ANNO XXIX N 25 8 Luglio 2012

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ANNO XXIX N° 25 - 8 Luglio 2012 1.00 Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Finestra sulla Parola «I nostri occhi sono rivolti al Si- gnore»: è il ritornello al salmo responsoriale che ripeteremo do- menica prossima, pregando il breve salmo 123(122), uno dei salmi delle ascensioni, che i pel- legrini intonavano mentre salivano a Gerusalemme, rivolgendo in alto lo sguardo verso la città santa e verso il tempio, dove ogni pio israelita desiderava entrare alla presenza di JHWH. Ma ci fu un tempo in cui Israele fu privato del tempio e deportato a Babilonia, lontano dalla città santa, lontano, così credeva, dalla presenza di JHWH. Non è così; anzi, Dio “seguì” il suo popolo in esilio e continuò a manifestare la sua presenza e a donare la sua parola di speranza mediante un uomo da lui scelto, il profeta, chiamato a lasciarsi possedere completamente dallo spirito del Signore per parlare al popolo nel Suo nome. Così è stato per Ezechiele, il primo profeta dell’esilio, di cui domenica ascolteremo pochi versetti della vocazione: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele […] Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro» (Ez 2,3-5). E qui cominciano i problemi: un conto è prostrarsi nel tempio alla presenza di Dio “in persona”, un altro è mettersi in ascolto di un altro uomo, il mio “di fronte”, e più ci è familiare, figlio tra figli, più fac- ciamo fatica a riconoscere che Dio dimora in lui e, attraverso di lui, ha qualcosa da dirci. Così succede a Paolo presso i Corinti, i quali non vedendo in lui un “superuomo” (secondo lo stile di altri predicatori), bensì una persona “normale”, con i suoi pregi e i suoi difetti, preferiscono dare ascolto ai falsi apostoli, pro- vocando la sua ap- passionata replica, che leggiamo nella seconda lettera ai Corinti, dove egli confessa la sua re- lazione con il Dio di Gesù Cristo, co- lui che ha fatto della debolezza dell’uomo la condizione or- dinaria della sua presenza e del suo agire: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (12,9). Così succede a Gesù al suo paese, Nazaret, in una scena che sembra filmata ai nostri giorni nei nostri vicinati: “ma quello non è il figlio di ….; non ha fatto questo e quest’al- tro …; ma chi si crede di essere?”. Raccontano che don Tonino Bello, di ritorno con i suoi giovani dalla celebrazione in cui veniva dato ad una chiesa il titolo di “basilica minore”, rispon- dendo ai ragazzi sul significato di questo titolo rispose: “Perché la basilica maggiore, dove abita Dio, è l’uomo”. E quando, arrivati in episcopio, vi trovarono un uomo ubriaco riverso sulle scale, i ragazzi domandarono: “anche lui è basilica maggiore?”; “anche lui” rispose con amorosa e profetica sicurezza il santo vescovo. Le sorelle Clarisse della Santa Speranza Orrore e preoccupazione: con queste parole padre Federico Lombardi commenta gli attacchi a Ga- rissa, in Kenya, a due chiese cristiane. Almeno 17 persone hanno perso la vita e diverse decine sono rimaste ferite. Ascoltiamo il portavoce vaticano: I sanguinosi attentati in Kenya, nella città di Ga- rissa, contro due chiese cristiane, fra cui la catte- drale cattolica, nel corso delle riunioni di preghiera domenicali sono un fatto orribile e molto preoccu- pante. Sembra infatti che fra i gruppi terroristi l’at- tacco ai cristiani riuniti la domenica nei loro luoghi di culto diventi un metodo considerato particolar- mente efficace per la diffusione dell’odio e della paura. La viltà della violenza nei confronti di per- sone inermi riunite pacificamente in preghiera è inqualificabile. Oltre ad essere vicini alle vittime, occorre riaffermare e difendere decisamente la li- bertà religiosa dei cristiani e opporsi ad atti irre- sponsabili che alimentino l’odio fra le diverse religioni, come pure agire efficacemente per una soluzione stabile dei drammatici problemi della Somalia, che si riflettono nella regione. E’ accaduto nella città di Garissa, nel nord-est del Kenya, verso il confine con la Somalia. Di altri particolari ci riferisce Eugenio Bonanata: Granate e colpi d’arma da fuoco contro i fedeli presenti alle celebrazioni domenicali. L’assalto ad opera di un commando a volto coperto composto da sette persone in tutto e diviso in due gruppi. Nel mirino la cattedrale cattolica e un’altra chiesa poco distante appartenente alla con- gregazione Africa Inland Indipendent Church. Qui – secondo le prime informa- zioni - il maggior numero di vittime, tra cui due agenti. Diversi decessi durante il tra- sporto in ospedale, una decina i feriti gravi. “Una scena terribile”, riferiscono testimoni dopo l’attentato. Il Consiglio supremo dei musulmani del Kenya ha immediatamente condannato il gesto chiedendo rispetto per i luoghi di culto. La polizia ha isolato la zona e recuperato un ordigno inesploso nella cattedrale. I sospetti si concentrano sui miliziani islamici somali di Al Shabaab già accusati in passato di altre azioni terroristiche in Kenya dopo che l’anno scorso le truppe di Nai- robi sono entrate in Somalia proprio per combat- tere i ribelli. La città di Garissa ospita un’importante base militare dell’esercito keniano. Ad un centinaio di chilometri, invece, c’è l’enorme campo profughi di Dadaab con oltre 450 mila ri- fugiati somali. Solo venerdì scorso il rapimento di quattro operatori umanitari stranieri, impiegati nella struttura. © Copyright Radio Vaticana Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Domenica 1 luglio 2012 Orrore e preoccupazione: così padre Lombardi sulla strage a Garissa, in Kenya. Almeno 17 morti e 45 feriti in due attacchi alla Cattedrale e a una chiesa vicina Giornata per la salvaguardia del creato Guarire, voce del verbo amare Celebrare la Giornata per la salvaguardia del creato significa, in primo luogo, rendere grazie al Creatore, al Dio Trino che dona ai suoi figli di vivere su una terra feconda e meravigliosa. La nostra celebrazione non può, però, dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali. Guarire è voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gesto ha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele è l’Amore che sgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza nel creato, a noi affidato come dono e responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario anche ricon ciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato. La riconciliazione parte da un cuore che riconosce innanzi tutto le proprie ferite e vuole sanarle, con la grazia del Signore, nella conversione e nel gesto gratuito della confessione sacramentale. Quindi si fa anche riconciliazione con il creato, perché il mondo in cui viviamo porta segni strazianti di pec- cato e di male causati anche dalle nostre mani, chiamate ora a ricostituire mediante gesti efficaci un’alleanza troppe volte in- franta. Questo è lo scopo del messaggio che vi in- viamo, carissimi fratelli e sorelle, come Vescovi incaricati di promuovere la pastorale nei contesti sociali e il cammino ecumenico, in un fecondo intreccio che ci vede vicini e ci impegna tutti. UNIONE EUROPEA La seconda stagione Anche per un ruolo più incisivo nei nuovi equilibri mondiali Francesco Bonini Buone notizie dunque sembrano finalmente arrivate dal consiglio europeo che ha chiuso il primo semestre 2012. Sotto la spinta di una emergenza ormai strutturale, si sono cominciate a prendere delle decisioni che dovrebbero portare a coordinare e met- tere in sicurezza le politiche in Eurolandia a proposito del sistema bancario e del debito pubblico. Che tuttavia il risultato del Consi- glio possa essere suscettibile di diverse let- ture dimostra da un lato il grande entusiasmo nelle dichiarazioni pubbliche in Italia, con largo riferimento alla metafora calcistica, dall’altro le non piccole polemiche e tensioni in Germania, ove una fetta consistente del- l’opinione pubblica ritiene di non dovere pa- gare per l’allegria latina. segue a pag. 2 segue a pag. 2

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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ANNO XXIX N° 25 - 8 Luglio 2012 € 1.00

Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Finestra sulla Parola«I nostri occhi sono rivolti al Si-

gnore»: è il ritornello al salmoresponsoriale che ripeteremo do-menica prossima, pregando ilbreve salmo 123(122), uno deisalmi delle ascensioni, che i pel-legrini intonavano mentre salivanoa Gerusalemme, rivolgendo inalto lo sguardo verso la città santae verso il tempio, dove ogni pioisraelita desiderava entrare alla presenza diJHWH. Ma ci fu un tempo in cui Israele fuprivato del tempio e deportato a Babilonia,lontano dalla città santa, lontano, cosìcredeva, dalla presenza di JHWH. Non ècosì; anzi, Dio “seguì” il suo popolo inesilio e continuò a manifestare la sua presenzae a donare la sua parola di speranza medianteun uomo da lui scelto, il profeta, chiamatoa lasciarsi possedere completamente dallospirito del Signore per parlare al popolo nelSuo nome. Così è stato per Ezechiele, ilprimo profeta dell’esilio, di cui domenicaascolteremo pochi versetti della vocazione:«Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli

d’Israele […] Tu dirai loro: “Dice il Signore

Dio”. Ascoltino o non ascoltino, sapranno

almeno che un profeta si trova in mezzo a

loro» (Ez 2,3-5). E qui cominciano i problemi:un conto è prostrarsi nel tempio alla presenzadi Dio “in persona”, un altro è mettersi inascolto di un altro uomo, il mio “di fronte”,e più ci è familiare, figlio tra figli, più fac-ciamo fatica a riconoscere che Dio dimorain lui e, attraverso di lui, ha qualcosa dadirci. Così succede a Paolo presso i Corinti,i quali non vedendo in lui un “superuomo”(secondo lo stile di altri predicatori), bensìuna persona “normale”, con i suoi pregi e isuoi difetti, preferiscono dare ascolto ai

falsi apostoli, pro-vocando la sua ap-passionata replica,che leggiamo nellaseconda lettera aiCorinti, dove egliconfessa la sua re-lazione con il Diodi Gesù Cristo, co-lui che ha fatto

della debolezza dell’uomo la condizione or-dinaria della sua presenza e del suo agire:«Ti basta la mia grazia; la forza infatti si

manifesta pienamente nella debolezza»

(12,9). Così succede a Gesù al suo paese,Nazaret, in una scena che sembra filmata ainostri giorni nei nostri vicinati: “ma quellonon è il figlio di….; non ha fattoquesto e quest’al-tro …; ma chi sicrede di essere?”. Raccontano chedon Tonino Bello,di ritorno con isuoi giovani dallacelebrazione in cuiveniva dato ad unachiesa il titolo di “basilica minore”, rispon-dendo ai ragazzi sul significato di questotitolo rispose: “Perché la basilica maggiore,dove abita Dio, è l’uomo”. E quando, arrivatiin episcopio, vi trovarono un uomo ubriacoriverso sulle scale, i ragazzi domandarono:“anche lui è basilica maggiore?”; “anchelui” rispose con amorosa e profetica sicurezzail santo vescovo.

Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

Orrore e preoccupazione: con queste parole padre

Federico Lombardi commenta gli attacchi a Ga-

rissa, in Kenya, a due chiese cristiane. Almeno 17

persone hanno perso la vita e diverse decine sono

rimaste ferite. Ascoltiamo il portavoce vaticano: 

I sanguinosi attentati in Kenya, nella città di Ga-rissa, contro due chiese cristiane, fra cui la catte-drale cattolica, nel corso delle riunioni di preghieradomenicali sono un fatto orribile e molto preoccu-pante. Sembra infatti che fra i gruppi terroristi l’at-tacco ai cristiani riuniti la domenica nei loro luoghidi culto diventi un metodo considerato particolar-mente efficace per la diffusione dell’odio e dellapaura. La viltà della violenza nei confronti di per-sone inermi riunite pacificamente in preghiera èinqualificabile. Oltre ad essere vicini alle vittime,

occorre riaffermare e difendere decisamente la li-bertà religiosa dei cristiani e opporsi ad atti irre-sponsabili che alimentino l’odio fra le diversereligioni, come pure agire efficacemente per unasoluzione stabile dei drammatici problemi dellaSomalia, che si riflettono nella regione.E’ accaduto nella città di Garissa, nel nord-est delKenya, verso il confine con la Somalia. Di altriparticolari ci riferisce Eugenio Bonanata: Granate e colpi d’arma da fuoco contro i fedelipresenti alle celebrazioni domenicali. L’assalto ad

opera di un commando a volto coperto compostoda sette persone in tutto e diviso in due gruppi. Nel

mirino la cattedrale cattolica e un’altrachiesa poco distante appartenente alla con-gregazione Africa Inland IndipendentChurch. Qui – secondo le prime informa-zioni - il maggior numero di vittime, tra cuidue agenti. Diversi decessi durante il tra-sporto in ospedale, una decina i feriti gravi.“Una scena terribile”, riferiscono testimonidopo l’attentato. Il Consiglio supremo deimusulmani del Kenya ha immediatamentecondannato il gesto chiedendo rispetto peri luoghi di culto. La polizia ha isolato lazona e recuperato un ordigno inesplosonella cattedrale. I sospetti si concentranosui miliziani islamici somali di Al Shabaab

già accusati in passato di altre azioni terroristichein Kenya dopo che l’anno scorso le truppe di Nai-robi sono entrate in Somalia proprio per combat-tere i ribelli. La città di Garissa ospitaun’importante base militare dell’esercito keniano.Ad un centinaio di chilometri, invece, c’è l’enormecampo profughi di Dadaab con oltre 450 mila ri-fugiati somali. Solo venerdì scorso il rapimento diquattro operatori umanitari stranieri, impiegatinella struttura. © Copyright Radio Vaticana

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Domenica 1 luglio 2012Orrore e preoccupazione: così padre Lombardisulla strage a Garissa, in Kenya.Almeno 17 morti e 45 feriti in due attacchi alla Cattedrale e a una chiesa vicina

Giornata per la salvaguardia del creatoGuarire, voce del verbo amareCelebrare la Giornata per la salvaguardia del creato significa, in primo luogo, renderegrazie al Creatore, al Dio Trino che dona ai suoi figli di vivere su una terra feconda emeravigliosa. La nostra celebrazione non può, però, dimenticare le ferite di cui soffre lanostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e damani solidali. Guarire è voce del verbo amare, e chi desidera guarire sente che quel gestoha in sé una valenza che lo vorrebbe perenne, come perenne e fedele è l’Amore chesgorga dal cuore di Dio e si manifesta nella bellezza nel creato, a noi affidato come donoe responsabilità. Con esso, proprio perché gratuitamente donato, è necessario anchericon ciliarsi quando ci accorgiamo di averlo violato. La riconciliazione parte da un cuoreche riconosce innanzi tutto le proprie ferite e vuole sanarle, con la grazia del Signore,nella conversione e nel gesto gratuito dellaconfessione sacramentale. Quindi si fa anchericonciliazione con il creato, perché il mondoin cui viviamo porta segni strazianti di pec-cato e di male causati anche dalle nostremani, chiamate ora a ricostituire mediantegesti efficaci un’alleanza troppe volte in-franta.Questo è lo scopo del messaggio che vi in-viamo, carissimi fratelli e sorelle, comeVescovi incaricati di promuovere la pastoralenei contesti sociali e il cammino ecumenico,in un fecondo intreccio che ci vede vicini eci impegna tutti.

UNIONE EUROPEALa seconda stagioneAnche per un ruolo più incisivo nei nuovi equilibri mondiali

Francesco Bonini

Buone notizie dunque sembrano finalmente arrivate dal consiglio europeo che ha chiuso il primo semestre2012. Sotto la spinta di una emergenza ormai strutturale, si sono cominciate a prendere delle decisioni

che dovrebbero portare a coordinare e met-tere in sicurezza le politiche in Eurolandia aproposito del sistema bancario e del debitopubblico. Che tuttavia il risultato del Consi-glio possa essere suscettibile di diverse let-ture dimostra da un lato il grande entusiasmonelle dichiarazioni pubbliche in Italia, conlargo riferimento alla metafora calcistica,dall’altro le non piccole polemiche e tensioniin Germania, ove una fetta consistente del-l’opinione pubblica ritiene di non dovere pa-gare per l’allegria latina.

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Anno XXIX

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Da alcuni anni, il carcere di Marino del Trontoaccoglie un ricco programma di progetti, ini-ziative, incontri.Tra questi ultimi, uno dei più toccanti e signi-ficativi è stato l’incontro con suor Carità, unaumilissima suora dagli abiti trascurati e di-messi che, a noi volontari dell’associazionePapa Giovanni XXIII, fa tanto ricordare il dol-cissimo don Oreste Benzi, l’apostolo degli ul-timi fra gli uomini.Non è stato facile trovare del tempo disponi-bile per questa suora che è l’anima, la guida el’angelo di una efficientissima “Casa di Acco-glienza”, scaturita dal cuore grande di don Pio,il parroco della chiesa Cristo Re di Portod’Ascoli, e sostenuta dai suoi generosissimiparrocchiani. Proprio a ridosso della chiesa èstata realizzata questa particolare struttura cheaccoglie chiunque abbia bisogno di un tetto odi un pasto e che permette a persone sole,anche disabili, di trascorrere del tempo in pia-cevole compagnia.Insomma suor Carità, questa suora dal nomeche è tutto un programma di amore e dedi-

zione, ha trovato un po’ ditempo per rispondere al no-stro invito di venire in car-cere.In realtà lei e gli ospiti dellacasa hanno già un legame“dolcissimo” con i reclusi,perché, ormai da diversi anni,gustano i dolci preparati daquesti ultimi, nella cucina del carcere, insiemeai volontari del nostro gruppo.La religiosa è venuta accompagnata da dueoperatori della casa di accoglienza: una ra-gazza che da ospite, in un momento difficiledella sua vita, è diventata operatrice a vantag-gio di fratelli bisognosi, e un volontario entu-siasta dell’opera svolta, da lui e da altrimembri dell’UNITALSI, nei confronti deglianziani e dei disabili. Suor Carità ha dapprimaringraziato per i buonissimi dolci ricevuti, poi,con semplicità e fermezza, ha parlato del fun-zionamento della “Casa d’Accoglienza”, evi-denziando le difficoltà incontrate di giorno ingiorno per fornire pasti caldi a chiunque si

presenti e ne richieda, ma anche le profondegioie nell’aiutare tanti bisognosi e nel consta-tare come ogni volta la Provvidenza non fac-cia mancare quanto occorre per soddisfare leinnumerevoli necessità. I detenuti hanno postodomande miranti a conoscere le eventuali pos-sibilità di accoglienza anche per loro. All’in-contro ha partecipato la direttrice del carcere,felice di conversare con volontari e detenuti,calandosi nei bisogni e nei desideri di tutti. Ciauguriamo con tutto il cuore che la visitapossa portare ad ulteriori incontri e ad una col-laborazione fruttuosa fra questa straordinaria“Casa di Accoglienza” e il mondo carcerariodi Marino del Tronto. Rita Massi

In carcere con suor Carità Giornata per la salvaguardia del creatoGuarire, voce del verbo amare

In realtà i dettagli applicativi delle decisioni dei capi di stato e di governo,che sono fondamentali, saranno messi a punto nei prossimi giorni: quel checonta era un messaggio politico. E questo sembra arrivato.Ma non può bastare, non tanto sul piano appunto economico-finanziario,quanto proprio su quello politico. L’Unione insomma sta entrando in unanuova fase, di cui possiamo cominciare ad intravedere i contorni, o piuttostole sfide. Finita la stagione pre-muro, finita quella dell’allargamento quanti-tativo, finita la prima fase, ottimistica e un po’ spensierata, dell’Euro, siamoora alla necessità di disegnare politiche concrete di integrazione e di con-trollo: è la seconda stagione dell’Euro, quella che presuppone un di più dipolitica, dunque di leadership e di “visione”, come si dice sempre più spesso,segno che appunto di disegni lungimiranti e responsabili si avverte la man-canza. D’altro canto è proprio la partita della moneta unica che diventaanche uno dei modi perché l’Europa possa giocare un ruolo nei nuovi equi-libri mondiali. I mercati d’altra parte, come si dice con un’altra espressionesintetica ed equivoca, quasi si potessero materializzare nel loro potere in-determinato, hanno bisogno di una valida interlocuzione politica. In questosenso sembra che i segnali siano positivi. Ma bisogna corroborarli.

Allora è fondamentale continuare a lavorare sulla direttricestati-Unione. Il ruolo sempre più stringente dell’Unione – e,per quanto riguarda in particolare eurolandia della Banca cen-trale europea – deve essere accompagnato da una sempre mag-giore responsabilizzazione dei singoli Stati, e dunque delle loroleadership, o, come si dice con un’espressione tutta italiana,delle loro classi dirigenti. Gli Stati sono ancora necessari, madevono funzionare bene, devono sapere svolgere una funzionevirtuosa di incentivo positivo. Tanto nelle politiche di rigore,che in quelle, che il consiglio europeo di giugno sembra averefinalmente inaugurato, di crescita e di sviluppo. Qualcosa si stavedendo, sulla spinta e di fronte all’urgere delle emergenze.Ma c’è veramente molto, molto da fare, anche qui, in Italia. Inquesti giorni si è molto calcata la metafora sportiva, tra Bru-xelles e Polonia / Ucraina. Un segno dei tempi nuovi è che, ac-canto alle bandiere italiane, qualche venditore comincia aproporre anche quelle europee: sventolarle insieme davanti aimaxi schermi, domani, con un solo gesto può dire tanto, a tutti.

Nella condivisione della lode e della respons-abilità per la custodia del creato, il mese di set-tembre sta diventando per tutte le Confessionicristiane una rinnovata occasione di grazia e dipurificazione. Anche di questo rendiamo grazieal Signore.La nostra riflessione raccoglie le tante sofferenzesperimentate, in questo anno, da numerose co-munità, segnate da eventi luttuosi. Pensiamoalle immense ferite inflitte dal terremoto nellaPianura Padana. Mentre riconosciamo la nostrafragilità, cogliamo anche la forza della nostragente, nel voler ad ogni costo rinascere dallemacerie e ricostruire con nuovi criteri di si-curezza. Pensiamo alle alluvioni che hannorecato lutti e distruzioni a Genova, nelle CinqueTerre, in Lunigiana e in vaste zone del Messinese.Nel pianto di tutti questi fratelli e sorellesentiamo il lutto della terra, cui la stessa SacraScrittura fa riferimento, e che coinvolge triste-mente anche gli animali selvatici, gli uccellidel cielo e i pesci del mare (cfr Os 4,3). È sig-nificativo, in proposito, che il 9 ottobre siastato dichiarato dallo Stato italiano “Giornatain memoria delle vittime dei disastri ambientalie industriali causati dall’incuria dell’uomo”.

UNIONE EUROPEA La seconda stagioneAnche per un ruolo più incisivo nei nuovi equilibri mondiali

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Un “fulmine a ciel sereno, disastroso”. Così mons. Gastone Simoni,vescovo di Prato, ha definito ieri sera al Sir la morte di Franco, un ra-gazzo in gita sul monte della Calvana nei pressi della città. Un doloreimmenso per la famiglia, gli altri ragazzi, il parroco e tutta la comunità.Purtroppo, sono tragici incidenti che periodicamente accadono, nono-stante tutte le precauzioni e le attenzioni che vengono prese. Anchenella gita tradizionale, e preparata con cura, dell’oratorio di Prato lasicurezza dei piccoli era stata al centro dell’attenzione degli adulti, acominciare dallo stesso parroco, lungo tutto il percorso. Lo confermaoggi un comunicato della diocesi toscana. Vale ora la pena richiamaredue notazioni di un articolo apparso oggi su un giornale: la frase ri-portata del papà, tra le lacrime, per cui Franco “ora gli amici li troveràin Paradiso” e l’immagine del vescovo Gastone nella sala d’attesa delpronto soccorso, con in mano il rosario. Due flash che vanno oltre lanon-parola angosciante della morte e dicono, pur con la gravità del

momento, qualcosa d’altro. C’è infatti un’altra riflessione da fare ed èsuggerita dallo stesso vescovo di Prato: gli oratori e i campi estivi, hadetto, sono “un servizio veramente prezioso per i ragazzi, le famiglie,le parrocchie e la società in generale. Negli oratori si respira aria difesta, aria di gioia e lo posso testimoniare, essendo vescovo qui da 20anni”. Una morte tragica sconvolge sempre e chiunque ma non annullail pensiero sulla realtà di una comunità accogliente, di una Chiesa sulterritorio con le braccia spalancate. Sono oltre un milione e mezzo ibambini e gli adolescenti accolti in questi giorni in circa 6 mila oratoriitaliani, concentrati al Nord e numericamente in crescita, soprattuttonelle Regioni centrali e meridionali. Con 200 mila animatori e volon-tari mobilitati, soprattutto giovani universitari e studenti delle superiori.Una realtà straordinaria per il carico organizzativo, ma ancora di piùper l’entusiasmo che suscita e il servizio che offre a ragazzi e famiglie,alla società in questo nostro tempo. Gli oratori estivi sono un mondo

cresciuto negli anniin cui la comunitàcristiana, la Chiesa,si mobilita, si pro-pone in prima filaraccogliendo i bi-sogni delle personee offrendo rispostenon solo di accudimento e custodia di ragazzini che spesso non sa-prebbero dove andare, ma soprattutto proposte educative, studiate, mi-surate sulle età. Attraverso giochi, attività, escursioni s’impara acrescere insieme, a vivere. Anche ad affrontare i temporali e, magaristringendosi più forte del solito, quei “fulmini improvvisi” da cui nes-suno può sentirsi risparmiato e che nessuno può strumentalizzare peruna campagna mediatica di disinformazione e di sospetto.

ORATORI ESTIVIIl fulmine e il cielo. La morte del piccolo Franco a Prato e la straordinaria esperienza degli oratori estivi delle parrocchie Sir

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“La sfida delle unità pastorali e delle forme diaggregazione tra parrocchie sta nel consentire atutte le comunità di mettere in atto il ConcilioVaticano II, prendendo come riferimento un ter-ritorio più ampio, che va oltre i confini ammi-nistrativi, e che abbraccia la relazionalità. Nellaconsapevolezza che è nella missionarietà che illaicato trova la propria dignità all’interno dellacomunità cristiana”. Così mons. Domenico Si-

galini, vescovo di Palestrina e presidente delCop, indicando oggi le sfide che attendono leforme di aggregazione tra parrocchie, durante ilavori del seminario “Unità pastorali a con-fronto”, organizzato dal Centro di orientamentopastorale e dal Centro studi e documentazionedella diocesi di Torino a Villa Lascaris di Pia-nezza (Torino).L’impegno alla condivisione. I delegati al se-minario, provenienti da tutta Italia, hanno riflet-tuto per due giorni sulle nuove forme dicomunità fra parrocchie. A confronto le espe-rienze delle diocesi di Assisi, Bergamo, Brescia,Bolzano-Bressanone, Concordia-Pordenone,Forlì-Bertinoro, Milano, Padova, Piacenza-Bobbio, Vicenza e Torino, esposte dai rispettivivicari episcopali o dai responsabili della pasto-rale diocesana. “Le unità pastorali sono unnuovo soggetto pastorale che si riferisce aun’area territoriale con caratteri di omogeneitàsocio-culturale – ha ricordato mons. Sigalini, ti-rando le somme del seminario – in cui sono pre-senti più comunità parrocchiali e ci si impegnain maniera unitaria e organica in un’azione pa-storale condivisa, ai fini di un’efficace azionemissionaria ed evangelizzatrice, e di risposta aiproblemi del territorio”. Contributi per la riflessione. Ma la riflessionepastorale sulle aggregazioni tra parrocchie, se-condo mons. Sigalini, deve ancora affrontare al-cune questioni aperte: “La formazione deipresbiteri e di tutti i soggetti che hanno respon-sabilità esplicite nella conduzione delle unità

pastorali, per cui – propone il presidente delCop – si potrebbe prevedere un tirocinio findagli anni del seminario, aiutando a costruirsiuna mentalità di collaborazione, esperienze divita comune e di progettualità condivisa”. Maanche “il ruolo del laicato e delle famiglie”, cheva “approfondito sia nel servizio che nellaesemplarità”. E infine “la composizione degliorganismi di partecipazione, sia pastorali cheeconomici”. Missione e testimonianza. “La missionarietà

della comunità cristiana rappresenta una dellesfide da cui le unità pastorali devono partire,analizzando a fondo le esigenze del territorio edei nuovi territori”, ha affermato il presidentedel Cop. Ma “prima ancora di pensare ai laicicome operatori pastorali con incarichi ad intra

– ha chiarito mons. Sigalini – occorre garantirsiun laicato operatore della relazione quotidianaevangelizzatrice negli spazi della vita, nel la-voro, nel tempo delle relazioni gratuite, dellavita quotidiana”. Certo “abbiamo bisogno dioperatori pastorali, ma preferiamo avere dei te-stimoni – ha aggiunto – nella logica di chi sisente corresponsabile della vita della propriacomunità, come si fa nella propria famiglia.Non possiamo perdere la bellezza di essere po-polo di Dio”.Nuove appartenenze. L’altra sfida è rappresen-tata dalle nuove forme di appartenenza. “Nonsempre l’appartenenza a un territorio in piantastabile coincide con l’appartenenza alla stessaparrocchia – fa notare mons. Sigalini – Il con-cetto di appartenenza si è dilatato a causa dellagrande mobilità degli uomini e alla rete di rela-zioni che lega le persone al di fuori del proprioterritorio”; per questo motivo occorre rifletteresu “come convogliare queste nuove apparte-nenze dentro l’unità pastorale”, senza “volerimbrigliare lo Spirito”. Proposte da considerare. Tra le esperienza chehanno suscitato maggiore attenzione, sull’esem-pio della diocesi di Vicenza, figurano i gruppiministeriali di animazione missionaria. Secondomons. Sigalini, la “costituzione di gruppi mini-steriali, formati da laici che in collaborazionecon il parroco si prendono cura della comunità,risiedendovi con loscopo di animare la co-munità e mantenere irapporti con le istitu-zioni civili del territo-rio, senza sostituirsi alconsiglio pastorale, marealizzandone lescelte”, è una “propostada valutare” con la do-vuta attenzione.

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

PARROCCHIE E TERRITORIO

Oltre i confiniLe unità pastorali come espressione di una forte missionarietà

Ad OrvietoParrocchia senza Eucarestia

La 62a Settimana nazionale di aggiornamento pastorale.

Si è chiusa giovedì, 28 giugno, a Orvieto la 62a

Settimana nazionale di aggiornamento pastorale,organizzata dal Centro di orientamento pastorale(COP), con la diffusione della tradizionale “let-tera”, quest’anno dedicata “alla parrocchiasenza Eucaristia”. “L’Eucaristia per la vitadel mondo. La comunità cristiana contempla etestimonia” il titolo di quest’edizione, che havisto la presenza di oltre 150 partecipanti, chegiovedì mattina hanno ascoltato la relazione dimons. Bruno Forte,  arcivescovo di Chieti-Vasto, prima delle conclusioni di mons. Do-menico Sigalini, presidente del COP e vescovodi Palestrina. “Una parrocchia senza Messa –si legge in un passaggio della lettera – non èuna parrocchia povera solo perché non c’è unprete che celebra, ma è privata di quella comu-

nione che Dio Padre saoffrire come irruzione nellenostre logiche ristrette conla logica eucaristica cheapre alla  contemplazionee chiede testimonianza. Lavita della vostra parroc-chia è l’Eucaristia. La par-rocchia si spegne e muorequando progetta senza con-templare l’agire di Dio;

troverà sempre la sua vitalità quando si porràin ginocchio per adagiare davanti all’Eucaristiala vita a tutto tondo. Di qui nasce la testimonianzacapace di generare relazioni,  quell’amare,servire, donare nella gratuità, senzapresentare scontrini e ricevute di rimborsi spese,perché ci si è spesi per gli altri, il che è propriolo stile eucaristico”. “La Chiesa stessa viveuna situazione di ‘transizione’”, haricordato  mons. Sigalini in conclusione dellaSettimana. “Da un lato è consapevole di doverabbandonare le forme tradizionali della sua azio-ne pastorale e, dall’altro, percepisce con chiarezzadi non essere ancora riuscita ad individuareforme nuove che intercettino le domande dellapostmodernità in una rinnovata fedeltà al Mes-saggio da  trasmettere. A complicare questomomento di passaggio c’è la diminuzione piut-tosto consistente del numero dei praticanti,delle risorse di clero e di laici – segnatamentedi quelle che  tradizionalmente hanno rappre-sentato il suo punto di forza –, di  famiglie egiovani. Non c’è aria di resa, ma di fatica, unacerta ansia da sopravvivenza che incide sullaqualità dell’evangelizzazione”.

(ZENIT.org)

Una meravigliosa festa ro-mana d’estate che si cele-bra sempre più solenne-mente sotto il Cupolone esopra l’altare che sovrastanola tomba di Pietro, nella Ba-silica che si apre sulla Piaz-za, luogo del suo martirio,crocifisso a testa in giù, perumile e fedele amore alSuo Signore. Festa rallegrataquest’anno da un coro diLondra, uno dei più famosidel mondo, che insieme alla Cappella Sistina,ha impreziosito una Liturgia unica nel suogenere con la imposizione della Stola delPallio a 43 nuovi vescovi metropoliti , simbolodi comunione dei Vescovi col Successore diPietro:una Chiesa allargata che si ritrova in-sieme ad una delegazione del PatriarcatoEcumenico di Costantinopoli davanti all’Eu-caristia a rinnovare la speranza mai morta diuna comunione piena, sotto lo sguardo diPietro e Paolo, fratelli inseparabili nella fedein Cristo, pur nella loro diversità e malgrado iloro conflitti...una speranza sempre più attuale...UT UNUM SINT ! La Chiesa “ non è unacomunità di perfetti, ma di peccatori, chehanno bisogno dell’Amore di Dio”... E’ ilpassaggio della stupenda omelia del Papa chemi ha colpito di più, forse perché in questigiorni il Vescovo di Roma, stanco, addolorato,ma forte come la ROCCIA, viene da più partiattaccato ed umiliato. Oggi però il Cielo di

Roma brillava inmodo particolare disperanza, di fede edi carità e di soste-gno al Papa che ciimplorava : “ PRE-GATE PERCHE’SERVA LA CHIE-SA CON FORZA EMITEZZA” DaRoma giunga questoappello al mondointero, giunga anche

alle nostre Chiese locali, alla nostra Diocesi,alle nostre Parrocchie. E’ l’augurio che rivolgoal mio Vescovo GERVASIO nei suoi 53 annidi Ordinazione Presbiterale, al mio ParrocoDon GABRIELE PAOLONI nei suoi 45 annidi amore e fedeltà alla Chiesa, ai tantissimiSacerdoti della mia Diocesi che oggi festeggianoquesto anniversario di donazione piena ...econdivido con loro e per loro una preghierache ho ascoltata in Chiesa rivolta al mioParroco con la speranza che tutti possanotrovare in noi laici dei validi e credibili colla-boratori!! PADRE BUONO, che a Don Gabrieleoggi hai dato la grazia di compiere 45 anni diOrdinazione Sacerdotale, perchè possa conti-nuare a svolgere la sua missione di Pastore inmezzo a noi per lunghissimi anniTE lo affidiamo!

Guardalo in modo speciale,

Sorreggilo negli anni a venire,

nel suo andare, anche se meno spedito,

Riparalo sotto il Manto di Maria,

perché il suo SI donato a Suo Figlio

e vissuto così fedelmente e intensamente,

per quasi mezzo secolo,

possa essere ripagato con altrettanta

generosità materna!

PADRE PIENO DI MISERICORDIA,

ci hai prescelti a ricevere un dono forse im-

meritato ma indispensabile

perché a guidare da tanti anni questa Comu-

nità, fosse Don Gabriele

perché crescesse nella fedeltà alla Tua

Chiesa e perché attraverso lui

e con lui potesse testimoniarTI, nel servizio

gioioso e pieno di Amore

verso tutti, anche ai più lontani!

per tutto questo e per le meraviglie future

che attraverso lui vorrai ancora donarci

TI LODIAMO,

TI RINGRAZIAMO e

TI PREGHIAMO

Maria Carola

In unione con il Santo Padre nella festa dei Santi Pietro e Paolo,

preghiamo per il nostro Vescovo e i nostri sacerdoti

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4 Anno XXIX

8 Luglio 2012PAG

Ecco le parole che Fra Massimo Vedova, pre-dicatore della Sacra Giubilare, ha rivolto ai gio-vanissimi della nostra diocesi, accorsi Giovedì

28 Giugno in occasione del loro Giubileo. L’in-contro è iniziato con un tempo dedicato alleconfessioni presso la chiesa di San Martino: av-vicinandosi a questo sacramento i ragazzi hannomostrato il loro “muro”, ovvero, ciò che impe-disce loro di essere se stessi, di realizzarsi. Sono stati invitati ad esserne consapevoli e, conun semplice gesto, a presentarlo al Signore du-rante la Celebrazione Eucaristica che è stata vis-suta successivamente. Le letture, proposte dalla Liturgia del giorno,erano perfettamente dedicate alla figura del gio-vane: la prima lettura,dal “Secondo Libro dei

Re”, con la figura del re diciottenne Ioiachìn eil brano del Vangelo nel quale Gesù invita aporre le fondamenta della propria vita sulla Pa-rola di Dio, attraverso la figura della casa co-

struita sulla roccia dal “Vangelo di Giovanni”.Dopo aver vissuto questi due momenti di spiri-tualità, i ragazzi insieme ai loro educatori si

sono spostati nella Parrocchia Madonna della

Speranza. Un vero e proprio aperitivo cenato haatteso quasi cento giovani di tutta la diocesi, conla straordinaria partecipazione di Bull Dj, peruna festa scatenatissima a misura di giovane. Lamusica “a palla” ha lasciato spazio al palloneper eccellenza, l’attesissima partita Italia-Ger-mania, che ha unito tutti i ragazzi nel tifo dellaNazionale Italiana: esulti, grida, risate, cori. La grande festa si è conclusa con la recita delrosario guidata da alcuni giovanissimi da pocorientrati da un pellegrinaggio a Medjugorje. Un grazie di vero cuore va ai tanti ragazzi chehanno partecipato con gioia ed entusiasmo, adon Anselmo e alla parrocchia Madonna dellaSperanza, che si sono resi disponibili per l’ot-tima riuscita della serata, a fra Massimo Vedovaper le pillole spirituali che ci ha donato, a tuttigli educatori presenti e all’equipe dell’AzioneCattolica Giovani che ha supportato l’iniziativa.

Lorenzo De Angelis

Il 20/05/2012 i bambini del terzo anno dellascuola dell’Infanzia Principe di Napoli di CupraMarittima, insieme alle loro famiglie hannogoduto a pieno del premio che hanno ricevutoa seguito della loro vittoriosa partecipazione alConcorso per il Marcucci in occasione delquale realizzavano sotto la maestrale direzionee regia delle insegnanti Suor Maria Rosalba,Suor Maria Costanza e Federica uncortometraggio sulla vita del Venerabile.Una Gita a Force presso la casa nataledel Venerabile Francesco Antonio Mar-cucci. Quella mattina la curiosità ani-mava le menti di tutti, dei bambini edi noi genitori che non sapevano benecosa aspettarci. Probabilmente una di-mora signorile al centro del paese. Macon nostra sorpresa , ancor prima diarrivare a Force, il pullman ci lasciavaai piedi di un boschetto che si innal-zava, dominandola, sulla campagnacollinare che si presentava come unimmenso e soffice tappeto verde diorzo e grano. In tale cornice venivamoaccolti dal proprietario della casa nataledel Marcucci il quale ci invitava apercorrere a piedi un breve sentieronel bosco. Ci incamminavano, im-mergendoci nella boscaglia, tra pioppie tappeti di fragole selvatiche fino adarrivare su di uno spiazzo che aprivala vista alla casa natale del Marcucci ealla vicinissima, come ci viene detto,casa destinata alla servitù.Una dimoraposta quasi in cima al colle, immersa tra glialberi del bosco, con una vista aperta a 180gradi sulla vallata sottostante. Una dimora si-gnorile ma discreta, una dimora che non si im-pone ma che si integra quasi a fondersi con lanatura circostante. Il “palazzo”, così viene de-finita la casa natale del Marcucci dagli abitantidi Force con le sue ridotte dimensioni, con lasemplicità degli ambienti, con la quasi assolutala mancanza di decori e con la sua semplicità

architettonica, dapprima ci stupiva ma poiponeva le basi della riflessione o semplicementestimolava le menti dei più romantici … Forsenon poteva che essere questa la cornice per unamore, quello tra i genitori del Marcucci, cheandava contro le rigide regole nobiliari, chenon consentivano ad un conte di sposare unapopolana e tanto meno di legittimare la nascita

di un figlio. Un amore, che voleva sopravvivere,una famiglia che voleva essere famiglia, anchenell’ombra di un bosco … in una dimora chenon è mai stata di proprietà della FamigliaMarcucci, ma messa a disposizione dell’Avv.Leopoldo dal proprietario dell’epoca… Dopola visita della casa, non ci facevamo sfuggirel’opportunità di una bella foto di gruppo perimmortalare il luogo, e il momento, dato chela casa è di proprietà privata e naturalmente

non è consentito il libero accesso. Nel piccolocortile antistante la casa del Marcucci venivacelebrata la messa. Tutti i bambini seduti sulprato ascoltavano le parole di Don Claudioche con semplicità e simpatia riusciva a captarel’attenzione degli stessi, fino a quando la pioggiainiziava a cadere sulle loro teste e sulle nostre.Ma … per fortuna, eravamo ormai alla fine

della messa. La piog-gia ci dava tregua eci consentiva di rag-giungere il pullmanche ci portava al cen-tro del paese di Forceove, grazie all’ospi-talità del Sindaco checi metteva a dispo-sizione la sala co-munale delle feste,tutti insieme man-giavamo il nostropranzo al sacco. Mala gita non finiva lici veniva data la pos-sibilità di visitare duemusei l’uno allestitoproprio a Force el’altro a MontaltoMarche, che conser-vano molti oggettiappartenuti al Vene-rabile Marcucci es-sendo esso stato Ve-scovo. Con una gui-

da d’eccezione, ovvero della direttrice deimusei Sistini del Piceno la Sig.ra Paola Di Gi-rolami, anche lei facente parte della Nostrascuola Materna, visitavamo i due musei. Conammirevole capacità la Sig.ra Di Girolami spie-gava ai bambini, riuscendo nel non facilecompito di attirare e mantenere la loro attenzione,ciò che era esposto nei musei; dalle diverse ti-pologie di vesti indossate dagli alti prelati neisecoli scorsi, ai significati dei colori e dei fregi

che impreziosivano le vesti medesime e chegiustificavano il loro utilizzo solo in alcuneparticolari occasioni e ricorrenze; non mancavadi mostrare e spiegare anche i quadri, o megliole loro raffigurazioni, le sculture, gli affreschi egli oggetti sacri, alcuni dei quali molto preziositanto da essere fortemente richiesti da museiinternazionali molto famosi. Nel museo diForce, tra tanto altro, vi è conservato il registrodei battesimi dell’epoca in cui nasceva FrancescoAntonio Marcucci è proprio lì si leggeva che ilpiccolo Francesco era nato da madre ignota.Ci veniva spiegato da Suor Maria Paola chesolo alcuni giorni dopo l’Avvocato LeopoldoMarcucci, all’epoca questore di Force, provve-deva a riconoscere come figlio proprio il piccolonato. Ciò dava sostanza all’ipotesi prettamenteromantica avanzata da alcuni di noi genitori.La gita a Force oltre ad essere stata l’occasioneper trascorrere una bella giornata in compagniaè stata una esperienza percettiva, sensoriale edintellettiva che ha arricchito i cuori e le mentinon solo dei bambini ma anche di tutti noi ge-nitori. I bambini chiamati ad osservare i varioggetti, compresi quadri, le sculture, affreschie oggetti sacri, conservati nei musei stupivanonoi adulti per la loro attenzione capacità inter-pretativa e per la pertinenza ed esattezza delleloro risposte. Vedere i nostri bimbi così reattivirispetto agli stimoli cognitivi, rispettosi deiluoghi, interessati e partecipi e preparati, ci hareso ancor più evidente la qualità del lavorosvolto dalle nostre care Suor Costanza e SuorRosalba, alle quali rivolgo un sincero ringra-ziamento. Un ringraziamento alla Congregazionedelle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Con-cezione che ha regalato la possibilità di viverequesta esperienza, in particolare a Suor MariaPaola che ha organizzato la gita e materialmenteci accompagnato mettendo a disposizione dinoi tutti la sua profonda conoscenza del Vene-rabile Antonio Marcucci.

Una mamma,

Lorella Crosta

I giovanissimi alla Sacra Giubilare“Siate voi stessi; scoprite chi siete: se saprete chi siete voi, saprete chi è Dio”

Compie 20 anni la CoraleSan Nicolò di Bari diMonteprandone e non cipoteva essere migliormodo per festeggiarli senon quello di regalare unbel concerto agli amantidella musica nell’omo-nima e bellissima chiesaparrocchiale. Variegato ilrepertorio proposto che haspaziato dalla musicaclassica a quella moderna passando per compo-sizioni in dialetto ed in lingua inglese. Presentatianche diversi brani composti dal direttore dellaCorale, il maestro Benedetto Guidotti di San Be-nedetto del Tronto, stimato compositore, musi-cista e direttore d’orchestra. Eseguiti anchediversi brani musicali per pianoforte, clarinettoe flauto da parte dei figli del maestro Guidotti,Luca e Pietro: una piacevole sorpresa per la co-rale medesima e per tutto il pubblico presenteche ha visto così arricchito il già denso pro-gramma musicale della serata, che si è conclusacon un rinfresco nella sala San Leonardo dellaparrocchia. A fare gli onori di casa Don Robertche al termine si è complimentato per la bellis-

sima serata di musica. La corale S. Nicolò diBari, si costituisce nel 1992 in occasione dei fe-steggiamenti per il ritorno delle spoglie di S. Gia-como della Marca. È un gruppo che, da allora adoggi ha svolto un servizio di tipo prevalente-mente liturgico animando le principali celebra-zioni della locale chiesa e chiese limitrofe. Nelcorso degli anni, la corale, ha eseguito vari con-certi, proponendo un repertorio che spazia dalsacro al profano, non disdegnando anche il lirico.È inserita nel progetto di orientamento corale fi-nanziato dal Comune di Monteprandone chevuole fornire agli appassionati uno strumento peraccostarsi alla musica ed al canto corale.

Paride Travaglini

Venti anni della Corale San Nicolò di Bari.Monteprandone - Un bellissimo concerto per festeggiarli

UN PREMIO CHE HA ARRICCHITO GRANDI E PICCINI

INTENZIONI DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE LUGLIO 2012Generale: “Perché tutti possano avere un lavoro e svolgerlo in condizioni

di stabilità e di sicurezza”.Missionaria: “Perché i volontari cristiani, presenti nei territori di missione,

sappiano dare testimonianza della carità di Cristo”.

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È questo il miracolo che ha fatto un’impres-sione enorme su coloro che assistettero al-l’evento e su tutta la generazione apostolicadel primo secolo cristiano. Prova ne è il fattoche viene riferito dai quattro evangelisti (Mt14,13-21; Mc 6,30-40; Lc 9,10-17; Gv 6,1-13); e che Mt 15,29-39 e Mc 8,1-10 lo ritra-scrivono ancora una seconda volta. Ecco ilracconto di Mt 14,13-21, il brano che leg-giamo questa volta. Quanto Matteo raccontaè storia, esperienza, testimonianza, invitopressante all’imitazione.

1. Gesù si ritira in un luogo solita-

rio. Riallacciandosi direttamente alla morte esepoltura di Giovanni Battista, Mt scrive:“Avendo udito questo, Gesù partì di là su una

barca e si ritirò in un luogo deserto, in di-

sparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo segui-

rono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca,

egli vide una grande folla, sentì compassione

per loro e guarì i loro malati” (Mt 14,13-14).Informato sulla morte e sepoltura di

Giovanni Battista, Gesù “si ritirò” (anachô-

réô) in un luogo deserto, in disparte” (14,13),sia per sottrarsi al pericolo di essere disturbatoda Erode Antipa, sia, e ancor più, per curare,nella solitudine, la formazione degli Apostoli.Infatti, in questo capitolo e nel seguente leg-geremo brani straordinariamente ricchi di con-tenuto cristologico, ecclesiale, liturgico. “loseguirono a piedi” lungo la riva del lago e loprecedettero mandando in fumo il silenzio e lasolitudine che Gesù stava cercando. “guarì i

loro malati” in quanto – diciamo - fu nell’ur-genza di farlo. Non si dà all’insegnamento,come invece sappiamo da Mc 6,14.

2. Il dialogo fra Gesù e i discepoli.15Sul far della sera, gli si avvicinarono i disce-

poli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è

ormai tardi; congeda la folla perché vada nei

villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù

disse loro: «Non occorre che vadano; voi

stessi date loro da mangiare». (Mt 14,15-16). Con la frase “sul far della sera”, Mt rimandaal racconto dell’istituzione dell’Eucaristiadove – sempre nell’originale greco – ripete lastessa espressione: “Venuta la sera, si mise atavola con i Dodici” (26,20). Fa sua la tradi-zione apostolica che – come dice Gv c. 6 espli-citamente – assegnava al miracolo dei paneuno stretto rapporto con il pane eucaristico. “il

luogo è deserto”, come lo era quello quandoJahvè donò la manna. “è ormai tardi” rispettoall’ora abituale di prendere il pasto. Il co-mando che i discepoli stessi diano da mangiarealle folle per Mt prende un duplice valore:quella della condivisione del pane quotidianoe quella della distribuzione del

pane eucaristico: “Fate questo in memoria dime” (Lc 22,19).

3. Gesù compie il miracolo. Gli risposero:

«Qui non abbiamo altro che cinque pani e due

pesci!» 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E,

dopo aver ordinato alla folla di sedersi sul-

l’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò

gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò

i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla

folla” (Mt 14,17-19). I cinque pani richiamano l’episodio di Elia

che sfama cento persone con venti pani (2Re4,42-44). Gesù comanda alla folla di sedersi

sull’erba e Mt usa lo stesso verbo – anachèi-

mai, adagiarsi sui divani, usato per l’ultimaCena; qui sull’erba, il che rimanda al periodopasquale. Gesù alzò gli occhi al cielo, quasiper mettersi in contatto diretto con il Padre cheè nei cieli. A questo punto Mt riproduce i gestiche Gesù compie in stretta analogia con quelliche compie istituendo l’Eucaristia. racconta ilmiracolo sulla falsariga del racconto d’istitu-zione: recitò la benedizione, spezzò i pani e li

diede ai discepoli; azioni che compie nel Ce-nacolo prima di consacrare il Pane: “prese ilpane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo davaai discepoli” (26,26). Così il pane per saziare icorpi richiama quello per saziare le anime e,viceversa, quello per sfamare le anime ri-chiama quello per sfamare i corpi.

4. La collaborazione dei discepoli. Gesùdiede i pani “ai discepoli, e i discepoli alla

folla” (Mt 14,19). Anche nella Messa: Gesù,mediante il celebrante, cambia il pane nel suocorpo, poi il celebrante lo distribuisce fedeli.Mt conclude constatando: “Tutti mangiarono

a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: do-

dici ceste piene. 21Quelli che avevano man-

giato erano circa cinquemila uomini, senza

contare le donne e i bambini” (Mt 14,20-21).

“Il Signore è il mio pastore: / non mancodi nulla. / Davanti a me tu prepari una mensa(Sal 23,1.5): quella della Parola e del Pane eu-caristico-

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5Anno XXIX

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“Si ritirò in disparte” con i discepoli76. LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI

PAROLA DEL SIGNOREQUATTORDICESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B

I NOSTRI OCCHI SONO RIVOLTI AL SIGNORE

Dal VANGELO secondo MARCOPartito quindi di là, andò nella sua patria

e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato,

incominciò a insegnare nella sinagoga. E

molti ascoltandolo rimanevano stupiti e di-

cevano: “Donde gli vengono queste cose?

E che sapienza è mai questa che gli è stata

data? E questi prodigi compiuti dalle sue

mani? Non è costui il carpentiere, il figlio

di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di

Giuda e di Simone? E le sue sorelle non

stanno qui da noi?”. E si scandalizzavano

di lui. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non

è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi

parenti e in casa sua”. E non vi poté ope-

rare nessun prodigio, ma solo impose le

mani a pochi ammalati e li guarì. E si me-

ravigliava della loro incredulità. Gesù an-

dava attorno per i villaggi, insegnando.

(Marco 6,1-6)

NON VI POTE’OPERARE NES-SUN PRODIGIO.E SI MERAVI-GLIAVA DELLALORO INCREDU-LITA’.

Gesù si meravi-gliava, nel sensoche non si capaci-tava della loro in-credulità, di come isuoi concittadinipotessero esserecosì insensibili difronte alle sue opere e alla sua sapienza. Gesùsicuramente è dispiaciuto nel trovarsi impos-sibilitato a operare guarigioni, a far compren-dere anche ai suoi concittadini, amici ecompagni di gioco di un tempo, che final-mente è arrivata la salvezza, che il Messia at-teso da tante generazioni è finalmentearrivato.

Certo rimanevano stupiti, ma non capivano,non riuscivano a credere a quello che per loroera e continuava ad essere il carpentiere.

Non riuscivano a vedere oltre, non si sfor-zavano di guardare avanti, rimanevano anco-rati ai preconcetti, ai pregiudizi. Quello cheloro pensavano di sapere, era di impedimentoallo scoprire cosa ci fosse realmente inquell’uomo, in quel Gesù che loro conosce-vano o credevano di conoscere.

Quante volte è capitato anche a noi di rima-nere “ancorati” ai nostri preconcetti, ai nostri

giudizi pre-formulati, e non volerne sapere dicambiarli.

Perché tanta è la comodità nell’avere tuttobello e catalogato, senza scosse e senza di-sturbi, finché non arriva qualcosa o qualcunoche ci interpella, che ci fa riflettere. E noi?

Noi, come ci poniamo in queste situazioni?Siamo così liberi da noi stessi, dai nostri con-dizionamenti, da riuscire a metterci in discus-sione, o siamo così vili, così comodi, da nonvolerci mettere in discussione?

Quando Gesù ci interpella, cosa rispon-diamo?

Quando ci dice di perdonare, di amare il no-stro nemico, di essere misericordiosi, di por-gere l’altra guancia, cosa gli rispondiamo?Cominciamo a fare dei distinguo, si, ma forse,però, o cominciamo a prendere seriamente leesigenze del cristianesimo?

Dobbiamo met-terci in testa cheseguire Gesù Cri-sto, non è unabarzelletta, o unacosa che ci pos-siamo aggiustareogni volta chenon ci è gradita ocomoda.

La fede in Cri-sto pretende lasua sequela, pre-tende che ognigiorno prendiamola nostra croce e

ci mettiamo dietro i suoi passi, pretende,quanto meno lo sforzo di adeguarsi alle esi-genze delle beatitudini: beati i poveri in spi-rito, i puri di cuore, i misericordiosi, i giusti,i pacifici… Pretende quanto meno che ci met-tiamo in ginocchio per dire: Signore, la miafede è debole, la mia forza è poca, la mia vo-lontà è fragile, AIUTAMI TU, GESù, MIOSIGNORE E MIO DIO.

RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:

BEATI COLORO CHE SOFFRONO PER LA LORO INCREDULITA’

(L. EVELY)

LA FEDE, PER AMARE DIONELL’OSCURITA’, BASTA

(J. B. BOUSSET)

I Vescovi delle Diocesi Marchigiane, riunitisi a Loretooggi, martedì 5 giugno, dopo la preghiera e la riflessioneiniziale, hanno espresso vicinanza e solidarietà alle popo-lazioni e alle comunità ecclesiali colpite dal devastante ter-remoto che sta sconvolgendo alcune zone dell’EmiliaRomagna, della Lombardia e del Veneto. È stato confer-

mato l’impegno delle diocesi marchigiane per la colletta nazionaleche si effettuerà domenica 10 giugno in tutte le Chiese. I Vescovi invitano i fedeli ad esseregenerosi per dare un concreto segno di vicinanza e di aiuto finalizzato ad alleviare i disagidella gente così duramente colpita dal sisma.

All’inizio dei lavori i Presuli hanno richiamato alcuni passaggi importanti dei lavoridell’ultima Assemblea Generale della C.E.I. tenutasi a Roma dal 21 al 25 maggio u.s., sof-fermandosi in modo particolare sul tema della trasmissione della fede agli adulti.

I Vescovi hanno poi riservato un ampio spazio alla preparazione del 2° ConvegnoEcclesiale Regionale che si terrà dal 22 al 24 novembre 2013 sul tema “Alzati e và… Vivere

e trasmettere oggi la fede nelle Marche”. È stata esaminata una prima bozza del sussidiopastorale, predisposto dal Comitato preparatorio, che accompagnerà il cammino delle dio-cesi marchigiane nel prossimo anno pastorale 2012 - 2013. Al fine di delineare le prospet-tive della trasmissione della fede nel contesto della specifica situazione religiosa, sociale eculturale della Regione, sono stati analizzati anche alcuni dati relativi a lavoro e disoccu-pazione, alla situazione demografica e delle famiglie, e al complesso fenomeno migratorio.È stato approvato, infine, lo Statuto dell’Istituto Teologico Marchigiano in vista del rico-noscimento giuridico sul piano civile, oltre che canonico, ed è stata decisa la pubblicazionedi un messaggio di benvenuto e di accoglienza a firma dei vescovi marchigiani destinato atutti i turisti e i villeggianti che visiteranno le Marche nel corso della prossima estate.

S. E. Mons. Claudio Giuliodori

Vescovo delegato per le comunicazioni sociali

Loreto, 05 giugno 2012

Conferenza Episcopale Marchigiana

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Da Ripatransone a cura di A. G.

Il Touring Club Italiano ha confermato per il2012-14 al Comune di Ripatransone la “Ban-diera Arancione”, prestigioso marchio di cer-tificazione turistico-ambientale e riconosci-mento ufficiale della “qualità della vita”.Tale riconoscimento è particolarmente im-portante poiché rigidi sono i parametri di va-lutazione per entrare a far parte dell’associa-zione nazionale “Città Bandiera Arancione”.Tra i requisiti richiesti: la tutela dell’ambiente,la conservazione del centro storico e del suopatrimonio culturale, l’ottimo serviziodi informazioni turistiche, la consistentepresenza di strutture ricettive e di ri-storazione, l’organizzazione nell’arcodell’anno di qualificati eventi rivoltialle varie categorie sociali e diversefasce d’età. Il sindaco Prof. RemoBruni, ha manifestato viva soddisfazioneper tale riconoscimento, garantendo

anche per il futuro l’impegno dell’ammini-strazione comunale perché i requisiti richiestinon solo siano mantenuti ma addirittura po-tenziati. Si fa presente inoltre che il 9 e il 10Giugno 2012 l’assessore esterno Roberto Pa-squali ed i consiglieri Diana De Angelis edAlessandro Ricci hanno partecipato all’XIRassegna Nazionale Città Bandiera Arancione,svoltasi a San Ginesio, dove hanno presentatole “eccellenze” ripane.

Confermata la “Bandiera Arancione” per un altro biennio

Durante l’anno scolastico 2011-12, i visitatoridi Ripatransone provenienti dal mondo dellascuola (dalla scuola primaria all’università)sono stati 665, di cui 594 gli alunni/studentie 71 gli accompagnatori (docenti e genitori),così distinti per ordine e grado d’istituto diprovenienza: - scuola primaria: “Speranza” di Grottam-mare, “Borgo Rosselli” di Porto San Giorgio,“Miscia” di San Benedetto del Tronto, Cam-pofilone, “C.G. Viola” di Taranto;- istituti scolastici comprensivi (scuole: del-l’infanzia, primaria, media): Grottammare,Montalto delle Marche, Ripatransone, Civi-tella del Tronto, Monterubbiano, Castel di

Lama, Cupra Marittima;- istituti superiori d’istruzione secondaria:“Raffaello” di Urbino, “Cotta” di Legnago(Verona), “Mercantini” di Ripatransone;- Università degli studi di Macerata, Accade-mia di Belle Arti della stessa città.La varietà delle scuole di provenienza deigiovani visitatori è giustificata dal fatto cheRipatransone con i suoi 11 musei (civici eprivati) offre al mondo della scuola una vastagamma di interessi culturali, rivolti ad ognifascia d’età.I “siti” più “gettonati” sono stati: il “vicolo”,il museo archeologico, la pinacoteca, ilmuseo storico-etnografico.

Turismo scolasticolocale e nazionale: consuntivo dell’anno 2011-12

Anche quest’anno l’anno scolastico dell’IstitutoComprensivo di Monteprandone si è conclusoin musica con il Saggio Finale degli alunni delCorso “Piano Insieme” tenuto dalla Prof.ssaSofia Marino, in collaborazione con le classi diflautisti, preparate dalla Prof.ssa Ferrara Maria.Gli alunni si sono esibiti martedì 5 giugno

2012 alle ore 18.00 nei locali della Scuola Se-condaria di I grado, eseguendo brani di musicad’insieme sulpianoforte esulla tastiera,tratti dal reper-torio del M°Remo Vinci-guerra, compo-sitore e didattache, attraversoarmonie e ritmijazz, avvicina igiovani allostudio del pia-noforte con ri-sultati musicaliimmediati e stimolanti per gli esecutori e gliascoltatori. Il filo conduttore che ha legato ibrani eseguiti dai flautisti e accompagnati daglialunni del corso “Piano Insieme”era “Le co-

lonne sonore negli eventi del presente”. Sonostati infatti scelti alcuni brani rappresentativi diepisodi che quest’anno hanno riempito le cro-nache di giornali e televisioni.“MY HEART

WILL GO ON”: colonna sonora del film “TI-TANIC”, a ricordo della tragedia del transatlan-tico ma anche del recente affondamento dellaCONCORDIA della COSTA CROCIERE; “IL

PADRINO” di Nino Rota, colonna sonoradell’omonimo film, al fine ricordare e comme-

morare le tante vittime della mafia proprio nelventennale della morte dei giudici FALCONEe BORSELLINO; “TEMA D’AMORE” dalfilm ROMEO E GIULIETTA a ricordo di tuttigli amori difficili e, a volte, malati che sfocianoanche in tragedia; infine “SCHINDLER’S

LIST”, colonna sonora dell’omonimo film checi racconta la tremenda persecuzione degli ebreida parte dei nazisti. Infine si è reso omaggio al

grande cantautore italiano “LUCIO DALLA”che è scomparso proprio quest’anno, con unmedley di sue canzoni famose. Il Dirigente Sco-lastico e il pubblico presente hanno graditol’impegno, i risultati musicali, ma soprattutto ilraggiungimento degli obiettivi del Corso:l’ascolto reciproco, l’uniformità di ritmo, la va-lorizzazione di ciascuna parte (melodia o ac-compagnamento), ma soprattutto il piacere difar musica insieme. A conclusione della seratail Dirigente Scolastico ha consegnato aglialunni gli attestati di frequenza del Corso“Piano Insieme”complimentandosi con glistessi.

Giovedi’ 28 giugno, la cruda scoperta di una

assidua frequentatrice della chiesa di Santa Ca-

terina in Comunanza.

Aperta la chiesa al mattino per il solito servizioche presta alla chiesa e quindi alla comunità, sie’ trovata davanti un mucchio di macerie checoprivano l’altare nei pressi dell’ambone. Lavolta a sinistra, guardando l’altare, era venutagiù come un castello di carta..

Avvisato subito il parroco don Dino Straccia,non si è potuto fare altro che procedere allachiusura della chiesa. Inutile ricordare i pre-ziosi dipinti e la storia centenaria che questoedificio conserva, in cui la comunità di Comu-nanza si identifica. Purtroppo l’amara conclu-sione è che siamo rimasti senza chiesa.Nonostante i vari solleciti dei predecessori didon Dino, nonché di don Dino stesso, non si è

provveduto alle richieste di restauro ed ora è ac-caduto quello che si temeva. Se c’è un appuntoda fare è che con l’emigrazione verso i paesimarini, la maggiore attenzione rivolta a questiporta a trascurare le realtà interne, specialmentemontane col rischio di perdere tante ricchezzedal punto di vista artistico, culturale e religioso.La comunità di Comunanza è molto legata allasua chiesa, pertanto è fiduciosa nell’interventodella diocesi e particolarmente dell’economoche riteniamo persona sensibile e obiettiva, perportare a termine nel più breve tempo possibilela ristrutturazione della casa del Signore. Rivol-giamo un filiale appello anche al nostro Ve-scovo, persona affezionata alla nostra comunità,ché con il suo impegno e l ‘aiuto del Signore,possa ridarci al più presto la “nostra” SantaCaterina. Massimo Cerfolio

Comunanza

Crolla la volta della chiesa

Monteprandone

L’anno scolastico si chiude in musica

Sono stati oltre trecento gli atleti di etàcompresa tra gli 8 e gli 11 anni prove-nienti un po’ da tutta Italia che hannodato vita all’undicesima edizione.Come di consueto, due i giorni di gara,preceduti dalla sfilata delle delegazioniper le vie cittadine. La festa finale coningresso gratuito e raccolta fondi a fa-vore delle popolazioni terremotate, siè svolta nel consueto clima di festa. Legare caratterizzate da molta correttezzae fair play hanno messo in luce unbuon livello tecnico.Sugli allori, nella categoria Giovanis-simi 1, 200 m, Miriana Tunkara eIlaria Cirilli rispettivamente 3° e 4°alla loro primo confronto in campo na-zionale. Le due piccole atlete hanno di-mostrato determinazione e grinta e diavere una buona maturità di gestione della gara.Terzo posto anche per Alessio Clementoni,

Giovanissimi 2, che nella prova di destrezza hamesso in luce le sue grandi doti tecniche. Buonsangue non mente: Alessio è infatti figlio diTina Bosica, e nipote di Romina Bosica duepunte di diamante del pattinaggio italiano tra glianni ‘90 e 2000 che hanno dato tanto a questadisciplina. Fuori dal podio ma ottimi piazza-menti per Davide Del Moro (Giovanissimi 1),Michela Baiocco (Giovanissimi 2) e France-

sco Di Giammateo (Esordienti 2).

La Bosica Pattinatori, si conferma dunque unvivaio importante ed una fucina di campioni perquesta disciplina sempre di più in crisi ed unpunto di riferimento per il pattinaggio abruz-zese e del centro-sud. La società fondata nel1972, impegnata a 360 gradi anche nel sociale(tanti i bambini di Martinsicuro sottratti allastrada ndr), è una delle più longeve d’Italia. Ilmerito sicuramente è da ricercarsi in una poli-tica oculata che mette in primo piano il bam-bino e l’atleta e nella passione spesa dalpresidente e dai vari dirigenti.

Paride Travaglini

MARTINSICURO

Tre bronzi ed il settimo posto di società il bottino della

‘Pattinatori Bosica’ Martinsicuro ai giochi Nazionali per

società ‘Bruno Tiezzi’ di pattinaggio corsa, riservati alle

categorie Giovanissimi ed Esordienti svoltisi a Fanano.

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7Anno XXIX

8 Luglio 2012 PAG

CASTIGNANO, Museo di arte sacra, Chiesa di S. Pietro Apostolo; luglio,agosto, fino al 16 settembre 17.00 - 20.00; (16-17-18-19 agosto‘Templaria’ 18.00 - 23.00)

COMUNANZA, Museo di arte sacra, Palazzo Pascali; luglio fino al 22 sabatoe domenica; dal 23 luglio al 31 agosto tutti i giorni 10.30 - 12.00 /17.30 - 19.00 ( 13-14-15 luglio ‘Mazzumaja’ anche 21.30 - 23.00)

FORCE, Museo di arte sacra, Palazzo Canestrari; luglio e agosto 17.00 - 19.30;(25-26 agosto ‘Antichi Sapori’; 11-12 agosto ‘festa del Crocifisso’anche 21.30 - 23.00)

GROTTAMMARE, Museo Sistino, Chiesa S. Giovanni Battista, paese altoluglio, agosto fino al 16 settembre, 21.30 - 23.30

MONTALTO MARCHE, Museo Sistino Vescovile, Palazzo ex Seminario;luglio, agosto fino al 16 settembre 17.00 - 19.30; (14 agosto ‘nottedelle streghe e dei folletti’ 18.00 - 23.00)

MONTEPRANDONE, Museo del santuario di S. Giacomo della Marca,Chiostro della chiesa di S. Maria delle Grazie; dal 15 luglio e agosto17.30 - 19.30

MONTEMONACO, Museo di arte sacra, ex chiesa di San Biagio; luglio eagosto 16.00 - 19.00; le domeniche di luglio e agosto fino al 16settembre anche 10.45 - 12.45

RIPATRANSONE, Museo Vescovile, Chiesa di S. Agostino-ex Episcopio;dal 1° giugno al 30 settembre 15.30 - 19.30 (Il 14-15 agosto ‘Puzzlegastronomico’ 21.00 - 23.00)

ROTELLA, Museo Ciccolini, ambienti attigui alla chiesa di Santa Viviana;luglio e agosto 17.00 - 19.00

S. BENEDETTO DEL TRONTO, Museo di arte sacra via Pizzi, 25; (vicinoCattedrale della Marina); luglio e agosto 18.00 - 20.00; la domenicaanche 10.30 - 12.30

Entrando all’Olimpiyskiy Stadium di Kiev,il sontuoso e moderno impianto - sede dellafinale Italia-Spagna- non si può che pensare,con dolore, che qui avrebbero tanto meritatodi esibirsi i ragazzi della mitica Start. Unasquadra leggendaria, vittima a turno dei duetotalitarismi, quello nazista prima, quellocomunista sovietico poi. Kiev affamata eassediata dal nemico tedesco, il 22 giugno1941, giorno in cui la Dinamo Kiev dovevainaugurare il nuovo Stadio della Repubblica,l’odierno Olimpiiyskiy, venne bombardatae in settembre le truppe della Wehrmachtoccuparono la capitale ucraina. Per ristabilireuno scampolo di normalità apparente, fudeciso dagli ufficiali tedeschi di organizzareun mini-campionato di calcio. Sul fronteucraino, le risorse tecniche erano ridotte azero, per via della ‘diaspora’ del bloccodella Dinamo, praticamente disperso. Il casoperò, volle che il panettiere di origine ceca,ma di lingua tedesca - quindi non invisoalle SS - il moravo Josif Kordik, incontrasseper la strada il portiere della Dinamo, il ‘ca-rismatico’ Trusevich. Diviso da moglie e fi-glia, rifugiate a Odessa, dopo che lo avevanorinchiuso nel campo di prigionia di Darnica,Trusevich vagava da giorni alla ricerca dicibo e per scampare alla deportazione sicuranei lager tedeschi. Come l’ebreo Schindlerdi Cracovia, il buon fornaio Kordik follementeinnamorato del calcio, decise, insieme aTrusevich, di stilare una lista, per rintracciaretutti gli altri giocatori della Dinamo nascostinegli scantinati della città. Uno dopo l’altro,si presentarono alla panetteria che divennela nuova sede della ‘squadra dei clandestini’.All’appello rispose subito il calciatore-alle-natore, il vecchio Svyridovski che trascinòcon sé l’ex socio della difesa Tjutcev e il ra-pido e piccolo Klimenko. Venne rintracciatoanche Korotich, una vita da mediano. Congli assist di Honcarenko, sarebbe stato ungioco da ragazzi mandare in gol lo smaliziatotandem Kuzmenko-Mahynia, che dovevanoaffiancare il redivivo ex capocannoniere del‘39, Komarov. Per completare la rosa, e la-sciando da parte la storica rivalità, si unironoagli assi della Dinamo anche i tre calciatoridella Lokomotiv: Balakhin, Sukharev e Mel-nik. ‘Patron’ Kordik portò le sue stelle ritro-vate nel magazzino del panificio e mostròloro le casacche rosse e la maglia nera per ilportiere Trusevich, battezzando ufficialmentela nuova squadra: la FC Start. Un nuovo

inizio davvero, con la Start chiamataa difendersi dalle altre cinque com-pagini nemiche: 4 formate dalle truppetedesche e i loro alleati ungheresi eromeni e poi la formazione dei col-laborazionisti ucraini, la Ruch.Quest’ultima, al debutto subì la primalezione di calcio dalla Start: 7-2 perla squadra dei sogni che gli avversarischernivano chiamandola “dei pa-nettieri” e tentarono subito di boi-cottarla. I collaborazionisti fecero inmodo che non giocasse più nello sta-dio della Repubblica, così Kordikchiese ed ottenne di poter usufruiredi un impianto più piccolo, lo Zenit,l’attuale stadio Start. In quella tana,uno dopo l’altro caddero tutti gli av-

versari, con punteggi da cappotto, fino all’11-0 rifilato alla squadra dei romeni. Tutta Kievormai trepidava per le imprese eroiche diquesta formazione che mise in forte crisi lapropaganda degli invasori. L’unica rispostapossibile dei tedeschi, fu appellarsi alla fa-migerata Flakelf, l’11 composto dai miglioricalciatori di Germania, soldati di stanza inUcraina. Il 6 agosto la prima sfida chedoveva riportare la supremazia tedesca,anche in campo, si chiuse con una passeggiatadella Start, 5-1. L’ennesimo oltraggioso af-fronto andava sanato con una rivincita im-mediata. Il 9 agosto del ‘42 si rigiocò cosìquella che è passata alla storia come la“partita della morte”. La ricostruzione hol-lywoodiana di John Huston con il suo ‘Fugaper la vittoria’ ispirata a questa partita, èassai distante dal vero match disputato daimartiri del calcio ucraino. L’arbitro, un te-desco, prima del fischio d’inizio entrò neglispogliatoi della Start e raccomandò: «Quandoarriverete a metà campo, ricordatevi digridare con tutto il fiato che avete in gola,Heil Hitler». I ragazzi della Start, poco doporisposero con un reazionario: «FitzcultHurà!». Sull’andamento di quel match esi-stono almeno una decina di versioni, e tuttediverse. Ciò che è certo, è che il Flakelfpassò in vantaggio e fece di tutto per piegarela Start che alla fine si impose ancora, 5-3. Inazisti andarono su tutte le furie, specie peril 6° gol mai segnato. Quello di Klimenkoche dopo aver dribblato anche il portiere sifermò sulla riga di porta, osservò, sprezzante,la tribuna degli alti ufficiali tedeschi e invecedi buttarla in rete spazzò il pallone il piùlontano possibile. Fu l’ultimo atto di libertàdi una squadra che da lì a pochi giornivenne completamente rastrellata e la maggiorparte dei suoi giocatori finirono fucilati enelle fosse comuni. Solo tre di loro, Gon-charenko, Tyutchev e il vecchio Sviridosvski,si misero in salvo, scappando dal campo dilavoro vicino Kiev. Ma della mitica Startper anni non fecero parola, perché dopo ilboia nazista anche lo stalinismo era ancoradisposto a perseguitarli, con l’accusa di di-serzione. Per il popolo, e non solo per itifosi ucraini, quella squadra resta un esempiodi resistenza civile, la cui memoria rivivenei libri celebrativi e in quel monumentodedicato ai caduti del pallone, allo stadioLobanovskyj, la casa della Dinamo Kiev.

Al termine della competizione europea di calcio in

cui sono naufragate le nostre speranze di vittoria, ci

piace ricordare la storia dello stadio di Kiev che ha

ispirato il film “Fuga per la vittoriaL’eroica sfida della formazione ucraina contro i nazisti: ultimo atto di libertà di

una squadra che pagò quell’affronto con la fucilazione (ecco la storia vera)di Massimiliano Castellani (Avvenire)

EURO 2012Non è andata

È stata, comunque, Grand’Italia Leo Gabbi

Non è andata. Ci siamo fermati all’ultimo atto, davanti a una Spagna che proprio all’epilogo hamostrato tutta la classe della sua formidabile orchestra di palleggiatori: da Iniesta a Xavi, da Silvaa Xabi Alonso, con un Fabregas uomo ovunque. Non è andata: si è perso anche male, a causaforse di un appagamento post-Germania e da tempi di recupero troppo risicati. Ma è stata, co-munque, Grand’Italia a questi Europei: alzi la mano chi si aspettava una cavalcata così entusia-smante dopo una stagione che ci ha lasciato cicatrici profonde, dentro e fuori dal campo. Al di làdell’esito della finale, infatti, questo Europeo ci ha restituito l’Italia migliore,quella che nei momenti più critici riesce a ricompattarsi, a fare davvero gruppo,e non solo sul campo. Prandelli è stato bravissimo a compattare i suoi ragazzi,a renderli partecipi di un qualcosa che andava oltre la mission calcistica, a farvibrare le corde giuste, all’unisono con quello che era stato il compito che ilpresidente Napolitano, sempre vicinissimo in questi giorni agli azzurri con sti-moli e messaggi, aveva loro affidato. In uno dei momenti più critici della recentestoria del nostro Paese, ancora una volta gli azzurri hanno rappresentato un mo-tivo di riscatto, senza che però questo debordasse in messaggi sopra le righe.La sobrietà, quindi, del ct e del suo gruppo, come risposta a chi pensava chel’Italia potesse non credere a un suo riscatto, non solo calcistico, ma anche eco-nomico e politico, di fronte alle terribili euro-prove che l’attendevano, a Bru-xelles, prima ancora che a Varsavia o a Kiev. Aver creduto nel riscatto del suoi“bad boys” Cassano e Balotelli, finalmente diventati parte di un progetto disquadra, anziché i soliti anarchici di talento, aver ritrovato una difesa all’altezza,come sempre la nostra tradizione insegna, con capitan Buffon come baluardo eicona, il trio juventino Barzagli-Bonucci-Chiellini a fare da diga e un incredibileDe Rossi diventato l’emblema di un calcio che tampona e poi ripropone imme-diatamente gioco, sono stati il segreto di questo Europeo da favola. Poi, certo,occorrevano i fuoriclasse e il nostro Pirlo ha dimostrato quanto ancora il fosforo possa contare suun rettangolo di gioco. Così in poco più di due anni, dalle macerie di Sudafrica 2010 siamo tornatia una Nazionale grandi firme, coraggiosa, capace di sfidare a viso aperta squadroni più forti allavigilia, degna dei fasti più gloriosi, da Pozzo a Bearzot, da Sacchi a Lippi.Onore, comunque, alla Spagna, che aggiunge ai trionfi dell’Europeo 2008 e del Mondiale 2010anche questo alloro continentale di Polonia-Ucrania 2012. Resta la squadra più attrezzata per iMondiali 2014 in Brasile, con giocatori che si trovano a memoria e che è riuscita a esorcizzare gliscricchiolii preoccupanti stagionali dei suoi club, con le dolorose eliminazioni in Champions diReal e Barcellona. Onore alla Germania, che prima d’incontrare gli azzurri sembrava inarrestabile:i suoi giovani talentuosi hanno steccato la provapiù importante, ma da qui a due anni potrannoriproporsi alla grande. Bene anche Portogallo eInghilterra, anche se continua a mancare qual-cosa per poter accedere al gradino finale e nonbastano due fenomeni come Cristiano Ronaldoe Rooney da soli per colmare le distanze. Èstata, comunque, per noi una cavalcata entusia-smante, con le piazze accaldate ancora gremiteda tifosi in festa, nonostante una crisi terribileche mai si è fatta sentire come adesso: ora spe-riamo che queste emozioni non costituiscanol’alibi per un colpo di spugna su uno scandalo, quello delle scommesse, che pesa ancora come unmacigno sulla reputazione del nostro pallone. Se davvero l’Italia vuole ripartire con uno spiritonuovo da questi Europei, ne tenga conto: senza fare sconti a nessuno.

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Page 8: ANNO XXIX N  25   8 Luglio 2012

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