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Anno XII Numero 7 Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza Luglio-Agosto 2010

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Anno XII - Numero 7 Luglio-Agosto 2010

coordinamento editorialeGiovanni CostantinicollaboratoriFilippo LovatoPaolo MeneghiniAndrea ScarparifotoLuca Zanon

per le altre foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright

Periodico di cultura, musica e spettacolodella Società del Quartetto di VicenzaDirettore Resp.: Matteo SalinEditore: Società del Quartetto di VicenzaRedazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza - Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546http//:www.quartettovicenza.orgemail:[email protected] iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977Impaginazione: Guido ZovicoStampa: Tipolitografia Pavan sncsu carta Shiro Echo da 100 g/mqTiratura 3000 copie

Per questo numero si ringrazia: Angela Barbato, ASA Studio Albanese

Paolo PigatopresidenteRiccardo De Fonzovice presidentePiergiorgio Meneghinidirettore artisticoAntonino Manganotesoriere

consiglieriDonata Folco Zambelli CattaneoPaolo CaoduroFabio PupilloLuca Trivellato

revisori dei contiAntonio Dal MasoLorenzo MarcanteDavide Pellizzaro

organizzazioneGiovanna ReghellinamministrazioneSandro Pupilloaffari generaliGiovanni Costantiniprogetti e comunicazioneMaria Carolina di Valmaranarelazioni esterne

ufficio stampaPaolo Meneghini Tr

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Frasi&AccordiAlbanese in scena di Giovanni Costantini 4

EchiMusica d’arte: tutela e innovazionedi Andrea Scarpari 7

NotEventiDal pentagramma alla retedi Paolo Meneghini 12

TracceSchiff e McFerrin: 2 CD per l’estatedi Filippo Lovato 14

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La notaLo scorso 21 giugno la Società del Quartetto è forseriuscita a far scoprire alla città un altro piccolo pez-zetto di sé stessa. In sordina, lontano da riflettori

giornalistici, una quarantina di addetti ai lavori delvariegato mondo dell’arte e dello spettacolo si è riunitanel foyer del Teatro Comunale di Vicenza per confrontar-si sulle prospettive del settore, con particolare riferimen-to a “musica d’arte”, rapporto coi giovani e comunica-zione culturale.La prima scoperta è stata proprio il luogo che ha ospita-to l’incontro: il Teatro Comunale non è solo lo spazio incui si va ad assistere ad una performance, in cui il visoincontra la maschera, ma anche il luogo in cui i voltis’incontrano tra loro. Quale piazza migliore di un lumi-noso foyer disegnato in curve e spigoli per proiettarel’immagine del futuro?Uno spazio fisico, dunque, che è diventato anche spazio“politico”, o meglio ancora “veramente culturale”. Laseconda scoperta è stata infatti la ricchezza del confron-to, che ha fatto salutare i convitati senza una rispostaunivoca e definita sul tema dell’incontro, ma con la cer-tezza che lo scambio di idee e metodi sia necessario esalutare.Padrino d’eccezione, Flavio Albanese, al suo debutto neipanni di presidente della Fondazione del TeatroComunale di Vicenza. L’intervista al designer vicentino,che vi proponiamo in questo Musicare, prende le mossedalla sostanza del suo intervento in quell’occasione, piùche dalla fresca nomina in sé.Non manchiamo, tuttavia, di riportarvi anche il pensierodi tutti gli altri relatori della tavola rotonda, per quantoridotti alle poche righe che lo strumento a disposizioneci consente. E l’auspicio è che la condivisione di pareri eriflessioni emersi porti ad una più ampia consapevolezzadella situazione culturale italiana da parte di pubblico eappassionati.Attendiamo quindi anche il punto di vista di chi legge,perché, come il Teatro Comunale, anche questo nostroMusicare possa essere il luogo dello scambio e non delsemplice farsi spettatori. ●

Giovanni Costantini

In copertina:Flavio Albanese, 58 anni,designer internazionale,neo presidente della Fondazione del Teatro Comunale di Vicenza

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L’Assemblea dei soci della Fondazione TeatroComunale Città di Vicenza, riunitasi martedì15 giugno, ha eletto Flavio Albanese nuo-vo Presidente della Fondazione. Accanto alui, il nuovo Cda è composto da: Maria Te-resa De Gregorio e Fausta Bressani per laRegione del Veneto, Francesca Lazzari ePaolo Troncon per il Comune di Vicenza,Marino Breganze e Annalisa Lombardoper la Banca Popolare di Vicenza, Paola Ba-tocchio e Danilo Preto per la FondazioneSisa, Walter Fortuna per l’Associazione In-dustriali di Vicenza. Collegio dei revisori deiconti formato da Giacomo Cavalieri (presi-dente del Collegio), Antonio Baio e Luigi DeAnna.

Il fresco rumore dei giochi d’acqua che ilBacchiglione regala all’altezza di pontePusterla, in quel cantone di Vicenza così

“vicentino”, tra il Patronato Leone XIII e il Par-co Querini, fa da sottofondo al nostro incontrocon Flavio Albanese. L’architetto gioca in casa,e le sue dita danzano e bacchettano sul tavolodello Studio ASA quasi quanto le sue parole.Una sua nuova “domus vicetiae” è il Teatro Co-munale di Vicenza, del quale occupa da qualchesettimana la poltrona più alta e scomoda, essen-do stato nominato presidente della Fondazione.“Questo teatro è una specie di asteroide scissodalla città da quattro corsie di traffico e unamura che lo estrania; vi si entra attraverso unparcheggio, dopo aver attraversato un semaforo.Quattro alberi smilzi, non un’insegna, non unsegno. Può essere confuso e quindi è avulso”.

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Il nuovo presidente del Teatro: lontano da partiti e accademia, un nuovo indirizzo politico

Albanese in scena“Cultura e territorio, valori reciproci; semplicità e complessità s’incontrano nella dialettica”

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L’inizio non è incoraggiante, ma si sapeva. L’ar-chitetto aveva già dichiarato il suo scarso ap-prezzamento per la struttura nel corso della ta-vola rotonda organizzata dalla Società del Quar-tetto proprio nel foyer del Comunale lo scorso21 giugno. Il neo presidente era allora alla suaprima uscita ufficiale, preceduta solo da quellafama che entusiasma studenti e giovani in giroper l’Italia e provoca altrettanta preoccupazionein quel mondo accademico che non smette diricordare come Albanese non abbia il titolo perdefinirsi architetto. “Preferisco presentarmi sen-za prefissi o suffissi. Mi hanno già offerto sva-riate volte la laurea honoris causa, ma l’ho sem-pre rifiutata per permettere a queste persone didire che non ho il titolo: vuol mettere la soddi-sfazione?”. Fortemente voluta dall’assessore alTerritorio e alla Cultura del Comune di Vicenza,la candidatura di Flavio Albanese alla presiden-za del teatro ha immediatamente riscontrato lar-go consenso e, in una parte politica del consi-glio d’amministrazione, un silenzio assenso po-sitivo. Una scelta di rottura con la politica deipartiti, dunque, ma nemmeno l’incoronazionedi un manager: “Non sono un economista, mapago trenta stipendi al mese, per cui so cosa sonle risorse, e da quelle partirò. Individuando unafigura come la mia di certo non si è scelto lastrada dell’accademia, e per questo ci si attende-rà un vero nuovo indirizzo politico del teatro”.Teatro e città, cultura e territorio: i suoi pri-mi interventi ci hanno dimostrato che gli as-sessorati oggi affidati a Francesca Lazzarinon sono mondi poi così distanti come qual-cuno contestava.“Il territorio oggi ha bisogno di cultura, non diurbanisti. E ne ha bisogno in senso malinow-skiano, con uno sguardo misurato della cultura.Non siamo più di fronte a grandi sviluppi, espan-sioni, ma alla presa di coscienza del territorio.L’assessorato al territorio fa cultura.”E la cultura fa il territorio.“Certo, e non solo l’assessorato: cittadini, am-ministrazioni, imprese, tutti si devono far caricodel territorio. Abbiamo avuto troppa economia asvantaggio della qualità della vita. I luoghi sonodeterminanti, su questo insisto sempre molto:

ogni fatto è intrinsecamente legato al territorioche ne vede il suo svolgersi. Altrimenti stiamoparlando proprio di un’altra cosa. Se io spostoun evento da un luogo ad un altro, anche dipoco, avrò un altro evento.”Cosa ha scoperto di “bello” entrando a tea-tro nelle nuove vesti e qual è invece la primacosa sulla quale sta mettendo mano?“Di bello nulla, se non chi ci lavora, chi sta la-vorando. L’oggetto è una specie di asteroidescisso dalla città da quattro corsie di traffico,una mura che lo estrania, vi si entra attraversoun parcheggio e un semaforo. Quattro alberismilzi, non un’insegna, non un segno. Può esse-re confuso e quindi è avulso.”Bene, quindi?“Innanzitutto dichiarare che quello è il teatrodella città, di tutta la città, la Polis. Chi ha presoatto, ad esempio, che quel teatro rappresentaanche le minoranze? O vogliamo un teatro soloper poche centinaia di abbonati, una sorta di re-vival settecentesco dei vicentini esclusivi perquanto stimabili? Se si chiama comunale, de-v’essere veramente rivolto a tutti coloro cheesprimono il territorio del comune.”In tempi di vacche magre quanto è impor-tante la politica e quanto la rete dei privati?Lei su quale intende puntare?“Io tenterò di far riconoscere a chi può che ilteatro esiste ed è anche loro. La città è fatta digente che può e non può, economicamente in-tendo.”Si dice abbia ricevuto una lettera di buon la-voro dal suo predecessore, nonché “dirim-pettaio”…“C’è stato un sms di augurio e buon lavoro, vi-sto che Hüllweck stesso mi aveva manifestatopiù volte la sua stima. C’è poi stata una letterain cui ha espresso il suo rammarico per il man-cato rinnovo della sua presidenza. Tutto qui.”Cosa chiederà ad interlocutori come la So-cietà del Quartetto?“A tutti coloro che si occupano di cultura chie-derò di partecipare alla vita del teatro nella suacomplessità. Non in condizioni privilegiate, macon aderenza alla politica del teatro che andrò afare: la qualità. Oggi ci sono prese di posizione 5

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che non disconosco. Così come, invece, Amicidella Musica e Società del Quartetto bene han-no fatto a fondersi, perché sono una realtà effet-tivamente al servizio della città: non per nullami son sempre impegnato per loro, così comeper altri. Io dovrò accogliere, ma l’ospitalità èun sistema di diritti e doveri che impegna en-trambi, pariteticamente.Giusto. E l’identità culturale nasce propriodalla relazione ospitale: lo diceva Cacciarinella sua ultima lectio a Vicenza.“Guardi, si parte da un bilancio: le risorse. Pagotrenta stipendi al mese, per cui so cosa son le ri-sorse. Poi, un ragionamento sullo spazio fisico,per il quale sto incontrando l’architetto che haprogettato il teatro. Quindi la città, l’Urbis nellasua forma più complessa.”

“Teatro deriva da theá’, che significa vedere, farvisione e aver visione. Ma rappresenta anche illuogo dove si combinano le passioni sociali conil desiderio di essere altro, la maschera appunto.Ossia dove il reale è capace di coniugarsi conl’irreale. È il luogo di tutti gli ossimori, doveanche semplicità e complessità s’incontrano.”Quale vocazione per questo teatro vicentino?“Il teatro è collocato in una metropoli inconsa-pevole. Sarà ampio nella misura dell’offerta chedarà: no comunale, provinciale o nazionale. Seio sono in grado di fare un’offerta di qualità eu-ropea, ecco che avrò un teatro europeo. Torno aripeterlo: o prendiamo consapevolezza dellastoria che facciamo nei luoghi o non andiamoda nessuna parte.”Il teatro può competere con la televisione nel-l’intrattenimento serale?“Io non ho un televisore. Certo, se non siamocapaci di affiancare ai luoghi in cui la figuratelegenica domina, luoghi in cui la gente possaguardarsi in faccia e confrontarsi, siamo persi.”Per concludere, domanda di rito: Vicenza,città del Palladio, dell’oro o delle basi milita-ri?“Palladio ha rappresentato la città della porno-grafia: meravigliosa, ma non ne facciamo parte,possiamo solo limitarci a guardare come deivoyeur. Il termine ‘Palladio’, poi, ha subito unabuso indegno, e così oggi abbiamo la rosticce-ria Palladio, la ditta di ascensori, ecc. Città del-l’oro? Non è più città dell’oro, non credo. Cittàdegli americani?… Se fossimo stati capaci diinterloquire avremmo potuto gestire meglio

questa situazione, questa presenza, ad esempioper la diffusione dell’inglese. Invece non c’èdialogo con la città. L’esatto contrario di ciò chevoglio accada al teatro, che dovrà parlare aper-tamente con la gente. Un teatro dialettico.”C’è giusto il tempo per ripercorrere un po’ distoria della città, proprio quella legata ai luoghie alle persone, tra matrimoni politici falliti efunerali certi per il territorio. Ma il commiato èsulle note positive di un augurio. “L’augurio chefaccio sempre agli studenti è di restare dilettanti,non diventare professionisti. È quello che augu-ro anche alla Società del Quartetto: diletto einnocenza, non nuocere, non far male. Quel chefaccio, lo voglio fare con divertimento.”●

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NomeFlavio Albanese, “senza prefissi o suffissi”

Età58 anni

Titolo di studio diploma superiore, “artistico, mi sembra si chiami”

Professione architetto, “credo di potermi definire così”

Stato civile celibe, “sono omosessuale, parlerei piuttosto di stato incivile”

Hobbyla curiosità

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Lo sa che nelle sue risposte sta ricorrendo spesso il termine ‘complesso’, ‘complessità’. Sarà davvero così difficile far girare una macchina come questa?

Per concludere, domanda di rito. Quale vocazione per Vicenza? Città del Palladio, dell’oro o…?“Palladio ha rappresentato la città della porno-grafia: meravigliosa, ma non ne facciamo par-te, possiamo solo limitarci a guardare come dei voyeur. Il termine ‘Palladio’, poi, ha subito un abuso indegno, e così oggi abbiamo la rosticceria Palladio, la ditta di ascensori, ecc. Città dell’oro? Non è più città dell’oro, non credo. Potrebbe es-sere una città a vocazione turistica se solo aves-simo la capacità di dare un’offerta completa e

non occasionale, altrimenti resterà solo la città del mordi e fuggi. Anche da questo punto di vi-sta manca dialogo in città. L’esatto contrario di ciò che voglio accada al teatro, che dovrà parlare apertamente con la gente. Un teatro dialettico.”

Lunedì 21 giugno, nel foyer del TeatroComunale, si è svolta una tavola roton-da sul tema “La musica Classica come

forma di intrattenimento e di spettacolo”. Il con-vegno, promosso dalla Società del Quartettonell’ambito delle celebrazioni del suo centena-rio e nel giorno della Festa della Musica, volevafare il punto sulla diffusione della musica “d’ar-te” e sul suo futuro. A fronte di costi di produ-zione crescenti e tagli sempre maggiori da partedelle istituzioni pubbliche, nonostante i datiSIAE parlino di una crescente richiesta di con-certi dal vivo nella popolazione, le difficoltà delsettore sono sotto gli occhi di molti, se non ditutti. Altro tema proposto e toccato, poi, è statoquello delle iniziative volte a ringiovanire ilpubblico in sala.Una certa aura elitaria, la difficoltà di cambiareformule consolidate, accettando magari l’incro-cio di generi musicali differenti, insieme a strate-gie comunicative poco efficaci, rischiano di co-stringere alla chiusura molte società di concerti.A coordinare l’incontro, che ha visto anche l’e-sordio pubblico del nuovo presidente del TeatroComunale di Vicenza, Flavio Albanese, è statochiamato Enrico Girardi, critico musicale peril Corriere della Sera; numerosi sono stati irelatori intervenuti, personalità del settore che

hanno condiviso le loro esperienze e propostoattente analisi della situazione.Nilo Caracristi, primo corno del Teatro Ver-di di Trieste e fra i fondatori del GomalanBrass Quintet (band di ottoni che sarà ospite aVicenza nella prossima stagione concertisticadel Quartetto), ha aperto i lavori con una provo-cazione: rendere più divertente e “attraente”l’esecuzione di un brano musicale. I concerti,usualmente intesi, danno un’immagine seriosadella Classica, spesso fuorviante: occorre acqui-sire un rapporto diretto con il pubblico, fatto didialogo e scherzo, per creare un clima sponta-neo e disteso. Non più solo la riproposizione dinote scritte nel passato, ma uno spettacolo a tut-to tondo, di cui l’interprete diventa il protagoni-sta. Come Girardi ha poi evidenziato, lo svilup-po di questa intuizione deve essere condotto at-tentamente, affinché la musica non sia ridotta adun piano subalterno né si crei un nuovo rito,alternativo al concerto, ma ugualmente statico.Il segretario alla Cultura della Regione delVeneto, Angelo Tabaro, si è concentrato sullapreparazione del pubblico: la generale inculturamusicale non consente di comprendere in pro-fondità un concerto di musica d’arte, e diventavitale la ricerca di un veicolo più moderno che

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Voci e idee dalla tavola rotonda sul futuro della “classica” organizzata dal Quartetto

Musica d’arte: tutela e innovazioneUna quarantina di addetti ai lavori presenti; critiche a tagli ministeriali e formazione scolastica

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trasmetta il messaggio dello spettacolo anche adun pubblico meno selezionato. Fondamentale èil ruolo delle piccole e dinamiche scuole locali,radicate sul territorio, nel formare musicalmentela popolazione: un livello certo inferiore ai con-servatori, ma di più ampia accessibilità. L’inter-vento si è concluso con una critica al MinBAC,che gestisce (e diminuisce) il Fondo Unico ac-centrando le scelte, ed ignorando quindi che lamateria è concorrente fra Stato e Regioni.L’attualità è stata al centro dell’intervento di Al-fonso Malaguti, presidente della sezione tri-veneta dell’AGIS, l’Associazione GeneraleItaliana dello Spettacolo, il quale ha stigmatiz-zato i continui tagli disposti a livello ministeriale(cfr. Musicare giugno 2010): così facendo, nonsi otterrà il pareggio di bilancio, ma la chiusuradelle associazioni che si occupano di musica.Poco preoccupato dagli aspetti economici è par-so invece Luigi Tuppini, presidente dell’Ac-cademia Filarmonica di Verona: questa istitu-zione, fondata nel 1543, organizza annualmenteun festival sinfonico di altissimo profilo, sostan-zialmente con finanziamenti propri. È un’auto-sufficienza preziosa in questi tempi, resa possi-bile dalle rendite di un cospicuo patrimonio im-mobiliare accumulato negli anni, e di cui le altresocietà di concerti sono prive. Tuppini, soste-nendo che la musica classica è forse più adattaalle persone adulte, ha criticato l’eccessiva rin-corsa ai giovani, quando si traduce in un abbas-samento del livello musicale e in eccessive com-mistioni fra generi, in vece di programmi orga-nici più tradizionali.Luigi Tuppini e Paolo Pigato, presidente della

Società del Quartetto di Vicenza che avevadato un saluto istituzionale ad inizio giornata,sono stati sollecitati da Girardi sul tema delmarketing e dell’informazione sugli eventi: inuovi mezzi telematici possono essere un vali-do ausilio, ma ad oggi rimane efficacissimo iltam-tam degli appassionati, direttamente legatoai grandi nomi del concertismo.Insieme a Paolo Pigato, ha fatto gli onori di casaanche il neo-presidente della Fondazione Tea-tro Comunale, Flavio Albanese: in un inter-vento volutamente provocatorio e ricco di spun-ti, egli ha argomentato la necessità di “uccidereil Classico”, inteso non come antico, ma comeanti-moderno, come perenne riproposizione dischemi passati. Distruggere per ricomporre, alpasso con la sensibilità contemporanea, in ogniambito della conoscenza: un programma forte,condiviso e ripreso da Gisella Belgeri, presi-dente della federazione CEMAT, che riuniscei centri per la musica tecnologica. Il concerto - è

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stato detto - è la conservazione quasi museale diun rito antico e fuori dall’attualità: occorre tro-vare nuovi momenti di aggregazione giovanilededicati alla riflessione, al pensiero. È l’unicomodo per dare linfa alla musica d’arte, che sicontrappone alla musica commerciale proprioper il fatto di essere “pensata”, frutto di una ri-cerca della bellezza. Belgeri ha aggiunto chenon può essere imputata agli intellettuali e agliartisti la scarsa diffusione della cultura in Italia:il problema sta in chi subordina l’accesso aifondi per la ricerca a criteri economici e di bi-lancio, piuttosto che sulla base dei progetti.Prima del saluto di Riccardo Brazzale, dell’uf-ficio Cultura del Comune di Vicenza e diret-tore artistico di VicenzaJazz, che non senzaironia ha sottolineato come “Allevi” non possaessere la strada per la Classica, è intervenutoGiovanni Costantini, responsabile progetti ecomunicazione della Società del Quartetto.Nella sua appassionata testimonianza è emersal’esperienza di studente di Conservatorio, in unarealtà profondamente formativa perché vivace einterdisciplinare, grazie ad una impostazionescolastica positiva e ormai scomparsa a causadelle varie riforme. Portare la musica nellescuole oggi è impresa non facile, specie per loscetticismo nell’approccio degli studenti e perl’impossibilità economica della scuola: alcunirisultati confortano chi svolge questo delicatolavoro, ma non mitigano le criticità.

Il convegno non ha fornito soluzioni o ricettespeciali per superare la “crisi” della Classica, enon sarebbe potuto essere altrimenti, visto chetutto il paese vive questa condizione e stenta auscirne; la varietà ed il valore delle idee portatenel dibattito, possono però indicare alcuni per-corsi che vale la pena tentare, per difendere unpatrimonio di conoscenza dal quale deriva l’i-dentità di un territorio e della sua gente.La partecipazione di una quarantina di addetti ailavori ha ripagato dello sforzo organizzativo e hadimostrato la duttilità di uno spazio ampio e lu-minoso come il foyer del teatro cittadino. Tra ipresenti, sono intervenuti con domande e testi-monianze Alberto Martini, leader de I virtuosiitaliani, Bepi De Marzi, musicista e opinionista,Remo Peronato dell’Ensemble Musagete, Da-niela Rossettini di Centro Studio Danza e Mo-vimento, Carmine Carrisi, già direttore del Con-servatorio di Bologna, Giorgio Bozzo, produtto-re e manager artistico milanese, e Claudia Ace-falo, ufficio stampa Studio Musica di Modena.Il prossimo passo sarà quello di condividere ri-flessioni e idee con chi usufruisce del lavoro chesi svolge dietro le quinte, perché salvare la mu-sica d’arte è un compito non solo di chi con essalavora, ma di tutti gli appassionati. L’auspicio èdunque quello che il dibattito prosegua, magarianche qui, sulle colonne del nostro Musicare. ●

Andrea Scarpari

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La musica “classica” dal vivo ha bisognodi un ricambio generazionale, non c’èombra di dubbio. Le sale da concerto

sono frequentate prevalentemente da un pub-blico con un’età media che supera i 60 annimentre latitano clamorosamente non solo i ven-ticinquenni, ma anche coloro che hanno passa-to gli “anta”.Difficile dire come affiliare nuovi – e soprattut-to più giovani – spettatori (uno dei temi princi-pali della tavola rotonda del 21 giugno scorsoal Teatro Comunale di Vicenza), ma certamentesi tratterà di mettere in campo una serie di ini-ziative che coinvolgono varie discipline e fraqueste la pubblicità, l’immagine, la comunica-zione ed il marketing avranno un ruolo deter-

A confortare chi organizza concerti di musicaclassica c’è il web, dove la “Classica” va amille. A livello globale sono cliccatissimi i sitidi orchestre, di artisti, di associazioni e fonda-zioni concertistiche, di case discografiche spe-cializzate. Nel “mare magnum” della Rete sipuò trovare di tutto, basta avere un po’ di pa-zienza: così chi ha solo sentito parlare del pia-nismo di Cortot, di Michelangeli o di Rubin-

stein, della magica chitarra di Segovia o di uncerto Rostropovich, oggi può rivedersi delle ra-re esecuzioni, spesso interi concerti, di questi edi tanti altri maestri del Novecento senza muo-versi da casa. Straordinario, no?E perché tutto ciò do-vrebbe essere confor-tante? Perché Internetè un universo appan-naggio proprio di quel-le fasce d’età (diciamodai 60 in giù) che man-cano dalle sale concer-tistiche ma che, attra-verso il web, dimo-strano di essere inte-ressate - e non poco, agiudicare dai “clic” -al mondo della musica“d’arte”.Anche la Società delQuartetto di Vicenzasta sfruttando in pienoquesta “autostrada del-la comunicazione” conil duplice intento di

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10Sito web, newsletter, Facebook, YouTube e Skype: la “Classica” si fa digitale e multimediale

Dal pentagramma alla reteOvunque vi muoviate, in Internet, potrete trovare la Società del Quartetto di Vicenza

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fornire al pubblico sempre maggiori servizi,informazioni e approfondimenti, ma anche diavvicinare alle proprie attività una platea piùvasta.Attraverso il sito web dell’associazione,www.quartettovicenza.org, è possibile entra-re nel mondo del Quartetto (i concerti in pro-gramma, i profili degli artisti, le informazionigenerali, i comunicati stampa e le fotografie deiprotagonisti) ma anche iscriversi alla newslet-ter e scaricare gli ultimi numeri del mensile“Musicare” in formato digitale.Il Quartetto è anche presente in Facebook, unodei più frequentati social network al mondo,dove ha creato un filo diretto con quasi 600sostenitori con i quali l’Associazione dialoga,scambia informazioni e commenti sulle proprieattività.L’ultima avventura nella quale la Società delQuartetto ha deciso di lanciarsi si chiamaYouTube, il maggior collettore di contenuti mul-

timediali del pianeta. Sul canale attivato da unpaio di mesi (www.youtube.com/user/QuartettoVicenza) saranno pubblicate interviste esclusivecon i grandi protagonisti dei concerti del Quar-tetto, filmati “rubati” alle prove od ai “dietro lequinte”, conferenze stampa e tanto altro ancora. Iquattro video attualmente online (fra i qualiun’interessante intervista esclusiva al chitarristacubano, naturalizzato statunitense, Manuel Bar-rueco) hanno riscosso un grande interesse e sonogià stati visti in poche settimane da oltre 2500persone.E per finire questa carrellata sulle tecnologiederivate da Internet, c’è Skype, l’innovativo si-stema di comunicazione che consente di parlarein tutto il mondo a costo zero. Chi preferissecontattare la segreteria dell’Associazione attra-verso Skype, si segni questo nick: sdqadmvi.Risponde la Società del Quartetto di Vicenza. ●

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F u un concerto memorabile quello delgiugno 2000, quando András Schiffeseguì all’Olimpico, nell’ambito di Omag-

gio a Palladio, le sei partite BWV 825 – 830 diBach. Le infilò una dopo l’altra, dalla prima insol maggiore alla grandiosa sesta in re minore.Tocco accuratamente calibrato, naturalissima espontanea cantabilità, ritmo (si tratta pur sempredi danze, anche se stilizzate), meravigliosa arti-colazione. Il Bach del maestro ungherese, ese-guito al pianoforte, è meno astratto, più gentile eaffabile. A tratti si indovina anche un sorriso, omeglio la posa distesa delle labbra di chi è af-fascinato dalla maestosa epifania della bellezza.L’anno scorso ECM ha pubblicato una nuovaincisione di Schiff delle Partite bachiane che con-ferma la linea interpretativa già delineata nelleesecuzioni dal vivo. La registrazione è stata presaappunto durante un concerto nel 2007 a Neu-markt. Schiff giustifica questa nuova prova sudisco scrivendo, nel libretto, che “la grande musi-ca è di gran lunga maggiore dei suoi interpreti”.Il pianista di Budapest avverte dunque l’esigenzadi aggiornare le sue incisioni di Bach in CD, oalmeno, di registrare una seconda volta il Clavier-Übung. Qualche hanno fa, sempre per ECM, erauscita infatti la nuova versione delle Goldberg.Magnifica. Com’è noto Bach pubblicò i suoi“Esercizi per tastiera”, la summa della sua tecni-

ca di composizione per strumenti a tasto, inun’opera divisa in quattro parti. La prima includeappunto le sei partite, la seconda il concerto allamaniera italiana e l’ouverture francese, la terzacomprende due serie di corali, tre fughe e quattroduetti e la quarta è tutta dedicata alle Goldberg.Rispetto all’incisione degli anni Ottanta, Schiffmodifica l’ordine di esecuzione. Si comincia conla partita n. 5 poi la 3, la 1, la 2, la 4 e la 6. Nellibretto il pianista ungherese precisa che l’esecu-zione delle suite dalla prima all’ultima pare pocoadatta a un concerto. E, d’altra parte, non per lasala erano state scritte. Schiff sembra assoluta-mente a suo agio con il difficile contrappunto ba-chiano. Dosa attentamente il tocco, per trovare unequilibrio tra l’incontestabile necessità di dipana-re le linee melodiche e l’esigenza (in genere menopressante per tanti pianisti) di conferire ritmo,slancio e vitalità alla partitura. Si confrontino, peresempio la giga dalla prima partita, così leggera,aerea, e la giga dell’ultima partita il cui tema perintervalli continua a mulinare implacabile, unosplendido esempio di come la tecnica vertiginosadel nostro riesca ad assecondare il ritmo di danza.András Schiff era e resta un grande interpretebachiano. È il suono ECM, così nitido e impo-nente, a fare la differenza. ●

Filippo Lovato

autore Johann Sebastian Bach

titolo CD Six Partitas

interpreti András Schiff, pianoforte

ECM New Series 2001/02 n. 4766991 (2 CD)

Schiff aggiorna il suo Bach“La grande musica è di gran lunga superiore ai grandi interpreti”

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Èabbastanza sorprendente che un apostolodell’improvvisazione come BobbyMcFerrin abbia aspettato sette anni per

pubblicare “VOCAbuLarieS”, un album in qual-che modo definitivo che nasce come sofisticataelaborazione delle invenzioni vocali del jazzmanamericano. Eppure è accaduto. “VOCAbu-LarieS” però è un’opera di McFerrin non menoche di Roger Treece, arrangiatore e compositorenel senso classico del termine. È stato Treeceche, con la collaborazione della storica managerdi McFerrin, Linda Goldstein, ha ascoltato leinvenzioni vocali dell’autore di “Don’t worry, behappy”, per modellare la sua musica sulle capa-cità vocali del cantante. Bobby e Roger hannopoi coinvolto altre voci, dai coristi d’opera aivocalist del rock and roll e uno scrittore, DonRosler, incaricato di preparare i testi, o meglioincaricato di trasformare il gramelot di McFerrinin versi che abbiano senso.La complessità delle sette tracce ha impostometodi di lavoro alternativi alla usuale presa insala di registrazione. Ogni corista è stato regi-strato da solo e in un piccolo gruppo. Al mixer sono state variamente combinate oltremillequattrocento tracce. E’ interessante notareche questo metodo di lavoro risponde piena-mente agli intenti dell’opera. In “VOCAbuLarieS”si fondono tradizioni differenti, il canto tribale

africano e quello dell’Europa orientale, il sounddel rhythm & blues e delle corali classiche. E non solo. In quello che è il brano più ambi-zioso di tutto il CD, “Messages” il testo inclu-de parole di una quindicina di lingue e lamusica riesce a combinare in un miracoloso“contrappunto” pratiche vocali ora riconducibi-li all’Asia centrale, ora all’Europa, ora al Me-dio Oriente. È bello, certo, immaginare chequesti sette canti, dalla brillante “Baby”, riela-borazione di una piccola nenia inclusa nel pre-cedente album “Medicine Music”, al delicato“Brief Eternity” che pare evocare atmosfere àla Debussy, integrino l’idea di una musica uni-versale per un mondo globalizzato, dove nonsolo i commerci, ma anche le culture prospera-no grazie alla contaminazione e all’interscam-bio. E ancor più bello è pensare che McFerrin eTreece si servano del ritmo e di tante vocidiverse per rappresentare l’infinita complessitàdel mondo e delle relazioni tra i popoli. Ancor più bello immaginare che se Calvino aves-se cercato tracce della “molteplicità” in musica,nell’ultima delle sue lezioni americane, avrebbepotuto includere anche “VOCAbuLarieS” tra gliesempi da segnalare ai suoi studenti. ●

F.L.

autore Bobby McFerrin con Roger Treece

titolo CD VOCAbuLarieS

interpreti Bobby McFerrin e altri

Emarcy n. 0602527255569 (1CD)

Bobby, 7 anni per un albumUna musica universale per un mondo globalizzato

Musicare_072010 17-07-2010 8:20 Pagina 15

Trovate MusiC are…

Libreria Galla 1880– Libreria Librarsi

– Libreria Traverso– Liceo “Pigafetta” – Liceo “Lioy”

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