Anno XVII n. 46 - Dicembre 2007 - € 0,50 Supplemento a...

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o L’ Aquil ne In redazione: Rosario Mazzeo, Enrico Leonardi, Angela Belussi. Anno XVII n. 46 - Dicembre 2007 - € 0,50 La scuola "L'Aurora-Bachelet" è a Cernusco sul Naviglio in Via Mosè Bianchi/Via Buonarroti Tel: 02 92111020 - Fax: 02 9238883 - E-Mail: [email protected] - www.aurorabachelet.it Supplemento a "Libertà di educazione" Editore CeSeD, Autorizzazione Trib. di Milano n. 153 del 15/4/1997 Direttore responsabile: F. Tagliabue Direttore: Giuseppe Meroni Impaginazione e grafica: Cobri Srl Stampa: Jona Srl - Paderno D. (Mi) PAROLE E FATTI DALLE SCUOLE LIBERE indice Nessuno, infatti, può ritenere di conoscere e di sapere ogni cosa e, quindi, chiudere gli occhi e la mente alla realtà, cioè smettere di imparare. Lo potrebbe sola- mente un... cadavere: un uomo morto. “Imparare è un’esperienza. Tut- to il resto è solo informazione.” Questa frase di Einstein, slogan dell’Aurora Bachelet per l’anno scolastico 2007-2008, esprime in modo efficace il bisogno di realtà che avverte ogni uomo vivo. Che cosa c’entra la realtà? Moltissimo. L’esperienza, infat- ti, è rapporto consapevole con il reale nei suoi aspetti singolari e nella sua totalità; un rapporto che provoca le esigenze di bel- lezza, di verità, di felicità, di giustizia, connaturali ad ogni uomo. Una persona fa esperien- za di una cosa quando di quella cosa coglie il senso che ha per lei, e quindi cresce nella misura in cui verifica una risposta alle suddette esigenze. L’esperienza è il modo con cui cresce la persona e si sviluppa la coscienza di ogni uomo. Ecco perché “Vivere è crescere e cre- scere è imparare” (Clausse). Che cosa c’entra la scuola? La scuola è luogo e strumento dell’imparare a fare esperienza della realtà anche attraverso lo studio delle materie e delle di- scipline, che sono punti di vista sul mondo degli uomini e delle cose che la tradizione consegna alle giovani generazioni. E’ am- biente educativo dell’appren- dimento, è comunità che educa istruendo. Com’è una scuola che intende educare istruendo? La scuola che educa istruendo, come riconosce lo stesso Mini- stro Fioroni nella lettera che ac- compagna le Nuove indicazioni nazionali sul curricolo scolasti- co, è una scuola che “non riduce tutto il percorso della conoscen- za alla semplice acquisizione di competenze”, che richiede un “surplus” di responsabilità del docente e del genitore come “maestri di vita”, che mette al centro “la persona: un essere unico ed irripetibile”. E’ una scuola che si caratteriz- za come “luogo d’incontro e di crescita di persone”, come “stru- mento d’educazione”, come offerta d’istruzione alla persona del bambino e del ragazzo che “ha bisogno di essere aiutato a scoprire il valore di se stesso, delle cose e della realtà.” E’ una scuola che non può né deve ban- dire la realtà perché “questa per- sona, unica ed irripetibile, può essere educata a conoscere, ad accettare, a tirar fuori e costruire sé, solo entrando in rapporto con la realtà che la circonda”. E’, in altre parole, la scuola del- l’esperienza più che delle infor- mazioni, dell’imparare usando la ragione, dello studiare senza censurare le proprie esigenze. E’ una scuola come l’Aurora Bachelet. EDITORIALE Educare istruendo le classi raccontano | la scuola media Poche lezioni, un grande risultato . . . . .2 Laboratorio di informatica . . . . . . . . .3 Con le nostre mani ma con la tua forza . . . . . . . . . . . . .3 Back to Dublin!. . . . . . . . . . . . . . . .4 Dall’osservazione allo studio della prospettiva. . . . . . . . . . . . . . .4 Studiare scienze e scoprire chi sono . . .5 Altro che numeri !!! . . . . . . . . . . . . .5 Conoscersi attraverso la statistica . . . . . . . . . . . . . . . . . .6 Natale in musica e parole. . . . . . . . . .6 Discovering new horizons: from Liguria to Nairobi . . . . . . . . . . .7 Il capoclasse . . . . . . . . . . . . . . . . .8 Una scelta importante . . . . . . . . . . .8 Palla…! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 Corsa campestre…! . . . . . . . . . . . . .9 La Sagrada Familia . . . . . . . . . . . . .9 le classi raccontano | la scuola elementare Imparare in seconda elementare . . . . 10 Occhi, cuore, mente aperti alla novità . 11 Conoscere è un’esperienza . . . . . . . . 11 Fare storia . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 famiglie in azione | genitori & figli A3B: Associazione Amici Aurora Bachelet . . . . 14 ...inviti...inviti...inviti...inviti... . . . . . . 15 Tutti gli uomini “soffrono” la sete dell’imparare. Siano essi scienziati o uomini della strada, poeti o operai, ingegneri nucleari o casalinghe, bambini o ragazzi, docenti o genitori.

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oL’Aquil neIn redazione: Rosario Mazzeo, Enrico Leonardi, Angela Belussi.

Anno XVII n. 46 - Dicembre 2007 - € 0,50

La scuola "L'Aurora-Bachelet" è a Cernusco sul Naviglio in Via Mosè Bianchi/Via BuonarrotiTel: 02 92111020 - Fax: 02 9238883 - E-Mail: [email protected] - www.aurorabachelet.it

Supplemento a "Libertà di educazione"Editore CeSeD, Autorizzazione Trib. di Milano n. 153 del 15/4/1997Direttore responsabile: F. TagliabueDirettore: Giuseppe MeroniImpaginazione e grafi ca: Cobri SrlStampa: Jona Srl - Paderno D. (Mi)

PAROLE E FATTI DALLE SCUOLE LIBERE

indice

Nessuno, infatti, può ritenere di conoscere e di sapere ogni cosa e, quindi, chiudere gli occhi e la mente alla realtà, cioè smettere di imparare. Lo potrebbe sola-mente un... cadavere: un uomo morto.“Imparare è un’esperienza. Tut-to il resto è solo informazione.” Questa frase di Einstein, slogan dell’Aurora Bachelet per l’anno scolastico 2007-2008, esprime in modo effi cace il bisogno di realtà che avverte ogni uomo vivo.

Che cosa c’entra la realtà?Moltissimo. L’esperienza, infat-ti, è rapporto consapevole con il reale nei suoi aspetti singolari e nella sua totalità; un rapporto che provoca le esigenze di bel-lezza, di verità, di felicità, di giustizia, connaturali ad ogni uomo. Una persona fa esperien-za di una cosa quando di quella cosa coglie il senso che ha per

lei, e quindi cresce nella misura in cui verifi ca una risposta alle suddette esigenze.L’esperienza è il modo con cui cresce la persona e si sviluppa la coscienza di ogni uomo. Ecco perché “Vivere è crescere e cre-scere è imparare” (Clausse).

Che cosa c’entra la scuola?La scuola è luogo e strumento dell’imparare a fare esperienza della realtà anche attraverso lo studio delle materie e delle di-scipline, che sono punti di vista sul mondo degli uomini e delle cose che la tradizione consegna alle giovani generazioni. E’ am-biente educativo dell’appren-dimento, è comunità che educa istruendo.

Com’è una scuola che intende educare istruendo? La scuola che educa istruendo, come riconosce lo stesso Mini-stro Fioroni nella lettera che ac-

compagna le Nuove indicazioni nazionali sul curricolo scolasti-co, è una scuola che “non riduce tutto il percorso della conoscen-za alla semplice acquisizione di competenze”, che richiede un “surplus” di responsabilità del docente e del genitore come “maestri di vita”, che mette al centro “la persona: un essere unico ed irripetibile”. E’ una scuola che si caratteriz-za come “luogo d’incontro e di crescita di persone”, come “stru-mento d’educazione”, come offerta d’istruzione alla persona del bambino e del ragazzo che “ha bisogno di essere aiutato a scoprire il valore di se stesso, delle cose e della realtà.” E’ una scuola che non può né deve ban-dire la realtà perché “questa per-sona, unica ed irripetibile, può essere educata a conoscere, ad accettare, a tirar fuori e costruire sé, solo entrando in rapporto con la realtà che la circonda”.

E’, in altre parole, la scuola del-l’esperienza più che delle infor-mazioni, dell’imparare usando la ragione, dello studiare senza censurare le proprie esigenze. E’ una scuola come l’Aurora Bachelet. ■

▼ EDITORIALE▼

Educare istruendo▼

le classi raccontano | la scuola media

Poche lezioni, un grande risultato . . . . . 2

Laboratorio di informatica . . . . . . . . . 3

Con le nostre mani ma con la tua forza . . . . . . . . . . . . . 3

Back to Dublin! . . . . . . . . . . . . . . . . 4

Dall’osservazione allo studio della prospettiva . . . . . . . . . . . . . . . 4

Studiare scienze e scoprire chi sono . . . 5

Altro che numeri !!! . . . . . . . . . . . . . 5

Conoscersi attraverso la statistica . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

Natale in musica e parole . . . . . . . . . .6

Discovering new horizons: from Liguria to Nairobi . . . . . . . . . . . 7

Il capoclasse . . . . . . . . . . . . . . . . .8

Una scelta importante . . . . . . . . . . .8

Palla…! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9

Corsa campestre…! . . . . . . . . . . . . .9

La Sagrada Familia . . . . . . . . . . . . .9

le classi raccontano | la scuola elementare

Imparare in seconda elementare . . . . 10

Occhi, cuore, mente aperti alla novità . 11

Conoscere è un’esperienza . . . . . . . . 11

Fare storia . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

famiglie in azione | genitori & fi gli

A3B: Associazione Amici Aurora Bachelet . . . .14

...inviti...inviti...inviti...inviti... . . . . . . 15

Tutti gli uomini “soffrono” la sete dell’imparare. Siano essi scienziati o uomini della strada, poeti o operai, ingegneri nucleari o casalinghe, bambini o ragazzi, docenti o genitori.

2 oL’Aquil nedicembre 2007

le classi raccontanola scuola media

Alunni di I A e di I C

▬ Prima di lasciare spazio alle impressioni dei ragazzi, alcune parole di presentazione della Prof. Peraboni titolare di scienze matematiche nelle due classi.

L’osservazionePer introdurre l’argomento è sta-to fatto un gioco di osservazione su un oggetto di uso comune come l’astuccio e un esercizio di descrizione di un frutto. Attra-verso di essi abbiamo capito che l’osservazione chiama in causa tutti i cinque sensi. Anzi! Quello della vista l’abbiamo potenziato

attraverso l’uso del microscopio ottico e stereoscopico. Abbiamo così potuto osservare, oltre ad alcuni minerali, anche un’exu-via di vipera! Attraverso invece un fumetto sull’arrugginimento dei chiodi

abbiamo scoperto i vari passi del metodo sperimentale, neces-sario per effettuare un’indagine scientifi ca.Il lavoro sull’osservazione non è però concluso: infatti la Prof. ci ha proposto (con nostro grande piacere!) un “miscoscopio-day!” in cui potremo osservare cam-pioni portati in classe da noi ma prima rigorosamente selezionati e classifi cati. Ecco perché ab-biamo già cominciato a studiare cosa signifi chi classifi care.

► Questo lavoro ci è piaciuto molto ed è risultato anche utile perché abbiamo imparato ad os-servare attentamente il mondo che ci circonda e ad analizzarlo

attraverso una procedura ben precisa. Inoltre abbiamo sco-perto che i microscopi ci fanno scoprire particolari inimmagina-bili ad occhio nudo. (Alessia e Francesca)► A me è piaciuta molto questa

esperienza perché, attraverso l’uso dei microscopi, sembra di entrare in un nuovo, fantastico, gigantesco mondo! (Carlo)► Per noi è stata un’esperienza bellissima ed indimenticabile perché abbiamo potuto osserva-re dal vivo la pelle della vipera, mai vista prima! Averla inoltre osservata a tre ingrandimenti di-versi ci ha permesso di focaliz-zare la nostra attenzione di volta in volta su diversi particolari. (Luca e Simone)► Questo lavoro è stato molto bello perché l’abbiamo fatto tutti insieme, ci siamo divertiti e abbiamo capito che le cose si possono osservare da tanti punti di vista. E questo ci ha permesso di diventare dei “micro-scopri-tori” sempre pronti a scoprire qualcosa di nuovo e di diverso. (Alessandro)► Scienze si è preannunciata una materia molto appassionan-te: in poche ore abbiamo impa-rato cose davvero interessanti, come ad esempio ad utilizzare il microscopio ottico e quello ste-reoscopico. (Elisa)► Osservare in modo scientifi co è più complicato di quello che mi aspettassi! Però se si seguono tutti i passaggi del metodo spe-rimentale ci si sente veramente uno scienziato! (Tommaso)► Ho capito che per diventare un vero scienziato non solo devo prima diventare un buon osser-vatore ma devo anche studiare la realtà seguendo tutti i passaggi del metodo scientifi co. (Pietro)► Vorrei che ogni lezione fosse così: imparare sperimentando è bellissimo! (Sofi a)

La classifi cazioneConsequenziale all’osservazio-ne è la classifi cazione perché è necessario dare un nome e sco-prire le caratteristiche dell’og-getto analizzato. Il lavoro in classe è iniziato con un esempio di classifi cazione in cui ciascuno di noi ha partecipa-to: dovevamo scegliere i criteri per riordinare i libri della nostra libreria (in I A) e i vestiti del no-stro armadio (in I C). E ne sono uscite delle belle! Subito abbia-mo capito che un vero scienziato usa solo criteri utili, facili da in-dividuare ma soprattutto ogget-tivi, altrimenti non potrebbero avere valenza universale.Classifi care è come costruire una grande matrioska in cui ogni bambola contiene organismi con caratteristiche simili. Di grande aiuto ci è stata l’insiemistica, un ramo della matematica che ci permette di comprendere le rela-zioni fra elementi e gruppi.

Prima però abbiamo ripercorso la storia della classifi cazione na-turale, conoscendo personaggi come Aristotele, Plinio, Teofra-sto e Linneo, che ha ideato l’at-tuale sistema di classifi cazione binomia.Per poter operare raggruppamen-ti abbiamo però prima dovuto imparare il signifi cato di alcuni termini specifi ci come eterotro-fo, autotrofo, pluricellulare, eu-cariote, ecc… Ma le spiegazioni e lo studio dell’etimologia delle parole (molto caro alla prof. Peraboni!) ci hanno aiu-tato molto. Ora eravamo

pron-ti per provare a classifi care in prima persona. Così prima ci siamo sbiz-zarriti con i Cinque Regni e poi abbiamo provato a classi-fi care le sei classi di Vertebrati,

prima attraverso uno schema di chiavi analitiche e poi seguendo la fi logenesi, cioè l’evoluzione degli organismi.

► Se questo è il frutto di poche lezioni… alla fi ne dell’anno sa-remo dei veri scienziati! (Mar-tina)► Nonostante mio fratello mag-giore non mi avesse parlato bene di questo argomento... a me è piaciuto molto. Alla fi ne siamo anche riusciti, attraverso uno schema gigante, a classifi care tutti i Vertebrati! (Gregorio)► L’argomento che per ora mi è piaciuto di più è stata la clas-sifi cazione. Quando dovevamo scrivere sul quaderno mi sono annoiato un po’ ma quando era tempo di domande e spiega-zioni mi sono divertito molto. (Andrea)► Abbiamo conosciuto scien-ziati che, prima di noi, hanno provato a classifi care gli esse-ri viventi. A me sono piaciute molto queste lezioni e spero che continueremo a fare molti espe-rimenti. (Cecilia)► L’argomento che mi è piaciu-to di più è stata la classifi cazio-ne binomia inventata da Linneo perché ho capito come mai il nome scientifi co degli organi-smi è composto da due nomi. (Giacomo) ■

Osservare, classifi care…

Poche lezioni, un grande risultatoAlcuni alunni raccontano le esperienze fatte nelle ore di scienze, in cui hanno affrontato due grandi temi: l’osservazione e la classifi cazione.

le classi raccontano | la scuola media

3oL’Aquil nedicembre 2007

Gisella Perabonidocente di scienze matematiche

▬ L’ora settimanale dedicata al Laboratorio di informatica vie-ne “vissuta” in compresenza in modo tale da poter suddividere la classe in due gruppi più pic-coli che, di settimana in settima-na, si alternano tra l’attività di disegno tecnico proposta in aula dalla professoressa di tecnologia e il laboratorio di informatica organizzato dalla docente di ma-tematica. Il percorso viene strutturato su 10-12 lezioni per gruppo, per una durata totale di circa sei mesi e si propone di veicolare in modo alternativo e interattivo gli argomenti svolti in classe duran-te le lezioni di aritmetica e geo-metria. E’ un modo privilegiato per aiutare i ragazzi a trasforma-re le informazioni in conoscenze attraverso l’esperienza: proposta di cui noi docenti ci siamo in-caricati in particolar modo que-st’anno, seguendo il consiglio di Albert Einstein, preso a motto per l’anno scolastico 2007-2008: “Imparare è un’esperienza: tut-to il resto è solo informazione”.Nella classe prima il percorso si articola su due grandi tema-tiche:1. la ripresa dell’UdA di inizio

anno “Mi presento” in cui si affronta la rappresentazione grafi ca in campo statistico at-traverso Excel;

2. lo studio degli enti geometrici attraverso il software Cabri.

In seconda invece il laboratorio assume prettamente un signi-fi cato geometrico, in quanto si utilizza l’informatica per lo studio dei poligoni e delle loro proprietà (triangoli, quadrilateri e poligoni regolari), delle iso-metrie e dell’equiscomponibi-lità, concetto di fondamentale importanza per comprendere le formule per il calcolo delle aree dei quadrilateri.In terza si conclude il percorso geometrico con Cabri affron-tando i teoremi di Pitagora ed Euclide, il piano cartesiano, lo sviluppo sul piano dei poliedri e la rappresentazione di questi attraverso le assonometrie. Si riprende poi lo studio della sta-tistica in modo più approfondito attraverso Excel nell’ultima par-te dell’anno.

Il laboratorio tecnico-informati-co, oltre a dare la possibilità di lavorare in gruppi più ristretti e quindi con proposte più perso-nalizzate, presenta anche altri numerosi aspetti positivi. Il software Cabri stesso, per la sua natura dinamica, fornisce la possibilità di scoprire corrispon-denze ed invarianze delle pro-prietà geometriche, il che risulta di fondamentale importanza per sviluppare nei ragazzi la compe-tenza di cogliere relazioni.Esso fornisce poi un notevole

aiuto a chi ha diffi coltà nell’uti-lizzare correttamente gli stru-menti del disegno tecnico. Su-perando questo scoglio, alcuni ragazzi sono riusciti a scoprire alcune caratteristiche geometri-che che, attraverso un disegno non corretto, non erano emerse.Inoltre, per utilizzare corretta-mente Cabri, è necessario cono-scere il linguaggio specifi co del-la geometria e quindi si richiede che i ragazzi abbiano come base un notevole studio di defi nizioni e proprietà. Ultimo, ma non per importanza, l’obiettivo di sviluppare abilità di pianifi cazione del lavoro, di gestione dell’errore e di seguire procedure e sequenze di coman-di in modo accurato.La verifi ca degli obiettivi pro-posti, oltre ad avvenire in itinere durante il momento della sintesi a fi ne lezione e di ripresa all’ini-zio della lezione successiva, tro-va riscontro in una verifi ca scrit-ta sommativa a fi ne percorso, in cui trovano spazio sia defi nizio-ni geometriche, sia costruzioni tecniche, sia conoscenze infor-matiche.L’utilità e la validità di questo lavoro (riconosciuta anche dalla scuola tramite il rinnovo di tutta l’attrezzatura informatica) emer-ge di anno in anno dalle risposte dei ragazzi e spinge contempo-raneamente noi docenti ad una programmazione sempre più dettagliata e specifi ca. ■

Quando il computer è al servizio dell’esperienza

Laboratorio di informaticaDa quattro anni ormai la scuola ha intrapreso l’avventura dell’informatica durante le ore curricolari della mattina.

Francesca Pezzi, Francesca Mapelli, Alessia Borgonovo, Hasley Gozzi classe I

▬ La mostra parla dei monaci benedettini, del loro fondatore, della vita nel monastero, delle tecniche e degli attrezzi da essi in-ventati e che usiamo ancora oggi. Il monastero, cioè il luogo in cui risiedevano i monaci, è costruito con un’architettura geometrica che ricorda l’ordine del creato e, come abbiamo visto nella pianta di San Gallo, è molto grande e suddiviso in più ambienti, ognuno dei quali con funzioni diverse: il chiostro è il punto di incontro dei monaci, la sala del camino è situata vicino allo scriptorium sia per riscaldare i monaci “amanuensi” che passavano molte ore intenti al loro lavoro, sia per mantenere liquido l’inchiostro. Qui, infatti, i monaci ricopiavano a mano e in bella scrittura antichi manoscritti che iniziavano con una capolettera, cioè una lettera molto grande con un disegno che rappresentava l’argomento del testo. C’era anche il refettorio, la sala del capitolo, dove ogni sera si leggeva un capitolo tratto dalle regole di San Benedetto, le cel-le dove dormivano i monaci, le biblioteche e le farmacie dove si trovavano gli infusi per curare le malattie.I monaci si occupavano della scuola e dei malati, perché nel prossimo vedevano la presenza di Dio. Intorno al monastero si trovavano i campi che i monaci coltivava-no con tecniche innovative: praticavano ad esempio la rotazione annuale dei raccolti, perché capirono che i cereali assorbono molti sali minerali dal terreno che va coltivato allora con erbe fo-raggere. Inventarono le marcite, cioè una specie di cunetta nel terreno dove dalla cima scende l’acqua verso due direzioni. In questo modo si otteneva un’irrigazione costante e quindi un rac-colto cinque volte più abbondante. Nel monastero c’erano anche i magazzini, dove i monaci conservavano i prodotti e le merci che vendevano nei mercati ad un prezzo inferiore rispetto ai mercan-ti. I monaci sono stati anche gli inventori delle dighe che ancora sono molto utilizzate nei Paesi Bassi.La musica era molto importante per i monaci e per questo hanno inventato le sette note musicali dando origine al canto gregoria-no. E’ stato interessante scoprire che i benedettini siano stati i primi dopo le invasioni barbariche a riprendere l’apicoltura, l’artigiana-to, la gestione delle acque, la bonifi ca dei terreni, il commercio.Il loro motto era “ora et labora” che in latino signifi ca “prega e lavora”: secondo San Benedetto le due attività stavano insieme perché ugualmente degne per l’uomo.Il titolo della mostra “Con le nostre mani ma con la tua forza” signifi ca che i monaci facevano tutto con le loro mani, ma con la forza e l’incoraggiamento di Dio. E’ stata molto interessante perchè ha illustrato il medioevo a partire dai suoi protagonisti: i monaci. ■

La fede all’origine dell’opera di S. Benedetto. Le radici cristiane dell’Europa in una mostra

Con le nostre mani ma con la tua forzaLa mostra è stata allestita nella Chiesa Antica di Cologno Monzese a cura della “Associazione S. Benedetto Amici delle opere di carità”. Ha avuto circa duemila visitatori tra i quali numerosi alunni di scuole medie, elementari e gruppi di ragazzi che frequentano il catechismo. Le classi I A e I C l’hanno visitata lo scorso Venerdì 9 novembre. Ecco il loro racconto.

le classi raccontano | la scuola media

4 oL’Aquil nedicembre 2007

Maddalena Contini,docente di lingua inglese

- Ogni mattina i ragazzi hanno frequentato i corsi di lingua pres-so una delle scuole dell’Emerald Cultural Institute, mentre di po-meriggio hanno svolto varie at-tività proposte o visitato luoghi signifi cativi della città. E’ stata una vacanza ricca di esperienze, che i ragazzi hanno vissuto con grande entusiasmo.“Durante la permanenza in Ir-landa” racconta Simone “siamo stati ospitati da alcune famiglie irlandesi che accolgono d’esta-te ragazzi di ogni nazionalità. Il primo giorno, quando siamo arrivati, i genitori sono venuti a prenderci e ci hanno accolto calorosamente. Una volta arri-vati a casa, abbiamo iniziato a dialogare (anche a gesti) con le persone della casa. Ogni mat-tina le famiglie ci offrivano la colazione e il “packed lunch”, poi uscivamo di casa a prendere i rispettivi autobus per andare a scuola. Dopo cena spesso gioca-vamo in giardino, guardavamo la tv o stavamo in camera a rac-contarci la giornata. Le famiglie si sono sempre rivelate ospitali nei nostri confronti”.

Sicuramente il fatto di essere in famiglia ha costretto i ragazzi a giocarsi in prima persona, mi-gliorando così la competenza linguistica, come infatti raccon-tano Laura e Federica: “In fa-miglia non c’eravamo solo noi italiane, ma anche due ragazzi spagnoli e due ragazze cine-si e questa è stata una buona occasione per approfondire la lingua. Comunicare a volte non era molto semplice, ma la alla fi ne ci si riusciva a capire. La signora voleva che a tavola ci si rivolgesse reciprocamente in in-glese (anche fra noi italiane) e ci richiamava ogni volta che ci di-menticavamo. Abbiamo dovuto adattarci alle diverse abitudini, per esempio in Irlanda si cenava normalmente alle sei in punto e

non alle otto come in Italia!Non era sempre facile stare in famiglia per via della comuni-cazione e della diversa cultura, ma abbiamo saputo arrangiarci. Sinceramente possiamo affer-mare che il tempo trascorso in famiglia è stato molto utile per-ché ci sembra di aver imparato molto”. Anche Sofi a e Chiara sono state molto contente della famiglia che le ha accolte perché “stan-do in famiglia si impara molto di più l’inglese, soprattutto se ci sono bambini che giocando con te ti fanno diverse domande. I genitori sono stati molto gentili, tanto che l’ultima sera ci hanno portato a mangiar fuori e poi al centro commerciale. Ci hanno aiutato quando non capivamo quello che dicevano, perchè cercavano di parlare lentamen-te usando parole più semplici. Inoltre, il fatto di essere in due per famiglia è stato molto bello perché quando una delle due non capiva veniva aiutata dalla compagna”.

Anche l’esperienza a scuola è stata importante, perché le classi erano formate da alunni di di-versa nazionalità ma di uguale livello linguistico, e ciò ha per-messo agli insegnanti di fare un lavoro di potenziamento più personalizzato. Luca, per esem-

pio, si è trovato in una classe in cui non conosceva nessuno: “ Sì, infatti, sono stato obbligato a conoscere nuova gente e sono stato molto contento. Le lezioni erano strutturate in ore di gram-matica e di conversazione in cui si interagiva con gli altri parlan-do di se stessi o di cosa ci stava succedendo durante la vacanza. Mi sono divertito perchè le at-tività che ci venivano proposte talvolta erano anche insolite, ma facevano imparare aspetti nuovi della lingua inglese che in classe non si imparano”. Sharon: “Abbiamo avuto quattro insegnanti che in modi differen-ti ci hanno fatto imparare cose che non sapevamo o che non avevamo capito. Le lezioni non erano diffi cili da seguire, ma in classe dovevamo parlare solo ed esclusivamente in inglese, anche perché i professori non volevano che usassimo i dizionari perché dicevano che solo parlando si imparava la pronuncia e l’ac-cento. Il pomeriggio invece era diverso, cioè si imparava ma svolgendo attività come basket, recitazione, ballo, giochi di so-cietà, oppure si andava a visi-tare cattedrali, musei e castelli accompagnati dalle nostre pro-fessoresse e da un insegnante della scuola”. Durante la vacanza è stato an-che possibile visitare una delle

meravigliose isole Aran.“La nostra gita è iniziata venerdì” raccontano ancora Luca e Simone “ e dopo un veloce pran-zo al sacco ci siamo fermati di fronte alle rovine di un antico monastero cristiano sulle rive del fi ume Shannon. Qui abbia-mo potuto osservare e imparare numerose particolarità del po-polo irlandese dopo la cristianizzazione dell’Irlanda. Siamo infi ne giunti alla città portuale di Galway,

dove abbiamo cenato in un ri-storante irlandese. Dopo cena abbiamo raggiunto un paesino dove ci siamo sistemati nei tipici bed and breakfast. La mattina seguente, deliziati da una ricca Irish breakfast, abbiamo prose-guito il tragitto verso il porto, dove abbiamo preso il battello che ci ha portato a Inis Mor, l’isola più grande. Come prima cosa siamo andati a Messa (re-citata in gaelico) e poi abbiamo fatto un tour percorrendo la via delle sette Chiese. A piedi sia-mo saliti lungo un sentiero che portava alle cosiddette “cliffs”, cioè le meravigliose scogliere a picco sul mare. Lo spettacolo che ci si presentava davanti era mozzafi ato. Sulla via del ritorno abbiamo visto delle foche in riva al mare che si sono gentilmente messe in posa sotto i nostri nu-merosi fl ash. Questa gita sarà diffi cile da dimenticare, e penso che ognuno di noi sarebbe pron-to a ripetere questa avventura”.

I ragazzi sono tornati davvero contenti di ciò che hanno visto, incontrato ed imparato; si sono aiutati e fatti compagnia; ma so-prattutto hanno fatto esperienza che l’inglese è veramente uno strumento per conoscere la real-tà. ■

L’esperienza irlandese della vacanza studio degli alunni della Bachelet

Back to Dublin!Per il secondo anno consecutivo un gruppo di una ventina di studenti, accompagnati dalle loro insegnanti di inglese, ha trascorso una vacanza studio di due settimane a Dublino. Gli alunni che vi hanno partecipato raccontano quelle giornate.

Emanuele Bassi, Luca Gironi, Andrea Negrelli, Classe III A

- Il cammino che abbiamo percorso durante questi tre anni col prof. Bellina, nostro docen-te di arte, è stato molto ricco e vario.

Da “primini” abbiamo iniziato a disegnare ciò che ci circondava a partire da piccoli oggetti come la mela e le foglie. Poi durante le ore di compresenza con l’inse-gnante di lettere abbiamo osser-vato e disegnato alcuni aspetti del romanzo “Lo Hobbit” e del fi lm “Il Signore degli Anelli”, aiutati anche da documenti por-tati dallo stesso Prof. Bellina. Man mano che imparavamo ab-biamo iniziato con le tempere, imparando ad utilizzare i giusti colori sulle nostre tavole, crean-doli noi stessi con le varie com-binazioni di colori primari.

In seconda media c’è stata una novità: la conoscenza dell’arte nella storia, iniziando dall’età classica, passando per quella medioevale e arrivando infi ne all’età rinascimentale, soffer-mandoci in particolare su tre grandi pittori: Raffaello, Leo-nardo e Michelangelo. Abbiamo visto anche il fi lm dedicato ad esso.

Infi ne arriviamo ad oggi, a no-vembre della terza media. Stia-mo affrontando in storia dell’ar-te il ‘700 e l’800 e per quanto riguarda il disegno un fantastico lavoro sulla prospettiva per rap-presentare le nostre città imma-ginarie.

Secondo noi l’educazione arti-stica è una materia interessante, perché vengono trattati molti aspetti della realtà che ci circon-da, e impariamo a conoscere le culture artistiche che ci hanno tramandato le antiche civiltà che si sono ispirate alla perfezione dell’antica Grecia. ■

Percorso artistico

Dall’osservazione allo studio della prospettiva

Tre ragazzi raccontano le esperienze fatte nel triennio durante le ore di Arte e Immagine.

le classi raccontano | la scuola media

5oL’Aquil nedicembre 2007

Alunniclasse III A

▬ Nella prima parte di que-st’anno, durante le lezioni di scienze, abbiamo ripreso il la-voro concluso l’anno scorso sul corpo umano, in cui avevamo messo davvero tanta passione e tanto impegno. Attraverso la lettura del brano “Il nostro corpo” di Angelo Ve-scovi abbiamo capito come i nostri apparati si integrino alla perfezione per farci svolgere tut-te le funzioni biologiche di cui siamo capaci.Abbiamo anche scoperto come tutto sia soggetto ai principi del-la termodinamica: ad esempio quello che noi chiamiamo sem-plicemente “invecchiamento” ora sappiamo essere un fenome-no che porta al disordine, come vuole una legge della fi sica! Ed il nostro corpo fa di tutto per contrastarlo e permetterci una vita in salute!Grazie a questo articolo abbia-mo anche avuto l’occasione di parlare di cellule staminali e di scoprire che il sangue del cordo-ne ombelicale, che contiene pro-prio una signifi cativa quantità di queste cellule, viene utilizzato, in alternativa al midollo osseo, per combattere molte malattie come la leucemia.Quest’anno, in terza, siamo an-dati oltre l’aspetto fi siologico del nostro organismo. Abbiamo infatti approfondito il tema del-l’adolescenza in modo scien-tifi co, studiando cioè come i cambiamenti fi sici siano accom-pagnati da cambiamenti psicolo-gici, e che è proprio questo fatto che rende la pubertà uno dei mo-menti più diffi cili della vita.Cercando di elencare proprio le modifi cazioni visibili del nostro corpo ci siamo resi anche conto di come il momento dello svi-luppo sia personale: non è che allo scattare dei quattordici anni diventiamo tutti adulti! Abbia-mo sì raggiunto la maturità ge-nerativa, ma non sempre questa è accompagnata da una maturità

Adolescenza. Il racconto di due alunni che stanno scoprendo se stessi

Studiare scienze e scoprire chi sono

Paola Segaclasse III A

▬ Quest’anno, durante le ore di matematica, ho fatto un incontro molto particolare… Mi sono imbattuta in una nuova materia: l’algebra.Avevo già sentito parlare di questa materia l’anno scorso dai ragazzi di terza, che si lamentavano per le diffi coltà incontrate nello studio di questa disciplina.In effetti sconsiglio vivamente ai primini di seguire una lezione di alge-bra perché rischierebbero di restare sconvolti: i numeri, oltre ad avere un segno, sono sostituiti da lettere! E vi dico che è possibile anche fare delle operazioni…Guai a chi fa facce affrante durante le spiegazioni: la prof. è convinta che l’algebra sia bellissima! E sinceramente ci sta proprio convincendo di questo, perché lezione dopo lezione la materia non è poi così incom-prensibile come sembrava.Quindi, ragazzi di prima e seconda, fate presto ad arrivare in terza, così potrete cimentarvi anche voi con una materia nuova e stimolante come l’algebra. ■

Una ragazza di terza media racconta il suo…incontro con l’algebra

Altro che numeri !!!

psicologica. E questo spesso è causa di insicurezza.Tutti noi desideriamo maggiore libertà ed autonomia, ricerchia-mo un nostro stile personale che spesso si scontra con le idee dei nostri genitori, preferiamo confi darci con i coetanei…, ma ci siamo anche resi conto che quando dobbiamo prendere una decisione importante, come la scelta della scuola superiore, le nostre forze non sono suffi cienti, così chiediamo aiuto alle perso-ne adulte che ci conoscono e che ci vogliono bene, come i nostri genitori e i nostri professori.Dopo esserci confrontati tra di noi, abbiamo anche letto alcune testimonianze di nostri coetanei (in cui si evidenziava come cam-bia l’atteggiamento di un adole-scente nei confronti della scuola, dei genitori e dei coetanei stessi) per comprendere come questa età sia diffi cile e splendida allo stesso tempo.Il lavoro è stato molto interes-sante e ciascuno di noi ha con-tribuito, raccontando di sé, allo svolgimento della lezione. Eh, sì! In queste ore di scienze ab-biamo imparato a parlare di noi, ad esporre i nostri problemi e le nostre insicurezze, ma soprattut-to a confrontarci e a conoscerci meglio!Ora vi lasciamo ad alcune im-pressioni raccolte “sul campo”.

Giorgio dice: “Se siete adole-scenti come me, alcuni cambia-menti vi preoccuperanno mentre su altri ci riderete sopra perché non li sentite ancora vostri. Ma se non vi riguardano quest’an-no… state in guardia… perché potrebbero colpirvi negli anni a venire!!!”

Rebecca confi da: “La prof. pen-sa di parlare con persone adul-te!!! A volte ho provato un po’ di imbarazzo perché non mi capita spesso di parlare di me… Que-sto lavoro però mi è piaciuto un mondo perché ho capito che questi cambiamenti sono una cosa naturale”. ■

le classi raccontano | la scuola media

6 oL’Aquil nedicembre 2007

Alunniclasse I A

▬ Dopo aver intestato il nostro preziosissimo quadernone e aver fatto la mappa di ciò che avrem-mo fatto quest’anno, con la Pro-fessoressa Peraboni abbiamo subito iniziato il nostro percorso di aritmetica con un’attività sul-la statistica che ci ha permesso di conoscerci in modo originale e divertente.Tutti noi avevamo già visto dei grafi ci (ad esempio sul sussi-diario delle elemen-tari, su un giornale, in tv, ecc…) ma mai nessuno si era reso conto che dietro alla costruzione e lettura di uno di essi ci fosse una scien-za apposita! Ebbene la statistica è diventata così il nostro campo di lavoro per circa tre settimane. Per prima cosa abbiamo compi-lato una tabella riportante alcune caratteristiche di ciascuno di noi: dal paese di provenienza all’ani-male preferito, dalla squadra del cuore al numero di telefono, ecc… Dopo aver imparato un po’ di terminologia specifi ca neces-saria per affrontare l’argomento (come ad esempio popolazione, unità statistica, indagine, tabel-la a doppia entrata, frequenza, ecc…), abbiamo rielaborato i dati raccolti e costruito la re-lative tabelle di frequenza per ogni categoria. A questo punto eravamo pronti per realizzare i nostri grafi ci. Abbiamo così im-parato a costruire ed interpretare ortogrammi, istogrammi, ideo-grammi, diagrammi cartesiani, aerogrammi quadrati e circolari, sottolineando di ciascuno carat-teristiche e peculiarità.Il lavoro si è poi concluso con una verifi ca che, come ci ha detto la prof., aveva lo scopo di verifi care, come dice la parola stessa, quanto avevamo impara-to. E dobbiamo proprio dire che, oltre ad esserci divertiti e cono-sciuti, abbiamo anche scoperto quanto sia bella la statistica!► Questo lavoro mi è piaciuto tanto ed è servito per conoscerci a vicenda in modo divertente. Per questo l’ho seguito con mol-to interesse. (Maria, Laura, Vanisha e Sofi a)

► La Prof. è molto soddisfatta del nostro lavoro! Infatti, anche quando ci ha voluto mettere alla prova proponendoci il cli-mogramma (istogramma delle precipitazioni sovrapposto al diagramma cartesiano delle temperature), noi l’abbiamo stu-pita risolvendo quanto richiesto, dimostrandole di saper lavorare ragionando insieme. Di questo lavoro mi è piaciuto lo stile con cui ci è stato proposto: la pro-

fessoressa è sempre allegra e pronta ad aiutarci, anche quando abbiamo un piccolo problema.Per concludere poi questo coin-volgente lavoro abbiamo prodot-to un cartellone talmente bello ed ordinato che sembra realiz-zato col computer! Ma abbia-mo anche riempito quasi metà quaderno con tabelle, grafi ci e defi nizioni! I ritmi non sono più quelli delle elementari: in sole 9 lezioni abbiamo affrontato ed approfondito un argomento a noi sconosciuto! (Pietro)►Questo lavoro mi è piaciuto perché è un modo originale per conoscersi e non è il solito lavo-ro semplice ma noioso. Inoltre imparare a leggere e costruire i grafi ci è molto importante per-ché essi sono molto usati nella

vita quotidiana. (Hasly)► In classe il lavoro è stato se-guito con attenzione e svolto con cura e serietà. E’ stato però allo stesso tempo divertente e facile da studiare. (Greta) ► All’inizio mi era sembrata una cosa stupida invece poi ho capito che era un lavoro interes-sante. (Paolo)► Quando eravamo piccoli ci venivano proposti giochi “da piccoli”. La prof. invece ci ha

proposto un lavoro “da grandi” che, ol-tre a risultare origi-nale e divertente, ci è servito per cono-scerci e conoscere

un argomento nuovo come la statistica. (Maria Chiara)► A me lo studio della statistica è piaciuto molto e mi sono diver-tita a costruire i grafi ci proposti. Ho trovato diffi coltà ad interpre-tare alcuni ideogrammi quando l’unità di misura non era adatta al campione. Per questo ho cer-cato di capire i pregi e i difetti di ogni rappresentazione grafi ca per poterla utilizzare al meglio. (Caterina)► La prof. ci ha spiegato molto bene cos’è e a cosa serve la sta-tistica, ma solo grazie al lavoro svolto in classe insieme ai miei compagni ho capito meglio la sua utilità. Inoltre questo lavoro ci è servito per diventare amici e per rendere più bello il nostro stare insieme. (Francesca) ■

Grafi ci, tabelle… una materia nuova per gli alunni di prima

Conoscersi attraverso la statistica

Gli alunni raccontano il primo lavoro dell’anno svolto in aritmetica, durante il quale la statistica li ha aiutati a conoscersi in modo originale.

Roberta Piazza,docente di Educazione Musicale

▬ Da qualche anno con gli alunni delle classi medie si è voluto sottolineare il momento del Natale, oltre che in tradizio-nali forme, come ad esempio la preparazione del Presepe, dando spazio anche ad espressioni arti-stiche e musicali.

Come si è concretizzato questo lavoro?Siamo partiti dalla condizione dell’uomo alla ricerca del signi-fi cato della propria vita che si muove per trovare risposte. Si sono individuati canti che de-scrivessero il cammino di questa ricerca come in un “viaggio”. Ogni classe ha cantato una me-lodia natalizia tratta dalla tradi-zione di vari Paesi del mondo, spaziando in tutti i secoli proprio a sottolineare come le esigenze ultime di ogni essere umano tro-vino risposta in un avvenimento universale: il Natale.Perciò si è cantato l’Angelus in ugandese, il gospel americano, vari canti in inglese e spagnolo.

Le tradizioni natalizie sembra-no cambiare: è così anche per il canto?L’uomo di fronte alla realtà sa inventare forme sempre diver-se, così la tradizione diventa innovazione senza venir meno al signifi cato. “Oh Happy day” (che viene usato per gli auguri

di capodanno o di compleanno ma in realtà è uno spiritual) e la “Salve Regina” cantata nel fi lm “Sister Act” sono stati due esempi signifi cativi.

Quale altra espressione artisti-ca avete utilizzato?Per far emergere la strada che l’uomo deve percorrere è stato utilizzato anche il teatro: due anni fa è stata proposta una poe-sia di Eliot sui Magi e l’anno scorso i ragazzi hanno recitato in spagnolo un testo sempre ri-guardante i Magi.

Quanto sopra descritto è l’espe-rienza degli anni passati; e que-st’anno?Quest’anno per l’espressione musicale si darà ampio spazio alla tradizione europea, e nel contempo verrà proposta la fi gu-ra della Madonna di Guadalupe con testi recitati in spagnolo.Il tutto si articolerà in tre mo-menti: Attesa – Avvenimento - Natale oggi.

Quali sono i momenti di lavo-ro per dare forma all’insieme fi nale?Nel tempo dell’Avvento il lavo-ro di preparazione sulle musiche e sui testi viene svolto durante le ore di educazione musicale, mentre la preparazione del tea-tro viene seguita dalle insegnanti nei pomeriggi del “Laboratorio di musica e teatro”. ■

Gli alunni della Bachelet si preparano al Natale con canti e recitazione. Intervista

Natale in musica e parole

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7oL’Aquil nedicembre 2007

Nicoletta Barzaghidocente di Lingua Inglese

▬ Di ritorno dalla gita, l’ipotesi dell’esplorazione di nuovi mon-di è stata rilanciata durante le le-zioni di inglese, quando la classe IIA ha raccontato l’esperienza dell’uscita in lingua straniera e ha poi illustrato quest’avventu-ra con dei cartelloni esposti in occasione dell’assemblea coi genitori.All’inizio qualche alunno ha avuto paura di non farcela a rac-contare in inglese. Ma, facendo tesoro di tutto ciò che era stato imparato l’anno precedente, e attraverso i vari interventi, con i singoli ricordi, le foto e anche il libretto della gita, la classe ha ricostruito una sorta di diario delle tre giornate. Il progetto è nato in primo luogo dall’idea di poter accompagnare attraverso la disciplina quest’esperienza. Si è poi arricchito di un’ipotesi suggestiva, poiché il preside ha proposto di poter raccontare la gita ai ragazzi della scuola “Little Prince”. Sostantivi, preposizio-ni, tempi verbali vecchi e nuovi sono stati reim-piegati con uno scopo insolito, così l’esercizio si è colorato di una nuova e, soprattutto, più reale che mai, sfi da comunicativa. I ragazzi hanno quindi, piano piano, visto crescere il racconto, grazie alla loro iniziativa, al loro gusto e alla precisione nello scegliere le parole e le immagini per de-scrivere i vari momenti. Così i ragazzi hanno scoperto che san-no raccontare in inglese espe-rienze reali e che nulla è scon-tato con una lingua straniera. La collaborazione nei gruppi per creare i cartelloni ha permesso di superare le diffi coltà, lascian-dosi correggere e correggendo. Tanti affermavano che era un modo diverso di imparare, che era divertente e portava molte soddisfazioni. Qualcuno ha sug-

Ottobre 2007. Le classi seconde esplorano le Cinque Terre e le raccontano agli amici di Nairobi

Discovering new horizons: from Liguria to NairobiPoco dopo l’inizio della scuola, le classi seconde sono partite per l’uscita didattica che le ha portate ad esplorare le Cinque Terre, in Liguria, visitando e scoprendo ogni giorno luoghi diversi. La comunicazione della loro esperienza è arrivata fi no agli amici della “Little Prince”.

me delle parole, usandone una come verbo e come sostantivo (bud=germogliare, gemma), at-tingendo dalle lingue straniere (petal, sepal, gemma), coniando-ne alcune nuove (gemma=bud) a volte prese in prestito dal mondo dei suoni (chat=squittire, chiacchierare) o anche fi gurative (crown=chioma degli alberi, co-rona). E tutto il viaggio è iniziato seguendo le orme di un esplora-tore che ci ha guidato attraverso un linguaggio scientifi co con cui guardare tutta la realtà: explore, follow, look at, observe, listen… per cercare e trovare (fi nd) ogni giorno qualcosa di nuovo. ■

Via Mosè BianchiCernusco s/N Italy

3 rd November 2007

Dear friend,

I’m writing to tell you about me. My name is Anna Rossi. I go to school

to Cernusco, but I live in Concorezzo. I’m twelve years old, my birthday is

on June 1st. My favourite colour is orange and yours? I like ice-creams and

sports. I play the piano.

My father’s name is Stefano, he is a physiotherapist. My mother is a

housewife. My older sister’s name is Irene and she is 18; my brother’s

name is Giovanni and he is 16.Then I have a younger sister called Sara

Maria.

In the morning I get up at half past seven. I have breakfast at a quarter

to eight. School starts at eight o’clock and ends at a quarter past one. I do

my homework at 3 p.m. In the evening I have dinner at a quarter to nine

and I watch TV. I go to bed at half past nine.

Now I want to tell you about my school trip. On the 3rd, 4th and 5th

of October my class and I go to the Five Lands, in Liguria, in the north-

west of Italy. The fi rst day we visit Portovenere: it’s a beautiful town on

the sea. The houses are colourful and fantastic. We visit San Lorenzo and

San Pietro churches. The second day we go to the Palmaria Island with

the Mediterranean scrub. The third day we go to the Military Arsenal in La

Spezia where we visit big ships. I like this trip because all the places are

fantastic and interesting.

When we come back to school we do four posters about the trip. We

enjoy ourselves because it is a different way to work.

Write me soon and send me a photo of your family, please.

Yours, Anna

Via Mosè Bianchi

Cernusco s/N Italy

28 th October 2007

Dear friend,

I’m Davide and I’m a student of the school twinned with yours.

I live at Inzago, a small town near Milano, in the north of Italy. Where

do you live? What’s your typical day?

I get up at half past six and I have breakfast at seven o’clock. The les-

sons start at eight o’clock and they end at a quarter past one. After school

I eat with my mum and my sister. Have you got many brothers or sisters?

After lunch I do my homework and I play with my twin sister. In the eve-

ning I have dinner and I watch TV. At ten o’clock I go to bed.

Is you school good? My school is good because I have got a lot of

friends.

Now I want to tell you about one day of my school trip: from the 3rd

to the 5th of October we go to Liguria, a region in the north-west of Italy.

The third day is beautiful: we go to the Military Arsenal in La Spezia: we

visit a big ship, we see sails, weapons…This day is fantastic because I

learn new things!

I hope to receive your answer soon, Yours,

Davide

▼ Lettere inviata agli studenti della Little Prince Primary School di Nairobi dagli alunni della Bachelet nei giorni della loro visita alle Cinque Terre.

gerito di riprovare anche con al-tri argomenti, anzi sarebbe stato bello se fosse stato sempre così.Allora, perché non provare anche a descrivere in lingua la natura che ci circonda? Questa volta ha lanciato l’idea la prof. Marasco, così oggi accanto ai cartelloni scientifi ci che rivestono l’aula ce ne è anche uno in inglese e, del resto, sebbene un tempo la lingua della scienza fosse l’an-tico italiano, oggi gli scienziati di tutto il mondo comunicano e studiano in inglese!!! Il guadagno linguistico è eleva-to, ad esempio, abbiamo notato come l’inglese gioca con le for-

le classi raccontano | la scuola media

8 oL’Aquil nedicembre 2007

a cura della redazione

▬ Ragazze, ci volete racconta-re prima di tutto cosa avete fatto in generale durante questi mesi di preparazione?Abbiamo introdotto tutto questo lavoro con un incontro tenuto l’anno scorso dal nostro preside, il prof. Mazzeo, che ci ha spie-gato cosa è l’orientamento e da quali punti dovevamo partire per iniziare il nostro percorso. Ab-biamo poi proseguito in classe con i nostri docenti, documen-tandoci sull’offerta scolastica del territorio e facendo test sulle nostre attitudini. Abbiamo poi assistito alle presentazioni dei presidi di alcuni licei che ci han-no fatto capire come sono strut-turate le loro scuole.

Bene, da questo capisco che siete andate molto a fondo in questo lavoro; ma potete rac-

contarci meglio?Durante il primo incontro il pre-side ci ha spiegato che prima di tutto, per orientarsi, bisogna avere un punto di riferimento per capire la meta e il percorso che vogliamo intraprendere. Le mete possibili sono diverse. La prima è realizzare se stessi come uomini. Tenendo conto di questo occorre scegliere la scuola sen-za smettere di domandarsi “Chi vuoi essere?”. I fattori che ti possono aiutare a scegliere sono le tue attitudini (capacità), i tuoi interessi e le tue inclinazioni (es-sere portati a…). Una cosa che ci ha colpito molto delle parole del preside è stato “Come te non c’è nessuno”. In-fatti ognuno di noi ha doti, pun-ti di forza e punti di debolezza diversi.

Come scoprirli? Le scopriamo solamente stu-diando, mettendoci alla prova. Per decidere la scuola superiore

adatta a noi bisogna sapere che:1) lo studio è il nostro lavoro

ed è quello che fa conoscere noi stessi;

2) la scuola è il tuo luogo della tua responsabilità;

3) bisogna prendere sul serio la proprie domande.

Come è proseguito il lavoro?In classe abbiamo letto delle documentazioni di ragazzi più grandi di noi che raccontavano la loro esperienza. Abbiamo letto, ad esempio, un pezzo del “Diario di Anna Frank”, dove lei raccontava la sua voglia di diventare una giornalista e spie-gava tutte le sue attitudini che davano le ragioni di questo de-siderio. Abbiamo poi fatto dei test che ci hanno aiutato a scoprire le nostre attitudini. Per aiutarci a “scoprire” quali scuole esisto-no e come sono strutturate, ci è stato consegnato un manuale: l’Iter, molto utile perché elenca

tutte le materie che si studiano in tutte le scuole. Per conclu-dere il nostro percorso, durante due serate abbiamo ascoltato le presentazioni dei licei da parte di presidi e professori. Sono ve-nuti, ad esempio, due professori del liceo Don Gnocchi a presen-tarci il liceo classico e giuridico economico… Questi incontri sono stati molto signifi cativi, perché ci hanno fat-to vedere come sono strutturati sia i licei, che gli istituti tecnici e le scuole professionali.

Adesso ci potete parlare della vostra esperienza e della vostra scelta, visto che fate tutte e tre licei diversi?Alessandra: io ero indecisa tra due licei: il linguistico e lo scien-tifi co; ho preso in considerazio-ne anche il liceo classico, ma alla fi ne l’ho escluso perché non credo che potrebbe soddisfarmi a livello di persona. Volevo an-dare al liceo linguistico perché mi piacciono molto le lingue (precisando: mi piace molto la grammatica delle lingue e non tanto la storia delle nazioni), ma preferisco matematica, perciò per fare un “misto” delle mie materie preferite ho deciso di andare allo scientifi co. Infatti mi

piace molto usare la logica per risolvere situazioni problemati-che e mi piace molto scienze.Laura: un liceo che ho escluso fi n dal principio è stato lo scien-tifi co perché non mi piace molto la matematica e a quest’ultima preferisco lettere. Infatti mi piace molto leggere, per questo ho valutato l’idea di andare al classico. Ma non mi piacciono molto le lingue, compreso gre-co e latino, per questo ho deciso di andare all’artistico perché mi piace molto arte e anche la sua storia e preferisco fare tre tavole invece che tre esercizi di gram-matica!Rebecca: come Laura ho esclu-so anch’io subito il liceo scienti-fi co perché a me piace davvero molto come materia lettere. In-fatti sono stata una delle poche a leggere di mia volontà fi no alla fi ne “Il ragazzo con la cetra”. Mi piacciono tutte le materie uma-nistiche: la grammatica, epica, storia…

Alla fi ne di questo percorso vi sentite sicure della vostra scel-ta?Sì, tutte e tre ci sentiamo sicure della nostra scelta, e speriamo che la scuola superiore ci aiuti a realizzarci! ■

Verso la scuola secondaria di II grado

Una scelta importanteIntervista a tre ragazze della III A sulla loro esperienza di orientamento.

a cura della redazione

▬ “E’ stato spiegato ai ragazzi – dichiara la Prof. Ferretti - che questa fi gura ha il compito di collaborare con gli insegnanti perché la classe assuma in modo sempre più preciso la fi sionomia di un gruppo di adolescenti che lavorano guidati da un adulto. Chi ha questo incarico deve im-pegnarsi in piccoli gesti che di-mostrano la preoccupazione per i compagni, soprattutto quelli più in diffi coltà, sostituisce in alcuni momenti il docente magari gui-dando la preghiera del mattino, collabora perchè tutti si sentano a proprio agio in un ambiente ordinato e operoso”. Proponia-mo il discorso di insediamento di Simone Ratti, della I A che ha raccolto molti consensi dai suoi compagni.

Onore e responsabilità di una carica

Il capoclasseNel mese scorso nelle classi prime gli alunni hanno eletto il capoclasse, scelto tra alcuni candidati che hanno accettato di assumersi questa responsabilità.

Gentili elettori, sarò molto breve.Per me questo incarico è un onore poiché non ho mai avuto una responsabilità del genere, ma lo svolgo vo-lentieri perché credo che dare aiuto a qualcuno sia una bella esperienza da vivere. Cercherò di fare il possibile per aiutare tutti i ragazzi della mia classe nei momenti di diffi coltà e mi impegnerò ad avere notizie dei compagni assenti. Se l’insegnante mi assegnerà un incarico, sarò pronto a svolgerlo. Ci saranno mo-menti in cui magari non manterrò quel che ho appena detto per mia assenza o per alcuni problemi, per cui vi chiedo se per favore in alcuni momenti potrete fare a meno di me. Altro da dire non ho, spero che apprez-ziate questo piccolo discorso e se avete qualcosa da dirmi riguardo al mio ruolo, fatemelo sapere, io sarò sempre disponibile. Buon anno scolastico.

Il vostro capoclasse, Simone Ratti ■

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9oL’Aquil nedicembre 2007

Lorenzo Fumagalli, Pietro Grassi, Chiara Lecchi, Marco Mercadante, Paola Sega classe III A

▬ Palla! Questo è un tipico ri-chiamo che viene gridato spesso quando noi giochiamo a base-ball. Il baseball è un gioco molto antico inventato dagli Aztechi a Portorico e nel tempo si è evolu-to in tutto il mondo, ma soprat-

tutto in America dove è tuttora il gioco più famoso.E’ un gioco divertente ed ogni giocatore ha un ruolo molto im-portante. La squadra è composta da 9 giocatori in difesa e 9 in attacco.Il battitore, dopo aver battuto, deve cercare di fare punto attra-versando le tre basi e ritornando al punto di battuta. Per elimi-

narlo i difensori devono fare tre strike o toccare la base con la pallina prima che arrivi, o toc-carlo tra una base e l’altra.I maschi si sono esercitati a fare le battute con il Tie Ball (soste-gno per palline) con le palline da tennis. Lo scopo del primo giorno di allenamento è stato infatti bat-tere la pallina sul Tie Ball con una mazza di legno… ma non avendo troppa mira riuscivano solamente a colpire il sostegno o a far roteare la mazza nell’aria!Il secondo giorno è stato disa-stroso perché abbiamo corso in un campo vero così pieno di fan-go… che credevamo di essere in un campo militare!Ma fi nalmente abbiamo fatto la nostra prima partita: tutto è an-dato bene!Abbiamo fatto altre lezioni di baseball, ed ora la mitica terza A, dopo aver pian piano impa-rato le regole, è pronta per la grande sfi da che l’aspetta a no-vembre con le altre terze. ■

Il gioco del baseball

Palla…! Quest’anno in educazione fi sica le classi terze hanno iniziato a praticare il Baseball. Ecco l’esperienza di alcuni alunni.

Di corsa lungo il Naviglio

Corsa campestre…! Un’appassionante gara tra le classi seconde.

Samuele, Andrea e Pietro classe III A

▬ Ha iniziato parlando della storia della cattedrale, del suo progettatore Anton Gaudì ed infi ne ci ha raccontato come ha svolto il suo lavoro che è stato quello di costruire delle decora-zioni (a forma di frutta e di pezzi di pane) da applicare sulle torri della cattedrale stessa. Ha spie-gato che la Sagrada Familia è situata nella Spagna confi nante con la Francia, più precisamente a Barcellona, nella Catalogna. Il suo realizzatore, nato nel 1852, progettò e costruì molte opere tra cui questa cattedrale che è tuttora in costruzione. Ma Gau-dì, per l’imponenza dell’opera, sapeva bene che lui stesso non sarebbe riuscito a vederla com-pleta. Infatti ci lavorò 10 anni, costruendo la facciata e due torri, cosicché le generazioni fu-

ture avrebbero potuto fi nirla, se-guendo le sue indicazioni, dopo la sua morte, che avvenne il 10 giugno 1926 quando un tram lo investì.L’Arch. Fasani ha poi proseguito raccontando la vita di Gaudì.L’idea originale di Gaudì era quella di mettere tutto il creato di Dio, cioè la natura, all’interno della Sagrada Familia. In ogni angolo della chiesa infatti sono rappresentati animali: quello della malvagità, però, cioè il ser-pente è situato soltanto all’ester-no per indicare che il male è pre-sente solo fuori dalla cattedrale.

Anche le colonne rappresentano la natura in quanto assomigliano ad una foresta. Gaudì ha voluto (facendo ri-ferimento alla Bibbia) 12 torri a simboleggiare i 12 apostoli, altre 4 torri per gli evangelisti e ulteriori 2 per rappresentare la Vergine e Gesù Cristo.Un fatto ha colpito particolar-mente molti di noi: cioè che la torre più alta misura ben 175 m. ma meno della collina vicino alla città (185 m) perché Gaudì non voleva superare in altezza ciò che Dio aveva creato.Il nostro incontro si è concluso proprio con una frase del grande architetto: “Al mondo non si in-venta nulla. La fortuna di un’in-venzione consiste nel vedere quello che Dio ci mette davanti agli occhi”. Per noi ragazzi questo incontro è stato davvero molto importante e signifi cativo. ■

Un giovane architetto racconta alle classi terze la storia della bellissima cattedrale

La Sagrada FamiliaSabato 27 Ottobre le terze medie hanno incontrato l’arch. Giovanni Fasani che ha lavorato per la “Sagrada Familia”.

▬ A conclusione di un lavoro di allenamento alla resistenza, gli in-segnanti di educazione fi sica hanno proposto una gara che ha ap-passionato i ragazzi. Partendo dall’Osser-vatorio Astronomico di Cernusco situato lungo il Naviglio la corsa si è snodata su un percorso di circa 1 km, un percor-so nella bellezza della natura colorata dall’au-tunno. ■

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10 oL’Aquil nedicembre 2007

Annalisa Ruffato e Laura Ghezziinsegnanti classi II

▬ Nei primi mesi di scuola i bambini sono stati lanciati ver-so la realtà, incontrandola e os-servando le sue trasformazioni, scoprendo che ogni cosa ha un’origine e un suo percorso.Nell’ambito della programma-zione di seconda, che prevede la conoscenza delle trasformazioni che avvengono in natura, ab-biamo quindi proposto ai bam-bini la vendemmia in classe. L’esperienza è stata introdotta, nei giorni precedenti, da un’at-tenta osservazione del grappolo d’uva, grazie alla collaborazione della specialista di arte, che ha poi aiutato i bambini a dipingere il soggetto.E’ stato subito evidente, nella proposta del lavoro sull’uva e sulle sue trasformazioni, che i bambini imparano dall’espe-rienza, imparano facendo.Mentre i bambini lavoravano con l’uva, si imbattevano in una realtà che avevano già incontra-to in precedenza, erano stupiti, incuriositi.

E’ stata per loro un’esperienza ricca, un “ri-scoprire” l’uva uti-lizzando i sensi, attribuendo un nome preciso alle varie parti del grappolo, osservando i partico-lari all’interno di un tutto.La fase operativa è iniziata quin-di quando i bambini avevano già acquisito la conoscenza del frut-to su cui si stava intervenendo. Alcuni bambini si sono raccolti in piccoli gruppi attorno alle ciotole a disposizione, hanno iniziato a staccare gli acini d’uva

dal grappolo ed a romperli con le mani. Altri, nel frattempo, iniziavano a schiacciare con i piedi gli acini disposti in catini più grandi.Durante il lavoro i bambini si sono alternati in modo da poter sperimentare le diverse sensa-zioni del lavoro svolto sia con le mani che con i piedi. Abbia-mo provato anche ad ascoltare il rumore dell’uva che veniva schiacciata, poi il rumore del-l’uva ormai ridotta in poltiglia.Le nostre classi si sono quindi trasformate in “cantine” dove ogni alunno, cooperando con gli altri, ha provato il gusto, il pia-cere di pigiare l’uva.Come scrive un bambino di se-conda: “Io ho imparato a pigia-

re e ho imparato anche a sentire il rumore dei nostri piedi”.Imparare ed ascoltare non sono cose ovvie: è indispensabile per l’insegnante guidare, accompa-gnare, indicare il cammino, con la consapevolezza, però, che i passi fondamentali devono farli, da protagonisti, i bambini stessi.La cosa più bella, ed in parte sorprendente per noi insegnanti, è stato il grande interesse nato nei giorni seguenti, attorno al re-cipiente in cui abbiamo raccolto tutto il frutto del nostro lavoro. Ogni mattina, appena arrivati, i bambini si recavano nei pressi del contenitore per controllarne i cambiamenti.E’ stato interessante osservare il mosto bollire ed in seguito ver-

balizzare tutti i passi di questa trasformazione.Fissare le nostre esperienze, comunicarle è stato poi il conse-guente e fondamentale passag-gio: in classe si è quindi prepara-to il “cartellone delle scoperte”. Su tale cartellone questa frase sottolinea lo scopo ed il meto-do delle nostre esperienze: “E’ nostro compito esplorare con attenzione e cura la natura circostante, per capire come si trasformano nel tempo le cose ed essere più precisi nel nostro lavoro”.Un giorno, fi nalmente, abbiamo imbottigliato il vino completan-do così questa interessante tra-sformazione che ci ha coinvolti da protagonisti in tutti i suoi

aspetti: quel vino non era un vino qualunque, ma il nostro vino. In-fatti, partendo da questo deside-rio di “fare nostro” ancora di più il prodotto ottenuto, gli abbiamo dato un nome. Anche questa è stata un’ulteriore occasione per introdurre un argomento impor-tante: il nome proprio.L’esperienza non è fi nita con l’attribuzione del nome, poiché la curiosità verso la realtà ci ha spinti ad un’ulteriore domanda: “Si è ottenuto più vino rosso o vino bianco?”. La domanda è stata fondamentale, perché ha offerto l’opportunità ai bambini per cercare una risposta, utiliz-zando la ragione, proponendo delle ipotesi e verifi candole, ove possibile.

Ci sembra utile, a questo punto, riportare una sintesi delle osser-vazioni fatte dai nostri bambi-ni per descrivere quest’ultima esperienza: “Le bottiglie di vino bianco sono due, ma piccole e strette; quella di vino rosso è una ma larga e alta”.“Bisognerebbe usare due botti-glie uguali, ma purtroppo non sono disponibili!”.“Versiamo tutto il vino rosso e tutto quello bianco in tanti bic-chieri uguali”.Contando i bicchieri riempiti si è infi ne concluso che era di più il vino rosso.Il lavoro di misura è stato stimo-lante, anche per noi insegnanti, perché ci siamo rese conto di quanto le esperienze concrete, proposte e progettate abbiano favorito un’attività di pensiero ed una conseguente crescita nei nostri alunni. ■

Osservare, scoprire la realtà, rifl ettere su ciò che accade

Imparare in seconda elementareLe insegnanti delle classi seconde spiegano come guidano gli alunni ad osservare, a scoprire la realtà, a rifl ettere su ciò che accade con maggiore consapevolezza, attraverso esperienze sempre più precise e sistematiche.

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11oL’Aquil nedicembre 2007

osservare, di ascoltare, di porre domande e di rifl ettere signifi ca pensare a lui come reale sog-getto di conoscenza dove ogni aspetto disciplinare affrontato può diventare vera esperienza di apprendimento.

“…Ho scoperto molte cose che riguardano la centrale e, per me che sono un tipo al quale questo genere di argomenti non piace, questa è una novità... (Giulio)”.

“..La novità per me è stato sco-prire cosa c’è dietro la lampadi-na. (Daniele)”. ■

Sara Dottoriinsegnante classe V

▬ L’anno si è aperto con l’usci-ta di tutta la scuola nei dintorni di Vigevano dove ogni classe ha potuto vivere un’esperienza diversifi cata e ricca. La propo-sta per i ragazzi di V è stata la visita alla centrale idroelettrica “Ludovico il Moro”. Qui è stato possibile seguire i vari passaggi per la trasformazione dell’ener-gia idrica in energia meccanica e infi ne in energia elettrica.Di fronte a molti termini nuovi “..la turbina, che è il cuore stes-so della centrale, l’alternatore, le condotte forzate, il pettine, il vascone ed infi ne il trasforma-tore, tutti questi elementi della centrale hanno una funzione importante ed insostituibile… (Luca)” e a concetti non sempre facili da comprendere, è emerso l’interes-se dei ragazzi quando sono stati

guidati a cogliere quella realtà nuova e complessa, come tutto quello che vedevano, c’entrava con la loro vita di tutti i giorni. Se io posso accendere la luce, se posso guardare la televisione, ascoltare la radio, asciugarmi i capelli, è grazie all’intelligen-za dell’uomo che, osservando la realtà, ha saputo adoperarla per un bene utile a ciascuno. “…ho capito che per costrui-re e far funzionare la centrale, gli uomini hanno dovuto saper usare gli occhi per accorgersi che il Ticino forniva l’acqua necessaria per produrre ener-gia idroelettrica, la mente per costruire le diverse macchine,e il cuore per poter essere fi eri di ciò che avevano realizzato… (Riccardo)”.

Guidare ogni alunno attraver-so la proposta quotidiana ad un rapporto con le circostan-ze, i fatti, le cose che esistono incrementando la capacità di

L’Aurora a Vigevano

Occhi, cuore, mente aperti alla novità Lo slogan che ha introdotto questo anno scolastico, “Occhi, cuore, mente aperti alla novità”, si è da subito mostrato effi cace e vero per i ragazzi delle classi V.

Tutta la realtà

Conoscere è un’esperienzaLa mattina scolastica di un giovane studente è piena di attività, di sollecitazioni, di parole, di azioni, di sguardi, di gesti che lo chiamano ad un lavoro, all’impresa della conoscenza.

Alessandra Dallera direttrice Scuola Elementare

▬ Quali condizioni possono rendere il lavoro quotidiano di un alunno un’esperienza di co-noscenza ?Cosa ci può permettere di dire che imparare è un’esperienza?Perché la conoscenza sia un’esperienza è necessaria la

presenza di un soggetto che si faccia carico di una proposta (il maestro), di un soggetto che con quella proposta si coinvolga (alunno), di un oggetto da sco-prire, da conoscere (la realtà).

Cosa può essere conosciuto da un bambino della scuola prima-ria? Cosa deve essere privilegia-to da un insegnante come ogget-to della sua proposta?

Tutta la realtà!Imparare è realmente un’espe-rienza se apre a nuove doman-de. La domanda è segno della ricerca di un legame di senso, di signifi cato tra sé (soggetto dell’esperienza) e tutto ciò che esiste che può essere incontrato direttamente, concretamente, fi sicamente, personalmente o mediato da strumenti di cono-scenza. ■

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12 oL’Aquil nedicembre 2007

Giulia Muzzi insegnante classe III

▬ Quest’anno lo studio della storia è iniziato con l’uscita in Val Camonica dove i bambini, nella mattinata, hanno incon-trato la civiltà Camuna attraver-so l’osservazione attenta delle rocce incise ed il racconto della guida.

I bambini hanno affrontato que-sta esperienza con un coinvolgi-mento personale caratterizzato da domande pertinenti e da un atteggiamento serio e composto. Già in questa prima fase sono emersi due elementi fondamen-tali del sapere storico: l’incontro con le “fonti” (incisioni rupestri) ed il “testimone” (colui che rac-conta, guida, insegnante, adul-to).

Nel pomeriggio gli alunni hanno vissuto l’esperienza dei labora-tori ed hanno potuto immedesi-marsi nella vita dell’uomo prei-storico provando ad accendere il fuoco, a tessere, a macinare, a produrre i colori, hanno assistito alla fusione dei metalli per rea-lizzare armi e attrezzi da lavoro.

In classe l’uscita è stata ripresa attraverso momenti di rifl essio-ne e di riorganizzazione delle notizie acquisite perché i bam-

bini, guidati dall’insegnante, potessero dar loro un ordine ed iniziare a cogliere, a “fermare” quelle utili allo studio e più cor-

rispondenti al proprio interesse.L’incontro diretto e personale della civiltà Camuna ha condot-to gli alunni a riconoscere che in ogni uomo è sempre presente l’esigenza di esprimere attraver-so segni e gesti, ciò che è essen-ziale per la vita, ciò in cui crede, ciò di cui vive, ciò a cui aspira e che il tempo ed il luogo in cui l’uomo vive sono i fattori che determinano i modi, le forme con cui egli cerca di rispondere alle proprie esigenze.Questa modalità di fare storia è stata per i bambini un’occasione per vivere un’autentica espe-rienza di studio: nell’incontro con la civiltà Camuna sono stati sollecitati a muoversi per capire di più chi sono e ciò che incon-trano. ■

L’introduzione sistematica delle discipline scolastiche nella scuola elementare

Fare storiaIn terza elementare vengono introdotte in modo sistematico le discipline. Tra di esse la Storia che ha un grande valore per la formazione della consapevolezza di sé come uomo. Infatti il rapporto col passato è essenziale alla costruzione dell’io attraverso una duplice categoria: quella fondamentale della memoria (nesso signifi cativo tra sé e la tradizione a cui si appartiene) e quella conoscitiva, cioè il sapere storico (fatti, notizie che vengono posizionate in un tempo ed in uno spazio).

▲ Alunni sulle tracce della civiltà camuna nel Parco di Capo di Ponte. La guida illustra il percorso e spiega le incisioni rupestri ad un pubblico particolarmente interessato.

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14 oL’Aquil nedicembre 2007

▬ Ci spieghi questa “formu-la”?Il desiderio di alcuni genitori (e anche di ex alunni) di proseguire le fi nalità educative della scuola ha fatto nascere la “Associazione di volontariato Amici dell’Istitu-to Aurora-Bachelet”.

Quando è nata formalmente l’Associazione?L’idea circolava da parecchio tempo, ma la costituzione effet-tiva dell’Associazione è avvenu-ta alla fi ne del 2006.

Quale è lo scopo dell’A3B?

L’art. 4 dello statuto dice: “L’Associazione, nell’ambito dell’insegnamento della dottri-na sociale cristiana, persegue esclusivamente fi ni di solidarie-tà sociale con l’assenza di ogni fi nalità di lucro.In particolare l’Associazione persegue scopi di promozione culturale e sociale della fami-glia, di sostegno, anche eco-nomico, e valorizzazione della responsabilità educativa, di attenzione verso i bisogni dei bambini, degli adolescenti, dei giovani e delle loro famiglie, di promozione e di diffusione della

cultura dell’accoglienza e della carità, di solidarietà e sostegno verso le persone in diffi coltà. A tal fi ne l’Associazione svolge attività culturali, educative e ri-creative, promuove iniziative di solidarietà, organizza momenti di incontro, formazione e sensi-bilizzazione.L’Associazione, direttamente o in collaborazione con altri Or-ganismi, enti ed istituzioni, so-stiene l’esercizio dei diritti e dei doveri della famiglia in campo educativo, anche erogando borse di studio, servizi, ed assumendo altre iniziative di sostegno eco-

nomico.

Su quali temi è iniziata una ef-fettiva operosità?I soci fondatori si sono incontra-ti più volte e hanno affrontato in particolare tre temi:• un sostegno alla gestione del-

lo Studio Point: momento po-meridiano di studio assistito in cui i ragazzi sono accom-pagnati da adulti, insegnanti e studenti universitari.

• il gemellaggio con la scuola “Little Prince” di Nairobi con iniziali scambi di esperienze tra le due scuole e sostegno al

comitato promotore. • ricerca di contributi e borse di

studio per alunni bisognosi.

Quante persone sono coinvolte in questa nuova avventura?L’Associazione è stata costituita da 5 persone: Stefano dell’Orto, Alberto Invernizzi, Giuseppe In-vernizzi, Mario Oriani, Letizia Sanvito. Il consiglio direttivo è formato da tre persone.I soci sono attualmente 13.

E’ aperta a tutti?Certamente sì. “I soci invitano chi fosse interes-sato ad aderire, a rivolgersi ad una delle persone citate. Tra bre-ve sarà anche possibile consulta-re lo statuto e le modalità di ade-sione visitando il sito della scuola www.aurorabachelet.it. ■

Una nuova formula. Creatività ed impegno per la nuova associazione

A3B: Associazione Amici Aurora BacheletIntervista al Presidente, Alberto Invernizzi.

famiglie in azionegenitori & fi gli

▬ Tra i dieci nomi nuovi su cui

puntare nell’arte, sulla rivista

CLASS del mese di novembre

2007, troviamo con grande pia-

cere e sorpresa un ex alunno,

precisamente Riccardo Gavaz-

zi, con queste parole:

“Riccardo Gavazzi, 1982, Mi-lano Galleria Obraz, Milano. Un altro fi gurativo aggressivo e dalla carica fantastica. Gran-di animali e grandi ritratti.” ■

Ex Alunni

Tra i primi dieci

◄ Dal 2006 l’Aurora Bachelet è scuola sorella della Little Prince Primary School di Nairobi.

Si tratta di una scuola fondata e gestita con i fondi raccolti dall’AVSI che si trova nel quartiere Kibera,

uno degli slum più poveri al mondo.

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15oL’Aquil nedicembre 2007

Un particolare può spalancare al mondo

Da Cernusco a Nairobi (Kenia), una storia che continua: il gemel-laggio con la scuola “Little Prince”

Tradizionale mercatino di Natale all’Aurora-Bachelet

presso la sede di via Mosè Bianchi

Domenica 2 dicembre 2007 dalle 9.00 alle 18.00Durante il pomeriggio: spettacolo per i bambini e,

ad orari stabiliti, attività sportive in palestra

a cura di A.S. Goldfi ghters

“Anche quest’anno ci ritroviamo perché il regalo di Natale diventi un gusto per il tutto: da un gesto abituale, il dono per i propri cari, nasce una storia più grande verso il mondo e verso la scuo-la.” Con queste parole un gruppo di genitori dell’Aurora Bachelet invita tutta la cittadinanza ad un momento di incontro davvero eccezionale. “ Il 2 dicembre, dalle 9 alle 18, vi aspettiamo presso la sede di via Mosè Bianchi per il tradizionale banchetto natalizio in cui potrete trovare regali di ogni genere, un “caffè letterario”, attività per i ragazzi, presentazioni di particolari momenti del-l’anno scolastico”. ■

“Far sì che uno agisca di sua volontà”. Ecco l’etimologia di invitare. Non è cosa da poco questa: fare appello alla libertà per far partecipare ad un gesto pubblico che si ritiene fattore di bene per tutti. “Inviti”: una nuova rubrica dell’Aquilone. Nel mese di dicembre sono quattro i nostri inviti. E tutti sono appesi ad un fi lo rosso prezioso: la passione per l’uomo che il Natale ripropone.

▼ APPUNTAMENTI▼

...inviti...inviti...inviti...inviti...▼▼

Con Maria, davanti al Mistero

Concerto di Natale degli alunni della Scuola media “V. Bachelet” di Cernusco sul Naviglio

Sabato 22 dicembre 2007 – ore 10.30

presso Teatro S. GiuseppeVia Italia, 76 - Brugherio (Mi)

Occhi, cuore, mente, aperti alla Novità

Sacra Rappresentazione degli alunni della Scuola elementare “L’Aurora” di Cernusco sul Naviglio

Sabato 15 dicembre 2007 – ore 11.00

presso Auditorium “P. Maggioni”Via Don Milani, 6 - Cernusco sul Naviglio (Mi)

Ho bisogno di un adultoFesta di compleanno di un bambino di sei anni. Si canta, si gioca, si beve e si mangia. Al festeggiato vengono offerti i regali. Tutti in cerchio, tra un evviva e l’altro di una decina di coetanei, il festeggiato apre i regali. Poi tutti giù in cortile, tranne un bimbo di cinque anni alle prese con uno dei giocattoli in regalo. Il bimbo cerca di capire come funziona. Non riesce. Abbozza prima sottovoce una domanda di aiuto, poi più forte ripete: “Ho bisogno di un adulto!”. Continua a ripeterlo. Smette solo quando uno dei tre adulti presenti gli dà retta.Ecco una situazione emblematica. In essa c’è tutto il dramma dell’emer-genza educativa. “Ho bisogno di un adulto”: è un grido, a volte som-messo, a volte scomposto; spesso a singhiozzo, qua e là mascherato dal disinteresse e dal rifi uto di un rapporto con gli adulti e con la realtà. E’ sotto gli occhi di tutti. Se ne continua a parlare. Quello che non sempre è chiaro è il fondo della questione: Chi è l’adulto? Dove è l’adulto? A quale bisogno può e deve rispondere?

Su questo tema e su queste domande proponiamo un incontro.

Conversazione con Don Eugenio Nembrini, rettore dell’Istituto Sacro

Cuore di Milano

Mercoledì 5 dicembre 2007 - ore 21.00

presso Auditorium “P. Maggioni”Via Don Milani, 6 - Cernusco sul Naviglio (Mi)

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16 oL’Aquil nedicembre 2007

Buon Natale 2007 Buon Natale 2007 “Cristo è venuto proprio per creare una rete di comunione nel mondo dove tutti insieme possiamo portarci l’un l’altro e così aiutarci a trovare insieme la strada della vita e capire che i Comandamenti di Dio non sono limitazioni della nostra libertà, ma le strade che guidano verso l’altro, verso la pienezza della vita.

Preghiamo il Signore perché ci aiuti a capire la Sua presenza, ad essere pieni

della Sua Rivelazione, della Sua gioia e ad aiutarci l’un

l’altro nella compagnia della fede, per

andare avanti, e trovare sempre

più con Cristo il vero volto di Dio e così la vera vita.”

(Benedetto XVI, Loreto 2007)

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