della Parrocchia S. Alberto Magno - Via Principe Galletti...

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P resso i semiti, il nome esprimeva l’es- senza delle persone, la sua identità, e pronunciare il nome di Dio significava averlo “in persona”, alla propria presenza. Il nome presso il popolo ebraico veniva concepito molto più di un segno convenzio- nale dato a cose e persone per comunicare. Fa parte integrante di chi lo porta; esprime il suo compito nell’universo, lo distingue e lo caratterizza. Stava per indicare la realtà stes- sa nella sua identità più profonda. Chi rico- nosce il nome di una persona entra in un rapporto di comunione intima e profonda. La persona si manifesta in modo misterioso per il suo nome. Per gli orientali potremmo dire che il nome è il doppio della persona: lì dove sta il nome sta anche la persona. Ancora più complessa, però, era la que- stione del nome di Dio. Rispettare il nome, non utilizzandolo banalmente, significava dunque onorare Dio riconoscendone la Sua grandezza. Per questo presso le popolazioni dell’antico Oriente si ignorava l’atto blasfemo, quello che noi oggi chiamiamo blasfemia nel lin- guaggio colto. Chi crede in Dio userà il suo nome solo per benedirlo e lodarlo perché, quando lo pronunciamo, “Dio si volta verso di noi”. Ci ricordiamo della vocazione di Mosè quando Dio lo chiama dal roveto ardente presso il monte di Dio, l’Oreb. Una voce proclama il nome sacro divino. Mosè riceve la missione di ritornare in Egitto per libera- re il suo popolo e questi dice a Dio che gli parla:“Ecco io vado dagli Israeliti e dico loro: ‘Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi’. Ma diranno: ‘Qual è il suo nome? E io che cosa risponderò loro?’. Dio disse a Mosè: ‘Io sono colui che sono!’ E aggiunse: ‘Così dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi’”(Es 3,13-14). Notiamo intanto una cosa sorprenden- te. Questo nome non è un sostantivo ma un verbo: “Io sono”. La tradizione ebraica lo riporta con quattro consonanti: JHWH, ricollegandolo al verbo essere. Da notare però che c’è la proibizione nel pronunciar- lo. Gli ebrei chiameranno Dio con il termine “‘Adonaj, cioè Signore. Gianfranco Ravasi ne dà la sua spiega- zione quando scrive: “La risposta è proprio nel significato del nome presso gli orientali. Se esso incarna la realtà di una persona, è ovvio che il nome di Dio è ignoto e ineffa- bile, proprio come il suo essere misterioso”. Ciò significa che il “nome di Dio” rimanda a un verbo, “Io-Sono”, a una presenza effica- ce, a un’azione che si insinua e opera nella storia degli uomini. La liberazione esodica, che seguirà, ne è testimonianza viva e spe- rimentabile”. Ma c’è pure una seconda parte in que- sto comando: “Non pronunzierai il nome del Signore invano” (Es 20,7 e Dt 5,11). “In- vano” (“shaw’) indica qualcosa di falso, di vuoto, vano, inutile . È il termine con cui si indica l’idolo. Questo secondo comando si collega al primo. La vera bestemmia è scambia- re il nome e la persona di Dio con nome “vano” di una cosa inutile e impotente. Un precetto che va contro la falsa religione; sa- rebbero gli idoli di oggi che ci costruiamo. Pensiamo al vitello d’oro del deserto che si era costruito il popolo ebreo (cfr Es 32). Il secondo comandamento proibisce la fab- bricazione e il culto delle immagini – idoli. Ma vediamo ancor più concretamente il significato di questo secondo comanda- mento. Il nome di Dio è Dio stesso: bestem- mia e imprecazione banalizzano il rappor- to fra l’uomo e la divinità e offendono chi crede. Questo comandamento, quindi, invita a recuperare il rispetto verso Dio e proibisce la strumentalizzazione del suo nome quan- do lo si usa per coprire soprusi, giustificare guerre o violenze o giurare il falso. Nessuna guerra, nessuna violenza, nessuna ingiusti- zia deve essere compiuta in nome di Dio, perché Dio non benedice il male. Il nome di Dio è nome santo ed esige riverenza e amore. Pensiamo però a quanti atteggiamenti di leggerezza che sconfi- nano addirittura anche nel disprezzo: be- stemmia, spettacoli dissacranti, scherno a pubblicazioni altamente offensive del sen- timento religioso. Ricordiamoci che offendendo Dio non si commette soltanto una colpa morale, ma si viola pure il diritto delle persone al rispet- to delle proprie convinzioni religiose. Come ci dovrebbe essere di richiamo la poesia di Davide Maria Turoldo (1916 – 1992, religioso e poeta dell’Ordine dei Servi di Maria, cantore di Dio e servo degli uomini: “È tra i primi tuoi comandamenti: non nominate il nome di Dio invano. Cosa abbiamo fatto del tuo nome, Signore! Non invocatemi più fino a quando un solo fan- ciullo è rovinato da voi grandi… Non nomi- natemi più, uomini, almeno per molti anni. Quale altro nome così macchiato e detur- pato? Quanto è il sangue innocente versato in mio onore? E quante le ingiustizie che fui costretto a coprire? Per favore, non nomi- nate il mio nome invano”. Coltiviamo una reverente venerazione verso il nome santo di Dio. Non dimenti- chiamoci di questo: quando pronunziamo il nome di Dio, Dio si gira verso di noi. della Parrocchia S. Alberto Magno - Via Principe Galletti – San Cataldo (CL) Tel. e Fax 0934 571476 - www.santalbertomagno.it Anno XVI Novembre 2016 - n. 9 Non nominare il nome di Dio invano Sac. Angelo Spilla parroco

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Presso i semiti, il nome esprimeva l’es-senza delle persone, la sua identità, e pronunciare il nome di Dio significava

averlo “in persona”, alla propria presenza. Il nome presso il popolo ebraico veniva

concepito molto più di un segno convenzio-nale dato a cose e persone per comunicare. Fa parte integrante di chi lo porta; esprime il suo compito nell’universo, lo distingue e lo caratterizza. Stava per indicare la realtà stes-sa nella sua identità più profonda. Chi rico-nosce il nome di una persona entra in un rapporto di comunione intima e profonda. La persona si manifesta in modo misterioso per il suo nome. Per gli orientali potremmo dire che il nome è il doppio della persona: lì dove sta il nome sta anche la persona.

Ancora più complessa, però, era la que-stione del nome di Dio.

Rispettare il nome, non utilizzandolo banalmente, significava dunque onorare Dio riconoscendone la Sua grandezza. Per questo presso le popolazioni dell’antico Oriente si ignorava l’atto blasfemo, quello che noi oggi chiamiamo blasfemia nel lin-guaggio colto.

Chi crede in Dio userà il suo nome solo per benedirlo e lodarlo perché, quando lo pronunciamo, “Dio si volta verso di noi”.

Ci ricordiamo della vocazione di Mosè quando Dio lo chiama dal roveto ardente presso il monte di Dio, l’Oreb. Una voce proclama il nome sacro divino. Mosè riceve la missione di ritornare in Egitto per libera-re il suo popolo e questi dice a Dio che gli parla:“Ecco io vado dagli Israeliti e dico loro: ‘Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi’. Ma diranno: ‘Qual è il suo nome? E io che

cosa risponderò loro?’. Dio disse a Mosè: ‘Io sono colui che sono!’ E aggiunse: ‘Così dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi’”(Es 3,13-14).

Notiamo intanto una cosa sorprenden-te. Questo nome non è un sostantivo ma un verbo: “Io sono”. La tradizione ebraica lo riporta con quattro consonanti: JHWH, ricollegandolo al verbo essere. Da notare però che c’è la proibizione nel pronunciar-lo. Gli ebrei chiameranno Dio con il termine “‘Adonaj”, cioè Signore.

Gianfranco Ravasi ne dà la sua spiega-zione quando scrive: “La risposta è proprio nel significato del nome presso gli orientali. Se esso incarna la realtà di una persona, è ovvio che il nome di Dio è ignoto e ineffa-bile, proprio come il suo essere misterioso”. Ciò significa che il “nome di Dio” rimanda a un verbo, “Io-Sono”, a una presenza effica-ce, a un’azione che si insinua e opera nella storia degli uomini. La liberazione esodica, che seguirà, ne è testimonianza viva e spe-rimentabile”.

Ma c’è pure una seconda parte in que-sto comando: “Non pronunzierai il nome del Signore invano” (Es 20,7 e Dt 5,11). “In-vano” (“shaw’) indica qualcosa di falso, di vuoto, vano, inutile . È il termine con cui si indica l’idolo.

Questo secondo comando si collega al primo. La vera bestemmia è scambia-re il nome e la persona di Dio con nome “vano” di una cosa inutile e impotente. Un precetto che va contro la falsa religione; sa-rebbero gli idoli di oggi che ci costruiamo. Pensiamo al vitello d’oro del deserto che si era costruito il popolo ebreo (cfr Es 32). Il secondo comandamento proibisce la fab-bricazione e il culto delle immagini – idoli.

Ma vediamo ancor più concretamente il significato di questo secondo comanda-

mento. Il nome di Dio è Dio stesso: bestem-mia e imprecazione banalizzano il rappor-to fra l’uomo e la divinità e offendono chi crede.

Questo comandamento, quindi, invita a recuperare il rispetto verso Dio e proibisce la strumentalizzazione del suo nome quan-do lo si usa per coprire soprusi, giustificare guerre o violenze o giurare il falso. Nessuna guerra, nessuna violenza, nessuna ingiusti-zia deve essere compiuta in nome di Dio, perché Dio non benedice il male.

Il nome di Dio è nome santo ed esige riverenza e amore. Pensiamo però a quanti atteggiamenti di leggerezza che sconfi-nano addirittura anche nel disprezzo: be-stemmia, spettacoli dissacranti, scherno a pubblicazioni altamente offensive del sen-timento religioso.

Ricordiamoci che offendendo Dio non si commette soltanto una colpa morale, ma si viola pure il diritto delle persone al rispet-to delle proprie convinzioni religiose.

Come ci dovrebbe essere di richiamo la poesia di Davide Maria Turoldo (1916 – 1992, religioso e poeta dell’Ordine dei Servi di Maria, cantore di Dio e servo degli uomini: “È tra i primi tuoi comandamenti: non nominate il nome di Dio invano. Cosa abbiamo fatto del tuo nome, Signore! Non invocatemi più fino a quando un solo fan-ciullo è rovinato da voi grandi… Non nomi-natemi più, uomini, almeno per molti anni. Quale altro nome così macchiato e detur-pato? Quanto è il sangue innocente versato in mio onore? E quante le ingiustizie che fui costretto a coprire? Per favore, non nomi-nate il mio nome invano”.

Coltiviamo una reverente venerazione verso il nome santo di Dio. Non dimenti-chiamoci di questo: quando pronunziamo il nome di Dio, Dio si gira verso di noi.

della Parrocchia S. Alberto Magno - Via Principe Galletti – San Cataldo (CL) Tel. e Fax 0934 571476 - www.santalbertomagno.it

Anno XVINovembre 2016 - n. 9

Non nominare il nome di Dio invanoSac. Angelo Spillaparroco

«Sono stanco di dire Dio; io voglio sen-tirlo»: quest’icastica affermazione di Blaise Pascal, che fa capolino tra le

righe dell’Introduzione di questo libro, mi pare possa essere considerata come il punto sorgi-vo, o come una sorta di fulcro, delle riflessioni biblico-pastorali di don Angelo Spilla. Essa suggerisce l’opportuno - anzi: il necessario - capovolgimento che occorre operare nell’e-vangelizzazione, specialmente quando que-sta ha il suo soggetto nella parrocchia, pic-cola Chiesa in cammino, che si riscopre oggi costitutivamente estroversa, missionaria, tesa ad uscire da sé e dai propri antichi assetti - del resto resi ormai incerti da mille metamorfosi culturali e sociali -, perciò chiamata ad annun-ciare il Vangelo sia a chi ha l’urgenza di ascol-tarlo per la prima volta perché da troppo tem-po se ne sta indifferente e persino diffidente ai margini della comunità credente, sia a chi ha il bisogno di riascoltarlo di nuovo perché, pur stando da sempre dentro la comunità stessa, se n’è lasciato distrarre o - peggio - vi si è stan-camente abituato.

Il capovolgimento è formidabile: si tratta non più - o almeno: non più soltanto - di parlare riguardo a Dio, bensì di mettersi primaria-mente in ascolto di Lui. L’evangelizzazione è, appunto, questo: anzitutto stare in ascolto del dirsi di Dio, cioè della Parola con cui Egli stesso parla di Sé. La comunità credente, così, diventa consapevole che il suo compito mis-sionario consiste nel rendersi disponibile alla Parola, prima ancora che nel disporsi a prendere la parola. In questo senso, rievangeliz-zare equivarrà a ricominciare quasi daccapo o, più preci-samente, dal Principio, cioè non necessariamente a par-tire dai “rudimenti” dottrinali e catechistici più elementari (seppure, in taluni casi, an-che questo tornerebbe uti-le), ma piuttosto a partire dall’essenziale, che è la Paro-la di Dio.

Don Massimo NaroSe mi ami non piangere Se mi ami non piangere! Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine, e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami. Qui si è ormai assorbiti dall’incanto di Dio, dalle sue espressioni di infinità bontà e dai riflessi della sua sconfinata bellezza. Le cose di un tempo sono così piccole e fuggevoli al confronto. Mi è rimasto l’affetto per te: una tenerezza che non ho mai conosciuto. Sono felice di averti incontrato nel tempo, anche se tutto era allora così fugace e limitato. Ora l’amore che mi stringe profondamente a te, è gioia pura e senza tramonto. Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa del tuo arrivo tra noi, tu pensami così! Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di solitudine, pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte, dove ci disseteremo insieme, nel trasporto più intenso alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità. Non piangere più, se veramente mi ami!

Padre G. Perico – Sant’Agostino

Parola udita, celebrata, incarnataPercorso mistagogico per i nostri giorni

Anche quest’anno il Centro Caritas Madre Speranza ha accolto,

presso i locali della nostra parrocchia, innumerevoli extracomu-

nitari che durante la fiera merceologica di Ottobre erano presen-

ti con le loro bancarelle per le vie di San Cataldo.

Da venerdì 7 a martedì 11 Ottobre i vari gruppi parrocchiali si sono al-

ternati per preparare e offrire ai numerosi ambulanti un pasto caldo a

colazione e a cena. Giornalmente erano circa 130 i pasti che venivano

preparati e distribuiti con sincera generosità. Si è creato un bellissimo

momento di fraternità con i nostri fratelli extracomunitari che ringrazia-

vano per ciò che ormai da più di 10 anni facciamo per loro e per rendere

un po’ meno pesante il lavoro in questi giorni di fiera.

Un bel momento di vera amicizia cristiana si è venuto a creare anche tra

noi membri dei gruppi parrocchiali che abbiamo avuto modo di trascor-

rere in serena compagnia delle ore insieme e regalare sorrisi a persone

davvero speciali.

Un vero grazie va a tutti coloro che hanno partecipato in vario modo

a questa bella avventura, preparando i pasti, portando latte, biscotti,

pane, frutta, abbigliamento e quanto altro necessitava in questi giorni.

Tantissimi grazie li abbiamo ricevuti anche da loro ogni qual volta che

venivano a trovarci… Un arrivederci al prossimo anno!

Lia e Gaetano Medico

Angelo SPILLA

Paruzzo Editore, Caltanissetta 2016

Il libro di don Angelo Spillaverrà presentato da Don Massimo Naro al termine dei festeggiamentidel patrono parrocchialepresso la parrocchia Sant’Alberto Magno, martedì 15 novembre alle ore 19,00.

OTTOBRE 2016

BattesimO: Ragolia Clara

50° matRimONiO:Calà Michele e Martorana Grazia; Longo Domenico e Pilato Giuseppina

FuNeRali: Giuseppe Palmeri; Intilla Salvatore; Roccaro Giuseppa

AVVENIMENTI

1. tutti i giovedì di ogni mese (sant’alberto magno):- adorazione eucaristica: dalle 8.30 alle 19.00- Celebrazione dei Vespri: ore 18.30- lectio Divina: ore 19.00

2. Oratorio parrocchiale: Martedì e Giovedì dalle ore 18.00 alle ore 20.00 presso i locali dell’Oasi parrocchiale in Sant’Alberto Magno

ORARIO SANTE MESSEsant’alberto magno:Feriali: ore 8.00 e 18.00 (non si celebra la Messa serale di Mercoledì e Giovedì)Sabato: ore 8.00 – 19.00(ore 20.00: Comunità Neocatecumenali)Domenica: ore 8.00 - 11.00 - 19.00santa maria di Nazareth:Feriali: ore 17.30 (solo Mercoledì e Sabato) Domenica: ore 09.30

ALTRI AVVISI

AVVISI LITURGICO – PASTORALINovembre 2016

Martedì 1 Solennità di tutti i SantiGiornata della santificazione universale

Mercoledì 2

Ore 15.00

Ore 16.00

Commemorazione di tutti i fedeli defunti Inizio Ottavario dei defunti (2-14 novembre): ore 8,00 e 18,00Raduno presso la Parrocchia Santa Maria delle Grazie Padri Mer-cedari e inizio Pellegrinaggio al CimiteroS. Messa al Cimitero

Venerdì 4Ore 18.00

Primo Venerdì del meseSanta Messa per i malati

Domenica 6 Ore 19,00 S. Messa Parrocchiale per i defunti di quest’ultimo anno

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SANT’ALBERTO MAGNOTRIDUO “La Tua Misericordia ci salvi”Giovedì 10 ore 18,00

ore 19,00Santa Messa celebrata dal novello sacerdote don Maurizio NicastroSerata con “Pane cunsatu e vino novello”

Venerdì 11 ore 18,00ore 20,30

Santa Messa celebrata da don Giuseppe Alessi“siamo venuti ad adorarti” – Adorazione Eucaristica notturna

Sabato 12 ore 19,00 ore 20,00

ore 21,00

Santa Messa celebrata da don Giuseppe Alessi “Jubilate Deo” – Terza Rassegna delle Corali polifoniche di musica sa-cra. Serata con “Muffolette e vino novello”

FESTA Domenica 13 ore 08,00

ore 11,00

ore 17,30ore 18,30

ore 20,00

S. Messa celebrata da don Vincenzo Valenza, vicario parrocchiale S. Messa celebrata da Mons. Giuseppe La Placa, vicario generale della DiocesiS. Messa celebrata da don Giuseppe AlessiProcessione del Simulacro – Si attraversano le seguenti vie: Via Prin-cipe Galletti, Via Belvedere, Corso Europa, Viale della Rinascita, Via Do-natori di Sangue, Corso Unità d’Italia, Piazza degli Eroi, Corso Sicilia, Via Pirandello e Via Principe GallettiAnima la Processione la banda musicale Santa Cecilia.Estrazione premi Lotteria. Seguono fuochi pirotecnici.

Lunedì 14 ore 16,30 Giubileo parrocchiale dell’Anno Santo presso la Cattedrale di CL (partenza da via Donatori di Sangue). Ore 18,00: S. Messa celebrata da Don Angelo Spilla in Cattedrale

Martedì 15 ore 18,00ore 19,00

S. Messa celebrata da don Massimo Naro Presentazione da parte di don Massimo Naro del volume di don A. Spilla “Parola udita, celebrata, incarnata:percorso mistagogico per i nostri giorni” - Esposizione di opere pittoriche di Elia Atanasio Giuseppe

Mercoledì 16 ore 18,30 Incontro catechisti Venerdì 18 ore 20,00 Incontro Comitato Festeggiamenti di S. Alberto Magno – Chiesa Santa

Maria di NazarethSabato 19 ore 18,00 Chiusura della Visita Pastorale e della Porta Santa del Giubileo

della Misericordia – Cattedrale di CL Domenica 20

ore 16,00Solennità di Cristo ReCineforum:Sette opere di misericordia; Regia. G. e M. De Serio(Salone S. Maria di Nazareth)

Lunedì 21 ore 18,45 Incontro Ministri straordinari della Comunione Maretdì 22 ore 19,00 Consiglio Pastorale ParrocchialeGiovedì 24 ore 17,00 Liturgia penitenziale comunitaria (confessioni)Venerdì 25 ore 18,30

ore 20,00

Corso formazione per operatori di pastorale giovanileChiesa Madre San Cataldo Inizio corso di preparazione al Matrimonio (Salone - Parr. S. Alberto Magno)

Sabato 26 Raccolta Banco Alimentare presso i supermercati della cittàDomenica 27 ore 9,30

- 17,00 Ritiro spirituale Parrocchiale presso la Chiesa Santa Maria di Naza-reth: “amoris laetitia: alla luce della Parola: la realtà e le sfide delle famiglie” Animazione: Azione Cattolica e Gruppo Catechisti, con par-tecipazione anche dei ragazzi di Prima Confessione e dei loro genitori. Portare pranzo da condividereConvegno Diocesano Aggregazioni Laicali

Lunedì 28 Inizio Novena Immacolata Concezione Martedì 30 ore 19,00 Lectio diocesana di Avvento per sposi e fidanzati (Chiesa Madre

- Montedoro)

LA REDAZIONETel. 0934 571476

www.santalbertomagno.itE-mail [email protected]

Autorizz. del Tribunale di Caltanissetta N. 213 del 15/05/2008Direttore Responsabile: Sac. Angelo SpillaHanno collaborato: I Sacerdoti della Parrocchia, con Carlo Medico, Salvatore Paruzzo, Morena Vicari, Angelo Lo Piano, Maria Grazia Capizzi, Graziella Riggi.Messaggeri dell’ECO: Amico Gina; Balsamo Pina; Bella Lidia; Cantella Giusep-pa; Cazzetta Maria; Dell’Uomini Maria; Diliberto Assunta; Falzone Vincenzo; Galletti Aldo; Galletti Gianluca; Giannavola Concetta; Guarneri Federico; Lauricella Provvidenza; Mangione Rosa; Miceli Francesco; Palermo Enza; Paruzzo Salvatore; Pignatone Michelina; Riggi Rosetta; Sanguedolce Dina; Tirrito Giuseppe; Tomasella Antonio; Vicari Benito.Impaginazione: Fatima ConsiglioStampa: Tipolitografia PARUZZO (Z.I.) Caltanissetta - www.paruzzo.it

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