ANNO XXIX N° 22 - 17 Giugno 2012

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ANNO XXIX N° 22 - 17 Giugno 2012 1.00 Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Finestra sulla Parola «Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò…» (Ez 17,22). Ab- biamo tutti presente la storia di tanti “alberi di Natale”: divelti dal terreno e privati del grosso delle radici (quando non sono proprio cime di abeti più grandi), rallegrano le nostre case per il tempo delle feste natalizie, ma poi, anche se ri- piantati, difficilmente continuano a crescere, finendo, invece, per seccare ed essere gettati via. Il profeta Ezechiele, nella prima lettura di domenica prossima, parla agli ebrei esiliati in Babilonia, e con una parabola, dice che il Signore taglierà la punta di un cedro (albero molto simile all’abete) e la tra- pianterà su un monte di Israele, ed essa non seccherà, ma di- venterà un albero magnifico, fecondo, casa e riparo per tutti gli uccelli del cielo. Forse Gesù aveva presente questa immagine del profeta Eze- chiele, quando raccontava alle folle le pa- rabole del regno che ascolteremo questa domenica: il regno di Dio è «come un uomo che getta il seme sul terreno, dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme ger- moglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa»; e ancora «è come un granello di se- nape che … diventa più grande di tutte le piante dell’orto». Sono giorni gravi, quelli che stiamo vivendo, in cui all’agire in- sensato dell’uomo si aggiunge anche la violenza della natura, e si fa fatica a vedere il bene, ad essere fiduciosi nel fu- turo, a sperare …. Eppure questa Parola, proprio oggi, ci viene incontro come una medicina per i nostri cuori sfiduciati e impauriti, ma è un farmaco particolare, che il Divino medico vuole somministrarci in privato, dice il Vangelo, in una relazione familiare ed intima con Lui, dove ci met- tiamo nell’atteggiamento dei suoi discepoli, ai quali spiegava ogni cosa. Ed Egli ci guarirà l’affanno del cuore, ricordandoci che questo è il tempo in cui camminiamo nella fede e non nella visione, e il nostro compito è seminare il bene e poi dormire tranquilli, perché il come è una preoc- cupazione di Dio, che, immancabil- mente “a suo tem- po”, ci chiamerà a gioire della fatica della mietitura. Ed ancora, Gesù ci po- tenzierà la vista, do- nandoci gli occhi della speranza, che vedono un piccolo seme e non lo disprezzano buttandolo via, ma lo seminano nel terreno della loro storia, cosicché molti possano rallegrarsi all’ombra della grande pianta che ne na- scerà. Che bello il nostro Dio, che non si compiace della grandezza, della potenza, della forza, che sorride dei nostri calcoli aritmetici e sconvolge benignamente i nostri pensieri faraonici: a te rendiamo lode, o Padre, perché ai piccoli ai rivelato i misteri del Regno dei cieli! Le sorelle Clarisse della Santa Speranza C arissimi, siate i benvenuti in questo nostro territorio Piceno per vivere momenti di sano ri- poso e giornate di calma serenità. Vi accolgono le nostre po- polazioni, laboriose e rispettose, con le loro tante tradizioni umane e religiose. Vi accolgono le Comunità cristiane, con le loro chiese ed i loro gruppi, perché possiate con- dividere opportune esperienze spirituali senza sentirvi ospiti, ma fratelli ed amici, continuando a vivere i vostri cammini di fede in maniera intensa e gio- iosa. Vi accoglie la bellezza del nostro mare e delle sue spiagge, delle col- line e dei Monti Si- billini, di tanti antichi borghi, ricchi di storia e di cultura. Stare accanto alla bellezza della crea- zione e poterla con- templare con tranquillità, quanto è affascinante per lo sguardo, rasserenante per lo spirito, ripo- sante per la vita! Allora, anche alcune sof- ferenze possono essere vissute con una prospettiva diversa ed anche il male non apparirà solo opprimente ed irrimediabile. La natura, quando viene guardata come ar- monico e bellissimo dono di Dio, eleva gli animi e offre gioia ai cuori. Con questi sen- timenti augurali vi accolgo con l’af- fetto di Vescovo, che prega per tutti voi e che di cuore vi benedice + Gervasio Gestori Vescovo Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto 1 giugno 2012 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno SALUTO A TURISTI E VILLEGGIANTI 50° Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino Il 50° Congresso Eucaristico Internazionale si sta svolgendo a Dublino, in Irlanda, dal 10 giugno 2012, Solennità del Corpo e Sangue del Signore, fino al 17 giugno 2012. Il tema del Congresso è “L’Eucari- stia: Comunione con Cristo e tra di noi”. L’anno 2012 segna il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e la scelta del tema è colle- gata al Concilio, in particolar modo con la Lumen Gentium 7. Papa Giovanni Paolo II ha de- scritto Koinonia come “l’idea ispirante” del Concilio e “l’asse centrale di tutti i suoi docu- menti”. SPECIALE DA MARTINSICURO alle pagg. 5/6 Una Pentecoste che rinnova il nostro … sguardo

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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ANNO XXIX N° 22 - 17 Giugno 2012 € 1.00

Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Finestra sulla Parola«Un ramoscello io prenderò dalla cima

del cedro, dalle punte dei suoi rami lo

coglierò e lo pianterò…» (Ez 17,22). Ab-biamo tutti presente la storia di tanti“alberi di Natale”: divelti dal terreno eprivati del grosso delle radici (quandonon sono proprio cime di abeti più grandi),rallegrano le nostre case per il tempodelle feste natalizie, ma poi, anche se ri-piantati, difficilmente continuano a crescere,finendo, invece, per seccare ed esseregettati via. Il profeta Ezechiele, nellaprima lettura di domenica prossima, parlaagli ebrei esiliati in Babilonia, e con unaparabola, dice cheil Signore taglieràla punta di un cedro(albero molto simileall’abete) e la tra-pianterà su un montedi Israele, ed essanon seccherà, ma di-venterà un alberomagnifico, fecondo,casa e riparo per tuttigli uccelli del cielo.Forse Gesù avevapresente questa immagine del profeta Eze-chiele, quando raccontava alle folle le pa-rabole del regno che ascolteremo questadomenica: il regno di Dio è «come un

uomo che getta il seme sul terreno, dorma

o vegli, di notte o di giorno, il seme ger-

moglia e cresce. Come, egli stesso non lo

sa»; e ancora «è come un granello di se-

nape che … diventa più grande di tutte le

piante dell’orto». Sono giorni gravi, quelliche stiamo vivendo, in cui all’agire in-sensato dell’uomo si aggiunge anche laviolenza della natura, e si fa fatica a

vedere il bene, ad essere fiduciosi nel fu-turo, a sperare …. Eppure questa Parola,proprio oggi, ci viene incontro come unamedicina per i nostri cuori sfiduciati eimpauriti, ma è un farmaco particolare,che il Divino medico vuole somministrarciin privato, dice il Vangelo, in una relazionefamiliare ed intima con Lui, dove ci met-tiamo nell’atteggiamento dei suoi discepoli,ai quali spiegava ogni cosa. Ed Egli ciguarirà l’affanno del cuore, ricordandociche questo è il tempo in cui camminiamo

nella fede e non nella visione, e il nostrocompito è seminare il bene e poi dormire

tranquilli, perché ilcome è una preoc-cupazione di Dio,che, immancabil-mente “a suo tem-po”, ci chiamerà agioire della faticadella mietitura. Edancora, Gesù ci po-tenzierà la vista, do-nandoci gli occhidella speranza, chevedono un piccolo

seme e non lo disprezzano buttandolovia, ma lo seminano nel terreno della lorostoria, cosicché molti possano rallegrarsiall’ombra della grande pianta che ne na-scerà. Che bello il nostro Dio, che non sicompiace della grandezza, della potenza,della forza, che sorride dei nostri calcoliaritmetici e sconvolge benignamente inostri pensieri faraonici: a te rendiamolode, o Padre, perché ai piccoli ai rivelatoi misteri del Regno dei cieli!

Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

C arissimi,

siate i benvenutiin questo nostro territorio Picenoper vivere momenti di sano ri-poso e giornate di calma serenità.

Vi accolgono le nostre po-polazioni, laboriose e rispettose,con le loro tante tradizioni umanee religiose.

Vi accolgono le Comunitàcristiane, con le loro chiese ed iloro gruppi, perché possiate con-dividere opportune esperienzespirituali senza sentirvi ospiti, ma fratellied amici, continuando a vivere i vostricammini di fede in maniera intensa e gio-

iosa. Vi accoglie labellezza del nostromare e delle suespiagge, delle col-line e dei Monti Si-billini, di tantiantichi borghi, ricchidi storia e di cultura.Stare accanto allabellezza della crea-zione e poterla con-templare contranquillità, quanto èaffascinante per lo

sguardo, rasserenante per lo spirito, ripo-sante per la vita! Allora, anche alcune sof-ferenze possono essere vissute con unaprospettiva diversa ed anche il male nonapparirà solo opprimente ed irrimediabile.La natura, quando viene guardata come ar-monico e bellissimo dono di Dio, eleva glianimi e offre gioia ai cuori. Con questi sen-

timenti augurali viaccolgo con l’af-fetto di Vescovo,che prega per tuttivoi e che di cuorevi benedice

+ Gervasio

Gestori

VescovoDiocesi di San Benedetto del

Tronto-Ripatransone-Montalto

1 giugno 2012

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

SALUTO A TURISTI

E VILLEGGIANTI

50° Congresso Eucaristico

Internazionale

di Dublino Il 50° Congresso Eucaristico Internazionale si stasvolgendo a Dublino, in Irlanda, dal 10 giugno 2012,Solennità del Corpo e Sangue del Signore, fino al 17giugno 2012. Il tema del Congresso è “L’Eucari-stia: Comunione con Cristo e tra di noi”.L’anno 2012 segna il 50° anniversario dell’aperturadel Concilio Vaticano II e la scelta del tema è colle-gata al Concilio, in particolar modo con la LumenGentium 7.

Papa Giovanni Paolo II ha de-scritto Koinonia come “l’ideaispirante” del Concilio e “l’assecentrale di tutti i suoi docu-menti”. 

SPECIALE DA MARTINSICURO alle pagg. 5/6

Una Pentecoste che rinnova il nostro … sguardo

Anno XXIX

17 Giugno 20122

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Congresso eucaristico internazionale di Dublino

La fonte della carità

Un simposio teologico alla vigilia

A pochi giorni dall’inizio del Congresso eucaristico in-ternazionale di Dublino (Iec 2012), si è svolto presso ilSaint Patrick’s College di Maynooth, in Irlanda, un sim-posio teologico sul tema dell’ecclesiologia di comunionea 50 anni dal Concilio Vaticano II.Nel presentare il programma del simposio il card. Rodri-guez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa (Honduras)e presidente di Caritas Internationalis, ha ricordato comel’Eucaristia sia la fonte della carità cristiana. La mattina del mercoledì, 6 giugno, è stata dedicata aigiovani studiosi mentre il pomeriggio ha visto contributisull’Eucaristia nell’arte e la letteratura irlandese. Il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione peri vescovi e legato pontificio per il Congresso eucaristico internazionale, ha concluso la giornataintervenendo sul tema del simposio. Dopo aver presentato una retrospettiva sull’ecclesiologia dicomunione a partire dal Concilio, il cardinale ha suggerito ai partecipanti tre ambiti di discussioneteologica: il rapporto tra Chiesa universale e particolare, la teologia dell’iniziazione cristiana e larelazione tra ecclesiologia di comunione e pietà eucaristica. Il cardinale ha ricordato come il Con-cilio abbia chiarificato la dottrina del primato pietrino integrandola con quella della collegialitàepiscopale. “La relazione tra Chiesa universale e Chiese particolari implica la comunione tra i ve-scovi e con il successore di Pietro, una comunione che rispetta il primato di Pietro e la collegialitàdei vescovi. C’è stato molto progresso dal Concilio Vaticano II ma la riflessione deve continuarea livello teologico e pratico in modo da rendere la comunione ecclesiale ed episcopale sempre piùfedele alla vocazione sacramentale della Chiesa”. Il card. Ouellet ha poi invitato a interrogarsi sela Cresima sia un sacramento dell’iniziazione che completi la configurazione dei membri dellaChiesa in vista della partecipazione all’assemblea eucaristica oppure se sia il sacramento dell’im-pegno cristiano che, pertanto, richiede una certa maturità e giustifica un’età più avanzata. “Quandonegli anni Settanta la sequenza dei sacramenti dell’iniziazione è stata cambiata per ragioni pasto-rali, non ci siamo accorti che il legame con l’Eucaristia si sarebbe indebolito. L’ecclesiologia eu-

caristica ci invita a intendere latestimonianza del cresimato in sensoecclesiale piuttosto che sociale”. In-fine, il cardinale ha ricordato che latradizione eucaristica della Chiesa ècosì ricca da non poter essere ridottaalla sola celebrazione della Messa.L’adorazione, le processioni eucaristi-che e altre pie pratiche non sonousanze datate ma esprimono la fededella Chiesa nella presenza reale.Inoltre, sottolineare solo l’aspetto co-munitario della Messa significa ri-durre la celebrazione eucaristica allesue implicazioni etiche e sociali.La mattina di giovedì, 7 giugno, è

stata dedicata ai fondamenti dell’ecclesiologia di comunione nella scrittura e nella liturgia, coninterventi dalla Nigeria e dalla Germania, e nella teologia sistematica. Mons. Piero Coda, presidedell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, ha parlato del “corpo dato per voi” quale originee forma della comunione ecclesiale. Rileggendo la narrazione dell’ultima cena nel Vangelo Marcone ha mostrato la struttura trinitaria: tutto avviene sotto lo sguardo del Padre, il Figlio donandosiliberamente disambigua il volto di Dio mentre lo Spirito è simboleggiato nel sangue versato. Nel“prendete e mangiate” i discepoli sono costituiti. “La vita della Chiesa è partecipare alla dinamichedi dono di sé di Dio stesso. La Chiesa è pane dato, spezzato”. Brian Johnstone, della CatholicUniversity of America di Washington, ha affrontato la questione dell’Eucaristia come esperienzadi resurrezione spirituale, riferendosi ad alcune preghiere eucaristiche del passato e alla loro tra-duzione nella liturgia presente.Nel pomeriggio il tema del simposio è stato trattato, in sessioni parallele, dal punto di vista edu-cativo, estetico, antropologico, economico. Suor Gill Goulding, dell’Università di Toronto, hapresentato Cristo quale archetipo della bellezza facendo riferimento in particolare alla riflessionedi Hans Urs von Balthasar. Mons. Thomas Norris, membro della Commissione teologica interna-zionale, ha approfondito il profilo mariano della Chiesa e la ricezione dell’ecclesiologia del Con-cilio Vaticano II, mostrando come nella storia dello sviluppo del dogma, particolarmente quellocristologico, la figura di Maria è sempre emersa come antidoto all’eresia. La mariologia non èstata elaborata separatamente da altri ambiti della riflessione teologica e, pertanto, Maria è unachiave ermeneutica per la comprensione anche dell’ecclesiologia. Ripercorrendo i primi otto ca-pitoli di “Lumen Gentium”, mons. Norris ha mostrato come Maria sia rilevante per vescovi, laicie religiosi, in quanto regina degli apostoli, donna laica e modello di castità, povertà ed obbedienza.

a cura di Angelo Bottone - inviato Sir Europa a Maynooth (Irlanda)

Nei paesi colpiti dal terremoto, la solennità delCorpus Domini si sta celebrando da giorni.Migliaia di donne, uomini, bambini e anzianicostretti a scendere per strada, a mettersi in filaper un pasto, una branda per dormire, sotto untetto di tela dove ripararsi. L’ostensorio del do-lore e della paura cammina per le strade emi-liane, modenesi. Una Chiesa a cielo apertodove parroci, suore, reli-giosi tengono per manol’Eucaristia più pre-ziosa: l’umano frumentodella loro gente, dove lafarina del pane si è tra-sformata in polvere damacerie di chiese ca-dute, case spaccate, ca-pannoni implosi. Eppureil miracolo del panecontinua a ripetersi, adonarsi: l’ostia consacrata non è riposta nel ta-bernacolo, sotto quel campanile che non suonapiù, ma si è impastata nella massa, tra la gente,con le persone. Don Ivan Martini, nell’intentodi recuperare la statua della Madonna, ci ri-corda che se la parrocchia non mantiene e raf-forza la sua mano materna di presenzacostante, diviene insipida e insignificante.Nella solennità del Corpus Domini, dalla terraemiliana arriva un forte monito a tutte le par-

rocchie d’Italia: l’ostensorio ha il nostro voltoperché Cristo si è incarnato. Non circondiamoil pane eucaristico con ostensori dorati perchéil terremoto ci ricorda che continueremo a es-sere sempre vulnerabili se non ci facciamopane di condivisione, lievito di corresponsabi-lità, sale di testimonianza, acqua di verità,mani che si compromettono. Questo pane che

nutre e alimenta la speranza sarà ricercatoanche da cuori increduli e non credenti, dacuori che vogliono bene alla loro Chiesa pro-prio quando riconoscono che la zizzania, inessa presente, potrà essere riconosciuta edestirpata. Le parrocchie, con i loro laici e sa-cerdoti, sono chiamate a essere una perenneostensione del volto di Cristo. Chi toccherà distriscio la parrocchia avvertirà il buon pro-fumo del pane.

Fa lo slalom tra i paletti del “rigore” e della “cre-scita”, procede di slancio oltre l’ostacolo delleelezioni greche, e intravvede il traguardo dell’in-tegrazione politica, presupposto per quella eco-nomica e di bilancio. Quando vuole, AngelaMerkel sa ancora stupire. La “donna venuta dal-l’est”, la politica più influente d’Europa, decide,dopo troppe incertezze e in una fase davvero im-pervia per la costruzione della “casa comune”, digettare il cuore oltre l’ostacolo, come aveva sa-puto fare il suo predecessore e maestro politicoHelmut Kohl ai tempi della caduta del Muro diBerlino e della riunificazione tedesca. Con unadifferenza: a suo tempo era stato Kohl a guidaregli eventi, in questo caso la cancelliera si è la-sciata convincere dalle pressioni dei mercati,dalle telefonate roventi del presidente americanoObama, dai ragionamenti ferrei e al contemposuadenti dei vari Barroso, Juncker, Draghi, VanRompuy, Monti. Così, mentre l’Europa si riu-nisce in Polonia e Ucraina e supera diffidenze einimicizie in nome del pallone, Angela Merkelrilancia il credo dell’integrazione comunitaria:“Abbiamo bisogno di più Europa per salvarel’unione monetaria e il nostro stesso futuro. Oc-corre l’unione di bilancio, ma prima di tuttodobbiamo procedere verso l’unione politica, ce-dendo competenze e sovranità” all’Ue. Il verosprint risiede proprio in questa convinzione: peravere più Europa politica, budgetaria, moneta-ria, fiscale – nel rispetto dei criteri di solidarietàe sussidiarietà e delle specificità nazionali incampo giuridico, sociale, culturale – sono neces-sarie ancora progressive e prudenti cessioni di so-vranità alle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo,ossia Europarlamento, Commissione e Consiglio.Le quali non sono chiamate ad agire – come an-cora qualcuno crede - scavalcando gli interessinazionali; esse sono semmai al servizio di un su-periore bene comune europeo. Certo la buona volontà e le enunciazioni non sonosufficienti. Se veramente la Merkel e gli altri lea-der vogliono portare l’Ue fuori dalla crisi devonoora sedersi a tavolino e studiare le tappe da com-

piere. In questi anni l’Unione non è stata ferma esi contano varie mosse nella giusta direzione: ba-sterebbe citare il “fiscal compact”, il “semestreeuropeo”, il six-pack, il fondo salva-Stati (Efsf eEsm). Ma questo ancora non basta. Il concetto di“governance” politica ed economica condivisa,di cui si è fatto paladino il presidente della Com-missione Barroso, va concretizzato e rafforzato,tenendo presente che ogni prossima tappa avverràin un quadro complicato: la situazione greca, as-sieme a quelle spagnola e cipriota, sono solo leultime urgenze da gestire in parallelo a un pro-cesso di ampio respiro che, in quanto tale, dovràandare oltre le scelte emergenziali e congiuntu-rali. E qui la storia dell’integrazione europea puòinsegnare tante cose… Restano poi le incogniteche derivano dalla reale volontà di tutti gli Statimembri di progredire nel senso di un rafforza-

mento dell’Europa. Alcuni Paesi si sono sottrattiin passato, in toto o in parte, alle decisioni co-muni: l’unione monetaria non ha l’assenso diRegno Unito e Danimarca (e al momento com-prende solo 17 Stati), il “fiscal compact” non in-clude Regno Unito e Repubblica ceca, daSchengen rifuggono altri Stati, così come clau-sole opt-out riguardano taluni aspetti del Trattatodi Lisbona. È l’Europa a più velocità che proba-bilmente si ripresenterà nei prossimi mesi,quando i recenti convincimenti della Merkel do-vranno essere pianificati per poi diventare realtà.

TERREMOTO

Polvere e farinaL’impasto per il pane del Corpus Domini

Giacomo Ruggeri

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

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UNIONE EUROPEA

La Merkel e gli altriLa cancelliera tedesca rilancia l’integrazione. Ma gli ostacoli non mancano

Gianni Borsa - Sir Europa (Bruxelles)

3Anno XXIX

17 Giugno 2012 PAG

Si è suonata la campana. Non è un presagio dichissà cosa, semplicemente il suono della cam-panella scolastica all’ultimo giorno di scuola,coperto dalle grida assordanti deglialunni raggianti. Deimiei “primi” 16 anninella scuola come in-segnante ho tanti ri-cordi, i volti deglialunni più in diffi-coltà, quelli che misono restati indelebilinel cuore e che maiscorderò. Come miamadre, che da inse-gnante in pensione, an-cora ricordava negliultimi giorni della suavita alcuni suoi alunni, di cui aveva condivisole sofferenze, che aveva cercato di alleviare.Cosa può fare un insegnante ? Poco. Può ac-compagnare per mano un alunno per un brevetratto della sua vita, è quasi un battito d’ali,un’alba e un tramonto fugace per poi non rive-derlo più. Ma un insegnante vero è per sempre.Abituati alla pazienza infinita, a trattenere unoscatto, un moto nervoso, spesso più che umano,specie con i ragazzi di oggi, che ti provocanocontinuamente, alla fine impariamo a placare leire quasi come un bonzo, come in una filosofiainteriore. Mi è stata chiesta una riflessione suquesto anno scolastico, alla sua chiusura, pur-troppo non è molto positiva. La scuola può col-laborare con la famiglia per il bene del ragazzo,ma non può sostituirla. Con questa crisi i geni-tori sono costretti a fare due-tre lavori per tirareavanti la carretta e non sono mai a casa. Questoè un male, i figli crescono con la televisione einternet, senza confrontarsi con gli adulti. Comepuò esserci una trasmissione di valori da unagenerazione all’altra, di ideali, se ci si confrontasolo con i propri pari? Da educatore, per mequesto è molto grave. Non diamo però solo lacolpa alla crisi: lo sfascio delle famiglie, le se-parazioni, contribuiscono, a mio avviso, a de-stabilizzare i figli, a far crollare in loro queiprimitivi valori di “mamma e papà” sempreuniti e di “famiglia”.. Gli viene forzatamente in-culcato che l’amore può finire e che quindi,nulla è stabile, nulla eterno, nulla immutabile.Ma questo eracliteo pensiero rende il pavimentodove i ragazzi camminano come di cristallo fes-surato, ad ogni passo, cioè ad ogni passaggio,fase di crescita, il ragazzo lo sente scricchiolaresotto i piedi, perdendo sicurezze e stabilità. Al-lora crescono le schiere di ragazzi giovanissimidallo psicologo, pieni di ansie, di paure, di pro-blemi, di fragilità. Mi sono chiesta che cosa può

fare un educatore nella scuola, un professorecome me ? Poco. Mi sono data una risposta,

forse banale. Prima ditutto di far rispettare le re-gole e poi di far capireche c’è un tempo per ri-dere e per giocare, mache poi c’è u tempo peril silenzio, per il lavoro,per lo studio. Chiasso esilenzio devono- a mioavviso – alternarsinella vita di ciascunodi noi, guai se l’unoprevarica l’altro. Guaise si fa a meno del se-

condo, per il primo. L’uomo senza silen-zio e una creatura vuota, che attende passiva lamorte, che verrà per tutti noi, prima o poi. Ri-sulta difficile far capire questo ai nostri alunni,cioè che c’è più gioia nel dare, che nel ricevere,che l’uomo da solo è un nulla, che la bellezza èl’anelito più alto dell’umanità, intendendo perbellezza lo spirito, l’arte, la cultura, la natura, ilcreato. Questo e solo questo tenta di fare unprofessore come me, con umiltà, ma non sem-pre riesce. In fin dei conti il mestiere dell’inse-gnante è un po’ come quello di un contadinocieco: getta i semi ovunque , ma non tutti ger-moglieranno, altri si perderanno per strada.. Mase anche uno soltanto crescerà e produrrà frutti,come dice il Signore, allora il lavoro non saràstato vano. Come li vedo i ragazzi oggi? Persi.Persi alla ricerca dell’avere per colpa di noiadulti che così li abbiamo abituati, ma in fin deiconti, attenti a osservare l’adulto educatore, acogliere tutte le sue sfumature, a volte li si vedetransitoriamente felici solo quando comprano,così come ci ha abituati la società consumista,ma alla fine, in realtà, assetati d’amore. Il com-pito dell’insegnante per me è quello di aprireuna finestra e mostrare un’altra prospettiva, poisarà l’uccello a decidere se spiccare il volo o serestare chiuso nella stanza dove è prigioniero.Tutto qua. E’ poco, lo so, a volte siamo affogatidalle carte da compilare nell’industria della bu-rocrazia che è lo Stato italiano, ma guai se il no-stro lavoro di insegnanti si esaurisse qui,sarebbe un fallimento in partenza. Che cosa hodetto ai miei alunni l’ultimo giorno di scuola?“Ragazzi, divertitevi, ma ragionate sempre”,che è un po’ l’ equivalente dell’agostiniano:“Ama e fa’ quel che vuoi”. Forse è poco, lo so,ma io spero in loro e ho fiducia . Questa è lamia riflessione di professoressa sull’anno sco-lastico appena trascorso 2011-2012.

Susanna Faviani

La riflessione di una professoressaMACERATA-LORETO

Dalla notte all’albaIl terremoto nel cuore del 34° Pellegrinaggio: il dramma e la speranza

“Ha senso mettersi in cammino solo se si ha unameta da raggiungere, e la fatica è meno grave se sicondivide la strada con altri fratelli. Il pellegrinaggioè, dunque, una chiara immagine della nostra vita edi quella di ogni uomo”. E “noi sappiamo, per grazia,non per merito, che esiste una meta, un significatodi questa esperienza, unica e meravigliosa, che chia-miamo vita. E questo significato ha un nome: GesùCristo!”. È con queste parole del card. Mauro Pia-cenza, prefetto della Congregazione per il Clero, cheieri sera si è aperto il 34° Pellegrinaggio a piedi daMacerata a Loreto, promosso dal movimento di Co-munione e liberazione. ll miracolo del cammino.Decine di migliaia di persone provenienti da tuttaItalia, ma anche da Svizzera, Spagna, Francia eCroazia, si sono messe in cammino dallo Stadio Hel-

via Recina di Macerata, precedute dalla croce affi-data ai giovani, per raggiungere questa mattina, dopoun percorso di 28 chilometri tra le colline marchi-giane, la Santa Casa di Loreto: 90 mila i pellegriniall’arrivo. Nel loro cuore il dramma del terremoto inEmilia, ma anche i drammi di ciascuno, raccontatidalle centinaia di intenzioni di preghiera giunte inquesti giorni e dalle invocazioni affidate ai fogliettiche stamane sono stati deposti ai piedi della statuadella Madonna, sul sagrato della Basilica di Loreto.“In questi tempi non semplici per il nostro Paese eper l’Europa - ha affermato il card. Piacenza nellasua omelia, durante la Messa di apertura del pelle-grinaggio -, quando perfino le forze della natura pa-iono ricordare drammaticamente all’uomopost-moderno il suo strutturale limite, domandiamola semplicità del cuore di poter riconoscere ‘ciò chesta accadendo ora’”: “il miracolo della tua libertà cheè qui, presente, e della libertà dell’altro che, come te,è disposto a mettersi totalmente in gioco”. Il cardi-nale ha ricordato le parole di don Giussani: “Nonaspettatevi un miracolo, aspettatevi un cammino”.

Il fatto più sconvolgente. “Camminando, cantandoe pregando in questa notte - ha detto il card. Piacenza-, vogliamo annunciare a tutti quelli che incontre-remo e che camminano al nostro fianco questo stra-ordinario fatto: la vita ha un senso, una meta!L’uomo non è più solo, nel cosmo. Dio gli viene in-contro, lo ama e lo salva, in Gesù, uomo vero e Diovero”. Il porporato ha infatti ricordato che “ad ognipasso l’annuncio portato si invera: diviene più reale,anche per chi lo porta. E non per una pseudo autoconvinzione di massa, ma perché ad ogni passo la li-bertà aderisce ad un annuncio, a una proposta e,passo dopo passo, umilmente, diviene certezza in chicammina, e proposta in chi osserva”. Perché “Cristoè qualcosa che sta accadendo ora - ha aggiunto il car-dinale, richiamando il titolo del pellegrinaggio di

quest’anno -. Cristo è un fatto nellastoria dell’umanità, anzi è il fatto piùsconvolgente, rilevante e significativodella storia. Ed è presente, accade ora.Se così non fosse, Cristo non sarebbeinteressante per noi, perché si vive perqualcosa che sta accedendo ora!”. Conil card. Piacenza, hanno concelebratomons. Giancarlo Vecerrica, vescovo diFabriano e ideatore del pellegrinaggio,il vescovo di Macerata mons. ClaudioGiuliodori e i vescovi di Senigallia,Fermo e Camerino. Le domandedella vita. La testimonianza deldramma del terremoto è stata portatada Alberto Malagoli, imprenditore diSan Felice sul Panaro, cui il sisma del20 maggio scorso ha distrutto

l’azienda di verniciatura industriale dove lavoravano50 persone. Il terremoto - ha raccontato l’imprendi-tore emiliano, prima che dell’inizio della celebra-zione, “ha spazzato via tutte le false certezze. Per unattimo ho tremato, temevo non rimanesse niente,solo il vuoto. Poi ho scoperto dentro me l’irromperedi un fatto eccezionale e misterioso, totalmente po-sitivo: c’è qualcuno che mi vuol bene e si rende pre-sente attraverso questo fatto terribile ai nostri occhi.È nata una positività e una consapevolezza di unagrande occasione per me. E non sapevo come sa-rebbe potuto avvenire!”. E gli interrogativi della vita,con le sue difficoltà, sono stati al centro della testi-monianza di Claudio Bottini, bancario di Milano,che ha si è domandato: “Chi muove l’intimo del-l’uomo? Chi accende il mio cuore, cioè il mio desi-derio di verità, di bellezza, di giustizia?” “Questedomande - ha detto Bottini - mi accompagnano tuttii giorni da quando mi alzo fino a quando mi corico”e “scopro che Cristo non è una parola vuota o delpassato bensì l’avvenimento della sua contempora-neità che solo non fa smarrire la persona”.

CRISI ED EUROPA

Una povertà invisibileForum cattolico-ortodosso:intervista con il card. José da Cruz Policarpo“Siamo cristiani in un tempo in cui lo Spirito del Vangelo deve potersiesprimere in una visione cristiana della persona umana nel discerni-mento dei problemi e nella ricerca delle soluzioni che l’Europa staaffrontando a livello economico, sociale e soprattutto culturale”. Loha detto il card. José da Cruz Policarpo, patriarca di Lisbona, dandoil suo benvenuto ai rappresentanti delledelegazioni delle Conferenze episco-pali europee e dei Patriarcati e Chieseortodosse, riuniti fino al 9 giugno per ilTerzo Forum europeo cattolico-orto-dosso dal titolo “La Crisi economica ela povertà: sfide per l’Europa di oggi”.Maria Chiara Biagioni, per Sir Europa,ha intervistato a Lisbona il patriarcaJosé da Cruz Policarpo. Come vede la

crisi che sta attraversando l’Europa?

“I poveri sono quelli che pagano ilprezzo più elevato. Il problema princi-

pale è la mancanza di lavoro. In Portogallo, la disoccupazione è ar-rivata a un livello mai conosciuto. Fino all’anno scorso il tasso di di-soccupazione era del 10%. Adesso ha raggiunto il 16%. Questo è ilproblema principale: le ditte non riescono a ottenere i finanziamentidalle banche e hanno quindi paura d’investire su progetti a medio elungo termine. Manca la fiducia nel futuro. Quello che mi impres-siona di più è che in questa crisi si è perso il senso del bene comune”. Eppure a livello di Unione europea e Banca centrale si stanno

cercando soluzioni. Come mai non si riesce a uscire dal tunnel?

“In fondo persiste un’opzione liberale di ristringere per compensare.Bisognava equilibrare lo sviluppo con l’austerità”. Le Chiese che

ruolo hanno e possono giocare?

“Noi fino ad adesso, e da semprecome Chiesa, abbiamo avutoun’attenzione e una vicinanza par-ticolari alle persone. Si sta verifi-cando un fenomeno nuovo: c’è unapovertà che non si vede, che colpi-sce le famiglie che fino a qualchemese fa avevano una vita socialeequilibrata e che adesso incontranogrosse difficoltà, magari per la per-dita del lavoro. Noi stiamo aiu-

tando migliaia di persone che stanno vivendo situazioni simili in tuttoil Paese, attraverso le varie strutture della Chiesa”. E oltre al

sostegno concreto alle persone in difficoltà? “Quello che le Chiesepossono fare è aiutare a dare una lettura in chiave cristiana delle dif-ficoltà, dei problemi e delle soluzioni perché in questo momento nonsono più sufficienti le soluzioni ideologiche. Occorrono risposte con-crete”. Cosa vuole dire? “Bisogna affrontare la realtà. Le differenzesono giuste in democrazia ma tutti devono contribuire alla ricercadelle soluzioni per il bene comune del Paese”. Il fatto che cattolici

e ortodossi sono qui a Lisbona per parlarne, che segnale è?

“Penso che questa lettura cristiana della realtà può essere fatta in-sieme. In questi Forum non si affrontano le questioni dottrinali rela-tive ai rapporti tra le Chiese, ma come Chiese europee abbiamo unmessaggio da trasmettere. Insieme possiamo strutturare una rispostacristiana alla società europea”. In che cosa consiste questa “lettura

cristiana”? “Sono la verità e la dignità della persona umana, la ge-nerosità nella ricerca di soluzioni, il superamento dell’egoismo vis-suto come individui ma anche come comunità. C’è una culturacristiana da esprimere oggi in Europa, è quella cultura che l’ha pe-netrata fin dalle sue origini. C’è allora una visione dell’uomo e dellasocietà che è stata messa da parte dalle ideologie che si sono succe-dute in questi anni. È ora che i cristiani ne prendano coscienza e larimettano in pratica”.

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(Appunti del Vescovo)

PremessaIn una intervista Gigi Proietti, il noto attore romano, dice della sua esperienza oratoriana:

“Un luogo dove ho imparato la disciplina di sé, il rispetto degli altri, l’importanza delgioco. L’oratorio era ed è un grande surrogato della scuola. Un luogo dove si impara astare con gli altri divertendosi”. Io stesso, se ripenso alla mia vita di ragazzo e di giovaneseminarista, riconosco immediatamente che devo moltissimo a quanto ho sperimentatonell’Oratorio della mia Parrocchia.La gioventù del nostro tempo.I tempi sono profondamente cambiati, ma anche in questo nostro tempo i ragazzi e i giovanivivono molte attese e domandano di essere compresi, aldilà delle loro manifestazioni este-riori. Vanno accolti come sono, evitando i pregiudizi su di loro, ed occorre rispettare leloro diversità.Sono convinto che l’Oratorio anche oggi conservi tutta la sua valenza, se tiene presenti lemutate condizioni sociali e le nuove caratteristiche dei giovani, e se ci si impegna previa-mente a formare i formatori. La sua opera deve essere umana e cristiana, con una intelli-

gente capacità di sintesi, che eviti dualismi e contrapposizioni tra aspetti umani e aspetti cristiani.Il vangelo di Gesù nulla toglie alla nostra umanità, ma la purifica dai suoi elementi negativi e lavalorizza nelle sue potenzialità. Il giovane credente è più uomo del giovane non credente.Il magistero del card. Martini.Durante i 22 anni di episcopato milanese il card. C.M. Martini ha scritto tre lettere pastorali sultema dell’educare: “Dio educa il suo popolo” (1987), “Itinerari educativi” (1988) e “Educare an-cora” (1989). In “Itinerari educativi” vi sono diverse pagine dedicate al tema “Oratorio”, dovetroviamo alcune annotazioni interessanti. Per esempio: “L’oratorio è una comunità che educa al-l’integrazione fede-vita, grazie al servizio di una comunità di educatori, in comunione di respon-sabilità e di collaborazione con tutti gli adulti” (p.119). Troviamo anche l’indicazione di un

metodo: “Il metodo dell’oratorio (o il suo stile) è quello dell’animazione, checonsiste nel chiamare i ragazzi a partecipare a proposte educative che partonodai loro interessi e dai loro bisogni” (ib.).Sono queste indicazioni chiare e fondamentali.Qualche domanda.

I nostri ragazzi vivono interessi, sentono tanti desideri e hanno attese: quandoe come la comunità dell’Oratorio risponde a queste aspettative? Per educare i ragazzi hanno bisogno di educatori che siano soprattutto testi-moni: quando e come si diventa testimoni credibili?I ragazzi in Oratorio devono crescere non solo in età, ma soprattutto in “sa-pienza e grazia”: come l’incontro con loro riesce a generare un cammino dimaturazione ?I ragazzi vivono fortemente le relazioni: quando e come quella educativa di-venta efficace?

Mi piace qui ricordare le cinque tesi, che sintetizzano l’impegno dell’educare oggi, così comesono formulate nella prima delle tre lettere ricordate del Card. Martini:1. Educare è difficile (pp. 62-64): nessuno si senta educatore impotente e inutile, anche se le dif-ficoltà dovute ai moltissimi cambiamenti sono forti. 2. Educare è possibile (pp. 64-66): “Gesùha sempre manifestato fiducia nell’uomo…l’uomo non deve essere educato per una societàideale…Anche i giovani di oggi non rifiutano gli educatori, ma li cercano quando comprendonoche li vogliono aiutare ad essere uomini veri e a vivere bene in questo nostro tempo”. 3. Educare

è prendere coscienza della complessità (pp. 66-68): “Da chi e da che cosa viene educato l’uomooggi?...E’ necessario prendere coscienza dell’intrico dei messaggi in cui si muovono i ragazzi, di-scernere le influenze positive da quelle negative, per favorire le prime e neutralizzare o contrastarele seconde”. 4. Educare è cosa del cuore (pp. 68-73): E’ il grande insegnamento della pedagogiadi Don Bosco. I nostri ragazzi hanno bisogno di amare e di essere amati: “Chi sa di essere amato,ama, e chi è amato ottiene tutto” 5. Educare è bello (pp.73- 77): “L’educazione è un’arte gioiosa;non può essere un lavoro forzato…Bambini, ragazzi e giovani imparano a vivere da chi sa vivere,tramite un rapporto affettuoso”. E questo dona anche molta soddisfazione. Le mie lettere pastorali. Anch’io in questi anni ho parlato di giovani e ho scritto sul tema del-l’educare. Non sono mancati diversi interventi in qualche modo ufficiali. Ricordo qualche titolo:

“Per sperare e vivere nella gioia” – Lettera ai giovani (2006)“Se non ora, quando? Se non io, chi?” – Lettera ad uno studente (2007)“Giovani in Sinodo” – Ai giovani e a tutti quelli che amano la vita (2008)“La sfida educativa” – Lettera ai giovani (2009)“Il cammino sinodale e la sfida educativa” (2009)“La sfida educativa continua. Il Nostro cammino nella Chiesa” (2010).Alcune indicazioni conclusive.

Il nostro Sinodo diocesano ha due paragrafi di riferimento:1. Il n. 35 dice: “Il Servizio di Pastorale Giovanile sia luogo di comunione di tutte le realtà dioce-

sane, strutturato come équipe”. 2. Il n. 48: “Vi sia un progetto comune per gli oratori, fondatosulla gratuità e sul servizio libero e disinteressato dei giovani. E’ necessario promuovere unostile condiviso e un lavoro comune tra le varie realtà ecclesiali. Nell’ambito del servizio dio-cesano di Pastorale Giovanile ci sia una sezione dedicata alla promozione, avviamento e so-stegno degli Oratori in ogni Parrocchia con una particolare attenzione alla formazione dioperatori-animatori…Si valorizzino tutte le associazioni e gruppi operanti nell’ambiente ora-toriano”. Aggiungo qualche osservazione:

L’Oratorio non è un luogo per soli ragazzi e giovani, anche se la loro presenza è prevalentee loro sono i destinatari privilegiati. L’Oratorio domanda la presenza di educatori adulti, perchéla crescita educativa non può sfuggire ad un confronto sereno, positivo, motivato, serrato, ri-spettoso. L’Oratorio deve vedere la presenza anche della famiglia e dei sacerdoti, perchè lacrescita formativa sia armonicamente umana e cristiana. L’Oratorio “esprime il volto e la pas-sione educativa della comunità” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo,n.42). “Senzaguide spirituali e tempo dedicato al colloquio personale a poco serviranno le iniziative” (Mar-

tini, Educare ancora p.46).

“In una intervista Gigi Proietti, il noto attore ro-mano, dice della sua esperienza oratoriana:“Un luogo dove ho imparato la disciplina di sé,il rispetto degli altri, l’importanza del gioco.L’oratorio era ed è un grande surrogato dellascuola. Un luogo dove si impara a stare con glialtri divertendosi”. (Dall’intervento del nostro

Vescovo che pubblichiamo a parte per intero)

La relazione come un atto di umiltà e quindicome impossibilità ad imprigionare una personain una definizione che la comprenda totalmente.Solo ponendosi in questo modo, chi ha responsa-bilità di formazione e di cura, potrà lasciarequello spazio di libertà e di movimento, in cui l’altro può collocare se stesso in una relazione con-notata dal rispetto e dalla responsabilità. questoin sintesi il tema del 1°incontro formativo del pro-getto oratorio diocesano “Arcobaleno tra le case”“Il segreto della relazione”,promosso dall’EquipeDiocesana Oratori, per formare figure competenticapaci di operare nella Parrocchie e testimoniarela propria fede e la propria vita con coerenza se-condo i valori morali e cristiani.Tanto l’interesse suscitato e tanta la partecipa-zione soprattutto di giovani e giovanissimi pro-venienti dalle varie parrocchie della diocesi chehanno accolto l’invito a partecipare ed hanno de-cretato il successo di questa prima giornata for-mativa. L’incontro si è svolto presso le SuoreConcezioniste; relatori la prof.ssa Maria

Chiara Verdecchia, pedagogista, formatriceCounselor e responsabile del progetto, Don Sa-

muele Marelli direttore Fondazione Oratori Mi-lanesi e responsabile Servizio di curia per iragazzi, gli adolescenti e l’oratorio, Monica Val-

lorani presidente Azione Cattolica diocesana.Ad aprire l’interessante workshop, il vescovo

diocesano Mons. Gervasio Gestori

“I tempi sono profondamente cambiati, ma anchein questo nostro tempo i ragazzied i giovani vivono molte attese edomandano di essere compresi,aldilà delle loro manifestazioniesteriori. Vanno accolti comesono, evitando pregiudizi e rispet-tando le loro diversità- ha affer-mato il Vescovo.- Sono convintoche l’oratorio anche oggi conservitutta la sua valenza, se si tiene pre-senti le mutate condizionisociali e le nuove caratte-ristiche dei giovani, e seci si impegna previa-mente a formare i forma-tori. La sua opera deveessere umana e cristiana”.Dopo il saluto del refe-rente diocesano oratoriDon Tiziano Napole-

tani, la prof.ssa Verdec-chia, ha presentato ilprogetto che nasce dai bi-sogni rilevati in diocesinei confronti della condi-zione giovanile e che in-

tende formare persone che operano all’interno diuna relazione educativa, orientata allo sviluppoed alla crescita dell’altro.“Prima di instaurare una relazione educativa- haaffermato la pedagogista- dobbiamo imparare adessere in relazione con se stessi sviluppando laconsapevolezza del proprio essere per poi indi-rizzarci verso l’esser-ci”Don Samuele, grazie ad un linguaggio sempliceed immediato ha calamitato l’attenzione dei pre-senti sulla relazione educativacristiana e sul ruolo dell’edu-catore ed ha evidenziato cometraendo il bene per gli altri, sitrae il proprio bene.La dinamica della vita è susci-tare desiderio- ha affermato ilsacerdote- …la formazionerappresenta i mattoni, l’educa-zione la malta che li tieneuniti. L’educatore, non deveaver fretta: c’è bisogno di pa-zienza e costanza. Il problemanon è correre ma prendere lastrada giusta…”Il sacerdote ha poi presentato il tema dell’oratorioestivo “PassParTù, per lasciare poi la parola aMonica Vallorani che ha relazionato sui “Testi-moni privilegiati”. Per non lasciare il tutto a unariflessione solo teorica, sono seguiti, momenti diconfronto e pratici con il coinvolgimento dellostaff del sacerdote milanese e del CSI provinciale:laboratori esperienziali specifici per la forma-zione delle figure di animatore, educatore e co-ordinatore ed oratorio. Sono stati questi ultimi chehanno suscitato desiderio e motivazione nei gio-vani che hanno avuto l’occasione di toccare conmano quanto detto a parole. Un’esperienza posi-tiva ed importante per la loro crescita sicuramenteda ripetersi.

Presso le Suore Concezioniste di S.Benedetto del Tronto

Oratori. Arcobaleno tra le case.

La formazione degli Educatori di Paride Travaglini

PRIMO INCONTRO FORMATIVO SUGLI ORATORI

Non è difficile attraver-sare il Tronto: non lo èmai stato, nemmeno neitempi più remoti. Sembraaddirittura che il nomestesso di Martinsicuro de-rivi dalla certezza che inquesto territorio ci sipossa sentire al sicuro. Lagente di Martinsicurovuole sentirsi al sicuro.Lo si capisce molto bene,ascoltando il martinsicu-rese che è un incrocio riu-scito tra il pescatore el’agricoltore. Entrambihanno la pazienza e sannoattendere – che il pesce abbocchi o che il chiccogermogli – , l’attesa diventa cooperazione – intanti tirano la rete e i diversi arano e mietono- eognuno lo sa fare a modo suo. Non si capiscamale, però: a modo suo e non a proprio capric-cio. Si discute, ci si ascolta, ci si infervora purema alla fine si collabora perché il bello è sem-pre il risultato di più differenze , perché il qua-dro è fatto da più tonalità e sfumature. In giroper il paese si sentono accenti ed idiomi diffe-renti, ma i bambini vanno tutti insieme nellastessa scuola e tutti frequentano gli stessi am-bienti, o almeno ci provano. Ne vediamo moltianche in parrocchia, dove non di rado si regi-strano battesimi di giovani che provengono daaltre tradizioni o dove i matrimoni misti nonsono infrequenti. Il martinsicurese sa che la dif-ferenza è ricchezza in risorse e capacità e per lacomunità cristiana questa è una grande oppor-tunità di ritornare all’essenziale. La comunitàcristiana ha compreso che deve tornare a parlarela “koinè” del popolo se vuole inter-agire conesso, per cui intercettare la domanda insita nelladifferenza diventa priorità assoluta e impone si-lenzio e rispetto. Martinsicuro è davvero ungrande laboratorio dove il nuovo è di casa. E’naturale che per conoscersi c’è bisogno ditempo : i nostri marinai che andavano per rottenon sempre conosciute si scambiavano infor-mazioni e arrivati sul posto chiedevano, a volte

anche un po’ giustamenteintimoriti. Il timore delnuovo è capacità di sen-tire che si è chiamati a vi-vere in prima personaesperienze che poi diven-teranno storia e in quellastoria ci sei tu come pro-tagonista. Ci sta il timore,l’attenzione, la preoccu-pazione… quello che in-vece non appartiene almartinsicurese è la paura.Non si vuole avere paura,perché questa è priva dilogica. Avere paura incasa propria o nel proprio

territorio e nel proprio ambiente: ma perché mai? Da questa semplice domanda che poi è in re-altà provocazione nasce l’impegno per la salva-guardia della comunità – territorio e persone –che chiede strategie nuove e l’umiltà di “saperchiedere” ad altri. Il martinsicurese può davverofare scuola se vive appieno il suo essere in“terra di confine”: piuttosto che chiudersi nellapaura e non vivere, aprirsi al diverso, volendoconoscere e facendosi conoscere. Seriamente ein verità. Nella nostra parrocchia un bellissimolaboratorio è dato dai volontari della Caritasparrocchiale che in due giorni della settimanavengono e si mettono a disposizione dei bisognidelle persone. Bisogni alimentari certamente,ma siccome “non di solo pane vive l’uomo” -ei volontari lo hanno capito- quelli che vengonoa bussare alle nostre porte vogliono prima es-sere ascoltati, accolti e poi ascoltano e accol-gono anch’essi. A volte anche un diniego o unacorrezione di tendenza, perché il dialogo è fattoin verità e senza ipocrisie. Anche il “ NO “ dettocon carità permette all’altro di sentirsi amato,se lo si pone nella verità oggettiva di una situa-zione. Non mancano i problemi, ovviamente:ma questi possono risolversi o perlomeno li siaffronta e non ci si nasconde dietro al nulla.Ecco perché è bello vivere a Martinsicuro: per-ché qui si vive veramente

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Martinsicuro, luogo di cooperazione Un parroco emerito … ma che significa?

Don Giacomo Novelli è il parroco emerito diMartinsicuro, a cui è succeduto l’attuale don Pa-trizio.Che significa essere “emerito” nella concretezzadi una situazione come quella di Martinsicuro?Non è il prete che è andato in pensione, semmaiè colui che vede continuare la crescita che lui haguidato per ben 35 anni, quando è arrivato dopoaver obbedito al Vescovo del tempo che dalla co-munità della Valtesino lo aveva mandato nellacittadina abruzzese. Dalla collina al mare; da unapiccola comunità ad una delle più grandi dellediocesi; un grosso salto di responsabilità che loha visto protagonista anche in tempi difficili ovela contrapposizione anche ideologica era al-l’epoca molto forte e che poco assomiglia aquelle che possono ancora esserci. E’ stato vicinoalle persone e con le persone del luogo ha ridatolustro alla comunità: ha restaurato e reso effi-ciente il primo sito religioso di Martinsicuro – lachiesa della Madonna della Consolazione in viaPo -, ha restaurato e abbellito la chiesa e ha co-ordinato i lavori per la costruzione dell’impo-nente organo a canne cheoggi si trova nella Chiesadel Sacro Cuore. Ha sa-puto intercettare i bisognidella gente e con polso de-ciso ha guidato la comu-nità, aderendo con slancioe generosità ai primi Cur-sillos di Cristianità e of-frendo a tanti la possibilitàdi conoscere un voltonuovo della Chiesa. Con isuoi numerosi vice-parrociè stato un instancabile or-ganizzatore di pellegrinaggi e soprattutto di tanticampiscuola che sono ancora nel ricordo di tantefamiglie martisicuresi. Dal carattere gioviale madeciso e tenace non si è sottratto mai alle sue re-sponsabilità, anche a livello diocesano . E alloracome pensare che un prete cosi tenace possa“mettersi a riposo” ? Infatti lo si vede semprepresente in Chiesa, pronto ad accogliere le con-fessioni e ad incontrare i tanti malati che da tuttaMartinsicuro si rivolgono a lui. La cosa però chea noi cristiani piace “vedere” sono i nostri due

parroci che spesso vediamo scherzare e ridere in-sieme e non ci sfugge affatto la bellezza nel ve-dere che un anziano non solo non è stato messo

a riposo, ma è e resta la memo-ria di una comunità che è simolto cambiata – oggi a Mar-tinsicuro esistono 2 parrocchie,una divisione avvenuta nonsenza qualche difficoltà e sof-ferenza -, ma che ancora hatanto da chiedere ai propri pa-stori. Anche se anziano – hasuperato le 80 primavera già datempo – lo vedi sempre pre-sente nelle più grandi manife-stazioni che a Martinsicuronon mancano di certo e non si

è mai sottratto alla collaborazione che don Patri-zio puntualmente gli richiede. Questo ci affa-scina e ci riempie il cuore : la volontà di restarein comunione visibile con tutta la comunità, cheè quello che più conta. I difetti ? Certamente neha e riconoscibili, ma come si fa a non perdonarea chi ha creduto e crede ancora che la parrocchiasia davvero la sua casa e che per questo continuaad amare e costruire? Grazie don Giacomo perla tua testimonianza e…ad multos annos !

Sono ormai trascorsi circa 5 mesidalla frequentazione del corso pre-matrimoniale tenuto dal nostro par-roco Don Patrizio. Confesso cheall’inizio ero un po’ scettico suquesto tipo di incontri. In realtàforse ero più preoccupato visto levoci incontrollate che circolavano,soprattutto nelle altre parrocchie:ag-ghiaccianti ritiri forzati in conventimontani (per almeno due giorni apane e acqua), presenze obbligatorie,pena la non celebrazione del ma-trimonio etc.Al primo incontro, Don Patrizioesordì così: “Mi rendo conto chealcuni di voi si sposano in Chiesasolo per fare contenti i parenti, per-tanto vi dico subito che questocorso non è obbligatorio, se non lofate vi sposo lo stesso.”Rimasi dasubito molto colpito da queste parole completamente in antitesicon quanto mi era stato raccontato. Dissi subito tra me eme:”vuoi vedere che questo corso sarà veramente utile?” Ecosì invece di darmela a gambe iniziai a frequentarlo, anche conpassione. Oggi, a 5 mesi dalla fine del corso, posso tranquillamente

dire che è stato un percorso che rifarei moltovolentieri. E vi spiego anche il perchè. Innanzi-tutto credo che sia importante partire dalla con-sapevolezza che Dio è presente in ogni momentodella nostra giornata, anche se spesso non ce neaccorgiamo. Vivere la quotidianità arrivandoalla lieta convinzione che Dio è con noi e che lafamiglia non è altro che il luogo ideale dove ac-cogliere il Signore diventa fondamentale percapire l’essenza del matrimonio. E ve lo diceuno che frequenta molto poco la chiesa...Inoltre, nella vita del cattolico medio, dopo la

Cresima, subentra un progressivo e rapido distaccodal mondodella par-r o c c h i a ,credo che ilcorso pre-matr imo-niale possain qualche

modo riaccendere questolegame rinsaldandolo forsein maniera definitiva. DonPatrizio è secondo me un“Parroco 2.0”(mi si lasci

passare il termine preso in prestito dal mondo del web). Credoche sia il Parroco giusto per una città come Martinsicuro, chesta vivendo una serie di gravi problematiche sociali. “Il Don”ha una grande capacità comunicativa e soprattutto rompe glischemi con il modo in cui, negli anni addietro, sono stati educatii ragazzi al cattolicesimo. Un sacerdote molto più vicino allerealtà quotidiane della comunità, un prete moderno in sintesi.Sono convinto che passerà anche attraverso di lui il recuperodella nostra cittadina, che sicuramente è afflitta da tanti problemi,ma che all’interno ha tanto capitale umano di grande valore. Sono il presidente dell’associazione Culturale Martinbook, l’as-sociazione che insieme al Comune di Martinsicuro organizzal’annuale festival del libro a Martinsicuro. Quest’anno, dal 15

al 21 luglio, andrà in scena la terza edizionetra presentazioni letterarie, arte e musica.Attraverso questo percorso all’interno del-l’associazione, ho avuto la fortuna di incon-trare tanti giovani validi e profondamenteinnamorati della propria città. Allora è daqui che bisogna ripartire: da questi giovani,dal lavoro dei volontari delle associazionidel posto, dal mondo dello sport e da DonPatrizio ...Martinsicuro non è solo droga eprostituzione, ma sono soprattutto questepersone la vera Martinsicuro.

Matteo Bianchini

da Martinsicuro: servizio speciale a cura di don Patrizio Spina

Un giovane di Martinsicuro: “Don Patrizio, un prete moderno in sintesi”Passerà anche attraverso di lui il recupero della nostra cittadina, che sicuramente è afflitta da tanti problemi, ma che all’interno ha tanto capitale umano di grande valore.

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Una bella domenica vissuta insieme, bambini giovani ed an-ziani… tutto un popolo che si mette di movimento e non si ver-gogna di seguire Colui che nell’Eucarestia è presente e che hadetto: “ Vieni dietro di me se vuoi essere mio discepolo ed im-para da me”… E questo nonostante ci fosse la partita in televi-sione, una partita di campionato europeo ove l’Italia era proprioimpegnata…A me viene sempre in mente questa idea quando partecipo allaprocessione del Corpus Domini : il seguire ed accettare il per-corso che non ho scelto io ma che a me è stato proposto.

Quando si sceglie un itinerario per la processione sva-riati sono i motivi che porta l’organizzazione a scegliere un per-corso piuttosto che un altro come anche una catechesi piuttostoche un’altra: a me affascina e commuove “contemplare” tutte lefolle che ancora una volta seguono – non senza difficoltà e senzastanchezza – il Maestro per le vie che in genere sono legate allanostra quotidianità. Non ci si chiede perché si passa per quellevie o perché si fanno quei canti: in tutti la domanda e il bisognoè di fare bene il nostro percorso, è di essere veramente discepoliche sanno mettersi un passo indietro del Maestro e che a Luichiedono i tempi e le modalità.

Una processione è impegnativa : si va tutti con lo stesso passo,con lo stesso tempo. Tutti insieme di canta lo stesso canto e siprega nel medesimo modo: la processione non è luogo per mae-

strine e primi attori. E’ sinfonia, è comunione, èbellezza… ed è stupore

Come quando vedi la fantasia di chi ha saputoe voluto abbellire con decorazioni floreali il pro-prio quartiere che veniva attraversato dalla pre-senza reale di Gesù nell’Eucarestia, contenutanell’Ostensorio.“ La bellezza salverà il mondo” potrebbe essereanche rimodulato con la “ fantasia nella bellezzasalverà “ Martinsicuro, dove tutti si sono sentiticoinvolti e provocati a dare il meglio di sé, ancheper un piccolo evento come la processione delCorpus Domini. E se si è capaci di esserlo nel pic-colo perché non credere che ciò sarà possibileanche su larga scala?Attraversando le due parrocchie presenti a Mar-tinsicuro – Madre Teresa di Calcutta e S. Cuoredi Gesù – a me ha colpito molto vedere che lebuche nelle strade (in ogni paese ci sono bucheper le strade ) erano state riempite con dei fiori,

tutti si erano attrezzati per “ appianare” il percorso e a tutti èsembrato naturale farlo spontaneamente. Non si è chiesto a qual-cuno di esterno, ma lo si è chiesto al vicino. Cosi si sono attac-cate le bandierine colorate per le strade, da balcone a balcone;così si sono create vere infiorate per terra, con i fiori di tutti igiardini; cosi i giovani e gli anziani si sono messi vicini per can-tare gli stessi inni. Una processione è bella perché esprime lavolontà di camminare insieme e di fare sul serio. E la gente cheguarda, anche i tanti non cattolici presenti sul nostro territorio,sono provocati dalla compostezza della processione a chiedersiqualcosa, a chiedersi “perché” … A Martinsicuro, dove siamo intanti e siamo diversi, tutti ci chiedono di testimoniare la comu-nione e l’unità tra cristiani, perché questa è la vera sfida per ildomani che comincia oggi. Tutti i carismi personali e belli e tantisono importanti perché vissuti come servizio all’unità e nessunosi sente escluso da personalismi che poco hanno di evangelico,di serio e di vero.E’ stato davvero bello “vedere” tutti insieme,tutti uniti, i bambini-gli adulti-gli anziani… tutti dietro a LUI…e nessuno davanti.

Domenica di Pentecoste davvero particolare quella che ab-biamo vissuto nella nostra parrocchia del S. Cuore a Martin-sicuro. La Caritas insieme all’UNITALSI e a tanti giovani egiovanissimi e altri volontari della parrocchia hanno accoltogli amici diversamente abili dell’Istituto S. Stefano di PortoPotenza Picena. I preparativi ci hanno visto tutti insieme pro-tagonisti ma soprattutto abbiamo vissuto la bellezza della Pen-tecoste: eravamo tanti e così diversi ma tutti potevamocomprenderci, era come se parlassimo “ la stessa lingua”.Coinvolti come eravamo nel preparare la sala per il pranzo,non ci siamo dimenticati che il dono che ci veniva fatto –come comunità parrocchiale –era quello di sentirci ed esserein una profonda comunione che ci stava “trasfigurando” in-teriormente. Prima dell’arrivo dei 30 ospiti, al mattino inChiesa avevamo accolto i tanti studenti delle scuole di Mar-tinsicuro che ci avevano chiesto di pregare per Melissa – lagiovane brindisina uccisa in un agguato malvagio – e senzarendercene conto, lo Spirito Santo ci stava preparando per vi-vere concretamente il nostro metterci a servizio e quindiamare oltre i nostri confini e limiti. Gli studenti di Martinsi-curo – dalla scuola d’infanzia fino alle medie inferiori- ac-compagnati da alcuni loro insegnanti e dai loro genitori sono

venuti in Chiesa per la celebrazione del mattino : fortel’emozione quando ci siamo ricordati che pregare per Me-lissa, nel giorno della Pentecoste, ci “pro-vocava” ad uscirefuori come cristiani per opporci positivamente ad ogniforma di violenza. E soprattutto a quella violenza perniciosae sottile che si presenta nella forma della banalità ed indif-ferenza. Il dolore dell’altro ci interessa, l’altro è mio fratello,sempre! Naturale allora è stato accogliere con tanto affettoed amicizia gli amici del S. Stefano: nessuno può rimanerciestraneo. Ecco perché la cura nel preparare il salone parroc-chiale, il gustosissimo pranzo preparato dai nostri volontari,i giochi e l’intrattenimento gioioso che i nostri ragazzi cihanno saputo far vivere. Che bella Pentecoste! Tutti unitinell’incontrare che ci veniva accanto e ci chiedeva – e cichiede sempre- soltanto di essere accolto e amato. Come im-parare a farlo se non nella dimensione del servizio ? A pranzopoi la gradita sorpresa del nuovo Sindaco di Martinsicuro,Paolo CAMAIONI, che si è fermato a salutare gli ospiti etutti i volontari presenti. Mentre ci stiamo preparando a vi-vere la stagione estiva, ricca di campi scuola ed altre inizia-tive, lo Spirito Santo ci ha fatto di una consapevolezza:nessuno è cosi povero da non saper e poter donare un sorriso.

Abili e diversamente abili, ci siamo ritrovati in un sorriso chenon tramonta: quello della carità. Davvero una Pentecostericca e bella, che ci ha riscaldato il cuore e ci ha riaperto lamente e gli occhi.

Una Pentecoste che rinnova il nostro … sguardo

Corpus Domini a Martinsicuro:un popolo che si mette di movimento e non si vergogna di seguire Colui che nell’Eucarestia è presente

7Anno XXIX

17 Giugno 2012 PAG

Le sette parabole di Matteo cap. 13

73. LA RETE GETTATA IN MAREQuesta volta leggiamo la settima e ultima pa-rabola di Mt c. 13 contenuta in Mt 13-47-53;ad essa aggiungiamo alcune frasi che si ripor-tano all’intero capitolo 13; poi aggiungiamouna riflessione sul rapporto tra Regno eChiesa.1. La rete che raccoglie ogni genere di pesci.Ecco il testo. “Ancora, il regno dei cieli è si-

mile a una rete gettata nel mare, che raccoglie

ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pe-

scatori la tirano a riva, si mettono a sedere,

raccolgono i pesci buoni nei canestri e but-

tano via i cattivi. 49\Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli

angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li

getteranno nella fornace ardente, dove sarà

pianto e stridore di denti” (Mt 13,47-50).Come è facile rilevare, da unpunto di vista for-male siamo alla pre-senza della breveparabola della rete(13, 47-48) seguitadalla sua spiegazioneintrodotta in forma diparagone (13,49-50:“Così...”). Per quantoriguarda il contenutola nostra parabola siapparenta a quella delloglio e a quella della sua rispettiva spiega-zione, già viste. Gesù riprende il tema del giu-dizio di queste e lo sottolinea con forza. Il regno dei cieli. Questa dicitura, che compareper l’ultima volta in Mt c. 13, è l’elemento so-prannaturale che si vuole spiegare con l’im-magine della rete gettata in mare. È simile a una rete. Dietro rete c’è la parola

greca sagéne, che ricorre solo qui nel NuovoTestamento. Si tratta di una grande rete a stra-scico; dopo essere gettata nel lago, viene tiratafuori con funi da riva, formando un grandearco. E’ più grande e impegnativa del giacchio(amfíblestron: Mt 4,18). Ben modeste erano lereti (díktyon-díktya: Mt 4,21) che servivano siaper la pesca che per la caccia.I pesci buoni e quelli cattivi. Naturalmente lasagéne prendeva tutto quello che trovava:pesci, molluschi, crostacei. Per “cattivi” ilgreco ha saprá che vuol dire “marci”, nelsenso che erano “impuri” secondo le normedel Levitico 11.8-12. Raccolgono i pescibuoni nei canestri e buttano via i cattivi. Ilcentro focale è proprio in questa separazione:come i pesci buoni vengono raccolti nei cane-stri e quelli cattivi vengono buttati via, così ibuoni entreranno nel Regno, mentre i cattivine saranno esclusi. Qui, Regno, si colloca nella

sua fase finale, quella del giudizio. Matteo siserve della sagéne, una grande rete, in quantovuole dire che tutti saranno oggetto di cernita.I successivi versetti 49-50: “Così sarà alla finedel mondo ecc.” sono formalmente un para-gone che vuole ricapitolare il tema del giudi-zio. Infatti tale tema è affiorato più volte:“Raccogliete prima la zizzania e legatela infasci per bruciarla; il grano invece riponételonel mio granaio” (13,30); più ampiamentenella spiegazione di tale parabola (13,42-43);così nel nostro testo (13,49-50). Il tema delgiudizio finale avrà un grande sviluppo in Mt25,31-46 quando il Figlio dell’uomo, nella suagloria divina e autorità di giudice, esamineràl’umanità intera sulla pratica – o no – del-l’amore verso l’affamato, l’assetato, il carce-

rato, eccetera. 2. Lo scriba divenuto disce-

polo del Regno. “’Avete com-

preso tutte queste cose?’. Gli

risposero: ‘Sì’. 52Ed egli disse

loro: ‘Per questo ogni scriba,

divenuto discepolo del regno

dei cieli, è simile a un padrone

di casa che estrae dal suo te-

soro cose nuove e cose anti-

che’.53Terminate queste

parabole, Gesù partì di là”

(Mt 13,51-53). In questo piccolo brano conclusivo – abbozzodi una parabola? – i discepoli rispondono de-cisamente “sì” alla domanda del Maestro. Ap-poggiandosi su questo “sì”, Gesù passa subitoalla considerazione generale riguardante lo“scriba” diventato “discepolo”. Ebbene, un in-dividuo del genere è paragonabile al padronedi casa che ha disposizione tutti i beni di fami-glia: “cose nuove” quali “i misteri del regnodei cieli” (13,11), “e cose antiche”, quale la ri-velazione dell’Antico Testamento portata acompimento da Cristo. L’evangelista Matteorientra pienamente in questa categoria di“scriba”.3. Il Regno dei cieli e la Chiesa. Con la venutadi Cristo ha inizio il tempo escatologico: “Iltempo è compiuto” (Mt 4,17) La Chiesa, chenasce dall’opera di Cristo e nella quale egli viè presente come Emmanuele, o Dio con noi(18,20), è a sua volta un’entità pienamenteescatologica. Mt giustamente affianca “la miaChiesa” e “il Regno dei cieli”. Tuttavia, Chiesa e Regno non si identificano.La Chiesa è in funzione al Regno, vive per ilRegno e avrà il suo compimento nel Regnoglorioso del paradiso. Per questo preghiamo:Venga il tuo [email protected]

PAROLA DEL SIGNOREUNDICESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B

TU CI DISSETI, SIGNORE, AL CALICE DELLA GIOIA

Dal VANGELO secondo MARCO

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]:«Così è il regno di Dio: come un uomo chegetta il seme sul terreno; dorma o vegli, dinotte o di giorno, il seme germoglia e cresce.Come, egli stesso non lo sa. Il terreno pro-duce spontaneamente prima lo stelo, poi laspiga, poi il chicco pieno nella spiga; equando il frutto è maturo, subito egli mandala falce, perché è arrivata la mietitura». Di-ceva: «A che cosa possiamo paragonare ilregno di Dio o con quale parabola possiamodescriverlo? È come un granello di senapeche, quando viene seminato sul terreno, è ilpiù piccolo di tutti i semi che sono sul ter-reno; ma, quando viene seminato, cresce ediventa più grande di tutte le piante del-l’orto e fa rami così grandi che gli uccelli delcielo possono fare il nido alla sua ombra».Con molte parabole dello stesso genere an-nunciava loro la Parola, come potevano in-tendere. Senza parabole non parlava loroma, in privato, ai suoi discepoli spiegavaogni cosa (Marco 4,26-34)

Le parole che oggi laliturgia ci pone davanti,ci mostrano Gesù checome maestro cerca dispiegare ai suoi ascolta-tori misteri più grandi diloro. Ci mostrano, lasensibilità e l’atten-zione, che Gesù poneverso i suoi “piccoli”ascoltatori”:” annun-ciava la Parola come po-tavano intendere”.Grandi sono le rivelazione che Gesù viene aportarci, ma noi non sempre siamo in grado dicomprendere i grandi misteri che Egli rivela,molto spesso perché il nostro cuore è chiusodall’egoismo, dall’orgoglio, dalla supponenzao dal pregiudizio, ma Gesù ci attesta che no-nostante noi, il Regno di Dio non ferma la suaespansione, perché troverà sempre dei “pic-coli” che sapranno accoglierlo anche senzacomprendere pienamente ciò che Egli dice. In-fatti Gesù dice che l’uomo per poter entrare nelRegno deve diventare come un bambino, chenon ha bisogno di tanti discorsi, di tanta teolo-gia, ma ha dalla sua la semplicità e la fiducia.

Ecco queste sono le cose necessarie sempli-cità e fiducia. Perché l’uomo dorma o vegli, ilseme germoglia, ed egli come non lo sa.

L’uomo pensa di sapere tutto, di compren-dere tutto, ma molto spesso gli avvenimenti locostringono ad aprire gli occhi e si trova difronte una realtà completamente diversa.

Lo stesso popolo di dio aspettava un condot-tiero vittorioso, e a salvarlo è un agnello mutodi fronte al macello. La pietra scartata divienetestata d’angolo. Il più grande fra i nati didonna è il più piccolo nel Regno. Il più piccolodei semi diventa la più grande di tutte le piante.Chi vuole essere primo sia il servo di tutti.Sembrerebbe quasi che Dio voglia sorpren-derci ad ogni pie’ sospinto. Ma non è così,siamo noi che vogliamo giocare a fare Dio, manon siamo altro che misere creature. Siamonoi, che nella nostra grande testa pensiamo,studiamo, riflettiamo su chissà cosa, ma il no-stro Dio è un Dio “semplice, al contrario di noiche “siamo complicati”. Che viviamo una vitacomplicata, mentre Dio ci chiede di badare allecose semplici senza affanni, senza pre-occupa-zioni. Marta, Marta tu ti affanni per tante cose,mentre Maria ha scelto la parte migliore. Eccodunque il messaggio che oggi possiamo rica-

vare dal brano diMarco: il Vangelo nonva esaminato con latesta ma con il cuore, ilcuore di un bambinosvezzato in braccio asua madre. L’unica cosafondamentale è discer-nere quali cose nellanostra vita sono impor-tanti e quali sono soloinfime, perché là dov’èil nostro tesoro, là sarà

anche il nostro cuore. Per prima cosa peròdobbiamo comprendere che qui siamo solo dipassaggio, che dopo di noi non ci sarà più nem-meno il ricordo. Quindi abbiamo il dovere dispendere bene i nostri “talenti” e farli fruttifi-care. Perché noi possiamo partecipare al-l’espansione del Regno di Dio, o possiamoopporci, e questo farà la differenza tra una vitaspesa bene e una vita sprecata. RiCCaRdO

PILLOLE DI SAGGEZZA:Là dove l’uomo è rispettato, amato per sé

stesso, il Regno di Dio è già in cammino. (C. doquoc)

Un cristiano deve giudicare tutto in funzione del Regno di Dio.

(J. Colomb)

Domenica 17 giugno

Ore 09.30 MontelparoSaluto al Convegno sul Cardinale Gregorio Petrocchini

Ore 11.00 Montalto S. Messa, con S. Cresime e Processione in onore di S. Vito

Ore 18.30 S. Benedetto Tr.S. Pio X: S. Messa, con S. Cresime

Giovedì 21 giugno

Spoleto Unione Apostolica del Clero

Venerdì 22 giugno

Ore 19.00 TrivioMissio Giovani

Domenica 24 giugno

Ore 11.00 MontemonacoS. Messa, con S. Cresime

Ore 20.00 GrottammareS. Martino: S. Messa di inizio della Sagra Giubilare

Incontri Pastorali del VescovodURantE la SEttimana 17-24 GiUGnO 2012

Ancora una volta il camminare in-sieme da parte delle due Parrocchie diCentobuchi ha dato i suoi frutti. L’oc-casione, giovedì 7 giugno, festa delCorpus Domini, che ha visto la parte-cipazione di centinaia e centinaia di fe-

deli.. Tutti quanti si sono ritrovatipresso la Parrocchia del SacroCuore, dove è stata celebrata laSanta Messa. Per la prima volta,grazie all’impegno di alcunemamme della Parrocchia, è stata

r e a l i z z a t al’infiorata, unbe l l i s s imoquadro raffigu-rante l’Eucarestianelle due spe-cie,molto apprez-zato dalla gente.Al termine dellafunzione religiosache ha visto lapartecipazione deibambini della

Prima Comunione e del gruppo degliscout, una fiumana di persone devo-zionalmente ha accompagnato il “cor-pus Domini” fino alla Chiesa ReginaPacis, dove fontane luminose ed untappeto di petali, allestito dai ragazzidella Parrocchia, hanno accolto l’en-trata dei fedeli.

Da Centobuchi

Gesù lungo le strade infiorate

8 Anno XXIX

17 Giugno 2012PAG

Da S. Benedetto del Tronto

Al Concordia il Festival FerrèSembra ieri allorché il prof. Giuseppe Gennari, detto Pino, propose alla città delle Palme il FestivalFerrè, quale doveroso omaggio al bravo chansonnier transalpino che all’indomani della sua scom-parsa nella campagna toscana tra la costernazione di quanti lo avevano amato, per le sue canzoni eper quel suo modo di proporsi comecittadino del mondo. Il professor Gen-nari, nel corso di questi 17 anni, haportato in città fior di cantanti e artistiper rendere omaggio all’uomo e alpoeta. E anche in questa edizione pro-mette la presenza di tanti personaggidel mondo dello spettacolo per ren-dere, ancora una volta, un doveroso,ulteriore omaggio al grande Lèo. Lalocation delle due serate è il TeatroConcordia. Il 16 Giugno si esibirannodue artisti italiani di grande rilievosulla scena della canzone d’autore piùautentica, quella non disposta a ven-dersi pur di vendere. Aprirà la serata, alle ore 21.15, Peppe Voltarelli, cantante calabrese vincitoredella Targa Tenco 2010. L’artista offrirà al pubblico il suo coinvolgente repertorio di folk rock, dallecalde e colorite sonorità mediterranee, arricchito con un triplice omaggio a Ferrè e impreziosito dal-l’interpretazione di un successo di Fabrizio De Andrè. A seguire Giulio Casale, magnetica vedettedel Teatro Canzone Italiano, reduce dal successo nello storico teatro Litta di Milano, accompagnatoal piano dal maestro Matteo Curallo. Oltre a proporci il suo repertorio poetico, interpreterà anchealcune canzoni di Ferrè e di Fabrizio De Andrè, alla cui memoria verrà assegnato la Targa Ferrè2012, che sarà consegnata nelle mani di Dori Gezzy, ospite d’onore della serata. Domenica 17 duegrandi Gruppi musicali, tanto diversi tra loro, ma accomunati dal canto in lingua francese. Alle 21.15il Sestetto degli Zingari Felici, una giovane formazione folk, premiata al recente Festival dell’Adria-tico. Alle 21.45 il Sestetto di musicisti francesi, diretto da Yves Rousseau onorerà, con una inter-pretazione orchestrale e vocale di acuta originalità, l’opera narrativa di Lèo Ferrè della raccoltaPoète, vos papiers !, edita nel 1956. Nella mattinata della domenica, presso la Sala della Poesia diCasa Piacentini, si terrà una Tavola rotonda sul tema: La dimensione poetica della canzone. Hannoassicurato la loro presenza il poeta Eugenio De Signoribus, Enrica Loggi, Yves Rousseau, GiulioCasale, Francesco Tranquilli, Andrea Satta. Le serate sono a ingresso gratuito su prenotazione finoa esaurimento di posti. E.tì.

Gli alunni della classe 3^ sez. A della ScuolaSecondaria di I grado “C. Allegretti” di Cen-tobuchi di Monteprandone, hanno aderitoanche quest’anno al Progetto di orientamentoformativo “Crescere nella Cooperazione” (VIedizione) promosso dalla Federazione Re-gionale e sostenuto dalla Banca PicenaTruentina, in collaborazione con le BCC dellaregione Marche, dall’università di Urbino,dall’Ufficio Scolastico Regionale e da Con-fcooperative Marche e fortemente appoggiatadalla Dirigente Scolastica Prof.ssa SilvanaGiordano.Il progetto ha previsto la costituzione di unaACS (Associazione Cooperativa Scolastica)denominata “Piccoli Angeli crescono” conl’intento di far conoscere il modello coopera-tivo, la sua costituzione, organizzazione, ge-stione, i suoi valori fondanti e favorire la

dimensione della solidarietà e dell’imprendi-torialità nel mondo scolastico.La sperimentazione dell’impresa cooperativaha consentito agli alunni della classe 3^ sez.A di vivere concretamente i valori dell’aiutoreciproco, della responsabilità personale,della democrazia, dell’uguaglianza, del-l’equità e della solidarietà.Gli alunni hanno devoluto la somma ricavatadall’attività imprenditoriale a Casa FamigliaManuela. I ragazzi hanno partecipato alla ma-nifestazione/celebrazione finale presso il tea-tro delle Muse – Ancona dove sono statipremiati con una somma di € 500.00 per averpienamente realizzato i valori fondamentalidella cultura cooperativa. Inoltre hanno rice-vuto una coppa e due attestati di merito peressere stati esempio di responsabilità civile esociale.

Monteprandone, Cultura Cooperativa: Premiati i ragazzi della 3°A

della Scuola Media C. AllegrettiGli alunni hanno devoluto la somma

ricavata dall’attività imprenditoriale a Casa Manueladi Paride Travaglini

Da Ripatransone

A Ripatransone, alle ore 20.30 di venerdì 8Giugno 2012, presenti 40 dei 64 soci delMuseo della Civiltà Contadina ed Artigianadel medio Piceno, negli ampi locali destinatialla nuova sede, si è tenuta l’assemblea ordinariadegli iscritti, presieduta dal presidente NazzarenoVespasiani, che in apertura di seduta ha salutatoe ringraziato per la partecipazione i nuovi am-ministratori comunali (eletti nei giorni 6-7Maggio): il sindaco Prof. Remo Bruni, l’as-sessore esterno Roberto Pasquali, i consiglieriPaolo D’Erasmo (già sinda-co) e Giuseppe De Renzis. Illustrato dal presidente delcollegio sindacale Rag. Giu-seppe De Renzis, l’assembleaall’unanimità ha approvatoil bilancio consuntivo del-l’esercizio 2011, che si èchiuso in attivo. Pure all’unanimità, dopo larelazione di Roberto Pasqualie gli interventi di FrancescoMassi, Emanuela Consorti ePasquale Zazzetta, i soci hanno approvato dilasciare la raccolta museale nell’attuale sede(cripta della chiesa di San Filippo, con il rischiodi pagare il già richiesto canone annuale diaffitto, essendo stata riconosciuta di recen-te

un bene demaniale), fino a quando nella nuovasede non saranno eliminati gli inconvenientistrutturali emersi dopo l’inaugurazione del 14Aprile 2012. Il sindaco Prof. Bruni si è complimentato perl’attività del Museo svolta nell’arco dell’interoanno, ed ha assicurato l’impegno dell’ammi-nistrazione comunale per eliminare gli incon-venienti sorti nella nuova sede.Per quanto riguarda l’organizzazione della “ve-tella” 2012 (rievocazione storica di un momento

della mietitura del granocon la falce), è stata sceltala data di domenica 8 Lu-glio; per la festa del granoe della trebbiatura, i giornisabato 4, domenica 5 e lu-nedì 6 Agosto: per i mo-menti di svago e di allegriadi tale festa, quest’anno sa-ranno privilegiati canti egiochi popolari: rottura del-le pigne, tiro alla fune,corsa con i sacchi, palo

della cuccagna, ecc. Alla conclusione dell’as-semblea è stata servita la cena, preparata dallebrave socie: Giuseppina Ceccarelli, Anna Ma-tricardi, Maria Traini, Emanuela Consorti, co-ordinate da Adamo Croci.

Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana: rinviato il trasloco

Conclusi gli eventi programmati per la riaperturadel teatro “Mercantini”A Ripatransone, si sono concluse con successo le iniziative programmate dall’amministrazionecomunale per la riapertura del teatro storico “Mercantini”, rimasto chiuso dall’8 Giugno 2009,per l’esecuzione di improcrastinabili lavori di totale “messa a norma” dell’edificio. Iniziate sabato14 Aprile 2012, con il concerto della Corale “Madonna di San Giovanni” (direttore NazzarenoFanesi) e del Corpo Bandistico “Città di Ripatransone” (direttore Roberto Vespasiani) le manife-stazioni si sono concluse con lo spettacolo “Il Volo d’Amore” (liberamente tratto dal romanzo diR. Bach “Il Gabbiano Jonathan Linvigston”), presentato dall’Anffas di Grottammare, con la regiadi Maria Sforza e Antonella Crivellaro. Al termine dell’applaudita esibizione dei quindici inter-preti, ha preso la parola la presidentessa dell’Anffas signora Maria Lauri, che dopo aver ringra-ziato l’amministrazione comunale di Ripatransone per l’invito e l’ospitalità nel bel teatro“Mercantini” (dove è iniziata la tounée di tale spettacolo), fra l’altro, ha affermato che se le di-versità fossero maggiormente integrate, la società sarebbe migliore. Quindi il neo-assessore co-munale ripano alle politiche sociali dottoressa Barbara Marinelli (al suo debutto ufficiale) si ècomplimentata con gli artefici della manifestazione ed ha affermato che quando gli intenti deglieducatori si incontrano con l’entusiasmo dei giovani, i risultati sono sempre ottimi.A conclusione c’è stato lo scambio dei doni: l’assessore Marinelli ha fatto omaggio della ripro-duzione anastatica dell’originale de “la Spigolatrice di Sapri” di Luigi Mercantini (a cura dellaBanca di Ripatransone – Credito Cooperativo) e del libro sull’archivio storico comunale; la pre-sidentessa Lauri ha donato una serigrafia ed un libro dell’artista Francesco Colella di Grottammare.

Da S. Benedetto del Tronto

Un successo il saggio finale dei piccoli allievi del “Vivaldi” I corsi di propedeutica musicale dell’Istituto musicale “Vivaldi”hanno avuto il loro momento più felice con il saggio finale che siè svolto domenica scorsa alle 18 al teatro Concordia. Come sem-pre, è stato un grande momento per offrire ai bambini e ai ragazziun’occasione per far vedere a genitori, amici, parenti quanto bellavoro sia stato realizzato durante l’anno sotto la guida appassio-nata e competente dei docenti, che hanno curato testi ed elabora-zioni musicali, gli arrangiamenti e gli accompagnamenti alpianoforte. Come da tradizione, il saggio è imperniato su una sto-ria, “Amico Bosco”, raccontata per “quadri” caratterizzati dalcanto, dalla recitazione, dall’uso degli strumentini ritmici e daldisegno. Con la complicità di Fata Flora e della Folletta Betta,magiche custodi dl boschi, gli alunni sono andati alla scoperta di un luogo magnifico e di tutte le crea-ture che lo abitano. È evidente il valore ambientale della storia, un ulteriore elemento educativo chearricchisce di contenuti sociali la rappresentazione. Ben 48 gli alunni che quest’anno hanno seguito icorsi del Vivaldi e che hanno partecipato al saggio, e ciò fa della Propedeutica dell’istituto musicalesambenedettese una realtà di eccellenza del territorio. “Il corso di Propedeutica è in sé un’esperienzaeducativa – scrive infatti nella presentazione del saggio il presidente del “Vivaldi” Giampiero Paoletti– vissuta dal bambino in modo sereno e piacevole, che migliora le relazioni dinamiche e affettive,stimola la creatività e sviluppa i processi cognitivi e di apprendimento da utilizzare non solo in campomusicale, ma anche in tutti gli altri ambiti intellettivi”. E.tì.

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L’atleta della Diavoli Verde Rosa di S. Benedetto del Tronto,Kevin Bovara, è salito sul gradino più alto del podio al Trofeo In-ternazionale “G. Filippini” in svolgimento a Misano Adriaticonella categoria Giovanissimi anno 2004 con 38.30 punti davantiallo sloveno Ziga Cesnovar con 32.50 punti e all’altro italianoThomas Calegati con punti 31.40. Ottime prestazioni anche per Vincenzo Mattioli (Diavoli VerdeRosa) che si è piazzato al 4° posto a soli 0.70 punti dal terzo nellagara vinta da Claudio Klameth del Pattinaggio Artistico Arenanella categoria Giovanissimi (anno 2003).L’unico rammarico, afferma il tecnico Ivan Bovara, è per la pre-stazione di Alba Marconi che, al suo debutto in campo internazio-nale, non è riuscita a esprimersi al massimo delle sue potenzialitànella categoria giovanissimi femminile (anno 2004) nonostante ilrepertorio di difficoltà tecniche di tutto rispetto; per lei ci saràun’altra opportunità di dimostrare le sue capacità ai CampionatiItaliani Uisp che si svolgeranno dal 12 al 19 giugno a Calderaradi Reno (BO) dove sarà impegnata nel singolo e in coppia conKevin Bovara.Sabato 9 giugno 2012 è stata la volta di Alex De Piazzi che ha ot-time probabilità di salire sul podio in questa stimolante competi-zione internazionale e in contemporanea altri atleti della DiavoliVerde Rosa sono stati impegnati nell’ultima fase dei CampionatiRegionali Uisp che si è svolta a Camerano il 9 giugno 2012.

PATTINAGGIO ARTISTICO:

Kevin Bovara vince al Trofeo Internazionale

“G. Filippini” di Misano Adriatico

Gli alunni della classe 4^ C dellaScuola Primaria Alfortville - ade-rendo all’iniziativa di solidarietàpromossa dal Comune di San Be-nedetto del Tronto con l’Associa-zione “Terre des Egales” - hannorealizzato una lezione multime-diale interattiva servendosi dellaLim, ovvero della Lavagna Inte-rattiva Multimediale, coadiuvatidalle insegnanti Michela Morgantie Alessandra Giambartolomei. Lalezione “Pace è … un cuore dimille colori” ha permesso di farconoscere una Terra - quella delSenegal - e un popolo con usi, costumi e tradizionimolto diversi dai nostri, ma dotato di grande sen-sibilità e rispetto per gli altri. Il lavoro è stato pre-sentato con successo ai Genitori, alla Dirigente

Scolastica, Dott.ssa Isidori Anna Maria, al Dott.Mozzoni Domenico, al Sig. Piergiacomo Spinozziin rappresentanza della Polizia Municipale e alPresidente dell’Associazione Terre des Egalés

Dott. Vincenzo Maria Oreggia. Questamanifestazione si inserisce in una pro-gettazione di più ampio respiro che havisto coinvolte anche le classi 4^ A e 4^B del Plesso Damiano Chiesa le qualihanno realizzato una presentazione inte-rattiva che è stata presentata ai genitoridelle rispettive sezioni, al fine di pro-muovere la conoscenza di questo popolocosì lontano da noi. Gli alunni del Cir-colo hanno ricevuto i complimenti perla capacità di coniugare un tema così im-portante, come quello della Pace, con lepotenzialità offerte dalle Nuove Tecno-logie Didattiche.

Da S. Benedetto del Tronto

LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA SOLIDARIETA’Il 2° Circolo Didattico con un grande evento aiuta il Senegal

Guardia CostieraIn concomitanza dellaprossima stagioneestiva, per fornire unservizio sempre piùcompleto ai tanti ap-passionati del mare,RTL 102.5 RadioGuardia Costiera,prima e unica radioistituzionale, ha rinnovato sostan-zialmente la program-mazione. In particolare è statacompletamente rivi-sta la fascia informa-tiva che ha previstodal 4 giugno 7 appuntamenti giornalieri dei qualiuno - il Notiziariodella Guardia Costiera - intera-mente dedicato alleattività operativedel Corpo.

Da Grottammare