Anno xxxi n° 25 13 luglio 2014

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ANNO XXXI N° 25 - 13 Luglio 2014 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno dal Molise, all’italia, al- l’europa. lavoro e di- gnità, “cultura della solidarietà” per lottare contro la “piaga” della disoccupazione, che ri- schia di far sparire un’intera generazione di giovani. Papa Francesco ha scelto campobasso per chiedere un “patto per il lavoro”, unendo la sua voce ai “tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio”. nel primo di- scorso, incontrando il mondo del lavoro nel- l’aula magna dell’Università del Molise ha constatato che in questa regione “si sta cer- cando di rispondere al dramma della disoccu- pazione mettendo insieme le forze in modo costruttivo”. il Molise, dunque, modello e labo- ratorio, per recuperare posti di lavoro attraverso un “patto per il lavoro” come risorsa strategica che “sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee”. “Vi incorag- gio ad andare avanti su questa strada che può portare buoni frutti qui come anche in altre re- gioni”, l’esortazione di Francesco, che poi a braccio ha indugiato sul concetto di “dignità”, associato al lavoro: “il lavoro non è soltanto ne- cessario per vivere. il problema è il non portare il pane a casa, perché questo toglie la dignità”, ha esclamato tra gli applausi. la disoccupa- zione “è una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti”, e il Molise ha un “immenso bisogno” di lavoro, come ha ri- cordato anche l’arcivescovo di campobasso- Bojano, monsignor Giancarlo Maria Bregantini. il “filo rosso” del lavoro ha legato le tre tappe del quinto viaggio del papa in italia: campobasso, castelpetroso e isernia. Rompere gli schemi. “il nostro dio è il dio delle sor- prese, il dio che rompe gli schemi”... “e se noi non abbiamo mai il coraggio di rompere gli schemi - ha proseguito papa Francesco- mai an- dremo avanti, perché il nostro dio ci spinge a questo, ad essere creativi sul futuro”. Segue a pag. 2 VISITA INTENSISSIMA Dal Molise il Papa chiede lavoro per la dignità di tutti Questo il filo conduttore degli incontri in una terra che vive il dramma della disoccupazione. Intere generazioni a rischio. Qui sta nascendo un modello per recuperare occupazione at- traverso un “patto per il lavoro” come risorsa strategica che “sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee”. Un forte incoraggiamento ai giovani per la solidarietà (“non è una parolaccia”) ecco un’intervista a Monsignor Gio- vanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede Eccellenza, l’Obolo di San Pietro è una pratica molto antica che ri- manda alle origini del cristiane- simo. Quali sono i motivi che la rendono ancora attuale? “direi che il motivo principale è quello di compiere un gesto semplice, capace però di unire concretamente ogni fedele al Successore di pietro aiutandolo a dilatare la sua carità, quella carità che in ragione del suo ministero abbraccia la chiesa ed il mondo intero. aiutare pietro ad aiu- tare: è un atto di amore verso il papa e verso la chiesa. naturalmente le ini- ziative di carità sono moltissime, a tutti i livelli, e di questo ci dobbiamo rallegrare. l’obolo di San pietro ha di specifico questo: partecipare concretamente alla sollecitudine del papa per tutte le chiese”. Ci sono delle parole-chiave per comprendere appieno il messaggio di questa pratica? “Me ne vengono alla mente due: universalità e comu- nione. l’universalità si concretizza nei donatori e nei de- stinatari: in questa Festa le offerte sono raccolte in tutto il mondo cattolico, nei cinque continenti, dalle cattedrali delle grandi metropoli alle parrocchie dei villaggi più sperduti. d’altro canto, anche i de- stinatari della carità del papa si tro- vano potenzialmente in qualsiasi parte del globo. la seconda parola è comunione, perché al di là della quantità di denaro raccolto, ciò che è importante di questa colletta è il fatto di favorire in tutti i cattolici il senso di apertura alla chiesa univer- sale”. Gli ultimi anni sono stati deva- stanti a causa della crisi econo- mica. C’è stato un riflesso anche sulla donazioni all’Obolo? “Un certo calo lo si è notato, special- mente in alcuni paesi, anche se con- tenuto, rispetto alla gravità della crisi economica che li ha colpiti. tuttavia, come ho già detto, ciò che è fonda- mentale non è la quantità del denaro raccolto, ma il fatto di allargare la partecipazione. non ci è possibile naturalmente conoscere il numero di quanti hanno dato la loro offerta nelle rispet- tive parrocchie, ma penso si possa dire, realisticamente, che si contano in parecchie decine di milioni. e qui sta il significato profondo della raccolta dell’obolo. dunque l’invito che faccio è quello di partecipare tutti, ciascuno nei limiti di quanto può dare, e di vivere questo semplice gesto come un atto di amore al papa”. Giornata per la carità del papa “con un gesto semplice si aiuta pietro ad aiutare i più poveri” Come far arrivare il nostro contributo al Santo Padre? (Dopo aver pubblicato nel numero del 29 GIUGNO il manifesto della «Giornata per la carità del Papa», aggiungiamo in questo numero LA BUSTA «pervenutaci, purtroppo molto in ri- tardo» con i suggerimenti per eventuali offerte. Ci scusiamo per il disguido. Ndr) Segue a pag. 2 Nella continua strage, la salsedine che respiriamo, solleciti l’intelligenza del cuore e quella della testa Nelle S. Messe di suffragio per i nostri cari abbiniamo il ricordo di quanti non lasciano neppure una memoria Quella che oggi chiamiamo la mobilia dell’arte povera, le nostre case di vari decenni fa era la sola che si potevano permettere e là dove l’unico lavoro che si conosceva era quello della pesca, come soprammobile, quasi sempre, vi era il guscio di una grossa conchiglia che accostato all’orecchio, ci dicevano, si potevano ascoltare il rumore del mare e l’urlo dei naufraghi. Un gesto che oggi è diventato un de- siderio. Chissà se il Santo Padre Gio- vanni Paolo II riuscì ad ascoltare il misterioso e suggestivo rumore del nostro mare nella “Conchiglia” che gli studenti del nostro Liceo Scientifico gli donarono nell’udienza del marzo del 1994 ? Le nostre modeste case, cielo terra, erano ingombre di reti, di canestri (coffe e panerelle) e di una leggera stadera portatile dal piatto d’ottone che serviva per la vendita immediata del pescato. Segue a pag. 2

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ANNO XXXI N° 25 - 13 Luglio 2014 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

dal Molise, all’italia, al-l’europa. lavoro e di-gnità, “cultura dellasolidarietà” per lottarecontro la “piaga” delladisoccupazione, che ri-schia di far sparireun’intera generazione digiovani. Papa Francesco hascelto campobasso perchiedere un “patto per illavoro”, unendo la suavoce ai “tanti lavoratorie imprenditori di questoterritorio”. nel primo di-scorso, incontrando ilmondo del lavoro nel-l’aula magna dell’Università del Molise haconstatato che in questa regione “si sta cer-cando di rispondere al dramma della disoccu-pazione mettendo insieme le forze in modocostruttivo”. il Molise, dunque, modello e labo-ratorio, per recuperare posti di lavoro attraversoun “patto per il lavoro” come risorsa strategicache “sappia cogliere le opportunità offerte dallenormative nazionali ed europee”. “Vi incorag-gio ad andare avanti su questa strada che puòportare buoni frutti qui come anche in altre re-gioni”, l’esortazione di Francesco, che poi abraccio ha indugiato sul concetto di “dignità”,associato al lavoro: “il lavoro non è soltanto ne-cessario per vivere. il problema è il non portareil pane a casa, perché questo toglie la dignità”,

ha esclamato tra gli applausi. la disoccupa-zione “è una piaga che richiede ogni sforzo etanto coraggio da parte di tutti”, e il Molise haun “immenso bisogno” di lavoro, come ha ri-cordato anche l’arcivescovo di campobasso-Bojano, monsignor Giancarlo MariaBregantini. il “filo rosso” del lavoro ha legatole tre tappe del quinto viaggio del papa in italia:campobasso, castelpetroso e isernia. Romperegli schemi. “il nostro dio è il dio delle sor-prese, il dio che rompe gli schemi”... “e se noinon abbiamo mai il coraggio di rompere glischemi - ha proseguito papa Francesco- mai an-dremo avanti, perché il nostro dio ci spinge aquesto, ad essere creativi sul futuro”.

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VISITA INTENSISSIMA

Dal Molise il Papa chiede lavoro per la dignità di tuttiQuesto il filo conduttore degli incontri in una terra che vive il dramma della disoccupazione.

Intere generazioni a rischio. Qui sta nascendo un modello per recuperare occupazione at-

traverso un “patto per il lavoro” come risorsa strategica che “sappia cogliere le opportunità

offerte dalle normative nazionali ed europee”. Un forte incoraggiamento ai giovani per la

solidarietà (“non è una parolaccia”)

ecco un’intervista a Monsignor Gio-

vanni Angelo Becciu, sostituto per gliaffari generali della Segreteria di Statodella Santa SedeEccellenza, l’Obolo di San Pietro è

una pratica molto antica che ri-

manda alle origini del cristiane-

simo. Quali sono i motivi che la

rendono ancora attuale?

“direi che il motivo principale èquello di compiere un gesto semplice,capace però di unire concretamenteogni fedele al Successore di pietroaiutandolo a dilatare la sua carità,quella carità che in ragione del suoministero abbraccia la chiesa ed ilmondo intero. aiutare pietro ad aiu-tare: è un atto di amore verso il papae verso la chiesa. naturalmente le ini-ziative di carità sono moltissime, atutti i livelli, e di questo ci dobbiamorallegrare. l’obolo di San pietro ha di specifico questo:partecipare concretamente alla sollecitudine del papa pertutte le chiese”. Ci sono delle parole-chiave per comprendere appieno

il messaggio di questa pratica?

“Me ne vengono alla mente due: universalità e comu-nione. l’universalità si concretizza nei donatori e nei de-stinatari: in questa Festa le offerte sono raccolte in tutto ilmondo cattolico, nei cinque continenti, dalle cattedralidelle grandi metropoli alle parrocchie dei villaggi più

sperduti. d’altro canto, anche i de-stinatari della carità del papa si tro-vano potenzialmente in qualsiasiparte del globo. la seconda parola ècomunione, perché al di là dellaquantità di denaro raccolto, ciò cheè importante di questa colletta è ilfatto di favorire in tutti i cattolici ilsenso di apertura alla chiesa univer-sale”.Gli ultimi anni sono stati deva-

stanti a causa della crisi econo-

mica. C’è stato un riflesso anche

sulla donazioni all’Obolo?

“Un certo calo lo si è notato, special-mente in alcuni paesi, anche se con-tenuto, rispetto alla gravità della crisieconomica che li ha colpiti. tuttavia,come ho già detto, ciò che è fonda-mentale non è la quantità del denaroraccolto, ma il fatto di allargare la

partecipazione. non ci è possibile naturalmente conoscereil numero di quanti hanno dato la loro offerta nelle rispet-tive parrocchie, ma penso si possa dire, realisticamente,che si contano in parecchie decine di milioni. e qui sta ilsignificato profondo della raccolta dell’obolo. dunquel’invito che faccio è quello di partecipare tutti, ciascunonei limiti di quanto può dare, e di vivere questo semplicegesto come un atto di amore al papa”.

Giornata per la carità del papa “con un gesto semplice si aiuta pietro ad aiutare i più poveri”Come far arrivare il nostro contributo al Santo Padre? (Dopo aver pubblicato nel numero del 29 GIUGNO il manifesto della «Giornata per la carità

del Papa», aggiungiamo in questo numero LA BUSTA «pervenutaci, purtroppo molto in ri-

tardo» con i suggerimenti per eventuali offerte. Ci scusiamo per il disguido. Ndr)

Segue a pag. 2

Nella continua strage, la salsedine che respiriamo,

solleciti l’intelligenza del cuore e quella della testa

Nelle S. Messe di suffragio per i nostri cariabbiniamo il ricordo di quanti non lasciano neppure una memoria

Quella che oggi chiamiamo la mobiliadell’arte povera, le nostre case di varidecenni fa era la sola che si potevanopermettere e là dove l’unico lavoroche si conosceva era quello dellapesca, come soprammobile, quasisempre, vi era il guscio di una grossaconchiglia che accostato all’orecchio,ci dicevano, si potevano ascoltare ilrumore del mare e l’urlo dei naufraghi.Un gesto che oggi è diventato un de-siderio. Chissà se il Santo Padre Gio-vanni Paolo II riuscì ad ascoltare ilmisterioso e suggestivo rumore delnostro mare nella “Conchiglia” che glistudenti del nostro Liceo Scientificogli donarono nell’udienza del marzo del 1994 ?Le nostre modeste case, cielo terra, erano ingombre di reti, di canestri (coffe e panerelle) e diuna leggera stadera portatile dal piatto d’ottone che serviva per la vendita immediata del pescato.

Segue a pag. 2

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Nel 2013 abbiamo conosciuto, sempre di più, Papa

Francesco e la sua attenzione verso le “periferie”, i po-

veri, gli ultimi. Tante le forme: dalle schede telefoniche

agli immigrati, agli assegni dati a chi è in difficoltà…

L’Obolo serve anche per questo?

“l’attenzione del papa verso i più bisognosi ha una lun-ghissima tradizione, che papa Francesco ha voluto conti-nuare, rafforzare e alla quale ha dato, direi, un tocco dipersonale vicinanza verso chi soffre. le donazioni arri-vano al papa in molti modi, non solamente con la raccoltadell’obolo. il papa le può poi destinare sia a singolechiese locali, sia attraverso organismi quali cor Unum oaltri enti della Santa Sede che sostengono progetti di so-stegno e sviluppo, sia, talora, anche direttamente a chi è

nel bisogno. in questa opera di carità entra anche l’ele-mosiniere pontificio, una figura tradizionale, alla qualepapa Francesco ha voluto dare un ruolo dinamico e quasidi ‘pronto intervento’ rispetto a numerosi casi di personein difficoltà”.Qual è il suo auspicio e il suo appello per la raccolta

del 2014?

“l’auspicio è che possa essere un’occasione di vicinanzaa papa Francesco da parte di tutti i fedeli, e che l’offertavada unita alla preghiera per lui. e’ questa una carità cheil Santo padre non si stanca di chiedere a tutti coloro cheincontra: nessuno è così povero da non potergliela do-nare”. Vincenzo Corrado

Anno XXXI

13 Luglio 20142

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Continua dalla prima pagina Continua dalla prima pagina

Giornata per la carità del papa “con un gesto semplice si aiuta pietro ad aiutare i più poveri”

Nella continua strage, la salsedine che respiriamo,

solleciti l’intelligenza del cuore e quella della testa

Nelle S. Messe di suffragio per i nostri cariabbiniamo il ricordo di quanti non lasciano neppure una memoriaLe nostre madri, fin da giovinette, si trasfor-mavano in abili venditrici al ritorno delle lan-cette dei padri (i nostri nonni) prima e deimariti (i nostri padri) dopo. Espertissime nel far di conto pur avendo fre-quentato qualche classe dell’elementari. Questa premessa per dire che la nostra fan-ciullezza è cresciuta con il mare; ci siamoadattati alla sua generosità e al suo umore. Loabbiamo amato e odiato, specie quando l’at-tesa, nelle giornate di improvvise tempeste,trasformavano le case in lamenti, presagio digiornate luttuose. Allora iniziava l’attesa di avere un corpo per dare una tomba. Per molti non fupossibile ed andarono ad aumentare il numero nella grande “tomba” del mare. Si son fatti “marenel mare” o come scrive un anonimo poeta dialettale: “Recurdéte che lu mare e lu marenàre,/jè tot-

t’one/ pore dope la mòrte”.

Con un bagaglio di esperienze cosiffatte come si può rimanere indifferenti di fronte al susseguirsidi tragedie quasi quotidiane. È vero l’ultima ci ha rilasciato 45 corpi a svergognare un’umanità chenon ha più sentimenti. Ma ben presto per altri 75 è stata scritta la parola “dispersi” su quella pietralabile che tutto nasconde. Per affrontare così tragici pericoli queste persone non hanno un futuro.Sono disposte a tutto trascinandosi dietro i bambini nei quali rimane un filo di possibilità. Confidanoin un mondo di civiltà fuggendo da una tirannia in cui homo homini lupus straziando carne ed affetti.Ma li attende un mondo impaurito di dover dividere le proprie comodità rifugiandosi nell’indiffe-renza. Contro questa ha tuonato ancora una volta papa Francesco nell’Angelus domenicale, dopoun anno da quel “Vergogna” buttato in faccia a un mondo che vuole apparire civile. A queste ultimeterribili notizie ho letto la sofferenza su molti volti di persone anziane, quelle specialmente chehanno rivisto in quei volti lo spavento dei loro cari. All’invocazione è seguita la preghiera. Ecco lanostra fede sollecita la preghiera. Per questi fratelli sottoposti ad angherie di ogni genere anche senon possiamo intervenire in modo concreto, perché questo è compito della politica, almeno facciamoappello alla sofferenza della Croce, implorando da Gesù il suo aiuto. Nelle nostre Sante Messe disuffragio per i nostri cari defunti abbiniamo questi morti chè nelle sofferenze subite, abbiano indono la pace nel regno misericordioso di Dio. Pietro Pompei

La persona prima di tutto.anche nell’omelia della Messanell’ex stadio romagnoli il papaè tornato sul tema del lavoro esulla disoccupazione, “una piagache richiede ogni sforzo e tantocoraggio da parte di tutti”... nelsuo primo discorso in Molise ilpapa ha affrontato anche la “que-stione della domenica lavora-tiva”, che “non interessa solo icredenti ma interessa tutti, comescelta etica”. “Forse è giunto ilmomento di domandarci se quelladi lavorare alla domenica è unavera libertà”, la provocazione. Non si può per-dere una generazione di giovani. “non possoterminare senza parlare di un problema che viriguarda da vicino: la disoccupazione”. conqueste parole il papa ha introdotto la parte fi-nale del discorso tenuto ai giovani a castelpe-troso, che ha concluso con un’ampia parentesia braccio, tornando sul tema portante della vi-sita in Molise: la questione del lavoro e la lottaalla disoccupazione. “È triste trovare giovani‘né, né’”, ha detto il papa parafrasando l’acro-nimo anglosassone “neet”, che vuol dire “gio-vani che non studiano, perché non possono, nélavorano”. “tutti noi dobbiamo vincere questasfida”, ha proseguito: “non possiamo rasse-gnarci a perdere tutta una generazione di gio-vani che non hanno la forte dignità del lavoro”.“il lavoro ci dà dignità”, ha ripetuto ancora una

volta Francesco, “e tutti noi dobbiamo fare tuttoperché non si perda una generazione di gio-vani”. di qui l’appello alla “nostra creatività,perché i giovani sentano la gioia della dignitàche viene dal lavoro”. “Una generazione senzalavoro è una sconfitta futura per la patria e perl’umanità”, ha ammonito il papa. Solidarietà non è “parolaccia”, vita non è“labirinto”. “i giovani hanno la capacità di es-sere solidali”. eppure, “la solidarietà è una pa-rola che non piace sentire al giorno d’oggi”.Cristiani realisti, non “sognatori” o “illusi”.“non siamo dei sognatori degli illusi, né vo-gliamo creare oasi fuori dal mondo”. prima dicongedarsi dal Molise, Francesco ha tracciatoun ritratto realista, ma anche profetico del cri-stiano. dall’inviata Sir in Molise, M. Michela Nicolais

VISITA INTENSISSIMA

Dal Molise il Papa chiede lavoro per la dignità di tutti

UN ANNO DOPO LAMPEDUSA

Quei 45 morti asfissiati il peso della vergognaIl pensiero corre veloce al dolore di Papa Francesco dell’8 luglio 2013, agli in-

terrogativi che pose perché incidessero cuore e coscienze: “Adamo dove sei?”,

“Caino dov’è tuo fratello?”, “Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e so-

relle?”. A tali domande fece eco quell’indignato “Vergogna!” del 3 ottobre 2013,

per i 366 figli che, annegati nel mare, non sono più.

Carmelo Petrone direttore “L’Amico del Popolo” (Agrigento)

che lo sforzo dell’operazione “Mare nostrum” sia lo-devole è sotto gli occhi di tutti, tuttavia l’ennesima no-tizia ferale che giunge dal cuore del Mediterraneotradisce la sua insufficienza.proprio mentre prende avvio il semestre di presidenzaitaliano dell’Unione europea, approda a pozzallo, laGrecale, la nave della Marina militare con a bordo 566migranti salvati in due interventi di soccorso, con atraino il “motopesca della morte”. a bordo dell’imbar-cazione, poco più di venti metri, vi sono 45 migrantimorti probabilmente per asfissia bloccati nella salamacchine dove avrebbero inalato il letale monossidodi carbonio emesso dai motori.i racconti dei sopravvissuti, raccolti dalle autorità in-quirenti, sono raccapriccianti. Storie di violenze, umi-liazioni, sopraffazioni, subite lungo il viaggio.raccontano anche di come li abbiano obbligati a saliresul “motopesca della morte” già stracolmo di persone.i libici ci hanno “schiacciati dentro con forza” e “trat-tati come bestie”, racconta uno di loro.e mentre viene prestato soccorso ai superstiti giunge la notizia - a conferma di come dietro l’arrivodei migranti ci siano i “trafficanti di carne umana” - che il servizio operativo delle Squadre Mobilidi palermo e agrigento, ha eseguito, con l’operazione “Glauco”, 9 decreti di fermo (5 arrestati, 4irreperibili) emessi dalla dda di palermo, per associazione a delinquere e favoreggiamento del-l’immigrazione e della permanenza clandestina, a carico di un’organizzazione - che aveva basein libia e Sudan, ma anche una “cellula italiana” che operava ad agrigento e roma - responsabile,tra l’altro, del viaggio del 3 ottobre con il naufragio di 366 migranti.al dramma appena ricordato se ne aggiunge un altro: a palermo, dopo due mesi di agonia si èspento il giovane senegalese toure Falou. aveva 26 anni. portava con sé un bagaglio di sogni edi speranza. recava le attese e le ansie di un giovane della sua età, tutte arse, come le sue carni,dalla dura realtà di una stentata accoglienza e dall’incapacità di costruire fraternità integrando.dinanzi a questi drammi - mentre ci apprestiamo a ricordare il primo anniversario del “viaggiopenitenziale” del papa a lampedusa - il pensiero non può che correre veloce al dolore di Francescodell’8 luglio 2013, agli interrogativi che là pose perché incidessero cuore e coscienze: “adamodove sei?”, “caino dov’è tuo fratello?”, “chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle?”.a tali domande fece eco quell’indignato “Vergogna!” del 3 ottobre 2013, per i 366 figli che, an-negati nel mare, non sono più. (Edizione ridotta)

Il 28 settembre prossimo, inPiazza San Pietro, Papa Fran-cesco incontrerà gli anziani e inonni nella prima giornata in-ternazionale dedicata alla terzaetà, promossa dal PontificioConsiglio per la Famiglia. L’in-contro dal titolo: “La benedi-zione della lunga vita”, coincidecon la Giornata di preghieraper il Sinodo sulla Famiglia e si ispira ai moltiinterventi di Papa Francesco che più volte ha ri-cordato la tragedia della “cultura dello scarto”tipica di “un popolo che non custodisce i suoi

anziani”, scartandoli “conatteggiamenti dietro ai qua-li c’è un’eutanasia nasco-sta”. Nelle linee generaliil programma prevede alle9:00 l’inizio dell’incontroin Piazza San Pietro, cul-minante, alle 10:30, conla Santa Messa celebratada Papa Francesco. Tutte

le informazioni sull’evento, per cui è necessarial’iscrizione, saranno disponibili a partire dal 14luglio sul sito del Pontificio Consiglio per la Fa-miglia (www.familia.va), che può essere contattato

anche via e-mail all’indirizzo [email protected],oppure inviando un fax al numero:+39.06.698.87272. L’Arcivescovo VincenzoPaglia, Presidente del Dicastero, ha sottolineatoche l’evento è un’occasione per riaffermare chegli anziani “non sono solo oggetto di attenzioneo di cura, ma (...) essi stessi sono anche soggettodi una nuova prospettiva di vita. Grazie a Dio -

ha aggiunto - si sono allungati gli anni di vitama, d’altro canto, su questo tema, non è statasviluppata una riflessione adeguata. Non esistené nella politica né nell’economia, né tanto menonella cultura. Quindi va ripensata la vecchiaia,va ripensato l’impegno degli anziani nel mondoe nella Chiesa. E anche della Chiesa nei loroconfronti”.

“LA BENEDIZIONE DELLA LUNGA VITA”: PRIMO INCONTRO

INTERNAZIONALE DEGLI ANZIANI CON IL PAPA

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13 Luglio 2014 PAG

Oratorio estivo alla Ss. Annunziata.

Piano terra… e gli oratori delle parrocchie si animano in questi pome-riggi estivi. L’oratorio della parrocchia della Ss. Annunziata ravviva ivivaci colori alle pareti dove c’è anche una planimetriadi una casa, per rendere accogliente il cortile che il lu-nedì, mercoledì e venerdì dalle 15.00 fino alle 19.00 siriempie di bambini e ragazzi, accolti da un nutritogruppo di animatori. Il pomeriggio si snoda tra i compiti,le attività di giochi, i laboratori, la preghiera sotto laguida di don Gianni.La disponibilità di tanti: dei giovanissimi animatori,delle famiglie, di chi porta la merenda, di chi si metteaccanto ai ragazzi per rendere i laboratori attività inte-ressanti e stimolanti dall’orto e giardino alla cucina, dalricamo alla fotografia, senza tralasciare la danza e il di-segno; è la chiave di un’esperienza di gratuità che rendebelli e indimenticabili i pomeriggi d’estate. Occasioneanche di crescita e esperienza di condivisione sia per ibambini che per i giovanissimi animatori che il mattinodel pomeriggio in oratorio si incontrano con don Gianni per prepararsie per preparare le attività. Tanti i bambini e i ragazzi che partecipanoche hanno la possibilità di avere a disposizione anche un bello spaziodove giocare oltre il cortile dell’oratorio: il campo che la parrocchia ha

a disposizione dalla Fondazione Asilo Merlini, una preziosa risorsa perle attività che permettono ai bambini di giocare e educarsi a stare in-sieme all’aperto, in un tempo in cui gli spazi diventano sempre più an-gusti e virtuali.

Parrocchia Cristo Re Oratorio estivoAnche la parrocchia di Cristo Re propone per quattro settimane comeattività estiva l’oratorio, che ormai fa parte della storia della program-mazione pastorale della parrocchia. Dal 1998 con Don Alfredo, allora

viceparroco, è proseguita ogni anno la proposta dell’oratorio estivo eormai la lunga esperienza facilita l’organizzazione delle giornate. I bam-bini e i ragazzi sono coinvolti nei compiti estivi, in attività di laboratoridi manualità, giochi sul campo verde della parrocchia, una pausa conla merenda e un momento conclusivo di preghiera. La parrocchia non

chiede una quota di iscrizione in considerazione delle spese per la rea-lizzazione delle attività, eppure con i contributi liberi, si riescono acoprire tutte le spese necessarie. Le famiglie riconoscono il grandevalore educativo di quest’attività e per questo sono molto generose.Le sale parrocchiali, il campo si riempiono di vocianti e allegri bam-bini e ragazzi, e accanto a loro si incontrano moltissimi giovanissimiche si mettono a disposizione per animare e accompagnare i più pic-coli. Un’esperienza molto formativa per loro, perché l’impegno nonsi esaurisce solo nelle ore passate con i ragazzi nelle attività dell’ora-torio, ma si incontrano sin dalla mattina per prepararle. Ma soprattuttosi incontrano per un momento di preghiera e per riflettere con donRoberto sul tema della giornata prendendo spunto dal sussidio peranimatori Habitat della FOM che li aiuta a vivere con intensità il pro-prio servizio ai ragazzi e per interrogarsi su cosa significa concreta-mente «abitare» ogni luogo in cui vivono. Un’occasione significativa

per questi giovani che altrimenti forse passerebbero gran parte dellegiornate estive vinti dalla noia, senza un impegno, animare l’oratorioestivo diventa allora occasione di servizio e crescita. Monica Vallorani

San Benedetto Martire e la vita al “Piano Terra”!

il mese di luglio ha segnato l’inizio dell’oratorioestivo per la parrocchia di San Benedetto Martire. iragazzi, la cui fascia d’età spazia tra la prima ele-mentare e la terza media, vengono accolti in unospazio che si trasforma, grazie alle decorazioni e allafantasia, nell’ambientazione dell’anno, la “casa”.“piano terra”, il tema proposto dalla FoM per que-sta estate, invita infatti i ragazzi a riflettere sulla casacome luogo di vita comune e di accoglienza dell’al-tro, ma anche come centro della vita privata di cia-scuno, fatto di azioni quotidiane a cui è necessariodare un valore, un senso. Senso che può essere tro-vato in Gesù, divenuto uomo per “abitare in mezzoa noi” (Gv 1,14), che ci ha raggiunti nella nostraumanità.l’ambientazione della casa suggerisce anche unamaggiore attenzione alla cura di sé stessi e degli am-bienti in cui si vive. i ragazzi sono stati perciò chia-mati a prendersi cura dell’ambiente dell’oratorio,ciascuno contribuendo alla sua pulizia anche se-condo un tabellone che ne assegna la responsabilitàalle squadre.Una parte consistente del pomeriggio è sempre de-dicata al gioco, elemento chiave dell’oratorio che èal tempo stesso occasione di stare insieme co-

struendo amicizie e opportunità di trasmettere ai ra-gazzi i valori della sportività, dell’onestà, del rispettodelle regole e degli avversari.Sono poi immancabili i laboratori, che aiutano ascoprire e valorizzare le doti e i talenti di ciascuno.le proposte di quest’anno comprendono una grandevarietà di ambiti. il laboratorio di Musica darà lapossibilità ai ragazzi che sanno suonare uno stru-mento di fare musica insieme, mentre quello di arteli introdurrà alla realizzazione di una pittura muraleattraverso le sue differenti fasi, dalla progettazioneall’esecuzione. il laboratorio di cinema guiderà i ra-gazzi nella realizzazione di un cortometraggio,quello di cucina insegnerà loro come realizzare al-cune semplici ma originali ricette. il laboratorio diBurattini mostrerà ai ragazzi come realizzare dei

personaggi con pochi edessenziali materiali, ecome utilizzarli per met-tere in scena una rappre-sentazione. il laboratoriodi argilla sarà occasioneper i più piccoli di avvici-narsi alla lavorazione ditale materiale, mentrequello di chimica mo-strerà ai ragazzi alcuni cu-riosi esperimentiscientifici. dietro ogni la-

boratorio, come sempre, si può vedere la passionedegli animatori e dei responsabili, che pongono leloro conoscenze al servizio dei più piccoli. Un’altrainteressante novità di quest’anno è il laboratorio dianimazione liturgica, guidato dal parroco don ro-mualdo, con il cui aiuto i ragazzi si preparerannoall’animazione della Messa domenicale e compren-deranno più a fondo i momenti della celebrazione.al centro di ogni giornata si colloca la preghiera,guidata dal vice parroco don Giuseppe, la qualeaiuta ragazzi e educatori a tenere sempre presenteche il senso dell’oratorio sta, prima di ogni altra cosapur bella ed importante, nel diventare amici di Gesù.È lui infatti a riempire le nostre amicizie, il gioco ela crescita personale di ognuno. Simone Caffarini

Ancora una volta il Signore Gesù è al centro dell’Oratorio estivo,

determinando il cuore di una proposta che invita i ragazzi ad appropriarsi dei loro spazi

e del loro tempo, per abitarli come forse non hanno mai fatto!Oratorio San Niccolò: in partenza per il Piano Terra!

ACQUAVIVA PICENA – Mercoledì 2 luglio gli educatori, glianimatori e i bambini di San Niccolò hanno dato il via all’ora-torio 2014 con il progetto Piano Terra. Quest’anno il percorsodella tematica, ponendosi in continuità con quelle degli anniprecedenti e cioè la parola e il corpo, si snoderà all’internodelle stanze di una casa, ingresso, salotto, cucina, camera ebagno, dove prendere dimora, perché la parola e il corpo perrealizzarsi in maniera completa devono, appunto, prendere di-mora nella vita degli uomini. Novità di quest’anno è il luogodove le attività sono state organizzate: l’ex convento dellesuore di Sant’Anna, nello spazio gestito dall’associazione La-boratorio Terraviva e che è stato gentilmente concesso dal pre-sidente dell’associazione stessa Filippo Gaetani:”Quando donAlfredo mi ha chiesto di venire a fare l’oratorio qui ho accettatocon grande emozione di mettere a disposizione questo spazio,perché questo è un luogo pubblico che è di tutti. Vedere tuttiquesti giovani e bambini, con l’entusiasmo che portano, mi famolto piacere e rende più bello questo posto”. Chiappini Janet

Ricordiamo che le iscrizioni, specificandonome e cognome, luogo e data di nascitae la parrocchia di appartenenza,  do-vranno essere effettuate tramite i referentiparrocchiali degli oratori entro e non oltreil 15 Luglio 2014 inviando una mail al se-guente indirizzo [email protected]

...e venne ad abitare

in mezzo a noi

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4 Anno XXXI

13 Luglio 2014PAG

la mattinata è bella, non ci sono nuvole incielo e la “compagnia” in un batter d’occhiosi e’ costituita. in p.za Garibaldi nel giro di10 minuti un arrivo di macchine non fa altroche scaricare persone ben mature e qualchebambino pronti a partire per vivere un’espe-rienza particolare di due giorni :incontrare lacomunità dei focolarini nel paese da lorofondato e costruito: loppiano. dopo un mo-mento di saluti e conoscenza tutti in pulmane, con la guida materiale di Gianluca (autista)e organizzativa di nicola, attraversiamo laboscosa dorsale appenninica marchigianaper arrivare nei pressi di Firenze (a loppianoappunto) in tempo per partecipare alla Messa.la chiesa di forma circolare, piena di luce,racchiude in un abbraccio tutti i partecipantidi ogni nazione e continente: gialli, neri,bianchi. le grandi vetrate e la forma stessadella chiesa invitano ad aprirsi, ad accoglierel’altro. il pranzo al sacco cementa ancora dipiù’ l’aggregazione del gruppo che nel po-meriggio riprende il suo cammino di cono-scenza della vita di loppiano. Guidati daMao, un giovane cinese e da chiara direggio calabria, due ragazzi che si stannoformando a loppiano, siamo accolti nellacasa loreto dove da poche ore è terminato il

corso annuale di formazione per famiglie.Quali famiglie? Quelle che desiderano, indi-pendentemente dal loro credo religioso e na-zionalità, fare un percorso di crescita comecoppie in relazione a se stesse e agli altri.tali famiglie imparano a condividere la propriaesperienza di famiglia basandosi sulla leggedell’amore scambievole. certo è duro lasciarela propria casa, il lavoro, gli affetti per unaanno, alcune volte due, ma il gioco con moltaprobabilità vale la candela. i bambini vannoa scuola, i componenti la famiglia in partelavorano nelle attività della comunità permantenersi, in parte studiano, ma, quello chepiù è importante, vivono nell’essenzialitàeconomica con la regola “di non fare aglialtri quello che non vorresti fosse fatto a te”.tra i partecipanti all’ultimo corso c’era unpastore protestante. la cena e il dopocenasono stati momenti conviviali, ma anche discambio di esperienze. tocchiamo con manola verità che in fondo al nostro cuore c’è ungrande desiderio di amore che spinge tantigiovani (ne avevamo una quindicina nel dopo-cena) a lasciare tutto per vivere questa espe-rienza: giovani molto gioiosi, felici, anche sela loro vita è stata stravolta da questa scelta.il nostro amico cinese ha dovuto impararel’italiano e studia su testi in italiano. Qualchedifficoltà l’aveva incontrata e l’incontra nelpresente. dopo un sonno ristoratore e unabuona colazione il giorno dopo ci ritroviamo

prima della messa domenicale a contatto conaltri membri della comunità (giovani preva-lentemente) che con il sorriso in bocca ci ri-petono quello che stanno sperimentando:l’amore è alla base delle relazioni, qualunqueesse siano (testimonianza di 20 anni di vitapassati in tailandia a contatto con i Buddisti).e’ l’amore che ci fa crescere e vivere al di làdelle contingenze. non è importante il coloredella pelle e la religione, ma è importante“affinché tutti siano una cosa sola”, l’amoresia alla base dell’esperienza di vita. dopo ilpranzo visitiamo l’atelier di un artista chepone alla base del suo lavoro la bellezzacome espressione dell’amore. il materialescartato (rifiuti o legni abbandonati ai lati deifiumi) può diventare opera d’arte. “la pietrascartata è diventata testata d’angolo” ci ripe-tono. la visita si conclude al polo lionello,un polo industriale in cui si sta sperimentandoun nuovo modo di fare economia: l’economiadi comunione. il profitto non serve per arric-chire solo l’imprenditore, ma va ridistribuitoin parte per una crescita dell’azienda, in parteper eliminare le ingiustizie nel mondo, inparticolare la fame, in parte per una crescitadel lavoratore. il denaro prodotto da un sanoprofitto diventa non solo lievito per l’azienda,

ma lievito per la crescita di chi non ha pane.Sconvolti dal tipo di esperienza umana vissutatra noi nel gruppo e dal gruppo con la comunitàdi loppiano ripartiamo sereni e pronti ad af-frontare la nostra vita quotidiana forse conun paio di occhiali diversi. la festa nonpoteva finire senza un momento conclusivodi gioia a norcia, espressione massima delpiacere umano (cibo) ma anche espressionedi un amore che si è fatto storia con S.Bene-detto. a tarda sera, arrivati a casa, ognuno dinoi ha rimuginato in sé l’esperienza vissuta eil temporale della notte ci ha svegliati perfarci rigustare l’esperienza vissuta grazie aFamiglie nuove e centro Famiglia.

Carlo e Dantina

DIARIO DI BORDO DI UN INCONTRO Dal balcone dei monti Sibillini, le famiglie a respirare “aria pura” per il corpo

e per lo spirito insieme a Padre Raniero Cantalamessa

Montemonaco- Famiglia casa e futuro della chiesa” èil titolo del XXiV convegno per famiglie che si terrà aMontemonaco il 29-30 e 31 agosto 2014. a guidare i tregiorni ci sarà padre raniero cantalamessa che si soffer-merà nella riflessione sulla famiglia e la Bibbia, sulla fa-miglia oggi e la spiritualità della coppia per concluderecon una relazione sui laici, la famiglia e l’evangelizza-zione. Già dall’anno scorso sono stati inseriti nel pro-gramma dei momenti laboratoriali esperienziali, graziealla collaborazione con Maria chiara Verdecchia. Un’oc-casione di incontro, condivisione e formazione che ladiocesi offre alle famiglie da ben 24 anni. Un’iniziativache è nata dalla proposta dei coniugi Giancarla e antonioBarra, gli ex-responsabili dell’Ufficio diocesano di pa-storale Familiare, scegliendo casa Gioiosa come luogodi riferimento. “nel corso degli anni vi hanno partecipato tante famiglierichiamate dalla spinta interiore di crescere insieme allealtre e rafforzare il proprio legame matrimoniale.” rac-contano i responsabili dell’Ufficio di pastorale FamiliareMarco e anelide. Un’esperienza che è diventata un ap-puntamento tradizionale e di riferimento per la pastoralefamiliare in questi anni, dal 2006, con la presenza inquell’anno del Vescovo comastri, e negli anni a seguire,le presenze sono aumentate. il convegno si è quindi spo-stato come luogo di ritrovo per i momenti comunitaripresso il Museo di arte Sacra di Montemonaco, ma casaGioiosa è rimasto il luogo dei momenti di accoglienza,di comunione fraterna e di condivisione delle famiglie.non quindi un convegno che ha solo lo scopo di aiutarele famiglie a formarsi, ma bensì un’esperienza di tregiorni che aiuti le famiglie a ritrovare la forza e il coraggio di riprendere il cammino, certi di nonessere sole, ma di camminare con tutte le altre sulla strada della comunità ecclesiale tracciata dalSignore. “Spesso il ricordo più forte, tratto dalle testimonianze, è stato quello del sentirsi partico-larmente accolti, del ritrovarsi insieme con gioia, del riscoprire la bellezza della famiglia cristiana,dello stare insieme e soprattutto del calore che offre la chiesa il quale sfugge a chi corre sempree va in parrocchia solo per la messa domenicale.” raccontano Marco e anelide, felici della presenzaquest’anno di padre raniero cantalamessa. l’invito a padre raniero era stato fatto molte volte,ma i numerosi impegni del frate cappuccino non avevano mai permesso di concretizzare questarichiesta: aveva sempre declinato gli inviti lasciando la sua benedizione. l’anno scorso invece hadato la sua disponibilità per quest’anno, lieto di poter tornare dalle sue parti. infatti padre ranieroè originario di colli del tronto, ed è predicatore della casa pontificia. Servizio che svolge dal1980 voluto da Giovanni paolo ii e confermato dai suoi successori anche da papa Francesco,quindi il compito ogni settimana, in avvento e in Quaresima, è quello di proporre una meditazionein presenza del papa, dei cardinali, vescovi, prelati e superiori generali di ordini religiosi. Un’oc-casione preziosa per le famiglie della diocesi che lo desiderano, per i più piccoli: bambini e ragazzipresenti ci saranno attività di animazione, così che tutta la famiglia può partecipare. Ma ancheper tutta la chiesa e i sacerdoti così come scrive il vescovo carlo nella sua lettera di invito: “Saràper me un vero piacere essere con voi per questi tre giorni, care famiglie e cari sacerdoti. Sarannogiorni veramente importanti anche per dare il giusto impulso al nuovo anno pastorale che riserveràcertamente un’attenzione particolare al Sinodo straordinario sulla famiglia indetto da papa Fran-cesco.” a chi lo desidera si potrà partecipare anche da pendolari ai momenti della giornata. l’ufficio diocesano in Via pizzi, 25 è disponibile per informazioni e iscrizioni, o contattando i numeri: 347 8255179, 347 1815718, 328 7474133. Monica Vallorani

CASA GIOIOSA DI MONTEMONACO

DIOCESISAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

UFFICIO DI PASTORALE FAMILIARE

L

con PADRE RANIERO CANTALAMESSAESPERIENZE LABORATORIALI

XXIV CONVEGNO PER FAMIGLIE

FAMIGLIA:CASA E FUTURODELLACHIESA

FAMIGLIA:CASA E FUTURODELLACHIESA

SAN BENEDETT

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CASA GIOIOSA DI MONTEMONACO

A GIOIOSA DI MONTEMONACO

NTEMONACO

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Mar-tedì primo luglio si è tenuta presso la sede dellacaritaS diocesana la messa concelebrata dalVescovo carlo e don roberto Melone, per cele-brare il trasferimento delle suore del piccoloFiore di Betania presso la struttura stessa. il pic-colo Fiore di Betania conta nella nostra diocesidi due sedi: quella di acquaviva picena con srisabella, sr Jolinta e sr alphonsine e da oggi

quella di San Benedetto del tronto,presso la caritas, con Suor tharsis, co-nosciuta come suor tarcisia, suor Smithae suor Vijaya ovvero Vittoria; sarannoqueste ultime tre con sr alphonsine adessere “la mano amorevole del Signore

incarnata dalla nostra Chiesa diocesana

e tesa verso il povero” per usare le paroledel Vescovo durante l’omelia:”Incon-

triamo persone che hanno bisogno e noi

cristiani dobbiamo essere per loro la

presenza di Gesù. Nel vangelo di Matteo,

capitolo 25, quando Gesù presenta il

giudizio finale e dice avevo fame, avevo

sete, ero nudo, mi avete vestito, mi avete

dato da mangiare il Signore ci ricorda

due cose: nel bisognoso noi incontriamo Lui e

noi dobbiamo essere come Lui che va incontro

ai bisognosi. E questa è la CARITAS, è un modo

attraverso il quale la Chiesa diocesana incarna

questo amore del Signore per i bisognosi. Se ho

invitato le suore a venire in questa casa è perché

voglio che questa casa sia l’espressione, sempre

più visibile, di questa carità del Signore verso il

povero. Se il povero è la presenza del Signore,

le cose del povero sono del Signore e quindi

dobbiamo imparare a trattarle con la massima

cura e attenzione; a me piace ricordare che

nella moltiplicazione dei pani e dei pesci Gesù

disse raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla

vada perduto: nulla deve andare perduto del-

l’amore e della grazia del Signore, questo sig-

nifica che il bene dobbiamo farlo bene”. Questosarà il compito delle suore, coordinare la distri-buzione del necessario a chi ne ha bisogno efarlo bene; chi conosce già le suore del piccoloFiore di Betania sa che sicuramente non man-cheranno nel servire il povero come mano tesadel Signore: caritatevole, amorevole e capace ditenerezza verso le tante ferite delle persone cheverranno a loro. Buona missione! Chiappini Janet

Nasce il Piccolo Fiore di Betania in casa CARITAS

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5Anno XXXI

13 Luglio 2014 PAG

Preparazione del ministero di Gesù17. LA VOCAZIONE PROFETICA

DI GIOVANNI BATTISTA

Leggiamo Lc 3,1-6. Introduce il ciclo sulBattista che va fino all’arresto del profeta, in3,19-20.1. I sei sincronismi introduttivi. «Nell’anno

quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare,

mentre Ponzio Pilato era governatore della

Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo,

suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Tra-

conìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto

i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di

Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel

deserto» (Lc 3,1-2). Luca aveva già fatto riferimenti alla storia:«al tempo di Erode, re della Giudea» (1,5)per la vita di Zaccaria, eai «giorni» di Augusto peril censimento (2,1). Oracon sei sincronismi ricol-lega il tempo preparatoriodi Giovanni alla storiauniversale e dice che que-sta è a una svolta decisiva.L’anno 15° di «TiberioCesare», va dal 19 agostodel 28 al 18 agosto del29. «Ponzio Pilato» fu go-vernatore della Giudea,Samaria e Idumea dal 26al 36 d. C. «Erode Anti-pa», figlio di Erode ilGrande (+ 4 a. C.), fu te-trarca (un titolo minorerispetto a quello di “re”)della Galilea e della Pereadal 4 a. C. al 39 d. C. «Fi-lippo», fratellastro di Erode Antipa, governal’Iturea e la Traconitide, e alcuni distretti anord-est del lago di Tiberiade, dal 4 a.C al 34d.C. «Lisania», conosciuto solo da due iscrizioni,governa l’Abilene, situata nell’Antilibano.Quando Luca scriveva, questi staterelli facevanoparte della Palestina. «Anna», o Anano, suocerodi Caifa (Gv 18,13), era stato deposto l’anno15, ma continuava a esercitare un grande in-flusso; per questo viene nominato insieme aCaifa. Giuseppe «Caifa», genero di Anna, fusommo sacerdote dal 18 al 36 d.C. E’ ovvioche – oltre al Battista – Luca rimanda ancheall’attività di Gesù, che ha inizio con il suobattesimo (3,21-22), quando il Battista era giàin prigione (3,20). Con questo grande quadro storico Luca vuoledire che la vita del mondo, con la predicazionedel Battista, incomincia ad aprirsi a una realtàdel tutto nuova. 2. «La parola di Dio venne su Giovanni,

figlio di Zaccaria, nel deserto» (Lc 3,20b).Nel rievocato grande contesto storico «laParola di Dio» fu su Giovanni e lo rese profeta,portavoce di Dio, araldo del Messia Gesù.Luca descrive la vocazione del Battista sullalinea di quella del profeta Geremia, al quale«fu rivolta la parola del Signore al tempo diGiosia...» (Ger 1,2). Il che ne dice quindil’importanza. «Nel deserto», cioè nel luogodove Giovanni si era ritirato fin da piccolo e

dove «il bambino cresceva e si fortificavanello spirito... fino al giorno della sua manife-stazione a Israele» (Lc 1,80). Luca non descrivela vita e il comportamento penitente del Battistacome invece fanno Marco e Matteo; per LucaGiovanni è simpliciter il Precursore di quelGesù, che è il vero oggetto del suo scritto.Gesù confermerà il ruolo di precursore, chie-dendo alle folle: «Che cosa siete andati avedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più

che un profeta. 27Egli è colui del quale stascritto: Ecco, dinanzi a te mando il mio mes-

saggero, davanti a te egli preparerà la tua

via» (Lc 7,26-27; cf. Es 23,20 e Mal 3,1).3. L’inizio dell’attività

«Egli percorse tutta la re-

gione del Giordano, pre-

dicando un battesimo di

conversione per il perdono

dei peccati...» (Lc 3,4; ci-tando Is 40,3). Dal deserto Giovani si por-ta nella valle del Giordano,nella quale l’attività ediliziadi Erode il Grande avevaattirato molti abitanti. Lapercorre «tutta», dal MarMorto al lago di Tiberiade.Predica la conversione,non nel senso greco dimero cambiamento di unaopinione, metánoia, ma inquello del vivere moral-mente bene; è quanto diràcon forza nella sua predi-

cazione. Il rito del «battesimo», che la accom-pagna, rafforza tale proposito. Il «perdono deipeccati» è legato al grado di pentimento che ilbattezzato realizza. 4. La salvezza destinata a tutti i popoli. Lucacita poi il testo di Isaia: «Com’è scritto nel

libro degli oracoli del profeta Isaia: “Voce di

uno che grida nel deserto: / Preparate la via

del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri!. 5Ogni

burrone sarà riempito, / ogni monte e ogni

colle sarà abbassato; / le vie tortuose diverranno

diritte / e quelle impervie, spianate. / 6Ogni

uomo vedrà la salvezza di Dio!”» (Lc 3,4-6;Is 40,3-5). La «voce» è di Jahvè, che annunciòla fine della schiavitù in Babilonia, ora risuonaper opera del Battista ed esorta a prepararsiper ricevere la salvezza definitiva. Luca insistemolto su di essa: è la «salvezza», sôtérion,

che il Figlio di Maria donerà: «i miei occhihanno visto la tua salvezza» (2,32); è lasalvezza, sôtérion, destinata a «ogni uomo»(3,6), è la «salvezza, sôtérion, di Dio [che] fuinviata alle nazioni» (At 28,28). Con il lemmasôtérion Luca caratterizza questi testi; fuori dilui sôtérion si ha solo un’altra volta. La via da«raddrizzare/appianare» è il comportamentoda migliorare per accogliere Cristo. Concludiamo con Geremia 15,16: «Quandole tue parole mi vennero incontro, le divoraicon avidità»[email protected]

Domenica 13 luglio

Ore 18.00 Città di Castello Ordinazione episcopale di mons. Nazzareno Marconi, vescovo eletto di Macerata

Lunedì 14 luglio

Ore 21.00 San Benedetto del Tr. Parrocchia Madonna del Suffragio: S. Messa

Martedì 15 luglio

Ore 9.00 Porto d’Ascoli Visita al Banco alimentare

Mercoledì 16 luglio

Ore 20.30 Villa Lempa S. Maria del Carmine: Processione e S. Messa

Venerdì 18 luglio

Ore 16.30 S. Benedetto Tr. Cattedrale: Confessioni

Sabato 19 luglio

Ore 19.00 Grottammare - Parrocchia GranMadre di Dio: S. Messa

Ore 21. 30 Martinsicuro - Piazza Cavour: S. Messa per il saluto alle suore Concezioniste

Domenica 20 luglio

Ore 10.30 Force - Parrocchia S. Paolo apostolo: S. Messa

Ore 17.30 Ripatransone - Monastero Passioniste: S. Messa nell’anniversario della morte di Sr. Addolorata Luciani

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 13 AL 20 LuGLiO 2014

Parola del Signore15’ DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO A

Dal VANGELO secondo MATTEO

Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. [2]Si cominciò a raccogliere

attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta

la folla rimaneva sulla spiaggia. [3]Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse:

“Ecco, il seminatore uscì a seminare. ... Per questo parlo loro in parabole: perché pur

vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. [14]E così si adem-

pie per loro la profezia di Isaia che dice:Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete,

ma non vedrete[15]Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di

orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orec-

chie non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani.[16]Ma beati i vostri occhi

perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. [17]In verità vi dico: molti profeti e

giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che

voi ascoltate, e non l’udirono! [18]Voi dunque

intendete la parabola del seminatore: [19]tutte

le volte che uno ascolta la parola del regno e

non la comprende, viene il maligno e ruba ciò

che è stato seminato nel suo cuore: questo è il

seme seminato lungo la strada. [20]Quello che

è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo

che ascolta la parola e subito l’accoglie con

gioia, [21]ma non ha radice in sé ed è inco-

stante, sicché appena giunge una tribolazione

o persecuzione a causa della parola, egli ne

resta scandalizzato. [22]Quello seminato tra le

spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno della

ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. [23]Quello seminato nella terra

buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il

cento, ora il sessanta, ora il trenta” (Matteo 13,1-23)

lo spunto per l’approfondimento di questo brano lo prendiamo dall’ultimo versetto, che prati-camente diviene la sintesi del discorso, e nello stesso tempo ci indica la via da seguire. colUicHe aScolta la parola e la coMprende; QUeSti da’ FrUtto. il verboaScoltare usato da Gesù , é da analizzare attentamente perché il suo significato nel contestobiblico differisce non poco dal nostro linguaggio comune. aScoltare, ha un significato benpiù profondo del semplice uso dell’orecchio come l’udire; nel linguaggio biblico “ascoltare”significa recepire e mettere in pratica. Molto spesso Gesù usa questo verbo legato ad un altro;in questo brano ad esempio viene messo in relazione con comprendere, in altri con ”mettere inpratica ”, infatti leggiamo in Matteo 7,24: “chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pra-tica…”. Quindi capiamo che quando Gesù ci invita all’ascolto, ci segnala un comportamentoben più impegnativo del semplice udire, ma vuole che noi comprendiamo bene le sue parole eci comportiamo di conseguenza, cioè che lo seguiamo nel suo insegnamento. d’altronde questolinguaggio è sempre stato ben noto agli israeliti, infatti anche nel libro del deuteronomio (7,12)troviamo la stessa formulazione :” per aver voi dato ascolto a queste norme e per averle osservatoe messe in pratica, il Signore tuo dio conserverà per te l’alleanza…” . per capire bene l’atteg-giamento insito nell’invito di Gesù, possiamo provare a ricordare quello che i nostri genitori cidicevano quando ci facevano le raccomandazioni: -Mi raccomando fai il bravo- , oppure -staiattento - ; -sii educato- o ancora -non fare tardi - e la fine del discorso era sempre : - hai capito? - , ecco voi sapete bene che l’interesse dei nostri genitori non stava nel fatto se avessimo capitoo meno, ma che mettessimo in pratica quello che ci dicevano, che ci rifacessimo, nelle nostreazioni, ai loro consigli. per Gesù è la stessa cosa, prima vuole che conosciamo la sua parola, ilsuo insegnamento, ma cosa ancora più importante che lo seguiamo , che ci mettiamo alla suasequela, perché egli sa che solo così potremo essere tra quelli che portano frutto, quelli a cuidirà : “Venite benedetti dal padre Mio… “. perché il frutto che Gesù vuole che noi portiamo èlo stesso dello Spirito Santo e cioè: “ amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,mitezza, dominio di sé . chiediamo al Signore Gesù di aiutarci a metterci sempre all’ascoltodella sua parola, e a metterla in pratica. RICCARDO

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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Page 6: Anno xxxi n° 25 13 luglio 2014

6 Anno XXXI

13 Luglio 2014PAG

Il 4 luglio nell’incantevole ambiente di casa SanFrancesco di Paola il vescovo Carlo ha presieduto lamessa per commemorare il patrono principale dellanostra Compagnia dei Tipi Loschi: il Beato PierGiorgio Frassati. Hanno concelebrato don AndreaSpinozzi, don Giorgio Carini con il servizio precisoe prezioso del diacono Walter Gandolfi. Tanti sonostati i fedeli presenti alla celebrazione eucaristica,non c’erano solo Tipi Loschi, ma anche tanti amici esimpatizzanti dellanostra Compagniae del nostro caroBeato.Il vescovo durantela celebrazione perpresentare la figuradel nostro patrono,si è soffermato sul-la frase centraledella nostra festa:“Ci fossero più

SANTI e meno fi-

lantropi”

Il presule ha spie-gato che i filantropisono dei filosofi che hanno fatto del bene agli uomini,con il loro pensiero e le opere buone. I Santi sonouomini che hanno fatto del bene nella storia, masono ispirati da Dio e portano a Dio. I Santi imitanoin tutto Cristo e cercano con le parole e le opere diportare quante più persone in Paradiso. Essi hannofatto già vivere alle persone che hanno incontrato,un anticipo di Paradiso in terra. Il vescovo poi si èsoffermato sulla prima lettura della messa quandoSan Paolo dice che la fede è un cammino, unacrescita continua una battaglia contro il male e conla grazia di Dio possiamo conquistare il premio cheè la Vita Eterna.Il vescovo ha ribadito che Pier Giorgio si è messonella scia di questi Santi. Anche lui si è fattoconquistare nel cuore dall’Amore di Cristo e sostenutodalla sua grazia ha conquistato il Paradiso.Non si è accontentato di vivere in maniera agiata,nella sua ricca famiglia torinese dei primi anni del‘900 come molti suoi coetanei, ma guidato da Gesù

ha voluto condividere con i poveri e i malati la suaesistenza con opere di carità concrete. Il vescovo ciha ricordato che i Santi non sono persone lontane danoi, inimitabili. Festeggiandoli e commemorandoliinvece la Chiesa ci invita a seguirli, perchè comeloro possiamo anche noi nel quotidiano imitarli peressere felici e trasmettere la gioia di Cristo nelmondo. Non ci scoraggiamo, ma con la preghiera, isacramenti e la fiducia nella provvidenza di Dio la-

sciamo guidareil nostro cuoredall’Amore diGesù come han-no fatto nellastoria i nostri fra-telli Santi. Lamessa accompa-gnata dal cantodegli uccelli dicasa San Fran-cesco di Paola èstata vissuta dal-l’assemblea inun devoto silen-zio e si è con-

clusa con l’Inno al Beato Pier Giorgio Frassati cantatodai bambini della Compagnia dei Tipi Loschi. Laserata è continuata con una gustosa cena a base dipesce, di cui anche il nostro vescovo ha trovato gio-vamento e con una bella rappresentazione teatraledal nome: “Il destino si chiama Clotilde” di GiovanniGuareschi, interpretato dai ragazzi della “Scuola

Libera G.K. Chesterton”. Ringraziamo tutti coloroche hanno contribuito a farci vivere quindici giorniindimenticabili ricchi di conferenze interessanti sullavita dei Santi. Ci auguriamo che queste testimonianzeabbiano lasciato il segno nei nostri cuori perchèanche noi sull’esempio dei Santi possiamo esseresale della terra e luce del mondo, un mondo semprepiù bisognoso di speranza, di gioia e di pace delcuore che solo Cristo può dare infinitamente. Arri-vederci alla festa del prossimo anno e quando voletevenire a trovare la nostra Compagnia dei Tipi Loschia casa San Francesco di Paola, sarete i benvenuti, leporte sono sempre aperte a tutti. Mario Vagnoni

CENTOBUCHI – È quasi completatal’opera nella chiesa della regina pacisa centobuchi realizzata nella cappellalaterale. Padre Ruberval Monteiro èl’autore, monaco benedettino e dottorein iconografia paleocristiana presso ilpontificio istituto orientale di roma, in-segna al Sant’anselmo a roma, e harealizzato diverse opere nel nostro terri-torio. per la chiesa della regina pacisaveva già dipinto l’annunciazione per iltabernacolo, ora sta completando tutta laparete. la prima cosa che salta all’occhiosono i colori. padre ruberval è originariodel Brasile e in molti gli dicono chel’uso del colore che caratterizza la suapittura è di origine brasiliana, forse as-sociando il colore allo spirito della festa. cosìnon è, in realtà l’uso del colore puro fa parte dellatradizione italiana, a cui molto probabilmente noici siamo disabituati. i colori vengono molto graditidalle persone, la vividezza e la lucentezza delcolore puro rivelano la bellezza ed è la bellezzache cattura, e così lo sguardo è preso dai rossi,blu, gialli… e l’oro, l’oro che indica la divinità. acompletare l’immagine dell’angelo e della Ma-donna, in altro la scena dell’ultima cena e adamoe eva. Mentre padre ruberval completa la suaopera dipingendo l’ultimo spazio che rimanevavuoto nella parete, ci dice che l’ispirazione ènella tradizione, così che la Madonna trae ispirazionedall’Viii secolo e l’angelo dal Vi, mentre da unportale del Xii secolo i fregi. la tradizione nelmoderno rispettando l’uomo di oggi. l’ultimospazio dipinto, un’aggiunta al progetto originario, èriempito dalla parola, la frase “Quando venne lapienezza…” non è immediatamente leggibile, marichiede uno sguardo attento e impegno perleggerlo. Forme e parole che prendono ispirazionedagli arabeschi arabi, un esercizio di concentrazione

perché nel “tempo che perdi per cercare di leggeree capire non pensi a sciocchezze e il tuo cervelloè contento” suggerisce padre ruberval a chimostra titubanza nell’individuare le parole. delresto ci spiega che l’arte sacra non è arte di argo-mento religioso che fa bella mostra in una sortadi galleria, è qualcosa di più. l’arte sacra è buonaarte sacra se è in rapporto con tradizione, lalunga storia della chiesa; se è in rapporto con laliturgia, l’arte rispecchia il mistero di Gesù che sicelebra e che permane così che chi entra in unachiesa nell’arte continua a vivere ciò che si è ce-lebrato. e infine l’arte sacra deve essere in dialogocon l’uomo contemporaneo. tre criteri per verificarese l’opera è buona. così l’opera di arte sacra nellabellezza genera meraviglia e apre all’evangeliz-zazione, perchè indica subito che il luogo in cuici si trova è un luogo sacro e qualcuno incuriositoavrà delle domande da rivolgere, magari al prete.eh si perchè colpiti dai colori, dalle figure ci sipuò incuriosire su di esse, come che ci sono novefigure sedute e sono dodici con adamo e eva epoi con la donna inginocchiata, e quel frutto inmano a Gesù e…MONICA VALLORANI

IL VESCOVO CARLO FESTEGGIA CON NOI

IL BEATO PIER GIORGIO FRASSATINella Chiesa «Regina Pacis» la bellezza nei colori

dell’ultima opera di p. Ruberval Monteiro

Collevalenza: la piccola Lourdes dell’Umbria

L’esperienza di un pellegrinaggio

Giovedì 26 Giugno: un pullman di pellegrini dallaRiviera delle Palme approda a Collevalenza, nelcuore della verde Umbria e dell’Italia perché ilpiccolo agglomerato urbano (circa 800 anime compresii religiosi) si trova a 100 km a nord di Roma, a 50km a sud di Perugia,a 8 km da Todi. Un luogo stra-tegico …se non fosse per la difficoltà di alcunestrade che si abbarbicano da una collina all’altra inun saliscendi interminabile che scompare davantialla visione di amene campagne e colline di unverde intenso da stordire i sensi. Collevalenza hauna storia antica comeborgo medioevale, di cuiconserva le superbe ve-stigia, ma la Storia Veraè legata al carisma dellaBeata Madre Speranzae ai suoi prodigiosi donidi Dio. Madre Speranza,suora spagnola, nel 1951scelse, non si sa perché,di stabilirsi in questa pic-cola frazione todina in-sieme ad alcune conso-relle della congregazione, da lei stessa fondata pre-cedentemente, delle “Ancelle dell’Amore Miseri-cordioso” con l’intento di costruire una Chiesa etrovare una sorgente d’acqua, preziosa anche per gliabitanti del luogo che se ne rifornivano con autobotti.Madre Speranza indirizzò tutte le sue energie nellarealizzazione del Pozzo e, nel 1960, dopo alcunitentativi di trivellazioni, alla profondità di 122 metri,fu trovata una rigogliosa falda acquifera sbalorditivaper la portata e la continuità di volume distribuitonel tempo e, soprattutto, per il potere curativo del-l’anima e del corpo. Dal 1960 folle di pellegrini siimmergono nelle Piscine ricevendone benefici in-

calcolabili, fisici e spirituali, proprio come MadreSperanza desiderava per i devoti dell’Amore Mise-ricordioso di Gesù. In questo senso, l’Acqua delSantuario, può essere considerata un segno dellaGrazia e uno strumento della Misericordia delSignore ed i pellegrini se ne approvvigionano efanno grande scorta di acqua da portare a casa conogni recipiente. L’altra grande opera di Madre Spe-ranza è stata la realizzazione di una grande Chiesache, come una Cattedrale, fu consacrata dal vescovodi Todi nel 1962: opera maestosa dell’arch.spagnolo

Julio Safuente. Questastruttura custodisce ilcorpo di Madre Speran-za che ha raggiunto ilSignore nel 1983 e chenel recente 3l maggio èstata beatificata da PapaFrancesco con una ce-rimonia ripetuta il giornosuccessivo in S.Pietro.Il Santuario di Colleva-lenza, da sempre metadi pellegrini, nell’ultima

settimana di giugno, assume un valore mistico par-ticolare per la presenza di oltre 800 religiosi delGruppo Mariano, provenienti da tutto il Mondo.Tutti vestiti di bianco cantano e pregano all’unisonoin varie lingue: latino, cinese, filippino, portoghese,spagnolo, francese, inglese, coreano. Armeno: sonoCardinali, Vescovi, Sacerdoti provenienti da chiesesparse su tutto il globo, ma uniti dall’Amore Miseri-cordioso di Gesù e di Maria Santissima. Pregarecon loro, seduti ai lati della Chiesa (quasi per nondisturbare) è un’occasione preziosa perché ti appagal’anima e il cuore, ti distende la mente, ti rendeleggero e gioioso. Sarà così il Paradiso?

acquaviva picena

Evento concorso:

Appunti e schizzi di viaggioEnte banditore: Laboratorio Terraviva

come ogni anno il laboratorio terraviva ha invitato i licei artisticidelle province di ascoli piceno e di Fermo a trascorrere una piacevolegiornata ad acquaviva picena per assaporare e lasciarsi ispirare dallecaratteristiche architetture del luogo. la settima edizione è stata dedi-cata ai sistemi di accesso al borgo come punti strategici che mettono incomunicazione due realtà differenti. il percorso individuato permettevadi leggere la porta relazionandosi sia con il paesaggio esterno sia con

l’ambiente costruito. i “carnet di viaggio” restituiti a fine giornata sono stati esaminati dalla com-missione Giudicatrice composta da daniela Sciarra novelli, edoardo Vecchiola, antonietta anelli,daniela ciarrocchi, emily cooper e adele ciar-rocchi; quest’anno si è avvalsa della generosa di-sponibilità dell’artista cesare d’antonio,scenografo, illustratore, pittore e scultore. i lavoridelle due sezioni di concorso saranno espostipresso la galleria trabucco di acquaviva picenainsieme alle opere dell’artista cesare d’antoniocon una mostra che verrà inaugurata il giorno 23luglio c.a. a seguito della premiazione dei vincitoridel concorso. la curatrice arch. adele ciarrocchie la presidentessa daniela Sciarra novelli sonosoddisfatte della partecipazione di più di cento ra-gazzi e soprattutto dell’interessamento del corpodocente che da tempo sostiene l’associazione con-dividendone interessi e scopi. l’obiettivo princi-pale è quello di far conoscere e promuoverel’immagine di acquaviva picena in tutti i suoiaspetti con la convinzione che la conoscenza delpassato e l’attenzione al presente sono i semi delfuturo.

Page 7: Anno xxxi n° 25 13 luglio 2014

Valtesino - Parrocchia Madonna di Fatima

ANDREA CAPECCI,

NEO DOTTORE IN LINGUEdi Tania Bonanno

Anche il nostro Andrea Capecci, giovane

super attivo in Parrocchia, tra Catechismo,

Coro Parrocchiale e Gruppo Post Cresima, si

è laureato! Giovedì 3 Luglio 2014, Andrea hadiscusso la sua Tesi di Laurea triennale in Lin-gue e culture straniere occidentali e orientali

presso l’Università di Macerata. L’argomento della sua tesi è: “La nozione di dépense el’arte nella poetica di Georges Bataille”, cioè (riportando un passo della sua tesi). unconcetto che pervade tutti gli scritti di natura economica e sociale di Bataille, ma anche,in modo implicito, i suoi romanzi, in cui i protagonisti sono sempre impegnati in unalenta “consumazione improduttiva” delle loro risorse economiche ma soprattutto men-tali. Ha così conquistato la Commissione di Laurea, che lo ha premiato con un merita-tissimo punteggio di 106/110… Ottimo risultato per Andrea! A complimentarsi con luisono ovviamente i genitori Renata e Valentino, sua sorella Silvia, i nonni Linda, Francae Gabriele, gli amici e tutta la nostra Comunità Parrocchiale, che orgogliosi di Andreagli augurano un futuro pieno di soddisfazioni! AUGURI ANDREA!!!!

7Anno XXXI

13 Luglio 2014 PAG

Da Ripatransone

Domenica 29 Giugno, al teatro “L. Mercantini:“L’ELISIR D’AMORE” di Gaetano Donizetti

RIPATRANSONE – domenica 29 Giugno 2014alle ore 18:30, l’associazione Musicale “ripa operaleonis Festival” (r.o.l.F.) con il patrocinio del-l’amministrazione comunale, ha presentato, nelteatro municipale l. Mercantini, “L’ELISIR

D’AMORE”, Opera lirica in due atti di Felice ro-mani, musica di Gaetano donizetti. il pubblico che gremiva il teatro, ha potuto goderedi una delle più raffinate opere, per la scrittura or-chestrale, di Gaetano donizetti che, con questo ti-

tolo, trova una personale elaborazione dello stile comico, tramite l’introduzione dell’elementosentimentale. l’opera, estremamente impegnativa, ha visto un eccellente interpretazione deigiovani artisti, Giada Bruni nel ruolo di: adina; amedeo di Furia, nemorino; andrea tabili(tra i vincitori del concorso Belli di Spoleto) Belcore; Giada Frasconi, Giannetta; con la stra-ordinaria e magistrale partecipazione di ettore nova nel ruolo del “dottor dulcamara”. all’esi-bizione ha partecipato la corale “Madonna di San Giovanni” di ripatransone con il direttorenazzareno Fanesi; impeccabile il maestro concertatore e pianista, erika Jade Grelli; la regia èstata curata da ettore nova e dall’infaticabile ambra Vespasiani, insegnanti dei giovani cantanti.per le scene ed i costumi ha collaborato “l’arca dei folli” di cupra Marittima. Questo è stato il primo, gradito ed applauditissimo, degli eventi programmati per l’estate “ri-pana” 2014 al quale hanno parteci-pato tra gli altri il sindaco remoBruni, il vicesindaco lucciarini,l’assessore pasquali, altre autorità el’assessore paolo polidori che si ècomplimentato con l’associazioner.o.l.F. che è riuscita come sempread organizzare, non senza difficoltà,tale evento coinvolgendo, nella col-laborazione, l’associazione coraleMadonna di San Giovanni ed invitai presenti alle future iniziative: “car-men” 12 luglio al “teatro dellefonti”… B.

Monteprandone: Polvere di stelle: “La Bellezza”.

Un bel defilè che ha avuto ospite d’onore la stilista daniela censori

nell’anno del film “la grande bellezza”, del registapaolo Sorrentino e vincitore dell’oscar come mi-glior film straniero, il tema della bellezza è il filoconduttore delle numerose e importanti iniziativeculturali che si svolgono in italia. così è stato per ilricco ed originale defilè di moda dello scorso 29 giu-gno, in piazza dell’Unità, centobuchi, organizzatodall’insegnante daniela Giobbi titolare dell’associa-zione “centro di formazione professionale, corsi dimoda, taglio, cucito, sarta e modellista” in collabo-razione con: a.n.a.M di ascoli piceno, Spem For-mazione scuola di estetica di San Bendetto deltronto, Fotocineclub sanbenedettese e club anticheruote di Montereale (aQ), l’amministrazione co-munale di Monteprandone. il defilè “polvere distelle – la bellezza” si è svolto nell’ambito dellafesta delle birra “attenti al luppolo” organizzata dauna associazione di calcio amatoriale di Montepran-done. la serata è stata presentata dalla dott.ssa rosiesperta di moda: hanno sfilato sia modelle profes-sionali, sia le corsiste della maestra di taglio e cucitodaniela Giobbi che hanno indossato per l’occasionesia gli abiti ideati, creati e realizzati da loro stesse,sia altri abiti delle stiliste che hanno partecipato alla kermesse cittadina. ospite d’onore è statala stilista monteprandonese daniela censori che con le sue stupende creazioni ha ricevuto nume-rosi e prestigiosi premi nazionali nel mondo della moda e vincitrice del premio critica di torino2014. daniela ha presentato la sua bellissima ed originale collezione di maglie dipinte a mano eimpreziosite con decori e gioielli sempre ideati e realizzati da lei: le maglie indossate da modellie modelle sono autentiche opere d’arte che riproducono celebri personaggi del grande cinemaitaliano, internazionale e delle più belle favole note a tutti. la presentazione delle bellissime estraordinarie maglie è stato un alto momento artistico e di spettacolo: un defilè nel defilè che haattribuito quell’inevitabile quid pluris all’intera serata. a daniela censori, stilista di particolarespessore artistico e culturale, formuliamo le più sincere congratulazioni cui si aggiungono gli au-guri del primo cittadino, Stefano Stracci, per ulteriori lusinghieri successi in italia e nel mondo.

FC.

Il raduno degli ex alunni classe ‘39Si è svolto domenica 29 giugno il tradizionale raduno degli alunnidella professoressa Bianca Giuliani di San Benedetto del tronto.nella suggestiva locanda del Medioevo nel palazzo Bonaparte diascoli piceno si sono incontrati i 25 compagni classe 1939. l’in-solita comitiva, che ogni anno ha il piacere di incontrarsi per omag-giare la loro insegnante e raccontarsi l’anno trascorso, è stataaccolta dal dottor Massimo Scendoni dell’Ufficio cultura del co-mune ascolano. con l’occasione è stata organizzata una visita gui-data dei luoghi artistici e culturali più interessanti del capoluogo.

La ginnasta sambenedettese Valeria

Schiavi è argento agli Europei di ritmicaCon le “farfalle azzurre” centra il primo obiettivo

importante della stagione agonistica 2014

dopo aver conquistato la meda-glia d’argento ai campionati delmondo a Kiev, la sambenedetteseValeria Schiavi si concede un bisottenendo l’argento ai campio-nati europei 2014 di ginnasticaritmica che si sono tenuti a metàgiugno a Baku in azerbaigian. in-sieme alla squadra nazionale diginnastica ritmica, la ginnastasambenedettese centra il primoobiettivo importante della sta-gione agonistica, salendo sul se-condo gradino del podio, nel

concorso generale. le “farfalle azzurre” Marta pagnini, andreea Stefanescu, ca-milla patriarca, Sofia lodi, alessia Maurelli e Valeria Schiaviallenate da emanuela Maccarani ripetono, così, l’impresa diKiev e sono ad oggi vice campionesse del Mondo e d’europa.

nei campionati di Baku, meglio di loro sol-tanto la russia che ha vinto la medagliad’oro. invece il bronzo è andato alla nazio-nale israeliana. “impegno, passione, sacrificie tenacia sono alla base dei successi sportividi livello nazionale e internazionale – dichia-rano il sindaco Giovanni Gaspari e l’asses-sore allo sport eldo Fanini – la ginnastasambenedettese Valeria Schiavi, conqui-stando anche il titolo di vice campionessad’europa, conosce bene il significato di que-ste parole. ci congratuliamo con lei e siamocerti che in futuro saprà ancora portare ilnome di San Benedetto del tronto ai massimilivelli della ginnastica ritmica”.

Page 8: Anno xxxi n° 25 13 luglio 2014

8 Anno XXXI

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TERRA SANTA

MEDJUGORJE

2014

LOURDES

Una volta nel-la vita è neces-sario andare

in Terra Santa! Per il cristiano costituisce un’av-ventura esigente, ma indimenticabile, che permette di ripercorrere strade e luoghi “dove Gesù è passato”. Per il credente significa un “ritorno a casa”, per leggere quel “quinto Van-gelo” costituito dalla terra, dalla storia, dall’ar-cheologia; per radicare in coor dinate storico geografiche precise quei fatti che costituiscono il fondamento della nostra religione.

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Lourdes è uno dei San-tuari cristiani più fre-quentati. Ogni an no più di cinque milioni di

pellegrini si recano alla Grotta di Massabielle dove, più di un secolo e mezzo fa, la Vergine apparve alla piccola Bernadette (11 febbraio 1858). Molti trovano a Lourdes il “necessario” che inconsciamente cercano. Si uniscono all’e-norme folla di uomini, di donne, di bambini, di anziani, di giovani di ogni lingua, nazione, ceto sociale.

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Medjugorje è il luogo dove si gusta la presen-za di una Madre amorosa e, di conseguenza, ci si sente fratelli e invitati a formare una sola grande famiglia che abbracci il mondo inte-ro. Se Lourdes ha legato il suo nome al dog-ma dell’Immacolata Concezione, Fatima alla seconda guerra mondiale e alla conversione della Russia, Medjugorje rappresenta “la con-tinuazione e il coronamento di Fatima” come dice P. Jozo Zovko, e rappresenta la speranza di una prossima era di pace per il mondo.PARTENZE DA ANCONA: 23/28 GIUGNO • 2/7 LUGLIOQUOTA DI PARTECIPAZIONE: € 390

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LE SPALLE VOLTATE ALL’INNO

Da euroscettici a euroclown

“l’europa è ora unita e unita possa in eterno rimanere;le differenze nell’unità diffondano la pace nel mondo.regnino sempre in europa la fede, la giustizia e la libertàdei popoli in una patria più grande”. È la traduzione,dall’originale versione in latino, di un tentativo (ricon-ducibile a peter roland) di definire un testo che accom-pagnasse le note dell’“inno alla gioia”, composto nel1823 da ludwig vanBeethoven. il movi-mento finale della“nona sinfonia” costi-tuisce l’emblema musi-cale dell’europa,adottato nel 1972 dalconsiglio d’europa enel 1985 dall’allora co-munità europea, oggiUe. l’“inno alla gioia” èuno dei simboli dell’in-tegrazione, accanto almotto “Unità nella di-versità” e alla festa (9maggio, giorno della dichiarazione Schuman del 1950che diede avvio al percorso dell’unità politica). presi nelloro insieme questi simboli, in quanto tali, rappresentano,riassumono, declinano duemila anni di “idea di europa”e sessant’anni d’integrazione economica e politica. in-somma, vorrebbero essere una sintesi culturale - efficaceancorché non esaustiva - del Vecchio continente. Già,ma questa è cultura. “con la cultura non si mangia” - èstato rilevato in passato, con un’annotazione non pro-priamente aulica. il confronto è aperto: la cultura, gli em-blemi, i riferimenti comuni “servono”? Hanno un sensooppure no? opportunamente aggiornati, attualizzati, pos-sono insegnarci qualcosa? estendendo il discorso all’am-pio spettro culturale: dante ce lo teniamo? e Socrate? il

teorema di pitagora? le strane formule di einstein? ifilm di rossellini? le poesie di neruda o di Mario luzi?i calcoli per spedire i missili sulla luna? internet? e lachirurgia cardiovascolare? l’architettura? la ricerca geo-grafica e le innovazioni economiche? Si tratta pur sem-pre di cultura e di “prodotti” della cultura. È ancoratempo di affaticarsi a leggere, imparare, far di conto,ascoltare, gustare, dialogare? eppure, c’è un eppure. ri-suonando il 1° luglio le note dell’“inno alla gioia” nelsolenne emiciclo dell’europarlamento, i deputati antieu-ropeisti di nigel Farage hanno voltato le spalle. Signo-

rilmente. del resto si fasempre così: dinanzi auna persona degna dinota, di rispetto o diparticolare attenzione,le persone costumategirano le spalle e mo-strano il meglio di sé.Ma c’è anche chi ha so-stenuto che la “nona”di Beethoven è statasuonata per festeggiarei compleanni di Hitler eche “l’hanno usata i piùgrandi killer della sto-

ria”. infatti nessuno di noi utilizza una forchetta perchéStalin mangiava con la forchetta; e chi viaggerebbe inauto sapendo che Bokassa e Saddam Hussein si muove-vano con le quattro ruote? il fatto è che un simbolo puòessere “tirato per la giacca” e persino negato, ma laddoveè generalmente riconosciuto rimane pur sempre, e nonoltre, un simbolo. Ugualmente la cultura dovrebbe esserepatrimonio condiviso: ma se qualcuno gira le spalle allacultura oppure la butta nel cestino - liberissimi di farlo -non gliela si può restituire; ne farà a meno, punto e stop.Marine le pen, che certo con l’europa non va per il sot-tile, a proposito dei no-inno ha chiosato: “Mi date uncappellino e una trombetta? Un travestimento qualsiasiva bene”. dopo gli euroscettici, gli euroclown.

So di crearmi delle inimicizie an-dando a tirare la coda al cane per ri-stabilire le distanze che l’animale hanei nostri confronti. Ma alcuni fatti dicui la cronaca ha dato ampio risalto,dimostrano che si sta veramente esa-gerando nell’amore e nelle attenzioniverso questo simpatico quadrupede,mentre passano nell’indifferenza tra-gedie disumane e richieste di aiutoper tanti “cuccioli” dell’uomo. “As-segno favoloso per Leone (il nome diun cagnolino)”, così titolava un quo-tidiano alcuni giorni fa. Un’anzianaturista era disposta a pagare una bellasomma con parecchi zeri, pur di avereun cagnolino a cui si era affezionata.Alcuni comuni pur di venire incontroai cani abbandonati offrono una ridu-zione della tarsi per una eventualeadozione, per non dire delle appari-zioni strappalacrime cui saltuaria-mente la televisione ci fa assistere.Che il cane abbia fatto tutt’uno con lastoria dell’uomo, non significa chedebba essere considerato alla stregadi questo ed avere tutte le attenzioniche non sono riservate alle persone ein particolare alle famiglie. Esso, èvero, ha colmato il vuoto che nelle fa-

miglie si è creato per la man-canza dei figli e spesso lo sicoccola come se fosse uno diquesti. Certi discorsi e certeattenzioni che hanno comesoggetto questo animale,sfociano nel ridicolo; mani-festazioni di affetto chespesso non vengono riservateneppure ai propri figli. Il vi-cinato sopporta l’abbaiarevariegato e a più tonalità e indiverse ore, diurne e not-

turne, dei cani e magari si sente infa-stidito dal vociare dei pochi bambinirimasti che, in mancanza di idoneispazi, trasformano la strada o il cortilein luogo di divertimento. Si strilla edanche giustamente, per la spesa sco-lastica che in questi giorni la famiglia

sta preventivando, e si spende fior diquattrini in scatole e scatolette dicarne ed altre leccornie perquest’”amico” dell’uomo che sta di-ventando sempre più esigente. Infattiannusa con sussiego l’osso buttato làdal macellaio ed esige parti scelte dicarne, come confidava all’amica, l’al-tro giorno, una donna, in una macel-leria della nostra città. Siamo tornatiindietro con la storia, quando certianimali venivano adorati. Solo così sispiegava la reazione scomposta ditanti al decreto dell’allora Ministrodella Sanità, Sirchia, dopo i numero-sissimi episodi di aggressione e diviolenza di cani che si erano verificatiin più parti d’Italia. Il cane resta pursempre un animale, anche se qualchepseudoteologo lo vede bene con noinell’altra vita, soggetto all’istinto,

guidato dall’azione di autodifesa chesi manifesta aggredendo, talvolta,anche gli stessi con i quali è solitoconvivere. E’ nella sua natura essereimprevedibile e pertanto, se lo sivuole tenere, occorrono tutte le pre-cauzioni del caso. Uno sciocco pieti-

smo ci haportato a nonusare più lam u s e r u o l a ,quasi fosseuno strumentodi oppressionee di tortura. Unlimite è neces-sario, ancheperché le no-stre stradestanno diven-tando invivi-bili. Orinano

dappertutto e gli escrementi ornano inostri marciapiedi. Alcuni luoghidella nostra città possono essere presiad esempio della diseducazione delcittadino e della trascuratezza del-l’Autorità. Andate a vedere come è ri-dotta piazza Nardone, rimessa anuovo da alcuni anni e rimasta spo-glia di qualsiasi presenza arborea, epotrete constatare come il limitatospazio lasciato per un po’ di verde, siadiventato un cesso pubblico per canida far venire il voltastomaco. Lastessa piazza presenta inspiegabilimacchie e la bella fontana, abbando-nata a se stessa, rimpiange le acacieche, in passato, la nascondevano.Tornando al nostro “amico”, esso èentrato in un business, dal quale saràdifficile uscire, visti i tanti interessiche ormai gli ruotano intorno.Quintiliano

CAVE CANEM (Attento al cane), perchè è prezioso!

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

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