Anno XVII Novembre 2017 - n. 9 della Parrocchia S. Alberto...

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È l’evangelista Giovanni a riportare l’episodio del cieco nato guarito da Gesù (Gv 9,1-41). Uscito dal tempio di Gerusalemme, dove ha celebrato la feste delle Capanne, festa autunnale nella quale si invoca l’ac- qua come dono di Dio per la vita piena, Gesù vede nei pressi della piscina di Sìloe un uomo colpito dalla cecità fin dalla na- scita. Qui, a differenza di altri racconti di miracoli, non è il malato ad invocare Gesù e a chiedergli la guarigione, ma è Gesù che passando, vede e discerne un uomo bisognoso di salvezza. Anche i discepoli che sono con Gesù vedono questo cieco ma lo guardano con uno sguardo diverso collegando automaticamente, secondo la dottrina tradizionale, la malattia al peccato: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. Gesù contraddice questa teoria e guar- da la sofferenza e il grido di aiuto in essa presente, dichiarando che quella malattia è l’occasione per il manifestarsi del Dio che interviene e salva. Quello di Gesù è uno sguardo che dice interesse per la sofferenza umana e volontà di cura conforme al desiderio di Dio. Ed eccoci alla descrizione del miracolo dove i protagonisti sono essenzialmente tre: Gesù che apre e chiude la narrazione ed è di lui che sempre si parla; gli opposi- tori, indicati come farisei o giudei; il cieco guarito che rappresenta il credente. Gesù guarisce il cieco con un gesto in- solito: “sputò a terra, fece del fango con la saliva” e poi gli dà un ordine: “Và a lavarti alla piscina di Sìloe”, che significa Inviato. Il gesto richiama la creazione (Gn 2,7). Ri- pete il gesto con cui Dio ha creato Adam, plasmandolo dalla polvere del suolo; è una creazione nuova quella che Gesù compie con quest’uomo. L’uomo obbedisce a Gesù, l’inviato di Dio, va e poi torna da Gesù capace di ve- dere: ”Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”. In appena due versetti ecco la guarigione e costituisce secondo l’evan- gelista Giovanni non tanto un miracolo (dynamis) quanto un “segno” (semeìon). La nostra attenzione non si deve legare al fat- to in quanto tale; ciò che va cercato è il suo significato e soprattutto chi è all’origine del segno. Questo fatto compiuto da Gesù scatena un processo contro di lui. Potremmo defi- nirlo processo in contumacia, perché egli non è più presente accanto all’uomo gua- rito. È suddiviso in quattro scene: ci sono dapprima i vicini, quelli che abitualmente incontravano il cieco e gli chiedono cosa sia veramente accaduto. Seguono altri uomini, attenti alla Legge, che portano il cieco dai farisei affinché giudichino l’operato di Gesù che ha compiuto un tale gesto nel giorno di sabato e che quindi, trasgredendo il precet- to del riposo, è un peccatore. Nella terza scena vengono chiamati i genitori dell’uomo guarito per essere in- terrogati e questi, colti dalla paura, preferi- scono non interpretare ciò che è accaduto al loro figlio. Nell’ultima scena i farisei chia- mano in causa nuovamente l’uomo guarito per istruirlo sulla solidità della loro dottrina cercando di convincerlo ritenendo di avere l’autorità di discernere che Gesù è un pec- catore e che quindi non può fare nulla di buono. È interessante qui la risposta dell’uomo guarito che arriva anche ad ironizzare: “Vole- te forse diventare anche voi suoi discepoli?”. Questo sapere dei farisei, impediti dal riconoscere una novità, prigionieri di que- sta loro falsa sicurezza, li porta a cacciare fuori dalla comunità degli osservanti fedeli alla Legge, e quindi fuori dalla Sinagoga, il cieco guarito. Tutto si è svolto senza Gesù, non è in- tervenuto; ha lasciato che il cieco guarito se la cavasse da solo in mezzo alle difficol- tà. Il discepolo illuminato non ha bisogno della presenza fisica del Maestro; gli basta la forza della sua luce per mantenersi solido nella fede e fare scelte coerenti. Si conclude il racconto evangelico fa- cendo rincontrare Gesù con l’uomo guarito. È sempre Gesù che va a cercarlo, gli pone una domanda: ”Tu credi nel Figlio dell’uo- mo?”. E il cieco conclude il suo incontro con Gesù dicendo: “Credo, Signore” e si prostra dinanzi a Gesù. All’inizio il cieco non sa nulla di Gesù ma fa un percorso di fede che corrisponde a quello di ogni discepolo. L’illuminazione avviene per gradi. Ecco l’approdo alla fede: l’uomo chiamato Gesù (v. 11); il profeta (v.17); uno che viene da Dio (v.33); il Figlio dell’uomo (v.35); è il Kyrios, il Signore (v.38). Per i farisei Gesù rimane, invece: quel tale, quell’uomo, costui; senza chiamarlo mai per nome. All’inizio del racconto c’era un uomo cieco e molti ci vedevano. Ora la situazione è capovolta. L’episodio del cieco nato non vuole semplicemente dirci che Gesù è la luce ma ci vuole raccontare anche il dramma della luce, l’esito che essa incontra. Que- sto incontro ci dice pure il nostro bisogno di aprirci alla luce; ci testimonia che chi è cieco, incontrando colui che è la luce del mondo diventa “capace di vedere”. Il cieco è ormai libero, lui ora è un illuminato. Essere ciechi è non aprire gli occhi, non riconosce- re la luce di Gesù nel nostro quotidiano. della Parrocchia S. Alberto Magno - Via Principe Galletti – San Cataldo (CL) Tel. e Fax 0934 571476 - www.santalbertomagno.it Anno XVII Novembre 2017 - n. 9 Gesù incontra il cieco nato Sac. Angelo Spilla parroco

Transcript of Anno XVII Novembre 2017 - n. 9 della Parrocchia S. Alberto...

È l’evangelista Giovanni a riportare l’episodio del cieco nato guarito da Gesù (Gv 9,1-41).

Uscito dal tempio di Gerusalemme, dove ha celebrato la feste delle Capanne, festa autunnale nella quale si invoca l’ac-qua come dono di Dio per la vita piena, Gesù vede nei pressi della piscina di Sìloe un uomo colpito dalla cecità fin dalla na-scita. Qui, a differenza di altri racconti di miracoli, non è il malato ad invocare Gesù e a chiedergli la guarigione, ma è Gesù che passando, vede e discerne un uomo bisognoso di salvezza. Anche i discepoli che sono con Gesù vedono questo cieco ma lo guardano con uno sguardo diverso collegando automaticamente, secondo la dottrina tradizionale, la malattia al peccato: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”.

Gesù contraddice questa teoria e guar-da la sofferenza e il grido di aiuto in essa presente, dichiarando che quella malattia è l’occasione per il manifestarsi del Dio che interviene e salva.

Quello di Gesù è uno sguardo che dice interesse per la sofferenza umana e volontà di cura conforme al desiderio di Dio.

Ed eccoci alla descrizione del miracolo dove i protagonisti sono essenzialmente tre: Gesù che apre e chiude la narrazione ed è di lui che sempre si parla; gli opposi-tori, indicati come farisei o giudei; il cieco guarito che rappresenta il credente.

Gesù guarisce il cieco con un gesto in-

solito: “sputò a terra, fece del fango con la saliva” e poi gli dà un ordine: “Và a lavarti alla piscina di Sìloe”, che significa Inviato. Il gesto richiama la creazione (Gn 2,7). Ri-pete il gesto con cui Dio ha creato Adam, plasmandolo dalla polvere del suolo; è una creazione nuova quella che Gesù compie con quest’uomo.

L’uomo obbedisce a Gesù, l’inviato di Dio, va e poi torna da Gesù capace di ve-dere: ”Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”. In appena due versetti ecco la guarigione e costituisce secondo l’evan-gelista Giovanni non tanto un miracolo (dynamis) quanto un “segno” (semeìon). La nostra attenzione non si deve legare al fat-to in quanto tale; ciò che va cercato è il suo significato e soprattutto chi è all’origine del segno.

Questo fatto compiuto da Gesù scatena un processo contro di lui. Potremmo defi-nirlo processo in contumacia, perché egli non è più presente accanto all’uomo gua-rito. È suddiviso in quattro scene: ci sono dapprima i vicini, quelli che abitualmente incontravano il cieco e gli chiedono cosa sia veramente accaduto. Seguono altri uomini, attenti alla Legge, che portano il cieco dai farisei affinché giudichino l’operato di Gesù che ha compiuto un tale gesto nel giorno di sabato e che quindi, trasgredendo il precet-to del riposo, è un peccatore.

Nella terza scena vengono chiamati i genitori dell’uomo guarito per essere in-terrogati e questi, colti dalla paura, preferi-scono non interpretare ciò che è accaduto al loro figlio. Nell’ultima scena i farisei chia-mano in causa nuovamente l’uomo guarito per istruirlo sulla solidità della loro dottrina cercando di convincerlo ritenendo di avere l’autorità di discernere che Gesù è un pec-catore e che quindi non può fare nulla di buono.

È interessante qui la risposta dell’uomo guarito che arriva anche ad ironizzare: “Vole-

te forse diventare anche voi suoi discepoli?”.Questo sapere dei farisei, impediti dal

riconoscere una novità, prigionieri di que-sta loro falsa sicurezza, li porta a cacciare fuori dalla comunità degli osservanti fedeli alla Legge, e quindi fuori dalla Sinagoga, il cieco guarito.

Tutto si è svolto senza Gesù, non è in-tervenuto; ha lasciato che il cieco guarito se la cavasse da solo in mezzo alle difficol-tà. Il discepolo illuminato non ha bisogno della presenza fisica del Maestro; gli basta la forza della sua luce per mantenersi solido nella fede e fare scelte coerenti.

Si conclude il racconto evangelico fa-cendo rincontrare Gesù con l’uomo guarito. È sempre Gesù che va a cercarlo, gli pone una domanda: ”Tu credi nel Figlio dell’uo-mo?”. E il cieco conclude il suo incontro con Gesù dicendo: “Credo, Signore” e si prostra dinanzi a Gesù.

All’inizio il cieco non sa nulla di Gesù ma fa un percorso di fede che corrisponde a quello di ogni discepolo. L’illuminazione avviene per gradi. Ecco l’approdo alla fede: l’uomo chiamato Gesù (v. 11); il profeta (v.17); uno che viene da Dio (v.33); il Figlio dell’uomo (v.35); è il Kyrios, il Signore (v.38).

Per i farisei Gesù rimane, invece: quel tale, quell’uomo, costui; senza chiamarlo mai per nome.

All’inizio del racconto c’era un uomo cieco e molti ci vedevano. Ora la situazione è capovolta.

L’episodio del cieco nato non vuole semplicemente dirci che Gesù è la luce ma ci vuole raccontare anche il dramma della luce, l’esito che essa incontra. Que-sto incontro ci dice pure il nostro bisogno di aprirci alla luce; ci testimonia che chi è cieco, incontrando colui che è la luce del mondo diventa “capace di vedere”. Il cieco è ormai libero, lui ora è un illuminato. Essere ciechi è non aprire gli occhi, non riconosce-re la luce di Gesù nel nostro quotidiano.

della Parrocchia S. Alberto Magno - Via Principe Galletti – San Cataldo (CL) Tel. e Fax 0934 571476 - www.santalbertomagno.it

Anno XVIINovembre 2017 - n. 9

Gesù incontra il cieco nato Sac. Angelo Spilla

parroco

Grande è stata anche quest’anno la partecipazione dei gruppi par-rocchiali per la preparazione e la

distribuzione dei pasti, colazione e cena, agli extracomunitari durante la fiera per i festeggiamenti del Santissimo Crocifisso (6-10 ottobre).

Tanta collaborazione, tanta attenzione da parte di tutta la comunità, singoli e

gruppi ecclesiali, pronti ad accogliere e a servire: “Ero forestiero… ero affamato… e mi hai vestito e mi hai dato da mangiare”. Ma altrettanto sentito è stato il riconosci-mento di questi nostri fratelli che hanno usufruito di questo nostro gesto di carità fraterna. Ormai ogni anno sanno di questa

nostra premura nei loro confronti e tanto è stato pure il ricono-scimento e la gratitu-dine. Ringraziandoci

hanno sperimentato questa nostra vici-nanza nei loro confronti, sottolineando che pur essendo molti di loro musulmani, il nostro Dio è lo stesso loro Dio, mentre un senegalese ci ha detto che nella loro co-munità, in Senegal, saputo di questi gesti di carità hanno scritto: “San Cataldo, città di Dio”. L’impegno nella carità ci caratteriz-za come cristiani. San Giacomo ci ricorda che senza la carità, la fede è vana.

Auguriamoci ed impegniamoci a pra-ticare il comandamento dell’amore non soltanto in momenti sporadici, ma faccia-mone una regola di vita costante.

Lo facciamo a Gesù stesso.

La commemorazione dei fedeli defun-ti appare già nel secolo IX, in conti-nuità con l’uso monastico del secolo

VII di consacrare un giorno completo alla preghiera per tutti i defunti. Amalario, nel secolo IX, poneva già la memoria di tutti i defunti successivamente a quelli dei santi che erano già in cielo. È solo con l’abate be-nedettino sant’Odilone di Cluny che questa data del 2 novembre fu dedicata alla com-memorazione di tutti i fedeli defunti, per i quali già sant’Agostino lodava la consue-tudine di pregare anche al di fuori dei loro anniversari, proprio perché non fossero tra-scurati quelli senza suffragio.

La Chiesa è stata sempre particolar-mente fedele al ricordo dei defunti. La spe-ranza cristiana trova fondamento nella Bib-bia, nella invincibile bontà e misericordia di Dio. «Io so che il mio redentore è vivo e che,

ultimo, si ergerà sulla polvere!», esclama Giobbe nel mezzo della sua tormentata vi-cenda. Non è dunque la dissoluzione nella polvere il destino finale dell’uomo, bensì, attraversata la tenebra della morte, la vi-sione di Dio. Il tema è ripreso con potenza espressiva dall’apostolo Paolo che colloca la morte-resurrezione di Gesù in una suc-cessione non disgiungibile. I discepoli sono chiamati alla medesima esperienza, anzi tutta la loro esistenza reca le stigmate del mistero pasquale, è guidata dallo Spirito del Risorto. Per questo i fedeli pregano per i loro cari defunti e confidano nella loro in-tercessione. Nutrono infine la speranza di raggiungerli in cielo per unirsi gli eletti nel-la lode della gloria di Dio.

Perché si ricordano i defunti il giorno dopo la solennità di Tutti i Santi?

Nella professione di fede del cristiano

noi affermiamo: «Credo nella santa Chiesa cattolica, nella comunione dei Santi». Per “comunione dei santi” la Chiesa intende l’insieme e la vita d’assieme di tutti i cre-denti in Cristo, sia quelli che operano anco-ra sulla terra sia quelli che vivono nell’altra vita in Paradiso ed in Purgatorio. In que-sta vita d’assieme la Chiesa vede e vuole il fluire della grazia, lo scambio dell’aiuto reciproco, l’unità della fede, la realizzazio-ne dell’amore. Dalla comunione dei santi nasce l’interscambio di aiuto reciproco tra i credenti in cammino sulla terra i credenti viventi nell’aldilà, sia nel Purgatorio che nel Paradiso. La Chiesa, inoltre, in nome della stessa figliolanza di Dio e, quindi, fratellan-za in Gesù Cristo, favorisce questi rapporti e stabilisce anche dei momenti forti durante l’anno liturgico e nei riti religiosi quotidiani.

“Ero Forestiero... ero affamato”

Preghiamo per i defuntiIntroduce

Don Angelo SpillaParroco e Presidente dell’Associazione Sant’Alberto Magno

Intervengono

Massimo Sorce Docente di Elettrotecnica presso l’Euroform di Canicattì

«La vita e le opere di Ernesto Riggi»

Luigi BontàDocente di Lettere

presso il Liceo artistico “F. Juvara” di San Cataldo

«Ernesto Riggi e le tradizioni popolari sancataldesi»

Modera

Salvatore Barone Associazione Sant’Alberto Magno

Martedì 14 novembre 2017, alle ore 18.30, presso la parrocchia Sant’Alberto Magnodi San Cataldo,si terrà l’incontro sul tema

La S.V. è cordialmente invitata a partecipare

Parrocchia Sant’Alberto MagnoSan Cataldo

Ernesto Riggi, cantore della comunità sancataldese

Dentro la memoria

Introduce

Don Angelo SpillaParroco e Presidente dell’Associazione Sant’Alberto Magno

Intervengono

Massimo Sorce Docente di Elettrotecnica presso l’Euroform di Canicattì

«La vita e le opere di Ernesto Riggi»

Luigi BontàDocente di Lettere

presso il Liceo artistico “F. Juvara” di San Cataldo

«Ernesto Riggi e le tradizioni popolari sancataldesi»

Modera

Salvatore Barone Associazione Sant’Alberto Magno

Martedì 14 novembre 2017, alle ore 18.30, presso la parrocchia Sant’Alberto Magnodi San Cataldo,si terrà l’incontro sul tema

La S.V. è cordialmente invitata a partecipare

Parrocchia Sant’Alberto MagnoSan Cataldo

Ernesto Riggi, cantore della comunità sancataldese

Dentro la memoria

OTTOBRE 2017

Battesimi: Nicosia Gabriele; Lombardo Lorenzo; Torregrossa Gioia Pia;

Riggi Larisa Maria

25° matRimONiO:Emma Michele e Mirella Torregrossa

FuNeRali: Weiss Elfriede Marianna; Saporito Calogero;

Giambra Giuseppe; Graci Lina

AVVENIMENTI

1. tutti i giovedì di ogni mese (sant’alberto magno):- adorazione eucaristica: dalle 8.30 alle 19.00- Celebrazione dei Vespri: ore 18.30- lectio Divina: ore 19.00

2. Oratorio parrocchiale: Martedì e Giovedì dalle ore 18.00 alle ore 20.00 presso i locali dell’Oasi parrocchiale in Sant’Alberto Magno

ORARIO SANTE MESSEsant’alberto magno:Feriali: ore 8.00 e 18.00 (non si celebra la Messa serale di Mercoledì e Giovedì)Sabato: ore 8.00 – 19.00(ore 20.00: Comunità Neocatecumenali)Domenica: ore 8.00 - 11.00 - 19.00santa maria di Nazareth:Feriali: ore 17.30 (solo Mercoledì e Sabato) Domenica: ore 09.30

ALTRI AVVISI

AVVISI LITURGICO – PASTORALINOVEMBRE 2017

Martedì 1 Solennità di tutti i SantiGiornata della santificazione universale

Mercoledì 2

Ore 15.00

Ore 16.00

Commemorazione di tutti i fedeli defunti Inizio Ottavario dei defunti (2-14 novembre)Raduno presso la Parrocchia Santa Maria delle Grazie Padri Mercedari e inizio Pellegrinaggio al CimiteroS. Messa al Cimitero

Venerdì 3Ore 18.00

Primo Venerdì del meseSanta Messa per i malati

Sabato 4 Ore 18.15 Cenacolo primo sabato del mese

Domenica 5 Ore 19,00 S. Messa Parrocchiale per i defunti di quest’ultimo anno

LA REDAZIONETel. 0934 571476

www.santalbertomagno.itE-mail [email protected]

Autorizz. del Tribunale di Caltanissetta N. 213 del 15/05/2008Direttore Responsabile: Sac. Angelo SpillaHanno collaborato: I Sacerdoti della Parrocchia, Salvatore Paruzzo, Morena Vicari, Angelo Lo PianoMessaggeri dell’ECO: Amico Gina; Balsamo Pina; Bella Lidia; Cantella Giusep-pa; Cazzetta Maria; Dell’Uomini Maria; Diliberto Assunta; Falzone Vincenzo; Galletti Aldo; Galletti Gianluca; Giannavola Concetta; Guarneri Federico; Lauricella Provvidenza; Mangione Rosa; Miceli Francesco; Palermo Enza; Paruzzo Salvatore; Pignatone Michelina; Riggi Rosetta; Sanguedolce Dina; Tirrito Giuseppe; Tomasella Antonio; Vicari Benito; Impaginazione: Fatima ConsiglioStampa: Tipolitografia PARUZZO (Z.I.) Caltanissetta - www.paruzzo.it

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Seguici su

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SANT’ALBERTO MAGNOTRIDUO

Giovedì 9 Ore 18,00 Santa Messa celebrata da don Cataldo AmicoVenerdì 10 Ore 18,00 Santa Messa celebrata da don Cataldo Amico

Sabato 11 Ore 19,00 Santa Messa celebrata da don Cataldo Amico FESTA

Domenica 12 Ore 08.00

Ore 11.00Ore 17.30

Ore 18.30

Ore 19.30

Santa Messa celebrata da don Marko Cosentino, vicario parroc-chiale Santa Messa celebrata da don Angelo Spilla, parroco Santa Messa celebrata da Mons. Giuseppe La Placa, vicario ge-nerale della DiocesiProcessione del Simulacro – Si attraversano le seguenti vie: Via Principe Galletti, Via Belvedere, Corso Europa, Piazza degli Eroi, Corso Sicilia, Via Pirandello e Via Principe GallettiAnima la Processione il Corpo bandistico “ Gioacchino Rossini”Distribuzione dei biscotti di Sant’Alberto MagnoEstrazione premi Lotteria. Seguono fuochi pirotecnici.

Lunedì 13 Ore 18.00 Ore 20,30

Santa Messa“siamo venuti ad adorarti” – Adorazione Eucaristica notturna

Martedì 14 Ore 18.00Ore 18.30

Santa MessaConvegno: “Dentro la memoria. Ernesto Riggi cantore della comunità sancataldese” - introduce don Angelo Spilla, interven-gono Massimo Sorce e Luigi Bontà, modera Salvatore Barone.

Mercoledì 15Ore 18.00Ore 19.30

Ore 20.30

Festa liturgica di Sant’Alberto MagnoSanta Messa celebrata da don Marko Cosentino “Jubilate Deo” – Terza Rassegna delle Corali polifoniche di musica sacra. Serata con “Muffolette e vino novello”

Venerdì 17 ore 20.00 Incontro Comitato Festeggiamenti di S. Alberto Magno – Chiesa Santa Maria di Nazareth

Sabato 18 ore 20.00 Cineforum parrocchiale “Fireproof” di Alex Kendrick (2008) presso il salone di Santa Maria di Nazareth

Lunedì 20 ore 18.45 Incontro Ministri straordinari della Comunione Martedì 21 ore 19.00 Incontro con i genitori dei ragazzi del catechismo (S. Alberto M.)Mercoledì 22 ore 18.30 Incontro gruppo catechistiVenerdì 24 ore 19.00 Incontro cittadino dei giovani verso il Sinodo dei vescovi –

chiesa Santa Maria di Nazareth Sabato 25 Raccolta Banco Alimentare presso i supermercati della cittàDomenica 26

Ore 9.30 - 17.00

Solennità di Cristo ReRitiro spirituale Parrocchiale presso la Chiesa Santa Maria di Nazareth: “Orientamenti pastorali sulla preparazione al ma-trimonio e alla famiglia: l’abbraccio accogliente della Chiesa madre: una comunità che accompagna” animazione Rinnova-mento nello Spirito e Gruppo Catechisti, con partecipazione an-che dei ragazzi di Prima Confessione e dei loro genitori. Portare pranzo da condividere

Martedì 28 ore 19.00 Consiglio Pastorale ParrocchialeMercoledì 29 Inizio Novena Immacolata ConcezioneGiovedì 30 Ore 17,30 Liturgia penitenziale comunitaria (confessioni)