazione eucaristicadomenicale (il Sabato sera con un vero e proprio Lucernario, come suggerito dal Sussidio diocesano),coinvolgendo l’assemblea attraverso la monizione e il canto, l’uso di un colore sempre diverso (ilviola, il bianco, il rosa e il rosso), ripreso anche dall’addobbo floreale. Accanto all’altare sempre lapresenza dell’immagine della Madonna, vera icona di questo Tempo forte, che indica silenziosamenteil cammino da seguire e invita a chiedere la sua intercessione. In Concattedrale poi, al centro dell’altaremaggiore, la preparazione di un “posto”, ancora vuoto, per Colui che sta per venire, centro su cuiconverge l’attenzione di tutta la Comunità sistina. lauretanum

Monteprandone

Giornata mondiale per l’infanzia e l’adolescenzaIl 20 Novembre, giornata mondiale per l'infanzia e l'ado-lescenza, l'Istituto comprensivo di Monteprandone, neivari ordini di scuola, ha festeggiato il 25° anno dallafirma della Convenzione dei diritti avvenuta nel 1989.Scuola dell'Infanzia , primaria e secondaria di primogrado, che da alcuni anni portano avanti il progettoScuola Amica promosso dal MIUR e dall'Unicef, hannoricordato l'importanza di questo documento con moda-lità diverse. Nei due plessi della scuola dell'Infanzia si èorganizzata una festa con tanto di torta per ricordare i25 anni ,alla manifestazione hanno partecipato alunni,docenti, il Dirigente Scolastico e la presidente Provin-ciale Unicef Sonina Acciari.Nella scuola primaria gli alunni si sono soffermati a ri-flettere su alcuni dei diritti che loro stessi hanno indivi-duato come i più importanti, legati sia alla loro vitapersonale ma anche in riferimento alla sostenibilità am-bientale. Nella scuola secondaria di primo grado, la ri-lettura di alcuni punti della convenzione è servita per approfondire alcune problematiche efocalizzare alcuni diritti; i ragazzi, dopo la riflessione, hanno disegnato dei fumetti con cui hannoillustrato il “diritto che vorrei”. Il Collaboratore del dirigente, Helena Cantalamessa

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Per il Real Madrid uno sponsor vale più di una Croce!Il Messaggero del 29/11/2014, nella pagina sportiva, ri-porta la notizia comparsa sul quotidiano spagnolo Marca,che la squadra di calcio del Real Madrid, per favorire ecompiacere lo sponsor arabo di Abi Dhabi, ha tolto dal suologo la Croce con la motivazione, come ha dichiaratoil presidente Florentino Perez, "perché vogliamo conqui-stare il cuore dei musulmani". Ma le motivazioni sono in-vece molto più...veniali. Il quotidiano scrive: "Al di là dellosponsor, la società ha firmato un accordo con Petroleum Investment Company, appartenente al governodel paese arabo, che terrà a battesimo il nuovo Bernabeu, con importanti benefici economici. So cheogni partita, ha dichiarato il Presidente Perez, si vive ad Abi Dhabi con speciale emozione e che ilvincolo con gli Emirati Arabi è sempre maggiore. Vogliamo che il Real Madrid continui a conquistareil cuore dei tifosi musulmani" ed ha auspicato che l'accordo triennale, possa diventare "un'alleanzapermanente." E' proprio vero che "pecunia non holet", e che uno sponsor vale ben più di una... Messa edi 102 anni di gloria e storia sportiva.Ad ognuno di noi riflettere su comevengono traditi basilari principi di benduemila anni di cultura e fede, per unaeffimera gloria sportiva. Silvio PalombiMontalto delle Marche.

“L’istante del sì”,una mostra per meditare l’Avvento del Signore Gesù

Da sabato 7 dicembre fino a domenica 21 dicembre, all’interno dellachiesa della parrocchia Gran Madre di Dio a Grottammare, verrà espostauna mostra dedicata alla Madonna realizzata dalla Cooperativa VeritatisSplendor. Le più belle immagini dell’Annunciazione nell’arte potranno es-sere contemplate attraverso questa mostra per rivivere quel momento della storia, nascostoed umile, in cui l’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria e a cui Ella rispose: “Sì, eccomi,sono la serva del Signore”. Il genio creativo di uomini come Duccio di Buoninsegna, Leonardoda Vinci, Tiziano, Botticelli, Caravaggio e tanti altri hanno “fermato” quel momento con im-magini bellissime accompagnate da preghiere e spunti di riflessione tratte prevalentementedal Magistero di Benedetto XVI e dai Padri della Chiesa. È una bellissima occasione per at-tendere con un cuore aperto e disponibile l’Avvento del Signore Gesù. Moina Maroni

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MEDIA CEI/TV2000

Il Vangelo “Sulla Strada”A don Dino Pirri il compito di presen-tare la lettura della domenica

Il Vangelo della domenica è via, verità,vita, da portare per le strade del mondo.È l’idea che ispira Sulla Strada, il nuovoprogramma di Tv2000 (canale 28 del di-gitale terrestre, 18 di TvSat, 140 di Sky,in streaming su www.tv2000.it) in ondatutti i sabato alle 22.30. La Buona Noti-zia si ascolta e si vede attraverso i disegnianimati di Emanuele Fucecchi che ac-compagnano le parole di don Dino Pirri,giovane sacerdote della diocesi di SanBenedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e assistente nazionale dell’Azionecattolica ragazzi, che si trova a proprio agiocon i nuovi mezzi di comunicazione.“Non abbiamo altra pretesa che raccontareil Vangelo della domenica”, spiega don Pirri:

“Proveremo a farlo con semplicità,senza retorica, attraverso un linguag-gio diretto e facilmente comprensibileanche da chi non è direttamente coin-volto dall’esperienza della fede”. Instudio, accanto al sacerdote, diversi ra-gazzi pieni di domande, per rendere laParola di Dio viva, adeguata al nostrobisogno, alla nostra realtà.